Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
COMUNICAZIONE:
Dialogo: scambio di frasi e discorsi non informativi ma orientati alla comunicazione
reciproca.
Conversazione: dialogo costruttivo di spazi d’intesa comune, di condivisione e dunque la
realizzazione del dialogo in senso proprio.
comunicazione: si fa riferimento ad una comunità di parlanti disposti a intendersi attraverso
l’uso del discorso razionale.
AUTORI:
Balducci: uomo planetario e globalizzazione mondialità.l’uomo planetario. Il futuro per
l’educazione e l’educazione per il futuro guarda attraverso il modello teorico della
complessità alla nozione di mondialità. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio
paradigma per il post-moderno, un paradigma che è teorico (complessità), che è sociale,
culturale, antropologico (mondialità), paradigmi che hanno bisogno di poggiare su
educazione e cittadinanza. Mondialità, complessità, educazione, cittadinanza vengono
a rappresentare i quattro punti cardinali di riferimento per formare oggi un soggetto,
individuo, persona responsabile e in grado di vivere il tempo presente che è un tempo
che deve generare quel passaggio chiave da una semplice multiculturalità ad una più
profonda dimensione interculturale.
Incontro e dialogo: cittadinanza come appartenenza, democrazia e mondialità e uomo
planetario.
Morin: 7 saperi.afferma che il sapere pedagogico (critico, costruttivo, razionale e
progettuale) si deve interessare al futuro in modo da consegnargli un’identità.
DIRITTI UMANI:
Nello spazio dell’incontro è fondamentale riconoscere e tutelare i DIRITTI UMANI. Essi
sono stati il prodotto di un lungo iter, riassunto in 4 tappe:
-‘600, Giusnaturalismo dove Il diritto naturale precede qualsiasi altro diritto civile.
-‘700, secolo illuminista: I diritti umani sono operativi, con Beccaria si evidenziano i diritti
penali e criminali e l’abolizione della pena di morte. Nel 1787 viene elaborata la
Costituzione americana, nel 1789, invece, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino
-‘800, impegno dei liberali, dei democratici, dei socialisti per rilanciare i diritti umani.
- ‘900, secolo dei totalitarismi in cui qualsiasi tipo di diritto era stato neutralizzato.
Nel secondo dopoguerra invece, si è creata secondo Bobbio ‘l’età dei diritti’, è stato
ideato l’Onu e la Dichiarazione Universale, nel 1966 il tribunale Russell-Sartre che
indagava i crimini di guerra e successivamente il tribunale dell’Aja per processare i
politici in nome dei diritti umani.
I DIRITTI UMANI SONO I LIMITI INVALICABILI, tali diritti hanno limitato e limitano
anche l’agire politico poiché la politica non può violare l’individualità e i suoi diritt. I diritti
umani si basano sulla tradizionale valorizzazione del SOGGETTO-INDIVIDUO, e
devono essere riconosciuti, interiorizzati diffusi . Oltre alla politica quindi anche la
pedagogia si interessa ai diritti umani e sottolinea l’importanza della riattivazione del
DIALOGO IO-TU perché l’identificazione si realizza se si riconosce il ‘tu come io’ e ‘l’io
come l’altro’.
FUTURO DELL’EDUCAZIONE E L’EDUCAZIONE PER IL FUTURO
nel mondo globalizzato l’educazione abbia un ruolo cruciale,poiché deve promulgare
nuovi valori, nuove forme mentis, nuovi modelli di convivenza sociale, di costruzione e di
collaborazione tra popoli e culture.
L’educazione indica l’agire formativo e i confronti dei soggetti e delle comunità, in modo
da favorire la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità.
Diventa una sfida planetaria in funzione della creazione di un cittadino mondiale, ed
impone quindi alla pedagogia di assumere un volto critico, interpretativo e profetico,
orientato verso il futuro piuttosto che verso il presente. Edgar Morin nell’opera ‘i sette
saperi necessari all’educazione del futuro’ afferma che il sapere pedagogico (critico,
costruttivo, razionale e progettuale) si deve interessare al futuro in modo da
consegnargli un’identità. Cambi afferma ‘ il futuro sarà e dovrà essere per l’uomo, che la
pedagogia cura e tutela, che coltiva e che appare il principio-valore al quale si dovrà
costruire il mondo futuro’.
