Sei sulla pagina 1di 1021

Informazioni su questo libro

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

Linee guide per l’utilizzo

Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:

+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.

Informazioni su Google Ricerca Libri

La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
1

CA
LI
FO
SI RN
TY OF IA
E
UN
TH

.
OR L
A
SE

ITTHE! LIGHT
RE
( 1868

THE LIBRARY

OF

THE UNIVERSITY

OF CALIFORNIA

LOS ANGELES
1

4.
BIBLIOTECA CATTOLICA

COMPILATA
PER GLI ECCLESIASTICI
A. D'AMELIO . G. GARAVINI. G. MARESCA . F. PETAGNA .
G. PLACENTE . G. SANSEVERINO .
10
DELLA RACCOLTA
VOL. XV .
-
LA SCIENZA E LA FEDE

RACCOLTA RELIGIOSA

SCIENTIFICA LETTERARIA ED ARTISTICA

CHE MOSTRA COME IL SAPERE UMANO RENDA TESTIMONIANZA

ALLA RELIGIONE CATTOLICA

POLOHOO

ANIO VIII. - VOL . IV.

SLIG10
ICIST

NAPOLI 1818.
BX

961

5454

v . 15-16

Testimonia tua credibilia facta sunt nimis .


Ps., XCII , 5 .
Sapientia . .. misit ancillas suas ut vocarent ad arcem .
Prov . , IX , 13 . 1

co' TIPI DI VINCENZO MANFREDI


.

IITTRODUZIONE

Compie ormai il settimo anno questa nostra Raccolta. Quel


l' ardente desio di amicare gl'ingegni alla Religione , che le
diè nascimento , l'ha pure fin qui sostenuta nel suo lungo pe
noso cammino , aggiugnendole lena e rinfrancando le sue for.
ze quando per le durate traversie sembravano già infralite e
mancanti. Questa sua vita di sette anni , se mal non ci appo
piamo , non è trascorsa inonorata ed infruttuosa . Pruova di
ciò dirsi potrebbe la sua medesima prolungata esistenza ,la qua
le per un giornale religioso, a fronte di tanti altri che surti
tra noi cosi splendienti , ben presto quali comete scomparve
ro , sembra aver del meraviglioso. Pruova n'è altresì la sua
crescente diffusione non solo nell'una e nell'altra Sicilia, ma
in vari punti d'Italia , e l' onorata menzione che di lei face
vano e giornali ed opere di celebrati autori . Se ella in que
sto intervallo abbia partorito alcun frutto sia d'immegliamen
to negli studi chericali , facendo conoscere la presente condi
zione della Religione e della letteratura , sia con la diffusione
di buoni libri e col combattere i moderni errori , a noi certa
mente non tocca il portarne sentenza . Bastaci solo il ramme
morare quella quanto a noi cara , altrettanto non meritata te
stimonianza di due gloriosi Pontefici, che degnavansi non so
lo di accogliere il filiale tributo di nostre fatiche, ma incuo
rarle eziandio con dolci e confortatrici parole , e per ben due
fiate benedirle . Se quindi alcun bene produsse questa Raecol
ta , siane gloria al Supremo Largitor d'ogni cosa : a noi il ram
marico di avere quali inutili servi cosi neghittosamente trava
gliato nella sua vigna !
Un nuovo anno si apre all'opera nostra, ma essa il comin
cia sotto migliori e più fortunati auspici ;perciocchè gli straor
dinarii avvenimenti nella penisola ed i cangiamenti politici
tra noi operati , anzichè tornarle a nocumento, le promettono
più lieto avvenire . E nel vero , per noi che a difendere la Chie
sa ed il Pontificato particolarmente intendiamo, qual dolce
conforto non è il combattere all'ombra proteggitrice del Suc
cessor di Pietro, dell'immortale Pio IX ! Quell' udire il suo
3

nome dall'uno all'altro capo del mondo le cento volte bene


detto, ci riempie di gioia e ci addoppia il coraggio. Quell'ac
cordo miracoloso di tante roci, non pure in Europa, ma nel
l’Asia e nell'America, di Cattolici non solo, ma di Protestan
ti , di Scismatici, e fin d ' Infedeli, a tributare al gran Ponte
fice Romano omaggi cosi spontanei ed ardenti , non è a dire
quanto torni giovevole alla causa che noi difendiamo. Impe
rocchè ci gode l'animo di veder nel Vicario di Gesù Cristo co
me coloriti i nostri disegni, incarnato lo scopo di questa Rac
colta , alluati quei voti che formavamo. Chè siccome l'aver ca.
ro il frutto e lodárne la pellegrina squisitezza , inchiude ad un
tempo l'estimazione della pianta che il produsse , cosi la si
grande venerazione e l'amore dell'universale per Pio, sem
braci , dal lato almanco de' Cattolici di tutto il mondo , un av
vicinamento di cuori alla Sedia Apostolica , un riconoscere i
grandi beneficii che da lei derivarono, un attestato solenne di
ossequio e di amore a quella divina Religione che valse a for
marlo a tante sublimi virtii. E non son questi i più cari voti 1
del nostro cuore, il bramalo segno a cui mirano le meschine
nostre fatighe ? Questo nome adunque di Pio sarà la nostra
gloria : esso ci varrà di coraggio , di scudo , di arme invincibi.
le nella pugna; ed a chi osasse sconoscere o calunniare la no
stra Religione,mirate gli direm Pio IX ; e per noi sarà la vittoria .
Da un'altra parte, le presenti condizioni d'Italia non che
sconfortarci, ci muovono a sperar bene per il Cattolicismo.
Uno spirito di unione e di nazionalità surse , non ha molti an.
ni, in Italia, per opera specialmente del Botta colla sua storia
delle ultime rivolture della penisola. Fomentato dallo studio
si grande della natia favella , e cresciuto da quanti vi ebbe
ro più chiari scrittori dell’età nostra , oggi esso si mostra do
ve che sia grande ed acceso . Il quale estinguendo in Italia
le antipatie di municipio, ed affratellandone i popoli , ne for
ma un popolo solo , una sola famiglia.Or questo spirito di na
zionalità , se guardisi dal lato religioso , molto a parer no
stro , dee riuscire al Cattolicismo di giovamento . Imperocchè
non fu solo negli ordini civili e politici , che ebbe l'Italia a la
mentare i mali venutigli dallo straniero, il quale dopo averle
tante volte lacerato il seno , aggravata di ceppi, la foce segno
S

di ludibrio alle nazioni , ma più che uom crede , dallo straniero


!
eziandio le fu ad inebriarla offerta quella tazza avvelenata di
scismatiche dottrine e di empii sistemi , che adoperarono ad af
fievolire in essa l'amore pel Cattolicismo in lei cosi radicato
e spontaneo . E veramente, da chi mai se non dagli stranii , per
allegarne alcuno de' fatti moderni, le venne quella peste del
Giansenismo, che colle maledette innovazioni gioseffiane e
pistoiesi le apprese a parlare un linguaggio irriverente contro
alla Sedia Apostolica , e poco stette che non la traesse allo scis
ma ? Merce di oltremonte è quello spirito d'incredulità o d'in
differenza religiosa , che fin dallo scorso secolo le va occulta
mente serpendo in seno . Ed anche oggidi non è forse da Fran .
cia e da Lamagna , che ella imparò col Razionalismo quell'ar
rischiata maniera di parlare de' Dogmi, e sull'esempio di quel
le estimò come pellegrini trovati tante strane utopie , e storici
svarioni "), e fino forzando l'indole si schietta di sua favella,
udissi brontolare l'astruso gergo de Kant e de' Fichte ?
Or se oggi l'Italia sorge a vita novella di unione e di na
zionalità, non potrà non incontrare che mancando la strania
influenza d'irreligione, manchi con quella il contagio dell'in
credulità . L'antico genio italiano , levatosi oggi gigante, e me
more di essere stato due volte maestro ai popoli, non patirà di
più ricevere da Francia e da Lamagna isuoi pensieri in Religio
ne,in istoria ed in filosofia , e mendicare da estranei giornali un
bricciolo di rinomanza. Ma siccome un corpo infermo appena
libero da’guasti umori, riprende l'usato robusto temperamen
to , così l'Italia francata dall'influenza straniera , ripiglierà sen
za fallo la sua indole natia eminentemente cattolica ; essendo .
chè cattolica ella fu sempre ;in seno di lei piantò la Provviden
za il centro del cattolicismo;questo la rende pacifica dominatri .
ce di tutt'i popoli; questo è intimamente legato all'indole pro
pria di sua favella dolcissima, come quella che pacque ,direm
cosi,cattolica dalla mente del grande Alighieri, parlante le ve .
rità e le speranze della Fede cattolica. Il quale sublime pen

") E lo stranicro si ardisce per ciò venirne oltraggiando, chiaman


do noi Italiani con ingiuriosi nomi . Siccomeadoperò il Goerres,che
in un suo articolo intitolato aus Italien, ne' Fogli storico-politici
diMonaco, appella l'Italia natio comoeda!
1

samento sembra che volesse indicarci il divino pennello del .


l'Urbinate ,quando nella famosa disputa delSagramento , a ſian
co di Tommaso d'Aquino collocava il padre dell'italiano lin
guaggio, qual testimone e quasi un anello della cattolica tra
dizione ! Che non sien folli queste nostre speranze troppo lo
accennano i freschi avvenimenti . Oggi che splende sull'Italia
quell astro irradiante di Pio , chi non ha avvertito il felice mu•
tamento di pensieri e di linguaggio avvenuto negli scrittori
d ' Italia ? Quei medesimi che pria ligii dello straniero maledi.
cevan con lui al chericato , al monachismo, a Roma, ora se
vogliono essere popolari , ne parlano riverenti , se ne mostrano
difenditori. Lo stesso Gioberti e il Balbo non potettero pigliar
balia sugli spiriti italiani, se non parlando loro un linguaggio
religioso; e come la pianta che naturalmente s'inchina a quel
Ja parte donde le viene colla luce la vita , non si volgessero
alla Sedia di Pietro : tanto il cattolicismo è innestato alla na
zionalità italiana ! ti:
Egli è vero però , che ancor lunga' pezza durerà tra noi la
irreligiosa influenza di straniere dottrine . Quell'usato vezzo
di tener gli stranii maestri in filosofia e Religione non è anco
ra spento , e grande è tra noi la copia di quei loro libri , da'qua lic
li una gioventù inesperta attigne , senz'addarsene, dannate o
no
pericolose dottrine , e non per mal talento , le dichiara colla vo
ci
ce e collo scritto . Il perchè noi ci proponiamo , per quanto il
soffrono le nostre forze , di venire in suo aiuto . Laddove c'in
contrerà di leggere sia in libri sia in giornali italiani dottrine
erronee , le andremo in apposite riviste notando . E siccome
non avremo a fare con aperti e accaniti nemici , noi ne parle
remo come familiarmente, adoperando con libera discussione
quel linguaggio che si addice a' fratelli, tutti del pari solleci.
ti del bene della patria comune . Benedica Iddio questo nostro
divisamento per il quale si renderà vie più manifesto , per dir
lo col Gioberti , « l'amore che il clero italiano ha sempre di
mostrato verso i progressi civili e la prontezza a cooperarvi dal
canto suo, senza uscire dai termini del proprio decoro ") » .
I COMPILATORI

? ) Introduzione ecc. proemio, p . 88, Brusselle 1844.


LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 83 .
Gennajo 1848 .
à
7.
Ti
SCIBIT ZE
i.
se
20
ar De' Monumenti egiziani * )

Cio ARTICOLO PRIMO


el.
ero
na: Le magnifiche ma dispendiose opere sulle antichità egi
ziane di Rosellini , Champollion e Cailliaud fin dalle prime
la dispense destaron gli scienziati a maggior meraviglia , della
ZZO stessa scoverta di Ercolano e di Pompei . Esse tolsero all’ob
.co blio delle tombe e de ’ tempii di Egilto le più minute par
ua. ticolarità della vita pubblica e privata di un antichissimo
eo
popolo , le quali eran giaciute sepolte per intorno a tredi
VO
ci secoli ; esse ne addimesticarono colla corte de' Faraoni,
o il
meglio che noi non fossiino per avventura con quella de'
Plantageneti . Ma l'ingordo prezzo a cui montano questi li
rine
bri , i quali non potettero venire a luce che 'a spesa de' re,
me
rle adopera che e'corrano per le mani di soli pochissimi opulen
Fone ti . Il perchè l'editore dell'Ateneo , sollecito di gratificare
leci alla gran voglia che si ba di codeste ghiottornie, commise
stro
dir * ). Continuando nel nostro divisamento di favellare delle re
di. eenli seoverte d'antichità , le quali possono giovare a dichiara
dal zione della Bibbia , all'apologia , o alla archeologia sacra , cre
demmo pregio dell'opera il voltar dall'inglese codesti articoli
del Taylor, sulle antichità egiziave, inseriti nell’Athenaeum . Non
TORI
mancherannovi alcune nosire giunte. ( Nota de Compilatori. )
RAC.REL . VOL . XV . 1
6
a me di dichiarar alcuni più precipui fra que monumenti .
Ora una esamina di essi per quantunque leggiera ,bastò a far
conto , ch' e' non sian pure giovevoli ad isparger luce su le
antichissime età della civile storia , ma eziandio somministri
no rincalzi di gran nervo , perchè spontanei e non parati
alla autenticità storica del Testamento vecchio . Infatti le
diverse parti delle opere soprallegate fornironne tale un ' ar
rota di cappati argomenti , ch'e' si può oggimai contarle
per una nuova ed ampia categoria di testimonianze a con
forto della s . Scrittura . Ma un sottil ragguaglio di que' mo
numenti colla Bibbia , mi ha messo in grado di scovrir no .
velle pruove , non solo della veracità de' ricordi storici della
Bibbia , ma ancora della più compiuta ed irreprensibile ac
curatezza de' vaticinii de' Profeti.
E in vero gli sguardi degli uomini son da poco in qua
rivolti in gran parte alle antichità di Egitto; gli stupendi mo .
numenti di Luxor e Carnac ,dapprima ammirati come meravi
gliose opere di architettura ,cominciavan testè a disaminarsi in
quanto e' son ricordi storici di conquistatori, le cui vittorie,
le geste , e la signoria oltrepassan i tempi, ne' quali la ci
viltà primamente incominciò ad irradiare l'Egitto .Le scoltu
re de' tempii e delle tombe si scoverse , che ritraggan guerre
e vittorie; che le lor trionfali processioni dinotino i popoli
su cui gli obbliati conquistatori menavan trionfo ; proces
sioni che recan tributi, e cosi mostrano non pure quan
to numerose e svariate fossero le nazioni soggette all'im
perio de' Faraoni , ma ancora che questi principi avesser
ordinato un regolar reggimento nella valle del Nilo , e fer
mato giuste forme di amministrazione, prima che le al
tre nazioni, cui conosciamo, fossero ancora uscite dallo sta
to di vagabonda barbarie . L'assiro Nembrotto era un cac
ciatore ; Abram ebreo e Giob idumeo eran patriarchi , o
vogliam dire principi di pastorali tribu; ma il Faraone egi
zio era capo di un popol ben costituito . Nè qui si cessano
7

già i frutti della scoverta ; poichè per esse non solamente


ne si dava a conoscer la vita pubblica , ma ancor la do :
mestica di quel popolo , che già volgono tremila anni furo
le mosse a ogni altro nel récar a perfezionamento le arti
proficue all' umane condizioni . Le usuali faccende degli an
tichi egiziani , i lor mercati , la ragion del vivere , e fino i
bagordi e sollazzi , ci son dinpanzi dispiegate, non miga
in schizzi e spicciolate notizie di viaggiatori ed istorici, ma
in be' dipinti incarnati da essi medesimi,delle cui figure non
solo i contorni , ma i colori altresì, bastarono a schermirsi
contro all'influsso distruggitore di sedici secoli .
Ma queste scoverte, le quali pare che quasi per miraco
lo sien venute a svelare all'età nostra la gioventù , o a dir
più appunto, la fanciullezza della civiltà , dopo una si lunga
intramessa di obblio , han di sopraggiunta un'altra impor
tanza , per la luce che porgono a vari luoghi della sto .
ria santa . A noi non fa mestiero di ricorrer alla storia pro
fana per pruovare i vincoli che strignono gli antichi Egi.
ziani colle varie razze erranti de' re pastori , cui pertengon
gli Ebrei . Abram , progenitore di codeste razze , entrò in
Egitto, e congiunsesi in fratellevole dimestichezza col prin
cipe . V'è fondamento di credere, che nella sua dimora e' si
ammaestrava della sapienza egiziana . Giuseppe figliuolo di
Abram , era vicerè d'un de' Faraoni , e conseguiva a suo pa
dre e fratelli, in ristoro de' suoi servigi, il dono d'una pro
vincia sulla frontiera. La stanza degli Ebrei in Gessen par
essere stata felice insino a che ( sorse un altro re , il quale non
conoscea Giuseppe » ;modo di dire , che dà sentore di un cam
biamento di dinastia . Vivendo adunque i discendenti di Gia
cob , prima di ciò , in buon accordo co' lor vicini di Miz
raim , dovettero far tesoro della costoro molto cresciuta civiltà
e torne gli stromenti di agricoltura , mercalanzia e lusso . Da
ultimo il Legislatore giudeo fu « insegnato di tutta la sapien
za degli Egizi » , e le sue leggi ceremoniali contengono pa
S

recchi vestigii di costumanze prese da mezzo a una razza


pagana , e rivolte a una più nobil fede e più puro cullo .
Non ha cosi gagliardo argomento da fermare il vero ,co
me la conformità di liberi testimonii non procacciata a
bello studio ; e secondochè più è in vista picciola e di man .
co rilievo la circostanza, cui quelli intendono ad acquistar
credenza , secondo è maggior la forza con che s'aiutano a
vicenda . Dal dodicesimo capo della Genesi al fine, la bi
blica narrazione va quasi iuita in una storia dimestica del
la famiglia di Abramo; ella mescolasi nelle faccende del lor
governo casalingo , e ricorda non men le arventure pubbli.
che che le private. Or gli artisti dell' Egitto entrano pur
essi in ta ' particolari, ritraendo per singolo ogni pur picciolo
accidente deHe osservanze ed usi loro nazionali, dalla culla
alla tomba; e con pari fedeltà significandone i costumi del .
la corte e della capanna , del re in mezzo allo sfoggio del
suo stato , e del contadino dedito agli umili lavori del suo
campo . Fin dal primo mentovar dell' Egillo nelle sante pa .
1
gine , noi troviam la narrazion della Scriltura mirabilmen
te schiarita e comprovata da’monumenti. Di fatti noi leggia
mo : « Ma venne nel paese (di Chanaai ) la fame: e Abramo
soese nell'Egitto per starvi come passeggero :perocchè la fame
dominava in quel paese . E stando per entrar nell'Egitto ,disse a
Sarai sua moglie: so che tu sei bella donna; e che quando gli
Egiziani ti avranno veduta, diranno : Ella è sua moglie: e
uccideranno me , e le serberanno. Di grazia adunque di ,
che tu sei mia sorella ; allinchè per te io sia bene accolto ,
e salvi la mia vita per opera tua. Entrato adunque Abra
1
mo in Egitto , vider gli Egiziani, che la donna era bella
sommamente; e i signori ne dieder nuova al Faraone, e la
celebrarono dinanzi a lui : e la donna fu trasportata in ca
sa del Faraone ') » . Avremo altra volta il destro di tornare

) Gen. XII , 10-15 .


9
all'antica rinomanza d'Egitto per la gran copia di grano ,
e molto perciò acconcio ad un principe di tribù pastorale ,
quando fossevi fame ne' luoghi nella sua dimora ordinaria .
Or dobbiamo fermarci agli ammaestramenti dati dal Patriar
ca alla moglie . Se fossesi costumato in Egitto, che le don
ne si velassero, come presso tutte le antiche nazioni " ) , e'non
avrebbe avuto niun appicco al temere. Ma noi ritraiamo da
monumenti, che le egiziane de' tempi de' Faraoni, non usa .
van zendadi ed eran licenziate a pari franchezza delle don
ne nostre europee . Questi usi però variavano dopo che quel
le regioni furon conquistate da' Persi, e quinci oltre le don
ne eran dannate a tenersi nascoste e sceverate da' masehi,
come tuttavia fanno nell' Oriente . Ma se non avesser sop
periti i monumenti , niun sentore non avremmo avuto d'es
servi stato un tempo , che in Egitto potean le donne far
mostra e pompeggiare di lor belle fattezze, e ci saremmo
a vuoto dicervellati a indovinar del come i maggioringhi
della casa del Faraone fossero aggiunti a veder Sara in viso .
Il sospetto d'Abramo cresceva per le tinte rosate di sua
moglie. « Tu sei , le disse , una bella donna » . Or come
chè le signore d'Egitto non mostrassero nell' aspetto un
nero così fondo, siccome quelle di Nobia e di Etiopia, e
ran non per tanto più fosche delle Sire e delle Arabe, an
zi tra' monumenti in cui le donne di alta portata soglion
mostrarsi men brune delle fantesche , ve n'ha pure altri ove
sono assai nere . Si dà quindi a intendere che un bel pur
purino dovesse da' Faraoni reputarsi a gran pregio . Or que
sť accidente così alla gagliarda raffermato da ' monumenti,
non ha storia che il menlovi dalla Genesi in fuori,ed è pe
rò una pruova notevolissima della veracità del Pentateuco.

1) Fuorchè forse nell'Etruria , la qual cosa , oltre agli argo


menti presi dalle forme artistiche , par che giovi a fermar una
certa parentezza, che alcuni vogliono vedere tra gli Egiziani e
gli Etruschi. ( Nota de Compilatori. )
10

Il resto del racconto non è men degno di soltilmente guiar


darsi . Si dice , che quando al Faraone venne veduta Sara ,
egli « per riguardo a lei fece buona accoglienza ad Abra
mo : ed egli ebbe pecore , e bovi , e asini , e servi , e serve
e asine , e cameli “) » . Così nel novero de' presenti fatti
dal re al Patriarca , non ha un motto di destrieri , avve
gnachè sappiamo che essi fossero ben conosciuti nell' Egitto
ed in grande stima . Ma ecco i monumenti ci fan sapere,
che i cavalli eran solamente usati nelle guerre, per tirar
carri , da sopra cui combattevano i principali guerrieri e .
gizii , poichè v'è da dubitare s' e ' mai l'usassero in opera di
cavalleria . I cavalli adunque non potean essere un dono
acconcio a un pacifico emiro , qual fu Abramo ; però il non
favellare di essi , è un soprassello di pruova per la veracità
del racconto . Il sagro Storico non aggiugne già nulla in
torno alle pecore ed agli agnelli,ma favellando d' un'altra età
più recente dice , che « gli Egiziani hanno in abbominazio
ne tutti i pastori di pecore » . E quando Mosè seppe che
sariagli consentito di offrir al Signore sagrificii nell'Egit
to , ripigliò : « Ciò non può farsi, perocchè al Signore Dio
nostro sagrificheremo quello che tra gli Egiziani è sacri.
legio l' uccidere ; e se noi immoleremo al cospetto degli E.
giziani quelle cose che essi adorano , ci lapideranno ) .
Da questi racconti si trae, che certi avvenimenti , con
molta verosimiglianza occorsi tra l'età di Abramo e di Giu .
seppe , rendessero agli Egizii abbomipando il mestier de'pa
stori , e questo disdegno aumentassesi ne tempi di Mosè. In
tanto da' monumenti e dalla profana storia ci vien narrato ,
come a quel popolo moltissime durezze incontrò di sostener
per le rapine delle tribù pastorecce e devastatrici delle fron
tiere orientali , e che un' orda appellata degl' Icsi o re pa
slori , fossesi impadronita delle contrade occidentali , e forse

1) Gen. XII , 16 .
11
anche in parte di quelle ch'erano nel cuor dell'Egitto. L'or
rore che universalmente sentian di costoro , balza dondeches. 1.
sia da ' monumenti. Noi li veggiam colle braccia incrociate
dietro agli omeri venir calpestati da' guerrieri , tratti ne'
ceppi a guisa deschiavi al mercato . Noi li veggiam raffigu .
rati a guisa di Cariatidi sostener vilicci , vasi e dimestici
utensili: sotto alle suole ed a' sandali , come a volere far
loro intendere, che debbono star sempre sotto ai piedi di
loro nimici . A'tempi d'Abramo niun indizio troviam di que .
sť odio sterminato alle pastorali tribù ; e di qui possiamo
trarre argomento , che le incursioni degl' Iesi incomincias:
sero a farsi temere dopo il ritorno dall'Egitto di quel Patriar
ca. Le asine e gli asini son distintamente noverate tra le ric:
chezze acquistate da Abramo in Egitto.Questa generazione
di animali fu sempre tenuta in gran pregio nella valle del
Nilo ; son usati da cavalcare non men che per someggiare ,
e nel Cairo vi son poste per essi , non altrimenti che pel nolo
de'cocchi in Europa ' ) . Essi son d'un sangue molto più ge
neroso delle dirazzate bestie, cui veggiam ne' nostri paesi,
Gli asini dell' Egitto , quali si descrivono ne' monumenti, e
duran tuttavia in quelle contrade , è un nobil animale, dal
cavalio in fuori,non da men di niuno ; infia da essere riputato
degro di portare i giudici d' Israello . Quell' apostrofe di De.
bora : « Parlate voi che cavalcate i belli asini, e voi che sede.
te su'tribunali ?) » , lascia di cagionare meraviglia per veder
vi cosi descritti i reggitori del popolo,quando si ponga men
te al gran divario ch' è tra gli asini dell' Oriente e i no

' Gli asini sono in grand’uso di palafreni nelle popolose e stret


te contrade del Cairo , e ve ne sou parecchi da nolo; il lor pas
so uguale è un agevol ambio . Essi hanno una ben larga sella
coverta di cuoio rosso , e dove si siede è per ordinario una ma
niera di soffice gualdrappa di lana , simile a quella de' nostri
cocchi , rossa , gialla , persa o d' altro colore . Lane , L'Egitto mo
derno, I , 192.- ) Ciud . V , 10.
12

stri.Gli asini maschi erano ,quanto al cavalcare,tenuti da più ,


e noi li veggiam figurati con addosso ricchissime bardatu
re , e talora con gualdrappe non meno sfoggiate de' corsie
ri sotto a' carri guerreschi. Le asine poi soprattutto usa
vansi alla soma . Tra’ doni fatti da Abramo , contasi pure
i cameli . Di questi veramente non iscontransi che assai di
rado ne' monumenti , anzi si credette per insino a teste , che
non ve ne avesser punto . Ma da recenti viaggiatori ne fu
ron qui e qua scoverti alcuni . Dall'altra parte è manife
sto , che il camelo non abbia potuto tornar molto conto a
un popolo agricoltore, il quale menava vita ferma nella
valle del Nilo , siccome il poteva alle tribù vagabonde di
Palestina ed Idumea .
Da ultimo leggiamo che Abramo avesse in Egitto schia
vi maschi e donne . Il dimestico servaggio sembra essersi
stabilito in quelle contrade sino da antichissime stagioni , e
si rileviamo da' monumenti , che le padrone di casa erano
severissime nell'usar di lor potenza sulle schiave; intanto
chè que ’ terribili gastaldi dell'America , che son venuti in
sì gran nome di fierezza , non potean essere più rotti del
l'Egiziane. Noi vediam gli schiavi tremanti e curvi innan
zi a' lor signori , venir percossi da sanguinosi flagelli da' so
prantendenti e talora minacciati con verghe, cui stringono
le medesime lor padrone . Agar era una delle schiave, che
Abramo ebbe a que' tempi ; ella trovò in Sara , punta dalla
gelosia , tanta durezza , ch'ebbe per lo suo migliore di scappar
nel deserto . « Siccome adunque Sarai la gastigava , ella se ne
fuggì ") » .Ci vien poi detto , che quando Agar fu messa nella
strada insieme con Ismaele , allevasse il figliuol suo nella co
stumanza del paese , e che quegli addivenisse un grande ar
ciere 2) . E nè più né meno i monumenti, siccome poscia
vedremo, ci mostrano che il maneggiar dell'arco fosse u

) Gen., XVI , 6.- ?) Ibid . XXI , 20 .


13

na parle necessaria dell'educazione di que' giovani egizia


ni , e che la destrezza nel dardeggiare fosse in gran moda . 1.
Oltre a ciò l'amore di Agar verso la sua nazione , si dà
a divedere dall' aver trascello al figliuolo una moglie egi
ziana ') .
Questo solo racconto basta a fornir bellissime pruove de'
rişchiaramenti, che si posson fare alla Bibbia col soccorso
de' monumenti egiziani , i quali vennero a luce solamente
ne' tempi nostri . Nè queste scoverte non arrecano luce e
ziandio alla classica antichità . La scuola scettica di storia
fondata da Niebuhr in Allemagna , e trascinata da' discepoli
ad una sozza miscredenza , oltre a quanto fossesi mai pro
posto il fondatore, ha posto di mano e di piedi a dimostra
* re , che la forma di civiltà greca sia tutto indigena e pun
to di esoticità non vi si accolga ; e la schietta confession
di Erodoto , il quale attribuisce a colonie egiziane d’aver
primamente introdotte le arti nell' Ellade, sia un fanciulle
sco racconto ed una tradizione senza verun fondamento. Ma
la disaminazion de monumenti ha mostrato , l'arte greca esser
discesa d'Egitto, e i primi elementi delle meraviglie d' ar
chitettura , scoltura e pittura , che han fatte beate la Grecia
e l'Italia , esser venuti da val di Nilo . Non seguita pe
rò , che colle arti abbian dalla stessa fonte dovute scor.
rer alla Grecia le altre parti che compiono l'incivilimento
d'una nazione. Vuolsi nondimeno , a discioglier codesti dubbii ,
cercar le socievoli condizioni del popolo , che pretende esser
fonte di civiltà , e mostrare a che perfezione le cittadine .
sche arti divenisser pelle contrade ond' ebber culla, innan.
zi che trasmutassersi all'Europa , per ricevervi nuova for
ma e maggiori accrescimenti. In cosiffatte indagini dob .
biam porre ogni studio a tener stretto il freno alla fanta
sia . Poichè l'oltrepassante grandiosità de'monumenti egiziani

" ) Gen. , XXI, 21,


14
ingenera un tal senso di meraviglia , che l' animo ne vie .
ne come abbacinato e travolto alla fallace conchiusione ,
che un popolo , il quale ponga in atto grandi portenti ar .
chitettonici , abbia dovuto del paro avanzarsi in ogni ma
niera di mestieri e d'industrie . Or mirabili opere artisti ,
che furono eseguite da parecchie nazioni , che appena le
vavan il capo dalla barbarie . Le torri di macigno in In
ghilterra, i massi cicoplici nella Grecia , e le colossali sta
tue scoverte nell'isola di Pasqua , dan pruove ben manife .
ste , che immensi edificii possono innalzarsi dą ta' tribù, che
forse all'incivilimento non concorsero in niun modo . Ma
avventurosamente i monumenti egiziani ci somministran al
tri rincalzi di argomenti, a' quali noi avremo nel prosie
guo congiuntura di rivolger l' animo ; perciocchè que' mede
simi monumenti che più illustran la Bibbia , mettonci e .
ziandio in acconcio di far la giusta estima dello stato di
civiltà iu Egitto .
« L'Egitto , dice Erodoto, è una terra di meraviglie , e
trapassa tutte le altre in grandi opere ) . « L'Egitto , soggiun
ge il profeta Geremia , è una leggiadra giovenca » . E per
certo non vi è niuna contrada , di sì picciol circuito , che
tanto sia ricca di maraviglie di natura ed arte . Niun po .
polo di tempi antichi o recenti mostra tanto sentita im .
pronta di nazionalità , quanto l’Egizio ; l'indole , le vesti , i
sentimenti di esso , eran gettati , direm cosi , nel natural ca
vo del paese , e in un modo immedesiinati col clima ed al
suolo . Fin dalla più rimota antichità l ' Egitto fu chiamato
un dono del Nilo , non perchè la terra fosse formata dalle
successive deposizioni del fiume , ma perchè l'inaffiamento
e fecondità della terra nasce tutto dallo straripamento di
esso , senza di che all'Egitto sarebbe toccata in sorte il de
stin medesimo delle regioni d'intorno, e restato un deserto,
in parte di sabbione, e in parte di ciottoli . A questo notevol
carattere della geografia fisica di quella contrada risgnardo
1
15

il profeta Ezechiello, quando annunziavale la vendetta divina ,


dicendo : « E la terra di Egitto diverrà un deserto ,ed una soli
tudine : e conosceranno , che io sono il Signore , perchè tu hai
detto : mio è il fiume ed io l'ho fatto . Per questo eccomi a te
e a' tuoi fiumi , e faro che la terra d'Egitto divenga una soli
tudine')» .Dalle cataratte fino al lato settentrionale delle fron
tiere d'Egitto , il Nilo trascorre senza interrompimento attra
verso una valle cinta dappertutto di una catena di monti , che
prolungasi a più di quattrocento miglia . Dove resta la valle,
il fiume partesi e ingenera colle sue ramificazioni la fertile
contrada del basso Egitto , dimandata la Delta , e molte pa
ludi, che ora han minore estensione di quel d'una volta.
Ma codesto Delta può molto a capello dirsi dono del Nilo ;
imperocchè gli annuali suoi sedimenti di limo e melma in
nalzarono a mano a mano il terreno , e dopo un lungo vol
ger di secoli , cambiaronlo di stagni e pantani , in un suol
coltivabile . Ma un tempo l'Egitto propriamente conteneasi
in quella valle ; e cosi noi veggiamo Ezechiello descriver
la contrada come prolungantesi « dalla torre di Siene fino
a ' confini dell'Etiopia % ) » . Le montagne, che cingono que .
sta valle , ora s'accostano alle piagge del fiume, ed ora se
ne dilungano , ma lasciano per ordinario un tramezzo di nove
a dodici miglia . Essa valle altresi fu il seggio vetustissimo
dell ' egizia civiltà , ed in lei sursero le stupende opere di ar
chitettura , che furon dalla lor grandezza afforzate a durar
contro la man del tempo e le ostinate devastazioni de' barba
ri . In ogni tempo gli Egiziani si mostraron persuasi della lor
soggezione al Nilo ; e questa persuasione , del paro che il
grande inchinamento degli uomini a superstizione, menolli
da tempi immemorabili a deificare il lor fiume, ed assegnar
gli sacerdoti, feste e sagrifizii. Anche adesso con tutto lo
strettissimo divieto dell ' idolatria , fatto dalla religion mao.

?) Ezech . XXIX , 9 , 10. - 2) Ibid , 10.


16
mettana , una gran venerazione addimostra al « santissimo
fiume » , come vien per ordinario chiamato, e pubbliche sup
plicazioni e rendimenti di grazie sono istituite pe' giorni che
le acque incominciano a crescere "). E ciò ne fa capaci
di quanto spavento dovesse riuscir la prima piaga scaricata
da Mosè per divin comandamento . Ogni parola dell'annunzio
di essa ha tale forza e timore , che può ben comprendersi
solo da ebi si conosce delle particolari condizioni dell' Egit
to ?).L'ultima circostanza che vi si mentova , cioè che gli E
giziani avrebbono avuto a schifo di abbeverarsene, è soprat
tutto terribile ; imperocchè le acque del Nilo furon sempre
per salubrità ed eccellenza avute in gran voce da' cittadi.
ni e stranieri . Credevasi che fosser assai nutritive, così che
i sacerdoti non facean punto toccarne al lor torello Apis ,
per tema che non ne impinguasse soverchiamente . I citta
dini anche adesso si stimolano a berne di più coll' aggiu
gpere del sale alla fresca bevanda del loro delizioso rivo ;
nè di nulla i pellegrinanti Egizii parlano con tale ardenza ,
quanto del diletto , ch'egli dicono di dover sentire delle a
cque del Nilo , al lor ritorno . Non però nel tempo della
percossa , furon privi di compensi ; poichè leggiamo che, gli
Egiziani cavavan attorno al fiume per trovar dell'acqua :) .

1) V. Lane, L'Egitto moderno, II , 235-9 . – ?) « E il Signo


re disse a Mosè : Il cuore del Faraone è ostinato; non vuol la
sciar partire il mio popolo . Va a trovarlo al mattino, quando
anderà al fiume : e tu sta attendendolo sulla riva del fiume ' :
e prendi in mano la verga , che si cangiò in dragone. E gli
dirai : il Signore Dio degli Ebrei mi mandò a dirti : Lascia an
dare il mio popolo ad oſferirmi sagriſizio nel deserto : e tu fino
al presente non hai voluto dar retta . Il Signore adunque dice
queste cose : Da questo conoscerai, che io sono il Signore : Ecco
che io percuolerò colla verga che ho in mano , l'acqua del fiu
me, ed ella si cangerà in sangue. I pesci ancora ,che sono nel
fiume morranno , essi corromperanno le acque , e gli Egiziani,
che bevon l'acqua del fiume patiranno » , Exod . , VII , 14-18 .
-") « E tutti gli Egiziani scavarono intorno al fiume per iro
17

Ma poniamo che tutte le acque d'Egitto sien assai buone,


quelle nondimeno de'pozzi , senton tanto del salmastro, che
possono appena essere di niun uso ") .
Comeche tutta la stretta pianura del Nilo , contenga terre
acconce a coltura , non è per tanto fertile . In alcune parti
dell' alto Egitto la catena de monti di macigno , la quale
circonda codesta valle dal lato di levante, addossasi cosi
strettamente alle sponde del fiume, che le onde vanno a mo
rire alle falde medesime di essa. Nell'Egitto di mezzo , ove
la vallea incomincia ad allargarsi, v'è una lunga striscia
di sabbia tra le falde de' monti , e le terre coltivabili ; or in
queste sabbiose terre ed i colli attorno , sono i principali al.
berghi de' trapassati, sparsi di tombe e sepolcri senza fine,
che ti predican gagliardemente , quale un insensibil valico
sia dalla terra della fecondità e della vita a quella della
desolazione e della morte .
Le singolari fattezze , sotto a cui addimostrasi la natura
in quelle contrade , si ripercuotono cosi sentitamente nell'in
dole nazionale , che non v'ha popolo , il quale , come l’E
gizio , faccia dall' estrinseche condizioni di sua civiltà cosi
spiccatamente intendere gl' intrinseci sentimenti dell'animo,
ne'quali essa civiltà s'impianta. E' torna affatto impossibile
levarsi dall' attenta disamina di una raccolta di antichità
egiziane, senza avvisar che la opinione , in cui più s' in
formino i reggimenti religiosi e civili dell ' Egitto , sia la cre
denza di un'altra vita dopo la morte . « Gli Egiziani, dice
Diodoro di Sicilia , guardano nella presente vita come a cosa
di niun conto , e perciò tengon grande cura d'un seggio
riposato dopo la morte . Ciò gli mena a considerare le a .
bitazioni de' viventi , quali ostelli , dove debbano , in forma

vare acqua da bere, non potendo bere l'acqna del fiume » , E


rod. , VII , 24.- ") V. Lane, L'Egitto moderno, II , 293 ; Michaud ,
Lettere scritte d'Oriente, 51 .
18

di pellegrini , albergare per soli pochi di ; ed ad addiman .


dare i sepolcri de trapassati, eterne abitazioni , perciocche
i morti vi durano per un' età interminabile . A questo vuol
reputarsi ch ' e' si meitan si poco pensiero delle fabbriche
di lor case , e poi spendano tante cure e danari attorno a’
lor sepolcri » . Le tombe non ha guari aperte da viandanti
confermano ed accrescono questo racconto : sulle mura di
esse n ' è incontrato di veder le più pregiate scolture; la sto.
ria di colui che vi giace , è l' ornamento del sepolcro; le
faccende della vita son ricordate nelle camere de’defunti .
Saria porsi a una disperata impresa , chi togliesse narrar
per segno quanto una opinione cosiffatta fosse immar.
ginata in cuore a quel popolo; tutti i suoi monumenti mo .
strando l'esistenza d'un' altra vita , e le naturali condi
zioni della terra, come abbiam detto , dando nuova forza
a tal persuasione. Questa prossimità della vita , in tutte
Je sue forme belle e svariate , colla lugubre uniformità del
deserto ed il silenzio de' sepolcri , pare aver più di ogni
altro contribuito a naturare in quel popolo , una cotal
nuova , direm cosi, conformazion di mente e di sensazio
ni , che ne atteggia in peculiar modo tutta la fisonomia , e
si il diparte da ogni nazione dell'antichità . Or il profeta
Ezechiello accenna a questa singolarità dell' Egitto ed af
forza il minacciato devastamento , con pareggiarlo alle nude
regioni , che cingono la fiorita valle del Nilo ') . L'opinione
d'una esistenza dopo morte , infra essi andava strettamente
congiunta colla conservazione de' cadaveri , e però fino a un
certo segno fu grossa e sensuale . Chè daddovero sembra che

") .« Ella non sarà battuta da piede umano , e’dice (XXIX , 11,12) ,
nè pesta da piè di giumento , e sarà disabitata per quarant'anni.
E la terra d'Egitto renderò deserta in mezzo a'paesi deserti , e
le città di lei siinili alle città distrutte ,e saran desolate per qua
rant' anni, e spergero gli Egiziani dalle nazioni, e li trasporterò
in vari paesi ad ogni vento ) .
19
abbian tenuto , le parti corporee tornare assolutamente ne
cessarie all'esistenza dello spirito;onde s'ingenerò quella smi
surata diligenza nello apparecchiar delle mummie , e la varietà
degl'ingegni adoperati nello imbalsamare e nelle funebri ceri.
monie " ) . Pare ch'eziandio la credenza di un giudizio dopo la
morte ,sentisse del grossolano , per lo meno secondo il volgo :
imperocchè esso non era che una sentenza profferita da giudi.
ci , innanzi che il cadavere fosse dato alla sepoltura . Dalla
giurisdizione di esso tribunale non avevano difesa gli stes
si re . Quando i riti del corrotto fosser menati a fine, « il
cadavere, dice il sig . Wilkinson , era come messo in ista
to di accusa sul limnitar del sepolcro , e facevasi la narra
zione della vita e de' portamenti del defunto . Era in que
sto mezzo consentito a ciascuno di sorgere e mettergli ri
chiamo; cosi che la voce del popolo saria bastata di cessare
a un re gli onori della tomba . Il timore di cotesto cimento,

") Laonde a gran torto lo Champollion-Figeac ( Egypte ancien ,


Parigi 1840 ) asseriva doversi attribuire alla superstizione cri
stiana , e soprattutto di s . Antonio, l'introduzione della pesti
leiza in Egitto . Egli dice , che Antonio vietando l'uso d'imbal
samare i cadaveri , e questi essendo trascivati dall' annue innon
dazioni,producesser i gavoccioli e le febbri contagiose . Gli antichi
Egizii aver voluto colle mummie riparare a tale sconcio . Noi non
vogliamo entrare nella quistione se la peste debbasi in quelle
coutrade al disseppellimento de' corpi morti, nè se gli antichi E
gizi con quelle loro tante cuire intorno a'defunti intendesser mai
a farsi scherino contro al contagio ; di che molto sarebbe a di
re . Ma cerlo s . Antonio non disdiceva a'suoi discepoli, se non il
cullo superstizioso ,ch'e' sapeva tribuirsi da’suoi nazionali a'cor
pi morti , e non pretendeva d'esser sepolto che nelle recondite
solitudini della Tebaide, dove certo non giugnevan le acque. Do
mandiamo solamente allo Champollion , se gli Egizii collocasser
tanto studio ne'cadaveri, per poi lasciarli in balia del Nilo , secon
do si conchiude dalle sue parole che dovesse incontrare ,
se anche senza imbalsamarli, non si fosser potuli porre in luo
ghi , donde non potessero essere trasportati dal Nilo . ( Nota de'
Compilatori. )
20

ch'e' dovean incontrare innanzi al popolo ,mirava a conte


nere i monarchi egiziani nella pratica de loro uffizi, meglio
che il potesse niuna riverenza delle leggi , o amore di virtù » :
Ma è non pertanto manifesto , che a tale giudicatura do
vesse coll' andar del tempo venir riputato un assai più
saldo effetto , che non era la concession d'una tomba ; e
che i sacerdoti , i quali erano sommi giudici nel tribunale
de' morti , abbian persuaso al popolo , che dalla lor senten
za si suggellasse la sventura o la felicità del trapassato,
nella sua nuova condizione di vita.Con tali spedienti veniano
a capo di conservar gli ordini delle caste , in cui la sovrani.
tà sacerdotale si conteneva, e sgomentirano i novatori col
le pone e le ricompense di un ' altra vita .
Gli Egizii appartenevano alla razza del color di rame ' ) ; e
ordinariamente i maschi son dentro a’monumenti ritratti di
color rosso , e le donne di color giallo. Ma sembra che le raz.
ze , le quali erano al governo, fossero di tinte più chiare;
da che non seguita però che appartenessero a una diversa
razza di uomini: poichè il color più fosco pro di leggieri
ingenerarsi dallo star più al sole. Nella Cantica di Salomone
( 1,4,5 ) l' egizia principessa accenna al suo color più fosco
verso le damigelle di Palestina . « Negra son io , ella dice ,
o figlie di Gerusalemme, come le tende di Cedar, ma bella
come i padiglioni di Salomone. Non badate, che io sia bru
na ; perocchè il sole mi fè cangiar di colore » .
È abbastanza agevole a persuadersi, che le circostanze
de' luoghi avessero dovuto produrre molte varietà ne' nazio .

?) È questa la sentenza de' più grandi etnografi ed antiqua


rii, siccome altrove dicemmo. E nondimeno il Bock in una dis
sertazione recentissima, stampata a Berlino , intitolata : Die bew
ohner Aegyptens ecc . sostenne che gli Egiziani appartengono
fermamente alla razza nera , che i Copti siano i lor discendendi
puri e non tralignati , e le sfingi , secondo avea già detto il Vol
ney , il manialo ritratto della razza egizia . ( Nota de Compilatori )
i
21

nali costumi degli Egiziani. Quelli che abitavano ne'mon


ti tra la valle del Nilo e il mar Rosso , venian costretti ad
appigliarsi a un vivere pastorale , non altrimenti che coloro
i quali dimoravan nelle pantanose vicinanze del Della , che
non erano acconce ad agricoltura.Parecchie prossimanze mol
to basse del Nilo , non erano tenute che da marinai e pe
scatori ; ma cacciatori in gran numero stanziavan nell'al
to Egitto , alle frontiere a meriggio . Imperocchè gli anima
li , che si veggion andare in volta nelle trionfali processio .
ni , ritratti per su ’monumenti, son tutti delle razze che vi
vono nei diserti d'Affrica molto addentro .
La caccia dello struzzo teneasi in conto d'una pruova di
segnalata destrezza , per cagion della incredibil velocità di
codesto augello ; e perciò , sebbene troviamo le sue uova e
le piume menarsi frequentemente in trionfo , tuttavia l'uccel
lo medesimo non si scontra che assai di rado.Or il patriarca
Giob allude a questo fatto nella sua descrizione dello struzzo") .
Oltre a che i monumenti, in cui si ritraggon le scene delle
cacce egizie forniscon modo da spiegar molto di leggieri un
altro luogo di Giob , il quale avea accalappiato i comentatori.
Tra gli animali cui mentova quel libro a magnificare la sapien .
za ed il potere di Provvidenza ,uno v'è che addimandato reem ,
propriamente dovriasi tradurre per grande bestia . Or csso
viene cosi descritto nelle sante Scritture : « Vorrà egli servire
a te il rcem , o - starsene alla tua mangiatoia ? Porrai tu al
tuo giogo ad arare il reem ; o romperà egli dietro a te

) « La piuma dello struzzo , e’dice, è simile alle penne della ci


cogna e dello sparviere. Quand'egli abbandona le sue uova per
terra, se'tu forse che tra la polvere le riscaldi ? Egli non pensa ,
che il piede le schiaccerà , o le fiere selvagge le pesteranno. Egli
crudele verso i suoi parti , come se suoi non fossero , cgli get
ta le sue fatighe, senza che timore alcuno il costringa. Perché
il Signore lo privo di sapienza, e non gli diede discernimento .
Ma quando è tempo, egli stende in alto sue ali , e si burla del ca
vallo e del cavaliere » , Giobbc, XXXIX , 13-18 .
Rac.REL . VOL.XV. 2
22
le zolle delle ſue valli ? Ti fiderai tu lulla sua gran for
za , e a cura di lui porrai i tuoi lavori di campagna ? Cre
di tu ch'e' ti renderà la tua semente , ed empierà la tua
aia ? ' ) » I nostri volgarizzatori avean traslatata quella vo
ce reem per liocorno , ch ' e grandissima assurdità; ed alcuni
spositori avean conghielturalo , che si dovesse anzi intendere
per il rinoceronte o il bufalo ; poiché la voce re em in Arabo
usasi a dinotare una generazione di gazzelle , e gli Arabi
spesso confondono ne' lor parlari il bissonte ed il cervo . Ma
vero è che il bissonte , nè il rinoceronte o il bufalo potriansi
appellare grandi bestie a buon diritto; nè la simiglianza tra
essi , oppure col cervo e le gazzelle , per quanto conosciamo ,
giugnerà da niuno a dimostrarsi. Or noi scontriam ne'mo
numenti un certo animale in cui tutti quadrano per appun .
10 le particolarità di quella descrizione, il quale è la giraf
fa, che sovente mostrasi tra le diverse cose che si recano
in tributo a ' Faraoni da' pacsi interni dell' Affrica.
La più civil parte della gente egizia abitava nella pia.
nura della valle , dove intendeva agli svariati mestieri del.
la social vita , i quali condusse a tanto mirabil perfezione,
quanto non si saria creduto senza la irrepugnabil pruova
che sfolgora da' monumenti. Ma i sacerdoti e i re briga .
vano di conserto a tarpar le ale agl'ingegni , ed a tener fer
mo il popolo; e quindi amavan meglio di dar Gessen agli
Ebrei ; poichè' questi non pure per il loro vivere vagabondo
si trovavano acconci a mettere a profitto quella pasturevol
contrada; ma cziandio a tener tesla quando che fosse alla
turbolente tribù di Siria ed Arabia , che combattevano di
schiudersi un varco per la terra di Gessen alla valle del
Nilo . Era un tratto della sapiente politica del regnanie Fa
raone , far degli Israeliti una guarnigione alle frontiere ; ed
una notevol espressione , ch' egli usò nel loro concedere

') Giobbe, XXXIX , 9-12 .


23
quella terra , ne fa scorti, come intendeva ch'ella fosse da
posseder a guisa di stazion militare . « La terra d'Egitto ,
egli dice , è dinanzi a te; fa che il tuo padre e fratelli a
bitino in ottimo luogo , e dà ad essi la terra di Gessen . Che
se conosci tra di loro alcun uomo gagliardo , eleggilo so
printendente de' miei bestiami ") » . Le parole che qui si vol
gono per uom gagliardo, dinotano propriamente guerrieri,
e soprattutto uomini impegnati in ciò che bene addiman.
derebbesi guerra guerriata . I discendenti di Giacob si ten
nero fidi all'impegno ; chè non solamente repressero gli as.
salti delle predaci tribù dell' Asia occidentale , ma caccia
rono la guerra fino nel paese nimico , ed allargaron le loro
invasioni fino in Palestina ; come ci si apprende dal solo
passo della Bibbia , in cui si tocca della storia degl' Israe
liti , da' tempi che vanno dalla morte di Giuseppe alla na
scita di Mosè . Nel novero de' nipoti di Giuseppe , trovia
mo queste novelle intorno a ' discendenti di Efraim : « E
Suthala figliuolo di lui (Zabad ), e figliuoli di questo Ezer
ed Elad : ma gli abitanti del paese di Geth gli uccisero ,
perchè erano andati ad occupare le loro possessioni. Ed
Efraim padre ne fece corrotto per molto tempo , e i suoi
fratelli andarono a racconsolarlo.E si accostò alla sua moglie,
la quale concepi e partori un figliuolo , a cui pose nome Beria ,
perchè egli era nato in mezzo alle aMizioni di sua casa 2) » .
La condizione degli orientali confini dell' Egitto, vien
oltre all ' Esodo , per incidente spiegata ancor da altri luo.
ghi del vecchio Testamento , ove torna piu d'una fiata a
favellarsi di Egiziani condotti in ischiavitù e venduti come
a cattivi . Qui monta osservare , che gl' Israeliti si compor.
tavan con questi assai dolcemente ; imperocchè ritraesi da
ciò un' altra pruova per soprassello di cotante che ne ab
biamo , e che verran mano mano sponendosi tritamente ,

") Gen., XLVII, 6. -- ?) I Paral. VII, 21-23 .


**
24+
ad addimostrare che il Faraone da cui furon cosi oppres.
si gl ' Israeliti , non fosse già un principe nativo , ma il
capo d'una strania schiatta di conquistatori, e molto pro
babilmente di quella degl' Icsi . Così noi leggiamo : « E Se
sas non ebbe - figliuoli, ma sì delle figlie; ed ebbe un ser
vo Egiziano per nome Teraa. A cui diede per moglie una
sua figlia , la quale partori a lui Ethei ") » . Ma intorno a
codeste sponsalizie cogli Egiziani , troviam nelle leggi di
Mosè una spiccata provvisione . Imperocchè l' ebreo Legi
slatore dice nel ricapitolare i suoi comandamenti: « Non avrai
in abbominazione l' Idumco, perchè egli è tuo fratello: nè
1? Egiziano perchè tu fosti ospite nella sua terra 2 ) » . Ma
la storia di Davide ci pon nelle mani un ' altra pruova
dell'amicizia, cui fra loro serbavano gl' Israeliti e gli E
gizii . Quando quel Re e i suoi commilitoni inseguiron gli
Amaleciti, che aveano spogliato Ziclas, trovò un Egiziano
cui trattò amichevolmente * ) . Non per tanto questi vincoli
eran taluna fiata rotti , perchè tra le imprese di Banaia , un
de ' più prodi guerrieri di David ,troviam mentovato che « uc
cise un Egiziano , uomo da farsi vedere come un prodigio ,

1 ) I Paralip . II , 34 , 35. — 2) Deut., XXIII , 7. - 9) « Etro


varono ( cosi nel I Re, XXII, 21 ) nella campagna un Egizia
no ; e lo menarono a David : e diedero a colui del pane da
mangiare e dell'acqua da bere , e parte di un canestro di fi
chi, e due penzoli di uva passa . E quando egli ebbe mangia
to si riebbe e si ristoro : perocchè per tre di e tre nolti non
avea mangiato pane nè bevuto acqua. David allora gli disse :
Di chi sei tu ? e donde ? e dove vai ? Rispose quegli io sono
uno schiavo egiziano e servo un Amalecita : il mio padrone mi
ha lasciato , perchè cominciai ad aver male ieri l'altro . Imper
ciocchè noi abbiam fatta una scorreria nella parte meridionale
di Cerethi e verso Giuda , e al mezzodi di Caleb e abbiamo in
cendiata Siceleg . E David gli disse : Puoi tu condurmi dove è
quella gente ? Disse egli : Giurami per Dio che non mi uccide
rai , e non mi darai nelle mani del tuo padrone , e io ti con.
durrò dov'è quella gente . E Davidde giuro » ,
23
il quale avca in mano la lancia; e quegli andatogli incon
tro col suo bastone, strappò a forza la lancia di mano al
l' Egiziano, e colla sua propria mano l' uccise ' ) » .
La diversità ne' modi del vivere, e forse ancor negli e
reditaggi , che mostrasi fra gli Egiziani della valle e que.
gli delle frontiere , giovava ad afforzar la consuetudine del
le caste , che teneva in Egitto . Ezechiello dà cenno di que.
sta distinzione di ordini e scompartimenti nel suo vaticinio
contro il Faraone , dove pareggia gli Egiziani a ' pesci , di
che avea nel Nilo tanta diversità , e perciò davano al Pro
feta un bellissimo partito da rincalzare e far cento colan .
ti più viva la minaccia della distruzione, la qual era per
porlar via le razze tutte d'Egitto %).E non altrimenti Isaia,
nel diciannovesimo capo , novera le diverse caste , secondo
i principali loro esercizii e soprattutto quelle degli agricol
tori, de ' condottieri di greggi , de' pescatori o marinai e del
sacerdoti ; lascia i guerrieri , poichè non entravano nel pe .
culiar subbietto della sua profezia .
Intanto questa general considerazione dell'Egitto e de
suoi abitatori, ci tornerà più agevoli le ricerche , in cui siam
per entrare . Noi ci siam contenuti con somma sollecitudi
ne da ogni conghiettura , anche da quelle che più avcan
faccia di verisimiglianza . Imperocchè abbiamo già senza d’es .
se , grande abbondanza di prove certe ed inconçusse a di :
mostrare dalle cose egizie la storica verità del Pentateuco e
l'appunto degli avvisi de ' Profeti.

1) Il Re, XVIII, 21.- ?) « Tu parlerai , e dirai : (Ezech.XXIX ,


3 , 6 ) queste cose dice il Signore Dio : Eccomi a te , o Faraone
re dell’Egillo , gran dragone, che giaci in mezzo a’luoi fiumi,
e dici: mio è il fiume, ed io da me mi son fatto . Ma io porró :
un freno alle tue mascelle, e i pesci dei tuoi fiumi farò,che stieno
attaccati alle tue squamme. E te e tutt' i pesci de'tuoi fiumi io
gelterò nel deserto: tu cadrai per terra, e non sarai raccolio ni .
sepolto : io ti ho dato alle beslie della terra , e agli uccelli del
l'aria , che di te faran pasto . E gli abitatori dell'Egitto conosce
ranno che io sono il Signore » .
26

LETTELTURA

1.

Le Cappelle serotine

A LLORCUIÈ toccammo la vita di san Fortunato,, scriveva.


mo che niuna Chiesa , tranne l'eterna Roma , sia più di que
sta nostra commendevole per santi vescovi : ed ora favel
lando delle Cappelle serotine dilettaci dire , che Napoli per
pietosi sovvenimenti , a tutte le altre città , salvo Roma , va
innanzi.La Religione cristiana fece questa nostra terra , in
segnandole carità , più ridente e lieta di quello che natu
ralmente era . I napoletani , leggesi nella vita di sant' Ata
nasio , anzi che si venga loro a chiedere mercè, essi con
assai liberalità vanno per i poveri , e aiutanline'fatti loro " ) .
Questo chericato fu ne' tempi passati, ed è al presente, co
me a buoni cosi a' cattivi caro la qual cosa è secondo Paolo
Apostolo ); lieto di sua povertà ,sempre intento a giovare altrui
con opere di mano e d'ingegno, a molti di esso non gravando
di morire anche fra poveri in uno spedale . Di lui valendosi
i Vescovi nostri adoperarono magnanimamente difficili im
prese. Santo Agnello Pontefice di questa Chiesa, da pictà
stimolato fondava uno ospedale ") ; e santo Atanasio pensoso

) Ne piace qui registrare il passo qual è : « In qua ( urbe Nea


poli ) etiam indigenae et inquilini non circumeundo domos in pe
regrinorum habitu stipem publice expetunt, sed loco , quo com
morantur, omnia necessaria quae desiderant animo, abundantis
sime percipiunt ; et iuxta praeceptum dominicum praedictae ur
bis accolae potius lazaros quaeritant , et exhibent largius, qui
bus indigent , quam inopes affluentium inquirant opes » , Vit.
Athan . long. prol . – ?) « Oportet autem illum et testimonium
habere bonum ab iis qui foris sunt , ut non in opprobrium inci
dat » , Epist. I T'imot. c. III, v . 7.- ) II vescovo sant' Agnello
gli anni del Signore 180 faceva rizzare una casa da ricoverare
pellegrini . Vedi la prefazione di Ludovico Muratori alla Cronica
di Giovanni Diacono .
27
piii de poverelli che di sè stesso , ne edificava un secondo ,
e di beni e rendite sue lo arricchiva ' ) . Altri nostri pii pa
stori intesero a migliorare e moltiplicarli , affinchè benigoa .
mente e con larghezza si soccorresse chi e per infermità e
per grande penuria di averi vivevano penando. Però codesti
Vescovi dotati di cuore e di consiglio, adorni di modi soa
vissimi , trassero nel loro amore eziandio quelli ch'erano
perseguitatori di fedeli cristiani ) .Siccome nell'eterna Roma

') Giovanni Diacono cel dice: « Ordinavit Xenodochium in atrio


praedictae Ecclesiae (Salvaloris) mullis terris oblatis, quatennis
egenorum et advenarum esset repausalio » ,Cron .Quando ci loc
cherà favellare degli ospedali, di questo stesamente diremo.
2, Ecco una intera leliera di Simmaco, nella quale il Pagano a
un cerlo Decio raccomanda san Severo :
Symmachus Decio
« llabeant fortassis aliac commendationes mcac interpctrationen
benignitatis. Ista iudicii est . Trado enim sancio pectori tuo frien
trem meum Severum Episcopum , omnium sectarum attestatio .
ne laudabilem : de quo plura me dicerc ct desperatio aliquandi
meriti, et ipsius pudor non sinit. Praeterea lestis, non laudato .
ris partes recepi, tibi reservans morum cius inspectionem . Quam
cun penitus expenderis, reperies mo cessisse eius potius laudi
bus, quam per negligentiam defuisse . Vale ( lib . VII , ep . 51 ) » .
L'erudio Plazocchi opina che Siminaco imitò i cristiani : « Esso
Pontefice di gentilità , dice egli , chiama fratello suo san Severo
Pontefice cristiano . Imperciocchè Giuliano apostata emulo delle
cristianc costilnianze molle ne straporio nel paganesimo: laonde
perchè i sacerdoti di nostra chiesa nominano fratelli i loro col
leghi, fecero similmente i pagani . E Simmaco, per piacere a'oo .
stri Vescovi , come se fossero di un medesimo coliegio , chiama
li fratelli » . Ma io non vogliomi accordare col doilo Canonico 2
che Simmaco, pare a me, chiami Severo fratello suo non gii
perchè è Pontefice siccome lui , ma per lo grandissimo amore
che sentiva per quello . Nè dicamisi che i pagani non erano usi
nominare gli amici con si caro nome, chè i Giudei, leggesi ne?
libri de' Maccabei , vennero non solo da Romani, ma ancora dil
Spartani chiamati fratelli, e potrei molti passi di scrittori latini
rceitare, i quali confermano ciò clic qui penso. Ma ecco un lui)
28

cosi nella fedele Napoli, quanti crano i rioni tante le dia


conic, dove malati e poveri, come sa chi è sperlo in sa
cra archeologia , venivano da cherici amorevoli e pietosi
graziosamente alimentati. Queste dicono aperto , che la
Chiesa in ogni stagione con saggia industria e con non
finti sovvenimenti, ha fatto suo l' altrui disagio.Di esse da
prima ci proponemmo favellare, ed avremmolo fatto , se la
qualità de' presenti tempi non ci forzasse a celebrare le Cap
pelle che dimandiamo serotine . Si levano a cielo le scuole
notturne degli artieri che sono ne'paesi al di là de' monti e
oltre a mari, e delle Cappelle serotine, le quali tendono ad
ulile maggiore, da filantropi nostri nulla si dice,perchè pensa
si , dal rosario in fuori che quel gentame accogliticcio vi
snocciola , null'altro giovamento venirne. Ma quelli che così
giudicano mostrano non si avere aperti gli occhi dell'in
ielletto , se pure non il fanno per vezzo di biasimare il
bene che a noi nasce in casa . A questi Oratorietti notturni
se tutti gli uomini di bassa condizione e popolaresca co
stumassero , avvezzerebbonsi cristianamente vivere , e se
guirebbene, che, siccome quei pochi che vi usano , ciascun
di loro si conterrebbe nei suoi termini, temerebbe la riveren

go di Orazio che ' l mostra chiaramente : « Frater , pater adde ,


Ut cuique est aelas, ita quemque facelus adopla ( 1 Ep. 6,54) » .
E solevano i romani appellare fratelli quegli alleati che ave
vano mostrata divozione ed amorevolezza all'Impero . « Ædui,
dice Tacito , soli Gallorum fraternitatis nomen cum populo ro
mano nomen usurpant ( 11 Ann . 25 ) » . E Cicerone scrivendo ad
Allico chiamali fratelli : « Edui fratres nostri pugnant ( 1 Ep .
19) » , e a Trebazio : « Fratres nostri Edui ( 7 , 101 ) » . In una
delle Epigrali raccolte dal Grutero sia : « Gens Batavorum ami
ci et fraires Rom . Imper. ( 499 , 13 ) » . E maravigliomi granule
mente come il Mazocchi, che nel fallo di lingua del Lazio va
leva tant' oro , non abbia posto a ciò mente , e siagli eziandio di
penna caduto che anzi Giuliano i pontefici di un medesimo col
legio non chiamavansi fratelli, non si ricordando punto de fra .
telli arvali, di cui doltamente scrisse Gaetano Mariui.
29
da autorità delle leggi cosi divine come umane , non im
bestierebbesi, non turberebbe il buon reggimento della città .
Il perchè queste Cappelle sono assai care ai buoni cittadini,
e cotanto in voce presso gli stranieri . Il Re nostro, di cui
la pietà ognun sa , decretava che il Collegio di Marle la
sciasse al paroco di santa Sofia , la chiesa della Consola
zione per tramutarla in uno di questi oratorii notturni
per li suoi popolani . E se incontra che per ampliare ed
2 abbellire contrade, convenga si abbatta qualcuna di que
ste Cappelle , un' altra vedi tosto edificarsi dell'antica più
nobile e graziosa . Certi signori napoletani , affinchè vie
meglio queste moltiplicassero , ai preti concessero i propri
oratorii , e danno limosina per il culto che vi si fa a Dio ;
e ciò non è che imitare gli avi loro , che furono tanto larghi
coi poveri e colla Chiesa . Il Generale di Brocchetti, il quale
non era uno spigolistro , se avveniva che altri contassegli,
come il volgo operasi in virtù nelle Cappelle, dava a vede
re con segni manifesti l'abbondanza del gaudio che den
tro sentivane . « Queste cappelle, scrive Jeancard provenzale,
rallegrano gli Arcivescovi napoletani, e producono fra quel
la minuta povera gente uomini di grande santità ") » . La
Religione del Nazzareno provvede istruire e disciplinare il
volgo non mica dandogli a leggere giornali , accendendolo
a cittadinesche guerre, o volendone trarre una schiera di
politici e più in là , siccome narrano costumarsi fare nel
le scuole notturne degli artigiani in Inghilterra, in Fran
cia , Filadelfia e dove che sia , le quali, se vero è, quello
che lamentano tanti scrittori di quelle parti , fanno sovente
più ardenti le voglie della plebe accrescendo e non a lei
i bisogni menomando . Nè si creda che sia un barbaro io,
2 un nemico del volgare insegnamento ; non vi è uomo che
di
di me più il desideri , ma non iscompagnato dalla Religio
ol

') Tie B. Alph. p . 2 , c . II .


30

ne , perchè se questa non il dirizza, non può agli uomini


tornare giovevolissimo. La Religione contemperandosi al
l'indole e costume di quei medesimi, cui toglie a ingentili.
re ed ammaestrare, tanto loro insegna, e grida che appa .
rassero , quanto ad essi vede confarsi e non oltre, la quale
cosa è appunto l' intendimento di ogni savia educazione che
non trasmodi , e si rivolga anzi a danno che a bene degli
uomini . « Che cosa è la Religione, dice il Gioberti, se non
la trasformazione della civiltà , trasformazione che risiede
nell'innalzarla dalla terra al ciclo , e dal giro del finito a
quello dell'infinito ? Ora questa elevazione infinita della
potenza civile ( so mi è lecito l' usare il linguaggio de'com
putisti ) si fa in modo semplicissimo colla semplice addi .
zione dell'ultimo fine , il quale è il segno algebrico , che
esalta magicamente l'umile radice a una quantità immen .
sa e atta a shigottire la più ardita immaginazione. Piglia .
te un alto umano anche menomissimo e di pochissima
importanza , purchè sia buono di sua natura o almeno in .
differente , assegnategli un fine sovraterrestre, e informa
telo coll'amor divino , col desiderio della divina gloria ,
con un senso di omaggio e di gratitudine verso i benefizi
del Creatore : eccovelo trasformato issofatto e come per
miracolo in un alto religioso, virtuoso, meritorio che può
avere un grandissimo valore a malgrado della sua le
nuità intrinseca , se fervido è l'affetto che lo accompagna
e lo informa ) .
Ma alquanto tritamente diciamo del frutto e della utilità
di cosiffatte Cappelle . Sono per ogni rione dove due, dove
tre , dove più chiesiccinole , di cui han cura le Congregazio
ni delle missioni del clero napoletano, le quali con grande
studio le proveggono di preli , che con nome di Prefetti
senza alcuna mercede, del loro spendendo, s'ingegaano go .
vernarle secondo le leggi onde furono stabilite. La sera al
suono della squilla , uomini e fanciulli artigiani e di qua .
31
lunque più vile condizione c misero stato , levatisi dell'opera ,
accorrono qua , e tutti di accordo fanno onore a Gesù e alla
Nostra Donna , recitando il rosario ed altre divozioni . Di poi
stanno taciti ed attenti ad udire quel benigno sacerdote che
loro addottrina a cristianamente vivere . E i bamboli, perchè di
poca capacità forse nullo frutto loro tornerebbe da codeste
istruzioni , si assembrano in disparte , e ad essi insegnasi con
grande garbatezza e maniera le prime cose di nostra Religio
ne; e tu nel vederli segnarsi con quelle manucce piccoline, e
linguettando, ripetere i principali Misteri , senti in cuore una
grande gioia . E sovente tra questi trovansi alcuni tanto savi ,
che se pigliali sonno , si stropicciano gli occhi, affinché sillaba
non perdano di quello che loro vien detto . Ma forse ad al
cuno parrà essere questa un'opera perduta , e meglio sa
rebbe se cotali fanciulli si lasciassero per via e per le pa
terne camere terrene pargoleggiare e nell'adolescente elà
fruttuosamente si ainmaestrassero poi . « Oh ! la Religione, gri
dava il Tommaseo, è cosi necessaria in tutti gli anni , in tutte
le ore della vila ! Abusare della ignoranza di quegl'inno
centi per privarli di tanto conforto , sarebbe, anche umą.
namente parlando, ingiustizia e crudeltà " ) » . Codesti non è
un picchiapetto un baciapolvere , ed io volentieri me ne rap
porto a lui , chè al parere mio; vero è « che le prime im
pressioni , come scrive quest'uomo di lettere, son prepoten
ti , io vorrei fin dal primo albore della ragione , cominciare
ad infondere in quelle anime tenere il sentimento religio.
so , mostrando loro cosa che a Religione appartenga, e in
dicandola degna di special riverenza ; conducendoli in ore
di solitudine alle chiese , e facendevoli stare zitti com
posti . Non è vero che l' insegnamento religioso convenga
serbarlo a maturi anni , come Rousseau pretendeva . Nessu
na età può degnamente concepire l'idea di Dio ; ma tutte

1 ) Tommaseo nell' Educazione che incomincia colla vita .


32

di questa sublime idea possono consolarsi e nobilitarsi.Che


se, per mangiare il fanciullo aspettasse poter conoscere quel
lo che mangia , e' morrebbe di fame " ) » .
Tutti, finita la istruzione vanno per i fatti loro, se non
che in certi giorni che precedono alcune feste di Chiesa ,
stannovi un poco più , perchè il Prefetto disponeli a queste
con qualche triduo , o se fosse delle principali , cioè a di
re quella dell' Assunta , con una novena . Nella quale ( ci
cade in taglio dirlo ) si tengono , per piacere a Maria , dal
mangiare frutta , o vero altra cosa che più andasse loro a
sangue; e ciascuno nella vigilia è uso digiunare, e ancor
chè sia bevitore e vago di be' vini solenni , in quel di non
gustane gocciolo . Il sabbato si lascia stare la istruzione,
perchè conviene che debitainente si parino essi a dire le
colpe a pie de' loro preti , che in quel di , ancora sia il
maggiore freddo o piova , vi traggono a posta , e sono qui
a noite ferma, non partendone , se non dopo avere carita .
tivamente tutte le confessioni udite ; benchè il luogo di
certe cappelle terrene è cotanto umido, che bestia non
vi si accovaccerebbe. Che maraviglia è che il popolazzo di
Napoli , vedutosi cordialmente amato da sacerdoti , cotanto
li veneri e loro faccia onore ! Ma rimettiamo il discorso del
le Cappelle . Nella Domenica in sol di , il Prefetto o altro
prete che stia in sua vece , affinchè bene queste persone
rozze santifichino la festa, costuma far loro meditare, e nel
l'atto della messa con dolci parole invogliare e accendere
a pigliare Cristo in Sacramento , coloro che n'ebbero da
confessori licenza . Di chiesa non parte tutta questa gente
se non dopo avere avuto commiato dal Prefetto , e per via
il più di essi va tanto compostamente , che chiunque mira
li , piglia buono esempio di edificazione di virtù . Gli smo
gliati e quei che sono liberi affatto da domestiche faccen

1 ) Nel medesimo luogo.


S3
de , dalle Cappelle traggono agli ospedali non già per solo
con melate parole compassionare gl' infermi, ma soprattut
tutto per aiutarli ne' bisogni , e quasi dirò per partecipare
negli angosciosi patimenti loro, ch' è proprio secondo Cri
sto e suo Vangelo . Dopo mangiare tutti in un punto e in
un'ora , da capo sono nelle Cappelle , e recitate certe ora
zioni , a tre a tre, o a quattro a quattro posti , intuonando
sacre canzoni, vanno per passatempo in qualche giardino o
altro luogo solitario, e in sul far della sera tornano ezian -
dio cantando alle chiesicciuole loro , per sentire l'omelia .
Quando cade la festa di san Luigi o vero di san Filip
po Neri , gli uomini e i fanciulli di ciascuno Oratorietto gra
ziosamente intrecciando fiori di colore vario , costruiscono
un piccioletto tempio , che in lingua loro chiamano trion
fo , ed entro vi collocano le venerande effigie di codesti
Santi , e lo intorniano di ceri accesi . Quattro di essi accon
ciamente recanselo in collo, e tutti gli altri avanti ordina
tisi in processione, cantando inni a codesti loro Proteltori,
vengono a trovarli , il primo nella popolosa chiesa del Sal
vatore , dove da più gente è questi onorato, l' altro in quel -
la dei Padri Oratoriani . Alla festa poi dell' Assunta , sicco
me sono indulgenze a chi visita i templi a Lei intitolati
quegli volenterosi recansi a tali perdoni , e al di di san
Gennaro traggono al duomo a salutarlo.
Queste scuole vorremmo adunque che si vedessero e in
Italia e fuori: chè se glorioso è difendere la Chiesa per bel
le scritture, nobile e sublime intendimento è quello di edu
care i Cristiani di qualunque condizione e stato siano ; per
chè tutti ad un modo medesimo ama Ella oltre ogni tene
ra madre . Per le Cappelle nella plebe la generazione dei
crudeli e scellerati vizi in luogo di crescere e moltiplicare,
viene a finire e sterminarsi ; imperciocchè esse insegnano
ad uomini d'intelletto e di avvedimento grossi vera sapicn
za , e li rendono amorevoli e acconci a grandi imprese. Tu *
odi codesti volgari ammaestrare loro figliuolini assai più sa
viamente che non faceva Senofonte col suo Ciro , Isocrate
col suo Alessandro . Ciò che Paolo Segneri diceva di una
buona vecchiarella cattolica ben qui possiamo adattare a
questi uomini di Cappelle , « ch'essi si vedranno in cielo a
ver saputo più d'Aristotele nella speculativa , di Tacilo nel .
le pratiche " ) ) .
Ad un plebeo, che sentiva in su le spalle il peso della
miseria , chiesto di suo stato , rispose con serena fronte :
Mi vivo col conforto di Dio . Stando un giovine in una
lieta brigata , diceva con aria di viso come se filosofasse ,
spropositi intorno ai digiuni e alla quaresima: intervenne
che udisselo un volgare , e subito questi mettendo mano a
ciò che gli putiva , gli spezzò l'orgoglio e fecelo tacere . 1
Tutti allora risero vedendo quel rigoglioso di tal moneta
pagato , quali erano state le derrate vendute. Ond'è dunque
che uomini senza lettera son ben parlanti ? Uno della mi
nuta gente con calma e placidezza ( e ne fummo spettato
ri noi ) passava di vita, quantunque crudi dolori fieramen
te il consumassero dentro , e ad orecchia venisscgli l'amo.
roso pianto della donna sua , e i disperati lamenti dei fic
gliuoli , che vedevansi mancare chi loro sosteneva la vita .
Le pene minacciate ai misfatti fan l'uomo apparentemen
te virtuoso , perchè se in occulto vien fatto commettere 'l
delitto , e sicuro stassi di non iscontarne il fio , con baldan
za s'imperversa; quanti biascicano fra labbro e labbro quel
Pulchra Laverna
Da mihi fallere, da iusto sanctoque videri :
Noctem peccatis, et fraudibus obiice nubem 2) ?
Ma se Fede guidaci , e non si opera e non si pensa in cuore
il male . Per la qual cosa certi animi feroci e vendicativi
capitando alle cappelle, c ammaestrandosi nelle cose di Reli

2) Man , Ciug 4 , 2.-?) Oraz. 1 Ep . XVI, 60 .


35
gione , pongono giù gli odi e le nimicizie, e fannosi eziandio
scrupolo avere un pò di sdegno , una rugginuzza nelle loro
menti; ai confessori consegnano quei pugnali e quelle coltel
la , che eludendo i minacciosi bargelli , avevano tenacemente
seco . Di quello che noi ora diciamo chi vuole pigliare spe
rienza , menisi a cotali cappelle, e in alcune vedrà queste
disonesle armi altaccate allato della eſligie della Madonna in
anatema di dimenticanza ").Deh ! codeste cose non sono da
encomiare perchè falte da volgari ? Dunque la virtù da sè
non ha bellezza, ma pigliala da quello che la esercita ! E
non conviene lodare quel plebco , il quale, domandalogli li
mosina da uno accattone, cercossi nei panni, e non si tro
vando danaro , si trasse in disparte, e la camicia toltasi gliela
dono , dicendogli con un sorriso , che la si vendesse e com
perassesi il pane ? O vero cotali atti generosi parannoti di
vonzioncelle ambigue , che possono, siccome l' ottimo Cesari
diceva ,far lega con ogni vizio ? 2) Ma eglino nelle Cappelle si
formano una idea nobile e magnifica della Religione , lon
tana da quelle picciolezze , e frivole meschinità , onde alcu
ni , sperandole far buon servigio , la smozzicano , storpiano
e impoveriscono . Ma perchè contare snocciolatamente e fil
filo codeste grandissime e mirabili cose , cui noi , per con
tinuo vedere da volgari esercitate, ci siamo come stanchi
di aminirarcene ? Tempo verrà, ed uno di costoro sarà , se
a Dio piace, come santo onorato . Nelle Cappelle , e tra gli
ospedali vedrassi la immagine di Giambattista Jossa , ed a.
vranno i volgari quello da cui far ritratto grandemente lo
ro diletterå .
Ma non voglio ora passarmi dal dire un altro utile che
viene da questi oratorietti notturni. Nello sciame de' fan
ciulli che qui traggono , molti sono bisognosi , i preti a .

1) La cappella di santa Maria in Cosmodin dirimpetto allo spe


dale delle carceri , e quella di santa Maria del Buon Consiglio
son piene di paurose armi.- 2) Vit. Cav. Clem . Vann .
86

dunque si penano di riparare alla costoro miseria . Quelli


ai quali l'arie bene non si affà per la soverchia grossezza
di lor mente, li acconciano a casa di persone ben nate a
servire : chi sono di alquanto ingegno, si procura di porli
alle arti : altri a cui Iddio concesse sollile intelletto, cer.
casi per le buone leitere indirizzare. E per questi ultimi la
cosa è più malagevole , perchè loro conviene si dia non so .
lo maestri , ma mangiari e vestiri , mentre che i primi col
servire , i secondi stando a boltega , guadagnansi pane a do
vizia. Laonde codesti sacerdoti come possono migliore,
hanno a provvedere a casi di quelli, ed essi medesimi, o
vero cercando altri che il facciano , caritativamente li am
maestrino in letteratura e nelle scienze. Per la quale co
sa non è da ammirare che di questi garzoni poveri mol
ti entrassero alle religioni , alcuni si dessero in panni che
ricali ; e non recito i nomi de'benefattori , chè la costoro mo
destia mel vieta . Se Gennaro Sale tornasse a vita da se ti
direbbe come da misera condizione ascendesse al sacerdozio;
egli fu veramente un molto da bene prete , e ricordiamo che
finiva per una malattia , che gli si attacco addosso usando
l'ospedale del Borgo di Loreto . Non di rado alligna altez
za di mente in uomini di povero stato , e nei nati di allo
legnaggio trovasi viltate e codardia ; ma la Religione , se si
lasciano da essi guidare, questi spoltrisce , quelli dispone a
gloriosi falti !
Preti molto esercitati in virtù, accorrono a queste Cap.
pelle , e di ciò non maravigliomi punto , perchè ai santi pia
ce addirsi ad umili uffici ( se pure umile officio può appel
larsi l'ammaestrare altrui nelle cose di Dio) : ma gran co
sa è che coloro i quali sanno molto innanzi in letteratura
o nelle scienze volentieri vi traggono . Giuseppe Parascan
dolo interpetre de Papiri e Cattedrante vi veniva; e Ange
laulonio Scolli Prefeito alla Borbonica faceva nè più ne
mepo . Andrea Jorio archicologo non volgare, finchè pote
37
vi andò similmente. E infermo raunò per molti anni in ca
sa sua questi uomini popoleschi , e dirozzandoli gli ammae
strava di cristiana disciplina . Saremmo credo io mormorati,
se tacessimo che lo Schenardi, il quale aveva l'animo tutto
rivolto alle lettere e a fare onore a Dante, per lungo tem
po in certe sere determinate vi si arrestava ") . E che diremo
di Antonio Ottaviano già stato professore nella università , e
valente grecista , il quale per vecchiezza presso che cieco
brancolando ancora si mena a cotali chiesicciuole ? Altre cose
di simile fatta qui direi se non fosse che temessi di render
le men belle pabblicandole . Ma non mi sia posto a vizio
che alcune ne toccai, Paolo Apostolo diceva sue ragioni
contro a Farisei , e noi il facciamo affinchè i semplici
non piglino scandalo allorchè predicasi loro , che i preti
dormono al fuoco e stannosi colle mani alla cintola . Deh
quanti si sanno , che quei poveri montanari, i quali traggono
qui a zampognare il dicembre , sono da preli a tempo op
portuno condotti nelle Cappelle , ad essere istruiti e con.
fortati coi sacramenti di penitenza ed eucaristia ? E mi pare
quasi vedere quei buoni caprari, nelle loro capanne alle
mogli e ai piccioli figliuoli dire mille beni de ' sacerdoti
nostri.
Ma favelliamo un poco del fondamento di codeste Cap
pelle. La comune voce dice che san Filippo Neri, må mons
signor Sparano spertissimo delle notizie di questa Chiesa
scriveva, che l'Arciveséoyo Sersale istituissele. Noi non vo

1) Mori lo Schenardi in su i trent'anni, o in quel torno ; ave


ya voltato di francese in italiano l'Opera di Ozanam sopra la fi
losofia di Dante , scrisse diverse dissertazioni a difesa dell'Allighic
ri per ismentire il Rossetti , ed altre cose le quali tutte narro
il dotio Gio . Battista Gallo nell'elogio funebre che gli recitò
nella chiesa della Rotonda , per l'esequie che qui al socio fece
ro solenni quei della biblioteca cattolica .Vedi il vol . IX di quc
sta Raccolta , p . 445-57 .
Rac.REL . VOL.XV. 3
38

gliamo accordarci con questo storico , nè sentire con colo


ro che ne fanno cominciatore il Neri ; imperciocchè pa .
re a noi che la cosa stia bene altrimenti . Gli Oratorii not
turni di san Filippo non sono mica le Cappelle nostre ; in
queste non costumansi discipline, recita di sermoni impa
rati a mente da' fanciulli , brevi ragionamenti con la mu•
sica in mezzo e nel fine, le quali cose il Santo voleva
che in quelli si facessero ') . Oltre a ciò il Neri non pose
mai piede in questa contrada , quantunque Proposito e
gli fosse degli . Oratoriani di Napoli , e molto famigliare al
Cardinale Gesualdo , da cui si ebbe eziandio in dono una
pelle di martora , con che, siccome era uso a celare sua
santità , fece tante strane cose ? ). Malamente erra il Ca
nonico Sparano , dicendo che Antonino Sersale fondasse
le Cappelle , conciossiache ne troviamo nemoria prima che
reggesse la nostra Chiesa questo, buon Pastore, il quale
per altro deve grandemente encomiarsi per averle molti
plicate, e per i saggi provvedimenti intorno esse, siccome
più innanzi diremo. Noi penando a cercare i polverosi
registri di curia , e leggendo le vite di quei preti nostri
che vissero santamente infino alla morte , possiamo dire
avere in qualche modo trovato dove il vero stesse. Gian
Pietro Bruno , pietoso sacerdote , ottenne dal Cardinale
Gesualdo un eremo nel monte san Martino, chiamato san
Sepolcro , dov'erano umili cellette , tempo passato abita .
zioni di solitari, e fredde grotte, delle quali una era vol
ta a chiesa . Qui dunque il Bruno graziosamente aduna
va i fanciulli, e qui con grande amore l'istruiva a vive
re da fedeli %) . Carlo Carafa de' Duchi d'Andria, fatto pre
te (noiatosi degli onori militari, che fu un molto valoro

) Bacci , Vit. s . Fil. lib . I , cap . XV , n . 5. — 2) Idem , lib. II,


cap . XVIII, 1. 5. -3) V. Pompeo Sarnelli, Comp. rit. venerab .
Car . Caraf. fac. 30.
39

so capitano ) avendo fratellanza col Bruno , perchè tutti


e due usavano essere all'ospedale confortando e sovvenen
do gl' ipfermi, risolvette anch'esso ire con lui a quel di.
serto luogo, e col crocifisso in mano similmente ravvolgeva.
si per quei contorni raccogliendo giovanetti, e guidatili nel.
la eremita chiesa , ammaestravali in ciò che conviene sape
re e fare un buon cristiano ") . Questo, al parer mio, mo
stra che i preti napolitani fino ab antico si faticassero nel.
l ' ingentilire la plebe , dandole al fianco la guida del timo
re di Dio . Ed il Bruno ed il Carafa (siccome altri che ven
nero poi , furono in ciò loro imitatori) non facevano cosa
nuova, ma battevano le poste de vecchi nostri sacerdoti
che sempre studiarono disciplinare il volgo . Soleva Alfon
so de' Liguori la sera in remoti siti , come dire al largo
santo Agnello , a Capodimonte ridurre il gentame e sporgli
la legge vangelica %); è siccome solo non bastavalo fare , si
aveva seco altri preti tra quali Giambattista Fusco ezian
dio di sangue gentile) , e Michele de Alteriis, di manie
ra e costume semplice “) . Forse fino a di nostri a cotale
modo sarebbero durate codeste scuole se Iddio , macchi,
nando il diavolo stornarle , non avessele , sapendo trarre
da ogni male bene, confermate e moltiplicate. Nel seco

1) Id . fac. 31. — 2) Tapnoja , Vit. B. Alf. vol. I, fac. 44 .


*) Salvatore Aula narra che san Francesco di Geronimo poco
tempo innanzi che Giuseppa Capuana dama napolitana partorisse
Giambattista, dissele che 'l figlio che s' aveva in seno, doveva
riuscire un santo ( Vit. Gio . Battista Fusc . fac. 2 ) . Grandicel
lo fu a Benevento cresimalo da papa Benedetto XIII ( id . fac .
6 ). — 4) La cui vita scrisse Salvatore Aula . Alcuni lo scam
biano per Ciro de Alteriis che visse nel medesimo tempo e fu ,
secondo che scrive lo Sparano , un insigne letterato ( Mem .
stor . ch . nap . p . II , fac . 371 ) ed uno della famosa Accademia
fondata dal Cardinale Spinelli (v . Breve saggio dell' accademia
eretta nella congregazione dei PP. dell' Oratorio di Napoli) e
poi eleito Vescovo .
1

40

lo scorso alcuni Jaferani qua e là per la fedele città no


stra tenevano cattedra occultamente , ogni loro ingegno
ponendo a torre ai buoni napoletani la verace credenza ,
ch' essi han sempre da che ricevetterla da Pietro , forte
mente guardata. Per la quale cosa la gente nostra colto
animo a questi erelici , stava tulta intenta a sorprenderli , ed
una volta ciò vennele fatto a Pizzofalcone, e maestri e di
scepoli presi e legati menò al reggente ' ) .E siccome sono
i napoletani menti magnificatrici, ogni ragunamento che ve
devano in parte un pò riposta , cadeva subito nell'animo
loro il sospetto che fosse di luterani . Ma quello che curioso è,
eziandio Alfonso de Liguori, ch'era ancifedelissimo cristia
no,fu sorente scambiato per uomo che seminasse ereticali er
roracci . Imperciocchè i frati minimi ( conciossiachè il lar
go Stella era ancora uno de' luoghi dove il Santo aduna
va la plebe ) vedendo innanzi il chiostro loro la sera uo .
mini di qnalunque taglia raccolti, temendo che non fosse
gente di cattiva risma la qnąle per apprendere ſalsa dottrina
là convenisse , per le finestre stavano ad origliare- ' ) . Ora
avvenne che Alfonso una fiata riprendeva un artigiano, il
quałe solo cibando erbe crude, non sentivasi bene della per
sona e perciò poco lavorava. O fratel mio dolce , diceva
gli il Sanio , il culto bene inteso comprende le azioni ezian
dio più volgari , purchè si adoperi l'alchimia insegnata dal
1' Apostolo nel praticarle, il quale prescrive che si glorifi
chi Iddio coll'allegria stessa della mensa ”) . E a tempo un
altro prete soggiugneva : Iddio, vuole che si mangi , e se vi
sono date quattro costoline, anche facciavi pro ). A queste
parole la ragazzaglia assai rise , e siccome è usa , per ogni
appicco che si abbia , dire baie , ciascuno di essa disse la sua .

") Tannoia , loc . cit . - ) Sive ergo manducatis, sive bibitis,


sive aliud quid facitis : omnia in gloriam Dei facite, I Cor .
X , 31.— *) Tannoia, loc . cit .
41

I Religiosi adunque a questo sogghignare, e al sentire più


volte ripetere costoline , conviene mangiare , credelle
ro essersi bene apposti che quelli fossero uomini, i quali
vivevano secondo senso e non secondo ragione, e però a
Monsignor Vicario se ne richiamarono la mattina a buo
n'ora. La qual cosa come fu nota ad Alfonso, per cessa
re un subuglio , ordinò che la vegnente sera in quel luo
go non si recassero . Ma Pietro Barbarese e Luca Nardo .
ne che erano di quegli uomini grossi , che là tráevano, non
sapendoselo , secondo 'l costume vi andarono , ed issoſatto
furono da bargeli afferrati e condotti al Vicario , il qua .
le non trovandoli macchiati di eresia , lasciolli in pace . Al .
fonso di queste accuse non fece caso , perchè sapeva che
siccome l'oro col fuoco si sperimenta , cosi le tribolazio .
ni sono il crogiuolo delle buone opere . E Iddio volesse ' ,
che tutti si avessero bene nel cervello fermata cotale ve .
rità , che alcuni non lascerebbero di ben fare , quando per
sone o per poco vedere, o per malizia , loro si intraversa .
no e contraddicono. Da quel tempo in poi il Santo volle
che non più nelle pubbliche piazze, ma si bene nelle pri
vate case si ammaestrasse nel Vangelo il volgo ; e siccome
tra quei plebei che udiyanlo, certi eransi resi atti ad ad .
dottrinare altrui, diedesi loro licenza che nelle botteghe
il facessero da sè . Quindi il Barbarese , finchè non ebbe
si dal sacerdote Gargano la cappella de Barrettari ' ),raccolse
nella sua camera terrena la povera gente ed erudivala nella
nostra fede, e similmente altri discepoli di Alfonso operava
no : così in piccola ora assai crebbero codeste sacre adu
nate . La qual cosa venuta ad orecchia del Cardinale Pigna.
telli , e rallegratosene grandemente , volle a ciò destinate
tutte le chiesicciuole di Napoli.
Ma non vogliamo qui passarci dal lodare due cayalieri

1) Tannoia , loc . cit . , fac. 47 .


42

napoletani , il Duca Carlo Gaeta , il Marchese Vincenzo Pa


risani '), forse scolari anch'essi di Alfonso, non menando
orgoglio di nobiltà loro , umili e mansueti amavano con
puro e fratellevole animo i volgari , adagiandoli di vesti , di
danari e di tutto che necessario fosse alla persona, e quello
che è più , radunandoli presso sé in casa gli ammaestrava
no riprendendone i vizi , e preparavangli a fruttuosamente
ricevere le sacramenta . Fortunati che avevano ben letta
nella Bibbia quella faccia, da cui si apprende , che a Ge
sù sono cari pure gli uomini di riipessa vita ! Mentisce per
la strozza a fede mia chi dice che sono i nostri gentiluo
mini buoni solo a darsi vita e tempo, e andare attorno al
le feste, e ai luoghi di sollazzo .
Perchè desiderava io far tesoro di vecchie tradizioni , re.
caimi nelle più antiche di queste Cappelle , dove domesti
camente chiesi alle persone altempate , che frequentavanle
da loro fanciullezza , notizie al fine mio riguardanti. In via
Capuana contro all'ospedale delle carceri, è una chiesuc
cia fabbricata sottosopra due secoli fa dalle genti di quei
contorni, la quale poi convertita fu a cappella serotipa . Ora
troyandomi io nella sacristia di questa, mi accorsi che un
uomo pieno di anni , come chi dilettasi ricordare cosa che
piacegli , sommessamente diceva : Là , accennando cogli oc
chi una scrappå curule , là sedeva santo Alfonso . Buon
uomo, allora io a lui, come il sai tu ? Io sono figlioccio ,
padre mio, rispose l'altro , a Niccola Ferrella, il quale era
carne ed ugna col Santo , ed egli dicevamelo, quando in
questa cappella m'insegnava dottrina cristiana . Era il Fer
rella da vero assaissimo amato dal Santo , ed il valeva , chè
quantunque idiota fosse, s' ingegnava moltiplicare codeste
Cappelle ed era negli ospedali e nelle carceri di grande aiuto 1

1) Il Gaeta sta sepolto nella chiesa del Carmine , il Parisani


in quella de' Pellegrini.
43
ai preti, perchè pratico nell' istruire gl' ignoranti e disporre
i discoli ai sacramenti. Questa povera gente è ferma a ri
cordarsi chi loro fa bene; infino a Nocera egli con altri della
marmaglia della contrada Capuana si recavano a visitare
il vescovo Alfonso , cui tenevano in luogo di padre, sebbene
più miglia da se fosse lontano.Ed il Santo parimente avea
un bene pazzo a questi uomini di grosso ingegno , dimandava
di loro , sempre che gli veniva in concio. Mori il Ferrella
in gran voce di santità, e venne sepolte nella chiesa deGe
rolamini nella cappella di san Francesco . Fu eziandio mol
to caro ad Alfonso un Leonardo Cristiano rivendugliolo , il
quale ebbe si dolci parole e sì belle, che raccoglieva al
seono e al dire suo il popolo che udivalo. Era molto ca
ro a vedere come egli, quando spacciava sue minute merci ,
convertisse la gente che comperava ). Dio alcuna volta
suscita i figliuoli di Abramo dalle pietre * ) .
E da che favelliamo di quelli che a bene altrui le sere
spesero nelle Cappelle, non vogliamo frodare agli egregi
Bernabiti una lode . Francesco Saverio Bianchi veniva so
vente al Lavinaio nella Cappella intitolata a sant' Alessio ,
per benignamente istruire quegli uomini gonzi. Di co
tal vero se vuoi maggiore contezza , recati là una sera , che
troverai vegliardi i quali oltre a questo che da me odi, nar
rerannoti ancora , che non di rado il padre Bernabita pas .
sava in quel luogo tutta quanta la notte di Natale . Dell'Ar
ciero nostro anima e corpo del Bianchi, non accade dire ,
perchè la vita che scrissene lo Scotti non è persona pia che
non abbia più volte corsa; oltre a che molti sel ricordano ,
e con giubilo contano , come fanciulli sostenevano l'Arciero,
che traendo il debole fianco , aiutavasi quanto più poteva
col buon volere a giungere all arsenale ed alleviare col

) Il Dott. Vincenzo Tino scrisse la vita di lui.- ?) Matt.cap. ,


III, v . 9; Luc , cap . III , v . 8 ,
conforto della fede, siccome altri nostri preti , la pena a
quei dolenti che strascicano il ferro. E sovente rinvieni che
narra che il Venerabile nostro sponeva la dottrina di Ge.
sù Cristo nei fondachi e negli ospedali, e talvolta eziandio
nella calzoleria di un Giovanni Palma. E cosi per non es
sere lunghi ci passiamo di qui scrivere quanta fatica duras
sero ad istruire il volgo i sacerdoti Emmanuele Parisio ' ) ,
Giovanni Fiore , Giuseppe di Maio , tutti e tre avuti in vita e
dopo morte in concetto di santi.Chi ha letto il discorso sto
rico dell'abate Federici sopra le virtù di Giuseppe Vinaccia ,
sa che non gravava al Canonico conversare domesticamente
coi più sordidi del popolazzo, coi cenciosi pezzenti, purgarli
con proprie mani da shifosissimi insetti , provvederli di alimen
ti , vesti , abitazioni . Ed è questa domando io una filantropia
ciarliera , che tiene le inani a.cintola e non esercita che la
lingua nelle frasche e nelle chimere ? Tre specie di filan ..
tropi distingueva il Gioberti , cioè gli operatori, gli scrit
tori , e i chiacchieratori. « I primi, diceva egli , sono i più
degni di encomio , perché il fare in ogni caso è quello che
più importa; e io non che averli in poco conto , gli ammi
ro e gli esalto con ogni potere; sia che il loro operare ven
ga informato e compiuto dal principio divino di carità , sia
che muova solo da un affetto meno alto e meno eccellen .
te , Gli scrittori son altresi benemeriti, purchè dicano cose.
buone , serię bene pensate , ben discusse applicabili, e si a
stengono dai luoghi comuni, imperocchè l' uffizio ch'essi
fanno non solo è utile , ma in parte eziandio necessario , per
chè l' azione è sempre un portato del pensiero , e i miglio
ramenti di ogni genere debbono essere ideati e maturati
colla mente e colla discussione prima di venir mandati ad
effetto . Ma siccome lo scrivere non basta , se alcuni di co

1) La memoria del Parisio ne torna molto cara . Egli diede al


clero di Napoli l' Arciero, poichè da servo suo che questi era,
divenne, allevato e costumato da lui , santo sacerdote.
45

loro che lo fanno utilmente ,disprezzano chi opera , essi han .


no il torto , e perdono la metà dei meriti loro . Cosi, po .
gniamo, se l'autore di un buon libro sulla riforma de'laz
zaretti si scagliasse contro quei poveri frati , che ci muo .
iono vittima della carità loro , egli sarebbe troppo in di
saccordo seco ; ma ciò di rado incontra ; perchè i savi pen
satori sono più atti di altri ad apprezzare condegnamente
gli eroici operatori. Ma i filantropi ciarlieri , andarini spac .
camonti che non san nè fare, nè dire a proposito , che
spacciano inezie , frasche, utopie frivole , andando a caccia
della nebbia e del vento , sono uno de' flagelli del secolo
decimonono , e io non mi pento di aver loro dato qualche
carpiccio . Tutti gli uomini di senno si accordano a fuggi
re tali ostentatori e cerretani di un'unità , e non ne fan .
no più caso che i nostri avoli facessero dei madrigalisti e
dei sonettanti . Imperocchè ogni secolo ha i suoi importu,
ni e suoi seccatori; e benchè la forma del fastidio si muti ,
l'effetto è però sempre il medesimo . E quanto più si ap
pregiano i filantropi seri ed attivi , che conservano a un
nobile scopo l'ingegno, gli studi , la potenza , le ricchezze
e le fatiche, tanto più si debbono vilipendere quelle steri ,
li scimmie che usurpano gli onori e gli applausi ad altri
dovuti ) .
Ma seguitiamo a dire delle Cappelle : Queste non solo in
città sono , ma eziandio fuori; imperciocchè i nostri sacer
doti quando vanno con missione nelle vicinanze di Na.
poli , e nelle province del regno ( e andarono fra gente pa.
gana e niuno potrà loro rapire la gloria di avere in tem
pi difficili renduta ai Cinesi la Religione cattolica citta
dina %), ve le stabiliscono perchè abbarbichi il bene che

1) Il Gesuita moderno , t . II , fac. 238, 259 , ediz . origin .


2) In una delle due lettere inviate al nostro Matteo Ripa dalla
Congregazione di Propaganda a nome di papa Clemente XI dis
1
46

recarono in quei luoghi.Il Cardinale Spinelli ch' ebbe l'a.


nimo volto a togliere da'vizi la minuta gente , imponeva ai
paroci de' contadi erudire i fanciulli di buona e perfetta dot
trina di Cristo . « Confermiamo, diceva egli , gli oratorietti
non ha guari fondati dai preti che vennero con la missione,
e sieno vigilanti i sacerdoti che noi lasciammo a governar
li ' ) » . E ciò mostra più chiaramente contra lo Sparano, che
delle Cappelle non fu principiatore il Sersale , ma pose ei suo
ingegno che si immegliassero . Imperciocchè cercava in ogni
cominciare di mese al martedì , tutto che erasi in quelle
fatto ; innanzi a sè convocava i prefetti, ch'erano preti di
gran senno e accorgimento , ed accendevali a reggerle ?).Ne
altri creda che codesti Arcivescovi per troppo soccorrere la
mal creata plebe, avessero lasciato infermare la gentile let
teratura . Il Pignatelli , lo Spinelli , il Sersale furono de' più
caldi favoreggiatori e partegiani delle lettere ; ebbero in
grandissima onoranza gli uomini dotti , tenevanseli allato e
largamente loro donavano . Il Pignatelli trasse di Capua
il Mazocchi , quell' uomo , a giudizio del Lanzi , vera
mente singolare, e che tutto potè per l'ingegno e per la
dottrina :) . E ai di di codes to Arcivescovo il Seminario
sali a tanta fama, che il rettore di esso Carlo Maiello , uo
mo che non pure le ricchezze , ma l'ingegno suo mettea
in non calere ; veniva chiamato a Roma a Prefetto della
Vaticana *) . Lo Spinelli riduce l'universo clero nel li

cesi : Essersi la Santità Sua chiaramente espressa che que


sta sua condotta ( cioè rendere gli stessi Cinesi idonei sacerdo
1
ti ) è l'unica per bene stabilire la Religione cattolica in cotesto 1
vastissimo impero , per farla passare da forestiera citta
dina.— ") Visitatio Mileti ,Secundiliani, 8. Petriad Paternum , Ca
savatoris et Arsani, p . 333 a terg . art . XIII.—?) Mem . St. ch .
nap . p . II , fac . 365.— *) Alfabeto Etrusco, t . I , fac. 95.-) Ni
cola Capasso che non diceva di bene e di lode a chi non il me
ritava , di lui scrisse : « Et sancte vixit sophos hic, et vixit in
aula Non modo spreyit opes , spreyit et ingenium ) .
47

ceo arcivescovile , affinché in un solo luogo , scriveva il


Mazocchi , con grandissima emulazione gli ottimi giovani
si allevassero , e dessero un giorno alla Chiesa quello
che da essi sperava . Non più , concludeva l'erudito Ca
nonico , vedesi ora per tacere ogni altro bene
che da
questo vienci ) discordanza di dottrina tra cherici ; mia
una sola bocca , e una sola lingua ha tutta quanta la
Chiesa di Napoli ") la quale lode , secondo me, bene ora
si affà eziandio all' eminentissimo Cardinale Riario per i
provvedimenti presi a migliorare l'insegnamento del suo
clero . Lo Spinelli , siccome Benedetto XIV a Roma , eles
se un ' Accademia a difesa della Religione , in cui leg .
gevano trattati e dissertazioni , ecclesiastici che per dot
trina erano cima d' uomini. Il Sersale meritò che il dotto
Martorelli di lui favellando scrivesse : « Quem , ad augenda
Ecclesiae Neapolitanae antiquitatem et decus veluti e coelo
demissum aspicimus ? ) ) . Al tempo di questo Arcivescovo
era mancata l'Accademia , perciò fu sollecito a presto ri .
metterla , e godevagli l'animo nel vedere il grandissimo be .
ne che tornavane al clero suo.Laonde il Mazocchi esclama
va : « Utinam tantorum bonorum affluentia in Ecclesia Nea .
politana perennet quam diutissime 3) » . Ed il Cardinale
Caracciolo, santa memoria , per soddisfare l'erudito Capua .
no volle suscitarla .
Ma annodiamo il nostro ragionare.Noi dicemmo della u
tilità delle Cappelle e della fondazione di esse , ora conve
niente è vederne il numero . Il Tannoia scrisse che ai gior
ni di Alfonso de' Liguori giugnevano a settantacinque , noi
con diligenza cercata la cosa abbiamo trovato arrivare
esse a sessantotto . Imperciocchè essendo queste soggette ,

*) . Actorum Bononiensium s . Januarii et Soc . Martyrum Vin


diciae Repetitae, fac . 142. — 2) Thec. calam . lib . II , fac. 532.—”)
Op . cit. p . 143 .
48

siccome scrivemmo , alle quattro congregazioni di Mis


sioni ; sapemmo , che quella dell'Assunta ne ha trenta
due, l' altra di Regina degli Apostoli undeci , la terza di
S. Maria della Purità altresì undeci , l'ultima di Maria ss .
Immacolata quattordeci. In una città popolosa , siccome è
Napoli , vorrebbero essere più Cappelle , massime che la
più parte di queste per la strettezza , non comprendono che
ben pochi. Laonde speriamo che altre nuove si aggiugnes .
sero alle antiche , le quali buono è se in quel modo che
si puote migliore, si ampliassero.
R. M. ZITO
30.
49

E SAME D' OPERE

I.

Histoire eco . Storia di Errico VIII e dello scisma d'Inghil


terra compilata su' mss.delle biblioteche di Londra ,Roma ,
Vienna e Parigi , per Audin , 2 grossi vol . in 8. °Parigi 1847 .

L. Chiesa cattolica e le lettere erano già molto debitrici


al sig. Audin per le istorie di Lutero, di Calvino e di Leo
ne X , si perfeitamente accolte dal pubblico religioso : que
sto distinto scrittore acquista ora un nuovo titolo alla rice
noscenza ed alla stima di tutti per la storia di Enrico VIII
e dello scisma d'Inghilterra.Ci sia permesso di dirlo in sulle
prime: il libro da noi segnalato ai lettori è notevole sotto più
d'un rapporto . Testifica le ricerche profondamente coscien
ziose ed estesissime, principalmente in quella gran bisogna
del divorzio che è il punto culminante della vita di Enrico VIII ,
Compiacesi in fine di scorgere chiaramente fra mezzo delle
tenebre che,pel corso di trecento anni, le passioni interessate
non cessàrono di spandere sulle vere cause dello scisma angli
cano . Il sig . Audin ci spiega, co' documenti autentici alla
mano , la dissensione che potè esistere nelle diverse univer
sità dell'epoca risguardanti il punto teologico tanto invo
cato in favore del divorzio; e d'ora innanzi non sarà più
possibile d'imputare all' ambizione, alla debolezza , all'osti
nazione dei Papi il deplorevole arvenimento che divise dal
l'unità tutta la Chiesa d'Inghilterra . Allorchè si è letto il
sig. Audin , appariscono tutti i mezzi di corruzione adope.
rati da Enrico VIII per ottenere soltoscrizioni in favore del
divorzio, e si è in grado di valutare questa asserzione di
Davide Hume : « Molte università dell'Europa, senza inte
resse e senza parzialità , non esitarono a dare il loro pare
re a favore del re , non solo in Francia , quelle di Parigi ,
d'Orleans , di Bourges, di Tolosa , d'Angers, che non si a
vrebbero potuto supporre troppo docili alle intenzioni del lo
ro principe ; ma anche in Italia , quella di Venezia , di Fer
rara , di Padova ed anche quella di Bologna , la quale era
sotto l'immediata giurisdizione di Clemente » .
Le viste ed i maneggi odiosi di due uomini i quali mag .
giormente contribuirono a spingere Eorico nelle sue cattive
vie sono esposti e messe a nudo con un talento e con mez
zi di convinzione a'quali è impossibile di contrastare . « Non
bisogna illudersi,dice l’A . ,sui progetti di Cranmer.Nello scri
vere la sua esposizione , sapeva che sollecitava uno scisma
con Roma . Cranmer e la maggior parte di quelli i quali
sostenevano la necessità d'un divorzio, volevano strappare
l'Inghilterra dal giogo di questa monarchia sacra ,la qua.
le da tanti secoli gravava colle sue superstizioni sullo
spirito umano . Ecco ciò che si chiama franchezza : adu
niamo con cura queste dichiarazioni dello storico anglica
no ; ci aiuteranno a presagire il inistero celato nel fondo di
tutte queste negoziazioni degli agenti del re colla corte di
Roma. Non si dirà che sia la colpa del Papa se desse non
abbiano conseguito l'intento , ma di molti uomini i quali
nascondevano sotto le apparenze di uno zelo ipocrita per
l'anima del loro principe , il disegno da lungo tempo fissa .
to di distaccarsi dalla comunione romana » .Alcune linee di
più bastarono al sig . Audin per far conoscere l'uomo che
3
pel primo si assunse l'incarico di tranquillare lo spirito del
monarca sul suo progetto di divorzio : « Cranmer s'accese
d'amore per la nipote di Osiander , e ne fu amato , e la
sposó ... Ammogliato prosegui a celebrare la messa , lorchè
ritornò a Londra; convertito all' osiandrismo , non tralasciò
esteriormente di praticare il culto de'suoi padri, ingannando
per tal modo il papa , il quale gli avrebbe levati i poteri che
un apostata più non poteva esercitare , ed il re che persegui
51

tava que' fra' suoi sndditi che supponeva infetti di eresia » .


Qual è l'altro uomo che spiose Enrico nelle vie estreme ?
Chi gli persuase che il re d'Inghilterra può , coll'autorità del
sao parlamento , dichiararsi capo della Chiesa del suo regno ?
Ascoltiamo ciò che dice l'Audin su queslo nuovo consiglie
re audace e temerario : « Figlio di un gualchieraio delle vi
cinanze di Londra , Cromwel s'inscrisse molto giovine in quel
l' armata d' avventurieri che il duca di Borbone guidava in
Italia , vivendo come i suoi compagni d'armi, d'omicidii e di
saccheggi: era nel 1527 all'assedio di Roma. Stanco di guer
reggiare, entrò nella bottega di un mercante veneziano del
quale teneva i registri. Si disse,sull' autorità di un bel nome ,
che in Italia trastullayasi nelle ore di suo riposo a leggere
Macchiavello ; ma quando avvenne il sacco di Roma , il se
gretario fiorentino ancor non aveva reso di pubblica ragio
ne questo trattato del principe , di cui era detto che Crom.
wel lo riteneva pel suo breviario . Del resto , Cromwel non
avea mestieri di un precettore. Egli era uno di quegli uo
mini i quali , per battere la loro strada , acconsentirebbero
anco a prevalersi della virtù , se la virtù accordasse digni .
tà e tesori, e che, posti fra il bene ed il male , non si de
terminano che dopo uno studio serio; stromenti positivi del
potere al quale si vendettero, chè mai non si arrendono ;
veri muti del serraglio , i quali , al primo segno del loro
padrone, prendono il cordoncino ed un coltello, e presen .
tano , senza ingannarsi , la testa che loro fu designata » .
Tale è l'uomo che dice al re d'Inghilterra che non ha
che a riprendere l'autorità usurpata da un pontefice stra.
niero , e che somministra al principe dei mezzi in apparen.
za legali, per erigersi in pontefice del suo clero, e per con
fiscare a suo vantaggio le ricchezze delle chiese del suo re
gno . Il libro del sig. Audin, non potrebbesi insistere trop
po su questo punto di veduta , è destinato ad illuminare sem ,
pre più gli spiriti serii dell' anglicanismo, che un movimen
52
to favorevole alla vecchia fede cristiana sembra strascina
re verso l'unità .
Dalle parole da noi riferite si può rilevare che lo Sto .
rico di Enrico VIII pervenne bastantemente a ritrarre gli
uomini che rappresentarono delle parti importanti presso
il suo eroe . Il suo merito è incontrastabile nell'arte di
delineare ritratti , e di apprezzare le situazioni più o me
no critiche nelle quali trovavansi posti gli uomini som
messi al suo esame . Si ammirerà si per la forma e la con
cisione dello stile , quanto pel colpo d'occhio profondo e
penetrante dello storico , quella pagina in cui Cromwel
s'appresenta ancora , ma nel momento della sua caduta .
« Cromwel era sull'orlo dell'abisso; prevedevasi la prossi
ma caduta del favorito da segai che nessuno illudono, ai
dichiarati dispregi del re, ai sordi bisbigli del popolo , alla
collera concentrata della nobiltà, alla gioia insolente di Gar
diner, il capo del partito cattolico, e principalmente a quel
la solitudine profetica che circonda ogni ministro che sta
per cadere o morire . Altri presagi avrebbero dovuto avver
tirlo che numerati erano i suoi giorni di potenza . Uscito
dalla folla e divenuto , meno per reali talenti che per un
ginoco d'azzardo , vicario generale, vice reggente , guardia
do del piccolo sigillo , doveva eccitare la gelosia della no
biltà inglese. Il duca di Norfolk non poteva , senza arros
sare , gettare uno sgnardo su quel fermaglio di diamanti che
assicurava la giarrettiera del figlio di un gualchieraio ! Il po
polo ancor pieno di venerazione pegli stabilimenti in cui avea
trovato il pane della carità , non iscorgeva in Cromwel che
un violatore di tombe , uno spogliatore di conventi , un pro
"
fanatore delle reliquie.I cattolici il riguardavano come un
vile apostata , i protestanti stessi non avevano a stabilire spe
ranza alcuna su d ' un'anima egoista che li serviva o li tra
diva a seconda de' bisogni della sua versatile politica ) .
I capitoli concernenti il cardinale Wolsey e Tomma
53
so Moro onorano il sig . Audin , antorchè ciò sia ; forse ,
mancando alle regole imposte allo Storico che interessa e
che sempre più si procaccia l' affetto . Troppo spesso pel
lettore calmo e riflessivo , lo storico di Enrico VIII , di Lu
tero e di Leone X , si abbandona al suo abile e perfetto
talento di sceneggiare. Ma devesi confessare, nell'utile del
bene , che è questo un incontestabile mezzo , nella nostr'e .
poca, di dissipare gli errori che il protestantismo anglica .
no aveva diffusi coi suoi romanzi e colle sue storie popola .
ri.Havvi in questa storia di Enrico VIII , se noi osiamo dir
lo , una storia quasi compita di Wolsey e di Tommaso Mo :
ro : egli è troppo ; tanti dettagli soi personaggi secondarii
espongono il lettore a dimenticare che scrivasi l' istoria de
re d'Inghilterra . Ma ci piace il ripeterlo , e si è questo sen
za dubbio che sedusse lo scrittore, tutti questi dettagli vi
vamente interessano ; contribuiscono anzi, noi dobbiamo con
venirne , a spandere maggior luce su ciò che ragguarda il
vero eroe del libro . Perchè ancora il sig. Audin non fu più
sobrio negli sviluppi, lui che seppe fare, in un modo si con
ciso , un si mirabile compendio della vita e degli atti del cardi
nale? « Malgrado i falli ed i delitti forse di cui si rese colpevo
le durante la sua lunga amministrazione, e che noi non ab ,
biamo né dimenticati, né dissimulati, Wolsey fu uno de'mi
nistri i più grandi che l'Inghilterra abbia mai posseduti .
Eccetto la probità , ebbe tutte le qualità costituenti l'uomo
di Stato : il genio inspirato degli affari, un colpo d'occhio
pronto e sicuro , la conoscenza degli uomini e delle cose ,
l'arte di padroneggiare gli avvenimenti , un'abilità unica
a volgere i fatti compiti a pro della fortuna del suo pae
se . Innalza la politica alle proporzioni della scienza , e la
siia - scuola gli sopravvisse: applica coll' intuizione alla di
plomazia tutte le teorie di governo , che Macchiavello riu .
ni nel suo libro del principe; l' astuzia , l'ipocrisia , la men
zogna , la corruzione. Se non avesse adoperato che i mez
Rac.Rec. VOL.XV. 4
zi accordati dalla morale , sarebbe stato meno felice : egli
è l'uomo del fatto materiale . Uno de' primi comprese che
l'Inghilterra , regina de' mari, poteva essere la padrona del
mondo : il suo più bel titolo di gloria , agli occhi dei suoi
concittadini, si è la cura che prese della marina inglese . Noi
abbiamo veduto con qual glorioso protettorato onorò le lette
re ) .E come non perdonare al sig .Audin ,ancorchè sembri di
menticare il suo principale soggetto , facendoci penetrare nello
interno di famiglia e nell' anima si pura del cancelliere Tom
maso Moro ? Si direbbe che lo scrittore volle fornire al lettore
in mezzo della sua penosa impresa , il modo di riacquistare le
forze, facendogli gustare un dolce riposo nella contemplazione
d'una natura si buona, si perfettamente immune delle passio
ni desolatrici che ad essa intorno agitano tutti gli uomini.
Ciò non di meno , non bisogna pensare che, per essersi
diffuso in tutto ciò che la religione interessa o riferiscesi
allo scisma , il sig . Audin abbia negletto il lato politico
del regno d'Enrico VII . Scrisse la storia delle sue batta
glie e de' suoi trattati coi diversi monarchi dell'Europa ,co
me la storia de' suoi amori de'suoi numerosi divorzii : e
lo giustifica pei suoi fatti abbastanza manifesti, ma solo si
permette un tale linguaggio sul talento militare del re .
« Enrico non ha sgraziatamente alcuna delle virtù che co
stituiscono l'uomo di guerra : è un giovine che ha le qua
lità ed i difetti della sua età . Prima di partire da Londra ,
non ha ancora stabilito il suo piano d'invasione : andrà o
1
ve lo spingerà la sua fortuna. Purchè, salito sul suo ca
vallo di baltaglia , tutto risplendente di dorature, si mostri
davanti i soldati , crede di aver ostentato il suo carattere
di re . Non teme la palla , tutti lo sanno ; ma si getta ardi
tamente in una mischia da soldato, anzi che da capitano » .
Il sig . Audin non scorre leggermente sulla storia degli
amori di Enrico VIII , de' suoi divorzii , delle sue sei spose
le quali successivamente s'assisero allato del re sul trono
d ' Inghilterra. Noi non abbiamo il diritto di rimproverarlo
55

per questi dettagli, chè importava di far conoscere a fon


do tutto ciò che una passione alla volta sfrenata ed inco
stante pnò occasionare di disgrazie e di scandali . Ma noi
1
dobbiamo convenire che in ragione di tutti questi dettagli
quasi inevitabili di costumi disordinati , il libro del sig. Au
din , altronde si solidamente istruttivo e si profondamente
morale, non può lasciarsi che con riserbo fra le mani del 1
la gioventù . Che lo stimabile e dotto Autore ci perdoni que
ste osservazioni critiche ; elleno non scemano per nulla il suo
merito , nè la giusta ammirazione che deve ottenere dovun .
que la sua opera . Del resto , noi non sapremmo compiere 1
meglio quest articolo che con un'ultima citazione tolta nel
capitolo , Incoronazione di Enrico VIII, e nel quale l' A.
tratta dell'Inghilterra letteraria all'avvenimento del re. Questo
capitolo è ancora perfettamente notevole ; se ne può giudicare
dal seguente estratto : « I poeti avevano ragione di cantare
Enrico VIII.Il principe li corteggiava con tanta assiduità co
me praticava colle donne ; l'ospitalità generosa accordata da
Enrico VIII a quelli i quali coltivavano le lettere ,doveva eser
citare una fortunata influenza sul loro sviluppo.Se l'Inghilter
ra voleva decisamente sortire da quelle tenebre in cui , so .
la di tutte le nazioni , ell'era rimasta si lungo tempo sepol
ta da quasi un mezzo secolo, ella chiedeva delle ispirazio .
ni all' Italia. Alla fine del regno di Enrico VIII, il pensiero
si risveglia : l'Inghilterra comprese la necessità di associarsi
a quest'opera di redenzione spiritualista che sollecita l'Italia
pontificia. Alcuni dei suoi prelati sono in corrispondenza co
letterati di Fiorenza e di Roma . Erasmo plaude a questa
resurrezione delle sante lettere , opera in parte dell'episco
pato e del clero bretone. Cambridge studia Omero , Oxford
commenta Aristofané ; l'intelligenza degli autori latini è
un titolo per giungere alle dignità ecclesiastiche ; e prima
che Enrico VIII sia disceso nella tomba , l'Inghilterra ha dei
gloriosi rappresentanti nelle scienze sacre e profane » .
( Dal Caltolico di Lugano , vol. XXIX . )
BE

56

VARIETA'

Lettera dell' Eminentissimo Cardinale Arcivescovo


di Napoli

SISTO

PER LA MISERICORDIA DI DIO


DEL TITOLO DI S. SABINA
DELLA S. R. C. PRETE CARDINALE RIARIO SFORZA
ARCIVESCOVO DI NAPOLI EC . EC . EC .

Ai Fedeli tutti della Città e Diocesi di Napoli

Allorcmė tutte le genti, per adoperare una parola del Re


Profeta , pareyano essere in turbamento, ed i regni della terra
curvarsi sotto il peso di un incerto avvenire, noi , Figli dilettis
simi , fra il giubilo universale e l'esultanza di ogni cuore ri.
cevevamo dall'ottimo ed augusto nostro Sovrano una novella
costituzione del nostro bel paese.Cedendo ai desiderii ed ai vo
ti del suo popolo , ha voluto che il reggimento dello Stato si
riposasse sopra basi che ne assicurassero meglio la felicità e
la pace . Regnando già da lungo tempo con l'amore sul cuore
dei sudditi, di questo amore con altri vincoli ha raddoppiato
il legame. Vedendo in loro dei figli , ha desiderato formarne una
sola famiglia, e giovarsi dell'opera di quelli , cui fra loro la
pubblica opinione attribuisce l'onore di essere uomini di sa
pienza e di consiglio.Oh! sia Egli benedetto! È ben giusto per .
ciò che tutti sentano per Lui una riconoscenza che risponda al
favore , c che ogni cuore palpiti di gratissimo amore , che ne
ispiri rispetto, venerazione, ossequio; nè la storia della Chiesa
manderà in obblio, che della sua celeste luce illustrato la men
te abbia dichiarato solennemente, che la sola Religione Catto
lica Apostolica Romana sia riconosciuta nei suoi dominii,mo .
strandosi cosi saggio sopra ogni altro ed avveduto ,da non get
tare nel seno della sua grande Famiglia un germe di divisione
e grandi calamità ! E certo tutta la Chiesa dirà di lui con le
parole di s.Gregorio :pro vita piissimi Domininostri,ettran
quillissima eius coniuge, et mansuetissima eius sobole sem .
per orandum est '). Preghiamo si per Lui e per l'augusta Don
na che gli è compagna, e per l'eccelsa Famiglia. Si preghia
mo noi soprattutto abitanti di un Regno il solo forse dell'uni
verso che non abbia sofferto altro culto ed adottato gli errori
del tempo. Tale, Figli carissimi, è la bell' armonia che passa
tra il cuore degli ottimi principi e le sante premure della Cat
tolica Chiesa in loro favore, di quella Chiesa che sostiene l'all .
torità dei governi rendendola celeste; sicchè quei che prim a
regnavano su i corpi col timore, o al più su i cuori per incli .
nazione o interesse , cominciarono mercè le sante dottrine di
Lei a regnare su la coscienza : ivi essa ha loro innalzato un tro .
no con quelle maravigliose parole che sola ha dritto di ripele .
re , portando negl'insegnamenti che senz'accettazione di per
sone di servo o di libero ,di Greco o di Scita ,indrizza a tutti la
più sicura guarentigia pe’popoli :non est potestas nisi a Deo ? ) .
Or questa parola medesima indrizziamo a Voi ,Figli carissi .
mi , in ordine al nuovo civile reggimento tra noi costituito.Ogni
potere trae da Dio : è nostro dovere rispettarlo ; fa d'uopo se .
guirne le leggi. Togliete questo principio , e non vi sarà società
più alcuna . L'uomo anzi , quesio re della creazione , non sarà
più degno di questo nome . Le leggi lungi dal menomarne la
libertà , dichiarano la sua dignità al di sopra di tutto quello che
víve sotto il sole . In questo senso il Profeta diceva : 0 Signore
inviate un legislatore al vostro popolo , perchè conoscano tutti
la grandezza della loro natura . Constitue Domine legislatorem
super eos, ut sciant gentes, quoniam homines sunt ®).Inten .
deranno cosi che sono creature fatte a vostra immagine , e con
formi alla vostra natura medesima . In tale maniera la vera li .

9 Epist. lib . IX , 41.-) Rom . XIII, 1.- ) Psal. IX , 21 .


58

bertà è la dipendenza dalle leggi . Essa non è data per iscuo


tere il giogo, ma per portarlo nobilmente ; non per avere l'in
felice potere di fare il male , ma perchè ne assicuri la gloria
di fare il bene; per negare non già alla verità ed alla virtù la
ubbidienza che loro è dovuta, si bene perchè tale ubbidienza
ne sia di merito .
Nè vogliate persuadervi, che la libertà significhi licenza e
1
libertinaggio, che tutto sia permesso,e si consenta dall'attuale
ordinamento di cose che si possa francamente avere in discre
dito l'autorità, attraversarne con audacia le ordinazioni, ca.
lunniarne arditamente le imprese; che si possa quello ch' è le
cito , e sia lecito quello che piace . Ora più che mai è indispen
sabile il rispetto pel potere, la docilità alle leggi,l'ubbidienza
al comando . No, non si può avere la libertà del delitto senza
scuotere la civile società dalle sue basi. Nè quella dell'errore
è da concedersi. Non vi avvisate perciò che vi sia permesso di
seguirlo , o essere altrui incentivo a seguirlo . Certamente nel
la forma di governo , che ci regge , libera essendo la discussio
ne , e libera pure la stampa, ognuno può essere atto a ponde
rare con avveduto accorgimento quanto importa al pubblico
bene, e disaminare attentamente e con sano consiglio le utili
riforme, ma non mai è lecito nè può esser lecito arrogarsi la
licenziosa impudenza dello scrivere. Quale ordine in una so
cietà , ' o piuttosto quale disordine, se la fede de' padri nostri ,
la pubblica morale, la onestà cittadina , l'onore delle famiglie
fossero segno alle bestemmie , ed alle dicerie di uomini stolti
ed impudenti ! La verità non ha di che averne paura , è certo ;
ella più bella, e splendida uscirebbe dalla lotta dell'errore .Ma
lo Stato tutto avrebbe a temerne e le coscienze ne sarebbero
gravate . La storia ne dice , quali teropeste abbiano raccolte , e
come talvolta siansi perdute, e malamente rotte quelle società ,
in cui, per parlare con un Profeta , fu dalo ad ognuno di se
minare il vento della discordia .
Lungi adunque da voi , Figli dilettissimi , questa sciagurata
sfrenatezza, abbiate in pregio la patria vostra, il vostro Re

1
59
gno, la comune prosperità e la pace. Rispettate sempre la Re
ligione, la Morale, l'ordine pubblico , il Re, la Famiglia Rea
le, i Sovrani esteri, e le loro famiglie, non che l'onore e
gl interessi de particolari : tutto espongo in poche parole
quelle ripetendo che nelle basi della novella Costituzione con
sacrava l' Augusto nostro Sovrano. Mostrate anzi di biasima .
re quanti mettendo in obblio i propri doveri ardiscono viola
re questa legge santissima di ordine e di carità ! Il vostro silen
zio sarà lezione de' temerarii. Cattolici , ci faremo una gloria
di farne aperta professione: cittadini , nessuno ci rapirà l'ono
re di fedeltà al Re, di ubbidienza alle leggi , di rispetto alla Co
stituzione . Così il nostro paese servirà di modello agli altri po
poli , e ciascuno potrà ripetere tra lo stupore e la gioia: beta
tus populus cuius Dominus Deus eius ").Perché si sia ,riman .
ghiamo saldi su la pietra ch'è il fondamento della Chiesa , di
quella Chiesa che venuti appena alla luce vi accolse nel suo
grembo, di quella Chiesa che vi accompagna con le sue bene ,
dizioni in tutti i più grandi atti della vita , di quella Chiesa che
riceverà l'ultimo vostro respiro , nè vi dimenticherà allorchè
cenere nella tomba sarete obbliati dal mondo. Questa pietra
è il Vicario di Gesù Cristo , il Sommo Pontefice, l' immortale
Pio IX . Siamo a Lui uniti non solo per inclinazione di cuore ,
come all' uomo circondato dalle simpatie di tutte le nazioni ,
per ripetere quanto è stato detto , ma per unità di fede, per mo .
rale illibata , come al centro dell'unità. Che si ! in questi sen .
si diciamo pure : Viva Pio IX ! ma aggiungiamo ancora : Vi .
va il Vicario di Gesù Cristo! il Papa della Cattolica Chiesa , fuo .
ri di cui non vi è salvezza . Diciamo : Viva il Re ! ma conser
viamo per la sua sacra persona quel rispetto ,quell'amore, che
rendendoci sudditi fedeli, e sinceramente leali , Lui rendang
grande al cospetto di tutti i popoli. Diciamo : Viva la novella
Costituzione del Regno delle due Sicilie ! ma servaci essa a
rendere più splendida la Religione , più felice il popolo , più lie.

5) Psalm . CXLII , 15 .
60
ta la patria .Diciamo soprattutto : Viva Gesu' Cristo ! chè adem
piendo solamente i suoi voleri , e mantenendo i suoi precetti,
possiamo essere da vero degni di libertà : Si vos Filius libe.
raverit, tunc vere liberi eritis ') .
Cosi sarà bene , conchiuderò come s . Gio . Crisostomo par
lava al popolo d'Antiochia in un giorno d'universale letizia ,
cosi sarà bene per mostrare la gioia « tessere corone di fiori ,
e fare luminarie da per tutto , come se la Città ora fosse nata .
In ogni tempo però non floribus sed virtute vos coronantes,
lumen per opera in anima vestra accendentes, Deo conte
nue pro his omnibus gratias agere non desinamus ? ) .
Ricevete intanto la nostra Pastorale Benedizione.
Dato dal Palazzo Arcivescovile li 8 Febbrajo 1848 *) .
SISTO CARDINALE ARCIVESCOVO

Come canonicamente procedano l' elezioni de' vescori


fra gli anglicani

A udire i lamenti che fin dall' apparir dello scisma le


varono sempre gli anglicani contro la tirannia della Chie
sa di Roma, altri forse che non avesse letto nelle storie
contemporanee , sarebbe indolto a credere che la chiesa an
glicana nè meno l'ombra vide mai del servaggio . Cosi fra
gli articoli della Magna Carta leggesi : « Quod Ecclesia an
glicana libera sit , et habeat omnia iura integra , et liber .
tates suas illaesas » ; e nelle antiche litanie anglicane, ado .
perate tuttora per alcuna straordinaria congiuntura, quella
buona gente prega : « Dalla tirannia del vescovo di Roma
e dalle sue esecrande enormità , liberateci , o Signore ! » E
pure chi non sa con quali duri ceppi lo Stato avvinse l'an
glicanismo ? Spesse fiate ne fu detto alcuna cosa su que

1) Joan . VIII, 36. — ) Hom . 20 , ad popul. Antioch ._ *) Notisi,


essere venuto in luce questo quaderno in Febbrajo .
61
ste carte , ma una quistione vivissima, la quale di presen
te si muove in Inghilterra e appalesa l'altuale condizione
della Chiesa stabilita colà, non è qui da trasandare . Spe.
cialmente perchè nelle in chiaro come canonicamente pro
cedano fra gli anglicani l'elezioni de' vescovi.
Moriva poco fa l'arcivescovo anglicano di York , ed era
a quella sede traslatato il vescovo di Hereford , una delle
più antiche sedi episcopali dell ' Inghilterra, ma al tempo
stesso una delle più povere "), e formante parte oggigior.
no della provincia ecclesiastica di Canterbury . A questo seg .
gio episcopale rimasto vacante, il ministero inglese designo .
il R. Dickson Hampden , quello stesso che , siccome narram
mo altra volta ? ) , dove cessare dall'insegnamento di teolo
gia nell'Università di Oxford per le sue dottrine eterodosse
intorno alla Trinità ed a ' Sacramenti, le quali mostravano
a bastanza il suo latitudinismo. Quel dottore, poichè pas .
so il tempo del suo ostracisino dall'Università , ricomin
ciò il suo corso di teologia , senza che alcuno mai più al
manco zittisse contro le dottrine di lui. Frattanto , appena che
fu nominato vescovo di Hereford , tutta l'Inghilterra religio
sa si commosse ; chè la Chiesa anglicana non può quieta
mente veder fatto vescovo quegli, di cui pubblicamente è
conosciuta l'eterodossia . Lo strepito che ne fanno i gior .
nali è fortissimo . Dodici vescovi anglicani dapprima indi.
rizzarono a lord Russell, primo ministro , una loro protesta ,
in cui ricordando la condanna che subi l'eletto ad Oxford ,
facevano osservare che se si effettuasse questa nomina , ve
drebbesi turbata la pace di quella Chiesa. Il vescovo , anche
anglicano, di Exeter scrisse per la cagione medesima una
letlera piena di fuoco * ); l'arcivescovo di Canterbury e il

1) È tanto povera questa diocesi, che il vescovo riceye annual


mente dal frullo delle rendite de' più ricchi vescovati 4,200 li
re sterline ,cioè 25,000 ducati circa!—2) Vol. XIII , p.425,110la ?).
—*) In un passo di quella lettera, il vescovo di Exeter chiama
.

62

vescovo di Ripon egualmente protestarono, benchè il pri.


mo l' abbia fatto secretamente . Alle protestazioni de' vesco
vi univasi quella di 483 laici , fra' quali si noverano mol H
ti Pari , alcuni membri della Camera de Comuni e i più il
lustri Inglesi . Finalmente in tutte le diocesi la maggior par
te del clero ha sottoscritte petizioni per questo stesso mo
tivo . E pure , mentre che tutti costoro temono che il lati.
tudinismo di Hampden sia un' onta per la Chiesa anglica
na , lord Russell dichiara che la nomina di costui a vesco
vo di Hereford « serve a rassodare il carattere protestan
te di quella Chiesa » . E poi , domanda a que' prelati il pri
mo ministro, come va che per si lungo tempo avete lascia
to il dottor Hampden insegnar dalla cattedra senza prote
star contro le dottrine di lui , e l'avete fatto predicare , sen.
za condannarne i sermoni ? Quanto al decreto dell'Univer
sità di Oxford , e' non vuole tenerne conto , che altrimenti
riconoscerebbe nell' Università quella supremazia ch'è pro 1
1
pria soltanto della Corona " ) . 1
!
Stette adunque fermo il governo a voler vescovo l' Hamp.
1
den , inutilmente cercando gli anglicani , che dopo tre se
coli fosse emendato l'andamento solito a tenersi nella ele
zione de' vescovi della loro selta . Secondo il quale, il de
cano e il capitolo della sede vacante , dopo un invito rea
le , detto Licenza di eleggere, si adunano per compier la
elezione . Nell'invito per iscegliere il presente vescovo di
Hereford, si leggeva : « Piace eziandio a Sua Maestà di esor
tare il decano e il capitolo del suddetto vescovato di He
reford di'eleggere il Rev. R. Dickson Hampden , dottore in
teologia » . Dodici giorni vengono accordati al decano e al 1
capitolo per confermar la scelta fatta dalla Regina; che se
dopo venti giorni dal di dell'invito , non è dichiarato elet

insensate le decisioni , per le quali il Parlamento trasferi al so


vrano i dritti del Pontefice .-- ") Univers, Num . de 16 e 19 Di
cembre .
63

to il vescovo già designato, il capitolo , il suo notaio , i suoi


proccuratori , consiglieri ed altre dignità, son posti ipso
.
facto fuori della legge ; e la Regina fa occupare da altri
la sede vacante senza che preceda la cerimonia dell'elezio
ne . Similmente , all' arcivescovo , il quale ha l'ordine di con
sacrare il novello prelato, son accordati per riflettervi ven
ti giorni ; ma se dopo questo tempo nega di avervi mano,
egli e chiunque altro non ha voluto pigliar parte nell'ele
zione , son condannati alla confisca di tutti i loro beni
ecclesiastici e personali, e possono anche essere incarce
rati fino a che non ubbidiscano “ ) .
Intanto il capitolo e il decano di Hereford, avendo rice
vuto l'invito di scegliere per vescovo il dottor Hampden ,
non furono di uno stesso avviso . Il decano Merewether ri
volsesi alla Regina, e mostrandole la dura sua condizione
tra la coscienza da un lato che gli vietava di eleggere la
persona designata , e la legge del praemunire dall'altro che
non consentivagli di resistere , la pregava o di nominare
altri per vescovo di Hereford , o di aspettare che fosse da
qualche sinodo ovvero tribunale canonicamente esaminata
la dottrina di Hampden. Non si tenne alcun conto di que.
sta supplica, e fu forza procedere alla elezione. Di dicias .
sette canonici , quindici dettero il suffragio in favor del rac
comandato dal governo , e due soltanto , cioè il decano e
il canonico Huntingford, votarongli contro . A rigor di legge
sarebbe stato mestieri, che il capitolo unanimemente aves ,
se eletto Hampden a quel vescovado, acciocchè fosse sta
ta valida quell'elezione. Or il capitolo di Hereford conta
31 canonico , de' quali quattordici furono in quel di assen
ti sotto differenti pretesti ; e de quindici che volarono in
pro dell'eletto , sei son prebendati onorari che non han .
no alcun diritto a votare .

