Sei sulla pagina 1di 13

ASCOLTO, DIALOGO E CONVERSAZIONE ED ETICA DELLA

COMUNICAZIONE:
Dialogo: scambio di frasi e discorsi non informativi ma orientati alla comunicazione
reciproca.
Conversazione: dialogo costruttivo di spazi d’intesa comune, di condivisione e dunque la
realizzazione del dialogo in senso proprio.
comunicazione: si fa riferimento ad una comunità di parlanti disposti a intendersi attraverso
l’uso del discorso razionale.

DIALOGO INTERCULTURALE: è uno scambio di vedute aperto e rispettoso


fondato sulla comprensione reciproca fra individui e gruppi che hanno origini e
patrimoni linguistici, culturali, etnici e religiosi differenti.Il dialogo fra culture è una
strategia operativa, un metodo per superare le difficoltà, a volte il conflitto, dovuti ai diversi punti
di vista possibili ed alle diverse forme espressive utilizzate. Di grande importanza, di
conseguenza, il riconoscimento della uguale dignità di tutte le culture come prerequisito
essenziale per la costruzione di una pacifica convivenza sociale.
Spazio dell’incontro: è uno spazio pedagogico di dialogo e reciproca intesa che nasce
proprio da un impegno educativo nelle diverse comunità. In tale spazio vi sono
contraddizioni e problemi che esso determina di cui si deve avere consapevolezza.
L’incontro con le differenze produce infatti spaesamento, attiva tensioni, incomprensioni
e rifiuti: costruire lo spazio interculturale non è semplice. L’incontro è una sfida difficile,
propria del nostro tempo e l’intercultura e la pedagogia sono i mezzi per poterlo gestire.
(È a partire dal sistema formativo scolastico che si deve andare a creare lo spazio
dell'incontro necessario per favorire una civile e democratica convivenza fra individui
che appartengono a culture differenti).

INTERCULTURA = CONOSCENZA, CONTATTO, SCAMBIO TRA CULTURE,


ARRICCHIMENTO, SCAMBIO DI VALORI
L’Intercultura si basa su IDENTITA’ e DIFFERENZA, mettendo in bilico il concetto di
APPARTENENZA. Il vivere in una società globalizzata, multietnica e multiculturale presuppone
una mentalità aperta, e un’educazione e una formazione che permettano di oltrepassare il
concetto di appartenenza, i pregiudizi e le chiusure, favorendo il PLURALISMO e la
SOCIALIZZAZIONE.
L’INCONTRO TRA LE CULTURE è IL MEZZO E IL FINE DELL’INTERCULTURA.
Oggi le differenze esplodono nel contesto sociale anche se spesso sono considerati elementi
perturbanti e disturbanti, per molto tempo è stato dato maggiore rilievo all’identità fino a
quando tali identità hanno subito un processo di complicazione e si è quindi mostrato un
bisogno estremo di integrazione, di collegare identità e differenza.
FONDAMENTI INTERCULTURA: incontro,dialogo, cultura e formazione di un uomo planetario
e scuola.
Occasione che la scuola non deve perdere: vedere l’intercultura come occasione

AUTORI:
Balducci: uomo planetario e globalizzazione mondialità.l’uomo planetario. Il futuro per
l’educazione e l’educazione per il futuro guarda attraverso il modello teorico della
complessità alla nozione di mondialità. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio
paradigma per il post-moderno, un paradigma che è teorico (complessità), che è sociale,
culturale, antropologico (mondialità), paradigmi che hanno bisogno di poggiare su
educazione e cittadinanza. Mondialità, complessità, educazione, cittadinanza vengono
a rappresentare i quattro punti cardinali di riferimento per formare oggi un soggetto,
individuo, persona responsabile e in grado di vivere il tempo presente che è un tempo
che deve generare quel passaggio chiave da una semplice multiculturalità ad una più
profonda dimensione interculturale.
Incontro e dialogo: cittadinanza come appartenenza, democrazia e mondialità e uomo
planetario.
Morin: 7 saperi.afferma che il sapere pedagogico (critico, costruttivo, razionale e
progettuale) si deve interessare al futuro in modo da consegnargli un’identità.

COMPLESSITA’,EDUCAZIONE E CITTADINANZA: la complessità si è affermata


come un modello dei saperi, come un fattore chiave della descrizione delle società
attuali e del nostro tempo storico. In questo è coinvolta anche la pedagogia che gia a
partire dagli anni 70 ha avviato un riesame di se stessa. C’è quindi un nesso tra
educazione e complessità e tre sono i livelli di riflessione su questo binomio: il richiamo
epistemico alla complessità, un ruolo problematico dell’educatore e il rapporto tra
pedagogia e società complessa del post moderno. Dal punto di vista educativo due sono
state le conseguenze: una visione dell educazione come fascio articolato di processi in
cui dobbiamo evidenziare il pluralismo, la tensionalità, la problematicità, l’apertura. La
complessità dell educazione ci permette di capire dunque cosa è l’educazione stessa. e
inoltre è necessario educare alla complessità e formare un pensiero complesso. La
complessità nella formazione si sviluppa anche sulle frontiere della cittadinanza: nella
società complessa anche l’essere cittadini si declina in modo nuovo. Formare quindi alla
cittadinanza complessa è la sfida del nostro tempo da porre al centro della riflessione
pedagogica. Non si deve pensare di poter pensare la complessità semplificandola ma ci
si deve far sfidare dal pluralismo e dalle differenze.