Le nuove grandi mete della Globalizzazione e della nascente civiltà planetaria dovranno
essere raggiunte solo con l’aiuto dell’educazione. Il futuro sarà a servizio dell’uomo,
dovrà essere caratterizzato da nuove forme mentis e da una razionalità aperta, flessibile
e critica. I compiti più urgenti da realizzare nel mondo globalizzato sono:
Tutti i punti sovra citati devono essere promulgati dall’istituzione scuola che ha
possibilità di trasformazioni individuali e sociali. Questa agenzia di socializzazione deve
permettere di ‘vivere la democrazia con il pluralismo, i contrasti, le decisioni’, inoltre
deve fornire nuovi saperi al passo con i tempi e con la nuova cultura assumendo una
funzione di guida
GLOSSARIO ROMA:
Gagè: in romanes straniero, quindi chi non parla il romanes.
Rom: uomo adulto appartenente al popolo dei roma
Romni: donna adulta appartenente al popolo dei roma
roma:popolazione parlante le diverse versioni del romanes
romanes:lingua dei roma
romanipè: lo stile di vita, il modo di essere
LEGALITA’:
Ogni società organizzata ha alla base la legge. La legge si presenta come norma.La scuola
per prima deve proporre iniziative che rilanciano il bisogno della legalità, ne mostrino la
produttività nella vita sociale, esaltando la coscienza civile dei cittadini e dei politici. Deve
informare gli studenti anche sull’illegalità e per fare questo deve connettersi alle altre
agenzie del territorio per creare una rete (associazioni, centri sociali, tribunali dei minori,
etc.) a favore della legalità.Nelle situazioni compromesse o a rischio, si deve riaccendere un
senso di legalità e mostrarne la funzione positiva corrodendo la cultura di base.Si devono
attivare processi di riflessione, compressione e graduale acquisizione del principio della
legalità attraverso conversazioni guidate, laboratori, simulazioni.È importante far capire il
perché, il come e le conseguenze dei comportanti illegali per le persone, per la società e per
lo stato. Questo può avvenire tramite ricerche sulle organizzazioni che combattono
l’illegalità, lo studio della Costituzione, lo studio delle figure storiche che hanno combattuto
l’illegalità (Falcone, Borsellino, Impastato), e la partecipazione ad iniziative contro l’illegalità.
Sicuramente nelle varie realtà dell’emarginazione e dell’illegalità, dove vivono ragazzi
“marginali a rischio”, vanno trovate le singole e concrete occasioni per agganciare la
formazione alla legalità.
LAICITA’:
l principio di laicità è il valore più maturo prodotto dalla storia europea, significa appunto
unità nel pluralismo, tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della coscienza
individuale, dell’impegno civile, della solidarietà sociale. La laicità rappresenta uno dei
caratteri principali ed identitari dell’Europa, si distingue però dal laicismo che invece
indica L’ANTICLERICALISMO.
Quando invece si fa riferimento al concetto di laicità si indica un insieme di valori anche
storici che rappresentano una conquista per la società occidentale.
Tra i valori troviamo la TOLLERANZA (se ne parla a partire dalla fine del 1945, dalla
nascita dell’ONU, dalla decolonizzazione e dal 1989 poiché da qui si è creata un’Europa
unificata che ha posto fine a lotte e conflitti), il DIALOGO (presuppone il vedere l’altro
come un volto specifico e come un soggetto con proprie tradizioni) , l’INTEGRAZIONE
(è un valore centrale che permette l’incontro-scontro tra più identità) e i DIRITTI (
comuni, generali, riconosciuti ed interiorizzati che possono funzionare da
integratori-chiave).
La laicità appare quindi come un principio da garantire, da affermare, da diffondere in
modo da diventare una costruzione comune
POLITICA
Una prospettiva di “multiculturalismo” si è costituita a partire dagli anni Sessanta e
Settanta del Novecento, prima in Canada e in Australia, poi negli Stati Uniti, per
affrontare la questione delle differenze culturali nello Stato.
Il Canada è stato il primo paese ad adottare il multiculturalismo come politica ufficiale
nel 1971, affermando valore e dignità dei cittadini di qualsiasi appartenenza culturale,
linguistica e religiosa.
In Europa si è sviluppata una prospettiva a seguito dell’incremento dei flussi migratori in
paesi come la Francia, la Germania, Regno Unito, Belgio e Paesi Bassi. Le prime
strategie riguardavano figli di lavoratori immigrati per l’apprendimento della lingua. In
Italia l’educazione interculturale si è sviluppata a partire dagli anni Settanta del
Novecento, più tardi rispetto agli altri paesi. Il 1973 è stato per l’Italia l’anno in cui si è
registrato un saldo migratorio positivo, vale a dire le persone in entrata erano di più di
quelle in partenza
-Circolare Ministeriale del 22 luglio 1990: la scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri.