?) Il vescovo di Exeler nella lettera citata chiama questa legge


la Magna Carta della tirannia . Veggasi l'Univers,de21Dicembre .
64

Essendo statuito che se il governo rimane pago di una


unanimità cosi fatla , si venga a confermar l'elezione da
un' adunanza di vescovi destinati dalla Corona, i quali in
un pubblico tempio confermino la scelta , dopo aver do. .
mandato agli assistenti se hanno qualche cosa da opporre
alla consecrazione del vescovo eletto , anche per il dottor
Hampden fu religiosamente osservato questo costume . Era .
no gli undici di Gennajo e nella chiesa di Santa Maria le
Bow in Cheapside a Londra adunayasi col dottor Hampden ,
sir Lushington, sir Dodson avvocato della Regina e il vi
cario generale dell' arcivescovo di Canterbury. Dopo le usa
te forme e leita la licenza di eleggere, il dottor Barna
by , vicario generale , disse ad alta voce : « Invitate tut.
ti gli oppositori a comparire » . Allora il cursore dettesi a
gridare: « Udite ! Uite ! venite innanzi voi tutti che ave
te obbiezioni da fare ; usate de' mezzi che avete per oppor
vi a questa consecrazione, e sarete ascoltati ! » Queste pe
rò eran parole , giacchè levatosi il dottor Seymur per op
porsi a quella cerimonia ed anche il dott . Addams a no
me del decano e del capitolo , furon fatti tacere. Per ben
due altre volte fu ripetuto dal cursore l'invito, e dichiara
ti contumaci gli oppositori , fra le risa di tutti , il dottor
Hampden prestò il voluto giuramento. Per tal modo sarà
questi vescovo per « una elezione libera in cui non vi ha
scelta ; con una invocazione di Dio per implorar le sue be .
nedizioni e i suoi lumi intorno a ciò ch ' era già stato de
terminato e fisso nel gabinetto di un ministro , e per una
confermazione ed un esame in cui nulla non si dovea con
fermare, nè esaminar persona ") ) . Si disse che si pre
gherebbe l'arcivescovo di Canterbury , acciocchè non desse
all' eletto la consecrazione 2) . Questa cerimonia sarà , per
ora almeno , differita ; giacchè la Corte del Banco della Regi

1) Vedi il Globe e il Churchman citati dall'Univers, Num . de'


14 e 18 Gennajo.- ) Vedi l'Univers , Num . de'19, 28 e 31 Di
cembre , e l'Ami de la Religion , del 1.º Gennajo.
65

na , sollecitala da' riclami di tre oppositori alla nomina del


dottore Hampden , ha fatto citare l'arcivescovo di Canterbu
ry e il suo vicario generale , a render conto di non aver
fatto ragione alle opposizioni de' contraddittori dell'eletlo .
Per verità il dottor- lampden ha cercato di purgar sé me.
desimo dalle accusé onde l'hanno oppresso . La sostanza
di sua difesa , in forma di lettera, pubblicata dal Times ' ),
sta nel confessare ch ' e' crede a' misteri dell' Incarnazione
e della Trinità siccome credeli la Chiesa anglicana; al
modo stesso in cui li hanno sempre intesi gli Articoli e
li Formolarii di leia). Invoca il dottore , come fecero sem
pre i settarii , la Santa Scrittura in conferma delle sue 0
pinioni , e senza ritrattar cosa alcuna degli errori suoi , cer
ea di calmar con sutterfugii il mal umore degli anglicani.
Di poi parla lungamente de' suoi nemici, soprattutto de' pu
seili , i quali si studiano, secondo e' dice , di toglier il prote
stantismo dalla Chiesa stabilita , per isvolgere, come già
avea altri detto , il principio cattolico , che si trova in
essa in istato latente.E pure i nemici dell' Hampden non
sono soltanto i puseiti. Egli ě vero che i reverendi Pusey ,
Sewell, Marriot e Moseley lo hanno accusato al vescovo
di Oxford come eretico, ed è stato per questo intentato con
tro di lui un processo che gli dà da fare 3j ; ma è pur

1) Univers, Num . de 28 Dicembre. — 2) Il vescovo di Norwich ,


it solo prelato che abbia difeso il dottor llampdeu , ha detto che
le opinioni di lui intorno a quei punti in cui si suppone etero
dosso , « si accordano co' formolarii della Chiesa anglicana e
con la santa Scrittura » .I membri pero dell'adunanza ad Oxford
con 474 voli pro e 94 contra decisero il contrario . - *) Vuolsi
però notare , che poco dopo il medesimo vescovo di Oxford ',
che dal 1836 in qua è stato sempre gran parte delle persecu
zioni sofferte dal dottor Hampden , e che fu uno de tredici ve
scovi i quali sottoscrissero la protesta diretta al governo contro
costui , ha ultimamente dichiarato, perchè cosi si è voluto che
dichiarasse, esser ortodossa la fede del nuovo eletlo . Domant
dò all' Hampden se voleva ritirare dalla pubblica luce l'opera
accusata o siano le sue Bampton lectures, e intanto si mostro
66

certo, che nella Camera alta il vescovo di Rochester di


chiarò , che il suo clero insieme con lui si erano opposti
alla nomina del dottore Hampden, sebbene non vi siano pu
seiti in quella diocesi.La Camera alta intanto o sia de'lord ,
e la bassa ch'è quella de Comuni , si sono lungamente oc
cupate di cosi fatto negozio; e contro qualunque opposizio
ne ha sempre risposto il Ministero, che tutto sarebbesi com
piuto secondo i voleri del governo .
Rimane però a fare intorno all'elezione dell'Hampden una
riflessione, già proposta dall'Univers ") . Se al governo in
glese si appartiene sopravvedere gl' interessi veri della Chie
sa stabilita , a che servono mai più i sessantaquattro vesco
vi anglicani che sono nella Gran Bretagna, nell' Irlanda e
nelle Colonie ? Poco essi scrivono , non insegnano , di rado
predicano (que' che predicano), loro non si appartiene pi
gliar parte agli affari della Chiesa; e con tutto ciò godono
di pingui entrate! Per citarne alcuni , l' arcivescovo di Can
terbury riceve annualmente 32,000 lire sterline ; quello di
York 14,550 lire sterline ; il vescovo di Londra 14,552.
Anzi , per poco che Dio gli conceda lunga vita, quest' ul
timo diverrà uno de' più ricchi proprietari del mondo ; per.
chè in Londra , presso Hyde- Park , èvvi un intero quartie
re innalzato sul suolo appartenente a quel vescovado . È
desso uno de' più moderni e più be' quartieri della città , e
se ne stima probabilmente la rendita in 100,000 lire sterli .
ne.In fine, poichè fra questi prelati nè meno due conven.
gono intorno al significato de' trentanove articoli, che so.
no il fondamento della Chiesa anglicana, non s'intende per
chè mai , invece dell ' Hampden , dovrebbesi dare ad altri
il grembiale di vescovo .
I COMPILATORI

soddisfatto della costui risposta , che diceva , avrebbe volentieri


tolte di mezzo le sue Observations on Religions discent, libro di
cui non mai si è mossa querela . O gran bontà di quel vescovo!
- ") Num . de' 21 Dicembre.
67
NOTIZIE

ITALIA - Napoli - Allo scorcio del passato anno scolastico


nel Real Collegio di Lecce affidato alle cure de' Padri del
la Compagnia di Gesù , si tennero due pubbliche dispute di
Filosofia . Nel primo il signor Francesco Saverio d ' Amelj
difese un buon numero di tesi di Logica e di Metafisica,
e nell'altro il signor Salvatore Fazzi ne sostenne delle ap .
partenenti all' Etica e al Dritto pubblico . La scelta delle tesi
ci è sembrata fatta con molto senno , perchè esse compren
dono le principali e più importanti controversie di Filoso
fia che si dibattono a ' giorni nostri; e ci è servita di nuovo
argomento dello zelo con cui anche que' Padri intendono
all'istruzione della gioventù , che si lascia da loro ammae
strare nelle filosofiche discipline.
FRANCIA - L'abbate Clavel scrisse, a ' venti del passato
Dicembre, una lettera rispettosissima a Monsignor l' Arci
vescovo di Parigi, e chiedevagli umilmente scusa degli ol
traggi fatti al nome di lui ne precedenti suoi scritti . Si sot
toponeva con tta sincerità a ' comandamenti del Prelato ,
volendo far pubblica ritrattazione del suo fallo; ed essendo
risoluto di aver per la persona di lui in avvenire il co
mandato rispetto . Così Monsignor l'Arcivescovo avrà richia
mato sulla buona via i due compilatori del Bien social e
della Voix de la verité. ( Dall' Univers, Num. de’ 30 Di
cembre . )
SVIZZERA - Dopo che i radicali , ebbero manomessa la
bella chiesa di san Michele a Friburgo e devastato il ma
gnifico collegio de' Gesuiti , gettando dalle finestre le Reli
quie de' Santi e servendosi delle Sacre Specie, o dolore !
come di coccarda a ' caschetti bernesi e vodesi; dopo che
ebbero perseguitato e religiosi e preti in Lucerna e in Schwiz,
vennero a devastare anche le comunità religiose del Va
lese . Due badie , quelle di San Maurizio e l'altra del Gran
OS

San Bernardo , formarono sempre un singolare ornamento


di quel cantone . La badia di San Maurizio fu fondata al
quinto secolo , poco discosto dal campo ove tutta la legio
ne tebana pati il martirio . I religiosi che vi dimorano, so
no canonici regolari dell'Ordine di sant'Agostino , e in me
moria de Martiri loro patroni portano la mozzetta rossa . Gli
abbati, commendatori di dritto dell'ordine di San Maurizio
di Sardegna , hanno il privilegio di usar di una miira pon
tificale ornata di gemme , che loro donò Papa Felice V ,
della famiglia di Savoia , il quale avea ufficiato in quellab
badia . L'attuale abbate di San Maurizio è anche vescovo
in partibus di Betlemme. Mantiene quella badia una scuo
la gratuita per l'ammaestramento della gioventù del Bas
so Valese . A questa badia è stata imposta da radicali la
tassa di 75,000 franchi , preponendo all' amministrazione
delle rendite 'sue de' laici ; mentre le si è minacciato, che
là dove per un processo da cominciarsi , fosse trovata rea ,
si verrà alla sua compiuta soppressione. D'altronde sarà
facile trovarla colpevole, bastando esser cattolico, prete o
cenobita per aver questa taccia . L'altra badia , o sia il con
vento del Gran San Bernardo , è posta su di un monte, che
nove secoli or sono , era un ' orrida stanza d'idolatria e
di ladroneccio . Un amico sincero degli uomini , un eroe
della carità cristiana giunse a quel ricovero di assassini , ro
vesciò l'idolo che vi si adorava , e dallato alle ruine di un
tempio di Giove piantò la Croce , e fondò un ospizio ove
fosse apparecchiato a numerosi viandanti un rifugio dalle
tempesle e dalle atrocità degli abitanti di quel luogo . Que
sto ammirabile monumento della carità di Bernardo di Men
tone, che lo fondò verso la fine del decimo secolo , è ri
masto immobile in mezzo a ' più orribili rovesci. Lo stesso
Napoleone usò riguardi all' ospizio del Gran San Bernar
do ; che anzi ne fece fondare due altri a questo simiglian .
ti al Sempione ed al Monte Cenisio , csimendo dal servi
1

69
zio militare tutti que' giovani che volessero ivi attendere
all'esercizio dell' ospitalità . Una istituzione di comune yan
taggio , fu soccorsa da animi generosi di ogni nazione . In
tanto il governo provvisorio del Valese ingiunse , come di
cemmo , a que' cenobiti di pagare per ora 120,000 franchi ,
togliendo così loro i mezzi di continuar l'opera di carità
cristiana a cui sempre int esero . A' quindici Dicembre l' ospi -
zio fu invaso da soldati , e appresso vi giunsero de' com
messari del cantone , speditivi per pigliar nota esatta e pre
cisa di tutti i beni mobili od immobili posseduti dall' ospi
zio , sia nel Valese sia altrove . Ricusarono i monaci che
tuttora vi rimanevano , essendosene allontanati gli anziani ,
e protestarono a viva voce ed in iscritto contro questo in
ventario . Vi si recarono , a' diciotto , due commessari fede
rali per la stessa cagione , e si voleva che que' cenobiti di
chiarassero in che luogo avean fatto trasportare della ro
ba , minacciando loro 'di farla di nuovo recare colà a spe
se dell' ospizio . Giacche secondo l'avviso di que' signori ,
i beni delle congregazioni religiose sono proprietà della
Confederazione, ed i religiosi non ne sono nè amministra -
tori nè usufruttuari , ma semplici dispensatori . Or veduto
che tornavano vane le parole , si venne ad usar la forza ;
furon rotte le porte o aperte con false chiavi; alle finestre
e presso gli usci furon poste delle guardie, che ebbero
ordine di far fuoco contro qualunque religioso che cercas
se soltrarre qualche cosa dall' ospizio ; e si è spinta l'au.
dacia fino a rovistar le valige de' viaggiatori allorchè ne
partono . La guarnigione vive a spese della comunità . Lo
stesso fu praticato in una casa che que' monaci hanno a
Martigoy , ove usano accogliere que’religiosi cui l'aere rigido
e micidiale del Gran San Bernardo rende spesso infermi ,
e que’vecchi che han bisogno di riposo dopo una laborio
sissima vita .(Dall'Aini de la Religion , Num , del 1. ° Gen
najo, e Univers, Num . de' 5. )
Rac . REL. VOL.XV. 5
70

Per tanti danni recati in Isvizzera alle cose religio.


se , il Santo Padre poichè ebbe levata la voce sua nel Con
cisloro , come già sanno i lettori , fece a' ventisette Dicem .
bre mandare alla Dieta federale una Nota dal suo Nunzio
in Lucerna, onde fare richiamo della violazione de' sacri
diritti della Chiesa cattolica in alcuni de' cantoni occupa
ti dall'esercito federale. Ma scriveasi da Berna a ' tredici
Gennajo , che quell'assemblea avrebbe facilmente deci
so di non doversi rispondere da lei , autorità politica , ad
un governo che le scrive come autorità religiosa . È pro
babile che avranno anche questa riuscita le proteste che
per il fine stesso fecero tra gli altri il Vescovo di Fribur
go , il Vescovo di Sion , il Preposto del Gran San Bernardo
e l'abate mitrato di San Maurizio a ' governi de' rispettivi
cantoni . Intanto dicesi che Monsignor Luquet, vescovo di
Esebon, siasi recato a Lucerna, come inviato straordinario
della S. Sede per gli affari religiosi della Svizzera ; ove
allorchè si volle distruggere le comunità religiose , il go
verno in sè conobbe il potere di pigliar parte negli affa
ri di Chiesa ; ma ora che si chiede riparazione, esso rispon.
de di non esser cosa sua il mischiarvisi.
ALEMAGNA – È risaputo come il dottore Rupp , questo
nuovo capo della Chiesa razionalista di Konigsberga , con
ferisce il battesimo a' figliuoli de' suoi settarii sotto questa
forma: In nome di Dio e della nostra Comune. Due suoi
accoliti sono già stati dinunziati per un fatto simigliante al
tribunale della provincia , ond ' è che mancando a questa
seita la prima condizione per esser dichiarata cristiana , il
governo di Prussia ha ordinato a tutte le autorità civili e
giudiziarie di Konigsberga , d'inseguir senza posa quel set
tario se facesse anche un solo alır' atto di giurisdizione pa
storale.Giacchè l'editto de'trenta Marzo che prometteva tol
leranza, non riguarda se non le selle cristiane. (Dall'Ami
cit . , Num . de 6 Gennajo . )
71
BIBLIOGRAFIA *)

ITALIA

Evoluzione del senso mistico delle pratiche religiose


e delle cerimonie della Chiesa cailolica ecc . Napoli , dal
la tipografia Trani, 1847 ** ).

Mollo ne fa lieli lo scorgere in un laico , qual è il Aliscimar


ra , aulore dell'opera su mentovala , tanta perizia de' santi rili e
della recondita siguificazione di essi ; e quel che più monta , tall
ta riverenza ed amore per le cerimonie della Chiesa ed i san
ti misteri. Per colal guisa l'esemplo del pio Giovan Stefano
Duranii, presidente del parlamento di Francia , il quale detta
va quel (loito libro su’rili ecclesiastici , non manca d'imitato
ri anche a' di nostri. Nell'opera cui annunzianio si contengono
le spiegazioni de' riti usati ne’Sagramenti,delle singole cerimonie
della Messa , delle vesti chericali, di varie pratiche liturgiche,
con altre cento cose di questa fatta , che rendono cosi affettuoso
e pieno di tante consolazioni il culto cattolico . Noi siam d' av
viso che non a torio quel gran liturgista il qual è Prospero Gue
ranger , dicesse nell'introduzione al suo Anno liturgico , che dal
Puso del breviario , s'e ' si leggesse e meditasse , siccome egli
propone , anche i laici ritrarrebbero grandi utilità . Quel ch'e ' di
ce del divino uffizio , va detto eziandio della meditazione ed in
telligenza di tutti i sacri riti. Per lo che gran Jode meritò il
Miscimarra , nel proporre a' fedeli queste sue sposizioni,alle qua
li anche aggiunse delle esortazioni fervide e divole , risguar
danti i diversi subbietti da lui trattati . Quanto gran conforto nou
arrecherebbe , se questi buoni esempii inoltiplicassero ?

FRANCIA

Lettres au Clergè ecc. Lettere al Clero protestante di


Alemagna sulle cagioni di disordini politici, morali e

*) Ammoniamo i nostri lettori che col rapportare i titoli delle opere in que
sta e nelle altre BiBLIOGRAFIE della nostra RACCOLTA non intendiamo ne appro
varle , né dar per buono tutto quanto in esse é insegnata .-- ** ) Si vende nella
sagristia dell'Arcivescovado , e in quella di s . Giacomo degli Spagnuoli,
72
intellettuali rinchiusi ne principii della Riforma ecc . per
Monsignor Luquet, vescovo di Esebon , Parigi, presso Le
coffre, 1847 .

Il Prelato , che scrisse il presente lavoro , tradusse altra vol


ta in francese l'opera del P. Theiner sulla Chiesa scismatica rus
sa , ponendovi innanzi una sua introduzione, in cui dichiarava il
digradamento di quel miserabile clero . Ora ha impreso a mo
strare i frutti di perdizione che ha portati nel clero protestante
la malagurata Riforma, e ad esortare i suoi traviati fratelli, che
non aspettino l'ultimo anelito del protestantismo per far ritor
no alla vera Chicsa . In verità ci dicano pure que' nostri sepa
rati fratelli, se Martin Lutero fece mai gustare a'suoi quelle
dolcezze che promise : predicava libertà insino a che fu il più debo
le, si comportò da despota non appena che si vide il più forte.E che
altro han provato finora i protestanti ? Ecco un confronto , di
rem quasi poetico, che fa Mons. Luquet tra la sterilità della ri
forma da un canto , e la fecondità del cattolicismo dall'altra .
a Nel castello di Varburgo aveano un di messo sul davanzale
della finestra un vaso ove fiorivano delle mammolette ; cadde
la neve e ne seppelli la pianta ; Lutero presala , si dilettava di
riscaldarne i fiori per ravvivarli . Nè meno uno ne tornò a vi
vere ; erano già appassiti. Povero fiore ! e' diceva ; Dio soltanto
potrebbe a quest'ora ridonarti la vita ) . Or tre secoli innanzi,
in quel medesimo castello, saut' Elisabetta mutò in rose le mo
nete che dava in limosina e che la sua umile carità nascondeva;
onde con ragione conchiude Mons. Luquet: « Lutero è la sterile
riforma; al contrario Elisabetta è l'immagine della Chiesa cat
tolica , sempre giovane, sempre feconda » . ( Dall'Ami de la Reli.
gion , de' 23 Dicembre )

Histoire critique ecc . Sloria critica della scuola d ' A


lessandria del sig . Vacherot, 3 vol . in 8. ° Parigi 1847 .

Di quest' opera , ultimamente premiata dall' Accademia delle


scienze morali di Parigi , ecco come ha parlato l' ab . Edoardo
Chassay ( Le Christ et l'Évangile , Parigi 1847 , p . 202 , nola ( 1 ) ) :
« Questo libro rinnovella molle obbiezioni del sig. Leroux . Se
condo il sig . Vacherot, vel Genesi non s'insegna il dogma del
la Trinità ( 1 , 132 ) . La dottrina del Verbo è venula dall’Oriente .
Egli è vero che nell'Aulico Testamento si riuviene una certa
73

dottrina della Trinità , ma poiché la Bibbia è piena di variazio


ni ( 1 , 127, 129 , 130, 131, 133 , 136 ) , questa nozione si compie
e si perfeziona, secondochè si avvicina il Cristianesimo. Per ciò ,
che s' appartiene alla Religione cristiana , il suo svolgersi è al
tutto naturale ( I , 168 , 169 ) , essendo una reazione provinciale
contro l' aristocrazia farisaica ( I, 176 ) . L'opera del Cristo è di
una natura abbastanza volgare ( 1, 174, 175 , 180 ) . I suoi Apo
stoli hanno insegnato la fine prossima del mondo . I tre eran
gelisti sinottici hanno bandito il millenarismo (I, 175) . E l'Ac
cademia delle scienze morali, timoneggiata dalla scuola del sig .
Cousin, ha osato al cospetto della Francia cattolica premiare
quesť opera piena di bestemmie ! » Questi si mostruosi errori
sono stati la maggior parte da noi confutati ne' nostri Articoli
contro Kant , Spinosa e Lamennais ; di qualche altro farem ra
gione appresso . Ci è intanto sembrato necessario di riportar qui
le poche parole dell'ab . Chassay, affinché i giovani , poco istrui
ti del Cristianesimo, a' quali verrà tra le mani il dotlo lavoro
del sig . Vacherot, lo leggano guardigni e sospettosi.

Histoire ecc . Storia dello svolgimento della dottrina


cristiana , o siano motivi di tornare alla Chiesa Catto
lica per Giov . Errico Newman, versione dall'inglese sulla
seconda edizione , con approvazione dell'Autore , per Giu
lio Gondon , in -8 .° Parigi , presso Sagnier e Bray , 1847 .

Tableau ecc . Prospetto analitico della storia universa


le, delineato secondo i reri principii, per servir di gui.
da agli studi storici per il P. Freudenfeld della Compagnia
di Gesù , in - 8. ° Parigi, presso Poussielgue-Rusand, 1847.

L'Autore fu allevato nel protestantismo , e conobbe di buona


ora i lavori dell'erudizione alemanna , avendo altresi visitata
spesso la Francia . I lunghi e profondi suoi studi gli fecero , aiu
tandolo la divina grazia , abbracciare la religione cattolica , e re
sosi Gesuita insegnò storia per assai tempo e con successo nel
collegio di San Michele a Friburgo in Isvizzera . L'opera che
annunziamo, è l'epilogo delle sue lezioni, in cui combatle co
raggiosamente tutte le pregiudicate opinioni storiche , contrarie
al Callolicismo . ( Dall'Univers, Num , de' 12 Gennajo . )
Histoire ecc . Storia universale delle persecuzioni del.
la Chiesa per P. Belouino Parigi, presso Waille, 1846 .

Son due volumi in 8.º che saranno seguiti da altri otto vo


lumi . L'A . reca de documenti originali, come Atti di martiri,
lettere e brani de' Padri e Dottori della Chiesa, ed anche l'in
tero Apologetico di Tertulliano, che ha posto alla fine del se.
condo volume.
INGHILTERRA

Scketches of ecc . Schizzi della sloria dell' arte Cristia


na del sig . Lindray , 3 vol . in - 8 . ° Londra , presso Mur .
ray , 1847 .

Di questa bell' opera , ci proponiamo di dare in un de' fasci


coli susseguenti un compiuto sunto .

The unity of the Episcopate ecc . Considerazioni in .


torno l' unità dell' Episcopalo , in risposta all'opera di
T. G. Allies, intitolata : La Chiesa d'Inghilterra scolpa
ta dall'accusa di scisma ecc . per Eduardo Thompson ,
un vol . in-8 . ° Londra , presso Richardson , 1847.

È questa un'assai soda confutazione dell'errore sostenuto dal


l'Allies , intorno all'indipendenza de' singoli vescovi dalla Sede
Romana. Il Thompson mostra dottamente , esser dottrina della
Chiesa , che l' episcopalo sia uno , indivisibile , sovrano ed indi
pendente, in quanto è una comunanza unita al suo capo ch’ė
il Papa ; non in quanto a’ singoli vescovi , ch’entrano in tal co
munanza . Egli esamina i fatti e le autorità , che paiono ripugnare
alla dottrina cattolica , e molto eruditamente li dichiara .

The seven Churches ecc . Delle setle chiese dell'Asia , e


della loro origine, avanzamento e caduta , Dimostrazione
del compimento delle profezie apostoliche intorno ad es .
se , colla giunta di alcune notizie sulle città dell'Asia mi
nore visitate dagli Apostoli,Londra , presso lo stesso , 1847 .

The Aposlolic succession ecc . La successione aposto .


73
lica dichiarata , Breve trattato in cui parecchie quistio
ni teologiche de' di nostri sono pacificamente discusse da
un prete dell'Ordine della Carità , Londra , presso lo stes
so, 1847 .

« Ciascun verso , dice un giornale inglese, contiene in questa


opera abbastanza materia di meditazione e di addottrinamento .
Niun lettore non vi troverà il suo conto , ma i protestanti so
prattutto non potran non ammirarsi e forse anche innamorar
si delle vaghe forme del reggimento della Chiesa cattolica , sì
ben scolpite in quest'opera dal dotto e pietoso Rosminiano . Ep
pure quel bell'ordine di pace , tal é a capello, qual è ritratto
da lui ! »

The life and specch ecc . Vita e discorsi di Daniele


O'Connel, stampati da suo figliuolo Giovanni O'Connel ,
vol . II , in - 8 ° Dublino 1847 .

Noi non abbiam bisogno di fermarci a favellare delle glorio.


se azioni ed ammirabile eloquenza dell’Agitatore d'Irlanda, del
quale già tutta Europa ha tanto detto . A lui or va levandosi in .
Genova , ove moria, un monumento , che è come il tributo che la
cattolica Italia retribuisce al vendicatore della cattolica liber
tà in Inghilterra. Certo ben meritava de' contemporanei e del
la posteriià chi raccoglie quelle orazioni in un sol volume.

The life of s . Patrick ecc . Vita di s . ' Patrizio Apo


stolo d'Irlanda ecc . un vol . in - 8 . ° Londra 1847 .

A Manuel of Gothic ecc . Manuale di architettura goti


ca per F. A. Paley ecc . un vol . in -8 . ° Londra 1847 .

Certo è una gran mancanza delle antiche istituzioni di archeo


logia ecclesiastica , il non trovarvisi niun trattato delle arti del
medio evo, e soprattutto di quella sublime idea cristiana del
l'architettura a sesto aculo, che fu detta gotica . Oggi , siccome
abbiam detto altrove , si cerca di rimediare a quel difetto , e le
arti del medio evo si studiano alacremente . Il Manuale che an
nunciamo, sebbene, come modestamente dice l’Autore, intenda
76

& a giovar chi voglia apprendere un tantino di sacre antichità » ,


è veramente un compiuto e diligente trattato di cristiana ar
chitettura . Noi confortiamo i nostri giovani cherici a risponde
re alla sollecitudine, che oggi si mette in ta' studii in Inghilter
ra , in Germania , in Francia . Sarebbe una vergogna pel Clero
italiano trascurar lo studio anche di que' monumenti, che gli
stranieri vengon presso noi ad ammirare e descrivere.

Mores Catholici ecc . Londra 1847 .

Ci compiacciamo di annunziare che la famosa opera del Dig .


by sia già presso al termine, e molto più che di essa i gior
nali inglesi promettano un'edizione, che ciascuno potrà procac
ciarsi con poco spendio .

The life and times ecc . La vila e i tempi di s . Ales


sio patrizio romano ecc . per Gerardo Keon , Londra 1817 ,
un vol . in-8.º presso Richardson .

Sebben l' Autore premette d' aver consultato non manco di


trentuna opera intorno al suo santo Protagonista, certo è che
il dettalo della narrazione sente un po' del romanzo. E' non ischi
va neppure in talune parti di magnificare ciò che non ne val
la pena . Grida p . e . furiosamente contro alla persecuzione mos
sa alla missione cattolica stabilita nella città di Kent , sotto alla
invocazione di s . Alessio , e infin tutta la persecuzione riduce
si a un po'di baccano, che certe povere vecchie fecero nel veder
l'Eucaristia portarsi pubblicamente agl infermi e a un richiamo
fatio al missionario sig . Jvers , pel quale e' non provò del rima
nente che pochissima molestia . Noi non vogliam però dire , che
il libro del Keon non si faccia leggere con molto diletto , che
lo stil non ne sia molto fiorito, e che lo Scrittore non debba 10
darsi per zelo e pietà .
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 86.
Jebbrajo 1848 .

LITTERATURA

II .

Del radicalismo nella Svizzera . Sunio di un Discorso del


sig. di Montalembert alla Camera de' Pari di Francia ,
A proposito di alcune parole di un giornale napolitano.

Non v ha certamente , tra quanti vi sono abitatori di que


sto regno , chi non abbia gioito leggendo nel Sovrano Sta
tuto quelle solenni parole: « L'unica Religione dello Sta
to sarà sempre la Cristiana Cattolica Apostolica Romana,
senza che possa mai esser permesso l'esercizio di alcun'al
tra religione » . Le quali parole se per un lato sono un
nuovo attestato dell'animo pietosissimo dell'Augusto Ferdi
nando , voglionsi dall'altro riconoscere come la più chiara
manifestazione del voto dell'universale non pure nel nostro
Regno, ma in tutta la Penisola . E per verità secondo che
l'Italia va di popolo in popolo risorgendo a vita novella ,
questa mèdesima protesta di amore e di fedeltà alla Chie
sa ed all ' unica Religione de' padri nostri come è radica
ta in tutti gli animi, cosi vedesi del pari sfolgorare in ci
ma alle Costituzioni italiane . Essa è tenuta dovunque co
me la pietra angolare del nuovo edifizio , l'elemento vi
vificalore della nazionalità italiana , quell'anello saldissimo
6
Rac.REL. VOL.XY.
78
che unisce in bell' accordo il laicato col sacerdozio , affra
tella insieme i popoli della penisola , ai loro principi te
neramente li unisce, é gli uni e gli altri strigoe con sal
do nodo alla Cattedra non peritura di Pietro , donde l' I
talia trasse la gloria , la stabilità e la vita . Or in mezzo
a questa gioia si pura sì generale , non è a dire quan
to siano sembrate ingrate ed inopportune le parole di un
giornale surto non ha guari tra noi : « Uno de' beneficii
( cosi il nostro Costituzionale del 10 Febbrajo ) della
guerra svizzera si è che il Gran Consiglio ha secolariz
zali tuit' i beni ecclesiastici, vincendosi il partito da 7522
contro 1336 voti. Tullo il mondo imiti, e lo speriamo, il
savio provvedimento svizzero, tornando alla società intera
i beni di essa società che a dovizia si godono picciole re
golari famiglie. È canone di giustizia che il bene pubbli
co prevalga al privato , è canone di ragione e di bene pub
blico che le ricchezze usurpate e godute da' pochi, torni
no in pro de' molti, dell'intera società , legittima padrona
di esse . Teniam per fermo che il Parlamento Napoletano
prenderà in considerazione questo punto solenne di econo
mnia pubblica . Noi svolgerem meglio altrove un tale argo
mento » . Qual linguaggio è mai questo ! Chi fosse alle cose
di Napoli straniero, il direbbe un primo guanto di disfida
gittato alla Chiesa , un pomo di discordia tra 'I laicato ed il
sacerdozio , un' onta alla libertà , una mentita alla nostra
Costituzione. Ma noi che conosciamo i sentimenti religiosi
di tutt ' i nostri concittadini , ed oltracciò veggiamo negli e
stensori di quel giornale un animo caldo di patrio amo
re , terrem quelle parole come sfuggite inconsideratamente
dalla penna , come figlie di uno zelo esagerato della co
sa pubblica , ed assai più come il tristo effetto di quel mal
vezzo si radicalo per lunghi anni in Italia , di esser ligii
imitatori dello straniero. Il perchè rimanendoci dal con
futare di proposito gli errori di quelle parole, vogliam al
cune poche cose ricordare a quel Giornale .
79

E dapprima gli diremo che quella solenne protesta di at


taccamento alla Religione che con noi fecero a gara i po
poli italiani, non vuolsi certamente tenere qual vago senti
mento di un interiore misticismo, sibbene quale aperta pro
fessione di voler essere veracemente cattolici ; ch ' è quan
to dire , professare la Fede, la morale , il culto della Chie
sa cattolica , portarsi con Lei quai figliuoli ubbidienti ed
amorevoli , riconoscere la sua divina autorità , insegnare quel
ch ' Ella insegna , condannare quel ch’Ella condanna : e
però con lei avere in pregio gli Ordini regolari, con lei
dannare qual sacrilega usurpazione il disporre senza il suo
consenso de' loro beni i quali, come cosa a Dio sacrata , so
no dipendenti solamente dalla divina autorità di lei . Ciò in
breve importa esser cattolico , e ciò senza fallo volle inteso
la nostra Costituzione proclamando cattolico questo Regno .
Se adunque accadesse per avventura nel corso delle u
mane vicende , che facessero mestieri intorno a’Regolari ed
ai beni ecclesiastici straordinarii provvedimenti , lungi dal
consigliare il nostro Parlamento di stendere mano profana
sulla messe altrui ( il che ei non potrebbe e come catto
lico , ed in forza di quella medesima legge fondamentale
che chiamandolo a sedere al maestrato della Nazione,lo a
strigne a professare il cattolicismo ) , esortatelo, o estensori
del Costituzionale, persuadetelo ad invocare per quella bi
sogna l'autorità si amorevole del Supremo Capo della Chie . 1
sa , del Vicario di Gesù Cristo . E dubitereste di volgervi con
fidenti all'attuale comun Padre de' fedeli, all'immortal Pro
Nono , il benedetto da tutta l'Italia, la delizia del genere uma
no , a quella Sedia Apostolica che gli stessi protestanti sa
lutano « come l' elemento supremno del progresso , ed ad un
tempo la suprema garentia dell'ordine nelle umane socie
tà ? ' ) » Ah ! forse voi ignorate che il gran Pio cotanto sol

9 Parole del protostante sig .Guizot. Vedi l'Univers, Num . de'13


Gennajo.
SO

lecito del bene della Chiesa , sta strenuamente adoperando di


richiamare con sapienti riforme gli Ordini regolari a nuova
vita di santità e di sapere ! " ) Ponete mente, vi preghiamo,
in secondo luogo a quei vostri due canoni di giustizia e
di ragione : voi certamente non avvertiste quanto siano pe
ricolosi ; perciocchè con essi , senz' addarvene, mettereste
in gran risico la civil comunanza : il che , per dirlo di pas
saggio, anche solo dimostra quanto siano falsi. Imperocchè
se voi l'invocate a danno de' Regolari, eccovi un' immensa
folla di povera gente e minuta , di fameliche turbe , che
fatta accorta dal tristo esempio , li adoprerebbe a rovina di
quanti v’ha ricchi che soli o con pochissima famiglia frui
scono , poltrenti nell' ozio , pinguissimi patrimonii. Ed anche
insieme con voi ripeterebbe: « è canone di giustizia che il
bene pubblico prevalga al privato , è canone di ragione e di

1) Vedi l'Enciclica e la Lettera di SUA SANTITA' inserite iu


questa Raccolta a p . 54 segg . e 133 seg . del vol . XIV . A ciò si
aggiunga , che « La Congregazione de' Cardinali istituita dalla
lodaia Santità Sua per provvedere al ristabilimento della re
golar disciplina ne'claustri, ha emanato un decrelo per deter
minare un modo caulo è prudente nel ricevere i candidati al
l'abito religioso. Vuole che in ciascuna Provincia, e dove gli
Ordini non sono divisi in provincie, in ciascun Monastero desti
nato alle prove del noviziato , si eleggano olto esaminatori ; e
negli ordini di piccol numero . quattro , e che altro consiglio al
inedesimo scopo e nel medesimo numero si formi presso il su
periore generale degli Ordini. Il primo dovrà esaminare i requi
siti del candidato , e per suffragi segreti dare il suo voto , il se
condo dovrà inquirere alla regolarità del primo esame. La mag
gioranza de' voti decide . Il Generale non può ammettere un no
vizio ripudiato o dal primo o dal secondo consiglio , e può ricu
sarlo ammesso . Lo stesso processo dovrà seguirsi per ammettere
i novizi alla professione. Per organo della stessa S. Congrega
zione è stato da Sua Santilà emanato altro decreto , ove si pre
scrive che nessun individuo possa cssere ammesso all'abito di
verun Ordine, se non accompagnalo dalla testimoniale del pro
prio Ordinario » . ( 11 Labaro de' 18 Febbrajo . )
81

bene pubblico che le ricchezze usurpate (e non manchereb)


bero pretesti per dirle tali) e godute da pochi, tornino in pro
di molti ecc . ) . Nè questa , sapete , è una nostra chimerica
ipotesi ; ma tale è il punto solenne dell'economia pubbli
ca de' Sansimoniani, tali sono oggi gli argomenti adoperati
dal comunismo per isconvolgere ed insanguinar l'Europa .
Infine , quel che più ci duole, e vel diremo senza tema che
ve ne adontiate, si è che voi Italiani , voi si pieni il petto
di patria carità, ci chiainiate ad essere ciechi imitatori degli
strani . Deb ! e quando fia che cessi questa trista usanza
dall'Italia ! E poi chiamar noi cattolici ad imitar l'esem
pio della Svizzera protestante , e quel ch'è peggio della Sviz .
zera radicale ! Bel consiglio da darsi a fratelli, di corre a
modello d'imitazione i fatti de' loro più accaniti nemici !
Sa tutto il mondo ch'essi , a differenza degli Inglesi e degli
Americani, quei veri patriarchi della libertà i quali lascia .
no posare in pace i cattolici ed i loro conventi, odiano a
morte il cattolicismo, e però non è meraviglia, che, come
già fecero gli antichi protestanti di Inghilterra e di Lama
gna , siensi appropriati i beni ecclesiastici. Ma per fermo
voi non conoscete i fatti genuini or venuti in pubblica lu
ce di questi vandali novelli ; come nol conobbero quei po .
chi in Italia che al primo annunzio di loro vittoria incau
tamente li applaudirono, e poscia alla voce del gran Pio , a
perti gli occhi , si tacquero riverenti . Perciò , senza ripe
tere quello che spesse fiate in queste pagine dicemmo , vi
mettiamo sott'occhio gran parte del discorso del Conte di
Montalembert che al par di voi è cattolico e grande a .
mico della libertà, al quale non solo le Camere francesi,
ma i giornali di ogni colore fecero encomii grandissimi.
Siam certi che a questa lettura voi v'indignerete di tanta
viltà , di tante ingiustizie . E se mai per gran disgrazia ( che
Dio tenga lontana ) avvenisse che alcuna rea fazione pre
yalendo colla forza brutale , ardisse fare nella patria nostra
S2

quel che i radicali fecero nella Svizzera , siam certi egual


mente che voi cosi generosi sorgereste a gridare a tulla go
la ai tiranni, ai barbari , ai violatori della proprietà , agli op .
pressori della libertà cittadina .
Chiuderem da ultimo le nostre parole con un ricordo, che
speriamo non vi tornerà disaggradevole . Voi , se mal non
' ci apponiamo , al pari di un altro famoso . Costituzionale,
vi siete posti tra le file dell'opposizione. Quel giornale scri
vendo in Francia , là ove la legge è atea , ove fino in Par
lamento trovasi ehi si vanti baldanzoso di non essere ne
cristiano nè cattolico , ove le più contrarie credenze religio .
se e le più malte utopie contano seguaci e difenditori , sie
gua pure a sua posta , qual volteriano di vecchio pelo , a
scaricar la sua bile contro al cattolicismo , a calunniare vil
mente il sacerdozio ed il laicalo cattolico . Ma voi, che la
Dio mercè non avele con quel tristo , del nome infuori,
niuna parentezza , rammentatevi che siete venuto in luce qui
in Napoli città eminentemente religiosa , che respirate con
poi le aure pure e placidissime dell'Italia cosi cattolica .
Se generosi sorgeste a patrocinare contro ai nemici della
libertà , la causa degli oppressi, de' meschini, del popolo ,
del ! vi ricordi sempre che siete difensori di un popolo
cattolico, e che ad ogni popolo ( come n ' è testimone tutta la
storia) più che gli averi, più che la famiglia , più che la vi .
la medesima, sta in cima de' suoi affetti ed interessi il vo
ler salva , libera, rispettata la sua Religione .
I COMPILATORI

« Io vi chiedo,signori,difar tregua per un istante alle preoc


cupazioni ed alle quistioni diplomatiche; io conto , per mia
parte, di non dir parola nè de' trattati , nè de'dispacci , nè man.
co de' Gesuili ; io conto di meltermi sopra un terreno che
ni sembra forse al di sopra , ed in ogni caso fuori del diritto
scritto , quello del diritto sociale, del diritto naturale, del
S3

diritto delle genti ; io conto di esaminare in che gli interes


si della coscienza , della famiglia , dell'umanità , siano
stati compromessi in questa contesa , e far vedere il con
traccolpo che avrebbero in Francia ed in Europa gli avve
nimenti della Svizzera ; che è quanto dire ch ' io pure mi
fermero sopra que' pericoli sociali che ieri vi furono addi
tati, in termini tanto eloquenti , dal duca di Broglie in sul
finire del suo discorso . In quanto a me io penso che in
Isvizzera non si sia guerreggiato nè pro nè contra i Gesui
ti , né pro nè contra la sovranità nazionale; si fece la guer
ra contra di voi e per voi , ed ecco come: si venne a con
flitto per la libertà selvaggia , intollerante, irregolare , con
tra la libertà tollerante , regolare , legale. .. Quello di che si
trattava dall'altra parte del Giura , non era né i Gesuiti , nè
la sovranità cantonate : era l'ordine, era la pace europea ,
la sicurezza del mondo e della Francia ; questo è quel che
fu vinto , soffocato , schiacciato alle stesse nostre porte , al
le nostre frontiere da uomini che nulla bramano più che
gettare dall'altra parte dell'Alpi e del Giura i tizzoni della di
scordia , della guerra e dell'anarchia .(benissimo).Cosi dunque
non vengo a parlare per de' vinti , ma a de' vinti, vinto io stes
so ad altri vinti ,valeadire ai rappresentanti dell'ordine socia
le , dell'ordine regolare, della libertà ordinata , prostrata ora
nella Svizzera e minacciata per tutta l'Europa da una nuova
invasione di barbari (sensazione). Tale è il mio convincimen
to , ed io stimo assai ciechi coloro che con meco non lo divi
dessero ( segni d ' approvazione ) ... Si tratta della prima
culla della libertà europea , vittima di un altentato commesso
da pretesi liberali che non sono in sostanza che tiranni della
più cattiva specie . Si tratta dell' abuso della forza, del sof
focamento della libertà e del diritto per mezzo di un'em
pia e brutale violenza . Si tratta della violazione della fe
de giurata , della superiorità del numero creita in dogma ,
e della menzogna presa per arme e per divisa della vio
84

lenza (nuovi segni di approvazione) ... Ed in qual secolo


viviam noi , signori , che ogni anno mi tocchi tornare a questa
tribuna per denunziarvi colpe siſfatte, ed oppor loro quali
rimedi ? Ahi ! niente altro che questa sterilità della parola
che si dolorosamente mi abbalte , quante volte me ne servo
davanti a voi . E frattanto ho bisogno di rammentarmi che
questa parola non è sempre impotente , che giova se pon
altro ad appellarsi all'avvenire delle iniquità del presente .
Il misfatto che abbomino , a tutto l' eccesso del dispotismo
aggiunge di più quello dell'ipocrisia , perchè fu commesso
in nome della libertà . A' miei occhi questa odiosa menzogna
aggrava l' attentalo e lo rende dieci volte più meritevole del
l ' indignazione e dell'obbrobrio vostro (viva approvazione).
Credetelo pure , signori , io non vengo qui a fare una querimo
nia religiosa o cattolica.Si, il cattolicismo è stato ferito nel.
la Svizzera, tutti lo sanno ; ma tutti sanno ancora che le
ferite e le disfatte della Religione non sono ferite insana
bili ed irreparabili; che in somma, è suo mestiere essere
ferita , perseguitata ed oppressa : ella ne patisce , ma solo
temporaneamente ; ne gnarisce poi , si rinfranca ed esce da
quelle prove più radiante e più valida . Ma sapete, che co
sa non si rialza così di leggieri , e non può trarsi illesa da
tali sconfitte ? L'ordine , la pace, la libertà sopra tutto , e
queste sono le cose di cui vengo a trattare la causa davan
ti a voi , queste che io vengo con voi a deplorare e riven
dicare ( segni di approvazione ) .
« Signori, so qual è l' inconveniente delle narrazioni fat
te dalla tribuna, ed io me ne asterrò . Se il potessi , pe .
ro , vorrei mostrarvi il piano da lunga pezza fissato per fon -
dare nella Svizzera un asilo inespugnabile per quel che non
roglio designare col nome di libertà , e che neppure può dir
si anarchia , perchè assai più terribile dell'anarchia , al ra
dicalismo, in una parola ; per dargli un ' oflicina, un rifugio ,
una cittadella, d' onde potesse vittoriosamente ed impune .
83

mente estendere la sua influenza sopra l' Europa. Io ve lo


mostrerei sopra tutto afforzarvisi con perseveranza , armar
si ed addestrarvisi contro alla libertà e alle monarchie costi
tuzionali , non men che alle monarchie assolute ... Si , signori,
il radicalismo si è perfettamente collocato nella Svizzera per
agire , da una parte sopra la Francia ,dall'altra sopra la Ger
mania costituzionale, da lui infettata , saturata , per dir cosi ,
delle sue cattive dottrine , come in breve si vedrà anche
di troppo. Or bene dal 1833, per non risalire più oltre ,
a giorni in cui nessuno davasi pensiero di qual si fosse ge
suita in Isvizzera, cravi un piano già bene stabilito, che
si appales ) colla spedizione del generale Romarino nella
Savoia , spedizione che nessuna cosa motivava in apparen .
za , ma che per gli uomini sensati e prudenti fu il sintomo
de' pericoli che io qui avviso . E di poi che avvenne ? Quei
maneggiatori professano la teorica della guerra per la guerra .
Se io non temessi di stancarvi, vi leggerei i loro scritti , sparsi
a profusione per la Germania , scritti in cui dicono ( v . per
es . il Corriere di Franconia del 7 Luglio ultimo scorso)
« che la guerra è una necessità , e che il sangue versato
nella guerra civile , andrà a rinfrescare le vene esauste del
l ' Europa » . Ebbene., quando cotesti uomini cercarono di
mettere la loro pratica d'accordo colla teorica, riconobbe
ro che due grandi ostacoli vi erano al trionfale innalzamen
to di quella cittadella di cui dicea poc' anzi : primo il fede
ralismo , secondo la religione . Di là quella duplice serie di
assalti prima contro al sistema federativo, di cui il duca
di Noailles vi ha testè cosi bene esposto il carattere ed i
dirilli , e poscia , non dirò contro al cattolicismo, ma con
tro al cristianesimo, contro alla religione, ad una qualun
que siasi religione, contro aila credenza in Dio . Voi non
potrete fare a meno di capirle , quando vi ricorderete che il
primo di tali attentati si fu l'istallazione a Zurigo di un pro
fessor Strauss , incaricato d' insegnare che Gesù Cristo non
1
1

1
86
è Dio , ma solamente un mito ! E questo , non già in un
cantone cattolico , ma in mezzo alla popolazione essenzial
mente protestante di Zurigo, che si levò contra di lui e lo
caccio . Dopo ciò , immaginarono di distruggere dei conven .
ti , non di Gesuiti, nolate bene , ma antiche abbazie di Ci.
stercensi , di Benedettini , ordini vetusti che datano da otto
o dieci secoli.Confiscarono e rovinarono que' cenobi che Na
poleone medesimo, egli che ha distrutto tante abbazie so
vráne ed altre in Germania , avea giudicato , col profondo
avvedimento che lo distingueva, doversi conservare in Isviz
zera , come se avesse avvertito che in mezzo a tanta demo
crazia ci voleva qualche elemento conservatore : e un tal
elemento egli lo scorgeva in quelle vecchie e venerande
abbazie fondate nel X ed XI secolo . Avea poi garantite le
loro proprietà coll'atto di mediazione . Il Patto federale del
1815 avea scrupolosamente mantenuti que conventi ; il ra .
dicalismo li ha distrutti ! Dopo ciò si volle colpire, non pe
ranche i Gesuiti, ma i protestanti credenti e zelanti , come
sono i metodisti , i cosi detti momieri, nei cantoni protestan
ti , arciprotestanti di Ginevra e del Vodese . Ed allora sola .
mente, per ultimo, in forza di suggestioni mosse di qui , par
lite dalla Francia , si ricorse a quell' insigne pretesto de' Ge
suiti come ad un'arma per offendere di nuovo il cattolicismo.
« Signori , vi ho detto che non parlerò de' Gesuiti ,e non
ne ho duopo dopo la testimonianza così eloquente ed irre
cusabile del duca di Broglie in loro favore ! Con tutto ch ' ei
professi ed abbia provato di essere loro avversario, voi lo
avete sentito dichiarare, con tutta l'autorità che gli appar
tiene , che in trent'anni da che i Gesuiti si trovavano nel
la Svizzera , era stato assolutamente impossibile, non solo
scoprire , ma neppure inventare o supporre un qualunque
fatto del quale alcuno potesse prevalersi per motivare la
loro espulsione ; per modo che nient'altro potevasi invoca
re contra di loro, per tutta ragione di sbandirli, che que .
87
gli eccessi medesimi che commettevansi contra di essi , cd
imputare a lor delitto i delitti dei quali eran l'oggetto e
di cui son rimasti vittime ( segni d'approvazione ) . Si
gnori , una si splendida testimonianza da parte di un uo
mo eminente che fu sempre loro avversario , entra a far
parte della storia , e mi dispensa dall' aggiugnere parola
(nuovi segni di approvazione). Se si trattasse d'altra parte
di supplire a questa testimonianza, basterebbe rammemorare
quanto è avvenuto , non già prima della loro espulsione, ma
dopo; poichè nulla dimostra meglio la vanità e la iniquità
di tale pretesto . Vediamo , in effetto , come si profiliò di quel
la vittoria che si disse riportata sopra i Gesuiti. I Gesuiti
sono stati espulsi , sono scomparsi , sono fuori di questione;
ina si ristelte per questo ? Non parlo delle violenze, delle cru
deltà in mezzo alla pretesa battaglia; di quel prete immo
lato a Friburgo perchè era tonsurato e fu credulo gesui.
ta ; di tanti saccheggi , orgie , sacrilegii che hanno potuto
avere per iscusa l'inebbriamento della lotta , per quanto el
la fosse derisoria. Questi fatti sono slati riprovati abbastan
za dalla più alta autorità del mondo , nella recente allocu
zione di quel gran Pontelice di cui tanto si è parlato qui
da qualche giorno , e che tutti ammirano. Ma vediamo
quel che si è fatto nel sangue freddo di una vittoria co
si assicurata come facile , dalle autorità che chiamavansi
regolari e costituite , il giorno dopo un trionfo , e trion
fo senza gloria ! Non le vedeste nei cantoni ' di Friburgo ,
Lucerna e Valese colpire ad una ad una tutte le Congre
grazioni , tutt'i conventi che ancora sussistevano, e soprac
caricarli d'imposte esorbitanti che pareggiano una com
piuta rovina ? ) . E , notate bene questa odiosa ipocrisia ,

*) La badia di Einsielden , non potendo soddisfare alla tassa


di guerra impostale da’ radicali , ha chiesto in prestito del dena
ro , dando in ipoteca i suoi beni . Però, sapendosi che il partito
radicalc ha deciso di toglicre dalla Svizzera tutti i monasteri
SS
non si confiscano , non si sopprimono più , ma si aggra
vano di multe presso che eguali al totale de’ loro beni .
Non basta : il clero secolare si lusingò forse di essere rispar
mialo ; ma no ! dopo gli Ordini regolari viene la sua de'
vescovi e de curati ; tutti sono colpiti , spogliati un dopo
l' altro ; è stata proposta , ed a quest'ora forse anche vota
ta una costituzione civile del clero modellata sopra la fran
cese del 1790.Non basta ancora ; que' fieri vincitori di cui
ci ſu tessuto l' elogio , sapete che cosa han fatto il giorno do
po la vittoria ? Hanno osato scrivere colla loro penna in
sanguinata il nome di Vincenzo de Paoli in un decreto di
espulsione, e di espulsione contra quelle sorelle della cari
tà che sono le figlie di san Vincenzo de Paoli , e che sono
onorate del rispetto , dell'ammirazione e dell'amore di tutto
il mondo . E come le hanno espulse ? Come fiere del bosco ,
non dando loro che tre volte ventiquattr'ore per isgombrare il
cantone, senza pensioni, senza indennità , senza pudore; es
se, quelle sante donne, quelle figlie non di sant' Ignazio di
Loiola , ma di s . Vincenzo de Paoli ! (benissimo, benissi
mo , segni d'indignazione). Nè termina qui . Vedete quegli
uomini armati che montano su quelle vette delle Alpi per
dove passarono anche molti di voi ? Eccoli che seguono l'er
le sentiero battuto con venerazione e riconoscenza per tan
li secoli da migliaia di cristiani,stranieri e viaggiatori : essi
vanno là dove la repubblica francese si era fermata con ri
speito ( viva sensazione); là dove Bonaparte primo console
ebbe lasciato colla sua gloria un ricordo della sua tolleranza
assennala ; là dove il corpo di Desaix , del vostro commili
tone Desaix , trovo un sepolcro degno di lui ! ... E che

queste ipoicche delle comunità religiose non trovano più credi


to . Quindi si teme che quel tanto celebre Santuario vedrà tan
loslo rapirglisi e confiscarsi i suoi vasi sacri e tante altre cose
preziosc , che la pietà de' ſedeli avea consacrale al culto della
Madre di Dio . (Vedi l'Ami de la Religion , Num , de' 4 Gennajo . )
89

vanno a farvi codesti vincitori senza combattiinenti ? Forza


è dirlo ,vanno per rubare (vive approvazioni), si,per rubare
il patrimonio de' poveri,de' viaggiatori,di que'monaci del s .
Bernardo che dieci secoli circondarono della loro venerazione
e del loro amore.Si,poichè si ebbe il tristo coraggio di venire
a questa tribuna a beffarsi de' vinti e ad aggiungere all'acer
bità della loro sconfitta l'amarezza dello schernobenissimo ,
benissimo), mi si permetta di dire tutto quello che penso . Si , la
disfatta fu vituperosa .La verità mi strappa quest'affermazione ,
anche in pregiudizio de' miei amici . Ma può esservi qualche
cosa di più vergognoso di quella disfatta ? Si , la vittoria
( vive acclamazioni'), quella vittoria riportata senza combat
timento , da dieci contra uno , vittoria che si presenterà alla
posterità traendo seco da una parte una suora della carità
espulsa e dall'altra un monaco di s . Bernardo spogliato , cac
ciato ed insultato da que' codardi vincitori . E nè anche qui
finisce. Non si vuole solamente il male della Religione cat
tolica e delle sue più sante istituzioni. Il braccio che ha col
pito i cattolici si rialza a percuotere i protestanti . Il con
te Pelet mi permetterà di esprimere la mia sorpresa per
non aver esso trovato nel suo discorso di ieri una parola
per compiangere anche i protestanti vodesi , i di lui corre
ligionari, i quali sono stati sbandeggiati come i Gesuiti . Si ,
signori , dieci giorni dopo la presa di Friburgo , valeadire
il 24 Novembre ( la presa di Friburgo avea avuto luogo il
14 ) , viene emanato da Druey e consorti il decreto che in.
terdice formalmente di esercitare nel cantone del Vódese ogni
altro culto che non sia il cosi detto nazionale ,l'antico cul
to nazionale di quel cantone ; interdizione di ogni libertà
alla Chiesa libera spogliata e supplantata, per effetto di una
sommossa , da una sedicente chiesa di cui nessuno conosce
nè il dogma, nè la pratica ! Se ne avessi il tempo , vi leg
gerei le lettere dei ministri di quella Chiesa libera e antica
del Vodese , rispettata da trecento anni come la confessione
90

del pacse , cd i cui ministri si trasferiscono ora, per vie ap


parlate,in Juoghi remoti, per iscansare gl ' insulti e le denun
zic . . . Ecco a che punto sono in quel pacse che si ripulava
la patria della riforma e della libertà di coscienza ! (viva ap
provazione) Sappiatelo adunque, non vengono già contra
alla Chiesa , ma contro alla Bibbia , contro a tutta intiera la
fede cristiana , a chiunque crede in Dio ed in Cristo.
« E tutto sta qui ? e non se la prendono se non colla Chie.
sa cattolica e colla stessa credenza protestante ? No ; anche
colla libertà sotto qualsiasi forma, e ciò , lo replico , nel
giorno dopo , come alla vigilia della battaglia. Sapete a qual
punto è la libertà della stampa in quel medesimo cantone
del Vodese ? È sotto il peso dell'interdetto di pubblicare per
fino delle nuove contrarie agl'interessi del governo ( ilari.
tà ed approvazione ). O patria della libertà ! E da presso a
quest' interdetto di pubblicare perfino le notizie sgradevoli
al governo , là e da ogni parte è impedito il diritto di
petizione, il diritto elettorale violato nella maniera più fla
grante ; da ogni parte le baionelte , le violenze , l'interven
zione oppressiva ed abusiva del potere . Ecco come si
è rispettata la libertà ! E non finisce qui. Vi ha di quelli
che volentieri cederebbero in fatto di Chiesa e di reli
gione anche protestante, ed eziandio di libertà , ma non co .
sì facilmente in fatto di proprietà ( approvazione ) . Ebbe
odano essi come la proprietà è stata rispettata nel .
la Svizzera radicale . Sapete che cosa vi si è fatto ? Vi si
è stabilito la confisca ! . . . Questo gastigo terribile è stato
ristabilito alla nostra frontiera , dall'altra parte del Giura .
Che ne dicono i partigiani e gli apologisti dei radicali ?
Trovano essi che questo sia un progresso dell'incivilimento
e della libertà ? Altro loro non resta dopo ciò che di ri.
stabilire il servaggio ! Ma bisogna vedere altresi come hanno
procedulo per sistemare questa confisca . Si è inteso parlare
altre volte di confische decretate per sentenze di tribunali,
91
per ordinanze giudiziarie , o di commissioni. Sapete come si
è fatto in Isvizzera ? Arriva un uomo il giorno dopo la balla
glia o la presa , il saccheggio o soqquadro della città; in mezzo
alla pubblica piazza ei monta sopra una sedia od una tavola ,
dice a due o trecento perdigiorno: Non siete voi il popolo
di Friburgo o del Valese ? Si ! si ! rispondono tosto . E non
riconoscete me, esso ripiglia , per vostro organo ? Si , anzi !
Volete che i ricchi paghino le spese della guerra ? Si ! si !
sicuramente (sorrisi d'approvazione), e senz'altro é profferito
il decreto che viene di lì a poco ratificato dalla Dieta e da'
Granconsigli rigenerati. Io cito fedelmente quello che è ac
caduto; non esagero nulla, ed a Friburgo , a Lucerna,e nel
Valese si è proceduto cosi. Vi ho detto come questo de.
creto di proscrizione e di confisca fu emesso ; ma non vi
ho detto contra chi. Si è sentito parlare di confische, di
condanne inflitte a signori e personaggi grandi , a principi
e ministri, ma fin qui non si era mai immaginato confische
in odio d ' intieri tribunali, di Granconsigli legalmente elet
ti e costituiti, regolarmente deliberanti; non se n'era mai
udito parlare. Ebbene, ciò è stato inventato dalla Svizzera
radicale, ed anche qualche cosa di più . È stato detto che
colà e risorto un 1793, meno il patibolo : non è che troppo
vero; ma vi è però anche tal cosa che la rivoluzione fran
cese, per mio avviso , non aveva inventato , cioè la responsa
bilità pecuniaria de' voti pubblici . Ecco frattanto che cosa è
diventato da due mesi il dritto pubblico nella Svizzera . A Lu
cerna sono stati insultati i capi che erano fuggiti, si diceva ,
colla cassa, lo che è falso ; ma sapete qual trattamento era
serbato a quelli che hanno avuto la buonafede di rimane
re ? Si è fatto pagar loro , in forza di un decreto di quel
la specie , le spese della guerra civile . Ecco la ricompen
sa ad essi accordata per la fiducia avuta nei loro concit
tadioi ! Nel Valese , una decisione del governo provvisorio
del 21 Dicembre , della quale vi presento il testo , annulla
92
retroaliivamente coll' art . 1.º tutte le sentenze pronuncia.
le da tre anni dal tribunal centrale del cantone, costituzio
palmente fondato nel 1844, e , ciò ch'è ancor più bello, i
giudici sono tenuti a restituire le paghe e propine che han
no ricevute in tre anni . Non basta : coll'art . 3º. que' giu .
dici medesimi sono dichiarati responsabili da' danni cagiona.
ti dalle loro sentenze, valeadire sono obbligati a rimborsare le
multe a cui condannarono i colpevoli ( vive sensazioni ).Hav .
vi anche di meglio ,se è possibile . Parlo di un decreto proposto
dal nuovo governo di Friburgo , il 31 Dicembre, al Gran cou
siglio , e che a quest' ora deve essere votato . Voi nol co
noscete , perchè i giornali eziandio conservatori dànno sgra .
ziatamente vista di essere al servigio della Svizzera radica
le , e dissimulano codeste cose; ma eccone il testo . Questo
decreto condanna 31 cittadino,membri del cessato Gran con :
siglio ed altri , ad un'ammenda di 1,200,000 franchi ! Nota
te bene che non son già nè monaci , nè preti, nè Gesuiti .
Sono buoni secolari,buoni popolani, onesti conservatori come
voi , signori (sensazione),i quali sedevano tranquilli nel loro
Gran consiglio , stimandosi investiti del diritto costituzionale
e legale di governare il loro paese . Ebbene ! signori, sapete a
che ciò somiglia ? Sarebbe assolutamente come se si pren
desse nota dei vostri voti e delle vostre decisioni per far .
vene pagare la sopratassa . Epperò tenete per certo che lo
esempio non andrebbe perduto ; che se mai , che Dio nol
voglia ! gli amici dei radicali svizzeri diventassero i padroni
della Francia , essi vi farebbero pagare a prezzo del vostro
patrimonio e di quello dei vostri figli la sopratassa dei vostri
voti e decreti (benissimo, benissimo). Niente havvi d' inesatto ,
nè di esagerato in quello che io dico . Sfido chicchessia ad
impugnar questi fatti. E , permettetemi di dirlo , non conviene
adulare più i popoli che i re ; e ben si ha il diritto di non
adulare i primi, quando si è cominciato , come io feci, dal
dire ai secondi la verità dall'alto di questa tribuna.Io dunque
93
dicera che se mai i complici della Svizzera radicale divenis .
sero padroni nel nostro paese , si vedrebbero cose consimili ,
e ciò mi richiama al punto che ho già toccato, e mi con
duce naturalmente ad invitare la vostra altenzione sopra il
contraccolpo di quegli avvenimenti nella Francia .
« Il radicalismo, vincitore in Isvizzera,padrone di un eser
cito , di un tesoro , imbaldanzito della sua vittoria; il radi
calismo implacabile nemico dell'ordine delle cose dopo il
1830, ha complici ed alleati anche all'estero. Ne ha di più
specie in Francia . Io ve li mostrerò . Signori , permettete
mi di parlarvi come abitante di una delle province che so
no stale più profondamente e seriamente scosse da questo
contraccolpo ; io abilo la Borgogna, e mi trovava colà al
lorquando si fecero que' famosi banchetti di Dijon, di Cha
lon e di Autun, ne' quali la Svizzera , sappiatelo bene, eb
be quasi tanta parle quanta ve n' ebbe la Montagna o la
Convenzione . Non bisogna passar sotto silenzio ciò che si
è detto in que' banchetti , ed è necessario che l' eco ne
risoni come un avvertimento profondo e salutare . Or ivi
non si sono limitati solo a coufondere la libertà con la ri.
voluzione , e la rivoluzione con la Convenzione ; non solo
si declanıò in que 'banchetti che la ghigliottina era la
tribuna da cui la Francia avea parlato ai re ed all Euro
pa ; non solo si protesto contra l'aristocrazia del capita
le, no , vi si salutó, eziandio con ebbrezza le vittorie e gli
eroi della Svizzera radicale, come se quivi signoreggias.
se la pratica attuale delle gloriose teoriche che vi si pro
clamavano. Permelietemi due sole citazioni in proposito ;
prenderò la priina dal discorso di un onorevole deputa
10 , il sig . Ledru -Rollin, che io non.cito come deputato , ma
come oratore al banchetto die Châlon , or sarà un mesc :
« Democratici di tuti i paesi, teniamo il nostro congres
so come gli assolutisti hanno indarno cercato di tenere
il loro ! Intendiamocela sopra i loro affari , come eglino me
Rac.Rel. Vol.XV.
91

dilavano ü intendersela sopra i nostri . . . Una terra libe


ra , la sola repubblica dell'Europa, la Svizzera, è degna di
vedere un tale spettacolo . Tutto vi sarà ispiratore, e la sua
storia antica , e le sue montagne, e le sue lotte recenti . Ci
sentiremo forti sopra il terreno della vittoria e del diritto .
Una delle sue città indipendenti apra un asilo per alcuni
giorni ai pacifici precursori della liberazione dei popoli, e
grazie agli sforzi di questa santa lega , i popoli più fidenti in
sé stessi,affrelleranno l'ora del loro affrancamento ! Intendete
ora quello che vi ho detto del contraccolpo di quelle lotte ;
intendete perché vi abbia dello che la causa trionfatrice della
Svizzera non era la causa della libertà , ma quella di tutti
sommovitori dell'Europa ? Udite di più ,še ne dubitate , ciò
che scriveva a quello stesso banchetto il deputato del cantone
del Vodese e membro della dieta ,Druey. Egli era stato invitato
á quel banchello , e rispose in questi termini: « Mi sareb.
be una vera festa l'associarmi alla gran .manifestazione po
polare di una parte cosi considerevole dei democratici di
Francia ; perocchè ; voi lo intendeste , signori, la vostra e
la nostra causa sono una sola ; noi simpatizziamo per
voi, come roi per noi. Dalle due parti del Giura si tratta
di far passare dal dominio dell' idee in quel de' fatti i grair
di principii di libertà , d'eguaglianza , di fraternità degli
uomini, i quali fanno la felicità non men che la gloria del
le società . Trattasi di far trionfare il diritto delle mas
se sopra il privilegio del minor numero ; trattasi di as.
sodare sempre più la sant' alleanza de' popoli e di far
più grande la loro sovranità » . Ecco , signori , come la
causa della Svizzera radicale è stata compresa , presentata ,
ammirata in quei banchetti, ne' quali , con giusto orrore del.
la Francia, si andò in busca di tutto ciò che di più san :
gninario e di più abbietto si trova nella nostra rivoluzione ,
per farne come il programına e la giustificazione delle nuo
ve dottrine che si predicano al popolo francese ! (vivi mo .
93

vimenti d'approvazione) E , signori , come potrebbe essere


altrimenti ? Io non vorrei venire alle personalità dalla tri
buna e contro agli assenti ; mi è però impossibile il di
menticare che quella voce medesima, o veramente quella
stessa penna la quale, la prima in Francia, or' sarà un
anno , proclamó la necessità di sostituire una Svizzera u
nitaria all'antica libera Elvezia , prospera ed alleata del
la Francia ; quella stessa penna poetizzò dappoi quanto
havvi di più tristo nella nostra rivoluzione. Essa non el
be che troppi imitatori ! Si vide sorgere in breve quella
mano di storici che sono venuti a far del palco l'altare del
patriottismo. Si è , duopo è il dirlo, in quella deplorabile
mischianza della teorica terrorista da una parte, della storia
terrorista dall'altra, e della pratica radicale in Isvizzera per
soprammercato, che convien vedere la sorgente di quell’auda
cia di cui' voi siete, non dirò spaventati, ma sdegnati al par
di me (benissimo,benissimo). Si è di là che i lupi hanno im
parato che non han bisogno di travestirsi pastori ; quindi
parlano da lupi, e sono applauditi , e si beve seco loro alla
fratellanza ed all'umanità (nuovi segni di approvazione ).
E frattanto , quando quella voce faconda , di cui vi ho ulti
mamente parlato, si disinteressata, si patriottica , lo so, ma
pur cosi colpevole , viene ad esclamare ad un tratto : Non
vogliamo già riaprire il club de Giacobini ! si ha più che
diritto di risponderle : è troppo tardi; il club de' Giacobini
è già riaperto , ' non materialmente , non nella strada, ma
negli spiriti , nei cuori, almeno in certi spiriti ed incerti
cuori traviati da sofismi sanguinarii, e depravati da que' ro .
manzi esecrabili decorati del nome di storia , ed in cui l'a
poteosi di Voltaire serve d'introduzione all' apologia di Ro
bespierre . ( segni di vita approvazione ). Nè vogliate, di
grazia , dare alle mie parole più peso di quel ch'esse han
no , nè trovare in esse fosse anche l'ombră di una dinunzia
o domanda perchè sieno in qualunqne inodo represse qne
96

ste abbominevoli ablerrazioni . . . Soprattutto non vogliate


accusarmi di voler checchessia contro la libertà; concios
siaché, ben altrimenti, la libertà stessa è quella che io vo
glio innanzi tutto difendere contro il radicalismo. Sapete
che cosa è quello che il radicalismo minaccia di più ? Non
è già il potere , in sostanza ; il potere è una necessità di
prim'ordine per tutte le società ; egli può cambiare d' una
in altra mano , ma presto o tardi si trova rimesso in piedi .
Non è neppur la proprietà; anche la proprietà può cambiar
di mano , ma io non credo ancora al suo annullamento od
alla sua trasformazione. Ma sapete che cosa può perire pres
so tutt’i popoli ? ... La libertà ! ( verissimo, segni di ap
provazione ) Ah ! si, ella perisce, e scompare per lunghi
anni. E , per parte mia, nulla jo temo, nel trionfo di codesto
radicalismo , più che la perdita della libertà ( benissimo ,
benissimo ) . Nè mi si diea, quel che taluni spiriti generosi
ma ciechi vogliono far credere , che il radicalismo è il li
beralismo alquanto esagerato ; no, esso n'è l'antipodo , I'e.
stremo opposto ; il radicalismo è l'esagerazione del dispo
tismo, e non altro; anzi il dispotismo , non ha mai presa u .
pa forma colanlo odiosa ( benissimo, benissimo ). La liber
tà , è la tolleranza ragionata , volontaria ; il radicalismo, ë
l'intolleranza assoluta la quale non si arrestą che davan
ti all' impossibile. La libertà non impone inutili sacrifizi
a chicchessia; il radicalismo non sopporta una preghiera ,
una parola , un pensiero che sia contrario alla sua vo
lontà . La libertà consacra i diritti delle minorità , il radi
calismo li assorbe e li annichila . In una parola , e per
riassumere tutto , la libertà è il rispetto dell'uomo , ed il
radicalismo è il dispregio dell'uomo spinto alla sua più alta
poteoza ( viva approvazione). No, nè despota ne tiranno han
no mai disprezzato il suo simile più di quel che lo disprezzino
i clubisti radicali , che opprimono i vinti loro avversarii in
nome della libertà e dell'eguaglianza (benissimo ). Nel ri
97

manente, io mi credo d' aver diritto piu d'ogni altro di pro


clamar questa distinzione sulla tribuna ; perciocchè in amar
la libertà piuno può superarmi . E qui , fa d'uopo dirlo , io
non voglio accettare nè come un rimprovero nè come u
na lode quel che il Ministro degli affari esteri l'altro ieri
diceva di me , chiamandoini esclusivamente dedito alla li
bertà religiosa . No ! signori, no ; alla difesa della libertà
intiera io mi son consacrato, alla libertà di tutti iq tulle
benissimo, benissimo). Io l'ho sempre difesa, l ' ho sem
pre proclamata ; e sfido chiunque a trovar ne' tanti miei
scritti o discorsi , una sola parola che non sia consacrala
a servire la libertà . La libertà, ah ! posso dirlo senza reti
cenze , fu l'idolo dell'anima mia ; se ho qualehe rimprove
ro a farmi, si è d'averla 'amata troppo, atata come si a
ma quando si è giovane, valeadire senza misura , senza fre
no . Ma io non me ne pento; anzi voglio continuare a ser
virla , ad amarla , a creder semipre in essa! ( benissimo) ...
Io credo però di non averla mai amata di più , nè mai ser
vita meglio che in questo di in cui mi adopro a tutta possa
per strappar la maschera a ' suoi nemici , che si dipingono
de' suoi colori , che usurpano la sua bandiera per bruttarla
e disonorarla ( segni unanimi e ripetuti di approvazione).
Un'altra categoria che abbiam fra di noi , di complici del par
tito trionfante in Isvizzera, si è quella della nostra opposizione
costituzionale , dinastica, parlamentare, che vuole la rifor
mi elettorale, e che nondimeno nella quistione svizzera fa
coro coi terroristi . Io non comprendo come uomini i qua
li vogliono il mantenimento del governo regolare di questo
paese , della sua costituzione e della società attuale, applauda
no al trionfo di una causa che, se , per disgrazia , venisse
a trionfare in Francia , arrecherebbe da bel principio l'an .
nichilamento d'ogni politica onesta e di qualunque costitu
zione regolare. E fratlanto questa opposizione si è manife
stata e pronunziala strepitosamente in favore del cadicalismo
98
svizzero, ne' cinquanta o sessanta banchelli che furono da .
ti per l'oggetto della riforma elettorale . È stata appunto
fatta in Isvizzera una riforma elettorale , e questa in segui
to del trionfo invocato da tutt' i nostri riformisti francesi.
Mi sembra utile lo studiarla , per giudicare dell' avvenire
che ci attende,dal passato e dal presente sì decantati . Ora ,
voi sapete in che consista codesta riforma elettorale elve.
tica ? Essa è l ' annientamento della libertà elettorale , delle
ininorità ed anche delle maggioranze . A Friburgo il di do
po il trionfo di quella causa a cui beveano i nostri rifor
misti francesi , il governo radicale fece subito la sua legge
elettorale; ma questa legge elettorale del 29 Novembre che
tutti aveste sott'occhi, perchè fu pubblicata nei nostri gior
nali, stabiliva la distruzione dell ' indipendenza dei volanti,
l' abolizione dello scrutinio segrelo , la necessità di votare
in massa ed a mani alzate. E sapete in man di chi essa
pone il giudizio de' reclami ed il diritto di proporre le can.
didature ? Nelle mani del prefetto , dell'agente segreto del
governo.Si, è il prefetto che presiede, giudica e propone i
candidati all'elezione , e ordinariainente comincia dal proporre
sé medesimo (ilarità ). Ecco che cosa è la riforma elettorale
nel cantone di Friburgo. Sapete quello che avvenne a Ro
mont ? Il prefetto, avendo prima proposta la sua propria
candidatura ed essendosi dichiarato eletto , propone in segui.
to e dichiara elello un altro candidato del suo colore , Ma
un temerario , qualche gesuita in veste corta , ardisce dirgli :
< Permettete, signor prefelto , vi prego di contare i voti » .
La rimostranza trova appoggio . Allora il prefetto fa tosto
catturare l'elettore insolente e fa avanzare i soldati vode .
si ( notate che si era nel cantone di Friburgo ) ; que' sol .
dati forestieri fugano la maggioranza conservatrice , e tut
l'i candidati del prefetto sono eletti . Ecco la riforma elét .
corale a Friburgo. La spedizione di truppe federali per as.
sicurarc e dirigere le elezioni è la regola attuale della Sviz
99

zera . I giornali del paese c'informano che cinque battaglio


ni sono stati spediti da Lucerna per sopravvedere quelle
del cantone di Svillo . Nell'imbarcarsi i soldati dicevano :
« Andiamo noi ad insegnare a quella gente come si fanno
le elezioni » .Qualche volta , è giusto il dirlo , le truppe fede
rali hanno realmente garantito la libertà dell'elezione come
ſu di quelle dell'Alto contra i radicali del Basso Valese .
Quindi gli abitatori dell'Alto Valese nominarono deputati che
non andavano a verso de' nuovi aggiratori del giorno. Che
fecero colesti aggiratori ? Annullarono tautosto quell'elezio
ni sollo il prelesto che le truppe federali le aveano impac
ciate ( ilarila generale).Finalmente, que del cantone di Lu .
cerna che si ristringono a mettere in corpo di guardia ,, finchè
sian fatte le elezioni, i principali candidati od elettori con
servatori,sono i più moderati. Ecco gli uomini al buon suc .
cesso de quali si viene a bere in Francia ne' banchetti riſor .
misti, senza un cenno di riserva,senza una parola di restrizio
ne ! Jo ho cercato allentamente se ne cinquanta o sessanta
conviti ci fosse mai stato nelle acclainazioni falte alla Sviz
zera , almeno dopo che furono conosciuti quei falli, una so
la parola di scusa , di riserva , di prolesta ; neppur -una. Sem .
pre la cosi della causa liberale , o nazionale , o patriottica
della Syizzera consociata alla causa della riforma elettorale !
Per ben discernere una tal condotta , permetteleni una ipo
lesi . Suppongo che per riuscire ad un dato risultainenlo , il
capo della nostra amministrazione, l'onorevole sig . Guizot ,
polesse praticare in Francia quel che si pratica nella Sviz .
zera ; che per assicurare il trionfo della sua politica , si con .
ducesse come i più moderati in Isvizzera ; per esempio, che
si limitasse a far mettere in corpo di guardia, nel tempo
dell'elezioni,quelli fra gli onorevoli deputati che lo hanno
cosi bene aggiustalo in que' banchetti riformistifsi ride ). Sup
pongo similmente che in Inghilterra si fosse formata una
grande associazione per la riforma , la quale desse grandi
100
pranzi, in cui si cominciasse dal bere alla salute del sig .
Guizot. Che ne direste ? Non vi pare che sarebbe un' im
proba commedia ? Ebbene, vi lascio la cura di applicare
questo giudizio a chi credete meglio . Quanto a me, lo sa.
pele, non ho paura della riforma elettorale ; però vi con
fesso che scarsissima è la mia inclinazione per quei rifor
inatori che prendono i loro modelli di patriottismo , di li .
beralismo e di progresso dalla Svizzera radicale " ) .
« Signori , mi è duopo il dirlo ,abbiamo ancor noi delle triste
pagine nella nostra storia . . Imponemmo a popoli estranei il
giogo del dispotismno ,di un glorioso dispotismo;ma noi comiu .
ciavamo dal sopportarlo ed amarlo noi stessi (è vero): ar
recammo pure in su le punte delle nostre baionette l ' a .
narchia ' e lo scompiglio in molti paesi dell' Europa ; ma
moi avevamo incominciato dall' inebbriarci noi stessi di quel
delirio che estendevaino al di fuori . Ma ciò che mai non ab .
biamo fatto , signori, si è il tenerci per noi i benefizi del
l'ordine, della libertà, della giustizia , della gerarchia sociale ,
ed andare poi all'estero ad assoldare, fomentare ,patrocinare
il disordine e le angherie (bravissimo). No , grazie al Cielo ,
la Francià non ha a rimproverarsi tanta cecilà e tanto e .
goismo. Il mio cuore le rende giubilando quest' omaggio,
non per uno spirito greito e meschino di patriottismo esclu
sivo dal quale abborro , ma per obbedire al sentimento morale ,
al sentimento della giustizia oltraggiata , che finalmente ap
parisce alla luce, e che mi strappa questo grido d'indignazio
ne troppo lungo tempo compresso(nuoviapplausi,e brávo )...
Quanto al nostro governo , io credo bene ch'egli abbia avuto
delle buone intenzioni per la Svizzera ,e gliene rendo grazie .

')-Qui l ' oratore si spiega contro al sistema politico persona


le di loro Palmerston , che , secondo lui , apparterrebbe alla ler.
za ed ultima categoria de' favoreggiatori del radicalismo sviz
zero. E questi, al suo dire , sono i veri sacrificatori de' cantoni cal
tolici , dell'indipendenza e della libertà elvetica .
101
Credo che avesse tutta la ragione di agire come la fallo , e
non credo che dopo la luminosa dimostrazione del duca di
Broglie, possa rimaner un dubbio intorno a ciò ; ma nondi .
meno io ravviso nella sua azione un'impronta di debolez
za che mal corrispose alle intenzioni ed al diritto ... Infatti
si nostrò debole anche due anni fa , allorquando fu evoca
to davanti a lui, nelle discussioni dell' altra Cainera , quel
fantasma di una celebre Congregazione, che si fa giocare
oggigiorno in tante quistioni di politica . Il presidente del
Consiglio non lo discaccio , ei sapeva benissimo non esser
ci in fondo nulla di reale in tutte quelle passionate incol
pazioni fa di cui origiuè gli è cosi ben cognita ; egli è trop .
po veggente, troppo imparziale ed estraneo ai rancori ma
ligni ed alle passioni scorrelte di questo tempo , per igno
rare che quella non era che una commedia . Egli non eb.
be il coraggio , la forza di dirlo ; ed ecco che due anni
dopo , quel fantasma , da lui accarezzato , direm cosi, per
accarezzare passioni di cui non è partecipe , si drizza da .
vanti a lui sotto la forma di una propaganda armata di là
del Giura , e sotto quella di uno scorno faltoci di là della
Manica . Ebbene, per quel che peccò ei fu anche punito.
È quello che avviene quasi sempre in questo mondo , for
tunatamente; questa è la mia consolazione, quando penso
a delinquenti di gran lunga più rei del governo . Si , for
tunatamente , pell'ordine politico non si diventa mai com
plice o strumento del male, senza che questo male non di
venti pure , tosto o tardi, un castigo . Voi sapete qual è la
legge del dovere : Non fare ad altri ciò che non vorresti
falto a te stesso . Nía la legge della giustizia aggiunge su
bilo : Sarà fatlo a te quello che avrai fatto agli altri. Eb
bene , signori, eeco quello che accadrà alla Svizzera radi
cale: ella subirà la sorte che procacciò agli altri... Mi sia
permesso di spingere nelle tenebre dell'avvenire lo sguar.
do sicuro d' un uoino che crede nella divina giustizia; mi
102

sia permesso di dire con Bossuet: « L'azione contra la vio


lenza e l'iniquità non muore mai » . La Svizzera radicale ,
che surrogò il diritto del più forte al diritto della giustizia ,
imparerà indubitatamente un giorno ella stessa che cosa
sia diritto del più forte . Essa che sostitui la conquista al
l'alleanza, saprà cosa importi una conquista . . . quando
vorrà lamentarsene, le si ricorderà ciò ch ' ha fatto nel 1847 .
Ma in mezzo alle irrisioni de'suoi vincitori,nella umiliazione e
nella sconfitta , le mancherà quell'elogio funebre che consola
ed onora tutte le disfalle , anche le più triste , le lagrime degli
uomini dabbene ! quel tributo di rispetto e simpatia che fu
sì largamente pagato ai canloni primitivi della Svizzera .
Ecco ciò che io avea a dire per la Svizzera radicale . Quan
to alla Svizzera cattolica o conservatrice, che è lull' uno ,
io la esorterò a non contar che sopra șè medesima, a non
cercar la sua forza che nell'unione, nel sacriſizio di tut
t'i rancori e di tutt' i risentimenti che han potuto dividere
le persone religiose, e sopra tutto nel principio della liber
tà religiosa . . . Anche -una parola, e sarà l'ultima , indiriz .
zata alla Francia . La Francia dopo quel, eh' è accaduto , tro .
vasi in questa posizione: l'insegna che voi vinceste a Lione,
nel 1831 e nel 1834 , è oggi rialzata dall'altra parte del
Giura(sensazione) . È rialzata sopra la frontiera più vulnerabile
della Francia , e , quel ch'è più , v' ha chi la sorregge di fuo
ri. Nell'interno, avete ciò che non avevate nel 1831 , ne
nel 1834 , delle simpatie dichiarate , pubbliche, crescenti,
per la Convenzione e per la Montagna, l'apologia sistema
lica di tutt' i delilli che possono desolare o disonorare una
nazione. Ebbene, io non voglio essere nè oltimista , nè al
larmista , io non chiedo veruna misura d'eccezione , al con
trario ; credo che le leggi ed istituzioni nostre bastino on
ninamente alla difesa della società , ma a condizione che
tutte le persone oneste si dedicheranno a quest'opera . Io
dimando dunque che gli uomini probi aprano gli occhi e
103
conoscano il loro meglio nel presente stato di cose ; s'ai'
mino di una triplice risolutezza a fronte dei nemici esterni
ed interni che ci minacciano. Quanto a me , sono conviuto
che in una società politica il maggior dei mali è la paura.
In quell'epoca infame e sanguinosa che si vuol ad ogni co
sto porre in onore, sapete qual fu il principio di tutte le no
stre catastrofi ? Fu la paura. Si , la paura che i galantuomi
avevano degli scellerati (benissimo), ed anche quella che i
piccoli scellerati avevano de'grandi. Non ci lasciamo vincere
da una tal paura , signori, non soffriamo che solo i cattivi
abbiano il monopolio dell'energia, dell'audacia ! Anche gli
onesti nomini abbiano l'energia del bene ; essi pure i buoni
cittadini abbiano, quando fa duopo, la loro audacia ! Si uni.
scano per difendere energicamente le gloriose nostre istitu
zioni. Difendiamole dentro e fuori mostrando l'orror nostro
per tutto ciò che rassomiglia al 1792 ed al 1793. Questa
sia la nostra politica ; sia il principio dell'unione fra noi lut
ti che vogliamo in sostanza la stessa cosa : la libertà, l'or
dine e la pace . Vegliamo segnalamente sopra la libertà .
Non dimentichiamo che questa libertà è stata immolata e
tradita nella Svizzera ; ma che la Francia ha per destino
di difenderne mai sempre il vessillo ( segni replicati di
acclamazione ).
101

III .

Novelle scoperte sulle rovine di Ninive.


La città di Nemrod .

Le importanti scoperte del Botta in Khorsabad 1) hanno


richiamato l'attenzione di quasi tutti i dotti su quella pro
vincia della Mesopotamia.Per lo che un inglese archeologo
di grido, il sig . Layard, che avea tempo prima visitate quel
le contrade , e presentito i ricchi tesori che rinchiudono nei
loro occolti seni, vi si è recato per eseguire dei nuovi sca
vi , i quali sono stati coronati di un successo assai favo
revole . Sulle costui ricerche riportiamo il seguente artico
lo , tratto dalla Quarterly Review ed inserito negli Anna
li di Filosofia cristiana ( Fasc . 92) .
« Non è stato il solo Khorsabad il luogo delle assidue ri
cerche degli Europei. L'inglese sig . Layard coll'aiuto e so
slegno di sir Stratford Canoing, di cui è ben noto lo zelo per
l'avvanzamento delle arti e delle scienze, ed a cui deve sa.
per grado il Museo brittanico per i marmi che possiede ,
di Alicarnasso , ha rivolto le sue investigazioni sopr' al
iro terreno e con segnalata riuscita . Il nome del Layard è
conosciuto per un articolo inserito nella Royal Geographie
Society , ove parimente leggonsi i primi scritti del mag .
giore Rawlinson . L'opera del primo di questi archeolo
gi offre una descrizione del Khurgistan e delle tribù sel
vagge di quella provincia dell' Impero persiano , la qua
le , cosa insolita in un Europeo, ti rileva nello scrittore u .
na conoscenza profonda del linguaggio , dei costumi, e del

) Vedi su Ninive e le scoperte del sig. Botta il vol. X și que


sla Raccolta , p . 32 segg . e 283 sega.
103

modo di vivere di quei popoli; t' addita una grande facol.


tà di osservazione , molta attività congiunta al criterio di
accurata investigazione , e di conoscenze generali in grado
estesissimo . Or se è utile al progredimento di tali scoperte ,
che chi le comincia , pulla ignori della natura e delle abi
tudini degli Arabi, per immedesimarsi in certa guisa con
essi, ed esserne cordialmente aiutato, siam certi , che nes
sun altro meglio del sig . Layard possa riuscirvi, perchè in
sè riunisce eminentemente tutte siffatte qualità; credjam pul
re , che lo stesso sia stretto in amicizia col sig. Botta.
« Alla distanza di circa sei ore da Mossul diciotto mi .
glia più in giù , lungo la riviera , ergesi un monticello , che
per tradizione addimandasi Nemrod, accanto alle rovine di
una antica città . Questa , secondo scrive il sig . Ritter do .
po il Rich , credesi la Larissa descritta da Senofonte nel
l'Anabasis come una città deserta con un'alta pietra di
forma piramidale . I nostri archeologi però sentivano ge
Josia , almeno per quanto ne pareva , per la Larissa dei Gre .
ci, alla quale si assegna un'antichità più remota , poichè
sostenevano che essa fosse Resen di cui si ha menzione
nel Genesi ( X , 12) fondata dagli Assiri.'Resen quoque in
ter Niniven et Chale :haec est. ciritas magna. Ma allorchè
noi sapremo meglio ciò che v' è in Nemrod , potrem fon
dare più validamente le nostre congetture, e con dati più
vantaggiosi. Nemrod occupa una spazio ben vasto dieci vol
te più considerabile di quello di Khorsabad ; desso è com
posto di monticelli fatti dalla mano dell'uomo; il più gran .
de , di cui parla Senofonte, ha 1800 piedi di lunghezza ,
900. di larghezza, e 60 a 70 di altezza . Su questo monti.
cello appunto ha il sig. Layard cominciato gli scavi . Giun
to egli ad una certa profondità, vi ha dal bel principio di
scoperto delle camere di marmo bianco , le quali se nude
di sculture , sono però ricche di iscrizioni cuneiformi . Ed
eranvi taluni frammenti che faceano concepire delle spe
106
tanze , che alla pur five apparissero ancora le sculture. Im .
pertanlo scorgerasi chiaro , essere quel monticello un son
tuoso palagio ruinato tra ardenti fiamme o da mano nemi
ca ,ovvero da qualche Sardanapalo . Conciossiachè buona par
te dei marmi precedentemente trovati era stata per l'azio
ne del fuoco calcinata , e ricalcinata , e la terra vedeasi
mescolata ad una quantità immensa di carbon di legno .
Ma oggetti più preziosi altendevansi dal sig . Layard ; il
primo pezzo di scultura che si offri ai suoi sguardi, cre
diamo , che fosse stato un toro gigantesco dell'altezza di
14 o 13 piedi , sebbene malagiralamente monco di testa .
Presumiamo, che lo scopritore parlasse di un altro toro,
allorchè facendosi a decantarlo siccome la prima tra le sue
grandi scoperte , cosi s'esprime. Esce fuori à veder' la lu .
ce del giorno la testa umana di un gran toro alato ; il
solo capo è alto cinque piedi ; da questa sola dimensione
può ben immaginarsi quanto debb’ essere colossale il rima
nente del corpo ; l' intera figura è intagliata in un sol mas
so di marmo . Gli arabi sono rimasti maravigliati, ed aito
niti accorrono in folla per vederlo, convinti che sia lo stès
so vecchio Nemrod in persona, che esce dalle regioni in
fernali . Seguono d'appresso due grandi leoni alati colle' teste
di marmo , alti 11 piedi , e lunghi 11 '/2 . Il sig. Layard li
tiene in conto di saggi sorprendenti dell'Assiria. Apparve .
ro dappoi i bassi rilievi , i quali rappresentano scene di
caccia , e di combattimenti. Vedesi in uno in cocchio ti .
ralo da tre destrieri, i quali guidati dall' auriga corrono di
galoppo ; dentro vi sta il re in atto di vibrare una freccia
ad un leone , che tenta di slanciarsi sul cocchio ; un se .
condo Jeone ferito da più dardi è calpestato da' piedi dei
cavalli . In un altro sta effigiato il re che se ne sta ritto sul
carro dando la caccia ai tori selvaggi . Questo secondo quan
to a pensiero , e a robustezza, la cede di merito al primo .
Nelle scene di battaglie mostransi il re e i suoi guer .
107

rieri sh i loro carri, i cui cavalli altri sono feriti, altri li


bransi su due piedi, o vanno di galoppo. Due carri levan
bandiere, che sembrano raffigurare emblemi di famiglia .
Sopra un terzo carro si scorge una torre morenlesi sulle
sue ruote, ed un ariete spinto contro le mura di un forle
castello difeso da guerrieri in isvariate gnise atteggiati . I
re è fra il norero degli assediatori , qui riceve prigionie .
ri, là è trionfante, accerchiato di musici , di eunuchi, e di
guerrieri fá libazioni sopra un leone morto . In un appar
tamento ti trovi innanti ad una processione di saltamban .
chi, o a qualcli' altra cosa di somiglievole ;-in un altro ti
si presenta un uomo alto 7 piedi e 7 pollici con due scim
mie , delle quali una si tiene su le proprie spalle , dirit
ta l'altra sulle gambe di dietro. Il sig. Layard ci assicu
ra che siffatti lavori sono portati a stile ottimo ; noi aby
biamo il piacere di aggiungere, che quei pezzi, i quali si
son potnti agevolmente distaccare, sono stati spediti in In
ghilterra . In una lettera del 27 Luglio 1846 il sig . Layard
annunzia di avere scoperto dieci stanze , e soggiunge , che
a misura che va progredendo negli scavi , le sculture ad
divengono più fine , e più perſette . Oltre a queste sculture ,
ha egli trovato sul monticello , e in altri luoghi ancora , u
na collezione pressochè pompeiana, di piccoli oggetti co
me sarebbero lucerne, pugnali , idoli , ornamenti di rame,
figure in avorio, e vasi scolpiti. In un site tutto a matto
ni se ne veggon parecchi dipinti , i cui colori massime il
verde , e il giallo , si conservano tuttora , freschi e lucidi . No
tansi poi sopr'ogni altro certe reliquie di armature , e segnala
mente un cappello appuntato a foggia di quei , che si scer
nono nelle sculture, con sedici piccoli leoni di bronzo di
tulla bellezza, ed eseguiti con massima perfezione, i quali
tutt'insieme furon trovati solto un gran toro rovesciato .
« Le scoperte, che coronano l'opera del sig . Layard , sono
da lui stesso annunziate in un'altra lettera del 28 Dicem
108

bre 18/6 ; eccone le parole : « Gli scavi del passato mese


sono riusciti importantissimi; perciocchè ho disotterato due
palagi di differenti epoche; l ' uno contemporaneo agli edi
fizi di Khorsabad , e l'altro di più antica data . Per la co
struzione del primo furono impiegati dei marmi altra vol
ta usati, e sonovi anche sculture condotte sul rovescio di
massi già lavorati. Trovomi in oltre possessore di tredici
paia di leoni, e di tori giganteschi alati colle teste di uo
mo; la scoperta però più importante si è forse quella di
un obelisco alto selte piedi in circa , il quale, avviso , che
sia uno dei più interessanti monumenti dell'antichità, se
pur non sia l'unico di tal genere. Conta esso meglio di
venti bassi rilievi , e porta una lunghissima iscrizione, ove
si contengono parecchi nomi di persone , e di luoghi. Un
monumento di tal fatta probabilmente sarà stato innalzalo
per celebrare la conquista di qualche paese dell' India , or
vero d'una parte dell' Affrica. Imperciocchè insieme co'pri
gionieri tradotti ionanti al re , vi si scorgono degli anima
li , che non possono appartenere se non se all' una delle
suindicale regioni , e segnatamente l' elefante , il rinoceron
te, il leone, il dromedario , non poche specie di scimmie,
e di orang -otang , il cervo , il buffalo , il cavallo ecc . ve
donsi pure diverse produzioni , e forse quelle dei paesi sog.
giogati » . Tutte queste figure al numero di 80 sono deli
neate a meraviglia , e si trovano perfettamente conservate.
« Ritornando ora alle iscrizioni, sentiamo dalle ultime
notizie con piacere , che il sig . Rawlinson si è di molto av
vanzato nell' arte d'interpretare i caralleri babilonesi ' ) .

1) Nella Révue archéologique di Settembre p . p . évviuna lettera


del sig . Isidoro Luewenslern , nella quale e' dice che il nome del
re che trovasi sul monumento assirio di Klorsabad , è realmer
te Sargon , quegli di cui parla Isaia ( XX , 1 ) . Alla costui lesti
monianza vuolsi ora aggiungere quella de' sigg . Rawlinson e La
yard , che, secondo narrava il Giornale Asiatico di Ottobre, han
109
Per ora non trattasi , che della lettura dei nomi propri , ma
ignoriamo in fino a qual punto abbia potuto risolvere il
gran problema di leggere i caratteri generali . Anche un ar
ticolo del Malta - Times sostiene che le iscrizioni di Khor
sabad sono in caratteri cuneiformi, e perciò simiglianti a
quella della seconda colonna di Van , e del monumento di
Bisutun . Se la cosa va a questo modo, e le rovine sono
assirie, non si può supporre , che le iscrizioni fossero me
de, e quello che si credeva medo non sarebbe che una
varietà assiria . Gli studi del sig . Rawlinson si aggirarono
sopra mattoni babilonesi , e la dimora sua a Bagdad ne
ha messo a sua disposizione,una gran quantità . Secondo le
sue interpretazioni talune iscrizioni, le quali variano in po
che cose , attribuiscono a Nabuchodonosor figlio di Nabo
nassar la fondazione di Babilonia : il che si accorda col
Libro di Daniele " ) . Il sig . Layard abbraccia l'opinione del
" Rawlinson , perciocchè nelle iscrizioni degli antichi edifizi
di Nemrod riconosce i nomi delle prime dinastie degli As .
sirii e nelle altre di Khorsabad i nomi dei re delle secon.
de Dinastie » .
Versione del Can . SAVERIO GERBINO

riconosciuto nello stesso gruppo di lettere il re che fabbrico il


palazzo di Khorsabad . Cosi l' avvanzamento nella lettura de'ca
ratteri assirii avrà acquistato alla scienza quest' altro fatto sto
rico. ( Nota de' Compilatori )- ") « Nonne haec est Babylon ma
gua , quam ego (Nabuchodonosor ) aedificavi in domum regni , in
robore fortitudinis meae , et in gloria Daniel decoris mei ? IV , 27 .
8
Rac.Rel.VOL.XV.
110

BS A13 D'OPÉRE

II .

Scketches of ecc. Schizzi della storia dell'arte cristiana


del sig . Lindsay , 3 vol . in 8. ° Londra ,presso Murray, 1847 .

Che la Religion cattolica abbia possentemente adoperato


al mantenimento ed accrescimento delle belle arti , non ha
uomo che il neghi, e l'opera , della quale or favelliamo ,
comeche d'un protestante, n'è una non debil ripruova.Fin
dalla sua infanzia ella non , isdegnavale, la pittura soprat
tutto ; e sebben per le condizioni de’tempi , che correvan per
lei sì tristi e sanguinosi , non potesse dapprima levarsi a
quelle sublimi creazioni ed opere ammirande , a cui poscia
pervenne , anzi un po' all' arti si mostrasse nimichevole per
cagion di cessare il rischio dell'idolatria da' suoi figliuo
li tuttavia teneri nella fede; non appena quelle condizioni si
mutavano , e la disposizione della cristianità verso le arti
eziandio si mutava . Quando al cristianesimo non più fu me
stiero di contenersi nelle catacombe , quando il paganesimo
era conquiso e il Giore olimpiaco non più si guardava come
il re de' numi manifestato agli uomini colle medesime sue
forme, le quali un grande artefice sapea mirabilmente corre
dal pensiero religioso ed incarnare nel marmo ,ma come pure
una grande opera d'arte; quando l'Antinoo fu presso i popoli
dispogliato d'ogni mitica consegrazione ,il cristianesimo s' av.
visò d' essere giunto il tempo di storre le arti da’servigii del
paganesimo, di guadagnarle all'intendimento cattolico « di
dirizzare , come ha detto un Alemanno , i tipi e le forme cri
stiane dirimpetto alle gentilesche ) .Egli attuava questo suo
nobil divisamento con maraviglioso splendore. Ma anche
inpanzi, siccome testè dicemmo, di pervenire a que' tempi
111

luminosi , le arti non furon del tutto ' obbliáte ,' anzi molte
forme gentilesche del cerchio de' vecchi miti si appropria
vano i cristiani , è tersele , direm così , dello scoglio dell'i- ,
dolatria, ne usavano ad esprimer simbolicamente le lor re
ligiose credenze . L'aquila , il randello co’ due serpenti, la
clava , i grifoni , l'arcano simbolo della sfinge , che fra pagani
racchiudeva il concetto dell' Edipomito , ed altri cosiffatti
s' incontrano ne'monumenti cristiani de'primi tempi . Per tal
modo si componeva un ciclo di simboli di cristiano argomen
to , i quali improntavano negli obbietti così trasformati una
più eccelsa consegrazione, ed insieme valevan a'fratelli come
contrassegno della lor sublime dottrina . Questi erano i primi
tentativi della facoltà artistica del cristianesimo, esplicantesi
per libero accordo ,non fatta schiava da geratico simbolismo .
Nè questo amore de’simboli cessò punto ne' di più tardi , dal
le arti religiose , nè potea cessare, ravvivato com ' egli è dal
perpetuo simbolismo di tutt' i riti della Chiesa : anzi talvolta
crebbe sterminatamente per varie cagioni , che qui non monta
di raccontare . Nelle chiese bizantine, in quelle di stil tedesco,
lombardo, sassone o normanno , e universalmente in quelle cui
chiaman gotiche, è uno immenso sfoggio d'immagini sim
boliche ed arcane . Incontransevene talora di assai laide e
sconce . Nè però noi vogliam tutto riportare a simbolo in
quelle chiese soprattutto del medio evo , siccome alcuni han
preteso; chè molto eziandio è da attribuire alle fervide, e
sovente lugubri, o lascive e furibonde fantasie di quella sta
gione . Ma certo se a questa sublime trasformazione, che l'ar
te cristiana avea fatta di molti miti gentileschi , appropriandoli
ad esprimer i suoi concetti , fossesi posto mente , non avremmo
a lamentar la perdizione di tanti monumenti pregevolis
simi . Sarebbesi , a ragion d' esempio , fra noi un Cardinale
rimasto dal distruggere nel duomo quelle due leggiadre 0
pere anaglittiche, descritte dal Carletti ") , nelle quali si rap

") Topogr. cil. di Nap ., not. CXXXVIIT .


112

presentava Apollo ', che discorre sul carro pe' segni del zo
diaco . Ma il sole e i segni zodiacali , fino da antichissimi
tempi valser qual simbolo , siccome lo troviam nelle tombe
vetustissime de' Faraoni.E ciò che più importa, noi scontriam
in qualche chiesa de' basși tempi , anche il simbolico zodia
co ") . Alcuni de' suoi segni miransi anche oggi nella leg
giadra cappella de' conti Sanseverinati in s . Domenico . Ma
tenendo dietro a ta'scrupoli, avrebbesi dovuto spezzare an
co nel duomo la bella fonte battesimale , perchè vi si con
tengono tirsi e maschere, è un dì appartenne a misterii gen
tileschi. E si che quel basalte ,il quale durò alle ingiurie de'
tempi , non sarebbe bastato a quelle degli uomini . Dovreb
bonsi pure con maggior ragione sfregiar altri recenti mo
numenti , per esempio, in s . Domenico il sepolcro di uno
Spinelli , dove sono scolpite le simboliche imagini di divinità
gentilesche, quello del Rota e via dicendo . Tacciamo della
pregevol urna , che un di rattrovavasi in s. Restituta , e di
cui oggi restano solamente due grifoni, da che fu disper
sa da' buoni antichi canonici.
Tornando ora al libro del Lindsay , diciamo che tra'sim
boli adoperati da quelli antichi cristiani artisti, son degni
di maggior considerazione , l'agnello con l'immagine di Ge
sù Cristo ; ła vite ; il pesce ; la navicella significante la Chie
sa , alla quale fu talor congiunta l' ancora , simbolo del.
l'immobilità della fede e di speranza ; la colomba con un
ramicello d' ulivo; la fenice ed il pavone , simboli d'immor
talità ; il gallo, di vigilanza; la lira , la palma, il cervo al
fonte , il dragone, l'arca , il candelliere, la croce diversa
mente conformata e parecchi altri. Una gran copia di essi
mostrancisi in s. Apollinare a Ravenna. E vuolsi avvertire,
che non essendo dappertutto le cristiane comunanze nelle
medesime tristi condizioni , nè forse da tutte riguardando

1) Semit , Architecte des monuments relig ., in varii luoghi .


113
si come ugualmente pericolose le arti , potettero queste in
alcun luogo essere coltivate con maggior alacrità . Potette
ro anche da prima que'simboli usarsi come semplici orna
menti , e poscia innalzarsi alle mistiche significazioni. Intan.
to col dechinar dell'idolatria , e l' introdursi delle sette pla
toniche e teurgiche, avean le immagini gentilesche,le for
me greche smarrita molta dell'antica significazione, ed e
rano addivenute più largamente simboliche e significatrici di
nuovi pensamenti mistici ed arcani. Coll'accrescersi di que
sto simbolismo, che fu l'ultimo sforzo della gentilità e del.
le arti che il secondavano , molte antiche credenze andaron
perdute, le immagini non rappresentavan più , come per in .
nanzi , dei od eroi, ma eran rivolte ad allegorie. Le miti.
che forme eran innocenti espressioni d'innocenti dommi . Il
Lindsay avrebbe potuto acquistar fede a ta' cose con in
numerabili monumenti , dove veggiamo i miti di Meleagro ,
de Niobiti, di Cerere , di Dionisio , d' Amore e Psiche ed al.
tri cosiffatti, adoperati ad esprimer la speranza duna pa.
lingenesia, la liberazione dell'anima, ed altre simili creden .
ze . Arroge la usitata mescolanza in que' tempi di forme
greche, egizie, orientali, e la foga di rendere eclettica l'arte
al par della filosofia . A mostrare inespugnabilmente l'attinenza
di questi miti con alcune arcane significazioni, basterebbe il
sarcofago del Museo Pio Clementino, dove la testa d'un &
more bacchico, che vien menato via ebbro dal banchetto
( dalla vita di cui il defunto avea goduto abbastanza ) non
è peranche compiuta , poichè dovean darsele i lineamen
ti di quello, che sarebbe posto nel sepolcro ' ) . Disciolto co

1) Visconti IV , f. IX . Vedi in tal proposito il Gherardt, Ben


schr . Roms . f. 320, e Munt , Sinnbildd. und Kunstschell. der allt .
chriss. Nel Columbarium libb . et serr . Liv . A. del Gori , tro
viam pure degli escmpii di statue, i cui volti non erau compiuti ,
perchè dovean improntarvisi le fattezze di colui che sarebbe mes
so uel sepolcro . Tra le altre le mitiche di Alalanta c Meleagro.
114
si il vincolo tra le forme artistiche e la religione , dovean
esse pe' cristiani perdere il primiero rischio , il qual final
mente cessato del tutto , cominciarono a moltiplicare pres
so d' essi anche le immagini, che per diretto e non figura -
tivamente rappresentassero Cristo , la Donna nostra , i mar
tiri e gli altri eroi ; ed oltre a ciò si cominciarono più spes
so usar le immagini non simbolicamente e con simbolici
attributi, ma per rappresentar gli obbietti medesimi. Il gran
de uso ,che i Cristiani facevano ne' loro simboli de’miti gen .
tileschi , oltre a quello che già narrammo , mostrasi dall'ef
figie d' Orfeo usata a rappresentar Cristo, la qual cosa cer
tamente dovrà parere un po'strana . 'Avrebbe il nostro Au
tore potuto anche osservare , che la stella fu eziandio pres
so i pagani segno di divinità, e di apoteosi , o , secondo
noi diremmo, canonizzazione . La fortuna fu talvolta ritrat
ta colla stella polare nella testa, e colla stella sul capo ve
desi anche Giulio Cesare in alcuna medaglia. È anche cu
rioso , che l' alteggiamento delle dita nel dar la benedizio
ne non fosse sconosciuto a pagani , presso i quali era se
gno di felice augurio , siccome - venne osservato dal Gori " ) .
Ma di ciò dicemmo abbastanza. Intanto quali termini sa:
rebbon da tenere col Bulwer , che nella sua storia di Ate
pe ') , non migliore di parecchi suoi romanzi , ha goffamen .
te motteggiata alcuni nostri simboli antichissimi, attribuen
doli ad oriental superstizione, se la grande ignoranza non
lo scusasse ? Aggiugnerem finalmente , che non a lorto la
Società di Cambden riprendevane del poco studio ,che mettia
mo nelle nostre medesime antichità . Laonde trascorriamo
soventi allo sconcio vergognoso , d'adoperar simboli all'in
tutto gentileschi, come nelle tombe i papaveri, le spezzate
colonne, i doppieri spenti e simiglianti , che dinotano il fer

" ) Op. cit., p . 21 , cf. tab . IV, lit. 4.-) Vol . I, f. 35 dell'ediz.
di Lipsia, p. Tauchniss .
115

reo eternal sonno , e la disperata angoscia , in cambio del


pacifico riposo , pien di speranza,qual'è la morte de' fedeli ' ) .
Certo è che non pure tra' cattolici , ma ancor fra' prote
stanti inglesi , le arti ecclesiastiche han fatto da qualche tem
po in qua grandi avanzamenti , e van risorgendo dallo squalo .
lore , in cui la riforma le avea gettate . Dell'architettura a
desso non favelliamo, chè sono a tutti conti gli sforzi del
Pugin e di altri molti per rimettere in voga lo stile gotico .
Ma nondimeno non può trarsi in dubbio , che in parte que
sto risorgere dell' ecclesiastica architettura potrà tornare in
nocumento delle due altre arti sorelle. Perciocchè quello
che ora si cerca è di conformarsi il più che si possa agli
antichi edificii, e sì di riprodurre quanto più si sa perfetta
mente le opere di altre età , senza ommetterne niun me.
nomo particolare. In ogni maniera di architettura , cui
un'artista si proponga d'imitare, non può fallire che non
avvenga il medesimo . Così chi prende ad imitare il grave
stile egiziano , non tralascia le sfingi e i canopi ; gl’imi.
tatori dell'arte greca , si recan a coscienza d'adornar le
metope co ' teschi delle vittime , e colle patere. Adunque
i ristoratori dell'architettura de' mezzi tempi, oltre a ' bel
lissimi, grandiosi e sfoggiati ornamenti di quelle fabbri.
che, oltre a quegl' impareggiabili vetri storiati , si son vol.
ti ad imitarne eziandio le scolture ę i dipinti , che non
son tutti certamente molto leggiadri . Anzi con questa
smania di voler tuito alla gotica, si dette luogo , il con
vien pur dire , a grandi sconci e mostruosità , si pensò non
esser miga inattitudine ed ignoranza , che induceva gli
artisti de' mezzi tempi ad effigiar sembianti i quali fan ri.
dere e talvolta inorridire ; ma in ciò tuito esser mistero,
essersi fatto per arcani proponimenti. Cosiffattamente a tut
te le sconcezze , anzi a ' più golfi errori di disegno si altri

') A few words to Churchyardens, n . 1 e 2 .


116

bui non che biasimo , ma lode , e si credetter belli, perchè


misteriosi , dita appiccate nelle mani per lo rovescio , piedi di
storti, teste col viso alle spalle, come gl' indovini dell'Alli
ghieri, o che paiono aver sofferto il torcicollo ; occhi biechi
e travolti , ridicoli atteggiamenti, corpi sparuti e allampa
nati , come se fossero modelli di notomia; una spropositata
lunghezza nelle estremità e cento altri errori più sformati.
Ma basta che sien quelle forme appartenute all'età della
fede, perchè si chiamin mistiche , simboliche, introdotte per
un'arcana convenzione; cosi che più l'uom sia da lodare ,
quanto più esattamente le imiti . Ma il fine, che le arti si
propongono è di favellar al cuore ; le arti religiose mirano
a destar de sentimenti addicevoli all'obbietto rappresentato .
Adunque non basta che lo spettatore esclami : oh questo
tempio come tutto ritrae dello stil normanno , fino alle più
picciole scolture ! Come tagliente rassomiglianza è fra ve .
tri lavorati nella stagion di Eduardo IV , e questi nostri !
E' bisogna che sia compreso d'ammirazione per le leggia
dre forme, cui contempla ; che senta innamorarsi delle vir.
tù , che raggian dal volto della santa immagine e la ricin
gon a guisa di lucido nembo ; che senta infin levarsi dal
la terra al cielo, ed incitato alla preghiera ed alla confi .
denza . Non è certamente piccola sconcezza delle presenti
arti , quel gran pervertimento d'ogni grave ed ecclesiastico
costume . Qual uomo non s'infiamma di sdegno , allorchè
incontrigli vedere quelle immagini di Nostra Donna, vesti
te seconde le fogge più smancerose di Parigi ? ( presso noi
pur non ne mancano di esemplate su que' tipi ; tacciam per
verecondia i nomi degli autori di esse, e non abbiam me
stiero di mentovar i tempii , che ne son disonorati ) ; o di
certe sante , che han più similitudine di donne mondane ?
Ma non pero dovean tenersi per modelli di leggiadria certe
immagini della Vergine della scuola bizantina , solamente
perchè cinte di un bel smaltato mantello; e certe altre di an .
117

geli , perchè vestiti di pianeta .Noi cerchiamo di veder le im -


magini dell'incarnato Signore assemprar la maestà dell'Uomo
Dio , per quanto all'artefice si consente ; ed anche nelle fat .
tezze di Lui moribondo, anche in quelle assiderate dalla mor
te , una scintilla dee tralucere di divinità e di amorevolez
za . Laonde non par che oggi siano da imitare talune im
magini di Gesù crocifisso de' mezzi tempi , piene di diffor
mità ; le quali comunque volessero scusarsi , ponendo che
involyano simboli ed arcani reconditi , non muovon certa
mente a fervore di pietà e di compunzione,anzi talune vol -
te fan ribrezzo.
Ma senza manco in una scuola di pittura o scoltura cri .
stiana , oltre ad un atteso studio della natura , di grande im ·
portanza è la scelta di acconci modelli ;ora è un gran vantag
gio,chenella Chiesa il tipo dell'arte non sia puramente ideale .
I sovrani artisti avranno purificato ,sublimato i modelli , ma
non li hanno inventati, ed i moderni, che si faran loro imi
tatori , troveran, per esempio , fra' certosini , il lor s . Bruno ,
siccome Zurbeyran il vi trovava ; e ne' rili , nelle costuman .
ze , negli ordini della Chiesa , si offriran loro que' modelli
medesimi , che smaglian di tanta bellezza nelle tele o nel
marmo degli artisti cristiani. Ma senza fede, diciam noi , in
ciò che si ritrae ,senza infiammarsi di que' santi affetti ed in .
namorar degli eroici uomini , cui si toglie a effigiare, si avrà
per avventura una scuola di naturalisti, o classici , i quali
raccozzando una nalia beltà con alcune forme di conven
zione, ritraggono coll'affetto medesiino la ss . Vergine e Mi
nerva , tanto credendo nell ' una che nell'altra; una scuola
fredda , insipida e talvolta ammanierata ; ma grandi artefici
religiosi non si ayran punto . Il nostro Autore ha tradotto
alcuni luoghi del Vasari intorno al b.Angelo da Fiesole , le
cui Madonne, le teste del Salvatore , degli Apostoli , de'San
ti son cosa tutta celeste , come era la vita di chi li dipin
gera . Nondimeno non è necessario stare in tutto , siccome
113
vorrebbe la scuola degli antiquarii, a certe forme ed atteg
giamenti tradizionali , per guisa che debba reputarsi un de
lillo il dipartirsene ; anche in certi minuti particolari , che
meno importano; ed anche se variando, meglio si dovesse
raggiunger il fine a cui s'intende.Nelquale amor sbardellato
all'antico, i ristoratori della cristiana scuola architettonica tra
svanno , secondo già dicemmo.Cosiſfattamente essi vorrebbon
toglier dagli artisti il maggior dono, ch ' è la facoltà crea
tiva , e farne al tutto un gregge di schiavi imitatori , e for
se un di ridurli a non adoperare che il dagherrotipo e la
galvanoplastica . Predicando però questa convenevole libertà
nelle arti religiose (cosi che non si debba credere un delitto
se , per ragion d' esempio , nelle sponsalizie della Vergine
con s . Giuseppe, si tralasci la figura del giovine,il quale spez
za la sua verga non fiorita, sebben si trovi nella tela del
Perugino e dell ' Urbinate,i quali seguirono un'antica tradi
zione ) non però debbe travolgersi e travisare tutto il cristia
no simbolismo . Per modo che se è difettuoso il ridur le arti
nostre,direm così, a un alfabeto geroglifico , e menomarle di
ogni ingegrio inventivo , non il sarebbe meno estirpare tutto
il ciclo mistico ed emblematico connaturato alle nostre cre
denze , alla storia , alla tradizione.Certamente niun saprebbe
approvar un s . Ambrogio , siccome vedesi in Milano, vestito
della toga , e con niuna insegna vescovile,tanto che non il va
rieresti da qualunque altro romano di que' tempi.Ci astenia
mo dall' esemplificar questo difetto con lavori patrii .
Il Lindsay, dopo aver annoverate le opere ammirande di
Raffaele e di Michel Angelo , esclama:« perchè dovrem dif
fidar di vincerli e di far arrossire il Vaticano ? » E noi
diciamo con lui, che non si perda ogni fidanza . Ma vero
è che il genio dell'arte cristiana non alberga fuor della
Chiesa cattolica . Diasi pur qual esplicazione si voglia di
questo fatto , e' non è però men vero . Il protestantismo è
nudo e brullo quanto ad arte veramente religiosa , ed il libro
119

stesso del Lindsay , comeche sia pieno di belle considerazio


ni e mostri di conoscere la necessità del risorgimento d'uu'
arte religiosa , ce ne fornisce alcuni argomenti. Esso tratta
nella sua lunga prefazione della Mitologia Cristiana . Oi
questa mitologia presso lui sinonima con tutto ciò che nell'e
tà di mezzo appartenne all'arte religiosa . Andate ora a pen -
sare , che possa uscire una grande scuola artistica da una
setta , la qual mentre intende ad esemplare gli antichi mo
numenti religiosi , a rivaleggiare coll' età della fede, svelle
da ' cuori ogni fede, ogni riverenza per que' modelli , e in
cora a tenerne quel medesimo conto , che della mitologia
egizia o greca ! Or quali son le nostre mitologie ? Le pe
ne dell'inferno , secondo vengon dipinte in quelle età, non
son che uno sprazzo di dottrina buddistica. Chi avrebbe po .
tuto indovinar, che l'Allighieri fosse della setta de'Lama, e che
e ' fosse battezzato non nel suo bel s . Giovanni , ma veramen .
te nel fiume giallo ? Un opuscolo si stampo in Milano, che
sosteneva il concetto della divina Commedia esser tollo da
Plutarco ") . Poteva or altri creder che ci fosser immischiati
anche gli avatara ? I nove cori degli angeli son pretta mi .
tologia caldea e medopersiana . Ma questa erudizione è an .
tica . La Natività e Presentazione della ss . Vergine , la sua
Assunzione e via dicendo non son che miti. Noi pretermet.
tiamo altri peggiori e più esecrande bestemmie . Se un pro .
testante , quantunque mostrisi spasimato per l'antica arte
cristiana , dà in cosiffatti svarioni ; qual fiducia si può aver
che nel protestantismo risorgano le tenere e sublimi ispi
razioni, le quali infervoraron le menti e i cuori degli arti
sti cattolici ? A ciò si aggiugne, che il protestantismo non
è pur acconcio a sollevarsi a quella purezza e santità di
forme e di espressioni , che sceverano l'arte profana dal
la sacra , e che l'Autor nostro raccomanda cosi gagliarde

0 -) Discorso sulla imitaz . d ' un apoli di Plut, nella D. C. 1820 .


120

mente . Chè in qual modo e' spera , che sorgan uomini della
taglia d'un Pier Perugino e d' un Luca Signorelli , com'e
gli dice di ardentemente desiderare, se a suo detto , la ver
ginità, la mortificazione, l' annegazione di sè medesimo , a
cui que' buoni artisti credevano di tutto il lor cuore , e di
che informavano , direm cosi , e davano affetto a’lor dipin
ti , non son che dottrine samanee e gnostiche ? In qual
modo si ritrarrà la Madre di Dio , con que sembianti ce
lesti e verginali, cui l'Autor nostro ammira in taluni arti
sti cattolici,da chi disama e discrede la virtù che n'è la ti
pica bellezza ? Il pennello di un incredulo , del David , per
esempio, uso alle più lascive tresche della Metamorfosi, sa .
prà incielarsi e corre la divina luce dell'originale, per ri
verberarla in sulle tele ?
A ciò aggiugni, che al protestantismo mancano modelli
di arte cristiana. Egli ha distrutti gli archetipi del passato ,
e'riguarda con disdegno tutte le più belle storie de'santi ,e
non ha niuna tenerezza pe’subbietti favoriti delle dipinture
de'mezzi tempi : come a dire i padri del deserto, s . Benedetto ,
i grandi eroi del cenobio, e più di tutti l'estatico ed inna
morato Trovatore , il Romito d' Alvernia , che sull'Appen
nino e le sponde del Trasimeno iva cantando l'inno al
Sole e dialogizzando colla natura . Il protestantismo ha spez
zata ogni comunione fra' terrestri e i beati, e diniegato o
gni possibilità di commercio fra' viventi e gli spiriti . Ogni
estasi, contemplazione, visione , preghiera, rapimento ; tutti
i miracoli, i falti soprannaturali, le meravigliose scene, in
cui comunicano gli umani co'celesti , il passato col presente;
da ultimo tutta la poesia dell'arte fu spenta dall’eresia . Anche
i tipi ancor viventi , onde l'anglicanismo andrà a ricercarli ?
Di quali vesti fregerà un vescovo , o un abate anglosasso
ne , s . Cutberto o s . Dunstano ? Di quali un vescovo nor
manno , s . Tommaso di Canterburi ? Esso ha rasciutta la
fonte di ogni tenerezza , di tutti gli affetti. La Croce gli si
121

è volta in scandalo ; la Vergine traſitta ed addolorata è su :


perstizione; superstizione la soave meditazione de misterii
dell'Infanzia e della Passione del Nazareno , sorgente di si
gran conforto fra le immense sventure di questa vita .
Altri minori difetti riguardano la storia . A faccia 33 vol .
I , s . Stefano in Rotondo, ci vien descritto , come un an
tico battisterio . Il mosaico della chiesa di s . Paolo , non
arrivò ad esser consumato dal fuoco , siccome alla'f. 78
malamente si racconta . A f.S si dà per certo , che sebbene del
la Presentazione della ss . Vergine al tempio , ci son delle
tradizionali rappresentazioni, queste sien di niun pregio, e
mai non copiate da italici artisti ; mentre uno dipinto ne ab
biamo probabilmente di Giotto . A f. 89 il mosaico di Raven
na , il qual rappresenta il battesimo del Nazareno, dicesi esser
probabilmente l'original rappresentazione tradizionale di tal
subbietto , e intanto un più antico dipinto n'è nelle catacombe .
Ben due volte Nicodemo è confuso con Natanaele . E , per non
dir altro , curioso è lo scappuccio del Lindsay ,che pensa esser
due s . Niccolo , quegli di Mira e quegli di Bari, l'un ni
pote dell'altro . Ponendosi poi a seguir alla disperata quelle
teoriche allemanne , di razze , di genti, d'influssi etnografi
ci , vuol trovarne le orme dappertutto ; e il lettore da ulti
mo rimane infastidito a incontrar doyechessia chiamato in
campo , l' elemento, come dicono, indiano, medopersiano,
teutonico e via dicendo . Chi potrebbe immaginar la cagio
ne , ch' egli assegna al costume delle Chiese greche, e ro
mane , d'esser volte a levante ed a ponente ? « Dobbiam
rammentare , egli scrive , che Bizanzio era città doriese , che
la civiltà romana fu di gionica derivazione , e che infine i
gionici ed i dori, gli uni tipi della progressione , gli altri
della conservazione, entravan ne' templi , i primi da Orien
te , i secondi dall' occaso ; i primi aguzzando gli occhi nel
mondo , che aveano dinnanzi , come in cerca di novità e mu
tamenti; i secondi, chiudendoli alla terra, che si lasciavan
122

addietro » . Se questo non son fiabe , sarà mestiero che va


dasi ad apprender la saggezza ne'manicomii.
Nondimeno con tutti questi non piccioli difetti, torniamo
a dire , siccome nel precedente fascicolo di questa Raccol
ta , che un bel libro sia quello del Lindsay, uno de' più e .
Jaborali e sapienti, che intorno ad arti cristiane, abbia l'in
glese letteratura. L'Autore ha pellegrinato per l'Italia da
buon conoscitore , anzi da caldo ammiratore delle grandi
opere artistiche, di cui abbondiamo. Ila cercato sulla scor
ta di queste opere medesime tèsser la storia delle scuole ,
e mostrarne le attinenze e la filiazione . Noi non abbiam
fatto che dare un sunto ; anzi neppur ciò , solamente levato
un picciolissimo saggio di questo libro . Ma quello che ne
abbiam toccato , basta a mostrar a' leitori nostri , come gli
anglicani medesimi confessino , che le belle arti non possa
no presso d'essi rinfrancarsi a novella vita , salvo che ri
correndo a' tipi cattolici . Mostrasi insieme, che quelli vor
rebbon ridurre l arti cristiane a un solo estrinseco invo .
glio , materialmente riprodollo ; poichè continuano a dis.
seccare il bellissimo fonte di que’sensi amorevoli , affettuo .
si , sublimi, soavemente malinconici , i quali raggiando fuo
ri , creano la bellezza e la vita delle arti nostre . Quel fon
te son le credenze , la morale , i riti , le costumanze catto
liche. Laonde addiveniamo a questa notevole illazione : il
protestantismo, finchè si ostini nelle sue sentenze , mai non
poter giugnere a procacciar alle arti cristiane ,'che un efi
mero , e , quasi diremmo, galvanico risorgimento ; ad avere
una grande scuola di religiosi artisti , i quali ( secondo scri
vea testè un viaggiatore inglese ) « a guisa dell' unica fe
nice , non posson sorgere se non dalle ceneri de' grandi lor
precessori, dal sen del cattolicismo e della cattolica Italia » .
I COMPILATORI
123

Sanctissimi Domini Nostri Pii Divina Providentia


PAPAE IX Litterae ad Orientales

LA sollecitudine di tutte le Chiese, che spinsè sempre i


Romani Pontefici a cercare ogni mezzo di salvår, fosse an
che suo mal grado , la Chiesa scismatica di Oriente , non
poteva venire indeholendosi nel Nono Pio che quasi d'un
sol guardo tutta continuamente rimira l'ampiezza dell'or
be cristiano a fin di provvedere al vero suo bene . Invian
do come suo ambasciadore straordinario alla Sublime Por.
ta Monsignor Ferrieri , con ricchi presenti per quel Sovra
no , volle che questi recasse al tempo stesso a' cattolici ed
agli scismatici orientali sue parole di conforto e di esorta
zione . Il Vicario di Gesù Cristo in terra , di Quegli che ve
nulo a salvare quel che si era perduto, mandava piutto
sto i suoi discepoli alle pecorelle perdute della casa d'l.
sraello, fece cosi udire la voce sua anche a que'nostri tra
viati fratelli. Or noi non sappiamo quali altri voti formar
possa ogni cattolico , se non che questa voce , la quale do.
po tre secoli risuona la prima volta agli orecchi degli o.
rientali scismatici, li scuota in fine dal lungo loro assopi
mento , e ritornino a venerar quella Sede che fu sempre per
essi invincibile baluardo contro l' eresia e la barbarie . Ne
pare troppo lontano quel sospirato momento ; perciocchè tra
le solenni feste con che il governo turco accolse a ' sedici
del passato Gennajo l' Inviato del Papa in Costantinopoli ,
furon veduti non solamente i cattolici , ma gli scismatici
stessi , siccome il patriarca degli Armeni scismatici ,e il pa:
triarca greco -scismatico, mostrare all'Ambasciadore di Pro
il rispetto che nutrono verso il Successore di Pietro . La
lettera ch ' Egli loro spediva è questessa :
124
PIUS P A P A IX .