DIRITTI UMANI:
Nello spazio dell’incontro è fondamentale riconoscere e tutelare i DIRITTI UMANI. Essi
sono stati il prodotto di un lungo iter, riassunto in 4 tappe:
-‘600, Giusnaturalismo dove Il diritto naturale precede qualsiasi altro diritto civile.
-‘700, secolo illuminista: I diritti umani sono operativi, con Beccaria si evidenziano i diritti
penali e criminali e l’abolizione della pena di morte. Nel 1787 viene elaborata la
Costituzione americana, nel 1789, invece, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino
-‘800, impegno dei liberali, dei democratici, dei socialisti per rilanciare i diritti umani.
- ‘900, secolo dei totalitarismi in cui qualsiasi tipo di diritto era stato neutralizzato.
Nel secondo dopoguerra invece, si è creata secondo Bobbio ‘l’età dei diritti’, è stato
ideato l’Onu e la Dichiarazione Universale, nel 1966 il tribunale Russell-Sartre che
indagava i crimini di guerra e successivamente il tribunale dell’Aja per processare i
politici in nome dei diritti umani.
I DIRITTI UMANI SONO I LIMITI INVALICABILI, tali diritti hanno limitato e limitano
anche l’agire politico poiché la politica non può violare l’individualità e i suoi diritt. I diritti
umani si basano sulla tradizionale valorizzazione del SOGGETTO-INDIVIDUO, e
devono essere riconosciuti, interiorizzati diffusi . Oltre alla politica quindi anche la
pedagogia si interessa ai diritti umani e sottolinea l’importanza della riattivazione del
DIALOGO IO-TU perché l’identificazione si realizza se si riconosce il ‘tu come io’ e ‘l’io
come l’altro’.
FUTURO DELL’EDUCAZIONE E L’EDUCAZIONE PER IL FUTURO
nel mondo globalizzato l’educazione abbia un ruolo cruciale,poiché deve promulgare
nuovi valori, nuove forme mentis, nuovi modelli di convivenza sociale, di costruzione e di
collaborazione tra popoli e culture.
L’educazione indica l’agire formativo e i confronti dei soggetti e delle comunità, in modo
da favorire la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità.
Diventa una sfida planetaria in funzione della creazione di un cittadino mondiale, ed
impone quindi alla pedagogia di assumere un volto critico, interpretativo e profetico,
orientato verso il futuro piuttosto che verso il presente. Edgar Morin nell’opera ‘i sette
saperi necessari all’educazione del futuro’ afferma che il sapere pedagogico (critico,
costruttivo, razionale e progettuale) si deve interessare al futuro in modo da
consegnargli un’identità. Cambi afferma ‘ il futuro sarà e dovrà essere per l’uomo, che la
pedagogia cura e tutela, che coltiva e che appare il principio-valore al quale si dovrà
costruire il mondo futuro’.
Le nuove grandi mete della Globalizzazione e della nascente civiltà planetaria dovranno
essere raggiunte solo con l’aiuto dell’educazione. Il futuro sarà a servizio dell’uomo,
dovrà essere caratterizzato da nuove forme mentis e da una razionalità aperta, flessibile
e critica. I compiti più urgenti da realizzare nel mondo globalizzato sono:

LA COSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA il compito è quello di esportare il principio


democratico e di espanderlo, attraverso una forte interiorizzazione di tale principio, in
modo da favorire la convivenza democratica (si evidenzia il nesso sempre più forte tra
pedagogia e politica).
DIFFONDERE LA LAICITA’ laicità riferita alle istituzioni e alle mentalità, che si
concretizza con uno spirito di tolleranza legittimando il pluralismo; in generale la laicità
riguarda la religione, la politica, le ideologie e le etnie in modo da superare qualsiasi
separazione o divisione.
ELABORARE LA COMPRENSIONE è fondamentale il dialogo che serve per mantenere
le tensioni ma anche per superare ostacoli ed etnocentrismo.
FISSARE I DIRITTI UMANI questi rappresentano il nuovo orizzonte della convivenza
planetaria, devono per cui essere diffusi, interiorizzati, fissati e condivisi, ma soprattutto
tutelati da istituzioni specifiche.