L’educazione interculturale. Nella quale si afferma il coinvolgimento degli italiani in un
rapporto interattivo con gli alunni stranieri. Qui, l’educazione interculturale viene
definita come la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto al razzismo e
ogni forma di intolleranza.
successivamente, il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) formula due
importanti pronunce:
Aprile 1992: l’educazione interculturale nella scuola, nella quale si individuano esigenze
del sistema scolastico nell’orientamento interculturale -> riformare i programmi scolastici
in ottica interculturale,, una politica di formazione dei docenti, spazi, tempi e risorse per
promuovere in maniera efficace l’educazione interculturale;
Marzo 1993: Razzismo e antisemitismo oggi: il ruolo della scuola. In essa si evidenzia la
necessità di assumere i problemi dell’educazione interculturale in una visione sistemica,
sostenendo l’autonomia delle scuole e il rapporto tra di esse, prevedendo l’inserimento
di figure specifiche (mediatori interculturali) in grado di accompagnare il processo
d’integrazione degli alunni stranieri.
partendo da questi principi vengono individuate dieci linee d'azione, riconducibili a tre
macroaree:
● azioni per l'integrazione: 1. pratiche d'accoglienza e inserimento nella scuola;
2. italiano seconda lingua; 3. valorizzazione del plurilinguismo; 4. relazioni con le
famiglie straniere e orientamento;
● azioni per l'interazione interculturale: 5. relazioni a scuola e nel tempo
extrascolastico; 6. interventi su discriminazioni e pregiudizi; 7. prospettive interculturali di
saperi e competenze;
● attori e risorse: 8. l'autonomia e le reti tra istituzioni scolastiche, società civile e
territorio; 9. il ruolo dei dirigenti scolastici; 10. il ruolo dei docenti e del personale non
docente
8 gennaio 2010: la Circolare ministeriale 2/2010 istituisce un tetto del 30% di alunni con
cittadinanza non italiana nelle classi delle scuole di ogni ordine e grado. Si discute la
possibilità (mai attuata) di istituire “classi di inserimento” per l'apprendimento della lingua
italiana, cosa che di fatto avrebbe portato ambienti separati di apprendimento.
● 2014: nuove Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri.
Si distinguono diverse tipologie di stranieri:alunni con cittadinanza non italiana, con
ambiente famiiliare non italofono, minori non accompagnati, figli di coppie miste, alunni
arrivati da adozione internazionale, alunni rom, sinti e camminanti. Si offrono linee guida
per l'accoglienza, il coinvolgimento e la partecipazione delle famiglie, la valutazione, la
formazione del personale scolastico.
● 2015: il documento diversi da chi? A cura dell'Osservatorio internazionale per
l'integrazione degli alunni stranieri del MIUR definisce dieci linee d'azione per affrontare
le criticità presenti nei percorsi scolastici degli alunni con background migratorio:
PROGETTI
Incontriamo i paesi del mondo (Miriam Iacomini)
Progetto che coinvolge gran parte delle classi della scuola primaria. L'iniziativa permette
di individuare uno spazio di approfondimento su uno dei paesi di provenienza degli
alunni di cittadinanza non italiana. Le classi coinvolte lavorano simultaneamente su
percorsi didattici-educativi che hanno l'obiettivo di stimolare l'interesse verso le altre
culture.
Le finalità del progetto sono:
1. promuovere forme di valorizzazione del patrimonio multiculturale per superare
stereotipi e pregiudizi;
2. educare all'accoglienza attraverso il riconoscimento delle differenti culture
3. portare un confronto paritario e di scambio tra culture
4. creare occasioni di incontro, racconto e scambio tra famiglie di diverse
nazionalità
5. promuovere forme di progettazione partecipata e condivisa
Una biblioteca per l'istituto e il territorio: progetto nato nel 2010. L' Istituto possiede
una biblioteca. l'obiettivo del progetto è quello di capitalizzare il lavoro svolto dai
docenti fino ad allora, andando ad istituire: un servizio di prestito regolare, la possibilità
di usufruire della biblioteca come laboratorio di lettura ; sperimentazione di attività di
lettura condotte dai bambini più grandi verso quelli della scuola dell'infanzia; utilizzo
della biblioteca come luogo di ricerca; organizzazione di incontri con autori, editori.
Col servizio di prestito si intende far acquisire ai bambini una competenza importante:
quella della cura di un bene collettivo, rispettando regole condivise. Si è istituita una
giornata di scambio tra bambini dei propri libri usati, che ha permesso alla biblioteca di
acquisire vari testi, molti anche in lingua straniera, ampliando così un patrimonio librario.