AD ORIENTALES

Ix Suprema Petri Apostoli Sede, meritis licet imparibus, dispo


nente Domino , constituti, et sollicitudine onerati omnium Eccle
siarum , respeximus inde ab exordio Pontificatus Nostri in diver
sas Orientis ac finitimarum Regionum Nationes Christianas cuius
cumque ritus, quae non uno quidem ex capite peculiarem a No
his curam exposcere videbantur . In Oriente enim Unigenitus Dei
Filius propter nos homines Homo factus apparuit, et per vitam ,
mortem , et resurrectionem suam opus humanae Redemptionis
perficere dignatus est . In Oriente a divino eodem Redemptore ,
ac subinde ab eius Discipulis praedicatum initio est Evangelium
Jucis et pacis; et quamplurimae inclaruerunt Ecclesiae Aposto
Jorum , qui illas instituerant , nomine insignes. Sed insequenti et
iam tempore, et longo plurium saeculorum intervallo , florue
re in Orientalibus Nationibus Episcopi, Martyres, aliique sancti
tale, ac doctrina praestantissimi viri , quos inter communi totius
Orbis praeconio celebrantur Ignatius Antiochenus, Polycarpus
Smyrnensis, Gregorius Neocaesareensis, eiusdemque nominis Nys
senus, ac Nazianzenus, Athanasius Alexandrinus, Basilius Caesa
reensis , Joannes Chrysostomus, bini Cyrilli Hierosolymarius , et
Alexandrinus, Gregorius Armenus , Ephraemus Syrus, Joannes
Damascenus, nec non Slavorum Apostoli Cyrillus, et Methodius:
ut taceamus porro de caeteris prope innumeris, qui effuso simi
liter pro Christo sanguine, aut sapientibus scriptis, eximiaeque
virtutis operibus nomina sua perenni item posteritatis memoriae
commendarunt. Pertinent quoque ad Orientis laudem frequentis
simi Episcoporum Conventus, praesertim vero Oecumenica ve
tustiora Concilia ibidem celebrata , in quibus Romano Pontifice
praecunte Catholica Fides contra illius aetatis novatores vindi
cata fuit sollemnique iudicio roborala . Denique posteriori etiam
aevo , quamvis haud exigua Christianorum Orientalium pars a
communione Sanctae huius Sedis, atque adeo a Catholicae Ec
clesiae unitate recessisset , et in Oriente ipso rcrum summam
obtinuerint Gentes a Christiana Religione alienae, numquam ta
men defuere illic homines bene multi, qui divinae gratiae au
xilio freti suam in vera Fide et Catholica unitate constantiam
inter multiplices calamitates, et diuturna eorum praesertim tem
porum pericula comprobarunt. lleic autem abstinere non possu
125
mus, quominus commemoremus singulari cum laude illorum Pa
triarchas , Primates, Archiepiscopos et Episcopos , qui sedulam con
tulere operam suis ovibus in Catholicae veritatis professione cu
stodiendis ; et quorum proinde curis, Deo benedicente , factum
est , ut mitigata postea temporum asperilàte tantus inibi inventus
sit eorum numerus , qui in Catholica unitate manebant .
Itaque ad Vos primum verba nostra convertimus, Venerabiles
Fratres , Dilecti Filii , Catholici Antistiles , et cuiuscumque Ordi
nis Clerici ac Laici, qui perseverastis firmiter in fide et cominu
pione Sanctae huius Sedis , vel qui ad eam postmodum , errore
cognito , non minori quidem virtutis laude couvenistis . Etsi enim
rescripserimus dudum ad mulios ex Vobis , a quibus gratulato
rias de nostra ad Summum Pontificatum electione Litteras acce
peramus, et inde a die 9 Novembris anni 1846 omnes totius Ca
tholici Orbis Antistites per Encyclicam Epistolam allocuti fueri
mus; consilium tamen est alio hoc peculiari sermone certiores
Vos facere studiosissimae caritatis, qua de Vobis , rebusque ve
stris solliciti sumus. Opportunam vero de, his scribendi occasio
nem habuimus in missione Ven . Fratris Innocentii Archiepisco
pi Sidensis , qui a Nobis Constantinopolim legatus est ad Celsissi
mam Othomanam Aulam , ut Potentissimum Turcarum Impera
torem nostro nomine conveniat , et pro Oratore ab illo' ad salu
taudos Nos antea allegato plurimas nomine nostro gratias per
solvat . Ipsi quidem Ven . Fratri diligenter mandayimus, ut Vos ,
et quaecumque ad vestram , Catholicaeque Ecclesiae causam in
amplissima Othomana Ditione pertinent, eidem Imperatori nostris
verbis impensissime commendet. Nec dubitamus, quin Imperator
ipse, sua iam sponte erga Vos benevolus, maiori porro benigni
tate rebus vestris faveat, et neminem ex suis subditis Catholicae
Religionis causa vexari permittat . Jam vero memoratus Sidèn
sis Archiepiscopus nostrae in . Vos caritatis studia uberius decla
rabit illis ex Sacris Praesulibus , Primoribusve Nationum vestra
rum , quos Constantinopoli adesse contigerit: atque inde postmo
dum ad Nos rediturus divertet , prout res et occasio tulerit, ad
nonnulla alia Orientis loca , ut, quemadmodum in mandatis a No
bis habuit , Ecclesias Catholicorum cuiusque ritus inibi sitas No.
stro nomine invisat , nostrisque verbis amantissime alloquatur et
consoletur nostros Ven . Fratres , Dilectosque Filios, quos in lo
cis illis in venerit.
Idem vero et ipsis tradet, et cum reliquis Vestrum communi
candas curabit nostras hasce Litteras, testes, uti diximus, nostrae
in Catholicas vestras Nationes propensissimae voluntatis , et per
RAC.REL . VOL.XV. 9
126
quas Vobis omnibus notum facimus, et confirmamus, nihil polius
Nobis fore , quam ut de Vovis ipsis, et de Catholicae apud Vos
Beligiovis statu quotidie magis bene mereamur . Quare cum in
der alia relatum ad Nos sit, in regimine ecclesiastico vestrarum
Nationum quaedam esse, quàe ob anteacti temporis calamitatem
incerta adhuc manent vel minus apte constituta , libenter equi
dem aderinus auctoritate pestra Apostolica, ut ad normam sa
crorum Canonum , servatisque SS . Patruin institutis, rile omuia
componantur et ordinentur. Omnino autem sartas teclas habebi
mus peculiares vestras Catholicas Liturgias; quas plurimi sane
facimus, licet illae nonnullis in rebus a Liturgia Ecclesiarum lati
narum diversae sint. Enimvero Liturgiae ipsae vestrae in pretio
pariter habitae fuerunt a Praedecessoribus nostris; utpote quae
et commendantur venerabili antiquitate suae originis, et conscri
ptae sunt linguis, quas Apostoli aut Patres adhibuerant, et rilus
continent splendido quodam ac magnifico apparatu celebrandos,
quibus fidelium erga divina mysteria pietas et reverentia foveatur.
Ad hane Sedis Apostolicae rationem erga Catholicas Orientalium
Liturgias plura spectant Romanorum Pontificum Decreta , et Con
stitutiones , quae de illis conservandis latae sunt: inter quas lau
dare sufficiet Litteras Apostolicas Benedicti XIV Decessoris no
stri, eas praesertim , quarum initium « Allatae sunt » datas die
26 Julii 1755 '). Eodem pertinet, quod Sacerdotibus Orientalibus
in Occidentem venientibus nedum liberum est , proprio Nationis
suae ritu celebrare in sacris Latinorum Aedibus, sed patent et
jain diversis in locis , ac Romae praesertim Templa in peculiarem
ipsorum usum aedificata . Insuper nec monasteria defuerunt orien
talis ritus, nee domicilia alia 'excipiendis Orientalibus destinata ;
nec etiam Collegia in eum finem condila ut Orientalium filii, sive
soli sive cum aliis adolescentibus, ad Lilleras, sacrasque scien
dias, atque ad clericale.u disciplinam informentur, et idonei fiant
Ecelesiasticis muneribus deinceps in sua cuiusque natione obeun .
dis . Quamvis autem aliqua ex his institutis recentiorum tempo
ruin calamitale perierint, nonnulla tamen adhuc supersunt, ac
florent; in quibus, Venerabiles Fratres , Dilecti Filii , praeclarum
sane doeumenium habelis singularis benevolentiae , qua Sedes
Apostolica Vos , resque vestras prosequitur.
Celerum scitis jam , Ven . Fratres, Dilecti Filii , Nos in vestris
religiosis negotiis procurandis adiutrice opera niti nostrae Con
1 ) Estaat tom . IV Bullarii Benedicti XIV n . 47. Aliae ea de re eiusdem
Pontificis Constiutiones habentur 10 :n . I memorati Bullarii n . 87 , et tom ,
di , n . 44 ,
127
gregationis plurium S. E. Romanae Cardinalium , cui a Propa
gande Fide nomen est . At vero studiu'm bene de Vobis meren
di commune est et aliis plurimis, tum Romanis tum exteris, qui
in Alma hac Urbe morantur. Quo in numero nonnulli ex latino ,
atque etiam ex vestris orientalibus ritibus Praesules, piique alii
viri consilium nuper inierunt de pia societate eum in finem in
stituenda, ut sub auctoritate memoratae nostrae Congregationis
culium apud Vos Catholicae Religionis, et uberiores eiusdem
progressus quotidianis piis precibus , collata aliqua stipe, et om
ni ope atque opera sua juvare conniterentur. Qua de re cum
relatum ad Nos fuerit, commendavimus equidem et probavimus
pium illorum consilium , ac suasores ipsis fuimus ut ei Operi si
ne mora manum admoveant.
Post haęc; ad Vos speciatiin verba nostra convertimus qui a
liis praeestis , Vy . FF . Catholici Orientalium Antistites cuiusque
gradus; ut collaudato iterum vestro , et vestri etiam Cleri zelo
in sacris ecclesiasticisque muneribus obeundis , hac porro horta
tione nostra addamus Vobis animos ad virtutem . Itaque obtesta
mur Vos in Domino Deo nostro , ut caelesti Eius auxilio freti
advigiletis maiori usque alacritate ad custodiam dilectarum ovium ,
nec desistatis praelucere ipsis verbo et exemplo , ut ambulent di
gne Deo per omnia placeutes, in omni opere bono fructificantes .
Incumbant alacriter in eamdem curam Presbyteri, qui sub Vo
bis sunt , et animarum praesertim Curatoribus instate, ut deco
rem diligant Domus Dei , foveant populi pietatem , Sancta sancte
administrent, et minime neglectis ceteris officii sui partibus, pe
culiari utantur diligentia in informandis pueris ad rudimenta
Christianae doctrinae, atque in reliqua fideli plebe verbi Dei pa
bulo cum sermonis facilitate pro eius capiu enutrienda. Summa
autem illis Vobisque ipsis sedulitate curandum est, ut fideles om
nes solliciti sint servare unitatem spiritus in vinculo pacis, gra
tias agentes Deo luminum et misericordiarum Patri , quod in tan
to rerum discrimine constantes per eius gratiam permanserint
in Catholica communione unicae Christi Ecclesiae, vel reversi por
ro ad illam fuerint, dum alii ex popularibus suis vagantur ad
huc extra unicum idem ovile Christi , a quo illorum patres iam
dudum misere exiverant .
Post haec, abstinere non possumus , quominus caritatis et pa
cis verba his etiam loquamur Orientalibus Christum colentibus ,
qui a communione sanctae huius Petri Sedis alieni sunt. Etenim
urget Nos Christi caritas , ut iuxta eius monita et exemplum dis
persas oves sequi per invia quacque et aspera , atque iliarum
128

iufirmitati succurrere connitamur, ut in septa Dominici gregis


tandem aliquando regrediantur.
Audite igitur sermonem nostrum Vos omnes, quotquot in 0.
rientalibus ac finitimis plagis Christiano quidem nomine gloria
mini, sed cum Sancta Romana Ecclesia communionem minime
habelis; ac Vos potissimuin , qui penes illos sacris muneribus e
siis addicti, aut maiori etiam ecclesiastica Dignitate fulgentes ce
teris praesidelis. Recogilate ac memoria repetile veterem Eccle
siarum vestrarum conditionem , quum mutuo inter se , et cum
reliquis Catholici Orbis Ecclesiis unitatis vinculo conglutinaban
tur: el considerate deinceps, num quidquam Vobis profecerint
divisiones quae postmodum subsequutae sunt, et quibus factum
est ut nedum cum Ecclesiis occidentalibus, sed neque inter Vos
• jpsos retinere polueritis antiquam sive doctrinae, sive sacri re
giminis unitatem . Memineritis Symboli Fidei, in quo Nobiscum
profitemini, credere Vos « Unam Sanctam Catholicam et Aposlo
licam Ecclesiam »" : atque hinc perpendite , num ipsa haec San
ctae et Apostolicae Ecclesiae Catholica unitas in tanta illa vestra
rum Ecclesiarum divisione, inveniri possit ; dum Vos ipsi eam
agnoscere abnuitis in communione Romanae Ecclesiae , sub qua
aliae per totum mundum frequentissimae Ecclesiae in unum cor
pus coaluere semper , et coalescunt. Atque ad rationem eius u .
nitatis , qua fulgere Catholica Ecclesia debet, penitius intelligen
dam , memoria recolile orationem illam in Joannis Evangelio con
signalam ') in qua Chrisius Unigenitus Dei Filius Patrem pro suis
Discipulis ita precatus est : « Pater sancle, serca cos in nomine
tuo, quos dedisti mihi, ut sint unum , sicut et nos » ; et subinde
adiecit : « Non pro eis autem rogo tantum , sed et pro. eis , qui
credituri sunt per verbum eorum in me; ut omnes unum sint,
sicut tu , Pater , in me et ego in te, ut et ipsi in nobis unum
sint, ut credat mundus quia tu me misisti : et ego claritatem ,
quam dedisti mihi, dedi cis, ut sint unum sicut et nos unum su
mus : Ego in eis, et tu in me, ut sint consummati in unum : et
cognoscat mundus, quia tu me misisti , et dilexisti eos sicut et
me dilexisti » .
Vero idem humanae salutis Aucior Christus Dominus, unicae
illius, adversus quam portae inferi non praevalebunt , Ecclesiae
suae fundamentum posuit in Apostolorum principe Petro ; cui
claves dedit Regni caelorum ?) ; pro quo rogavit , ut non defi
ceret fides ejus , addito etiam mandato ut fratres in ea confir
maret *) ; cui denique pascendos commisit agnos et oves suas 4) ,
1 ) Joannis XVII, 11 , 20 et seqq . - 2) Matthaei XVI, 18,19.-3) Lucae XXII,
31 , 32 ,-4) Joannis XXI , 13 et seqq.
129
atque adeo totam Ecclesiam , quae in veris Christi aguis atque
ovibus est . Atque haec pertinent pariter ad Romanos Antislites
Petri Successores ; quandoquidem , post Peiri mortem , Ecclesia
usque ad consummationem saeculi duralura fundamento , super
quod aedificata a Christo fuit , carere non potest . Quare s . Ire
naeus Polycarpi qui Joannem Apostolum audierat Discipulus
ac deinde Lugdunensis Episcopus, quem Orientales non minus
quam Occidentales inter praecipuia Christianae antiquitatis lumi
na recensent, dum adversas haereticos sui temporis referre vel
let doctrinam ab Apostolis traditam , supervacaneum existimavit
omnium Ecclesiarum apostolicae originis enumerare successio .
nes , affirmans satis sibi esse, ul allegarel contra illos doctrinam
Ecclesiae Romanae, propterea quod « ad hanc Ecclesiam pro
pter potiorem principalitatem necesse est omnem convenire Ec
clesiam , hoc est eos qui sunt undique fideles, in qua semper ah
his, qui sunt undiqúe, conservata est ea quae est ab Apostolis
traditio ') » .
Novimus commune Vobis studium esse, ut doctrinae adhaerea .
tis a vestris Maioribus custoditae. Sequimini igitur veteres An
tistiles, et Christifideles orientalium omnium Regionum de qui
bus innumera prope monumenta demonstrant, ipsos cum occia
dentalibus consensisse in reverenda Romanorum Pontificum au
ctoritate Inter praecipua ex Oriente ipso eius rei documenta (prae
ter Irenaei locum paulo ante laudatum ) commemorare hic iu
vat quae IV Ecclesiae saeculo gesta sunt in causa Athanasii A
lexandrini Antistitis , sanctitate non ininus quam doctrina et pa
storali zelo clarissimi , qui ab orientalibus quibusdam Praesuli
bus in Concilio praesertim Tyri habito iniustissime condemnatus,
et ab Ecclesia sua pulsus, Romam venit; ubi venerunt etiam a
lii ab Oriente Episcopi a suis item sedibus per iniuriam deiecti .
« Episcopus igitur Romanus ( qui erat Julius Decessor Noster )
cum singulorum causas cognovisset, omnesque in Nicaenae fi
dei doctrinam consentientes reperisset, tamquam idem cum ipso
sentientes, in communionem recepit. Et quoniam propter Sedis
dignitatem omnium cura ad ipsum spectabat, suam cuique Ec
clesiam restituit. Scripsit etiam Orientalibus Episcopis , reprehen
dens eos, quod in supradictorum causis non recte iudicassent,
et quod Ecclesiarum statum turbarent ?) » ) . Initio etiam saecu
li V Joannes Chrysostomus Constantinopolitanus Antistes vir item
1 ) Ipsa haec sunt Irenaei verba lib. III, contra haereses cap . 3. — 2) Verbahaec
sunt Sozomenilib. III Hist . Eccl. cap . 8. Rem universam fusius exponit Athanasius
ipse in sua Apologia contra Arianos,
130
longe clarissimus, qui Chalcedone in Synodo ad Quercum per
summam iniuriam condemnatus fuerat , confugit et ipse per Lit
ieras et internuncios suos ad Sedem hanc Apostolicam et a De
cessore nostro s. Junocentio I innocens declaratus est ") .
Praeclarun aliud veneratae a vestris Maioribus Romanorum
l'ontificum auctoritatis documentum extat in Chalcedonensi Sy
nodo anni 451.Enimvero Episcopi, qui in illam ad sexcentum con
venerant, ac pene omnes ( paucis scilicet exceptis ) ex Oriente
erant , post Litieras Romani Pontificis s . Leonis M. in secunda
Concilii actione perlectas clamaverunt: « Petrus per Leonem ita
loquutus est » . Subinde autem , Synodo ipsa pontificiis Legatis
praesidentibus absoluta , iidem Concilii Patres in gestorum rela
tione ad Leonem missa , eum per memoratos Legatos congrega
tis Episcopis sicut membris caput praefuisse affirmarunt ?) .
Ceterum non ex solis Chalcedoneosis Concilii Actis , sed ex re
liqua etiam Orientalium velerum Synodorum historia proferre
liceret monumenta alia quamplura; ei quibus constat , Romanos
Pontifices in Synodis praesertim Oecumenicis primas habuisse par
tes, eorumque auctoritatem et ante Conciliorum celebrationem ,
et his porro absolutis fuisse imploratam . Atque etiam extra Con
ciliorum causam afferre possemus alia Patrum , veterumque 0
rientalium seu scripta seu gesta longe plurima; ex quibus item
apparet supremam auctoritatem Romanorum Pontificuin viguisse
iugiter apud Maiores vesiros in Oriente universo. Sed quoniam .
nimis longum foret ea omnia hoc loco recensere; et quae iam
indicavimus satis sunt ad rei veritatem ostendendam : heic tan
tum coronidis loco memorabimus quemadmodum vetustissima
aetate , ipso scilicet Apostolorum aevo , gesserunt se Corinthii fi
deles in dissevsionibus, quibus ipsorum Ecclesia gravissime tur
bata fuerat. Nimirum Corinthii dissensiones illas suas per Litte
ras , et per Fortunatum ad eas perferendas huc profectum detu
lerunt ad s . Clementem , qui paucis post Petri mortem annis Ro
manae Ecclesiae Pontifex factus fuerat . Clemens autem , re gra
citer considerata, rescripsit per Fortunatum ipsum et per adiun
ctos ei internuncios suos Claudium Ephebum , et Valerium Vito
Dem : a quibus Corinthum perlata est celebratissima illa Sancti
Pontificis Romanaeque Ecclesiae Epistola *), quae tum penes Co
1) Binae hac de re Chrysostomi litterae ad Innocentium, et liticrae Inno
centii tum ad Chrysostomum , tum ad Clerum et Populum Constantinopolita
num extant tom . III Operum Chrysostomi Edit. Maur.pag. 515 seqq .-- 2) Tom .
IV Concilior. edit. Labbeo-Venetae p. 1235 et 1755. - 3) Extat haec Clementis
Epistola in Bibliotheca Veterum Patruni Venetiis a Gallandio edita tom . I ,
p. 9 et seqq.
131
rintbios ipsos , tum penes alios Orientales tanto in prelio habita
fuit , ut subsequenti etiam tempore in pluribus Ecclesiis publice
legeretur ).
Juxta haec horlamur Vos, atque obtestamur, ut absque ulle
riori mora redeatis ad communionem Sanctae huius Petri Sedis,
in qua verae Christi Ecclesiae fundamentum esse et Maiorum ve
strorum aliorumque veterum Patrum traditio , et quae antea com
memoravimus Christi Domini verba in Sanctis Evangeliis relala
demonstrant. Nec enim fieri umquam poterit, ut in Unius San
ctae Catholicae et Apostolicae Ecclesiae communione sint, qui di
vulsi esse voluerint a soliditate petrae, super quam Ecclesia ip
sa divinilus aedificata est. Ac pulla sane ratio est, qua Vos ab
hoc ad veram Ecclesiam, Sanctaeque huius Sedis communionem
reditu excusare valeatis . Nostis enim , in rebus ad divinae reli
gionis professionem spectantibus vihil esse tam durum , quod pro
Christi gloria , aeternaeque vitae retributione non sit perferen
dum . At vero ad Nos quod attinet, testamur et confirmamus, ni
bil Nobis antiquius esse, quam ut Vos ad communionem nostram
redeuntes nedum nulla, quae durior videri possit, praescriptio
be affligamus, sed ex constanti Sanctae huius Sedis instituto per
amanter, et palerna prorsus benignitate excipiamus. Itaque non
aliud Vobis imponimus oneris , quam haec necessaria ; uimirum
ut ad unitatem reversi consentiatis Nobiscum in professione ve
rae Fidei , quam Ecclesia Catholica tenet ac docet, et cum Ec
clesia ipsa , supremaque hac Petri Sede communionem servetis .
Hinc ad vestros sacros ritus quod attinet , reiicienda solummodo
erunt si quae in illos separationis tempore irrepserint quae eidem
Fidei et unitati Catholicae adversentur: alque his demplis sartae
teclaeque Vobis manebunt veteres Liturgiae vestrae orientales;
quas pro illarum venerabili antiquitate et ceremoniis ad foven
dam pietatem idoneis apud nostros Decessores in pretio fuisse,
atque a Nobis pariter plurimi fieri in priori harum Lillerarum
parie iam declaravimus.
Insuper deliberatum fixumque Nobis est ut erga sacros Mini
stros , Sacerdotes, et Praesules , qui ex istis Nationibus ad unita
tem catholicam revertantur, eamdem teneamus rationem , qua De
cessores nostri tum proximae tum superioris aetatis mulloties usi
sunt; ut illis scilicet servemus gradus, et dignitates suas; atque
binc illorum , non minus quam reliqui Catholici Orientalis Cleri ,
1 ) Ex Eusebio Historiae Ecclesiasticae lib). III , cap. 16 , et ex Dionysio Co
rinthiorum Episcopo, cuius testimonium extat apud Eusebium ipsum lib . IV ,
cap . 23,
132

opera utamur ad cultum Catholicae religionis inter populares


suos tuendum ac dilatandum .
Denique tum ipsos tum laicos , qui ad communionem nostram
redierint , eadem qua ceteros Orientis Catholicos benevolentia
complectemur ; immo et iucundum Nobis erit omni studio con
niti , ut de his aeque ac de ipsis quotidie magis bene mereamur .
Utinam clementissimus Deus dare dignetur sermoni huic no
stro vocem virtutis; utinam studiis benedicat Fratrum Filiorum
que nostrorum , qui Nobiscum de salute vestrarum animarum sol
liciti sunt ; utinam ea Humilitatem nostram consolatione laetificet,
ut inter Orientales Christianos Catholicam unitatem restitutam vi
deamus , et in unitate ipsa novum habeamus subsidium ad veram
Christi Fidem in gentibus etiam a Christo alienis magis magisque
propagandam. Nos quidem non intermittimus idipsum a Deo mise
ricordiarum et luminum Patre per Unigenitum suum Redempto
rem nostrum omni oratione et obsecratione suppliciter posce
re; eumdemque in finem invocare patrocinium Beatissimae Dei
parae Virginis , et Sanctorum Apostolorum , Martyrum , Patrum ,
quorum praedicatione sanguine virtutibus et scriptis vera Christi
Religio propagata olim per Orientem et conservata est . Deside
rio autem desiderantes gratulari tandem de vestro reditu in Ec
clesiae Catholicae gremium , Vobisque benedicere tamquam Fra
tribus Filiisque Nostris; interea cunctos, qui modo in Oriente lo
cisque conterminis sunt, Catholicos Patriarchas, Primates, Archie
piscopos , Episcopos, Clericos , Laicos iterata nostrae flagrantissi
mae caritatis testificatione prosequimur , eisque omnibus Aposto .
licam Benedictionem amantissime imperiimur.
Datum Romae apud S. Mariam Maiorem die 6 Januarii 1848 .
Pontificatus Nostri Anno Secundo
PIUS P P. IX

Rivista di alcuni Giornali

Se taluno volesse,come per verità non si dee , giudicar de'frut


ti che produce in un paese incivilito la libera stampa, da
certi scrittacci i quali in pochi di a furia son venuti a lu
ce in mezzo a noi , per fermo non vorrebbe lodarsi di que
sta libertà . La quale tramutatasi in mano ad alcuni in fu
nesta licenza , contro le leggi del nostro Statuto costituzio
133
nale, ha assalito fin la stima delle private persone , sceman
do anche il rispetto dovuto alle più sante cose. Sappiamo
che il nostro Eminentissimo Arcivescovo avea già manife
stato al Governo i giusti suoi timori per riguardo alla stam
pa licenziosa; e sappiamo ancora che il Governo stesso, ve
gliando la osservanza della Costituzione si generosamente
concessaci dal nostro augusto Sovrano , ricordò con savii
ammonimenti a tutti i cittadini i diritti e i doveri di ognu
no circa la stampa . Ma intanto che aspettiamo il frutto di
si provvide cure , ci si consenta che ricordiamo a qualche
nostro scrittore la dignità di quest' arte nobilissima, e che
ponendo dall' un canto quelle dispregevoli carte, cui insie
me con noi hanno biasimato tutti i buoni ne' Giornali, pro
poniamo a' compilatori di alcuni tra questi qualche nostra
osservazione .
La stampa egualmente che ogni altra invenzione dell'uo.
mo , è stata sempre da'malvagi abusata ; in fatti se cominciò
dal dare in lace la Bibbia ,fu dopo breve tempo adoperata
per esprimere le più matte giullerie e scurrilità .Nata , siccome
avverte il Balmes " ),per giovare la Religione, le scienze , le
arti e la società civile , mentre che tanto onorava l'umano
ingegno, venne a tale per i danni cagionati dal suo abuso ,
che fu a buon dritto chiamata piaga delle società e loro
elemento dissolvente . Al Papato vuolsi pure quest' altra glo
ria tribuire di averla rimessa sulla buona via , e conserva
tole lo splendore . Ella era tuttora in culla , allora quando
un Pontefice, il quale diede il nome al suo secolo , il de
ciino Leone, rivolse ogni sua cura a mantenerla in fiore ,
ed a cercare i mezzi opportuni, acciocchè non più cresces
sero dallato al buon seme le spine, o si mischiassero
alle medicine i veleni. Cosi parlava quel Papa nel con

1) La Sociedad, Rivista religiosa filosofica politica e letteraria


lom . I, p. 253 e segg . Barcellona 1843 .
134

cilio di Laterano del 1515 , dando medesimamente le più


grandi lodi a questo sublime trovato , cui riguardava come
un dono singolarissimo del Cielo '). Simigliantemente adope
rarono i Successori di Leone nel- Romano Pontificato, e mer
ce de' loro savii ordinamenti non ha la stampa perdulo af.

1) É si acconcia allo scopo nostro quell'introduzione al Con


cilio , che vogliamo qui riportarla per iniero : « Inter sollicitudi
nes nostris humeris incumbentes, perpeli cura revolviinus, ut cr
rantes in viam veritatis reducere, ipsosque lucrifacere Deo ( sua
nobis cooperante gratia ) valeamus; hoc est quod profecto desi
deranter exquirimus, ad id nostrae mentis sedulo destinamus af
fectum , ac circa illud studiosa diligentia vigilamus. Sane licet
litterarum peritia per librorum lectiouem possit faciliter obiine
ri , ac ars imprimendi libros, temporibus potissimum nostris. di
rino favente numine, inventa seu aucla ei perpolita , plurima
mortalibus attulerit commoda, cum parva imperisa , copia libro
rum maxima habeatur, quibus ingenia ad litterarum studia per
commode exerceri, et viri cruditi in omni linguarum genere,
praesertim autem catholici, quibus Sanctam Romanam Eccle
siam abundare affectamus, facile evadere possunt, qui etiam
infideles sciant et valeant sacris institutis instruere, fideliumque
collegio, per doctrinam christianae fidei salubriter aggregare:
quia tamen multorum querela nostrum et sedis apostolicae pul
savit auditum , quod nonnulli huius artis imprimendi magistri , in
diversis mundi partibus, libros, tam Graecae, Hebraicae, Arabi
cae et Caldeae linguarum in latinum translatos , quam alios la
lino, ac vulgari sermone edilos , errores etiam in fide, ac per
niciosa dogmata , etiam Religioni Christianae contraria , aut con
tra formam personarum , etiam dignitate fulgentium continen
tes , imprimere, ac publice vendere praesumunt, ex quorum le
ctura non solum legentes non aedificantur, sed in maximos po
tius tam in fide , quam in vita et moribus prolebuntur errores ,
unde raria saepe scandala ( prout experientia rerum magistra
docuit ) exorta fuerunt et maiora in dies exoriri formidantur .
Nos itaque, ne id , quod ad Dei gloriam et fidei augmentuin , ac
bonarum artium propagationem , salubriter est inventum , in con
trarium convertatur, ac Christi fidelium saluti detrimentum pa
riat , super librorum impressione curam nostram habendam fo
re duximus ,ne de caetero cum bonis semiuibus spinae coalescant
vel medicinis venena intermisceantur » .
133
fatto di mira la dignità sua e il suo santissimo scopo . Tra
questi uno ve ne ha di Clemente VIII , a cui avremmo ama
to che avessero posto mente alcuni scrittori di articoli nei
nostri Giornali . Prescrive quel Papa che non si converta
no in uso profano le parole delle santa Scrittura, nè ad esse
si dia alcun significato contrario a quello che loro aggiu
starono i Padri e i dottori della Cattolica Chiesa " ) . Or non
è un trascorrere di là da questi termini quell' usar tanto
frequente le voci di battesimo, di redenzione, di pietra
angolare ed altrettali per descrivere cose che nulla non
han che partire con le Sante Scritture ? Non diciamo già
che questo sia un bestemmiar la parola del Santo d'Israe
le, ma egli è fuor di ogni dubbio che le parole del Signo
re son parole caste , sono argento passato pel fuoco , pro
vato nel grogiuolo di terra , raffinato sette volte ; e però
non è lecito, essendo arcane parole, che per uso profano si
profferiscano. Spesso si va ripetendo su'fogli periodici che la
libertà , i cui frutti va ormai gustando la patria nostra, l'Italia , è
quella libertà a cui Cristo ci ha affrancati; ma non si accor
gono codesti scrittori , che non puossi dare assolutamente un
tal significato a quelle parole dell'Apostolo ? « Certo la libertà
politica è bene grandissimo e desiderabilissimo , e degno che
ogui popolo si adoperi a tutto potere a legittimamente posse
derlo : certo ella è pure frutto che germina dalla civiltà semi
nata da Gesù Cristo sopra la terra : ma non è il solo bene ne
il primo per cui si compiesse il mistero ineffabile dell'amo
re nell'unione teandrica . La libertà a cui primamente in
tese Cristo , fu la libertà dalla colpa e dalla corruzione per
quella in noi connaturata , senza la quale non fora stato
possibile all' uomo ottenere la sua perfezione e ricongiun
gersi a Dio . La qual libertà non esclude l'altra , ma si la

") Instructio pro iis qui libris tum prohibendis tum expur
gandis etc. operam sunt daturi; De correctione, S II .
186
prepara, la indirizza , l'ordina , la santifica. Ma , per cari
tà , non sovvertite l'ordine , e non ci date a credere che
Cristo morisse solamente o principalmente per un fine tem
porario , per un bene caduco , per una redenzione esterna
e terrena: e ricordatevi che la materia è ordinata allo spi .
rito, la terra al cielo , il mondo a Dio " ) » .
E poichè ragioniamo di libertà religiosa e politica , di
ciam poche cose intorno a' due giornali napolitani il Luci
fero e il Costituzionale . Nel suo numero degli 8 Febbrajo
il Lucifero offriva agli Ecclesiastici del Regno il bellissi
morayionamento che l'abate Lainbruschini deltava per gli
Ecclesiastici Toscani , ad « infervorare vieppiù i ben di
sposti , a riscaldare i tepidi , a convertire , dove mai vi fos
sero , gli avversanti » . Le quali ultime parole del Compila.
tore ne fecero dapprima pensare , che almanco non voles .
se tenere il Clero nostro per retrogrado , come ora si dice ,
od oscurantista . Ma ci togliemmo d'inganno, allorchè nel
numero de 18 dello stesso mese , egli stesso liberamente
ci diceva , che « il sacerdozio non ha compreso ancora la
sua missione; non ha seguito l'esempio del suo capo ; non
ha parlato al popolo la parola della persuasione e della ve
rità » ; e questo non della sola capitale, ma anco delle pro
vincie . Venivano appresso delle esortazioni , le quali si chiu
devano con queste parole : « Noi abbiam troppa fiducia ne
gli uomini per non crederli perversi fino al punto di tra
dire il loro dovere , di disertare la lor missione e la santi
tà della causa che Pio IX benedisse dal Vaticano ) . Ren
dendo all' egregio Compilatore le sincere nostre lodi per la
gravità e per la moderazione di cui dà prova in parecchi
suoi articoli , vogliam dapprima pregarlo di non volerci cre
dere si poco amanti della patria nostra, che per favoreg .

1) Parole di Amerigo Barsi fiorentino nel Filocaliolico de'29


Gennajo.
137

giare le nuove forme politiche del governo , ci sian mestie


ri l ' esortazioni altrui, Noi leggemmo altra volta lo scritto
del ch . abate Lambruschini; ma per dirla francamente , non
trovammo in noi stessi che il principio dell'autorità ci
abbia fatto , come dice l'Autore, contrastare, veder di mal
occhio, sfavorir sotto mano o favorir dubbiosamente le giu
ste riforme. Fummo sempre italiani di mente e di cuore;
amammo con amor tenerissimo la madre nostra, la Chie
sa Caltolica , e cercammo sempre il bene della patria co
mune, dell'Italia . Solo in un punto ci vedemmo discordanti
alle dottrine del Lambruschini , cioè quanto alla libertà religio .
sa , talchè insienie si uniscano il pensiero libero , la pa
rola libera, e l'affetto libero .Che ognuno in fatto di Reli
gione pensi o ami nel suo segreto come meglio gli aggra
da , è bene o male tutto suo proprio , nè da ciò le dottri
ne che professiamo, noi stessi, o i fedeli avranno di che
temere ; ma quella parola libera desterebbe gravissimi scan
dali in mezzo a'que' molti che nelle cose di Fede non sono ,
se non mezzanamente istruiti, ed anche tra coloro che avendo
il cuore signoreggiato dalle passioni, sono più vicini a per
der il dono prezioso della Fede ,siccome sarebbero di per sè
più lontani dall' ottenerlo . Simili scandali altresì destereb
be il pensiero e l'affetto libero pubblicamente manifesta
ti , in mezzo ad una gente cattolica . « La Religion catto
lica , dice il Balmes "), non ha mestieri di avvolgersi nel
le tenebre per mantener la dovutale sopreminenza , che le
acquistarono i diritti celesti ch'essa può vantare ; non mai
essa ba evitato la discussione, anzi per contrario si è a.
doperata a promuoverla con quanti mezzi erano in suo
potere » . Ma la discussione vuolsi tenere in mezzo a ' dot.
ti , ne' licei , nelle accademie e non in piazza ed innanzi a
chi per difetto di cognizioni può cadere in errore . Dite lo

) Loc . cit . p . 262 .


133

stesso di un culto libero e pubblico per riguardo a buoni


cattolici, si , ma rozzi , nè capaci di sufficiente istruzione ;
ed anche per rispetto a coloro il cui cuore è corrotto . Te
mendo adunque solo per i fedeli di questa libertà religio .
sa , avvisammo non poter approvare quella parte del discor
so del Lambruschini, mentre ci gode l'animo che nel no
stro Statuto costituzionale sia negato affatto l'esercizio pub
blico di ogni altro culto , fuorichè il cattolico romano , e che
siavi la censura preventiva per le opere che trattano ex
professo di Religione. « Sarà forse un insulto, dice altro
ve lo stesso Balmes " ) , fatto alla ragione dell'uomo l'indi.
cargli una norma fissa , che lo assicuri in riguardo a' pun
ti che gl'importan di più , lasciandogli altronde ampia li
bertà di pensare , come più gli piace , intorno a quel mondo
che Dio ha lasciato alle dispute degli uomini ? »
Di poi ci perdoni il ch . Compilatore , se gli diremo che
il suo giudizio intorno al Clero - napolitano , e argomentando
da' simili, anche intorno al Clero di provincia , è arrischiato e
pungente . Lir missione del Clero è stata , è tuttora , e sarà
sempre di annunziare a' popoli la parola di Colui, che a
vendo , or sono già diciannove secoli , detto a tutti gli uo .
mini ch ' essi erano fratelli, comando che si rendesse a Ce
sare quel che è di Cesare: e a Dio quel che è di Dio . E
però dee il Prete ricordare a tutti che non essendo podestà se
son da Dio , chi si oppone alla podestà , resiste alla ordi
nazione di Dio ; che la podestà è ministra di Dio per il bene,
e vendicatrice per punire chiunque mal fa ?). A compier que
sto suo dovere , ha di continuo il Clero nostro e nelle pubbli
che chiese , e nelle congregazioni di spirito, e nelle cappelle
serotine , ed al confessionale , insinuato alla gente di ogni con
dizione il rispetto dovuto alla legittima podestà. Mutate tra

1) Il Protestantismo paragonato col Cattolicismo ecc . tom. I,


p.53 ,Napoli,per cura della Società della Biblioteca Cattolica , 1848 .
- ) Ad Romanos, XIII , 1-4 .
139
noi si gloriosamente le sorti civili , il Clero non ha manca
to alla sua missione, e io ciò , stia certo il signor Compi
latore del Lucifero , ch' egli non ha soverchia fiducia ne
gli uomini per non crederci tanto perversi. Nulla non di
ciamo noi qui di que' nostri Ecclesiastici , che vedendo ne'
primi giorni della concessa Costituzione il popolo crederla
illegale, assembratolo in qualche tempio , gli dichiararono
come liberamente l'avea loro accordata l' augusto nostro
Principe. Nulla non diciamo delle private istruzioni e del
le esortazioni fatte da' Preti alla gente ignorante, perché si
astenesse da ogni alto o parola ingiuriosa alla legge del
Sovrano . Nulla non diciamo della bella lettera pastorale del
nostro Arcivescovo , già da noi riferita ; né di quella che il
Canonico Deputato per la Predicazione inviava testé a no
me dell' Eminentissimo Cardinale, a tutti que' Sacerdoti che
nella Quaresima annunzieranno al popolo della nostra città
e diocesi la parola di Dio . Nella quale sta detto : « Ella non
tralasci di dare opportunamente a ' fedeli quella istruzione
che valga a confermarli sempreppiù nel debito di una spon
tanea soggezione alle leggi , e di un sincero rispetto al Re,
ed alla nuova forma di governo a noi data da Dio, ripe
tendo loro , che tutto quanto può sperarsi di bene , solo po
trà conseguirsi quando nella mente e nel cuore dei citta
dini chiamati tutti a cooperarvi , si tenga vivo quel senti
mento d'ordine, di carità , di fede tanto coerente all' indo
le de' suoi Diocesani , e frutto salutare della nostra Santa
Cattolica Religione ) » . Dopo ciò non sappiamo, con quad

1) Se non ne scapitasse il decoro del nostro Eminentissimo Pa


store , e la gravità che da noi richiede l'indole di questa Rac
colta , vorremmo ammonire un tal giornaletto , perchè non inventi
favole nelle cose riguardanti il Clero . La lettera pastorale del mo
stro Arcivescovo e l'andamento de' suoi Preti a questi giorni ,
avrebbero dovuto fare accorto quel Compilatore , che tutti avreh
bongli gridato contro ,quando scriveva ,discutersi tutiora in un'adri
nanza di Ecclesiastici , se la Costituzione fosse o no colpa grave .
140
to fondamento si possa temere che il Clero voglia disertar
la sua missione e la santa causa cui Pio IX benedisse dal
Vaticano .
Ma , perchè mai non uscirono finora anche i Preti na
politani a predicar sulle pubbliche vie al popolo i suoi nuo
vi diritti e i suoi doveri ? Se il giorno 17 Febbrajo , in mez
zo a quella moltitudine assembratasi sulla spianata del Real
Palazzo , si fosse presentato un sacerdote per ammonirla ,
credete voi eh'essa ostinatamente avrebbe continuato a gri .
dare ? Adagio , signor Compilatore ; voi ben sapete che a
noi Ecclesiastici si appartiene predicare Cristo Crocifisso ,
e il decoro dell'augusto nostro carattere ne avrebbe patito ,
pigliando a ragionare sugli angoli delle pubbliche vie alla
gente , intorno alla Costituzione. L' abbiamo fatto nei tempii ,
secondo che il tema religioso de' nostri discorsi cel consenti
va ; lo faremo tuttora , e con più frutto che non sulla via . Giac
chè , facilissimo com'è il nostro buon popolo a frantende.
re, allora soprattutto che trattasi de' suoi materiali vantaggi ,
se avessimo a lui parlato di libertà , di affratellamento ec
celera, dein su una panca nelle pubbliche strade ,chi sa che
pon avrebbe creduto esser per lui arrivati que' tempi , che i
nostri antichi chiamarono età dell'oro , e non sarebbe così tra
scorso in riprovevoli eccessi ? Ed ora consentiteci , che alla
nostra volta vi dimandiamo : Se inayvedutamente non aves
se altri ripetuto alla bassa gente nelle piazze , esser per lei
pronto ad ogni domanda lavoro e denaro ; e tolta di mez
zo ogni disuguaglianza tra ricco e povero , esser uscita in
bando la miseria ; .credete voi che quella gente sarebbesi
colà recata a gridare , disturbando così l'ordine pubblico ? A
noi , che poco o nulla sappiam di filosofia dell' istoria e di po
litica ,parveciquesta la più semplice spiegazione di quel brutto
avvenimento . Chiudiam queste brevi riflessioni , applicando a
noi alcune parole del discorso che mons . Maginn , vescovo
irlandese,indirizzava a lord Stanley in difesa del Clero d'Ir
141
landa, accusato di dare mano a ' disordini avvenuti in quel
l ' in felice contrada . « Avrei voluto , milord , che foste stato
alquanto più chiaro nella vostra accusa . ... Dovreste spe
cificare quelle leggi che noi non approviamo . Imperocchè ,
se volete intendere le leggi che prescrivono la pace della
società , allora io nego la verità della vostra asserzione ;
mentre la serenissima maestà della regina Vittoria non ha
dentro tutto il suo dominio sudditi più fedeli del clero ir
landese . Ed io sostengo , che non si trovi fra gli stipendiati
ufficiali della corona chi sia stato più utile o attivo nel
mantenere l'ordine e la tranquillità pubblica, quanto l' in
fimo fra il nostro clero parrocchiale » .
Ma veniamo al nostro Costituzionale , il quale comincia
nel suo numero de' 29 Febbrajo alcuni pensieri sugli ar
ticoli della Costituzione napoletana. Il primo articolo che
toglie a discutervi il sig , Gaetano Valeriani, è questo : « L'u
nica Religione dello Stato sarà sempre la Cristiana Catto
lica Apostolica Romana , senza che possa esser mai permes
so l'esercizio di un' altra Religione » . Gemma preziosissi
ma appare questo articolo ad ogni vero Italiano, fra quel
le libertà e guarentigie, che acquistavamo testè all'ombra
dell' immortale Pontefice Pio Nono . Or il Valeriani avreb
be voluto, che la carta costituzionale dicesse : « Sian tolle.
rati gli altri culti , senza che possa mai esser permesso il
pubblico esercizio di alcun' altra religione » . Del che egli
dava in sostanza le seguenti ragioni : Libertà di coscienza
è il primo diritto dell'uomo; ma, secondo l'articolo della
Costituzione, il cittadino potrà esser violentato a credere
contro il proprio convincimento, tornando cosi in onore la
orrenda storia del Sant Uſizio. Oltrachè, potrebbero co
minciar le brighe religiose ; il Clero ad ogni passo aprirà
un sant' uffizio , e le armi del clero furon sempre nelle
masse popolari tremendissime. In fine, non adoperò for
se cosi nella sua Costituzione il Piemonte ; e non fece si
Rac.Rel. VoL.XV. 10
142

milmente , anche prima della Costituzione, il Governo To


scano ?
Per dirla tra noi , signor Valeriani, avevam finora credu
to che solo il giornale de' Débats avea potuto trovare a
ridire su questo articolo , e ch' esso soltanto avea potuto
soggiungere: « Confidiamo che intorno a questo punto , capirà
il Governo napolitano la necessità di mettersi in perfetto ac.
cordo coll ' idee del tempo » . Ma poichè voi ripetete presso
che quelle stesse cose, udite come l'Amide la Religion ' )
rispondeva : « Se quella moltitudine di setle che pullulano in
Ingbilterra e in Germania , a mò d'esempio, piace al giornale
de’ Débats, nessuno vorrà negare a 'Napolitani il diritto di
non esser del parere di lui ; o di essere più cristiani e più cat
tolici ; e posto che egli sia a sè medesimo coerente (il che di
leggieri concederemo), di essere almeno più coerenti di lui.
Nel rimanente contrapponiamo qui al giornale de Débals la
autorità non mica di un teologo , ma si di Montesquieu , il
quale , secondo che dice egli stesso , discorreva di religio
ne non come teologo , ma come politico. Monlesquieu a
dunque scriveva nel suo Spirito delle leggi : « Si avrà
un'ottima legge civile , allorchè lo Stato contento della
Religione dominante , non permetterà che un'altra vi si sta
bilisca » . Ma è noto , che nel reame di Napoli trattasi di
conservar la Religione già stabilita . Possano quindi i Na
politani , rigettando un sistema assurdo , apprezzare que
sta saggia disposizione del decreto organico , anche a co
sto d'incontrar la disapprovazione del giornale de' De
bats . Solo a questo badino che i principii della retta ra
gione e della vera Religione non si lascino sopraffare
dalle idee del tempo , quando queste son false e perni
ciose . Che se noi meriteremo intorno a questa materia
il rimprovero di non essere a livello delle idee in moda ,

1) Num . de' 10 Febbrajo.


143

non ce ne adonteremo » . Cosi ragionava il giornale fran


cese; noi però esaminando da vicino la domanda vostra,
non sappiam capire che cosa propriamente cerchiate di più .
Se non volete un pubblico esercizio di qualsivoglia cul.
to , certo non vorrete che nel cattolicissimo nostro Regno
il Cinese abbia la sua pagoda, il Musulmano la sua me.
schita, il Giudeo la sua sinagoga , il Protestante il suo tem
pio eccetera; certo non vorrete che sia fatta facoltà ad ognu.
no di declamare e scrivere contro qualsisia religione diversa
dalla sua propria ,di professar pubblicamente fino il deismo,
l'ateismo, il materialismo e lo scetticismo, o di aggiun.
gere calunnie a calunniel, ingiurie ad ingiurie per rendere
odioso e spregevole il cattolicismo e que che lo professano
o lo difendono.Or s' è così, come sonano anche le parole
vostre , non vediam perchè vi sembri distrutta con quel
l'articolo della nostra Costituzione la libertà di coscienza.
Potrà ciascuno in cuor suo credere come meglio gli ag.
grada; potrà eziandio nel suo segreto, nella propria casa ,
in mezzo alla propria famiglia ,adorare e Brama e Budda,
nè per questo gli sarà mai torto un sol capello . Voi non i.
gnorate , come fin da'primi secoli del Cristianesimo , la Chiesa
non mai costrinse un uomo ad adorare una divinità a cui egli
non volesse prestare omaggio ") ; mia si obbligò ed obbliga chi
fu od è cristiano, e perciò suo suddito , ad esser cattolico.
Nè temete per questo del Sant' Uffizio, la cui orrenda storia
vi mette tanta paura ; perchè oltre ad essersi tanto magni
ficata l' acerbità di que' gastighi , voi ben conoscete a chi
si vogliono essi attribuire ; ed oggidi , fino a che un uomo
ritenga inchiusa in mente sua un ' erronea dottrina religiosa,
niuna Autorità potrebbe, secondo la nostra Costituzione, dar
gli molestia di sorta . Ma se l'errore vien da lui manifestan
dosi nel pubblico, per fare onta alla religione di tutto un

*) Vedi Tertulliano nel suo Apologetico, c . 24 .


144

popolo ;se egli va proclamando un nuovo culto,egli è reo di


delitto contro la stessa società per i cattivi effetti che vi pro
duce la temerità sua, ed è però degno di gastigo.Vispaventan
forse le armi del clero , tremendissime nelle masse popolari ?
E noi possiamo farvi sicuro che non mai userà il Clero di que
st'armi per destar brighe e guerre religiose . La missione di lui
è missione di pace , onde adopererà , come fece ognora , la stima
e il rispetto che per lui nutrono e Principi e Popoli a cal
mare le ire , ed a mantener tra gli uomini la pace . Ed an
che quando l' Ecclesiastica Podestà davrà da sua parte ri.
chiamar sulla buona via gli erranti , ripeterà sempre : amate
gli uomini , sterminate gli errori. Un'occhiata sola che
diate alla Storia della Chiesa , vi convincerà pienamente di
ciò che ora vi diciamo . E bene, perchè Carlo Alberto in
Piemonte, e Leopoldo in Toscana proclamarono nelle Co
stituzioni loro pubblica libertà di coscienza ? Perchè , voi lo
sapete , hanno fra' loro sudditi molti e anche intere vali, che
già professavano pubblicamente un culto distinto dalla nostra
augustissima Religione.Per ciò nell'una e nell'altra Costi.
tuzione sla espresso così quell'articolo : « Gli altri culti ora
esistenti sono tollerati conformemente alle leggi » . E poi ,
perchè vorreste voi rapirci questo singolar pregio , di non
aver mai allignato nel nostro regno lo scisma o l' eresia ?
Unitevi piuttosto a noi in lodare quel saviissimo ordinamento
del nostro costituzionale Statuto , che non consente a que
sta mal' erba di pullulare sul nostro bel suolo . Trapassia
mo ad altro .
Un Amico del popolo , volendo ammaestrar la bassa
gente di ciò che riguarda la nostra novella forma di Go .
verno , ba cominciato a pubblicare un Catechismo della
Costituzione a foglietti volanti . Tutto cuore per i poveri
ed amantissimo, com'e' si dichiara , dell' Evangelo , dice.
va nel quarto numero di quel suo giornaletto : « Io non
scrivo e non penso , se non quanto il Vangelo c' insegna ,
145

perchè la Costituzione è opera evangelica , è istituzione


divina pronunziata dal labbro di Gesù Cristo , il quale ri
vindicò la dignità dell'uomo dichiarato libero dalla schia
vità » . Già noi sapevamo , e il popolo con noi lo sapeva ,
che il Divino nostro Salvatore fondò la sua legge di Gra
zia su' precetti dell' amor di Dio è del prossimo ; sapeva
mo che con la sua Redenzione ci liberò dal servaggio del
peccato ; ma non mai potremo restar capaci che tutto qué
sto sia stato una Costituzione. Se ciò fosse , ogni forma di
governo diversa dalla costituzionale non sarebbe cristiana ;
talchè, per tacere di ogni altra , se Roma si resse finora con
l' assolutismo, il governo di lei stato sarebbe insino ad oggi
opera anti -evangelica. Ci parvero si apertamente false quelle
parole dell'Amico del popolo , che le stiinammo non dette
da senno . Non egnalmente però potemmo giudicare di un'al
tra frase che scontrammo nel numero quinto , e che para :
gonata con altre antecedenti , non si può non pigliarla in
senso stretto e rigoroso. Discorre il catechista di quella se
greta società , che tanto fece parlare di sè or sono circa
trent'anni , e soggiunge : « Questa società , che i malevoli
dissero Seita ed accusarono come irreligiosa » . Chiunque
abbia per poco letto nelle storie 7 sa bene che questa so
cietà dava insegnamenti contrari a quelli della vera religione
di Cristo .Ond'è che trasecolammo, leggendo nell' Amico del
popolo quelle poche parole . Per pietà ,signor catechista, non
vogliate dare alla minuta gente ammaestramenti pericolosi !
Voi dicevate nel numero 2ºdel vostro giornaletto : « Come puo
dirsi religioso quell'uomo che parla contro il Capo visibile
di santa Chiesa ? Come può aver fede chi nega a Pietro le
chiavi ? Non ricordate voi la sentenza di Gesù Cristo Signor
nostro , il quale disse : chi non ubbidisce alla Chiesa...
non merita di esser tenuto in conto di Cristiano, ma di un
pagano che non crede Dio Signor nostro ? » Ed ora , ave
te forse dimenticato che quattro Pontefici hanno condan
146

nato con loro Bolle quella setta ? Sovvengavi, che Clemente


XII e Benedetto XIV , con le due Constituzioni, in eminenti,
de 28 Aprile 1738 , e Providas de 18 Maggio 1751, con
dannarono e proibirono quelle tali associazioni che dette
ro origine a questa di cui ragioniamo; che Pio VII con
danno quest'ultima con la sua Bolla, Ecclesiam a Jesu Chri
sto , de 13 Settembre 1821 ; e che Leone XII con una Bolla
de' 13 Marzo 1825 ripetè tale condanna. Se dopo ciò , non
vorrà quella società dirsi setta antireligiosa da ogni cattoli
co , non sappiamo quale altra possa esserlo .
E qui faremo fine all' esame propostoci , pregando a mani
giunte alcuni de' nostri concittadini, perchè nello scrivere
abbiano almeno riguardo all'indole dignitosa della stampa ;
acciocchè altri non voglia crederci indegni delle guarenti
gie oltenute , e non applichi alla patria nostra quelle parole
delte testė da un capo dell'ultima rivoluzione in Ginevra ,
Giacomo Fazy, che non è possibile governare colla libertà
della stampa .
I COMPILATORI
147
NOTIZIE

ITALIA Roma Lodevolissimo è stato il pensiero di


alcuni pietosi , i quali acciocchè sia resa qui in terra la
maggior gloria possibile all'Immacolata Concezione diMa
ria Santissima, stabilirono un' Associazione di preghiere.
Essa proponesi di oltener da Dio che venga dogmaticamente
definito e dichiaralo questo singolar privilegio di Lei , sotto
il cui eccelso patrocinio tutti ricoveransi i fedeli; e ad im
petrar tanto dono esorta che in ciascun giorno dell'anno
venga offerto per ciò appunto al Signore il santo Sacrifizio
della Messa da ' Sacerdoti, e la santissima Comunione da'lai
ci . Un numero grandissimo di Cardinali, Arcivescovi , Vesco
vi , Visitatori Apostolici, Generali di Ordini, Prelati , Sacer
doti secolari e regolari , Religiosi, Religiose e Laici hanno
già dato il nome loro a questa pia società . Ed ora , chiun
que voglia ascriversi alla medesima, potrà mandare scrit
to all'Uffizio di questa Raccolta il nome suo,indicando il
giorno ovvero i giorni,in cui vorrà ogni anno offerire a Dio
per questo fine o la sania Messa o la santa Comunione. Rac .
colti i nomi , saranno in acconcio notamento inviati a Roma ,
- Il giorno della Purificazione di Maria , il Sommo Pon.
tefice riceve, secondo un antico costume, da Capi degli Or
dini religiosi de' ceri . Uno ne offri bellissimo in quest'an
no l'abate de Géramb, proccuratore generale della Trappa
di Rancé , sul quale leggevasi : « Il P. Maria Giuseppe de
Géramb, abate proccuratore generale della Congregazione
di Nostra Donna della Trappa di Rancé, ritornando la fe
sta della Purificazione di Maria , offre un cero a Pio IX
col motto : Domine salvum fac Pontificem nostrum Pium ,
e indirizza al Signore questa preghiera : - Parlerò al mio
Dio , benchè io sia polvere e cenere . Sommo Iddio che
imponeste su Pio IX il pesante fascio del pontificalo , deh !
portatelo con lui , siategli guida e sosteguo: Voi che lo chia
148
maste al lavoro, e gli confidaste il timone della navicella
di Pietro , donategli e forza e lume , affinché sia felice Ja
navigazione di lui in mezzo a tante tenebre e a tanti sco
gli . E voi, Vergine santa , o Maria nostra Madre , potentis
sima patrona, se l' ingratitudine degli uomini , se il malvo .
lere , se la vertigine del secolo nuovi ostacoli gli procacce
ranno per via , siategli propizia , o stella del mare, e gui
date la sua mano ) . .
FRANCIA Gli archeologi e que' che amano la musica
di Chiesa leggeranno con piacere il seguente brano di let.
tera del sig . Danjou , che fu riprodotto negli Annali di Fi
losofia Cristiana "): « Nella Biblioteca della Facoltà di Mont
pellier ho troyato l' Antifonario di San Gregorio notato
in lettere , uno degli esemplari che papa Adriano donò a
Carlomagno , ovvero copiato da uno de' cantori romani , in
viati in Francia a quel tempo . Ecco adunque come senza
alcuna discussione, e sol che si copii questo manoscritto,
si sarà ristorato il canto ecclesiastico . Ed osservate che di
questo -Antifonario notàto in lettere non si avea più notizia
da 800 anni; che san Bernardo inutilmente fecelo ricerca.
rè; che il pontefice Giovanni XIX , nel 1024, non ne cono
sceva alcuno esemplare ; che Guido d'Arezzo non sapeva
nè meno se questo avea ' esistenza ; che tutti i dotti france.
si , come Mabillon , Lebrun, Montfaucon , e Gerbert l' ebbe
ro per perdato , e che finalmente i dotti alemanni Kiesewet
ter ed altri composero anche dissertazioni per dimostrare
che nel canto di Chiesa non si erano mai adoperate le no
te in lettere. Or poichè la notazione co' segni simbolici del
le neume è quasi inintelligibile ; poichè solamente al seco
lo XII cominciossi a scrivere la musica in una maniera
chiara ; e poichè san Gregorio visse nel VI secolo , se ne
dedurrebbe che la più autentica versione che avevam del
canto gregoriano era posteriore a san Gregorio di 600 an

") Fasc . di Gennajo 1848,


149

ni . Intanto, ecco una copia fatta 150 anni dopo san Gre
gorio , sull'Antifonario ch'egli medesimo avea notato , la qua
le si può facilissimamente leggere . Voi ben comprendete
l'importanza di questo avvenimento » . Prometteva poi il
sig . Danjou di dare in luce per associazione quel manoscrit
to . E veramente , se la scoperta è tale , quale egli descris
sela , gli eruditi dovranno sapergli assai grado .
Reca l'Univers de 4 Febbrajo , che l'Accademia del
le Scienze morali e politiche, per la classe di filosofia , do
po rapporto del Cousin , ha nominato ad unanimità di suf
fragi suo socio corrispondente Antonio Rosmini , questo il
lustre italiano per carità cristiana e scienza filosofica com
mendevolissimo. Egli è forse il primo ecclesiastico che ven
ga ammesso in quella classe dell'Istituto .
SVIZZERA - Uno de' monaci ospitalieri del Gran San Ber
nardo scrivea cosi in una sua lettera al Compilatore del .
l'Univers " ) : « Dopo aver patito per un mese le ingiurie
di questa sfrenata soldatesca ; dopo aver veduto cogli oc
chi nostri scacciati per forza i fedeli nostri domestici , e do
po esserci state tolte le chiavi e dichiaratoci che non era
vamo più ospitalieri , bisognava che si mettesse il colmo al.
la persecuzione . Un commessario del Governo , Piotaz, a'
dodici Gennajo , c' ingiunse di non uscir più dalle nostre
celle e di rimanervi prigionieri . Il quale comando venne
letteralmente eseguito ; di giorno e di notte eravam guar
dati da sentinelle a vista ; e solo dopo vivissime istanze ci
fu permesso di recarci alla cappella per compiere i nostri
doveri di Religione . Dieci giorni vivemmo così imprigiona
ti , e questa nostra condizione , già tanto penosa , divenne
altresi peggiore . La mattina de' 21 Gennajo, lo stesso com
messario ci ordinò , a nome del Governo , di abbandonare
allora allora l' ospizio e recarci a Martigny . I monaci , poi
chè protestarono contro questo ingiusto decreto e dichiararo

?) Vedi il Num . de' 30 Gennajo,


130
no di non poter altrimenti cedere che per forza , si ritras
sero alle proprie celle per altendere ognuno a' suoi dove
ri. Di tratto entrarono in ogni stanza de' Padri un dieci
soldati , armati di schioppi e con sciabla nuda in mano , e
di là strappatili a viva forza , li trascinarono fin sul limita.
re della porta principale . Nè le preghiere de' Padri , nè il
pianto di due viaggiatori che furon testimoni di scena si
lagrimevole, valsero ad impietosire que' crudi ; fu forza sotto.
inettersi. Gli ufficiali del Governo operarono allo stesso modo
nella casa di rifugio per i vecchi e gl'infermi a Martigoy » .
GERMANIA A ' 29 del passato Gennajo moriva a Mo
naco il celebre pubblicista bavaro Giuseppe Görres che'a .
iulò con tanto zelo la causa caltolica in quella contrada .
( Dall' Univers, Num . de' 4 Febbrajo . )
STATI - UNITI DI AMERICA -L' Almanacco cattolico degli
Stati-Uniti del 1848 contiene intorno alle cose della Reli
gione in questo paese delle importanti notizie . Il numero de'
cattolici somma ad un 1,200,000,mentre tutta la popolazione
non è che di soli 17,000,000 di abitanti . Tutti i cittadini
della repubblica ,eccettuati quelli che fan parte dell'unità della
Chiesa , son divisi in circa venti Sette differenti tra loro , le
quali si suddividono sempre in altre nuove , mentre che il nu .
mero de' veri cattolici s' ingrossa ogni anno per quelli che
lasciano l'Europa, e quelli che si convertono . In tutto il
territorio degli Stati Uniti ,non esclusi l' Oregone e il Texas ,
vi sono 3 arcivescovi, 24 vescovi, 890 preti, 907 chiese, e 562
stazioni, ovvero cappelle . La chericia nel 1847 è cresciuta
di altri 76 preti , ed in questo solo anno sono state costrui
te 93 chiese a spese de' fedeli ,col soccorso dell'Opera della
Propagazione della Fede , ma senza niun aiuto per parte
del governo . Mettendosi in paragone la precedente statistica
con quella del 1837, si rileva che in questo periodo di 11
anni il numero delle diocesi è cresciuto più del doppio , e
si è triplicato quello dei preti e delle chiese . Il quadro che
segue mostrerà chiarissimo questo notevole accrescimento :
131
1837 1848
Diocesi . . 13 27
Preti . 3 373 890
Chiese 300 : 907 .

Nel quale quadro sole due diocesi dell'Oregone son conte


nute , quantunque questa provincia ecclesiastica debba con .
tarne otto, dopo la bolla di Gregorio XVI,pubblicata nel 1846 .
Risguardo alla quale provincia, soli due Vescovi si trovano
per ora in quella porzione, che pertiene al territorio degli
Stati Uniti. Nel 1847 Sua Santità Pio IX richiestone dal
sesto Concilio di Baltimora ha erette tre diocesi , quelle cioè
di Cleveland , di Albany e di Buffalo; le quali due ultime
fan parte dello stato di Nuova-Jorca , ove il numero de' cat
tolici va continuamente crescendo , ed ove il degno Vesco
vo era sopraccarico di travagli, estendendosi la sua giuri .
sdizione su di un paese non meno grande di quello che sia
la Francia intera . Di questa suddivisione la Religione s'im
promette non leggieri vantaggi , mentre che per essa si met.
tono i cherici ed i fedeli in più frequenti relazioni col lo
ro primo Pastore, si aprono seminarii e scuole ecclesiasti
che in moltissimi luoghi della contrada, e cresce il novero
di coloro, i quali si addicono allo stato ecclesiastico. Ora
vi son 217 persone le quali vogliono rendersi preti , e che si
trovano di presente in differenti Seminarii dell'Unione; e
pure questo clericale semenzaio non è a pezza bastante a
sopperire ai bisogni di un culto sempre crescente , ed a ren
dere ben fermo nel paese l' utile di una chericia indigena ,
in difetto della quale le Chiese lontane spesso non sono state,
che unioni di Cristiani di corta durata . Senza dubbio la no .
stra Religione trovasi di presente troppo stabilita negli Sta
ti-Uniti , perchè possa incontrarvi quella sorte medesima ,
che l' ebbe abbattuta nel Giappone , e nella Cina . La Fran
cia e l' Irlanda non si rimarranno dal mandarvi i loro mis
sionari, a fine di riempiere tulle quelle lacune , cui nel mi.
nistero degli altari vi lasceranno i candidati americani.Ne
132

è di minore importanza il sapere che il numero dei semi


narii vada sempre crescendo; di essi soli quattordici ve ne
sono per ora nei ventiselie vescovadi dell'Unione » . (Uni
vers, Num . de' 23 Gennajo . )
SIRIA — « Il nuovo Patriarca Monsignor Valerga arrivo
a Gerusalemme la mattina del 17 del passato Gennajo. U.
na lettera , che riceviamo di colà in data del 26, scrittaci
dal segretario del Patriarca , dopo narrato il viaggio , cosi
descrive l'ingresso che fecero in quella città : « Varcato il
monte che sovrasta s . Giovanni in Montana, su picciol pia .
no trovammo il console di Francia, quello di Sardegna ,
ed il Padre custode di Terrasanta , che erano venuti ad in
contrarci . Il Pascià anch'egli avea mandato il suo Drago.
manno , corteggio e cavallo , affinchè Monsignore lasciato
quello ove era , salisse sul suo bellissime, snello e barda
to di oro . Appressatici a Gerusalemme, e cristiani, e gre
ci , e turchi , ed ebrei erano accorsi in folla alla porta del.
la città , fuori della quale alcune donne turche in segno di
festa e di acclamazione trillavano e gorgheggiavano in quel
modo che a noi europei sembrava il canto delle gru . Fe
ce grandissima impressione a tutti in diverso senso l'ave
re i religiosi inalberata la Croce, e l'esser venuti proces
sionalmente fino alla porta della città . Forse dai tempi di
Goffredo in poi , mai era accaduta simile cosa , ed i turchi
sopraffatti e quasi attoniti dicevano , che la porta della cit
tà era divenuta quella della chiesa , e sciuf, sciuf ( guarda,
guarda ) a vicenda dicevano : pur nulla seguì. Entrammo
a cavallo , e la processione e la Croce ci precedevano , e
smontammo vicino alla Chiesa del Santissimo Salvatore . Il
Patriarca s' inginocchiò davanti all' altare , e fu intuonato
il Te Deum . Lesse poi un commovente e ragionato discor
so , ed ammise al bacio dell'anello i Religiosi ed i Conso
li . Il popolo pure lo baciò, ma per la moltitudine non fu
rono contentati tutti » . ( 11 Labaro de 23 Febbrajo .)
153
Supplica di Monsignor Anastasio Hartmann Vescovo Der
bense, e Vicario Apostolico di Patna nell' Indie Orien
tali, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini

Patna , città sulle sponde del Gange , popolata da circa


300,000 anime , posta tra Agra e Calcutta, sotto il 25 gra
do di latitudine settentrionale, capitale della Provincia del
Behar, formava una volta la sede dei Prefetti della Missio
ne Indostana, e Tibetana . Ma da poi, come capo luogo del
la Missione venne eletta Agra , ed ai Prefetti Apostolici suc
cessero gli Apostolici Vicarii ; e ciò avvenne in quel tem
po stesso , in cui l'Inghilterra sottometteva al suo dominio
nuovi tratti di paese Indostano , e stazioni militari e civili
andava qua e là moltiplicando . Allora fu sentito dovunque
il bisogno d'aver dei Missionarii. Per l' allontanamento del
conquistato paese dall' Europa , succedeva in quei primi tem
pi che un solo Padre , non dico più Missioni , ma più di
stretti avesse ad amministrare ad una volta , e sempre er
rante , mutar di Sede, e fissarla poi là dove il numero dei
convertiti fedeli più richiedeva . Correndo così l'evento del
le cose , fu allora che la città di Patna perdė il suo Mis
sionario che avea, da che tolti i Prefetti Apostolici da lei,
e trasferiti in qualità di Vescovi e Vicarii Apostolici ad
Agra , ella perdè ancora di splendore , e di gloria cristia
na . In tale deplorabile stato i fedeli rimastivi si fecero a
poco a poco settarii di differenti credenze ; il rimanente di
essi , che pure durarono Cattolici, diventarono pietra di scan
dalo agli stessi Infedeli. Tal cancro serpeggiò più o meno
per tutta la Provincia del Behar, e vi era da temere, che
come avvenne nel 1704 della Missione nel Regno del Ne
pal , estinta per l'espulsione di tutti Cattolici , così di que
sta di Behar non succedesse , causa la mancanza de' Mis
sionarii Caltolici dall' un canto , e l' aumento , e zelo mal
diretto , ma caldo de Ministri Protestanti dall'altro . Per
cui la Santa Sede incominciò a seriamente riflettere come
por argine a tanto male, e statui di dare un proprio par
ticolare Vicario a tutte assieme le Provincie del Behar,
Nepal , e Sikim , il quale avesse sua residenza in Patna . Ed
avvenne da qui, che nell'anno testè passato, 1816 , noi seh
bene sotto ogni riguardo immeritevoli, e non senza gemi
ti e lacrime visto lo stato di questa povera Missione, venim
mo eletti in Vicario Apostolico . Nè avremmo per alcun ver
so accettata si gran carica , se tocco non ci avesse pietà
e carità insieme; chè altri di noi senza comparazione più
degno , eletto egli il primo qual Vicario Apostolico di que
sta Missione , si ritrasse dall'annuire , e considerate le mol
te difficoltà che involveva , rinunciò a tanto peso . E per
verità non appena abbiamo noi dato principio all'opera nel
l'alto Ministero affidatoci, che tantosto innumerevoli , e non
mai antiveduti ostacoli da tutte parti incontrammo , sicchè
se Iddio non ci avesse egli stesso nell'insufficienza nostra
particolarmente surrelti , per certo avremmo dovuto suc
cumbere, ed il Vicariato nella sua stessa prima infanzia
sarebbe restato soffocato , e morto . Passiam sopra alle con
traddizioni e persecuzioni che abbiamo avuto ad incontra
re , ci sono esse pel contrario ragion di gloria . Ma senza
dolore contemplare non potemmo , scorrere per la Missione
in lugubre trionfo la desolazione e l'abbominazione , allu
diamo all'ignoranza ed all' immoralità , che regnava di mez
zo tra tutti i fedeli . A togliere queste origini d'ogni male,
pubblici Istituti d'educazione per la gioventù dell' uno e
dell'altro sesso sono indispensabili , affinchè per via di que
sti si vada formando una nuova generazione ; più un Semi
nario almeno per avere un altro di de' Missionarii senza
più il carico di tirarli d'Europa . Al che trovandoci noi to .
talmente inabilitati per difetto di mezzi e di operai ( giac
chè sopra un numero di 10,000,000 d'anime , quanto con
155

ta il nostro Vicariato, soli 9 Missionarii aliualmente abbia


mo a nostra disposizione , e questi tutti colle loro partico
lari occupazioni di Missione , e nell'anno scorso 4 soli ) , e
vedendo come tutt' i Vicarii Apostolici che ci stanno vici
ni e lontani , conosciuta la necessità e l'utile di tali Isti .
tuti , se li eressero , e fruiscono d' essi , e noi i soli nel no .
stro . Vicariato per povertà ne andiamo privi , innoltriamo
colla più gran confidenza nel Signore questa circolare, rac
comandandola alla carità di tutti i fedeli d' Europa , in par
ticolare a questa non tarda ed inoperata , ed illustre città
di Napoli . Chè giova il sapere , il Vicariato non aver fondi
di sorta in danaro, o possessione ; i Missionarii potervi ap
pena vivere , ed essere stato con difficoltà , ed estrema ezian.
dio , che a noi stesso venne fatto di trovar fin qui un toz,
zo di pane sull' elemosine tirate d'Europa . Patna, sebbene
ricchissima città , per essere tutta idolatra è sì povera per
i Missionarii , che un solo anche vi fosse non avrebbe di
che vivere , e tutto intero il Vicariato non conta 10 fami.
glie cattoliche che possano o vogliano contribuire per i pub
blici Istituti. Si aggiunga a questo quanto richiedesi al ne.
cessario sostentamento de' Missionarii , cui intendiamo quan
to prima estendere sino al Nepal, Regno tributario alla Chi.
na , per far rivivere quell' estinta Missione e per ripararvi le
Chiese , o ergerne di nuove giusta la necessità ; e si vedrà
di quanto soccorso fia d'uopo alla nostra Missione , onde
avviarla a buon successo . Per cui c' è proprio necessario
aver ricorso alla carità d' Europa tutta , e la domandare ,
e là pregare , e là insistere . Sappiamo assai bene ogni pae
se avere i suoi poveri , e i suoi proprii parziali bisogni , che
domandano d' essere urgentemente soddisfatti, ma la carità
non vien mai meno, nè è vincolata ai luoghi, ma piega
giusta la necessità , come si legge di quel Samaritano , che
si adoperò in pro d'un estraneo . Chieder soccorsi affine
di viver noi più comodamente, per erigere magnifici tem
156

pii , o per farci nel mondo un gran nome saprebbe di de .


risorio e d'ingiusto; e se a tanto c’inducessimo, ne avren
mo onta noi primi, e temeremmo con ragione, non forse
Judio avesse a maledire alla temerità nostra , per il che stret .
ti da tanta povertà per il più immediato e giusto fine bat
tiamo alla porta de' ricchi. Confidiamo in Dio non aver ri
pulsa . Qual siasi tenue elemosina verrà ricevuta con gra
titudine . Per cui ardiremo raccomandarci al diletto nostro
Fratello in Gesù Cristo Don Saverio Persico ' ) , Capo di Ri
partimento dell' Intendenza generale dell' Esercito, perchè
nella di lui carità e zelo per la causa della nostra Santa
Religione volesse prendersi l' assunto di far circolare la pre
sente carta tra le sue conoscenze , raccoglier le offerte ele
mosine , e ritenerle presso di sè sino a che il di lui figlio
solto la nostra dipendenza spirituale abbia a scrivergli di far
le partire per l' Indie .
Dato daila nostra Residenza , Patna 2 Dicembre 1847.
ANASTASIO HARTMANN

) L'abitazione del sig. Persico è in strada s . Giuseppe de' Nu


di, n . ° 18. Potrà eziandio chi volesse pigliar parte a quest'ope
ra di cristiana carità, dirigere le sue offerte all'abate D. Andrea
Eichholzer , Elemosiniere di S. A. R. la Principessa di Salerno ,
al quale indirizzò una lettera consimile quel Vicario Apostolico ,
stato già suo amico e condiscepolo. (Nota de Compilatori. )
LA SCIENZA E LA FEDE

JFascicolo 87 .
Marzo 1818

SCIE 1T ZE

II .

Del razionalismo teologico de' più celebri filosofi tedeschi


e francesi da Kant insino a' giorni nostri * ).

ARTICOLO X.

FICHTE

LA Critica della ragione pura di Kant, che noi abbiamo


esposta ne' precedenti quaderni, commosse grandemente gli
animi di tutti i pensatori alemanni, e fu cagione di molte
e gagliardissime lotte . Alcuni , già celebri per importanti
lavori, come Garve, Herder, Jacobi combatterono a tutto
potere le fatali conseguenze del criticismo, ma i più lo col
tivarono con assai amore , e diedero opera ad applicarlo al
la logica, alla metafisica, alla psicologia, all'etica , al drit
to di natura , alla filosofia della religione , all'estetica , e al
la pedagogia. Se non che i più avveduti credettero scorge

*) Vedi i vol . VI , pp . 174 segg ., 415 segg . ; VII , 265 segg .;


VIII , 168 segg . , 241 segg.; 401 segg . ; IX , 405 segg . Tralasciamo
di confutare i rimanenti errori della teologia kantiana , giacchè
il dotto e pio P.Luigi Taparelli ne ha già esaminato maestrevol
mente in queste carte ( vol . XIII , 81 segg .; 161 segg . ) il punto
principale , che riguarda la vera natura della Chiesa cristiana .
Rac.REL . VOL.XV. 11
138
re un difetto fondamentale nella critica kantiana , e si stu
diarono di apportarvi rimedio . Per comprender bene la men
te di coloro , che tolsero a perfezionare la filosofia di Kant ,
bisogna ricordarsi che il filosofo di Conisberga fattosi a spie .
gare , come la mente nostra arriva ad acquistare conoscen
za degli oggetti distinti da lei , prese le mosse dall'ammet
tere l'esistenza del soggetto e dell'oggetto .Egli in effetto in
segnò che l'intelletto non può esercitarsi se non gli sia of
ferta la materia da ' sensi, e sostenne che l'intelletto combi
nando le forme della sensibilità con le forme sue proprie, co
struisce il mondo sensibile . Oltre alla sensibilità e l' intel
letto riconobbe altresi la ragione, la quale fornisce le tre
idee dell'io, del mondo è di Dio ; ed ammise non solo que
sta ragione chiamata da lui teoretica , ma anche la prati
tica ,sorgente de principii della morale . Kant adunque non
stabili la filosofia sopra un principio unico , da cui nasca la
scienza , e a cui come a centro comune mettano capo tutte le
facoltà dello spirito umano.Or -parve questo a' suoi discepo
li un vizio radicale, stantechè se la vita dello spirito è u
na nel suo principio e nella sua fine, uno debb' essere e
ziandio il principio del suo progressivo svolgimento , e quin
di uno il principio della scienza che lo rappresenta , sebbe
ne , siccome lo spirito si svolge solto diversi e vari aspet
ti , la scienza si effettui al paro con diverse facoltà e diver.
se operazioni . Quindi i filosofi tedeschi, che vollero seguire
il camino aperto da Kant, si travagliarono ad abbattere il
dualismo kantiano del soggetto e dell'oggetto della conoscen
za , e sostituirvi un principio, unico che il soggetto e l'og
getto insieme comprendesse. Or è chiaro che , laddove vo
gliasi ridurre ad un principio unico il soggetto e l'oggetto ,
tre sole vie ci si fanno innanzi,dovendosi dedurre o l'oggetto
dal soggetto , o il soggetto e l'oggetlo insieme dall' assoluto ,
o da ciò che è comune al soggeito e all'oggetto, e l'u
no con l'altro armonizza. Nel primo caso si ha il princi.
159

pio di opposizione del soggello e dell'oggetto , nel secon .


do il principio dell'identità assoluta del soggetto e dell'og .
getto , e nel terzo il principio dell'armonia del soggetto e
dell'oggetto. La prima via fu battuta da Fichte, la seconda
da Schelling, ed in parte anche da Hegel , l'ultima da Krau .
se . Il perchè dovendo noi esaminare i principali sistemi di
razionalismo teologico , che sono nati in Germania dalla fi .
losofia critica , c'è mestieri di esporre i pensamenti de'quat
tro sunnominati filosofi, che hanno segnale le quattro prin .
cipali vicende dell'ultimo svolgimento della filosofia aleman .
na . Cominciamo da Amedeo Fichte.
Prima che Fichte richiamasse a sè con le sue ardite leo .
riche l'attenzione della doita Alemagna, due non ignobili
filosofi Carlo Reinhold, e Sigismondo Beck si erano adope .
rati a ridurre all'unità i principii della filosofia critica ,
ed apertogli con ciò il camino . Reinhold riconobbe la ve
rità del principio di Kant , che i concelli senza materia
sono vuoti , e le intuizioni senza concetti sono cieche ; ma
osservò non esser siffatto principio un assioma , siccome a
vea stimato Kant, ma si un teorema , che avea mestieri di
pruova . Or egli si fece ad investigare una tal pruova , av
visando che ella somministrasse alla filosofia kantiana il
principio e il fondamento di cui mancava. Nulla v'ha ,
egli disse , nell'intelletto , che non sia “ una rappresentazio
ne, talchè la rappresentazione può considerarsi come la for
ma generale di tutti i nostri pensieri . La rappresentazione
non esiste in noi , se non in quanto ne abbiamo coscienza .
Or chiunque esamina la propria coscienza, vi scorge che
in qualunque pensiero egli distingue sempre prima sestes .
so , cioè il soggetto che pensa , indi l'oggetto del suo pen
siero , in fine la rappresentazione dell'oggetto per mezzo
del soggetto, in guisa che senza questa triplice distinzione
la coscienza stessa è impossibile. Adunque la rappresenta
zione non è un pensiero semplice , ma un pensiero compo
160
sto da due elementi, di cui uno nasce dal soggetto , e un
altro dall'oggetto . Egli non è difficile conoscere , quale è
la natura di questi elementi , che costituiscono la rappre
sentazione . Se la natura onde siamo circondati, compren
de un gran numero di oggetti distinti tra loro , è necessa.
rio che gli oggetti esterni sieno forniti di qualità distinte ;
or ciò non potrebbe accadere , se la natura non compren
+
desse il molteplice; dunque l'elemento della rappresenta
zione che nasce dall'obbietto , è la nozione del molteplice .
Conosciuto che l' elemento il quale nasce dall'obbietto , è
la nozione del molteplice, si conosce eziandio, che l'oppo
sto del molteplice, o sia la nozione dell'unità è l'elemen
to che ha origine dal soggetto , essendo il soggetto oppo
sto all'oggetto . Sicchè la rappresentazione risulta dalle due
nozioni di unità, e di moltiplicità , e se vogliasi distingue
re nel pensiero la materia e la forma, si può stabilire che
la rappresentazione riceve la sua materia , o sia il molte
plice , dall'oggetto , e la sua forma, o sia l'unità , dal sog
getto. La rappresentazione adunque, o sia il fatto della
coscienza , che dalla rappresentazione è costituito , è il vero
principio della filosofia, ed è il principio di cui il critici
smo di Kant ha bisogno , perchè possa elevarsi alla con
dizione di scienza ' ) . Fichte, lutloché lodasse il Reinhold
per l'intento di richiamare la filosofia ad un principio unico ,
nondimeno sostenne , un tal principio non potere esser punto la
rappresentazione immaginata da lui . « Non è , egli disse , que
sta stessa rappresentazione una combinazione mostruosa di
due elementi eterogenei ed estranei l'uno dall'altro ? La ma
teria , o sia il inolteplice , dee venir dal di fuori, e l'unità ,
o sia la forma , dal di dentro, senza che ci si dica , quale
affinità vi sia tra questi due principii opposti ) » . Noi os

1) Versuch einer neuen Theorie ecc . Nuova teorica della fa


coltà rappresentativa , Praga e Jena 1789. — 2) Gazzetta lette
raria di Jena, p . 47-19, 1794 .
161
serviamo altresi che l'idea della rappresentazione di Rei
whold, lungi dal provare la verità della filosofia critica di
Kant, la presuppone , perciocchè Reinhold assume, come un
fatto evidente di coscienza, il principio stabilito da Kant ,
che il solo molteplice viene dal di fuori, e che l'unità vi
è posta dall'intelletto .
Beck , uno de' più chiari chiosatori della filosofia kantia .
na , comballé la teorica della rappresentazione, e collocò in
quella vece il principio supremo della filosofia nel fatto di
una rappresentazione primitiva , le cui diverse funzioni co
stituiscono le forme particolari del pensiero . In virtù di tal
principio egli insegno, clie l'intelletto per mezzo della nozio
ne di grandezza genera lo spazio ed il tempo , e per tal guisa
cancellando ogni linea di separazione tra l'intuizione sensi.
bile e il pensiero, difese un idealismo, non molto diverso ,
come vedremo, da quello di Fichte " ). In fatti questo filosofo
lo riguardò come il più fedele interpetre di Kant , e la scuola
di Hegel l'ha collocato tra Reinhold , e Fichte ?) .
Facciamoci ora a vedere , come Fichte cercò di rintrac
ciare il principio supremo del sapere umano , e creare cosi
la dottrina della scienza , o sia la scienza della scienza 3 ) .
Il professore di Jena stimò il principio vero della scienza
dover esser tale, che non presupponga nè la materia , nè la
forma della conoscenza , e però non solo non presupponga
gli oggetti, ma nè pure la stessa coscienza . Per rinvenire
questo principio ecco come egli ragiona: Ogni scienza de
ve esser fondata sopra un principio , il quale sia certo per
1) Erloenternder Auszug ecc. Commentario di Kant, vol . III ,
dove esamina la teorica di Reinhold con questo titolo: Del solo
aspetto possibile pel quale dee considerarsi la filosofia di Kant,
Riga 1796.—?) Vedi Rosenkranz, Geschichte der Kanischen Phi
losophie, Storia della filosofia Kantiana , opera che forma il XII
volume delle opere compiute di Kant, Lipsia 1840. — 3) Ueber den
Begriffrece, Idca della teorica della scienza , 2^ ediz. Jena 1798.
Ve n'ha una traduzione francese del sig. Grimblot, Parigi 1843 .
162

se , e che comunichi la certezza alle proposizioni che ne de.


rivano. Questo principio , essendo una proposizione, debbe
esprimere due elementi , la materia e la forma , o sia una
cosa di cui si sa qualche altra cosa , e questa cosa che si sa
di essa.Cosi in questa proposizione: A =B ; A e B sono la ma
teria del sapere, e l'uguaglianza annunziata tra A e B è la
forma del sapere stesso . Quindi per avere il principio certo
di una scienza fa mestiero , che la materia e la forma ab
biano una convenienza necessaria tra loro . Ma è egli pos
sibile che esista un così fatto principio del sapere , o sia un
principio che, mentre è certo per sé , sia capace di comu
nicare la certezza ad altre proposizioni diverse da sė ? Per
conoscere ciò , è necessario investigare, come in generale
sia possibile e valida la scienza . Or questo è l'ufficio pro
prio della filosofia ,la quale per ciò dee denominarsi la scien .
za della scienza , o la dottrina della scienza . La filosofia
adunque; o sia la scienza della scienza ,mira a dimostrare la
possibilità de'principii quanto alla loro forma e al loro valore,
ed a stabilire con ciò la possibilità e la validità di ogni scien
za . Intanto la scienza della scienza, essendo anche ella una
scienza , ba bisogno , come ogni altra scienza diun principio da
cni muova.Se non che il principio della scienza della scienza
si distingue da' principii delle altre singole scienze in ciò
che non può esser stabilito e provato per la stessa scienza
della scienza. Perciocchè la pruova di un principio presup
pone un principio superiore ad esso col quale si effettui la
pruova ; or essendo la scienza della scienza superiore a tut
te le altre scienze , ed essendo tutte le altre scienze subor
dinate a lei , il suo principio è superiore a tutti gli altri prin
cipii , e tutti tiene a sè subordinali, e però non è capace di
alcuna pruova . Siccbè a chi voglia sapere , come è possibile
e valida la scienza della scienza , non puossi dir altro , se
non che ella è possibile e valida per sè stessa , o che ella
è la scienza della scienza , perchè è la scienza della scien
163
za . Da ciò si rileva ancora fra la scienza della scienza e
le altre scienze particolari esservi questa differenza che quel
la riguarda la maniera necessaria e la libertà di operare
in generale , e queste risguardano una maniera contingente
di operare e una determinata direzione della libertà della
riflessione , ond' è che la logica stessa è una scienza par .
ziale , e non appartiene alla scienza della scienza.
Ma bisogna notare che, oltre al principio assoluto per la
materia e per la forma, possono concepirsi due altri principii,
uno assoluto per la materia e non per la forma, e un altro
assoluto per la forma e non per la materia. Questi tre prin
cipii sono i soli principii supremi possibili della scienza della
scienza, se non che i due ultimi debbono esser dipendenti e
determinati dal primo, perchè il primo soltanto esprime la
forma insieme e la materia assoluta dell'umano sapere .
Prima di farci a rintracciare con Fichte i tre principii
del sapere umano, conviene sciogliere alcuni dubbi intor
no a quel che sinora s' è stabilito . Primieramente , Fichte
formandosi un'idea ipotetica della scienza della scienza , pre
suppone che siavi realmente un sistema del sapere umano ;
or tal presupposizione è affatto gratuita . A questo egli ri.
sponde che la reale esistenza di un sistema delle conoscen.
ze umane è presa da lui, come un postulato necessario ,
dacchè senza un sistema simigliante il sapere umano sareb
be senza fondamento , ma che dopo stabilita la scienza del
la scienza, allora puossi decidere , se un tal sistema siavi
veramente. Il secondo dubbio è , che indipendentemente dal
la scienza della scienza le azioni sono nello spirito umano
ed hannovi una certa forma , cioè sono in esso la male.
ria assoluta e la forma assoluta della scienza della scien
za . Ma Fichte qui riflette che le azioni sono veramente nel
lo spirito prima di stabilire la scienza della scienza , sicco
me quelle che sono inseparabili da esso , ma che vi appa
riscono senza alcun ordine , e che la scieoza della scienza
164
le ordina per forma che si conosca , quale di loro è la sci
prema e quindi tale che tutte le altre da essa dipendono, an
zi senza di essa non potrebbono essere . In fine dalle cose
stabilite da Fichte sorge un' altra difficoltà . Egli s ’ è pro
posto di mứovere da un punto, in cui non solo gli ogget
ti , ma la coscienza stessa non sia presupposta. Or la co
scienza accompagna necessariamente tutte le azioni dello
spirito umano ; quindi voler vedere, come nasca la coscien
za nello spirito, vale lo stesso che voler cercare la coscien.
za nella stessa coscienza , o sia imparare per mezzo della
coscienza , come la coscienza faccia sestessa . Ma egli è fa
cile capire, risponde Fichte, che ciò può ottenersi per mez
zo della riflessione e dell' astrazione, cioè togliendo dalla
coscienza tutto quanto v ' ha di empirismo, o sia tutto ciò
che non appartiene alla coscienza pura, e le regole dell'a
strazione e della riflessione essendo obbietto della logica ,
scienza parziale e dipendente dalla scienza della scienza ,deb
bono prendersi come postulati. Per tal modo Fichte con
solo chiedere per postulati l'esistenza reale di un sistema
del sapere umano e le leggi logiche dell'astrazione e della
riflessione, s'accinge a rinvenire il principio supremo del
sapere umano , e con ciò a costruire la scienza della scienza .
Possono esservi ,' cosi Fichte argomenta, molti principii
di tal natura, ma la riflessione essendo libera può muove
re da quel principio che meglio le pare . Io scelgo un prin
cipio più vicino allo scopo mio . Questo è la proposizione :
A è A , o sia A = A . Nessuno nega che questa proposizio
ne sia certa ed evidente in modo che non ha bisogno di
esser provata . Sebbene questa proposizione sia certa , non
può dedursi da essa che À esiste , perciocchè ella non è as
soluta , ma condizionale quanto all'esistenza , e però non
esprime che A è , ma che se A è , A è , o sia se si pone
A , si pone con l' attributo di A. Da ciò è chiaro , che la
proposizione A ? A non è assoluta per la materia o sia quan .
165
to all'esistenza di A ; ma solo per la forma, in quanto che
esprime un rapporto necessario di A con A. Dinoto per ora
questo rapporto con X. Or si avverta che X esiste in me e
per me , perciocchè io affermo l'esistenza di un rapporto ne
cessario tra A conosciuto da me e A quale è in sè , cioè tra
A soggetto e A predicato , e l'affermo secondo una legge data
nel me stesso . In effetto se : A è A : è un giudizio, l'atto di
questo giudizio è in me, o sia è una mia azione, e questa
azione non può farsi,se non secondo una legge propria del me.
S'avverta ancora che A come soggetto ed A come predica
to sono uniti per X , perchè esso esprime appunto il lega
me de' due termini, e che per ciò stesso X non è possibi
le senza la relazione ad A. Di qui - si deduce che se X è
in me, anche A , o sieno i due termini A come soggetto
ed A come:predicato debbono essere in me. Si avverta ter
zamente, che , secondo s'è detto innanzi, la proposizione
A ¢ A equivale a questa altra se A è, A è , e che però
A posto in me equivale a ciò : se A è in me, A è. Ma A
è in me per mezzo di X ; dunque può dirsi assolutamen .
te , che A è in me. Si consideri eziandio , che A in
tanto è , mediante X , assolutamente nel me che giudica,
in quanto è posto in esso nel modo il più generale ; il
che importa che nel me , sia che egli ponga, sia che ri
fletta , e per usare voci più note , sia che conosca semplice
mente , sia che giudichi , in somma in ogni sua funzione hav
vi una cosa sempre identica a sè stessa , sempre una, sem.
pre la stessa . E però X posto assolutamente può esprimer
si con la formola della seguente equazione lo lo; cioè :
io sono io ; o altrimenti : io sono . Eccoci pervenuti, quasi
senz'addarcene, alla proposizione io sono, la quale propo .
sizione è il fatto più elevato della coscienza . In fatti A = 4
è assoluta solo nella forma, ma è condiziouale nella mate
ria , ma lo Io l'è ancora nella materia , essendo identico
a X , o sia alla legge del rapporto necessario che è asso
166

luta . Ma la proposizione io sono io non solo è un fallo


della coscienza , ma è ancora un alto . Imperocchè la forinola :
lo = lo è un giudizio ; ed è noto che ogni giudizio è un alto
dello spirito . Anzi , poichè quest' atto , cioè io sono, non
è fondato sopra altro principio più elevato , esprime il pu
ro carattere dell'attività in sè , o sia l'attività pura, l'at .
tività astratta da ogni condizione empirica, e l'attività pura
dell'io consiste appunto nel porre se stesso, talchè nel me
l'azione e il fatto sono una medesima cosa . Quindi « l'io
pone sestesso ed in virtù di questa semplice azione egli è ,
e viceversa l'io è, e pone il suo essere unicamente in virtù
del suo essere. Egli nel tempo stesso è l'agente e il pro
dotto dell'atto ; ciò che agisce e ciò che è prodotto dall'a
zione ; in lui l'azione e il fatto sono una sola e mede
sima cosa " ) » , onde la proposizione io sono , principio su
premo e fondamentale di tutta la filosofia è l' espressione
di un fatto- azione, fatto unico e distinto da ogni altro fatto .
Poichè nella proposizione : io sono io : l' io è posto assoli
tamente , è manifesto esservi identità tra il soggetto e il pre
dicato , e perciò porre sestesso, ed essere riguardo al me ,
esser la stessa cosa ; sicchè può dirsi con ugual verità : l'io
è, perchè si è posto, e l'io si pone,perchè è . Da ciò con
seguita, che l' io , come soggetto assoluto, debba definirsi
ciò la cui essenza consiste nel porre sestesso ?) . Da quan
to abbiamo detto è chiaro, che la proposizione A è A , da
cui , come da una proposizione certa , si son pigliate le
mosse , non contiene la proposizione io sono ; ma per con
trario la proposizione io sono ci fornisce l' altra A è A ,
poichè se dalla proposizione io sono io si astrae il conte

1) Doctrine de la science , part . I , S I , p . 6 e 7,trad.di Grimblot,


Parigi 1843. —2) Conciossiachè la teorica di Fichte ,come vedremo,
riesce al panteismo, giova osservare sin da ora , come la sua de
finizione dell'io poco si discosta da quella della sostanza data da
Spinosa: Substantia est id, cuius essentia involvit existentiam .
167

nuto, o sia l'oggetto , e si considera la sola forma , o sia


il rapporto dell'affermazione all' esistenza ,si lia il principio
fondamentale della logica A ¢ A.Che se inoltre tutti i giudizi
non si riguardino, come atti determinati, ma si consideri in
essi la sola attività dello spirito, quale si è data nella forma
A è A , ne nasce la categoria di affermazione , o di realità .
Onde tutto ciò , a cui si può applicare la proposizione A
è A , è reale , o sia ogni cosa che è posta in una cosa , ap
punto perchè è posta , le appartiene realmente, e ne costitui.
sce l'essenza . L'io adunque è non solo il principio di o .
gni conoscenza , ma anche di ogni esistenza , e la proposi
zione: io sono io : è il fondamento non solo del sistema lo.
gico , ma anche del sistema reale delle cose .
Oltre alla proposizione : A è A , ve n'ha un'altra non
meno certa di essa , e questa è : non A non é eguale ad A,
Questa proposizione è chiara eziandio di per sè , e non può
dimostrarsi per la prima , giacchè nella prima una cosa è po
stá assolutamente , e nella seconda una cosa è opposta as
solutaniente ,come contraria a quella che dapprima era stata
posta . Come potrebbe in vero provarsi una cosa per un'al
tra che l' è assolutamente opposta ? Se non che questo
principio : non A non è uguale ad A : è assoluto solo nella
forma, ma non nella materia . In fatti nella forma esso espri
me un' opposizione, e però non può nascere dal primo prin
cipio che per la sua forma esprime una posizione o sia
fissazione; ma per la materia è condizionale e dipende dal
principio A è A , perciocchè una cosa non può esser oppo
sta , se prima non è posta, e l'opposizione sempre presup .
pone la posizione da cui essa dipende, e l'atto di opporre
non è possibile senza l'identità della coscienza del sogget
to che pone ed oppone. Sicchè non A quanto alla forma
è determinato dall'opposizione , e perciò è contrario asso
lutamente , ma quanto alla materia è determinato da A. Con
la proposizione A bon è uguale a A , o sia non è A , non
168

altro si sa , se non che non A è contrario di un A qual


siasi , cioè che non A non è ciò che è A , e che l'essen
za di non A consiste in ciò che ella non è ciò che è A ; ma
ciò che non A è, o non è, non si può sapere , se non col
conoscere A , o sia non si può conoscere ciò che si oppo
ne , se non con la condizione di conoscere ciò che si pone .
Ma originariamente non havvi altra cosa posta se non l'io , e
l' io non è posto, se non assolutamente; dunque non A non
può esser opposto assolutamente se non all'io; ma ciò che è
opposto all' io, è uguale al non-io ; dunque sostituendo il non
A al non -io, si ha questo principio assoluto nella forma e
non nella materia : io non sono non - io . Essendo il non -io
opposto all'io , s'intende bene che al non - io appartiene per
necessità tutlo il contrario di ciò che appartiene all'io . In
fatti dal non -io non è io col medesimo processo di astra
zione fatto sull'io son io , si ha il principio logico di oppo
sizione non A non è A, e la categoria di negazione.
Se non che pare che questa proposizione: lo non sono
non io : contenga una contraddizione, e però distrugga sè
stessa . In fatti da una parte, mentre si pone il non-io, non
si pone l'io , giacchè il non - io distrugge interamente l'io ,
e dall'altra il non -io non si può porre , se non in quanto
nella stessa coscienza sia posto un io al quale il non io
è opposto , perchè ogni opposizione richiede l'identità del .
la coscienza del soggetto che pone ed oppone . Dunque il
secondo principio , io non sono non io , mena a due con
seguenze contraddittorie, che l' io sia posto e non sia po
sto , e però importa che sieno unite insieme due cose con
traddittorie l’io e il non -io, l' essere e il non essere . Adun
que il principio :io non sono non - io distrugge sestesso . Ma
da una parte egli in tanto si distrugge in quanto consegue
il suo effetto , o sia in quanto il posto è distrutto dall'oppo.
slo , cioè l’io è distrutto dalnon- io ; or per conseguire il suo
effetto debb'esistere ;dunque il suddetto principio si distrugge
169

e non si distrugge nel tempo stesso . Per togliere questa con


traddizione, Fichte ricerca un terzo principio,la cui mercè l'io
e il non -io sieno riconciliati tra loro, o sia possano esse
re concepiti nella medesima coscienza senza distruggersi ed
annientarsi , e la suddetta contraddizione svanisca . Questo
principio egli lo ritrova solo nella limitazione. Perocchè ,
se in virtù di due primi principii l' io e il non - io , cioè
l'essere e il non essere debbono concepirsi insieme, non in
altro modo può pensarsi che ciò avvenga, se non in quan
to l'io e il non - io si limitano l'un l' altro . In fatti limi
tare importa sopprimere la realtà per la negazione, ma non
in tulto , si solo in parte ; or si può ben concepire , che
l'io e il non -io , o la realtà e la negazione, sieno insieme
nella medesima coscienza , distruggendo l' una soltanto una
parte dell'altra a vicenda. Ma s' avvertano qui due cose.
Primamente, la nozione di limitazione, oltre alle idee di real
tà e di negazione, porta con sè l'idea di divisibilità , per
chè distruggere una parte della realtà vale dividere la real
tà stessa . E però nell' io , soggetto a limitazione, si contie
ne una quantità divisibile, di maniera che l' io comprende in
sè alcuna cosa che può esservi inessa e tolta , senza che
con ciò cessi di essere ; onde hanno origine un io divisi
bile, e un io indivisibile , o sia assoluto . Secondamente
l'azione della limitazione non è posteriore all'atto di op
posizione, perchè senza di essa l'opposizione è impossibi
le ; non è anteriore all'opposizione , perchè ella è richiesta
appunto per render possibile l'opposizione : ella dunque
si produce con l' atto e nell'atto dell'opposizione. Sicche
mercè del terzo principio , o sia del principio della limita
zione l'io e il non -io sono posti divisibili. Da ciò si ve
de esservi nell' azione primitiva dell' io non solo ún a con
traddizione assoluta ma ancora una conciliazione as
soluta . In virtù della quale conciliazione l'io e il non - io
sono posti insieme nella coscienza e vi son posti come
170
compartecipi della realtà, e con ciò divengono reali. L'io
del primo principio : lo sono io ; non è Pio della realtà ,
non è reale , perchè è assoluto , ma si è realę l' io a cui
è opposto il non - io , o sia l'io limitato , divisibile , finito .
Bisogna perciò riconoscere un'opposizione non solo tra
l'io e il non - io , ma altresì tra l’io a cui è opposto il non
io , e perciò divenuto reale , divisibile, finito, e l' io asso .
luto , indivisibile, infinito . Col quale principio sono posti
nell'io assoluto e per l'io assoluto l'io divisibile e il non
io divisibile, siccome apprezzabili e determinabili l'uno per
l' altro . Questa teorica di Fichte può ridursi con lo Stei .
ninger a queste poche parole : « Tosto che io rifletto su me
stesso ,io distinguo il me , come oggetto sul quale io riflet
to , e l'idea del me in generale contiene queste due idee
del me-oggetto , e del me-soggetto . L'io -oggetto è una
parte dell'io in generale , e differente dall'io soggetto . Dun
que l'io in generale , essendo significato da A , una parle
di questo A è l' io -oggetto , designato dal non - io ; o sia A
è in parte uguale a non A ") » . Ciascun vede che in tal
modo è tolta ogni contraddizione , e puossi esprimere il terzo
principio cosi : lo oppongo nel me al me divisibile un
non -me divisibile . Questo principio nella forma dipende dai
due principii antecedenti , giacchè l'io sono io e l'io non
sono non - io danno luogo al problema come l'io e il non .
io possono concepirsi insieme ? ma la soluzione di tal pro
blema non nasce da essi , e però il terzo principio è indi
pendente riguardo alla materia . Dal che si scorge che il
terzo principio è assoluto nella materia e dipendente nella
forma. Se in questo terzo principio : lo non son non -io :
si considera la sola forma senza il contenuto , si ha il prin .
cipio della ragione sufficiente: A è in parte uguale a non

" ) Examen critique de la philosophie allemande depuis Kant


jusqu'à nos jours , p . 62, Trevveri 1841 .
171

1, e viceversa non A è in parte uguale ad A; il che vuol


dire che tutte le cose opposte sono identiche per qualche at
tributo, e tutte le cose identiche sono opposte per qualche at
tributo ; perciocchè se le cose opposte non avessero alcun ca
rattere comune ,non si potrebbero comparare tra loro , e se le
cose identiche non avessero alcun carattere opposto, sareb
bero una sola e medesima cosa. Or si ponga mente , che
comparare le cose opposte importa metterle tra loro in rap .
porto , ed opporre le cose identiche importa distinguer l'u
na dall' altra . Dal che si raccoglie che il principio della
ragione sufficiente comprende il principio di relazione e
il principio di distinzione.
Tre adunque sono i principii di tutto il sapere umano,
il principio d'identità, il principio di contraddizione e il
principio della ragione sufficiente; de' quali essendo il solo
primo assoluto nella materia e nella forma, dee riguardar
si come il principio supremo di tutto il sapere umano, e
gli altri due, come dipendenti e subordinati al primo .
Il principio della ragione sufficiente , siccome abbiam te
stè veduto , comprende due principii, quello di relazione e
quello di distinzione . Or il principio di relazione richiede
una sintesi, e il principio di distinzione un ' antitesi, giac
chè col primo si compongono le cose opposte, e col secondo
si oppongono le cose identiche ; quindi i giudizi che si rife
riscono al principio di relazione , sono sintetici, o sia affirma.
tivi , e quelli che si riferiscono al principio di distinzione
sono antitetici, o sia negativi. Se l'antitesi consiste nel
l' opporre due cose uguali tra loro, e la sintesi nel com :
porre tra loro due cose l' una all' altra opposte, di leggie
ri si conosce che non può esservi antitesi senza sintesi , ne
sintesi senza antitesi , giacchè due cose non sono poste to
guali se non per una sintesi anteriore , e non si possono
comporre due cose , se non sieno già opposte . Di qui si ri
leva altresi ,che per riguardo alla materia non vi sono giu
dizi meramente analitici.
172
L'antitesi e la sintesi , o sia l'opposizione e la compo .
sizione presuppongono la tesi, cioè la posizione, o sia l'af.
firmazione assoluta di un A , che non sia ad alcun ' altra
cosa nè uguale,nè opposta, ma sia posta assolutamente ; per
lo che bisogna ammettere non solo giudizi antiteci e sin .
tetici, ma anche tetici. Un giudizio tetico è appunto io so
no , perocchè con questo l'io è senza attributo , e può rice
vere qualsiasi determinazione. Della stessa specie sono tutti
i giudizi che si contengono nell'affirmazione assoluta del
l'io . La tesi, cioè la posizione assoluta dell' io dà l'unità
al sistema , e costituisce la differenza della scienza della
scienza , o sia dell'idealismo critico dal dogmatismo. In
fatti il dogmatismo consiste nell'opporre un ' altra cosa all '
io , considerato in sestesso e subordinarlo alla nozione ge .
nerale dell'essere; là dove secondo l'idealismo critico l'io
è il principio dell'essere non altrimenti che del sapere ; tal
chè per l' idealismo critico l'essere è ciò che è posto nel
l'io , e secondo il dogmatismo è ciò , in cui l'io stesso è posto .
Dopo tutto ciò si può agevolmente rispondere alla qui
stione proposta da Kant, come sono possibilil i giudizi sin
tetic a priori , e stabilire il metodo , secondo il quale
dee procedere la scienza della scienza. Il terzo principio :
io non sono non -io , contiene una sintesi la quale non può
richiamarsi in dubbio , perchè è primitiva, assoluta , supre
ma. Or essendo ella il principio del sapere umano , mani.
festa cosa è, che tutta la scienza dee comporsi di propo .
sizioni sintetiche, e che queste proposizioni, per esse vere ,
debbono contenersi nella sintesi suprema e primitiva.Ecco co
me sono possibili i giudizi sintetici a priori. Inoltre se tutte
le proposizioni sintetiche si comprendono in una proposizione
sintetica suprema , conviene che la scienza della scienza mo
stri , come tutte le sintesi nascano da una sintesi suprema .
Ella adunque nella sintesi suprema dell'io e del non - io da
tale assolutamente , dee ricercare caratteri opposti , e riunir
173

li con un nuovo fondamento di relazione , il quale dee com


prendersi altresì nel fondamento supremo di relazione, e
proseguire a rintrecciare nuove opposizioni e nuove rela
zioni insino a che giunga ad un'opposizione la quale non
può conciliare. Quando la scienza s' imbatte ad un' op
posizione che non può conciliare , allora è pervenuta a'con
fini della scienza della scienza teoretica, e dee ricercare
nella parte pratica della scienza della scienza la sintesi su.
prema ed ultima dell'io e del non - io o sia del soggetto e
dell'oggetto, e così somministrare alla filosofia critica il
principio supremo, che Kant avea trascurato d'investigare.
Il terzo principio che dee svilupparsi nella scienza della
scienza contiene due proposizioni antitetiche: L'io si pone,
come determinato dal non - io , e l' io si pone come deter .
minante il non - io . Or di queste due proposizioni la prima
è il principio della parte teoretica, e la seconda è il prin
cipio della parte pratica della scienza della scienza . Vedre .
mo ne' prossimi quaderni , siccome Fichte svolge questi prin
cipii nella seconda e terza parte della sua opera .
I COMPILATORI

23
w

Rac.REL . VOL.XV. 12
174

III ,

Saggio di un piccol catechismo medico religioso

Son quasi olto anni da che il P. Lacordaire istituiva pa


recchie confraternite di artigiani , di avvocati e di medi
ci , come una specie di noviziato per il terz' Ordine di san
Domenico. Quella de' medici , posta sotto gli auspicii di san
Luca, adottò per uso de' suoi soci il seguente Catechismo,
riportato nella Revue d'anthropologie catholique ' ) donde
l'abbiamo ricavato .
Introduzione - Serve il presente Catechismo per esporre
alcune generali verità che possono adattarsi a'fatti appar
tenenti alla medicina . Or a quale fonte dovremo attinger
le ; dalla Religione, dalla filosofia, o in fine dalla fisiologia ?
Quest'ultima toglie ad esaminar soltanto il corpo dell' uo .
mo , e non può somministrarci la soluzione di alcun pro
blema intorno all' uomo considerato nella sua unità. E pe
rò non possiamo ricercare in questa scienza le verità che
servono di fondamento nella scienza dell'uomo , sia nello
stato di sanità , sia in quello di malattia. La filosofia , al
la sua volta , si occupa unicamente dello spirito umano , col
nome di psicologia , ed anche meno può darci le soluzioni
di che abbiamo bisogno. Sola la Religione piglia a trattar
compiutamente dell'uomo come di un essere distinto dagli altri
esseri;lo alloga in ordine gerarchico per riguardo a Dio e per
riguardo al mondo; gli assegna un' origine ed un fine, e
diffinisce la doppia natura di lui . Dunque solo la Religio
ne dà un punto di appoggio alla scienza del medico . Noi
qui diremo alcuna cosa di seguito dell'uomo , della sanità
e del patimento , dell'infermità , della morte , e della medicina .

") Tom . I , p . 904 e segg . , Parigi 1847 .


175
Deus scientiarum Dominus est, et ipsi praeparantur co.
gitationes ").-- Diminutae sunt veritates a filiis hoininum ).
I. Dell' uomo - 1 . L'uomo è un essere vivente , creato
ad imagine di Dio , e dotato di un'anima immortale e di
un corpo mortale, l'una e l'altro presentemente degradati.
2. L'uomo è stato egli fatto a somiglianza del mondo ,
siccome credevano i pagani ; è egli un microcosmo nel ma.
crocosmo ? No, perchè l' uomo è stato creato ad imagine
di Dio, e per ciò non può essere l'imagine del mondo, il
quale non è l'imagine di Dio ").
3. La legge adunque di esistenza dell'uomo non è la stes
sa che quella del mondo esteriore ? Certo che no .
4. L'uomo ha quindi una legge di esistenza propria di
lui ? Signorsi.
5. È per ciò la specie umana affatto distinta e separata
da tutte le altre specie di esseri ? Si 4) .
6. L'anima umana è distinta dalle altre anime ? Certamente .
7. Ed il corpo dell'uomo è distinto dagli altri corpi ?
Signorsi.
8. Ogni anima umana è distinta e separata dalle altre
anime ? Si .
9. Si può riguardar ciascun'anima umana come una par.
te di una grande anima ed unica , che formi l'anima del.
la specie umana, dell'umanità, ovvero l'anima del mon
do ? Non mai.
10. Ciascun corpo umano è distinto e separato dagli al
tri corpi umani ? Signorsis).

1) 1 Reg. II , 3. — 2) Psal. XI, 2.—3) «Facciamo l'uomo a nostra


imagine e somiglianza ), Gen.1, 26. —4) « Il Signore Dio adunque
formò l'uomo di fango della terra » , Gen. II , 7 . « E fece Dio le
bestie salvatiche della terra secondo la loro specie ,e gli animali
domestici ,e tutti i rettili della terra secondo la loro specie » , Ibid .
1 , 25. — 5) « Le mani tue mi lavorarono, e tutto a parle a parte
ni impastarono ;e si di repente mi allerri ? Di grazia ,ricordati ,
che qual vaso di fango tu mi facesti, e nella polvere ini torne
176

11. E puossi mai riguardar ciascun corpo umano, come


formante parte di un gran corpo unico, che sarebbe il cor
po dell'umanità ? Mai no .
12. Altro dunque non è l'umana specie che una catena ,
ed una collezione di individui, tutti personalmente tra loro
distinti, benchè siano tutti soggetti ad una stessa legge di
esistenza ? Certamente che si .
13. Chi ha data questa legge di esistenza ? Iddio .
14. Chi la mantiene ? Iddio .
15. L'uomo per ciò può vivere, ha in sé medesimo un
principio di vita indipendentemente dall'azione divina ? No :
imperocchè in Lui viviamo, e ci muoriamo, e siamo.
16. Per la conservazione della specie umana e di ciascun
uomo in particolare richiedesi un atto della Provvidenza ?
Signorsi.
17. Può l'uomo comunicar la vita , può egli formar da
ogni cosa esseri a lui somiglianti ? No ..
18. Come l'uomo è padre di altri uomini ? Somministran
do , secondo le vie designate dalla volontà di Dio , una par
te di sostanza del suo corpo alla quale Dio comunica la
vita , unendola ad un'anima umana .
19. La donna piglia in tutto parte alla legge di esisten
za della specie umana ? Signorsi.
20. Com'è madre la donna ? Somministrando , secondo i
mezzi adoperati dalla volontà di Dio , una parte della sostanza
del suo corpo , onde cresca l' essere formato nel suo seno .
21.Può l'uomo generare un essere di specie diversa ?Mai no .
22. E può esser generato da un essere di diversa spe
cie ? No. Solamente Dio può creare un uomo senza aver
bisogno dell' uomo ' ) .

rai . Non fosti tu forse, che mi spremesti qual latte , e mi rap


pigliasti come latte acquagliato ? Di pelle e di carne tu mi ve
-
stisti , e mi tessesti di ossa e di nervi » , Giobbe , X , 8-11 .
) « Imperocchè ci è nolo , che ove la terrestre casa di que
177

23. Dio ha creato l'uomo perfezionando una specie di


esseri viventi, che già vi era ? No ; Dio ha creato l'uomo
e l'ha fatto dal limo della terra .
II . Della sanità e del patimento , o sia passibilità
1. La sanità è per l'uomo uno stato di ben essere, duran
te il quale si compiono regolarmente le funzioni del corpo .
2. È egli perfetto questo stato di ben essere, come ban .
no sempre insegnato i fisiologi ? No certamente . Percioc
chè avendo l'uomo avuto degradamento nel suo corpo, non
può aver perfetto ben essere , e le funzioni di lui non pos.
sono essere al tutto regolari ") . Or come chiameremo co
desta imperfezione ? La diremo patimento.
3. Da che deriva questo palimento ? Dal degradamento della
nostra natura corporea , per cagione del peccato originale .
4. Può attribuirsi tal patimento ad una lotta tra l'uo
mo e il mondo esteriore ? Non mai . Giacchè gli agenti e .
steriori possono farlo venire manifestandosi,ma non lo pro .
ducono . D'altronde, la mancanza di armonia tra l'uomo
e il mezzo in cui vive è ancor essa una conseguenza del
peccato d'origine .
5. Èvvi dunque nel corpo dell'uomo un germe di pati
mento? Sicuramente.
6. Il ben essere e il patimento derivano da diversa fon
le , hanno principii distinti ? Signorsi.
7. Sonovi per questo nel corpo umano due parti , una su
cui domina esclusivamente il principio della vita , e del ben
essere perfetto , e l'altra soggetta onninamente al princi
pio del male , del patimento ? Non già .
8. Come opera sul corpo dell'uomo il priocipio del ma

sto postro tabernacolo venga a disciogliersi, un edificio abbiamo


da Dio, una casa non manofatla , eterna nei cieli » , 11 Ai Corinti,
V , 1.- !) « Dio creò l'uomo di terra , e lo formò a sua imma
gine; e lo fè dipoi ritornare nella terra, ed egli il rivesti di virtù
secondo il suo essere » , Ecclesiastico, XVI , 1-2 .
178

le ? Alterando gli effetti del principio della vita , ed alteran


do il corpo medesimo.
III . Della infermità 1. È l'infermità uno stato con
trario a quello di salute , che vien contraddistinto dallo svi
luppo di certi fenomeni disordinati ,i quali son chiamati sin
tomi o lesioni.
2. In che differiscono il patimento ch'è proprio dello
stato di chi è sano , e l'infermità propriamente detta ? Le
infermità costituiscono un nuovo ordine di patimenti cor
porali, più gravi del patimento abituale ; quelle sono ac
cidentali , e questo è abituale; quelle son proprie degl' in
dividui, mentre che questo conviene a tutta la specie umana .
3. Donde traggono il loro principio le infermità ? Dal
degradamento della nostra natura corporea , la quale tende
alla corruzione per cagion del peccato originale ") .
4. In noi dunque èvvi un germe d'infermità ? Signorsi.
5. Quindi il patimento e l'infermità hanno uno stesso prin
cipio ? Certamente.
6. Possono derivar le infermità dagli atti nostri , dalle
nostre operazioni e dalle relazioni nostre cogli esseri che
ci sono intorno ? Sicuramente , in conseguenza del degra
damento della nostra natura corporea .
IV. Della morte - 1. Che cosa è la morte dell'uomo ?
È la separazione dell'anima dal corpo .
2. Che cosa è la morte del corpo dell'uomo ? È la com
piuta e finale cessazione di tutti i fenomeni di formazione,

) « Perchè Dio non ha fatta la morte, nè gode della perdizio


ne de' viventi . Perocchè tutte le cose egli creò perchè fossero ,
e salubri fece le cose, che nascono nel mondo , nelle quali non
è veleno sterminatore , e il regno dell'inferno sopra la terra non
è . Imperocchè perpetua ed immortale ell' è la giustizia . Ma la
morte e co' fatti e colle parole la chiamarono a sè gli empii ,
e credendola amica si consumarono , contratta avendo con lei
alleanza , come quelli che degni sono di apparlenere a lei » ,
Sapienza , I, 13-16.
179
di accrescimento e di conservazione, onde la sostanza del cor
po viene sottoposta alle leggi onde si governano i minerali .
3. Si può dire che i minerali son morti ? Signornò , per
chè quelli non ebbero mai vita .
4. Da che deriva la morte dell' uomo ? Dal peccato ori .
ginale " ) .
5. Donde proviene la morte del corpo dell' uomo ? Dal
degradamento patito da questo corpo per cagion del pec
cato originale.
6. Come si chiama questo degradamento ? Chiamasi in.
chinamento della carne verso la corruzione 2) .
7. Portiamo dunque in noi medesimi un germe di mor
te ? Signorsi.
8. Adunque, la morte , l'infermità e il patimento hanno
la medesima origine, cioè il peccato originale e il degra
damento che ne seguì ? Certamente ' ) .
9. Può ciascuno dare occasione od anche provocare la
morte co' propri falti, operazioni ed infermità ; lo possono
gli esseri che ci circondano ? Signorsi.
*) « Imperocchè Dio creò l'uomo per la incorruzione, e lo
fece a sua immagine e somiglianza ; ma per l'invidia del diavo
lo entrò nel mondo la morte , e lui imitano quelli che a lui ap
partengono » , Sapienza , II , 23-25.-) « Tutti siam mortali,e ci
sperdiamo nella terra come l'acqua ,che non può più raccoglier
si : e Dio non vuole , che alcun uomo perisca , ma è inclinato a
mutar sentenza , affinchè non perisca interamente colui che giace
per terra ) , Il De' Re, XIV , 14. « È stabilito , che gli uomini
muoiano una volta, e dopo di ciò il giudicio »), Agli Ebrei ,IX ,27.
-3) « Nasce l'uomo a’travagli ,come al volo gli uccelli » ,Giobbe,
V , 7. « Milizia ell' è la vita dell'uomo sopra la terra e i giorni
suoi son come quelli di un bracciante» , ld .VII,1. « L'uomo nalo
di donna ha corta la vita, e di molte miserie è ricolmo » , ld .
XIV, 1 . « Di dolori e di amarezze sono pieni tutti i suoi giorni,e nep
pur la notte ha posa il suo spirito; e questo non è egli vanità ? » ,
Ecclesiaste, II, 23. « Una molestia grande è destinata a tutti gli
uomini , e un giogo pesaule posa sopra i figliuoli d'Adamo dal
giorno in cui escon dall'utero della madre, fino al di della lor
sepoltura del seno della madre comune » , Ecclesiastico, XL , 1 .
180
V. Della Medicina 1. La Medicina è la scienza che
dà all'uomo le regole a cui si dee attenere per conservarsi
in salute e guarir dalle malattie ') .
2. Può dirsi una scienza la Medicina ? Signorsi, giacche
essa ha uno speciale obbietto, cioè essa si occupa degli ef
fetti del principio di morte , d'infermità e di patimento che
in noi risiede ; ed oltre a ciò tende a combattere gli effet
ti di codesto principio .
3. Si può aggiustar fede alla Medicina senza conoscer
la ? Sigoorsi.
4. Quale prova può essa fornire alla teologia ? La pro .
va manifesta e costante del peccato di origine .

!) « Rendi onore al medico per ragione della necessità , per


chė egli è stalo fatto dall'Altissimo.Perocchè tutta la medicina
viene da Dio, e sarà rimunerata dal re . La scienza del medico
lo innalzerà agli onori, ed ei sarà celebrato dinanzi ai grandi.
Egli è l'Altissimo, che creò dalla terra i medicamenti , e l'uo
mo prudente non gli avrà a schifo . Un legno non raddolci egli
le acque amare ? La virtù di questi appartiene alla cognizione
degli uomini,e il Signore ne ha data ad essi la scienza affin di
essere onorato per le sue meraviglie . Con questi egli cura e
mitiga i dolori , e lo speziale ne fa composizioni grate , e mani
pola unguenti salutari , e i suoi lavori non avran fine . Perocchè
la benedizione di Dio tutta empie la terra . Figliuolo, quando sei
malato , non disprezzare te stesso , ma prega il Signore ed egli
ti guarirà . Allontanati dal peccato , e raddirizza le tue azioni, e
monda il cuor tuo da ogni colpa . Offerisci odor soave , e il fior
di farina per memoria , e sia perfetta la tua oblazione, e poi
dà luogo al medico: perocchè Dio lo ha istituito: ed egli non
si parta da te , perchè l' assistenza di lui è necessaria . Concios
siachè havvi un tempo , in cui dei cadere nelle mani di alcuni
di essi ; ed eglino pregheranno il Signore , che secondi i loro
lenitivi, e dia la sanità , alla quale è diretta la lor professione ) ,
Ecclesiastico , XXXVIII , 1-14.
181

LETTERATURA

IV .

Difesa della pia tradizione la quale insegna, che il no


stro Divin Redentore appena nato fu deposto fra due
animali *) .

Non essere nè risibile nè inutile argomento annunziato


vi , valorosi Accademici , di questa mia dissertazione com
prenderà di leggieri colui , il quale consideri la mentovala
tradizione solennemente , per cosi dire, approvarsi dalla Chie .
sa , mentre nelle divine lodi , che fino dai primi secoli di
sua istituzione porge'all'onnipotente Iddio , non una sola
volla ce lo ricorda iacentem in praesepio inter duo ani
malia , et fulgentem in coelo ). Quindi comechè poco o
nulla calga per sè medesimo il mio argomento , esso nulla
dimeno acquista certamente grande importanza, da che pro .
vando io , che realmente il divino nostro Salvatore appena
nato fosse nel presepio locato tra un bue ed un asino , ver
rò insieme a difendere la Chiesa dall' avere adottata nelle
pubbliche sue preghiere una bella e ridicola favoletta. La
quale ingiuriosa calunnia le viene per legittima conseguen
za imputata non dirò da un Basnagio , da un Casanbono,
da un Dilberri, uomini eretici e temerari, ma da un Bail

*) Questa Dissertazione è stata letta dall'Autore in una pri


vata Accademia ecclesiastica, ed è stata inserita nel vol . V de
gli Annali delle scienze religiose. (Nota de' Compilatori) - ") Bre
viario Rom ., nell' officio del Natale responsorio quarto , e nel
responsorio sesto dell'officio della Circoncisione: vedansi i Re
spons. fra le Opp. di s . Greg . M. , per la vigilia del Natale, ed
il beato Tomasio tom . IV , p . 38 , e 185 , Messale Rom. , fer. Vi
in parasceve, dopo la prima profezia .
182

let , da un Tillemont , da un Serry , dal Calmet istesso, tan


to celebrato commentatore della sacra Scrittura , e da altri
non pochi cattolici a di nostri , che follemente si vantano
d' andare scevri di certi pregiudizi , come essi li chiamano ,
degni solo delle cadenti vecchiarelle , del credulo volgo . Ai
quali io vorrei ricordare , come a que' miserabili , che cad
dero ne' più gravi errori contra la religione , non incontro
mai che dal sommo della retta fede precipitassero di repen
te nel sommo della incredulità ; ma cominciando in prima
dal tacito dispregio di cose in apparenza di poco o piun ri
lievo, essere gradatapiente ascesi fino alla impugnazione di
verità fondamentali. Che se la nostra pią tradizione fu im .
pugnata da uomini nè di mente , nè di riputazione medio .
cre , ebbe anche la ventura di oppor loro in ogni tempo
difensori per mille doppi e d'ingegno e di pietà superiori.
Tali furono il grande Benedetto XIV, l'erudito Trombelli ,
il dotto Graveson , l'ammirabile Maffei, l' acuto card . Got .
ti , il benemerito card . Baronio , lo Spondano , il Berti , il
Sandino , il Gori , il De Silveira , l'Aiala , ed altri senza nu
mero . Dietro costoro io dimostrerò brevemente l'autenti
cità della nostra tradizione, 1.º colle testimonianze de've
ri depositari delle religiose tradizioni , dir voglio de' padri
della Chiesa ; 2. ° coll'autorità veneranda dei monumenti an
tichi . Le obbiezioni poi degli avversari le riporterò , e con .
futerò dove cadrà in acconcio . E perchè alcuno di voi non
creda , che questo mio breve lavoro sia per essere un so
lo ripetio tedioso delle cose già dette, e ridette da altrui ,
di queste io userò solo quanto è necessario per lo mio as
sunto ; fermandomi alquanto più ed isvolgendo alcuni nuo
vi ed interessanti documenti che mi venne fatto di spigo
lare; dico nuovi , perchè sfuggiti alla diligenza di coloro
i quali prima di me hanno scritto sulla presente materia .
Ora mercè questi nuovi documenti specialmente , io confi
do di portare la nostra tradizione, se non ad evidenza cri
183

tica, almeno ad una morale certezza . In tal maniera nis


suno mi dirà del numero di coloro , i quali , come scrive
elegantemente Vincenzo Gioberti, altro fare non sanno, o
non vogliono, che lavorare ineccanicamente di musaico e
di tarsia , contentandosi di copiare o rimestare i tritumi
de loro bisarcavoli , colla fiducia di essere imitati da' suc
cessori sino alla fine del mondo ; e ricaverò invece quel
frutto, che da noi richiede la nostra accademia nel tratla
re argomenti già da altri svolti .
Prima di addurre le testimonianze de' santi padri , piace
mi avvertire, esservi alcuni , i quali nelle parole d' Isaia
( 1,3 ) : Cognovit bos possessorem suum , et asinus prae
sepe Domini sui; Israel autem me non cognovit ; ed in
quelle di Abacuc ( III, 2 secondo la versione dei Settanta ):
In medio duorum animalium cognosceris ; viddero una
chiara e letterale profezia del fatto cui difendiamo. Io , il
quale sonomi proposto di propugnare la nostra tradizione
coll'autorità solo dei padri e dei monumenti antichi , non
già delle sante Seritture (altrimenti, come ognun vede, non
più una tradizione, ma difenderei una rivelazione scritta da
autore agiografo ), io , dico , lascio ad altrui , che abbia mag
giore agio , l' esaminare questa ermeneutica quistione. Di
rò soltanto, che vissuno potrà mai anche a sommo rigore
di scienza provare , che le parole d' Isaia nel loro sempli
ce senso letterale non possano contenere una precisa pre
dizione de' due bruti al presepio di Cristo bambino, quan .
tunque assolutamente e necessariamente per sè non richie
dano questa interpretazione. Isaia di fatti riguardando per
una parte in ispirito a quel grande mistero, che dovea com
piersi nel betlemitico tugurio, e scorgendo quivi due ani
mali dimostranti di pur riconoscere in certa maniera il loro
Creatore, e Signore deposto nel loro presepe ; ed osservando
per un'altra parte l'ingratitudine del popolo di Giuda,potea
giustamente pieno di alto stupore eslamare: 0 Israello , po
184

polo fornito d' intelletto , popolo ricolmo di tanti e si sva


riati benefizi, mi disconfessi tu adunque quella riconoscen .
za e quell'onore, che il bue stesso , lo stesso asino, privi
d'intendimento e di ragione mi rendono ? Cognovit bos pos.
sessorem suum, el asinus praesepe Domini sui : Israel
autem me non cognovit. La qual cosa abbiamo tanto più
diritto di affermare, in quanto che e al presepio , dove fu
collocato il Messia nato di fresco , preveduto da Isaia , si
trovarono realmente un bue ed un asino ; come dimostre
remo in appresso; e sappiamo d'altronde' essere state dai
profeti predelte molte delle più minute circostanze spellan .
ti alla nascita, vila e morte del Messia . Contuttociò è ve ,
ro altresì che le parole d'Isaia assolutamente e necessaria
mente per sè non richieggono una cosi stretla interpreta
zione ; perchè considerandole in tal maniera assoluta non
ci possono rendere certi, se Isaia per rimproverare i Giu .
dei intendesse adoperare ļ esempio d' un bue e di un asi
no qualunque in generale , o veramente di quel bue e di
quell'asino in ispecie che riconobbero il presepio del loro
Signore il Messia : e solo dopo il fatto intendiamo sino a
qual punto possano letteralmente incalzarsi le parole del
profeta. Dunque prima che succedesse questo fatto, noi non
lo potevamo scorgere chiaramente predetto nelle parole di
Isaia , le quali niuno avrebbe mai creduto che fossero re
re e profetiche eziandio in un senso cotanto letterale e , se
è lecito dir cosi, materiale . Più breve : queste profetiche pa
role appartengono a quel genere di oracoli, i quali riceven
do lume e schiarimento dal fatto medesimo che predicono,
assolutamente per se , ossia antecedentemente al fatto , non
lo possono dimostrare .
Risguardo ad Abacuc , ei pare veramente che più anco
ra d' Isaia favorisca la nostra causa : quindi non è mara
viglia , se da alcuni padri fu detto la profezia di Abacuc
essersi letteralmente adempiuta alla nascita di Cristo nella
185
circostanza del bue e dell'asino; poichè credendo essi ve.
ra e genuina la lezione dei Settanta , che avevano nei lo.
ro esemplari, questa esclusivamente seguirono . Ma è da av.
visare , come questa lezione degli alessandrini interpreti :
In medio duorum animalium cognosceris, dai critici più
dotti ginstamente si crede errata ; mentre l' ebreo, seguito
dalla volgata latina , senza alcuna varietà di codici legge:
In medio annorum vivificabis illud . Perciò pare che più
ragionevolmente altri sauti padri abbiano applicato al no
stro fatto il passaggio sopra riferito d' Isaia inteso giusta
la lettera: sebbene la maggior parte di essi tanto questo ,
quanto quello di Abacuc abbiano interpretato con molte e
diverse allegorie . Vedremo a suo luogo l'argomento, che
quindi deducono gli avversari.
Frattanto poichè dalle sante Scritture non possiamo scien
tiſicamente confermare il nostro assunto , ricorreremo più
appositamente all'autorità dei padri antichi. Tra questi al
tri ricordano solo due animali essersi trovati in quella ca
panna presenti, dove nacque il nostro Redentore ; altri es
spressamente un bue ed un asino. De' primi al principio
del secolo IV e Lattanzio scrittore di un elegante carme so- ,
pra la passione di Nostro Signore , cui induce quivi a parla-,
re come siegue :

Horrida prima mihi in terris mapalia Iudae


Hospitia in partu , sociaeque fuere parenti .
Heic mihi fusa dedit bruta inter inertia primum
Arida in angustis praesepibus herba cubile ") .
So pure come da alcuni questo carme non fu creduto ope.
ra genuina di Lattanzio : ma oltre il contrario parere che,
intorno a ciò portano i critici più diritti ed assennali ),
lo stesso Tillemont , nostro avversario , lo reputa non inde.

1) Gallandi Biblioth . Patr ., tom . IV , p. 434. – ?) Vedasi il


Gallandi nel tomo cit . p . 17 .
186

gno di Lattanzio ; quindi ingiustamente il Serry dice sco .


nosciuto e di nessun peso l'autore del suddetto carme . Nel
l'istesso secolo in cui Lattanzio , o sul principio del seguen
te fioriva Prudenzio, il quale non meno chiaramente, ne
con minore leggiadria ne attesta la circostanza de' due a.
nimali al presepio di Cristo , da lui invocato con questi
giambici :

O sancta praesepis tui,


Aeterne Rex , cunabula,
Populisque per saeclum sacra ,
Mutis et ipsis credita !
Adorat haec brutum pecus;
Judocta turba scilicet :
Adorat excors natio ,
Vis cuius in pastu sita est.
Sed cum fideli spiritu
Concurrat ad praesepia
Pagana gens et quadrupes ;
Sapiatque quod brutum fuit ").

Cosi parimente l ' autore dell' omilia in lode di s . Stefano


protomartire, la quale vi ha chi attribuisce a s . Giovanni
Crisostomo: « Nonne adstitura in praesepio duo animalia
predixit Habacuc: in medio duorum animalium cognosce
ris ? 2) »
Che questi animali poi fossero un bue ed un asino lo ab
biamo da Origene nel secolo terzo : « Invenerunt . ip
sum Salvatorem iacentem in praesepio : illud erat de quo
propheta vaticinatus est , dicens : Cognovit bos possessorem
suum , et asinus praesepe Domini sui 3) » ; e dal s. mar
tire Ermete circa l' anno 304 presso il Ruinart 4) ; e del
massimo Girolamo nello stesso secolo: « Bethlehem ingres

1) Gallandi, Op . cit. tom . VIII , p. 537. 8) Fra le opere di


s . Giov . Cris.- ) Tom . III , p . 947 edit . Delarue . - 4) Acta sinc .
Ss . martyr. edit . Veron . 1731 , p . 371. Si veda il Mazochi, Spi
cil. Bibl. ad Is. I , 3 .
187

sa ( Paulla ) et in specum Salvatoris introiens, postquam


vidit sacrum Virginis diversorium et stabulum in quo agno .
vit bos possessorem suum , et asinum praesepe Domini
sui etc. ") » ; e più apertamente dal Nisseno nello stesso
secolo : « Medium igitur in praesepi se inter bovem et asi.
num utriusque Dominus locat ?) » ; e dal grande Atanasio " )
e da Teodoto d'Ancira “) . Nè da questi dissente punto san
Paolino da Nola 5), cui viene da costa s . Agostino ), fa
centegli eco il suo maestro s . Ambrogio ); presso il qua
le collochiamo ad opinione di molti il Crisostomo ®), ad
opinione di tutti il Nazianzeno ) , seguito dal ravennate
Crisologo ' ), preceduto dal bresciano Gaudenzio " ), di u
no stesso parere con s . Prospero, o chiunque sia l'autore
del libro De promissionibus 12) , cui plaudono insieme il mo
naco Giobio ") e s. Gregorio Magno ) e s. Giovanni da
masceno 15) . Questi sono i padri antichi, cui sogliono co
munemente produrre i fautori della nostra sentenza; ai qua
li possiamo aggiungere Sofronio 16 ) , il ven . Beda " ), s . Bru
none d'Asti 18), s . Pier Damiano 19) , s . Paterio 20) , s . Bo
naventura 2 ), Alulfo 22 ) ed Eutimio Zigabeno 23).
Ora gli avversari per rompere la pruova, che indi a buon

*) Epist . ad Eustoch . tom . I, col . 692 ed . Veron . __ 2) Hom .


De Christi nativ.- ) Hom . in Cens. —4) In Nat. Dom . ex Act.
Syn . Ephes. n . 8.- ) Epist. ad Sever . II.-) Serm. de Symb.
cont. Iudaeos, Pag . et Artan . n.13, Serm.de Divers.55 et 61 et al .
- . ) In Luc. lib . II, n . 42. 8) Hom . II in Luc., et Hom . de
Nat. Chr._") Orat . 38, n . 17. ) Serm . 141 , 156 et 159.- " )
In Exod . Oct. Serm . 10.-2) Part . III, prom.5.- " ) Apud Phot.
cod . 222 .-"4) Moral. lib. VII , cap . 4 , art. 7 , et homil. 8 de Nat .
-15) Carm . de Christi Nat. — 16) Orat . in Nat . Chr.- 17) Comm .
in Luc. c . II , num . 7 et 19. -18) Expos . in Luc. II, num . 8.
19) Serm . in Naţ . Dom .-- 20) Lib . III. Explan . in Luc . num . 8.
21) Comm . in Luc . II. - 22) Exposit Evang. s . Luc. lib . JII , n.10.
—23) Exposit . in Luc . II. Oltre le testimonianze che citeremo fra
breve, si può vedere D'Achery, Spicileg. tom . VIII , p. 584.
188

diritto si può e si dee ritrarre , ci oppongono , come tutti


i padri dianzi riferiti, toltine alcuni ignobili e meno anti
cbi, parlano solo allegoricamente de' due animali al prese
pio di Cristo , prendendone occasione dai due passaggi d' I
saia e di Abacuc da essi allegati e in senso parimente al
legorico intesi . Difatti s. Ambrogio e s . Pier Crisologo nel
bue raffigurano il popolo giudaico , il pagano nell'asino :
s . Agostino i pastori nel bue, nell'asino i magi: s. Gau
denzio da Brescia e nel bue e nell'asino riconosce i gen
tili ; e così facciasi ragione degli altri. Dunque questi pa
dri non confermano punto la nostra tradizione ; dappoiché
i due bruti di cui parlano essi ed i due profeti da essi in .
terpretati, si devono prendere solo allegoricamente non ma
terialmente .
A questa difficoltà io rispondo , negando in primo luogo ,
che coloro tra i padri , i quali non seguono nissuna inter.
pretazione allegorica dei due animali del presepio, ma l'in
tendono in senso letterale siano ignobili o poco antichi . Im
perocchè nè ignobile nè poco antico diremo Lattanzio, nè
ignobile nè poco antico diremo Prudenzio ; e questi nondi.
meno e quegli parlano giusta la lettera de due animali del
presepio : nè ignobile nè poco antico è s . Pier Crisologo ;
eppure egli asserisce chiaramente tra due bruti profetici ,
cioè predetti dal profeta Isaia , avere ed i pastori e i magi
ritrovato e veduto il nostro divin Salvatore .Ora , domando
io , come avrebbero questi potuto ritrovarli , come vederli i
due profelici bruti , se essi erano solo in mente del Criso
logo, se erano mistici, se erano allegorici ? È vero che il
Crisologo soggiunge aver eglino rappresentati i due popo
li giudeo, e pagano ; ma come avrebbero eglino potuto es
sere il tipo de' giudei e de' pagani se realmente non esi
stevano ? Al Crisologo aggiungiamo Tito Bostrense , scritto
re del quarto secolo , e l'autore del Commentario sui Sal
mi tra le opere di s . Girolamo , il primo scrive come se
189
gue : « Lex omnia quae ad adventum eius pertinent prius par
rat. Ecce, inquit, Virgo in utero habebit, et pariet filium .
Alius propheta non ignorat locum : Et tu Bethlehem , terra
Iuda, nequaquam minima es in principibus Iuda . Alius
definit locum ubi positus est : Cognovit bos possessorem
suum, et asinus praesepe Domini sui. Alius fugam in Ae
gypto et reditum etc. )». Nelle quali espressioni ei conver
rebbe aver perduto il ben dello intelletto, direbbe grazio
samente il nostro Alighieri, per non vedere l'applicazione
letterale che rettamente fa il Bostrense del testo d'Isaia al
vero presepio , ed al vero bue ed asino tra cui fu colloca
to il nato celeste bambino. Il secondo spiegando il Salmo
CXXXI, dopo avere osservato che al vers. 6 si deve leg
gere giusta l ' ebreo Ecce audivimus eum in Ephrata , cioè,
come egli spiega : « Illum qui nasciturus erat ex semine Da.
vidis » , soggiunge: « Christus in Bethlehem - natus est: felix
igitur locus qui tanto ante tempore prophetarum voce can
tatus est ; ... Christus non invenit locum inter homines,
sed in praesepe , inter iumenta et bruta animalia et simpli
ces quosque et innocentes etc. 2) » . Da queste ultime parole
si vede che l'antico interprete ammelte eziandio l'interpre
tazione allegorica dei due animali ; ma fondata sulla loro
realtà , della quale prima avea parlato, come già diceva
mo del Crisologo . Ai suddetti padri possiamo anche aggiun
gere l'autore dell' Orazione ( in festo palmarum ) che ab
biamo fra le opere di s . Epifanio , il quale scrive : « Cogno
vit bos possessorem suum in praesepi natum * ) » .Ove è chia
ro che si allude al testo di Isaia , non meno che al fatto
della nascita del divin Redentore .