Tutti i punti sovra citati devono essere promulgati dall’istituzione scuola che ha
possibilità di trasformazioni individuali e sociali. Questa agenzia di socializzazione deve
permettere di ‘vivere la democrazia con il pluralismo, i contrasti, le decisioni’, inoltre
deve fornire nuovi saperi al passo con i tempi e con la nuova cultura assumendo una
funzione di guida

GLOSSARIO ROMA:
Gagè: in romanes straniero, quindi chi non parla il romanes.
Rom: uomo adulto appartenente al popolo dei roma
Romni: donna adulta appartenente al popolo dei roma
roma:popolazione parlante le diverse versioni del romanes
romanes:lingua dei roma
romanipè: lo stile di vita, il modo di essere

LEGALITA’:
Ogni società organizzata ha alla base la legge. La legge si presenta come norma.La scuola
per prima deve proporre iniziative che rilanciano il bisogno della legalità, ne mostrino la
produttività nella vita sociale, esaltando la coscienza civile dei cittadini e dei politici. Deve
informare gli studenti anche sull’illegalità e per fare questo deve connettersi alle altre
agenzie del territorio per creare una rete (associazioni, centri sociali, tribunali dei minori,
etc.) a favore della legalità.Nelle situazioni compromesse o a rischio, si deve riaccendere un
senso di legalità e mostrarne la funzione positiva corrodendo la cultura di base.Si devono
attivare processi di riflessione, compressione e graduale acquisizione del principio della
legalità attraverso conversazioni guidate, laboratori, simulazioni.È importante far capire il
perché, il come e le conseguenze dei comportanti illegali per le persone, per la società e per
lo stato. Questo può avvenire tramite ricerche sulle organizzazioni che combattono
l’illegalità, lo studio della Costituzione, lo studio delle figure storiche che hanno combattuto
l’illegalità (Falcone, Borsellino, Impastato), e la partecipazione ad iniziative contro l’illegalità.
Sicuramente nelle varie realtà dell’emarginazione e dell’illegalità, dove vivono ragazzi
“marginali a rischio”, vanno trovate le singole e concrete occasioni per agganciare la
formazione alla legalità.

LAICITA’:
l principio di laicità è il valore più maturo prodotto dalla storia europea, significa appunto
unità nel pluralismo, tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della coscienza
individuale, dell’impegno civile, della solidarietà sociale. La laicità rappresenta uno dei
caratteri principali ed identitari dell’Europa, si distingue però dal laicismo che invece
indica L’ANTICLERICALISMO.
Quando invece si fa riferimento al concetto di laicità si indica un insieme di valori anche
storici che rappresentano una conquista per la società occidentale.
Tra i valori troviamo la TOLLERANZA (se ne parla a partire dalla fine del 1945, dalla
nascita dell’ONU, dalla decolonizzazione e dal 1989 poiché da qui si è creata un’Europa
unificata che ha posto fine a lotte e conflitti), il DIALOGO (presuppone il vedere l’altro
come un volto specifico e come un soggetto con proprie tradizioni) , l’INTEGRAZIONE
(è un valore centrale che permette l’incontro-scontro tra più identità) e i DIRITTI (
comuni, generali, riconosciuti ed interiorizzati che possono funzionare da
integratori-chiave).
La laicità appare quindi come un principio da garantire, da affermare, da diffondere in
modo da diventare una costruzione comune

PERCENTUALI: Stranieri in italia:nord 60%, centro 25%, sud 15%


seconde generazioni: alunni stranieri cresciuti del 2%, gli alunni con cittadinanza non italiana
presenti nati in italia rappresentano il 51,7% del totale degli alunni figli migranti si è dunque
verificato il sorpasso degli studenti stranieri di seconda generazione.Divario in punti
percentuali tra abbandono scolastico dei cittadini stranieri e dei nativi, nei paesi
Ue (2019) In Italia, il tasso di abbandono tra i ragazzi stranieri (36,5%) è superiore
di 25 punti percentuali a quello dei nativi (11,3%).
ultimo report 2018/19: Alunni stranieri a scuola: 8,1%. Tot studenti: 8 milioni e 600mila (no
cittadini italiani) 10%. 50% europa, 22%africa, 20%asia. nord lombardia 25%.

POLITICA
Una prospettiva di “multiculturalismo” si è costituita a partire dagli anni Sessanta e
Settanta del Novecento, prima in Canada e in Australia, poi negli Stati Uniti, per
affrontare la questione delle differenze culturali nello Stato.
Il Canada è stato il primo paese ad adottare il multiculturalismo come politica ufficiale
nel 1971, affermando valore e dignità dei cittadini di qualsiasi appartenenza culturale,
linguistica e religiosa.
In Europa si è sviluppata una prospettiva a seguito dell’incremento dei flussi migratori in
paesi come la Francia, la Germania, Regno Unito, Belgio e Paesi Bassi. Le prime
strategie riguardavano figli di lavoratori immigrati per l’apprendimento della lingua. In
Italia l’educazione interculturale si è sviluppata a partire dagli anni Settanta del
Novecento, più tardi rispetto agli altri paesi. Il 1973 è stato per l’Italia l’anno in cui si è
registrato un saldo migratorio positivo, vale a dire le persone in entrata erano di più di
quelle in partenza

Politiche educative interculturali nel contesto italiano (1898-2018)


Nel corso degli anni Ottanta del Novecento si inizia a diffondere nel sistema scolastico
italiano l’approccio interculturale in Italia seguendo le tappe principali:

