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 Sarah Dessì Schmid (Tübingen): La prima Corona?

Sul ruolo della lingua e


della figura di Dante nel processo di normazione e normalizzazione
dell’Italiano (6 luglio 2021)

Giovanni Gherardi, Il paradiso degli Alberti (1425-6), Scusimi ancora…-> Indicazione di 3 corone
fiorentine. Prima attestazione. Li segue come naviganti (Ciociola (2001: 140)) ca. 100 prima di Bembo

Scrive quasi sempre in volgare. Cultore di Dante.

Enorme successo della C. già nel ‘300 in tutti i ceti.

Culto di Dante sempre vivo. Tantissimi epiteti fino a oggi.

Epiteto “la prima corona”? in connessione al processo di standardizzazione della lingua italiana.
Dante che ruolo ha nel processo di selezione e affermazione della norma.

Alcune tappe.

Modelli teorici di riferimento

Lingua per elaborazione (Kloss): 2 ambiti

Normazione (policy planning)- creazione della forma della norma: selezione e codificazione (ad es.
grafia, regole normative, dizionari, grammatiche riduzione polimorfia);

Normalizzazione (Language cultivation) – funzioni / funzionamento della norma: estensione della


norma e elaborazione (ausbau)

Società (gruppi) – status planning: selezione ed estensione

Lingua – corpus planning: codificazione e elaborazione

Non tutte le fasi devono essere concluse, ma ogni fase deve essere normalizzata, standardizzata. Una
lingua elaborata può essere definita standard. Il grado può variare.

Normazione corrisponde a questione della lingua: discussione aristocratica ed erudita intorno ad una
lingua. C’è una lingua altra dal latino che può essere usata per esprimersi?

Dibattito cinquecentesco, diamarcate in diastratia. Soluzioni pensate per colti ed erudite.

Diastratica Diatopia Diamesia


Bembo Lingua dei colti Fiorentino Testi letterari
trecenteschi
Machiavelli Lingua dei colti Fiorentino Fiorentino attuale
cinquecentesco
Castiglione Lingua dei colti eclettismo Uso della corte
Dante e la normazione dell’italiano

Venezia e le Corone

Quale lingua si cerca nel ‘500? Relazione tra uso scritto e uso parlato? Meno interessante la ricerca
per l’uso parlato. Il dominio della distanza comunicativa è quello che interessava.

Bembo e Manuzio (Venezia) optano per il fiorentino; Successo perché? modello ben codificato, noto
e ammirato, non soggetto a movimento, fisso, perché arcaico. Può essere riproducibile e
moltiplicabile. Vedi anche la stampa e il suo successo a Venezia. Anche motivi materiali quindi.

Decadenza politica del modello della corte nell’Italia pluricentrica. Limitazione del ruolo culturale e
politico delle corti a causa della stampa:

“Con l’avvento di questo nuovo potente mezzo di comunicazione la sede dell’elaborazione di un


modello unitario si trasferisce dalla corte al libro…” (Trifone)

Manuzio: tipograficamente innovativo, bellissimi esteticamente, maneggevoli, rispettosi della


punteggiatura, numeri delle pagine, -> libri moderni.

Gli altri modelli proposti sono meno collocabili e applicabili alla stampa.

Le due corone di bembo:

lingua sregolata, piena di latinismi, regionalismi, provenzalismi, lingua sregolata di Dante, mescolanza
di stile. Poco sistematico nell’affiancare più fonti.

Esplicito rifiuto non corrisponde un’effettiva assenza di Dante “eminenza grigia delle prose”,
dall’opera di Bembo (Oberto 2016: 23ss)

Postulati linguistici teorici provenienti da dante sono presenti nelle prose. Nominalmente rifiuta
Dante, ma lo usa come fondazione.

Due corone in Bembo! E dante rimane prima corona de facto -> cfr. De Mauro con apporto lessicale
dantesco alla nostra lingua.

Paradosso! Come avviene?

Accademia della Crusca (1582-3)

Accoglie tesi di Bembo e Salviati le radicalizza, trasforma -> il trecento diventa il secolo d’oro

Dante assume posizione centrale negli spogli della Crusca. Centralità della Crusca nel panorama delle
tante accademie italiane.

Salviati: separare la farina dalla crusca (simbolo il frullone), rassettatura del Decamenrone del Bocc. ,
lavoro filologico purista che confluì nel lavoro lessicografico dell’accademia.

Restituisce a Dante un ruolo di spicco. Processo di riautorizzazione, che porta alla riabilitazione di
Dante. Modificazione radicale del petrarchismo programmatico.

Rimisero Dante sul trono.


In più alle corone vennero aggiunti altri copricapi del trecento (altri autori) -> epoca aurea : il
trecento. Dal 400 in avanti gli autori corruppero la purità del favellare di quel buon secolo, (voc. Della
crusca, ai lettori, S. 6).

Criterio di natura temporale determina scelte estetiche. E vengono legittimate. Nobilitati dall’età, dal
tempo che trascorre. Fiorentini. Esclusività di questa collezione.

Dante è il più vario, ma anche il più raffinato e originale. Il più plasmabile, va bene per ogni
occasione.

Si fosse trattato solo di Petrarca, pochi argomenti, poche parole, pochi temi.