1) Adv. Marich . lib . III , n . 6. – ?) Opp. s . llier . ed . Venet .


1769 , tom . VII , part. II , p . 531. — *) Opp. s . Epiph. tom . II , p .
256 , ed . Colon . 1682. Engelberto Ab - nel trattato Delle grazie e
virtu della B. V. (Pezii Thes.Noviss. Anecdot. tom . I , part . 1,
col . 538 ),cija in proposito di questo fatto , l'autorità di s . Epifanio .
Rac.REL . VOL.XV. 13
190

In secondo luogo io nego che i padri , i quali parlano


solo allegoricamente del bue e dell' asino al presepio di Cri
sto, non possano addursi a pruova della loro reale esisten.
za . Ascoltiamo il sapientissimo Benedetto XIV : « Aliud est
rei alicuius gestae narrationem allegorice intelligi posse , aliud
debere. Res quaedam gesta explicari quidem potest etiam
allegorice; et si quis ita eam explicet , non negat rem ge
stam esse ; sed super veritatem illius facti allusionem seu
allegoriam quodammodo inaedificat; neque facti veritati di
ci potest ille adversari , nisi diserte se veritatem facti illius
negare profiteatur ") o . Perlochè io concedo di buon gra
do , che i luoghi d ' Isaia e di Abacuc siano stati interpre
tati allegoricamente da molti santi padri ; concedo , che il
fatto reale del bue e dell'asino possa inđursi a significare
questa o quell' altra cosa ; ma da ciò non ne segue , che
citati passi della Scrittura non possano anche nel loro Iet
teralissimo senso , sebbene non assolutamente per sè , indi
carci la circostanza reale del bue e dell'asino al presepio
di Cristo ; e molto meno , che il senso allegorico escluda il
letterale. Altrimenti dovremo dire che quei padri, i quali
hanno nel solo senso allegorico parlato di quell'asina e del
suo asinello cavalcato da Nostro Signore nel suo trionfale
ingresso in Gerosolima, abbiano implicitamente negato che
Gesù Cristo siasi servito di una vera asina e del suo asi
nello, contro l' espressa testimonianza de' santi Vangeli. Di
più : non afferma egli chiaramente s . Paolo , come quello
che abbiamo nel Genesi dei due figli di Abramo fu scrit
lo per allegoriam ? *) Non afferma egli che il figlio della
ancella Agar era il vecchio Testamento, il figlio della li
bera Sara era il nuovo ? E non esistettero essi perciò real
mente Isacco ed Ismaele ? Siccome adunque nel fatto del

") De festis D. N. 1. C. lib. I , cap . XVII , S 38.- ) Gal. IV,


24 seqq .
191

la generazione d'Isacco e d' Ismaele era ascosa la detta


allegoria dei due Testamenti , e di questa sola facendo men
zione s . Paolo , non negò , ma anzi suppose la loro reale
esistenza , cosi parimente il bue e l'asino del presepio con .
tenevano l' allegoria de' due popoli israelitico e pagano, o
áltra svariata; e di questa sola parlando i santi padri , non
dirapnosi già avere negata , ma anzi aver supposta la rea
le esistenza di quelli al presepio di Cristo . Noi dunque ab
biamo ragionevolmente addotti questi padri per testimoni
della nostra tradizione .
Che se queste ragioni ad alcuno non paressero ancor ta
li da far credere , che i detti santi padri ne possano som
ministrare un argomento positivo per dimostrare la realtà
del fatto in quistione , sappia costui , non mancare altri pa.
dri antichi non meno autorevoli de' primi e per età e per
dottrina , i quali fuori d'ogni allegoria , e senza punto ri
correre o ad Isaia o ad Abacuc ne attestano storicamente
la vera presenza de' due animali nella capanna di Betlem
me. Sono questi Merobaudo, ossia Claudiano , scrittore spa
gnuolo che fiori tra il IV ed il V secolo , il quale scrive,
e che la Madre santissima Maria , e gli attoniti bruti conob
bero Iddio per autore del grande mistero che si operò nella
nascita di Cristo :

Auctorem scivere Deum te, conscia partus


Mater, et attoniti pecudum sensere timores "). '

Più chiaramente il celebre Celio Sedulio dell' istessa età,


instituendo un parallello tra l'asino che sorti la ventura di
portare in sul dorso Cristo trionfante in Gerusalemme, e
l'altro, che sebbene vedesse lo stesso Cristo giacere bam
binello in vile presepio , il conobbe tuttavia come suo Si
gnore, quello chiamò non meno fortunato di questo :

1) Biblioth . Patrum Gallandi, tom . IX .


192
Non illius impar,
Qui patulo Christum licet in praesepe iacentem
Agnovit tamen esse Deum ') .

Ora fra i padri nominati , i quali o parlando fuori di al


legoria dei due bruti del presepio , ne attestano esplicita
mente la verità della nostra tradizione, ovvero parlandone
solo allegoricamente, ne rendono testimonianza implicita ,
molti sono anteriori alla metà del secolo quinto . Dunque
falsamente afferma col Calmet il Tillemont, non essere la
nostra tradizione stata conosciuta dai santi padri avanti la
metà dello stesso quinto secolo . Dunque sconsigliatamente
asseriscono, che il primo il quale ne faccia menzione espres
sa sia in questo tempo appunto l'autore ignoto del libro
De promissionibus.
La quale sconsigliata asserzione de' nostri avversari può
essere ancora abbondevolmente confutata coll'autorità ve .
neranda dei monumenti antichi , non minore in questo del
l'autorità stessa dei padri ; perchè nessuno dirà le pitture
o sculture antiche , le quali esprimono il nostro fatto , par
lare per allegoria o per metafora .
Il dotto 'Gori rese di pubblico diritto con esatto facsi
mile ed erudita descrizione un prezioso vetro del secolo ter
zo (come egli opina ) prodotto quivi a Roma dal museo pri
vato de' signori Vettori, in cui il bue e l'asino sono raffi
gurati in atto di alitare sopra il bambinello Gesù ). Il Trom
belli descrive un anaglifo d' avorio del museo Cospiano di
Bologna , nel quale in tre distinle sezioni sono espresse le
cose narrate nei primi capitoli dell' Evangelio . Nella secon
da si vede la natività di Nostro Signore , alla cui sinistra

1) Carmen Pasch . lib . IV , vers . 297 seqq . ove sono da legge


re le note di Faustino Arevalo . —2) Osservaz. sopra il s . Pre
sepio, p . 86. Cosi pure ce lo descrive l'autore delle Meditazio
ni della vita di Gesù Cristo , nel secolo XIII . Vedi anche il Ca
valca , Specchio di Croce, cap . XV .
193

è Maria , alla destra Giuseppe , e poco distanti dalla cuna


un bue ed un asino ?) . Agostino Peruzzi nella sua disser
tazione sopra la chiesa anconitana , testè pubblicata ? ) , e
prima di lui altri , ci danno notizia del sarcofago esistente
in Ancona di T. G. Gorgonio, vissuto giusta ii Maffei nel
secolo IV, ovvero giusta il Corsini nel V. Nella parte de
stra di questo sarcofago è il presepio col bambino, ed i due
giumenti .
Nel primo tomo dell'opera intitolata: Roma sotlerranea ,
riportasi un'urna sepolcrale con bassicilievi antichi , ritro
vata sotto il tempio vaticano *) . Nella parte superiore di
quesť urna vi è rappresentata l' adorazione dei Magi ; e vi
si vede effigiato il bue e l'asinello accanto al presepio . Nel
tomo secondo *) si riporta un bellissimo sarcofago antico
estratto dal cimitero di s . Calisto ; ed ' a questo siegue un
altro rinvenuto presso la via Appia "), non lungi dalla chie
sa di s . Sebastiano : cosi parimente nel tomo terzo' ne ab
biamo un altro 6 ) , il quale come i due anzidetti , al prese
pio di Gesù bambino mostra scolpiti un bue. ed un asino .
Ometto altri monumenti di simil tempra , i quali come i men
tovati dimostrano ad evidenza che fino da remotissimi tem
pi usassero i Latini nelle loro pitture e sculture esprimer
ci tra un bue ed un asino il bambinello Gesù : nè in que
sta usanza essi erano soli; poichè i Greci, gli Arabi, i Mo
scoviti ed altri furono coi Latini in questo fatto pienamen
te concordi. Ne siano a prova i seguenti pochi, ma indu.
bitati documenti. La pittura dell'antico menologio Basilia
no di gran peso appresso i Greci , e appresso i popoli u .
na volta al greco impero soggetti , presenta nel giorno del

") Vila Mariae SS . , tom . III , Diss . XIX , p . 110.- ) Ancona


1845 , p . 211. -3 ) Ediz. Rom . 1737, p . 82 , iav. 22 .-- 4 ) P. 86 ,
tav . 85. —5) P. 94. Vedi tav . 86 , 131 e 133. – 6) P. 176, lav .
193. Vedi anche le Iscrizioni del Fabretli , p. 758 .
194

la natività di Cristo , il bambino ravvolto fra panni nella


mangiatoia , il bue e l'asino che lo scaldano alitando , la
Vergine, s. Giuseppe e vari angioletti ' ) . In modo presso
chè simile è dipinta la natività di Nostro Signore nelle ta
vole delle Effemeridi greco -moscovitiche di Papebrochio . In
quelle d'un calendario runico pubblicato ed illustrato nel
1841 dal signor Luigi Frati , e avuto in molto pregio dagli
eruditi , si scorge chiaramente rappresentato il medesimo
fatto . Finalmente nella gran collezione degli scrittori della
Storia bizantina , abbiamo la descrizione dei paesi di Oriente
(opera di Giovanni Foca ,scrittore greco del secolo XII ) , ove
si parla della spelonca o grotta di Betlemme convertita in
chiesa , e dicesi che presso il presepio del Salvatore vede
vasi un leggiadro dipinto che rappresentava la nascita di
Gesù Cristo, e tra le altre cose eranvi Asellus el bos et
praesepe etc. 9) . Da questo scrittore non possiamo sapere
quanto fosse antica quella pitiura, ma è ben chiaro dal suo
modo di scrivere, che non era lavoro recente, e che per
ciò ci obbliga a riconoscere sparsa nella chiesa di Orien
te sin dai secoli antichi la nostra tradizione .
Mentre questi monumenti antichi confermano mirabilmen.
te la nostra sentenza , provano insieme quanto grande van
taggio possa un teologo ritrarre dallo studio dell'archeo
logia : la qual cosa ben comprese un moderno scrittore quan
do disse , che non essendo le basi e la sostanza della teo
logia suscettive di mutazione, il solo verso per cui possa
andare innanzi , migliorando i suoi metodi , ed accrescendo
il numero delle sue conclusioni, consiste nella scoperta di
nuove attinenze colle cose che le sono estrinseche, cioè co
gli intelligibili . Quindi quell' amor vero , quella applicazio

?) V. Assemanni , Kalendar . Eccl. Univ . tom . V, p . 497 .


3) Tom . XXIII ediz. Ven . p . 15. "Ovos EUTELJEV , xai Bous , nii
φάτνη, και βρέφος κ. τ . λ.
195
ne indefessa , quelle lodi continue che giustamente tanti som .
mi teologi tributarono allo studio dell'archeologia .
Ma per tornare al nostro argomento ; diremo noi forse fa
voletta anile , invenzione della fantasia una pia tradizione,
la quale ammettono , come abbiamo veduto , i padri e scrit
tori più cospicui đella Chiesa , incominciando dal terzo se
colo sino a noi; la quale esprimono e confermano i monu
menti degli antichi cristiani delle nostre regioni , e di tan
ti altri popoli di clima di lingua e di costumi diversi ? Cer.
to io non arrivo a comprendere questo strano prodigio, co
me una opinione, nella ipotesi degli avversari, priva d 0.
gni fondamento , messa in campo chiaramente per la pri
ma volta alla metà del secolo quinto da un ignoto scritto .
re , siasi in cosi poco tempo propagata per tutto il mondo,
accolta e contestata da sublimi ingegni, da uomini dotti e
santi , nè d'animo digiuno ed angusto , pervenuta sino a noi ,
senza che nessun antico abbia mai mossa quistione su questa
novità , contradetto , impugnatala . Falsa adunque e temperaria
è la sentenza di coloro i quali hanno preteso dopo tanti se
coli svelarci un supposto errore della pia credenza dei fe
deli riguardante la nascita del divin nostro Redentore. Con .
chiuderemo pertanto che la Chiesa mentre nel divino offi
cio dice che Nostro Signore : In medio duorum anima
lium iacebat in praesepio, non ci propone già una favo .
la , ma piuttosto ci ricorda, un fatto attestato dalla costan
te tradizione, siccome io mi proponeva di dimostrare.
196

ESAME D OPERE

III .

Cenno storico -morale sulla vita e miracoli del Venerabile


Servo di Dio P. Lodovico da Gildone M.O. scritto dal sac .
Girolamo Virgilio , Campobasso , dalla tipografia Nuzzi * ).

Mi si consenta ragionare alquanto sulla presente operet


ta, giacchè grandemente mi è a cuore che sia divulgata la
fama del Servo di Dio , massime in questi tempi, ne' qua .
li son troppo necessari esempi luminosi di eroiche virtù cri .
stiane: tra perchè siano di antidoto a ' madornali svarioni,
di che vanno sì tronfii certi barbassori di pretesa natura
probità ; e perchè servano di altrettanti stimoli a coloro ,
che da tulle parti già muovono per alla Chiesa di Dio vi
vente , colonna e appoggio della verità . Dappoi, non vorrò
dissimulare che , l' aver sortito i natali e passati i più ver
di miei anni non lungi da sotto quel cielo istesso del sa
cro Ritiro di Orsogna , di dove cotanta opinione di santi
tà e di prodigi , col buon odore di Gesù Cristo, levo all'in
torno fino in rimote contrade quello insigne Servo dell'Al
tissimo, mi è nell'animo si continuo sprone a favellarne,
come rimorso in tacerne ; vie maggiormente che, non io
solo , ma in un tutti i religiosi e secolari caldeggiano qui lo
stesso proponimento . Il perchè assai caro mi giungea , non
ha guari , l'opuscoletto che sopra ricordai . Nel quale, ciò
nulla ostante , ho doluto di non trovare sovente che troppo
in larghi termini discorso di tal fatta di virtù e prodigi ,
che certo voleano andar meglio che non sono , particola
reggiati e di altra luce storica forniti . Arrogi, che la Vita
per intero dell'uomo di Dio non ti si appalesa in tale u

*) Quanto qui e in prosieguo è detto miracolo , o prodigio , ou


eroismo di virtù , vuolsi intendere solo storicamente , e sottoponen
do ogni cosa al certo giudizio di nostra Madre la Chiesa . (No
ta de' Compilatori .)
197

na prospettiva di tratti , da riempier ogni vuoto e rintuzzar


ogoi critica ; nè vi trovi per entro (o io m ' inganno) intrec
cio si armonico delle vangeliche virtù sue e de' nobili fatti ,
da lasciarti al tutto lo spirito fra migliorato e convinto . Colpa
di ciò la penuria , onde il sig . Virgilio sofferiva , di maggio
ri documenti; siccome anzi tutto ha egli protestato . Riferen
dogli tra per tanto debite lodi, poichè a malgrado di si scon
fortante ostacolo , e' seppe studiarsi a rilevar notabilmente
la santità prodigiosa del venerando suo concittadino ; mi av
viso , che non gli vorrà tornar disgradevole che altri pro
visi a rafforzar con alcuna piccola giunta il suo ben accolto
lavoro . E poichè questa meschina mia scritta potrà di leggieri
abbattersi con occhi che punto non abbian veduta la loda
ta operetta , nè per nulla pur si sappiano le principali ge .
sta dell'uomo del Signore; stimo in prima di far qui cosa
grata in darne altrui un riepilogo quanto possa brevissimo.
Egli adunque il P. Lodovico nacque a ’10 di Novembre
del 1712 da Giovanni Riccelli e Viola Massimo , onesti con
tadini della piccola Terra di Gildone in Diocesi di Beneven
to , nella provincia del Regno di Napoli ora detta di Mo.
lise nel Sannio ; antica contrada d'Italia quasi interamen
te occupata dall' Appennino, tra la Campania , la Lucania ,
l' Apulia , i Marrucini, i Peligni, i Marsi ecc . ed abitata da '
famosi discendenti de' Sabini , che vi ebbero l' appellazione
generale di Sanniti e le parziali di Pentri , Caudini , Irpini ,
Caraceni e Frentani . La dimane, nella chiesa parrocchiale
di s . Sabino , da D. Giuseppe arciprete Campensa fu al sa
gro fonte rigeneralo , e chiamato Antonio Martino: e final
mente a dì 31 luglio 1721 , ivi nella Chiesa stessa venne
confermato dall' Emo Cardinal Vincenzo Orsini , de' Predi
catori ; Arcivescovo di Benevento e poi Papa Benedetto XIII .
Rimasto senza padre , mentr' era nelle fasce,la virtuosa Viola
e i fratelli maggiori poser cura grandissima a crescerlo cri
stianamente , e il tennero a scuola dal pio sacerdote D. Giu
seppe Jamartino . In maggio del 1730 nel convento di Fog . )
198
gia deila provincia monastica di s . Angelo ( la qual fu poi
partita in due, l'una tuttora dello stesso titolo e l'altra di
s . Ferdinando ) era ricevuto novizio chierico tra' Minori di
s . Francesco d'Assisi ; a di 31 luglio ne vestiva le sera
fiche divise appo i Padri Francescani della Regolare Os
servanza nel convento intitolato alla SS . Trinità presso di
Sepino , e cominciava in quello a chiamarsi per novello no
me , secondo è costumanza de' Minoriti , Frate Lodovico da
Gildone; nome fatto già prima di lui celeberrimo per altri
due illustri figli del Serafico Patriarca , s. Lodovico IX Re
di Francia e s. Lodovico d'Angiò vescovo di Tolosa . Quin
di , nel seguente anno , a' 31 pure di luglio , a pieni voti ve
niva solennemente ammesso alla sospirala professione. Fat
ti gli studi consueti di filosofia e di sacra teologia , ed en
trato negli anni venticinque , nel tratto che stanziava in con
vento di Prata , dal Vescovo d' Isernia venne ordinato sacer
dote ; in progresso l'ubbidienza, secondo tempi e bisogni ,
lo destino di famiglia per diversi conventi di quella sua ma
dre provincia , e nominatamente di Isernia , di Jelsi, di Ce
lenza ; e da ultimo il Ministro generale di tutto l' Ordine
de’ Minori , P. Clemente da Palermo, che di que' di acca
lorava a tutt' uomo lo spirituale vantaggio de' sacri Ritiri
via via crescenti nella Serafica Famiglia, nel giro del 1760
consentigli di passare in Abruzzo alla contigua provincia
di s . Bernardino da Siena . Imperocchè, nell'agro della po
polosa Terra di Orsogna o sia da presso al centro della va
sta diocesi di Chieti nell' Abruzzo citeriore , sulla eminen .
za di un romito poggio , fino dalla metà del secolo decimo
quinto s . Giovanni da Capistrano sacrato avea a Maria SS.
Annunciata un divoto Conventino ove da tutte parti ac
correvano Religiosi aspiranti a perfezion maggiore ,special
mente dopo il 1740, allorchè il zelantissimo servo di Dio
P. Francesco da Caramanico ebbelo cangiato in sacro Ri.
tiro , e sorreggevalo con pietà pari alla riputazione univer :
sale di cui godeva . Sotto di si eccellente maestro formaron :
199
si i fondatori di più altri Riliri in diverse provincie ; e il
P. Lodovico da Gildone ( a tacer qui d'un laico Frate An
gelo da Torrevecchia , d'un missionario P. Bernardo da Ges.
sopalena , e d'altri ) fecevi segnalati progressi nella cristia
na e claustral perfezione. Il quale , teneramente divoto al
la Regina delle Vergini e innamorato singolarmente della
dolorosa Passion del Signore , ne sermonava al popolo con
un fervore che spezzava i cuori e traevane lagrime di com .
punzione ; e meritossi di compier quaggiù felicemente il suo
pellegrinaggio, tra quelle mura sacre a Maria , nel di che
il Divino Figliuolo di Lei ebbe consumato sulla Croce il
sacrificio dell'umano riscatto , cennando a sera il primo
di aprile del 1774 .
Epilogate cosi queste cose, parmi omai debito di liberar
mia parola , offerendo alcuna piccola giunterella alla bio .
grafia dell'uomo di Dio in conferma della opinione che
nutresi pur oggi universale e fondatissima intorno della e .
simia santità di lui . E da prima colgo l'opportunità di qui
arrecare un tratto di epistolare ragguaglio , cui al Mini.
stro provinciale indirigea dallo stesso Ritiro di Orsogna a'
28 di quel mese di aprile il cronologo della Francescana
provincia di Abruzzo , P. Francesco - Bernardino d'Arischia :
« Le mando , scrivea , per il presente, le notizie de' mira
coli , o siano grazie miracolose, e della religiosissima vita
del servo di Dio P. Lodovico di Gildone . Questa , in ristret
to, consiste in una perfetta annegazione di sè stesso ; pro
fonda umiltà , ubbidienza cieca , inyitta pazienza . Quale
sia stata la mondezza del cuore , la ca ità del corpo, l'ha
dimostrato , dopo la sua felice morte , con lo stupendo pro
digio di ricoprirsi con una delle sue mani le parti virili .
Laonde non è da stupirsi , che il Signore lo manifestasse
per suo servo fedele, con rendere il suo corpo flessibile ,
e palpabile dopo quattro giorni che stette insepolto ; che
aprisse e serrasse gli occhi ; che sudasse, e mandasse dal
rottorio vivo sangue . Egli fu un martire non conosciuto ,
200

in vita : martire di desolazione: martire d'infermità :mar


tire di scrupoli: e martire d'ubbidienza . Laonde piamente
possiamo credere , che abbia in Cielo ricevuta la corona
di martire: e per tanti martirii , il Signore l'ha onorato ,
con rendere per li suoi meriti e intercessione la vista a'
ciechi, la salute agl'infermi, ed agli storpi ecc . Ma per
meglio far palese l ' eroica virtù di questo servo di Dio, pon
go qui per extensum la deposizione del P. M. R. France
sco di Caramanico , lettor generale, predicatore, ex -Ministro
provinciale , testimonio maggior d'ogni eccezione. Testifica
dunque egli del padre Lodovico , e dice , che « In lui era
una cieca ubbidienza : un distacco da tutte le cose di que
sto mondo : un bassissimo concetto di sè stesso ; di modo
che se qualche volta , da qualche religioso gli fosse stato
fatto qualche rimprovero, come egli fosse stato il colpevole ,
con la corda al collo, gli domandava perdono. In quindi
ci anni, ch' è stato in questo convento , io mai gli ho udito
dire parola di detrazione ; anzi in un subito se ne fuggiva
se qualcheduno la proferiva. Agli atti poi della Comunità
concorreva con tutta sollecitudine ; e se talora , per gli suoi
gravissimi acciacchi, era forzato a dispensarsene , prima cer
cava licenza al superiore ; e benchè, per le sue infermità ,
avesse bisogno di cibi particolari , pure se ne dispensava ,
e mangiava li cibi della Comunità . Il silenzio poi , l'osser:
vava esattamente. Nell'infermità era pazientissimo . Caduto
poi nell'ultima infermità , predisse , che morirebbe senza
campane, e senza sacrifizii ( essendo morto il Venerdì san,
to ). Di più ho inteso dal suo medico, che gli dicesse : si
gnor medico, questa volta vi affatigate in vano. Morto
che fu , egli comparve nel volto senza segno alcuno di mor
te ; mentre era flessibile e nelle mani , e ne' piedi, e negli
occhi : e cosi si mantenne li quattro giorni , che restò espo
sto . Nel cauterio , che teneva in una gamba , si scorgeva
vivo sangue ; ed io v ' intinsi il fazzoletto , e comparve san.
gue vivo . Quello poi , ch' è d' ammirazione, si è che do
201

vendosi rivestire col terzo abilo ( essendo li due primi ri


dotti in pezzi dal popolo ) ed essendo rimasto con li sem-.
plici calzonetti, quasi vergognandosi il servo di Dio , con
la mano sinistra si ricoprì le parti, allargando di più le
dita » . Questa deposizione (ripiglia il Padre d' Arischia) con
quella del confessore ed altri, che, per brevità non scrivo,
ma gliela mando col compendio delle grazie miracolose
operate -a pro de' fedeli, se si prendesse da un Prelato de
stinato della Congregazione de' Sacri Riti , crederei , che
sarebbe bastante ad introdurre la sua causa . Questa mia ,
credo , che pure può avere qualche vigore, e perchè fatta
per ubbidienza , e perchè mi trovo nell ' officio di Cronolo
go della Provincia , ecc . » . E concorrono ad un tempo
altre legittimne testimonianze, dalle quali non solo si con
ferma tutto il fin qui allegato ; ma oltracciò complessiva
mente si rileva : che i professori medici e cerusici lo tro .
varono , dopo i vari giorni ch ' era insepolto , in tutte le sue
parti flessibile, e nella superficie bagnato da un sensibile
madore; con labbra rubiconde, con sangue fluido nelle ve
ne tumefatte; di buono aspetto , e senza verun principio di
corruzione, nè con certo natural fetore che vivente avea;
che il popolo , vedutolo sepolto, si sminuzzò a brani non
pur le tavole tutte del suo feretro, ma infin tutta la paglia
del povero letticciuolo dov'era morto , e i più piccoli og
getti stati di suo uso ; che ne' pubblici e particolari con
corsi de' fedeli, fra pianti e grida , sentivasi esclamare : Gra
zia, grazia : Miracolo , miracolo ; che lasciavano al sepol
cro del Servo di Dio , chi stampelle , chi bastoni , chi vesti ,
anelli , cerei , candele, e simili cose per le grazie ricevute ;
e che gittato avrebbero più somme di denari , se quel san
to uomo di Francesco da Caramanico , ch'era Guardiano , av
visato di un mucchio di moneta posta senza saputa de'Re
ligiosi sopra la sepoltura di lui e faltala per mezzo di un
sacerdote secolare distribuire fuori della chiesa a poveri,
non avesse proibito con assoluto comando tali offerte .
202

Ma qui ho io una testimonianza valevolissima,potendo raf


fermare quasi tutto che finora è detto con l'autorità del Ne.
store de' viventi pittori , Nicolò Ranieri ; uomo nato in Guar
diagrele vicin d'Orsogna in Abruzzo Chietino a ' 14 di lu
glio del 1749. Il quale a 21 di ottobre del 1845 vergava ,
di propria mano , il seguente autentico testimonio : « Atte.
slo , e fo piena fede io qui sottoscritto Nicolo Ranieri , di
professione pittore , e in età di anni novantasei , e mesi tre ,
di aver conosciuto da vicino , e trattato più volte nella mia
gioventù , portandomi nel sacro Ritiro dei Reverendi Padri
Minori Osservanti di Orsogna , il Padre Lodovico da Gildo
ne , ed il Padre Molto Reverendo Francesco da Caramani
co, Religiosi morti nel medesimo Convento in concetto di
santità ; il primo nel 1774 , ed il secondo nel 1783. Eri.
cordo bene ( piacendo al Signore di farmi godere finora di
felice memoria ) che i prelodati Padri erano ottimi Religio
si , e godevano comunemente grande opinione di santità in
loro vita . Particolarmente attesto, che dopo la morte del
Servo di Dio Padre Lodovico da Gildone , generale era la
fama de' miracoli e delle grazie , che Iddio benedetto fa
ceva a coloro che a gran folla accorrevano da tutte le par
ti per implorare nelle loro infermità e bisogni presso l'Al
tissimo la sua intercessione, e che domandati per istrada
dove andassero , rispondevano: andiamo a visitare s . Lodo
vico . Tra i miracoli , che furono allora registrati da pubbli
ci Notai , rammento benissimo la restituzione della favella
ad uno di questa Terra di Guardiagrele, che da molti an:
ni era perfettamente muto , e che pregando con viva fede
sul deposito del Servo di Dio ottenne la grazia . E del Pa
dre Francesco da Caramanico dico , che fu Fondatore del
suddetto Ritiro di Orsogna, e sebbene la sua morte non fu
seguita da si gran fama di prodigi , come quella del Padre
Lodovico , tuttavia lasciò pure di sè grande opinione di san
tità . Attesto finalmente, che io stesso feci il ritratto del sul.
lodato Padre Lodovico sopra il suo medesimo corpo, che
203

si conservava flessibile, odoroso , ed incorrollo in più gior


ni che rimase insepolto » . Fin qui il Ranieri . Alle cui as
sertive, rifermate ampiamente tuttora dalla pubblica voce ,
fanno eco ne' contorni massimamente di Orsogna quei buo .
ni vecchi da' bianchi e rari capegli , i quali fino alla tom
ba indelebile si avranno in cuore il venerato nome del Pa.
dre Lodovico da Gildone . Tra di costoro vuolsi qui rain
mentare il sig. Giuseppe Serafini, conterraneo del Ranieri ;
il quale racconta pur oggi con gioia , come in sua fanciul
lezza ei prodigiosamente sano da malore di lebbra di costa
alle spoglie non anco sepolte del Servo di Dio.
Dopo questo rapido saggio di testimonianze, a così dir
le, palpabili, egli non è punto mestieri di rapportare, che,
d'ordine superiore, fu presa pienissima e giuridica infor
mazione di tutta quanta la vita del Santo Religioso , e del
le sue virtù si teologiche e si cardinali, cui ebb' egli tutte
praticate insino all' eroismo ; delle grazie e de' miracoli a
sua invocazione in diversi luoghi da Domeneddio operati ,
de'quali solo i registrati per pubblici Notai ammontano be
ne al centinaio ; della fama, che di presente ne volò per
tutte parti, non che in Regno, anche fuora di esso ; dell'af
fluenza di popoli ( di ogni condizione, per molto tempo, e
perfino da lontane provincie e da Napoli e dallo Stato del
la Chiesa ) che processionalmente venivan cantando diverse
preci, aggiungendovi per ultimo : Sancte Ludovice , ora pro
nobis; e finalmente, che più rileva , della prodigiosa , am
mirabile, molto rara, e soprannaturale conversione de'pec
catori . . . tantochè ( son parole del giuridico ragguaglio )
più Confessori hanno detto, e generalmente asseriscono ,
che mai siasi veduta tale mutazione di costumi, nè sco
perte tante anime ritornate a Dio in qualunque predica
o missione, come in simili visite fatte al Servo di Dio
Padre Lodovico . Si luminosa era la santità di Lui !
Io non so propriamente fino ad ora qual si avesse incon
tro una domanda del P. Provinciale Benedetto d' Arischia ,
204

per limosine onde introdurre la causa di beatificazione del


Servo di Dio . Egli si pare nondimeno , che la sovrana Proy
videnza di Dio , coronatolo di gloria e di onore in Cielo ,
aresse poi voluto riservare a tempi migliori la glorificazio
ne di lui in Terra ; dappoichè ad ogni modo è un fatto, che
la causa del venerabile Lodovico da Gildone si rimase fin
qui senza punto aversi efficace promotore . « Come averlo
( dice il suo conterraneo sig . Virgilio ) , come averlo nel
tramonto dello scorso secolo , se gli antesignani del sedi
cente filosofismo all' onore attentavano anche del Santo
de' Santi ? Come sperarlo al principio del volgente secolo,
se tuttora subbollivano i promotori della incredulità e del
la rivolta ? » Ora si, pare siano tempi da ciò . Imperocchè,
rivolti gli animi a studiare i fatti degli illustri maggiori
ne' già prima negletti volumi della storia , e risaliti i buo
ni antichi a meritata stima presso de' presenti ; non potea
non accadere, che anco que' Virtuosi, la cui memoria è in
eterna benedizione appresso Dio, cominciassero rientrar com
piutamente ne' loro inammissibili dritti di stima, di amore ,
di venerazione tra gli uomini . E per l' appunto , noi vedem
mo già Papa GREGORIO XVI aversi plauso in decretar l'o.
nore degli Altari a quei moltissimi Amici e Servi di Dio ,
che ognuno sa ; e pur oggi vediamo il Nono Pro lodato sol
lecitissimo nello stesso impegno ") . Possano dunque il no
me e le virtù prodigiose di Lodovico da Gildone giunge
re fino a Lui, che siede Vicario dell'Uomo -Dio in Vatica
no ; al quale io me, e queste parole soggetto : ed allora quel
Giusto cingerà , spero , anco in Terra la corona di giustizia .
A. d . C. M. 0 .
1) Il Moroni nel suo Dizionario di erudizione storico -ecclesia
stica , da' 22 aprile 1831 a' 5 Marzo 1815 , novera cinque Santi e
quattro Beati canonizzati solennemente da Gregorio XVI ; non che
trentacinque altri , di cui questo Pontefice confermò il cullo imme
morabile con decreti della Congregazione de'Sacri Riti.Diparecchi
Servi di Dio ha similmente decretato , o confermato finora il culto
pubblico il sedente Papa Pio IX . De' quali tutti Santi c Bcali circa
un terzo appartiene alle diverse Corporazioni Francescane .
1
205

V A P I ET A

Notificazione di Sua Santità Papa Pio IX a' Romani

Sonovi tra noi , nè giova negarlo, di coloro che solo ap .


parentemente si mostrano amici della patria nostra, dell'Ita
lia ; perciocchè, mentre profondono da una parte a mille
a mille i viva per quel Sommo Pio , cui inviava la Provviden
za ad operar fatti si gloriosi, dall'altra parte nè come Ca.
po della Chiesa lo venerano, nè l'ammirano come Sovra
no cattolico . Ma noi , che cattolici siamo , e che il vero be .
ne cerchiamo dell'Italia ; noi che faremo sempre plauso al
le utili riforme incominciate da quel Grande , e imitate dai
religiosi Principi italiani , noi ricoglieremo sempre con ve .
nerazione ogni parola uscita dal labbro del Nono Pio . È
il Pontefice che parla , e se tutti gli Italiani ascoltassero
sempre la voce di Lui , non si avrebbero a lamentare tali
atti , che fecero onta grandissima alla Religione , alla civil
tà , e alla stessa umana natura . Per questo fine diamo qui
la seguente Notificazione:
I COMPILATORI
PIUS PAPA IX .

ROM ANI,, e quanti siete Figli e Sudditi Pontificii, ascolta


ROMANI
te ancora una volta la voce di un Padre che vi ama ,
che desidera di vedervi amati e stimati da tutto il mondo .
Roma è la Sede della Religione, ove sempre ebbero stan.
za i Ministri della medesima , che sotto diverse forme co
stituiscono quella mirabile varietà, della quale è bella la
Chiesa di Gesù Cristo . Noi v' invitiamo tutti e v'inculchia
mo di rispettarla, e di non provocar giammai il terribile
anatema di un Dio sdeguato, che fulminerebbe le sue san
te vendette contro gli assalitori degli Unti suoi. Risparmia .
Rac.REL . VOL.XV. 14
206

te uno scandalo, del quale il Mondo intero resterebbe ma


ravigliato , e la massima parte de sudditi aſlitla e dolente .
Risparmiate il colmo dell'amarezza , ond' è già travaglia
to il Pontefice pe' fatti di simil genere testè altrove acca
duti . Che se anche fra gli uomini, che in qualunque Isti
tuto appartengono alla Chiesa di Dio , ve ne fossero di quel
li che meritassero per la loro condotta la disistima e la dif
fidenza , havvi sempre aperta la strada alle legali rappresen
tanze , le quali, quando sian giuste, Noi come Sommo Pon
tefice saremo pronti ad accoglierle per provvedervi. Siamo
persuasi che queste parole basteranno a far tornare in sen
no tutti quelli, i quali ( speriamo sian pochi) avessero for
mato qualche pravo disegno, la cui esecuzione mentre ser
virebbe al Nostro Cuore di acuto dolore , chiamerebbe sul
loro capo i flagelli che Dio sempre scagliò sopra gl ' ingra
ti . Chè se queste Nostre voci per somma sventura non ba
stassero a trattenere i traviati , .Noi intendiamo di far pro
va della fedeltà della Civica , e di tutte le forze che sono
da Noi destinate a mantener l' ordine pubblico. Noi siamo
pieni di fiducia di vedere il buon effetto di queste Nostre
disposizioni , e di veder sostituita in tutto lo Stato all'agi .
tazione la calma ed i pratici sentimenti di religione , che
deve professare un popolo eminentemente cattolico, sul qua
le hanno diritto di prender norma le altre pazioni.
Non vogliamo amareggiare il Nostro spirito, e il cuore
di tutti i buoni, con la previsione delle risoluzioni che sa
remmo costretti di prendere , per non soffrire lo spettaco
lo dei flagelli , coi quali suole Ippio richiamare i popoli da
gli errori ; e invece speriamo che la Benedizione Apostolica ,
che spargiamo sopra tutti, allontanerà ogni funesto presagio .
Datum Romae apud s . Mariam Maiorem die XIV Mar.
tii MDCCCXLVIII, Pontificatus Nostri Anno Secundo .
PIUS PAPA IX .
207
Rivista di alcuni Giornali

Le Cappelle serotine e l' Omnibus

Quat carità di patria è in chi maledice certe instituzioni


benefiche che sono in essa , tanto da cittadini e da forestieri
pregiate ? Ma se quella fede, che vince ogni errore , non
avesse incitati e mossi i preti a fondare le cappelle in aiuto
del volgo , non glorierebbesi forse ora Vincenzo Mazza di a.
vere scritto nell' Omnibus ") intorno all'educazione ed in .
segnamento adattato ai ceti plebei e specialmente per
quello che si compone dai cosi detti lazzari napole.
tani. Ci pensavamo che l' Autore in quella sua scrittura
imprendesse a lodare quei sacerdoti che durano fatica a
bene della plebe , e vedendo che per l'opposito non facevasi
egli coscienza di lacerare e calunniarli , molto ci scandaliz
zammo . Sino ad ora , dice il chiaro professore , nella scel
ta di questi ministri della religione adatti alla plebe si
è molto mancato . Anzi credendosi, che ben poco ci fosse
da fare per parlare a quelle genti, gli si sono ( nota
costrutto ) permessi dei preti tanto ignoranti quanto co
loro , che dovevano instruire, di dubbia o cattiva mora
le , o (togli bel modo) di una goffaggine quasi ribultante .
Addio reverendi preti di cappelle: Vincenzo Mazza vi ha si
dipinti, scolpiti e messi in essere, che il più vile del popo
lazzo si vergognerebbe portarvi invidia ! Tempo è che tutti
i sacerdoti , i quali furono e sono al presente nelle cappelle,
debbano venire ad inchinarsi al professore Mazza che sie
de tribunalmente, e dà sentenza contra essi . E il venerabile
Carlo Carafa , sant' Alfonso de Liguori, il venerabile Bianchi,
il venerabile Arciero parranno innanzi a lui , affinchè faccia

1 ) Num de 26 Febbrajo .
*
208
scrutinio e li esamini della vita della generazione, delle let
tere , e vegga se essi che vollero disciplinare il volgo , era
no adalli a codesto uſficio !
Sono i preti che vanno alle cappelle tanto ignoranti quan
to coloro che debbono ammaestrare. Egli è da strabi
lire: Giuseppe Parascandolo non era un 110mo di lettere ,
professore nella Università , non aveva dettato intorno alle
Cariatidi, sposto e chiarito un papiro egli ? E quanti anni,
mi dica il Mazza , è che passò di vita Angelantonio Scotti ?
il quale, ed egli il sa , bazzicava in Corte , era da dotte per
sone grandemente onorato . Gennaro Schenardi sentiva molto
avanti in letteratura , giustissimo estimatore delle bellezze del
divino poema . Oh ! come questo pretignuolo gli darebbe per
certe mende grammaticali si fatla gastigatoia ,che gli putireb
be.Ma che son le regole di grammatica per gli uomini della
taglia del Mazza ? Cose frivole e vane , buone solo a fare
insolentire il Valla e lo Scioppio e quei di loro schiera .
Perciò il professore non cura , che i preti la ignorino. E ot.
timamenie ancora fa , che la grammatica non ponga tra le
cose che i volgari debbono imparare ; perchè leggendo in
quella, essi sindacherebbero e appunterebbero le altrui scrit
ture . I maestri saranno destinati: il primo, ad insegnare
gli elementi di leggere, scrivere ( cioè l'abbici) e le quat
tro operazioni aritmetiche ; il secondo insegnerà (suppli
sci : a leggere) e spiegherà un catechismo di morale che
per tale oygelio sarà scritto . Costui è veramente devolo
al progresso ! Costui è veramente amico alla plebe ! Egli
grida che a lei si faccia sapere meno di prima . Ma tiria
mo innanzi : Dunque un ignorante Antonio Ottaviano ne
gli anni passati cattedrante ? Un idiota Andrea Jorio, la
cui Mimica gli Inglesi e gli Alemanni hanno tanto cele.
brata ? Ma il lettore non vuole qui un catalogo .
Io per me credo che l'Autore l'appicchi eziandio ai no .
stri gentiluomini,imperciocchè gli paiono essere i sacerdoti i
209

quali spongono la dottrina di Cristo alla plebe uomini di


goffaggine quasi ributtante . Adunque Carlo Carafa ,de' Dil
chi d ' Andria , quel prode guerriero , un prete goffo ! Ed
Alfonso de' Liguori, quel valente giureconsulto , un prete
goffo ? E goffi altresi Giambattista Fusco , Giuseppe Sersale
di gente patrizia ? Nè mi dica , che non ragiona dei preti
che sono di gentile sangue, ma si di quei delle cappelle;
chè alle cappelle accorrono , io gli rispondo, i preii di bas
sa portata e quelli di nobile condizione ; ed a'primi ed ai
secondi il Vangelo insegua domesticamente usare con i più
sordidi della plebe , e chiamarli per vera benevolenza fra .
1 telli . Oltre a che la Religione , siccome scrive il Gioberti ,dà
er agli uomini vera civiltà , per la quale cosa essi di qualun .
b que stalo sieno , diventano civili , se il puro fuoco di lei
riscaldali.
lla
cre Ma quale utilità dalle cappelle ? La plebe è rimasta igno .
a. rante piu di prima , ed è cresciuta in perversità . Cap
ot pato argomento che è codesto , il quale ne disgraderebbe l'a
le sino di Buridano. Della plebe nostrà quauti sono che ven .
in gono a questi oratorietti notturni ? E fu mai alcuno che
-it abbia pensato costrignere la ragazzaglia a frequentarli ?
I fanciulli non vi trarrebbero se i preti con immagini, e
re
ut con corone, e con sovveniinenti di misericordia non gli a .
descassero .
fi
he E che cosa hanno fatto e stanno facendo cotesti pre
10 ti, che stanno a capo delle congregazioni plebee ? Di.
cono loro una messa, che quelli ascoltano per mera for.
a. malità, e che anzi profanano con qualche furlo nel mo
le mento stesso che stanno ascoltandola . Deh signor mio ,
la tra la lingua e l'ugola tante fandonie avete voi pronte ! Guar
ele datevi dunque d'entrare in queste chiesicciuole , chè la scar
sella quei malandrini vimboleranno. Miracolo che Cesare

no Caporale non toccasse un poco i furti degli uomini di cap.


ali i pelle ! Insegnano loro un rosario o qualche altra prece.
210)

Il rosario e le preci non s'insegna loro , ma d'accordo tutti


recitano innanzi ad ogni altra cosa . E questo rosario e
queste preci ripetono come animali a quell'esercizio as
suefalti. Fratelli dolci da chi spietato foste stravolti e con
vertiti in piche, in pappagalli ? Si che i preti in opera di
trasformazioni debbono valere più dell'Asino d'Oro , e della
Circe del Gelli . Annone cartaginese avvezzava a gran fa
tica i corvi le cornacchie le gazze ad articolare parole ,
e i nostri cherici togliono ad uomini il senno , e mutanli
in uccelli loquaci. Ed insegnano i preti che con quelle
orazioni, e con qualche rosario e con qualche limosina ai
trapassati ogni loro delitto e furto sono scontati. L'anima
vi sia schiantata di corpo , preti cerretani, nemici di virtù ,voi
dunque siete la mala radice dei misfatti della plebe ! Con
simili massime ognuno ruba tranquillo , e quasi direi in
coscienza , su la merce che vende, falsifica impunemente
le testimonianze ; versa senza scrupoli il sangue del suo
simile, e commetle senza orrore e rimorso ogni sorta di
delitti. A che dunque querelasi il paroco di santa Maria
degli Angeli, che la Scuola di Mascalcia si opponeva ch ' ei
voltasse a cappella serotina il cimitero ch'è allato della
pieve ? Se questi oratorietti notturni sono pesti e ruine
della città , meglio è che quella si tramuti in una stalla , e
giumenti , e non ladri, sacrileghi , omicidi calpestino quel
sacro luogo .
Ma ascoltiamo che cosa l'Autore vuole che i preti pre
dichino. Il Catechista deve insegnare quali sono i do .
veri verso Dio : cioè deve persuadere che Iddio vuole la
giustizia , la fraterna carità ; e che esclude ed allontana
eternamente da sè il furto , l'omicidio , la persecuzione,
la falsità , l odio . Lettore fa tesoro di sì bella dottrina .
Ma quale uomo popolaresco , che viene alle cappelle , non dice
intorno ciò un punto meglio del Mazza, e non ti spippola
che tutti questi sono doveri riguardanti il prossimo ?
211

E lasciando stare ogni altra cosa , concludiamo con una


sentenza intorno al canto dei fanciulli delle cappelle . È es
so un barbarismo invecchiato in questa capitale euro .
pea, e che bisogna assolutamente togliere. Vè che scio
rina ! Il recitare canzoni è in barbarismo. E pure a quel can
to certi viandanti Inglesi si çommossero . Aveva le orec
chie di Mida quel gentile Bolognese che un di con alcuni
suoi amici tanto si compiaceva di quelle sacre cantilene ?
A viso aperto ho alzato alquanto la voce per sostenere
l'onore di quei pochi volgari che usano alle cappelle . E
veramente non era bisogno che io avessilo fatto , perchè
tutti, eccello coloro i quali tengono col Mazza , sanno che
sono essi uomini onesti . Ed affinchè altri non creda che io
abbia cotali cose scritte in servigio dei preti , vo'che sap
piasi che se quegli si straniano dalle cappelle niuno danno
torna ai sacerdoti. Imperciocchè non le grandi e grosse
3 limosine tirano il pretismo a codeste chiesiccinole, chè una
i buona parte della gente che vi viene è si povera che muo .
a ve a pietà . Nè allettano i proventi e le entrate di esse ,
zi chè a ciascuno è noto che non danno neppure tanto da for
la nire d'olio le lampade . Pertanto il professore affinchè per
de innanzi più non iscappucci, chiavi in mezzo della testa la
е dottrina di Tullio , il quale dice : che prima di descrivere
nel le cose è bisogoo sapere ch ' esse sieno . Scambia egli qui
le cappelle serotine per le scuole notturne, perciò a torto

e. lamentasi di non trovare in quelle ciò che a queste con


viene. Della grande utilità di questi nostri oratorietti ci
0.
passiamo di dire , perchè s'accennò in un'altra scrittura .
la
na E se avessela corsa il chiaro Mazza , perchè savio è , non
calpesterebbe ora siccome fango ,vitupererebbe, e metterebbe
ne,
na. in beffa una gente pietosa , la quale senza mercede,solo
Jice quella del cielo aspettando, dà opera ad ingentilire la plebe
donandole Religione .
bola
R. M. ZITO
212
Violenze e minacce

I giornali nostri han tutti gridato contro all'illegal mo .


do, con cui fu scacciata la Compagnia di Gesù da Napoli .
« No , non poteva, ha ben detto il Lucifero ") , la pub
blica forza esser condannata a più reo vituperio . Non
altro che gli insensati potevan reggere senza essere inor
riditi al vedere uomini armati col nome di guardia nazio.
nale , portar trionfalmente come prigioni fino al mare que'
sacerdoti , vecchi alcuni , alcuni gravemente infermi, e tra
sportarli senza pietà e sforzarli a imbarcare inesorabil
mente ! No , non può Iddio non condannare siffatti or
rori ! Non può la nazione non chieder conto al Gover
no , come senza una legge abbia lasciato commettere tan
to eccesso ; abbia perfino disposto , che l'onorata divisa del
nostro esercito avesse accompagnato , e posto cosi il sug
gello alla violenza dell'anarchia ! » Ma , secondo noi e qua
si tutti pensiamo , tutto questo non fu che un viluppo ed
una trama del Ministero , il quale simulando le viste di es
sere sbalordito d' un pò di baccano e di un miserabil pu .
gno d'uomini , quanto se n'era accolto sotto alle case dei
Gesuiti , fè mostra di temere che la città , anzi il regno , non
fossero testè mandati a sacco ed a fuoco , se i Padri non
venissero discacciati . Poichè qual'ardua impresa sarebbe in .
fin stata per lui quella di sbandare una picciola testa di
gridatori ? Si dice che il general Pepe arrovellavasi di gia
cere ammalato ; che se no , e' sarebbe bastato solo ad op
porsi a costoro . E gliel crediamo , poichè a farlo non era
gli mestiero il valor di Coclite . Che se volessimo supporre ,
che i nostri statuali si lascio veramente spaurire da una pic
ciola brigata di schiamazzatori , qual aiuto dovremmo impro

*) Num . de' 14 Marzo.


213

metterci in congiunture più tristi ? Qual soccorso potrà ri


trovare la legge, in uomini di cosi facile smovitura ,i quali la
sciano manometterla per nonnulla , e son colà a posla
d' ognuno per esser bravati e trascinati a far ciò che non
vorrebbono ? A’ buoni reggimenti , siccome dicea il Guic
ciardini ,non può incontrar peggio della paura , cosi che noi
ci troveremmo in assai brutto partito , con gente che se ne
piglia cosi di leggieri. Ma , noi il ripetiamo, e ' non fu che
un'infinta. Ma ancora a che approdano queste infinte ?
Se tutti gli uomini buoni ed onesti , secondo i giornali van
a. dicendo , desideravano , che uno de'primi atti legislativi d : 1
il parlamento , avesse per sempre dovuto accomiatare i Gesui
or ti , perchè non soprastare pochissimi altri giorni ? Perchè
er. effettuarlo cosi a ritroso d'ogni diritto ? O forse non si a
veva questa fiducia nella unanimità de' suffragii della na
del zione , sì che ei volle antivenirli ? E allor non sarebbe sta
sug. to che un arbitrio , non pur contrario allo statuto, ma ad
ogni legge. Poniamo che avessesi dovuto precipitare ogni
qua
ed indugio , che que' Padri fosser sulle mosse di gittare per la
es: città una brigata di razzi incendiarii, di spargervi gli unti
e i tossici del colera , di tradirci in mano dello straniero,
pu:
dei si che per salute pubblica fossero da investir more bellico
non e da schiacciare a stormo ; perchè non allegar queste ragio
non ni ? perchè non cercare di mostrar la giustizia di un atto ,
e in. che ha tutto il viso dell'iniquità ? perché quelli a cui piu
ta di deve importare di tergersene , starsi rincantucciati e sca
gia gliar la pietra per mano altrui ? Questi garbugli quasi ricor
dopo dano le iniquità tenebrose e spietate della vecchia polizia ,
7 era che or giustamente si biasimano , e tolgono a'cittadini ogni
porre, sicurtà . Poichè quale non dee temere, che come oggi a' Ge .

a pic saiti,cosi dimani o diman l'altro non lascisi , o per codardia

impro o per nequizia , manomettere ancor lui da una schiera di se


diziosi ? Oltre a ciò , noi dimandiamo, se i popoli sieno forse
meno de'principi tenuti ad osservar le convenzioni giurate a '
214

governi stranieri, e se nel Concordato colla Santa Sede non


contenessesi ancora il patto di non ispegnere in niuna con
trada un ordine religioso , senza interrogarla.
I giornali nostri vituperando i modi tenuti nello scaccia
mento de' Gesuiti , han più o meno lodato il fatto medesi
mo . Il Tempo ha riportato da una gazzeita ligure , un rac
conto intorno ad avvelenamenti procacciati da que’Religio .
si , ed altri loro scandali. Dalla gravità e dottrina di alcu
ni fra coloro , i quali intendono alla compilazione di quel
giornale , ci saremmo certamente aspettata maggior posa
tezza nella disamina di atroci colpe, che con niun certo
'argomento si addossano ad un'intera comunanza . Però pas
si ancor questo. Ma il Lucifero ") ha tolto , senza scevera -
re l' Istituzione gesuitica da' difetti di alcuni di que'Reli.
giosi , ad oltraggiarla, siccome quella che indirizza l'Evan .
gelo , la scienza e la virtù a procacciar signoria ; dilettasi
del mistero e di tenebrose inframmeltenze; non si confida che
nelle ricchezze; fomenta la baldanza de' nobili e de' potenti
innanzi all'ara stessa ,ond' è levato il legno della redenzione,
che gli uomini affratello ; blandisce, in cambio di purificare le
passioni , e con orribile pervertimento abusa le più sante cose
ad ottenimento di fini laidi e profani . In tanto che a volere
stare alla universalità di quelle accursazioni, lo stesso Ignazio
( di cui fino il Gioberti a ) delineò quella dipintura grand.osa,
da innamorare e far meravigliare gli uomini più schivi) non
vorrà tenersi che per uno sciaurato , che detie cominciamen
to a tanta ribalderia ! Il Farnese , che approvavala dal roman
Seggio , tradiva la ecclesiastica e la civil comunanza ! Dalle
quali conclusioni non ha schermo chi piglia ad accusare
l'istituzione del Loyola , senza almeno distinguer gli ani
maestramenti del padre , dalle corruttele e stravolgimenti po
tutesi , per una supposizione, introdurre in alcuni figliuoli.

1) Num . cit. -2) 11 Gesuita moderno, vol . IV .


215

Ma quali ordini o istituzioni, anche più encomiate ,non si do


vranno riputar malvage , ove se ne voglia dedurre l'indole
dall' abuso , che gli uomini ne fecero in alcun tempo ? Dalle
crudeltà aristocratiche della lodatissima signora delle Lagune ,
sino a' più liberi governi e che a' di nostri più pregiansi di
civili,quale non si dovrebbe distruggere, se togliessero ad e
stimarsi al ragguaglio delle frodi, de'tradimenti e d'ogni gene
razione di scelleraggini,onde son sozzi ? Ma senza ciò , se l'Or .
el dine gesuitica è malvagia negl' istituti suoi stessi , se non si
d può riformare senza trasnaturarla o distruggere ,se fu pianta
10 venefica ed intonchiata sin da che il magnanimo Biscaglino
es. concepiala nella mente , in quale guisa il medesimo giornale
aggiugne ,ch'ella debba essere adoperata nella conversione dei
i gentili ? Forse alle razze gialle , alle rosse ed alle nere non
210 : toccaron i benefizii della redenzione , siccome alle bianche ?
Lasi O il Vangelo , che debbe a quei popoli bandirsi , è vario dal 00
che stro , per lo che possa giovar fra essi una istituzione per sua
enti natura istigatrice di cupidigia , conculcatrice della plebe e dei
one, pusilli,adulatrice de nobili e maggiorenti ? Dimandiamo final
ele mente , se questa medesima istituzione non attecchisca ed
Jose approdi in quei tanto liberi reggimenti degli Stati Uniti . O
lere se pur la temesse il grande O'Connel, e si si sconfidasse
Lazio di ottener , con lei al fianco , la liberazion della verde Erina,
( 5.1, Non adunque gli ordini del Loyola son tristi di lor na
non tura, non per sè medesimi anticostituzionali e nimici a li
bertà , secondo ha detto un altro giornale; per guisa che
zen
man chiunque li professi debba di necessità e dovechessia e in
alle ogni tempo esser ribaldo, in forza di quegli ordini mede
simi ; chè se ciò fosse , e' non potrebbono neppur giovare
sare
agľ idolatri , e vivere fra le repubbliche e le monarchie
costituzionali. Al più adunque la colpa di abusarne sarà di
i po
alcuni socii e in alcun luogo . Ma o che fosse de' socii ,
moli.
0 , per impossibile , dell'istituzione , avrebbe ciò potuto
chiarirsi senza disamina ? Conveniva far precedere la pe
216

na al processo ? E shandarli senza piuna legge , a furor


di popolo ? E di qual popolo ? Ma mettiamo che in que
sta bisogna non si fosse dovuto , nè potuto seguir niun
legale procedimento , non dovea , noi il ripetiamo, alme
no aspettarsene la sentenza del Pontefice ? La Costitu
zione ' ) non divaria in ciò dal nostro avviso . « In virtù ,
ella dice , del concordato vigente colla s . Sede , il bando
de Gesuiti dal Regno non poteva decretarsi senza l ' assen .
timento del Sommo Pontefice ; ed essendo sulla Sedia ro
mana Pio IX , autore e promotore dell'italiano risorgimen
to e quello per cui siamo si tosto venuti a libera vita , o
gni convenienza volea che si desse tempo al governo di
trattar la bisogna e di avvertire almeno quel generoso Ri .
formatore, che la necessità delle cose non dava l'agio di
serbare inviolate le forme della ponderata estimazione del
patto e del venire agli accordi » . Per contrario in tutto que
sto commovimento noi non abbiam veduto nulla che non
fosse incomposto. Sentenze superlative e fuori di ogni misu
ra . Quello stesso avversar le cose più innocenti , anzi più
lodevoli , punto che si attengano al Gesuitismo, mostra la
stemperatezza degli animi e la furia delle parti . Vogliam
recarne un picciolissimo esempio . Il Bartoli è un de'mus.
simi scrittori nostri , quanto all'immensa copia de'bei mo .
di e d'ogni più bel partito ed atteggiamento di favella . Lo .
datissimo dal Giordani, e vie ancor più dal Cesari , che di
ceva potersi dagli scritti di lui rifar la Crusca, se si smar
risse . Ed ecco il Costituzionale, che reca in beffe lo scri
vere del Ferrarese . Che amore del bel parlar nostro è co .
desto ? Che spassionatezza di giudizi ? O forse fu colpa di
quel grande Scrittore , s' e' non iscrivea quore e squola , se
condo la squarquoia ortografia del Costituzionale ?
Noi dicemmo tutto ciò non tanto per cagion de Gesui.

?) Num . 10.
217

ti , quanto per le più orribili conseguenze, a cui un gior


nale accenna . « Tutti desideravano , egli dice , che uno dei
primi atti legislativi del parlamento , avesse per sempre do
vuto licenziare questa Istituzione dal nostro regno , e così
restituire fra gli altri beni , alla pubblica economia le mor
le proprietà possedute da essa , insiememente a quelle di
tante altre parasite , e non solo inutili ma scandalose cor
porazioni »), Cosi che la violenta espulsione de' Gesuiti , non
fu che un segnale , un picciolo saggio di ciò che ci ap
parecchiamo a fare ? Ci si minaccia adunque una intie
ra confiscazione de' beni ecclesiastici- ? Poichè si pruoverà
ben di leggieri che una corporazione , come il giornale di
ce , sia inutile , scandalosa e parasita , da chi vuol aggher
mirne le sostanze e far masseria sull' altrui , da chi si pro
pone di confiscarne i beni . Soprattutto quando si tornano
a chiamar morti que' beni , che cosi manifestamente si è
altre volte dimostrato esser vivi e spiranti, non men degli
averi di ogni pubblica istituzione . Quando si è dimostrato ,
che sia una pubblica frode lasciar liberi i testamenti e poi
violarli; licenziar altrui a raccorre i lasci ed i reditaggi , e
poi farne preda dello stato . Che sarebbero allor le religiose
comunanze, le chericali istituzioni , le istituzioni di qualunque
forma, se non delle panie , cui lo stato apposta per invescar gli
animi semplici e da bene ? Il diritto di proprietà non è invio.
labil pure allo stato ? Crollarlo è un mettere a leva la stessa
civil comunanza.Or quel diritto compete non pure a' singoli
cittadini , ma alle compagnie e accozzamenti d'ogni maniera,
purchè non riprovate dal magistrato ; e però è non manco ingiu
stizia dispogliarne queste che quelli . Forse alle consorterie
laicali appartiene questo diritto ,non alle ecclesiastiche ? I laici
potran convenire in società e accozzarsi , non i cherici ? Ma ,
noi il ripetiamo, le conseguenze a cui menano certe dot
trine son piene di spavento . Poichè come ha detto in tal
proposito un nostro giornale, a cui certo non potrà rimpro
218
verarsi molta cautela e molla riservatezza , dalle corpora -
zioni si passa agl ' individui e si compie ( noi aggiugniamo)
col gridar come quel deputato al parlamento di Francia
non è molt' anni: venga la preda di qualunque sorta ella
sia , e noi vi stenderem la mano . L'andar bucinando ta' cose ,
darebbe a credere che il popolo non s'illude,giudicando che la
guerra non è solo contro a' Gesuiti. Domandiamo dunque al
la Costituzione, se siano i preti antipapisti, com'ella ha det
to, i quali danno altrui a intender questi propositi di distru
zione , o i giornalisti , i quali non vogliono aver neppure
tanta pazienza da non propalarli cosi tosto ?
Vogliamo infine aggiugnere di passaggio, che non sap
piamo intendere perché il Lucifero, nel medesimo proposi
to de' Gesuiti , abbia dato a Bonifazio VIII, l'appellazion di
tristissimo. Che l'Allighieri il mordesse, anzi il levasse in bra .
ni in que' superbi e vivissimi tratti di poesia , non è mera
viglia, tenendo egli a parte ghibellina, e però avvisando che
Italia fosse tracollata nella rovina, per colpa di chi congiu
gneva la spada al pastorale. A che s'aggiunse il cruccio
dell'esilio . Ben è da stupire che in questi di altri così ne fa
velli , com'e' non fosse stato un de'più magnanimi parteg
giatori dei guelfi , cioè delle italiane franchige, e quasi che
non avesse infino ad oggi niuno pigliato a difenderne il no
me. Ildebrando, Giulian della Rovere non furono più impa
vidi contro allo straniero del Gaetani , così che il medesimo
Dante lo avrebbe levato in Cielo , se lo sdegno avessegli
consentito di ravvisar ch'era folle aspettar la salute dell' I.
talia dall' Alemagna .,
I COMPILATORI

I novelli apostoli della libertà

UANDO voglionsi i Preti falli oratori di piazza per il po


Quando
polo, non dee recar meraviglia che s'invitino i giovani cit
219
tadini ad essere apostoli della libertà nel tempio di Dio .
Questo pensiero ci si affacciava alla mente , allorchè leggem
mo nel Riscatto italiano de'sette del corrente mese l'in.
vito dell' egregio Cesare Malpica a' cittadini delle provin .
ce . E dicevam tra noi medesimi ; chi sarà che non renda
il giusto tributo di lodi a questo scrittore per il caldo ze
lo , che tutto dentro lo divora, di ammaestrar le moltitudi.
ni intorno a ' diritti e doveri costituzionali ? ma niuno cer .
tamente vorrà mandargli buono tutto il brano seguente :
« Molti sono istruiti fra voi . Ma sul popolo , ma su quella
parte di popolo che forma la massa degli elettori , pesano
ventisette anni di forzata ignoranza ; ventisette anni di com
pleto abbrutimento . Se questo povero popolo non compren
derà come e perchè deve esercitare il gran dritto ( di ele.
zione ) , quali deputati avremo , o fratelli ! Siaté adunque
gli Apostoli della libertà . . . andate e istruite le genti.
Istruiteli ne' campi , su le vie , su le piazze , nelle case . Fate
che abbia ( sic) il cibo dell'intelletto , il pane della scienza
quando è raccolto ne' templi di Dio . Assai discorsi latini
si fecero per propagare l'ipocrisia , e la superstizione . Chi
deve , parli ora italiano per spiegare la legge elettorale . La
cattedra di verità torni degna della verità . È nel Tempio
di Dio che va spiegata la libertà a'popoli : perchè appun .
to per stabilire il suo regno Dio scese su la terra ) .
Forse non si accorgeva lo scrittor dell'articolo , come
dicendo ignorante e abbratita la massa degli elettori, chia
mava asini e peggio la più gran parte del mezzano ceto
del nostro civilissimo regno . Giacchè il censo statuito fra
noi per ciascuno eleitore non si trova certamente tra le per
sone dell'infima plebe . E ciò ch'è più , verrebbero alloga
ti in quella categoria moltissimi uomini di lettere , a' qua
li solo la scienza procacciò sempre un briciolo di sudato
pane. Nel rimanente, consiglieremo si lui , e si tutti gli al
tri che non cessano di dipingerci imbestiato il nostro po

2
220

polo, a non esser tanto ingiusti co' loro fratelli. Altro è


avere grossolano intelletto , altro è vivere nell'abbrutimen .
to ; e le sagaci ed ingegnose risposte della napolitana ple
baglia , anche su’recenti avvenimenti dimostrano ch'essa
non ha smarrito affatto la luce dell'intelletto, e che ritrae
tullora, come dice il Bolta , della greca acutezza . Ricordiamo
a questo proposito l' aneddoto riferito da Pietro Colletta " ) ,
allorchè discorre della Costituzione data al nostro regno nel
1820. « Non era inteso dalla plebe , come innanzi ho det
to, il significato politico della parola Costituzione ; ma per
accidental simiglianza di suono , il grossolano intelletto del
popolo si scostava poco dal vero : nella gioia pubblica che
ho descritto, un di coloro chiamati lazzari richiese ad al
tro della stessa classe , creduto di maggior senno , che mai
significasse la voce festosa di costituzione; e quegli : « Sei
solo a non saperlo ? vuol dire la cauzione che il re dà a
noi ) . La parola cauzione , usatissima ne' dieci anni del do
minio francese , era intesa dal volgo » . Questo, dirà il Mal.
pica, avveniva or sono ventisette anni ; ma oggidi che pe
sano sul popolo altri ventisette anni di forzata ignoran
za, e di completo abbrutimento ? Non temete di questa ver
siera, o signore; se paragonate alcun poco i fatti e a men
te serena , troverete che non è da quel di peggiorata la con
dizione del nostro popolo . Molti di mezzo a noi ricordano
tuttora gemendo le rapine e le stragi da esso operate in
tempi troppo vicini; lo stesso storico , che innanzi citammo ,
ce lo descrive alla caduta di Murat con le seguenti paro.
le : « La plebe avvezza a' disonesti guadagni delle discordie
civili , al sacco della feudalità , a comodi dell' eguaglianza ;
perciò avida , irrequieta , indomabile se non dalla forza ?) » .
Miralela ora questa plebe a' di della concessa Costituzione

1) Storia del reame di Napoli,ecc. lib IX , p . 233 , Parigi 1837 .


- ?) Ibid. lib. VIII , p . 167 ,
221

nel passato Gennajo . Tripudia e festeggia cogli altri per le


ottenute franchigie ; ognuno la loda perchè generalmente
si mostra temperata ; e a frenar la cupidigia di que' pochi
che volean far impeto contro l'altrui vita e le proprietà ,
bastó la forza morale di que'prodi cittadini che formavano
le ristrelte file della nostra Guardia nazionale . A chi si debba
il merito di aver cosi impedito gravissimi danni, lo lasciamo
a diffinire a voi stesso ; egli è certo pero che il Clero con la
sua religiosa istruzione, tanto oggigiorno disconosciuta, vi ebbe
grandissima parte . Conciossiachè del nostro Clero in fuori,
che co' suoi ammaestramenti e colle pratiche religiose di .
rozzò questa plebe , nessun altro in 27 anni n'ebbe cura .
Queste cose siano dette di passaggio ; vediam piuttosto che
debba pensarsi de' novelli Apostoli scoperti dal Malpica.
L'Eterna Verità avea detto a'suoi Discepoli, e por essi
a a tutti i Pastori di anime : Andate, istruite tulle le genti;
ond' è che fino da' primordii della cristiana Religione i Ve.
1. scovi non lasciarono di dichiarare a ' fedeli nelle chiese la
Santa Scrittura e la dottrina del Cristianesimo. Codesta cat
-N* tedra è chiamata dagli antichi Padri cathedra docentis, ov .
vero cathedra sermonum et doctrinae. Cresciuti in nume
er.
ro i fedeli, l'uffizio di predicare nelle chiese venne affidato
21
on a' Sacerdoti , primi tra' quali furono Origene e il Crisosto
mo in Oriente, san Felice di Nola e sant'Agostino nell'Oc.
ano
Ein cidente; di poi venne affidato anche a' Diaconi ; ma non mai
fu consentito a ’ laici che talvolta facessero da dottori nel
mo,
la casa del Santo d'Israele . Cotalche fu accolto con le risa
paro .
Ordie il disegno di certa comunità protestante-razionalista di Ger
mania , la quale , non è gran tempo , faceva facoltà anche ai
anza ;
laici di sorgere a predicare nelle sue raunate . Questo costume
2) .
azione vorrebbe introdotto in mezzo a noi il Malpica; e , forse per
purgarsi dalla taccia appostagli in un giornaletto di esser
soverchiamente divoto , fatlosi propagatore di nuove teoriche
i 1837.
religiose,manda i giovani cittadini a predicar libertà ne tempii
RAC.REL.VOL.XV. 15
222

del Signore . Noi siam certi che codesti apostoli non sarebbero
di quella selta di libertini introdottasi nella sinagoga ,di cui
discorrono gli Atti Apostolici ' ) , e neppur di coloro che , come
scrive il Principe degli Apostoli ? ) , tengono la libertà per
velame della malizia ;ma spiegando colà , siccome si vuole,
la legge elettorale, egli è maniſesto che non darebbero al
popolo quel cibo dell'intelletto , e quel pane della scien .
za ch'esso ha diritto di ricercare nel tempio di Dio . Il ci .
bo de' fedeli nella chiesa non è quel cibo che passa , ma
quello che dura sino alla vita eterna *) ; il pane che ivi
loro si parte, quando ne hanno fame, è qualunque cosa
comandata da Dio * ) ; questa è la legge che i popoli ap
parar debbono nel tempio dalla bocca del sacerdote, per :
chè egli è l' Angelo del Signore degli eserciti ") . La quá .
le, perchè è l'unica e vera sorgente di tutto il ben esse
re di qualsivoglia civile società , adattandosi alle peculiari
circostanze, serve a forinare e il dabbene cittadino, e l'im
parziale elettore , e il giusto deputato , e il prode guerrie
ro . In fatti nè Gesù Cristo , nè gli Apostoli predicarono mai
in particolare di siffatte cose ; parlarono della virtù, e non
della politica ; dettarono i doveri di tutti quanti gli uomi
ni , e non le norme di condotta per un determinato ceto ; an
nunziarono in fine la felicità dell'altra vita e non la pro
sperità degli affari di questa misera terra . È questo il re .
gno di Dio cui venne a stabilire quaggiù Cristo Signor No
stro , siccome lungamente dimostraumo altrove ); questa
è la libertà de' figliuoli di Dio , di cui dicemmo nel prece
dente quaderno ). La quale affratellando con vincolo di
cristiana carità gli uomini tra loro, produce la vera liber
tà civile , cui il Clero non mai cesso di caldeggiare.
Ameremmo però sapere dal Malpica , come mai abbia egli
veduto che la calledra di verità non sia stata finora degna

? ) Act.VI.— ) II Feir . II, 16. — ²) Joan.VI, 27. –4) Malt.IV , 4 .


--5) Malac. II , 7 .--") Vedi vol . XIII , p.368 e segg :-) Pag. 135 .
223

della verità ; in qual tempio del Signore abbia egli udito


mai propagar l'ipocrisia e la superstizione ; ci dica pure
ricisamente, senza quel periodare a singhiozzi, dove insino
ad ora si è predicato al nostro popolo in latino ? Ci ha man
dato Cristo a predicare il Vangelo non colla sapienza del
le parole , affinchè non diventi inutile la Croce di lui; e pe
rò non credemmo di sapere altra cosa tra' fedeli se non Ge
sù Cristo , e questo crocifisso . Il nostro parlare , la nostra
predicazione non fu nelle persuasive dell'umana sapienza,
ma nella manifestazione di spirito e di virtù , acciocchè la
fede non posi sopra l' umana sapienza , ma sopra la poten
za di Dio . Così noi adoperammo mai sempre , seguendo i
comandi dell' Apostolo " ) . Se ciò importasse offender la ve
a. rità e predicar l'ipocrisia o la superstizione , dispereremmo
e della presente generazione , per la quale mutatesi bellamen
ri te le sorti civili, la virtù sarebbe addivenuta vizio , e liber .
n tà una sfrenata licenza . Nè noi possiam credere che il Mal .
le pica voglia esclusi dalla Chiesa que ' sermoni latini , che nel
nai l' augusta amministrazione de' Sagramenti vengon prescrit
on ti ; è quello un si santo linguaggio, che solo la voluta
ni chiesa cattolico- francese dell'abate Châtel potè avere in
an orrore. Lo facciamo quindi sicuro, che a' fedeli sempre si
ro è tra noi in italiano annunziata la parola di Dio , quella pa
re. rola ch'è degna della cattedra da cui si predica e del tem
No. pio nel quale è annunziata . Finalmente gli diciamo , sicco
esta me testè diceva al suo Clero il Vescovo di Nantes , in pro .
rece . posito dell'ultima rivoluzione francese : « Il nostro ministe
o di ro è un minisiero di pace e di carità , e noi dobbiam so
aber lamente cercare che siano praticati i due grandi precetti
della legge , l' amor di Dio e del prossimo . In tal guisa a.
egli vrem pagato con usura il debito nostro verso la società ;
ogna perchè nessun'altra cosa potrebbe tornarle più proficua » .
I COMPILATORI
4. 1) I Cor . I , 17; II , 2, 4-5.
V,
;.133.
224

Alcune parole su di una lettera circolare a l'escovi


napolitani

LEGGEMMO
JEGGEMMO nel Giornale del Regno de' diciotto Marzo 11
na lettera Circolare del Ministro Segretario di Stato degli
Affari Ecclesiastici a tutti gli Ordinari Diocesani delle no
stre province di qua dal Faro , per invitarli ad aprire tra
gli Ecclesiastici delle soscrizioni volontarie per pubblica
beneficenza . L'ottimo Barone Bonanni, tra le lodi che giu
stamente in essa tribuisce all'evangelica carità di Pio IX ,
e a quella nobile gara di venire in aiuto de' poveri, desta
tasi a questi di soprattutto in ogni ordine di cittadini, si
augura che coloro i quali furon chiamati da Cristo ad
esser Apostoli della carità e della fratellanza , non voglia
no rimanersi in tanta miseria del popolo al tullo indiffe.
renti. Ed acciocchè il loro esempio serva altrui di stimo .
lo per concorrere all'opera della civile carità , vien sug.
gerendo a tutti i Prelati di formar delle liste di volontarie
limosine del Clero secolare e regolare , le quali dopo sue
ulteriori istruzioni serviranno a sollevare ogni sorta d'in
digenti , e specialmente a ristorar le Chiese e gli Stabili
menti ecclesiastici di beneficenza .
Savissimo divisamento egli è il provvedere a' bisogni de'
tempii e de' poveri, e degno per verità dell'animo genero
so del nostro Ministro , di cui ammiriamo la rettitudine e
la religiosità. Però queste medesime sue belle doti ne fan
no arditi di proporgli, solo come Preti, che non vogliam
nè punto nè poco prevenire il giudizio del nostro veneran
do Episcupato , alcune brevi considerazioni intorno alla con
venienza di questo suo invito .
Tutti sanno , che l'uno e l'altro Clero della nostra dio
cesi , allorchè nel passato Gennajo fu privatamente invitato a
far anch'esso limosina del suo alla povera gente , non si
addimostrò per questo indifferente. Sulle liste pubblicate
223

nello stesso Giornale del Regno leggevansi i nomi di Ec


clesiastici e d'intere Comunità religiose , e innanzi tutti del
nostro Eminentissimo Arcivescovo , i quali confermarono
co' fatti la verità de ' loro insegnamenti sulla carità cristia
na Ma che i Vescovi e i Preti debbano oficialmente pre
sentare al Ministero le somme di mezzo a loro raccolte, ac
ciocchè siano da quello impiegate secondo il suo volere in
usi pii , non ci pare nè conforme alla pratica della Chiesa,
nè utile a' veri bisogni de' poveri . Perciocchè e i Vescovi
e i Preti furono sempre per proprio diritto i dispensatori
della limosina offerta da' fedeli, ed un aperto argomento
n'è l'ordine de' Diaconi istituito anche perchè pigliassero
cura de' poveri . Sappiamo da san Giustino " ) , che adunatisi la
domenica i fedeli per assistere al divin Sacrifizio, davano,
appresso la preghiera , la limosina a colui che presedeva,
cioè al Vescovo , per distribuirla a ' poveri e alle vedove . Si
milmente adoperavasi a'tempi di san Girolamo ; e da questo
costume sembra naturalmente derivato che i Principi cri.
stiani si scegliessero ad Eleinosiniero un ecclesiastico . Que
e
sta costumanza , rifermata dal suffragio di tanti secoli , ha
il suo fondamento nell'uficio stesso del sacro ministro. Im .
si
perciocchè chi meglio del Pastore può conoscere quella tra
le sue pecorelle che ha più bisogno di aiuto ? Chi meglio
e
del Prete può provvedere a quel che fa d'uopo, sia per ri
-0
storare la Casa di Dio , sia per aiutare le pie opere di be
e
neficenza ? Per questo a noi pare che sia molto inconve
20.
niente quell'invito
am
E sono tanto spassionate queste nostre parole, quanto che
an
possiam dire con franchezza , non esservi mai stata opera
Con
di cristiana carità , a cui il Clero napolitano, che per al
tro è poverissimo, non abbia dato prontamente il suo no
dio
me . Forsechè non dettero i nostri Preti e Cherici larghe
to a
n si
1) Apolog . II.
icate
226

limosire per il tempio di san Carlo all' Arena, che si volle


ristorato per voto de’nostri conciltadini ? Chi, se non ilClero,
ha provveduto con sussidio di danaro a mantenere le con
gregazioni di Ecclesiastici negli ospedali degl ' Incurabili, de'
Pellegrini e de' Convalescenti, di Loreto e della Cesarea , e
fin della Torre del Greco, acciocchè non mancasse agl'infer
mi l'istruzione religiosa ? Molte delle cappelle serotine da chi
mai, se non dal Clero son mantenute ? Nelle missioni , che
il Clero fa ne' diversi luoghi del regno , ed anche nelle car
ceri , quando n ' era a lui confidata la spiritual direzione, non
è mancato alcuno de'nostri Preti che vi spendesse larga
mente anche del suo domestico patrimonio . Lo stesso peno
sissimo ministero della Confessione, se è esercitato tra la
bassa gente, è un campo assai vasto dove può spaziare la
carità del Prete, spesso incontrandogli di conoscere guasti e
scandali a' quali senza sussidii di denaro non si può portare
rimedio . Chi non ha udito dire di que' zelanti Ecclesiastici , i
quali dopo aver generosamente profuso il loro , onde apparec
chiare religiosi asili alle giovani donzelle o alle donne pentite ,
proseguono e co’ frutti delle loro fatiche, e colle limosine
che vanno dovunque accattando , a mantenervele nel modo
che posson migliore ? A cui non sono noti, per tacere de
gli altri , i nomi di Domenico Cutillo , di Francesco Save
rio Ferrigni, di Antonio Durante ? Chi non sa che a cosi
fatle opere intendono altresi un Taglialatela, un Gagliotti ,
un Alfano , il quale oltre a sostener generosamente col suo
una Congregazione per i giovani studenti, ch'è pure un'o
pera in che i nostri Preti molto faticano e spendono, rinun
1
ziava in prò di un Ritiro di orfane lo stipendio mensuale
di 50 ducati destinatogli per un suo ulizio dal Governo ? E
qui dichiariamo , non voler poi togliere quel velo di mo
destia che ricopre atti di carità assai più luminosi anche
per l ' alta ecclesiastica dignità del Personaggio che li com
pie ; siccome nè meno di quelli vogliam discorrere, a cui
227

intendono le Congregazioni religiose tra noi , bastando u


sar qualche fiata a'loro chiostri per ammirarle. Al che si
a giunga , che il nostro Clero non riceve emolumento di
sorta dalle sue apostoliche fatiche, ed i Benefizii stessi ec
clesiastici che sarebbero cosa sua , sono stati finora o inutili
nelle mani del Governo , o conferiti, 'per lo più , ad operai
troppo amanti di riposo nella vigna del Signore. Con tut.
to ciò il Clero di Napoli , e siam sicuri che lo stesso deb
ba dirsi di quello delle nostre province , produce be' frutti
di carità non solo civile , ma evangelica .
E però dovrebbe il religioso nostro Ministro lasciar libe.
ro al Clero lo slancio della sua carità , e viver sicuro che
di per sè stesso saprà meglio di ogni altro sovvenire ai mi .
seri ; mentre i Napolitani potrebbero, ove il volessero, pi
e
gliare incitamento da tutte queste opere, che certo loro non
re
isfuggono, ad esser più caritativi.
i
I COMPILATORE
EC
en
ne
do
de.
Teo
cosi

SUO
2010

suale

mo
anche
con
a cui
228
NOTIZIE

ITALIA Milano « Questa città, cosi il Mondo Illu


strato, ora è piena delle lodi di un uomo, che testè era
scopo d'invereconde satire e di calunnie famose. Il con
te Giacomo Mellerio spendeva le 300,000 lire di rendi
ta in beneficenza e protezione alle belle arti . Caduto ma.
lato , nella lunga infermità donò tutti i quadri, i gioielli ,
i vezzi della sua ricca casa ad amici e conoscenti ; dalla
viceregina ( cui regalò una Fuga in Egitto ) fino alla la
vandaia , ricordandosi di tutti, e più poveri , e aggiungen
do ogni giorno qualche linea a un testamento che resterà
modello di bontà eroica e di sapienza civile . L'ira contra
di lui nasceva dalla voce propagata che favorisse i Gesui
ti e frati, e fosse depositario di molti milioni, affidatigli fi
ducialmente per piantare i Gesuiti . La morte « giusta di glo
rie dispensiera » mostrò non altro se non che sono fortu
nati i governi dispotici ove i re dell' opinione arrivano a
screditare chiunque potrebbe al suo nome rannodar le spe
ranze del paese . Mellerio moriva di 71 anno l ' 11 Dicem
bre , e dal suo testamento appariva che, oltre provvedere
ai parenti suoi con senno acutissimo, disponeva di quasi tre
milioni in beneficenze. Tra queste, nulla per Gesuiti nė per
altri frati, tranne per un ordine di essi destinati a curar l'o
spedale maggiore: molto a chiese, ma piuttosto per orna
menti : come 11. 50,000 pel tempio di s . Carlo ; 100,000 per
far le porte di bronzo al duomo, ecc . Il resto in beneficen
ze di gran saviezza . Oltre 50,000 agli asili dell'infanzia ;
altrettante agli scarcerati e ai discoli ; 200,000 all' ospeda
le ; altre a tutte le istituzioni caritatevoli della città ; dispo
se un nuovo istituto per sovvenire di ll . 500 l'anno cia
scun degl ' impiegati che non han soldo bastante per soste .
nersi col necessario decoro : un altro perchè il tribunale pu
pillare faccia assegni a quegli orfani che sono bisognosi sen
229

z esserlo tanto da ricorrere agii orfanotrofi. Cosi altre di


sposizioni che lo fanno ammirare da tutti quelli che dian
zi lo beffavano, e che ora domandano sia stampato quel
testamento . Giustizia , ma tarda , allorchè non è resa che do
po abbeverata di oltraggi la vita ; ma effetto inevitabile ove
la pubblicità è impedita , e non tollerata la verità » .
Malta - Allora quando il nuovo Vicario Generale ed i pro
vicarii nominati da Mons. Sanz furono richiesti dal governo
dell' isola del giuramento di fedeltà alla regina , come giu
dici ecclesiastici, si destò una quistione intorno alla formo
la prescritta per codesto giuramento. Giacchè quella intro
dolta in Malta nell'anno 1839 , e ch'è quella abbracciata
à
-a nel parlamento per i cattolici del Regno -Unito, fu rigetta
ta dal defonto Prelato Mons. Caruana , allorchè fu eletto
ni
membro del consiglio di governo. Lo stesso adunque han
fi
fatto i novellamente eletti , non credendo di poterla ricevere.
70
Il governo però , avendo sostituita all'antica quest'altra for
tu
mola semplicissima : « Prometto sinceramente e giuro di es
ра
ser fedele e mantenere vera fedeltà a S. M. la regina Vit
spe.
toria; così Dio mi aiuti » , il Vicario ed i Pro-vicarii presta
em :
rono a ' 30 del passato Gennajo il voluto giuramento . ( Dal
ere
Catolico, Num . de' 21 Febbrajo .)
tre
- I Padri della Compagnia di Gesù , cui questo nostro
per
paese degli aranci scacciava per non parere il men col
- l'oo
to della penisola , furono sulla terra dell'isola di Malta
orna
ospitalmente accolti . Ricevuti con grandi dimostrazioni di
per
onore da quel Vescovo cattolico , ed abbracciatisi co' loro
icen:
Fratelli che ivi hanno stanza , potettero in fine riposare dai
ozia ;
disagi dello scacciamento e di un viaggio a bastanza peno
peda so per il mare . Egli è però mestieri qui confessare, che le
dispo
città di Salerno , d' Aquila e di Sorrento , dettero in tal con
o cia
giuntura segni di civiltà più innoltrata che non coloro che
soste :
reggono a bacchetta questa nostra capitale . Perchè usciro
le puu
no cola dalle loro Case i Gesuiti, ma liberamente, e non
si sen .
230

come rei condotti al supplizio, e tutti a gara Ecclesiastici


e Secolari pigliarono di loro amorosa cura .
FRANCIA - L'abate Châtel profittando del presente taffe
ruglio a Parigi , fece a sapere in un primo numero di un
novello giornale , che egli voleva ristabilire la sua Chiesa
caltolico -francese. Egli adunque vorrebbe lasciar la sua
drogheria e riprendere il vecchio pontificato. Per questo fine
fece affiggere su per i cantoni una scritta , la quale per al
tro « faceva stringer le spalle a chi non la lacerava » .(Dal
l'Ami de la Religion , Num . de 29 Febbrajo. )
- Una signora protestante di Tonneins, rimasta vedova ,
or son circa tre anni, di marito cattolico, dava prova te.
stè di singolar fanatismo per la sua setta . Suo marito a
vea prima di morire esortato le due giovani figlie a rima.
ner, com'erano, cattoliche , ma la genitrice le volle con
violenza convertire al protestantismo . Quindi mal grado i
loro gemiti, queste due vittime di un odioso proselitismo
furono a viva forza menate nel tempio protestante . Prima
di giungervi, s'incontrarono nella sorella del loro genitore ,
la quale pure è cattolica , ed « o Zia , le dissero , ci spin
gono per forza . Papà innanzi di morire, aveaci raccoman
dato di rimaner cattoliche ! o Papà ! » A questo lamento la
madre dette loro un urto violento per farle entrare nel tem
pio , ove assistettero al sermone gemendo e versando lagri
me ; cotalchè anche alcuni protestanti ne furono vivamente
scossi . ( Dail' Ami cit . , Num . de 24 Febbrajo .)
INGHILTERRA - Cerca il ministero inglese di riappiccar
commercio diplomatico con la santa Sede , la qual cosa è
dalle leggi vigenti severamente vietata . E per ciò venne
non ha guari presentato alla Camera de' Lordi un bill cosi
concepito : « Atteso che in un atto passato nel primo anno del
reguo del re Guglielmo e della regina Maria , intitolato : Alto
dichiarante le franchigie e i diritti dei sudditi, e rejo .
lante la successione alla corona , è, fra altro , statuito che
231

ogni persona ch ' era o sarebbe in comunicazione con la Se .


de o Chiesa di Roma, o professasse la religione papista, o
sposasse un papista , sarebbe esclusa e perpetuamente inca
pace di succedere alla corona ed al governo di questo re .
gno e dell' Irlanda , e ai dominii e possessioni che ne di.
pendono , come pure di possederli o goderne u di esercita
re il potere regale , l' autorità o la giurisdizione; e che ,in
detti casi, il popolo di questi regni sarebbe prosciolto dal
suo giuramento di fedeltà , e che la detta corona e gover
no dovrebbero passare , per essere da esse goduti , alla per
sona ed alle persone protestanti che ne fossero eredi ; av .
vertendo il caso in cui le dette persone in comunicazione,
professanti, e maritandosi come si è detto , venissero a mo
rir naturalmente; e atteso che con altro atto approvato nella
sessione del Parlamento , tenuta nel XII e XIII anno del
regno del re Guglielmo III , sotto la rubrica di Atto per
le limitazioni ulteriori della corona e per meglio guaren
tire i diritti e la libertà dei sudditi, è stato , fra altro ,
statuito che ogni persona che eredita la corona o la pren
de a ' termini della disposizione del detto atto e che si tro
vi in comunicazione con la Sede o Chiesa di Roma o pro
fessi la religione papista , sarebbe colpita delle incapacità pre
viste, ordinate e statuite per tali casi dal detto atto del pri
mo anno del re Guglielmo e della regina Maria , e atteso che
la regina sia messo in grado di annodar relazioni diplomati
che colla corte di Roma ; Per questi motivi si dichiara e
statuisce da Sua eccellentissima Maestà la regina col pare .
re e gradimento de' Lordi spirituali e temporali e dei comu
ni uniti nel presente parlamento e colla loro autorizzazio
ne, che , nonostante le disposizioni degli atti precitati o di
uno di essi, o di qualsiasi altro atto presentemente in vi.
gore, sarà permesso a Sua Maestà , suoi eredi e successo .
ri di nominare , accreditare o impiegare alla corte di Ro .
ma qualunque ambasciatore, inviato straordinario e mini
232

stri plenipotenziari od altri agenti diplomatici qualunque sie


no , a lor piacimento di tempo in tempo, di rivocare e de
terminare ogni nominazione di questo genere , e similmen
te di ricevere di tempo in tempo alla corte di Londra ogni
ambasciatore , inviato straordinario, ministro plenipotenzia
rio , o altro agente od agenti diplomatici, qualunque sieno ,
accreditati dal Sommo Pontefice , e che tutti gli ambascia
tori , inviati straordinari, ministri plenipotenziari ed altri a
genti diplomatici , cosi rispettivamente nominati, accreditati ,
impiegati e ricevuti, come è detto più sopra , godranno i me
desimi diritti , privilegi , immunità di cui gode presentemenle,
secondo le leggi,le usanze , o altramente , ogni altro ambascia
tore, inviato straordinario , ministro plenipotenziario o altro a
gente diplomatico , od agenti accreditati da S. M. presso di
una potenza straniera , o da una potenza straniera presso la
corte di Londra ) . Con difficoltà fu adottato dalla Camera tale
legge , ma il ministero di lord Russell non potè vincere onnina
mente le vecchie pregiudicate opinioni dell'anglicanismo con
tro Roma. Il partito ultra -tory , sostenuto dalla maggior parte
de' vescovi anglicani che sono nella Camera Alta ,non potendo
più impedire che il bill fosse adottato , si adoperò a farlo per
quanto si poteva mutilare . Lord Stanley , seguendo l'esem
pio del vescovo di Exeter, si mostrò adirato perchè il ve
scovo anglicano di San -Davide avea chiamato Sommo Pon
tefice, in pieno parlamento , il Capo della cattolica Chiesa .
Appoggiato a questo tratto d'indignazione, il conte di E
glinton propose una correzione al bill, con cui si vieta al
governo inglese di accogliere come rappresentante del Pa
pa in Inghilterra alcuna persona che abbia ricevuto i sa
cri Ordini , o pure appartenga a qualche congregazione re
ligiosa . La Camera adunatasi in comitato , mal grado il
contrario avviso del ministero, adotto questo cambiamento
con 67 voti in favore, e 64 contro . Ma non crediamo che
i ministri vogliano restarsene inoperosi allorchè il bill sa
233

rà riletto la terza volta alla Camera in pubblica seduta ;


perciocchè altri non invia per suoi ambasciadori il Papa
che Nunzi o Internunzi , e sarebbe veramente curioso , che
gli scismatici anglicani, mentre di leggieri si adattano ai
costumi de Cinesi , degl' Indiani e de' Turchi, volessero al
secolo XIX riſormare per riguardo a Roma certe usanze
riconosciute da tutti i popoli . Per ciò i cattolici e gli a
mici sinceri della libertà in Inghilterra confidano, che la
Camera de Comuni, ove già se n'è fatta la prima lettura,
vorrà modificar questa legge . ( Dall' Ami de la Religion ,
de 24 Febbrajo ; Univers , degli 11 Marzo, e Giornale de
Parrochi, de' 6 Marzo . )
TURCHIA— « L'ambasciatore pontificio alla sublime Por
ta è stato accolto , il primo del mese corrente , in udien
za particolare dal Sultano nel palazzo imperiale di Sci
ragan , affinchè il medesimo potesse presentare le sue let .
tere credenziali. Questa udienza, alla quale assistevano il
ministro degli affari esterni , Ali pascià , e l'introduttore de .
gli ambasciatori, Kiamil bei , seguì con tutta la solennità
solita ad usarsi in simiglianti congiunture, Tostochè l' in .
viato fu condotto innanzi al sultano , il battello a vapore
sardo il Tripoli, ancorato rimpetto al palazzo , faceva sven
tolare la bandiera ottomana , insieme alla pontificia, e fa
ceva una salva di 22 colpi di cannone, a cui risposero le
batterie di Scisagan e quelle di Tofana. Nel trasmettere le
sue lettere di credenza , monsignor Ferrieri indirizzò al Sul
tano , in nome del Santo Padre, le seguenti parole : « Sire
Le congratulazioni , che piacque alla M. V. I. di far indi.
rizzare al Sommo Pontefice Pio IX , mio augusto Signore ,
allorchè egli venne innalzato al soglio pontificio , hanno ecci
tato nel cuore commosso di Sua Santità i sentimenti della più
viva gratitudine; e , non contento di averli attestati a Sce
kib Effendi, ambasciatore della M. V. , e di averlo incari
cato di recarle i suoi ringraziamenti, il Santo Padre ha vo
234

luto , oltre a ciò , affidarmi l' onorevole missione di testifi .


carle in modo ancora più solenne il pregio , in cui tiene que
sta cortesissima manifestazione, e quanta sia la gioia che
ne provò . I sentimenti di Sua Santità si trovano dichiarati,
meglio ch ' io nol potrei fare a parole , nella lettera che ho
l'onore di porre fra le mani di V. M. I. Nel prendere par
te all'universale allegrezza per l'esaltazione del Sommo
Pontefice, V. M. I. ba dato luminosa pruova delle grandi
doti della sua mente , de generosi sentimenti del suo cuo
re . Io ho l'onore di assicurare V. M. I. che il Santo
Padre non ebbe che a seguire gl ' impulsi magnanimi del
suo , per apprezzare quest' atto di squisita cortesia , e ch'e .
gli ne serberà pur sempre la più dolce e la più grata ri
cordanza. Le relazioni amichevoli fra i due governi non
potendo riuscire che alla gloria dei sovrani ed a grand’utile
dei loro sudditi, Sua Santità , ascrivendo a ventura le prof
ferte di amicizia della M. V. I. , proſferisce anch'egli la
sua , con perfetta sincerità , qual pegno certo della conso
lidazione e dell'accrescimento di legami così benagurata
mente formati. I benefizii del regno della M. V. I. per tutte
le classi dei suoi sudditi, e con essi le assicuranze che le
piacque dare , han fatto nascere nel cuore del Santo Padre
le più preziose speranze. Difesi dalla tutelare di lei bontà
e dalla sovrana sua protezione , i sudditi cattolici del po
tente impero di V. M. , figli spirituali del Santo Padre,be
nediranno sempre più la dolcezza e l'umanità del loro So.
vrano , e sempre più ammireranno, insieme col mondo in
tero, la nobiltà e l'elevatezza del suo carattere . Quanto a
me, io mi chiamerei avventurato se potessi meritarmi la be
nevolenza di un monarca cosi a ragione chiamato ad alli
destini » .Questa è la risposta del Sultano,tradotta all'inviato
dal ministro degli affari esterni: L'esaltazione di Sua Santità
al trono pontificio eccitò una gioia universale, e per pro
vare appunto la parte, che vi ha preso , S. M. il sultano ha
235
incaricato Scekib Effendi di una missione presso la santa
Sede . S. M. I. è gratissima pei sentimenti, che ella le at
testa da parte di Sua Santità . Gli sforzi, che i due sovrani
fanno per migliorare la sorte dei loro sudditi , stringono fra
essi vincoli di amicizia e di simpatia . S. M. I. si tiene for
tunata che
1 questi vincoli di buona amistà siansi sotto al suo
regno' annodati . Le è poi ben grato che una missione co
si importante sia commessa a persona del suo merito , e
punto non dubita del modo onorevole con cui l'adempierà » .
( Giornale de Parrochi de' 13 Marzo . )
SIRIA Entrando in Gerusalemme il novello Patriarca
Mons . Valerga, vennero ad incontrarlo col rispettivo segui
to il Reverendissimo Padre Superiore de' Latini, e i due
Consoli di Sardegna e di Francia . Giunto presso la città
il corteggio , gli usci incontro la gente del Bascià , con al
la testa il luogotenente e il dragomanno, mandati dal go
verpatore a fin di presentare a Monsignor Patriarca co ' suoi
complimenti un bellissimo cavallo arabo . Montato sovr' es
so , e preceduto dalla Croce inalberata , il Patriarca entra.
va in città con cappa magna , ricevendo nel suo passaggio
gli omaggi del Clero; e vestiti poco dopo in un determina
to luogo gli abiti pontificali, recavasi processionalmente sot
to un baldacchino sino alla chiesa del Salvatore . Colà do .
po cantato il Te Deuin ,' disse il Prelato un' eloquente ed
acconcia omelia . La lettera , onde son tratti questi pochi
particolari , descrive a parte a parte la bellezza dello spet
tacolo , che presentava quella cavalcata, sopratlutto giù per
la valle di Sion , l'aspetto svariatissimo delle genti diver
se , accorse a mirarlo, e l'impressione rimastane in tutti,
si cattolici , e si acattolici o non cristiani. ( Dalla Gazzet
ta Piemontese , de' 25 Febbrajo . )
236
BIBLIOGRAFIA

FRANCIA

llistoire de l'Église ecc . Storia della Chiesa di Fran


cia , composta sopra i documenti originali ed autentici,
dell' abb . Guettée, Blois , tomo I in - 8 . ° 1847 .

L'aulore dichiara i suoi pensieri e l'indole del suo lavoro nel


seguente modo: « Io mi sono studiato in questa Storia di far ri
vivere proprio i secoli non solo di quella vita esteriore che si
mostra nei fatti strepitosi , ma pure di quella interiore che si fa
manifesta in mille particolari , ben di poco rilievo all'apparenza ,
ma sovente più acconci , che i fatti stessi , a far conoscere il ve
ro carattere di ciascuna epoca . Non ho consultato i soli storici ,
i quali somministrano soltanto l'idea principale e i particolari
de' fatti più importanti e nulla più , ma eziandio i concili , i dol
tori , i teologi ed i filosofi, i leggendari, i liturgisti, e fino gli stes
si poeti » . Egli parte la Storia della Chiesa di Francia in cinque
periodi , cui chiama gallo-romano, gallo - franco, feudale, moder
no, contemporaneo: il periodo moderno comprende i secoli XVI,
XVII e XVIII , ed il contemporaneo tutto ciò ch'è avvenuto dal
cominciamento del secolo XIX infino ad ora . Il 1.º volume non
ha. guari pubblicato contiene la storia del periodo gallo -romano ,
dalla prima predicazione del Vangelo in Gallia sino alla rovina
dell'impero romano occidentale ed alla invasione di Clodoveo .
Esso comprende dotte ricerche, documenti nuovi , particolari di
somma importanza: vi son narrate le vite de'grandi uomini che
fiorirono in que' secoli , analizzati i loro scritti , provata la loro
influenza , spiegati chiaramente i canoni de' concili celebrati in
quel primo periodo, e tutto finalmente avvalorato da antichi mo
numenti. L'autore però avrebbe dovuto distendersi talvolta nel
la narrazione di alcuni fatti di rilievo con isvolgerli più larga
mente, ed essere più preciso in fatto di dottrina: laonde avrch
be dovuto parlare con maggior nettezza delle prime invasioni de'
barbari, perchè meglio si comprendesse quanto importanti fosse
ro stati la vita ed i fatti de' vescovi di quella elà , i quali furono i
soli protettori de' vinti; dire che cosa fu il priscillianismo; dichia
rare compiutamente l'eresie pelagiana e semipelagiana; dare luo
go più ampio nella sua storia ai faili politici che influirono nel
l'esistenza e sviluppo della Chiesa . (.Dalla Bibliographie catho
lique, tom . VII . )
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo ss .
Aprile 1818.

SCIE 1T ZE

IV .

La Religione utile alla Società *) .

IN questa di uomini per sapere e ben sentire celebrata


Società Economica, in più fiate si è sermonato di storia na
turale, di agricoltura , di economia, di pastorizia , di arti
meccaniche e liberali, e di altri svariati oggetti a questi
direttamente od indirettamente relativi. Io non posso che
ammirare questi magnanimi sforzi del vostro conosciuto in.
gegno, o signori , diretti a migliorare la condizione materiale
delle popolazioni , e quindi delle famiglie e degl' individui.
Sembrami però potersi tener parola di un mezzo per quan
to generale , altrettanto più adatto ad ottenere ed accresce
re il bene e la perfezione degl'individui componenti il cor
po sociale , e perciò anche più efficace a perfezionare le
arti prime , a render le famiglie più agiate e tranquille , a
conservare la costanza nell'ordine politico, a fare la vita
meno pesante, ad acquistare in fine certa eleganza e mo
desta pulitezza nel tratto .

*) L' egregio Autore, P. Dionisio da s . Giovanni in Galdo M.


0. leggeva questo suo bel discorso a ' 16 del passato Gennajo nel
la Reale Società Economica di Molise , ricorrendo il natale di S.
A. R. il nostro Principe Ereditario . ( Nota de' Compilatori . )
Rac . REL. VOL.XV. 16
238

2. Ma quale questo mezzo può mai essere o signori che


vada gravido di tanti moltiplici ed utilissimi risultati ? Mi
si permetta una intramessa che apremi il varco a quanto
sarò per dire,

E facciamo alla guisa di colui


Che uscito fuor del pelago alla riva,
Si volge all'acqua perigliosa e guata .

Io veggo e vede ogni osservatore , starsene in la campagna


uomini anche di età matura ignoranti pon pure di ogni leg
ge, ma per fin del nome di virtù , e spogli del sentimento
di ogni moralità; nelle case private dominar ria discordia
tra i pensamenti dei genitori e la condotta de'figli, tra il
comando di quelli e la obbedienza di questi, e quelli e que
sti quai nemici tra loro dimostrarsi ; nelle officine occuparsi
alcune ore del di giovani cenciosi virulenti impudenti rotti
ad ogni sorta di vizi ; da per tutto tenere i giovani affezio
ni vietate per lustri interi ; qua e là fanciulli e fanciulle, ed
anche adolescenti e giovani di entrambi i sessi , stancar le
strade e le piazze coll'ozio e si , quai peccati ambulanti,
non ad altro avere il vezzo che alla difficil arte di non far
nulla ; artisti di ogni genere lucrar pure qualche quattrino ,
ma tutto poi spendere in un sol di festivo della settimana ,
come se sacro fosse qne! di a Bacco od a Venere od a
Mercuro, njuna cura prendendosi delle mogli , dei figli, dei
cadenti genitori; giovani anche istruiti correr sbrigliati , co
me tanti vagabondi smarriti nella selva di stravaganti opi
nioni , voltolandosi nel fango de' vizi , aſiggendo i congiun
ti , e disturbando le oneste famiglie; uomini maluri vivere
tra gli errori adottati e fra i dubbi dell'avvenire , ed andar
tramontando nell'amarezza sempre crescente e nella dispe
razione ' ) . Ora , domando io , da uomini quasi nulli per o

* ) La Scienza e la Fede , Maggio 1842 , Varietà .


239

gni bene e tutti dediti o per ignoranza o per abito o per


sistema al senso , con qual vantaggio possono i mestieri e.
sercitarsi, le arti , le professioni ? Come può la pace riave
nirsi, l' ordine, le ricchezze , la gioia, ove la discordia re
gna, il disordine si porta in trionfo , viene l'ozio onorato ,
rimane illacrimata la tristezza ? « L'esperienza ci dimostra ,
dice Genovesi , che due uomini di egual forza , ma non e
gual sapere, nè egualmente animati , in uno stesso tempo
non fanno perciò lavori eguali: non altrimenti che due corpi
dell' istessa massa e figura non descriveranno spazi eguali ,se
sieno spinti da ineguali forze " ) » . Quindi cantò dottamente
lo Schiller :)
Gli anni nel vizio e nel piacer trascorsi
Trovano ammenda in umiltà di stato .
> 3. A levar di mezzo questi disordini sociali , per quanto

all'uomo è dato , a rimenar le cose nello stato florido , nel


quale questa Economica Società sapientemente le brama ,un
mezzo sembrami più acconcio, quello cioè della santa mo .
rale della Religione Cristiana , la quale fu spedita dal cielo
a fare la felicità del genere umano nell' altra non pure , ma
eziandio in questa vita , come energicamente disse Monte
squieu %) . Ma qual rapporto tra la Religione e la caccia e
la pescagione e la pastorizia e l'agricoltura ? quale tra la
Religione e la pittura e la scoltura e il disegno e l'archi
tettura e il getto e la musica ? quale tra la Religion cri.
stiana e la matematica e la fisica e l'astronomia e la me.
dicina e la storia naturale e tutte le arti meccaniche e li.
berali e le scienze ? La risposta alla giusta domanda forma
lo scopo di questa mia diceria , e ' l mezzo propone per ot
tenere i vantaggi da me indicati .
4. Signori , chi adula , oltraggia. La verità nobilita l'uomo

1) Lez di comm . , p . 1 , c . 14, S 1. - 2) Nella Tragedia Maria


Stuarda . — 3) Spirito delle leggi, l . 24, c . 3 .
240

e il tentare di privarnelo , è il tentare di spogliarlo della sua


ingenita dignità, dice Rosmini ' ) . Due tarli mordono e rodono
in alcuni la cristiana Religione, l'ignoranza di essa in una
classe che 'nel credere ha il suo merito , e l'indifferenza
in altra classe , che pur dovrebbe esserne la fervorosa cul
trice , indifferenza che , tutto ben calcolato , con l'ignoranza
si mesce e confonde. La cagion fontale è nota , ed è la man
canza di moltiplici e profonde cognizioni , la lettura di li
bri che contengon manifesto o ascoso veleno , il corso degli
studi eseguito senza le regole di un approvato metodo, la
disistima giusta o ingiusta verso alcuni di coloro che hanno
il sacro dovere di mantenerla in tutta la sua vita , l'interesse
personale che ha invaso alcuni di quelli che sono addetti
a renderla a tutti cara e piacente , l' ozio , l'inerzia , la mi
seria . Ma un vero , vero profondo , vero che dovrebbe es
ser l'oggetto del comune intuito , quello è che senza la
morale- religiosa nessun mestiere , nessun' arte può essere
alla società vantaggiosa , nè il commercio , nè le scienze,
nè altri umani ritrovati , e che quella sola forma l'uomo
e costituisce la sua grandezza.
5. E qui in sulle prime confessar conviene , in questo
tempo l'umana industria esser messa in maggiore attività
e colle sue cose esteriori produrre le maggiori lusinghe .
L'elemento morale-religioso è d'indole sua umile e secreto,
e rifugge dal pensiere dell'uomo effuso negli strepiti e nel
le volutià esteriori della materia . Quando la sensazione fu
pensiere e idea e verità e morale e diritto e politica e in
civilimento e progresso , quale fu la morale , quale la reli
gione ? Fu allora che il principio della morale dell'indivi.
duo si disse piacere , delle famiglie interesse, delle nazio
ni economia politica , de governi fra loro ragion di stato .
Venne da poi adottata massima meno empia , non perciò più

*) Diril. razionale, n . 116 .


241

vera , che tenne , consistere la morale nello sviluppo dello


stato sociale e dello stato intellettuale , come ricorda Gui
zot '), quasi che la intellettiva facoltà non si possa volgere
in bene e in male , e le forme sociali non fossero semplici
metodi a produrre qualche bene esteriore . Ed ecco la ne
cessità di raccogliere le riflessioni degli uomini nell'elemento
morale-religioso , dopo essersi perdute nell'attraente delle
cose sensibili , e nella superbia di una intelligenza svilup.
pata , come avverte il filosofo di Rovereto ? ) . Ed è dolce
il ricordare che se nel secolo decorso gli uomini, come nau
frago che stende la mano , ed afferra fortemente in pugno
la schiuma delle onde , bramavano tornare a ' dimenticali
principii , è in questo , che volge alla sua metà, che la gill
stizia come principio si riguarda in morale e politica .
6. Onde però questo principio di giustizia universale si
renda efficace nei suoi risultati, convien che abbia per so .
stegno una illuminata educazion morale -religiosa . Si sa che
i semplici precetti di nostra Religione bastano a formar
l' uomo saggio , e la saggezza, anche senza della scienza ,
rende l'uomo moderato in tutti i suoi desiderii , contento
dello stato , in cui si trova , e felice nel corso di sua vita ,
come dicea dottamente il cav . Panvini °) . Affinchè però l'e
ducazione sia forte, quale la vuole la generazione presente ,
è mestieri cominciar dalla teorica , poiché la nostra volontà
tanto più volentieri si appiglia ad un partito , quanto più
estesa n'è la conoscenza dell'intelletto , e maggiore il mo .
tivo , per il quale la volontà si muove , e si sa che la ra
gione precede all'operazione . Voler la Religion pratica sen
za la teoretica , è voler l'effetto senza della causa , è voler
che lo zoppo cammini senza bastone, è voler che non si

1) Storia della civiliz . in Francia, lez. I. -- ) Storia compa


rai . e crit . intorno alprinc. della Mor ., Introd .-- ) La Scienza e
la Fede, loc . cit .
242

urti in qualche ostacolo , non si cada , non si precipiti tra


le tenebre le più dense senza l'aiuto di un sostegno . Se
non può andarsi innante colla volontà senza il lume del
l'intelletto , se non può una operazione al suo fine dirigersi
senza la conoscenza del fine e dei mezzi , se un oggetto non
può affatto esser degno del nostro amore, se prima non ci
palesa la sua bontà : convien tenere, esser necessario co
noscer prima la Religione e le fondamenta di essa , per quin
di discendere securi alla pratica . L'ignoranza sì, l'igno .
ranza è la peste feralissima della Religione, l'ignoranza del
le sue credenze e delle sue speranze , l'ignoranza che ot
tenebra l'intelletto, che il cuore ammollisce , che ammorba
la signoria della ragione e che si è impadronita di alcuni
grandissimi , i quali sanno di catechismo ancor meno dei
fanciulletti , e perciò maledicono ciò che non sanno , e nel
le cose , che non conoscono , și corrompono , come espri.
mesi l' Apostolo Giuda . « Un letterato , un fisico, un poli
ticante . . . che nulla sappia di metafisica , di morale, di
teologia, è quindi a stimarsi meschinamente, ed imperfet
tamente istruito in ordine al sapere per credere . Perchè
appunto codesti veri dotti universali son rari , moltissimi
sono i semidotti indifferenti, e miscredenti " ) » .
7. Dopo la teoretica segue la pratica , la qual pur neces
sario è che s'insegni . La natura è una terra , di cui con
viene con ripetuti sforzi squarciare il duro , se si vuole render
fertile. Le disposizioni naturali e le inclinazioni analoghe
al futuro destino dell'uomo di fresco uscito in luce , deb
bon essere con saggezza regolate , le une svolte , le altre re
presse , e tutte dirette allo scopo della condizione . Non al
tramente che diventa indomito un destriere al morso non
accostumato , il figlio abbandonato a sestesso non sente più
freno , dice il savio . Ei sembra ( Par. c . 5. )

) Filocattolico di Firenze, Num . de '30 Ollobre 1847.


213
• ... come agnel che lascia il lalle
Della sua inadre , e seinplice , e lascivo
Seco medesmo a suo piacer combatte .

L'educazione è che getta i semi di virtù nelle anime an


cor nuove, ed ingenue, nelle quali da poi germoglieranno
e degli opposti vizi trionferanno. Ma senza la Divinità, sen
za la Religione, l'educazione cade in languore e perisce nel
suo frutto , non altrimenti che rientrerebbe nel caos l'uni
verso, se Dio ritirasse quella mano che ne conserva le leg.
gi e l'armonia . La morale umana è fredda, ed arida , e ,
se addita la strada , non dà il coraggio di percorrerla . La
Religione va sino al cuore , lo penetra del pensiere della
Divinità , lo rende capace di qualunque sforzo, di tutti i sa
criſizi che può esiger la virti , e lo stimola col liinore e col .
la speranza dell' avvenire . È dessa che colle sue minacce
e colle sue insinuazioni addolcisce i caratteri , corregge i
difetti, reprime i vizi nascenti , i deboli incoraggia , come
ragiona Frayssinous ' ) . È dessa che inspira compassione e
generosità e versa nei cuori mille consolazioni , mentre sot
traesi dai nostri sguardi, alla guisa del calore vivificante
che anima la natura e la germogliar le piante e maturar
le frutta , senza che si percepisca la sua influenza . « Io non
posso supporre , come l'uomo senza la Religione possa es .
sere amoroso figlio, tenero padre, generoso amico , suddi
to fedele, cittadino devoto , giudice integro , intrepido soldato,
ministro grande e fedele, uomo onesto e probo . Se la editca
zione non è religiosa per il popolo , trae a rovina ; se l'istru
zione non è incarnata alla Religione , arreca mali gravissimi
alla società ,dice dotto uomo ' ) » . L'amorosissimo Silvio Pelli .
co , com'ei confessa nelle mie prigioni, più volte si senti ten
tato a volgere le mani al suicidio , ma Fede e Religione il
contenne , poiché l'uomo sta più nel cuore che nella mente .

1 ) Conferenze - Sull'Educazione, 1. 4 , par.8 . -2) Nel Filocallo


lico, loc . eit.
244

8. Or se la Religion cristiana si prenda nel suo comples .


so , e non guardisi a qualche precetto o dogma da tutto il
sistema distaccato , e quindi si consideri nella parte teore
tica e pratica , non può non essere cagion immediata del
l'incivilimento . Imperciocchè questo suppone l'educazione ,
e l'educazione, onde quello produca , deve far prevalere
nell' uomo la ragione al senso , il diritto alla forza. Il sot
tostare il senso alla ragione, la forza al diritto , si ha dal
l'evangelica morale . Fuori di questa adunque nè perfetta
educazione negl' individui , nè perfetto incivilimento nelle so
ciali comunanze potrebbe ottenersi . Comechè lo scopo del
l'Evangelo sia il regno dei cieli , pure ciò non esclude, an
zi racchiude anche il ben terreno e di ordine naturale . Cer
cate, disse Cristo , cercate in sulle prime il regno dei cie
li , e i beni di quaggiù sarannovi eziandio concessi . Le co
se temporali adunque sono il soprappiù promesso , aggiun
ge Rosmini , ma promesso solo a condizione che si cerchi
prima il regno di Dio e la sua giustizia ' ) . Arrogi che l'in
civilimento non può aversi che nell'ordine e nella virtù , e
la Religion di Cristo sull'idea della virtù , e dell'ordine è
formata . Chi è veramente cristiano , è veramente virtuoso ,
è veramente civile . « Lo stoicismo, diceva lo stesso Voltaire ,
non ci ha dato che un Epitteto ; la Filosofia Cristiana for
ma migliaia di Epitteti , i quali neppure sanno di esserlo ,
e la loro virtù è tale, ch ' essi medesimi ignorano che sia
virtù 2 ) » . Io avea creduto che si potea esser virtuoso sen
za Religione , diceva Rousseau , ma mi sono disingannato
di un tale errore . « Si è la Religion cristiana che colla sua
ampiezza ed universalità abbracciando tutte le ragioni e
le attinenze della vita umana , e rappresentando tutti gli a
spetti del mondo morale, risponde a tutti i desiderii e biso

! ) La società e il suo fine, I. 3 , c . 18. - 3) Corrispond. ge


ner ., t . 3 .
245

gni legittimi degli uomini , aggiunge il profondo Gioberti ;


si accomoda ad ogni grado della civiltà e colle varie con
dizioni degl' individui , conserva , favorisce, promuove tutti
i beni eziandio temporali , assegnando a ciascun di essi il
luogo e pregio proporzionato . Cristo fu il primo morali .
sta che, cogliendo l'idea del Buono nella sua pienezza , sen
za nulla detrarre , congiunse insieme res olim dissociabiles,
la vita attiva e la contemplativa, il presente e l'avvenire,
gl' incrementi materiali e morali , il tempo e l'eternità, la
terra e il cielo , mostrando le correlazioni di questi varii
beni , la loro subordinazione e maggioranza rispettiva , e
l' armonia dei doveri che li riguardano ") » .
9. Nè qui mi si dica che le cognizioni, le scienze , le
virtù intellettuali , che suonano lo stesso, alla felicità degli
individui conferiscano , delle famiglie, dell'intera società,
e perciò all'incivilimento di questa . Imperciocchè conosco
pur io , dico col Genovesi , che niuna nazione fu mai , nè può
dirsi gran fatto avanzata nelle arti , nel commercio, nei ve.
ri comodi e piaceri della vita , per le cui viscere non ser
pa un copioso e forte sugo d'intelligenza che l'animi e la
governi . ... Si sa che tutte le arti dei popoli rozzi son roz
ze e lente e produttrici di poco e caltivo . . . . Ma io non
ho veduto nè sciocco non dolersi, nè malvagio sicuro dello
stato suo . . . . Se un malvagio , un vizioso spianta una ca
sa , si può egli sperare che la conservino, se poi son mol
ti ? ...Ogni vizio tende a deteriorare le forze cosi dell'a
nima , come del corpo delle persone ; e con ciò a corrom
pere la sapienza e l'arte che ne son figlie , e ad impedire
in mille modi ch'esse fruttifichino in favore del corpo po
litico 2 ) . Dunque no non bastano le scienze tutte all'inci
vilimento , anzi diventano cause di regresso , ove non sieno
accompagnate ed avvivate dalla morale-religiosa, senza del

1) Del Buono, c . 5 , Capolago 1845.- ) Lez. comm . c . 14.


246

la quale domina il vizio che divien padre dei terribili ef


fetti descritti dal Genovesi . « Tutti quei filosofi moderni , che
stimano la dottrina e la validità dei doveri indipendente
dalla Religione e da Dio . . . , somigliano , dice Gioberti ,
ad un architettore che volesse iocominciar dal tetto la fab
brica di un edificio, o meglio ancora ad un fisico che o
pinasse le leggi organiche della vita, il moto dei satelliti
intorno ai pianeti, e di entrambi sul proprio asse e intorno
al sole , poter durarla , ancorchè i corpi del nostro solar si
stema cessassero di puntare verso il loro centro , secondo
l'armonico istinto della forza attrattiva')». Dunque (Par.c.19 )

Lume non è se non vien dal sereno ,


Che non si turba mai , anzi è tenebra ,
Od ombra della carne , o suo veleno .

Chi non è giusto non è religioso , ed ogni uom religioso è


anche giusto , chè giusto non è chi nega a Dio quello che
di Dio . Chi non è giusto, è aggiratore, frodatore, prepo
tente ; ma chi è tale , quale società può cogli altri tenere ?
Qual buona fede, ch'è pur l'anima di ogni società , può
trovarsi tra uomini che vicendevolmente s'ingannano , e stu
diano tutte le vie per aggirare e soppiantare ? E qual pro
gresso può avere una società composta di simili barattieri
e furfanti ? Non sarà essa anzi in continue convulsioni ed
una selva abitata da bestie feroci che coi loro soprusi conta
minano od opprimono gl'innocenti agnellini? Ed ecco il per
chè, dice l' illustre filosofo Piemontese, si è sempre credu
to, la Religione creare la civiltà del genere umano ; impe
rocchè « in ogni luogo e tempo gli ordini civili nacquero
dai sacerdotali , le città dai templi , le leggi dagli oracoli ,
la filosofia dalla teologia , l'educazione e la cultura dei popo .
li dalla Religione 2)» . « Anche le cose terrene , ei soggiun

*) Del Buono , c . 3.- ) Ivi, c . 8 .


247

ge, diventano buone moralmente pure in rispetto all'uomo,


quando appropriandosele e trasformandole in modo consen
taneo all' increato archetipo di esse , coopera, per quanto
può farlo, ai divini consigli ') » .
10. Ecco perchè nessuna nazione, professando una Re
ligione, non si è recato ad onore lo stimarla, difenderla ,
proteggerla nella sua dottrina , nel suo culto , nel suo sa .
cerdozio , e sempre lo anteporre qualunque cosa a un Dio,
ed a lui rendere gli omaggi solenni, a traverso dei nuvoli
degli errori e in mezzo all'urto delle opinioni e la diver
sità dei culti. Ecco perchè presso tutti i popoli di qualche
altura si è formato un corpo di delitti , degni della vigilan
za del magistrato, delle profanazioni, de' sacrilegii , delle be
stemmie , della derisione delle cose sante . Ecco perchè le
nazioni le più illuminate hanno riconosciuto nei pontefici
e nei sacerdoti della loro religione una classe di uomini
degni di particolar divozione e della pubblica stima. « Tutto
è precario presso un popolo , che non mette la Religione
avanti di tutto , dice Frayssinous. Senza di essa lo spirito
è senza regola , il cuore senza freno, il vizio senza timore ,
la virtù senza speranza , la sventura senza consolazione,
l'autorità senza appoggio , la fedeltà senza guarentia . .
La Religione ha una forza infinita , come lo stesso Dio, da
cui deriva . Essa sola può dar la vita ad un popolo barba
ro che la cerca , e ridonarla ad un popolo civilizzato che
l'ha perduta ") » . Quindi profondamente notò il Macchia
velli ? ) che se l'attaccamento al culto divino è il garante
più sicuro della grandezza di uno stato , il disprezzo del
la Religione è la causa più certa della sua decadenza .
Se non che quello che della Religione in generale è detto ,
voglio aver detto con più ragione della cristiana, la quale

1) Ivi c . 5. —2) Conf. vol . 8. Sopra l'unione e l'appog. re


cip. della Relig, e la Soc .-- ) Rifless. sop . Tit. Liv. l . 2 , c . 2.
248

sola ispira pace e soddisfacimento , come quella che sola offre


l'oggetto corrispondente alla immensa capacità del cuore
umano. È dessa difatti che nei suoi precetti comanda unio
ne e concordia ; vuole essa che tutti si aiutino , e come il
proprio , ciascuno promuova il bene altrui ; essa insinua la
pazienza , la liberalità , la generosità, il disinteresse, e tutte
le individuali e sociali virtù ; proscrive essa la superbia ,
l' ambizione, l'avarizia, il tradimento , la frode, l'infedeltà ,
l'ipocrisia, il mendacio , e qualunque vizio colpisce di ana
tema. Quale prosperità non può promettersi un popolo che
osserva questa Religione che vuole l' eroismo ? Quale van
taggio non può arrecare alla civile comunanza questa fi
glia del cielo , se quelli sono riconosciuti per seguaci di Cri
sto che si amano scambievolmente ; se Cristo chiama bene
detti coloro che hanno dato da bere agli assetati e da man .
giare ai famelici e prestato ricetto ai pellegrini e vestito
i nudi ; se in ogni pagina del Vangelo è inculcato il sov
venire agl' indigenti, il consolare gli afflitti , l' onorar le
vedove, l' aver cura de' pupilli e degli orfani, il visitar le
prigioni e gli ospedali ; se a questa Religione si deggiono
gli ospedali per gl' infermi, i luoghi di riposo per gl'inva
lidi , i reclusorii per le povere zitelle , i monti di pietà, le
confraternité ; se il vero cristiano non si turba in vita , nė
in morte si rattrista , ma vive da saggio , soffre da eroe ,
muore da santo

Sempre seren , cui nulla nube appanna;

se il vero cristiano è il cittadino più illuminato nei suoi


doveri , ed arde di grandissimo zelo in adempirli , come con
verità disse Montesquieu ? Tutti si , tutti trovano in questa
Religione descritti i propri doveri , e superiori e inferiori, e
magistrati, e giudici, e genitori e figli , e mariti e mogli,
e padroni e servi , e finanzieri e soldati . Il cristianesimo ha
ristabilito la morale in tutta la sua purezza , e ne ha pie
249

namente scoperte le sorgenti , come noto Barbeirac " ) ; lo


spirito del Cristianesimo ba ravvicinato gli uomini alle leggi
naturali , come disse l'autor del codice della natura 2); i
principii del Cristianesimo non sono altro che le leggi del
mondo divinizzato , come avverti il conte de Maistre ') . In
somma la filosofia è il disegno, il cristianesimo è la fab .
brica dell'umana virtù e dell'umana grandezza , come scri.
ve Rosmini 4) . Onde divinamente cantò il Poeta Teologo
( Par. 5 ) :

Avete il vecchio e il nuovo Testamento


E il Pastor della Chiesa , che vi guida ,
Questo vi basta a vostro salvamento .

11. E questo vero da ciò anche può dedursi , che ogni


società civile fiorisce prima per l'amore della sua esisten.
za , quindi per la potenza e la gloria , poscia per le ricchez
ze e i comodi , finalmente si abbrutisce nella voluttà de'sensi,
e cosi si sfascia e cade e perisce sotto la vigorosa attività
di qualche conquistatore e legislatore che le restituisce la
vita non altramente che col dispotismo , come riflette il fi
losofo di Rovereto 5 ) . Non cosi però avviene delle società
cristiane , poichè guardando queste ad un bene spirituale e
assoluto e avente in sè un infinito pascolo all'intelligenza,
la ragion dell'uomo e la volontà vengono di continuo ria
bilitate . Il distacco de' beni temporali che il Cristianesimo
insegna e che consiste nel considerarli non come fine ,ma
come mezzo al fine assoluto ed eterno , ha dato all' uomo
di godere dei beni temporali , senza trovare in essi un a
maro veleno che il tormenti e il distrugga. Collocando il
Cristianesimo l'uomo nella debita distanza da tai beni , lo

2) Pref. sopra Puffendorf. - ) Presso Tassoni, 1. 3, cap . 9.


- ) Soirées de Saint- Petersbourg, IX entretien, - Storia
comparat ., c . 6.- ) La società e il suo fine, 1. 3 , cap . 18 .
250

pose nel caso di farne quel ragionevole uso che arreca solo
vantaggio , come si trova di veder gli oggetti, che non sono
troppo vicini agli occhi , chi brama percepirli. No, le so
cietà, le quali hanno per base un bene immortale ed eter
no , qual è la giustizia , come questa non crollano , e sempre
ottengono il loro scopo ch'è l' appagamento morale del
l'uomo, il quale può rinvenirsi solo in un bene spirituale
eterno reale infinito .
12. A prescindere però dai benefici influssi del Cristia .
nesimo per il bene della società , egli è certo che Dio vuole
la felicità dell'uomo nell' altra non pure, ma anche in que
sta vita , per quanto permette la contingenza delle create
cose "), e che in società civile vuol pur l'uomo , nel cuore
del quale perciò ha posto un pendio irresistibile a quella .
Ora la Religion Cristiana è la vera , istituita dallo stesso
umanato Dio , e perciò non può essere opposta al vero be.
ne della società ,come a questo bene non è stata mai no
cevole la verità ,considerata in sè stessa. E non dovrà dirsi
questa religione agl' individui , alle famiglie , alla intera u.
manità utilissima ? Dunque ben disse l’Alighieri ( Par. 19. )
La prima volontà, ch'è per sè buona ,
Da sè, ch'è sommo ben, mai non si mosse .
Cotanto è giusto quanto a lei consuona,
Nullo creato bene a sè lo tira ,
Ma essa radiando, lui cagiona .

« E quindi si può stabilire , dice Gioberti , come una regola


generale che mai non falla , le trattazioni delle cose civili
essere tanto più vere , sode, degne, belle , fruttuose ,quanto
più vengono informate dalla moralità ,e dalla giustizia ?) » .
Qui però , a non prendere abbaglio, convien osservare col
Rosmini 3) , « che la sentenza di coloro , che dicono es

?) Spedalieri,Dei Diritti, 1. 5 , cap. 2. — 2) Del Buono, Avver


tenza , p. 56.3) Sistema Mor ., sez . 3 , S IV .
251
ser la Morale e la Religione del tutto separate , non si po
trebbe salvare dalla taccia , che le fu sempre apposta , di
empietà . Il senso comune dichiara che se ad una Religio .
ne mancasse la morale , ella non potrebbe esser più nè Re
ligione vera , nè sufficiente; parimente se alla morale man
casse la Religione , non rimarrebbe che una morale del tutto
imperfetta e morta . . . Morale e Religione sono due cose che
van d'accordo, che si prestano non leggieri servigi , e qua .
si due correnti nel letto istesso mescolano sovente insieme
le loro acque . . . Divenute esse perfette trovansi insieme ;
anzi veramente diventano perfettamente identiche » . Se non
che la Religione Cristiana tutti riunisce in sè stessa i ca.
ratteri più pregevoli di una squisita morale e di una re.
ligione che degna sia della infinita perfezione di Dio e della
dignità dell'uomo. Essa ha quattro distintivi tutti suoi, quel
lo di parlare con potestà superiore ; quello di esigere dagli
uomini la virtù tutta intera , scevera di ogni vizio ; quello
di volgersi all'intelletto e di comandare l'assenso della vo
lontà; quello infine d' insegnare a tutti senza distinzione di
professione, d'ingegno, di età , di sesso , di educazione, di
stirpe, di linguaggio , di grado, di cultura . Se la Morale è
priva di sanzione è senza fallo morta , e la sanzione , onde
sia perfetta, non può riporsi che nei precetti e nelle pene
della vita avvenire , che nella Religione Cristiana si trovano
più chiaramente , e non nella natura, nella quale da siffatta
sanzione non è la moralità accompagnata. Belli sono i vo•
stri precetti o filosofi, diceva Rousseau, ma mostratemene
la sanzione . Per la qual cosa avverte Gioberti , potersi a di
nostri « ragionevolmente sperare un po' più nella sapienza u.
mana , ogni qual volta essa sia tale , che venga secondata,
aiutata , sorretta dalla divina; giacchè la filosofia è atta so
lamente a far cose degne di qualche considerazione ,quando
ha la fede per puntello , ed è animata dagli spiriti cristiani ' ) » .

) Del Buono, Avvertenza , p . 61 .


232

13. Questa dottrina razionalmente dimostrata , trova suo


sostegno nei fatti di ogni eccezione maggiori . La Religion
cristiana ha civilizzato intere nazioni . Imperciocchè da che
la dottrina di Cristo cominciò a spargersi , ed insinuarsi
negli animi degli uomini , subito avvenne che i costumi delle
nazioni , i quali prima erano ferini e barbari, cambiarono,
e si resero umani e ragionevoli, come dice Eusebio ") . I
Borgognoni difatti nelle Gallie, i Goti nell'Italia, i Sassoni
in Germania , gli Anglo - Sassoni in Inghilterra , i Bulgari e
i Moravi nella Boemia , gli Svedesi e i Norvegiani , gente
violenta ed indomita , non furono forse dal Cristianesimo
resi civili e sociali ? « Lo zelo dei nostri missionari ha por
tato la luce Evangelica in tutti gli angoli della terra, dice
Spedalieri; non prima scoprissi l'America che vi fu pian
tato il salutifero vessillo della croce . Ma insieme colla Re .
ligione vi sono state trasportate tutte le utili cognizioni
della Fisica. I feroci ed oziosi selvaggi tratti dalle loro ca
verne e fatti scendere dalle loro montagne , mercè la pos
sente voce della Religione , sono stati uniti in società civili ,
e posti in commercio con tutte le nazioni ?) » . « E tutto ciò
ha operato questa Religione, perchè l' autorità di Cristo è
ragionevole e paterna, e quasi assioma vivente s' illustra
col suo proprio splendore e convince l'intelletto di coloro
che l' ascoltano ; e scalda eziandio i loro animi , facendo
concorrere all'esecuzione del divin cenno il cuore e l'im
maginativa , secondo si esprime Gioberti ) » . Non vi ha
differenza in questa Religione tra il Giudeo e 'l Greco , tra
il barbaro e il civilizzato , tra il servo e ' l libero , tra l'uomo
e la donna , come predicò Paolo *) .

( La fine nel prossimo quaderno )

) Prep . Erang. 1. I, c . 4.- ) Dei Diritti, 1. V, c . 19 , $ 11 .


~ ) Del Buono, c . 5 , p . 264._4) Ad Galat , III, 28 .
23

V.