-Circolare Ministeriale 8 settembre 1989: Inserimento alunni stranieri nella scuola


dell’obbligo. Emanata con l’obiettivo di disciplinare il diritto allo studio, l’apprendimento
della lingua italiana e la valorizzazione di quella di origine;

-Circolare Ministeriale del 22 luglio 1990: la scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri.
L’educazione interculturale. Nella quale si afferma il coinvolgimento degli italiani in un
rapporto interattivo con gli alunni stranieri. Qui, l’educazione interculturale viene
definita come la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto al razzismo e
ogni forma di intolleranza.
successivamente, il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) formula due
importanti pronunce:
Aprile 1992: l’educazione interculturale nella scuola, nella quale si individuano esigenze
del sistema scolastico nell’orientamento interculturale -> riformare i programmi scolastici
in ottica interculturale,, una politica di formazione dei docenti, spazi, tempi e risorse per
promuovere in maniera efficace l’educazione interculturale;
Marzo 1993: Razzismo e antisemitismo oggi: il ruolo della scuola. In essa si evidenzia la
necessità di assumere i problemi dell’educazione interculturale in una visione sistemica,
sostenendo l’autonomia delle scuole e il rapporto tra di esse, prevedendo l’inserimento
di figure specifiche (mediatori interculturali) in grado di accompagnare il processo
d’integrazione degli alunni stranieri.

1997: il Ministero dell’Istruzione ha istituito la Commissione nazionale per l’educazione


interculturale, per approfondire le problematiche e dedicarsi all’adozione delle giuste
pratiche per l’integrazione in ogni ordine di scuola.
1998: Legge Quadro sull’immigrazione:sottolinea il valore formativo delle differenze
linguistiche e culturali; in questo testo si menziona per la prima volta la necessità di
avere mediatori culturali qualificati.
1998: Decreto Legislativo n.286 : Riunisce tutte le disposizioni sul tema
dell’immigrazione.
Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) Specifica che spetta al Collegio
Docenti la ripartizione nelle classi degli alunni stranieri e in base alle competenze degli
alunni definire il programma d’insegnamento. Inoltre, si specifica che l’iscrizione possa
avvenire in qualsiasi momento dell’anno.
2001: vengono promosse azioni di sostegno con fondi a favore del personale docente
impegnato in scuole a forte processo immigratorio;
2002: Legge Bossi-Fini sull’immigrazione: modifica la precedente normativa,
specificando che la legittimità della presenza dell’immigrato sia subordinata al suo ruolo
nel mercato di lavoro.
2006: Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri.
Si tratta di una guida per affrontare tutte le difficoltà derivanti dall’inclusione scolastica
degli alunni di origine straniera.
Ottobre 2007: La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni
stranieri. Documento importante perchè definisce un modello di integrazione
interculturale italiano. Nella prima parte, si descrivono principi che hanno ispirato la
normativa di riferimento:
- universalismo: decisione di assumere criteri universali per il riconoscimento dei diritti
dei minori, applicare le norme della Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia
approvata in sede ONU nel 1991, valorizzando la tradizione d'inclusione nella scuola
italiana messa a punto dagli anni Settanta;
- scuola comune: inserire gli alunni stranieri nelle normali classi scolastiche, evitando di
creare luoghi separati di apprendimento, in continuità con i precedenti orientamenti della
scuola italiana per l'accoglienza delle diversità;
- centralità della persona in relazione con l'altro
- intercultura: prospettiva orientata alla promozione del dialogo e al confronto tra le
culture, per tutti gli alunni a tutti i livelli

partendo da questi principi vengono individuate dieci linee d'azione, riconducibili a tre
macroaree:
● azioni per l'integrazione: 1. pratiche d'accoglienza e inserimento nella scuola;
2. italiano seconda lingua; 3. valorizzazione del plurilinguismo; 4. relazioni con le
famiglie straniere e orientamento;
● azioni per l'interazione interculturale: 5. relazioni a scuola e nel tempo
extrascolastico; 6. interventi su discriminazioni e pregiudizi; 7. prospettive interculturali di
saperi e competenze;
● attori e risorse: 8. l'autonomia e le reti tra istituzioni scolastiche, società civile e
territorio; 9. il ruolo dei dirigenti scolastici; 10. il ruolo dei docenti e del personale non
docente

8 gennaio 2010: la Circolare ministeriale 2/2010 istituisce un tetto del 30% di alunni con
cittadinanza non italiana nelle classi delle scuole di ogni ordine e grado. Si discute la
possibilità (mai attuata) di istituire “classi di inserimento” per l'apprendimento della lingua
italiana, cosa che di fatto avrebbe portato ambienti separati di apprendimento.

