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Le condizioni di vita a Theresienstadt si fecero subito molto difficili: all'interno della fortezza grande, in
un'area precedentemente abitata da 7.000 cechi, si trovarono a convivere oltre 50.000 ebrei. Il cibo era
scarso, le medicine inesistenti, la situazione abitativa drammatica. Nel 1942 morirono nel campo
almeno 16.000 persone, inclusa Esther Adolphine (una sorella di Sigmund Freud), che morì il 29
settembre 1942; Heinrich Rauchinger, pittore polacco, Friedrich Münzer (un noto studioso di storia
classica tedesco) che morì il 20 ottobre 1942 e due fratelli della nonna del politico statunitense John
Kerry. Per far fronte al numero elevato dei decessi un crematorio fu costruito nel campo.[18]
Il crematorio del campo
Gli ebrei rinchiusi nel campo di Theresienstadt «nonostante la costante minaccia della deportazione,
ebbero una notevole vita culturale »[19]: Potevano ad esempio avere accesso ad una biblioteca di
60.000 volumi[20], «scrittori, professori, musicisti e attori tennero conferenze, concerti e spettacoli
teatrali».
I bambini di Terezín
La cospicua presenza di bambini all'interno del campo fece sì che, per quanto possibile, i prigionieri
adulti si adoperassero affinché tutti i bambini deportati potessero continuare il loro percorso educativo.
Nonostante fosse loro proibito di frequentare la scuola, i bambini presenti a Terezín «frequentarono le
scuole» autogestite del ghetto[20]. Quotidianamente si tenevano lezioni ed altre attività culturali. Per loro
e con loro si allestirono spettacoli teatrali e musicali. Tra il 1943 e il 1944 l'opera per
bambini Brundibar di Hans Krása, venne messa in scena per ben 55 rappresentazioni; il giovane
cantante protagonista Honza Treichlinger divenne una celebrità nel campo.[21] Inoltre la comunità riuscì
a pubblicare una rivista illustrata, Vedem, che, fondata e diretta dal giovanissimo Petr Ginz, trattava di
poesia, dialoghi e recensioni letterarie ed era completamente prodotta da ragazzi di un'età compresa
tra i dodici ed i quindici anni.[22]
L'insegnante d'arte Friedl Dicker-Brandeis creò una classe di disegno per bambini nel ghetto: il risultato
di questa attività furono oltre quattromila disegni che Dicker-Brandeis nascose in due valigie prima di
essere deportata ad Auschwitz. Questa collezione riuscì a scampare alle ispezioni naziste e venne
riscoperta al termine del conflitto, dopo oltre dieci anni. Molti di questi disegni possono oggi essere
ammirati al Museo ebraico di Praga dove la sezione archivio dell'Olocausto è responsabile
dell'amministrazione della collezione di Theresienstadt.[23]
Alla conclusione del conflitto degli oltre 15.000 bambini di Terezín solo circa 1.800 saranno ancora in
vita, considerando anche i circa 800 adolescenti che negli ultimi mesi e settimane di vita del campo
giunsero a Terezin da altri campi di concentramento.[24] L'United States Holocaust Memorial
Museum calcola che il «90 per cento dei bambini di Terezin morirono nei campi di sterminio»[20]
Il Requiem di Verdi
«Canteremo ai nazisti quello che non possiamo dire loro»
La copertina del due CD: Terezín: The Music 1941-1944. Musica scritta dai detenuti nel campo di concentramento
di Terezín durante la seconda guerra mondiale[33][34][35]
«Giorno d'ira, quel giorno distruggerà il mondo nel fuoco, come affermano Davide e la Sibilla.