De Monumenti egiziani

ARTICOLO II *)

La consuetudine delle caste era in Egitto non manco ri


gida e inesorabil di quello dell'Iodia . L'ordine sacerdota
le teneva il luogo subito dopo i re , anzi nell ' effettiva polen
za li vantaggiava . Imperocchè la sua maggioranza si sostenea
al pernio delle scienze ; ma due scienze voglionsi notare so
prattutto , da che ritraeva origine la legal potenza del sacer
dozio ; la geometria e l' astronomia . L'uso dell'astronomia
nell' ordinamento delle stagioni e nelle faccende dell' agri
coltura molto rilevava in un paese ,dove l'arte de campi era
il fondamento d'ogni istituzione cittadinesca , e dove la
prodotta dal traboccamento del Nilo ,
mirabil fecondità , prodotta
cambiavasi tosto in una sterilità innarrabile, se non soprag.
giugneva la pioggia a riparare alla smisurata quantità de'
vapori , i quali si alzavano dopo l'inondamento . Or mentre
l' astronomia intendeva a mostrar la stagione , che si vo.
lean fare gli apparecchi, per giovarsi dello straripamento
annuo del fiume ") , era dall'altro lato mestiero della geo
metria , nel tener fermi i confini di ciascun campo ; giac
chè dalla inondazione le lapide eran dovute esser menate
lungi . Da questa necessità, che stringeva i coltivatori del.
le terre ,di essere indirizzati da' sacerdoti , nacquero le astro
logiche ubbie , in cui stava il maggiore stromento dell'au
torità sacerdotale . Era l'astrologia montata in tal colmo,

*) Vedi l' art. I , a p . 5 del fasc . 85.-) Ed i sacerdoti avean


somma gelosia di conservare a sè soli la conoscenza del tempo
in che il Nilo disarginava ed avevan tutto avviluppato in grandi
misteri . Il che vien anche confermato da ciò che gli antichi rac
contano del sasso, che chiamano šparoo . V.Serv. ad 6 Aen.154,
Sen. 4. Nat. Quaest. 2. Lucan . 10 , 33. ( Nota de' Compilatori.)
Rac.Rel. VOL.XV. 17
234

che si slimo che i celesti corpi predicessero il futuro , an .


che se veduti nel sogno. Giuseppe toccò un motto a ' soli
fratelli del sogno delle spighe ; ma quando i corpi celestia
li apparvergli in visione, e'dettesi a pensare, che fosse cosi
gran cosa , da doverne tener proposito al suo medesimo pa
dre ' ) . E poichè l' astrologia mena necessariamente al cul
to idolatrico de corpi celesti , noi la veggiamo interdetta
a ' tempi patriarcali , Giobbe dichiara espressamente d'esser
si tenuto incontaminato da questa colpa, che forse sarà sta
to il più antico stravolgimento della vera Religione; e' di
ce : « Se al sole alzai gli occhi quando vibrava splendori,
e alla luna quand' era più chiara : e si rallegró segretamente
il cuor mio , e la mia manó portai alla bocca per baciarla : Lo
che è delitto grandissimo, ed è un rinnegare l'Altissiino ? ) » .
Coll ' aiuto poi della geometria , che non ad altri era con .
sentita d'apprendere che a ' sacerdoti , s'eran questi reca.
ti in mano tutti i litigii intorno a ' poderi , i quali potessero
levarsi e tra' singoli cittadini e tra' nomi o vogliam di
re comuni, in che partiasi l' Egitto . E cosiffattamente tro
varansi nel grado di aver balia su tutte le leggi e l'am
ministrazione della giustizia , e continuare anche attraver
so alle rivoluzioni ed a' cambiamenti di dinastia , nella lor
soprastanza. Noi veggiamo che anche nella legislazione mo
saica furon le leggi assoggettate agli stanziamenti della Re
ligione , ed al sacerdozio levitico fu dato il medesimo pri
vilegio di presiedere al tribunali , siccome in Egitto . Difat
ti leggesi nel Deuteronomio " ) : « Se in qualche negozio che

) « Vide pure un altro sogno, e raccontandolo a' fratelli, dis


se: Ho veduto in sogno , come se il sole e la luna e undici siel
le ini adorassero . La qualcosa avendo egli raccontato al padre
el a' fraielli , suo padre sgridollo , diceudo : Che vuol dir egli
questo sogno , che hai veduto ? forse che io e la tua madre e i
tuoi fratelli prostrati per terra ti adoreremo ? I suoi fratelli pertan
to gli poriavano invidia : il padre poi considerava la cosa in si
lenzio » , Gen.XXXVII , 9-11.-") Giob .,XXX1,26-28.- ) XVII ,8-12 .
253

pende dinanzi a te, vedrai della difficoltà e ambiguilà tra


sangue e sangue, tra causa e causa e vedrai che va.
ri sono i sentimenti de' giudici della tua città , partiti e va
al luogo eletto dal Signore Dio tuo . E ti porterai da'sacer.
doti della stirpe di Levi , e dal giudice , che risiederà in quel
tempo : li consulterai , ed eglino ti faranno scorta a giu
dicare secondo la verità . E tu farai tutto quel che ti avran
detto quelli che presiedono nel luogo eletto dal Signore , e
quel che ti avranno insegnato secondo la legge di lui : e
seguirai il loro parere : e non torcerai a destra , nè a si .
nistra . Chi poi si leverà in superbia , e non vorrà obbedi .
re al comando del sacerdote , che è in quel tempo il mi
nistro del Signore Dio tuo , nè al decreto del giudice, co
stui sarà messo a morte , e toglierai il male da Israele » .
Certo è che il sacerdozio in Egitto trasmetteasi per dirit
to di eredità , ma non sappiam punto nulla degli ordini
di codesta successione . Aveavi però una solenne forma d’in .
vestitura nell'essere ammesso a' servigii del tempio, e la
più ragguardevole cerimonia ne fu per certo la purificazio .
ne , che faceasi con acqua , di chi dovea esser levato a quel.
l' ufizio, e il rivestirlo di drappi consegrati, e poscia ugner.
lo con olio . Simiylianti cerimonie noi troviamo mentovate
nelle leggi levitiche "). Or da una scoltura egizia appren
diam come l'olio , oppur l'acqua , non era già solamente
schizzato in sulla testa , ma versato a ribocco su tutta la
persona . Ad un simile rito , che usò pur fra gli Ebrei , Da
vid accennava in un suo breve salmo ? ) . Il primo degli
uffizi de' sacerdoti stava nell' offrire i convenevoli sagrifizii.
Alcuni laici , o almen sacerdoti d' ordine inferiore, aiuta
vano il gran sacerdote a sgozzar le vittime ed assettar le

1) « E farai , che Aronne e i suoi figliuoli si accostino alle por


te del tabernacolo del testimonio , e lavatili coll'acqua li rive
stirai delle vestimenta sante , affinchè servano a ine : e la loro
consecrazione avrà l'effetto d'un sacerdote sempiterno » , Esod .
XL , 12-14. - ) Ps. CXXXIII ,
256
offerte in su le are attorno . Ma tra gli Egizii del paro
che tra gli Ebrei, a niuno era lasciato bruciar l'incenso
alla divinità , dal sommo sacerdote in fuori. I sacerdoti e.
giziani , che intendevano a codesto ministero, son ritratti
ne' monumenti ammantati d' un cuoio di liopardo , nel
quale si davano per ventura a intendere che qualche cosa
di particolare santità fosse riposta . Da varie cose poi che
veggiamo ne' medesimi monumenti , o che vengono ramme.
morate dagli storici, ci si addimostra , quest' uffizio dell'in
censo esser stato reputato infra gli Egizii per molto da più
di ogni altro sacerdotale . E similmente tra gl' Israeliti es
so era riserbato a' sommi pontefici ; intantochè nel tempo
che Core e gli altri consorti suoi s'erano ammutinati con
tro ad Aronne, Mosè appigliavasi a questa pruova dell'in
censo , per chiarire il popolo sul conto della famiglia da
Dio trascelta a soprantendere agli uffizii religiosi ').
Vegnamo ora a favellare de' guerrieri . La costoro razza
si tenea prossima a'sacerdoti, e i Faraoni veniano tra d'essi
comunemente prescelti . Parecchie circostanze fanno aperto,
che la monarchia egiziana non toccasse al dispotismo.Però
Isaia ricorda palesemente d'un collegio di sacerdoti , il quale
passava in rassegna e pesava molto per singolo le azioni
de' re . Imperocchè la voce principi dinota un maestrato sa
cerdotale , cosi bene che uno cittadinesco . E'dice cosi : « Stol.
ti i principi di Tanes, i sapienti consiglieri del Faraone han
dato un consiglio stolto . Come suggerirete voi al Faraone
( che dica) : Io figliuolo de' sapienti, io figliuolo de'regi antichi ?
Dove son óra i tuoi sapienti ? annunzino a te , e ti espongano
quello che il Signore degli eserciti ha pensato sopra l' Egitto .
Stolti son divenuti i principi di Tanes , han perduto il cuore
i principi di Memfi , hanno ingannato l'Egitto capo de' popoli
di lui ) » .Il divinissimo Legislatore degli Ebrei antivide il tem
po che questi si sarebbono recati a noia i teocratici reggimen

" ) Vedi Num . XVI , 16-35.-) Is. XIX , 11-13 .


257
ti , ed avrebbon cercato per un re , che li governasse. Anche
egli dunque imprese ad alleggiare, il più che si poteva , lo
scettro de' signori del popol'suo, e ridurne la potenza a mol
to strette condizioni . « Quando tu sarai entrato nella ter
ra ( cosi egli) , che sarà data a te dal Signore Dio tuo e
ne sarai in possesso, e l' abiterai , e dirai : Io mi creerò un
re, come lo hanno le altre nazioni circonvicine : Creerai
quello che sarà stato eletto dal Signore Dio tuo del nume.
ro de' tuoi fratelli. Non potrai alzare al regno un uomo
d'altra nazione e che non sia tuo fratello . E quando egli
sarà stato messo in possesso , non raunerà moltitudine di ca.
valli, e non ricondurrà il popolo in Egitto , fatto ardito per
molta sua cavalleria . ... Non avrà gran numero di mo
gli le quali lo facciano traviare , nè immensa quantità d' o
ro e d'argento. E quando ei si sarà assiso sul suo trono
reale, egli scriverà per suo uso un doppio esemplare di que
sta legge in un volume . . e lo terrà presso di sè e lo
leggerà tutti i giorni della sua vita ecc . ") » . Ma questa
descrizione d'un re , come dicono , costituzionale , vorrà pa
rere anche più spiccatamente , ove si ragguagli coll' altra,
cui fa Samuele ) , de modi de' re , quando proponeasi di
sconfortare gl' Israeliti dallo scegliersene uno . Egli è aperto
però da amendue esse , che Mosè volgea per la mente una
monarchia , il poter della quale fosse tenuto in freno dalla
legge e dalle consuetudini,e Samuele traeva la sua descri .
zione dall' oriental dispotismo , il quale avea luogo presso
le nazioni, onde gl' Israeliti a suoi tempi erano intorniati ,
Quanto a bene intendere i reggimenti civili dell'Egitto,
lo scompartimento di esso per nomi, o comuni, è quasi di
tale importanza , quale il potere de ' sacerdoti e la natu
ra della monarchia . Il perchè noi prendiamo a dirne subi.
to dopo queste altre due cose . Sembra che ogoi provincia
avesse una certa indipendenza , e a volta a volta eziandio

“ ) Deut. XVII , 14-20.- ) I de' Re, VIII , 11-18.


258

facessero da so stati particolari. I nomi si distinguevano


pe' particolari dei , che adoravano ; e cosi Tebe era la cit .
tà di Ammone, Memfi di Phtha, On ovvero Eliopoli di Rhe,
e Sais di Neith o Minerva. Variavano pure nelle forme del
la lor religione, perchè gli animali, che da una erano ri
putati sacri, non l'erano dall'altra. « Quelli, dice Erodo
to , che avean fondato il tempio di Giove in Tebe o erano
di quel nomo , si asteneano delle pecore , ed in lor cambio
ammazzavano le capre ; ma gli altri , che avean levato il
tempio di Mendes, o che apparteneano a quel nomo , te
neansi dall' uccider le capre e non le pecore » . Or questa
varietà di religioni , sovente menava a litigii , ed anche a
guerre sanguinose tra' nomi confinanti. Noi apprendiam da ..
Giovenale , che poiché l'Egitto fu sottomesso a' Romani, i
nomi di Kopt o Coptos e Tentyra ruppero in crudelissima
guerra , poichè gli animali tenuti sacri nel primo erano segno
all'abbominio del secondo " ) . Già questi piati avean avuto
cominciamento fino dalle più antiche età , ed agevolarono il
conquisto di quella regione a' Babilonesi e Persiani. Isaia
nel suo vaticinio contro all'Egitto , fa molto chiara menzio .
ne di queste gare scambievoli tra le città e le province
e reputa soprattutto ad esse lo sterminio di quel paese 2) .
Noi possiamo conghietturare da' monumenti con assai
buon diritto , che il popolo egiziano fosse felice e ben go
vernato ne' fiorenti giorni de' Faraoni; imperocchè gli artisti
ne han raffigurato i giuochi e le feste a cui senza resquit
to ogni di s' abbandonavano i maggioringhi e i popole.
schi . Tra questi giuochi noi troviamo uno, che sembra molto

") Juv . Sat. XV . —2) « Annunzio (cosi egli XIX , 1 , 2) pesante


contro l'Egitto.Ecco che il Signore salirà sopra una nuvola leg
gera , ed entrerà in Egitto , e alla presenza di lui si conturberan
no i simulacri d'Egitto , e verrà meno il cuore nel petto all'E
gitto . E farò che vengano alle mani Egiziani con Egiziani , e
combatterà l'uomo contro il proprio fratello , e l'uomo contro
del suo amico, città contro città, regno contro regno » ).
239
ritrarre dal nostro degli scacchi , o , a meglio dir , delle
Tavole , che pare abbia dovuto esser molto in uso ad uo .
mini d'ogni stato . In un monumento giocano uomini del
volgo ; ma v' ha pure altri inonumenti , ove intendono a
quel sollazzo gli stessi re nelle solitudini de' loro harem ;
ed in uno segnatamente è ritratto il gran Sesostri , il qual
si balocca colla sua favorita sultana . Le esercitazioni gin .
nastiche e le atletiche si mostrano più communi di quan
to avremmo potuto pensar che fossero sotto a quel cielo
estuante ; ma nondimeno i giuochi , che si fanno assisi ,
eran assai di più predileiti agli Egiziani . Or chi si dareb .
he a indovinare , che tra questi noi dovevamo incontrar
anche la mora ? Nemancano de'comentatori i quali han pen
sato , che si facesse alcuna coverta allusione a questo giuoco ,
od altra cosa di simigliante, in quella lode della Sapienza .
« Ella è più pregevole di tutte le ricchezze, e le cose piu sti
mate non possono mettersi in paragone con essa . Ella ha nella
destra mano la lunga vita, nella sinistra le ricchezze e la glo
ria » .Ma dall'età delle civili guerre e dell'invasione de' Per
siani , fu agli Egizii addossato un tal giogo da signori ipuinani
e ferocissimi, quale quel forsennato , per esempio, di Cambise
(pretto, e maniato Caligola di que' tempi ), ch'e'ne divenner
gli schiavi più vili e sventurati che fossero al mondo .
L'agricoltura , secondo sembra , fu tra gli Egizii tolta in
protezione de're e sacerdoti. Nella rappresentazione d'un
monarca , che va a sciorre il voto al tempio di qualche
Dio , per una vittoria riportata , il gran credito in cui s'a
vea l'agricoltura , mostrasi in mezzo a tutto quello sfoggio
e baldanza di trionfali cerimonie ; giacchè il sacerdote , al
re che si avanza per fare la sua offerta , porge un covo .
ne di frumento , cui quegli recide con una falce , innanzi
di profferire i suoi doni. L'agricoltura è per fermo cagio .
ne di civiltà ; ma in Egitto eran oltre a ciò parecchie cau
se , che la riponevano in grande onoranza . Le più pos
senti, l' angustia de fertili terreni , e quella gran sogge
260

zione di dover al tutto aspettare la buona riuscita della


semente dalla irrigazione del Nilo , per lo che tutti i lavo
ri del campo riducevansi a dover farsi in assai stretto tem
po . La principal parte de' detti lavori stava nel dirittamen
te scompartire le traboccanti acque, e ciò recava grande
molestia allorchè il Nilo non s'innalzasse bastevolmente. E
per questo Mosè toccava dell' abbondanza de' fiumi e de'ri.
vi della Cananea , allorchè voleva mostrare di quanto la ter
ra di promissione si lasciasse addietro l'Egitto . « Perocchè,
e ' dice, la terra , di cui tu entrerai al possesso , non è come la
terra d'Egitto , donde tu sei uscito, nella quale gettato che
è il seme, si conducono acque ad inaffiarla , come si fa de
gli orti : ma ella è terra di nonti e di piani , ed aspetta
dal cielo le piogge . E il Signore Dio tuo la visita sempre ,
e gli occhi di lui sono a lei rivolti dal principio dell'anno
sino alla fine " ) » . Nè in Egitto v'era niun bisogno di a
rare i campi ; poichè il seme sparso su dell'umido terreno
profondavasi da sè stesso , o si costumò di farvelo ricalca
re da' piedi di animali , per lo più boccini . Il carreito ado
peravasi piuttosto ad erpicare, che a smuover la zolla . E
da tutti i monumenti ritraiamo , che e'non cominciassesi
ad usarne, che dopo falta già la semina. Or l' aratro era
di molto semplice congegno e affatto manesco ; talora
non contenea che tre pertiche intraversate a guisa d'un
triangolo , a forma della prima lettera del loro alfabeto ,
nella quale forse si sarà appunto voluto far ritratto di quel
rusticale ordigno. Cosiffattamente bastava solo a raspar il
terreno molto alla leggiera, e riversarne sulla semente in
assai picciola quantità . Esso non avea punto ruote ; e quan
do non dovesse essere menato da buoi , mancava ezian
dio di orecchie e tirelle . In alcuni non v' ha coltro , coltel.
laccio , vomere , nè niun altro ingegno di metallo ; in altri si.
Non c' è egizio monumento , dove sien aggiogate insieme di

") Deut. XI , 10-12 .


261

verse generazioni di animali; ma dal divieto di Mosè " ) :


k non arerai con un bue ed un asino,come in altre partis ,
sembra conseguitare che un tal costume fosse in Egitto sicco
me in oriente . Il bue fu sino ab immemorabili il più adoperato
ne' lavori camperecci , e seguita tuttavia ad esserlo infra i po
poli orientali . Una masnada di Beduini, che ora venisse a
precipitarsi addosso a pacifici agricoltori, troverebbe le co
se in quelle medesime condizioni , che vengon descritte nel
l' antichissima età di Giobbe ?) . Per ciò stesso noi trovia
mo nelle leggi levitiche in assai sottil modo fermato il co
me e il quanto delle condannazioni per i danni inferiti
da' buoi , o a questi da altrui.E da qui intendiamo grandis
sima forza, che ha quella descrizione dell'uom violento ap
presso Giobbe ).
E' sembra che abbian usato la stiva in opera di vanga;
e ciò dovea certamente tornar necessario in un paese in.
naffiato da tanta piena . Nel quale allorchè l' acque fosser
trascorse via , e che il sole potesseci nuovamente , voleva
la belletta rassodarsi e ridur molto fitta . In vero que' due,
che come si trova in un monumento , menano la stiva ,
mostrano dagli atti della persona di badar ad opera di
più pena , che non sia il solamente fendere le zolle . Nel.
la Palestina sembra tale stromento non essersi adoperato
che in terreni pietrosi e repenti , i quali non doveansi ar
rendere all'urto del coltro . La stiva era contata per ordi
gno lento e gravoso , e perciò i lavoratori che ne usassero ,
doveanne esser pagato a più cotanti degli altri . E cosi ci
si è dato capir per segno quelle parole di Salomone : « Il
pigro non volle arare a causa del freddo, egli adunque an.
derà accattando nell'estate , e non gli sarà dato nulla 4 ) ».

) Deut. XXII, 10.— ? )« Venne un messo a Giobbe per dirgli :


I buoi aravano, e le asine pascevano vicino a quelli . I Sabei han
no fatta una scorreria , e hau portata via ogni cosa ecc . ) , Giob .
I , 14-15. -- >) « Menaron via l'asino de' pupilli,e per pegno si
presero il bue della vedova » , lbid . XXIV , 3. -4) Prov . XX , 4.
262

Ma prima di levarne da ta' subbietti vogliam notare , come


innanzi che il gran Rosellini avesse pubblicati i suoi Mo.
numenti, questa faccenda dell' aratro era per gli studiosi
delle antichità egiziane un vero groppo ed e' deltero in si paz
zi svarioni, che gli scolaretti per poco arrossirebbero in
lor servigio . Kirker ' ) entrava in certi farnetichi di spie
gazioni mistiche, che son veramente in zuccherino. War
burton almanco ben s' avviso a reputar false quelle mi
sticità degli edipi gesuitici , ma quando poscia mettevasi
a dire il fermo di ciò a cui l'aratro servisse , cadde in
più bei cimbottoli e , secondo lui, quello stromento si usa
va a recider certe ritortole di paglia , o a tritare la stop
pia . Contro a lui insorgeva un cappato esercito di antiqua
rii , che protestava quello raffigurare solamente le gambe
mistiche dell' Ibi , del quale Oro Apollo ci avea già snoc
ciolato quelle si lucide speculazioni, che ne indormono la
Slinge . Altri dicevano di ravvisarvi un simbolo della Tri
nità , ed alcuni a' quali dovette esser suggerito il pensie
ro da quel triangolo equilatero, che si vede per su ' fron
tespizii de 'libri stampati dal Giunio , trovaronvi un bel par
tito per un geroglifico delle tre razze imperianti, la sacer
dotale , la regia e la soldatesca . Salvo i giorni che si fecero
quelle profonde meditazioni intorno al Pape Satan dell’Al
lighieri , non han mai gli eruditi detto si meravigliose capre
sterie, come per l'aratro egizio .
Apprendiamo da ' monumenti, che parecchie sorte di gra.
no coltivassersi nell'Egitto , e da ivi possiam leggermente
dedurre, come quella contrada fosse quasi un emporio gran
dissimo fra tutte le antiche nazioni.Mosè nel racconto della
piaga della gragnuola, fa il novero delle piante , che princi
palmente vi si coltivavano a) . La segala non può si facilmen

1) Oedipus ecc . — 2) « Fu adunque guastato il lino e l'orzo ,


perchè l'orzo era verde , e il lino faceva il seme . Il grano pe
ró , e il farro nou furono danneggiati perché sono serotini » ,
Esod . IX , 31 , 32.
· 263

te discernersi da altre piante ; ma il grano e l'orzo spessis .


simo incontra di vederli; e del lino ci si mostra non pure
la raccolta , ma eziandio tutto il processo delle trasforma
zioni . Un flagello , come la gran piaga della grandine , do
vette tornar sommamente meraviglioso in una contrada, ove
quella meteora è affatto straordinaria e contasi ' per il più
terribil gastigo , che possa mandarsi addosso a una terra di
agricoltori . I Latini , i quali certo non aveano sì stremo biso
gno , come gli Egiziani , della propria raccolta , ad ogni dura
disgrazia davan nome di calamitas, la qual voce nel suo
stretto senso pigliasi a dinotare una procella cosi gagliar
da , che rompa i fusti della messe già biondeggiante .
Pochi lavori si chiedevano tra'l seminare e la falciatura ;
poichè di lappole in Egitto non era che pochissima quan
tità , e cosiffattamente di tutte le altre operazioni , che lº
san tra la semina e la raccolta , le quali son di tanto gran
rilievo nel nostro modo di coltivare, non v' ha pur un cenno
in tutti que' monumenti. Gli Egiziani ordinariamente semi
navano in Novembre e mietevano in Aprile . A quest' inten
dimento adoperavan la falce, che in quanto alla forma non
pare molto si dipartisse da quella oggi usala . Sembra però
che i mietitori non brigassero che di recider sole le spighe,
poichè la stoppia non v'era di niun pregio ; chè pensa
vano le canne nel covrire i tetti mettesser più conto ; il
bestiame ed i cavalli di rado albergavano ne' presepi , per
la qual cosa non avean bisogno di niuno strame , e le re
ste antiponevansi alla stoppia in opera di pagliericci . Noi
troviamo ricordato che nei sette anni di abbondanza « i
grani legati in manipoli furono raunati ne' granai del.
l'Egitto » , singolare espressione che sembra dinotare non
solamente la smisurata ubertà del ricolto , ma ancora l'u .
so di tagliare tanto de' fusti , quanto i mietitori bastasse
ro a strignere nella mano e non più . Nondimeno la stop
pia si adoperava nella fabbrica de ' mattoni , e perciò gli
steli avanzati alla mietitura , ristoppiavansi da' mattonieri.
264

Or poichè questa faccenda tornava di molta noia e trava


glio, può quindi intendersi la grande ingiustizia del Farao
ne , che non ne voleva somministrare agl' Israeliti . Qui vuolsi
rammentare, che le ordinazioni del feroce re, le quali vieta
van di somministrare la stoppia agli Ebrei , venivano pro
mulgati due mesi innanzi alla messe . Se perciò non si fosse
costumato di lasciare le stoppie su de'campi , si sarebbe chiesto
agl ' Israeliti una cosa che tornava impossibile di sua natura,
mentre che dalla storia si ritrae, aver essi trovata la stoppia
dell'ultima raccolta ").Per istoppia lo Storico intende i gambi ,
che avanzaron dall'ultima messe . La stoppia però era in mol
to maggiore pregio tenuta in Palestina , dove faceva servigio
di foraggio pe greggi e cavalli . E per questo Isaia( X1 , 7) a
magnificare la felicità de'tempi del regno del Messia ,dice « e,
come il bue , mangerà paglia il lione » . Nella Palestina
giovava ancora in opera di concime , di che abbiamo detto
non abbisognare gli Egiziani ; ed a questo particolare accenna
il medesimo Vate nella descrizione dello sterminio di Moab .
« La mano del Signore , e' dice ? ) , poserà sopra di questo
monte : e sotto di lui sarà stritolato Moab, come è tritata
la paglia sotto d'un carro » . Quando il frumento era raccolto ,
non si legava già, come presso di noi , in covoni , ma le spi
ghe si gittavano alla rinfusa nelle gerle, e si menavan da'
segatori all'aia . Codeste gerle son quasi sempre della stes
sa forma , e in esse guardavasi più all'ampiezza che all'e
leganza . Dal modo che si teneva nel falciare e raccoglie
re la messe , accadeva che non fossevi niun bisogno di spi.
golatori ; perciò non n'incontra mai su' monumenti. Sicco.
me pure niun segno di festa per il ricolto ; chè la presenza
de' regii grascini venuti a riscotere la parte di esso (e , come
è uso, era la parte del lione) patteggiata ne' contratti di li.
vello od allogazione , dovette avvelenare ogni gioia , chenascer

1) Esod . V , 12. «E il popolo si disperse per tutta la terra di


Egillo a raccoglier le stoppie » .- 2) Ibid .XXV, 10 .
265

potesse dalla stagion della sega . Fu notato da' gallici com


messarii, che v'era gran simiglianza tra lo sconsolato piglio
degli agricoltori de' monumenti , e il non meno addolorato at
teggiamento de moderni fellah ,la cui fatica è si male ricom .
pensata . Nondimeno questo si deve intendere degli operai,
che vagliano o misurano il grano mietuto ,poichè quelli che
pon brigavan d' altro che di tagliarlo, pare da' monumenti ,
che avesser sbandita la mattana ; e dalla svisceratezza che
pongono nel vuotare i fiaschi , vedesi a gran pezza , che
in questi non si volesse contenere schietta acqua .
L'aia era un luogo di gran conto , il cui spazzo era di
creta ben temperata ed assodata , cosi che per poco si di
partisse dal marmo . Come dicevamo , eran queste aie tenute in
tanto pregio, che talora se ne favella come di luoghi di ugual
conto delle città ; e non andrebbe forse lungi dal vero chi
credesse, che quelle venissero edificate a spese di più co
muni, e fossero come ritrovi di tutti i paesi attorno.Non sa.
rà or dunque più da meravigliare , che nell' Antico Testa .
mento se ne ragioni, come di poste che fa tutti eran co.
nosciute. Cosi nella narrazione del mortorio di Giacobbe,
il luogo a cui il funeral convoglio fece alto , non era più
che un' aia , alla quale fu dopo questo avvenimento mutalo
il nome . « E giunsero , dice il sacro Testo , all' aia di Alad ,
che è situata di là dal Giordano : dove impiegarono sette
di a celebrare il funerale con duolo grande e profondo.Lo
che osservato avendo gli abitatori della terra di Chanaan ,
dissero : Gran duolo menano gli Egiziani . E per questo fu
chiamato quel luogo il Duolo dell'Egitto ') » . Talvolta al
trebbiare eran adoperati i buoi ; della qual costumanza tro
viamo frequente memoria ne' santi Libri . Uno de comanda
menti levitici era : di non « porre la musoliera al bove ,
che trebbia 2. Così non si doveva giugnere a sceverar la
pula , che molto imperfettamente ; ma con tutto ciò molti

) Gen. L , 10,
266
paesi di Levante stan tuttavia fermi in quest' uso . E que .
sta caponeria di non appartarsi da' costumi degli antena
ti , anche dopo che le magagne ne furono tritamente ravvi
sate, sembra essere immarginata nell'agricoltura di parec
chie regioni . Cosi in Irlanda tenne ab immemorabili la con.
suetudine di dar fuoco alla stoppia , e si dice per burla
che la trebbia si faccia col coreggiato di fuoco . Molte leg
gi si stanziarono dal parlamento per dibarbicar quel costu
me ; ma gl' Irlandesi eran cosi inteschiati, che tra le altre
condizioni patteggiate fra il duca di Ormond ed i confe
derati cattolici nel convegno di Chilchenni, fu ancor quella
di poter proseguire a bruciare la paglia dell' avena . Arroge
che un simil vezzo par essere abbarbicato infra i Sassoni,pres
so i quali la voce bran ( crusca ) è participio passato del
verbo brennen, da cui è derivato l'inglese burn ( bruciare ).
Ma in Egitto non faceva bisogno di adustiar le spighe, im
perocchè innanzi la trebbia si lasciavan al sole , finchè la
loppa si raggrinzasse ed arrendesse . Con tutto ciò non riu.
scivasi a spulare che molto imperfettamente , e vera al
tutto necessità del vaglio . Questi lavori soleyan farsi nelle
borgora delle città, e perciò noi veggiam gli operai esser
in gran numero e disarmati . Nella storia di Giuseppe dicesi
apertamente, che i granai eran dappresso a un molto po
polato borgo. Quando poscia i buoi avean calpestate le spi
ghe quanto bastasse, si raccoglieva tutto in mezzo all' aia
e lasciavasi trasportar al vento la lolla ed il pagliuolo . A ciò
allude il Salmista quando dice : « E' saran come loppa, cui
sperge il vento dalla superficie della terra » . Le spighe che
non fosser compiute di disgranellare ,stacciavansi nel burat
tello , insiem colle geve ed altre impurità ; e se nella stac
ciatura restasser tuttavia delle spighe non ben isgranate , ri
tornavasi a farle scalpitar da' bovi. Dopo questo secondo
lavorio , il frumento gittavasi un' altra volta in balia del vento
con una pala , oppure con una sorta di stromento quadra
to , a foggia di un' asse lievemente curya ,siccome quello che
267

anche oggi usiamo ne'magazzini di grano , ma senza ma.


nico. Il quale dagli Ebrei chiamavasi 775993, siccome presso
Isaia '): « E i tuoi tori , e i giovani asinelli che lavoran la
terra , mangeranno la profenda schietta , che fu ventilata col
palo e colla ventola » . Da un luogo di s. Matteo si fa
chiaro, che il ventilabro fosse tenuto da que ' popoli il più
perfetto arnese in opera di sceverar il grano ; cosi che s . Gio.
vanni , descrivendo la venuta di Cristo , dice che quello stro
mento sarebbe nelle sue mani ?) . Le stipule menate via
dal vento , e la seccia rimasta negli stoppieri , usavasi ardere
in Siria e Palestina , per concimarne la terra ; ma pare che
altramente si costumasse in Egitto , dove la fertilità dipen
deva dal solo inaffiamento . Il frumento poi riponevasi ne'
granai entro a vaselli,uguali e ben riscontrati , affinchè il
misurarlo fosse più manesco . Intanto veggonsi ne' monu
menti i regii abbondanzieri con in mano i lor stracciafo .
gli e i quaderni , tener strettissima ragione di quanto si
vagliava e serbava . Poichè una gran parte delle regie en
trate fondavasi nelle messi , e perciò si dovea tenerne mol .
to sottil ragguaglio , e ciò appellavasi noverare . Secondo
leggiam nel Genesi , questo ebbe luogo in Egitto , fin
chè Giuseppe non ridusse in man de' Faraoni tutte le ter
re '). Gli Egiziani si davan molta briga di riporre il gra
no . Sembra che i granai fussero pubblici edifizii; e' ci si
mostrano di grande ampiezza , e si dee soprattutto conside
rare alle saldissime loro volte . Chi ponga ben mente a que.
ste condizioni , s' indurrà certo a credere ch' egli dovesse ,
ro bastare a contener non solo le veltovaglie richieste alle
necessità di Egitto, ma ancora a quelle di altre genti, ne
gli anni di carestia ; siccome ci si racconta nella Bibbia.
La coltivazione delle piante acquatiche era tutto peculia

1) Is . XXX , 24. -2) Mat. III , 12.- ) Gen. XI , 48 , 49. « Tutta


ancora l'abbondanza del grano fu riposta in ciascuna città . E
tanto grande fu l'abbondanza del grano , che uguagliò l'arena
del mare e la quantità non potea misurarsi ») .
268

re dell' egizia agricoltura . Erodoto, la cui testimonianza


vien confermata da Teofrasto e Diodoro Siculo, ci fa una nar
razione, che contiene il meglio di quanto noi sappiam di
questo fatto . Le due sorte di loto, di cui lo Storico ragio
na, son la nimfea loto , e la nimfea nelumbo ; delle quali
la prima è anche ora abbondantissima ne' dintorni di Da
miata. I suoi culmi si levan fino a sei piedi su dall'acque,
ed alcune volte anche di più ; laonde non è da riputare a
fallo degli artisti egiziani, se l'han raccomunati con quelli
del cipero papiro , e ritratto dietro ad essi nascosto l'uccel
latore. Savary narra , che i nativi di que' luoghi sen vagliono
eziandio per cibo. Il nelumbo è ben conosciuto anche in In
dia . Ma in niun de ' libri sull'Egitto ci è peranche incontrato
di aver d' esso una giusta e spiccata çontezza.Nondimeno
è certo ch'e' vi fosse coltivato ; perocchè non pure noi il veg
giamo dipinto al naturale co' suoi gambi e frutti in un dei
sepolcri aperti dalampirando Belzoni,ma in una gran colle
zione francese di cose egiziane , troviamo raffigurata una messe
di tali piante , e serviva ad adornare una tomba regia . Il papi
ro non coltivasi più in Egitto ; ma un dì fu in grandissimo
predicamento per la carta che sen lavorava. Oggi in Eu
ropa , per quanto sappiamo , non hassene più se non quello
che nasce in una piaggia di Sicilia , vicin di Siracusa . Il
cavalier Ladolina giunse a fabbricarne della carta, secondo
gli antichi metodi si famosi,e invionne alcun saggio in tutti i
musei e pinacoteche di Europa. Da lui anche apprendemmo ,
che il succhio ne sia dolcissimo, e la polpa molto ritrag.
ga di quella di cannamele .
Questa messe del loto invero apparteneva piuttosto a'giar
dinieri , che agli agricoltori. -A prima giunta e' potrebbe es
ser preso in cambio di grano ; ma chi ben consideri a quel
la gran verdezza di steli, e alla molt'acqua di cui son questi
filettati, il ravviserà incontanente . I mietitori del loto reci
devanne i gambi serratamente alle radici, con una falce più
breve ed adunca di quella delle biade . Noi veggiam che
269

senza fallo tenevasi maggior pregio de' culmi di loto, che


non della paglia; imperocchè un grande studio noi veggia
mo adoperar nel recarlo in fasci, e poi nel menarli via ri.
guardatamente , come per tema che non si gualcisse . Vuol.
si anche notare, ch ' e' solean mieterlo e verde e maturo,
e che il frutto se ne sceverava con trar la pannocchia pe'
rebbi) d'una mapiera di pettine , il qual non molto si di.
partiya da quello usato dagli scardassieri . Dopo ciò li ri.
ponevano per varii servigii della casa, e in ispezialità per
pastura del bestiame . Nella narrazione del sogno del Faraone
leggiamo:« Uscivano sette vacche belle e grasse fuormisura :
e andavano a pascere ne' luoghi palustri ") » . Or la voce 'YX
dinota propriamente una pianta acquatica molto succosa , come
a dir il cipero papiro o il loto . Impariamo da' monumenti e
dalla storia che il bestiame soleva esser messo ad ingrassa.
re ne' luoghi pantanosi , ma che tuttavia eran dappertutto
delle stalle per questo medesimo proponimento. E con que
sto solo aiuto possiam diviatamente sciorre una contraddizio .
ne , che par s' incontri nel racconto delle dieci piaghe . Nel
capo IX dell' Esodo ci si dice che « perirono tutti gli animali
degli Egizii nella moria degli armenti ; ma leggiam nel capo
medesimo , che alcun bestiame fosse sterminato dalla gragnuo
la . Il quale gruppo si dilegua ove si consideri , che il fla
gello della moria si scarico addosso agli armenti , ch'eran
ne'campi, e però non poteva toccar que' che accoglievan.
si nelle stalle o dentro alle sbarre del pecorile , i quali po .
scia dovettero esser manomessi dalla grandine .
Le porche de' loti mantenevansi alte d'almen sei o sette
piedi ; poichè codeste ed altre piante succolente voglion es
sere inafliate con molta regola . E però veggiam sempre ne
giardini egiziani parecchi serbatoi , onde per ordinario si atti
gne a forza di braccia; ma trovansi pure alcuni congegni,
che ne alleggiavano la fatica. Tra questi n ' ha uno sempli

") Gen. XLI , 2 .


Rac.REL . VOL.XV. 18
270
cissimo, il quale tutto si fonda sulla natnra della leva . Un
sasso in capo d'una pertica, ch'è incrociata con un'altra
simile , innalza col suo medesimo peso la brocca ; intanto che
all'uomo non rimane che sola la fatica di mandarla giù , al
lorch'è vuota . Pongasi mente , che coloro i quali intendevano
ad attignere, non si mostran da più di que' fenditori di le
goa e che attignon acqua , i quali furono ab antico e son anche
oggidi per tutto Oriente in voce di grandissimi paltonieri .
Abbiamo già detto , che i calami del loto ingenerassero
talvolta filtissime macchie, dietro da cui ponevansi in gualo
gli uccellatori nel dirizzar le ragne . Or queste, per la sformata
moltitudine, cui l'Egitto mena , di uccelli d'acqua , usavan es
ser larghissime , e più uomini si richiedevano a maneggiar
Je . Un ' altra volta veggiamo i cacciatori appiattarsi in un
giglieto , e rinvergar da entro quivi se molta preda fosse già
appannata ne' filetti. Niun sentore di esca o pania non ab
biamo dal monumenti , nè di zimbelli o frasconaie ; ma
ſorse bastava di sgomberar il rivo dalle radiche ed al
tri ingombri, per invescare gli uccelli ; come anche av
viene nell ' Africa occidentale e nell' Indie. In alcuni pae
si tropicali, le piante acquatiche son cosi fitte e poggiano
a tant altezza , che da esse soprattutto s' ingenerano le
lagune, le quali fan si arrischiata la navigazione; ed an
cora quel contagioso lezzo , diffonditore di febbri perniciose
e di letali tiſodi. Ma ancora il cipero papiro dà co' culmi
buon ricetto a' cacciatori. Esso cresce in molta abbondan
za alle sponde del Nilo , e va sino ad oltre nove od otto
piedi, e incappellasi di fiori molto allungati. Il gainbo n'è
composto di fibroline parallele e diritte , e le fronde han
forma lameolata , si che somiglian spiccatamente al ferro d'un
pugnale . Heeren poneva in dubbio ,se ciò si potesse ritrarre da'
monumenti ; perchè il valentuomo non avea considerato , che
i buoni egiziani artisti s' avvisarono di mescolar le piante
del loto a quello di papiro , per contemperar colle leggiadre
fattezze del primo le selvatiche del secondo .
271

VA FI Í T A

Decreto della Sacra Congregazione sullo stato


degli Ordini Regolari * ).

Diamo qui alla distesa questo Decreto pubblicato coll' au


torità di Sua Santità Papa Pio IX , avendone già riferito
appena lo scopo nel fascicolo di Febbrajo, p . 80.

DECRETUM

REGULARI disciplinae instaurandae , ubi collapsa fuerit , vel ser


vandae ubi vigeat , nihil magis conducit , quam in admittendis No.
vitiis ad habitum et ad professionem maximam curam adhibere,
ut ii tantum recipiantur, qui superna vocatione ducti,morum ho
nestate , ceterisque dotibus praediti religionem ingrediuntur cu
pientes Deo inservire, mundi pericula evitare , et spirituali pro
ximorum saluti qua exemplo , qua opere ad praescriptum Insti
tuli , quod profitentur, consulere . Ex Novitiis enim Religionis bo
num ,vel malum prorsus pendet : quandoquidem hi sunt Religionum
semina , hi sunt novi palmites Dei vineam novellantes , sed si semina ,
si novitiae vites infectae sint , nonnisi fructus mali colligi possunt.
Quapropter Romani Pontifices et praesertim Sixtus V ,Clemens VIII,
Innocentius X , et Innocentius XII, saluberrima edidere decreta ,
quibus leges in admittendis Novitiis servandae constituebantur.
Cum igitur SS . D. N. Pius PP. IX ab ipsis Pontificatus sui pri
mordiis pastoralis vigilantiae studia convertenda èsse duxerit ad
Religiosarum Familiarum disciplinam totis viribus promovendam ,
Praedecessorum suorum vestigia sectando certam , stabilemque
legem constituendam esse existimavil , quae in admittendis No.
vitiis ad habitum , et professionem servari omnino deberet. Re i.
gitur demandata S. R. E. Cardinalibus huius S. Congregationis
de Statu Regularium a Sanctitate Sua institutae , Eminentissimis
Patribus, universa rei ratione sedulo, diligenterque perpensa, ne.
cessarium visum est in admissione Novitiorum ad habitum, et
professionem partes concedendas esse nedum inferioribus Prae
latis , et Superioribus Generalibus , verum etiam nonnullis aliis
Religiosis viris probatae vitae , regularis disciplinae zelo ferven
tibus , consilio et gravitate praestantibus, ut eorum , qui religio
sae familiae nomen daturi sint , indolem , ingeniun, mores, ce
terasque necessarias dotes accurate explorent, et sedulo investis
*
272

gent , quo consilio , quo spiritu , qua ratione ad regularem vitam


ineundam ducantur, et eos tantum probent , quos secundum Deum
idoneos esse revera constiterit. Sententiae S. Congregationis San
ctissimus in Christo Pater inhaerens ea , quae sequuntur, pro I.
talia , et Insulis adiacentibus hoc perpetuis futuris temporibus va
lituro decreto Apostolica sua auctoritate statuit, atque decernit .
PARS PRIMA DECRETI . De lege servanda in probandis iis,qui ad
habitum Religiosum admitti postulant.
Art . 1. Qui duplici scrutinio iuxta modum inferius exprimen
dum probatus non fuerit ad habitum , nullo prorsus modo admit
tatur in quocumque Ordine, Congregatione, Societate, Instituto ,
Monasterio , Domo , sive in jis emittantur vota solemnia , sive sim
plicia , et licet agatur de Ordinibus, Congregationibus, Societati
bus, Institutis , Monasteriis, ac Domibus, quae ex peculiari privi
legio etiam in corpore iuris clauso vel alio quovis titulo , in de
cretis generalibus non comprehenduntur, nisi de ipsis specialis,
individua , et expressa mentio fiat .
Art. 2. In qualibet provincia habeantur octo Examinatores , sci
licet Provincialis, et septem alii idonei religiosi probatae vitae,
prudentia , gravitate ac zelo disciplinae Regularis praediti a Ca
pitulo seu Congregatione provinciali per secreta suffragia eligen
di , ita tamen ut si in provincia sint Definitores , vel Consultores,
vel Assistentes , vel alii , quocumque appellentur nomine , Consi
liarii provinciales, duo ex ipsis in Examinatores deligantur. Exa
minatores in praefato munere usque ad novum provinciale Ca
pitulum seu Congregationem perdurabunt .
Art . 3. Cuin aliquis ad habitum recipi postulaverit , Provincia
lis omnia exquirat documenta, et requisita ad praescriptum SS .
Canonum , Constitutionum Apostolicarum ,Decretorum SS . Congre
gationum , ac statulorum Ordinis, et diligenter inquirat circa ile
lius qualitates , utrum nempe ab omni defecto , et impedimento
immunis sit , et necessariis dotibus praeditus , religioso statui ido
neus ac etiam an amore perfectioris vitae , et Deo liberius in re
ligione serviendi, seu potius levitate , aut necessitate , vel alio in
ordinato fine ductus admitti postulet. Deinde omnia praefata
documenta et informationes tradat saltem tribus ex Provinciali
bus examinatoribus , exclusis iis , qui postulanti sint consangui
nei, vel affines, ut eas absque ullo partium studio serio perpen
dant. Indicto examiois die Provincialis cum delectis ab ipso Exa
minatoribus conveniet, et postquam ipse , et alii examinatores
iuraverint ad Sancta Dei Evangelia, se quacumque humana af:
273

fictione postposita fideliter munus executuros, postulantem era


minent, eoque ab examinis loco dimisso , eius documenta, qua
litates, et requisita , aliaque , quae superius notata sunt , serio ex
pendant, et deinceps per secreta suffragia iudicent an dignus sit,
qui approbetur , super quibus omnibus Provincialis, et aliorum
Examinatorum conscientia graviter onerata remaneat. Is autem
probatus dumtaxat intelligatur, qui saltem unum suffragium su
pra medietatem obtinuerit. Si postulans praefato scrutinio pro
batus fuerit, examen , et scrutinium scripto ' fideliter exaratum
Provincialis , et unusquisque ex Examinatoribus manu propria
subscribet declarando etiam sese omnia requisita a SS . Canoni
bus, Constitutionibus et decretis Apostolicis et Regulis et Statul
tis respectivi Ordinis praescripta debito modo examinasse; huius
modi vero relationem examinis, et scrutinii , et respectivain de
clarationem iureiurando confirment. Quibus peractis Provincialis
praefatam relationem , et declaratiouem una cum authenticis do
cumentis ad Superiorem generalem , vel ad Procuratorem gene
ralem , prout inferius in artic.11 explicabitur, transmittet. Ne au:
tem huius decreti executio . differatur usque ad celebrationem
proximi Capituli vel Congregationis Provincialis, interiin Exami
natores Provinciales eligantur per secreta sufragia a Provinciali,
una cum suis Definitoribus, vel Assistentibus, vel aliis Consilia
riis Provincialibus; et si huiusmodi Definitores, Assistentes, Con
siliarii in aliquo Ordine desint, electio fiat a Provinciali uva cum
quatuor Religiosis graduatis, vel gravioribus, si graduati desint,
eiusdem Provinciae ab eodem Provinciali depulandis.
Art . 4. In Ordinibus , aliisque Institutis, in quibus Provinciales
non existunt , ( vel Provincialia Capitula seu Congregationes non
celebrantur, Examinatores pro ubaquaque domo Noviliaius, eli
gantur iuxta superius praescriptam methodum a Capitulo, Die
ta , seu Congregatione generali , et Superior eiusdem Domus lo
co Provincialis habeatur, cuius erit convocare Examinatores, et
alia peragere, quae in art . 3 statuta sunt. Verum cum hoc in
casu ob pauciorem Religiosorum numerum contingere possit ,
ut septem Examinatores eligi minime valeant , Examinatores nu
mero minores , non tamen citra quatuor , eligi poterunt. Si au
tem huiusmodi Capitula , Dietae , et Congregationes Generales sta
tim non convocentur, interim electio Examinatorum fiat iuxta
modum in art . 5 designandum .
Art . 5. Si Institutum constet aliquo tantum separato Monasterio ,
Conventu , vel Domo , nec in Congregationem erectum sit , et Ca
pitulum, Dietam , Congregationem generalem minime habeat , E
274
xaminatores capitulariter per secreta suffragia a Superiore, et
Capitularibus eiusdem Monasterii, Conventus, vel Domus eligan
tur; et quoad eorum numerum serventur, quae in art . 4 defi
nita sunt, ac in officio ad triennium perdurent.
Art. 6. Praeter memoratos Examinatores Provinciales in quo
libet Ordine, Congregatione, Societate , Instituto alii septem Exa
minatores Generales constituantur, qui tamen ad quatuor redu
ci poterunt in iis Ordinibus, et Institutis, in quibus ob paucio
rem Religiosorum numerum septem haberi nequeant. Hi ex gra
vioribus , et prudentioribus Religiosis viris probatae vitae , ac ze
lo regularis disciplinae praeditis per secreta suffragia in Capitu
lo , Dieta , vel Congregatione generali eligentur, ita tamen ut si
agatur de Ordine, in quo sint Definitores, Assistentes, Consulto
res , Visitatores , vel alii Consiiiarii generales, duo ex ipsis in E
xaminatores deputentur. Examinatores generales in officio usque
ad futurum Capitulum , Dietam , vel Congregationem generalem
perdurabunt. Superior Generalis erit praeses cum suffragio in
consilio Examinalorum ; et Procurator generalis uti Examinator
natus praeter electos habendus erit .
Art . 7. Examinatores Generales in intervallo quod intercedet
a data huius decreti usque ad celebrationem proximi Capituli ,
Dietae, vel Congregationis generalis eligantur per secrela suf
fragia a Superiore generali una cum saltem tribus Religiosis gra
dualis seu gravioribus Ordinis ab eodem Generali Superiore de
putandis , et deligendis ex Definitoribus, Visitatoribus, Assistenti
bus , vel Consultoribus generalibus si adsint.
Art . 8. Si agatur de Institulo , quod constituatur ex aliquo tan
tum separalo Monasterio , Conventu , Domo, nec in congregatio
nem erecto , et praeter localem , alius maior Superior non habea
tur, Superior localis probum , et idoneu'n deputet Religiosum ,
ut primum scrutinium , de quo in art . 3 , perſiciat cum Exami
natoribus electis iuxta art. 5 ; et ipse Superior localis cum iis
Capitularibus eiusdem domus, qui locum in eodem primo scru
tinio non habuerunt, secundum scrutinium in art. 10 praescri.
bendum exequetur.
Art. 9. Quod vero attinet ad Ordines, et Instituta, quae licet
in Congregalionem , et Societatem erecta sint, tamen in iis Ca.
pitula , Dietae , et Congregationes generales vel non celebrantur,
vel raro convocantur, in iisdem Ordinibus, et Institutis auctori
tas , quae Capitulis, Dietis, et Congregationibus generalibus cir
ca electionem Exaininatorum superius attributa est , conceditur
Superiori generali cum Definitoribus, Visitatoribus, Assistentibus ,
275

Consultoribus, aliisque, quocunque nomine appellentur, Consi


liariis generalibus, ita tamen ut si Definitores , Assisientes, alii
que Consiliarii generales non sint saltem quatuor, Superior ge
neralis alios graves, et idoneos Religiosos eis adiungat ad enun
ciatum saltem numerum constituendum : quae Religiosorum de
pulatio potiori ratione fieri debeat si in Ordine, et Instituto De
finitores, Assistentes, aliique Consiliarii generales non reperian
tur . Quibus in casibus electio Examinatorum fiat per secreta suf
fragia quolibet triennio, nec electores teneantur duos Definito
res, Assistentes , vel alios Consiliarios generales inter Exainina
tores adnumerare.
Art . 10. Cum autem Superior generalis relationem examinis
et scrutinii, ac enunciatam superius declarationem cum anthen
ticis documentis ad praescripium art . 3 receperit , ipse omnia ac
curale percurrat, ac per singulas partes expendat, per secretas
etiam inquisitiones sedulo investigando num tenor huius decre
ti servatus fuerit, et an adversus candidatum et primum scruti
nium aliqua exceptio inveniatur. Quibus peractis Superior Gene
ralis praefatam relationem , declarationem , et documenta ac re
quisita tradat Procuratori Generali, et saltem aliis duobus Exa
minatoribus Generalibus, qui cum candidato nullo consanguini
tatis , vel affinitatis vinculo coniuncti sint; et quatenus Procura
tor Generalis non adsit , tribus saltem Examinatoribus generali
bus, ut omnia perpendant iuxta modum in art . 3 designatum .
Postea vero indicto die conveniant, et praestito tam a Superio .
ri generali quam a Procuratore generali et ceteris Examinato
ribus, ut supra , iuramento , reque mature perpensa , per secre
la suffragia definiant an approbatio facta in primo scrutinio con
firmanda sit, vel revocanda, super quibus omnibus conscientia
Superioris generalis , et Examinatorum graviter onerata rema
neat. Tunc autem approbatio confirmata intelligatur, quando e
ius favore saltem unum suffragium supra medietatem habeatur.
Art . 11. Si Superior generalis Romae non resideat, acta , de
quibus in arı. 3 , ad Procuratorem generalem Romae morantem
transmittenda erunt ( valde enim expedire visum est secundum
scrutinium Romae fieri ) , dummodo tamen idem Procurator tres
saltem Examinatores generales Romae habeat, vel eos ad Urbemi
commode vocare possit . Quo in casu quoad praemissa onnia
vices Superioris generalis gerat . Quod si Examinatores genera
les nec Romae degant, nec commode vocari possint , eadem acta
ad Superiorem generalem , etsi alihi moretur, transmitantur, ut
ea peragat quae in art . 3 statuta sunt.
276
Art. 12. Superior generalis, sive ipse , sive Procurator gene
ralis secundo scrutinio praefuerit , poterit Candidatum ex iustis,
et rationalibus causis reiicere, licet fuerit ab Examinatoribus in
utroque scrutinio probatus ; numquam vero admittere eum , qui
fuerit ab Examinatoribus reprobatus.
Art. 13. Ut vero Candidatus definitive ad habitum recipiatur,
praeter praescriptam legem , et formam , cui omnes omnino sese
conformare debent, servanda etiam erunt , quae a Constitutioni
bus et Statutis respectivi Ordinis circa receptionem ad habitum
ulterius praescribuntur , in ea tamen parte dumtaxat, quae huic
decreto non opponitur.
Art . 14. Superiores quolibet semestri ad hanc Sacram Congre
gationem super statu Regularium summarie referant de singu
lis Novitiis ad habitum receptis , de uniuscuiusque aetate, patria ,
aliisque qualitatibus , et respectivis documentis, nec non de actis
confectis pro receptione , deque observatione huius decreti .

PARS SECUNDA DECRETI. De lege serranda in admillendis


Novitiis ad professionem
Art . 1. Quicum que ex Religiosis, et Novitiis alicuius Ordinis,
Congregationis , Societatis, Instituti, Monasterii, Domus, de qui
bus part . 1 decret . art . 1 , cognoverit Novitium sui Instituti ali
quo impedimento , vel gravi defectu praepeditum esse ad religio
sum statum rite assumendum , impedimentum ipsum et defectum
Superiori Conventus Novitiatus ,vel Provinciali, vel Superiori ge
nerali manifestare teneatur.Superiores vero denunciantis nomen
secretum retineant.
Art. 2. Prope terminum cuiusque trimestris novitiatus Magi
ster Novitiorum Provinciali de agendi ratione cuiusque Novitii
scripto referat
Art. 3. Duobus mensibus ante professionem Provincialis sive
per se , sive per alium idoneum Religiosum sibi benevisum No
vitii voluntatem diligenter exploret an coactus, an seductus sit,
quo spiritu ad statum religiosum ductus, an sciat quid agat, an
obligationes status religiosi , et regulae agnoscat: secreto audiat
tum Magistrum Novitiorum , tum Novitios nec non Religiosos et
iam Conversos Conventus seu Domus Novitiatus circa Novitium
ad professionem admittendum . Quo facto Capitulum conventua
le eiusdem Conventus , seu Domus convocet , ut Capitulares per
secreta suffragia declarent an Novitius ad professionem admitti
possit. Deinceps omnium actorum et resultantium relationem scrip
to exaratam propria manu subscribat, quin tamen eos , qui se
creto deposuerint, ullo modo in aliquod discrimen adducat .
277
Art. 4. Huiusmodi relationem Provincialis tribus saltem Exa
minatoribus Provincialibus communicet ; et condicio die conyo
cet praefatos Examinatores et Novitiorum magistrum , et prae
stito ab omnibus superius enunciato iuramento, Magister Novi
tiorum referat de Novitii agendi ratione iu Novitiatu servata, de
eius libertate , vocatione, et idoneitate ad statum religiosum , et
declaret utrum ipse in Domino existimet Novitium ad professio
nem tuto admitti posse.Si vero Magister Novitiorum vel ratione
distantiae , vel alia legitima causa ad locum scrutinii commo
de accedere nequeat , transmittat super praemissis relationem in
scriptis, illamque iuramento confirmet , et propria manu subscri
bat . Provincialis deinceps et Examinatores per secreta suffragia
definiant an Novitius necessariis dotibus praeditus sit, ut ad pro
fessionem tulo admitti possit; super quo eorum conscientia gra
viter onerata remaneat.
Art . 5. Si Novitius probatus fuerit,Provincialis de omnibus in.
structum reddat Superiorem Generalem , qui ulterioribus ipfore
mationibus, quatenus necessarium iudicaverit , requisitis, appro
bationem revocet , vel confirmet, prout in Domino iudicaverit ,
quin tamen umquam permittere possit professionem Novitii , qui
ab Examinatoribus Provincialibus reprobatus fuerit .
Art . 6. In jis Institutis , in quibus Provinciales non existunt,
sint illorum loco ad effectum , de quo agitur , Superiores Domus
Novitiatus .
Art. 7. Si quid ulterius exigant Constitutiones , et regulae ali
cuius Ordinis , el Instituti in admillendis Novitiis ad professionem ,
id servandum etiam erit in ea dumiaxat parie , quae tenori hu
ius decreti minime contraria sit .
Ut autem suprascriptum decretum quoad utramque eius par
tem executioni omnino demandetur, Sanctitas Sua omnibus ad
quos spectat etiam in virtute sanctae obedientiae districte prae
cipit plenam illius observantiam ; et quemlibet Superiorem cuius
cumque gradus sit , et Instituti quantumvis exempti, et privile
giati , etiam de necessitate exprimendi, qui non servata huius de
creti forma Novitium ad habiti > vel professionem receperit,
poenae ipso facto incurrendae privationis omnium officiorum , vo
cisque activae , et perpetuae inhabilitatis ad alia imposterum ob
tinenda plane subiicit , a qua nonnisi ab Apostolica Sede poterit
dispensari. Mandat etiam singulis Superioribus idem decretum
quolibet anno in omnibus Monasteriis, Conventibus, Collegiis et
Domibus die prima Januarii, et Dominica prima Julii in publi
ca mensa legi sub poena privationis officii, ac vocis activae , et
278

passivae ipso facto incurrenda. Decernit insuper vi cuiuscumque


privilegii , facultatis, indulti, dispensationis, approbationis regu
larum , et constitutionum etiam in forma specifica, quam ab A
postolica Sede aliquis Ordo , Institutum , Superior, Religiosus con
sequeretur, numquam huic decreto derogatum esse censeri, nisi
ei expresse, et noininatim derogetur, licet in concessione dero
gatoriae generales quantumvis amplae apponantur : quod si ali
cui Instituto expresse , et nominatim dispensatio super eodem de
creto aliquando concedi contigerit, aliis minime extendi posse vi
cuiuscumque privilegii , et communicationis privilegiorum . Tan
dem Sanctitas Sua ne huius decreti observantia aliqua ratione ,
titulo, praetextu impediatur quibuscumque in contrarium facien
tibus Constitutionibus, regulis , et statutis cuiusvis Ordinis , Con
gregationis , Societatis, Instituti, Monasterii, Domus etiam in for
ma specifica ab Apostolica Sede approbatis, nec non cuilibet pri
vilegio licet in corpore iuris clauso, et Apostolicis Constitutioni
bus ac decretis confirmato , ac expressa , individua, speciali , et spe
cialissima mentione digno, aliisque contrariis quibuscumque Apo
stolica auctoritate prorsus derogat, et derogatum esse declarat .
Datum Romae ex Sacra Congregatione super statu Regularium
die 25 Januarii 1848 .
ANDREAS CAN . BIZZARRI
a Secrelis

Lettera dell' Eminentissimo Cardinale Arcivescovo


di Napoli

SISTO
PER LA MISERICORDIA DI DIO
DEL TITOLO DI S. SABINA
DELLA S. R. C. PRETE CARDINALE RIARIO SFORZA
ARCIVESCOVO DI NAPOLI EC . EC . EC .
Al Clero e Popolo della sua Diocesi

LA Religione santa di Gesù Cristo , fratellie figli dilettis


simi , coll' immutabilità de' suoi dommi e della sua mora
le, che non passeranno , sebbene il cielo e la terra passi
no , spazia su questo mondo , e signoreggia su tutti i cuo .
ri sopravvivendo a tutte le umane e politiche costituzioni
279

de' popoli . Vera luce che illumina ogni uomo che viene in
questo mondo chiama tutti alla eterna felicità , a tutti ri
cordando il santo dovere di ubbidire all'autorità, quale che
sia , la quale venga da Dio , Padre e fondatore della civile
società . Lasciando il mondo e l'impero di esso alle dispu
tazioni degli uomini, ella ha il dritto d'insegnare, in qua.
lunque forma e maniera di governo, quelle benefiche dot
trine , che ne sono il sostegno e la vera base ; ella sola può
difendere ed illuminare le menti , onde non volgano alla
ruina, mercè quelle grandi verità , che sola possiede , aven
done ricevuto il venerabile deposito da quel Dio che è ve
rità, e che l'ha fatto colonna e base della verità stessa . Da
lei e solamente da lei riunire si possono gli uomini in un
medesimo spirito , chè le sue parole sono parole di frater .
nità e di carità ; da lei sola togliersi ogni divisione, germe di
regno desolato , chè non cercando le cose di questa terra,
promette a tutti l'eguaglianza del cielo . Quale la sua Chie .
sa, tali Dio vuole i suoi Ministri , fratelli e figli carissimi .
Luce del mondo , è d'uopo che risplendano come luminari
fra caliginose tenebre: sale della terra , fa di mestieri, che
per loro si abbia vita quel disinteresse che dimenticando se
stesso pel pubblico bene è la base di ogni civile ordinamen
to . E tali Eglino esser debbono, secondo la parola dell'A
postolo , perfino fra quegli sconvolgimenti dell'umanità, che
aspirando sempre a perfezionarsi,si agita e travolge in mez
zo a continui sistemi , e frequenti cangiamenti : Exhibea
mus nosmetipsos sicut Dei ministros in seditionibus . Guar
di che vogliano essere gli uomini di questo , o di quel par
tito; no : non sono gli uomini dell'uomo ; ma gli uomini
di Dio . E Dio è carità ! Il vostro linguaggio perciò , o fra
telli carissimi Sacerdoti , e giovani del Santuario , il vostro
linguaggio debb' essere il linguaggio della carità ! Voi tut
ti siete fratelli, ecco la predicazione degli Apostoli ai po .
poli inviliti sotto il dispotismo della tirannia de' Cesari , e
degradati dall ' orgoglio de' filosofi; amatevi scambievolmen
te come figliuoli di un medesimo Padre che è ne' cieli .
Miseri se vi divoriate con diversità d'interessi, ed opposi
280

zione di principii . Vi consumerete a vicenda ; e con Voi


perirà la società di cui siete membri . Differente l' uffizio,
lo stesso sia il fine, il bene comune, ed universale . Que
sta predicazione, o fratelli, sia la vostra soprattutto nella
grande e solenne circostanza , da cui dipende l' avvenire
della Patria nostra , e del nostro Paese , nella prossima e.
lezione de' rappresentanti della nazione nella Camera de'De
putati. Deh ! sia per lo bene del Regno di Napoli ! Deh !
sia perchè libero al di dentro , forte si mostri , e rispettato
venga al di fuori! è il voto più ardente del nostro cuore .
Una grande missione va confidata dalla patria a questi uo.
mini scelti fra quarantamila, perchè di tutti possano con
siderarsi non altrimenti che la ragione , ed il cuore . E voi ,
che entrando nel santuario non cessate di esser cittadini di
una patria , voi che come l' Apostolo di Roma , dovete pre
giarvi di esserlo di Napoli , voi coopererete perchè questa
missione sublime sia attribuita ad uomini veramente emi
nenti per senno , e per probità ! Loro conviene intendere il
bisogno del popolo , conoscerne i desiderii , promuoverne i
vantaggi: da loro le leggi che ne assicurino la prosperità ,
che favoreggino il commercio , l'industria, le opere pubbli
che , che rendano impossibile la ingiustizia , o almeno le
tolgano l'impunità , che soprattutto guardino la Religione
de' padri nostri , quella benedetta Religione che santifica la
libertà, la dirige , la mette in accordo con l'ordine, l' au
torità , il potere , che la prima e la sola ha bandito i gran .
di principii di libertà , e di vicendevole amore, ed all'om
bra di cui si riposano tranquilli i poveri , ed i ricchi , il
Greco e lo Scita , il Romano ed il Giudeo da Lei riuniti
in un sol ovile e sotto un sol Pastore; che siano in una
parola ministri per lo bene, come parla l'Apostolo , di tut
ta la civile società . Non tutti lo possono , non tutti forse
lo vogliono . Importa perciò , grandemente importa , che sia.
no prescelti uomini che possano e che vogliano ad un tempo .
Prostesi perciò fra 'l vestibolo , e l'altare innalzate al
cielo le vostre ferventi orazioni . Pregate il Padre di tutti
i lumi , perchè mandi dal cielo la sua sapienza sopra quanti
281

sono gli elettori, onde si mantengano fedeli ai doveri della


loro coscienza . Imitate o fratelli, i primi discepoli del Re
dentore , ed adottatene le voci , allorchè supplicavano quel
Signore che conosce i cuori a prescegliere colui che stimasse
atto all'onore dell' Apostolato : Tu Domine qui corda no
sti omnium , ostende quem elegeris. Cittadini della mede
sima patria , noi , e possiamo darcene vanto , noi abbiamo
sempre con caldissimo zelo procurato il bene di questo po
polo, di cui siamo i fratelli. Ora perciò è nostro debito cer.
carne la gloria , e la salvezza con la preghiera .
Nè ciò basta . Alla preghiera aggiungete l'istruzione del
popolo , e le sante e sociali esortazioni . Insegnate a tutti
che usino del dritto loro conceduto dalla Costituzione se.
condo le ispirazioni della coscienza . Né le promesse, né le
minacce debbano allettare, o intimorire l'animo degli elet
tori . Nissuna autorità umana ha dritto di signoreggiare l'al
trui suffragio : è un atto sacro , di cui non si ha a rendere
conto che a Dio , ed alla coscienza . Ripetete si ripetete a
tutti ciò che il grande Pontefice S. Gregorio con sensate
parole dichiarava al clero , ed ai nobili di questa Città no
stra che trattavano di elezione : grave est quando in huius .
modi causis , non ex iudicio sed de solo favore venit
electio ' ) . Sopra colui ricada la sorte di rimanere Deputato
che degnissimo fra gli altri si distingua . Che si : i più de .
gni vengano eletti , perchè il nostro Regno sia felice, e quan
ti ne sono gli abitatori traggano vita quieta e tranquilla ,
scopo di ogni buon governo come ha detto l' Apostolo : ut
quietam et tranquillam vitam agamus. Cosi il popolo da
voi istruito per voi verrà imparando i proprii doveri , ed i
dritti che ai doveri rispondono nel presente reggimento del
le cose : cosi Voi fedeli alla celeste vostra vocazione apri
rete quelle labbra che custodiscono le leggi onde tutti da
Voi le ricerchino : cosi sempre più si stringeranno que'santi
vincoli di amore, che debbono unirvi al popolo .
E voi figli dilettissimi d'ogni ordine e condizione quali

) Lib . 8 , cap . 40, ad Chr. et Nobit. civit . Neapolit .


282

che siate, per nulla , tralignando dagli antichi esempii , do


cili agl ' insegnamenti de' Ministri di Gesù Cristo troverete
in loro la luce della carità, e la forza dell'esempio . In
ogni età questo Clero si è serbato fedele al proprio dove
re , nè per interesse , o brutta ambizione , ma per coscienza ,
come parla l'Apostolo del Signore , ubbidendo all'autorità
ed al potere . Simili sono stati oggidì , e saranno sempre i
suoi sentimenti , nè altro insegnamento vi sarà da lui pro
posto : indarno si vorrà lusingarlo con promesse , o impau.
rirlo con minacce , e scritte che quasi vergognando di mo .
strarsi alla luce del giorno si avvolgono fra le tenebre, e
nascondono i loro autori . Mantenere le leggi e la costitu
zione dello stato , rispettare la fama del cittadino e la ri
putazione delle famiglie, rimanere sempre più saldo nella
fede di Gesù Cristo , quale è insegnata dalla cattolica Chie
sa, e dal suo Capo visibile l'immortale Pio IX , ecco i vo
stri doveri , in cui ogni altro si contiene ; ed ecco le paro
le di vita che vi saranno ripetute dal Clero . E Noi primo
pastore di questa vigna eletta del Signore non cesseremo
dal rammentarvi , che la vera libertà nata sul Calvario , ed
inaffiata dal sangue del Redentore , che diè la sua vita di
vina , perchè gli uomini fossero riscattati da tutte le schia
vitù , non è licenza e libertinaggio , non è quell'assurda in
dipendenza che sottrae l'intelligenza ed il cuore da ogni
regola , e da tutte le leggi . La vera libertà è la legge del
la carità applicata a tutti gli uomini, perché tutti amando
si scambievolmente , e sopra tutti amando Dio , si ottenga
su la terra quella felicità che conduce alla eterna . In ogni
tempo però vi furono , dice il Principe degli Apostoli , de
gli uomini insensati che vollero coprire col velo della liber
tà ogni malizia : quasi liberi, et non quasi velamen hæ
'bentes malitiae libertatem ' ) . Non così voi . Cercando il
bene dello stato , e quei miglioramenti che l'incivilimento e
la forza delle cose richieggono , per nulla vi allontanerete
da quei principii d ' ordine , oltre di cui non rimane che

") Pet. II , 16 .
I!
283

I anarchia ed il dispotismo , per nulla vi mostrerete inde


gni di quella libertà che è cosa santa , e che lungi dall' es.
sere occasione di perverse azioni , non sarà per voi , come
voleva l’Apostolo , che un mezzo di unione , di fratellanza,
di cristiana carità perchè ognuno serva al bene dell'altro ,
e tutti al bene di tutti : Vos in libertatem vocati estis, fra
tres , tantum ne libertatem in occasionem detis carnis ,
sed per caritatem spiritus servite invicem ' ) .
Intanto ne' giorni 16 , 17 e 18 Aprile in tutte le Chiese
dopo l'ultima messa si reciteranno le litanie di tutt' i San.
ti con l'orazione dello Spirito Santo , e l'altra Deus a quo
sancta desideria , e la grazia di Dio venendo sopra di voi , co'
sentimenti di vera carità vi diamo la Pastorale benedizione.
Dato dal Palazzo Arcivescovile li 7 Aprile 1848 .
SISTO CARDINALE ARCIVESCOVO

Se alla Religione faccia mestiere delle immagini


e delle cocolle

Turtocne
UTTOCHÈ soventemente si veda il volgo saperne più di
certi dotti quanto a semplicità di Fede , perchè a' semplici
ed agl ' idioti suole Iddio manifestarsi, pure le pratiche re
ligiose del popolo sono oggigiorno da parecchi , che van .
no per la maggiore , chiamate generalmente superstiziose ;
e chi le fa , pinzochero o spigolistro . Il Cattolicismo che
solo può
Sanar le piaghe ch' hanno Italia morta ,

vuolsi , secondo avvisano ta' novelli riformatori , purgar di


certo vecchiume che lo rende poco adatto al progresso del
secolo in cui viviamo , mentre ad esso la plebe è strettamente
attaccata. Ma vi consigliano costoro di andare a rilento in

) Gal. V, 13 .
284

cosi fatto negozio , perchè le moltitudini han pure i loro


capricci . Noi vogliam qui toccare uno di questi capricci ,
di che s'incolpa dal Lucifero ") la plebe napolitana , la
quale non vede religione fuorchè nelle immagini e nelle
cocolle , e se di tratto voi le togliete dinanzi queste due co
se, griderà che se ne va via la Fede .
Veramente a noi pare che questo giudizio pratico del
popolo non sia poi tanto strano, quanto forse appariva al
giornalista che scrisse queste ultime parole . Perciocche e
le immagini e i monaci hanno strettissimi vincoli con la
cattolica Fede . Ebbe sempre la Chiesa in grande venerazio
ne le immagini di Cristo e de' Santi , e fin da' tempi di Ter
tulliano rappresentavasi su ' vasi sacri Gesù sotto le sembian
ze del buon pastore * ) . Sedici secoli scorsi di poi non isce
marono punto l'affetto de' fedeli per queste care memo
rie , e tutti sanno lo zelo di cui fè mostra la Chiesa or nei
suoi Vescovi separatamente, ora nel suo Capo ed or final
mente ne' Concili contra gl'iconomachi ed iconoclasti. « Le
immagini di Cristo e de' Santi , diſfinì il Concilio di Tren
to %) , specialmente nelle Chiese, debbono esser tenute , ono
rate, e venerate ; non perchè si creda che in quelle sia
qualche Divinità , e virtù per cui si debba loro il culto, o
perchè convenga di far ad esse le domande , riporre in es
se la fiducia , come usavano gl' idolatri ; ma perchè l'ono
re prestato loro è riferito agli Originali : sicchè per tali at
ti di culto noi adoriamo Cristo e i Santi da quelle rappre
sentati , come dichiara specialmente il secondo Concilio Ni
ceno contra gl' impugnatori delle Sacre Immagini . Insegni.
no i Vescovi diligentemente che per l' Istorie dipinte s'ad
dottrina, e si conferma il popolo negli articoli della Fede,
si rammemorano i beneficii divini, si pongono davanti agli
occhi i miracoli , e i salutari esempi de Santi , e s' eccita

" Num . de’14 Marzo--) De Pudicitia ,c. VII . — 5) Sessione XXV.


285

l' anima all' imitazione, e alla divozione . Chiunque insegne


rà e sentirà contra tali Decreti , sia scomunicato » . Questi
sono i vantaggi , che trae dalle immagini ciascun cristia
no , ed anche altri moltissimi derivanti da questi ") . Di qui
certamente derivò che tanto le rispettassero uomini non me
no per dottrina , che per santità illustri, come un Ambro .
gio , un Agostino, un Gregorio il Grande, e tanti altri dot
tori della Chiesa. Ma noi tacendo di ogni altro riferia
mo l' autorità e le ragioni di un uomo , cui i nostri mil
lantatori del progresso non possono accusare d'ignoran
za , né di bacchettoneria ; vogliam dire dell'enciclopedico
Leibniz ? ) , il quale ragionando delle immagini, diceva :
« D'altronde il vantaggio che chiaramente se ne trae, ed an
che la ragione sembra che confermino l'uso delle imma
gini nella Religione . Conciossiachè, per quale altra cagio.
ne noi leggiamo o ascoltiamo le istorie , se non perchè si
pingano nel nostro spirito le loro immagini ? Ma sendo esse
troppo labili , nè sempre a bastanza chiare e distinte , vuolsi
riconoscere per un gran dono di Dio l'arte di dipingere e
di scolpire, con la quale abbiamo immagini durevoli ch'e
sprimono gli oggetti con somma precisione e vivacità , anzi
bellissimamente. Considerando queste, perchè non sempre
possiam veder gli originali, in noi si ridestano le interne
immagini , e più altamente nell'animo nostro s' imprimono ,
come suggello applicato alla cera . Or se di tanta bontà è
l'uso delle immagini , quando, di grazia , saranno elleno più
giustamente adoperate , se non allorchè torna immensamen.
te proficuo che le immagini stesse nella memoria nostra
siano durevolissime ed efficacissime, vo' dire allorché si tratta
della pietà e dell'amore divino ? Tanto più , che abbiamo

1) Sander n'enumera e dichiara dieci nella sua De honoraria


imaginum adoratione, 1. I , c . VIII . – ?) Systema theologicum ,
ediz.di Emery , Parigi 1819 , p.122-23 .
Rac.REL . VOL.XV. 19
286

sopra nolato, tutte le arti e tutte le scienze , e però an


che la pittura , doversi impiegar soprattutto in onorare
Iddio » . Cosi un Leibniz , tuttochè protestante , riguarda
va quale cosa santa le immagini . Che se questi argomenti
valgono per ogni sorta di persone , molto più valgono per
la plebe ; giacchè , come bene avverte s . Gregorio ") , è la pit
tura per gl'ignoranti ciò ch ' è per i dotti la scrittura. Che
se levate dagli occhi dell' idiota questo libro parlante , egli
a buon diritto vi dirà che verrete levandogli la Fede . In
fatti, là dove il protestantismo ha preteso abbatter col cul
io della Vergine e de' Santi anche le loro immagini, si è
giunto a più non adorare lo stesso Dio . Orrido è il qua
dro che gli anglicani medesimi delineano del loro popolo
sotto un tal riguardo. « Per tutto intorno le nostre popo
Jose città , dicea il Pusey , i nostri porti, le nostre miniere,
i nostri opiſicii sono una immensa desolazione; sono spes
so, se tu ne tragga la sospension della pena, i tipi dell'in
ferno ) . Uno scrittore statistico anglicano, parlando de’mae
stri di scuola della società nazionale , dicea : « In quasi o
gni caso descrivon essi lo stato della popolazione da cui
sono attorniati, come orribilmente degradata e irreligio
sa , stupida, egoistica ed insensata , se non turbolenta e ma
ligna ) . E il vescovo d ' Exeter , quella gran colonna dell'an .
glicanismo, scrivea nella sua Lettera Pastorale al 1813 « che
l'assoluto paganesimo e peggio che paganesimo, un odio
intenso della fede cristiana va infuriando in molte parti
d'Inghilterra ? ) » . Taciamo della Germania , ove il razio
nalismo religioso , come spesso abbiam notato , è ormai al
colmo ; bastandoci di aver cosi difesa la gelosia con che
la povera plebe si guarda le immagini della Madonna e
de' Santi .

1) Lib . IX , epist. IX . — 2) Queste ed altre simili testimonianze


puoi vedere nel vol . V degli Annali delle scienze religiose, 2.4
serie, p . 199 e segg .
287

Nè poi essa dà segno di poco intendimento , quando con


fonde, stiam per dire , cogl' Istituti religiosi la Religione
medesima . Conciossiachè sebbene sia certo , che la Reli
gione può stare senza il monachismo , pure non è da chia
marsi in dubbio , che tra quella e questo siavi una necessa
ria dipendenza . « Benchè una cosa , scrive Giacomo Bal
mes ") , non sia necessaria per l'esistenza di un' altra, non
ne conseguita pero , che non abbia origine da quest' al
tra , che non sia avvivata dallo spirito di quest' altra stes
sa , ' e che non esista tra le due un sistema di relazioni
intime e delicate . L'albero può esistere senza i fiori e
senza le frutta; e per certo quand' anche questi cadano, il ·
robusto tronco non perderà la vita ; ma finchè esiste l'al.
bero fruttifero , lascerà esso mai di far mostra del suo vi
gore e della sua bellezza , presentando alla vista l'incanto
de' fiori, e al palato il sapore delle frutta ? Le onde cristal
line del rio posson continuare il loro corso senza i verdi
tappeti che ne abbelliscon le sponde ; ma finchè si mantie
ne perenne quella fonte che somministra le acque, e finchè
per le vene del sottoposto terreno si può insinuare il be
nefico e fecondo liquore , potranno mai le sponde beate ri .
manersene aride , sterili , senza colore e senza bellezza ? »
Ed in verità ,che altro è un Istituto religioso , se non una so
cietà di cristiani , che vivono insieme sotto certe regole, a
fin di mettere in pratica i consigli evangelici ? Or, insino
a che allignerà in una contrada l'Evangelo , non manche
ranno uomini, a'quali è tanto necessaria questa professio.
ne religiosa , quanto è per altri la società domestica . « I
pubblici scandali , dice il Vittadini ?) , sono uno spettacolo
a cui certe anime sensibili non reggono , ed un pericolo

1) Il protestantismo paragonato col cattolicismo ecc . ediz. per


cura della nostra Società , t . II , cap . XXXVIII.--") Saggio ele
mentare di Diritto pubblico ecclesiastico , Lugano 1844 , t . II ,
p. 298 .
288

ch ' elleno son costrette a fuggire » . Perciò, anche tori


volendo riconoscere con Cassiano ") la culla degl' Istituti
religiosi in quello che narrano gli Alli Apostolici de' fe
deli , i quali sotto la guida degli Apostoli si univano e met
tevano in comune i loro beni , non si può negar che la sto
ria della Chiesa ci presenta fin da' principii del cristianesi .
mo parecchi asceli , a' quali poi tennero dietro nelle seguen
ti età gli anacoreti, i cenobiti e le più recenti congrega
zioni religiose . Questo frutto , direm cosi spontaneo, della
Chiesa cattolica non è mai venuto meno nella sua terra be
nedetta , e si può di leggieri ordire una catena che insieme
unisca i monaci di oggidi alle primitive società religiose .
« Il fatto è certo , è costante , conchiuderemo col medesimo
Balmes , e trovasi ad ogni passo in tutte le pagine della
storia ecclesiastica , ed occupa un posto distinto in tutti i
grandi avvenimenti dei fasti della Chiesa . Questo fatto si è
riprodotto in Occidente come in Oriente, ne' tempi moder
ni come negli antichi, nelle epoche prospere come nelle
calamitose, quando questi Istituti sono stati oggetto di gran
de stima, come quando lo furono di persecuzione, di calur
nia e di scherni. Qual prova più evidente dell'esistenza di
relazioni intine tra questi istituti e la religione ? Quale in
dizio più chiaro, che sono essi per rispetto a lei un frutto
spontaneo ? Tanto nell' ordine fisico che nel morale, si sti .
ma come prova della dipendenza di due fenomeni l' appa
rizione costante dell'uno dietro quella dell'altro. Se i fe
nomeni sono tali che ammettono la relazione di causa ed
effetto, e se nella essenza dell'uno si trovano i principii
che hanno dovuto produrre l'altro , il primo si chiama cau
sa , ed effetto il secondo. Ovunque si pianti la religione di
Gesù Cristo , si presentano subito sotto una forma o l'altra
le comunità religiose ; dunque queste sono un effetto spon

") Collat. XVIII , c . 5.-) Loc . cit .


289
taneo di quella . Io non so , che possano rispondere i no
stri avversarii a una prova cosi concludente » .
Oltrachè , e assaggiam soltanto questo argomento , qual
paese non sa per prova quanto sieno proficui per il suo ben
essere gl' Istituti religiosi . « La frateria , che oggi si vilipende,
incivili l' Europa e mutò le sorti del mondo. Domenico e Fran .
cesco, due poveri e umili fraticelli, ristorarono, ripulirono , ri
misero in fiore la disciplina cristiana trascorsa e arrugginita
dalla barbarie delle età precedenti , richiamando i cristiani
instituti alla santità dei loro principii. Non son io che lo dico ,
signori sapienti,ma il Macchiavelli ; il quale altro non fece
che ridurre a formola filosofica la dottrina di Dante nelle
sue cantiche . Il Macehiavelli e Dante celebrarono la glo
ria dei Domenicani e dei Francescani ; i quali con questo
omaggio di sublime poesia e di eloquenza civile reso loro
da quei sommi , possono ben consolarsi dei vostri dispetti .
Senza l'opera di questi frati , voi non potreste nè anco
filosofare a sproposito , come andate talvolta facendo, poi
chè la speculazione moderna nacque da quella del medio
evo , e fu fratesca di origine. Fratesca fu l'agricoltura ,che
diboscò una gran parte di Europa e mutò in campi fecon.
di e in popolose villate le inospite selve , i pestilenti marosi
e le lande selvagge; fratesco fu il traffico, poichè l'idea
tutta italiana e cattolica del banco , culta e perfezionata in
Venezia ed in Genova nacque probabilmente in Monteca
sino, face splendida d'incivilimento in mezzo a tenebre fol
tissime; fratesca la geografia , l' etnografia, la filologia , i
cui primi lumi , quanto all'Oriente, ci vennero dai monaci
cui un pio zelo sospinse in quelle lontane contrade: frate .
sche le lettere classiche ed antiche , i cui monumenti ci fu
rono conservati nei chiostri; fratesche le arti belle , le scien .
ze dilettevoli e severe, sperimentali e calcolatrici , i cui se .
mi vennero custoditi, educati e dischiusi nel ritiro invidia
bile dei conventi, soli nidi di pace, di pietà e di dottrina
290
fra i borghi informi di quei tempi e le castella rozze e bel.
licose . Che più ? Quell' alfabeto medesimo , di cui vi ser
vite per iscrivere contro i frati, è pure per un certo rispet
to cosa fratesca: sia perchè gli abbici moderni furono in
parte opera de' chierici , specialmente claustrali , e perchè
gli uomini di Chiesa erano allora quasi i soli che sapessero
leggere e dettare in Europa “ ) » . E senza cercare esempi
in lontane contrade , rivolgiamo lo sguardo alle nostre do
mestiche glorie , e vediamo i vantaggi anche materiali re
cati a noi da’monaci. Ristringendoci alla sola Napoli , la storia
ci ha trasmesso i generosi sforzi dei Certosini in tempo di ca
restia , e le larghe limosine versate in mezzo a ' poveri in
tempi difficili da' Domenicani , Francescani , Gesuiti e via
dicendo . Que' pietosi ospitalieri di san Giovanni di Dio , sono
per la minuta gente angeli del Signore che agitano l'acqua
della piscina probatica. L'istruzione gratuita la vedemmo
praticata dagli Scolopii , da' Barnabiti , da ' Dottrinarii , da'Ge
suiti . In fine i vecchi di mezzo al popolo ricordano anco
ra piangendo, che quando schiantate da violenta bufera scom
parvero dal nostro regno le Congregazioni religiose , spesso
i miseri domandaron del pane , e non era chi loro lo spez
zasse ; e che ritornati i Monaci, benchè sprovveduti di que'
mezzi che per innanzi avevano , pure riapparve assai più
luminosa la carità verso i poveri,
Come la fronda che flette la cima
Nel transito del vento, e poi si leva
Per la propria virtù che la sublima .
Che se vorremmo toccar leggermente ancor gli aiuti che per
riguardo allo spirito traggono i napolitani dagl'Istituti religio
si, dovremmo ricordare assai cose . Perciocchè , quanto bene
non operano e nella città e nelle campagne le Congregazioni
di s . Vincenzo de' Paoli , de' Pii Operarii , del SS . Redentore ,

') V. Gioberti , Del Primato mor. e civ. degl' Italiani, t . I.


291
de SacriCuori ed altre co'loro esercizi di missione ? Forseche
non fruttano molto al popolo e le prediche e l' esortazio
ni nel confessionale de Frati Predicatori , Agostiniani, Fran
cescani , Carmelitani ed altrettali ? Non piglian forse cura
delle anime i Teatini, que' dell'Oratorio di s . Filippo Ne
ri , que' della Sacra Famiglia a ' Cinesi , que' della Madre di
Dio ? Quanto conforto non recano a’moribondi i Padri di
san Camillo de Lellis ? Fin quegli stessi , che sembrano per
l'indole del proprio Istituto , come i Camaldolesi e i Cer
tosini, separati dal restante degli uomini, contribuiscono con
l' assidua loro preghiera al vero bene della società . Ben
sappiamo che non tutti valutano , siccome dovrebbero , il me
rito di chi prega di continuo per gli altri ; ma ricordiamo
al tempo stesso, che un Grozio voleva esonerati dal servi.
re nella milizia coloro che si addicono all'esercizio di pre
gare ne' chiostri ; perchè , egli diceva , ancor essi pugnano
pregando e per coloro che guerreggiano giuste guerre, e
per chi giustamente governa ' ) . In tal guisa e questi, e lut
ti gli altri Ordini religiosi che sono in mezzo a noi , men
tre cooperando alle fatiche del Clero secolare ,rendono im
portanti servigi alla civile società , vengon formando quel.
la singolar varietà, onde è così bella la Sposa di Cristo .
Una verità così fatta ripeteva poco fa l'Oracolo del Vatica
no , Papa Pio IX , scrivendo a' Superiori di tutte le reli
giose Comunità, « le quali (son sue parole) furon mai sem
pre di grandissimo vantaggio , ornamento ed aiuto si alla
cristiana , e si alla civil comunanza %) » .
Ma facciam fine, poichè da queste brevi considerazioni
n'è dato concludere, che sendo strettissimi i vincoli , onde

1) « Illi quoque censendi sunt militare tainquam Dei sacerdo


ies, atque cultores , et manus quidem servant puras , sed preci
bus apud Deum certant pro his qui iuste militant, et pro eo qui
iuste regoat » . De Iure bel. et pac . 1. II , c . 26 . 2) Vedi la
Lettera di Sua Santilá nel vol . XV di questa Raccolta , p . 54.
292
gli Ordini religiosi si rannodano colla Chiesa Cattolica , la
plebe di Napoli riguarda a buon diritto come una e sola la
causa dell'una e degli altri .
I COMPILATORI
101000Voic

Gli amici e i nemici della Costituzione

È Jamento di molti che il nostro Clero siasi mostrato av


verso , o indifferente al nuovo reggimento costituzionale . Se
questa accusa ci si facesse da taluni compilatori di giorna
li , noi non ne stupiremmo , poichè tutti si sono oggimai
convinti , esser eglino una fatta di scrittori trasmodata e bu
giarda per proponimento . Ma ben ci duole, che anche qual
che grave scrittore, e alcuni di quelli, nelle cui mani è la
somma delle cose civili , si siano lasciati trarre al vezzo di
farci il medesimo rimprovero . Il perchè non istimiamo inue
tile chiarire con poche parole l'irragionevolezza di questa
accusa ; e per dare una novella pruova del nostro amore
per la nuova forma di governo , vogliamo mostrare al pub
blico i veri e reali nemici della Costituzione, affinché tutti i
buoni si adoprino insieme con noi a levar loro d' in sul viso
la maschera , e combatterli a tutto potere . E dapprima che
ha fatto il Clero napoletano sin da' primi di della pubbli
cata Costituzione ? Il nostro Emo Arcivescovo non indugio
ad indirizzare a tutti i suoi diocesani una ben condotta No.
tificazione, nella quale con molta forza ed eloquenza invitol .
li ad accogliere con animo grato e volenteroso le novelle
guarentigie di libertà , generosamente dall’augusto Sovra
no concedute ai suoi popoli , e gli esortò alla pratica delle
virtù , senza le quali non possono quelle germogliare e pro
durre i desiderati frutti . Convocò di poi intorno a sè i re
verendi Parrochi di questa diocesi , ed ingiunse loro che di.
chiarassero a' propri parrocchiani la giustizia e l'utilità della
293
Costituzione , e i nuovi doveri che ogni cittadino ha con
tratti per essa . Non dissimili ammonimenti il medesimo Por
porato diede agli oratori della Quaresima. I preti napoletani
han risposto alacremente ,com’è noto , all'autorevole parola
del loro Pastore . I Parrochi nelle proprie pievi , i catechisti nelle
cappelle , e i predicatori di ogni sorta hanno esposto al po
polo i novelli diritti acquistati ; e poichè quanto più libera
è la forma di una società , tanto maggiori virtù richiede ne'
soci , hanno inculcato loro di essere quindi innanzi più vir
tuosi e leali cittadini. Primo tra costoro è stato quell'uomo
di Dio D. Placido Baccher , il quale , siccome i santi di
tutti i tempi , è oggigiorno la favola de' tristi e de’malva
gi . Eppure ,ci si perdoni questa breve intramessa , è egli un
sacerdote di tragrande virtù , cittadino benemerito più che
altri mai del patrio incivilimento , perchè ha logorato e logora
tuttora la sua vita per educare a virtù la nostra plebe , e te.
nerla lontana dagli stravizzi e dalle risse , per le quali era altra
volta formidabile alla pubblica e privata quiete. La nostra
Raccolta non si è mostrata in ciò seconda a chicchessia , poi
chè nell' Introduzione del primo quaderno di questo anno,
ha fatto plauso non solo alla Costituzione napoletana , ma
altresì al desiderio di tutti i popoli italiani di voler risor
gere a novella vita , mostrando come il risorgimento dell'an
tico Genio italiano dovesse tornare utile non solo al bene
materiale , ma , ch'è più , al bene religioso di tutta quanta
la penisola . Abbiam più innanzi riportata un'altra Notifica
zione del nostro Arcivescovo , con cui mostra agli elettori,
quanto importi al bene della nazione scegliere a deputati
uomini probi e intelligenti , impone a ' Parrochi di esporre
al popolo queste sue esortazioni, e prescrive un triduo di pre .
ghiere in tutte le chiese della diocesi per la felice riuscita
delle elezioni. In fine altri preti del nostro Clero , in difesa delle
libertà costituzionali , ponevano testė mano ad un nuovo gior
nale politico -religioso , che s ' intitola dal Quirinale, ed a
cui auguriamo lunga e gloriosa vita .
294

Or ci dicano gli ammonitori , o riprensori del nostro Clero,


che altro doveva egli adoperare , perchè non solo non si mo
strasse avverso al reggimento costituzionale , ma meglio lo fa .
vorisse e caldeggiasse ? V'ha chi ci rimprovera che alcuni
preti l'hanno maledetto ne' loro privati discorsi, e l'han sti.
mato una guerra fatta alla Religione.Se noi volessimo .imi.
tare la logica de' nostri rampognatori, potremmo anche alla
nostra volta ragionare cosi : Parecchi laici hanno riprovata la
Costituzione; dunque tutto il laicato napolitano s' é mostrato
ad essa nemico . Ma ognuno che non dico abbia studiato
un po'di logica, ma sappia far uso del suo natural discorso,
sa che non si deve imputare all'intero corpo ciò ch ' è pro
prio di pochi suoi membri ; onde il Clero , non altrimenti che
il laicato , non dee calunniarsi come nemico della Costitu
zione, dacchè alcuni pochi tra loro le hanno fatto mal viso .
Il Clero , dicono altri , non si vide insieme col popolo festeg.
giare nelle pubbliche piazze alle generose concessioni del
Sovrano . Egli è ciò troppo vero, ma la ragione è facile ad
indovinare, che non conveniva al decoro de' cherici corre
re per le strade a mo' di baccanti , e con le tede in mano
mischiarsi con numeroso popolo, e schiamazzare e urlare .
Si permettano ad un popolo , giustamente inebbriato di gioia,
queste smodate e clamorose manifestazioni di allegrezza ,ma
non si richieggano da' sacerdoti , che debbono dare agli altri
esempio di gravità e di moderazione. Il Clero si ricordava
bene della sentenza del Savio , che bisogna contener l'ani
mo cosi nelle contrarie come nelle prospere cose, e sicco
me non dee l'uomo smarrire il coraggio nelle avversità, cosi
non dee nelle prosperità scioglier libero il freno al riso e
all' allegrezza. La sola manifestazione , che si addiceva a
cherici , era quella grave e ragionata del pulpito e della stampa ,
e a questo doppio uficio hanno essi soddisfatto meglio di
quello che si polea da loro domandare. Altri infine, e que
sti sono i più , volevano che alcuni preti fossero apparsi ne '
295
luoghi più popolosi della città per arringar la plebe intorno
alla bontà e a'vantaggi del novello governo . Ma noi doman.
diamo a costoro , perchè mai desideravano che noi istruissi
mo il volgo anzi nelle piazze , che ne 'tempii del Dio vivente ?
Forsechè il silenzio sagro delle chiese, la presenza del Cri.
sto apportatore al mondo della verace libertà , le immagini
della Vergine corredentrice del genere umano, e degli eroi cri
stiani, veri modelli di amor patrio, anzi di amore universale ,
rendono la parola del sacerdote meno efficace ad affezionare
alle nuove guarentigie di libertà gli animi di un popolo cri
stiano ? Oltre a che, noi abbiamo altra volta osservato quanto
pericolosa cosa sia il ragionare ad uomini idioti nel bac
cano delle piazze intorno ad alcuni loro diritti , i quali se
non s' intendono da loro come vando intesi, possono scon
volgere quelle accendibili fantasie , ed esser cagione di spa
ventevoli accidenti . Egli è vero che i preti detti della Scia
bica favellano talvolta al popolo ne' più affollati luoghi di
questa capitale , ma essi non dichiarano miga loro i miste
ri di nostra religione , nè gl'istruiscono minutamente de’pro
pri doveri ; ma si restringono soltanto a stornarli dalle il
lecite tresche, ad inculcar loro in generale la pratica delle
virtù cristiane e civili , e richiamarli a ' tempii, dove tutte
le condizioni del popolo in una maniera acconcia al loro
intendimento vengono ammaestrate nelle verità della Fede
cattolica , e nelle obbligazioni proprie di ciascuno stato .Per
tutto ciò ci par chiaro, esser prive di ogni fondamento le
ragioni , per le quali si vuole ad ogni conto calunniare il
nostro Clero come avverso della Costituzione.'
Noiavvisiamo per contrario che coloro i quali tengono sin .
dacato de'fatti nostri,siano i veri nemici del nuovo reggimento.
Ed in vero, nessuno ci negherà , doversi avere per nemici della
Costituzione que che ne violano , siccome costoro , a viso aperto
le leggi fondamentali.La più parte de' giornalisti, sin da primi
giorni delle concesse guarentigie costituzionali , han violato
296

quella legge,la quale comanda di rispettare colla stampa la


fama di ogni qualsisia cittadino. Imperciocchè essi hanno me.
nato audacemente la sferza non solo addosso ad alcuni tristi ,
ma altresi a parecchi onesti e dabben cittadini, hanno insul.
tato villanamente al Sacerdozio , calunniato gli Ordini Reli .
giosi , e straziato la fama di Vescovi chiari per santità, e per
dottrina . Un'altra legge sanziona , che la religione cattolica
sia la unica di tutto il regno . Or i nostri giornalisti gridano
a tutta gola , che bisogna ad ogni contó spogliare i conventi
de' loro beni , dichiarati inviolabili e sagri dalla Chiesa , e
riconosciuti per tali dal governo nell'ultimo Concordato con
la Santa Sede, e taluni di loro sono giunti sino a volgere
in beffe i riti e le costumanze venerande della Chiesa cat
tolica . Per le medesime ragioni il dismesso Ministero si è
addimostrato nemico della Costituzione , alla cui tutela do
vea vegliare . Conciossiachè non ha usato del suo potere
per frenare la licenza della stampa , tanto nociva al ben
essere sociale, ha cacciato via , senza nè pure attendere il
voto delle Cainere,un Ordine religioso , ha avuto in non cale
l'autorità dell'Episcopato , e s’ è levato talvolta a maestro
ed ammonitore di questo corpo venerando . Nè si deono sti
mare meno avversi alla Costituzione tutti quelli , che disgu
stando con le loro soperchierie il volere di molti cittadini,
cagionano ne' loro animi un certo broncio verso la presente
forma di governo . È per fermo indubitato che un novello
reggimento qualsiasi non può mai giliar larghe e profonde
radici , se le volontà di tutti i cittadini sinceramente non
lo amino , e concorrano unanimemente ad attuarne lo scopo .
Il Clero per tal rispetto coopera con tutte le sue forze al pro
sperare della Costituzione , perocchè ha esortato , ed esorta
ancora il popolo ad obbedire, secondo il precetto dell' Apo
stolo , ad ogni potere legalmente stabilito, non per paura
delle pene , ma per dovere di coscienza ") ; con che egli

*) Rom . XIII , 5 .
297

riesce al certo a formare un popolo sinceramente divoto al


nostro nuovo reggimento . Non cosi hanno praticato i già
caduti ministri , i quali coll' iniquo ed illegalissimo scaccia
mento de' Gesuiti hanno sdegnato una parte ben considera
bile de' cittadini , e resi gli animi di molti poco propizi ad
un governo, dal quale si permettono , anzi si comandano atti
contrari non solo alle leggi da esso medesimo stanziate,ma
altresì ad ogni diritto naturale e sociale . Noverate le fa
miglie di tanti cittadini , che inviavano i loro figli alle scuole
della Compagnia ; quelle de' Nobili che aveano commesso
alle cure di que' Padri l'intera educazione de' loro teneri
figliuolini; tutt' i cavalieri e le dame che in distinte congre .
gazioni attendevano sotto la loro guida agli esercizi di pie
tà cristiana ; i molti fratelli della Sciabica che tanta grati
tudine han mostrato in tal congiuntura a ' loro benefattori;
un immenso popolo che traeva alla vasta Chiesa del Gesù
per ascoltare dalla lor bocca la parola di Dio , e parteci
pare a ' divini misteri ; tanti meschini che o nelle carceri ,
o negli ospedali, o in altri luoghi di pubblica carità era
no da loro consolati con conforti di parole e di opere.Ag
giungete in fine a tutti costoro non poche famiglie , le quali
non affidandosi per la vergogna ad uscir all'accatto per le
pubbliche piazze, ricevevano ogni mattina dalla segreta carità
di que' Padri gli alimenti necessari alla loro vita ; e giudicate
voi , quanta parte del popolo napoletano per colpa del ca
duto Ministero ha dovuto maledire un reggimento , assai
buono per sè ed opportuno al progredito incivilimento del
le presenti generazioni. A tanto male se n'aggiunge un
altro maggiore , che una parte della plebe venuta in so
spetto che il governo mirasse a distruggere tutti gli Or.
dini religiosi , dopo pochi di levossi furiosa tentando di
mettere in iscompiglio la città , e si tiene , stiam per di
re, ancora all’erta , e spia in attitudine minacciosa gli at
ti del governo , pronta a trascorrere, se altri malignamen
298

te l' aizzasse, a'più rovinosi e riprovevoli eccessi " ) . Del me.


desimo delitto di lesa Costituzione si son fatti rei que'gio.
vani che chiesero con atti e minaccevoli voci l' espulsio
ne de' Gesuiti, e parimente que' giornalisti, che, sebbene ri.
provassero, anzi per vezzo di riprovar tutto , che per amo.
re della giustizia, l'illegale procedimento tenuto contro la
Compagnia , pure hanno gridato che era mestieri liberare
il regno della peste gesuitica, e non rifinano di stimolare
il governo a riveder bene i conti di ogni sorta di Fraterie .
Nè meno per lo stesso riguardo adoprano contro la Costi
tuzione gli stessi giornali , i quali menando la lor frusta,
or contro questi , or contro quelli , procacciano tanti nemi
ci alla Costituzione , quanti sono , e per fermo sono moltis
simi , i cittadini dalle loro impronte scritte vilipesi e svil.
lanneggiati, e rintuzzano in siffatta guisa l'azione concilia
trice del Clero . Non era cosa oltremodo conveniente, anzi
necessaria comporre insieme e quasi fondere in uno gli uo
mini del passato e del presente governo , ed avviarli con .
cordi a far prosperare le nuove leggi ? Non era questo il
savio divisamento dell'augusto Sovrano , allora quando pub
blicando lo Statuto costituzionale comandava , che tutto il
passato si coprisse di un velo misterioso ? In fine se si con
viene da tutti che nessun reggimento , e molto meno un
reggimento libero , e civile , non può , non che fiorire, lun.
gamente durare senza la condotta morale de'suoi membri,
sono altresì nemici della nostra Costituzione coloro , che si
travagliano a rendere il popolo nostro immorale. Or è que
sta un'altra colpa di parecchi giornalisti , i quali con un

) Un nostro giornale politico , la Costituzione, diceva nel suo


Numero de' 5 Marzo : « Il tristo episodio della espulsione de'Ge
suiti , pel quale era bisogno di vigore a non farve uno scandalo
eccitalore , ha portato il suo frutto , e coloro che sono assoldati
da mano occulta ,han tentato novelli ostracismi di Ordini religiosi ,
perchè il popolo vedesse che se ne vuole alla religione, unico
conforto delle popolari miserie , ed il popolo commosso ha, come
sempre , col suo sangue pagato il fio dell'altrui debolezza » .
299

sozzo ed inverecondo linguaggio , col maledire ogni atto del


governo, col calunniare e melter in dispregio i ministri del
la religione, col dileggiare le più sante pratiche della Chie
sa , coll' infamare i cittadini di ogni sorta , e molto più gli one
sti e diritti , corrompono i costumi , sciolgono gli animi da
ogni freno verso l'autorità civile e religiosa . Il Ministero che
li ha lasciati fare a posta loro, si è renduto verso la na
zione complice del medesimo delitto . Che si dee intanto spe
rare dal novello Ministero ? Sinora nessun compenso si è
dato da esso a' torti del passato ; nessun freno si è posto
alla licenza della stampa ( e qui c' intendan bene i nostri
calunniatori, chè noi parliamo di licenza non di libertà di
stampa );la medesima attitudine si mantiene verso la Chiesa e
l'Episcopato . Vogliam però sperare che questi nuovi Ministri,
disbrigati dalle prime e pressanti cure del loro uficio , facciano
di attentamente vegliare all'osservanza dello Statuto costi
tuzionale, perocchè laddove le savie leggi , da esso sanci.
te, verranno da tutti osservate , renderanno stabile e tran.
quillo il presente reggimento , e procacceranno alla nazione
un glorioso avvenire . Noi finiamo qui, chè queste poche os
servazioni mostrano abbastanza , che non il Clero napoleta
no , ma i suoi rampognatori sono i veri nemici della Costi
tuzione ; onde gli ammoniamo , che dismesso il piglio di
çensori , imparino dall'esempio del Clero ad amare e cal
deggiare co' fatti, più che colle millanterie, la Costituzione
testè concedutaci dall'animo generoso del Sovrano .
I COMPILATORI

Poche parole di risposta ad un giornaletto

LA polemica , soprattutto religiosa , perchè


riesca proficua
a chi la sostiene ed a chi legge , vuol esser giusta , soda
e condotta con urbane e fratellevoli maniere . Tale fu , se.
condochè il dichiarammo nell' Introduzione a questo volu
300

me , il nostro non ismentito proponimento , acciocchè ogni


discussione tornasse oggi a bene della patria comune . Ma
l'Amico del popolo per tutta risposta alle nostre pacifiche
e cortesi osservazioni di poche righe , ci ha regalato col
suo numero de' sei Aprile , in otto facciuole, una buona ma
nata di menzogne , di calunnie e di villanie , talchè ti sem
bri un di coloro , i quali vide il Poeta percuotersi

non pur con mano ,


Ma con la testa e col petto e co' piedi ,
Troncandosi co’ denti a brano a brano .

Noi ci taceremo a tal sorta di argomenti, e la sola nostra


risposta sarà il pregar caldamente e i nostri lettori a proc
curarsi questo sì gentile fogliello , e que' che non lessero il
nostro malvagio articolo , a durar la noia di torselo in mano
un momento . E frattanto taciti aspetteremo, che il tribunale
della pubblica opinione, innanzi a cui quel Compilatore ci
minaccia di produr contro a noi un'accusa formale, os
servi e sentenzii, se noi non possediamo la scienza (che
per altro è il minor male che ci si voglia ) , se non sap
piam manco leggere, non capire una proposizione gram
maticale ; e quel ch'è più , se abbiam perduta la fede e
siam divenuti increduli.Giudichi se siam nemici dell'immorta
le Pio IX , e santificatori del dispotismo,specialmente perchè
abbiam proclamata la condanna sanzionata dal Pontefice
di libri contrarii alla Santa Sede ; se sia peccato contro
carità citar le Bolle de' Papi contro i carbonari , e non lo
sia bandir la croce ( e ciò da un prete ) contro alcuni Ve
scovi ; e se sia un onorare la santa Cattedra del Nono Pro
il dire , che ben quattro suoi Antecessori si fecero come Pon
tefici certamente ingannare, anatematizzando con Bolle di
relte a tutta la Chiesa persone innocenti e dabbene. E do.
po ciò , ne consigli, se tocchi a noi , o all' Amico del po .
polo lasciar di scrivere per ora , perché la nostra mis
sione è già finita.
I COMPILATORI
301
NOTIZIE

ITALIA - Roma - Il Capitolo e i Canonici della Basilica


Vaticana annunziarono a ' 14 del passato Marzo , che « una
mano sacrilega spogliava non ha guari la patriarcale ba
silica vaticana di uno de' suoi maggiori ornamenti , che da
quattro secoli in poi le accresceva splendore e rinomanza ,
e costituiva parte non piccola della sua religiosa celebrità .
Il capo venerando dell'apostolo sant'Andrea, reliquia insi
gne in tutta la cristianità anche assai prima che, trasmès
sa a Roma dal Peloponneso , vi fosse con santo entusiasmo
e vivissima espansione di devoti affetti, fra cantici di alle
grezza , con solennissima pompa accolta dal gran Pontefi
ce Pio II e da tutto il popolo di Roma, erede di quella
viva fede che tanto onorò i suoi padri , era stato l'oggetto
della più detestabile rapacità , di un sacrilego furto ) . Per
ciò promettevansi 500 scudi a chiunque facesse ricuperare
quella reliquia , e intanto si ordinava un sacro triduo a pla
care il Signore per questo sacrilegio . Nell'ultimo giorno
di quel triduo , SUA SANTITÀ venne ad assistervi, riceven .
do ovunque le più vive dimostrazioni di riverenza ed amo .
re . Ora con somma nostra consolazione abbiamo saputo che
nel di 1 ° di questo mese la preziosa reliquia fu rinvenuta
fuori Porta S. Pancrazio intatta , e solamente priva di al
cuni esterni ornamenti : i quali per altro sebbene sciolti ,
sonosi egualmente ritrovati .
-La Gazzetia di Roma sotto la data de 30 Marzo ha quan.
to segue: « Vennero più volte ras: e znate a Nostro Signore le
istanze de' RR . PP . Gesuiti, con le quali rappresentavansi
le angustie ond' è travagliata anche qui nella capitale la
loro Compagnia, e il bisogno perciò che si provvedesse alla
personale loro sicurezza. Il Santo Padre , che con somma com
piacenza ha riguardato sempre i religiosi medesimi come
instancabili collaboratori nella Vigna del Signore, non po
Rac.REL. VOL.XV. 20
302

tè non provare nuova e più viva amarezza per si disgra .


ziata vicenda; ma tuttavia per la ognora crescente conci
tazione degli animi, e per la diversità de' partiti minaccian
te serie conseguenze, gli fu forza di prendere in seria con
siderazione la gravità del caso . Laonde avant' ieri , per mez
zo di ragguardevole personaggio , volle far noti al R. P.
Generale della sullodata Compagnia i sopraespressi sentimen
ti , ed insieme l'agitazione in che egli era per la difficoltà
de' tempi, ed il pericolo di qualche serio inconveniente. Alle
quali significazioni avendo il P. Generale chiamati i PP .
Consultori a deliberazione, fu da essi risoluto di cedere alla
imponenza delle circostanze : non volendo che la loro pre
senza serva di pretesto ad un qualche grave disordine e
spargimento di sangue. Dopo tutto ciò sono stati presi gli
opportuni concerti col R. P. Generale, si pel modo di ef
fettuare tale risoluzione, sì per provvedere alle scuole del
Collegio romano , alle case religiose da essi abitate, ed alla
tutela dei loro beni e delle loro proprietà ; affinché per tal
guisa venga specialmente soddisfatto al loro mantenimento .
Presso questa esposizione di cose siamo autorizzati a dichia.
rare essere insussistente quanto divulgavasi ieri in un fo
glio anonimo a stampa ) .
Napoli Tenero com'è dell'Immacolata Concezione
della Vergine, Monsignore D. Michelangelo Sorrentino , ha
impetrato da Roma , con Decreto de' dieci Marzo , di far recita
re nella sua Diocesi de' Marsi al tempo proprio la Messa e
l'Uffizio coll' ottava , che si recita in quella solennità di Maria
dal Clero Romano . Noi pure confidiamo di veder quanto
prima introdotto quell' Uffizio in tutte le Diocesi del regno
che si gloria di aver per precipua e singolar proteggitrice
la Madre di Dio sotto quel caro titolo ; ed a questo fine lo
abbiamo messo a stampa al lievissimo prezzo di pochi grani .
FRANCIA - Chiunque avesse letto i recenti decreti della
Repubblica di Francia , e le promesse di libertà per la Chie .
303

sa, avrebbe creduto, come anche tutti i buoni cattolici cre.


dettero colà , essere ormai arrivati per il Cattolicismo in
Francia tempi felicissimi. E pure, cominciano già gl’insul
ti alla Religione in que' medesimi decreti che portano in ci.
ma le parole:Libertà , Eguaglianza , Fraternità . Il podestà
della Guillotière , cui dicono protestante e svizzero ,insieme con
venti uomini andò sul principio dello scorso inese al monu .
mento espiatorio di Brotteaux , amministrato da alcuni cappuc
cini , e manifestó a quei padri dovergli consegnare le chiavi
di quello stabilimento e sloggiarne. I cappuccini cederono al.
la forza materiale, e , secondo che narrasi, furono apposti
i suggelli a quella casa . « Noi speriamo, dicea l’ Univers ') ,
che il Governo provvisorio avrà il coraggio o di approva
re solennemente ciò che ha fatto il podestà della Guillo .
tière e pigliare sopra sè la risponsabilità degli atti di per
secuzione operati da quello , o di mettere alcun provvedi .
mento all'ingiustizia da lui commessa ed accordarsi sopra
ciò con la potestà ccclesiastica. Essendo vicino il giorno
delle elezioni è necessario che noi sappiamo quali siano le
intenzioni di coloro nelle cui mani son venute le redini del
governo : se essi non vogliono nessuna libertà religiosa , nes
suna libertà di associazione, il dicano pure ; ma se essi
pensano che si abbiano a rispettare queste libertà , non per
mettano ad uomini guasti da malvage passioni di violarle
impunemente . Cosi le persone religiose potranno operare
con cognizione di causa » . « Se i padri cappuccini, aggiun
geva la Gazzetta di Lione, hanno commesso alcun delitto ,
traduceteli innanzi a' tribunali;se poi non lo hanno , voi do
vete difenderli da coloro che potrebbero inquietarli. Se es .
si insegnano dottrine che non vi stanno bene , voi avete
la potestà di combatterle con far uso delle stesse loro ar
mi, cioè con insegnare le dottrine vostre e confutar le lo .

1) Num . de' 14 Marzo.


304

ro . Se voi credete che altri insegni la bugia , insegnate la


verità ; ma quando voi usate la violenza per render muta
una qualunque cattedra , voi divenite oppressori e giustifi.
cate i fatti del }a potestà caduta . Badate bene a ciò che voi
fate ! voi avete commesso un error grave, una brutta in
giustizia; l'espulsione de' padri cappuccini è un abuso mo
struoso della forza brutale . Oh ! quale fatalità pesa sopra
voi ! Precipitate già ne' traviamenti della potestà non la
guari caduta . Come questa, voi vi partite gli uffizi e gli
onori ; come questa , voi volete la libertà solo per voi e per
gli amici vostri ; come questa , allorchè debbonsi conferir
gradi o funzioni municipali , voi badate meno all' onora
volezza delle persone da voi scelte che al loro affetto al
nuovo ordine delle cose politiche: ma con tenere appunto
questa via , il governo a cui succedete si perde; nol dimen
ticate giammai! Noi lo abbiamo delto le cento volte , e lo
ripeteremo le mille , poiché dobbiam fare con uomini che
danno vista di non capire . Se venti , se trenta birbanti si
unissero per menar vita comune e far orgie continue, voi
non pensereste a disperderli ; ma poichè alcuni uomini mu
tando volontariamente modo di vivere , si coprono d'un
sacco , camminano a piè nudi, lasciano crescere la propria
barba , mortificano il proprio corpo , distribuiscono a' pove .
ri ciò che sottraggono al proprio mantenimento , voi crede
te aver diritto di cacciarli di casa loro : no , non è possi
bile credere ad una violenza cosi nuda di logica . E ciò
accade , intendetelo bene , il giorno appresso ad una rivol
tura fatta per la libertà , quando tutte le società segrete,
i clubi , le logge de' comunisti si mostrano all'aperto, pro
clamano ad alta voce la lor opera di ieri , e cantano la lor
vittoria di domani, quando le vie più larghe sono aperte
alla manifestazione del pensiero ! Uomini ciechi , voi dun
que vi avete tolto a far nemici alla Repubblica ! Voi dun
que temele ch' essa non sia amata da tutti indistintamen .
303
fe ! ... Noi arditamente lo diciamo ; questo fatto esorbi .
tante è il più deplorabile, il più disastroso , per le sue con.
seguenze , che sia accaduto dal di 21 di Febbraio : in ez .
so è l'autorità medesima che colpisce ne' più gravi modi
i diritti de' cittadini; e però i cittadini tutti debbono alta
mente, energicamente domandar riparo a siffatto attentato ,
ovvero -bisogna dire addio alle nostre più care libertà ; pe
tizioni , richiami, tutto deve esser messo in effetto per la
distruzione di questo sistema assurdo , vergognoso, sovver.
titore di tutti i diritti ..... Potremmo dire che questa
spedizione guerresca contro poveri cappuccini non è stata
fatta coll'approvazione del commissario provvisorio ... ; ma
noi non ci restringiamo nel solo fatto della cacciata loro,
quali religiosi , da una casa qualunquè. Poniamo che que
sta casa sia un convento di cappuccini, proprietà de' cap
puccini, e che il commissario provvisorio del Governo ab
bia approvato questa cacciata draconiana ; or bene , noi di
chiariamo che se i cittadini lasciano che prevalga cosi fat
to sistema, ed il Governo lo ammette siccome regola di
condolta , ella è spacciata non pure per le nostre libertà ,
ma eziandio per la felicità e l'esistenza della società in Fran .
cia » . I nostri lettori si saranno agevolmente accorti che
queste vere e forti parole, mutati solo alcuni nomi , conven
gono perfettamente al fatto nostro ; ma son parole, e intan
to il Governo provvisorio continua cola la sua opera di di
struzione . In fatti Emmanuele Arago , commissario del Gover
no provvisorio , con un suo decreto dato ivi stesso a'12 Marzo
dichiarava disciolte tutte le congregazioni e corporazioni
religiose non riconosciute dal governo.Ne furono sdegna
ti tutti i cattolici , e di esso parlando la stessa Gazzetta di
Lione, diceva : « Questo ukase è di grande importanza ; che
se sarà posto in atto , se lo tollera il Governo provvisorio ,
se l ’ Assemblea nazionale vi appone la sua sanzione , biso
gna velarsi il capo , avvolgersi nel proprio mantello ed a
306

spettar lo scoppio delle divine vendette sulla nostra patria ;


bisogna riconoscere che nella nuova rivoluzione tutto è in
ganno , furberia e infame menzogna , e che la Repubblica
è un mostro il quale dilania e stermina i suoi figliuoli con
più crudeltà e cinismo che non fecero i più malvagi despo
ti » . E l'Univers ") comentando a tal proposito lo stemma
della Repubblica , fa le seguenti riflessioni : « Libertà ! Siam
forse liberi noi altri cattolici , la cui religiosa libertà è ab
bandonata a ' capricci dispotici de' commissarii di un Gover
no provvisorio , cioè di un Governo fatto legittimo soltan
to dalla necessità, e che dee soltanto mantener l'ordine e
proteggere la libertà di ognuno , insino a che il Popolo so
vrano non abbia scelto i suoi ministri per mezzo de' suoi
rappresentant ? Siam forse liberi noi altri cattolici , allorchè
ci si nega il diritto di seguire i consigli dell'Evangelo sen
za l'approvazione della Potestà civile ? Il primo giorno
della Repubblica, que' che scriveano a nome del Governo , ci
promisero la libertà di cui godono i nostri fratelli agli Sta
ti Uniti di America ; or vi bisogna forse agli Stati Uniti la
permissione del potere civile per far voti di religione , per
potersi insieme unire i cristiani a fin di vivere una vita co
mune di orazione , di studio e di carità ? Non c' illudiamo,
il decreto del signor Arago colpisce tutti quanti noi siamo
figliuoli della Cattolica Chiesa; perciocchè nè meno un so
lo èvvi tra noi , il quale non possa esser chiamato doma.
ni dal Signore ad entrare in alcune delle società proscrit.
te ; nè meno un solo èvvi tra noi , quale non sia oltrag .
giato in persona della Santa Chiesa, madre nostra . Essa è ,
colei che ha stabilito , che mantiene, e che ci esorta a ri
spettare ed amare le pie istituzioni condannate da questo
commissario .-- Eguaglianza / Saran lecite tutte le associa
zioni; il Governo in fatti si studia di formar aggregazioni

* ) Num . de' 15 Marzo .


307
di lavoranti ; nelle aggregazioni esso potrà rinvenire uno
scioglimento de' problemi terribili che il tempo ha proposti.
Duranti diciassette anni , i suoi membri ed i suoi partigiani
hanno di continuo reclamato dal già caduto Governo il dirit
to di associazione ; con uno de ' primi suoi atti esso ha rico
nosciuto tal diritto in una setta protestante , cioè tra que '
Battisti di cui noi difendevamo la libertà e i diritti disco .
nosciuti anche alcuni giorni innanzi la rivoluzione ; or que
sto diritto ch'è conceduto a tutti, viene a noi cattolici ne
gato ? Cosi va intesa l'eguaglianza ? -Fraternità ! Voi man
date in bando i vostri fratelli, i vostri concittadini; voi li
obbligate a fuggire il lor natio paese , perché son essi le
gati con vincoli indissolubili all'Istituto in cui Dio li ha
voluti, ed essi hanno liberamente eletto , fidati alla tolle .
ranza, ed a quello spirito di libertà di cui si gloriava la
Francia , non che alle promesse delle carte da lei accettate
e giurate ! Voi li bandite , io dico, perchè essi non mai sa
rebbero apostati della religione ; voi li bandite senza che
si possa rinfacciar loro altro delitto , di quello in fuori di
aver consacrata la propria vita in servizio di Dio e del pros
simo ! Condannandoli all'esilio , voi toccate sul vivo mol
tissime famiglie, voi toccate tutti quelli che li amano, cioè
tutti coloro , i quali li conoscono; voi toccate tutti noi cat
tolici che riguardiamo il loro esilio come un oltraggio fatto
alla libertà della nostra religione ; e intanto, aggiungendo
lo scherno all'ingiuria , ci parlate di fraternità ? » Due gior
nali , certo non sospetti , la Revue nationale e la Répu
blique francaise,haono parlato egualmente. L'Arcivescovo
di Lione, e il Vescovo di Châlons han levato , anche in tal
congiuntura , la voce , e vendicata con lo scritto la libertà
delle società religiose . Ma a nulla valsero tutte queste ri
mostranze , chè il Governo provvisorio per mezzo del cit.
tadino Carnot, rispondendo all' Arcivescovo, ha approvato
il già fatto dal suo commissario . Ed eccone in sostanza le
308

ragioni ") : « Il Governo provvisorio riconosce il diritto di


unirsi in società religiosa , ma queste debbono formarsi se
condo le norme che in ogni tempo furon la base del dirit
to pubblico francese » . A' commissarii del Governo appar
tiene soltanto conoscere questa base ! Di più :« Possono li .
beramente stabilirsi delle società religiose, ma elleno non
debbono pigliar la forma di corpi ordinati con propria esi
stenza ) . Cioè potranno avere esistenza, a condizione che
non abbiano esistenza ! In fine, ogni cittadino francese può
abbracciare una vita religiosa , a meno che questa « non
abbia per fondamento voti che siano opposti allo spirito ,
non che al testo della legislazione del paese » . Lasciamo
a ' lettori il comento di tal decisione .
« Ecco come si è logico alla moda ! esclamava l'A
mi de la Religion * ) : Un certo Leprieur, di Lagny , atle
sa la libertà de' culti, chiese per mezzo della Presse, che
fosse vietata ogni esterior cerimonia del culto cattolico ed
altrettali » .

Monsignor il Vescovo ' di Rodez abbracciando nella


sua pastoral sollecitudine non solo i bisogni di spirito , ma
anche quelli del corpo de' suoi numerosi diocesani, ha fon
dato nel suo seminario una cattedra di agricoltura per tuto
ti gli studenti di teologia . Diede cominciamento a queste
lezioni un discorso inaugurale del Prelato, il quale fece ve.
dere la necessità e il vantaggio dello studio di agronomia.
SVIZZERA - In un' adunanza a Zurigo di tutti i canto .
ni svizzeri , a cui però rifiutarono di prender parte Unter
walden , Neuchatel e Basilea- città, si pensò di fondare una
Facoltà di teologia pseudo- cattolica per tutta quanta la Sviz
zera , e in conseguenza indipendente da' rispettivi Vescovi .
Immagina di leggieri ognuno che vorrà divenire quest' al
tra istituzione .( Dall ' Ami cit. , Num. de' 9 Marzo . )

1) Univers, Num . de' 25 Marzo.- ) Num . de' 9 Marzo .


1
309

- Dicesi che la badia di Nostra Donna degli Eremiti sfug .


girà, almen per ora , la soppressione da cui veniva minac
ciata , anticipando al nuovo governo di Svitto i fondi ne
cessari per soddisfare alla contribuzione di guerra, che e.
rale slata imposta . È agevole pensare, che essa non sarà
mai rimborsata di queste anticipazioni ; ma temesi che do
po essere stata spogliata de' suoi capitali , le confischeran
no in seguito anche tutti i beni . I quali per altro piaccio.
no a quel governo ; perciocchè si è veduto anche in Lucer .
na , che sendo morto l'abate di Sant' Urbano , fu vietato
a que' monaci di dargli un successore , per cagione di non
essersi finora deciso se abbia a rimanere in piede quel mo
nastero . Con questo mezzo si crede evitar l'obbligo di da
re al prelato che sarebbe eletto una convenevole pensione,
allorchè si vorranno secolarizzare i beni del convento . (Dal
l'Ami cit . , Num . de ' 21 Marzo . )
ALEMAGNA Raccontammo altre volte come il Re di
Prussia cercò di ricondurre la concordia e una certa uni
tà di credenza nella sua chiesa evangelica ora con confe
renze teologiche , ed ora con un così detto sinodo ; ma ac
cortosi che riuscirono infruttuosi tutti que' suoi sforzi, ha
posto mano ad un altro ripiego che nè meno gli tornerà
proficuo. Ha deciso che si formi un concistoro supremo e
centrale per le cose religiose di tutta la monarchia , il qua.
le dipenderà immediatamente da lui, senza che vi sia bi.
sogno che i suoi atti siano trasmessi al ministero de'culti;
il che vuol dire che da se stesso , e senza che vi abbiano
parte i suoi consiglieri , il re solo eserciterà il sommo pon.
tificato dell'Evangelismo. Intanto ha egli creato presiden
te di questo concistoro Eichhorn, quello fra' suoi ministri
che ha dimostrato più attaccamento a'dogmi sostanziali del.
la fede cristiana . Si aspetta che sia dinotato il luogo , do
ve avrà a risedere questo concistoro. ( Dall' Univers, Num .
de ' 10 Marzo . )
310

La popolazione cattolica delle province renane si com


mosse a gioia alla notizia di Berlino che il re riconoscen
do giusti i richiami della s . Sede riguardo all'ipoteca che
dovea esser presa sulle foreste dello stato per sicurezza della
dolazione della Chiesa cattolica , avea risoluto che quell'ar
ticolo del Concordato non mai eseguito , abbia la sua ese
cuzione .
Ultimamente gli Stati badesi discutevano una legge
intorno a' matrimoni misti, con la quale si vorrebbero ob
bligare i curati cattolici a pubblicar dal pergamo le pro
messe di matrimonio tra cattolici e protestanti , allorchè a
vesse la parte protestante ottenuta una sentenza di divor
zio . Mal grado le giuste ragioni , che opponeva il dottor di
er , consigliere intimo ecclesiastico , la legge passò
nella Camera alta , detta de' signori . (Dall' Ami cit . , Num .
de' 21 Marzo . )
ASIA -Una lettera di Berito (Siria) , in data de'14 Novem
bre 1847 , direita alla società de' soccorsi a favore de' cri
stiani del Libano , contiene nuovi dettagli d'una tristezza
opprimente sulla situazione di questo infelice paese : « Lo
stato de cristiani è sempre lo stesso ; sempre afflitti, sempre
perseguitati, sempre nella povertà , non avendo quanto al
presente alcuna speranza di tranquillità , sempre sacrifican
ti il sangue loro per l'amore della Francia e del Cristo .
In forza di questo amore per la Francia, gl'infedeli con
tro di noi si volgono . Nessun cristiano può sortir dal suo
villaggio , chè esposto si trova ad esser trucidato . Un mu
sulmano ha non è guari ucciso un cristiano del villaggio
di Dupping . Supplicarono i cristiani il governo di vendicar
questa morte, e l'assassino fu posto in prigione; ma , allo
scadere di soli alcuni giorni , senza punizione, fu rimesso
in libertà. Un fanciullo di anni quattro , figlio unico, del
villaggio d ' El- Kamar , fu vittima della crudeltà degli infe
deli ; fu flagellato e crocifisso come il Cristo . Dopo l'assen
311

za d' alcuni giorni , il padre e la madre di questo fanciullo


scorsero il paese a ricercarlo , e rinvennero il di lui cada
vere nel deserto , orridamente mutilato . Dichiararono al go
verno turco quesť orribile assassinio ; il governo fece arre .
stare i rei , li pose in prigione , e , dopo alcuni giorni , li la
sciò liberi ed ancora senza punizione . A Damasco periro.
no nell' istessa maniera dieci fanciulli, e gli assassini non
furono inquisiti . . . . Molti altri cristiani di diversi vil
laggi furono trucidati da pochi giorni . . . Said- Eunblat ,
governatore druso , prosiegue sempre ad usurparsi le pro
prietà de' cristiani . Pretende dai cristiani de' distretti misti
la produzione de' loro titoli di proprietà , e li costringe col
la crudeltà e con cattivi trattamenti a consegnarglieli ; po
scia a dichiararsene il proprietario . I cristiani inoltrarono
suppliche su suppliche senza nulla ottenere , attalchè sem
pre più riduconsi alla povertà . Noi potremmo riferirvi mol
te altre cose sulle sciagure de' cristiani del Libano , ma le
omettiamo sulla tema di troppo affliggervi. Noi sperammo
nella Francia , ma sinora la Francia nulla per noi fece .
I due uomini che ci annunciaste doversi recare fra noi per
istruirsi sugli affari del Libano, non comparvero nella Mon
tagna; restarono Berito, che siede , come bene il sapete,
sulla sponda del mare , e non poterono aver dettagli che
dai nostri nemici ; perciò questi rappresentanti ci fecero
più male che bene » . (Dal Cattolico di Lugano , vol.XXX)
312
BIBLIOGRAFIA

ITALIA

Della indipendenza della Chiesa , omelia di Mons . To


rello Pierazzi, con altre due Allocuzioni del medesimo nel
la Cattedrale di Sanminiato ; in S. Sanminiato , tipografia
vescovile , 1847 .

A quelli che dopo l'aggregazione di Lucca al Granducato del


la Toscana , imprecavano alla Chiesa lucchese godente pacifi
camente dell'antica sua libertà , le pastoie che sotto nome di re
gio diritto impediscono il libero corso della Chiesa in Toscana ,
farebbe d'uopo un'attenta lettura di questa bella Omelia Della
Indipendenza della Chiesa, che il Vescovo di Sanminiato diceva
ultimamente nella sua Cattedrale il di di s . Pietro ; e che il Prof.
Giuseppe Conti Proposto di quella Chiesa con sua prefazione con
segno alle stampe. Che cosa sia il regio diritto invocato , è fa
cile definiclo , la dipendenza della Chiesa nelle sue più vitali a
zioni dal governo secolaresco . Ora per nulla qui dire della mo
struosilà che da una parte si gridi rispetto ai diritti civili ,e dal
l'altra si provochi il conculcamento di un diritto cosi sagrosan
to qual'è l'indipendenza ecclesiastica : che da una parte si gri
di W PIO IX , e dall'altra si amareggi il cuore di cosi caro Pon
tefice coll' iinprecare a una porzione del suo gregge inpedimen
ti che non approva per l'altra : che da una parte si vogliauo del
le riforme e delle libertà nel civile , e dall'altra si voglia la sog.
gezione della Chiesa a un'autorità che non è , nè fu , nè sarà mai
competente : per nulla qui dire di tutto ciò , leggasi questa Ome
lia , e si vedrà che la vera religione di Cristo « di cui la Chie
sa , al dire del Vescovo , non è che la potenza in atto , il prati
co risultamento, il corpo animato, il ministero ordinato e viven
te » non può riconoscere altra norma ne dipendenza che quella
stabilita dal divino suo Fondatore . « E che però ( la Chiesa ) se
gna tra gli altri il più sacro confine al potere , alla forza, ai vo
leri degli uomini, e di porre mano gli vieta ove, come appun
lo in natura (imperciocchè il Vescovo era partito da questo prin
cipio che gli uomini hanno a riconoscere la verità, non domi
narla ) il regolare equivale al distruggere, non altra essendo in
questo genere di faccende la legge suprema ed eterna che in
terrogare e obbedire ) . . . « Ora ( seguita egli ) come eterna e
invariabile è la verità , eterno e invariabile è l'ordine, eterna e
invariabile delle cose l'essenza , cosi eterna e invariabile è la
313
costituzione della Chiesa che si compone di tutti questi elemen
ti . . . . E voi (esclama qui il Vescovo ) o figli degli uomini ,o .
sereste voi portare la mano profana nella Gerusalemme celeste...?
Voi aborrite da si strana proposta : e bene vi rammentate che
la Chiesa militante non è diversa da quella Chiesa che colassù ci
si mostra nello splendore del suo trionfo , e concludetene che in
dipendente nei cieli , ella conserva pure sulla terra il carattere
della sua indipendenza , da che una e identica a quella , non ha
per autore e regolatore immedialo se non il medesimo Iddio » .
E quindi il sacro Pastore tornando alla parola tu es Petrus ecc.
con cui Gesù Cristo diè a Pietro e non ad altri la supremnazia
sulla Chiesa , e prevedendo il sospetto che alcuno de 'suoi udito
ri intendesse lui con questa Omelia riputarsi da tanto da porger
consigli alle potestà della terra ... dichiara non esser questa
la sua missione : « non sono già tale da elevare la voce come il
Battista per farla intendere agli ottimati ed ai popoli : io non par
lo che a voi : a voi soli...mi studio di rammentarvi, che l'o
pera di Gesù Cristo è inaccessibile ad ogni umano consiglio ... ) .
Fatta poi una bella applicazione e dichiarazione delle parole di
Gesù Cristo, tu es Petrus ecc . conchiude esclamando : « O divi
ne parole , come quasi folgore che dal cielo cadesse , si incene
riscono per voi quelle umane pretese di intrudersi a dirigere l'ar
monia della Chiesa ! O parole santissime, decisive , declaratorie,
come pugnano con voi certe massime invereconde, che pure at
tribuiscono a Cesare quello che solamente è di Dio ! O parole
auguste, tremende , e venerande parole , e come si oserà in con
traddizione col vostro classico insegnamento dichiarare civilmen
te delegato il potere spirituale, e civili le incombenze di eccle
siastica direzione, e di insegnamento cattolico , e civili i ministri ,
che sono mandati da Pietro nonostante il carattere che li distin
gue, il ministero che li onora , la missione che già li accredi
ta , la origine che li separa , le incombenze che li qualificano, e
la delegazione di un potere tutto spirituale e divino ? Ah si tac
ciano sempre i maestri di questi miserabili assurdi , e l'indole
della ecclesiastica Gerarchia non insegnino sui calcoli della uma
na politica , ma imparino da Gesù Cristo , che a Pietro , si al so
lo Pietro , e per Esso ai di lui cooperatori e ministri la delego :
T'u es etc. , Tibi etc. O Chiesa , o Chiesa di Gesù Cristo , sei tu
pur dessa la Vergine intemerata , che aborrente qual sempre fo
sti da qual che si voglia umano congresso non accetti gli amples
si, che del tuo sposo divino ! O Pietro , o Pietro io ti saluto co
me una suprema autorità sulla terra da Dio stabilita, da Dio dj.
relta , non dipendente, che unicamente da Dio ! O Pao! o , o Pao
314
lo , amico fedele al principe di tutti i sacri Pastori , avevi tu pur
ragione quando insegnasti che specialmente nella Chiesa di Ge
sù Cristo non havvi potere, se non viene da Dio ! Deh per pietà
campioni illustri del Redentore proteggetene sotto le ali del vostro
valevole patrocinio la Sposa eletta , nė permettete , che piede pro
fano calchi il terreno della vigna fiorente, in cui chiunque si at
tenta d'impedire , o esercitar ministero , non introducendosi per
Gesù Cristo , che unico è la porta e la via , è qualificato da Ge
sù Cristo medesimo, come ? ... leggetelo nel Vangelo » . (Dal
l'Araldo della Pragmalogia cattolica, Num . 69. )
FRANCIA

Memorandum des libertés ecc . Memorandum 'delle li.


bertà e servitù della Chiesa gallicana per A. Guillemin ,
dottore in Dritto e Avvocato alla Corte reale di Parigi , in
8.° Parigi, presso Perisse, 1847 .

« Al gallicanismo , dice l' Autore , altro non spetta oggidi che


una memoria » ; ed egli uscito dalla classe de’giusperiti , di cui mol
ti tante amarezze diedero alla Santa Sede, null'altro si propone
in questo suo libro, se non di « confutare le menzogne del gal
licanismo e de' suoi bugiardi oracoli » . « In somma , e' dice, è
mestiere ammettere le seguenti verità : 1.' Al Papa soltanto toc
ca governar la Chiesa universale_2.0 I Concili non amministra
no , ma insieme col Papa son gl' interpreti delle leggi divine
3.° II Papa è infallibile nelle cose di fede, quando definisce ex
cathedra – 4.° Questa infallibilità da diciotto secoli non è venu
ta mai meno — 5. ° Le debolezze , le colpe e anche i delitti nel
l'uomo non distruggono punto l' indefettibilità della fede nel
Pontefice - 6.° La Chiesa e il Papa sono indivisibili , cotalchè la
Chiesa senza il Papa non sarebbe più Chiesa , e il Papa senza la
Chiesa non sarebbe più Papa 7. ° Al Papa si appartiene ogni
polestà per tutte le decisioni necessarie alla salute della Chiesa
-8 .° I Concili non hanno il diritto nè di giudicare, nè di depor
re il Papa -9.° Quanto all'autoriià del Concilio di Costanza in
torno a questo punto , essa non può riguardarsi separatamente
dall'abdicazione e dalla ratificazione di Giovanni XXIII , nè dal
le circostanze singolari del grande scisma di Occidente, quando
non si sapeva chi fosse il Papa 10.º I Concili non hanno al
cuna potestà indipendente da quella del Papa , a cui solo spetta
sanzionare i loro decreti- 11.º Senza Papa non si dà concilio
12. ° La Chiesa , come corpo spirituale di cui è capo in visibile Ge
315

sù Cristo, e capo visibile il Papa , è sempre stata e sarà senza


macchia , nè in altro può estendersi la riforma che in abusi e
steriori e individuali , siano quanto si vogliano estesi e contagio
si » . Fermati questi cardini della disputa , viene il Guillemin al
l'esame delle teoriche gallicane , cominciando dal primo libro
ove sono espresse , che fu l' opera del calvinista convertito Pie
tro Pithou , fino alla celebre bolla Auctorem fidei che nuova
mente le condannava . Una maggiore importanza deriva a que
sto libro dall'opportunità che coglie l’ A. di confutare il Ma
nuale del Dupin , già condannato dalla Chiesa ; e dall'esame
ragionato ch' e vi fa della costituzione civile del clero e degli
articoli organici . I pochi che avranno avuto la pazienza di scor
rere il Manuale del Dupin , non avranno forse riflettuto ad una
versione alla moda che fa di un testo di Livio questo scrittore,
e però l’A . nostro stiinò pregio dell'opera farla rilevare . Non
arrossi Dupin di arrecare in appoggio della proibizione degli
aggregamenti religiosi il fatto de' Baccanali di cui parla Tito
Livio al lib. XXXIV; ma traducendo quelle parole del testo la
tino : Quaestio de clandestinis coniurationibus decreta per Pro
cesso intentato alla congregazione religiosa de' Baccanali. Cer
to che si vuol compiangere una causa , allorchè fa mestiere di
cosi fatti equivoci per difenderla. Bene adunque faceva il Guil
lemin rivedendo il pelo a quel barbassoro , e benissimo poi , sot
toponendo il suo Memorandum al giudizio della Chiesa . ( Dal
l'Univers, Num . de' 24 Dicembre . )

Les Nuis d'Athènes. Le Notti d'Atene, dell'abb. G.


