La normativa comunitaria
Dal punto di vista comunitaria si registra una grave insufficienza normativa. La Carta dei diritti
fondamentali sottoscritta a Nizza (2000) contempla si all’art. 12 la libertà sindacale ma la sostanzia
come semplice libertà di associazione, menzionando il predicato sindacale in senso meramente
esemplificativo.
Numerose norme comunitarie riconoscono le organizzazioni sindacali e attribuiscono alle stesse un
ruolo nella dinamica del relativo ordinamento o degli ordinamenti degli Stati membri. Va
menzionata l’istituzione del Comitato economico e sociale, che è rappresentativo delle parti
sociale ed ha funzioni consultive, il riconoscimento che l’attuazione delle direttive può essere
affidata alla contrattazione collettiva, la garanzia dei diritti all’informazione e alla consultazione dei
lavoratori ecc.
2) Rafforzare l’effettività del principio di libertà sindacale all’interno dei luoghi di lavoro
vietando all’imprenditore di utilizzare poteri che gli derivano dal contratto di lavoro per
ostacolare, anche indirettamente, i lavoratori nell’esercizio dell’attività di autotutela dei
propri interessi
3) Attuare una politica di sostegno delle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Il conflitto tra
lavoratori e datori è un processo dinamico che richiede da parte dei protagonisti continue
valutazioni di fronte all’incessante mutare delle situazioni concrete
Le norme per attuare questi obiettivi dello Sdl, vanno tenute distinte, ma, attuate insieme creano
un effetto sinergico per cui ciascun gruppo di norme rafforza gli altri due.
Esaminiamo le norme del titolo II:
L’ art. 14 afferma che il “il diritto di costituire associazioni sindacali, di aderirvi e di svolgere attività
sindacale è garantito a tutti i lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro” . Ciò ribadisce il principio
evidente dell’art. 39 e perciò la norma potrebbe apparire superflua se non fosse chiara
l’intenzione di garantire la libertà sindacale e di renderla effettiva soprattutto nei luoghi di lavoro e
nei confronti del datore di lavoro. In tal modo viene imposta l’efficacia della norma costituzionale.
L’art. 15 sancisce la nullità degli atti discriminatori riproducendo ,con opportune integrazioni la
disposizione dell’art. 1 della convenzione OIL n.98. Esso fissa due punti:
- Stabilisce la nullità di qualsiasi atto o patto diretto a subordinare l’occupazione di un
lavoratore alla condizione che aderisca o non aderisca ad un’associazione sindacale,
ovvero che cessi di farne parte. Oltre alla nullità dell’atto è prevista una sanzione
penale.
- Sancisce la nullità di qualsiasi atto o patto diretto a licenziare un lavoratore, a
discriminarlo nell’assegnazione di qualifiche o mansioni, nei trasferimenti, nei
provvedimenti disciplinari, o a recargli altrimenti pregiudizio a causa della sua
affiliazione o attività sindacale, ovvero alla sua partecipazione ad uno sciopero. Per tali
atti non è disposta la sanzione penale.
La discriminazione di carattere sindacale può avvenire non solo privando il prestatore di lavoro di
benefici o arrecandogli danno, bensì anche più sottilmente attribuendo particolari benefici ai
lavoratori che tengano un determinato comportamento e così’ condizionandoli nell’esercizio della
libertà sindacale. E questa la previsione contenuta nell’art. 16 il quale sancisce il divieto di
concedere trattamenti economici di favore ad una pluralità di persone. Trattamento economico
collettivo discriminatorio si può considerare anche quello corrisposto per agevolare l’adesione a
particolari organizzazioni sindacati che incontrino il favore del datore di lavoro. Inoltre si intende
non solo trattamenti “monetari” discriminatori, ma anche di trattamento in genere (ex. Ferie più
lunghe). Il meccanismo direazione previsto è una sanzione civile.
L’art. 15 e l’art. 16 (che lo richiama) non si applica solo alle discriminazioni per ragioni sindacale
ma anche a quelle per motivi politici o religiosi e una legge successiva ha aggiunto motivi di razza,
lingua e sesso, handicap, orientamento sessuale e convinzioni personali.
Il sindacato di comodo
L’ art 17 Sdl , vieta la costituzione di sindacati di comodo , cioè sindacati di lavoratori costituiti e
sostenuti, qualunque sia il mezzo a tal fine adoperato, dai datori di lavoro o dalle loro associazioni.
L’esistenza di tali sindacati, chiamati sindacati gialli, costituisce un modo indiretto per comprimere
la libertà sindacale, limitando lo spazio dell’organizzazione genuina ed effettivamente
rappresentativa. I modi di tali sostegni sfugge ad una precisa tipizzazione: possono andare dal
finanziamento, a favoreggiamenti sottili ( che pongono al giudice delicati problemi di valutazione
dei fatti). Tuttavia le valutazioni dei fatti non devono essere confuse, evitando di travisare il senso
dei comportamenti che rientrano nella normale dialettica delle relazioni industriali.