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Vicende delle obbligazioni

Fonte di obbligazione è il fatto o l’atto che secondo l’ordinamento è idoneo a far


sorgere il vincolo, i quali non rinviano a meri accadimenti naturali o umani, bensì
è l’ordinamento che offre loro una qualificazione giuridica comprensiva di
requisiti e presupposti, soggettivi o oggettivi; la cui disciplina è integrata in
collegamento con il contenuto normativo delle situazioni soggettive che compongono
il rapporto.
Nelle fonti classiche l’obligatio poteva trarre origine soltanto ex contractu
oppure ex delicto secondo il codice civile del 1865, al contrario, il codice
vigente (1173) elimina ogni riferimento alle discutibili categorie del quasi
contratto e del quasi delitto e sostituisce il richiamo alla legge con il richiamo
dell’ordinamento giuridico.
Nei fatti idonei a produrre obbligazioni in conformità dell’ordinamento giuridico
sono: -i rapporti contrattuali di fatto, quali
fattispecie eterogenee accomunate, pur in difetto di atto formale negoziale,
dall’esecuzione che giustifichi la nascita dell’obbligazione (contratto);
-fatto illecito, fonte legale di obbligazione, in quanto cagiona ad altri un danno
ingiusto e l’obbligazione che deriva consiste nel risarcimento;
-altri atti o fratti idonei come: le promesse unilaterali, i titoli di credito, la
gestione di affari, il pagamento dell'indebito e l'arricchimento senza causa. Tali
tipi di fonti sono accomunate dal fatto di produrre l'obbligazione in assenza di un
accordo tra due o più parti.

L’esecuzione di una prestazione non dovuta è fonte di un’obbligazione di


restituire, per l’esecuzione della quale è accordata azione di ripetizione
dell’indebito:
-Quando chi non è debitore adempie nei confronti di chi non è creditore si ha
indebito oggettivo e ciò si verifica nelle ipotesi di inesistenza originaria o di
successivo venir meno del titolo dell’obbligazione; colui che ha adempiuto
(solvens) può ripetere quanto prestato e se colui che ha ricevuto l’indebita
prestazione era in mala fede, ha altresì diritto ai frutti e agli interessi dal
giorno dell’adempimento; in considerazione della inesistenza del vincolo, la
ripetibilità dell’indebito oggettivo non richiede che il solvens sia caduto in
errore scusabile; -
Quando chi è debitore adempie a un soggetto che non è creditore o non è legittimato
a ricevere, si verifica l’ipotesi di indebito soggettivo ex latere accipientis, e
si applica la disciplina dell’art 2033 coordinata con la disposizione dell’art
1189; colui che ha ricevuto la prestazione (accipiens) non ha titolo per trattenere
quanto percepito; l’adempimento al creditore apparente libera il debitore che provi
la sua buona fede e l’azione di ripetizione compete al vero creditore (1189.2);
-Quando chi non è debitore adempie nei confronti di chi è creditore di un 3°, si
verifica l’indebito soggettivo ex latere solventis; l’accipiens ha astrattamente
titolo per trattenere quanto ricevuto, dal momento che qualsiasi terzo può
adempiere un debito altrui (1180); se il solvens ha adempiuto il debito altrui,
credendosi debitore in base ad un errore scusabile, può ripetere quanto prestato,
purchè il creditore 👇 non si sia privato in buona fede del titolo o delle garanzie
del credito (2036), nel caso in cui l’errore non sia scusabile o l’accipiens 👆,
colui che ha adempito può subentrare nei diritti del creditore (2036.3) dando luogo
ad una surrogazione legale (1023.5). La
ripetizione dell’indebito è un’azione restitutoria che presuppone l’esecuzione di
una prestazione che abbia ad oggetto una somma di denaro o una quantità di cose
fungibili (2033, 2036) la cui dazione sia suscettibile di restituzione (2037).
L’irrecuperabilità della prestazione indebita (che abbia ad oggetto un facere) non
è ostativa dell’azione di ripetizione (2037): al solvens si deve riconoscere una
reintegrazione per equivalente nelle forme del diritto della prestazione di fare o
al corrispettivo pattuito (2126). La disciplina della ripetizione dell’indebito
non ha finalità sanzionatoria ed essa si prescrive nell’ordinario termine decennale
che decorre dall’esecuzione della prestazione o dall’avveramento della condizione
risolutiva o dalla sentenza che dichiari o accerti la caducazione del vincolo.