Albrieux, priore dell' ospizio di Moncenisio , Lione e Pari
gi , in -8 .° 1847.

Quest'opera è un'allegoria , che ricorda i Dialoghi delle notti.


Il suo autore imagina che durante la propria dimora in Atene,es
sendogli apparse le ombre di Socrate e Platone gli tenessero discor
so degli antichi e molti moderni sofisti,gli esponessero i loro si
stemi vani e sentenze equivoche , gli recitassero molti brani di lo
ro scritti , adoperassero a confutarli ora le parole delle sante
Scritture, ora i testi de' santi Padri, ed ora altresi alcuni passi
del Siécle o di qualche altro giornale francese . Certamente sif
fatto metodo è assai strano, e solo a pochi può piacere ; ma d'al
tra parte la rassegna delle dottrine di Kant, Fichte , Schelling ed
Hegel , di Goëte e lord Byron , di Lamartine e Giorgio Sand , di
Michelet e Lherminier è fatta con molta grazia , la quale non
viene mai mancando in tutta l'opera ed è dirella a mostrare le
316
conseguenze nocive alla felicità de' popoli le quali discendono
da' filosofici sistemi. Solo è da rimproverare all'ab.Albrieux l'aver
troppo accresciuto il numero de panteisti, che pur assai ve n'ha
in questo secolo sciagurato . (Dalla Bibliographie cathol . tom.VII . )

Solution de grands problèmes ,ecc. Scioglimento di gran


di problemi adattati alla capacità di tutti glingeyni, del
l'autore di Platone Pulcinella . Terzo problema: La so
cietà può esser salva senza tornar cattolica ? Parigi , to
mi 2 in 18.', 1816 .

L'autore dopo aver trattato e sciolto in altre opere i due se


guenti problemi : Si può ancora esser uomo senza essere cristia
no ? --Si può ancora essere cristiano senza esser callolico ? è
giunto naturalmente a questo terzo che abbiamo ora annuuzia
to, e che egli ha trattato col medesimo brio ed originalità che
gli altri due , senza pregiudizio della gravità conveniente a seria
discussione . Sostiene ne' primi capitoli , che sono una specie di
preambolo , la necessità delle buone opere contro la dottrina de'
protestanti . Per mostrare , almeno per via di conseguenza, l'ope
razione del cattolicismo nelle società , lo confronta col protestan
tismo , e fa vedere che la libertà d'esame annientando il dom
ma , distrugge il principio delle virtù cristiane le più atte a man
tenere la pace e l'ordine nelle società , cioè l'umiltà, l'ubbidien
za , il disinteresse , che producono fin l'eroismo. Il protestantismo
niente ha fatto in pro , e molto contra la libertà, laddove la Chie .
sa è stata fonte di civiltà . Ella ha mantenuto coll'indipendenza
del suo sacerdozio la distinzione delle due potestà , mentre il pro .
testantismo creando le religioni di Stato , sotto le quali va ogni
giorno spegnendosi , ha cresciuta la potestå de sovrani , minac
ciati a lor volta dall'indipendenza de'popoli. Il pauperismo è un
male inevitabile , a cui la filosofia non sa provvedere alcun ri
medio , ma il cattolicismo ha dato riparo efficace colla povertà e
vangelica praticata dagli ordini monastici , la cui utilità e pel ri
speito religioso e pel sociale è stata provata evidentemente. Il
cattolicismo è stato accusato ingiustamente d'intolleranza, dove
il protestantismo è intollerantissimo, siccome è siato soyrabbon
dantemente dimostrato . L'autore conosce a pieno il protestantismo: .
egli ha notizia minutissima delle quistioni moderne e delle con•
troversie che ne son nate , ed ha saputo giovarsene per dare al
le sne ragioni tutta la forza di cui son capaci,ed una gradevo
le originalità ( ibidem .)
317

APPENDICE

COMPIUTA la stampa del presente quaderno , venneci co


municata la lettera cui l' Eminentissimo nostro Arcivescovo
indirizzo , a ' 14 di questo mese, al Ministro degli Affari Ec
clesiastici intorno al disegno fatto in quel Ministero di un
nuovo Codice ecclesiastico -politico ") . Pensammo subito di

1)« Il corpo delle Decretali ( cosi la disposizione Ministeriale


pubblicata nelGiornale de'6 corrente) il Concilio di Trento , lere
gole di Cancelleria , il bollario Romano , le costituzioni Pontificie
sempre crescenti,infiniti decreti,erisoluzionidella S.Congregazione
del Concilio ,il Concordato Benedettino,il Concordato ultimo, Reali
dispacci , Decreti, Sovrani rescritti , Ministeriali, Circolari costi
tuiscono nel tutto insieme la regola Canonica , e la Polizia Ec
clesiastica del Regno , per la parte dove la ragion comune disci .
plinaria ha subito modifiche, e temperamenti analoghi alla biso
gna - E facile concepire come tale svariatissima giurisprudenza
debba riuscire più che imbarazzante nella metodica , ed esatta
applicazione nell'urgenza de' casi - Si aggiunga, che per indovi
nare tante volte il senso di disposizioni canoniche, è necessario
consultare Interpreti , svolgere volumi, e frammettersi con avve
dutezza di criterio tra discordanti opinioni , senza uscire spesse
fiate da dubbiezze, o non afferrando al più che una probabilità;
il che potrebbe sembrar buono , come esercizio scolastico ne' gin
nasii per lo sviluppo di problematiche, e speculative quistioni,
non già trattandosi d'invocare una legge, la quale deve avere
l'impronta della più viva perspicuità . Ma quel che più rileva ,
l'attuale disciplina in complesso, e canonica, e di polizia sa dels
la vecchiezza de' tempi, e delle antiche forme governative ; tal
che il Dritto pubblico, il presente civile andamento , la ragion
di Stato, le stesse circostanze Religiose , e gl'interessi, ed i bi
sogni della nazione reclamano assolutamente la formazione di ap
posito Codice Ecclesiastico - politico vestito di forme Italiane, nel
quale sia raccolto con bella chiarezza e precisione lutto quello
che si racchiude nelle numerose collezioni indicate, con tutte le
necessarie, ed indispensabili modifiche: ed essere cosi questo Co
dice la sola, ed unica norma della ragione Religioso -disciplina
ria , accomodata ai voti, ed ai bisogni de' popoli delle due Sici
lie . A tale oggetto saranno destinate sceltissime persone da S.
E. il sig . Marchese Dragonetti, Ministro Segretario di Stato de
gli Affari Esteri , e degli Affari Ecclesiastici, per la compilazione
del lavoro in discorso, da sottoporsi all'esame , ed alla discus
sione delle camere; in seguito di che si apriranno le trattative
colla S. Sede per la diffinitiva sanzione pel senso di concordato .
Nessuna cura sarà risparmiata perchè il lavoro predetto corri
sponda al santissimo scopo ; ed all'uopo s'invitano i più maturi
ingegni a trasmettere al Ministero degli affari Ecclesiastici me
Rac.Rel. Vol.XV. 21
318
qui pubblicarla, perchè servisse di rovello argomento del
grandissimo zelo di Lui in difendere i diritti della Cattoli
ca Chiesa ; ed anche perché ci parve trovare in essa la spie
gazione dell'avvertimento inserito nel Giornale del Regno
de' 15 Aprile sulla compilazione di un cosi fatto Codice .
E veramente , sia pur qualsivoglia la forza della interpre
lazione, che ora dà il Ministero del suo annunziato dise
gno , egli è fuor di dubbio clie cerca calmare gli spiriti con
quelle parole « Apertamente dichiariamo che il lavoro pré
paratorio , di che si occuperà essa Commessione, avrà uni
camente per obbietto i rapporti esterni della Chiesa con lo
Stato , senza punto toccare quelle leggi che regolano i rap
porti interni della Chiesa . Dippiù dichiariamo, siccome an .
nunziato venne nella circolare , che il lavoro sarà discusso
dalla potestà legislativa civile , e poi presentato all'ecclesia
stica acciò fosse argomento di un novello Concordato » .
Diamo qui adonque questa lettera del nostro Pastore, e
ad essa soggiungiamo le poche dignitose parole , con che
il suo Vicario Generale rispondeva alle tante anonime scrit
te , apparse a questi dì , riguardanti le cose del nostro Clero .
I COMPILATORI

Lettera dell' Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Na


poli al Ministro degli affari Ecclesiastici
ECCELLENZA

Nel Giornale uffiziale di questo Regno , del 6 corrente me


se , si legge un invito ai più maturi ingegni , perchè trasmet
tano in cotesto Ministero Memorie stemprate nella sapien
za pubblicistico -canonica , ad oggetto di provvedere alla for
mazione di un Codice Ecclesiastico - politico degno dei lu
mi del secolo , e che vestito di forme Italiane accomodi la
ragione Religioso disciplinaria ai voti ed ai bisogni de'po
poli delle due Sicilie .
morie analoghe al soggetto , brevi , e stemprate nella sapienza
pubblicistico - canonica, acciocchè nulla abbia a mancare a que
sta importante compilazione, e sia essa tale da empiere il volo,
e degna de’lumi del secolo , e del nome Italiano.
319
Pubblicato in Napoli in modo autentico quest'invito , tral
iando cose che altamente interessano la Chiesa ed i suoi
ministri, non cura il giudizio dei Vescovi , tanto necessario
ed indispensabile in siffatta materia ; e però posto io da
Dio a tutela de' dritti e della dottrina della sua Chiesa qui
in Napoli , non debbo tacere , anzi dirò forte al Governo
non solo ma all' universale, come le frasi, i bisogni, i vo
ti , ed i mezzi dettati in quell'avviso recano ferita alla Chie
sa Cattolica, e ne avvanzo reclamo all' E. V. affinché un
più maturo accorgimento assicuri quella quiete che nell'a
nimo di ogni cattolico deve venir meno leggendo il sud
detto avviso . In un tempo in cui si rende necessario di cu
rare l'unione e la concordia degli animi per la nuova for
ma di reggimento a noi data , tradisce l'oggetto politico,
ed oppone difficoltà al pieno convincimento de' fedeli
progetto ed invito , che riguardato come nocivo alla Reli
gione, non sarà cosa facile difenderne il senso posto sotto
il velame di quelle parole gravi .
E sulle prime , qual confusa idea della dottrina canoni
ca e de' suoi fonti ivi si stabilisce ? Colle Decretali de' Ro .
mani Pontefici, col Sagrosanto Concilio di Trento , colle
Decisioni delle Sacre Congregazioni , col Bollario e Costitu
zioni Pontificie si dicono egualmente regola e fonti della
dottrina canonica e della cosi delta polizia ecclesiastica i
Reali dispacci , Decreti , Ministeriali , e Circolari, stabilendo
così una mai più udita dottrina presso i cattolici ! Quale
che sia fra gli autori , per quanto avverso alla Chiesa , niu
ņo ardi mai tanto chiaramente sconoscere il valore delle
vere canoniche sanzioni, che hanno fondamento nella spi
rituale autorità e giurisdizione da Dio data ai Pastori e Mi
pistri della sua Chiesa , esclusi i Re della terra , i quali se
decreti e costituzioni emanano riguardanti le cose ecclesia
stiche , solo han per oggetto di tutelare e difendere le de
cisioni della Chiesa stessa , assicurandone per quanto è da
loro la esecuzione. In vero le leggi ed i canoni della Chie
sa si riferiscono o ad oggetti di Fede , o ad oggetti disci .
plinari , e questi o danno regole di disciplina generale , ov
vero giusta i particolari bisogni e circostanze dei luoghi ,

9
320
danno regole particolari di disciplina adattando a tutt' i po
poli le cose esterne spettanti al divin culto ed alla vita de
gli ecclesiastici, nel che sta il bello della Cattolica Chiesa ,
chè per essa Iddio Sommo riscuote in tutta la terra con va.
rietà armonizzata l'onore a Lui dovuto . Ma questa stessa
varietà e differenza di disciplina nelle varie parti del mon
do rende senza meno necessario , che i soli Pastori della
Chiesa e soprattutto il Romano Pontefice ne siano la gui
da e i maestri , perché la varietà non offenda l' unità . Si ,
convien ripeterlo , la base e l'essenza delle canoniche san
zioni sta nel Papa e ne' Vescovi, poichè in essi soli sta l'au
torità spirituale data da Dio , e da essi soli può derivare
quella dottrina e quella norma , che serbando intatta la Fe.
de ed i costumi, soddisfa pienamente alle necessità prati
che nell'esercizio del culto , e della vita ecclesiastica pres
so i vari popoli dell'universo ; le verità della Fede, l'am .
ministrazione de' Sacramenti, i sagri riti e ceremonie , la
vita ed i costumi dei chierici, l'uso e la destinazione dei
beni della Chiesa , non cadono sotto altra potestà che la
spirituale , ed i Re ed i popoli della terra nella Chiesa stes
sa vivendo , quanto piú a lei son devoti, tanto meglio e più
fortemente colla forma di lor governo stan saldi .
Così essendo la cosa di sua natura , sorge dubbio assai dolo
roso nel vedere poste in un fascio quelle varie disposizioni , ci
tate nella prima parte dell'avviso in quistione, cumulo che,
dirò così, implicitamente esclude quella essenziale differenza
che passa fra i Canoni della Chiesa ed i Decreti de' Principi
spettanti le cose , le persone ed i giudizii santi , e confonde in
uno la voce e l'autorità del Papa e de' Vescovi in ogget
to di tanto rilievo , colla voce e l'autorità del Principe, cui
niuna spirituale potestà venne data da Dio . Aggiungo che
lè parole che fan seguito , danno forte argomento per la inter
pretazione abusiva , che potrebbe stabilirsi con scandalo de'
dotti , e spirituale pericolo della moltitudine . Si dice che quel
la svariatissima giurisprudenza risultante da tutt'i fonti so
praccennati riesce imbarazzante nell'applicazione, sempre
dubbia nel senso , ed in complesso l'attuale disciplina sa
per della vecchiezza de' tempi e delle antiche forme gover
321

native. Derivando dal temporale Governo, debbo tacer del


le materie contenute ne' Dispacci , Decreti, Rescritti , Mini
steriali, e Circolari dall' E. V. giudicale egualmente imba
razzanti, dubbiose, e non più adatte all'attuale stato più
libero , da farne sperare anche per la Chiesa meno lega
mi e più libero l'esercizio in avvenire ; non cosi per gli
altri veri fonti di dritto canonico, ai quali volendo attri
buire gli stessi difetti , l' assertiva allora nello stretto senso
canonico sarebbe temeraria e tale da offendere le pie 0
recchie de' fedeli di Gesù Cristo . E poichè la difficoltà di
applicazione ed il dubbio nel senso , si ricava soprattutto
dalla necessità di ricorrere spesso ad interpreti , svolgere
volumi , e frammettersi fra discordanti opinioni , uopo è ri .
flettere a quel necessario risultato che deriva dalla natu
ra e gravità della legge stessa canonica , la quale , come
ogni altra legge fatta per gli uomini , e questi limitati ,
presenterà sempre materia ad una giusta e sana discussio.
ne, ed invano si affaticherebbero le genti del secolo per
formare un codice che non dasse luogo a quistioni sia eru
dite , sia scolastiche , sia ne' ginnasii, sia oggidi anche nel.
le piazze. Che se la difficoltà volesse ripetersi dal difetto
di sufficiente autorità , o capacità in chi deve risolvere i
dubbii della ecclesiastica Legislazione , allora la proposizio .
ne stabilita sarebbe falsa non solo , ma ingiuriosa altresi
alla Chiesa . Per quanto difficili ed intrigate voglian dirsi i
dubbii e le controversie che sorgono nei differenti casi di
materia canonica , non manca mai nella Chiesa , perchè stabili.
to da Dio, il giudice delle controversie , l'interprete delle
dottrine sante, il Papa in principale e poi i Vescovi, desti
nati per quietare le coscienze e togliere gl' imbarazzi ed i
dubbii dalle menti e dai cuori de' fedeli; però strana cosa
sarebbe il voler stabilita una legislazione canonica della
quale non gli ecclesiastici ma i laici fossero gli autorevo
li interpreti , nè ad altro forse mirava chi già da qualche
tempo la collezione de' canoni e della disciplina col nome
di Polizia ecclesiastica crede fosse meglio indicare, usando
un vocabolo mai adoperato da ' sacri canoni , e preso in pre
stito da altre collezioni di leggi tutte profane. La voce dei
322
suoi Ministri è solo vo !uia da Dio fra i Maestri e i Doltori
che debbon sedere nella Cattedra di verità , ed il gregge
benedetto seguendo la chiamata e l'insegnamento dei suoi
veri Pastori, non si acqueta ed ubbidisce a guida estranea
e non saniifi ata . Ecco la ragione degl'imbarazzi e delle
oscurità , che talvolta risultano dall'uso di certi interpreti non
coerenti alla natura delle leggi di cui si tratta .
Ma oltre la difficile applicazione, e la dubbia interpreta
zione cui van soggette le leggi , l'attuale disciplina cano
nica si dice sentire della vecchiezza dei tempi, e delle an.
tiche forme governutive; tal che il Drillo pubblico, il pre
sente civile andamento , la ragione di stato le stesse cir
costanze religiose, e gl interessi ed i bisogni della na
zione reclamano in Codice vestito di forme Italiane. E
dovrà credersi che la Religione Santa Cattolica, quella stes
sa fondata da Gesù Cristo e mantenuta qui in terra per vo .
lere di Lui coll' opera dei Papi e dei Concilii , quella Re .
ligione che si affà a tutte le regioni del mondo , che vive
e si propaga in mezzo al dispotismo del Turco ed all'in
dipendenza Americana, quella Religione unica e sola dei
Napoletaui da tutti amata ed onorata, per meglio vivere ,
due giorni dopo reso libero il paese , abbia bisogno a com
piere l'opera sua di un codice ecclesiastico, creato nel tu
multo e nell' anarchia dei sentimenti , da gente estranea al
Santuario, con lavoro discusso nelle Camere ed in ultimo
presentato alla Santa Sede per formarne un Concordato ?
Né è facile intendere cosa si voglia con quel vestito di for
me Italiane da adattarsi al nuovo codice , quale unica e sola
norma della ragione Religioso-disciplinaria accomodata ai .
voti ed ai bisogni dei popoli delle due Sicilie . Rifugge l'a
nimo anche dal solo pensiero di una Chiesa Nazionale , ere
tico e scismatico consiglio di franca gente incredula de'tempi
andati, vano delirio, che solo nominarlo a Dio spiace , men
tre Italia si dibatte colle aripi per affraucarsi da chi la vuo
le divisa . Joomutabile e salda nel domma e nella comune
disciplina la dottrina Cattolica , per lo spazio di diciannove
secoli , non r ' la esempio nel mondo che abbia sofferto di
vivere in un regno con tale un Codice , quale si vorrebbe
323

nel progetto di cui si tratta . La Chiesa di G. C. di sua na .


tura Cattolica si adatta è vero a qualunque sorta di gover
no e di tempi , ma esclude per essenza quelle variazioni pro
prie delle sette religiose condannate a transigere coi voleri ,
e le voglie dei governanti e dei principi. Toliera la Chie
sa co' Pastori , e co' Vescovi gli usi e le costumanze di va
ri luoghi, che non offendono la verità , e nell ' esercizio dei
dritti e delle obbligazioni riguardanti le cose temporali, si
adopera in modo che rispettando le leggi di chi governa , e
l'ordine stabilito nel civile, provvede a quella distinzione do
vuta fra gli uomini per le cose e le persone da Dio con special
carattere distinte anche nel Cielo . E quel deposito immnta
bile e sacro dovrà ora in questo Regno vedersi aſlidato a
persone scelte dal Governo , senza che l ' Ecclesiastica Po.
testà dia consiglio e ne giudichi ? Dovranno essi sceverare
il vero senso delle pontificie Costituzioni e dei Concilii ? Do
vranno essi nell'attuale quasi assoluta ignoranza della sa
pienza canonica nelle scuole , conoscere e stabilire quale
parte di dottrina in que' fondi inesausti si appartenga alla
fede , quale alla regola dei costumi , quale alla disciplina ,
quale parte vada soggetta a modifica, quale la ricusa ? E
la maggior sapienza del mondo potrà forse vestire con altre
forme, che quelle della stabilità e della perpetuita ,la dottri
na di tante Pontificie costituzioni e di quel Santo Concilio
di Trento, di cui anco la sola interpretazione venne dai Pon
tefici riserbata ad apposita Congregazione in Roma ?
Ma no , che quanto verrà elaborato e discusso nelle Came
ré , in seguito col mezzo di trattative se ne chiederà alla
Santa Sede la definitiva sanzione nel senso di Concor
dato , ed in tanto maneggiamento di cose sante , in tanto
pericolo per i veri diritti della Chiesa, altra parte non si
lascerà alla Chiesa stessa , altra decisione non si aspetterà
dalla Santa Sede, che quella suole darsi dal Vaticano a scanso
di mali più gravi , ristretta fra le ritorte la Chiesa in qual
che regoo , ove addiviene a più dura condizione di sua vita ?
Un Concordato ! e questo non per richiesta dei Vescovi , non
per necessità vera di circostanze, ma per interesse del tem .
po , che il mondo cammina , e vuole il mondo che la Chie
324

sa anch'essa come lui progredisca e si muti . Aveva già


tocco il secolo decimosesto di sua vita la Chiesa di G.C.
allorchè la prima volta sentì pure per Lei alzare la voce di
riforma , che allora Lutero si udi primo gridare, che la disci
plina santa sentiva della vecchiezza de' tempi e delle anti
che forme governative . Ma già son tre secoli , che quel di
struttore della disciplina e de' costumi è ito al suo luogo ,
e la Chiesa immobile sta ferma sulle basi di più rigorosa
disciplina, e di più costumata osservanza . Miseri quelli che
confessando d' esser cattolici , ma ignorando la dottrina e
la storia della cattolica Chiesa , come ciechi inciampano vo
lendo camminar da sè soli , o seguire i passi di altra guida ,
ma di loro più cieca.
Io non dubito che anche oggi per noi si dirà , che non
v ha a temere per la Chiesa , si dirà che i progetti , gli
avvisi , i lavori che si preparano e si discutono , han solo
per fine di promuovere e vantaggiare il culto di Dio, e l'o
nore de' sacri ministri , ma io veggo i fedeli agitarsi e
commuoversi , ed il Ministero appena emanato il programma
che diceva di santissimo scopo , si vede obbligato a dar fuo
ra altro avviso agli abitanti del Regno , che non saranno pun .
to violati i diritti del potere ecclesiastico , nè sminuita la
dignità e l'autorità all' Apostolica Sede . Una la fede, co
mune la disciplina , anche una potrem dire la Storia del.
la Chiesa, le frasi, i desiderii , i mezzi da Lei adoperati , fu
ron sempre gli stessi , come eguali furon sempre le vie e
le arti che si adoperarono a suo danno .
Ma io ho detto a sufficienza per quanto il soffre l'an
gustia d'una lettera , nè v' ha bisogno di più lungo tratta
to per presentare all' E. V. e per suo mezzo al Governo
l'espressione dolorosa dell'animo mio , per l'avviso pubbli
cato nel Giornale del 6 Aprile ed i timori che ne derivano .
Faccia Iddio che non se ne compia l'evento , ma invece
Ja mia speranza si compia; e che il Ministero preso a cal .
colo il danno che può tornare alla Chiesa , qui in Napoli,l'os
sequio dovuto alla Cattedra di S. Pietro , ed al Corpo dei
Vescovi , l'interesse di unire i Napolitani tutti cattolici al
l'opera della nuova costituzione del regno , tolga di mezzo
32 %

una ragione di angustia e di pena nel pubblico , e meglio


riflettendo alla inopportunità del progetto , alla poca con
venienza di metter mano in cose riservate alla Chiesa , al
confronto che potrebbe stabilirsi colle pretese di popoli nemi.
ci della Chiesa , perchè dominati dalle sette e privi del vero
bene che è la Religione nostra Santissima , provveda come
crederà opportuno , ma lasci intatta fra noi quella potestà che
è da Dio , che ha centro nel Regnante Pontefice Sommo ,
e che meglio di ogni altro Potere terreno può dire : Guai
a chi lo tocca .
SISTO CARD . ARCIVESCOVO

Lettera di Monsignor il Vicario Generale della diocesi


di Napoli a molto Reverendi Parochi, Rettori delle
Chiese, e Capi degli Ordini Regolari

SIGNORE

Circolano per la città nostra alcuni fogli in stampa che


improntando temerariamente il nome del Cardinale Arcive
scovo , del Clero , de' Parochi , delle Monache e del Popolo
di questa Diocesi, tendono per opera de'nemici della Chiesa
e del pubblico bene a porre zizania nel campo de' fedeli.
Dar a credere al volgo che il nostro Clero sia nemico del
novello regime Costituzionale, diffamare i principali e più
distinti fra i sacri Ministri , travolgere il senso e falsare la
storia dell'attuale pacifico e prudente esercizio di tutti i ra
mi di ecclesiastica giurisdizione nella Curia arcivescovile
e nelle Segreterie , son queste le arti che a danno della
Chiesa si usano dagli anonimi e sconsigliati scrittori di brut
le carte , e di lettere cieche, nelle quali aggiungono tal vol.
ta minacce fin di morte o di scompiglio fissando termini
perentorii per la chiesta esecuzione delle prave loro dimande .
Il Clero di Napoli non teme l'opera di coloro che solo
il corpo possono uccidere, l' anima non già , ma l'Arcive
scoro altamente rammaricato e dolente del danno può ve
nire a ' fedeli da si fatto arbitrario ed insolente abuso di
*
326
stampa , come meglio può nelle attuali circostanze , vuole
porvi rimedio , e pero mi ha ordinato di pregare vostra Si
gnoria a voler dare la maggior pubblicità alla presente cir
colare , affiggendola altresì alla porta della Chiesa , ed i Pa.
rochi ammoniranno i fedeli del male, anzi peccato gravis
simo che si commelle con simili diffamazioni e bugiarde
assertive .
Il Cardinale Arcivescovo ed i Capi degli Ufficii da Lui
dipendenti han sempre desiderato e richiesto l'aiuto di quei
lumi che valgano a meglio compiere i loro doveri , e pe.
rò furono sempre disposti ad accogliere qualunque osserra .
zione , avviso o reclaino che in modo legittimo e cristiano
si presenti da chi che sia per oggetlo che lo riguardi: ma
essi protestano che niun conto faranno da oggi innanzi di
qualsivoglia scritto, stampa , lettera anonima, anche conte
nente minacce , ed avvisi non documentati da firme degne
di fede; e vuole l ' Arcivescovo che io qui ripeta da parte
sua l'istesse parole usate in Roma d'ordine di Şua Santi
tà Pio IX con circolare inserita nella parte ufficiale della
Gazzetta di Roma in data 6 del corrente mese : Le accid
se ed i richiami anonimi sono una turpitudine che non
può farsi buona da un Governo morale, e da un popo
lo libero . Lungi dal tenerne conto , io li do alle fiamme
senza gittarvi gli occhi sopra : vostra Signoria Ilma e
Rma pure terrà somigliante pratica e studierà modo per
far capire a tutti, che il Governo riprova ed avversa i
secretumi d'ogni fatta ; e che il cittadino libero deve a.
vere il coraggio dell'accusa franca e palese lasciando
tutte le abitudini vili ed abbieite.
Napoli dalla Curia Arcivescovile il di 14 Aprile 1848 .
MONSIGNOR TRAMA V. G.
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 89. Maggio 1848.

SCII IT Z 3

VI .

La Religione utile alla Società *) .

14. Non contenta la Religion Cristiana di aver incivilite


le Nazioni, ne ha eziandio stabilito il diritto . Essa da una
parte comanda ai sudditi di essere sottoposti alle potestà
superiori, dichiarando di resistere alla volontà di Dio , chi
agli ordini del sommo potere resiste ; ma dall'altra minac
cia ai potenti della terra che un giudizio rigorosissimo è
riservato a coloro che comandano, e che i potenti saranno ,
se saggi non diverranno, anche potentemente tormentati ').
« Al Cristianesimo i nostri governi deggiono incontrastabil .
mente la loro più solida autorità e le loro rivoluzioni meno
frequenti, egli li ha reso meno sanguinarii, e ciò si prova
facendone il paragone e 'l confronto coi governi antichi ,
dice Rousseau » . « È pel Cristianesimo, soggiungeMon
tesquieu, che noi dobbiamo al governo un certo diritto po
litico , e nella guerra un certo diritto delle genti , per cui
la natura umana non gli sarà riconoscente abbastanza.Que
slo diritto delle genti presso noi fa si che la vittoria lasci

*) Continuazione e fine, vedi il fascicolo precedente.- ") Sap .


c . 6; Rom . 13, 1.-) Emil. t . 3 , p. 150, nota .
328

ai popoli vinti coteste grandi cose , la vita , la libertà , le leggi ,


i beni , e soprattutto la Religione , allorchè uno non si oc
ciechi da sè stesso")» .« No,il cangiamento , dice pur Rousseau,
non può dirsi dalle lettere operato ; perciocchè dovunque sa
lirono esse in fiore,non migliorò punto la sorte dell'umanità.
La crudeltà degli Ateniesi , degl' Imperatori di Roma , e dei
Chinesi ne porgono una evidente ripruovaº ) » . E donde ar
venne che il governo moderato è noto soltanto ai popoli sot
tomessi al Vangelo , mentre il puro dispotismo impugna uno
sceltro di ferro in Turchia , in Persia , nelle Indie , nella Ci -
na , in Africa, ove il Cristianesimo non è Religion dominan
te ? Ciò avvenne , dice Montesquieu , perchè la Religion Cri.
stiana è nemica del puro dispotismo . . . . Per essa il Prin
cipe confida nei sudditi, ed il suddito nel Principe ' ) . Quin
di dottamente conchiude lo Spedalieri 4) « doversi solo al
Cristianesimo la umiliazione del dispotismo , che ha per ba
se il timore e fa schiavi , mentre quello ci considera come
fratelli, ed ha per fondamento il reciproco amore » . Per
tanto diceva sapientemente. Bergier « che tutti coloro, che
non si arrossiscono di mettere in confronto le nazioni cri.
stiane ed i popoli infedeli e moderni e antichi , sarebbero
abbastanza puniti della loro impudenza , ove fossero condan
nati a vivere sotto alcuno di quei governi che formano l'e :
terno argomento dei loro enfatici elogi 5) » .
15. « Colui perciò , il quale vuole dare veracemente a Dio
quello che è di Dio , non fia mai , dice il pio Rosmini , che
detragga il suo o alla società o ai governanti , od ai signo
ri o all'ultimo degli uomini , anzi dà a ciascuno scrupolo
samente ciò che gli spetta . I Trattatisti di Razionale Dirit
to , che obbliarono la parte teocratica , fabbricarono la so

) Spirito delle Leg. 1. 24, c . 3. — 2) Emil. t . 3 , p . 183.


*) Spirito delle leg . 1. 24 , c . 8.- ) Contro Frèret, vol . 2, c . 10 ,,
art. 13 , S 16.- ) Apol. della Relig.Crist.t.I, p.40 e t . II p.116 .
329

cietà civile nell'aria , e misero alla luce una scienza mor


ta , un corpo mostruoso , privo del capo e dell'anima . Il
Cristianesimo , sollevando immensamente il diritto sopra il
fatto , tolse a questo l'ingiusto dominio del mondo , e mise
quello alla testa delle nazioni , come solo , ed unico reggi
tore di esse . Il Cristianesimo colla carità ha posto nel mon
do un principio d' incessante azione, un principio inestin
guibile d'infinita intelligenza , un principio d'individuale li
bertà , un principio di tutte virtù ") o .
16. È in conseguenza di questo diritto pubblico insegna
to dal Cristianesimo che le piccole ed elementari società
paterne , coniugali , erili , e le famiglie non più videro i fi.
gli , le mogli , i servi esser cose e non persone stimate , e
non più del sangue rimasero lorde dei più stretti congiun
ti. E , per dir delle società coniugali , che cosa furon esse,
e sono le mogli presso i popoli non illuminati dalla luce
Evangelica ? Le mogli nelle isole dell'Oceano e nei boschi
dell' America hanno il peso dei più gravosi travagli , ed , e
scluse dalle mense dei mariti, sono costrette a vivere d'a
vanzi . Non altrimenti si dica di nazioni pagane antiche e
moderne, presso le quali il ripudio e la poligamia avvili
scono grandemente le donne, e il concubinato di un anno
e la fornicazione e il quasi niun impedimento tra congiun
ti confondono la certezza della prole , e deturpano la digni
tà umana, e danno generazioni inette, e mischiano in uno
diritti e doveri . La Religion di Cristo liberò la donna dalla
schiavitù e dalla prigione , e la estrasse dai serragli e da.
gli barem dell'oriente per renderla il caro centro delle fa
miglie cristiane, il gentile e talor pio ornamento delle one
ste conversazioni , la maestra ancora , l' esempio, l'eccita
mento a tutte le virtù , come si esprime Rosmini ?) . Questa
Religione santificò il matrimonio , condannò l'impudicizia

“) Dirit. Soc. n . 487 e segg.–?) La Soc . e il suo fine, 1. 3.c.18.


330
che pria non punivasi, se non era adulterio o stupro ; tol
se l'anno del concubinato prima del valido matrimonio ; vie
to la poligamia che divide il cuore del marito ; dichiarò nul
lo il matrimonio , ove fossevi impedimento, benchè niuno
reclami; aboli la pena per la donna che passa a secondi
voti prima di terminar l'anno del lutto ; abrogò la legge
che al marito permetteva di ammazzar l'adultero trovato
colla moglie, ed 5altre savie leggi stabili, colle quali resti.
tui la donna alla quasi eguaglianza coll'uomo cui fu data
d'aiuto , come avverte il nominato filosofo ").
17. Che dirò poi dei diritti che sulla prole si arrogava.
no e si arrogano i genitori nelle società pagane ? Essi ne
fissano il numero , e i mezzi usati a tal uopo fanno orrore ,
gli aborti , gl' infanticidi, la vendita, l'esposizione dei bam .
bini talor comandata , talor tollerata, talor giustificata. « Nel.
la Romana Repubblica , nella quale si aveva tanto fanati
smo per la libertà , e per l'eguaglianza, un vecchio genito
re esercitava un' assoluta tirannia sopra una numerosa di.
scendenza , dice Spedalieri %) » . L'Evangelo tolse questo bar.
baro e tirannico giogo ai genitori in rispetto ai figli; a que
sti nati da unioni incestuose restitui gli alimenti ; dichiarò
valido il matrimonio dai figli contratto senza il consenso
dei genitori ; ed a puro ossequio restrinse la patria potestà
su i figli fatti maggiori. Anzi la Religione di Cristo la cu
ra ancora si prese di raccogliere gl' innocenti frutti della
lubricità , che sulle pubbliche vie abbandonati,parevano ac
cusare coi queruli vagiti la barbara insensibilità dell'indo
lente passaggiero , e che i disumanati loro autori aveano
spietatamente derelitto al caso . I popoli separati dalla Co.
munione Romana non hanno imitato che imperfettamente
una carità si generosa, dice lo stesso Voltaire ' ) . E qui

") Dirit. Soc. n . 2486 e segg .-- ) Dei Diritti, 1. 5 , c . 16 , § 24 .


—?) Éssai sur les moeurs. Des ordres Relig.
331

quante istituzioni non potrei mentovare; tutte surte dal Cri


stianesimo Cattolico, in aiuto degl' invalidi , dei miseri, dei
fanciulli e fanciulle qua e là rinvenute e sottratte al delit .
to ed all'indigenza ?
18. Non dirò de servi , i quali si vendevano ; anzi pres
so i Romani si gettavano nel Tevere; colle lor carni si pa
scevano i pesci delle peschiere di delizie di Pollione ; si mar .
toriavano; si soggettavano ad esperimento di veleno, ed a
troce delitto era per quelli malavventurati il tossire o star.
nutare innanzi ai padroni . Il Cristianesimo, che tutti i figli
di Adamo riguarda come fratelli, e tutti con egual carità
abbraccia , distrusse la schiavitù e condannò nei padroni fe
roci quell' illimitato potere che si estendeva a tutti i delit.
ti . Ed ecco come la Religion Cristiana , contrapponendo
l'obbligazione morale-religiosa alla legislazion pagana, die
de il bando ad ogni ferocia ed impudicizia, e i diritti e i
doveri fissò nelle stesse società elementari, onde la civile so
cietà risulta .
19. Ma non alla sola parte morale restrinse suo domi.
nio questa celeste Religione . « Il Cristianesimo è una Re
ligione dotta , dice lo Spedalieri, ed esige studio, ed appli.
cazione. : .. A Lei si deve il principale sviluppo dell'u
mano sapere I principii filosofici sono necessari alla
Religione: i Cristiani li hanno coltivato e perfezionato . . .
Il Cristianesimo ha reso necessario lo studio delle lingue é
della critica , poichè obbligati i nostri dottori ad interpretar
la Scrittura e rintracciare la vera tradizione in seno all'oscuri.
tà de' secoli, hanno chiamato in soccorso le lingue , ed hanno
fatto nascere quasi nuovamente l'arte critica . . . Il Cristia
nesimo colla disputa ha fatto meglio osservare i precetti del
la Logica e col ministero della predicazione ha coltivato
l'eloquenza “) » . Anzi ad un nuovo genere di eloquenza

1) Cont. Frèret, vol . II, c . 10-13.


332

diede origine, all' eloquenza sacra , ed all'eloquenza mora


le non conosciuta dagli antichi, che si occupavan solo nella
politica e nella giudiziaria, ossia contenziosa, come osserva
il Tassoni ") . Il Cristianesimo negli Archivii delle Chiese e
dei Monasteri conservó i libri e gli scritti di Platone , di
Aristotele , di Omero , di Demostene , di Cicerone e di altri
Filosofi e Poeti ed Oratori e Storici Greci e Latini , i qua
li mercè la cura dei monaci , furono salvati dalle fiamme,
conservati nel furor delle guerre, e moltiplicati nei codici ,
chè nell' universale ignoranza chierico e dotto, religioso e
letterato eran sinonimi . Al Cristianesimo si deve la istitu
zione delle università , cui i Papi , i Cardinali , i Vescovi ,
onde drizzare quasi per scala all'apice del sapere i giova .
ni , idearono , e primi eressero . Essi fondarono i collegi e
diedero aiuto per l'avanzamento dei lumi . Essi aprirono i
Seminari con tutte le scuole di scienze e sacre e profane. Essi
si fecero protettori dei letterali, gl' invitarono , li accolsero ,
gl' incoraggirono con ricompense ed onori . Al Cristianesimo
deve la sua continuata esistenza la poesia, che introdotta
per cantare le lodi del Signore, nei cantici ed inni delle
sacre funzioni conservossi; al Cristianesimo , nel quale vi ha
quanto può riguardare il patetico e'l tragico , come quello
che somministra nobili immagini, gravi sentimenti , carat
teri forti e quanto sa di maraviglioso. Al Cristianesimo è
tenuta la storia delle Nazioni e degl' Imperi, la quale sa
rebbe perita senza le moltiplici cronache e i preziosi mo
numenti trovati nei monasteri . Al Cristianesimo la storia na.
turale e la Geografia debbon il loro progresso , avendoci i
Missionari trasmesso minute descrizioni dei luoghi da loro
percorsi , ed informato delle produzioni degli animali e delle
piante, di cui non si avea veruna nozione . Al Cristianesimo
deve la Filosofia e razionale e morale le sue verità, poichè

") La Relig. dimost, e difes., I. 3 , c. 27 .


333

quello ci ha meglio spiegato la miatura divina, ci ha fatto


meglio conoscer l'uomo e la grandezza e la natura di lui ,
colla creazione ci ha mostrato tutto l' assurdo dei vecchi
e nuovi Atomisti , Caologi , Fatalisti, Materialisti , Panteisti , 1
Razionalisti . E non furono i primi Dottori della Chiesa che
la vera filosofia promossero e tutte le scienze coltivarono ?
Qual ramo dell'umano sapere essi non toccarono, o non i
svolsero , o non insegnarono ai fedeli ? Si può egli parago
nare un Ario, un Nestorio, un Eutiche, un Wicleffo , un
Lutero , un Calvino , un Fichte , uno Schelling, uno Strauss,
con Ireneo , con Giustino , con Tertulliano , con Origene , con
Cipriano , con Girolamo, con Ambrogio , con Agostino , con
Cirillo , con Grisostomo , con Gregorio , con Leone e con
cento altri e coll’Aquinate e col mio Bonaventura ? E non
attinsero dal Cristianesimo le loro sode cognizioni e Copernico
e Galileo e Gassendi e Cartesio e Leibniz e Bacone e Grozio
e Newton e Keplero e Klarchio e Puffendorfio Bossuet e
Pascal e Bonnet e Gerdil e Genovesi e Troya e Gioberti e
Rosmini e La Rovere e Galluppi e cento altri insigni filosofi, !
alcuni dei quali furono e pii e divoti ? Al Cristianesimo si,
al Cristianesimo si deve e la Divina Commedia e la Gerusa
lemme Liberata e il Paradiso perduto e l'Atalia del Raci
ne e il Gioias e 'l Giuseppe e la Betulia del Metastasio e
mille altri capi lavori di Poeti anche viventi . L'Europa ,
sì l'Europa intera è tenuta alla s . Sede del suo incivilimen
to , una parte delle sue migliori leggi , tutte le scienze e le
arti , dice Chateaubriand ") . No il Cristianesimo non teme
i lumi , anzi li vuole e li promuove , chè con essi più so
Jide e più certe diventan sue basi. Un astronomo ateo non
può essere che un insensato , dice Young; oh ! meccanismo

1) Gen. del Crist. part . 4, 1. 5, c. 6. È inutile qui mostrare


la spinta che Pio IX ha dato all'incivilimento . Questo discorso
è stato scritto prima delle Costituzioni Italiane.
334

della mano di Dio , esclama Boerhave, nel contemplar la


struttura del corpo umano . E già De Luc e più recente.
mente il principe dei geologi Cuvier col Genesi combina .
rono la vera Teoria della terra , ed eletti ingegni in Cal
cutta molte scoperte han fatto nella linguistica, nella geo
lógia ed in altre parti dello scibile , tutte coerenti a quan
to è scritto ne' santi Libri. « Niuno può immaginare , dice
perciò profondamente Gioberti , che rapido avanzamento si
farebbe in tutti gli ordini della civil coltura, se fossero fe
condati dalla Religione . La quale per le opere dell'inge
gno è il principio vivificativo che adempie nel mondo mo
rale l'ufficio esercitato nel corporeo da quel fluido sottilis
simo e potentissimo che diffonde il moto , la bellezza , la vi .
ta in ogni parte dell'universo ") » .
20. Che dirò poi delle Belle arti ? « Fino a che gli ar
tisti cristiani non si sono inspirati ai fasti della Religione ,
è mancata alle loro opere l'impronta del genio , e però
dell'immortalità tante volte e con tanto studio sospirata ,
dice il dotto Canonico Abbrescia . Non essendo sublime il
concetto della loro mente , non han sentito nel cuore la
voce dell'originalità , e sono caduti o nella servile imita .
zione, o nei difetti del tempo , in cui vissero ) . Per esser
si intralasciato questo vero, « molti artisti ,soggiunge il pio
Sacerdote , offesero il buon costume e l'avanzamento sociale ,
degradarono l'umanità e l'arte, tarparono le ali al loro
ingegno, e morirono prima di scendere alla tomba 2) » . « E
si osservi a proposito, avverte lo Spedalieri , quanto la Re
ligion Cristiana si renda utile alle arti più che ogni altra .
Giusta la fede cristiana nei nostri templi abita personalmen
te e permanentemente Gesù Cristo . La maestà del perso
naggio ci pone come in necessità di sforzare il nostro po

") Del Buono, c . 8, p . 409 . - 2) La Scienza e la Fede, A


gosto 1847 , p . 123 .
335

tere e di mettere in opera le più rare dovízie della natura


e la più perfetta produzione dell'arte . . . Altronde il dogma
cattolico sul culto degli Angioli e dei Santi , tiene in eser
cizio più arti , che senza ciò languirebbero nell'ozio e nella
miseria . L'architettura , la scultura , la pittura non deb
bono il risorgimento e i progressi loro alla Religione Cri
stiana ? ') » Le Chiese gotiche sorprendono per la loro gran
dezza e maestà . Giulio II , e Leone X si fecero protettori
delle belle arti , e in Roma sonosi formati i più valorosi ar
tefici; Michelangelo e Raffaello da Roma ripetono la lor
celebrità ; basta veder Roma , perchè ognuno sia persuaso
che forse non vi è stato pontefice che non abbia accresciu
to o ristorato od abbellito le chiese , le fabbriche, i monu
menti . « La musica , quell' amabile incantatrice dell' uman
cuore , non sarebbe perita affatto nella oscurissima notte
portata sul nostro cielo dal gelido settentrione, allorchè ci
conquistarono i barbari ? Se gli ecclesiastici non ne aves
sero conservato i germi nel canto fermo, forse non avrem
mo musica : le stesse mani che ne conservarono i germi ,
gli svilupparono a poco a poco , e rigenerarono con felice
ardimento l'arte non solo del contrapunto , ma quella al
tresi di fabbricare armonici stromenti, come riflette il si
ciliano Spedalieri 9) » . Il Pontefice Vitaliano nel settimo
secolo introdusse nelle chiese l'organo, che ha dato l'idea
del cembalo che regge ogni musica , ed a lui debbonsi i
più celebri maestri di cappella .
21. Ma veniamo al commercio . « Il Cristianesimo è sparso
per tutto il mondo . Così popoli che non si conoscevano ,
sono divenuti amici fra loro : la identità della fede e la u.
niformità del culto hanno steso una corrispondenza univer
sale : i rapporti spirituali sono stati seguiti dai rapporti tem
porali, ed il commercio si è elevato ad un tuono che ha

') Dei Diritti, 1. 5 , c . 20.- ) Ibid .


RAC.REL. VOL.XV. 22
336

fatto cangiar d' aspetto la terra ") » . Scorrele la terra tutta


e troverete che il commercio fiorisce solo tra cristiani ; che
da Venezia , da Genova , da Pisa , da Firenze si comunico
lo spirito di traflico nelle Fiandre, nell'Inghilterra , ed in
altre parti di Europa; che i cristiani Spagnuoli, Francesi ,
Inglesi , Olandesi , Danesi hanno dilatato il commercio dal
l'uno all'altro polo ; che non mai si vide nè nella Fenicia ,
nè nella Grecia tanto moto commerciale , quanto si è ve .
duto nel Cristianesimo. Ma come non vedersi , se il com
mercio richiede nazioni culte e civili : vuole pace ed amici
zia ; esige buona fede è giustizia ; e se la sola Religione cri
stiana è atta ad addolcire i costumi, e la pace inculca e co
manda ,ogni frode condanna ed ogni monopolio ? « L'uomo si,
l'uomo, dice appositamente Gioberti , non può far giusta stima
delle cose terrene , se non le considera , per cosi dire, ra
dicate nel cielo , pigliando ivi la tessera per giudicarle ,dove
sia il loro fine , e donde nasce il compimento , e il suggello
del Buono 2) » . Bene adunque dice Melchiorre Gioia ) ,
che, allorchè Numa Pompilio innalzò un altare alla buona
fede, cioè un pergamo di morale , conoscea ben meglio la
economia che non la conoscono gli economisti moderni .
E , per non andare più alla lunga, al Cristianesinio e pur
essa tenuta l'agricoltura. Imperciocchè quello comanda a
trarre il nutrimento dalla terra con sudore e travaglio ;
quello benedice le campagne nelle Rogazioni ; quello par
ticolari preci ha introdotto ad implorare abbondanti ri .
colte ; quello coi suoi monaci diseccò paludi , tagliò fore .
ste , fertilizzo sterili terreni , coi monaci che non rapirono
i terreni col terror delle armi ai possessori legittimi , ma
ricorsero alle loro braccia e vinsero con eroica ostinazio
ne la durezza della natura per non essere di aggravio alla

' ) Spedalieri,loc. cit. c. 19.- ) Del Buono, c. 8 , p.266.-- *) Nuo


20 Prosp . delle Scienze econom ., t . I , p . 286 .
337

patria ."). Per tutto , dice M. Bourgoing , le possessioni dei


Monaci son ben coltivate e vivificano le campagne ?) . Basta
gittar l'occhio anche all'attuale Algeria, ove i Monaci Trap
pensi, ed altri quelle barbare terre hanno messo a coltura,
gli animi di quegli Agarici reddendo sudditi alla Croce . In
una parola il Cristianesimo è la più operativa delle religio
ni ; poichè destina la pianta infruttifera al taglio, al fuoco ,
ad una morte immatura , e condanna ai supplizi il servo
inutile, che non sa trafficare e moltiplicare i talenti con
messigli dalla Provvidenza :) .
22. « Niuno adunque, dirò col Gioberti , piuno osi d'in
colpare d'inerzia e di sterilità civile una Religione, che
creò l' Europa , e fece in seme tutto ciò che veggiamo ,
sino a quella civiltà protestante, che oggi si ammira e che
pur fu nei suoi primordii un portato caltolico . Cessi l'in
grata calunnia d' un secolo immemore contro l'antica e ve
neranda madre ; e anglicani , luterani, calvinisti , eretici, sci .
smatici, increduli , razionali, quanti sono che gustano i dolci
frutti dell'umanità e della gentilezza , si ricordino che sono
anch'essi figli di Roma e che da lei ricevettero i primi
talenti cresciuti nel ricco capitale e nei preziosi tesori che
ora posseggono 4) » .
23. Conchiudiamo, dicendo che « noi sfidiamo tutti i filo
sofi, i moralisti , i giureconsulti, i medici , gli economisti ,
i filantropi, e quanti vi hanno di queste cianciere e super
be generazioni, a darci in cambio del Vangelio un trovato
umano che ne abbia il pregio e il valore. . . A voi amici
delle genti , professori di economia , scrittori di lunghe trat
tazioni sul pauperismo , innalzate case di manifattura , fab .
1
briche, quanti stabilimenti di arti e d'industria vi sovven

1) Spedalieri, loc . cit. 1. 5 , c . 19,9 10.- ) Tableau de l' Espa


gne moderne.- ) Gioberti , Del Buono,Avvertenza, p.55.- ) IL
Gesuita moderno, t . 4, p . 292 , Losanna 1847.
338

ga . Voi non ci avrete fatto un gran servigio , se tutto


questo gran corpo d' industriosi non sia ravvivato dalla Fede
e dalla morale religiosa ; con tutte le vostre manipolazioni
in fin pon sarete riusciti ad altro bene, che a far cambiar
sito alle passioni , a renderle anche peggiori . . . Deh ! se
veramente ci caglia della società , se da lei vogliam distor
re il grandissimo danno , ch' è detto , insignoriamoci della
nascente generazione, instilliamole nel cuore i germi di tut
te le religiose virtù sociali e morali, componiamole al bello
ed al buono il cuore e la mente , e mai non ci pigli desio
d' antiporre la scienza , le arti , a' costumi , alla verità " ) » .
Questo , o signori , questo si è il più grandioso presente
che possiamo offerire al pio , al clemente , all' amabil Prin
cipe che ci governa

E che gran cose iu picciol tempo ha fatte,


Che lunga età porre in oblio non puole .

Questa è la più florida e più verde ghirlanda che possia.


mo intessere al caro Pegno che cresce alle delizie ed alla
felicità di questo duplice Regno ; questo è celebrare con
solenni pompe la nascita di colui che
Cresce , qual pianta di fecondo seme ,
Vago fanciul del valoroso padre
Gioia , diletto della casta madre ,
In cui sol vive l'uno e l'altra insieme.

Ciò infine è quanto ho saputo ricordare alla vostra cono


sciuta religiosa probità .
FRA DIONISIO DA S. GIO . IN GALDO M. 0 .

*) La Scienza e la Fede, Maggio 1842, p . 351-52.


339

VII .

Pensieri di Religione e di Morale * ).

I. ALLBINO
BINO,, tu ti vanti di chiamarti cristiano cattolico. Ma
guarda che alcuno pel tuo vivere non t'assomigli a chi ba
titolo di Conte o di Marchese , solo perchè qualche suo an
tenato ebbe inarchesato o contea .
II. Un' accademia di Filosofi increduli vuol proporre al
Papa un'amichevole composizione; ed è , che si aumentino
del doppio gli articoli da credersi, purchè si scemino per
metà i comandamenti da osservarsi. Ad una dieta di Pro
testanti è piaciuto il progetto , e mostra di non essere alie
na dal riunirsi al Papa con tal condizione .
III . Non sei mai tant' acuto , Evaristo , e cavilloso, come
allora che si tratta di non pagare un debito che ti pesa ,
o di esimerti dal digiuno , che la Chiesa t' impone .
IV . Non si saziano i nostri Filosofi di ammirare ed en.
comiare la bellezza del Vangelo. Non vi sarebbero seguaci
di Cristo migliori di loro , se il Vangelo fosse un quadro
da guardare semplicemente , e non un codice di legge da
osservare.
V. Elpino , scioglimi questo problema . Tutti gli uomini
nascono governatori, e danno franco giudizio sulle cose
pubbliche . Eppure, ond' è che non si trova uomo, che sal
ga al governo, e non sia generalmente censurato ?
VI . Dov'è , chiede Lucrezio , che Cristo insegni non do
versi mangiar carne nè Venerdì , nè Sabato ? Dov' è che
prescriva i digiuni , ecc . ? Là appunto dove disse Cristo , che
a tutti è necessaria la penitenza , lasciando alla Chiesa l'au .

* ) Reputiamo esser nelle presenti congiunture cosa molto op


portuna il pubblicare questi aforismi di Religione e di Morale,
i quali sebbene siano già stati messi a stampa, or sono alcuni
anni, nel tomo IV della Continuazione delle Memorie modene
si , pure con qualche lievissimo mutamento convengono a ma
raviglia con ciò che vediamo avvenire tutlodi sotto i nostri sguar
di. ( Nota de Compilatori. )
340

torità di prescriverne il teinpo e il modo . - Quando (egli ri


piglia) Cristo ha comandato la confessione sacramentale ?
Allorchè ha data la facoltà a' Sacerdoti di prosciorre , o ri
tenere i peccati, de ' quali però debbono aver cognizione.
Del resto , o Lucrezio , lasci tu , quando sei malato , di far
uso della china perciò che prima non ne conosci l' inven
tore e l'obbligo di pigliarla ?
VII . Eusebio tutto di mosso da zelo mal misurato predi
ca contro il mal costume di parecchi preti . Quanto mag .
gior frutto trarrebbe , se il popolo lo vedesse più devoto e
somigliante a ' buoni preti , che pure non mancano !
VIII . Guarda bene, Ulisse , che nelle società di bon ton
non ti sfugga mai parola di anima, di sacramenti, e simi
li . Non dir Providenza , ma destino ; non Iddio , ma Ente
Supremo; non carità , ma filantropia . Il galateo d'oggi ti
proibisce egualmente nominare cose schifose , che religiose .
IX . Libertà, Eguaglianza, Liberalismo, Amor di Patria ,
Giusto Mezzo e simili, sono nomi astratti , equivoci , sog .
getti anzi a mille interpretazioni. Il perchè n'avviene che
è sì difficile il riconvenire chi di essi si abusa , come il co
gliere un ladro che si apposti su di un bivio , o di un trivio .
X. Non évvi alcuno fra le catene , che non si lagni di
quel giudice , che il condannò: e non v'è uom guasto nel
costume , che non biasimi quella Religione , che lo riprova .
XI . Il celibato , dice Ascanio , è nocivo alla sanità . Se il
dice per tutti in generale, parla da imprudente, perchè an
zi la maggior parte de' celibatari vive bene , forse meglio ,
e più lungamente degli altri . Se il dice in rapporto ad al
cuni soltanto , dica del pari nocivo il matrimonio , la fati .
ca, e cento altre cose .
XII . Vuoi tu , Fabio , non veder più tanti sconci nelle
cariche e dignità , che disprezzi tanto , e di cui tanto mor
mori ? Fa tu pure di salire ad uno di que' posti , e allora
giudicherai e parlerai diversamente .
XIII . Evagrio sei molto facile ad accordare la pregiata
qualità di buona persona a chiunque non ruba , non uc
cide, non s' adira, o che ha gentili maniere, e serve al
buon garbo . Ma avverti , che la virtù non consiste solo nel.
341

l'astenersi dal male , ma richiede in oltre la esecuzione del


bene : che Dio e la società esigono l'adempimento di molti
precisi doveri , e non sol non è buono chi ruba , ma altre
si chi non paga il dovuto .
XIV . Dodici poveri pescatori a capo di non molti anni
arrivarono a propagare pel mondo la Religione di Gesù Cri
sto piantandola sulle rovine degl ' idoli e degli antichi riti .
Ed un numero sterminato di pseudo - filosofi, che da un se
colo cerca introdurre una nuova rigenerazione, si trova
così indietro ne' suoi progressi ! Quali deduzioni nascono
nella vostra mente , o Tito ?
XV . Se un contadino occupato , che mena vita innocente,
non teme punto la più severa Polizia , perchè tu temi tan
to il tribunale dell' Inquisizione ?
XVI . I sordi sono sempre malinconici , perchè toccano
quasi con mano il loro difetto continuamente e lo veggo
no . I ciechi non cosi , che raccolti , avvivati ed occupati
nelle idee dello spirito , si veggono per lo più allegri e tran
quilli . Quasi del pari i mondani sordi alla voce della vir
tù , distratti e dissipati nelle cose esteriori , e non mai sod
disfatti ne' loro sfoghi, oh in che tetri momenti spesso si
trovano ! L'uom di Dio , l'uom del chiostro non conosce,
nè sente tante privazioni; raccolto in sè , occupato nella virtù ,
te gli accosta , e vedrai come goda tranquillo ed allegro !
XVII . Alfonso , tu a Pasqua vai alla Comunione con quel
l'animo stesso , con cui a Natale paghi la pigione . Bravo
davvero !
XVIII . Quando sarà mai , che tu ti persuada essere la
Chiesa , istituita da Gesù Cristo , l'interprete dei voleri di Cri
sto , la Maestra e il Giudice eletto e sostenuto da Gesù Cri
sto ? Queste verità tutte non hanno forse per fondamento
un'evidenza morale ? Dunque o nega Cristo , o rispetta gli
insegnamenti e i comandi della Chiesa .
XIX . I medici ed i preti si trovano sovente fra le cala
mità del genere umano . I preti anzi assai più , mentre s'in
teressano , e sono chiamati da’secolari stessi pei mali di o
gni genere : a sopire dissensioni di famiglia, a trarre dal
vizio giovani discoli , a soccorrer poveri ecc . Eppure (oh
342

giudizi ingannevoli e capricciosi degli uomini ! ) quelli si


dicono esercitare un' arte salutare, e si compensano bene:
questi si dispregiano , e si hanno come gente dappoco .
XX . Non temete, o cristiani : la navicella di Pietro, an
che in mezzo alle tempeste, è guidata dagli occulti influs
si della grazia , e camminerà assai più felicemente che na
ve a vapore. L'esperienza di diciotto e più secoli non lo
prova abbastanza ?
XXI . Infami te stesso , o Egesippo, quando co' tuoi di
scorsi tenti di screditare la Religione e le cose sante . Se
ť offende la luce del sole, dunque i tuoi occhi sono debo
li : se ti nausea il cibo di vita , dunque il tuo stomaco è
mal sano , e guasto il palato .
XXII , M' assordano le grida , che tutto di s' ascoltano ,
di quei che bramano riforma nelle persone di governo per
mille rapporti . Ma ho osservato che scema il rumore a gra
do a grado sino al totale silenzio, secondo che s' incontra.
no persone di più soda Religione e pietà , che attendono a
riformar sè stessi .
XXIII . Qual è quel vizio , che arriva sino a prendere la
maschera della prudenza, carità e pace , e che forse più
fra i buoni che i cattivi fa strage spaventevole ? l'indolen
za, od un vile umano riguardo .
XXIV . Prima di soddisfare alle vostre interrogazioni, ab
biate la compiacenza, o Eugenio , di soddisfare ad alcune
mie . Voi mi chiedete , se s . Pietro , se i primi Vescovi an
davano in carrozza, e cose simili : ed io vi chiedo se i pri.
mi fedeli si contentavano di una Messa sola nella settima.
pa. Mi chiedete se gli Apostoli avevano buone rendite e
benefizi: ed io vi chiedo quanto credete voi che fosse il te
soro degli Apostoli , a'quali i primi fedeli recavano le loro
rendite, e cedevano i poderi . Mi addimandate se gl'Insti
tutori degli Ordini Religiosi avessero fondi: ed io vi addi
mando , come mai i cristiani di quei di erano si caritate
voli e generosi riguardo a' Religiosi, sino a donar loro, qua
si nel tempo stesso delle fondazioni, tutto quello che si e
ra poi conservato sino a' giorni nostri !
XXV . La Religione e la civile educazione sono due cose ,
343

di cui ognuno nota il difetto negli altri,nessuno in sè stesso .


XXVI . Chi non vede , o Ermofilo, che la vostra famiglia
correrebbe ad un certo precipizio in ogni suo rapporto mo
rale, civile ed economico , se per una pazza stravaganza
costituiste a madre di famiglia un arnese di casa ? Per altro
io reputo che sia per avvenirne peggio , ove lasciate che
la vostra consorte divenga come un puro capo di affezione,
un ornamento , un oggetto di comparsa , o di puro piacere .
XXVII . I giovanetti odono un tal linguaggio nelle men .
se e nelle società intorno a' preti , che tanto sarebbe da ma
ravigliare, che s'invogliassero del Sacerdozio , quanto d'es
sere sgherri , carcerieri ecc . per non dir peggio .
XXVIII . Alcuni stampatori, affinchè le loro stampe esca
no esatte , sogliono prima esporne una copia al pubblico ,
promettendo un premio a chi scuopre errori . Vorreste sco
prire con certezza e precisione i difetti di qualche perso.
na ? Fate sì , ch ' essa salga ad un posto di governo , e sa
rete servito gratis.
XXIX . Perchè mai chiedi, Eliso , sogghignando) il De
monio non apparisce più , non più indemoniati ecc . ? .Ma
ciò è poi vero del tutto ? Or bene eccotene una ragione .
Il cattivo Demonio vuol lasciarti nella tua persuasione , che
non vi sia l'altra vita , spiriti ecc. Con questo mezzo gua
dagna più ora nascondendosi , che una volta manifestandosi.
XXX . Qual è quel tribunale, che abbia maggior concet
to di rigore e di durezza ? L'Inquisizione. Qual è quel tri
bunale , in cui una spontanea confessione del reo , carico
di ben mille enormi delitti , ottenga tosto perdono e inden
nità ? L ' Inquisizione .
XXXI . Sottraita la povertà, figliuola de vizi e della im
prudenza : sottratte le malattie , cagionate dalla incuria e
dal soddisfacimento di ree passioni : sottratti i matrimoni ca.
pricciosi e sconsigliati : sottratti gli odii , i furti, in una pa.
rola l'opera dell'uomo, la somma dei mali mandati da Dio
direttamente sarebbe assai scarsa . E perchè essi dunque a
Dio tutti si attribuiscono indistintamente, e si bestemmia
tanto contro la Provvidenza di Dio ? Quale ingiustizia !
XXXII . I preti , dice Filantropo , non avendo moglie e
RAG.REL.VOL.XV. 23
344

igliuoli , non possono aver cuore tenero e sensibile . Eppu


re sembra a Filoteo che l' abbiano anche più degli altri ;
giacchè non avendo moglie nè figliuoli, spendono tutto il
loro per fratelli, per nipoti , per parenti, pei poveri , come
se fossero appunto loro figliuoli.
XXXIII . « Gli agricoltori , dice san Girolamo , i murato
ri od altri lavoranti non possono divenire artisti senza mae
stro . Solo i medici sanno ciò , che è proprio de' medici : i
fabbri trattano essi delle cose appartenenti all' arte fabbri
Je . Ma ciascuno si arroga la scienza delle cose sante . La
vecchia loquace, il canuto delirante , il pedante ciarlone pre
sumono di aver quella scienza , la strapazzano , e ne sen.
tenziano ex cathedra prima d'impararla » .
XXXIV . Come mai fra gli uomini, che pur sono morta
Ji , si può trovar tant' orgoglio , se ciascuno è un prigionie
ro , cui si prepara una tremenda seduta , per decidere se
debba condannarsi al Carcere Durissimo ?
XXXV , « Si è pensato , dice Gerdil sopra gli Studi, in
più di un Governo a trovare il modo di scemare quell'ec
cedente numero di studenti aspiranti a varie Facoltà , che
riesce d ' aggravio alla Società . Restituite al corso degli stu
di quella serietà , che si richiede dalla importanza di quel
le rispettive professioni , ed il modo è trovato » .
XXXVI . Perchè , Eleuterio , accordi che un Curato , un
Vescovo abbia Benefizio, onde provvedere a sé , ed al suo
popolo , e non soffri che il Papa abbia un Patrimonio da
lui governato ? San Pietro, dici , e i primi Papi non l'ave .
vano . Ma nota che quelli erano tempi di persecuzione e di
esigli : questi sono , o essere dovrebbero tempi di pace . In
que' tempi i fedeli davano il sangne a sostegno della Chie.
sa , non meno che sostanze a mantenimento de' suoi mini.
stri: ora non dimandano che soccorsi. In que' tempi somma
era la venerazione pei Pontefici : ora è tanta l’universale
freddezza , che per allontanare l'abbiezione e il dispregio
sono opportuni gli aiuti. Del resto poi , Eleuterio , rigetti
tu una pingue eredità , perchè tuo nonno viveva povero ?
XXXVII. In molte case de' signori de' nostri di la Reli.
gione ha tanto luogo, quanto ne ha il pane nelle loro men .
345

se ; voglio dire pochissimo, perchè vi si mette soltanto per


usanza e per mostra.
XXXVIII . Il Signore mostrò una volta in visione a Santa
Teresa ch'egli or distendeva , or levava la benda agli occhi
de'medici, che s'accostavano ai malati . S'aspetta che qual
che altro Santo abbia una simile visione delle bende strelle
per gastigo agli occhi de'padri di famiglia,de governanti ecc .
XXXIX . L'indifferenza in materia di Religione fa un Dio
contento di tutto, e l'uoino sempre inteso a contentare sol
tanto sè medesimo : un Dio , che si contraddice , che appro .
va e disapprova , e l'uomo coerente a sè stesso nel far so
lo ciò , che gli piace .
XL . Quanta ignoranza , grida taluno , regna mai in alcu
ni preti! o frati. Per coprirla , risponde un altro , anzi per
gettar polvere negli occhi degli altri , e comparire uomini
d'importanza , dovrebbero vestire alla moda e fare i galan
ti : niuna cosa poi li renderebbe più stimabili di quello che
la laurea in qualche profana facoltà .
XLI . Il declamare contro i notorii disordini dei privati
spessissimo proviene da poca carità, e ne rende più osser
vato lo scandalo .
XLII . Sono massime de' Santi fondate nel Vangelo che :
ognuno deve far penitenza de' suoi peccati: che ardua è
la via del cielo: che l'uomo è nato alla fatica : che al
Paradiso non si va in carrozza : che si debbono fuggire
gl' incentivi del peccato , e simili . Dunque voi , Madame,
e voi , Monsieur, che menate la vita vostra in estrema e
continua mollezza , e volete salvarvi , avrete ottenuto un pas
saporto privilegiato, per arrivare in cielo beati , lungo la
strada de' Sibariti : altrimenti non vivreste , a quel che sem.
bra , cosi tranquilli .
XLIII . Conviene, o Filosofi, regolare le passioni colle dot
trine, non le dottrine colle passioni . 1
XLIV . Si sparge la nuova di fallimenti e ladronecci, si
deplorano le pessime stagioni, e che so io . Intanto che Eu
felte si perde a parlarvi sopra e trascura il suo interesse,
Mopso zitio zitto attende vieppiù di assicurare ed aumen
tare il suo. Chi di loro ha miglior senno ? Or bene, s'a
*
346

scoltano guai, e si deplorano disordini , peccati , guasto di


gioventi , infelicità di molti ecc . Intanto che Eufelte non
fa che parlarne, querelarsi , e non pensa all'anima sua ,
Mopso in silenzio si raccomanda a Dio , si procura meri
to con buone opere , e si prepara a morir santamente. Chi
di loro ha miglior senno ?
XLV . Purtroppo a' giorni nostri trovansi parecchie Dali
le, di cui fanno gran conto i Filistei , perchè sono un op
portuno richiamo de' pretesi Sansoni , attissime a tradirli e
indebolirli !
XLVI . Dio è buono ; ma come permette il peccato ? Co
me lascia nell'errore tanti poveri barbari ? .... Ma e
che ? Vorreste dunque dire che Dio non è buono ? Se ciò
dite , non v'accorgete di negare a un tempo stesso la esi
stenza di Dio ? Quanto meglio sarebbe che confessaste: non
intendo . Santo non intendo ! tanto più si fa raro nelle boc
che, quanto più si arvera nella mente degli uomini .
XLVII . Finché non si mette mano seriamente all' educa
zione religiosa della gioventù , ogni ancor più zelante e ge
nerosa cura de Governi non sarà proficua più dell'opera
di colui , ch' empiva la botte lasciandone in fondo aperto
un buco ; e dell'altro , che radeva più dell'usato la barba,
perchè questa finisse di nascere .
XLVIII . Ognuno ama di essere l' eccezione delle regole
cattive, e spesso si termina col : non sum sicut caeteri homi
num . Ma parlando de'ceti religiosi, con una generosità tutta
nuova si convertono le cattive eccezioni in regole generali .
XLIX . Planco espone i dubbi , che ha in cose di Reli
gione , mostrando di sentirne pena e timore . Gli si faccia
coraggio , e si mandi a un buon Confessore. Andronico li
propone già già vacillante, pronto per altro a seguire la
verità . Non si perda tempo ; si mandi a un discreto teolo
go . Livio espone le sue difficoltà in tuono di sicurezza e
di trionfo , come chi allega ragioni a favor suo in una li
te pendente. È inutile sfiatarsi con Livio : raccomandiamo
lo al Signore.
D. G : Z. M.
( sarà continuato )
H
347

V A RIIT A '

Allocuzione di Sua Santità Papa Pio IX tenuta nel Con 1


cistoro Segreto de' 29 Aprile 1848 e Breve della stessa
SANTITÀ SUA al Nunzio Apostolico in Francia

INVITIAMO
NVITIAMO i nostri soci a leggere attentamente l' Allocuzio .
ne e il Breve che seguono , e di farli leggere anche altrui;
affinchè tutti sappiano quale sia l' animo del Nono Pro ver
so la sua diletta Italia ; e di più nessuno s' ardisca quindi
innanzi arrogarsi nelle cose di Chiesa quel diritto , cui il
Sommo Pontefice riclama per sè , in virtù del suo divino
potere . Per questo fine li diamo altresì voltati in italiano,
siccome adopereremo appresso per altri Atti del Papa, ove
lo stimeremo opportuno; onde se ne diffonda la notizia pur
ira coloro, i quali per avventura non sapessero di latino .
Quanto a noi , provammo grandissima gioia leggendoli, e
in essi trovando inculcate dal Papa quelle medesime verità
che spesso in queste carte veniamo difendendo , o Cattedra
di Pietro , esclamammo, chi non è teco, è contro di te : e
chi teco non raccoglie, dissipa .
I COMPILATORI

SanctissimiDominiNostriPu Allocuzione avuta nel Conci


Divina Providentia Papae storo secreto del 29 Aprile
IX Allocutio habita inCon 1848 dalla Santità del No.
sistorio secreto die XXIX slro Signore Pio per Divina
Aprilis MDCCCXLVII. Provvidenza PAPA NONO .
VENERABILES FRATRES VENERABILI FRATELLI

Non semel,Venerabiles Fra . Non una volta sola ,V.F., ab


tres, in Consessu Vestro dele. biamodetestatonelVostroCon .
stati sumus nonnullorum auda sesso l'audacia di alcuni,i quali
ciam , qui Nobis,atque adeo A- non avevan dubitato di arreca
postolicae huic Sedi eam in re a Noi, anzi a questa Aposto
ferre iniuriain non dubitave- lica Sede , l'ingiuria diaccusar
rant, utNosa sanctissimis Prae- ne , che Noi nou in un sol punto
cessorum Nostrorum institutis , ci siamo allontanati dalle san
348
atque ab ipsa ( horrendum di- tissime istituzioni dei Nostri
ctu !) Ecclesiae doctrina non Precessori, e ( cosa orribile a
uno in capite declinasse con- dirsi ! ) dalla stessa dottrina del .
fingerent ') . Verum nec hodie la Chiesa " ) . Neppure manca
desunt quideNobis ita loquun- no oggi di quelli i quali par
tur, quasi praecipui Auctores lano in modo comese Noi fos
fuerimus publicarum commo- simo stati i principali autori
tionum , quae novissimo tem- delle pubbliche turbolenze, le
pore nedum in aliis Europae quali ultimamente sono avve .
locis , sed in Italia quoque ac nute , non solamente in altri
ciderunt. Es Austriacis prae- luoghi dell'Europa ,ma anco
sertim Germaniae regionibus ra in Italia . Noi abbiam sapu .
accepimus, disseminari inibi to specialmenie dai paesi au
in vulgus, Romanum Pontifi- striaci della Germania, spar
cem etmissisexploratoribus, et gersi ivi voci nel popolo , che
aliis adhibitis artibus Italos po il Pontefice Romano e col man .
pulos excitasse ad novas publi . dare messaggi e con altre ar.
carum rerum commutationes ti abbia sollevato i popoli d'I .
inducendas. Accepimus pari talia a maccbipare nuovi mu
ter , quosdam Catholicae Reli . tamenti negli Stati . Abbiam sa
gionis inimicos occasionem in- puto altresi , che alcuni nemi.
de arripere ad Germanorum a ci della Religione Cattolica, pi .
nimos inflammandos vindictae gliano di qui occasione d'in
aestu , atque ab Sanctae huius liammare gli animi de' Tede
Sedis unitate abalienandos . schi alla vendetta , ed allonta
Jamvero etsi Nobis nulloın o- narli dall'unità di questa S.Se.
mnino dubium sit, quin Catho- de . Or sebbene Noi punto non
licae Germaniae gentes ,et qui dubitiamo, che le nazioni del .
eis praesunt speciatissimi An- la Germania cattolica , e i loro
tistites , ab illorum improbitate ragguardevolissimiPastori de
quam longissime abhorreant ; testino , secondo tutto il loro
officii tamen Nostri esse novi potere , le costoro malvagità ;
mus scandalum praecavere , pure crediam nostro dovere
quod incauti aliqui simplicio prevenire lo scandalo , che al .
resque homines accipere inde cuni poco accorti e semplici
possent, et calumniam refelle- potrebbero pigliarne , e ribat
re , quae non in personae tan tere la calunnia che ridonda a
tum humilitatis Nostrae , sed disonore non solo dell'umile

1) In Consistor . Allocutionib.4 1) Nelle Allocuzioni tenute ne'


Octobris, et 17 Decembris 1847. Concistori de' 4 Ottobre e de' 17
Dicembre 1847.
349

etiam in SupremiApostolatus , persona Nostra , ma eziandio


quo fungimur, atque in San del Supremo Apostolaio che
ctae buius Sedis contumeliam esercitiamo, e di questa S. Se
redundat. Et quoniam iidem de . E poichè questi stessi No
illi obtrectatoresNostrimachi- stri calunniatori non potendo
nationum , quas Nobis afliv . recare alcun documento delle
gunt, nullum proferre docu- macchinazioni di cui c'incol
mentum valentes, in suspicio pano , si sforzano di seininar
nem adducere connituntur sospetti sulle cose da Noi ope
quae gesta a Nobis sunt in tem- rate nell'amministrazione tem
porali PontificiaeDitionis pro- porale degli Stati pontificii;
coratione ineunda; idcirco ut perciò per togliere quest'occa
hanc ipsis calumniandi ansam sione di maliguarle , stimiamo
praecidamus, consilium est,to bene di esporne oggi chiara
tam earum rerum causam ho- mente e manifestamente nel
die in Consessu Vestro clare a Vostro Consesso tutte le ca.
perteque explicare. gioni.
Ignotum Vobis non est , Ve . Voi non ignorate , V. F. ,
nerabiles Fratres , iam inde a come fin dagli ultimi tempi
postremis temporibus Pii VII di Pio VII, Nostro Precessore,
Praedecessoris Nostri praeci. ; i più grandi Principi di Euro
puos Europae Principes Apo - pa proccurarono di persuade
stolicae Sedi insinuandum cu . re alla S. Sede , che seguisse
rasse , ut in civilibus rebus ad- | nell'amministrazione delle fac
ministrandis faciliorem quam- cende civili un certo andamen
dam ac respondentem Laico to piu spedito e meglio soddi
rum desideriis rationem adhi- sfacente ai desiderii de' laici ,
beret.Postmodum anno mille- Di poi nell'anno 1831 si ma.
simooctingentesimo trigesimo nifestarono con più solennità
primo haec illorum consilia et questi loro consigli e voti in
vota solemnius ernicuere per quei celebre Memorandumche
celebre illud Memorandum , gl' Imperatori d'Austria e di
quod Imperatores Austriae , et Russia ,ed i Re di Francia ,del
Russiae, ac Reges Francorum , la G. Bretlagna e della Prussia
Britanniae , et Borussiae Ro . stimaron bene di mandare a
nam per suos Legatosmitten . Roma per mezzo dei loro Am .
dum existimarunt. Eo quidem basciatori. In quella scrittura
in scripto inter cetera actum si tratto fra le altre cose e di
est tum de Consultorum Con- chiamare a Romaun Consiglio
silio ex tota Pontificia Ditione di Consultori da tutto il Domi
Romam advocando ,tumn de in nio pontificio , di reintegrare
stauranda seu amplianda Mu- o ampliare la costituzione de'
$
350
nicipiorum constitutione, ac de Municipii,d'istituire i Consigli
Provincialibus Consiliis insti- Provinciali, non che d'intro
tuendis ,nec non de hisce ipsis durre per comune vantaggio
aliisque institutis in omnesPro . queste ed altre istituzioni in
vincias ad communem utilita- tutte le Province e di dar luo
tem invehendis, ac de aditu go ai laici in tutti gli ufficiam
Laicis dando ad omnia mune- ministrativi e giudiziari. E so
ra , quae sive publicarum rerum pra tutto questi due ultimi ca
administrationem ,sive iudicio pi venivano insinuali come
rum ordinem respicerent . At principii vitali di governo . An.
que haec praesertim duo po- cora , in altre Nole presentate
strema capita tamquam vita- dagli Ambasciatori si tratto di
lia gubernandi principia pro- concedere un più largo perdo
ponebantur . In aliis etiam Le.no a tutti o quasi tutti coloro ,
gatorum scriptis actum est de che si erano ribellati contro il
ampliori venia cunctis,aut fe- Principene Dominii pontificii.
re cunctis tribuenda , qui a fide
erga Principem in Pontificia
Ditione defecerant.
Neminem porro latet , pon Or nessuno non sa , essersi
nulla ex his perfecta fuisse a alcune di queste cose condotte
Gregorio XVI Decessore No a termine JalNostro Anteces
stro ,ac nonnulla insuper pro- sore Gregorio XVI,ed altre an .
missa in Edictis , ipso anno cora averne egli promesse ne
1831 eius iussu latis . Verum gli editti pubblicati per suo co.
haec Praedecessoris Nostri be mando nello siesso anno 1831 .
nefacla votis Principum minus Ma questi benefizi del Nostro
plene respondere visa fuerant, Predecessore eran sembrati
nec satis esse ad publicam 11 . non soddisfacenti al tutio i de.
tilitatem ac tranquillitatem in siderii de'Principi,nè bastan
toto Sanctae Sedis temporali ti a proccurare il pubblico be
statu firmandam . ne e la tranquillità in tutto il
dominio temporale della San
ta Sede .
Itaque Nos ubi primum in Noi pertanto , tostochè per
scrutabili Dei iudicio in illius inscrutabile giudizio Divino ,
locum suffecti fuimuſ , nullius fummo eletti in suo luogo ,
certe hortatione aut consilio mossi certamente non da insi
excitati,sed Nostra in subditum nuazione o consiglio di alcu
temporali Ecclesiasticae Ditio no , ma si dal singolare amor
ni populum singulari caritate Nostro verso i sudditi del tem
permoti,uberiorem indulsimus porale dominio della Chiesa ,
351
sigl veniam iis ,qui a debita Ponti- concedemmo più ampia amni
ficio Gubernio fidelitate aber- stia a coloro che avevanoman
raverant , ac subinde nonnulla cato alla debita fedeltà verso
instituere properavimus , quae il Pontificio Governo, e ci af
prosperitati eiusdem populi frettammo poscia a far talune
i af profutura iudicaveramus. At- disposizioni che avevamo sti
que ea omnia , quae in ipso No mate proficne alla prosperità
stri Pontificatus exordio ges- del popolo medesimo. E per
simus , plane congruunt cum fermo tutte quelle cose ,le qua
iis, quae EuropaePrincipes vel li sul principio stesso del Pon
maxime exoptaverant . tificato Nostro operammo ,cou
ódi vengono al tutto con quelle che
rdo i Principi diEuropa immensa
Ori mente aveano desideralo .
troi Jam vero postquam Deo be Ma poichè , aiutanteci Dio,
lici ne iuvante consilia Nostra ad menammo a termine i Nostri
exitum perducta sunt,tum No- provvedimenti, furon veduti i
stri tum finitimi populi praelae- popoli sia del Nostro dominio ,
titia gestire , ac publicis gratu- sia de' vicini regni far grandi
lationis , ac observantiae signi. allegrezze ,e con tali pubbliche
ded ficationibus ita Nos prosequi significazioni di congratula.
leer visi sunt, ut connitendum Nozioni e di rispetto onorarci,che
bis fuerit, quo vel in ipsa hac dovemmo adoperarci affinchè
sel almaUrbe populares clamores , anche in questa stessa alma
001 plausus, conventus nimio im- città venissero richiamati al
petu erumpentes ad officii nordovere le grida popolari,gli ap
ost mam revocarentur . plausi egli assembramenti che
bia travalicavano i giusti termini .
Deinde nota omnibus sunt , Sono poi note a tutti , o Ve
Did
aste Venerabiles Fratres ,verba No nerabili Fratelli , le parole del
strae ad Vos Allocutionis in la Nostra Allocuzione a Voifat
col
IH Consistorio habito die 4 Octo - ta nel Concistoro tenuto a ' 4
bris superioris anni,quibuset Ottobre delle scorso anno, con
Principum erga subditos sibi le quali e raccomandammo ai
populos paternam benignita. Principi di usar paterna beni
é
tem acpropensiora studia com- gnità e più amorose cure ver
mendavimus, et populos ipsos so i sudditi loro , ed esortam
LOG ad debitam in suos Principes | mo nuovamente gli stessi po
fidem , atque obedientiam de- poli alla dovuta fedeltà e ubbi
ali
nuo adhortati fuimus . Neque | dienza verso i loro Principi .
am vero postmodum intermisi. Nè poi intralasciammo, per
ten mus, quantum in Nobis fuit,e quanto era in Noi,dicaldamen .
332

tiam atque etiam omnes com- te ammonire ed esortar tutti ,


monere etexhortari,ut catho perchè tenacemente stretti al
licae doctrinae firmiter adhae . la dottrina cattolica , ed osser :
rentes, et Dei atque Ecclesiae vando i comandamenti di Dio
praecepta servantes , concor. e della Chiesa , procacciassero
diae mutuae.actranquillitatiet la vicendevole concordia , la
caritati erga omnes studerent. tranquillità e la carità verso
tutti.
Atque utinam paternis No. Ed oh ! fosse stato in piacer
stris vocibus , et hortationibus di Dio , che le voci e le esorta
optatus respondissetexitus !Sed zioni Nostre avessero consegui
perspectae cuique sunt public toil desiderato scopo! Ma oguu
cae, quas supra commemora no conosce i politici movimen
vimus, commotiones populo ti de' popoli d'Italia , da Noi
rum Italiae,nec non alii even . sopra ricordali , non che gli al
tus , qui sive extra Italiam sive tri avvenimenti che e fuor d'I.
in Italia ipsa, vel antea conti- talia e in Italia stessa od era.
gerant, vel postea successe no antecedentemente accadu .
runt. Si quis vero contendere ti, o sopravvennero di poi.Che
velit , eiusmodi rerum eventi se taluno pretendesse ,avere in
bus aliquam paluisse viam ex qualche maniera spianato a
jis, quae NostriSacriPrincipa- questi avvenimenti la via ciò
tus initio benevole a Nobis be- che Noi al principio del Nostro
nigneque acta sunt; is certe nul- Sacro Principato amorevol.
lo prorsus modo operae id No- mente e benignamente ope
strae adscribere poterit, cum rammo; questi certamente in
Nos non aliud egerimus quam nessun modo potrà a Noi attri
quae ad temporalis Nostrae buirli, giacchè niente altro fa .
ditionis prosperitatem non No. cemmo, se non quello ch' era
bis solum , sed etiam comme sembrato opportuno per la
moratis Principibus opportuna prosperità del Nostro tempora
visa fuerant . Ceterum ad eos le dominio non solo a Noi, ma
quod attinet, qui in hac nostra | eziandio a tutti i succennati
Ditione Nostris ipsis beneficiis Principi. Del resto , quanto a
abusi sunt , Nos quidem divini coloro i quali in questi Nostri
Pastorum Principis exemplum dominii abusarono degli stessi
imitantes , ignoscimus illis ex beneficiiNostri,Noi seguendo
animo, eosdemque ad saniora le orme del divino Principe de'
consilia amantissime revoca- Pastori, di cuore perdoniamo
mus, et a Deo misericordiarum loro ,amorevolmente li richia.
Patre supplieiter poscimus , ut miamo sulla buona via , ed a
flagella, quae ingratos homi.. mani giunte chiediamo a Dio
353
tti nes manent, ab eorum cervici- Padre delle misericordie, che
al. bus clementer avertat. per pietà tenga dal loro capo
cer lontani i flagelli, che debbono
aspettarsi gl ' ingrati.
21 Praeterea nec succensere Inoltre, nè meno possono a
Nobis possent supradicti Ger scriverci a colpa i suddetti po
maniae Populi si haudqua poli di Germania se non ci fu
quam possibile Nobis fuit eo- possibile contener l'impeto di
rum ardorem continere,qui ex que'che vollero ne'Nostri tem .
temporali Nostra Ditione plau- porali dominii far plauso a
dere voluerunt rebus contra quanto contro di essi avveni.
illos in superiori Italia gestis , va nell' Italia superiore, e che
11 et pari atque alii ergapropriam accesi come gli altri di amore
nationem studio inflammati in per la propria nazione , vollero
eamdem causam cum caeteris cooperar cogli altri popoli ita
Italiae Populis suam operam liani per la medesima causa .
conferre. Siquidem et plures Conciossiache molti altri Prin
alii Europae Principes,longe cipi d'Europa, i quali hanno
LO maiori prae Nobis militum co - assai maggior copia di solda
TE pia pollentes, commotioni patesca che Noi non abbiamo,
0 riter suorum populorum hoc non potettero in questo stesso
ipso tempore obsistere non po- tempo resistere al movimento
tuerunt. In qua rerum condi- destatosi in seno a'loro suddi
tione Nos tamen Nostris militi.E pure in questo stato di co
OP tibus, ad Pontificiae Ditionis fi - se, Noi niente altro ordinam
Des missis , non aliud manda . mo a' Nostri soldati,mandati
tum voluimus, nisi ut Pontifi- a ' confini de' Dominii Pontifi
ol cii Status integritatem ac secucii , se non che difendessero
ritatem tuerentur. l'integrità e la sicurezza dello
"
Stato Pontificale .
Verum cum modo nonnulli Ma ora che molti desidera
exoptent, ut Nos quoque cum no , che ancor Noi con gli al.
aliis Italiae Populis et Princi- tri Popoli e Principi d'Italia
pibus bellum contra Germanos facciamo guerra a Tedeschi,
suscipiamus ,officii tandem No- stimammo esser Nostro do
striesse iudicavimus , ut in solvere il dichiarar chiaramente
lemni hoc Conventu vestro cla- ed apertamente in questo so
re ac palam profiteamur, ab- | lenne Consesso vostro , che Noi
horrere id omnino a consiliis , affatto non vogliamo tal cosa,
Nostris , quandoquidem Nos , facendo qui in terra , sebbene
is
licet indigni, vices Illius in indegni, le veci di Colui ch ' è
di
terris gerimus, qui Auctor est Autor della pace , ed amante
D
334

paais, et amator caritatis , ac della carità ,e dovendo per ob


pro supremi Nostri Apostola bligo del sommo Nostro Apo
tus officio omnes gentes ,popu. stolato , amare ed accogliere
los,nationes pari paterni amo con eguale paterno amore tut
ris studio prosequimur, atque te le genti , i popoli e le nazio
complectimur. Quod si nibiloni della terra . Che se dopo ciò
minus non desint inter Nostros non mancano fra i sudditi No.
subditos, qui aliorum Italorum stri di quelli, che son trascina
exemplo abripiuntur,Nos ipso- ti dall' esempio degli altri Ita
rum ardorem quo tandem mo- liani , in qual guisa potremo,
do cobibere poterimus ? Noi comprimere il loro ardore ?
Hoc autem in loco haud pos Qui poi non possiamo non
sumus quin in conspectu om- rifiutare al cospetto di tutte le
nium gentium subdola illorum genti gli scaltri disegni , fatti
consilia , per publicas etiam di pubblica ragione per la via
ephemerides , variosque libel.de giornali e di varii libercoli,
los manifestata repudiemus, dicoloro che vorrebbero il Ro
quiRomanum Pontificem prae- mano Pontefice alla testa di
sidere vellent novae cuidam una certa nuova Repubblica
Reipublicae ex universis Ita da formarsi da tutti i Popoli
liae Populis constituendae .Im- dell'Italia . Che anzi con que
mo hac occasione ipsos Ita- sta occasione ammoniamo vi.
liae Populos, pro Nostra in eos vamente, per l' amor che nu
caritate,summopere monemus triam per essi, gli stessi Popo
et bortamur,ut a callidis huius li italiani e gli esortiamo a
generis et ipsi Italiae perni- guardarsi con ogni attenzione
ciosis consiliis diligentissime da tali astuti suggerimenti, ro
caveant , ac suis Principibus , vinosi alla medesima Italia ,ed
quorum etiam benevolentiam a mantenersi strettamente uni.
experti sunt, firmiter adhae- ti a'loro Principi della cui be
reant, atque a debito erga illos nevolenza hanno anche pruo .
obsequio se avelli nunquam va, e a non mai consentire ad
patiantur.Etenim si secus age alienarsi dal rispetto loro do
rent , non solum a proprio of. vuto . Perocchè se altrimen
ficio deficerent , verum etiam ti operassero , non solo man
periculum subirent,ne eadem cherebbero al proprio dovere,
Italia maioribus in dies (liscor. ma correrebbero altresi peri
djis et intestinis factionibus colo , che l'Italia stessa fosse
scinderetur . De Nobis autem sempre più scissa da discordie
iterum atque iterum declara e interne fazioni. Quanto a
mus, Romanum Pontificem o Noi,dichiariamo nuovamente ,
mnes quidem cogitationes , cu . che il Romano Pontefice pone
.

355

ras , studia súa intendere, ut per verità ogni sua cura, pen
ampliora quotidie incrementa siero e studio, acciocchè il re
suscipiat Christi regnum quod gno di Cristo ch'è la Chiesa ,ri
est Ecclesia; non autem ut fi- ceva ogni di maggiore incre
nes dilatentur Civilis principa- mento ; e non già perchè si al
tus, quo divina providentia larghino i confini di quel poli
Sanctam hanc Sedem donatam tico Principato, cui la divina
voluit ad eius dignitatem ,atque Provvidenza volle donare a
ad liberum supremi Apostola- questa Santa Sede per acqui 1
tus exercitium tuendum . Ma- starle dignità ,e mantenerle li
gno igitur in errore versantur bero l'esercizio del supremo
qui animum Nostrum amplio . Apostolato . Sono adunque in
ris temporalis dominationis grande errore coloro , i quali
ambitu seduci posse arbitran- pensano poter l'animo Nostro
tur , ut Nos mediis armorum essere adescato dal desiderio
tumultibus iniiciamus . Illud di più ampio temporale domi
sane paterno Nostro cordi iu- nio, talche venissimo a gittar
cundissimum foret, si opera , ci in mezzo al rumor delle ar
curis, studiisque Nostris quid. mi . Sarebbe nondimeno di
piam conferre datum esset ad grandissima consolazione al
restinguendos discordiarum cuor Nostro , se ne fosse dato
fomites, ad conciliandos invio di poter coll' opera , con le cu
cem bellantium animos , atque re e con la diligenza Nostra 2
ad pacem inter ipsos restituen- concorrere in qualche modo a
dam . spegnere il fuoco delle discor
die, a riconciliar tra loro gli
animi de' combattenti , ed a ri
donar loro la pace.
Interea dum non levi animi Frattanto , mentre che non
Nostri consolatione accepimus poco ci consola udir, come in
pluribus in locis ne dum in I. molti luoghi non solo d'Italia,
talia , sed etiam extra illam , in ma anche fuor di essa , io tan
tanto hoc rerum publicarum ti politici rimutamenti iNostri
motu, fideles filios nostros suo fedeli figliuoli non mancarono
erga res sacras, sacrorumque di rispetto alle cose sacreed a '
ministros obsequio non defuis- ministri della Chiesa , proviamo
se , dolemus tamen toto animo intenso dolore ascoltando che
hanc illis observantiam non u- non in ogni parte fu loro usa
bique fuisse servatam . Nec ta questa riverenza .Nè possia
Nobis temperare possumus , mo rimanerci dal deplorare in
quin lamentemur tandem in fine in questo vostro Consesso
Consessu hoc vestro funestis . quel perniciosissimo costume ,
356

simam illam consuetudinem , a' di nostri precipuamente in


nostris temporibus praecipue valso , di dare in luce ogni sor
grassantem , exitiales omnege- ta di scritti esiziali , ne' quali
nus libellos in lucem edendi ; o si fa guerra orrenda alla no
quibus aut sanctissimae no- stra santa Religione e al buon
strae Religioni,morumque ho - costume, o si accendono le ci
nestati teterrimum bellum in - vili turbolenze e discordie, o
fertur , aut civiles perturbatio- si prendono di mira i beni del
nes , ac discordiae inflamman- laChiesa e si contrastano i suoi
tur, aut Ecclesiae bona impe. più sacrosanti diritti , o si ol
tuntur, et sacratiora quaeque traggiano con calunnie alcu .
illius iura oppugnantur, aut ni oltimi personaggi . ..
optimiquique viri falsis crimi
nationibus lacerantur. ...
Haec Vobis , Venerabiles Queste cose, o Venerabili
Fratres , hodierno die commu- Fratelli , pensammo dovervi
nicanda censuimus . Restat oggidi comunicare . Rimane 0 .
nunc, ut una simul in humili. ra , che insieme nell'umiltà del
tate cordis Nostri assiduas fer- cuor Nostro offeriamo a Dio
vidasque Deo Optimo Maximo OttimoMassimo continue e fer
offeramus preces, utEcclesiam venti preghiere , affinchè vo
suam sanctam ab omni adver- glia difendere da ogni avvero
sitate defendere velit , ae Nos sità la sua santa Chiesa , e si
propitius de Sion respicere , ac degni dare a Noi propizio uno
tueri, atqueomnes Principes , et sguardo da Sion e proteggere
Populos ad exoptatae pacis, etci, e richiamar tutti i Principi
concordiae studia 'revocare di- e Popoli alle cure della desi
gnetur. derata pace e concordia .
1000000000 atacoo0000000

Venerabili Fratri Raphaeli Al Venerando Fratello Raf


Archiepiscopo Nicaeensi faele Arcivescovo di Nicea ,
Nuntio Apostolico Nunzio Apostolico
Pius PP . IX . Pio PP . IX .

V ENERABILIS Frater, salutem VENERANDO Fratello, salute


etApostolicam benedictionem . ed Apostolica benedizione . Non
Non mediocrisane consolatio- poco ci consolammo sapendo
ne ex tuis ad Cardinalem No. dalle tue lettere al Cardinale
strum secretarium Status litte- Nostro Segretario di Stato , che
ris intelleximus fidelem Galliae il popolo fedele della Francia ,
populum io novissimis istic re, ne’recentissimi mutamenti po
337

rum publicarum commutatio. 1 litici costi avvenuti , abbia ge


nibus generatim erga sanctis neralmente addimostrato ve .
simain nostram Religionem et nerazione ed ossequio alla san
Clerum venerationis,atqueob- ta nostra Religione e al Clero .
sequii significationes exhibuis- Nè udimmo con minor conten
se. Neque minori certe animi to dell'animo Nostro , che il
Nostri voluptate cognovimus Clero stesso memore della vo
Clerum ipsum suae vocationis cazione e del ministero suo ,
et ministerii memorem , studia siasi virilmente adoperato a
sua pro viribus contulisse ad procacciar la quiete e ad allon
tranquillitatem procurandam tanar le stragi. Appena que
alque ad caedes avertendas . ste cose ci furon conte , non po.
Quae quidem ubi primum ac temmo non rendere a Dio som
cepimus , haud potuimus , quin me grazie, nell'umiltà del No
in humilitate cordisNostri ma stro spirito .
ximas Deo gratias ageremus .
Pergratum autem Nobis fuit Fu poi a Noi di sommo pia
ex iisdem litteris agnoscere, Vecere, Venerando Fratello , il ri
nerabilisFrater , quam pruden- levar che facemmo da queste
ter sapienterque iis responde- stesse lettere con quanta pru
ris viris , qui in praesenti istius denza e saviezza abbi tu rispo
nationis regimine ad Ecclesiae sto a coloro ,iquali volendo nel
libertatem tuendam per publi- presente governo di cotesta
cas ephemerides gravissima gente difendere la libertà della
rum rerum disceptationem su- Chiesa ,cercavano di discutere
scipere optarent , quae ad su- su pubblici giornali quistio
premam Nostram et huius A. ni gravissime, che si appar
postolicae Sedis auctoritatem tengono unicamente allaSu .
ac iudicium unice spectant.Et prema Autorità e giudizio
quidem RomaniPontifices ,qui- Nostro , non che di questa
bus omnium Ecclesiarum cura Apostolica Sede. In verità i
et sollicitudo divinitus est Romani Pontefici, a' quali fu
commissa , nunquam intermi- da Dio confidata la cura e la
serunt pro temporum ratione sollecitudine di tutte le Chie .
ipsius Ecclesiae libertatem in se , non mai intralasciarono,
Gallia constanter tutari , eo secondo i tempi , di costan
rumque conatibus obsistere lemente difendere la libertà
qui eamdem libertatem inibi della Chiesa in Francia , e re
labefactare moliebantur. Hinc sistere agli sforzi di coloro che
fel, rec. Pius VII , Decessor No- ivi macchinavano di perderla .
ster, statim ac Organici Arti- E però Pio VII,di felice ricor
culi promulgati fuere, illos A danza , Nostro Predecessore, to
358

postolica libertate et fortitudi- stochè vennero pubblicati gli


ne impavide reiecit in iis quae Articoli Organici , impavido
doctrinae et legibus Ecclesiae conApostolica libertà e fortez.
adversabantur ,acsubinde tum za li riprovò circa que' punti
idem ipse, tum alii Praedeces- in che si opponevano agl'inse
sores Nostri omnem curam et gnamenti ed alle leggi della
studium adbibuere, ut Eccle . Chiesa ,ed Egli stesso successi
siae libertati ac spirituali istius vamente, e gli altri Nostri An
nationis bono consulerent.De tecessori nulla non omisero a
· reliquo ea quae nunc in gallifin di 'provvedere alla libertà
canis Ecclesiis viget discipli. della Chiesa ed al vantaggio
na canonum et ordinatio sa- spirituale di cotesta nazione.
crarum rerum a nemine pror- Nel rimanente, quella discipli.
sus praeterquam a Romano na canonica e quell' ordina
Pontifice immutari potest , cum mento delle cose ecclesiastiche
nemo alius generalem super che ora vige nelle Chiese di
omnes gallicae ditionis epi Francia da nessuno può esser
scopales et metropolitanas ec- punto mulata fuoriche dal
clesias auctoritatem habeat, Romano Pontefice, perciocchè
ac nemini ceteroquin fas esse niun altro ha potere universa
possit quidquam de rebus sta- le sopra tutte le Chiese vesco .
tuere, quae cum generali Ec vili e metropolitane del domi.
clesiae disciplina coniunctae nio di Francia , ed a niuno può
sunt aut iis derogare, quae ab esser lecito distatuir checches.
hac Apostolica Sede sancita sia intorno alle cose che van
fuere . no unite alla disciplina gene
rale della Chiesa, o derogare
a ciò che fu dall'Apostolica Se.
de ordinato ,
Quod autem attinet ad redi Quanto poi alle renditede ,
tus divino cultui,sacrisque Mi: stinate per il culto divino e
nistris destinatos, notum cui per i sacri Ministri, è risaputo
que est,huiusmodidotationem da tutti,essere questa dotazio
esse tenuen compensationem neun lieve compenso perimol
ob amplissima Ecclesiae bo- tissimi beni della Chiesa co
na , quae istic superioribus stì alienati nelle passate infe .
tristissimis temporibus aliena licissime età. Or correrebbe
ta sunt . Iam vero Religio ipsa grave rischio la Religione me.
in magnum adduceretur dis- desima, se rinunziassesi a tal
crimen , si illi renunciaretur dotazione; mancando così al
dotationi , nam Clerus iis desti- Clero que'sussidii co quali dee
tueretur auxiliis quibus se ale, alimentarsi e vivere, special
389

re et sustentare debet, cum mente perché in alcune terre


praesertim in oppidis quibus- e in moltissimi piccioli luo
dam et quamplurimis minori ghi della Francia il popolo è
bus Galliae locis ea sit popu- tanto miserabile ,che quasi nes
lorum paupertas, utprope nul. sun soccorso può recare al cul.
lam ecclesiasticis rebus, ac vi- to ed a' ministri della Chiesa .
ris opem afferre ipsi possint . Ed è per questo , che a stenio
Atque ob hanc causam , plures parecchiVescovipossono man .
Antistites parvaClericorum se . tenere i piccoli Seminari dei
minaria aegre admodum con . cherici, nè valgono , come de.
servare queunt, nec alia , ve- siderano , a fondarne altri,che
luti eorum esset in votis insti . | pur sarebbero immensamenle
tuere valent,dum tantopere es necessarii ad allargare l'edu .
sentnecessaria ad propriiClericazione del proprio Clero e ad
educationem amplificandam , accrescerlo in numero. Per il
eiusque numerum augendum . che è grandemente a temersi,
Quamobrem vel maxime ti- che la scarsezza di cherici di
mendum , ne Cleri inopia, quae cui già patisconoleChiese della
gallicae Ecclesiae iam labo Francia , verrebbe sempreppiù
rant, summo cum religionis et aumentandosi con danno della
animarum detrimento magis Religione e delle anime . E in
magisque augeretur. Et sane verità, sebbene negli Stati U.
quamvis in Foederatis Ameri- niti di America la fede catto.
caeRegionibus catholica fides , lica vada ,la merce di Dio ,sem
Deo bene iuvante, maiora in pre più dilatandosi , pure assai
dies incrementa suscipiat, ta- maggiori frutti avrebbe già
men longe uberiores iam per raccolti, se ivi fosse stato un
cepisset fructus, si ibi pro po . Clero indigeno rispondente al
pulorum multitudine ac spiri. numero della popolazione , ed
tualibus illorum indigentiis a' suoi spirituali bisogni, che
Clerus indigena extitisset , qui per ora , mancando gli oppor
in eo quo opus esset numero tuni e convenienti aiuti,non si
haberinondum potest,cum op . può avere .
portuna et congrua ei desint
subsidia .
Haec tibi scribenda censui Queste cose volemmo scri.
mus,Venerabilis Frater , quae verti , o Venerando Fratello ,
communicare cum illis pote. cui tu potrai comunicare a chi
ris , quibus pro tua prudentia prudentemente stimerai nelSi
opportunum in Domino existi- gnore doversi dire E mentre
maveris . Dum autem Te me. ti rendiamo la meritata lode ,
ritis laudibus prosequimur, 1 perchè bellamente adempi il
Rac.Rel.VOL.XV. 24
360

quod gravissimo tuo munere tuo gravissimo nflizio , con


egregie perfungeris , confidi- fidiamo che con egnal pruden .
mus ut pari prudentia , studio , za ,impegno e consiglio darai
et consilio ecclesiasticos potis- opera ad esortare ed ammo
simum viros hortari ac mone nire gli Ecclesiastici soprattut
re pergas , it serio considerent to , perchè attentamente con .
Ecclesiam , veluti sapientissi- siderino non doversi la Chie
me inquiebat s . Innocentius I , sa, siccome diceva sapientis
Praedecessor Noster, non esse simamentes , Innocenzo I , No
commutandam ad rerum hu- stro Antecessore, mutare se
manarum mobilitatem , ac condola mobilitadelle uinane
propterea diligentissime ca- cose , e però badino consomma
veant, ne nimis ardenti zelo diligenza , che presi da un zelo
abrepti aliquid praecipites a. di soverchio ardente , non ope.
gant,quod Ecclesiae ipsi dam- rino precipitosamente alcuna
num , Nobisque molestiam in- cosa ,che possa recar nocumen
ferre posset . Nos quidem illu- to alla stessa Chiesa ed a Noi
stria Decessorum Nostrorum dolore.Noi in verità seguendo i
exempla aemulantes pro su- vestigi de Nostri Predecessori,
premi Nostri Apostolatus offi- non lasceremo per dovere del
cio , haud omittemus pro re et Supremo Nostro Apostolato di
tempore ea inire consilia quae prender secondo le circostan
ad Ecclesiae incolumitatem , ze e i tempique partitiche cre
ac spiritualem istius Nationis deremo nel Signore tornar più
salutem magis in Domino ex- vantaggiosi alla salvezza della
pedire noverimus. Plane au- Chiesa , e alla salute spirituale
tem non dubitamus ,quin vene- di cotesta Nazione. Siamo poi
rabiles Fratres Galliae Antisti. | certi che i venerabili Fratelli
tes, a quibus tot eximia erga Vescovi della Francia , da'quali
Nos et hanc Petri cathedram ricevenimolanti singolari atte
venerationis et observantiae stati di venerazione e dirispet.
testimonia accepimus atque to versoNoie questa Cattedra di
inclytus illius Nationis Clerus Pietro , e l'inclito Clero di quel
Populusque fidelis qui singu- la Nazione non che il fedelePo
lari in catholicam Religionem polo che si addimostrò sempre
studio se animatum semper o animato di special rispetto ver
stendit , maiori usque alacrita- so la Cattolica Religione, vor
te ita se gerere velint , ut san ranno da oggi innanzi con tan
ctissimae eiusdem Religionis to maggiorimpegno adoperar
cultus etsplendor magismagis si , perché venga vie più au
que augeatur. Denique prae- mentandosi il culto e lo splen
cipuae Nostrae in Te benevo dore della stessa santissimaRe
361

lentiae pignus accipe A posto- , ligione.Da ultimo ricevi in pe.


licam benedictionem quam gno della singolar benevolenza
ex imo corde profectam Tibi , Nosira perTe l'Apostolica bene
Venerabilis Frater , peraman- dizione, che dalfondo del cuo 1
ter impertimur . re , Venerabile Fratello , col più
grande affetto t' impartiamo .
Datum Romae apud s . Ma Dato a Roma a Santa Maria
riamMaiorem die 18 Martii an- Maggiore a' 18 Marzo 1848 .
no 1848. Pontificatus Nostri Nell'anno secondo del Nostro
anno secundo . Pontificato .
Pius PP. IX . Pio PP . IX .

La Santa Sede ed il nostro Ministero degli Affari


Ecclesiastici

Pw ' diuna fiata abbiamo in questa Raccolta ricordate le


grandissime cure , che a pro de' Regolari adoperava il re
gnante Pontefice Pio Nono. A renderle vieppiù manifeste e
continuarne come in breve la storia , rechiamo qui la Cir.
colare che la Sagra Congregazione sopra lo stato de Re
golari indirizzava, fin dall' Agosto del caduto anno, ai Ca
pi delle Religiose famiglie non pur dello Stato Romano ,
ma di ogni altra cattolica contrada ; avendo nel precedente
quaderno riportato il Decreto che la stessa Congregazione
emanava intorno a' novizii , che si dovranno quind ' innanzi
ricevere. A ciò fare ci spronava precipuamente una Ministe
riale ") , che in data del 29 dello scorso Marzo il già no

Questa Ministeriale,sottoscritta dalBaroneBonanni,allora Ministro,


diceva cosi : « Frale prime cure del Sommo Gerarca dell'immortale Pio
IX ,non si tosto ascese al Seggio Pontificale. quella si fu di provvedere.on.
de venissero ricondotti gli Ordini Religiosi verso l'essenza de' loro prin
cipii, restaurata ne fusse la rimessa disciplina, e ripristinato il culto del.
le lettere e delle dottrine . E l'enciclica che il Santissimo Padre diresse
a tal fine , nel 17 Giugno ultimo, ai Supremi Moderatori , Abati , Provin
ciali , ed altri Superiori dei detti Ordini, resterà monumento perenne di
tal sapientissimaA postolica di lui sollecitudine. - 11Governo del Re repu
ta suo dovere attendere anch' esso con ispecial vigilanza , d'accordo col
Magisterio Ecclesiastico, ad opera si importante , interessando somma
362

stro Ministro degli affari Ecclesiastici (per non sembrar forse


da meno del Papa ),dirigeva anch'egli ai Capi degli Ordini
Regolari del nostro Regno: ed intorno a questa ci cadrà in
acconcio di fare alcune nostre osservazioni . Le quali riguar.
dando i termini, di là dai quali non deve il poter laicale tra
scorrere , certo non riusciranno anche oggi inopportune .Ec
co intanto i tre Documenti , di che componesi la lettera cir
colare di quella sagra Congregazione:

mente anche albene comune dello Stato , che si rinnovino le prische glo
rie dei nostri Chiostri , e che rifioriscano come asili non solo di perfezio
ne cristiana, ma come alberghi altresi di sapienza; contemplando , senza
dilungarsi dallo scopo santo ed austero dei proprii Istituti , i loro studii e
le opere in modo conforme ai bisogni morali ed ai progressi civili del se
colo .-- A conseguire questo salutare intento rivolge pure la sua voce il
Real Governo ai Superiori Monastici , esigendo a tal uopo il lor concor
so efficace. E ben vorranno essi comprendere quanto ciò importi per ri.
conquistare ai rispettivi Ordini il favor della pubblica opinione, che con
tinuo sorrise alla lor culla, e fece plauso ai primi lor passi ; senza la qua.
le gl'istituti umani di qualsivoglia sorta crescer non possono, nè durare.
- Mi trasmetterà intanto V. P. sollecitamente un'esatta , compiuta e di
stinta nota di ciascun Monastero,Convento,e Casa Religiosa della sua mo .
nastica Provincia ,annoverandovi ancora gli ospizi, e specificondo i Ritiri
di più stretta osservanza. 2.-- In questa nola dovrà esprimersi il titolo del
Convento, il Comune in cui esista ciascuna Casa Religiosa ,indicando tan
to quelle che sono nell'abitato, quanto le altre situate in campagna, con
manifestare, rapporto a questo, la loro distanza dall'abitato . —Si farà
conoscere la capacità di ciascuna Casa , o lo stato della fabbrica ,gli spazi
annessi che costituiscono la clausura ,e come la medesima sia costituita ;
non che lo stato della Chiesa, esprimendo ancora se questa abbia la cu
ra delle anime, o se vi sia un particolare concorso e devozione, o un
qualche Santuario.- S'indicherà qual numero d'individui potrebbe
mantenere alcun convento; quale sia la famiglia in esso stabilita,quale il
preciso numero de’religiosi al presente , specificando i sacerdoti, ilaici,
i terziarii. - Quali siano i conventi di noviziato, di professione, di studen
tato , o di collegio di studii , indicando il numero de' novizii e degli stu
denti, e dei lettori ; e se nei medesimi si osservi la vita comune. - Qua.
li sieno le case di ritiro ,di stretta osservanza, e di vita comune.- Come
sieno servite ed officiate le chiese annesse ai conventi , e specialmente
quelle che abbian la cura delle anime ;e con quali mezzi.- Mimanifesterà
nel tempo stesso la P. V. quali siano le sue idee per meglio assicurare
il regolare andamento del culto , della disciplina, e degli studii confor
memente alle prescrizioni di Sua Santità nella prelodata enciclica , e per
far divenire i religiosi , giusta i Pontificii voti, sempre più utili, sia in
prestare con maggior impegno la loro mano adiutrice ai Vescovi nel Sa
cro Ministero , sia nell'occuparsi in altre opere vantaggiose alle popola
zioni ed al loro incivilimento ) .
363
DOCUMENTO I.

Reverendissimo Padre

Penetrata la SANTITA' DI NOSTRO SIGNORE PIO PAPA IX dalla con


siderazione che quanto apportapo splendore alla Chiesa ,vantaggio ai
fedeli, utilità alla società gl'Istituti religiosi , i quali corrispondano
al loro scopo , e conservino lo spirito di osservanza , altrettanto de
trimento ne potrebbe derivare da quelli, in cui languisce la re
golare disciplina , e manca lo spirito religioso, fin dai priinor
dii del suo glorioso pontificato ha benigbamente rivolto il pen
siero agli Ordini regolari per animare sempre più quelli , che con
servano lo spirito della loro istituzione , per svellere in altri la
zizania , che fosse mai nata in mezzo all'eletto frumento , per rav
vivarvi lo spirito di osservanza , per richiamarvi ove ve ne fosse
bisogno l'esercizio delle viriù , alle quali mirare debbano i clau
strali , per eccitarne gli alunni a prestarsi con maggiore lena in
vantaggio de' fedeli, per rimuovere le cause di decadenza , per
ottenere in una parola il vero e reale miglioramento de' Regolari.
A raggiungere un fine cosi salutare Sua SANTITA' ha nominata
una Congregazione cardinalizia , cui ha concesso il titolo di Sa
gra Congregazione sopra lo stato de'Regolari affinchè la mede
sima le proponga i mezzi convenienti ed efficaci, con i quali si
possa oltenere lo scopo desiderato come già stessa SANTITA' SUA
si è degnata dichiarare nella sua Enciclica diretta a tutti i Supe
riori degli Ordini regolari .
La nominata Sagra Congregazione nel vivo desiderio di corri
spondere alle intenzioni del SANTO PADRE già si è adunata , e nella
prima sessione tra le altre determinazioni ha risoluto ancora di
chiamarvi a parte i Superiori generali degl' Istituti, i quali per
obbligo del loro officio sono tenuti a cooperarvi efficacemente
spogliandosi di ogni particolare riguardo , ed avendo in vista sol
tanto il vero bene del proprio Ordine . E siccome i religiosi del
lo Siato della Chiesa debbono servire agli altri di esempio , co
si la Sagra Congregazione incominciando dai medesimi ha pre
scritto che i Superiori regolari debbano far conoscere il vero sta
to dei rispettivi Ordini , Congregazioni ed Istituti ,siano di voti so
lenni, siano di voli semplici, siano , che vi si professi soltanto u
na qualche regola in comune, non che dei monasteri, conventi
e case religiose esistenti nello Stato pontificio a seconda dei que
siti notati negli annessi , fogli, e presentare ancora i progetti di
miglioramento sulle basi che si accenneranno nei fogli medesimi.
Essendosi degnalo il SANTO PADRE di approvare l'accennala ri
364

soluzione , e volendone la piena esecuzione, commette a Vostra


Paternità in virtù di santa obbedienza di rispondere con tulla di
ligenza e verità ai quesiti medesimi dentro il termine di mesi
quattro, ed ingiunge nello stesso modo agli Abati , Provinciali ,
ed a tutti gli altri Superiori subalterni di somministrare a Vostra
Paternilà le necessarie notizie e gli opportuni schiarimenti .
Spera questa Sagra Congregazione, che Vostra Paternità si da
rà tutta la cura di uniforınarsi non solo ai pontificii comandi,
ma di secondare ancora le intenzioni di SUA SANTITA ', e che chia
mati a consiglio virtuosi, ed osservanti religiosi vorrà proporre
quanto potrà condurre al vero bene del suo Istituto , avendo in
visia la responsabilità, che si assumerebbe innanzi a Dio , e in
nanzi gli uomini se non cooperasse con tutta l'efficacia al mi
glioramento del suo Ordine.
Mentre questa Sagra Congregazione starà altendendo i neces
sarii elementi per prendere gli opportuni provvedimenti, Vostra
Paternità non omelierà intanto di raddoppiare la sua vigilanza
sopra le ammissioni dei postulanti, sopra i poviziati, i professo
rii , sul rello andamento degli studii, sull'osservanza regolare ,
ė di eccitare anche in nome di questa Sagra Congregazione i
religiosi a condursi per modo , che nulla si possa contro di loro
opporre , anzi esercitando eglino le virtù proprie dello stato re
ligioso , e cooperando alla santificazione de' fedeli coll ' esempio
e coll' opera siano di edificazione al popolo cristiano . Ordinerà
ancora , che in tutti i monasteri, i conventi e le case del suo Or
dine esistenti nello Siato pontificio con preghiere da farsi in co
mune s'implori l'aiuto divino e la intercessione dei Santi Fon
datori, acciocchè il Signore benedica e coroni di felice esilo
quanto il Sommo PONTEFICE disporrà pel miglioramento dei reli
giosi istituti .
Tanto dovea significare a Vostra Paternità Reverendissima nel
la mia qualifica di Segretario della suddetta Sagra Congregazio
ne sopra lo stato de'Regolari , e le auguro di cuore dal Signo
re ogni prosperità - Di Vosira Palernità Rma -Roma dalla Se
greleria della Sagra Congregazione sopra lo stato de' Regolari,
3Agosto 1847. Devotissimo servo A.CANONICO BIZZARRI Segretario .

DOCUMENTO II .

Reverendissimo Padre

Benchè questa Sagra Congregazione sopra lo stato de'Regola


ri abbia creduto dovere rivolgere le sue prime indagini sopra
Sci
i Regolari dello Stato pontificio ,perchè agli altri possano essere
di esempio, e a tale oggetto contemporapeamente diriga ai Su
periori generali una speciale circolare in data del giorno 3 A
gosto con i relativi quesiti, ciò non pertanto non intende limi
tare a questi le sue cure , ma le vuole estendere ancora ai Re
ligiosi degli altri Stati, inerendo appunto alle provvide intenzioni
del Sommo Pontefice, che ardentemente desidera il miglioramen
to di tutti , come apparisce dalla sua Enciclica del giorno 17 del
prossimo passato mese di Giugno . Ed è perciò che la medesima
S. Congregazione in nome di SUA SANTITA' ordina in virtù di san
la obbedienza a tutti i Superiori generali degli Ordini religiosi
siano di voti soleuni , siano di voti semplici , o di comunità di
chierici o di laici viventi in comune solto una regola , di rac
. cogliere al più presto possibile anche per i religiosi fuori di sla
to del rispeitivo Ordine lutte quelle notizie , che potranno , aven
do in vista la circolare , ed i quesiti fatti per i Religiosi dello
Stato pontificio , che loro dovranno anche per i Religiosi all'este
ro servire di regola e norma . Intende inoltre la stessa S. Con
gregazione di obbligare gli Assistenti delle provincie estere , e i
Superiori delle medesime a somministrare ai Superiori generali
le notizie , di cui saranno richiesti , e tutte le alire , ch' eglino
crederanno necessarie per giungere efficacemente al desiderato
scopo , potendo quelle notizie , che stimassero meritare speciale
riserva , dirigere direttamente alla S. Congregazione
In adempimento pertanto degli ordini della S. Congregazione
sanzionati dal S. PADRE mi affretto colla presente a renderne con
sapevole V. P. Rma per la esatta , e pronta esecuzione, ed in
tanto le auguro dal Signore ogni prosperità . Di V. P. Rma
Roma dalla Segreteria della S. Congregazione sopra lo stato de'
Regolari li 5 Agosto 1847. Devotissimo servo A. CANONICO Biz
ZARRI Segretario .

DO CU M E N T 0 III .

Elenco de' quesiti da proporsi a Superiori Regolari per i Mo


nasteri, Conventi ,eCase de’loro rispettivi Ordini esistenti nello Sta
to Pontificio secondo la risoluzione della S. Congregazione so
pra lo stato de' Regolari

1.º Dovranno i Superiori generali ed in loro mancanza o as


senza i Procuratori generali formare una esatta, completa e di
stipla pola di ciascun monastero, convento , e casa religiosa del
366

suo Ordine, che esista negli Stati Pontificii, annoverandovi ancora


gli ospizii, e specificando i ritiri di più stretta osservanza .
2.° In questa nota dovrà esprimersi il titolo del convento, la
provincia a cui appartiene , la città , o il paese, in cui esista cia
scuna casa religiosa , specificando tanto quelle , che sono nell'a
bitato, quanto le altre situate nelle campagne colla indicazione
rapporto a queste della loro distanza dall'abitato.
3.° Si farà conoscere la capacità di ciascuna casa, e lo stato
della fabbrica, gli spazi annessi che costituiscono la clausura , e
come la medesima sia custodita; non che lo stato dell' unita chie
sa , esprimendo ancora se la chiesa abbia la cura delle anime , o
se vi sia un particolare concorso , e devozione , o un qualche san
tuario .
4.° Riferiranno quale numero d'individui potrebbe mantenere
ciascun convenio colla rendita che ha, o coll' elemosine che ri.
ceve dai benefaitori; quale sia la famiglia in esso stabilita , qua
le sia il preciso numero dei religiosi al presente, specificando
i sacerdoti , i laici ed i terziarii .
5.° Quali siano i conventi di noviziato, di professorio, di stu
dentato , o di collegio de' studii, indicando il numero dei novi
zii , e degli studenti e dei lettori , e se nei medesimi si osservi
la vita comune .
6.° Quali siano le case di ritiro , di stretta osservanza , e di vi.
ta comune .
7.° Se i religiosi siano esemplari , ed osservanti : se osservino
le costituzioni dell'Ordine , ed i decreti pontificii, e se si faccia
dei medesimi lettura fra l'anno nei tempi determinati: se vi sia
no dei disordini , e quali ; se vi sia qualche religioso indiscipli
nato, scandaloso , incorreggibile, espulso, o apostata ; come si os
servino i voti , e specialmente quello di povertà: se faccino i de
positi nella cassa comune : se le camere dei Religiosi siano te
nute con quella semplicità , che esige il volo di povertà, o pu
re siausi introdotti degli abusi ritenendo oggetti superflui, o di
lusso : se i religiosi escano col compagno: se vi sia l'officiatura
in comune; se vi siano de ' religiosi propensi ad abbracciare la
vita comune : se dei religiosi muniti di speciali esenzioni oppo
ste alla regolare osservanza .
8.° Se i Religiosi si applichino nel confessare, nel predicare,
nell'istruzione , nell'assistenza agli ospedali , ed in altri esercizii
utili ai fedeli: e se negli ospedali assistiti dai Regolari si presti
no colla dovuta carità e nel modo prescritto dal loro istituto .
9. Come siano servite, ed officiate le chiese annesse ai con
367
venti , e specialmente quelle, che hanno la cura delle anime,
quanti siano i Religiosi, che nelle medesime amministrano il Sa
gramento della penitenza , ed annunciano la divina parola .
10.° Quale il metodo degli studii tanto per le belle lettere,
quanto per la filosofia, che per la teologia , quali gli autori: qua
le il progresso negli studii : quanti i lettori.
11.° Quale sia l'andamento dei collegi , e dei convitti de' se
colari tenuti dai Regolari , quale la condotta dei Religiosi, e dei
giovani , quale la istruzione morale , e scientifica, quale lo stato
economico , indicando il numero dei giovani esistenti nei suddetti
collegi, e convitti, e la mensile pensione, che pagano.
12. ° Se si commettano abusi nella celebrazione dei capitoli, se
si eseguiscano regolarmente le visite dai superiori , se vi sia nel
l'Ordine un defiuitorio , o altro consiglio; quali ne siano le at
tribuzioni secondo le regole , e le costituzioni , ed i decreti pon
tificii, e se quante volte il medesimo si aduni.
13.° Se si osservino i decreti pontificii circa gli espulsi, e gli
apostati ).
14.° Si dovrà fare un quadro generale del proprio Ordine, in
cui siano espresse le provincie, e le custodie esistenti nello Sta
to pontificio ,per quegli Ordini che l'hanno , notando nella rispel
tiva provincia e custodia , le case che vi appartengono , ed il nu
mero dei Religiosi che ne formano la famiglia . In fine si dovrà
formare un elenco generale di tutti i Religiosi del proprio Or
dine esistenti nello Stato pontificio esprimendone il nome , e co
gnome, la patria , la Diocesi , l' età, gli anni di religione , il gra
do e l' officio che occupano ; ed a questo si dovrà aggiungere
ancora l'elenco specifico di tutti i novizii colla indicazione del
la patria , della diocesi , della età , e della condizione, e della pro
vincia , o casa per cui professeranno .
15.° Potranno i Superiori generali proporre dei piani di rifor
ma per il loro Ordine, ma colle seguenti condizioni :
I. La Sagra Congregazione dichiara , che rimane gravata la co
scienza dei Superiori medesimi , e dei loro consiglieri sulla ve
ra utilità del piano , che si propone .
II . Debbono i piani riguardare la retta ammissione dei postu
lanti, il miglioramento del metodo di probazione, che si deve
fare nei noviziati , il regolare andamento dei medesimi e la lo

I) Ad ottenere la chiarezza nelle risposte ai soprascritti quesiti , le no.


tizie che riguardano ciascun monastero,convento e casa religiosa ,dovran.
no descriversi in altrettanti fogli separati .
365

ro restrizione nelle Religioni , che l'hanno in troppe case, per


cui non possono avere buoni maestri di novizii , e nel piccolo
numero dei novizii , e nella ristrella famiglia religiosa non pos
sono ottenere la prova necessaria a far conoscere la vera vo
cazione . Come ancora i piani medesimi debbono riguardare lo
stabilimento regolare dei professorii, il miglioramento degli stu
dentati , e degli studii , e la introduzione, ove non vi fosse, del
la vita comune nelle case di Noviziato , di professorio e di stu
dentato.
III. Si deve ancora proporre il modo d'introdurre a poco a
poco almeno in alcune altre case la vita comune .
IV . Il modo di formare con i Religiosi già esistenti delle fa .
miglie con un numero sufficiente per la regolare osservanza pro
porzionato alle rendite, proponendo ove ve ne fosse bisogno del
le concentrazioni.
V. Il modo di dare un impulso ai Regolari a rendersi sempre
più utili sia in prestare con maggior impegno la loro mano ad
iutrice ai Vescovi nel sacro ministero , sia nell'occuparsi in al
tre opere vantaggiose alle popolazioni,temprando l'impulso me
desiino a seconda dello scopo , a cui tende il rispettivo Istituto.
VI . Il modo di stabilire la retta amministrazione delle rendi
le cou opportuni impianti, e rendiconti,e con i depositi nella cas
sa comune .
VII . Il modo di ben regolare le visite, e renderle utili .
VIII . Si deve nei medesimi accennare se per essersi variate
le circostanze, ristretto il numero delle case, e dei Religiosi , o
per altri motivi vi sia luogo a cambiamenti nelle costituzioni,
nel regime , nello stabilimento del consiglio dell'Ordine .
IX. Dovranno i Superiori generali nel formare i piani mede
simi sentire il consiglio di Religiosi osservanti , i quali abbiano
unicamente in vista il bene del proprio Ordine.
Le risposte si dovranno dirigere alla Sagra Congregazione so
pra lo stato de' Regolari , la cui speciale Segreteria esiste nel
Convento di s . Maria in Trivio ; e quante volte si avessero ad
inviare alla medesima delle lettere per la posta si userà la sem
plice direzione : Alla sagra Congregazione sopra lo stato dei
Regolari. Roma 3 Agosto 1847. A. CANONICO BIZZARRI Segre
tario della sagra Congregazione sopra lo stato de' Regolari.

Dai Documenti qui ed altrove allegati possiam dirittamente


argomentare, essersi non pur cominciata dall'immortal Pio IX
369

la grande opera della riforma dei Regolari , ma andar via


via progredendo. Perocchè , inviate già in Roma fin dallo
scorso anno dai Capi degli Ordini regolari le dimandate
relazioni , la Sacra Congregazione va a mano a mano pren.
dendo salutevoli provvidenze, delle quali la più importan
te e radicale è quella senza fallo ( già recata da noi nel $
precedente quaderno) , che risguarda le novelle piante da
educarsi nei chiostri a nuova vita di sapienza , e di santi
tà . Or come se nulla di tutto ciò fosse ancora stato ado.
perato , il Ministro degli affari Ecclesiastici veniva anche
egli , dopo quasi un anno, a levar la sua voce, e ad in
giungere ai Regolari le sue prescrizioni in apposita Mi.
nisteriale . Noi provammo molta gioia vedendo nella bre
ve introduzione di quella sua lettera usato il linguaggio
cattolico de ' nostri maggiori , e gliene rendiamo solenni
grazie . Si , diasi lode al Ministro di non aver come per
lo innanzi adoperato , in discorrendo del Papa, le voci di
Corte di Roma , vecchia formola del nostro foro, inven
tata per oltraggiare a suo bellagio sotto bugiarda distin 4
zione la infallibile Cattedra di san Pietro . Oh ! come scen.
don grate al nostro cuore , e quasi ci traggono a lagri
marne di tenerezza quelle espressioni aggruppate in si po
che righe di Sommo Gerarca, di Seggio Pontificale, di
Magisterio Ecclesiastico , di sapientissima apostolica solle
citudine di Santissimo Padre ! Deh ! e quando mai da un se
colo in qua udissi un nostro Ministro degli affari Ecclesiastici
usare in pari circostanze un simile linguaggio? Ma questa stil
la di consolazione ci venne tosto inamarita dalle disposizioni
che quella Ministeriale conteneva .
E per verità ognuno aspettato si avrebbe ,che il Ministro indi
rizzandosi ai Superiori de'Regolari, avesse parlato di un obbiet
lo tutto proprio di un potere laicale , e tra gli stretti limiti di una
civil polizia . Ma no , che l'obbietto è spirituale, è quel me
desimo a cui già provvedeva il gran Pio, anzi ( chi il cre
370

derebbe ?) le parole del Ministro son proprio quelle stesse ado


perate dalla Sacra Congregazione; imperocchè ei non fa che
trascrivere alla lettera i primi sei articoli della testè allegata
Notificazione di Roma,più la prima metà del nono ; ed in
fine anche egli ordinando ai superiori d'inviargli i loro piani
di riforme, servesi delle stesse parole della Va Condizione .
Or per che mai andar ripetendo quelle medesime prescrizio
ni intorno alla regolar disciplina , le quali per quanto son
tutte proprie della potestà spirituale , altrettanto sulla bocca
del poter laicale sono, per non dir di peggio, una ridicola
imitazione ? Forseché a tanto non bastava la divina autorità
del Pontefice ? Forsechè senza l'approvazione di un Ministro ,
Egli non poteva liberamente esercitarla ? Forseche Egli l'ha
richiesto di aiuto alla grande opera ? E perchè non dirlo ,ed
usare allora tutt'altro linguaggio, convenevole alla sua laicale
missione ? Per verità quasi direbbesi , che voi,signorMinistro ,
1
credeste pressochè usurpatrice senza l'opera vostra la pontifi
cale autorità , e ve ne adontaste ;la temeste, e però mostrandovi
ossequioso a Pio ,ammiratore delle sue sollecitudini paterne a
pro de' Regolari ,cacciaste destramente in mezzo la vostra au
torità , e parlaste il medesimo linguaggio del Papa ,che sul lab .
bro di un laico ( perdonate se vel diciamo nuovamente ha molto
dello strano.Curioso spettacolo difatti sarebbe vedere un nostro
Ministro incappato nella sua toga e seduto sul suo seggio .
lone , tenersi intorno in piè , quai giovani novizzi, i Superiori
de Regolari dalle bianche barbe e dalle venerande cocol.
le , e parlar loro del come si costituisce la clausura, pre
scrivere i ritiri di più stretta osservanza , dar loro lezio
ni di ascetismo , della vita comune, della cura delle ani
me , del come si servono ed officiano le chiese, indicar lo
ro i metodi , ed i libri de' loro studi chiesastici, fare in som .
ma che mercè l'opera sua pietosa i chiostri riforiscano
come asili di perfezion cristiana non solo, ma come al
berghi altresi di sapienza . E non importano appunto que
371

sto le dimande, che si fanno nella Ministeriale e le rispo


he ste che se ne aspettano ?
le Nulla poi vogliam toccare di quella si grande premu
ra di sapere minutamente il numero de conventi , degli o
spizii , de' ritiri; e le loro distanze, e quanti siano i sacer
doti , gli studenti , i novizzi , i terziarii, e quali siano i mez .
zi di sussistenza . Il proverbio dice : « delle pecore annove
rate mangia il lupo » ; e se volessimo stare a quanto ogni
di van bucinando e proponendo i nostri giornali , sì che a.
vremmo a temere di vedere avverato il proverbio ; ma noi
non vi prestiam credenza, chè la parola del Ministro ci
rende certi non volersi tor via i chiostri , ma si tornarli in
fiore. E solo ci facciamo a pregare a mani giunte chiunque
starà d'ora innanzi a capo del nostro Ministero degli Affari
Ecclesiastici di non più immischiarsi nelle cose che sono
proprie del Capo della Chiesa e della ecclesiastica Autorità;
tanto esige. l'onore medesimo e la coscienza di un Ministro
cattolico,tanto richiede lo spirito del secolo e l'indole propria
ed dell'Italia , tanto comanda quella fiducia che tutto il mon.
do ha pienamente riposta nell'Angelo delVaticano.Persuadete
vi pure , gli diciam francamente, essere oggi finito quel tempo
in cui per si lunghi anni i vostri predecessori la fecero da
W Papi con grave danno della Chiesa in questo regno ; che quelle
vecchie Ministeriali , a cominciar dal famoso Tanucci fino al
Trabia , ognuna delle quali dirsi potria un nuovo anello riba
dito alla catena che rendea schiava la nostra Chiesa , deb
bono oggidi mandarsi in disuso , e solo reputarsi degne di
gittarsi alle fiamme, se pur non si vogliono conservare qual
documento ai posteri della riconosciuta premura che per
quasi un secolo ebbesi nel nostro Ministero d' innestare in Lei
non pure il gallicanismo, ma il febronianismo, e peggio '),
20 ) Si vegga l'opera del Lamennais ( allora cattolico ): Tradi
tion ecc. Tradizione della Chiesa sull'istituzione de’vescovi ecc.
pubblicata nel 1812.
1

372

e per tal guisa la rendette pressochè sospetta ed odiosa ,


quasi che Essa , come l' incredulità osa calunniarla , fosse
per indole nemica di verace libertà . Se volete veracemente
il popolo morigerato , credente, amicato alla Chiesa, l'unica e
sicura via è quella di sciorre a lei i legami onde il potere lai
cale vorrebbela vie più allacciata. Ciò han dimostrato quanti
vi ha gravi e sensati scrittori della penisola e di oltremonte :
ciò persuade ai più schivi l'esperienza dell'Irlanda, del Bel
gio ,degli Stati Uniti di America.Che se pure da ultimo cre
desi necessaria una riforma nel Clero di questo Regno, an
zichè permettere che laici ( e quali laici !) ne sorgano ogni
di beffardi riformatori, volgetevi ai nostri padri, ai nostri
comuni Pastori datici da Gesù Cristo , ai Vescovi.Pregateli ,
chiedete , che liberamente ( come in simili circostanze ha
sempre praticato la Chiesa ) tengano sinodi diocesani , si
ragunino in concilii provinciali , e che essi soli se la in
tendano col Sommo Pontefice . Deh ! affidatevi loro pure
senza tema; l' Episcopato ( che che una sfrontala maldi
cenza sia ita i singoli denigrando riunito in corpo , e con
fortato dal suo Capo , si farà ammirare , come fe' mai sem
pre, per riforme piene di moderazione , di prudenza, di sa
pienza a bene della patria comune.Per tal guisa oh come il
vostro nome andrebbe alla posterità glorioso e benedetto , quai
grandi aiutatori di un'opera santissima, e , mercè la forza
del vostro esempio, quali benefattori di tutta la penisola !
La libertà ottenuta , se fu un benefizio largito a tutti gli
ordini de' cittadini , vuolsi a cento doppii tenere qual pecu
liar dono che Dio faceva alla sua Chiesa,principale obbiet
to delle opere di sua Provvidenza . Si Iddio tanti muta
menti permise per render la Chiesa libera , indipendente,
e perciò appunto cara e riverita alle nazioni. Guai ai po
poli che avendo ricevuto da Dio la libertà , ne facesse
ro un monopolio a solo loro profitto, negandola alla Chie
sa : eglino si renderebbero indegni ( come la storia ce ne
373

rende testimonianza ) di un sibel dono della Provvidenza .


