Sei sulla pagina 1di 8

ECONOMIA POLITICA

23/09/2019

La quantificazione è la dimensione dei fenomeni riportati nelle tabelle. È possibile per esempio trovare la
fotografia di ciò che è avvenuto economicamente in un paese.

La quantificazione inoltre si definisce ordinata e coerente perché è necessario fare lo sforzo di non inserire
contraddizioni.

Si può avere una rilevazione delle forze di lavoro attraverso un questionario, interviste come per esempio
un’intervista che fu fatta a 220mila persone 2 volte l’anno.

L’ente pubblico ISTAT (istituto nazionale di statistica) ha la funzione di cercare le eventuali cause della
divergenza per poi approdare ai veri dati reali. I conti possono essere rivisiti in due modi: trimestrali o
annuali. Quando si parla di teste si fa riferimento alle persone occupate.

Per quanto riguarda i conti nazionali costituiscono la base informativa per le politiche economiche e sociali
e descrivono in forma quantitativa il sistema economico di un Paese per analizzare e valutare la produzione
e il consumo che avvengono in un anno. La produzione presuppone il lavoro attraverso il quale alcuni
elementi vengono trasformati in modo da soddisfare il lavoro degli uomini. Per questo motivo l’attività di
produzione è un’attività di TRASFORMAZIONE.

Si possono utilizzare 2 tipi di elementi:

1) Materiali (legno)
2) Immateriali (cure mediche) che possono essere chiamati anche BENI o SERVIZI i quali producono e
vengono prodotti.

È importante però saper distinguerli. Così possiamo dividerli in: BENI DI CONSUMO (impiegati direttamente
per soddisfare i bisogni dell’uomo, come fare il pane) e BENI DI PRODUZIONE (impiegati indirettamente-
sono i mezzi- come la farina con cui si fa il pane).

I beni di consumo possono essere di 2 tipi: ad USO IMMEDIATO/SINGOLO (nel momento in cui vengono
consumati possono essere utilizzati una sola volta poiché successivamente distrutti) e i beni ad USO
DUREVOLE (si può utilizzarli più volte come il phon).

I beni ad uso immediato costituiscono i BENI INTERMEDI quindi, i mezzi. Per esempio il petrolio che si usa
per generare una bacinella di plastica; invece i beni ad uso durevole rappresentano i BENI DI
INVESTIMENTO (per esempio l’altoforno).

L’insieme dei due costituisce i consumi di una società necessari a soddisfare i bisogni dell’uomo.

COME AVVIENE PRODUZIONE E CONSUMO

Abbiamo registrato un istante iniziale alle ore 24.00 del 31/12/2017 e un instante finale alle ore 24.00 del
31/12/2018. Nel mezzo è presente la produzione.

Nell’istante iniziale è presente l’attrezzatura iniziale che corrisponde al complesso di beni di investimento
che sono stati prodotti in precedenza e sono pronti per essere utilizzati, beni intermedi ancora non utilizzati
e beni di consumo. L’attrezzatura iniziale è generalmente in possesso delle imprese produttrici.

Si parla di convenzione perché nel momento in cui un bene di consumo si vende, si considera consumato.

La produzione invece è composta dai beni di investimento, dai beni intermedi e dai beni di consumo.

A fine anno invece troviamo i beni prodotti nel corso del 2018, e le altre 3 tipologie.
La somma di tutti i beni corrisponde alla PRODUZIONE LORDA VENDIBILE che corrisponde alla somma di
tutto ciò che troviamo al termine della produzione delle imprese. Si chiama così anche perché ci sono tutti
quei prodotti che non sono stati venduti.

Per ottenere questa somma non posso fare riferimento solo al peso infatti siamo costretti a misurare in
termini di valore.

Il CAPITALE REALE è diverso dal CAPITALE FINANZIARIO.

Il primo è rappresentato dalle attrezzature produttive che generano un flusso di servizi produttivi nel
tempo.

Il secondo è costituito dalla moneta e dalle altre forme di attività cartacea che ne hanno la stessa funzione.

È possibile parlare anche di un capitale fisso alla fine del 2018 e di scorte alla fine del 2018. Le SCORTE sono
composte dai beni intermedi e dai beni di consumo.

Nonostante tutto è necessario prendere in considerazione 2 tipi di grandezze: il FLUSSO e il fondo o STOCK.