Quanto terrore ci sarà, quando verrà il giudice, per giudicare tutti severamente»
(Dies irae, de La Messa di Requiem[36] di Giuseppe Verdi)
I primi convogli di deportati (2-3 al mese) partirono da Terezin per i ghetti dell'est già nel
gennaio 1942 con una media di 1000 persone ciascuno e proseguirono con cadenza regolare
per tutta la durata della guerra. Arrivare nei ghetti dell'est nel 1942 significava solo un
momento di passaggio per i campi di sterminio o, nel migliore dei casi e solo per pochi, per il
lavoro coatto. Dal maggio 1942 si pensò di evitare l'inutile tappa intermedia, inviando i
deportati direttamente ai campi di sterminio di Sobibor, Maly Trostenets e Treblinka e quindi
dalla fine di ottobre 1942 ad Auschwitz che dal quel momento divenne la meta privilegiata dei
trasporti che cessarono solo alla fine di ottobre 1944. Le superiori capacità di sterminio di
Treblinka e Auschwitz permisero di inviare in ogni convoglio anche 2000-2500 persone alla
volta.[48]
Per alcuni mesi (tra il settembre 1943 e il luglio 1944), in rapporto alle attività
propagandistiche in atto a Terezin, le autorità naziste decisero di duplicare a Birkenau
(sezione BIIb) le condizioni del "ghetto-modello" di Terezin, attraverso la creazione di una
sezione speciale, il cosiddetto Theresienstädter Familienlager o campo per le famiglie di
Terezín a Auschwitz-Birkenau, dove trovarono sistemazione temporanea circa 17.500 ebrei
provenienti da Terezin.[49] Un paio di settimane dopo la visita della Croce Rossa a Terezin nel
giugno 1944, il campo per famiglie di Birkenau fu liquidato tra il 10 e il 12 luglio 1944 e quasi
tutti i prigionieri furono avviati alle camere a gas. Per tutti gli altri trasporti per Auschwitz, giunti
nel periodo anteriore al settembre 1943 o successivamente al luglio 1944, si seguirono le
"normali" procedure di selezione e di sterminio.
La fine
Cessato ogni sforzo propagandistico, alla fine di settembre del 1944 fu presa la decisione di
liquidare il campo. Dal 28 settembre al 28 ottobre 1944 da Theresienstadt partirono undici
treni che portarono ad Auschwitz, verso la morte, 18.402 persone, tra i quali moltissimi dei
bambini del campo. Nel tentativo di eliminare le prove delle migliaia di persone morte nel
campo, si ordinò il 31 ottobre 1944 che le ceneri dei deceduti fossero disperse nel fiume; una
catena di donne e di bambini eseguì il lavoro durante la notte.[14] Un tentativo di creare nel
1945 una camera a gas nei sotterranei della "piccola fortezza" fallì per la ribellione dei
prigionieri.[50].
Resosi impossibile ogni tentativo di liquidazione del campo, il direttore del campo cercò di
trattare la resa, barattando le vite dei superstiti in cambio dell'impunità. Nel febbraio 1945, a
un treno con 1200 ebrei fu consentito di raggiungere il territorio svizzero, mentre il 15 aprile fu
permesso il rimpatrio dei 423 ebrei danesi.
D'altro lato, il flusso degli arrivi al campo continuò ininterrotto, anche quando era chiaro che la
guerra era perduta per i tedeschi. Gruppi consistenti di ebrei giunsero ancora l'8 marzo 1945
dall'Ungheria e ai primi di aprile dalla Slovacchia. Nelle ultime concitate settimane di vita del
campo circa 15.000 prigionieri arrivarono da altri campi di concentramento, aggiungendosi agli
oltre 17.000 che già vi risiedevano. Il 5 maggio il campo fu affidato alla Croce Rossa e cinque
giorni dopo vi giunsero le truppe sovietiche. Al loro arrivo vi trovarono oltre 30.000 persone,
[51]
così suddivisi:
(a) 17.973 erano i sopravvissuti, tra coloro che era giunti al campo tra il 24 novembre 1941 e il
20 aprile 1945, di cui:
(b) Ad essi vanno aggiunti oltre 13.000 prigionieri sopravvissuti tra coloro che evacuati da altri
campi di concentramento erano arrivati a Theresienstadt tra il 20 aprile e il 6 maggio 1945,
spesso in condizioni terribili per la fame e le malattie, dopo estenuanti marce della morte. Tra
essi vi erano anche Goti Herskovits Bauer, Frida Misul e Elisa Springer.
Tra i superstiti si contarono 1.633 bambini e adolescenti, equamente divisi tra veterani del
campo e nuovi arrivati da altri campi.[52]
Si continuò a morire anche dopo la liberazione. Un'epidemia di tifo si era diffusa con l'arrivo al
campo di prigionieri evacuati da Auschwitz e Ravensbruck. Ci vollero settimane per riportare
la situazione sotto controllo. I 500 malati del 6 maggio 1945 erano diventati 2.950 il 19
maggio. Solo dopo che tutti i malati furono isolati in un ospedale la situazione cominciò a
migliorare ma solo il 13 giugno si poté annunciare la fine dell'emergenza. Nel frattempo 920
persone erano decedute, tra cui anche una dozzina tra medici e infermiere.