I voleri di Essa nelle presenti congiunture lungamente espo
neva la Redazione dell'Amico Cattolico nell'ultimo quader :
no ") , scrivendo : « Ora dunque primo frutto , essenzialissima
conseguenza di quella coscienziosità , diquel religioso convin
cimento di che tutto il popolo italiano dev'esser animato,
d'uopo è che sia lo scrupoloso mantenimento della totale indi
pendenza e libertà della Chiesa , dov'essa già ne gode, ed il
ripristino di queste prerogative dove l'usurpazione del Potere
temporale ne l'aveva spogliata . Se la libertà è ormai sanzio .
nata in tutta Italia come un sacro diritto d'ogni individuo,
se quanto non lede i sociali rapporti dell'uomo giustamente
si riconosce appartenere al suo intangibile dominio ; perchè
non accorderemo noi a quella sublime Istituzione, che Dio
stesso venne come uomo a fondare sulla terra per l'inces
sante promulgazione di tutte le verità salutari e per l'in
dividuale applicazione del più grande Riscatto , perchè non
accorderemo noi a questa Istituzione divina , ch'è la Chie
sa cattolica , una sfera d'azione illimitata e indipendente ,
quale ad essa conviensi , quale ella sempre richiese , con
1
scia de proprii diritti e de'proprii doveri ? Verso di lei , che
tien luogo del medesimo Salvatore, il quale passò benefi
cando gli uomini, non v'ha luogo a sospetti , a diffidenza :
ella non isparge che benefizii a guisa del suo divino Isti
tutore ; la sua dottrina e le sue pratiche non tendono che
a preparar l'uomo alla beatitudine del cielo , e ad alleviargli
i mali inseparabili dalla sua condizione sulla terra . Con tutti
i doni di natura che Dio ha prodigato all'Italia , l'Italia non
sarà per nulla felice , se non sarà religiosa ; nè sarà vera.
mente religiosa , se non rispetterà la libertà della Chiesa in
tutte le sue attribuzioni , se non rispetterà l'indipendenza di
lei dall'autorità temporale in tutto quello che le appartiene e
per quanto ad essa appartiene » ) .
.
I COMPILATORI
") Dispensa 2.adi Marzo .
374
Di alcuni nuovi provvedimenti del nostro Governo intor
no alla pubblica Istruzione

ECRETATA appena la novella forma di reggimento per il


DECRETATA
regno di Napoli, tutti se ne promisero mille vantaggi an
che quanto alla pubblica Istruzione . Molto , diceasi , aver
inutilmente tentato fino a quel di l' egregio Monsignor Maz .
zetti , onde migliorare questa parte si importante dell'edu
cazione di ogni civile società , ma essergliene fallita la spe
ranza ; doversi ormai cominciar da capo l'edificio del pub
blico insegnamento; esser necessario preporre uomini nuovi
a tali cose nuove ; e tutti vedrebbero i beni sodi e reali che
se ne ritrarrebbero . E pure , mentre aspettiam tuttora a sa
lutar qualche raggio di cosi desiderata luce , non possiam non
guardar con sorpresa alcuni fra gli atti emanati dal Governo
per questo fine. Conciossiache altri di essi servirono a to .
glier di mezzo tutto che eravi ancora di antico , ed altri a
spianar la via per la novella meta ; ma così questi che
quelli anzichè riedificare, mirano in buona parte a distrug.
gere il pubblico insegnamento . A noi , i quali difendiam
soltanto la causa della Religione , non siede certo in men
te il disegno di porre partitamente a disamina tutti questi
provvedimenti di cui alcuni nulla non hanno che partire
colla Chiesa; però non tralasceremo di dire qui il nostro
avyiso intorno a quegli altri che riguardano da vicino la
cosa religiosa .
E innanzi tutto , ci si conceda domandare a’ Ministri , qua
le opportuna disposizione hanno finora trovato per supplire
per ora all'ammaestramento di più che mille giovanetti , che
ricevevano ogni giorno gratuitamente nelle scuole de' Gesui
ti istruzione letteraria e cristiana ? Se i costoro parenti non
seppero far , come tanti altri , a gridare in via Toledo , ac
ciocchè il Governo trovasse un mezzo d'istruzione gratui
ta per chi non poteva in altra guisa procacciarsela ; con
tutto ciò dovevano provvedervi di per sè stessi i Ministri .
Chè lo Stato scapita moltissimo allorchè i giovani poltrisco
375

no nell' ozio e nell ' ignoranza . Similmente parveci degna


di biasimo la condotta del Ministero , quando . decise, che
nella pubblica Biblioteca potesse ognuno recarsi in mano
a leggere ogni sorta di libri. Perciocchè in addietro basta
va colà mostrare la licenza della sacra Congregazione del.
l' Indice per istudiare in qualunque libro ; ma oggidi tutti
indistintamente possono svolgere a posta loro le più infami
e laide opere, senza che altri possa impedir questo scan
dalo . E cosi mentre si fa plauso al Vicario di Gesù Cristo
in terra , a Pio IX , si hanno in non cale i decreti di quelle
sacre adunanze di Roma,cui Leibniz medesimo rispettava ' ).
O noi andiamo errati , o questa disposizione del Governo da
rà frutti amarissimi di mal costume . Opera esso , per verità,
a fin di promuovere nel popolo la letteraria istruzione , ma
falla ne' mezzi , usandone ora indegni , come questo che
abbiamo accennato , ed ora affatto opposti al suo fine, sic
come l'altro di cui intendiamo presentemente discorrere .
Chiunque ha anche lievemente gustato le recenti opere
di economia politica e di statistica, ben sa che la condizio
ne infelice delle classi inferiori del popolo è la materia di
un singolare studio degli economisti in Europa. E chi un
ripiego vien proponendo , e chi un altro per ammigliorare
lo stato della misera gente ; nè mancano di que', che pro
pongono per questo una maggior diffusione dell'istruzione
elementare; onde avvenne che la più parte de' Governi si
adoperarono a tutt' uomo per propagar vie più l'insegna .
mento primario. Questo è pure oggigiorno l'avviso del no .
stro Governo ; in fatti troviamo nel Giornale costituziona
le del Regno, a ' quindici Aprile, una lettera del Ministro
degli Affari Ecclesiastici, ove sta detto : « Poichè l'istruzione
del popolo'è uno de'più grandi bisogni del nostro paese ,ed è ciò
da cui dipende , nella massima parte, lo stato avvenire del.
la patria , primo obbligo del Governo è prender di essa una
continua e special cura » . Bene sta , diciamo noi all' egre
) « Ulile esset discere quae Romae decernantur in Congre
gationibus, velut Rituum , Inquisitionis, Indicis etc .; nam talia a
me minime spernuntur » , Opp. ed . Dutens, t. II , par . I , p . 276.
RAC.REL . VOL.XV. 25
376

gio Ministro , bene sta ; ma ponete mente allo spirito che


dee reggere ed animare questa popolana istruzione. Impe
rocchè se l'educazione del popolo non è in mano del Clero
o diretta da lui , mai non darà que' risultamenti che ve ne
promettete . Se di per sè stessa l'istruzione elementare va
Jesse a render migliori coloro che la ricevono, egli è fuor
di dubbio che là dove vien essa aumentandosi , dovrebbe
venir a mano a mano diminuendo in mezzo al popolo il
numero de' delitti e degli accusati . Per tanto date, di gra
zia , uno sguardo all'Inghilterra e all' Irlanda, e ben vi ac .
corgerete come benchè sia estrema la miseria nell'una e nel .
l' altra contrada , con tutto ciò l ' Inglese povero vive nel .
l'abbrutimento , mentre l' Irlandese di pari condizione è vir.
tuoso , talvolta fino all' eccellenza . Or da che muove cosi
fatta diversità , quando è risaputo essere l'Inghilterra il
paese , in cui la istruzione primaria è più universalmente
diffusa ? Udite : « Presso le infime classi dell' Inghilterra noi
troviamo una deplorabile mancanza delle fondamentali cre
denze e delle venerande abitudini religiose : presso quelle
dell' Irlanda un attaccamento alla Religione, che appalesasi
in ogni circostanza , e che ne fa ravvisare nella fede cat
tolica il principio della loro vita morale e la norma del
la loro condotta . Ora nella Gran Brettagna l'educazione
dei figli del popolo è abbandonata a' mercenarii presi al
l'azzardo , sprovveduti di tutte le qualità necessarie per
riempire la loro missione , ed incapaci soprattutto d' inspi.
rare veron principio di religione e di morale ; principii ai
quali eglino stessi sono del tutto estranei . Dal canto oppo .
sto l' educazione del popolo Irlandese trovasi generalmente
nelle mani del Clero , ovvero sollo la sua direzione. L'in.
segnamento e le pratiche della Religione vi occupano un
posto considerabile. Ne conseguita quindi evidentemente ,
che non deesi punto cercare altrove la cagione dell'im
mensa superiorità morale delle classi povere dell ' Irlanda a
fronte di quelle della Gran Brettagna ) » . La Camera de'

') I vantaggi di una educazione religiosa per le classi in


377

Comuni egualmente , avendo nell' anno 1838 ordinata una


Commissione perchè indagasse sulla educazione delle classi
povere nella Gran Brettagna , udi leggerne un Rapporto, in
cui apertamente attribuiscesi alla mancanza de' principii di
Religione e di morale nell' educare il popolo il grande ac
crescimento de' delitti . Dale altresi uno sguardo alla Fran
cia e al Belgio, ed osserverete che nel 1841 fuvvi in Fran
cia un accusato per ogni 4,374 abitanti, mentre se ne iro .
vò nel Belgio meno della metà , cioè un accusato sopra
9,925 cittadini . E sappiate che nel Belgio , ove è al tutto
libero l'insegnamento di ogni grado, i sentimenti religiosi
della nazione danno al Clero un'influenza preponderante
sulla educazione popolare , di maniera che in tre anni , dal
• 1841 al 1844 , fuvvi una diminuzione di 23 per ogni cento
nel numero de' delitti ; mentre che in Francia , riclamandosi
indarno la libertà d' insegnamento , fu si universalmente dif
fuso il sistema d'istruzion popolare ordinato nel 1833 dal
Guizot . Queste considerazioni, ed altre moltissime dello stes
so genere che potremmo recare ") , son sufficienti per chia
rire il bisogno che vi è di dare o mantenere nel Clero e
nelle Società religiose la preponderanza nella educazione
popolare.
Ma vorrà il nostro Governo , che l'educazione della gente
povera sia confidata a persone di professione religiosa ? Ri
sponda chi vuole a cosi fatta domanda , dopo aver letto le
disposizioni che il medesimo Ministro degli affari Ecclesia
stici , d'accordo con quello della Pubblica Istruzione , ba
dato nella citata sua lettera . Egli adunque ha voluto eleg
gere una Giunta composta di un ecclesiastico e qualtro
laici , con alla testa anche un laico a presederla . Questi

digenti, provati con Documenti istorici, dissertazione di Edmon


do de Cazalės , prof. di Lovanio , inserita nel tom . XIX degli
Annali delle Scienze relig. p . 255 . ?) Non consentendolo la
brevità di quest articolo , potrà vederne di più il lettore e nel
lo scritto ora citato del Cazalès , e nel tomo I della Rivista re
ligiosa ecc. di G. Balmes , intitolata la Civilizacion, Barcellona T
1841 , p . 99 e segg .
378

dorranno esaminar diligentemente lo scopo ed il metodo


delle scuole, cui tengon in mezzo a noi le Figlie della Ca
rità , i Barnabiti e gli Scolopii , e riferire subitamente a lui
il proprio avviso intorno a tre cose : « 1. ° Se l'insegna
mento elementare delle figliuole della Carità corrisponde a'bi
sogni de' primi anni , ed è atto non solo a snodar la mente,
ma ad educare il cuore a quella nobiltà e dignità , che ren
de il popolo capace di progredir per la via delle libere isti
tuzioni . . . se sia utile che continuino quelle scuole, e pos
sano ancora essere quelle religiose donne adoperate negli a
sili dell'infanzia, o in altra opera di carità ecc . 2. ° Se l' in.
segnamento de' PP.Bernabiti e de' PP . Scolopii può , oltre allo
scopo morale, conseguir quello altresi di una ben regolata
istruzione, si pel método, sì per i libri adoperati , e si per la
idoneità di quelli che a cosiffatto ufficio sono preposti . 3. °
Se , in fine , coteste scuole sono accomodate non a deprimere
ma a destare e coltivar l'ingegno, non a soffocare ma ad
elevare il sentimento della propria dignità » .
Messa dall' un canto l'inconvenienza grande, ch'è nel ve
der laici i quali presumano di giudicare della bontà del
l'insegnamento dato da Congregazioni religiose , mentre han
fatto sempre loro plauso e Sommi Pontefici , e Principi , e
dotti uomini , e intere nazioni , fossero anche protestanti od
infedeli; tralasciando altresì la grave ingiuria che si reca
ad uomini tanto benemeriti della civile società ; volendo
sottoporre a pruova l'idoneità di quelli che a cosiffatto
ufficio sono preposti ; noi intendiamo dimostrare , come
questa Giunta ordinata dal Governo è inutile per il fine
a cui mira, e potrà riuscire sovvertitrice del pubblico am
maestramento .
Al pontefice che lo interrogava circa la sua dottrina , Ge
sù rispose: « Perchè interroghi me ? Domanda a coloro , che
hanno udito tutto quel che io abbia lor detto : questi san
no , quali cose io abbia dette ") » . Or parveci che col mi
glior diritto del mondo le tre religiose Comunità , di che

") Joan . XVIII , 21 .


379

si parla nell' indicata lettera ministeriale , possano egualmeu


le rispondere a quella Giunta . Perciocchè la storia delle
età a noi vicine e della nostra hanno a bastanza chiarito
il frutto , che si trae dall'insegnamento delle Figlie della
Carità per le donzelle, e de' Barnabiti e Scolopii per i gio .
vanetti . E veramente , per che mai tapti popoli per indole
e linguaggio diversi , e tra loro anche per credenze religio .
se opposti , vennero con tanto ardore chiedendo, fondasser
si in mezzo a loro queste Istituzioni , se non perchè toccava
no con mano i vantaggi che i figliuoli e le figlie loro ne a
vrebbero ricavato ? Napoli stessa non vide forse gareggiar
le sue provincie per averne alcuna ad ammaestramento de'
fanciulli ? Nè l'insegnamento di queste religiose società non
aiuta a render capace il popolo di progredir per la via
delle libere istituzioni; perciocchè insieme con l'istruzio
ne letteraria esse vanno sensibilmente insinuando negli ani
mi teneri de' ragazzi la verace pietà , la dottrina del Van
gelo . Or questo « è , per chi voglia seguirlo , una educazio
ne compiuta dell'umanità , conforme al suo stato presente,
ed a' suoi futuri destini ; è un inviamento alla città super
na, divino nel suo principio, ne' suoi mezzi , nel suo com
pimento, ma inspiratore ad un tempo e ordinatore delle gran
di virtù che abbelliscono e onorano la vita civile " ) » . Ol
trachè i saggi , che pur tra noi diedero le giovanette edu
cate dalle Figlie della Carità , e gli allievi de' Barnabiti e
degli Scolopii fecero chiaro vedere , come proficui erano
stati gli ammaestramenti cui le une ebbero e nelle arti don
nesche e in quanto si appartiene ad istruzione elementare,
e gli altri ricevettero non solo nelle lettere ma anche nel
le scienze naturali ed astratte. Basta unicamente sapere che
sorta di libri adoperano que' Padri per lo studio delle lin
gue e delle scienze, per rimaner persuaso, che l'insegna
mento loro sta a paro a' bisogni dell' età presente. Basta
eziandio per questo fine ricordare, che anche oggidi son
molti in Italia tra' Barnabiti e Scolopii , i quali primeggia

' ) G. Audisio , Educazionemor.e fis.del Clero, Napoli 1847 ,p.12.


380

no nelle scienze puramente profane. Il Ministro adunque


solo che avesse dimandato di queste Congregazioni religio .
se , avrebbe loro risparmiata l'ingiuria di una Giunta di
esame , e saputo assai più intorno a' metodi del loro am
maestramento . Avrebbe senza manco saputo , come l'inse .
gnamento delle Figlie della Carità è più che atlo non so.
lo a snodar la mente , ma altresi ad educare il cuore ;
giacchè mirano esse a formar non già ballerine o canta
trici , nè chiacchierine o saccenti , che volendo giudicar di
tutto divengono insopportabili , ma si donzelle istruite , sa
vie , massaie , che anlepongono il buon senso al buon tuono,
e l'amor dell'ordine ad ogni cosa ; in somma buone donne
cristiane la cui virtù derivi dalla religione , e dalla virtù ri .
traggano le veraci loro attrattive ' ) . Che se poco più fossesi
allargato nel leggere le storie de' tempi recenti , avrebbe
il Ministro trovato , essere usciti șempre dalle scuole dei
Barnabiti e degli Scolopii , coine di ogni altra religiosa Con .
gregazione , uomini per valore e per lettere distinti, e ve.
duto che quelle sono accomodate non a deprimere ma a
destare e coltivar l'ingegno, non - a soffocare ma ad e.
levare il sentimento della propria dignità . In fatti « nei
tre ultimi secoli , che sono i più illuminati dell'Europa mo
derna , l' educazione venne universalmente diretta dai mem
bri dell' ordine ecclesiastico ; che se fa d'uopo giudicarne
pel numero degli uomini grandi ch'essi han saputo forma.
re nelle scienze e nelle lettere , per la magistratura , per la
professione delle armi , pel governo degli stati , eglino so
nosi mostrati abilissimi a maneggiar gli spiriti, a sviluppar
le qualità naturali dei loro aluoni , e l'esperienza risponde
vittoriosamente su tal materia alle declamazioni dei detrat
tori 2) » . Così adunque tornava inutile questa Giunta ; ma
dicemmo che potrà riuscir sovvertitrice del pubblico inse
gnamento .

1) Vedi su questo argomento De l'éducation des filles per


Fénelon . —2 ) M. Frayssinous , Conferenze sulla Religione, Paler
mo 1831 , vol . V , p . 221 .
381

In verità , poniamo ch ' essa sentenzii contro le scuole delle


Figlie della Carità, de' Barnabiti e degli Scolopii ; e decida
non esser utile a noi Napolitani e cattolici , che continuino
quelle scuole ; in qual guisa pensate voi , che potranno al
lora ricevere buona e cristiana educazione que' fanciulli e ſan .
ciulle poveri che le frequentavano ? Allorchè trattasi di educa
*
re la tenera età ,fa bisogno procacciarle non solo un'istruzio
ne letteraria , non solo quelle cognizioni di cui per altro ,
ove non si adoperino mezzi opportuni , si può cosi facilmen
te abusare, ma specialmente quelle dottrine religiose le qua
li sono il più fermo -sostegno de' costumi, e delle virtù do
mestiche e cittadine. « Guai alle generazioni nascenti, di
ceva Frayssinous " ) , se noi non avvertiamo, che quanto più
l'istruzione sarà propagata , popolare , tanto più importa che
sia profondamente religiosa » . Non accade dell'istitutore
de' giovanetti , e delle istitutrici di fanciulle , quello stes
so che incontra a pubblici uſliziali, i quali purchè si mo
strino intelligenti , esatti e probi , avranno sempre adem
pito per rispetto al Governo il proprio dovere , quando
anche fossero sgraziatamente non molto teneri della Reli
gione . Ma l' educatore è rivestito di una specie di parti
colare sacerdozio , toccando a lui l' ufizio sublime di for
mar lo spirito e il cuore della gioventù , il che importa
il difficile dovere di cosiffattamente moderare si gli ammae .
stramenti suoi e si le sue azioni da riuscir savia guida e
virtuoso esemplare per quella età, la quale meglio si rego
la con l'autorità e col sentimento che col raziocinio e la
riflessione. E chi saranno « i ministri di questa grande ria.
bilitazione, non solo europea , africana od asiatica, ma e .
cumenica , ossia proposta a tutte le discendenze della fami
glia umana ? Sono i Leviti del Santuario cattolico ; coloro
nelle cui mani , nel cui seno, coll'autentico carattere dello
Spirito Santo , fu riposta la sacra fiamına rigeneratrice del.
l'universo ; coloro che l'altezza della missione esige irre.
misibilmente che siano i più scelti , i più costumati, i più

?) Loc. cit. , p . 216 .


382

colti , i più illuminati,pii,intrepidi, santi , e quasi divini fra i


mortali " ) » . E per le giovanette precipuamente , a ciò servono
quelle vergini religiose che consagratesi ad una vita di con
templazione, di lavoro e di austerità , sono per le donzelle
tútte non solo , ma per le stesse matrone un modello di tutte
le viriù , un tipo sublime del loro più bello ornamento ch'è
il pudore . Sono quelle Figlie della carità , il cui sacrifizio
della propria beltà ,giovinezza e talora anche de'nobili na
tali era chiamato da Voltaire forse il più sublime che aver
si possa in terra ; quelle Figlie , la cui nobile istituzione , co
me riconobbelo lo stesso Chaptal, ministro dell'Interno a '
tempi del Direllorio , mira unicamente ad educare altrui nel
la pratica di tutte le opere di carità senza termini ?). V110
le Fénelon nel suo trattato sull'educazione delle giovanet
te ,che quando le bambine hanno a balbutire alcun nome,
imparino quello di Dio ; se hanno a cantare , si addestrino si
pie canzoni ; e se debbono apprendere la storia , studiino so
prattutto nell'istoria sacra ; giacchè il compendio di tutti i
precetti ch ' ei dà per l ' ammaestramento delle giovanette ,
è la Religione . La quale non sappiamo da chi meglio pos
sa insinuarsi negli animi de' fanciulli, se non da coloro che
fecero religiosa professione ; talchè se togliete di mano a
costoro l'insegnamento per darlo a ' laici, avrete fallito in
gran parte lo scopo propostovi dell'educazione. Egli è ve
ro che non da tutti si calcola l' efficacia delle dottrine re
ligiose sulla educazione della crescente e tenera età , « ma
tampoco si calcola , diremo con un profondo pensatore ,
la salutare influenza ch' esercita sopra le piante la rugiada
della mattina, tampoco si calcola l'azione vivificante della
luce su tutta la natura, tampoco si calcola come l'acqua
che si filtra nelle viscere della terra , la feconda e la ren .
de fertile, facendo germogliare dal suo seno leggiadri fiori
e squisite frutta » .

) G. Audisio , Op. cit., p . 12. - ) Veggasi il tomo II delle


Mélanges de Religion di Mons . di Boulogne, Parigi 1827 ; Sur un
arréle de Chaptal ecc .
383
E qui anche da sè giudichi il lettore , se il decreto de 19
Aprile col quale è abrogato l'altro de’ 10 Gennajo 1843,
i
che pose l'istruzione primaria nella dipendenza de' Ve
scovi, possa riuscir come dice il Ministro dell'Istruzione
Pubblica, a « diffondere nel popolo quella istruzione dalla
quale è stato tenuto finora stolidamente lontano , e che è
pur quella che deve svolgere in lui i sentimenti morali ,
e le facoltà dell'intelletto ) . Solamente vogliamo ricordar
gli, messi anche da parte gli argomenti' or ora allegati ,
che il Sommo Pontefice Pio IX fin negli Asili d'Infanzia
volle ogni cosa regolata dal Vescovo diocesano ' ) ; giac
chè, sta detto nella lettera circolare della Congregazione
degli Studi , gravi disordini accadrebbero « se si costituis .
sero presso che immuni dalla salutare presidenza del Ve.
scovo per affidarne a privati cittadini la direzione esclusiva ) .
In una parola e astraendo da tutte l' eccezioni , conchiude
remo col conte de Maistre ?), se noi non ritorniamo agli
antichi principii, se l'educazione della gioventù non è re
stituita a’ Ministri della Chiesa , e se le scienze non siano
per tutto subordinate alla Religione , sono infallibili i mali
che ci attendono ; noi ci traviamo per la scienza , e questo
è l'estremo grado di traviamento » .
I COMPILATORI

Lettera del Ministro degli Affari Ecclesiastici al Cardi.


nale Arcivescovo di Napoli, e Risposta fattagli da quel
l' Emo Porporato * ).

EMINENZA REVERENDISSIMA

L'avviso pubblicato nel Giornale Uffiziale del di 6 di A


prile corrente , non poteva turbare la coscienza di nessun fe

1 ) Vedi l'intero Regolamento allora pubblicato nel vol. XIII,


pp.385
. segg.di questa Raccolta . 2) Essai sur le principe géné
rateur des constitutions politiques ecc . citato da A.Theiner, Il
Seminario ecclesiastico, Roma 1834, p . 415. — * ) Quantunque fin
dal 26 dello scorso mese avessimo rese di pubblica ragione que
384

dele , come non la turbo veramente . Si parla quivi col .


lettivamente di cose appartenenti al Potere Ecclesiastico , di
cose appartenenti al potere politico o civile , e di cose mi
ste : e non è detto in nessun luogo che sarà violato o il
dogma o alcune di quelle cose che possano legittimamen
te appartenere al giudizio della Santa Sede . - Vostra Emi.
nenza Reverendissima dunque nella sua lunghissima lette
ra del di 14 Aprile corrente si lasciò vincere da un fervo
re , che non ci avea luogo , quando si condusse infino a
rimemorare Lutero e l' Inferno, insino a presupporre che
il Parlamento della Nazione e la Maestà del Re possano
mai aver qualche cosa di comune con l'anarchia , ed ulti
mamente insino alle minacce . E così facendo l ' Eminenza
Vostra Rma si è diffusa in ragionamenti ed in frasi che
sembrano appartenere a ' secoli, in cui , per l'igooranza u
niversale , il Potere Ecclesiastico si mostrava vago d'inva
dere tutli gli altri poteri costituiti: il che certainente è tan
to lontano dall'animo dell' Eminenza Vostra Rma quanto
da quello del gran Pontefice , onde la Provvidenza ha fat
to dono al mondo .
Napoli 22 Aprile 1848.
Il Ministro Segretario di Stato
degli affari Ecclesiastici
FRANCESCO PAOLO RUGGIERO

ECCELLENZA

In risposta al suo foglio in data de 22 del corrente me


se , a me pervenuto ieri , debbo ringraziarla per l'interesse
preso , e per aver fatto parola anche nel Giornale ufficiale
del mio reclamo sul grave oggetto dell' avviso pubblicato
nell'altro giornale del 6 Aprile. E nella fiducia di veder

ste due lettere , appresso un'altra stampata nell'Appendice al


quaderno del passato Aprile, pure le ripetiamo qui,perchè i no
stri soci le abbiano sotto gli occhi nel leggere le osservazio
ni che sopra vi abbiamo falie. ( Nola de' Compilatori. )
385

compiuti i voti da me manifestati nella lettera all' E. V.


in data del 14 stesso mese, rimango tranquillo col giudi
zio della Santa Sede e del Pubblico, circa il vero senso
dell ' Avviso succennato , e della citata mia lettera .
Dal Palazzo Arcivescovile, a ' 26 Aprile 1848 .
SISTO CARD, ARCIVESCOVO

Alcune osservazioni sulle precedenti due lettere

A LLORCOÈ il già Ministro degli Affari Ecclesiastici annunzio


il suo disegno di comporre un nuovo Codice ecclesiastico
politico, acconcio a' presenti bisogni dell'Italia , il Clero e
con lui tutti i laici amanti della Chiesa poteron credere che
quegli non ne avesse ben ponderato l'illegittimità e i perico
li , e quindi sperare che alle giuste e pacifiche osservazio
ni del nostro zelante Arcivescovo se ne fosse al più presto
lasciato il proponimento . Ma la lettera che il nuovo Mini
stro faceva in risposta all'Eminentissimo Porporato , e che
abbiamo più innanzi trascritta , ha cagionato un brivido di
orrore negli animi di tutti i buoni , e massime de' chierici ,
e gli ha fatto gemere sull' avvenire della nostra Chiesa . Iin
perocchè egli ha osato recare in beffe le autorevoli paro
le del comune nostro Pastore, di un Arcivescovo , di un Car
dinale , ed accusarlo al cospetto del pubblico d'ignoranza ,
é malignarne scaltramente le intenzioni. Bene il nostro Ar
civescovo , messe in non cale le ingiurie , gli ha brevemen
te risposto, rimanersene egli tranquillo sulle sue Osserva
zioni indirizzate al Ministero , quandochè queste si son tro
vate conformi a quelle che il Santo Padre mandava testė
facendo per il medesimo fine al Governo napolitano . A noi
però , i quali ci siam proposto , per istruzione de' nostri con
cittadini , rintuzzare gl' insulti fatti dal laicato alla Chiesa,
e che veneriamo, come voce di Dio , gli insegnamenti del
nostro Pastore , conviene chiosar brevemente la lettera del
Ministro , e chiarire gli errori e l'audacia inchiusi in quel.
le poche sue parole . !
386

E dapprincipio , ecco come il Ministro parla all'Arcive.


scovo : Voi , signore , avete giudicato , che le cose dette nel
l' Avviso per il nuovo Codice ecclesiastico - politico potesse
ro turbare le coscienze de' fedeli; ma io che sono un sem
plice laico , e però vostro suddito, posso insegnarvi che nul
la vi ba in quell' Avviso da turbar l'altrui coscienza , onde
ricisamente vi dico che in questo negozio voi goffamente
v'ingannate . Ma se in ciò v'ingannate , mentite poi per la
gola quando dite , venir meno nell' animo de' cattolici la
quiete per quell' Avviso ,giacchè io che conosco le coscien
ze de' fedeli, so bene che non è stata turbata la cosciente
za di chicchessia.Or chi mai potrà comportare ad un laico
l'audacia di ammaestrare il proprio Pastore , se tal dottrina
di diritto ecclesiastico possa o no turbare le coscienze de'
fedeli ? Al Ministro che con tanto sussiego discorre di Di
ritto Canonico, poteva essere ignoto che i Vescovi sono i
custodi e i giudici della Fede , e gli interpreti ed invigilatori
della disciplina ? Giudichino altresi i lettori , se le coscien
ze de' fedeli debbano esser meno manifeste al proprio Pa
store , che al Ministro degli Affari Ecclesiastici ; e dalo che fos
sero egualmente note all'uno e all'altro , cbi mai vorrebbe
credere anzi ad un laico il quale cerca scusare i propri er
rori, che ad un Arcivescovo il quale per proprio ufficio lo
richiama sulla buona via ? Ma egli non è dubbio in ciò ;
il Ministro asserendo con fermezza , che l' Avviso non tur
bò la coscienza di alcun fedele , la mentito non solo al
l'Arcivescovo , ma anche a sè stesso . Conciossiachè per
qual ' altra ragione il Ministero, dopo aver pubblicato l'Av
viso, cercò per ben due volte nello stesso Giornale di ras
sicurare con scaltre ed equivoche dichiarazioni gli animi
de' fedeli intorno all'indole del disegnato Codice ecclesia
stico-politico ? Che se le due dichiarazioni vennero fatte sen
za sapere di reclami del pubblico , con ciò ha mostrato
che ben poteva darne ad essi luogo l ' Avviso ; onde il Mi
nistro mentisce per un altro verso, quando scrive con au
dace franchezza che quell'annunzio non poteva gettare al
cuno scompiglio nelle coscienze de' fedeli.

1
387

Ma udiamo per quali ragioni il Ministro ha stimato le.


gale e giusto il suo disegno del novello Codice . Non si trat
tava , egli dice , di dogma , nè di cose appartenenti legitti
mamente al giudizio della Santa Sede, ma si di cose ap .
partenenti al Potere Ecclesiastico , di cose appartenenti al
potere politico o civile , e di cose miste. Noi ben ci sa
pevamo, che un simigliante codice non dovessesi occupar
direttamente del dogma , ma non intendiamo come in un co
dice che dee regolare le relazioni della Chiesa con lo Sta. '
to possano aver luogo materie spettanti unicamente al po
tere civile o politico. Però se questo non comprendiamo ,
ben comprendiamo che il Ministro dicendo volere e potere
traltar di cose miste , o sia di quelle che han riguardo ai
rapporti della Chiesa con lo Stato, mostra di voler segui
tare quella scuola di regalisti , che dal Giannone in poi ha
infestato il nostro regno , ed ha contato eziandio tra' suoi
seguaci un nostro illustre filosofo ") . Egli ci sarebbe me.
stiero di lungo discorso per dirittamente confutare questo pre
giudizievolissimo errore , e dimostrare come al Potere ec
clesiastico, e non già al laicale appartiene giudicare delle
cose miste, o sia di quelle che, secondo parlano i canoni
sti , fan parte della disciplina esteriore della Chiesa . Non
1
potendo noi ragionarne qui lungamente, ci proponiamo di
trattarne altra volta in questa Raccolta , e preghiamo il Mi
nistro che si compiaccia intanto di leggere, non dicianno
già la ponderosa opera del P. Bianchi , ma almeno la bre
ve e dotta dissertazione del P. Zaccaria su la Podestà re.
golatrice della disciplina 2) . Egli v'apprenderà, che la cu
ra di regolar la disciplina esteriore della Chiesa fu da Ge.
sù Cristo raccomandata agli Apostoli , e per essi a ' loro Suc .
cessori. Vi vedrà che la Chiesa ne' primi tempi , sebbene
fosse perseguitata dagl' Imperatori, pure esercitava con com

1) Questi è il Genovesi , il quale scrisse cosi: « In externis a


ctionibus , quibus iura divina propagantur, et in Republica ad
ministrantur, Sacerdotium imperio civili subiectum est » .De iure
et officiis, c . VIII , $ . 38 , p . 221 , edit . Neap.- ? ) Faenza 1788 .
388

piuta libertà la sua disciplina , perocchè facea le sue sa


cre adunanze , celebrava i Concilii , intimava le collette,
giudicava de' delitti de' suoi fedeli, puniva i rei senza ve.
run rispetto alle leggi imperiali , le quali tutte queste pra.
tiche vietavano. Conoscerà altresi il Ministro , che la Chie
sa quando per la conversione degli Imperatori ebbe miglio
rata la sua condizione , non pure regolò con maggior liber
tà la sua esteriore disciplina , ma ancora vegliò attentamen
te che i Principi non s'inframmettessero nelle cose che ap
partenevano sì alla Fede , e sì alla disciplina interna ed ester
na . Vi apprenderà che a ' Principi cristiani , come protetto
ri della Chiesa , spetta difenderne la disciplina contro i ne
mici di lei , e promuoverne secondo tutto il loro potere l'os .
servanza ; ma che a loro non lice, nè fu creduto mai leci.
to prevenire gli ordinamenti della Chiesa , o esaminarli pri
ma che si promulgassero nelle loro province , e molto me
no interpetrarli , variarli , od annullarli . Imparerà in fine
che dal consenso unanime de' fedeli sono stati vituperati co
me ribaldi i Principi, che han voluto torsi l'uficio di mo
deratori della disciplina , mentre che furon riveriti come e
roi di santità i Papi ed i Vescovi i quali con apostolico co
raggio han rintuzzati i loro iniqui adoperamenti . Al nomi
de' Papi e Vescovi ricordati ivi dal P. Zaccaria , noi potrem .
mo aggiugnere i nomi de Pontefici e de' Vescovi vivuti di
poi in sino a Gregorio XVI di santa ricordanza , e agl' il.
Justri Prelati di Colonia e di Posen . Ma lasciando che il
Ministro vegga da sė tali cose cui per brevità non possia
ino dichiarare, facciamo soltanto osservargli che tale è ap
punto intorno agli affari misti la mente del regoante Sommo
Pontefice, delle cui virtù e moderazione si mostra egli me
ritamente ammiratore . In fatti Pro Nono nel promulgare lo
Statuto Costituzionale ha proibito che i Consigli propones.
sero alcuna legge , la quale riguarda gli affari ecclesiastici
o misti *) , con tutto che le leggi de' Consigli senza la sua
sovrana approvazione non potessero aver alcun valore. Il

) Art . XXXVI.
389

medesimo Pontefice nella sua lettera , non ha guari inviata


a Mons . Nunzio in Parigi , ha dichiarato che quella disci
plina di canoni e quell'ordinamento delle cose sagre che
ora ha vigore nelle Chiese di Francia , da niuno affatto ,
salvo che dal Romano Pontefice può mutarsi, essendochè
nessun altro abbia una autorità generale su tutte le Chie .
se vescovili e metropolitane del reame di Francia , ed a
nessuno può esser lecito di statuir checchessia intorno alle
cose che si rannodano con la universale disciplina della
Chiesa, o pure derogare a ciò che fu dall' Apostolica Sede
ordinato. Vegga quindi il sig . Ministro quale possa mai es
sere l'autorità del potere laicale in queste cose miste .
Egli però dopo di aver difeso cosi malamente il disegno
del suo Precessore, tassa con beffarde parole per troppo
ivopportuno e irragionevole lo zelo , onde mostrossi infiam
mato l'Arcivescovo alla lettura del succennato Avviso . Ma
chi può stimar soverchio lo zelo di un Pastore della Chie
sa, che vede proposto dalla potestà laicale , senza verun in
tervento dell' ecclesiastica , un nuovo Codice di Diritto Ca
nonico , spregiata come vecchia e disadatta a' tempi presen
ti l'attuale disciplina canonica , dichiarate fonti di essa di
sciplina una con le Decretali , col Concilio Trentino, con
le Costituzioni Pontificie eccetera , i Reali Decreti , Dispac
ci , Rescritti , e sin le stesse Ministeriali e Circolari ? Si
scorge molto bene che il Ministero vorrebbe la Chiesa e
i suoi ministri muti e imbecilli schiavi del dispotismo mi
nisteriale ; ma si sgaoni pure per tempo , chè l ' egregio
Pastore cui Iddio in questi difficili tempi ha conceduto al.
la Chiesa napoletana , non mai consentirà col suo silen
zio che anche il menomo diritto della Chiesa sia dalla po
testà laicale conculcato; e i chierici tenendo dietro a'suoi
esempi , mentre obbediranno , ed inculcheranno a ' fedeli la
obbedienza alle giuste leggi del presente governo , non mai
cesseranno di levar alta la voce contro gli abusi e le usur.
pazioni del poter laicale . Ma viva Iddio . Il Ministro dove
per certo sbalordirsi, quando appena dopo inviata la sua
lettera , gli fu inviata da Mons . Nunzio una Nota , nella qua
390

le Pio Nono per le medesime ragioni esposte dal nostro


Porporato Pastore , stornavalo dal divisato progetto con tut
ta la pienezza dell'autorità che da Dio ha ricevuto .
Nè sappiamo capire, perchè il Ministro abbia aombrato
al nome di Lutero , e pigliato occasione di dileggiare l'Ar
civescovo. Come non conosce , che il nome di Riforma ri
chiama naturalmente alla mente il nome di Lutero , che
con l'infernale prestigio di quella parola recò lo scompi
glio nella Chiesa di Dio , insanguinò le più belle contrade
dell'Alemagna, e staccò dall'ovile di Gesù Cristo una con
siderabile parte dell'Europa ? Sappia pure che il gianse
nismo, figliuolo legittimo della Riforma protestante, non è
stato meno dello stesso Protestantismo infesto alla Chiesa,
e che se i giansenisti sono più ipocriti de' pseudo-riforma
tori , non sono di loro meno iniqui e malvagi . Dell' Infer:
no non veggiamo che l' Arcivescovo abbia fatto parola in
alcun luogo, se non dove afferma, che Lutero già da tre
secoli è ito al suo luogo. Or vorrebbe forse il Ministro
che si usasse più di carità col Frate apostata di Wittem
berga ? Ovvero nutrirebbe egli in cuor suo un po' di sim
patia con quella scuola degli odierni progressisti, la qua
le in vece di abominar Lutero come nemico della Chiesa
cattolica e della civiltà europea , lo mette in un fascio con
Macometto , Gesù Cristo e Mosè , e predica Macometto e Lu
tero per i principali antori della perfezione progressiva del
genere umano al paro dell'Uomo-Dio e del divin Legisla
tore degli Ebrei ? Ci dica poi il Ministro, in qual luogo
della sua lettera l'Arcivescovo abbia attribuito al Sovrano
e al Parlamento il malvagio proponimento di proccurare ai
suoi popoli l'anarchia . Non altro noi leggiamo se non que
sto , che tra le altre ragioni anche per la presente anar
chia de sentimenti il nuovo Codice potea riuscir pregiudi
zievole alla pace della nostra Chiesa ; la quale apprensio
ne quanto sia ragionevole , può disconoscersi solo da colo
ro che sono affatto digiuni della storia ecclesiastica . Nè pu
re è vero, che il nostro Arcivescovo sia venuto fino alle
minacce ; perocchè quantunque bene ne avesse Egli il po.
391

iere e il diritto , pure si è rimasto solo a ricordare al Mi.


nistro , che se Iddio punisce gli avversarii di qualsiasi le
gittima potestà , suol punire con più acerbità i nemici del
potere ecclesiastico . Se ne volesse molti ed irrepugnabili
argomenti, potrebbe scorrere un poco gli annali della Chie .
sa da' primi suoi tempi sino al Duca dalle cento vittorie ,
il quale si ridusse ad espiare su d'un ipfaine scoglio del
l'Oceano l'usurpazione de' diritti della Chiesa , e gli altri
torti fatti a' venerandi ministri di Lei .
Ma le parole con cui chiude la sua lettera il Mini
stro, non sappiam definire se diano più segno d' irriveren
za al proprio Pastore , o d'ignoranza dell'istoria de' mez
zi tempi . Imperocchè egli rimprovera all'Arcivescovo di a .
ver usato ragionamenti e frasi tali da mostrarlo vago ,
siccome in verità la Chiesa del medio evo fu vaga , d’in
vadere tutti i poteri costituiti , sebbene gli faccia il singo
lar favore di credere l'animo di lui lontano da tanta ri
balderia , persuadendosi , che il buon Prelato non avesse ca
pito il valore dei ragionamenti e delle frasi da lui stesso
adoperate . Ma , di grazia, che altro ha richiesto l' Arcive
scovo dal nostro Ministro , se non questo solo che non s'in
frammettesse a giudicare ed interpretare le leggi canoni
che, già esistenti , è molto meno a proporre delle nuove in
luogo di quelle che già sono ? Or questo non è per certo
usurpare i diritti dello Stato, ma invece ammonire lo Stato
che non ardisca usurpare i diritti della Chiesa . Per ciò che
riguarda le condizioni della Chiesa al medio evo , il sig .
Ministro educato , com'è , alla scuola di Tanucci , ripete
ciecamente le calunnie del Sarpi , del Vanespen , del bi
bliotecario Dupin , e del Giannone , codici infallibili dei
vecchi avvocati napolitani , punto non si curando di ciò
che i progressi fatti nella storia , e nella giurisprudenza
civile e canonica , mercè le dotte e coscienziose ricerche
degli stessi protestanti, han rivelato intorno alle relazioni
della Chiesa con lo Stato in quell'epoca grandiosa della
storia . Fa d'uopo pero che impari dagli ultimi storici e giure.
consulti protestanti esser nalo tutto il sistema politico dell'Eu
RAC.REL . VOL.XV. 26
392
ropa ne' mezzi tempi da quella grande e sublime idea , che
ogni potere di qualsiasi natura deriva dal potere stesso di
Dio , e poichè il Romano Pontefice è il Vicario di Dio su
la terra , Egli solo può conferire ai Principi il temporale
potere . Quindi da tutti si consentiva, che ambedue le po
testà , la spirituale e la temporale , fossero nel Papa , ed i
Principi dovessero ricevere da Lui la loro potestà tempo.
rale . Ecco , come espone questa comune credenza del me .
dio evo un dotto Storico protestante , Carlo Federigo Ei .
chorn : « Il Cristianesimo , al quale secondo la divina isti
è
luzione della Chiesa tutti i popoli devono appartenere ,
una cosa in sè compiuta , la cui prosperità deve conservar
si mercè della potestà di Dio stesso a certe persone affidata .
Questa potestà è doppia , l' una spirituale e l'altra temporale .
Tutte e due sono al Papa come Vicario di Cristo Capo
visibile della Chiesa affidate; da esso lui e dipendentemente
e sotto la direzione di Jui l' Imperatore la temporale auto
rità possiede , siccome quegli ch' è il visibile Capo della
Chiesa nelle cose temporali, e al modo stesso gli altri Prin
cipi ; ed entrambe queste due autorità devono vicendevol.
mente sostenersi " ) » . Adunque secondo il sistema politico
di Europa in quella stagione , la Santa Sede , senza recar
oltraggio di sorta al potere laicale nelle cose politiche ed
amministrative , era per consentimento universale il tribu
nale supremo della Cristianità , al quale i Principi ed i po
poli liberamente ricorrevano nelle controversie che sorge
vano tra loro.Cosi i Papi decidevano inappellabilmente quelle
gravissime quistioni , che spesse volte toccano la stessa esi
stenza della società . Gli stessi moderni Protestanti hanno osser
vato altresi, che questa suprema autorità era al Papa con
sentita dagli stessi Principi , e che ella riusciva d'immenso
vantaggio a tutti i diversi ordini delle civil comunanza . « Il
Papa , dice il Raumer ,qual Vicario di Dio sulla terra , era ,
secondo le cattoliche opinioni , libero da ogni dipendenza ec

') Eichorns deutsche Staats-und Rechtsgeschichte, II Th . Ss .


276-279 .
393
clesiastica , ed elevato sopra ogni terrestre cosa , acciocche
Egli con la Chiesa immutabile di Dio , fosse a ' deboli un ' an
cora di sicurezza , a ' malvagi un terrore , un purificatore al
poter mondano ,ed un padre consolatore agli schiavi ed agli
oppressi » . Simigliantemente ragiona il Novalis : « Alla corte
del Papa radunavansi tutti gli uomini savii e venerabili della
Europa. Tutt ' i tesori scorrevano verso quella santa città , si
era presa vendelta della distrutta Gerusalemme , e Roma stes
sa era divenuta Gerusalemme , la santa residenza del divi.
no governo sulla terra . I Principi sottomettevano le lo.
ro contese al padre del Cristianesimo , deponevano volen
tieri a ' suoi piedi le loro corone e la lor gloria , e si reca :
vano a pregio il terminare la lor vita in celeste contem .
plazione tra le mura di un chiostro . Quanto era benefico,
quapto era adattato questo saggio governo a' bisogni ed al
l'interna natura dell'uomo ! Questi erano i belli ed essen
ziali lineamenti di quei tempi veramente cattolici , ossia ve .
ramente cristiani ") » . Nè vogliamo trasandare che prima
di costoro il sommo Leibniz non solo avvisò questa supre
ma potestà del Papa esser fondata sul consentimento una.
nime de' Sovrani e de' popoli ?) , ma stiniolla tanto utile al
la società , che in una lettera al Grimmeret giunse sino a
manifestare il desiderio di vederla reintregata a ' suoi gior.
ni. « Mi sarebbe avviso , egli dice , di stabilire in Roma stes
sa un tribunale (per giudicare le controversie tra i princi .
pi ) , e di farne presidente il Papa ; siccome in realtà in al
tri tempi egli sosteneva le parti di giudice tra i principi
cristiani . Ma sarebbe mestiero nello stesso tempo , che gli
ecclesiastici ripigliassero la loro antica autorità , e che un
interdetto e una scomunica facessero tremare re e regni ,
siccome al tempo di Niccolo I , e di Gregorio VII ... Poi .
che è permesso di far romanzi , per qual ragione ci sem .
brerà cattiva una finzione la quale ci ricondurrebbe l' età
dell oro ? )

“) Novalis Schriften , Berlin 1826 , I Th . p . 191. — 2) Veggasi la


Prefazione al Codex diplomaticus iuris gentium , Hannovre 1693 .
- *) Leibniz, Opera , t . V , p . 65 .
394

Resta a vedere, se veramente i Papi abusassero di quié.


sto universal potere per abbassare il Principato , ed usur
parne i diritti . Per chiarir brevemente un punto cosi gra
ve dell'istoria della Chiesa , anzi di tutta l' istoria del me .
dio evo , noi esamineremo la condotta di un Papa , che
più di tutti gli altri è stato accusato di ambiziosi e mal
vagi disegni contro la potenza de ' Principi temporali . Que
sti è s . Gregorio VII . Or ci torna facile dimostrare che
la cosa va tutta al rovescio ; perocchè l ' immortale Ilde .
brando lungi dal voler usurpare i diritti della potestå teni
porale , usò di tutto quel potere che eragli consentito
dalla condizione di que' tempi , per affrancar la Chiesa dal
la servitù alla quale era stata ridotta da' Principi , e dalla
quale riconosceva la strabocchevole corruzione del cherica
to . In effetto , allorchè il Monaco di Clugny si assise sul
Seggio supremo della Chiesa, « la simonia, dice il Moeller,
avea fatto spaventevoli progressi , e la disciplina ecclesiasti
ca si era affievolita a tal segno , che la stessa legge del ce
libato non era osservata dalla maggior parte de' chierici ") » .
Ora , per tacer del concubinato che non fa qui al nostro
scopo , l ' accorto Pontefice si avvide , che « per abolire la
simonia , bisognava abolire una costumanza introdotta nel
la maggior parte de' regni cristiani , per la quale l'investi
tura de' feudi, annessi da' principi a' seggi vescovili , o al
le grandi abbazie , precedeva alla consegrazione de' vesco.
vi , e alla conferma degli abbati. Imperoché di qui nasce
va che la nomina a tutti gli uffici ecclesiastici era di fat
to nel potere de principi , riuscendo loro assai facile far
consegrar vescovi , o far riconoscere abbati quelli ai qua
li eglino avean già dato l'investitura de’ feudi ? ) » . Questo
abuso operava che si vendessero le dignità della Chiesa ,
e però queste si conferissero le più volte ad ecclesiastici
ambiziosi e di corrotti costumi. Per tal ragione « dopo
un concilio radunato a Roma , proibi Gregorio a tutti i
principi secolari di dare l' investitura de beni ecclesiastici

) Histoire abregée du moyen âge, c.XIII, 5.1.-?) Ibid ., S 3 .


393

ad alcun vescovo prima della sua consecrazione, ed a'le .


scovi stessi di ricevere tale investitura ) » . Di qui nacque
una terribil lotta , perciocchè « questi decreti spogliavano
un gran numero di signori , di duchi, e di conti dell'eser
cizio di un diritto che aveano usurpato , e per tal modo sce .
mavano la loro potenza 2)» .Sopra tutti gli altri l ' Imperatore
Arrigo IV « tenne poco conto degli ordinamenti del Papa, e
prosegui a conferire vescovadi ed abbazie a' suoi cortigiani
riscuotendo in compenso da loro considerabili somme * ) » .
Tra per questo , ed anche per tutelare i Sassoni contro
le violenze del medesimo imperatore , e rintuzzare i suoi
scismatici tentativi, Gregorio VII si condusse più volte a
scomunicarlo , e proibire a tutti i fedeli di prestargli ubbi
dienza , finchè non fossesi rimesso sulla diritla via . Nè per
altri motivi, se non per sottrarre la Chiesa dalla servitù e
difendere la libertà de ' popoli, levaronsi controversie tra lui
ed altri principi d'Europa ; la quale cosa appare manifesta
da che mai non recò egli alcuna molestia, anzi manten.
ne relazioni amichevoli co’sovrani di Danimarca, di Sve.
zia ,di Norvegia, non che con quelli di Aragona , di Castiglia
e di Navarra , ossequenti a' diritti della Chiesa, esortandoli ad
operosamente continuare nell'incivilimento de'propri reami.
Poiché le angistie di un articolo non ci permettono di rife
rire i necessari documenti, vogliamo invece confortare le no .
stre osservazioni con alcune testimonianze di scrittori pro
testanti, i quali hanno renduto solenne e libero omaggio al
ľ animo indomabile ed insieme all' eroica santità di questo
gran Papa . Sia primo il Voigt , il quale cosi discorre di s . Gre
gorio VII : « Il suo grande divisamento solo ed unico, in cui
si risolveva ogni suo pensiero , ogni suo sforzo, ogni suo
aspirare, altro non era che la libertà della Chiesa. Questo
pensiero è il solo della sua vita, i cui raggi si dilatano pel
mondo intero ; esso è lo specchio ardente delle sue azioni ,
in cui ogni suo fatto e delto , come altrettanti raggi del
sole , si ragunano ; in questo pensiero si risolve la sua vita,

1 ) Ibid. , S 3.- ) Ibid ., loc . cit.- ) Ibid ., loc. cit.


396
per questo sacrificò egli tutti i suoi giorni; è questa l'a
nima stessa del suo essere , del suo operare . Siccome la
potenza politica dello Stato si sforza a formare un tutto in
sè e per sè , così volle egli esaltare talmente il potere della
Chiesa , ch ' essa godesse di una libertà perfetta, e di una
elevatezza sopra ogni altro potere ") » . Un altro protestante
assai benemerito della storia germanica, Enrico Luden , do
po aver raccontato i maravigliosi gesti di questo Pontefi
ce , conchiude cosi: « Queste ed altre simili conseguenze ci
ha guadagnato con pene e stenti il settimo Gregorio ; egli
ha prestato servizi allo spirito umano anche più elevati di
quelli che si avea proposto . Tutto occupato del suo pen
siero intorno alla libertà e preeminenza della Chiesa , egli
scese animoso sul campo di battaglia come se avesse il
cuore indurito ; e per la pace dell'universo, che da qnesto
dominio egli aspettava , affrontò i più sanguinosi conflitti ?)».
H sullodato Eichorn nella sua Storia della Germaniu non
ne giudica altrimenti : « Egli fu un uomo , egli scrive ,
che alla più intima e religiosa presuasione della necessità ,
della indipendenza del Papa , e della Chiesa da ogni pote .
re temporale , e della vocazione , che obbliga il Vicario di
Gesù Cristo ad opporsi all ' arroganza ed all'ingiustizia dei
Principi, uni la più savia prudenza , ed un imperturbabile
coraggio ; scelse felicemente i suoi mezzi di operare , e vi
aggiunse l'esecuzione di una riforma nella Chiesa, la qua
la era già incominciata , ma non era stata giammai mes .
sa in azione » . Simigliante è il linguaggio di Enrico Stef
ſens nel suo libro Il Secolo attuale, nel quale egli scrive
cosi : « Non ci è permesso al certo il dubitare della retti
tudine delle sue intenzioni, o del suo gigantesco potere .
Il monaco di Clogny , che osò punire il Papa eletto dal
l' Imperatore per non aver conosciuto la divinità del suo
diritto, ricevendo dalle mani de' laici quel che la Chiesa
sola potea conferire; il potente consigliere de' Sommi Pon

*) Hildebrand und sein Zeitalter.- ) Geschichte des deutschen


Volkes, Ster Band ,Gotha 1833,Ss.565 .
397

1efici, che per tanti anni sprezzò lo splendore esterno del


Papato ; il Papa che omilió l ' Imperatore , ma che però non
volle combattere se non se con arme spirituali ; il Papa che
abbandonato dalla fortuna, discacciato dalla patria , riten
ne saldi ed immobili i suoi principii, e sagrificossi a quel.
la grande idea, che l' avea sostenuto e reso costante per
tutta la sua vita ; il moribondo finalmente, a cui fu conces.
so il conoscere nell'ora estrema quella verità de' suoi di
segni , che pochi allora avevano riconosciuta; non fu egli
questo grand ' uomo , la coscienza stessa , lo spirito stesso
del secolo, in cui visse ? »
Taciamo per brevità i nomi di Leo , di Schmidt,diGiovan
ni Müller e di non pochi altri scrittori protestanti . Ci sa
rebbe ugualmente agevole difendere la condotta de' suc
cessori di s . Gregorio VII, i quali imitarono il suo corag.
gio e la sua indomita fermezza; ma stimiamo bastarci an
che qui le solenni parole di un altro famoso giureconsul
to protestante il sig . Senckerberg : « Si può , egli dice
asserire con ogni buon diritto, non esservi nell' istoria un
solo esempio di un Papa il quale siasi levato contro i so
vrani che contenti a ' loro diritti non abbian tentato di ol.
trepassarli ' ) ) . Egli è adunque fuor di ogni dubbio , che
il potere esercitato dalla Chiesa nel medio evo fu legittimo
e santo, e che la Chiesa si valse di questo potere non per
libidine di signoreggiare su i regni temporali, ma per di.
fendere la sua libertà, spesse volte da' Principi conculcata .
Nè mal si apporrebbe a parer nostro , chi volesse definir
questo periodo della storia che con soverchia audacia s'in
colpa di universale ignoranza , la lotta del potere ecclesia .
stico contro le usurpazioni del potere laicale . Il sig . Mi
nistro che ignorando tutto ciò si striscia su le orme de'

1) Methodus iurisprud. addit. 4 de Liberi . Eccl. german . [ 3 .


Giova leggere eziandio intorno a ciò le osservazioni del Mon
Lalembert, Histoire de sainte Elisabette de Hongrie, Introd . p .
XXXVI , e i molti documenti e testimonianze raccolte dal Gos:
selin nella sua opera Du pouvoir du Pape sur les Souverains
au moyen âge, Parigi 1839.
398

vecchi protestanti e de' giaosenisti , ben merita il nome di


retrogrado e di oscurantista con cui gli odierni nemici
della Chiesa malignamente si piacciono di dileggiare il Clero .
Da ultimo e non manca , secondo la moda che corre ,
di ricordare nella sua lettera col debito encomio il nome
di Pro Nono . Noi vogliamo sperare, che egli addimostran .
dosi meglio co' fatti che con le parole , ossequioso a Pro
Nono , annulli al tutto il disegno del nuovo codice eccle
siastico -politico, che questo gran Pontefice ha si solenne .
mente riprovato. Intanto attenda a far pubblica ammenda
della sua lettera , perocchè questo atto ufficiale di irriveren
za al nostro venerabile Arcivescovo basterebbe solo à tra
mandare esecrato il suo nome negli Annali della Chiesa
napoletana.
I COMPILATORI
399
NOTIZIE

ITALIA Roma · Nella nuova teca ove fu riposto il


venerando capo di s . Andrea , venne anche inchiuso un atto
notariale , il quale attesta l'autenticità di quell'insigne re
liquia e la maniera con che fu ritrovata . Or Sua Santità
scrisse di proprio pugno in quel rogito le seguenti parole :
« Anno Domini MDCCCXLVIII, II Aprilis . Pius divina pro .
videntia P. P. IX hanc thecam ovalem argenteam aperui , et
recognovi sacrum caput sancti Andreae Apostoli in ea 0 .
ptime conservatum , et in eadem theca denuo inclusi et pro
prio sigillo munivi . --Sancte Andrea , protege urbem hanc ,
intercede pro nobis , ut et nos possimus gloriari in cruce
Domini et Redemptoris nostri , in qua est salus, vita et re
surrectio nostra . - Pius P. P. IX ) .
-Una lettera particolare , riferita dal Lucifero " ) , diceva
di Roma : « Gli alunni del Seminario romano che prima
stanziavano nella casa di sant' Apollinare , hanno occupato
da breve tempo il magnifico stabilimento del Collegio ro .
mano , già tenuto da' PP . Gesuiti . Il Collegio Germanico ,
una delle più belle istituzioni ecclesiastiche di Roma , che
forniva vescovi , parrochi e professori a tutte le contrade
settentrionali, specialmente alla Confederazione Germanica ,
si è sciolto dopo la partenza de' Gesuiti che lo dirigevano .
I giovani in numero di 58, che davano opera agli studi
della filosofia, teologia e storia della Chiesa, sono tornati
alle case loro ) .
Napoli - Tra gli articoli di un decreto , pubblicato nel
nostro Giornale costituzionale del Regno a ' 3 Maggio , in
torno alle attinenze del Ministero dell'Istruzione pubblica,
vi trovammo questo che è veramente singolare: « Dipen .
deranno pure dal Ministro della pubblica Istruzione i semi
nari , per la parte che riguarda la istruzione scientifica e
letteraria , affidandosi a' Vescovi la direzione degli studi di
teologia dommatica e morale , e dovendo le nomine de'mae

1) Num . de' 25 Aprile.


400
stri essere falte da' Vescovi medesimi, consultato il Mini
stro Segretario di Stato della Istruzione pubblica » . Parve
a tutti e cherici e laici tanto strana una tal disposizione
ministeriale, che quasi e senza quasi sarebbesi aggiustata
fede alla voce corsa che il Ministro si era avveduto dello
sbaglio , se non fossero già di moda cosi fatte dichiarazio
ni. Toccheremo l'ingiustizia di questo decreto nel prossi
mo quaderno, ma intanto saputo che l' Eininentissimo no
stro Arcivescovo ha già fatto per questo fine una sua pro .
testa , supplichiamo per quanto è in noi il venerando Epi
scopato napolitano a difendere anche quest' altro intangi
bile diritto della Chiesa da ogni assalto del poter laicale .
Al quale è pure buono che ripeta le parole del Concilio di
Trento intorno alla cura dell'istruzione religiosa e scien
tifica, che debbono unicamente i Vescovi pigliare de' Se
minari . « Le quali tutle cose ( sta ivi detto ) , ed ogni al
tra opportuna e necessaria , saranno statuite da' singoli Ve
scovi col parere di due canonici anziani e prudenti, da lo
ro trascelti, secondo che lo Spirito Santo loro suggerira ; e
spesso visitando que ' luoghi, provvederanno acciocchè sia
no sempre osservate ") » . Or vegga da sè il Ministro , se
a Dio piuttosto che agli uomini debba il Clero ubbidire , e
rispettare meglio le decisioni di un Concilio ecumenico che
i decreti di un laico .
La fiducia che posero sempre nel loro santo Proteg.
gitore i buoni Napolitani , si è in questi giorni più aperta
mente mostrata . Alla Novena precedente la festa della Tra.
slazione delle sue Reliquie , che cade la prima Domenica
di Maggio, assistè ogni di nella cappella del Tesoro una
folla numerosa di gente di ogni condizione , e da privato
anche il nostro pio Arcivescovo . Sabbato , sei del corrente
mese, le vie dove passò in processione il Sangue benedetto
erano stivate di popolo, siccome n’era pieno l' augusto tem
pio di santa Chiara . Nè mancò di far paghi i voti di tutti
il clementissimo Iddio , accordando il solito miracolo della

) Sacr. et OEcum . Concilii Trident. Sess . XXIII , c . 18 .


401

liquefazione del savgue dell'inclito martire s . Gennaro.Ec


cone l'autentico diario fino a ' 9 di Maggio. Sabbato il San
gue era duro e dopo 26 minuti si sciolse , ma con globo
in mezzo . Domenica, dopo 17 minuti da duro ch'era si
liquefece; lo stesso avvenne Lunedi dopo un minuto e mez
zo . Martedi ſu trovato duro e molto cresciuto nell'ampolla
e si liquefece dopo 25 minuti . Mercoldì si sciolse egual
mente dopo 21 minuto.Non diciamo , come durante il gior
no spesso il Sangue miracoloso variasse , che queste diffe
renze furono sempre osservate quando venne esposto alla
venerazione de' fedeli . All' ora che scriviamo sta celebran
dosi , per ordine dell' Eminentissimo Arcivescovo , una Olta
va in tutte le Chiese , ove si conserva il Santissimo Sa.
cramento , per implorare dal Signore, mercè dell'interces .
sione del Santo, che siano i fedeli liberati da qualsisia pe
ricolo ed arricchiti co' tesori di sua ineffabile misericordia .
- L ' egregio Compilatore del Lucifero riferisce nel nu
mero de' 9 Maggio la novella recata già da qualche no
stro giornale , che in una delle passate sere siasi presso al
tempio di s . Giovanni Maggiore gridato da taluui: abbasso
i preti, e con giustissimo risentimento riprova cosi fatti ec
cessi . Ma noi possiam far sicuro quel valentuomo, che non
mai ha avuto luogo colà questa dimostrazione , e che in
vece furono appunto i Preti quelli che persuasero il popo .
lo a desistere dal far violenza all'altrui proprietà per un
malinteso zelo di Religione.
FRANCIA --Monsignore il Vescovo di Châlons scrisse a'se
dici Aprile la seguente lettera al Ministro de'culti: « Ho saputo
da Mons . il Vescovo di Soissons , che il cittadino Menesson ,
commessario del Governo provvisorio nel dipartimento del .
ľ Aisne , ha di suo capo interdetto o destituito due curati
di quella diocesi : l'uno perchè non andava a sangue a cer
te persone, e l'altro perchè si ricusò di dar sepoltura ec
clesiastica ad un malagurato suicida . Io non vo ' fare su
questo avvenimento alcuna riflessione; ma la Francia , ma
l'intero mondo stupiranno di questi attentati del sig . com
messario : appena se ne udrà la nuova , si leverà da ogni
402
banda un grido d' indignazione. Uomini cosi fatti, forniti
di potere , fanno il maggior torto del mondo alla Repub
blica ; la presenza loro in una contrada è un flagello; ne
mi reca maraviglia ch'essi ne siano di poi vergognosamen .
te discacciali, siccome è avvenuto in alcuni luoghi.Signor
Ministro , io unisco la mia voce a quella di tutti i Vesco
vi a fin di protestare con tulle le mie forze contro tali a.
busi di potere , stati finora senza esempio . È questo il col
mo della stravaganza e dell’empietà ; si son con esso tra
valicati tutti i limili, e tutta la mia diocesi chiede che si
faccia giustizia » . L'Episcopato di Francia , sempre unito
nel sostenere i diritti inviolabili deila Chiesa , non ha la
ciuto anche per quest' oltraggio fallo a due Preli, e fra gli
altri Mons. il Vescovo di Perpignano diresse perciò a'ven .
tuno Aprile una sua lettera allo stesso Ministro. Ma già il
di 17 era stata in parte falla ragione a'reclami del Vescovo
di Châlons, avendo il Ministro de culli ridonaio al suo pre .
sbiterio il curato che non volle seppellire il suicida ( Dal
l'Ami de la Religion , Num . de' 22 , 23 e 28 Aprile .)
La Voce della Veritri , ch'è il giornale dell'abate
Migne, già conosciuto dal soci nostri, recava a' due Aprile
la seguente protesta : « Tutti i sacerdoti interdetti delle va .
rie diocesi di Francia e anche di altri paesi che ora sono
a Parigi , credono che sia venuto il tempo loro, e quanto
prima que tra loro che han potuto riunirsi, inviteranno an
che gli altri per mezzo de' giornali. Vogliono costoro dap
prima proporre sia a' propri Vescovi , sia a tutto l ' Episco .
pato di essere reintegrati nell'uffizio ; che se , come non può
dubitarsi, ricuseranno gli onorandi nostri Prelati di consen
tir loro questo desiderio , voglion essi formare una Chiesa
particolare . Questo che diciamo è tanto certo , che (confes
siamolo pure per pubblica ammenda de' nostri falli ) si è
osato di venir da noi per richiedere l'assenso de' preti che
non hanno alcun ufizio , e che vengon da noi adoperali, ed
anche per saper l'indirizzo di que' moltissimi che per ca.
gion della nostra intrapresa conosciamo. Crediamo inutil
cosa soggiungere , che avendo strettamente a cuore l'unità
Romana per mezzo de' Vescovi e la purezza del sacerdozio
403
cattolico, noi abbiam ricisamente negato qualsivoglia spie
gazione agli sciagurati che si ardirono farci una si crimi
nosa preghiera ) .
- Un Padre Cappuccino di Brotteaux, recatosi alla po
desteria della Guillotière per far richiamo contro la violen
za usata colà a' suoi Frati , venne così interrogato da un
cittadino ivi presente : « Credo che voi siale un cappucci
no ?-Ed egli : Io sono un cittadino . - Si, ripigliò l'altro ;
ma dovete pur convenire , che siete un cappuccino .-- Son
cappuccino dinanzi a Dio e cittadino dinanzi a voi , soggiun.
se quel religioso ) . In questa breve risposta è detto assai
più , che non in lunghi trattati sulle Congregazioni religio
se . (Ami cit . Num . de' 23 Marzo . )
SVIZZERA - A ' 30 Marzo scrivea l’Ami de la Religion
che Monsignor Luquet, vescovo di Esebon , era già da al.
quanti giorni a Parigi, dopo avere inutilmente cercato di
accomodare i negozi religiosi col governo del Valese . « Gli
uomini della tempera di un Maurizio Barmann non lascia
no cosi di leggieri i beni ecclesiastici , poichè li hanno stret
ti ne' loro artigli di avoltoio . Vuole il governo che i Co
muni tolgan per sè i diritti di collazione stati finora delle
Congregazioni religiose , ed ordina di altuare il suo decre.
to de' 5 Gennajo , con che ingiungeva si sopprimezsero le
badie del Gran San Bernardo e di San Maurizio . È stato
dato ad alcuni Commessari l'ufficio di apprezzar subitamen
te e vendere tutte le proprietà di que' due monasteri, le qua .
li saranno vendute per pochissimo prezzo , essendochè la po.
polazione cattolica è compresa di orrore per la sacrilega
confisca di que' beni . Cosi avrà principio la lotta tra l'au
torità ecclesiastica e il potere temporale ; in fatti il Vescovo
di Sion ha vietato a tutti i suoi preti di dar l' assoluzione
sacramentale a chiunque de' consiglieri del cantone che di.
rettamente o indirettamente avesse avuto mano a tali scan
dalose rapine . Egli è vero , che la Giovane Svizzera pre.
sentemente vittoriosa mostrerà di curarsi poco di questa
specie di scomunica ; ma per questo essa sarà più vivamen
te abbominata da' cattolici che ben conoscono la giustizia
di quel provvedimento usato contro que' che usurparono i

1
404
beni della Chiesa » . Intanto si è posteriormente saputo , che
Mons . Luquet , ha proposto alla Dieta il disegno per un
accomodamento assai generoso da parte della Chiesa , e vo •
luto colà da imperiose circostanze . Ma poichè alcuni gior
nali hanno riferito senza alcun comento cosi fatto disegno ,
pensammo qui soggiungere le parole della Gazzetta di Ro .
ma de 22 Aprile : « Leggesi nella Gazzetta di Milano del
15, che monsignor Luquet , ora a Berna , ha ricevuto let
tere che lo accreditano in qualità d'internunzio presso la
confederazione. Questo è un errore : poichè monsignor Lu
quet è rivestito semplicemente del titolo d' inviato straor
dinario e delegato apostolico presso la confederazione El
vetica . La sua missione , siccome quella che è diretta a
trattare degli affari religiosi nelle presenti circostanze del
la Svizzera, è una missione straordinaria , la quale non al.
tera punto le ingerenze della nunziatura già stabilita in Lu .
cerna sulle materie ordinarie . Nè minore errore è contenu
to in ciò che il foglio stesso dice sapersi dal Confedera
to : che cioè il suddetto prelato , ad esempio del Sommo
Pontefice, il quale come principe temporale ha abolito con
venti , applicandone i beni a favore dello Stato , non farà
obbiezioni all'abolizione dei conventi friburghesi ed a quel
la progettata da Lucerna . Nessun convento è stato dal Som .
mo Pontefice abolito : e se alcuni religiosi si sono allonta
nati , cedendo alle circostanze , da' luoghi ove avevano loro
stanza, con essi sono stati presi gli opportuni concerti si
pel modo di effettuare la loro risoluzione , e sì per provve
dere alle case religiose da loro abitate , e alla tutela de'lo .
ro beni e delle loro proprietà . Sappiamo inoltre che i do
cumenti già pubblicati su tal proposito han messo in gra
do la nunziatura apostolica in Lucerna di smentire piena
mente l'asserzione del Confederato. Quanto poi alla con
dotta di monsignor Luquet , noi non abbiamo documento
alcuno per dedurre , che esso non sia per opporsi all'abo
lizione de' conventi nella Svizzera , e per credere che le i.
struzioni a lui date dalla Sede Apostolica non siano piena
mente conformi alle salde massime che questa ha costan
temente professato intorno a tal punto » .
40 %
BIBLIOGRAFIA

ITALIA

Thesaurus s . Scripturae et ss . Patrum , hoc est Sen


tentiae et exempla ex Scripturis, et testimonia ex Ec.
clesiae Patribus collecta , opus olim divisim excusum , nunc
vero studio et opera Cajetani Crisanti neapol . presbyt. in
unum collectum etc. in 4. ° tom . 2 , Neapoli , ex typogra
plia Joan . Ranucci, MDCCCXLVII .

Nel volume XIV di questa nostra Raccolta annunziammo con


Ja lode meritata il lavoro del Crisanti , ed ora che lo vedemmo
condotto a termine , ne rendiamo a lui sincere grazie . Chè gran
de è stata la pazienza sua in compilarlo , e grande altresi è il
vantaggio che potrà ritrarne chiunque fra gli Ecclesiastici assu
merà l'ufficio di annunziare la parola di Dio . Se vedemmo sem
pre con gioia , come i giudizi per noi recati su di opere recen
temente pubblicate nel regno, incontrarono per lo più il com
piacimento de' dotti della capitale e delle province , confidiamo
che i giusti encomii da noi tribuiti al Crisanti trovino un' eco
in tutti gli Ecclesiastici a cui perverranno queste poche parole *) .

Cenni biografici del cherico Pietro Federici -Rosci con


vittore del Pontificio Seminario Romano , scritti dall'ab.Feli
ce Profili, vice- rettore e professore di Antichità cristiane nel
medesimo Seminario , in 8. ° Roma, tipografia Salviucci, 1847 .

De Cathedra Romana Sancti Petri Apostolorum Prin


cipis oratio etc. in 4. ° Romae , ex typographeo Salviuccia
no , MDCCCXLVIII .

Son parto della medesima penna questi due scritti, e se nel


primo il lettore ammira la tenerezza dell'affetto di un Superio
re per un suo dilettissimo alunno , nel secondo non può non 10
dare quel sentimento di divozione verso la Cattedra di Pietro,
ond'è animato l' Autore. La semplicità del dettato di ambedue
fa chiaro vedere che il Profili è molto innanzi nello studio del la
lino e italiano linguaggio .

*) Vendesi quest' opera in casa dell' Editore , in Via Nuova agli Orefici,
» , 12, 3 , piano.
406

Poche parole dette nella chiesa di Ripalimosani il di


27 Febbrajo dall'arciprete Francesco Giampaolo , in 16. °
Campobasso , tipografia Nuzzi , 1848 .

Calde di affetto son queste parole , e degne di un Ministro del


Dio di pace . Se ne restammo commossi leggendole, giudichi il
lettore dell'effetto che dovettero produrre in chi le udiva .

Repertorio ovvero Manuale di diversi scrittori e gentili


monumenti ecc . del dott . Paolo Roselli , in 8. ° Napoli 1847 .

Con ragione l'Autore ha intitolato Manuale questo suo lavo


ro , perchè può servire di guida altrui , ove e' voglia conoscere
sia i nomi degli scrittori , pagani o giudei , sia i più notevoli pas
si delle opere loro che comprovano o sembrano comprovare
qualche verità di nostra Fede . Sonovi per verità molte di tali
testimonianze raccolte in questo libro , ricavate anche da' costu
mi di vari popoli , ma vi si fa desiderare un pò d'ordine di più
nella disposizione delle sue parti , e maggior precisione nel ci
tare gli autori . Ad ogni modo però , è da commendare il santo
fine del Roselli , il quale intese recare anche la sua pietra all'e
difizio dell'apologia del Cattolicismo , racimolando nelle volu
minose opere finora scritte su questa materia .

Corona quinquaginta canticorum , hoc est sacratissimi


Rosarii integrum , iucundum ac suavissimum benignitatis
sertum etc. in 12. ° Neapoli , ex typographeo Gemellorum ,
MDCCCXLVIII.

Avremo detto a bastanza della divozione che ispira al lettore


quest' operetta, quando la diremo composta da Giacinto Andria
ni . Il quale a causar , com' egli stesso dice, la presente genera
le conflagrazione, non vide « mezzo più potente ed efficace se
non che ognun ricorresse al patrocinio della beatissima Vergine
Maria; e per impegnarla alla intercessione di sicuro risultamen
to, la ossequiasse con la tanto a Lei bene accetta Corona del
santissimo Rosario » . Scrisse , o a dir meglio palesò con paro
le il tenero affetto suo per Gesù e Maria , in queste cinquanta
cantiche su ’ Misteri del Rosario, adoperandovi, come nell'ante
cedente suo Psalterium Eucharisticum , il linguaggio latino e il
ritmo de' Salmi . Tutti loderanno certamente l' Andriani , che spen
de il tempo e gli averi suoi sempre in opere si pie .
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 90. Giugno 1848.

SCI 3 11 2 3

VIII .

Su beni del Clero Dialogo tra Filantropo laico


e Apireto frate

UON di , Apireto ; come ti trovi in salute ?


BUON
Ap. Ne rendo grazie a Dio, che la quaresima non mi
ha fatto verun male; ma dond' è che da molto tempo non
ti sei fatto godere ? Forse non sei stato sempre in salute ?
Fil. E non sai , Apireto , che noi altri del secolo siamo
occupatissimi in comporre la Guardia Nazionale, in isce
gliere Pari e Deputati , in trovar mezzi più acconci al bene
della Nazione , e si renderla felice ?
Ap. Ma quali mezzi tu discorri , Filantropo ?
Fil. I mezzi morali e materiali che ora più che mai deg
giono essere abbondantissimi e di diverse classi ed efficaci,
onde si ottenga il bene comune , cui debbe guardare ogni
cittadino , ch ' è caldo di amor di patria .
Ap. Capisco bene i mezzi morali , e vuoi dire di quelli
che mirano alla stabilità del buon costume, conservano l'or
dine pubblico, e tutti i cittadini dirigono con efficacia allo
scopo comune , e questi mezzi potrebbero esser ristretti alla
Religion Cattolica ch'è una delle leggi fondamentali della
nostra Costituzione e che contiene un principio di vita che
manca ai popoli eterodossi '), e che creò l' Europa , e fe.
ce in seme tulto ciò che veggiamo ). Non intendo però

) Gesuila Mod ., t . IV, p . 243 , Losanna 1817. -2) Ivi , p.292,


RAC.REL. VOL.XY. 27
408

di quali mezzi materiali tu intendi far pärola , chè troppo


generale è l'idea che tai mezzi mi risvegliano.
Fil. Già sai che si è dovuto armare molte migliaia di
uomini; stabilire un giusto compenso ai magistrati dimes
si ; rimunerare molte opere di uomini liberali ; molte altre
opere quindi deggion cominciarsi e portarsi a termine. Dun.
que si richiede danaro ch ' è l'oglio , onde la macchina so .
ciale cammina e ferma mantiensi .
Ap. Dunque farà mestieri accrescere i dazi, le gabelle,
le contribuzioni ?
Fil. Questo no , perchè la Nazione anzi trovasi troppo o
nerata di pesi e con puovi dazi si alienerebbero i popoli ,
che guidansi colle cose sensibili , dal nuovo ordine delle no
stre cose politiche.
Ap . Converrà dunque contrarre qualche debito ?
Fil. Neppure ciò , che non è facile trovare chi voglia fare
un imprestito di milioni, quanti son necessari ai bisogni ur
genti della Nazione.
Ap. E quali mezzi adunque tu cogli altri saggi credi do
versi adottare ?
Fil. Sembra esserci giunti . Si tratta di un mezzo facile ,
il meno rumoroso , il più efficace, il più giusto . Si restrin
geranno le rendite delle mense vescovili e parrocchiali, si
metteranno a vendita alcuni di questi beni , si farà lo spo
glio dei beni dei Regolari possidenti, e si si avrà pronta una
somma vistosissima , senza che i popoli risentissero del vuoto .
Ap. Bel mezzo davvero ! Questo è il mezzo adottato da
Errico VIII , dalla Rivoluzione di Francia e di Spagna, da
tutti i Governi eretici o poco credenti , è il mezzo insegna
to dai filosofi del passato secolo, onde una coi ministri del
Santuario distruggere la nostra sacrosanta Religione.
Fil. In ciò , caro Apireto , non siam d'accordo . Imperoc
che Cristo fondò la sua Religione sulla strettissima pover
tà , ed agli Apostoli impose che alla sola divina Provviden
za , come a sola e sicura ancora , fossero poggiati ; e ciò
raccogliesi anche dalla condotta de' primi fedeli, tra qua
li il mio e 'l tuo eran voci barbare e fredde.
409

Ap. Questo che tu dici , Filantropò, è vero per gli ec


clesiastici non pure , ma anche pei laici credenti ; è vero ,
ma tal dovea essere la Chiesa nella sua cuna , onde appa
risse opera della mano onnipotente di Dio ; è vero, ma lo
aumento dei fedeli richiede aumento di ministri e di tern .
pli , e quindi culto pubblico e degno della Maestà di Dio .
Or queste cose suppongon spese, suppongon danaro, sup
pongon rendite, suppongon beni terreni . E non mostrano di
esser pagani quelli cotali che richieggono negli ecclesiastici
tanti Apostoli ? E non si è forse cento volte dimostrato con
tro gli Ussiti, i Wicleffisti, Arnaldo da Brescia che anche
nel secol d'oro della Chiesa deponevano i fedeli ai piedi de
gli Apostoli il prezzo dei loro beni ?
Fil. Dovendo gli ecclesiastici esser più perfetti del re.
stante dei cristiani , parmi che deggiono più alla lettera a.
dempiere al precetto di Cristo : se vuoi esser perfetto, va,
vendi quanto hai e dàllo ai poveri ") .
Ap. Amico, convien distinguere perfezione da mezzi che
conducono alla perfezione. La perfezione riponesi nell' a
mor di Dio con tutto il cuore e con tutte le forze. La po .
vertà può essere mezzo alla perfezione, ma non è perfezio.
ne ; dico può essere, chè in Abramo, in Davide , ed in molti
Santi dell'antico e nuovo Testamento ben si consociarono
santità e ricchezza. Anzi s . Tommaso ? ) pensa , potersi ave
re somma perfezione con grande opulenza . E la ragione
si è che le ricchezze per sè sono indifferenti, come la for
za e la bellezza del corpo , cui possiamo usare in bene ed
in male . Oltrechè i beni temporali , il cui superfluo forma
le ricchezze , sono mezzi necessari per satisfare a molte
buone opere da Cristo comandate . E Cristo non coinpia
cquesi forse di permettere che Zaccheo possedesse la metà dei
suoi beni ? Ne , quando il nostro Redentore a quel vispo
giovinastro impose a dar tutto il prezzo de' suoi beni ai po
verelli , volle insegnare , esser questa la via maestra per di
ventar perfetto, ma piuttosto volle a quello spavaldo insi

1) Matt. XIX , 21. -2) 2. 2. q . 185 , a . 1 ad 1 .


**
410

nuare a non tenere a quei beni terreni il cuore avvinto ,


come mostrò col fatto . Anche Cristo avea la borsa di da.
Daro '), anche l' Apostolo qualche fiata abbondava di beni
temporali , anche gli Apostoli tutti riscuotevano il prezzo
de' venduti terreni dai fedeli, e sette persone le più timo
rate elessero , onde ai poveri il raccolto danaro dispensas -
sero , Anzi Cristo a Pietro , che del guiderdone per sè e per
gli altri discepoli il richiese, rispose che avrebbero avuto
molto più di quanto avean abbandonato ) in questo tem
po , e nel secolo avvenire l'eterna vita a).
Fil. Certo è però che gli Apostoli , senza posseder beni ,
convertirono un mondo intero ; non cosi i nostri Vescovi
e Sacerdoti , comeche molte ricchezze possedessero.
Ap . Si , ma gli Apostoli convertirono coi miracoli e co
loro che fanno miracoli , non hanno bisogno di beni tem .
porali . Perchè togliersi al Clero i mezzi d' insinuare il Van
gelo negli animi dei miserabili e di mostrarsi ai dilicati
del secolo con decente apparato ? Ma io già ti ho detto
che gli Apostoli ricevevano da' fedeli molte oblazioni e
perfino il prezzo de' loro beni.
Fil. Non puoi negarmi, Apireto , che l'oro nelle mani
del ricco suol esser sorgente velenosa di alterigia e di lus
so ; che l'amministrazione delle ricchezze suole ingenerare
infinite cure ; che lo splendor dell'oro suole appanoare an
che l'occhio dell' ecclesiastico ; che ")

Come avarizia spense a ciascun bene


Lo nostro amore

cosi ne' chierici è pietra di scandalo pe' laici.


Ap. Tu mo )
Con povertà volesti anzi virtute ,
Che gran ricchezza posseder con vizio.
Ma l' ecclesiastico forse è un Angelo ? È uomo, e nulla di
umano é alieno da lui . Deve egli 'esser fedele amministra

) Jo . XII , 6-13 , 29.-) Luc. XVIII , 29 ; Mar. X , 29; V. Muzza


relli, Ricchezze del Clero.-) Dante, Purg . 19. - 4) Iri 20 .
411

tore ; deve ricordare il fine della concessione delle posses .


sioni alla Chiesa ; deve rammentare la sua professione che
vuole fedeltà e decenza; deve imitare quei santi Vescovi e
Sacerdoti che, vivendo con santa parsimonia e temperan
za, erogarono le loro ricche entrale per chiese , per cul.
to , per poveri , per disavventurosi. Ma molti forse non pec
carono a motivo della povertà ? ' ) Anche Virgilio disse
che la fame e ' l turpe bisogno soglion persuader cose mal
vage . Ed a quale infame lucro non sarebbe esposta la pa
rola di Dio e la remissione delle colpe e la concessione
delle indulgenze e l'amministrazione dei Sacramenti ? Si
mone farebbe impudentemente il mercatante in comprare e
vendere dovunque le cose più sapte , come ha qualche vol
ta dimostrato l'esperienza . Quindi Platone diceva ) , l'es .
ser rieco molto giova all' uomo mansueto e modesto, af
finchè non abbia occasione di sforzare alcuno , nė di men
üre, nè di aver debito cogli dei, o con altri.
Fil. Ma non può dubitarsi che la povertà sarebbe una
preziosa gemma per un ecclesiastico dotto ed onesto .
Ap . Distinguo , dice lo scolastico . Se parli di un sacer
dote che abbia il cuore distaccato dai beni terreni e che
dà alla Chiesa e ai poveri tutto che supera al suo mode
sto sostentamento e che viva tutto per tutti, concedo , ma
niun vantaggio può dedursi per lo spogliamento . Se poi
parli di un sacerdote che assolutamente nulla possiede e
nulla ricere dai fedeli, nego , e soggiungo che tal sorta di
sacerdoti non ha esistito , nè esisterà . Amico , rammenta
che i Leviti ) lasciarono il loro ministero, perchè defrau
dati di lor porzione . Allora si che )
Per oro e per argento adulterate
sarebbero le cose di Dio ; allora si che con alta roco si di
rebbe agli ecclesiastici:

Fatio v'avete Dio d'oro e d'argento.

? ) Eccli. XXVII , 1.- ) De Rep . 1. I , presso Muzzarelli ,loe.eit.


-) Il Esdr. III , 10. — 4) Dante , Infer, 19 .
412
I sacerdoti poveri sono costretti ad esercitare mestieri vili
e indecenti anche a secolari , a correre di luogo in luogo
per trovar qualche vescovo o ricco proprietario che li ac
cogliesse , a lasciar lo studio, a faticar colle mani , a me.
nar vita tapina e scandalosa . Non è necessario che jo pro
vi queste asserzioni pur troppo corroborate dall'esperien
za . Amico , sai tu perchè si desiderano preti poveri ? A me
basta dirti che anche il lupo volea persuadere il padrone
di copioso armento a render povero il bestiame di cani ,
onde poterlo più impunemente sbranare .
Fil . Almeno devi meco convenire che le ricchezze mal
convengono al Clero, chè Salomone pregava Dio ") a non
dargli nè ricchezze , nè povertà , e solo a largirgli ciò che
era alla sua vita necessario .
Ap. Convengo , ma chi fisserà i limiti di questa santa
mediocrità ? Non già il Clero , che questo , a dir tuo , non
troverebbe limiti ; non già i laici , chè questi , a mio mo
do di vedere , tengono per superfluo ciò che non giunge in
lor mani . Chi adunque ? Arrogi che dovrebbe definirsi. il
numero dei sacerdoti , sperimentare di ciascuno la vocazio
ne di ognuno conoscere tutti i bisogni , sceverare il superfluo
dal decoroso , variare il provvedimento in proporzione del
prezzo e l'abbondanza dei generi di sustentazione . E do .
po tutto questo , di quanti beni non rimarrebbe priva la so
cietà cristiana ? Forsechè i laici fabbricherebbero colle ric .
chezze , di che vorrebbero i chierici spogliati , e Chiese e
Seminarii e Conservatorii e Ospedali ? Si sa che %)
L'una gente sen va , l'altra sen viene ;
E tornan lacrimando ai primi canti ,
Ed al gridar che più lor si conviene.
Fil. Nessun mi toglie di mente che senza questi tanti
beni potrebbero gli ecclesiastici attendere con maggior sol
lecitudine ai loro doveri, e che sarebbero anche più ono
rati, come gli Ecclesiastici dei primi secoli , che si conten
tavano di primizie , di decime, di oblazioni spontanee .

*) Prov . XXX , 8.- ?) Dante, Purg. 26 .


413

Ap. Troppe cose hai asserito , Filantropo ! Dico adunque


che gli ecclesiastici senza i beni temporali meno potrebbe
ro adempiere i propri doveri. Stabilita la Chiesa col san
gue di milioni di martiri e coi miracoli , le fu necessaria
la dottrina e la scienza , onde abbattere il Portico, il Peri.
pato , la Stoa , e confutare i figli rubelli a madre sì buona .
Tali furon le armi , onde usarono Giustino e Ignazio ed Eu
sebio ed Atenagora e Taziano e Tertulliano e Teodorelo ed
altri dotti ecclesiastici latini e greci nel sottomettere al Van
gelo la mondana sapienza. Ma la dottrina non si acquista
collo sludio , e lo studio non suppone forse e vitto e vesti
to ed abitazione e comodità e libri ed emolumenti. ?
E tutto questo non ti richiama alla mente e beneficii e pre
hende e precettori e Seminarii e Convitti . . . ? Se il Cle
ro debbe essere onorato , è uopo che sia facoltoso ") . Io
veggo le cattive conseguenze , se il Clero è povero ; non le
veggo , se è ricco, disse il dotto Tassoni ?) . Dammi il Cle
ro ricco , e artisti e giudici e avvocati e notari e l'umani
tà intera avrà la sua parte, ma , posta al rovescio la me
daglia , inonderanno e furti e rapine e simonie e scandali
e irreligione. . . Eran volontarie offerte le ricchezze della
Clresa primitiva ? Ma ciò che importa ? Non è egli ricco
il mercatante che commette i suoi tesori all'infido elemen
to , come lo è il proprietario di estese campagne ? Le ric
chezze non consistono in beni stabili, in bestiame, in oro ,
ma nel superfluo, e quegli è più ricco che più ne abbon
da . Se nei primi secoli la Chiesa non avea possessioni, ciò
era pel divieto degl' Imperatori, e perchè la carità de' fede
li sopperiva ai bisogni del culto , dei ministri, dei povert,
e non perchè vi era divina proibizione. Nè poi è del tutto
vero che la Chiesa nei primi secoli non possedette beni stą
bili , chè Eusebio nella vita di Costantino s ) attesta, aver
questo Imperante comandato che alla Chiesa si restituis
sero le case, le possessioni, le campagne, gli orti, e qua

") Muzzarelli , Ricchezze del Clero .-- ') La Relig. dim . e dif.
1. 3 , c . 38.- ) L. 2, c . 39.
414

lunque altra cosa , non diminuilo affatto il diritto del do .


minio . La restituzione non suppone forse un possesso an
tecedente ? ") Se non che i beni di Chiesa nei primi tre se
coli eran comuni tra i Vescovi e 'l Clero , e le fabbriche dei
tempii e i poveri , e non prima del quarto secolo se ne fe
ce la divisione con quella proporzione geometrica che esi
gevano i bisogni di ciascuna classe di quelli, ai quali eran
destinati ").
Fil. Io credo , Apireto , che per la maggior parte i cosi
detti beni di Chiesa risalgano ad una origine viziosa, e per
ciò parmi più ragionevole ch' essi ritornino alla Nazione,
onde sono usciti.
Ap . In questa tua opinione , amico , ogni parola è un er.
rore . Perchè dirsi viziosa la origine dei beni ecclesiastici ?
Le donazioni per fermo non sono titoli condannati . Perchè
adunque dirsi viziosa la origine di tai beni , se per queste
vie sono stati quasi tutti alla Chiesa concessi ? 3) o forse
un titolo di acquisto è giusto per tutti, meno per la Chiesa ?
E non furono talii donazioni fatte secondo le leggi vigenti e
col consenso del popolo e coll' approvazione del sommo Im..
perante ? E se tali titoli non sono sufficienti a tutelare le
proprietà della Chiesa, chi mai può esser sicuro delle sue
possessioni? Non sono forse i Vescovi , i Preti , i Frati anch'essi
cittadini , come gli altri , e perciò , non altramente che gli
altri , capaci di ritenere i fatti acquisti ? Ed eziandioché la
Nazione non volesse riconoscere le leggi ecclesiastiche , non
dovrebbe, se giusta volesse essere e non soltanto apparire,
rispettare le proprietà , i cui frutti percepisce il Clero , che
almeno sono di una corporazione riguardata pure come
ogni altra di commercio , di scienze . . . ? E queste dona
zioni non furono alle Chiese per la più parte fatte da Pa
pi , da Cardinali, da Vescovi ? Ed in che consistevano que
ste vantate possessioni nella origine , se non in foreste ab
bandonate , in paesi incolti e paludosi , cui seppero fecon

1) Nat. Alex . Hist. t . 7, saec . 4 , c . 5 , art.11.-) Van -Espen ,


Ius Eccl. de Pecul. Cleric. c . 3 ad 5. — 3) Muzzarelli , loc . cit.
415
dare mani benefiche e laboriose ? Furono i Cenobiti che
dissodarono e diseccarono molti tratti di terra e vi pian.
taron alberi e vi fabbricaron edificii. In vece della gelosia,
non dovrebbe piuttosto risvegliare riconoscenza la industria
di quelli solitarii che convertirono sterili campagne in pra
terie e fertili colline ? ?) Ma
Cosi li ciechi, a cui la roba falla,
Stanno ai perdoni a chieder lor bisogna,
E l' un 'l capo sovra l'altro avvalla %) .

Fil. Con ciò vorresti dire, Apireto, che il Clero abbia


diritto di possedere i beni, che diconsi di Chiesa , e che
la Nazione non possa di tali beni servirsi pei suoi bisogni.
Ma ciò quali conseguenze terribili non produce ?
Ap. Ben io intendo ciò che tu dici , ma le terribili con
seguenze, che tu deduci, io non veggo . Ma se le donazio
ni sono irrevocabili e trasferiscono nel donatario il pieno
dominio , qual difficoltà che il Clero percepisca i frutti che
la Chiesa possiede ? Aggiungi che molte di queste donazio
ni sono onerate dai pesi di predicazione , di amministrazio
ne di sacramenti , d'istruzione, di messe e di altre sacre
funzioni, di lampade , di manutenzione delle fabbriche..
E poi non è egli giusto che , siccome vive colla mercede
di sue opere l'operaio , viva cosi dell'allare chi serve al
l'altare ? Chi mai militò a sue spese ? Chi piantó la vigna
e non mangiò del frutto di essa ? Chi pascolo un gregge
e non cibossi del latte del medesimo ? Il paragone è di
s . Paolo 3) che tutto un capitolo consacra in dimostrare
dalla legge di natura , dalla legge mosaica , dalla legge
Evangelica , doversi il sostentamento ai Ministri del San
tuario . Noi siam contenti del vitto e vestito , diceva lo
stesso Apostolo 4) , e Cristo stesso insegnò , esser degno l'o
peraio di suo cibo 5) , o di sua mercede “) . Anzi non vi

1) Frayssinous, Conferenza sul Sacerdozio Cristiano . - 2) Dan


te, Pury . 13.- ) 1 Cor. 9. – 4) 1 Tim . VI , 8.-) Malt . X , 11 .
-) Luc. X , 7 .
416

ha popolo che non abbia riconosciuto l'obbligo di sostene .


re i ministri del culto . Presso gli Ebrei i Leviti , oltre qua
rantotto città e grand' estensione di terreno pei loro bestia
mi ") , ricevevano offerte, partecipavano dei voti e donati
vi , esigevano le decime . Presso gli Egizi , nella Grecia, in
Turchia , nell'India, nella Tartaria , nella Cina, nell'impe
ro Romano non possedevano e non posseggono i Sacerdo
ti dei falsi numi immense ricchezze ? E non potrà , quale
usufruttuario il nostro Clero , addetto al culto di quel Dio ,
ch'è padrone universale, possedere i beni di Chiesa ? 2)
Qual legge concede alla Nazione il diritto di spogliare u.
na persona od un ceto di persone dei beni , che queste pos
seggono ed hanno diritto di possedere ?
Fil . Dunque la Nazione non ha diritto di usare dei suoi
beni ?
Ap . Dei suoi sì , non di quelli di Chiesa . I beni del Cle .
ro sono proprietà vere e reali , e ripugna che sia proprie
tà di tutti , ciò ch'è proprietà di una persona o di un ce.
to . I beni del Clero appartengono alla Nazione , come i be
ni di ogni altro cittadino , cui la Nazione debbe protegge.
re e vendicare dagli altrui soprusi . Quale esistenza può a
vere una Nazione , se le persone non protegge e le loro
sostanze ? Forsechè il Diritto Canonico ha reso incerta e
rivocabile una possidenza sostenuta dal diritto nazionale e
civile ? Ed eziandiochè la Nazione medesima, presa in col
lettiva , avesse al Clero tutti i beni donati , avrebbe quel.
la il diritto di riprenderseli ? E non dovrebbe anzi la Na
zione fornire il Clero di beni , se ne fosse spoglio ? 3) Do
narli e ritenerne il dominio sono contraddittorii , dice Tapa
relli 4) che mette in veduta , aver la Spagna non guari rap
presentato la sanguinosa tragedia che una volta rappresen
tò la ignoranza filosofica dei giacobini in Francia . Dunque " )
È chi, per esser suo vicin soppresso ,
Spera eccellenza , e sol per questo brama
Ch' el sia di sua grandezza in basso messo.

* ) Num . XXXV , 2.-) Tassoni, loc. cit.- ") . Ibidem.- ) Ta


parelli , Saggio Teor . t . 5 , noia 130.-") Dante, Purg. 17 ,
417
Fil. Ma la Chiesa forse non è nello stato ? Lo stato non
può usar le cose che sono in esso e dentro di esso , ove
la bisogna il richiede ?
Ap . Ecco un altro sproposito , e scusa , amico . No la Chie
sa non è nello stato . Imperocchè o per Chiesa intendi, in
senso stretto, una società di fedeli che professano la stes
sa fede e riconoscono per capo visibile il Romano Ponte
fice , ed allora la Chiesa non altramente sarebbe nello sta.
to che perchè lo stato è anteriore alla Chiesa ; ma l'ante.
riorità di tempo sempre forse concede preferenza di do .
minio ? : 0 per Chiesa intendi una società che tenga la
stessa fede sotto un capo visibile , ed allora essa è anti
ca , quando il mondo , chè anche nella legge di natura
eran credenti . Da che sonvi santi, è la Chiesa sulla ter.
ra , e quanti furon santi, alla Chiesa appartengono, di
ce Agostino ' ) . I Principi poi per legge di natura sono
obbligati a riconoscere nei loro stati la vera Religione, a
rispettarla, a guardare la Chiesa qual Madre loro . Dun
que con qual impudente ardimento potrebbero i Principio
le Nazioni invadere i beni della Chiesa ? ?) E comechè io
ti conceda , esser la Chiesa nello stato ; tu però devi meco
convenire che anche lo stato è nella Chiesa. Quindi sicco .
me la Chiesa non può invadere le proprietà dello stato , co
sì nè anco allo stato è permesso metter arbitrariamente le
mani in quelle della Chiesa 3) .
Fil. Con queste tue teorie , mio Apireto, rendi il Clero
rubelle allo stato , lo fai resistente al soccorso della Nazio
ne, lo confessi fautore del pubblico disordine .
Ap. Quante qualifiche al povero Clero che non vuol es.
sere spogliato del suo ! La Chiesa adunque è rubelle, è di.
subbidiente, è turbatrice dell'ordine pubblico perciò appun
to che condanna coloro che voglionsi rendere padroni dei
beni suoi ? Dunque il Clero è pietra di scandalo , quando
pon soffre in pace che il ladro lo denudi ? Dunque il va

' ) Ep . 102, e in Psal. 128.- ) Muzzarelli , Scomunica. - *)


Turchi , Omelia sopra i beni temporali della catt. Chiesa.
418

so di Pandora è men pieno di mali di quello che ne sia


il Clero ? Dunque il Magistrato turba l' ordine pubblico ,
quando resiste all' iniquità di un furfante , e questi il con
serva ? Dunque non l'agnello, ma il lupo avea ragione ?
E quali armi ha messo in uso la Chiesa, nell' opporsi allo
spogliamento , se non le sole spirituali, onde l'ordine pub
blico più si rafferma ? . Del resto la Chiesa sempre ha dato
e deve dare or minuti annuali sovvenimenti , or larghe tem
poranee largizioni alla Nazione per lo bene comune. An
zi la Chiesa ha sempre pensato che possono alienarsi i be .
ni suoi , ove sono abbondanti e la necessità dello stato od
anche dei particolari l' esige, come hanno pur insegnato due
Magni Pontefici s . Gregorio e s . Leone e molti Concilii par
ticolari hanno decretato ' ); ma la vendita , onde sia giusta ,
convien che si faccia col consenso del sommo Gerarca , che ,
conosciuto l'urgente bisogno , ha sempre disposto ciò che nella
sua prudenza ha creduto conveniente . Senza questa suprema
concessione , togliere i beni sacrati a Dio , alla sussistenza dei
ministri , al mantenimento del culto, alla conservazione dei
templi, al soccorso dei poveri , all'esercizio magnifico del
la Religione ... , è aprire il varco ad ogni rapina , è pra
ticare mezzi immorali, è commettere grave sacrilegio , è por
tare in trionfo il sistema Obbesiano , è render la Chiesa spo .
glia di ministri . . . La Chiesa può dare e darà da sè .
L'invasione è perciò pregiudizievole alla medesima Nazio
ne . Ricordo che Carlo V , in udirche Errico VIII, avea
spogliato Chiese e Monasteri , profondamente disse che avea
ammazzato la gallina , che gli faceva ogni giorno un
uovo ďoro.
Fil. Quando però la Nazione, anche senza permesso del
Pontefice e dei Vescovi , applicasse i beni della Chiesa al
comun vantaggio , non farebbe certo opera malvagia, che
la Nazione e non il Pontefice conosce i suoi bisogni .
Ap. Ma io ti ho prevennto colla risposta antecedente ,
ti ho mostrato che ciò sarebbe ingiustizia. Ma che male

") Muzzarelli, Ricchezze del Clcro.


419
ciò sarebbe per la Nazione ? Dimmi di grazia , rispose Wa
la nell'assemblea di Aquisgrana , se uno presenta la sua of
ferta sull'altare ed un altro corre per levarla , senza volon.
tà del Sacerdote, qual nome darai a tale azione ? Certo
di sacrilegio .È dunque molto pericoloso ( oltre la intrinseca
ingiustizia ) volgere in usi .profani le cose a Dio consacrate
contro l'autorità dei canoni , ed in disprezzo di tanti anate
mi . Leggi s . Paolo, leggi Agostino, leggi altri Padri e mol.
ti Concilii e gli stessi Capitolari ed anche gli scritti di qual
che protestante ") , e conoscerai che i Capi delle Nazioni so
no custodi e non invasori de' beni ecclesiastici ; che que.
sti beni appartengono al patrimonio di Cristo ; che l'uso di
questi beni è sacro ; che è sacrilego chi osa impadronirsene.
Fil. Ma, se Cristo non ha bisogno di questi beni , come
appartengono al patrimonio di Cristo ?
Ap. Amico , io credo di parlare con un cattolico, od almeno
con un cristiano , non con un Deista o Razionalista , altra
mente da altri principii dovrebbe esordire il nostro discor
so . Cristo nè anco ha bisogno di altari e templi , di nostre
orazioni, di nostri omaggi , del culto che gli prestiamo . Dun
que ... ? Già vedi le tristi conseguenze che quindi potreb
bero dedursi . Cristo no , non ha bisogno di noi e delle no
stre cose , sibbene noi abbiamo bisogno di lui. II , ritirare
un dono offerto a Dio , non è egli sottrargli l'omaggio che
pia mano gli presta ? E qui ti prego notare che nei sacri
canoni e presso gli scrittori ecclesiastici i beni di Chiesa
si appellano voti dei fedeli, perchè la intenzione degli of
ferenti fu quella di consagrarli a Cristo e quasi botarli a
Dio ; prezzi e redenzione dei peccati, perchè la limosina è
mezzo a redimerci dai peccati e guadagnarci amici colle ric
chezze, e quindi ad esser ricevuti negli eterni tabernacoli,
e perciò si dice 2) che i sacerdoti mangiano i peccati dei
popoli; patrimonio e cose dei poveri, perché sono alla Chie .
sa donati , onde di essi una porzione si largisca ai poveri
che sono membri di Cristo ; patrimonio di Cristo , perchè

:) Muzzarelli , Imm . Eccles. Reale, lett . I.— ?) Osea IV , 8 .


420

sono destinati ai ministri e poveri di Cristo . Quindi vengo


no detti uccisori dei poveri quegli ecclesiastici che in usi
profani o per le loro famiglie usano questi beni , in oppo
sizione dei sacri canoni e principalmente del Tridentino ') .
E perciò tutti i Canonisti ripetono con s . Bernardo a) che
l' Ecclesiastico , ritenendo dei frutti del beneficio , oltre il
decente vitto e vestito , ritiene una cosa non sua e commet
te una rapina ed un sacrilegio ' ) .
Fil. Ed ecco perchè converrebbe vendere questi þeni, ed
applicare il prezzo parte per la Nazione e parte pei poveri .
Ap. Mi aspettava veramente che avessi assegnato anche
una terza o quarta o quinta parte al Clero ; ma no, che
questo debbe essere escluso dal partecipare dei beni suoi.
Mi pare, amico mio , che tu sei intinto un pò della pece
dei filosofi Enciclopedisti . Ricorda che i beni di Chiesa ven
duti in Inghilterra , in Francia , in Spagna , nella stessa no
stra Italia , ed anche altrove, no che non hanno arricchiti
i popoli , e i più bisognosi rimasero senza i dovuti soccor
si . Si sa che pochissimi o prepotenti o irreligiosi o auda
ci o avidi con pochissimo prezzo questi beni acquistarono.
Si sa che le Nazioni , senza ricevere dai venduti beni alcun
pro , han dovuto per molto tempo sostenere coloro, i cui
beni furono invasi . Si sa che i poveri non pure , ma tutti
gli artisti , che negli Episcopii e nei Monasteri trovavan pa
ne, con questo spogliamento hanno a mille doppii sofferto .
Nessuno rubò tanto le Chiese e i Monasteri , quanto Erri
co VIII , e nessuno morì tanto carico di debiti , quanto quel
monarca infelice, e nessun regno pati tanta fame, quanto
Inghilterra , come ha dimostrato Guglielmo Cobbett . E i po
veri non saranno sempre sulla terra ? 4) E sarà facile la
divisione di questi beni ai poveri dopo i conosciuti tumul
ti di Roma per le leggi agrarie ? E ciò dico, perchè non
suppongo , volersi il danaro dare ai poveri, e non i pode

1 Sess . 22, de Ref. c . 1 , et Sess . 25 , de Ref. c . 1 , 17.


2) Ep . ad Fulcon . - 3) Van - Espen, De Pec, cler . loc . cit . — 4 )
Marc. XVI , 7 .
421
ri . E quale incomodo e spesa non porterebbe alla Nazio .
ne la divisione ? E quale dispendio non occorre per ammi.
nistrare tai beni anche per breve tempo ? E quindi non ver
rebbero dopo pochi anni assorbiti dagli amministratori , dai
custodi , dai percettori, dai divisori , e da cento altri ? E la
divisione da chi si farebbe ? Con quale giustizia e quale
disinteresse ed imparzialità ? Vasti e doviziosi patrimonii di
corporazioni disciolte , non che bastare agli individui disciol
ti , si dispersero qual nebbia al vento . E si noti che il peri
colo dell'abuso è più inevitabile in mano della forza, che
in quella del diritto , e perciò dovrebbe prestarsi protezio .
ne al più debole, ch'è del diritto , che al più forte, ch'è
della forza, come saggiamente avverte Taparelli ').
Fil. Apireto mio , essendo i beni di Chiesa posseduti da
mani morte , si possono dire totalmente perduti per la Na.
zione. Quindi, a mio parere , potrebbe la Nazione nell'ur
gente suo bisogno vendere tutti questi beni o pure stabili
re su di essi un annuo censo , e dare ai ministri del San.
tuario una mercede pecuniaria in conformità del servizio
che ciascuno presta.
Ap . Non ne dici una buona . Oltracchè a ciò ho pur ri
sposto , avverto che , se il Clero dovesse esser salariato , il
ministro di Dio non si distinguerebbe dal servo mercenario che
dalla sua opera manuale trae il sostentamento . La vita del
chierico sarebbe precaria , poichè per ogni vero o finto bi
sogno della Nazione (cioè di coloro i quali saprebbero trovar
lo ),si scemerebbe o differirebbe o totalmente negherebbe que
sto stabilito salario , nella guisa che quatto quatto sen va
il servo , se avaro prepotente padrone gli toglie la pattuita
mercede , e spesso addiverebbe che qualche uomo irreligio
so gli togliesse il pane di bocca. Molto meno potrebbero
quindi i pastori zelanti troncare le prostituzioni coi soccor
si temporali, prevenire i furti e le rapine, tergere il pian
to d'intere desolate famiglie . Perchè adunque esporre i pa
stori e 'l gregge ad un sacrificio ? Sai tu che pretesero i

") Saggio Teor. t . 5 , nota 129 , n . 6 .

A
422
novatori con questa precaria mercede ? Togliere, sotto gli
speciosi titoli dei bisogni di stato, del vuoto di cassa, del
l'utilità e necessità di guerra, la sussistenza al Clero con
un sol atto di volontà , e si renderlo mesmerizzato . Ma per
chè dir perduti per la Nazione cotesti beni ? Se la Religio
ne è necessaria alla società e si fattamente che, se non a
vesse la vera , dovrebbe una inventarsene , necessario è pu •
re che tai beni non escano dal Santuario . E se i beni tuoi
non sono perduti per la Nazione, perchè dir perduti quel.
li del Clero ? E questi beni del Clero non passano essi di
mano in mano a sollevar la miseria di tanti individui ? Non
sono essi offerti e preparati alla vocazione , ai talenti , al -
la virtù , al merito ? E mercè gli uomini di Chiesa non pas
sano essi di famiglia in famiglia, cui questo o quell' eccle
siastico appartiene ? Ai beneficii di Chiesa ottar possono i fi.
gli di qualunque cittadino , che s ' incamminano per la strada
del Sacerdozio . No, non sono nè morti, nè paralitici i be
ni di Chiesa per la Nazione , poichè i frutti di essi vanno
in commercio e si diffondono per la Nazione. E'l Clero non
forma forse la miglior parte della Nazione? E si dovrà dir per
duto per la Nazione quello che al Clero appartiene ? La mas
sa non si diminuisce sia che questi beni ad un ceto appar
tengano, sia ad un altro , sia che questi, sia che quegli ne
percepisca i frutti. Dunque col far guerra ai beni di Chie
sa si fa guerra ai ministri di essa , ad essa medesima, al
la giustizia, alla verità , al senso comune , al buon senso,
al bene pubblico .
Fil. Essendo gli ecclesiastici ristretti nei loro bisogni,
non veggo , perchè loro non potrebbe darsi un mensile ap
pannaggio , ed intanto vendersi per la Nazione i loro beni .
Ap . Parmi che tu ritorni alle stesse difficoltà già disciolte .
I beni degli ecclesiastici non sono destinati al solo sostenta
mento di quelli , ma di tanti altri , cui i sacri canoni voglio
no che se ne diano i frutti. Essi questi beni sono della Chie
sa , come i tuoi son tuoi . Che diresti tu , se la Nazione vo
lesse dare a te ed alla tua famiglia un onesto sostentamen.
to ed appropriarsi i tuoi beni ? Se la proprietà è inviola
423

bile per te, la è anco pel Clero . Tai beni sono anche ina
lienabili, come i diritti della corona , le pertinenze del fi.
sco, i beni fidecommessarii, perchè sempre vantaggiosa si
è creduta la perpetua conservazione dei beni . L'esser ta
li impedisce la dissipazione delle ricchezze offerte da' fede
li , i quali senza tal causa sarebbero ben presto ridotti a
far nuovi sacrifizii per lo sostentamento del Clero ") . Ma
non si dànno poi questi beni in enſiteusi, o delle volte non
si vendono pel bisogno della Nazione colla licenza Aposto
lica e nella debita forma ? Per la salute della patria non
si sono alcune fiate venduti anche vasi sacri d'oro e d'ar
gento , ed altre preziose supellettili ? Pel bene comune tut
to è permesso, ma esso è inseparabile dalla giustizia , la
quale richiede che non un sol ceto di persone, ma tutti i
cittadini proporzione concorrano a sollevar la patria dal
le comuni disgrazie .
Fil. La maggior parte degli ecclesiastici abusano di queste
ricchezze nella crapola , nell' ozio , nella mollezza , e con
ciò diventano la pietra di scandalo dei fedeli, i quali altret .
tanto operano nel veder gli ecclesiastici
Che la ragion sommettono al talento ;
Questi . .
Col pugno chiuso, e questi co' crin mozzi ?).
Ap . Abusano ! Ma ciò che prova ? Prova solo che non
dovrebbero abusarne, e non già che non dovrebbero posse
derne . Prova che nella distribuzione dei frutti di questi be
ni qualche fiata l'avarizia o la mollezza o la intemperan
za od altra passione occieca la mente di alcuni infelici, e
non già che sia illecita o comunque vietata la percezione
dei frutti di tai beni , comechè copiosi. Abusano ! Dunque
meritano essere ammoniti corretti castigati dai loro Supe.
riori , e renderanno conto a Dio , ed in questa e nell'alira
vita ne pagheranno il fio . Ma da ciò segue forse che per
ciò debbano essere spogliati dei loro beni ? O forse saran
no più monde le mani dei laici in tempo che monde non

1) Taparelli , t . 5 , nota 129. - 2) Dante , Inf. 3 , 7 .


RAG.REL. VOL.XV. 28
424
le hanno gli unti del Signore ? Ne abusano ! In tanta mol .
titudine qual maraviglia vi lia che alcuni ne abusano ? E
Giuda non abuso de' beni di Chiesa sotto gli occhi di Cristo ?
E la Chiesa non detesta con leggi rigorosissime questi abu .
si ? E questi disordini si estirpano forse coll' invadere i be .
ni di coloro che ne abusano ? Ed in qual consorzio uma
no non trovansi questi abusi ? E perchè toglierli indistin
tamente , se alcuni ne abusano , ed ai successori, se i pre
senti ne fanno uso non buono ? E perché non si guarda
ai pii sacerdoti che ne fanno uso onesto e quale è prescrit
to dai sacri canoni ? Spesso pel vizio di un solo con logi
ca da ignorante si grida la croce a tutti gli ecclesiastici
virtuosi e perciò ignorati . Sai tu chi gridan cosi ? Quelle
anime benedette , di cui

Negli occhi era ciascuna oscura e cava ,


Pallida nella faccia , e tanto scema ,
Che dall'ossa la pelle s' informava ') .

Abusanol ed io abomino questi abusi . Tu sai che io sono


un povero Frate di quelli, il cui buon Padre %)
Ai frati suoi , si com'a giuste erede,
Raccomando la sua donna più cara ,
E comando che l'amassero a fede.

Ma è lecito spogliare qualcuno di sua roba , perchè ne a


busa ? So che suol darsi ai prodighi un curatore , e questo
può darsi ancora agli ecclesiastici prodighi , serbato l'or
dine del diritto . Ne abusano ! E non sono per la maggior
parle dai Papi , dai Cardinali , dai Vescovi , dai Sacerdoti
foodate quelle Basiliche , che fanno l'ornamento delle no
stre città , quelli asili aperti ad ogni genere di sventure ,
quegli stabilimenti di pubblica educazione, quelli ricchi de.
positi delle umane cognizioni , quelli. . ? Chi adunque sono
i tiranni

Che dier nel sangue, e nell'aver di piglio ? :)

") Purg. 23.- ) Parad. 11. -2) Infer . 12 .


423

Fil. Amico , tu t' irriti per causa non tua. Ma dimmi ,


non è egli vero che molti vescovi comprano palagi e feudi
pei loro parenti , acquistan carrozze ,e sostentano una cater.
va di servi e scialacquano alla guisa dei Principi ? Non è
egli vero che alcuni Regolari vivono vita da cavalieri ? Non
è egli vero che alcuni sacerdoti sono tutti impegnati a no
bilitare i loro parenti ?
In vesta di pastor lupi rapaci
Si veggion di quassù per tutti i paschi ') .
Almeno adunque devi convenire che farebbe mestieri sce
mare a questi cotali, che hanno mense e beneficii pinguis
simi , i beni e le entrate .
Ap . Ho capito . Ma questi Vescovi , questi Regolari , que
sti Preti , nell'acquistare i beni che hanno o nel percepir.
ne i frutti, hanno mai usato la violenza e le armi , come
quei ladri che i loro furti abbelliscono cogli speciosi tito .
li d' industria propria o di bottino o di conquista ? E se la
prescrizione è sufficiente ad assicurare la proprietà anche
ingiustamente acquistata, non basterà per la Chiesa che ,
oltre la prescrizione , vanta titoli giustissimi e per tali rico
nosciuti , ove trattasi di acquisti fatti da laici ? Non è ra
pinare , qual altro Eliodoro , l'invadere i beni o i frutti dei
beni di Chiesa, perchè qualcuno ne abusa ? Non sia mai
che l'erario del Principe si accresca a danno dei Sacer.
doti, scriveva il gentile Simmaco all ' Imperatore Valentinia
no ( Orat. ad Valent .). E l'Italia ha bisogno di questi beni ?
Or ti fa ' lieta , che tu hai ben onde:
Tu ricca ; tu con pace; tui con senno :
S'i' dico ver, l'effetto nol nasconde ?).

Fil. Ma è sempre vero che le ricchezze di alcune men


se , di alcuni beneficii, di alcuni monasteri sono abbondan .
tissime e inutili a chiese non bisognose , nè utili a poveri
che li non accattano pane .
Ap . I poveri sono dovunque ed in ogni tempo, e compon

1) Parad . 27. -2) Purg. 6 .


426

gouo due terzi del popolo , nè è difficile rinvenirli , quando


si vuol essere benefico, nè poveri son quelli soltanto che
chieggono un tozzo di pane , ma poveri sono i prigioni , le
zitelle nubili che non hanno dote, gli storpii , gl' imbecilli
di mente o di corpo ,quelli che son decaduti dal loro stato ,
i Regolari mendicanti, i vecchi incapaci a travagliare, i padri
di numerosa figliuolanza ,que'che hanno ingegno , ma son privi
di mezzi d'istruzione, i travagliatori pel pubblico bene , mol
te Chiese di piccoli paesetti , i nudi , gli assiderati , gl’in
fermi , in somma tutti quelli che, mercè del danaro , potreh
bero essere sollevati nei bisogni , onde sono oppressi . A co
noscere, se le ricchezze degli ecclesiastici sono copiose e
superflue , debbono tenersi presenti gli scopi varii , cui so
no destinate. Già ti ho detto che la mendicità è pernicio
sa in ognuno e più nell' ecclesiastico ; ti bo pur detto che
lo stato di mediocrità, considerati tutti i doveri del chieri -
co , male a questo si adatta . Dunque lo stato di ricchezza
è più conveniente al Clero . Se bestemmio Mandevill , quan
do disse che alla Repubblica giova la stessa corruzione
degli uomini, sarà pestifero veleno quel solo che appartie
ne agli ecclesiastici ? Ed è poi vero ciò che generalmen
te si dice di tali ricchezze ? Si diceva che i beni della Chie .
sa di Francia costituivano il terzo di quelli del regno . Vol.
taire ne fece l'analisi nella storia di Luigi XIV "), e ne
smenti l'imputazione. Ma infine, se queste ricchezze furo
no il frutto del dissodamento fatto da Monaci o del merito
di alcuni ecclesiastici ; se i beni degli ecclesiastici furono
i meglio coltivati , al dir dello stesso Say, e perciò più u
tili al pubblico; se i tempi attuali non fanno temere che
questi beni si aumentino; se la Chiesa , richiesta nelle for
me legali e morali , si è sempre prestata ai bisogni della
Nazione ...; perchè tanto schiamazzo e lanto baccano con
tro le ricchezze del Clero ?
O avarizia , che puoi tu più farne ,
Poi c'hai 'l sangue mio a le si traito ,
Che non si cura della propria carne ? ?)

') T. 6 , c . 31.- ) Purg. 20.


427

Fil. Ricordo che lo stesso Fleury , tanto benemerito del .


la Storia Ecclesiastica , nel suo terzo discorso ha dimo
strato che alcuni Vescovi , comechè Santi , erano troppo im
pegnati al bene temporale delle loro Chiese .
Ap . Cioè difendevano i diritti delle loro Chiese, le qua
li ei non soffrivano che da mani profane venissero invase
nei loro beni. E tu credi reo di alto tradimento chi difen
de la roba che ei usufruisce ? Eu i canoni non comanda .
vano a quei Vescovi di non permettere la dilapidazione dei
beni delle loro Chiese ? Del resto Fleury, certo non il più
imparziale istorico , nello stesso discorso dice : È necessa
rio che vi siano i fondi destinati alle spese comuni del
la Religione Cristiana , non meno che in qualunque al
tra societi , per la sussistenza dei chierici occupati al
servizio delle Chiese ; per la costruzione e riparazione
delle fabbriche ; per la provvisione degli ornamenti , e
principalmente pel sollievo dei poveri.
Fil. La Nazione però ha bisogno di danaro ...
Ap. Anche il lupo avea fame, quando una calunnia ap
piccava al povero agnello . . . Se la Nazione ha bisogno
di danaro , la conseguenza legittima è che non pure gli ec .
clesiastici, ma anche tuti i secolari debbano concorrere
in proporzione , e non già che quelli hanno a spogliarsi .
Sono forse i beni della Chiesa i soli posti fuori legge, so
li alla disposizione del più forte, soli beni dereliiti e di
njun possessore ? So che il lusso smodato , la vana dissipa .
zione dei beni, le spese superiori alle entrate , la pessima
amministrazione di mani infedeli, la frode nascosta in mol
te pubbliche rendite ... dieder fondo al pubblico erario . ..
Come riempierne il vuoto ? La Chiesa umile e mansueta ,
la Chiesa che non ha forze a difendersi, la Chiesa che non
ha altre armi che la pazienza e l'orazione, la Chiesa che
si lascia spogliare dal grassatore e sol chiede in grazia la
vita della sua fede. . . , è facile spogliarla . A ciò si aggiun
ga la gelosia di quelli che, avendo profuso le loro ricchez .
ze in satisfar passioni, mal soffrono che il sacerdozio le
abbia custodito , lusingandosi di averne parte; ma
428
Egli avean cappe, con cappucci bassi
Dinanzi agli occhi .
Di fuor dorate son , si ch'egli abbaglia ;
Ma dentro tutte piombo . · ") .

Fil. A quel che veggo , tu Apireto , poco ti curi del be


ne comune .
Ap. Diamine ! Perchè parlo contro l'ingiustizia , poco mi
cale del bene pubblico ? Noi non siamo in tempi che il si
lenzio delle caverne , l'oscurità delle selve, l'orror dei de
serti erano i luoghi più acconci per conversar con Dio .
Tutti dobbiamo guardare e promuovere il bene comune , chi
più chi meno , secondo i talenti, le forze, le possessioni.A
natema all' ecclesiastico che guarda la patria in rovina
con occhio asciutto . Siamo giusti, Filantropo , e non ve
diam le cose cogli occhi di alcuni, che fattisi consiglieri

Con quest' orazion picciola , al cammino ? )

spingono cosi fattamente i semplici


Che appena poscia gli averai tenuti.

Fil. Ed a che servono tanti Preti, tanti Monaci, tanti


Claustrali ? Non è meglio scemare il numero di tanto scia
me ed alla Nazione applicare i loro beni ?
Ap . A che servono ? Lo ignori tu davvero Filantropo ?
Istruiscono con catechismi e prediche e sermoni i fedeli nel
modo di amare Dio e 'l prossimo ; nei tribunali di peniten
za con Dio riconciliano il peccatore ; con preci e salmo
die ed auguste cerimonie mantengon vivo negli animi dei
fedeli la Religione ; impediscono o tolgon gli scandali , e com
pongono le famiglie discordi , e richiamano i giovani dalle
vie interdette del piacere, e insinuano l'obbedienza alle leg .
gi . . . A che servono ? Ma a che servono tanti mondani
nati a far numero e consumare i prodotti della campagna ?
Che fanno i claustrali ? Tu tel sai , amico , ciò che fecero
i loro padri . Per saper ora ciò che fanno, converrebbe os

) Inf. 23 .-- 2) Ibid . 26 .


429

servarli nei pergami , nei tribunali di penitenza , nelle loro


Chiese, negli Ospedali , nelle Carceri , nei Collegi , nei Se .
minarii .. ; converrebbe interrrogarne tante famiglie, tan
ti poveri , tanti operai , tanti artisti , che questi potranno dir
ti l'uso che i claustrali fanno di loro ricchezze. A che ser
vono ? Il frate, signori miei, è la cosa più sublime del
mondo , se risponde al suo nome , che vuol dire fratello
e rappresenta la divina fraternità dell' Evangelio , dice
Gioberti ). Chi si risolve con sincero animo a passare
la sua vita in un chiostro, e a immolare gli affetti i pije
legittimi e dolci al concetto che si fa della perfezione
cristiana, uopo è dire che chiuda nel suo petto un' ani.
ma da eroe e sia capace di atti magnanimi ? ) . Il compo
nimento della vita attiva e della contemplativa . ... e
certo difficile in sè stesso , ma pure richiesto a formar
l' uomo compito ; quell' uomo , onde i saggi conspicui fu
ron rari anche tra gli antichi, ma oggi sono rarissimi * ) .
Fil. Ma certi Frati addetti solo alla vita contemplativa
ed al coro, qual vantaggio arrecano alla Nazione , mentre
intanto posseggono immense ricchezze ?
Ap . E qual pro arrecano alla Nazione quelli tali laici
che le loro ricchezze spendono e spandono in teatri, in con
versazioni, in giuochi , in ... E quelli Frati non accreb
bero le loro ricchezze colla frugalità e l'industria ? E que
ste ricchezze non sono da quelli , che dici contemplativi,
largite ai poveri ? Ecco i loro grandi delitti ! Ecco perchè ,
quali insetti riuniti a rodere la società , son considerati da
coloro che

van per l'Antenora percotendo ).


Inoltre l' anacoreta cristiano non è mai affatto sequestra
to dall' umana famiglia , alla quale , se non altro , par .
tecipa e fruttifica col pensiere, coll' amore, coll' esempio ;
pronto a lasciar l'eremo e la cella , se la Chiesa e la

1) Gesuita mod . t . 4 , p . 484 , Losanna 1847. _') Ivi, p . 562.


- ) Ivi, p . 146. —4) Inf. 32 .
430

patria il richieggono; onde il monachismo cristiano ap


partiene alla storia della cultura comune , dice lo stes
so filosofo Piemontese ") .
Fil. In questa maniera molti terreni rimangono sterili ed
infecondi .
Ap. E pure colla infecondità delle loro terre gli eccle
siastici satollano l'agricoltore, cibano il povero , sostenta
no l'artista, adornano le chiese, mantengono il culto , proi.
biscono le prostituzioni . . . Quando questi beni infecondi
passarono in mani secolari in Inghilterra ed altrove , non
rimase digiuno l'agricoltore ? non fu respinto il povero ?
il cittadino non languì ? l'artefice non rimase inoperoso ?
le Chiese non rimasero desolate ? L'esperienza dovrebbe
convincerti, mio Filantropo . Ma è poi vero che i beni ren
don meno in mani ecclesiastiche, che in quelle dei seco
lari , se infecondi terreni furon sboscati da monaci , ed oggi
nell'Algeria monaci dissodano quelle terre e vi ristorano l'a
gricoltura ; se i beni della Chiesa sono dati ai laici sotto di
versi contratti a coltura ; se i beni cosi infecondi eccitano la
fame. . ? E quanti tra laici non vivono trascurati dei lo
ro beni che abbandonano, senza degnarli di un guardo , a
persone o fraudolenti o inette che , lasciandoli sterilire, li
spogliano di ogni arboscello che vi spunta ? Nota pero con
traddizione madornale ; se gli ecclesiastici percepiscono mol
ti frutti dai loro beni , diconsi avari ; se pochi , chiamansi in
fingardi.
Fil. Quanto tu dici, Apireto , mi persuade , ma quante
famiglie non sono rovinate pei beni lasciati al Clero seco .
lare e regolare ?
Ap. La Chiesa non loda certamente le largizioni impru
denti che ledano la giustizia, la carità , la pietà . Anzi la
Chiesa detesta e castiga quei chierici che a danno dei pa
renti del defunto ricevessero da queste i beni suoi , anzi
apnulla le donazioni fatte all' ecclesiastico che avesse as
sistito il donante nell'ultima infermità . Gli abusi debbon

) Op . cit., p . 146 .
431

essere detestati , condanpati , eliminati . Ma ora che fare,


se è decorso un secolo e più ? La prescrizione è titolo che
debbe valere per tutti . . . Sai tu che diceva s . Agostino ?
Diceva ) : chiunque vuole, diredato il figlio , render ere
de la Chiesa , cerchi altri che riceva l'eredità , non A
gostino;anzi,essendo Dio propizio ,niuno troverà . E s . Am
brogio 2) altamente rimprovera coloro che in pregiudizio
dei loro parenti danno i loro beni alle chiese , perchè la
misericordia debbe cominciare ex domestico officio pieta
tis, e quindi aggiunge: da ergo prius parenti, da etiam
pauperi ') . Così pensano i dottori di Chiesa e con loro la
Chiesa istessa .
Fil. Dunque ... ? Dunque conviene che tutti ci prestia
mo al bene comune ?
Ap. E questo sta bene ed è giusto ed è santo, e que
sto è quello che io volea dirti , poichè
amore
Acceso da virtù sempre altro accese,
Purché la fiamma sua paresse fuore 4) .

Fil. E bene questo progetto io farò; addio , Apireto .


Ap. Filantropo , addio .
F. DIONISIO DA S. Gio . IN GALDO M.O.

1 ) Serm . 355 , De div . 2) In Luc. C. 18. -3) Nat. Alex .


Hist. t . 7, saec . 4, C. 5 , art . II . — ) Purg. 26 .
432

IX .