Il FLUSSO è una variabile che fa riferimento a una dimensione temporale lunga. La relazione pertanto è
valore/tempo. (può misurare il numero di nascite di un paese in un anno)

Mentre lo STOCK è quella variabile che viene misurata in un determinato istante. (può misurare il numero
di abitanti in un certo paese definito in quell’istante).

ESEMPIO

Il valore della farina che è stata acquistata dal forno il quale deve fare il pane dichiara a fine anno il valore
del pane prodotto.

Val F = salari + … // Val P = salari + Val F + … il valore della farina è presente 2 volte perché è sia il
componente della somma che parte del valore del pane. Quando funge da valore intermedio va eliminata.

La misura più adeguata è la produzione lorda vendibile – i beni intermedi impiegati. Viene inoltre chiamato
PRODOTTO INTERNO LORDO perché è interno al Paese ed è molto più affidabile perché si misura meglio.

Il PIL si ottiene sommando la produzione delle imprese – i beni intermedi al fine di evitare duplicazioni.

Un altro fattore è l’AMMORTAMENTO, ovvero la perdita di valori chiamata anche deterioramento effettivo
(di una macchina per esempio con il passare degli anni).

il PIL – l’AMMORTAMENTO generano il PRODOTTO INTERNO NETTO chiamato così perché è al netto degli
ammortamenti.

Il capitale a fine 2018 – il capitale a fine 2017 = investimenti lordi = variazione dell’azione produttiva da un
momento all’altro.

Capitale fisso 2018 – capitale fisso 2017 = investimenti fissi lordi

Scorte a fine 2018 – scorte a fine 2017 = variazione delle scorte.

La domanda che nasce spontanea a questo punto è: perché le imprese tengono da parte delle scorte?

Perché permettono di far fronte a variazioni non previste delle imprese. Può essere positivo per un
improvviso aumento di domanda (es. caldo di questa estate ha generato un aumento di richiesta di
condizionatori). Al contrario può essere negativo se la domanda diminuisce perché a quel punto quei beni
rimarrebbero prodotti ma non venduti (scorta non desiderata).
Le abitazioni (case) non possono essere prese davvero in considerazione perché noi sappiamo solo in che
momento vengono acquistate. Queste hanno un valore molto grande che rende instabile il valore dei
consumi. (sarebbe difficile controllare lo stato sociale delle persone dopo aver comprato la casa). Infatti per
convenzione sono inserite tra i beni investimento.

Le imprese che realizzano la produzione si servono di 3 elementi: LAVORO, LAVORATORI (capitale), RISORSE
NATURALI NON RIPRODUCIBILI (es. terre). Le famiglie consumano e forniscono.

24/09/2019

Quando si parla di lavoro, bisogna far riferimento alla disponibilità di lavoro ovvero l’OFFERTA di lavoro che
corrisponde alla quantità e alle ore. L’offerta sono i lavoratori che si rendono disponibili a lavorare. La
DOMANDA di lavoro invece proviene dalle imprese che vogliono assumere nuovi impiegati.

Il lavoro quindi è una vera e propria MERCE: chi lo vende lo offre, chi lo vuole acquistare lo domanda.

Un’altra domanda da porsi è: da cosa dipende l’offerta del lavoro? Dal numero delle persone che vivono nel
paese.

E da cosa dipende l’andamento della popolazione? Da 2 elementi: il saldo naturale della popolazione che
dipende dal numero delle nascite – il numero dei morti (riferite ad un certo periodo di tempo).

E dal saldo migratorio che corrisponde al numero dei nuovi immigrati – il numero degli emigrati (al netto
della migrazione).

Complessivamente la variazione della popolazione dipende dal SALDO NATURALE + SALDO MIGRATORIO.

ESEMPIO

Nel ‘600 sia il tasso di natalità che quello di mortalità erano elevati.

Già tra la metà del ‘700 e la metà dell’800 in Europa la popolazione aumentò. Le famiglie erano numerose e
cadde anche il tasso di mortalità grazie alle scoperte scientifiche come i vaccini.

Da metà ‘800 in poi la situazione diventa stazionaria. Acquisisce forza il sindacato o altre strutture di questo
tipo: più forza per i meno abbienti. Hanno contribuito le leggi per il lavoro minorile o quelle sull’obbligo
scolastico in modo da escludere i bambini dal lavoro.

Negli ultimi 30 anni invece si è verificato un fenomeno particolare: una riduzione della popolazione dovuto
ad una situazione economica più difficile. Di conseguenza sono aumentate anche le divergenze e le
disuguaglianze tra classi sociali perché i ceti più ricchi risultarono privilegiati.