La reazione agli spostamenti patrimoniali senza giustificazione è completata da una


norma di chiusura: chiunque, senza giusta causa, si è arricchito a danno di altri,
è tenuto, nei limiti dell’arricchimento a indennizzare quest’ultimo della
correlativa diminuzione patrimoniale (2041). L’ingiustificato arricchimento
richiede: 1. un fatto lecito, naturale o umano: l’eventuale illiceità lo
attrarrebbe nell’orbita dell’art 2043; 2. deve dar causa all’arricchimento di un
soggetto e correlativamente alla diminuzione patrimoniale di un altro, il nesso tra
danno e arricchimento deve essere immediato e diretto; 3. il correlativo
impoverimento dell’elemento patrimoniale per effetto dell’uso della cosa da parte
di 3°; 4. mancanza di causa, l’assenza di un idoneo titolo giuridico, legale o
convenzionale che giustifichi tale arricchimento-impoverimento.
L’ingiustificato arricchimento è fonte di un’obbligazione indennitaria che tende a
reintegrare la diminuzione patrimoniale; nel caso in cui ad oggetto
dell’arricchimento vi sia una cosa che è stata alienata a terzi a titolo oneroso,
si applicano le regole sull’equo indennizzo.

Si definisce adempimento l’esatta esecuzione della prestazione, finalisticamente


indirizzata alla piena soddisfazione di tutti gli interessi sottesi al vincolo, nel
rispetto della modalità, tempi, e luoghi preordinati dal creditore.
Il codice utilizza i termini adempimento (1176-1187) e pagamento (1188-1217) anche
con riferimento a ipotesi eterogenee: il pagamento è l’adempimento di obbligazione
pecuniaria, l’adempimento è più aderente alla peculiarità della singola
obbligazione. Il dibattito sul
contenuto e sull’oggetto del rapporto obbligatorio ravvisa nell’adempimento, la
realizzazione del diritto del creditore o l’attuazione dell’obbligo del creditore;
pertanto, l’adempimento è oggetto di un obbligo del creditore e ciò ha indotto
parte della dottrina a considerare il credito come mera aspettativa e il debito
come mero onere. La diligenza è
prevalentemente criterio di responsabilità e della modalità esecutiva di un
comportamento che sia rispettoso delle peculiarità della prestazione e delle
qualità rivestite dal soggetto agente.
L’adempimento è fattispecie estintiva del rapporto: produce sia la realizzazione
del diritto di credito e sia la liberazione dell’obbligo di prestazione. Esso è un
atto dovuto, qualificato dalla causa solvendi in difetto della quale si giustifica
l’azione di ripetizione dell’indebito, inoltre, la causa ha una connotazione
oggettiva e prescinde dalla concreta sussistenza dell’intenzione di adempiere
(animus solvendi) un debito proprio.

All’adempimento sono tenuti il debitore e i suoi eredi a titolo universale che


risultano obbligati ad esso, ed inoltre, qualsiasi 3° può adempiere anche contro la
volontà del creditore, il quale ha la facoltà ma non l’obbligo di rifiutare;
tuttavia, l’adempimento del 3° può essere paralizzato nelle ipotesi di prestazione
intuitu personae o di concorde volontà contraria del creditore e del debitore.
L’intervento del 3° nei confronti del debitore è sostanzialmente un atto libero,
avente natura negoziale qualificata dall’animus di adempiere l’obbligo altrui, che
può mutare in atto dovuto, nel caso in cui vi sia un preventivo accordo con il
creditore (espromissione) o con il debitore (delegazione o accollo esterno). Il 3°
può agire nei confronti del debitore soltanto se il creditore, con atto espresso e
contestuale all’adempimento, lo surroghi nei suoi diritti verso il debitore (1201);
in mancanza di surrogazione può unicamente esperire l’azione di ingiustificato
arricchimento (2041). Soggetti legittimati a ricevere l’adempimento sono il
creditore o altro soggetto da lui autorizzato a ricevere (rappresentante, adiectus
solutionis causa) (1188): 1. l’adempimento a favore nel non legittimato libera il
debitore soltanto se il creditore l’abbia ratificato o se l’oggetto della
prestazione si sia riversato nel suo patrimonio (1188); 2. l’adempimento effettuato
a creditore incapace è inefficace se il risultato non è stato rivolto a suo
vantaggio (1190), in tal ambito, l’unico legittimato a ricevere è il tutore o il
curatore (c.d. rappresentante legale) nel caso di obbligazioni di dare in cui è
necessaria la capacità legale di agire, in quanto l’effetto traslativo del diritto
si collega all’esercizio dell’attività negoziale, viceversa, nel caso di
obbligazioni di fare e di non fare che non richiedono alcuna cooperazione
creditoria, è chiamato a ricevere il solo creditore; 3. L’esecuzione della
prestazione a favore di colui che in base a criteri obiettivi appare legittimato a
ricevere (creditore apparente), produce effetto liberatorio per il debitore, purché
quest’ultimo provi la sua buona fede

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