● 2014: nuove Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri.
Si distinguono diverse tipologie di stranieri:alunni con cittadinanza non italiana, con
ambiente famiiliare non italofono, minori non accompagnati, figli di coppie miste, alunni
arrivati da adozione internazionale, alunni rom, sinti e camminanti. Si offrono linee guida
per l'accoglienza, il coinvolgimento e la partecipazione delle famiglie, la valutazione, la
formazione del personale scolastico.
● 2015: il documento diversi da chi? A cura dell'Osservatorio internazionale per
l'integrazione degli alunni stranieri del MIUR definisce dieci linee d'azione per affrontare
le criticità presenti nei percorsi scolastici degli alunni con background migratorio:

1. Diritto all'inserimento immediato;


2. rendere consapevoli dell'importanza della scuola dell'infanzia: occorre informare
e coinvolgere i genitori sull'importanza della scuola dell'infanzia e permettere loro un
accesso facilitato a queste strutture;
3. contrastare il ritardo scolastico: attivare interventi di formazione linguistica prima
dell'inserimento scolastico;
4. accompagnare i passaggi: adattare il programma e la valutazione, prevedere
flessibilità negli esami di fine ciclo per gli allievi inseriti per la prima volta nel sistema
scolastico, accompagnare con cura i passaggi da un tipo di scuola all'altra;
5. organizzare un orientamento efficace alla prosecuzione degli studi, informare in
maniera accurata le famiglie sulle possibilità di istruzione superiore;
6. sostenere l'apprendimento dell'italiano L2: organizzare laboratori linguistici,
collaborazione con associazioni per supporto allo studio;
7. valorizzare la diversità linguistica: sperimentare l'insegnamento a tutti gli alunni di
lingue straniere non comunitarie, riconoscere e valorizzare le forme di bilinguismo
esistenti;
8. prevenire la segregazione scolastica, evitare un'eccessiva concentrazione di
alunni stranieri in una sola classe;
9. coinvolgere le famiglie nelle attività educative, attraverso messaggi plurilingue,
incoraggiare la rappresentanza di alunni stranieri;
10. promuovere l'educazione interculturale: necessità di sensibilizzare gli insegnanti
sul tema della pedagogia e della didattica interculturale, sperimentare percorsi di
educazione alla concittadinanza.

2 PERCORSI X LAVORO DECOSTRZUZIONE IN INCONTRO E DIALOGO:


OLOCAUSTO E LEGALITA’

PROGETTI
Incontriamo i paesi del mondo (Miriam Iacomini)
Progetto che coinvolge gran parte delle classi della scuola primaria. L'iniziativa permette
di individuare uno spazio di approfondimento su uno dei paesi di provenienza degli
alunni di cittadinanza non italiana. Le classi coinvolte lavorano simultaneamente su
percorsi didattici-educativi che hanno l'obiettivo di stimolare l'interesse verso le altre
culture.
Le finalità del progetto sono:
1. promuovere forme di valorizzazione del patrimonio multiculturale per superare
stereotipi e pregiudizi;
2. educare all'accoglienza attraverso il riconoscimento delle differenti culture
3. portare un confronto paritario e di scambio tra culture
4. creare occasioni di incontro, racconto e scambio tra famiglie di diverse
nazionalità
5. promuovere forme di progettazione partecipata e condivisa

Si privilegiano metodologie laboratoriali e sperimentali, con attività di vario genere:


laboratori artistico-manuali, letture di racconti, fiabe e leggende anche in lingua, ascolto
di musica,uso del corpo attraverso la danza, la rappresentazione teatrale, visione di film
e documentari, visite ai musei, elaborazione attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie. La
restituzione avviene sotto forma di una mostra collettiva in cui tutti i partecipanti
espongono i loro lavori, si esibiscono in canti e balli alla presenza di genitori, insegnanti,
rappresentanti delle istituzioni ed enti territoriali. Ognuno di loro ha un ruolo
fondamentale nel progetto. In primo luogo, gli insegnanti si rivolgono alle famiglie
migranti, che mettono a disposizione le loro competenze per realizzare attività. Per cui, il
progetto, oltre ad essere partecipato è anche condiviso.
Durante gli anni si è potuto constatare come i bambini migranti, avendo a disposizione
uno spazio dedicato alla loro comunità, riescano a superare timori, incertezze e pudori,
iniziando a raccontarsi, mentre gli altri si lasciano incuriosire e affascinare.

Danzare a piedi nudi sui banchi dell'intercultura


di Maia Giacobbe Borelli
Questo progetto ha messo in evidenza come il corpo sia quel territorio che tutti abitiamo
nello stesso modo, prima di tutte le differenze sociali e culturali. Star bene nel nostro
corpo è un obiettivo comune a tutti i popoli, universale comune denominatore.
Il progetto si compone di laboratori che mettono al centro i cinque sensi: attraverso la
danza, il linguaggio del corpo, il teatro, il problema sociale si è dissolto, dimostrando che
gli “stranieri” con il tempo e la fiducia diventano opportunità di crescita per tutti.