Il problema c’è quando la popolazione cresce di più rispetto al capitale. In questo caso il risultato sarà che il
prodotto cresce meno e di conseguenza diminuisce il PIL PROCAPITE (prodotto interno lordo / la
popolazione).

Il 2 elemento è la distribuzione per età della popolazione mentre il 3 elemento è la disponibilità a lavorare
(fattore che in Italia era più basso quando le donne non lavoravano). A questo si aggiunge la questione dello
SCORAGGIAMENTO. Quando c’è un calo di occupazione le persone si ‘scoraggiano’ e non ne cercano una
nuova. In questo modo diminuiscono gli occupati e così anche i disoccupati perché considerando le
prospettive poco rosee molti rinunciano a fare azioni di ricerca.

Il contrario può avvenire nella situazione opposta: aumenta l’occupazione e aumentano i disoccupati.
L’insieme di persone che sono disponibili a lavorare sono chiamate FORZE DI LAVORO.
IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE (percentuale delle forze di lavoro che pur cercandolo, non lo trova) si trova
dividendo il numero dei disoccupati con il totale delle forze di lavoro.

Un altro elemento da prendere in considerazione è l’orario medio di lavoro (riguardo l’offerta di lavoro che
proviene dai lavoratori). Orario che si è ridotto dalle 67 alle 42 ore settimanali (da allora è più o meno
stabile con piccole variazioni). Se da un lato l’orario rimane stabile, dall’altro lato il processo tecnico e la
produttività del lavoro aumentano. Infatti questo determina un valido problema perché possono servire
meno lavoratori per produrre la stessa quantità di prodotto. Nonostante ciò se la domanda di beni è alta,
l’aumento di occupazione può compensare il resto.

I vari governi hanno accettato stranamente la riduzione dell’orario di lavoro perché di solito – salario –
orario – merce prodotta.

Un ulteriore elemento è l’intensità dei diritti di lavoro.

Per quanto riguarda le risorse naturali non riproducibili come la terra, non si può disporre liberamente.

Se parliamo invece di ricchezza finanziaria, ci colleghiamo ad una faccenda che prevede 2 aspetti quasi
opposti: CREDITI e DEBITI. Ho un credito verso qualcuno quando aspetto che mi restituiscano per esempio
del denaro, ho un debito quando sono io stessa a dover restituire moneta.

Crediti e debiti si compensano reciprocamente solo in un’economia CHIUSA perché il capitale REALE e il
capitale COMPLESSIVO/ NAZIONALE corrispondono.

Nel momento in cui l’economia è APERTA (Germania, Italia, Francia) il capitale nazionale e il capitale reale
non coincidono. Generalmente crediti e debiti vengono sistemati in moneta.

Una volta che ES. la Francia ha ricevuto dei crediti dagli USA, ha il diritto di acquistare merci americane.
Questi crediti non possono essere rifiutati come mezzo di pagamento infatti sono considerati una vera
ricchezza per un Paese.

Spesso il capitale reale viene chiamato ATTIVITA REALE; il totale dei crediti ATTIVITA FINANZIARIE e il totale
dei debiti PASSIVITA FINANZIARIE.

Se torniamo a fare riferimento ad un’economia aperta possiamo affermare che il capitale nazionale si
ottiene SOMMANDO l’attività reale e i crediti a netto verso l’estero (composti da crediti – debiti verso
l’estero).

Il debito pubblico è in parte verso i cittadini italiani (2/3) e in parte verso quelli stranieri (1/3). Ciò che conta
è il debito verso l’estero perché prevede che una parte del nostro guadagno vada all’estero.

In base a questo prestito si pagano gli interessi, tenendo in considerazione la lunghezza del prestito.

Lo SPREAD indica la differenza (a volte di percentuale) di rendimento tra due titoli (azioni, obbligazioni,
titoli di stato). Il rischio è che il paese a cui viene prestata una percentuale di denaro non sia in grado di
pagare il tasso di interessi. Di conseguenza il debito cresce.

25/09/2019

A livello di impresa troviamo sempre che la differenza tra produzione lorda vendibile (i) e beni intermedi
impiegati (i) generano il valore aggiunto dall’impresa. Quest’ultimo indica ciò che l’impresa ha aggiunto a
quanto aveva prodotto presso l’impresa stessa.
A questo punto potrei sommare il tutto per tutte le imprese e così il valore finale che è la sommatoria di
tutti i valori aggiunti dall’impresa corrisponde al PIL.