All’interno della scuola, la biblioteca è come un luogo “sacro”, separato dal resto delle
altre classi, all’interno del quale i bambini entrano scalzi e si siedono sui tappeti,
cosparsi di libri che possono sfogliare e leggere insieme.
Grazie ad un gruppo di volontari, sono state svolte varie esperienze all’interno delle
classi: laboratori di lettura con testi letti “a puntate”, chi ha lavorato come facilitatore
lasciando che i bambini raccontassero le storie alla classe omettendo il finale, lasciando
così la curiosità di leggere i testi per sapere come va a finire la storia. Il comune
denominatore di queste esperienze è il libro come occasione di condivisione
Giovine mondo
Di Rosaria d’Amico
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia il 17 marzo 2011, è stato proposto
un percorso di conoscenza della storia attraverso attività interculturali: sono state
illustrate agli studenti di quarta e quinta, le linee comuni dei movimenti di indipendenza
dei vari paesi di provenienza dei bambini della classe: Ecuador, Filippine, Haiti, Polonia,
Bangladesh, Italia. Protagonisti sono stati i genitori, coinvolti per raccontare, la storia
d’indipendenza del proprio paese. Finalità del progetto è stato l’approccio alla storia e
la riflessione alla cittadinanza in chiave interculturale.
Sono state utilizzate differenti attività: drammatizzazione degli eventi cruciali che hanno
portato all’indipendenza delle nazioni; ascolto di inni nazionali e musiche patriottiche;
rielaborazione artistica di bandiere e simboli dei paesi; individuazione di parole-chiave
dei movimenti per l’indipendenza, tradotti in tutte le lingue. Gli appuntamenti con i
genitori sono stati un momento importante, poiché hanno dato a tutti la possibilità di
sentirsi protagonisti nelle vicende raccontate, in particolare per i genitori stranieri: non
tutti sapevano parlare bene l’italiano e la presentazione è stata per loro un’occasione per
allenarsi e migliorarsi.
Il progetto è nato in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma il contesto
scolastico internazionale ha permesso di valorizzare le differenti esperienze, ricordando
le lotte di liberazione dei differenti paesi:i bambini hanno trovato aspetti comuni a tutte le
guerre combattute. I bambini hanno compreso che il fine di tutte queste guerre, anche
se combattute in paesi diversi, era uguale per tutti: avere diritti riconosciuti.
River
A Roma vivono nei campi costruiti dall'Amministrazione comunale circa 5000 roma. I
gruppi presenti sono suddivisi abitualmente per “appartenenze”
● i kaniarja: rom cristiano-ortodossi che provengono dalla Serbia, ma anche
Croazia e Macedonia;
● i rudari: cristiano-ortodossi che parlano il rumeno;
● i khorakhanè, musulmani provenienti dai Balcani
● i sinti
Il campo “River” a Roma ha ospitato per un breve periodo persone senza fissa dimora,
poi è stato assegnato a famiglie roma (nel 2015). Si tratta di circa 550 persone residenti
in cointainer e casette in muratura. Il campo presenta buone condizioni igieniche e di
vivibilità, ma è piuttosto isolato dal resto della città.
Attualmente, la comunità è composta da persone di nazionalità romena e di religione
cristiano-ortodossa (la maggioranza), di origine bosniaca e di origine kosovara e
macedone, provenienti da altri campi.
L'ostacolo più grande per la scolarizzazione dei rom è proprio il campo, in quanto realtà
incompatibile con qualsiasi progetto di inclusione e integrazione. Nonostante tutto, al
“River” i bambini sono tutti scolarizzati e la frequenza scolastica raggiunge percentuali
soddisfacenti: l'evasione scolastica è ridotta al 2%.
Quando si inizia a lavorare “dal basso”, costruendo un rapporto diretto tra genitori rom e
italiani, si possono avere risultati sorprendenti. I bambini che hanno una conoscenza
diretta dei rom li descrivono con estrema tranquillità, ma c'è un forte condizionamento da
parte dei media e dei genitori quando si ragiona con loro in astratto, motivo per cui il loro
giudizio diventa irrimediabilmente colmo di stereotipi negativi.
Perchè venga riconosciuto il valore dell'istruzione scolastica è importante che i genitori
percepiscano la possibilità di un futuro per i loro figli, un futuro non di esclusione ma di
partecipazione e opportunità. Lo studente che si sente accolto, coinvolto e capace,
sviluppa una maggiore motivazione: quest'ultima gioca un ruolo fondamentale,
incrementando la frequenza e diminuendo l'abbandono scolastico.