Una biblioteca per l'istituto e il territorio: progetto nato nel 2010. L' Istituto possiede
una biblioteca. l'obiettivo del progetto è quello di capitalizzare il lavoro svolto dai
docenti fino ad allora, andando ad istituire: un servizio di prestito regolare, la possibilità
di usufruire della biblioteca come laboratorio di lettura ; sperimentazione di attività di
lettura condotte dai bambini più grandi verso quelli della scuola dell'infanzia; utilizzo
della biblioteca come luogo di ricerca; organizzazione di incontri con autori, editori.
Col servizio di prestito si intende far acquisire ai bambini una competenza importante:
quella della cura di un bene collettivo, rispettando regole condivise. Si è istituita una
giornata di scambio tra bambini dei propri libri usati, che ha permesso alla biblioteca di
acquisire vari testi, molti anche in lingua straniera, ampliando così un patrimonio librario.
All’interno della scuola, la biblioteca è come un luogo “sacro”, separato dal resto delle
altre classi, all’interno del quale i bambini entrano scalzi e si siedono sui tappeti,
cosparsi di libri che possono sfogliare e leggere insieme.
Grazie ad un gruppo di volontari, sono state svolte varie esperienze all’interno delle
classi: laboratori di lettura con testi letti “a puntate”, chi ha lavorato come facilitatore
lasciando che i bambini raccontassero le storie alla classe omettendo il finale, lasciando
così la curiosità di leggere i testi per sapere come va a finire la storia. Il comune
denominatore di queste esperienze è il libro come occasione di condivisione

Giovine mondo
Di Rosaria d’Amico
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia il 17 marzo 2011, è stato proposto
un percorso di conoscenza della storia attraverso attività interculturali: sono state
illustrate agli studenti di quarta e quinta, le linee comuni dei movimenti di indipendenza
dei vari paesi di provenienza dei bambini della classe: Ecuador, Filippine, Haiti, Polonia,
Bangladesh, Italia. Protagonisti sono stati i genitori, coinvolti per raccontare, la storia
d’indipendenza del proprio paese. Finalità del progetto è stato l’approccio alla storia e
la riflessione alla cittadinanza in chiave interculturale.
Sono state utilizzate differenti attività: drammatizzazione degli eventi cruciali che hanno
portato all’indipendenza delle nazioni; ascolto di inni nazionali e musiche patriottiche;
rielaborazione artistica di bandiere e simboli dei paesi; individuazione di parole-chiave
dei movimenti per l’indipendenza, tradotti in tutte le lingue. Gli appuntamenti con i
genitori sono stati un momento importante, poiché hanno dato a tutti la possibilità di
sentirsi protagonisti nelle vicende raccontate, in particolare per i genitori stranieri: non
tutti sapevano parlare bene l’italiano e la presentazione è stata per loro un’occasione per
allenarsi e migliorarsi.
Il progetto è nato in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma il contesto
scolastico internazionale ha permesso di valorizzare le differenti esperienze, ricordando
le lotte di liberazione dei differenti paesi:i bambini hanno trovato aspetti comuni a tutte le
guerre combattute. I bambini hanno compreso che il fine di tutte queste guerre, anche
se combattute in paesi diversi, era uguale per tutti: avere diritti riconosciuti.

Uno, due, tre lingue… da straniero a compagno di gioco


Di Maia Giacobbe Borelli
una scuola in affanno, non può accogliere.
L’affanno deriva dall’assenza di spazi di lavoro, di tempi adeguati per l’accoglienza di
tutti quei bambini accorpati sotto l’etichetta di “bisogni educativi speciali”.
Di cosa ha bisogno una buona scuola?
1. Di spazi adeguati, per una didattica laboratoriale ed esperienziale destinata a tutti
i bambini,
2. La buona scuola scopre che la conoscenza comparata delle altre lingue, è
essenziale per comprendere la struttura della lingua italiana;
3. La scuola che accoglie adotta l’apprendimento plurilingue,
4. La scuola che accoglie ha bisogno di sperimentare un curricolo plurilingue e
interculturale
5. La scuola che accoglie ha bisogni di contenuti internazionali,
6. La scuola che accoglie promuove la ricerca,
per l’alfabetizzazione degli alunni stranieri, l’Istituto utilizza una strategia di blended
learning: mettere l’alunno in classe con i suoi pari e per alcune ore, da 2 a 6 ore
settimanali, porlo in situazioni di apprendimento individualizzato. La durata
dell’intervento dipende dalle competenze dell’alunno e dalle sue esigenze. Quando si
vede che l’alunno partecipa e interagisce senza problemi, si interrompe il suo laboratorio
di L2 e continua il percorso di tutoraggio da parte dei compagni. Dopo vari anni, è stato
constatato che l’inserimento degli alunni in “classi di accoglienza” rallenta il percorso di
apprendimento anziché accelerarlo. Un buon inserimento dipende da quanto tempo la
scuola ci metta a far sentire l’alunno accettato e non più straniero.

Raccontami. Potenziamento dell’italiano L2 alla scuola dell’infanzia.