IMPOSTA IVA è un’imposta applicata sul valore aggiunto di ogni fase di produzione, di scambio di beni e
servizi. Non è facile ripartirla in base al territorio e siamo noi che la paghiamo.

Però, come avviene il processo produttivo? Ci si arriva impiegando i beni intermedi, il capitale fisso (beni di
investimento), la terra (risorse naturali non riproducibili) e il lavoro (salari). Tutto ciò arriva dalla produzione
lorda vendibile di una particolare impresa che è costretta a sostenere i costi dei fattori elencati in
precedenza. Questa somma prende il nome di REMUNERAZIONE (ciò che serve per pagare i 3 elementi)
indicata con RENDITE. È importante remunerare il capitale che viene chiamato PROFITTO.

I costi complessivi sono: beni intermedi impiegati (i), salari (i), profitti lordi (i) (perché sono stati usati) e
rendite (i). La differenza sostanziale tra profitto lordo e netto sta nell’ammortamento.

I costi sono sostenuti in base a SAGGIO o TASSO di REMUNERAZIONE per 1 unità di terra/ capitale/ lavoro
(grandezze che non sono arbitrarie).

Produzione lorda vendibile – (beni intermedi impiegati + salari + profitti lordi + rendite) = PROFITTO DI
IMPRESA o EXTRA PROFITTO (perché viene da fuori) che può risultare positivo o negativo in base alle
circostanze esterne/ condizioni favorevoli.

PLV = B intermedi impiegati + S + PL da capitale + PL pagato dall’impresa + R. se noi uniamo i due profitti
lordi e sottraiamo i beni impiegati avremo: PLV – BII = S + PL + R.

Il valore aggiunto è il prodotto realizzato dall’impresa senza duplicazioni e si trova sommando salari +
profitto lordo + rendite (tutte forme di reddito).

Il REDDITO è un flusso di moneta che possiede un potere di acquisto che viene trasferito da un elemento
all’altro e che permette di disporre di beni di servizio. Produrre significa anche generare un reddito che va
soltanto a coloro che hanno contribuito alla produzione.

La sommatoria non è altro che il PIL quindi l’ammontare di redditi pari al valore del PIL realizzato (reddito
nazionale lordo).

L’attività produttiva fa si che il reddito aumenti. Per ottenere un reddito procapite bisogna dividere il
reddito nazionale lordo diviso la popolazione.

Il reddito nazionale lordo invece si ottiene sommando i CONSUMI e i RISPARMI LORDI che rappresentano la
parte del reddito che non viene consumata. Sono lordi perché lo è il prodotto nazionale lordo.

30/09/2019

PIL= sommatoria valore aggiunto (i) + sommatoria valore aggiunto (p.a)

PIL= salari + prodotti lordi + rendite = RNL (reddito nazionale lordo che può provenire solo dalla produzione)

RNL = consumi + risparmi lordi

Produzione lorda vendibile = beni intermedi impiegati + consumi + investimenti fissi lordi (cap fisso 2018-
cap fisso 2017) + variazione delle scorte (beni intermedi non impiegati e consumi non venduti)

PLV – beni intermedi impiegati = consumi + investimenti fissi lordi + variazione delle scorte
I fattori di sinistra sono il PIL = consumi + investimenti lordi (capitale o scorte presenti in magazzino)

STATO  Pubblica Amministrazione  3 elementi

1) Attività o enti pubblici che agiscono come se fossero imprese private e vendono a prezzo di
mercato (es. ferrovie). La sommatoria comprende valore aggiunto sia delle imprese private che
quelle pubbliche
2) Fornisce servizi destinabili alla vendita o consumi pubblici. Sono servizi che vengono forniti o
gratuitamente o con un prezzo non paragonabile a quello della P.A.
3) Trasferimenti di reddito; non c’è creazione di reddito moneta che viene spostata da qualcuno a
qualcun’ altro (paghetta)

Reddito di cittadinanza è un termine proprio, è dato a tutti i cittadini ed è universale. Il reddito garantito è
l’integrazione che viene fornita ad una particolare categoria di persone-

Valore aggiunto (i) = produzione lorda vendibile (i) -beni intermedi impiegati (i)

Valore aggiunto (PA) = consumi pubblici (pa) (è una grandezza che non possiamo conoscere) – beni
intermedi impiegati (PA)

Valore aggiunto (i) = salari (i) + profitti lordi (i) + rendite (i)

Valore aggiunto (PA) = salari (pa/ pagati ai dipendenti) + profitti lordi (pa/ somme spese per impiegare beni)
+ rendite (pa/ es. per affittare un terreno per una manifestazione)

Non troviamo gli EXTRAPROFITTI perché la P.A non ha delle vendite, quindi non ha dei ricavi.