Commedia (più di 100000 parole), più 12000 lessemi diversi. Dante scrive di tutto, e conferisce al
volgare che usa dignità pari al latino. Si può parlare di tutto in volgare: si arricchisce stilisticamente,
lessicalmente, gramamticalmente, di temi, di registri alti e bassi. Dante è classico (similitudini…) e
innovatore (nuovi metri – terzina dantesca) – Grande operazione di elaborazione della lingua.

Salviati e l’accademia creano il presupposto per il miracolo italiano (Trabant 2010: 45): Il lessico del
trecento è la base della lingua nazionale. Lingua tetto per uno spazio frammentato come l’italiano.
Facilità della lettura di Dante e Boccaccio. Ma ricordiamo anche critica di Contini (1947) dice che
Tanto gentil e tanto onesta…parole presenti ancora oggi, ma con significati diversi.

Ideale purista votato all’arcaicità e ipostatizzazione e mitologizzazione del Trecento.

“Per Bembo la grandezza del passazo non era frutto di un mito nostalgico, ma di una oggettiva
valutazione dei meriti letterari di alcuni scrittori. Per Salviazi il trecento era atto di fede, erano stabiliti
i fondamenti del purismo una malattia cronica nella cultura italiana” (Marazzini)

Ottocento e il mito di Dante

Trecento anni prima che la questione sia risolta.

Caratteristica prevalentemente scritta della proposta del modello. De Mauro: “paradosso di una
lingua celebrata, ma non usata e per così dire straniera in patria” (De Mauro 1995: 4)

Settecento: europeismo, cosmopolitismo.

Ottocento: Interesse per uso primitivo, ingenuo, lingua d’uso. Intervenire sulla realtà linguistica.
(Serianni 1989:39)

Problema dell’autonomia politica rispecchia quello della libertà umana. La questione della lingua si
infiamma e si ripropone su tutti i fronti.

Si sviluppa il Purismo: Antonio Cesari: Trecento – naturalemnte puro. Movimento arcaizzante, anche
nell’arte: Del purismo nelle arti (1842) di Bianchini, Menardi, Tenerani, Overbeck.

Modello indiscusso sono gli artisti del trecento e quattrocento.

Elementi del fiorentino arcaico marcati diastraticamente e diafasicamente. Anche qui si vede Dante
per la sua mescolanza di stile e di registri.

Ma c’era anche l’animo normativo classicista:


Vincenzo Monti e Perticari: proposte per aggiunte alla Crusca.

Proposta era: Lingua del trecento e del cinquecento (libera da estremi arcaismi e toscanismi)

A Monti si deve l’amplificazione del mito di Dante: Dalle sue lettere. Scrive elegantissimamente, da
trattare con venerazione.

Purismi e classicisti si muovono entrambi all’interno della norma.

Nell’ottocento, Dante diviene bandiera del Risorgimento. Dante viene quasi considerato la prima e
unica corona. “Dante creava la lingua, Machiavelli scriveva, il Ferruccio parlava” (Luigi Settembrini
1961 [1879])

Varietà di Manzoni si avvicina all’uso vivo delle classi fiorentine. Marcatezza diatopica, ma dominio
dell’immediatezza comunicativa. Attraverso la marca diastratica alta (=classi fiorentine colte) si
mantiene il legame con la lingua letteraria. Compito arduo di Manzoni, trasformare l’italiano in una
lingua viva e vera, insegnare l’italiano agli italiani.

Il modello di Monti e cesari non hanno successo e l’accademia perde terreno.

Dante rimane invece indiscusso modello di lingua.

Onnipervasività di Dante nella cultura italiana

Supportato anche dallo storicismo italiano (Croce), imparato a memoria, diffusione capillare.

I mezzi di comunicazione di massa amplificarono poi il processo.

Unificazione linguistica del paese:

- Emigrazione all’estero di una massa dialettofona,


- Urbanizzazione, industrializzazione, migrazione interna
- Burocratzia e esercito
(mistura di masse)
- Dante, poeta di tutti gli italiani vive in una “variopinta oralità” , nella scrittura letterarie e
nell’immediatezza comunicativa.

- Italiano è ora in movimento, vitale, Dante è più di una corona.

- Nella psotfazione del GRADIT De Mauro: All’inizio del ‘300 il vocabolario fondamentale era il
60%, alla fine del 300 era al 90%. Numerosi altri lessemi sono prime attestazioni dantesche.

- Innovazioni grammaticali di dante anche, non solo lessicali: nuovi verbi, parasintetici
(intuarsi): nuove regole per la formazione di parole, morfologia produttiva per i verbi
parasintetici

- Ma anche (cfr. Contini) Elementi del lessico che non esprimono significato originario o che
non appartengono all’italiano di oggi.
- Ma motti danteschi nell’italiano comune sono nuemrosissimi: “perdere il ben dell’intelletto”
senza infamie e senza lode, il bel paese, Galeotto fu il … (produttivo), citazione di versi “nel
mezzo del cammin di nostra vita” caddi come corpo morto cadde.

Classicità, universalità onnipervasività, internazionalmente noto. Scuole università, cinema, teatro,


letteratura, fumetti. Canzoni (dal rap al metal, a canzoni per bambini).

Mescolanza di stili e registri.

Oggi siamo l’esito di una stratificazione della ricezione di dante.

Simona Oberto, Poetik und Programmatik der akademischen Lyrik des Cinquecento. Heidelberg,
Universitätsverlag Winter, 2016

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