Nell’anno scolastico 2013-2014 la presenza di alunni stranieri alla scuola dell’infanzia
era pari al 50% del totale. Il progetto ha coinvolto bambini di 4 anni, 16 partecipanti tra
cui cinesi, bengalesi, albanesi, filippini e sudamericani.
Essendo bambini in prescolarizzazione, chiaramente si deve potenziare l’abilità orale,
sia di ricezione che di produzione.
Fase uno: i bambini sono chiamati ad ascoltare semplici storie narrate col supporto
delle illustrazioni, messaggi orali ricorrenti nella classe, micro messaggi relativi ad
aspetti della vita quotidiana; ascoltare e memorizzare frasi ricorrenti, filastrocche e
poesie; comprendere il significato globale con l’aiuto di parole chiave e facilitazioni
paralingusitiche;
fase due: comunicazione orale. I bambini sono invitati ad utilizzare vocaboli ed
espressioni per denominare ed indicare; chiedere e dare informazioni sulla propria
identità, sulla scuola, sulla famiglia; saper esprimere gusti e preferenze; raccontare fatti
e avvenimenti dell’esperienza personale.
Nella prima fase si utilizza il metodo TPR (Total Physical Response), metodo con cui il
bambino usa il suo corpo per rispondere agli stimoli dell’insegnante, esercitando la
comprensione. Successivamente si utilizza il metodo narrativo: non ci si limita a
presentare la storia, i bambini sono chiamati a manipolare vari materiali, ballare, cantare
e giocare per scoprire il mondo circostante.
L’insegnante ha il ruolo di facilitatore linguistico, deve essere flessibile e disponibile.

Lingue di scolarizzazione e curricolo plurilingue e interculturale


All’interno dell’Istituto Daniele Manin, è stata portata avanti una sperimentazione in una
classe prima, articolata in quattro percorsi: lingua inglese, lingua francese, inchiesta
sulle provenienze dei genitori, valorizzazione della lingua e cultura filippina. La parte
linguistica è stata svolta dalle insegnanti, quella culturale grazie all’aiuto di differenti
associazioni e alla collaborazione significativa dei genitori provenienti dalle Filippine.
Finalità del progetto: aiutare e arricchire lo sviluppo cognitivo; permettere al fanciullo di
comunicare con gli altri ragazzi fornendogli una competenza plurilingue;
obiettivi didattici generali: ampliare gli orizzonti culturali e sociali sviluppando la
comprensione e il rispetto per gli altri popoli; stimolare un atteggiamento positivo verso
lo studio della seconda lingua; stimolare la riflessione linguistica attraverso il confronto
tra lingue.
Sono state usate metodologie diverse, alternando apprendimenti in metodo CLIL.Altro
elemento importante è stato l’uso del corpo: i bambini sono sempre stati sollecitati a
stabilire un legame tra parola e movimento. All’inizio i suoni erano confusi, ma via via si
sono fatti sempre più riconoscibili e sono diventati parole, ad ognuna delle quali è stata
associata un’immagine. Lavoro finale è stato la produzione di un vocabolario grafico

River
A Roma vivono nei campi costruiti dall'Amministrazione comunale circa 5000 roma. I
gruppi presenti sono suddivisi abitualmente per “appartenenze”
● i kaniarja: rom cristiano-ortodossi che provengono dalla Serbia, ma anche
Croazia e Macedonia;
● i rudari: cristiano-ortodossi che parlano il rumeno;
● i khorakhanè, musulmani provenienti dai Balcani
● i sinti

Il campo “River” a Roma ha ospitato per un breve periodo persone senza fissa dimora,
poi è stato assegnato a famiglie roma (nel 2015). Si tratta di circa 550 persone residenti
in cointainer e casette in muratura. Il campo presenta buone condizioni igieniche e di
vivibilità, ma è piuttosto isolato dal resto della città.
Attualmente, la comunità è composta da persone di nazionalità romena e di religione
cristiano-ortodossa (la maggioranza), di origine bosniaca e di origine kosovara e
macedone, provenienti da altri campi.
L'ostacolo più grande per la scolarizzazione dei rom è proprio il campo, in quanto realtà
incompatibile con qualsiasi progetto di inclusione e integrazione. Nonostante tutto, al
“River” i bambini sono tutti scolarizzati e la frequenza scolastica raggiunge percentuali
soddisfacenti: l'evasione scolastica è ridotta al 2%.

L'associazione Focus-Casa dei diritti sociali si è impegnata in favore della


scolarizzazione dei minori rom, assumendo come primari il tema della resposabilità e
dell'autonomia delle famiglie, sostenendo le situazioni di maggiori fragilità. Essa ha
effettuato interventi di potenziamento dell'apprendimento didattico, laboratori
interculturali, incoraggiando molto la partecipazione delle famiglie, con l'obiettivo di
andare a costruire un'alleanza educativa tra scuola e genitori, basata su un rapporto di
reciproca fiducia. Gli operatori hanno lavorato a stretto contatto con i docenti e
collaboratori scolastici, sostenendoli nelle fasi di approccio con le famiglie, fornendo
intermediazione culturale e linguistica, nel ruolo di facilitatori, non andandosi a
sostituire alla scuola o alla famiglia.