PIL= consumi privati + consumi pubblici (non si possono misurare) + investimenti lordi pubblici +
investimenti lordi privati

RNL= consumi privati + consumi pubblici + risparmi lordi privati + risparmi lordi pubblici – così il reddito
generato affluisce anche alla pubblica amministrazione

RISPARMIO LORDO PUBBLICO = imposte – spesa pubblica

DEFICIT PUBBLICO = quando ha speso più di quanto ha incassato

DEBITO PUBBLICO = accumularsi di deficit genera il DEBITO che può essere evitato solo se la spesa è pari o
inferiore alle imposte

RNL= PIL

Consumi + risparmi lordi = consumi + investimenti lordi

Eliminando in entrambi i lati i consumi rimane la parte del prodotto che non viene impiegata per il consumo
della famiglia. La parte restante verrà impiegata dalle imprese

Investimenti lordi fissi + variazione di scorta  la parte che non serve a soddisfare i consumi o viene
acquistata come capitale fisso o serve per accrescere le scorte.

La variazione di scorta può essere DESIDERATA o NON DESIDERATA. Il 2 caso avviene quando i beni sono
maggiori e quindi rimangono invenduti nei magazzini delle imprese.

Risparmi lordi = investimenti fissi lordi + variazione scorte desiderate/ non desiderate (scorte indistinte)

01/10
Lavoriamo sempre in un’economia CHIUSA

Grandezze con aggettivo INTERNO (es. PIL) indicano che siamo all’interno del territorio del Paese; con
aggettivo NAZIONALE, riguarda operatori nazionali (lavoratori, imprese). Non sono per forza cittadini italiani
ma coloro che risiedono in un certo Paese stabilmente.

PIL realizzato da lavoratori nazionali o lavoratori stranieri. Gli italiani che svolgono un’attività produttiva in
Germania non contribuiscono al PIL italiano. In economia APERTA il discorso cambia.

PIL = sommatoria valore agg (i) NAZ/INT + ‘’ valore agg (i) EST/INT + valore aggiunto (PA)

PIL = salari + profitti lordi + rendite (redditi generati dal PIL che non necessariamente vanno tutti ad
operatori nazionali)

PIL = redditi da lavoro dipendente (salari/stipendi) + redditi da capitale e impresa (tutti gli altri)

PIL = redditi da lavoro dipendente + imposte indirette (incassate al momento della vendita es. IVA) +
reddito lordo di gestione // diverso da RNL perché alcuni non vanno agli italiani e viceversa. Ci fa sapere
quanto si è prodotto in Italia.

RNL = PIL + redditi netti dall’ estero (provengono dall’estero, percepiti dagli italiani che lavorano fuori) –
redditi pagati all’estero (stranieri che lavorano in Italia) NETTO implica una differenza.

Quando si parla di TRASFERIMENTI INTERNAZIONALI UNILATERALI NETTI si fa riferimento al reddito


spostato da un paese all’altro. Unilaterale perché sono senza contropartita. Possono essere pagati dall’Italia
(contributi pere l’ONU) o ricevuti (fondi che riceviamo dalla UE).

RNL disponibile può essere utilizzato per consumi nazionali + risparmi nazionali.

Le IMPORTAZIONI sono quel qualcosa che gli italiani hanno comprato quando erano all’estero mentre le
ESPORTAZIONI sono il contrario.

PIL + importazioni = consumi nazionali + investimenti lordi + esportazioni

Abbiamo le RISORSE a sinistra = e gli IMPIEGHI a destra. Nell’economia APERTA i risparmi lordi e netti sono
diversi così come PIL e RNL.

02/10

Operazioni correnti= hanno a che vedere con il reddito che si è generato nell’anno.

Movimenti di capitale (finanziario) patrimonio che sono stati accumulati nel tempo = chi possiede un
patrimonio cerca di collocarlo laddove c’è un rendimento più elevato (spostamento di ricchezza).

Bilancio dei pagamenti (3 conti):

1) CONTO CORRENTE (trasferimenti intermedi unilaterali, esportazioni, importazioni, redditi dall’/


all’estero). È un conto algebrico che si registra con il segno +/-. Entrate (+) e uscite di denaro (-).
Redditi possono essere +/-
2) CONTO CAPITALE (trasferimenti). Attività intangibili non prodotte (brevetto, marchi, contratti).
3) CONTO FINANZIARIO (investimenti diretti, investimenti di portafoglio, altri, variazione ecc.).
investimenti diretti  comprano dall’Italia una parte delle azioni di una società. Acquistata una
quantità di azioni tali da ottenere il controllo della società stessa. La % che serve sarebbe il 50%
però è sufficiente un 30/35% (perché nelle imprese capita che ci siano persone che non
partecipano alle votazioni).
Investimenti di portafoglio  la % che si ottiene è più bassa e serve per assicurarsi un reddito
(quindi può essere qualsiasi cosa che permette di avere un reddito).
Altri investimenti  (finanziari) titoli particolari
Variazione delle riserve ufficiali  la cui somma è il saldo del conto finanziario.

Tutti generano un SALDO. Quello di tutti è il SALDO BILANCIO DI PAGAMENTO. Il risultato deve fare SEMPRE
0. Ogni operazione si registra sempre 2 volte. E la 2 volta i fattori vengono registrati con il segno opposto,
per questo motivo il risultato è 0. Questo metodo proviene dal Medioevo e dai calcoli fiorentini.

TEORIA ECONOMICA/ ECONOMIA POLITICA. Comincia con la metà del ‘700. Fino ad allora i regini politici ed
economici erano organizzati in maniera gerarchica. Successivamente cominciarono a sorgere delle piccole
imprese che agivano senza un piano già centralizzato; ciascun produttore decide quanto produrre.

Ma come è possibile che se ognuno decide e produce per conto suo a fine anno le merci sono giuste e non
in più/ in meno?

Prima  principio normativo // dopo  problema di conoscenza. Qui comincia l’economia politica e
scientifica. Si osserva la ROTTURA del PARADIGMA. 1) Fase determinata dall’analisi di un gruppo di
economisti francesi  FISIOCRATICI (Quesnay); poi quelli inglesi (Smith- intellettuale e Ricardo- finanziere
importante); 2) impostazione NEOCLASSICA o MARGINALISTA prevalente ma non unica. Perché c’è stata la
rottura, a causa del rapporto tra fatti e teoria; fatto storico = economia classica descritta in termini
conflittuali. Momento più famoso all’inizio dell’800 con la CONTROVERSIA relativa ai DAZI sul grano
importato in UK. La concorrenza internazionale danneggiava le imprese agricole.

DAZI = servono per scoraggiare chi acquista perché il prezzo viene aumentato. Penalizzare l’importazione di
grano (simbolo dell’alimentazione) in modo da dover comprare quello in UK. In questa situazione emerge la
BORGHESIA. Se i dazi aumentano, è necessario aumentare i salari.

Emergono poi i LAVORATORI che costruiscono i primi SINDACATI. Comincia un conflitto interno tra i
possessori e i lavoratori stessi.

Economisti (ritengono il conflitto sociale una circostanza dannosa) cambiano atteggiamento e da quella che
era solo un’analisi, sviluppano una TEORIA che prevede ARMONIA tra le classi sociali con l’obiettivo di
ottenere maggiori risultati. Teoria che è stata dimenticata o non compresa.

Intorno al 1930 fu chiamato un economista italiano PIERO SRAFFA. Il padre era stato il rettore della
Bocconi. Si era interessato al destino di Gramsci. Sraffa fu preso ‘sotto protezione’ da KEYNES. Il primo capì
che l’importazione teorica era diversa da quella corrente.

TEORIA NEOCLASSICA è stata vittima di controversie e conflitti. Si tratta di una QUESTIONE DI METODO
secondo cui qualsiasi fenomeno economico possa essere interpretato in base alla FUNZIONE di DOMANDA
e di OFFERTA.

Mercato = insieme di consumatori che DOMANDANO. Insieme di imprese che PRODUCONO.

Esiste un grafico in grado di rappresentare la CURVA di domanda e la curva di offerta. Prezzo del bene A è
complesso  per evitare la variazione di prezzo si considera il PREZZO RELATIVO (consideriamo poi il BENE
Z = unità di misura del valore del bene A). minore è il prezzo e maggiore è la domanda. Inoltre, dato che P e
Q non hanno una posizione fissa sull’asse delle ascisse o delle ordinate, mettiamo un O cerchio intorno alla
variabile INDIPENDENTE per identificarla meglio. Tra di loro vige una relazione inversa che proviene proprio
dalla teoria neoclassica.p

Potrebbero piacerti anche