Quando si inizia a lavorare “dal basso”, costruendo un rapporto diretto tra genitori rom e
italiani, si possono avere risultati sorprendenti. I bambini che hanno una conoscenza
diretta dei rom li descrivono con estrema tranquillità, ma c'è un forte condizionamento da
parte dei media e dei genitori quando si ragiona con loro in astratto, motivo per cui il loro
giudizio diventa irrimediabilmente colmo di stereotipi negativi.
Perchè venga riconosciuto il valore dell'istruzione scolastica è importante che i genitori
percepiscano la possibilità di un futuro per i loro figli, un futuro non di esclusione ma di
partecipazione e opportunità. Lo studente che si sente accolto, coinvolto e capace,
sviluppa una maggiore motivazione: quest'ultima gioca un ruolo fondamentale,
incrementando la frequenza e diminuendo l'abbandono scolastico.

SHOAH E FORMAZIONE GIOVANILE:


La Shoah ci impone un progetto educativo per l’umanità interna nella scuola, nei media,
nell’opinione pubblica.
La scuola può favorire questa rieducazione:pensando e ripensando l’olocausto; traendone le
conseguenze etiche e cognitive; sviluppandone un ruolo trasversale nel curricolo;
esercitando la cerimonia del ricordo. Si può ripensare l’olocausto in molti modi: leggendo
libri, ascoltando testimonianze, rivivendo esperienze, visitando luoghi. Non bisogna
presentare l’olocausto da solo, ma bisogna legarlo al compito, alla speranza e all’impegno;
va contestualizzato dentro la storia e nella politica, esaltando la sua valenza etica per
riflettere e capire l’importanza dei diritti umani.

VALENZE INTERCULTURALI NELL’ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO


ci accorgiamo che i riferimenti interculturali possibili nell'insegnamento disciplinare sono
innumerevoli, Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, va sottolineato che un primo
importante riferimento della valenza interculturale nelle Indicazioni è rintracciabile in
relazione al tema della cittadinanza e all'incoraggiamento di comportamenti democratici:
Sviluppare il senso della cittadinanza significa scoprire gli altri, i loro bisogni e la necessità di
gestire i contrasti attraverso regole condivise, Alla scuola dell'infanzia sono presenti genitori
che provengono da altre nazioni La scuola dell'infanzia è per loro occasione di incontro con
altri genitori, per costruire rapporti di fiducia e nuovi legami di comunità La scuola
dell'infanzia ha il compito di promuovere in tutti i bambini la padronanza della lingua italiana
e la consapevolezza dell'importanza dell'uso della propria lingua materna da parte dei
bambini di origini culturali diverse. Sollecita le pratiche linguistiche che mettano i bambini in
condizione di scambiare punti di vista, confrontare le proprie interpretazioni e condividere
con gli altri le proprie opinioni.
Valenze interculturali curricolari nel 1°ciclo di istruzione
Nell'ambito del primo ciclo dell'ordinamento scolastico sono individuabili, innumerevoli
spazi per la promozione di competenze interculturali. La scuola diventa, così, "luogo
privilegiato di confronto libero e pluralistico” favorendo l'esplorazione e la scoperta,
incoraggia l'apprendimento collaborativo. le Indicazioni offrono importanti stimoli per
interventi adeguati nei confronti delle diversità, al fine di impedire che queste ultime si
trasformino in disuguaglianze sociali. Per giungere alle aree disciplinari nelle quali è
possibile rintracciare valenze interculturali, si può osservare che nell' area linguistico
-artistico - espressiva viene delineato un orientamento interculturale attento al contesto
di origine degli allievi stranieri: È necessario quindi che i curricoli siano sempre pensati
in una prospettiva interculturale e attenti ai reali punti di partenza degli alunni. La
musica, promuove forme di interazione culturale, gli alunni sviluppano un pensiero
flessibile, intuitivo, creativo e partecipano al patrimonio di diverse culture musicali. anche
nell'area disciplinare dell’ “arte e immagine" è possibile rintracciare numerosi nessi con
la prospettiva interculturale. La conoscenza di sé, dell'ambiente e delle proprie
possibilità di movimento viene perseguita, poi, attraverso l'area del "corpo, movimento,
sport", promuovendo l'inserimento anche di alunni con varie forme di diversità ed
esaltando il valore della cooperazione e del lavoro di squadra. importante è l'area
"storico-geografica", poiché la conoscenza della storia nazionale, europea e mondiale
consente l'acquisizione di consapevolezza in riferimento a molte questioni della vita
sociale odierna.. Valenze interculturali sono rintracciabili perfino in aree che si
potrebbero considerare meno naturalmente protese verso finalità interculturali, come
quella matematico – scientifico tecnologica,nella quale vengono trattati argomenti di
matematica, di scienze dell'uomo e della natura. In questo ambito,nelle Indicazioni viene
osservato che la disciplina ha uno specifico ruolo nello sviluppo della capacità di operare
e comunicare significati con linguaggi formalizzati e di comprendere i punti di vista e le
argomentazioni degli altri.. Anche nell'ambito della tecnologia,è possibile rintracciare
alcune interessanti dimensioni interculturali: lo sviluppo di capacità di critica e di
valutazione, sarà importante anche rispetto alle informazioni che sono sempre più
disponibili nella rete, ma che richiedono di essere inserite in adeguati quadri di
riferimento collettivo.

Potrebbero piacerti anche