Pensieri di Religione e di Morale *)

L. Non rade volte si lodano gli uomini, o i libri non


tanto per loro merito intrinseco , quanto a cagione de' pro
pri interessi , o bisogni, o opinioni, o genii .
LI . Povero Conte Arnoldo ! voi mi fate pietà , allorchè
mi trovo con voi in conversazione . Se tacete , vi chiama .
no per istupidezza un gufo: se parlate, un asino . L'unica
sorgente , donde attingete ogni più rara erudizione, si è l'o .
scenità e la sporca laidezza . Cosi poi siete denominato da
un terzo , animale niente più pregevole degli altri. Che non
pagherei , Conte Arnoldo , affinché non foste una bestia ?
LII . Que' popoli, che non aveano rivelazione scritta , l'in
ventavano , e fingevano apparizioni, oracoli e prodigi a so
stegno di loro Religione. Ora non pochi fra quelli, a'qua
li Cristo ha parlato ( e ne sono certissime le prove ) , con
incredibile ansia vorrebbero togliere miracoli, profezie , e
tutto il sovrannaturale, riducendo la Religione ad una pu .
ra etica filosofica. Chi non dirà che gli impostori gentili e
rano più ragionevoli de' nostri increduli ?
LIII . Il protestare di essere sincero è spesso un prende.
re licenza per dire insolenze impunemente . Ed il protesta
re di esser cattolico , mostrandone al più lievi indizi , è un
furbesco trovato per viver male impunemente.
LIV . Non si fanno tanti solecismi in un mese da tutti
gli scolari di Grammatica , quanti spropositi si dicono in
materia di Religione in una vespertina adunanza di seco
lari , che parlino di Religione .
LV . Ermofilo , mentre tu sparli de' frati e delle monache,
e chiami tal gente scioperata , vile , inutile alla società , o
sei un ignorante che non sai qual sia la lor vita ; od uno
stolido , che non apprezza la cultura delle scienze, l’edu

*) Continuazione e fine, vedi il fasc . precedente, p . 339 sega :


433
cazione della gioventù, il ministero di Religione per ogni
ceto di persone, e per ogni bisogno ; o certamente un eretico ,
che nega il valore dell'orazione e delle altre buone opere .
LVI . E Dio ( dice alcuno ) che mi vuole in questa mi
seria : è Dio ( dice tal altro che mi ha voluto in questa
carica , o dignità . Cosi è ; ma ricordatevi che la volontà di
Dio altra è positiva , altra permissiva .
LVII . Attento , o Clitomene, tu che sei poco esperto , guar .
da di non confondere le persone , giudicandone di primo
abbordo . Ti può a giorni nostri accadere facilmente di pren
dere una donna di condizione abietta per una signora ben
nata , se guardi al lusso , con cui anche quella suol vesti .
re ; o di prender questa per quella , se attendi al modo in
decente e vile, con cui dessa parla non rade volte .
LVIII . Nell'esercizio delle buone opere Sergio esamina
sino allo scrupolo , se vi abbia o no precisa obbligazione;
come nell'omellere questa o altra cosa , se la colpa sia gra
ve o no : ora procedendo con tanto rigor di misura , con
qual fronte Sergio potrà aspettarsi , che Dio abbondi seco
lui, e lo tratti con generosità ?
LIX . Lo so , Neralco : in casa vostra siete saggio e vigi
lante . Sradicate gli abusi , per salvare il buono che avete .
Allontanate verbigrazia quel cavaliere, per difendere l'ono
re della moglie e vostro . Ma perchè non siete saggio egual.
mente in fatto di Religione , dalla quale , mentre fantastica .
te di togliere gli abusi, non v'accorgete di togliere le co
se buone ? Non più Inquisizione, Immunità , Celibato , Pre
lati ecc . E perchè ? Perché si sono trovati abusi.
LX . Usa della lucerna l’artefice , ed allunga il giorno
lavorando utilmente : ne usa il malandrino, e va ad appic
care incendii . Usa del ferro il medico , e dona la salute : ne
usa l' assassino , e reca 'la morte . Oh ! quanti buoni senza
avvedersene , anzi con fini innocenti, e talora anche santi ,
sono utili strumenti alle macchine de' cattivi !
LXI . Appaga una mia curiosità , o Ceraste: che cosa in
tendi tu col nome di Religione ? come la definiresti , affi
ne di combinarla co' tuoi discorsi e colla tua vita ? Forse
434

mi dirai pedante : ciò poco importa , purché tu risponda


franco ed aperto che restringi tutta la religione ad ascol.
tare la Messa nelle Domeniche ed altre feste comanda
te : coll'avvertenza per altro di andarvi sull'ora tarda , per
aver tempo a prepararsi , ed in Chiesa assai frequentata ,
perchè l' orazione, sia comune con molti.
LXII . Quanti s'adattano a fare di buon grado la volon
tà di Dio, allorchè avventurosamente si combini che Dio
appunto voglia ciò ch'essi desiderano !
LXIII . Maraco , tu non lasci d'encomiare la Religione,
ma non curi i preti , e sprezzi i precetti della Chiesa . I
tuoi figli, che ti vedono e ti ascoltano , e che cominciano
a intendere, vorrebbero capire come possa esservi Religio
ne senza ministri , senza leggi , e senza l'autorità della Chie .
sa , la quale dalla Dottrina Cristiana imparano essere co
sa si sacrosanta nella Religione istessa . Fa dunque che
della Religione forminu una giusta idea : ma ricordati che
i poverini si confondono con idee false e chimeriche .
LXIV . Se uno cercasse tutti i comodi della vita in un
solo mese dell' anno , contento di passare gli altri undici
con sommo disagio , non rideresti , o Democrito ? Eppure
non che da ridere, è cosa da pianger molto quel cercare
tutti i comodi presenti di cortissima durata, e non far ca.
so d'un disagio , che dura quanto l'eternità .
LXV. Se chi parla in una Società un linguaggio non
conosciuto , manca alle leggi di civiltà , qual taccia si me.
riterà colui , che usa il dialetto , ora in voga , di oscenità ,
a gabbo e derisione delle pudiche persone presenti ?
LXVI . In tutti que' disordini , che tu trovi , Vopisco , nel
le Corti , ne' Tribunali, e per ogni dove , come vai tutto di
deplorando, devi prendere un conforto da filosofo cristiano ,
rimirando in que 'disordini altrettante prove della Providen
za di Dio e dell'immortalità dell'anima , e teco ripetere :
se vi sono sconcerti, e se gli uomini anche nel governare
la Chiesa talvolta traballano , dunque la mano di Dio la
regge e sostiene , altrimenti la Religione sarebbe a quest'o
ra perita. Se vi sono tante ingiustizie, e se la virtù non è
435
in equilibrio colla felicità presente, dunque o non v'è Dio ,
o havvi un'altra vita , in cui siavi giusta distribuzione di
premio e di pena .
LXVII . Volete il termometro dei sentimenti , che regna
no nelle rivolte ? Udite le voci, che nel bollore di una di
esse s' udivano a un tempo stesso nelle pubbliche piazze :
viva la Religione: morte ai Preti.
LXVIII . Povero Don Teodulo ! sudavate l'altra sera in
quella brigata di bel mondo , per provare che si vive feli
ce anche lontano dal mondo : che la virtà è soave : che la
grazia del Signore agevola la vita dell' ecclesiastico , della
monaca , ecc . Eh ! di grazia , risparmiatevi la fatica. Vi so
no certi animali , che non gustano mai altro cibo che fie
no , biade , o ghiande. Se mostrate loro dattili , pernici ed
altrettali cose preziose , non le guardano pure, perchè non
le conoscono .
LXIX . Ah , Lesbio, con quel tuo metodo di protrarre il
pranzo ad ore tardissime , e di far quasi di notte giorno,
non t' avvedi che le ore della sera sono di puro ozio e di
vertimento , che le edificanti funzioni della Chiesa, il tem
po prefisso all'uso de' Sacramenti , le istruzioni de' Pasto
ri, tornano fuor di tempo , a danno principalmente delle per
sone di servizio ? Lesbio , non so quanto colla civilizzazio
ne del secol nostro in molte cose s'accordi la Religione.
LXX . Ridete , o Tertullo , di quel villano , che salito in
alta torre pensa che l' orizzonte ch' ei vede sia il confine
del mondo . E non rideremo di voi, che colla vostra men
te misurate i misteri, i prodigi e i confini dell'Onnipotente ?
LXXI . Giovani , e voi quanti siete non abbastanza spe
rimentati, mettetevi in guardia, se qualcuno v ' inviti a se
grete Società , a cure sospette , malgrado uno specioso pre
testo di Religione ancora . Udite . Alcuni in abito di frate
si presentarono una sera ad un buon Curato di villa , chie.
dendo alloggio per amor di Dio , e colle mani in croce .
L'ottennero. La notte que'malandrini , deposto l'abito , che
tenevano per maschera, colle armi sotto di esso nascoste ,
uccisero il buon ospite , e s' impadronirono di tutto . Di
grazia , non dimenticale l'aneddoto .
436

LXXII. L'occhio vostro , o Nestore , travede assai in co


se di Religione ; molta è la nebbia , molte le ombre, che lo
oscurano . Provate una buona medicina purgante, che netti
lo stomaco . Una generosa risoluzione , una buona confes
sione , il cuor puro , o Nestore , dissiperanno facilmente le
traveggole.
LXXIII . Ti lodo, Pandolfo , che prescrivi ai figliuoli il
tempo di ascoltar la Messa in di di festa , e il giorno pre
fisso nel mese per andare a' Sacramenti . Ma vorrei che il
facessi in modo , che i tuoi giovani ben capissero doversi
a queste azioni santissime tutt' altra importanza da quella ,
che si dà alle mere convenienze e formalità ; vorrei che si
persuadessero con altro sentimento doversi usare alla Chie
sa , con altro alle visite , e che il pensiero de' Sacramenti
merita maggior cura che quello della caccia .
LXXIV . Voi , o Mirace , che mordete la Religione con
tanta grazia e galanteria di persona, e voi che contro quel
la scrivete sarcasmi stomachevoli con tanta venustà di sti.
le , da vero che vincete que' bravi cuochi, i quali per tri
sto vezzo sanno far mangiare , come squisiti bocconi , ani
mali schifosissimi.
LXXV . Se al Demonio si proponesse o l'aprire nelle pri
marie città un tempio d'idoli da maneggiare a suo talen
to , ingannando gli uomini come una volta , o che si con
tinui il metodo seguito da moltissimi di coltivare le scien
ze ; credo che s' appiglierebbe a questo secondo partito . Im
perocchè non rettificandosi da moltissimi l'ingegno con so
da logica, ed affidando le scienze ad un magazzino confu
so di superficiali notizie nella memoria , ottiene il Demonio
una profonda ignoranza, guadagna idioti e falsi letterati ,
promuove il culto de'suoi idoli , e tende insidie a Cristo .
LXXVI . Ricordati ( memento ) disse Dio una volta , di
santificare le feste. Ma gli uomini vanno dimenticando la
lezione , ed è nauseante la profanazione delle feste . Non vor
rei che Dio ne rinfrescasse la memoria , e si facesse nuo
yamente sentire con voce degna di lui e iraconda .
LXXVII . Quanti malcontenti , si dice , tra preti e frati !
437
quante vocazioni dello Spirito Santo apparso in forma di
bastone ! .. Non volerlo credere , Ermofilo , cosi estesamen
te . Del resto sappi che molti e molti, dopo lunga sperien
za di mondo , confessano d' aver trovato un numero assai
maggiore di malcontenti nello stato di matrimonio .
LXXVIII . Lesbio , tu vai acconciando la Religione al tuo
dosso , spiegandone e modificandone i precetti secondo il
tuo temperamento , il bisogno ed il genio . Ma bada bene
di non ingannarti . La Religione non è un taglio d' abito ,
o una dose di china, ma una serie di precetti , che Dio
t' impone a suo beneplacito , i quali se tu non adempi ,
com' egli vuole , non ti salvi .
LXXIX . Mi dà pur molto a temere della rettitudine e sa:
nità della tua massima il motteggiare, che fai con amarez
za e con profonda avversione sulla forma d'argomentare,
che è detta sillogismo. Questo , Aleteo , è l' espressione del
retto e puro discorso . In ogni sensato ragionamento dee
trovarsi più o meno diffuso , più o meno aperto . Dunque
odiandolo , come fai, imiti i pipistrelli, che non soffrono di
veder la luce, o i ladroni , che abborriscono le vie strette.
LXXX . Che tutti i teologi , si facili a dividersi in tanti
pareri e sistemi diversi , s'accordino nell' ammettere come
divina la nostra Religione, è un grande motivo d' eviden
te credibilità .
LXXXI . Mi rallegro con voi , Madama , che adempite con
molta formalità i doveri di Religione , e gl'imponete anco
ra a' figliuoli ed ai servi . Ma spira in questi vostri atli u
na certa affettata degnazione, e cercate tanti riguardi che,
perdonatemi , mostrate di fare voi grazia alla Religione, non
già la Religione a voi , accogliendovi per figlia, non so poi
quanto degna .
LXXXII . Molti trovano la Religione troppo pesante per
chè stravolgono misteri , spiegano male i precetti, e s' im
brogliano in difficoltà , che non vi sono . Istruzione , Istru
zione , che come poc' arte medica fa un ipocondriaco, co
si poca e mal masticata teologia un eretico .
LXXXIII , Mirace, vivendo tu , come fai, nell' allegrezza
438

del bel mondo, senti orrore al sol figurarti la gravità di


un buon ecclesiastico, o la ritiratezza di una monaca . E
questi in vece tremano per te , che in mezzo a mille incen
tivi da mille cose devi astenerti sotto pena di essere infe
lice per una eternità .
LXXXIV . La Religione non è solo una medicina da u
sare al bisogno ed alcuna volta , ma è un cibo ancora ne
cessario e sostanzioso da usare ogni giorno . Perchè dun.
que , Alcuino, imiti que' molti, che han ricorso alla Reli
gione soltanto come ad un medicamento ? Or questo far
maco adoperato cosi, avrà egli forza ? Dio sarà egli con
tento che si cerchi ne' casi di necessità, e nulla più ?
LXXXV . In vece di chiedere, o Tirsi, continuamente il
perchè d'ogni dogma, d'ogni precetto, d'ogni disciplina
e di ogni cosa di Religione , chiedine un solo : perchè Ge
sù Cristo voglia che nella sua Religione si chini la fronte
per fede e per ubbidienza ? E ti rispondo che Gesù Cristo
vuole ossequio non solo dalla volontà, ma anche dall'intel
letto : che vuole vera umiltà . Non ti persuadi ? dunque non
conosci la Religione, e non segui Cristo . Ne sei persuaso ?
risparmiati dunque tant' altre ricerche pericolose e moleste
per te non meno, che per gli altri .
LXXXVI . Sogliono le madri distogliere i figliuoletti da
ciò , che quantunque buono in sè, pure sarebbe per essi o
nocivo, o pericoloso, col dire : lascialo chè è sterco . Ed
oh ! quanti padri distolgono i giovani dalle pratiche di pie
tà inspirando loro sdegno del bigottismo, spiegato ed este
so dai medesimi ingiustamente .
LXXXVII . Non parli mai contro la Religione, o Menal
ca: è vero ; ma nè tampoco ti lasci cadere di bocca una
parola di Dio , di Santi , di massime eterne , nulla affatto
che sappia di Religione. Sarò forse io un bigotto , od un so
fistico, se penso che un perfetto silenzio in fatto di Religio
ne combini tanto poco o nulla coll'amore e interesse del
la medesima , quanto poco o nulla combina il non parlar
mai di traffico in un negoziante, o di figli in un padre ?
LXXXVIII . Scusami , Acate , cadi in incoerenza . Ti la
439

gnavi l' altro ieri di quell' imprudente, che in casa tua, fra
la tua famiglia, che è la pupilla degli occhi tuoi, diceva
male di te , biasimava la tua economia , e proponeva rifor
comeche in qualche parte non dicesse male del tutto .
Avevi ben ragione : cosi viene a sconcertarsi il sistema e
la pace della famiglia , non che la tua autorità . Ma perchè
poi la sera stessa in gaia conversazione disapprovavi tan
to chi non soffre certe libertà della stampa ?
LXXXIX . Si sforzano alcuni digrignando i denti di tro
vare stravaganze e deformità nella Religione con quell'a.
nimo , con cui uno cerca difetti nella donna , da cui fu ri .
gettato con fermezza .
XC . Disputavano due buoni preti fra di loro , sostenen
do uno che quattro quinti almeno degli spropositi vomita .
ti in materia di Religione provengano da pretta ignoranza
di Dottrina Cristiana , volendo l'altro attribuir tullo a ma
lizia. Ma pare che la lite si possa comporre col riflettere
che quell'ignoranza è colpevole, e quindi maliziosa essa pure .
XCI . Un viaggiatore , che trovisi a capo di due strade ,
l'una sicura bensi, ma alquanto disastrosa , l'altra como
da ed agevole , ma sospetta per appiattati assassini, egli
attiensi alla prima . Or bene : le strade che mettono alla vi
ta futura , sono la Religione Cattolica e la moderna incre
dulità ; aspra alcun poco la prima, ma per tutti sicura; pia
cevole l'altra , ma esposta a gravissimo ed orrendo perico
lo . Dimmi dunque, o Tirsi , d'onde nasce tanto genio a se .
guir la seconda piuttosto che la prima ? sarebbe mai cio
effetto di viziose passioni , anzi che d' interna persuasione
e tranquillità ?
XCII . Fate bene , o Teopisto , a pensare e parlare van
taggiosamente di tutti, sieno persone di governo o private.
Ma se mai in vita vostra v’occorresse il bisogno di accer
tarvi della probità di qualcuno, informatevi chi ne sia il
Confessore , e quanto spesso egli attenda alle pratiche di pie .
tà : queste sole cognizioni basteranno al vostro intento .
XCIII . Per sollevarvi dalla gran pena , che vi pigliate ,
o filosofi, affine di scemare il numero de' miracoli or col
RAC.REL. VOL.XV. 29
440
mesmerismo, or colle convulsioni, or coll ' uomo incombu
stibile, or con altre recenti scoperte spiegate a modo vo
stro , noi veri cattolici siamo pronti a contentarci di un so
lo miracolo . Lasciateci Cristo risuscitato dopo tre di , o Laz.
zaro già fetente, dopo quattro. A noi basta, vedete , un so
lo attestato di Dio , come la più autentica lettera creden
ziale di sua santa Religione.
XCIV . Salomone disse : Chi risparmia la verga , odia il
suo figliuolo . Orazio : il giovane , che desidera percorre
re felicemente il corso degli studi, molto deve sofferire ,
e mollo faticare; deve sudare e tremar pel freddo. Pres .
so gli Spartani poi , se il figliuolo si fosse lagnato col ge.
nitore di essere stato da qualche maestro gastigato , era co
stume che il genitore gli replicava la dose del gastigo . Pa
ragonate, o Aristarco , con tali principii la nauseante con
discendenza e compassione, che oggidi vuol usarsi rignar.
do ai giovani , e non vi maravigliate poi tanto se i giova
ni stessi non riescano con vostra soddisfazione .
XCV . Vi trovate pure assai imbarazzato , o Arbace, per
combinare insieme la Providenza di Dio , e la sorte de fan
ciulli che muoiono senza il battesimo . Ma credete voi si
dura, quale la imaginate, la sorte de ' fanciulli , esclusi ben
si dal Cielo per mancanza del battesimo, ma senza pena che
positivamente li tormenti, come moltissimi teologi insegna.
no, e come è più uniforme alla bontà di Dio ?
XCVI. Nel proporre , o Egesippo , come fai del continuo ,
i tuoi dubbi su la Religione, se vuoi restar in capitale di
autorità, studiati con molto avvedimento di proporli in tuo .
no d' importanza a gente idiota , o tutt' al più a qualche
prete , che ignori il valore della tua moneta . Senza que.
st'artificio , Egesippo , tu sei fallito, e la tua autorità mala
mente compromessa : perchè potresti sgraziatamente trovar
ti a fronte di qualche dotto ecclesiastico capace di farti per
dere in un momento insieme col capitale la tua riputazione .
XCVII . Il trattar co' teologi è cosa da impazzire. Chi por
ta un'opinione, chi la combatte . E come regolarsi ? ...
semplicemente, o Lesbio, e sicuramente : colla vostra co .
441
scienza diretta da un Confessore sperimentato . Dio promet
te di salvarvi cosi; che volete di più ?
XCVIII. Come volete, Andromaco, che i vostri figliuoli ,
e servi si mantengano religiosi , se ignorando essi per col
pa vostra la dottrina cristiana , ad ogni sofisma contro la
Religione , s' arrestano come ad una dimostrazione ?
XCIX . Che diresti tu , o Aci , di colui , che avendo vedu .
to alcuni pioppi storti e nani , definisse il pioppo un albe
ro meschino e tortuoso ? Credo che gli daresti giustamen
te la patente di sciocco . Or bene, non si dovrà dare a te
una simil taccia , se nel formare il concetto de' preti , e nel
lo stamparne la definizione mirerai solo chi di prete ha il
nome ed il carattere , ma poi degenera dal suo grado qual
mostro ?
C. Nella vostra libreria , o Contino, vedo bensi il Kotze.
bue , il Walter-Scott e simili , ma non posso rinvenire ne
un Kempis , nè una vita di un Santo, come non trovo mai
nelle vostre camere segno alcuno di Religione . Voi dite di
amare que' libri , che coltivano lo spirito ed il cuore. Ma
lo spirito ed il cuore hanno forse a' giorni nostri perduti
i rapporti con Dio e con noi medesimi , a'quali la Religio
ne tanto deve esser cara , quanto la vera e perenne felici
tà ? Ah ! Contino mio , leggete e studiate ciò , che in mor
te vorreste aver letto e studiato , e sarete felice, come di
cuore vi desidero .
D. G. Z. M.

00000000000

***
442

VARIETA'

Decreto di Sua Santità Papa Pio IX intorno alla cen .


sura della stampa ne' Dominii Pontifici

CON un suo Moto -proprio de' tre Giugno degnossi la San


tità di Nostro Signore Papa Pro IX stabilire alcuni rego
Jamenti sulla legge repressiva della stampa negli Stati Ro.
mani , e al tempo stesso indirizzava a' Censori dello Stato
il decreto seguente . Noi lo riproduciamo come documen
to assai importante oggidi , che si tratta di segnare i ter
mini ad una giusta libertà della stampa .
VENERABILIBVS FRATRIBVS ARCHIEPISCOPUS ET EPISCOPIS , ET DI.
LECTIS FILIIS QVI LIBRORVM EDENDORVM CANONICAE CENSV
RAE IN TEMPORALI SANCTAE SEDIS DITIONE PRAEPOSITI SUNT

VENERABILES FRATRES , DILECTI FILII , SALUTEM ET


APOSTOLICAM BENEDICTIONEM

Sess . X Concilii Lateranensis V , atque iterum in postrema


Regularum Indicis , quae a Patribus conscriptae per Tridentinam
Synodum deputatis, et a Pio IV , glor . mem . Decessore Nostro
approbatae fuerunt ?) nec non in aliis aliorum Romanorum Pon
tificum sanctionibus interdictum habetur , ut nulli omnivo libri
aut scripta evulgentur, nisi antea Ecclesiastica auctoritate exa
minati probatique sint . Jam vero scribendi legendique aviditas ,
et librorum , maxime autem ephemeridum numerus nostra hac
aetate ita in dies augetur, ut iam Ecclesiasticis Censoribus per
difficile evaserit ipsos omnes ea , qua par est, maturitate expen
dere; et latior etiam paluerit via illorum fraudibus, qui dociri
las perversas, et sacrae publicaeque rei noxias disseminare con
nituntur pagellis et parvis praesertim libris clandestine editis ,
quorum porro improbitas eo maiorem inducit fidelium offensio
nem et scandalum , quod ad vigentium Canonum tramites per
pensi reputantur riteque probati . Haec Nos serio considerantes ,

1 ) In Const , DOMINICI GREGIS 24 Martü 1564.


443
et nonnullis VV . Fratribus Nostris S. R. E. Cardinalibus in con .
silium adhibitis , habentesque ob oculos Decretum Sessionis IV
Concilii Tridentini , ubi peculiares sanctiones leguntur circa edi.
tionem et evulgationem Librorum de rebus sacris, deliberavimus
mitigare aliqua ex parte alias supra memoratas Regulas, ut ita
Ecclesiastici Censores diligentius satisfacere valeant officio suo
arctioribus limitibus definito , nec facile deinceps contingat ut ip
sorum iudicio probata ompino videantur, quae ex parte sal
tem eorum censurae fraudulenter subtracta sunt, vel ab eisdem
baud satis diligenter examinari potuerant. Itaque motu proprio ,
et Apostolica Nostra Auctoritate Decretum Concilii Lateranensis ,
et ceteras supradictas sanctiones moderando et declarando de
cernimus, atque permittimus , ut posthac, et donec aliter ab hac
Apostolica Sede statuatur, Censores Ecclesiastici in locis tempo
rali Nostrae ditioni subditis de iis tantum sollicili sint, quae Di
vinas Scripturas , Sacram Theologiain , Historiam Ecclesiasticam ,
Jus Canonicum , Theologiam naturalem , Ethicen, aliasque huius
modi religiosas aut morales disciplinas respiciunt, ac generatim
de omnibus, in quibus Religionis, vel morum honestalis specia
tim intersit. Juxta haec igitur statuimus atque permittimus ut in
omni Ephemeridum et Librorum genere illi dumtaxat sine prae
via Ecclesiastica Censura edi nequeant, qui moralis aut religio
si , uti diximus, argumenti sint; ia ceteris vero ii tantum articu
li , qui simile argumentum habeant, vel causam ipsam Religio
nis aut morum honestatis proxime attingant. Verum Nostrae hu .
ius permissionis obtentu nemini unquam licebit evulgare iterum ,
et ne in aliam quidem linguam conversos edere libros , et scri
pta illa , quae praecedentibus Ecclesiasticae Auctoritatis decre.
tis damnata et prohibita sint, aut in posterum prohibebuntur. Si
quis autem scripta vel libros huiusinodi denuo ediderit aut evul.
gaverit , vel aliter in iis , quae Nostris hisce Litieris permissa non
sunt ,supradictas Canonum Sanctaeque huius Sedis sanctiones vio .
laverit, in posterum pariter illis lenebitur censuris et poenis , quüu
anterioribus ipsis sanctionibus statutae sunt. Nos enim easiera
sanctiones in omnibus , in quibus a Nobis derogatum illis non est,
firmas esse volumus, et Apostolica iterum Auctoritate robora
mus . Confirmamus etiam nominatim pecuniariam poenam indi .
ctam in commemoralo Decreto Concilii Lateranensis V ; quaru
tamen eatenus miligamus , ut gravioribus quoque in casibus sum
mam centum Scutatorum nummum coinmunis nunc Romanae
monetae non excedat: atque ipsam in pios usus prudenti Episco
pi cuiusque arbitrio erogandaın mandamus.
444

Haec sunt VV.FF., Dilecti Filii,quae circa pagellarum librorum


que editionem in hac conditione temporum statuenda censuimus .
Interea Deum misericordiarum ac luminum Patrem orare supplici
ter non intermittimus, ut Vobis Nobisque ipsis adsit semper pro
pitius in abundantia gratiae , et curis benedicat, quibus Religionis,
bonorumque morum causam tueri et graviora ab his pericula a
movere connitimur. Ac Nostrae pignus studiosissimae caritatis
Apostolicam Benedictionem Vobis ipsis peramanter impertimur .
Datum Romae apud Sanctam Mariam Majorem die 2 Junii an
ni MDCCCXLVIII Pontificatus Nostri anno secundo .
PIUS PAPA IX .

Decreto della Sagra Congregazione dell' Indice


SABBATO DIE 15 APRILIS 1848

SACRA Congregatio Eminentissimorum ac Reverendissimorum San


ctae Romanae Ecclesiae Cardinalium a SANCTISSIMO DOMINO
NOSTRO PIO PAPA IX sanctaque Sede apostolica Indici librorum
pravae doctrinae, eorumdemque proscriptioni , expurgationi , ac
permissioni in universa christiana Republica praepositorum et de
legatorum ,habita in Palatio apostolico Quirinali, damnavit et dam
nat, proscripsit proscribitque , vel alias damnata atque proscripta
in Indicem librorum prohibitorum referri mandavit et mandat 0
pera , quae sequuntur :
Adresse au Pape Pie IX sur la nécessité d'une réforme re
ligieuse, par M. l'Abbė G. Thions.- Decr. 15 Aprilis 1848 .
L'Église officielle et
le Messianisme par Adam Mickiewicz . - Decr. eod .
L'Église et le Messie
Allemagne et Italie . Philosophie et Poésie, par Edgar Quinet.
-Decr . eod .
Le Déluge considérations géologiques et historiques sur les
derniers cataclysmes du globe, par Frédérik Klee. - Decr.eod .
Ou l'Église ou l État par F. Genin .—Decr. eod .
Æloim , ou les Dieux de Moise, par P. Lacour . - Decr.eod .
Itaque nemo cuiuscumque gradus et conditionis praedicta 0
pera damnata atque proscripta , quocumque loco , et quocumque
idiomate , aut in posterum edere, aut edita legere, vel retinere
audeat , sed locorum Ordinariis , aut haereticae pravitatis Inqui
sitoribus ea tradere teneatur ,sub poenis in Indice librorum ve
tilorum indiciis.
445

Quibus SANCTISSIMO DOMINO NOSTRO PIO PAPAE IX per


me infrascriptum Secretarium relatis , SANCTITAS SUA Decre
tum probavit , et promulgari praecepit . In quorum fidem etc.
Datum Romae die 17 Aprilis 1848 .
Loco Sigilli A. CARD . MAJUS Praefectus
Fr. Th . ANTONINUS DEGOLA ORD . PRAED .
S. Congr. Secretarius

Decreto della Sagra Congregazione delle Indulgenze


ANTIPHONA

Da pacem , Domine, in diebus nostris, quia non est alius, qui pugnet pro
nobis, nisi tu Deus noster.
V. Fiat pax in virtute tua.
R '. Et abundantia in turribus tuis.
OREMUS
Deus, a quo sancta desideria, rccta consilia, et iusta sunt opera; da servis
tuis illam quam mundus dare non potest, pacem ; ut et corda nostra manda
tis tuis dedita, et hostium sublata formidine, tempora sint lua protectione tran
quilla. Per Christum Dominum Nostrum , Amen.
URBIS ET ORBIS

Decretum ex Audientia Sanctissimi Die 18 Maii 1848

Sanctissimus Dominus Noster Pius PP . IX . Omnibus, et singu


Jis utriusque Sexus Christifidelibus, corde saltem contrito ac de
vote supraenunciatas preces recitantibus, Centum dierum Indul
gentiam pro qualibet earumdem precum recitatione benigne con
cessit ; iis vero Christifidelibus, qui una saltem vice singulis die
bus per integrum Mensem ipsas recitare pro more habuerint ,
Indulgentiam Pienariam semel in uno quoque Mepse acquiren
dam , ea scilicet die , qua vere poenitentes confessi , ac Sacra
Communione refecti , aliquam Ecclesiam devole visitaverint , ibique
per aliquod temporis spatium iuxta Mentem Sanctitatis Suae pie o
raverint , clementer est elargitus. Praesentibus in Perpetuum va.
lituris absque ulla Brevis expeditione ; facta insuper potestate tam
Plenariam , quam Partialem Indulgentiam Animabus quoque in
Purgatorio detentis applicandi. Datum Romae ex Secretaria S.
Congregationis Indulgentiarum .
Loco Sigui F. Card . ASQUINIUS Praefectus
JACOBUS Gallo Secretarius
146
Poche osservazioni sopra un articolo del sig . Cesare Mal
pica , che ha per titolo - Il Clero napolitano e la Co
stituzione - nel N. 35 del Riscatto Italiano .

Quando, sig . Malpica , coninciammo a leggere il tuo ar


ticolo intitolato , Il Clero napolitano e la Costiluzione, ci
meravigliammo della nuova amorevolezza che mostravi in
verso il Clero napolitano, tanto acerbamente travagliato da
te ne precedenti fogli del Riscatto , e dubitammo se non
fosse un luogo comune di rettorica, cosa della tua vecchia
professione, o non piuttosto come il bacio di Giada o pur
l'amplesso dell' idol Moloc; ma avendo poi letto il prece.
dente articolo dello stesso foglio, tratto dalla Concordia ,
sospettammo della vera cagione di quel tuo insolito amore
e della inopportuna professione di fede cattolica che vi facevi.
Tu desideri che il sacerdozio non dimentichi la Patria ,
non si separi affatto da lei, non avversi la sua civiltà ,
non resti indifferente al suo progresso , non abbandoni
l'ammaestramento del popolo , per badare unicamente e
strettamente alle coscienze. Ma che vuoi che faccia il Sa
cerdozio ? tutto ciò che può e deve fare , ei lo ha fatto e
tuttavia lo fa ; o vuoi forse ch'egli impazzisca ed infurii
siccome taluno de' nostri giornalisti , o ch ' e' per le piazze e
sulle panche, a modo de ' cerretani o de' commedianti, va .
da ogni ora del di ripetendo a chi vuole e a chi non vuo
le udire, certe dottrine che scalzano ad un tempo le fon
damenta della morale e dell'ordine pubblico ? Dove e quan
do e come convenga al Sacerdozio ammaestrare il popolo
di ciò che spetta a' suoi diritti e doveri civili , dicemmo
non ha guari quanto hastava ; e persuaditi ch' esso non tra
valicherà d'un passo i termini che il suo santissimo mini
stero gli ha prescritto . Il suo uffizio , ed intendilo una vol
ta , è insegoare al popolo il Vangelo e badare alle coscien
ze : volesse Iddio che il popolo rispondesse debitamente
alle cure di esso , che nessuno avversasse la vera civiltà
che il sacerdozio si studia d' istillargli nelle menti e ne'cuo .
447

ri , che da lui si facessero ammaestrare gl' ignari, gui


dare i ciechi, confortare que' che temono , e sostenere quei
che sperano; posciachè non vedremmo dolenti questa mi
sera nave della patria nostra furiosamente sbattuta da tan
ti venti e tante onde contrastanti fra loro , nè avremmo for
se a sprecare queste nostre parole per la difesa di un cle .
ro , contro il quale pare tu abbi giurato un odio implacabi .
le . Sì, la nostra rigenerazione sarà sempre vacillante,
sterile e inefficace, se le masse continueranno a palir
difello di morale di virtù : ma chin'è cagione ? non cer
tamente il sacerdozio , che , come tu dicevi testè , almeno bada
alle coscienze, e però s'ingegpa informarle alla morale e
alla virtù cristiana ; bensi coloro che mostrano di non a
mare le larghezze politiche che ci ha concesse il Sovrano ,
se non pe' pingui soldi e nobili cariche che han destramen .
te saputo torre per sè, e si son gittati addosso allo Stato
per succiarne il sangue insino all'ultima atilla ; bensi colo
ro che posto da banda ogni pudore , ban gridato la croce a
tutti quelli che tenevano un qualche pubblico uffizio per in
volarglielo , e che per odio o per vendetta o per altra mala
peste han volta la stampa a strazio dell'altrui fama ed a
sconvolgimento dell'ordine sociale ; bensi coloro che messe
violentemente le mani sopra nostri concittadini,sacerdoti e
religiosi, gli hanno scacciati infamemente senza nessuna sor
ta di giudizio e legalità ; bensi coloro che creduto libertà
e sfrenatezza sieno il medesimo , si ban tolto del collo il
giogo d'ogni maniera di leggi , si che niente vi ha che gli
rattenga fuorchè la soperchiante forza materiale; bensi co
loro che , nessuna religione avendo od usandola a solo
strumento della politica , oppressano il clero , usurpano i di
ritti della Chiesa e l'assoggettano alla potestà laicale . Ma
poichè tu insisti nel lamentare che il sacerdozio napoli
tano non adempie la sua missione , vorremmo che fran
camente ci dicessi in che la riponi ; essendochè, a giudi.
carne da parecchi articoli del tuo giornale , ci sembra che
te ne sii formato un falsissimo concetto . Or sappi , giacche
fai le viste d ' ignorarlo , che Gesù Cristo disse di sè , lo
448

son disceso del cielo non perchè io faccia la mia volon


tà , ma la volontà di colui che mi ha mandato . E la vo
lontà del Padre mio che mi ha mandato è questa , che
chiunque vede il Figliuolo , e crede in lui, abbia vita e .
terna : ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno ( Giov . c . 6 ) ;
che Iddio ha mandato il Figliuol suo , acciocchè rice
vessimo l'adozione a figliuoli di Dio ( S. Paolo ai Gala
ti , c . 4 ) ; che Cristo è venuto in questo mondo per sal.
vare i peccatori ( 1 a Timoteo c . 1 ) e per francarli del
la servitù del peccato , della morte e del demonio ; e che
il sacerdote è costituito per gli uomini, nelle cose che si
debbono far verso Dio , acciocchè offerisca offerte e sa
crifizi pei peccati ( agli Ebrei , c . 5 ) e combatta il buon
combattimento della fede ( 1 a Timot. c . 6 ) . Gesù Cristo
è veramente , siccome tu dici , via , verità e vita; ma è la
vera via che conduce gli uomini al suo Padre celeste ed
alla vita eterna ; la quale quest è, che gli uomini cono
scano il solo vero Iddio e Gesù Cristo ch'egli ha man
dato ( Giov . c . 17 ) . Non neghiamo con ciò che essendo
stati gli uomini creati da Dio perchè vivessero in comunan
za civile , la Religione insegnata dal Figliuol di Dio non
le sia , non che necessaria , giovevole sopra ogni altra co
sa ; che se tutti gli uomini seguitassero le dottrine di Ge .
sù Cristo , ne osservassero i comandamenti e ne imitasse
ro le virtù , non sarebbero nel mondo nè dispotismo nè li
bertà licenziosa, ma ovunque regnerebbero la carità, l'or .
dine , la pace , la fratellanza ; e che perciò l'ufficio del sa
cerdozio cristiano , quando fosse lasciato fare e non gli si
mettessero le manette ed i ceppi , frutterebbe all' umana
famiglia assai più che non le ciance e bugie dei giorna
listi , le stravaganze de' romanzieri e le utopie dei politici.
Tu al contrario ché pensi intorno alla redenzione degli uo .
mini operata da Gesù Cristo , alla natura della sua Reli
gione e della sua Chiesa, alla missione del sacerdozio cri
stiano ? Ecco ciò che abbiamo rilevato da più articoli del
to giornale, certificandoti innanzi tratto che odiamo alla
mente la calunnia , ed abbiamo cercato con ogni studio se
4.49

le tue parole conlenessero veramente quelle sentenze che


ci sembrava . Siccome dunque a noi par chiaro, tu credi
chè i profeti dell'antico Testamento allorchè predissero la
futura redenzione degli uomini, parlarono della liberazione
politica de' popoli dalla dispotica signoria de' potenti , e che
appunto questa liberazione venne il Figliuol di Dio a pre
dicare ed effettuare nel mondo ; questa appunto rafferma
rono i martiri col sangue loro . « Come a' tempi dell'anti
ca legge, hai scritto, la redenzione fu preceduta da ' suoi
Profeti affinchè: i potenti facessero senno , e risparmiasse .
ro a' popoli il sangue della battaglia ; a' loro troni la rovi .
na . . Una voce disse : » e qui segue un brano tratto dal
secondo paragrafo delle Parole di un Credente del La Men
nais ( 11 Riscatio, n . 27 ) . « È nel Tempio di Dio , hai det
to altrove, che va spiegata la libertà a' popoli : perchè ap
punto per stabilire il suo regno Dio scese su la terra ( N.12 )» .
« Quando l'uman genere dovea esser redento , il Salvatore
venne a benedir la legge , e a sancirla col sangue . Da questo
sangue, e da quello d'infiniti martiri nacque il trionfo della
legge bandita . A'nostri tempi ancora , il Salvatore è venuto ;
ha sancito la legge col sacrifizio spontaneo del suo potere ;
il sangue dei martiri è stato sparso a torrenti , e pur ieri scor
rea ; dunque la legge deve trionfare (N.20 )» .La Chiesa fonda
ta da Gesù Cristo , a tua opinione, è Roma, e quegli è cre
dente e cattolico il quale professa la llbertà ! « Dio ponea
nel centro della penisola ( italiana ) la Chiesa per assicu
rare il regno della sua legge , che è quello della libertà
( politica ) ( N. 6 ) » . « Oh se vba non credenti in mez
zo a noi , e questi non si son fatti Cattolici , meditando la
storia da Settembre 47 a Gennajo 48 dico che sono in pre
da all' idiotismo . . . Ma la polizia che ci vietava d' esser
cattolici affogó quella gioia ( che si era concepita per la
Lega italiana ) ( N. 6 ) » . Hai detto inoltre che la Chiesa
si fece un tempo nemica de' popoli insino a che, riconci
liata con essi da Pio IX , fu compita la seconda redenzio .
ne dalla servitù politica , predetta come la prima da pro
feti, annunziata come la prima da un Giovanni precurso
450
re , stabilita come la prima dal sangue de' martiri. « Allo
ra i cannoni di Castel s . Angelo, e le campane delle ba.
siliche che tante volte avean salutato le feste della Chiesa
fatta nemica de' popoli , ecc . Pio . . . riconciliava la Chiesa
del Dio vivente co' popoli ( N. 19 ) » . « Come a'tempi del
l'antica legge la redenzione fu preceduta da ' suoi Profeti .
... Una voce disse : ecc . Non ti sembra che queste pa•
role sieno scritte dopo i casi recenti di Europa ! E pure
furon dette or fa parecchi anni ! Prima di lei l'uomo che
strinse in pugno le sorti del mondo avea detto dallo sco.
glio di s . Elena : ecc . Pare incredibile ! quando questo ma
tricida , che pur colla mente abbracciava l'Universo , dicea
ciò , la Santa Alleanza , vero flagello di Dio , pesava sul
mondo con tutta la sua onnipotenza ! -Ma la voce de'pro
feti fu sempre schernita ecc . Nella estrema oppressione sta
la salute della libertà . — E venne GIOVANNI . — Visibilmen
te il volere di Dio mosirossi nella elezione del gran Pon
tefice. Il conclave non volea di certo dare un liberatore al
l' Italia . . . . Questo prodigio dicea chiaramente agli op
pressori : Ravvedetevi perchè il Regno de' cieli si av
vicina ! . - Fate degni frutti di penitenza . .. Già è
posto la scure alla radice degli alberi : ogni albero
adunque che non fa buon frutto sarà tagliato , e get
tato nel fuoco ( N. 27 ) » . « А’nostri tempi ancora il Sal
vatore è venuto . il sangue de' martiri è stato sparso
a torrenti ( N. 20 ) » . La missione del clero è , secondo
le , insegnare e propagare la libertà . « Assai discorsi lati.
ni si fecero ( ne' templi di Dio ) per propagare l'ipocrisia ,
e la superstizione . Chi deve , parli ora italiano per spiega
re la legge elettorale. La cattedra di verità torni degna
della verità . È nel Tempio di Dio che va spiegata la liber
là a ' popoli : perchè appunto per stabilire il suo regno Dio
scese su la terra ( N. 12 ) » . « Or che il clero non sia , nè
si mostri tenero della sua missione lo dicono i fatti (N. 33) » .
Le novelle idee politiche debbono quindi innanzi dimora .
re eterne nel mondo : ESSE LO REGGERANNO ; ESSE SARANNO
LA FEDE , LA RELIGIONE , LA MORALE DI TUTTI I POPOLI (N.27) :
451

son queste le parole dette dal tuo veggente di s . Elena, se


veramente o no non c'importa sapere , che noi abbiamo
copiate allo stesso modo che tu le hai fatto stampare . Or
quanta differenza vi ha fra questa tua religione e quella
de' Muratori-liberi e delle altre sette in che essi son venu
ti trasformandosi insino ad ora ? quanta differenza fra que.
sta tua religione e quella degli Umanitari ? tu ben vedi ,
non grande ; se pure, come suol farsi quando le cose sono
ancor troppo tenere, non bai cercato d'avvolgere i tuoi
veri concetti in ambagi ed equivoci . Quello però che ci em
pie il cuore di amarezza non è tanto che tu pensi e scri
vi così, quanto è vedere che molti non pure del paese no.
stro , ma altresi del rimanente dell'Italia, pensino e scriva.
no somigliantemente e peggio ; ed in quello che s'ioginoc
chiano davanti alla Chiesa ed al suo sommo Pastore , spu
tano loro addosso e percuotono il capo e scherniscono . Da
assai tempo prevedevamo quale tempesta dovesse assalire
la navicella di Pietro ; perchè sapevamo la Giovane Italia
avere a capo un Mazzini, acerbo nemico della Chiesa cat
tolica , ed essere collegata col razionalismo alemanno , col
nuovo sansimonismo e furierismo di Francia , coll'inglese
owenismo , col radicalismo empio di tutti i paesi : però
non ci poteva mai cader nell' animo ' volere Iddio che la
Chiesa dovesse somigliare il divino suo sposo anche in que
sto , che fosse offesa e flagellata colle infinte sembianze di
riverenza e di amore .
Torniamo ora al clero napolitano . I fatti narrano, son
tue parole , come il Clero durante la servitù siasi mo
strato operoso nel favorirla , tenace nel sostenerne le mas
sime. Noi , sig . Malpica , non ci vergogniamo dell' Evange .
lio , e perciò diremo francamente la verità . Il Clero , stan
te la caduta maniera di reggimento , è stato fedele alla sua
divina missione , insegnando al popolo d'osservare tutte
le cose che Gesù Cristo gli avea comandate , cioè , ren
dere a Cesare le cose che appartengono a Cesare, ed a
Dio le cose che appartengono a Dio ( S.Matt . c . 22 ) ; 0.
gni persona dover essere soggetta alle podestà superio
452
ri: perciocchè non v'è podestà se non da Dio: e quelle
che sono , son da Dio ordinate. Talchè chi resiste alla
podestà, resiste all' ordinazione di Dio; e quei che resi
stono si comperano la dannazione. Imperocchè i princi
pi non sono di spavento alle buone opere, ma alle mal
vage. Per la qual cosa conviene di necessità essere sog
getti non solo per timor dell'ira , ma ancora per la co
scienza ( s . Paolo a’ Rom . c . 13 ) ; I cristiani dover essere
soggetti ai principi ed alle podestà , essere ubbidienti, es
sere preparati ad ogni buona opera ( a Tito , c . 3 ) ; Do
vere per l'amor di Dio essere soggetti ad ogni uomo crea
to ; tanto al re , come a sovrano , quanto a governatori,
come a persone mandate da lui, in vendetta de' malfat
tori ed in lode de' buoni. Perciocchè taľ è la volontà di
Dio , che facendo bene turassero la bocca all'ignoran .
za degli uomini stolti : come liberi, ma non avendo la
libertà per velame della malizia , anzi come servi di Dio
( 1 S. Pietro , c . 2 ) . Nè noi pensiamo che , questi ammae .
stramenti avessero avuto ad increscerti ; stantechè i mede
simi ora il clero inculca al popolo verso il nuovo legitti
mo governo , e gli predica con la medesima fedeltà, mo
strandosi del pari operoso nel favorirlo e tenace nel so .
stenerne le massime : che se mai alcun sacerdote avesse
insegnato altrimenti, il che non vogliamo credere , attribui
scilo , ten preghiamo, ad ignoranza piuttosto , che non a
volontà di essere e di mostrarsi poco tenero della sua
missione, siccome noi attribuiamo alla tua bizzarra fanta
sia, e non a malizioso intendimento , l' aver esagerata la
devozione del clero inverso il governo passato , ed assotti.
gliata e ridotta a niente quella ch'esso ha verso il presente .
Il lupo muta il pelo , ma non il vezzo , dice il proverbio :
e però tu , sig . Malpica, quasi pentito d'avere scritte alcu
ne parole alquanto melate , come : Noi non attacchiamo le
persone, ma il sistema: e lo attacchiamo non per odio ,
ma perchè cosi ci spira l'amor del vero , e lo zelo cit .
tadino ; subito dato di piglio alla stregghia , l' hai aspra
mente e a tuo modo menata a quelli che un tempo avean
433
nome di revisori, ai preti compilatori del giornale o rivi.
sta che ha titolo di Scienza e Fede, ai Revisori de' libri
che giungeano in dogana , a quasi tutto il clero, perchè
quasi tutto aiutava la compilazione di quella rivista pe
riodica , essendo i libri che dovean censurarsi esamina
ti pria da una numerosa accademia di ecclesiastici.
« Quando, tu dici , la espressione del pensiero era sogget
ta al capriccio de' pochi, che col nome di revisori inutila
vano idee , annientavano gli slanci dell'ingegno , erano
in eterna cospirazione contro il bello , il giusto, e l'cne
sto , i preti poser su un giornale , o una rivista se vuoi , col
titolo di Scienza e Fede. Ausiliaria periodica della
censura notava con squisita attenzione qualche povera idea ,
che posta di contrabbando in un libro qualunque rivelava ,
anche di lontano , una tendenza verso i santi principii con
culcati dall'assolutismo , che a que'tempi tristissimi si dicea
governo . . . . I compilatori . . . sentinelle del dispotismo
davano il grido d'allarmead ogni parola che lor sembras
se sospetta : custodi della tomba in cui teneasi chiuso il
pensiero , impugnavan l'armi se un moto di risurrezione sco .
tea la pietra sepolcrale. . . . Aggiungi che qualcuno dei
compilatori era pur Revisore de' libri che giungeano in do
gana. Colà la censura fu esercitata con un Vandalismo , u
nico ne' fasti de ' doganieri del pensiero . Guerra a morte a
tutte le opere filosofiche; i preti della scienza e fede , i preti
Accademici avean paura della filosofia . Guerra spietata al .
le opere di politica ; le opere di politica sono fomite di ri.
voluzione , diceano . Guerra sistematica alla letteratura fran
cese , qualunque forma vestisse . Vietato Lamartine, vietato
Lamennais, vietato Lacordaire , vietati tutti i giornali: per
messi il solo Moniteur, e la ministeriale Rivista de due
mondi. . . Qualche volta un libro per prodigio supera
va quell' acerbo cordon sanitario . • . Allora si ponea ma
no alle inquisizioni, e guai a colui che si scoprisse reo ! E
ra perduto . Ricorda ognuno ciò che avvenne per l' opera
sul Magnetismo animale, e pel Giudeo errante ! Fu qua
si dichiarata la salute del regno in pericolo... L'opera
454

che era l'eco delle lodi che tutta Italia dava al suo rige .
neratore, fu , appunto per questo, confiscata da’ doganieri
in sottana ; fu interrotta la lettura di quell'opera stessa, che
due mesi prima si tollerava , dir vogliamo del Mondo illu
strato » . Non ti è ignoto , sig. Malpica , ch'era uffizio de'
censori il proccurare non fosse stampato nulla che contra
riasse il governo o la religione o la purezza de' costumi.
Or quanto alla stampa delle opere trattanti cose politiche
ed amministrative, tu sai pure quanto severe fossero state
le leggi che la riguardavano ; talchè non era in facoltà de'cen
sori , ove il libro contenesse alcunchè di contrario ad esse,
di chiudervi gli occhi , quantunque pensassero ch' esse a
vrebbero alle volte potuto o dovuto permettere : ma che col
pa v' ebbero i censori ? e tu che ora fai il gran chiasso,
non ti ricordi tu che a que' tempi non ardivi fiatare, an
zi vezzeggiavi e blandivi chi era allora in grande stato e
potenza ? Noi non t'invidiamo che si allora come adesso
tu abbia saputo fare assai bene il fatto tuo : ma deb ! non
turbar la pace de' censori ; chè , credici , nessun pro te ne
tornerebbe . Scritti pero che trattassero di materie poli
tiche erano di rado mandati a'censori, molti al contrario
che nuocevano la religione e i buoni costumi ; quindi i
censori o ne impedivano la stampa , o toglievano quello che
avrebbe potuto scandalezzare i lettori , nel che forse talvolta
alcuno tra loro s'inganno, vietando ciò che dovea permet
tere , o lasciando stampare ciò che era da vietare ; ma dì ,
cbi oserebbe affermare ch' egli mai non ha errato ? Al
la stessa incolumità della Fede e dei costumi intendeva e
ziandio questa nostra Raccolta , che di cose meramente po
litiche non s’ è mai impicciata , si con mostrare come il
vero progresso delle cognizioni umane giova alla Fede , e
si specialmente con esporre e combattere que ' sistemi filo
sofici e sociali che contraddicono alle verità cattoliche , no•
tare e confutar gli errori d'ogni maniera che sono in vo
ga oggigiorno, ammonir le persone malaccorte che si guar
dąssero de' libri empii o disonesti , e brevemente , con difen
dere la dottrina , la morale , la libertà della Chiesa . Riguar
433
do poi a'Revisori de' libri che qua venivano da'paesi stra
nieri , alcune delle opere di politica essi ritenevano per for
za delle leggi, alcune altre , come sediziose ed incitanti a
mal fare, per soddisfare al debito di cattolici e di sacerdo .
ti : le altre opere , sia che ragionassero di politica , sia di
filosofia , sia di altre materie, davano , purchè non avessero
offesa la religione o la moralità ; anzi ancor queste la:
sciavano a chi aveva avuto dalla Chiesa facoltà di tener
le. Per la qual cosa mentisti , sig . Malpica , ' a te o ad al
trui , scrivendo che guerra spietata era fatta alle opere di
politica ; giacchè i preti sanno non tutte le opere di po
litica essere , la Dio mercè , fomite di rivoluzione: men
tisti, scrivendo che guerra sistematica era fatta alla lette.
ratura francese; ove per letteratura francese non vogli in
tendere le empietà e le sozzure onde la Francia trabocca
quelle contrade che se ne mostrano sitibonde : mentisti ,scri.
vendo che era vietato Lacordaire: mentisti , scrivendo che
erano vietati tutti i giornali, e permessa la Rivista dei
due Mondi ; perché quando i giornali erano riveduti dai
censori , vietavansi soltanto quelli che s' eran fatti mae .
stri di scelleraggini , e fra essi anche alcuni quaderni del .
la Rivista de' due Mondi, mà poscia furono dalla polizia
sottratti tutti alla revisione de' censori: mentisti , scrivendo
che il Mondo illustrato fu confiscato da' doganieri in sol
tana; poichè que’due mesi che fu tollerato, sai per chi fu ?
pe' doganieri in sottana ; e poi , sai da chi fu confiscata
quell'opera stessa e perchè interrottane la lettura ?
dalla polizia, la quale, come dicevamo, tolse dalle mani de'
doganieri in sotiana la censura de'giornali : mentisti , scri
vendo che guerra a morle era stata dichiarata a tut.
te le opere filosofiche; perciocchè moltissime erano appro
vate, e quelle sole ritenute che contenevano una sapien .
za che da s. Paolo fu addomandata carnale e falsamen
te nominala scienza , e che è nemica di Dio e degli uo.
mini . Né , dolcissimo signor Malpica , i preti della scien .
za e fede, i preti accademici avevano od hanno paura
della filosofia: essi portano riverenza ed amor grande al
RAC.REL . VOL.XV. 30
456

la filosofia grave , assennala , ossequente alla religione e


maestra del relto pensare e del vivere onesto ; della insana
e malvagia si hanno paura , ma temono assai più coloro
che investono i dabben cattolici fra le tenebre e alla sprov
vista , che simulano un viso piacevole ed amoroso , che fan
mostra di applaudere a Pio IX , amare la Chiesa ,riverire il
clero e credere alla fede cattolica, ma in cuor loro male
dicono Pio , la Chiesa, il clero e la fede cattolica ; laddove
la filosofia atea o panteistica ti si fa incontro in piena lite
ce , ti dice parole aperte e libere, ti mostra donde viene e
dove va . Di questa ancora hanno paura i preti, ma non per
sè ; perciocchè quanto è a loro , essi son disposti ad accet
tare con animo rassegnato tutti quei colpi che Iddio vorrà
scaricare sopra di loro : si hanno paura per gl' ignoranti , de'
quali è assai grande il numero ,che non si lascino guastar la
mente dalle false dottrine che ci vengono d'Aleipagna e di
Francia ; hanno paura pei viziosi , che non perdano l'ulti
mo bene che loro è rimasto , cioè la fede; hanno paura pei
pusillanimi , che non s'acconcino per viltà all'odierna moda
del filosofare; hanno paura per la filosofia stessa che non
venga ognora più imbarbarendosi ; hanno paura per le let
lere e beile arti , che disanimate da una scienza empia e
corruttrice non incadaveriscano e putrefacciano ; hanno pau .
ra per la libertà , che manca del suo fondamento , ch'è la
verità e la virtù , non si sfasci e rovini; infine hanno paura
per la dilettissima patria loro che non si perda irreparabilmen
te . Quando adunque tu scrivevi che i revisori mutilavano
le idee, annientavano gli slanci dell'ingegno, erano in
eterna cospirazione contra il bello , il giusto, e l' onesto,
professavi tu sinceramente il culto di santa Chiesa ? Quan
do infuriavi contro i preti compilatori della Scienza e Fede ,
e scrivevi che , custodi della tomba in cui leneasi chiuso
il pensiero, impugnavan l'armi se un moto di risurre
zione scotea la pietra sepolcrale , perchè essi vegliavano ,
secondo lor forza , la religione e i buoni costumi della lor
patria , professavi tu sinceramente il colto di santa Chiesa ?
Quando ti lamentavi che da' doganieri del pensiero erano
437
vietati il razionalista Lamartine ed il panteista Lamennais ,
la lettura de' quali era vietata anche dalla Chiesa, profes
savi tu sinceramente il culto di santa Chiesa ? Quando
vituperavi ciò che avvenne per l'opera del magnetismo
animale, in cui Gesù Cristo era trasformato in mesinerista,
e i suoi miracoli in effetti del magnetismo animale , e pel
Giudeo errante , romanzo non meno empio che osceno, pro .
fessavi tu sinceramente il culto di santa Chiesa ?
Ora comincia il romanzo : « Agenti , e consiglieri della
polizia i compilatori ( della Scienza e Fede ) notavan libri
e giornali , autori e librai , che doveano esser segno alle
sue ire, o figurare nei suoi registri infernali » .Dici da ve .
ro, sig . Malpica ? noi che non conoscemino la polizia , noi
che non fummo giammai al luogo ov' ella sedeva, noi che
schifammo sempre e soprattutto l'avere a fare con essa , noi
fummo agenti e consiglieri della polizia ! Se il fossimo sta
ti avremmo al certo dovuto godere il frutto de' nostri im
portanti servigi , e bene tu il sai ; or di, quanto essi ci val
sero ? per fermo neppure il sottoscriversi dal Ministero di Po .
lizia , siccome fecero alcuni altri , per l'acquisto di poche
copie della nostra Raccolta. Anzi ti vogliamo manifestare
cosa che non conosci , e ti sia pruova di no schieltez
za: temendo noi che la nostra impresa non fosse sturbata
dalla polizia , tiratavi da alcuno a cui fosse spiaciuto che a .
vessimo detta la verità , e qui ridiciamo che noi ci occupa .
vamo di sole verità religiose e morali ; pensammo porla in
tutela di uomo religioso e potente, il quale nè s'impacció
mai , fuor una o due volte, di ciò che scrivevamo , nè leg .
geva le nostre scritture, se non buon tempo dopo la loro
pubblicazione , e neppure volle giammai lodarle o vitupe.
rarle. Lui vedemmo di rado : poche parole ei ci diceva e
poche gli rispondevamo: un di noi sol due fiate entrò a lui,
ed un altro non mai . Vedi adunque se potemmo essere ma .
rionette, come tu molto cortesemente e italianamente ci
chiami , del frate - Vescovo, obbedire riverenti alle suc i
spirazioni, parlare il suo linguaggio , dire amen ad ogni
suo capriccio. Noi si fummo coperti da questo scudo ;ma,
458

facciamo parentesi , che bisogno avremmo avuto di questo


scudo , se fossimo stati agenti e consiglieri della polizia che
allora era onnipotente ? vedi tu , sig . Malpica , come ti ab
bi a districare da questa contraddizione ; si fummo coperti
da questo scudo , non per assalir senza timore chic
chessia , ma per difendere la Chiesa e la società dagli as
salti de' loro nemici ; non per scrivere senza ritegno, ma
per opporci a chi scriveva senza ritegno, od al manco av
vertirne que' nostri lettori che nol sapevano . Tu aggiungi
ch'eravamo certi della nostra onnipotenza ; e pure di que
sto eravamo certi , che non l'avevamo ; però anche aven
dola , ci saremmo guardati , come ci guardammo , di non
rispettare nè la fama, né il nome , nè l'ingegno delle
scritture : combattenmo gli errori , ma amammo gli uomini:
non fummo arroganti , ma franchi ; perchè avevamo impre
so a trattar la causa di Dio e della verità : non parlant
mo di tutto , e di tutti, ma solamente delle persone e delle
cose che ci riguardavano; nelle altre non entrammo . Dici ,
che scienza forse avemmo , comechè pedantesca e volta
al male; e noi ti ringraziamo cosi della lode come del bia
simo : che puristi della lingua, e dallo stile di piombo ,
perseguitavamo colle frasi del trecento i pensieri del se
colo XIX ; quanto allo stile di piombo , bene sta , nè ce ne
incresce; stantechè non ci diede mai l'animo d ' adattarci
ad usar quello stile pitonico che tanto ti aggrada , e tanto
torna comodo a chi non può o non vuol ragionare; quan
to poi al perseguitare i pensieri , ossia l'irreligiosità e le
immondizie del secolo XIX, non ce ne pentiamo , perchè
facemmo ciò ch ' eravamo obbligati di fare: che,in quanto
alla Fede, non la conoscemmo mai, ed è vero ; perchè non
conoscemmo mai la fede de' giansenisti, de' volteriani , degli
indifferentisti, de razionalisti , de' panteisti.Conveniamo con
te , che la Fede cattolica non è persecutrice,non è spietata, e
non ebbe mai nulla di comune colla polizia ; s'intende la
Fede di Cristo e di Pio IX ; ma abbiamo pure appreso da
Gesù Cristo ; Se l'occhio tuo destro ti scandalizza , cavalo
e gittalo via da te ;.. e se la tua man destra ti scandalizza ,
439

troncula e gitlala via da le (S.Matt.c.5 );Se il tuo fratel


lo ...non ascolta la Chiesa , siali come il pagano ed
i pubblicano (c.18) ; da s . Giovanni;Chiunque non dimo.
ra nella dottrina di Cristo , non ha Dio . . . Se alcuno
viene da voi, e non reca questa dottrina, non lo rice
vete in casa e non salutatelo . Perciocchè chi lo saluta
partecipa le opere malvage di lui ( 2 Epist . ) : sappiamo
s . Paolo essersi lamentato che i Corinti non avessero tol
to del mezzo di loro un cristiano incestuoso ; avere per
ciò giudicato che costui fosse dato in man di Satana per
morte della carne ; e comandato che se talun de' fedeli
fosse fornicatore o avaro o adoratore degl' idoli o mal
dicente o dato all' ubbriachezza o rapace, gli altri nep .
pur mangiassero con un tale , e togliessero d'infra lo
ro il malvagio ( 1 a 'Cor. c . 5 ) : sappiamo esser commen
dati da s . Luca que' cristiani d ' Efeso , i quali portati i libri
cattivi che avevano , gli arsero in presenza di tutti ; e
fallane ragion del prezzo , si trovò che ascendeva a cin
quantamila denari ( Atti , c . 19) : sappiamo la Chiesa aver
sempre vietato che si leggessero e, trovata l'arte della
stampa , si pubblicassero opere perniciose alla fede ed ai
costumi de' cristiani ; aver sempre voluto che fossero com
battute le dottripe contrarie alla sua, e lodato coloro che
il facevano; avere ognora domandato alle potestà secolari
che la difendessero da suoi nemici , ne spuntassero l'auda.
cia , e ne guastassero i disegni: finalmente sappiamo esse
re stato ordinato da Pio IX nel suo novello statuto , che
intorno alla stampa , nulla è innovato quanto alla cen .
sura ecclesiastica stabilita dalle canoniche disposizioni,
quanto agli scritti di argomento religioso e morale , e che
la professione della Religione Cattolica è condizione ne
cessaria pel godimento dei diritti politici nello Stato . Or
mostra in che questa nostra Raccolta si è discostata dai pre
cetti e dalla pratica di Cristo , della Chiesa e di Pio IX , di
quel Pio che si degno benedire l'opera nostra . Vorremmo
eziandio che ci spiegassi perchè scrivesti , la Fede di Cris
sto, e di Pio IX , quasi se la Chiesa ed i Papi avanti a
160

Pio non avessero neppur essi conosciuta la fede insegnata


da Gesù Cristo ; ma sino a che non dichiarerai la tua men
te , noi avremo ogni ragione di sospettare che tu piuttosto
non conosca la fede di Cristo e di Pio IX .
Seguita il romanzo : « Non pochi, ma moltissimi , quasi
tulio il clero aiutava la compilazione di quella rivista pe
riodica . I libri che dovean censurarsi erano esaminati da
una numerosa accademia di ecclesiastici . Questa, senza cu.
rarsi se il libro era o no passato per le strettoie della cen
sura , lo condannava quando non lo credea degno di ap
provazione, e tosto la scienza e la fede pubblicava la sen .
tenza, in quella che avvertiva la polizia , perchè confiscas
se gli esemplari ovunque si trovassero » . Tu affermi che
la verità è questa ; e noi ti rispondiamo che questa è men
zogna : alla nuda assertiva , noi opponiamo una eguale
e solenne negativa ; son tue parole queste, sig . Malpica
( Risc . ital. n . 20 , p. 78 ) . Ma ecco una menzogna più
grossa ancora dell'altra : scrivendo delle casse di libri con .
fiscate in dogana , aggiungesti; le spoglie si divideano tra '
preti stessi, e'l ministero di polizia . Tu dei sapere che ,
avanti che i libri fossero stati recati alla Censura , erano
riveduti dalla polizia , e pigliati quelli ch ' essa così giudica
va : i rimanenti erano esaminati da Revisori; e i ritenuti,
che non erano nè sempre nè in tal numero da riempiere
almeno una cassa , prima eran mandati al ministero dell'in
terno , e poi , verso gli ultimi tempi che stette la Censura ,
alla biblioteca reale : l'uno l' altra accusavano la ricevu
ta de' libri mandati ad essi . Finchè dunque tu non dimo .
strerai che anche un sol libro portato alla Censura e rite
nuto, non sia stato mandato o al ministero o alla biblioteca ,
il che potresti agevolmente rilevar per le Carte della Do.
gana e dell'ufficio di revisione, noi e i lettori nostri avremo
diritto di tenerti per calunniatore. Volgiamoci ora nuovamente
al clero; il quale tu affermi avere , durante il passato reggi.
mento , fin tralasciato di pregar pel Pontefice Pio IX nelle
pubbliche orazioni. Per iscusarti della bugia , dovrai con
fessare non esser tu usato a Chiesa; altrimenti avresti udito
461
pregarsi, cosi di frequente come innanzi ,pel sommo Ponte
fice Pio IX : e ciò vogliam sia dello si del Clero attivo e
si del Clero sedentaneo, giusta la tua capricciosa partizio
ne; imperciocchè non più l'uno che l'altro non pensa se
stia Gregorio o Pio al governo della santa navicella ,
riconoscendo egualniente e Gregorio e Pio per loro som .
mi Pastori , e Gregorio e Pio egualmente adorando ed in.
chinando come vicari di Gesù Cristo e successori di s . Pie.
tro apostolo . Chiediam poi di grazia che tu dichiari che inten
di per Clero sedentaneo che non si brigava e non si bri.
ga di nulla; essendochè se un'altra porzione del clero non
attende singolarmente alle lettere, ciò avviene, non perchè
viva nell'ozio e non si brighi di nulla , ma perchè si oc
cupa tutto negli uffizi più propri del santo ministero : giac
che Gesù Cristo ha dati, siccome scrisse s . Paolo , gli uni
apostoli, e gli altri profeti, e gli altri evangelisti, e gli
altri pastori e dollori ...per l' opera del ministerio , per
l'edificazione del corpo di Cristo ( agli Efes. c . 4) ; lut
ti sono forse apostoli ? tutti sono forse profeti ? tutti so
no forse dottori ? ( 1 a' Cor . c . 12. ) Finalmente tu quasi
ci proponi a modelli il Clero Toscano, e il Piemontese :
noi però riconosciamo un solo per nostro maestro, cioè Cri
sto, ed il suo Vicario in terra, cioè il romano Pontefice,
e per nostri modelli tutto il coro beato di que' sommi eroi
cui la santa Chiesa fa culto .
Pria di por fine a queste nostre parole dichiariamo , sig .
Malpica , che se abbiamo allegato i vangelisti e s . Pielro
e s . Paolo e s . Giovanni , lo abbiam fatto perchè hai pro .
testato fin dal principio del tuo articolo che , nato nel grem
bo di santa Chiesa , sinceramente ne professi il culto :
contuttociò siamo certi che ci darai del retrogrado , del
gesuitico e dell'oscurantista pel capo ; ma non per quest
saremo tocchi da vergogna o paura: liberamente dicemmo
in altri tempi la verità ; intendiamo dirla liberamente an.
che ora che, volente Iddio, siamo liberi. Upiti a Gesù Cris
sto , la mercè di lui, il quale è via , verità e oita , lui sera
pre ed in ogui cosa vogliam seguitare , lui confessare, lui
462

amare . Chi ci separerà dalla fede e dall' amore di Cri


slo ? sarà forse tribolazione o angustia o fame o nudi
tà o pericolo o persecuzione o spada ? Conforme sta
scrillo : per amor di te siamo ogni di quasi messi a mor.
te : siamo reputati come pecore da macello; ma noi con
fidiamo che nè morte, nė vita . . nè ciò che ci sovra
sta , nè quello che ha da essere ,... nè alcun' altra crea.
tura potrà separarci dalla fede e carità di Dio, che è in
Cristo Gesù , nostro Signore (S.Paolo a'Rom . c.8) .Se però
queste parole ti sembrassero putire alquanto di ascetismo o
d'ipocrisia , terminiamo con quelle di un membro dell'assem -
blea nazionale di Francia, che fu già il più grande oratore
del parlamento di quel paese, adattate alle nostre condizioni
politiche : « Ne i nostri convincimenti , nè i nostri modi dell'ope.
rare non muterannosi.Non sarem cortigiani del giorno ap
presso la rivoluzione più di quello che fossimo stati del gior
no innanzi . Vivemmo per molti anni sotto la monarchia, di- .
cendo su tutto ed a tutti ciò che credevamo essere la ve
rità . Se questa costituzione, migliorando la sorte de con .
cittadini nostri, guarentisce il maggior bene della Religio
ne, della proprietà e della comunanza famigliare, essa non
avrà partigiani più sinceri , nè figli più devoti di noi . Ma
se per contrario essa cammina per la via dell'esclusione ,
del sospetto e della persecuzione; se adopera la violenza e
la confiscazione, ci potrà bene avere per avversarii o per
vittime,ma non mai , al manco , per istrumentio per complici » .
I COMPILATORI
000.00

Necrologia di Monsignor Giuseppe Trama

Non sono i soli scritti o le geste luminose e singolari di


un uomo che lo rendono commendevole anche dopo morte ;
ma si, e più di ogni altra ' cosa , la memoria della pietà
sua verso Dio e il prossimo . Questa è l'eredità de ' servi
del Signore, la quale ricordando a' posteri le virtù de' pa
dri loro , li muore a battere quella medesima via per cui
463

essi riuscirono a tanto gloriosa meta . Per ciò è, che vo


gliamo qui brevemente discorrere la vita di Monsignor Giu
seppe Maria Trama, Vicario Generale del nostro Eminentis .
simo Arcivescovo ; stato veramente modello di carità ferma
al tempo stesso e benigna ne' diversi ufizi del suo aposto
lico ministero .
Nacque egli a ' 14 Giugno 1790 in Napoli dove venne da'
suoi cristianamente educato ne' doveri di religione e di so
cietà ; né le divote pratiche a cui ben volentieri assuefecesi,
gl’impedirono di avvanzarsi negli studi di nautica , per i quali
si volle incamminarlo . Conciossiachè, essendo principio di o .
gni sapienza il timor santo di Dio , egli provò col fatto ciò
che taluni oggidi bestemmiano perchè non lo capiscono, esser
cioè la scienza delle dottrine religiose base e sostegno ne
cessario di qualsivoglia ammaestramento della gioventù , ed
allora solamente poter giovine intelletto progredire nelle
scienze, quando in esso abbia posto profonde radici la cri .
stiana pietà . Agli studi delle scienze esatte uni il nostro
Trama quelli della calligrafia e del disegno , che coltivò con
assai buon successo ; e parlava altresi speditamente il fran
cese . Ancor giovanetto , era già quarto pilota nella real ma
rina, e poco appresso veniva scelto a maestro di matema.
tica nella scuola de' piloti . Ma Iddio serbavalo a governare
il timone di mistica navicella ; e per ciò chiamatolo dal
mare al tempio , gli fece vestire le lane chericali nell'anno
ventiduesimo di sua età . Amministrava a que' di la Chie .
sa di Napoli Monsignor Bernardo della Torre, al quale a
vendo ingiunto il Governo militare d' allora , che solo un
ristretto numero di cherici ammettesse ogni anno agli Or.
dini Sacri, fu forza stabilire che i giovani i quali vi si ap
parecchiavano , corressero l' aringo de' concorsi , a fin di
dare a ' più meritevoli la precedenza . Trama colse sempre
i primi allori in que' conflitti, che pur sostenne con egregi
competitori, i quali sono di presente l'ornamento del nostro
Clero , talchè in soli tre anni fu sacerdote . In qual manie
ra abbia egli saputo ornar la vita sua sacerdotale di ogni
sorta di virtù ,ben lo attestano moltissimi di mezzo a noi,che
464

ora piangendo l' amara sua perdita, raccontano la pietà


singolare di lui , la candidezza de' suoi modi , la sua pru
denza in difficili congiunture , e la sua indefessa attenzio
ne agli studi ecclesiastici. Non è quindi da maravigliare ,
se nella fresca età di anni ventinove otte sse , sotto il go
verno arcivescovile del Cardinale Ruffo Scilla , la cura della
parrocchia di s . Arcangelo agli Armieri . Fattosi allora tutto
a tulte le sue pecorelle , di continuo le ammaestrava nella
legge del Signore ; da mane a sera stava ad udir le loro
confessioni, che sommavano pertanto a più centinaia ; ed
amante com'era del decoro della casa di Dio , non vi fu
solennità religiosa ch'egli non celebrasse cop singolar pompa
in quella chiesa . Tutto cuore co ' suoi figliuoli in Gesù Cristo ,
era straordinariamente largo in soccorrere i poverelli, soprat.
tutto vergognosi, spendendo del suo per aiutarli; e co' dolci
suoi modi giunse ad amicarsi il ricco ed il popolano .Quindi
le sue parole erano religiosamente udite in tutte quelle vici
nanze, ed avute in gran conto . Del che si ebbero tutti una
pruova , quando l'immaginosa plebe di quel quartiere vedendo
in una immagine posta sulla via un miracolo , che veramen
te non era , usci in tali festeggiamenti da far temere per la
pubblica tranquillità . Accorse il parroco Trama, e si per
suase tutta quella turba dell'inconvenienza di quegli atti ,
che ben volentieri gli consentirono che seco recasse nella
sua chiesa l'immagine, ove stesse in luogo più decente e
non esposta alle fantasie de'riguardanti. È buono notar que
sto avvenimento ;perchè molti presentemente accusano il Clero
di Napoli come favoreggiatore della superstizione del popolo ;
e non si accorgono, che se talvolta il volgo della cattoli -
cissima città nostra , per la semplicità sua trasmodò forse
nelle pratiche divote, i preti furono prontissimi ad illumi
pare quelle menti , cavandole dall'errore .
Or tornando al Trama , la vita ch'egli viveva sempre in
apostoliche fatiche, logorava insensibilmente la sua salute ;
tanto più che la chiesa sua parrocchiale, ov'egli era con
tinuamente, è in luogo assai umido . Indusselo perciò il
nostro Arcivescovo Caracciolo a mutar quella cura con l'al
& 63

tra di san Gennaro all'Olmo , che sta in miglior sito della


nostra Capitale . Qui egli non mutò genere di vita ; che anzi
vedutosi alquanto più libero dalle faccende del confessio
nale, tolse a dirigere nello spirito parecchie Religiose di
diversi monasteri ; ma poco dopo , nell' anno 1833 , fu no
minato Vescovo delle due diocesi riunite di Calvi e Tea..
no . Al Trama l'ufizio episcopale parve soma di altri o
meri , che non erano i suoi , ed avrebbe ad ogni modo
voluto esonerarsene ; pure gli fu d'uopo sottoporvisi, e ri.
cevuta nel 1834 in Roma la consecrazione in vescovo, entrò
nella sua diocesi nel giorno dell' Annunziazione di Maria .
Ne' tre anni e poco più che ressela , fece singolar mostra
di que' pregi che ornata avevano la sua vita di semplice,
parroco . Amo teneramente la sua Chiesa, e provvide non
solo all'esterno suo decoro, ma anche a darle buoni mi .
nistri e pastori . Egli stesso predicava al diletto suo greg.
ge la parola di Dio, lo aiutava in tutti i modi nelle mise
rie anche del corpo , persuaso ch'era egli il padre di quella
numerosa famiglia. Quasi nulla non tocco della rendita del
vescovato in que' tre anni che lo governò ; e spesela per
buona parte a ristorare i fondi di quella mensa vescovile,
i quali erano stati pressochè manomessi . Alla sua tanla dolcez
za però seppe opportunamente unire quel coraggio da apo
stolo , che tanto serve ad un Prelato nella Chiesa di Cristo ;
e ne ricordiamo tuttora con pena un sol fatto , che gli fu
causa di gravissimo dolore . Avea più volte dichiarato, non
permettergli la coscienza di dare un beneficio a certo ecclesia
stico; quando ecco meglio che trecento armati entrar nella
corte di sua residenza vescovile , e minacciarlo di morte , ove
non cedesse alle loro istanze in favor di quell'uomo.Fu saldo
Monsignore e fermo nel pronunziato giudizio ; ma cosiffat
tamente se ne addolorò , che in breve gli si scopri nel cor
po un' assai grave malattia . La quale non potendosi debel
lare per forza di medicamenti , vennero i medici consiglian
dogli che rinunziasse alle cure del Vescovato . L'uomo di
Dio ch'era il Trama, sbalordi all' annunzio ; ricorse alla
preghiera e all'avviso di savi e prudenti ecclesiastici, per
466

chè conoscesse la divina volontà ; e tutti gli risposero , ab .


bandonasse il Vescovato . Da Roma , ov'egli fu sempre a
vuto in istima , gli vennero lettere che in fine il decisero a
vincere ogni ostacolo che si attraversava alla sua rinunzia .
Tornato allora in mezzo a ' suoi , guari non andò e l'E- ,
minentissimo nostro Caracciolo lo annoverava tra' Canonici
della Metropolitana. Fecelo suo Vicario generale il presente
Arcivescovo , non appena vennegli confidata questa Chiesa
di Napoli ; ed egli così bene meritò nel suo ufizio del Cle .
ro e del popolo , che tutti sinceramente l'amarono . Di sa-,
lute tanto mal ferma, a stento tal volta poteva soddisfare
le tante inchieste che gli erano fatte; e pure a chi diceva -
gli, si riposasse alcun poco , pacatamente rispondeva , sof
frire egli assai più se altri per cagion sua stesse aspettando .
La maggior parte degli emolumenti di Curia venivano da
lui spesi in servigio de' poveri , or per agevolare altrui l'u
scir di peccato , ed ora per impedire che altri disobbedisse
a' giusti comandi de' suoi superiori , pretendendo povertà al
suo rifiuto .Non mancarongli in questi ultimi mesi , come a
tutti i buoni , contumelie e oltraggi; ma noi stessi l' udimmo
soventemente ripetere: pazienza ! a Dio cosi piace ! E vera
mente che l'amor suo per Dio e per il prossimo fu singo
lare ; che fino agli ultimi giorni di vita sua altro non fece
se non pregare o adoperarsi per il bene comune . L'ultima
infermità colselo nel tempio di un vicino villaggio , ov'e
rasi recato per dare a que' fedeli un novello curato , men
tre che loro parlava de' doveri che avevano col proprio pa
store . Dopo pochi di , a' 23 del passato Maggio , rese ivi
stesso la sua bell'anima a Dio , e cadavere portato nel -
la capitale, fu seppellito con gli onori dovuti all' alta sua
dignità .
Oh ! quanti piansero per quella morte ! Ma assai più be
nediranno la memoria di lui , che ne lasciò tanti esempi
di virtù da imitare .
I COMPILATORI
867
NOTIZIE

ITALIA - Napoli - Sia lode a Dio! Alla fine il Ministero si


è messo sulla buona via di riparar gli oltraggi, che l' altro
già dimesso‘avea fatto alla Chiesa . Un real decreto de' 22
Maggio , emanato sulla proposizione del Ministro Segreta
rio di Stato , Principe di Torella , contiene il seguente Ar
ticolo : « Continueranno i Seminarii , come per lo passato,
ad essere regolati dai Vescovi , giusta le prescrizioni del
Concilio di Trento , ed ai termini dell'articolo V, dell'ul
timo Concordato con la S. Sede ; restando con ciò deroga
to a quanto fu disposto circa i Seminarii nell'art. 3 del
R. Decreto de' 16 aprile 1848, riguardante il riordinamen :
to organico del Ministero di Stato dell' Istruzione Pubblica ) .
Simigliantemente un avviso dello stesso Ministro , inserito
nel Giornale del Regno, de 26 Maggio , recava ciò che
segue : « Nell' intendimento di procedere strettamente di ac
cordo con la S. Sede in tutto ciò che possa reputarsi ne
cessario per una miglior composizione tra i principii della
ragion canonica e le esigenze della civile ; corrispondendo
alle generose e pie intenzioni di Sua Santità all'uopo ma
nifestateci per mezzo di questa Nunziatura Apostolica , cres
diamo nostro debito dichiarare che questo Real Ministero
non altrimenti che nel fine e nel senso suddetto si occupe
rà de corrispondenti preparatorii lavori : restando discarica
ta da ogni incumbenza a ciò relativa la Commissione sta.
bilita con Programma inserito nel n . 82 del Giornale Uffi
ziale » . Serva questa dichiarazione per mostrare a cer
ti scrittori , i quali vorrebbero sparger fra noi qualche se
menza di gallicanismo , che l'Eminentissimo nostro Arcive.
scovo e quanti altri generosamente si opposero al disegno
di un tal nuovo Codice, in esso videro quello stesso che vi
vedea il Sommo Pontefice; e certo che sarà sempre glorio .
so esser fatto segno a ' sarcasmi di una stampa irriverente ,
quando si sta in simigliante compagoia .
Tirolo Italiano - L'estatica Maria Domenica Lazzari di
Capriana , rinomata per le sue stimate , mori nel passato
468

Aprile all'età di 33 anni . Tutta la popolazione della valle


accorse a' funerali di questa santa donzella, sulla cui per
sona parve che il Salvatore perpetuasse per tanti anni le
angosce e i patimenti di sua agonia e di sua passione. (Dal
l'Ami de la Religion , Num . de' 27 Maggio . )
SPAGNA -I giornali della penisola son pieni di tetre de
scrizioni della miseria in cui sono ivi caduti e chiese e
Clero. Scrivevano dal vescovado di Coria al Catolico ') a'2
Maggio : « Il nostro Clero non ha pane da mangiare, nè
panno da coprirsi; manca di quello che gli è precisamen
te e indispensabilmente necessario per la vita . Ma che di
rò io del culto ? La chiesa , là dove si celebra l'incruento
Sacrifizio della Messa ,dove ha sua sede il Dator di ogni be
ne e di ogni dono, è priva di ornamenti e fin di lumi » .
E seguita lo scrittor narrando , come al Giovedì Santo , fu
mestieri mandare a Caceres a comprar con delle limosine
un pò di cera per celebrare i divini misteri , e non accre .
scere lo scandalo di quella gente veramente cattolica . E
pure quella parrocchia avea rendite sufficienti per il culto ;
ma ora quelle son passate in mani vive !
- Una novella dapprima incerta , e poi a mano a mano
arverata , recava il citato giornale di Madrid a' 10 Maggio .
Per condurre a termine le negoziazioni intorno agli affari
ecclesiastici in Ispagna, sono nominate otto persone da for
mare una Giunta; quattro da Monsignore il Delegato Apo
stolico e quattro dal governo . Sono i primi , i due Vescovi
di Salamanca e di Lerida, il sig . Iuantorena, uditore di
S. E. , e don Pietro Reales , decano e attual governatore
dell'arcivescovato di Toledo . Con tutto che le persone, an
che quelle nominate dal Governo , siano rispettabili e cono
sciute, pure tal nomina ha cagionato dolore e sconforto .
Giacchè si è fatto chiaro da una parte, che nulla non si
é finora conchiuso d'importante con la Santa Sede, e dal
l'altra giustamente si teme , che se si è fatto appena un pas
so finora che non v'era alcun intermezzo tra il Delegato

Vedi il Num . del 5 Maggio .


469

del Papa e il Governo spagnuolo, come si potrà avvanzare


nelle negoziazioni oggidi , che tra l'uno e l'altro sonovi
otto teste da concordare ?
FRANCIA - II domenicano Lacordaire, eletto a rappresen
tante nell' Assemblea nazionale dal suffragio di 200,000
Francesi , entrò in quel consesso vestendo l'abito di Frate
Predicatore; e pure vi sedeano al tempo stesso Dupin e I
sambert ! Ne meno un zitto fu inteso , quando fu veduto
vestito a quel modo ; anzi fu salutato da vive acclamazio
ni , allorchè venne cogli altri rappresentanti sul peristilio
del Palazzo Borbone . E quando uscì dall' Assemblea attra
versando le file di una compagnia della 10. legione, fu
accolto coll' applauso : Viva il Padre Lacordaire ! Ma scorsi
pochi giorni, il sig. Portalis venne contrastandogli il dirit
to di portar quella veste , e poco appresso il medesimo P.
Lacordaire rinunziò all' ufizio di rappresentante del popolo
all' Assemblea nazionale . Le ragioni che lo spinsero a ciò
fare, furono da lui espresse in una lettera al Presidente del
l'Assemblea , in un' altra agli elettori suoi delle Bocche
del Rodano , e in una dichiarazione inserita nell' Êre nou
velle , giornale di cui egli è il fondatore. In sostanza si ri
ducono a questo , che lornavagli impossibile di non gittar,
si colà in seno a qualche partito , e mantener nella lotta
quell' equilibrio ch'è indispensabile a chi è medesimamen
te cittadino e Religioso . (Dall' Ami de la Religion , di Mag.
gio, passim .)
SVIZZERA Con la data de' 20 Maggio la Gazzetta di
Roma recava un brano di Nota indirizzata da Mons . Luquet
all' Avoyer del cantone di Lucerna , nel quale videsi con
fermata la notizia da noi riſerita nel precedente quaderno,
cioè che non intese mai quel Prelato riconoscere ne' Gover
ni il diritto di sopprimere e modificare notabilmente le Ca.
se Religiose , senza che v'intervenga l'autorità del Sommo
Pontefice. « Del resto , conchiude il giornale romano , su
tutti gli oggetti che possono riferirsi alla missione non ostante
quanto si è potuto annunziare, scrivere o immaginare in
un senso diverso , il Santo Padre nel provvedere secondo
470

la diversità delle circostanze , ai bisogni della Religione, ha


preso e prenderà le convenienti determinazioni colla dovu
ta maturità di consiglio, e inerendo sempre alle costanti
massime della Santa Sede » . A queste massime disse poi
il medesimo Mons . Luquet esser contraria la decisione del
gran - consiglio del Valese , per la quale furon dichiarati pro
prietà dello Stato tutti i beni ecclesiastici, assegnando al
Clero una rispondente dotazione . Quindi domandò con sua
lettera de' 6 Maggio a quel governo, che modificasse il de.
creto de' 29 Gennajo ultimo secondo il desiderio della San .
ta Sede, perchè divenga possibile un accordo sopra gli
altri punti. Si è anche saputo , che forse il governo con
sente alla restituzione de' beni , purchè il Clero sborsi la
somma di un milione e cinquecento mila franchi di Svize
zera . Cade qui in acconcio riferire un passo dell'Ami de
la Religion ") , il quale a proposito della dotazione del Cle
ro di Francia , ricorda queste parole del lib . XXV dello
Spirito delle leggi: « È il Clero una famiglia che non può
perire , quindi i beni sono per sempre di lei , nè possono
uscirne fuora. Rendele sacro e inviolabile l'antico e ne.
cessario patrimonio del Clero ; che sia stabile ed eterno
come lui » . Cosi scriveva Montesquieu !
- Nessuno però vorrà dedurre dalla precedente notizia
che forse i rivoltosi in Francia siansi dimostrati adesso ri.
verenti verso l'augusta nostra Religione. Qua e là i gior.
nali francesi hanno raccontato atti scrileghi e vituperevo
li , commessi da' demagoghi ; e dove si è saccheggiata e
devastata alcuna chiesa ; e dove vergini religiose furon vit .
time di brutali passioni ; e dove anche si è insultato il cle.
ro, chiamandolo a benedir qualche albero della libertà , e
poi impedendo che recitasse le orazioni della Chiesa col can
tare strepitosamente la Marsigliese; e dove in fine è stato
ricoperto di fango l' augusto segno di nostra Redenzione .
- « Mons . Giuseppe Antonio Salzman , Vescovo di Basi
lea , ha indirizzato da Soletta il 27 marzo p . p . una sup:

) Num . degli 11 Maggio.


plica al Gran Consiglio di Lucerna per chiedere che fos
sero conservati i conventi di cui erasi ideata l'abolizione,
ma che venne ciò non ostante da quel corpo legislativo de
cretata . In essa è notato come il convento di s . Urbano ,
fondato da que' padri e da' baroni Lütold e Werner di Lan .
genstein, arricchito da' duchi d'Austria, da ' conti d'Hab.
sburg , Homburg , Lenzburg, Neuburg , Strassberg , e da '
baroni di Aarburg , Bulm , Essenbach e Bechberg , sia stato
dalle autorità civili ed ecclesiastiche accettato , e quindi le
galmente immesso nel diritto di esistere , e quasi nel diritto
patrio : dover quindi essere rispettato come qualsiasi altra
corporazione patria; si accenna ai servizi resi recentemen .
te allo Stato da quello stabilimento , quali sono l'institu .
zione di una scuola normale , la fondazione di salutari
scuole , l' essersi prestato come ricovero a' tempi delle feb
bri contagiose introdotte nella Svizzera dalle armate estere ,
i soccorsi elargiti in danaro ed in viveri nella carestia del
1816 e 1817, ed anche recentemente in occasione del male
delle patate , eccetera , e conchiude : « Dicesi , è vero , da una
parte che l' abolizione di questi conventi è resa necessaria
dall'enorme debito che aggrava il Cantone di Lucerna.Ma
giammai un atto simile ha portato benedizioni , ed anche
nel caso attuale non ne apporterà certamente. L'edificio
fondato sulle pietre altrui non 'ha durata . Inoltre vogliano
le SS . LL . prendere in considerazione le necessarie dota
zioni e pesi per le parrocchie di Knutwyl , Luthern , Ober
kirch , Pfaffnau , Deitingen , e della parrocchia evangelica
di Langenthal ecc . , le pensioni di tutti i Rev. Padri capi .
tolari e fratelli laici , e si persuaderanno che, ciò tutto sot
tratto, ne verrà allo Stato un profitto minore di quello che
esso ne trarrebbe continuando ad esistere il convento . Ma
fatta astrazione anche di tutto ciò , dal carattere eminente .
mente pio del popolo lucernese è da aspettarsi che , per sal
vare il convento di s . Urbano , egli non si arretrerà dal
fare importanti sagrificii sull' altare della patria . Se la forza
isolata soggiace indubitatamente , la forza unita può tutto sop
portare ed eseguire » . Cattolico di Lugano de' 15 Maggio .)
RAC.REL . VOL.XV. 31
472
GERMANIA Con gravissimo scandalo de' cattolici del
Gran -Ducato di Baden videsi sorgere in una ragunata di
popolo nella piceola città di Engen il curato di Costanza
Kuenzer, già noto per l'amicizia sua co’ rongisti , a pero
rar la causa della rivoluzione . Messa da parte la politica ,
egli cominciò a discuter la materia sotto l'aspetto religio
so , dicendo al popolo che tutto il clero ortodosso avealo
tradito , celandogli la vera dottrina evangelica e i precetti
della sana morale; e per questo doversi non solo togliere
agli oltramontani i loro beneficii , ma anche spogliarli del
proprio patrimonio , acciocchè siano altrettanti proletarii , a
cui faccia d'uopo intendere a ' lavori manuali insieme col
popolo . Soltanto il clero uscito della scuola di Wessenberg
merita , secondo lui , la fiducia e il rispetto de' fedeli. Ma
il discorso del Knenzer non produsse sugli uditori quel frut
to ch ' egli se ne aspettava ; perciocchè da quel momento
tutti lo rignardano come un apostata dal sacerdozio e dal .
la Fede cattolica ; gli stessi adetti di Wessenberg proccura
no di rifiutare quel suo discorso ne' loro giornali ; ed es.
sendo egli nelle file degli insorti, il governo non manche
rà di levargli ogni protezione che sventuratamente aveagli
fino ad ora concessa . ( Dall'Ami de la Religion , Num .
de 29 Aprile. )
BELGIO— « Monsignor il Vescovo di Gand accompagna.
va la sua lettera pastorale di Quaresima con un'altra en.
ciclica , in cui permetteva al Clero , allorchè trattasi di am
malali tocchi dal tifo , di recitare o in chiesa o per via le
preci non essenziali, solite a dirsi prima e dopo l'ammini
strazione de' Sacramenti del santo Vialico e dell' Estrema
Unzione . Annunziava ivi stesso un novello Catechismo da
servire a' fanciulli che debbono fare la loro prima comu•
nione ) . ( Journal hist. et litt. di Liegi, Fasc . d'Aprile . )
IRLANDA - Il rev . dottor Kennedy , vescovo di Killaloe,
ha dichiarato sospesi parecchi preti di sua diocesi , perché
pigliaron parte negli ultimi avvenimenti. ( Dall'Ami cit . Num .
de 10 Maggio. )

Ou0100000000
473
BIBLIOGRAFIA

ITALIA

Institutiones Biblicae auctore Andrea Ferrigni de Piso


ne metropolitanae Ecclesiae neap . canonico theologo , atque
in regio Archigymnasio neap . Sacrarum Scripturarum in
terprete ; vol . I complectens Introductionem Generalem in
Sacram Scripturam ; in 8. ° Neapoli, ex typ. Sangiacomo ,
MDCCCXLVI .

Non è rotta fra noi, mercè di Dio , la catena di que' dotti e


instancabili Ecclesiastici , i quali illustrarono sempre co' loro scrit
ti il nome della chericia napolitana. Una pruova chiarissima n'è
anco oggigiorno l'egregio Teologo del nostro Duomo, le cui ope
re abbiamo spesso e meritamente in queste carte encomiale. Ap
parve questo primo volume delle sue Istituzioni bibliche sullo
scorcio del passato anno , nè falli ad alcuno la speranza da grau
tempo concepita di trovarvi assai buone cose . Esso forma in so
stanza la prima parte di tutta quanta l'opera , la quale ne com
prenderà tre ; restando per la seconda l'Archeologia biblica , e
per la terza l' Introduzione particolare a ciascun libro della
divina Scrittura . Dopo un discorso proemiale, in cui si tocca
l'importanza degli studi biblici per ogni sorta di scienze e di
lettere , ed anche il disegno di tutto il lavoro , il Ferrigni cou
giusta copia di erudizione e facile dettato discorre per selte ca
pitoli de' nomi dati alla Bibbia , della definizione e divina ispira
zione di essa , del Canone de' Libri santi, del testo originale e
delle differenti versioni e precipue loro edizioni , delle partizio
ni della Sacra Scrittura e de' diversi sensi che le si possono altri .
buire. Ma non fa egli in ciò , come colui che guarda e passa ,
perciocchè disamina minutamente il punto che si propone a di
scutere , reca in mezzo le diverse sentenze , e poi riporta le ragio.
ni, le quali sostengono l'opinione da sè abbracciata. Coglie qui
e colà la congiuntura opportuna per fermar qualche doutrina,
che servir possa di aiuto allo snodare la quistione proposta , e
per vendicar l'onore de' santi Libri dalle ingiurie de' moderui
increduli . Tratta , ad esempio , della origine dell'umano linguag
gio , e rifiuta il senso mitico de' razionalisti e il senso morale
del loro caposcuola Emmanuele Kant.Vengono in fine del volume
tre capitoli intorno alla Critica, all' Ermeneutica ed all'Esegesi
474

biblica , dove l'Autore , siccome anche in tutto il suo scritto , fa


a bastanza conoscere quanto egli abbia studiato non solo negli
antichi, ma altresì ne' moderni interpreti della Bibbia . Certo, che
se quest'opera torpa di molio onore al Ferrigni e come Cano
nico teologo e come Professore della nostra reale Università ,
non riesce niente, meno vantaggiosa a' giovani leviti, a' quali toc
ca per utizio schiuder prima il Testamento suggellato ,come dice
s . Agostino , per iusegnar poi alirui la volontà del Testatore .
Sul Catechismo Romano Commentario teologico, etico,
estetico , storico dell'Arciprete Antonio Pujia da Filadelfia ,
professore di eloquenza nel Seminario di Mileto .

Indefessamente volto l' Autore agli studi non meno letterari che
teologici , annunzia ora in un suo Programma, che dará al più
presto in luce questo Commento, partito in circa tre volumi .
« A' singoli paragrafi (del Catechismo) si troverà , e' dice, annes
so quanto havvi di notevole per teologia , per morale , per filolo
gia ed anco per filosofia speculativa , qual’ era vigente in quel
l'epoca , in cui dominava il periodo Tomistico » ). Noi sapendo
per pruova il valore del Pujia ,viviam sicuri che importante riu
scirà il suo scritto .

Lezioni di eloquenza sacra per Guglielmo Audisio, pri


ma ediz . napolitana sulla seconda di Torino , vol . I e II,
Napoli, presso Giuseppe Dora librajo -editore *) , 1848 .

Il lettore dovrà saper grado al Dura , che ha fra noi riprodot


to con elegante edizione l'opera dell'Audisio, perchè oltre alle
approvazioni ch'essa ebbe in Roma e in Francia, oltre ad una
versione fattane in francese, dovunque è venuta adoperandosi
nell' ammaestramento della gioventù ecclesiastica ha dato mol
ti be' frutti . Noi quindi la raccomandiamo a' nostri zelanti Ve
scovi ed a quanti hanno cura di collegi chericali, essendo cer
ti che se in essa studieranno i giovani, i quali si avviano per
l' apostolato della predicazione, riceveranno quella lode vera , cui
S. Girolamo cercava per ciascun predicatore , cioè le lagrime
degli ascoltanti.
FRANCIA

S. Benedicti, Monachorum occidentalium patris, ope .

*) Sirada di Chiaja n , 10.


475

ra omnia , quocum simul excusa sunt Ss. Joannis II,


Agapeli 1 et Sylverui summorum pontificum , nec non s .
Laurentii Novariensis episcopi scripta universa , ed . I.
P. Migne, 1 vol . in 4 ° , Parisiis 1847 .
Ss . Gelasii 1, Aviti, Faustini necnon Joannis diaconi,
Juliani Pomeriï et duorum anonymorum opera omnia ,
post quae poetarum V. saec. aperitur ac absolvitur se
ries, ed . I. P. Migne , 3 vol . in 4, Parisiis 1847.

Nel primo di questi quattro volumi lo scritto principale è la


regola famosa ,che servi di fondamento a tutte le monastiche isti
tuzioni occidentali; corretta sull'edizioni di Margarin de la Bigne,
dell'Holstenio ,del Mabillon e finalmente del Mai ,e co' comenti del
Martene. Non ci fermiamo a parlar degli autori , i cui scritti si coile
tengon ne' medesimi volumi , essendo abbastanza noti . Il Migne
si è attenuto alle migliori edizioni di ciascun d'essi ; non man
cando però di farvi anche de' miglioramenti. Cosi p . e . in quel
la di Prudenzio, seguendo l' edizione dell'Arevalo , fatta in Ro
ma e dedicata a Pio VI , il supplimento di più di tredici pagine,
è stato tramutato nel testo , secondo era mestiero .

Du Symbolisme dans les Églises, ecc . Del Simbolismo


nelle chiese del medio evo, de' sigg . Mason Neale e Be
niam . Webb dell'università di Cambridge , tradotto dal
l' Inglese per M. V. 0. , con introduzione, giunte e note
dell' ab . Bourassé , canonico di Tours , in -8 . ° Tours 1847 .

Questo volume contiene 1.º un' Introduzione dell'abb . Bouras


sé, nella quale il Simbolismo cristiano , chiaramente e nettamente
è definito, perchè venga distinto dal simbolismo empio, mitico ed
aſfatto inverisimile che alcuni autori tedeschi han creduto trovare
cosi nelle storie antiche come in quella della religione : 2.° l'o
pera di Neale e Webb, che con brevità e chiarezza tratta primie
ramente dell'origine del simbolismo cristiano e di quello de' giu
dei , indiani e maomettani , e poi del simbolismo delle chiese e
loro parti ; la quale opera può aversi come introduzione allo stu
dio dell'architettura gotica : 3.º il Rationale divinorum officiorum
di Guglielmo Durand, vescovo di Mende , tradotto in francese.

FINE DEL QUINDICESIMO VOLUME


476

DELLE COSE CONTENUTE NEL QUINDICESIMO VOLUME

Introduzione - 1 Compilatori. • .

SCIENZE

I. V. De' Monumenti egiziani - Articoli due- Introduzio


ne. Il paese e popolo d'Egitto — Reggimenti politici . A
gricoltura - Traduz. dall' inglese per 1 Compilatori. 5. 253
11. Del razionalismo teologico de' più celebri filosofi tede
schi e francesi da Kant insino a' giorni nostri - Art . X
- Fichte - I Compilatori. 157
III . Saggio d'un piccol catechismo medico -religioso
Traduz. dal francese per 1 Compilatori... 174
IV.VI. La Religione utile alla Società -- Dissertazione let
ta dal P. Dionisio da s. Giovanni in Galdo M. O. nella
Reale Società Economica di Molise. 237.327
VII . IX . Pensieri di Religione e di Morale - D. G. Z. M. 339.432
VIII . Su' beni del Clero , Dialogo tra Filantropo laico e A
pireto frate - F'. Dionisio da s . Gio . in Galdo M. 0. 407

LETTERATURA

I. Le Cappelle serotine R. M. Zilo . 26


II . Del radicalismo nella Svizzera.Sunto di un Discorso del
sig. di Montalembert alla Camera de' Pari di Francia
A proposito di alcune parole di un giornale napolitano,
con Introduzione per 1 Compilatori. 77
HII.Novelle scoperte sulle rovine di Ninive.La cillà di Nem
rod - Versione dal francese del Can . Saverio Gerbino . 104
IV. Difesa della pia tradizione la quale insegna, che il no
stro Divin Redentore appena nato fu deposto fra due a
nimali – Dagli Annali delle Scienze Religiose. 181

E SAME D' OPERE

I. Histoire ecc . Storia d'Errico VIII e dello scisma d'Inghil


terra , compilata su’mss. delle biblioteche di Londra, Ro
ma, Vienna e Parigi , per Audin , 2 grossi vol.in 8.° Parigi
1847 - Dal Callolico di Lugano. 49
477
II . Scketches of ecc. Schizzi della storia dell'arte cristia
na del sig . Lindsay , 3 vol . in 8.° Londra ,presso Murray,
1847 -1 Compilatori. 110
III . Cenno storico-morale sulla vita e miracoli del Venera
bile Servo di Dio P. Lodovico da Gildone M. 0. scritto
dal sac . Girolamo Virgilio , Campobasso , dalla tipogra
fia Nuzzi A. d. C. M. 0. 196

VARIETA '

Sanctissimi Domini Nostri Pui Divina Providentia PAPAE IX


Litterae ad Orientales . 123
Notifieazione di Sua Santità PAPA Pio IX a' Romani . 205
Allocuzione di Sua Santità PAPA Pio IX tenuta nel Conci
storo Segreto de' 29 Aprile 1848 e Breve della stessa
SANTITA' SUA al Nunzio Apostolico in Francia . 347
Decreto di Sua Santità Papa Pio IX intorno alla censura
della stampa ne' Dominii Pontificii . 442
Decreto della Sagra Congregazione sopra lo stato degli
Ordini Regolari . · · 271
Decreto della Sagra Congregazione dell'Indice . 444
Decreto della Sagra Congregazione delle Indulgenze . . 445
Lettera dell' Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Na
poli per la novella forma avuta di governo . 56
Come canonicamente procedano l'elezioni de ' vescovi fra
gli anglicani - 1 Compilatori. . . 60
Rivista di alcuni Giornali -- 1 Compilatori. 132
Le Cappelle serotine e l'Omnibus — R. M. Zilo . 207
Violenze e minacce - 1 Compilatori. 212
I novelli apostoli della libertà - 1 Compilatori. 218
Alcune parole su di una lettera circolare a'Vescovi napo
litani - 1 Compilatori. 224
Lettera dell'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Na
poli per l'elezione de' Deputati . 278
Se alla Religione faccia mestiere delle immagini e delle
cocolle - 1 Compilatori. . 283
Gli amici e i nemici della Costituzione -1 Compilatori. 292
Poche parole di risposta ad un giornaletto-1 Compilatori. 299
Lettera dell' Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Na
poli al Ministro degli Affari Ecclesiastici . 317
Lettera del Ministro al sullodato Emo e Risposta fattagli. 383
Alcune osservazioni sulle precedenti due letterem - 1 Com
pilatori . 385
478

Lettera di Monsignor il Vicario Generale della diocesi di


Napoli aʼmolto Reverendi Parochi,Rettori delle Chiese,
e Capi degli Ordini Regolari. . 325
La Santa Sede ed il nostro Ministero degli Affari Ecclesia
stici - 1 Compilatori. . 361
Di alcuni nuovi provvedimenti del nostro Governo intor
no alla pubblica Istruzione - 1 Compilatori. 374
Poche osservazioni sopra un articolo del sig. Cesare Mal
pica , che ha per titolo - Il Clero napolitano e la Costi
tuzione nel N. 35 del Riscatto Italiano I Compi
latori.. . 446
Necrologia di Monsignor Giuseppe Trama - 1 Compilatori. 462

NOTIZIE
Italia . 67. 147. 228. 301. 399. 467
Spagna . 468
Francia 67. 148. 230. 302. 401. 469
Svizzera. . 67. 149. 308. 403. 469
Alemagna o Germania. 70. 150. 309. 472
Belgio. . 472
Joghilterra.. 230
Irlanda . . 472
Stati-Uniti d'America . 150
Turchia . . 233
Siria . . 152.235
Asia . 310

BIBLIOGRAFIA

Italia. . . 71. 312. 405. 473


Francia . . 71. 236. 314. 474
Inghilterra . 74
APPENDICE
Supplica di Monsignor Anastasio Hartmann, Vescovo Der
bense ,eVicario Apostolico di Patna nell' Indie Orientali . 153

ERRORI CORREZIONI
PAG . LIN.
44 , 2, rinvieni che rinvieni chi
AS , 14, un'unità umanità
68 9, Papa il voluto Papa
208 , 5-6, strabilire strabiliare
BIBLIOTECA CATTOLICA

COMPILATA
PER GLI ECCLESIASTICI
A, D ' AMELIO . G. GARAVINI. G. MARESCA . F. PETAGNA .
G. PLACENTE . G. SANSEVERINO .
XOXOXO
DELLA RACCOLTA
VOL . XVI .
LA SCIENZA E LA FEDE

RACCOLTA RELIGIOSA

SCIENTIFICA LETTERARIA ED ARTISTICA

CHE MOSTRA COME IL SAPERE UMANO RENDA TESTIMONIANZA

ALLA RELIGIONE CATTOLICA

000000

AJITO VIII . - VOL . Z7I.

LIGIO 1015

NAPOLI 1818.
Testimonia tua credibilia facta sunt nimis .
Ps . , XCII , 5.
.. misit ancillas suas ut vocarent ad arcem .
Sapientia : ..
Paov . , IX , 13,

CO ' TIPI DI VINCENZO MANFREDI


LA SCIENZA E LA FEDE

JFascicolo 91 . Iluglio 1818

Poche parole d' Introduzione

Per una di quelle singolari avventure , con che la Provviden


za intreccia le cose del mondo , fu sempre nel mese di Luglio
che demmo a'lettori alcuna buona novella delle nostre cose .
E veramente col quaderno uscito in luce al cominciar di Lu
glio del 1845 partecipammo con essi la gioia , che ne inondo
l'animo per la lettera confortatrice indirittaci da papa GRE.
GORIO XVI d'illustre ricordanza ; e nel Luglio del passato an :
no facemmo loro leggere l'altra lettera di apostoliche benedi:
zioni , la quale ci mandava da Roma l' immortale Pro IX . Ed
ora dobbiamo dir loro , che il medesimo Regnante Pontefice,
la cui corona, per usar le parole d'illustre Vescovo francese,
fu cinta poco fa di spine quasi tanto acute , quanto quelle che
insanguinarono la fronte del Dio Salvatore di cui Egli fa le
veci , si risovvenne di questa Raccolta in mezzo alle angustie
dell' amante suo cuore : Onde volle assai benignamente, che
dall' Eminentissimo Cardinale Segretario di Stato ci si man
dasse una delle medaglie d'oro , le quali sogliono da' Pontef .
ci distribuirsi nella festa de Santi Apostoli ; aggiungendo che
serva questa ad animarci vie maggiormente alla difesa della
augusta nostra Religione. Noi si ubbidiremo a tal comando ,
ch'è pur volere di Dio; e ci adopreremo per quanto è in noi di
renderci meno indegni di un dono cosi insperato e benedetto .
I COMPILATORI
6

SCIBIT Z3

1.

Appendice all Articolo 7 Sul Millenarismo antico *) , os.


sia , Annotazioni sopra uno Schizzo di storia profetica,
estratto dalla Scrittura Sacra .

Un gentiluomo inglese, a cui eran dati a leggere i fasci


coli di questa nostra Raccolta dall' egregio sig. Canonico
Bianchi , avuto in mano il fascicolo di Dicembre del 1846 ,
e letto l' articolo ivi pubblicato sull'antico Millenarismo,
poichè ancor egli avea studiata questa materia, scrisse u.
na breve Ricapitolazione storica passata e futura in or
dine ad essa , e mandolla al predetto sig . Canonico colla
seguente Jettera:

& Stimatissimo sig . Canonico Con molte grazie, resti


tuisco i due Numeri La Scienza e la Fede. Ammiro l'ar
ticolo sul Millenarismo come il migliore sul soggetto ve .
puto in mani mie, pieno di dottrina ed imparzialità. Desi
dererei di sottomettere ai Compilatori una Ricapitolazione
Istorica, passata e futura , avendo referenza a queste cose
( l'occasione presentandosi facilmente ) ; che contiene, cre.
do, le vedute più moderne sopra questa materia . Sempre
resto , con tutto riguardo ,

Servo Sun Umi'issino ed Obbligatissimo


MATTEO KETCHER » .

*) Ved , il vol. XII di questa Raccolta, p . 437 .


7

La Ricapitolazione, di cui parla in questa lettera il sig .


Ketcher , corredata della citazione di parecchi luoghi della
S. Scrittura mostra ch'egli è uno de' moderni millenari , i
quali pensano che alla fine del secolo che succederà al nostro
comincerà il beato regno di mille anni, compiendosi con quel
secolo il sesto migliaio d'aoni rappresentato da' sei giorni
della creazione del mondo. Noi ci siamo determinati a sod
disfare i desiderii dell'erudito inglese , stamipando qui il
piccolo suo scritto , perchè i nostri lettori abbiano un' al.
tra pruova che chi prende a studiare nelle Saote Scrittu .
re , senza la guida della Chiesa e dei Padri , trae mortifero
veleno di là ove è pascolo salutare e vivificante ; ed ag.
che perché apprenda chi non lo sa, che non vi ha errore,
antico che sia, il quale non torni in voga in questo seco
lo che pare destinato a tornare in vita quanti ne hao par
Loriti l'unana superbia od ignoranza in tutte le età pas
sate , e che però è necessario sludiarli nelle loro origini
per poterli, quando fosse bisogno , riconoscerli e combal
terli. Poichè però l'autore ha solo allegati i luoghi della
Scrittura , tralasciandone le parole, abbiamo creduto far co .
sa grata ai lettori arrecarli per intero , o riferirne in com
peudio il contenuto : vi apporremo anche qualche breve os
servazione o confutazione allorchè ci è sembrato che l'au .
core fossesi dipartito dal vero senso de' passi citati, e spe
cialmente allorché se a ' è servito a sostenere il millenari.
smo ; uel che , del resto , altro quasi non ha fatto che pi
gliare dagli antichi e moderni difensori del predetto errore .
SCHIZZO DI STORIA PROF ETICA , EST R AT TULLA SC

A. C.
4004 Creazione del Mondo. Caduta di Adamo . . Gen.1,31.' 11,15-17 .'
2233 Confusione di Lingue; e dispersione .
Jafet 7 . 14 Deut. XXXII,8.5 Gen.' 1.' X1,9.
Sem 5 26
12
Cham 4 30
70 Famiglie
1706 Figliuoli d ' Israele che vennero in Egitto
Ruben 6 Zebulon 3 Benjamin 10.
Simeon 6 Gad 7 Dan 1 Gen. XLVI . S
Levi 3 Asse 7 Naftali 4
Giuda 7 Manasse 8
Issacar 43 Efraim 4 12 Tribů 70 Famiglie
721 Israele, i 10 Tribù (sic), presi in Assiria.
588 Giuda e Benjamin in Cattività in Babilonia . II Re XVII, 16,18.To
II Re XXV ,1,21. '
e dopo 70 Anni Ristaurati .
P. C. Dan.IX , 2. 18
30 La Crocifissione del Nostro Redentore; e Isaia LII1.'' Dan.IX ,2 k11,33.' Gia
la Risurrezione .
70 Gerusalemme presa ; e la dispersione dei Giudei Matteo XXIV." Marok,
Luca XXI

I
I Tempi de' Gentili. Atti X.19
“ XII1,46,20 XV " IXVIII, 25.ec
Progresso delle Scienze - Incremento d'Industria Luca ,XVII,27.28 Matteliv,37,25
e Commercio
Infedeltà - Segui Afflizioni Società Sciolta Matt ,4. 97 , 12-25.28
. XIIXXIV
Dan eo
le 1 1,25-28,29
Anticristo manifestato . 13-17.35
La Venuta Seconda del Signore; e la Prima Ri IDan .VIII,23.36
Tess. IV, 16.39 AttiXI,361,1i;
.SoloTabbe,XL1,36,1
surrezione colla Translazione dei Santi III, 21.4 IC
I Tempi de' Gentili compiuti ; e dalle Genti un Po XI, 15.47
Luca XXI, 24.48 Rom . 45. AttiXV,15
polo preso : - e gli Ebrei ristaurati alla Ter . Amos IX ,11."" Hosea 4,558 Zac.XII.
ra Santa .
Destruzione di Anticristo e suoi Seguaci: . .
. Apoc.XIX, 20,5 XX,2.41.3 ,45.6 ° Giu
Satana legato .
Il Tempo di Un Pastore ed Un Gregge:
Ja Restaurazione di tutte le cose .
. Apoc. XX ,4.62 V , 10. 11.9 Atti111,21.
Satana sciolto ; e gettato nello Stagno di fuoco . Isaia XI. ** LXV ." leren ||| 1,3-8,2473
1
Il Giudizio Universale ; e la Risurrezione Generale . Apoc .XX,, 11,12.78
Apoc.XX 7.75 1 Cout,4.7

Dispensazioni del Mondo


Antediluviana 1655 Anni
Patriarcale 858
Mosaica 1491
Gentile 1847 fin adesso
5851
Tempo di Un Pastore e di Un Gregge ;
o sia Millenium . 78

N. B. I piccoli numeri posti sulla spalla degli altri più grandi, ed anche
de' Compilatori che cominciano sulla pagina seguente . fine dell' ulu
" 1 D A LLA SCRITTURA SACRA . . Atli XV, 18.' Salmi CIV ,8.9

13
FeX, 19.6 x .' X1,9.8

LII* Atti II, 33 ." Giov.XIX ,30."16

XIII , 17 Luca XXI. " Hosea III, 4,5,18

14.21XXVIII ,25.ec.22 Rom .X ,19.25 Isaia XLIX ,6.24 LXV, 1,2,25

130 XXIV ,37.226

- Luca XXI,25-28.29 Dan.XII , 1.90 Sofon.1,14-18." 111,6 . " II Tess.II ." Apoc.XIII,1." XVII,

I Giobbe,XLI, 36,1.38
1.40 III, 21.41 I Cor.XV,23.42 Giobbe XIX, 25. 43 Filip.III,21.4. Apoc. XX, 3, 6.45 1,7.46

33:1,25 . 49 Atti XV ,14.5° Isaia X1,10, 12.5' Ezech.XXXVI, 16.82 XXXVII,19.5 Ierem.XV1,15.54
WIII ,4,5.56 Zac.XU.57

I'Dan.XI,45.60 Giuda 14,15.61


XXI.64 Atti III,21.65 Rom.VII1,21.66Dan.II.34,44.67 VI1,22,27,6 *
W.XXIII,3-8,24 ," Salmi XCII 7, 2 c.13 Giov.X, 16,74

F1A.XV ,24.97

lilla fine dell'ultimo verso , nella presente lavola, rispondono alle annotazioni
10
ANNOTAZIONI

1) Alli , XV , 18. Notum a saeculo est Domino opus suum .


2) Salino CIV , 8. Memor fuit in saeculum testamenti sui; ver
bi quod mandavit in mille generationcs .
*) Genesi I , 31. Viditque Deus cuncta quae fecerat: et erant
valde bona ; et factum est vespere et mane dies sextus. Non
sappiamo perchè si sia allegato soltanto questo versetto e pon
lutto il capitolo , in cui è narrata per disteso la creazione di tutte
le cose; ina sospettiamo che forse perchè il sesto giorno è figura
del sesto ed ultimo migliaio d'anni che , secondo i millenari,dee
precedere il regno terreno di Gesù Cristo ; o perchè l'autore
avendo partito tutto il tempo della durata del mondo in cinque
periodi, ha pensato che il sesto giorno in cui tutto il creato e
ra buono, fosse stato figura del sesto ed immanchevole periodo ,
in cui regnando i giusti con Dio nel cielo, lutte le cose sottrat
te alla signoria del male saranno soggette a Dio in eterno.
“) Ivi,III, 15-17 ,Inimicitias ponam inter te et mulicrem, et semen
luum el semen illius: ipsa conteret caput tuum , et tu insidiaberis
calcaneo cius, Mulieri quoque dixit: Multiplicabo aerumnas tuas, et
conceptus tuos : in dolore paries filios, et sub viri potestate eris,
et ipse dominabitur tui. Adae vero dixit : Quia audisti vocem
uxoris tuae, et comedisti de ligno ,ex quo praeceperam tibi ne co
mederes, maledicta terra in opere tuo ; in laboribus comedes ex
ea cunctis diebus vitae tuae. In questo luogo pero si tratta della
pena imposta all'uomo per la caduta originale, e non della stessa
caduta ; laonde bisognava citare piuttosto i versetti 1-19 e 22-24:
oltre a ciò perchè si sono tralasciati i versetii 18 e 19 ,ne' quali
continua la terribile sentenza divina ?
*) Deuteron . XXXII , 8. Quando dividebat Altissimus gentes :
quando separabat fillos Adam , constituit terminos populorum
iuxta numerum filiorum Israel.
) Gen. IX , 19. Tres isti filii sunt Noe: et ab his dissemina
tum . est omne genus hominum super universam terram .
3) Gen. X. Sono noverati in questo capitolo sette figli di Jafet
e selle nipoti di lui , cioè tre figli di Gomer e quattro di Javan .
Inoltre, quattro figli di Cam , sei di Cus , figliuolo di Cam , e tre
pipoti di lui, sei figliuoli di Mesraim , figlio di Cam , ed otto di
Canaan , figliuolo dello stesso Cam . Di più ,cinque figliuoli di Sem ,
qualtro di Aram , figlio di Sem , uno di Arfasad , figlio pure di
Sem , un nipole e due pronipoti di Arfasad , e tredici figliuoli di
Jeclan, pronipote del medesimo Arfasad . Si conchiude finalmen .
te il novero con queste parole ( v . 32) : Hre familine Noe iurla
populos el nationes suas. Ab his divisae sunt gentes in terra
post diluvium . Il sig. Ketcher nel noverare i discendenti delle
gliuoli di Noè, ha distinti da prima i costoro figliuoli dai nipo .
ti, e poi gli ha confusi insieme si iu ciascuna delle tre soima
delle famiglie originate dai figliuoli di Noè, c si nella somma
totale delle settanta famiglie ; la quale distinzione ha cgli ſalta
per mostrare che dodici furono i figliuoli di Jafet e Sein : e per
ciò pure non ha seguito nessun ordine tenuto dalla Scrittura
nel nominare i figliuoli di Noè e neanche quello che è in questo
stesso capo X della Genesi . A noi par chiaro che egli abbia con cio
voluto mostrare la rispondenza de'dodici figliuoli di Jafci e Sem
e delle sellanta fainiglie noeliche alle dodici tribù e sellanla falo
miglie israelitiche entrale in Egitto . Ma in primo luogo, perchè
ha tenuto conto piuttosto dei figliuoli di Jafet e Sem che di quel
li di Cam ? Di poi ha incluse nelle settanta famiglie noctiche la
dodici famiglie de' figliuoli di Jafet e Sem , ed ha escluse dalle
settanta famiglie israelitiche quelle dei dodici figliuoli di Giacob
be ; non è ciò fatto a capriccio ? Finalmente qual relazione può
essere tra i figliuoli di Jafet e Sein a' dodici figliuoli di Giacobbe ?
8) Gen. XI , 9. Et idcirco vocatum est nomen eius Babel, quia
ibi confusum est labium universae terrae: et inde dispersit cos
Dominus super faciem cunctarum regionum .
9) Gen. XLVI. In questo capitolo si fa l'enumerazione di tut.
ti quelli della famiglia di Giacobbe che entrarono. in Egillo , od
ivi nacquero : e prinieramente vengono enumerati i figli che quel
datriarca cbbe da Lia , e loro discendenti,cioè Ruben con quattro
figliuoli , Simeone con sei , Levi con tre, Giuda con cinque, duo
de' quali inorirono in Canaan, e con due nipoli , figli di Fares,
Issacar con qualiro figliuoli, Zabulon con tre; tutti insieme tren ,
tatre . Dal quale numero si crede da molti andar esclusi Her od
Onan , figliuoli di Giuda, perchè morti in Canaan , e compresi ,
secondo alcuni, Giacobbe e Lia o Jocabed madre di Mosè, ov .
vero secondo altri , Giacobbe e Diva sua figliuola, o secondo
Giuseppe Flavio' ( Antiq. 1. 2, c . 4, dell'antica ediz . ), Lia e Di.
na : pero a noi sembra più probabile che siano compresi i predet
ti Her ed Onan ; perchè dicendosi nella Genesi, Omnes animae.
filiorum cius et filiarum iriginta tres , ci pare che non vi si
parli di quelli che entrarono in Egitto , ma si di quelli che na.
cquero da Giacobbe o da' suoi figliuoli; e d'altra parte.nè Gia
cobbe nė Lia poterono discendere da lui medesimo . Appresso di
ciò sono cnumcrati i figliuoli che Giacobbe ebbe da Zelfa, cioè
12
Gad con sette figliuoli, cd Aser con cinque figliuoli e due nipo
ti , figli di Beria ; tutti i quali sono sedici.Si viene poscia a co
loro che Giacobbe ebbe da Rachele , e sono Giuseppe con due
figliuoli e Beniamino con dieci ; quattordici tutti . Finalmente sono
noverati quelli che Giacobbe ebbe da Bala ,cioè Dan con un figliuo
lo e Neftali con quattro ; che sono selte . Tutti insomma i discen
denti di Giacobbe che entrarono in Egitto furono sessantasei , esclusi
i suoi due vipoti ch'erano già morti in Canaan , ed iuclusa la
sua figliuola Dina ; a ' quali aggiunti Giuseppe , che era andato
in Egitto assai prima di loro , co' suoi due figliuoli e Giacobbe,
tutti sono settanta , siccome è detto nel Genesi, v . 27, nell’E .
sodo , c . 1 , v . 5 , e nel Deuteronomio , c . 10, v . 22. Nella ver
sione de' Settanta sono noverati settantacinque persone in luogo
di settanta , é cosi pure nel discorso di s . Stefano, che aveva
lo appreso da quella Versione , riportato negli Atti apostolici, c .
7 , v . 14; perchè ai settanta predetti sono aggiunti cinque discen
denti di Giuseppe , che furono figliuoli e nipoti di Manasse ed
Efraim , figli dello stesso Giuseppe . Ora il sig . Ketcher non at
tenendosi nè all'originale ebraico , nè alla versione volgata , con
formissima a quello , nè alla versione de' Settanta , distingue i
dodici figliuoli di Giacobbe , capi delle dodici tribù , dalle settau
ta persone o famiglie che andarono in Egitto . Quindi enumera
sei discendenti di Ruben , in luogo di quattro quanti ne novera
la Genesi ( v. 9 ) , l’Esodo ( c . 6 , v . 14 ) ed il libro dei Nume
ri (c . 26, v.5-7 ): chè sebbene in questo libro siano nominati au
che Eliab e Namuel , l' uno figlio e l'altro nipote di Fallu , fi
gliuol di Ruben , non sono messi però nel numero delle faini
glie rubenite ( c . 26, v. 8 e seg . ); ed oltre a ciò sarebbesi potu
to accrescere di più il numero dei discendenti di Ruben , secon
do quello che è detio nel primo libro de'Paralipomeni ( c . 5 , v.4 ) .
Inoltre , conta sette famiglie discendenti da Giuda , laddove se
ne debbono contare cinque ed escludere Her ed Onan , come gli
esclude il libro de' Numeri (c . 26, v . 20 e seg. ) , perchè trapas
sati in Canaan senza aver generato figliuoli. Finalmente aggiuu
ge a Manasse ed Efraim , figliuoli di Giuseppe , otto figliuoli del
l'uno e quattro dell'altro , i quali non sono enumerati affatto
nella Genesi. Vero è che nel libro dei Numeri sono contate oi
to famiglie discendenti da Manasse , oltre a Salfaad , suo nipote ,
che non ebbe nessun figlio maschio ma cinque femmine , e quat
tro famiglie discendenti da Efraim (c . 26 , v . 28-37 ); però quan .
do il sig . Ketcher voleva attenersi all'enumerazione fatta da Mo- '
sè per comando del Signore e riferita nel predetto libro , dovea '
13

contare cinque famiglie discendenti da Simeone ( Num . c . 26 ,


v . 12 , e , seg . ) , sette da Beniamino (v . 38-40 ) e cinque da Aser
( v . 44 e seg . ) .
" ) II ( o secondo la Volgata , IV ) Re , XVII , 16-18 . Et dere
liquerunt omnia praecepta Domini Dei sui : feceruntque sibi
conflatiles duos vitulos, et lucos, et adoraverunt universam mi
litiam caeli: servieruntque Baal, et consecraverunt filios suos
et filias suas per ignem : et divinationibus inserviebant et augu
riis : et tradiderunt se ut facerent malum coram Domino, ut ir
rilarent eum.Iratusque est Dominus vehementer Israeli, et abs
tulit eos a conspectu suo , et non remansit nisi tribus Juda tan
tummodo . Ci è ignoto perchè il sig . Ketcher abbia omessi i ver
si 14 e 15 , i quali insieme co' versi 16 e 17 narrano le preva .
ricazioni che meritarono alle tribù d' Israele la schiavitù di cui
Dio le puni .
1 ) II ( IV ) Re , XX , 1-21 ; vi si narra l'assedio e distruzione di
Gerusalemme fatta da ’ Caldei, e come la tribù di Giuda andò
schiava in Babilonja .
52) Daniele, IX , 2. Anno uno regni eius, ego Daniel intellexi
in libris numerum annorum , de quo factus est sermo Domini
ad Jeremiam prophetam , ut complerentur desolationis Jerusa
lem septuaginta anni. Si sarebbe potuto aggiungere, Geremia ,
XXV , 11 e XXIX , 10 .
"s ) Isaia , LIII , cioè la celebre profezia riguardante la nascita,
i dolori , la passione, la morte , il sacrifizio , la gloria e la Chiesa
di Gesù Cristo .
14) Dan . IX , 26. Et post hebdomades sexaginta duas occide
tur Christus: et non erit eius populus, qui eum negaturus est.
Reca maraviglia che l'autore , il quale nota diligentemente che
settanta furono le famiglie discendenti dai tre figliuoli di Noè ,
e settanta pure le israelitiche entrate in Egitto, che dopo settan
t'anni di schiavitù i giudei furono restaurali , che nell'anno set.
tantesimo dell'era cristiana Gerusalemme fu presa e i giudei di
spersi, cosi che fa sospettare che egli , alla maniera de' millenari,
abbia per misteriosissimo il numero sette, abbia poi dimentica
to il verso 24 dello stesso capitolo ; Septuaginta hebdomades ab
breviatae sunt super populum tuum, et super urbem sanctam
tuam ecc .
" ) Aui, II , 33. Dextera igitur Dei exaltatus, et promissione
Spiritus sancti accepta a Patre, effudit hunc, quem vos vide
tis et auditis: ma il sig. Ketcher ha preso forse uno sbaglio ci
tando il v . 33 pel v . 32 , ove leggesi; Hunc Jesum resuscitavit
Deus, cuius omnes nos testes sumus.
14
16) Giov . XIX , 30. Cum ergo accepisset Jesum acetum , dixit:
Consummatum est. El inclinato capite tradidit Spiritum .
"9) Mait . XXIV, Marc . XIII, Luc. XXI ; in questi tre capitoli
sono riferite le predizioni di Gesù Cristo intorno alla distruzio
ne del Tempio e di Gerusalemme, ed intorno a ciò che avver
rà alla fine del mondo .
13) Osea, III, 4, 5. Quia dies mullos sedebunt filii Israel si
ne rege, et sine principe, et sine sacrificio, et sine ältari, et
sinc ephod, et sine theraphim . Et post haec revertentur filii I
srael, et quaerent Dominum Deum suum , et David regem suum :
et parebunt ad Dominum , et ad bonum eius, in norissimo die
rum . Si sarebbe potuto aggiungere, Dan . IX, 26 e 27, e Rom .
XI, 25 e 26 .
19) Atti , X , in cui è narrata la vocazione delle primizie dei
gentili, cioè della famiglia di Cornelio centurione, alla fede.
20) Ivi , XIII, 46. Tunc constanter Paulus et Barnabas dize
runt: Vobis oportebat primum loqui verbum Dei, sed quoniam
repellitis illud, et indignos ros iudicatis aeternae vitae, ecce con
vertimur ad gentes.
21) Ivi, XV , 14. Simon narravit quemadmodum primum Deus
risitavil sumere ex gentibus populum nomini suo.
22) Ivi , XXVIII , 25-28. Cumque invicem non essent consentien
tes ( i giudei di Roma ), discedebant, dicente Paulo unum ver
bum :quia bene Spiritus sanctus locutus est per Isaiam prophe
tam ad patres nostros, dicens : Vade ad populum istum , et
dic ad eos : Aure audietis, et non intelligetis: et videns videbi
tis, et non perspicietis, Incrassatum est enim cor populi huius,
et auribus graviter audierunt , et oculos suos compresserunt:
ne forte videant oculis, et auribus audiant, et corde intelligant,
et concertantur, et sanem eos. Notum ergo sit vobis, quoniam .
Gentibus missum est hoc salutare Dei, et ipsi audient.
23) Rom . IX , 19-21 . Sed dicó: Numquid Israel non cognovit ?
Primus Moyses dicit: Ego ad aemulationem vos adducam in non
gentem: in gentem insipientem , in iram vos mittam . Isaias au
tem audet, et dicit: Inventus sum a non quaerentibus me: pa
lam apparui iis, qui me non interrogabant. Ad Israel autem
dicit: Tota die expandi manus meas ad populum non creden
tem et contradicentem . Si sarebbe potuto allegare anche, Rom .
XI , ll , ecc .
24) Isaia , XLIX , 6. Et dixit: Parum est ut sis mihi serrus ad
suscitandas tribus Jacob ,et faeces Israel convertendas. Ecce dedi
te in lucem Gentium ,ut sis salus mea usque ad extremum terrae .
15
25) Ivi, LXV , 1 , 2. Quaesierunt me qui ante non interroga
bant, invenerunt qui non quaesierunt me: dixi: Ecce ego : ec
ce ego ad yentem quae non invocabat nomen meum . E rpandi
manus meas tota die ad populum incredulum , qui graditur in
ria non bona post cogitationes suas.
26 ) Luc . XVII , 27 ( Matt. XXIV , 37 ) . Edebant, et bibebant
( a ' tempi di Noè ) ; uxores ducebant, et dabantur ad nuptias,
usque in diem , qua intravit Noe in arcam : et venit diluvium ,
es perdidit omnes . Non s' intende però come il mangiare, il be
re e celebrar nozze possa essere incremento d'industria e di com
mercio: non sarebbe stato forse meno inconcludente l' allegare
il v . 28 ; Similiter sicut factum est in diebus Lot: edebant, et bi
bebant: emebant, et vendebant: plantabant, et aedificabant, ecc . ,
per non far consistere gran parte del progresso odierno nel man
giare, nel here e nello sposarsi; il che se vero fosse, al certo
non sarebbe onore all'età nostra . Non s'intende neppure co
me avendo Gesù Cristo detto , dovere alla fine del mondo avve
nir quello che avvenne a tempi di Noè,cioè godersi gli uomini
i piaceri di questa terra e non curarsi delle minacce di Dio , e
quindi sopravvenire iuaspettata ed iinprovvisa l'ira sua , se ne pos
sa dedurre che il carattere proprio dell'ultima età del mondo
è l'incremento d'Industria e commercio . Ma non è mestieri in
trattenerci di più su questa citazione veramente nuova e curiosa .
27) Dan . XII , 4. Tu autem Daniel claude sermones, et signa
librum , usque ad tempus statutum : plurimi pertransibunt , et
multiplex erit scientia . In tre modi gl'interpreti protestanti, non
volendo allegare i cattolici, hanno spiegate le addolle parole di
Daniele ; nessuno de' quali modi si accorda con l'interpretazio
ne del sig . Ketcher . Secondo l'opinione degli uni (Munster, ed
un altro interprete in Calvino ), l' Angelo disse al profeta che
molti avrebbero applicata la mente alla parola divina ; ma per
chè l'avrebbero fatto per sola curiosità, sarebbero venuti in as
sai e varie opinioni ed errori. Aliri pensano ( Calvino, Piscato .
re , Grozio , Gesero , Polano, Diodati ) il senso delle arrecate pa
role esser questo , che quando si sarà avverata la profezia mol
ti la cercheranno diligentemente, ed avranno muova ragione di
ammirare la provvidenza e prescienza di Dio ; e quelli che non
se ne saranno curati per lo innanzi , allora la studieranno ed ab
bracceranno . Altri finalmente credono ( v. Giunio ) aver l’ An
gelo voluto dire , che al tempo della predicazione dell' Evan
gelio molti gentili avrebbero creduto , e cosi la Chiesa cristia
na sarebbesi moltiplicata . I Settanta tradussero ; Tu autem Da
16
niel absconde mandata, et signa libruń usque ad tempus con
summationis, donec insaniant multi, et impleatur terra iniqui
tatis: la quale versione per altro se fosse conforme al testo ori
ginale , sarebbe pure conformissima a' tempi nostri.
28) Matt. XXIV , 12-25. Le parole dette da Gesù Cristo agli a
postoli, che gli avevano domandato quando sarebbe avvenuta la
distruzione del tempio gerosolimitano predetta da lui, e ripor
tale nel citato capitolo di s . Matteo, sono riferite da Grozio e
da altri al solo regno del Messia nella istituzione della Chiesa
e nella distruzione di Gerusalemme. Alcuni Padri antichi, come
s . Ireneo, s . Ilario, s . Ambrosio e s . Gregorio , opinarono per
contrario che il discorso di Gesù Cristo riguardasse unicamen
te ciò che avverrà alla fine del mondo . Ma ambedue queste in
terpretazioni sono troppo ristrettive; giacchè siccome alcune par
ti di quel discorso debbono intendersi degli estremi giorni del
mondo , cosi alcune altre debbono riferirsi ai principii della Chie
sa ed alla rovina di Gerusalemme , come insegnarono s . Girola
mo , s. Agostino, Beda e quasi tutti gli interpetri della Scrittura .
Laonde ci pare che il sig. Ketcher siasi attenuto ad una spiega-
zione men fondata e vera , riferendo tutto il discorso di Gesù
Cristo alla fine del mondo.
29) Luc. XXI , 2-28 . È una parte del discorso di Gesù Cristo ,
di cui testé si è parlato , la quale predice i segui della seconda
venuta di lui.
30) Dan . XII, 1. In tempore autem illo consurget Michaelprin
ceps magnus, qui stat pro filiis populi tui : et veniet tempus,
quale non fuit ab eo, ex quo gentes esse coeperunt usque ad
tempus illud.
3. ) Sofon . I , 14-18 . Juxta est dies Domini magnus , iuxta est
et velox nimis: Vox diei Domini amara , tribulabitur ibi fortis.
Dies irae dies illa , dies tribulationis, et angustiae, dies cala
milatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae
et turbinis , dies tubae et clangoris super civitates munitas, et
super angulos excelsos. Et tribulabo homines , et ambulabunt ut
caeci, quia Domino peccaverunt: et effundetur sanguis eorum
sicut humus, et corpora eorum sicut stercora . Sed et argentum
eorum , et aurum eorum non poterit liberare eos in die irae Do
mini: in igne zeli eius devorabitur omnis terra , quia consum
mationem cum festinatione faciet cunctis habitantibus terram .
Il profeta descrisse ciò che sarebbe avvenuto nelle due distru
zioni di Gerusalemme, prima per le armi caldee e poscia per
le romane . I Padri della Chiesa hanno spiegato questo passo, in
senso spirituale, del di del giudizio universale ,
17
52) Ivi , III, 6. Disperdidi gentes, el dissipati sunt anguli ea
rum : desertas feci vias eorum, dum non est qui transeat: de
solatae sunt civitates eorum , non remanente viro , neque ullo
habitatore . Il senso di queste parole di Dio è , che egli aveva
punite severamente le genti che avevano travagliato il suo po .
polo , anche perchè questo apprendesse a temerlo ed ubbidirlo:
e quindi non vi si tratta della fine del mondo .
33) II Tessal. II. In questo capitolo ragiona s . Paolo dell'An
ticristo e di ciò ch' ei farà per sedurre ed a sè trarre le.genti .
34) Apocal. XIII, 1. Et vidi de mari bestiam ascendentem , ha
bentem capita septem , et cornua decem , et super cornua eius
decem diademata , et super capita eius nomina blasphemiae.
35) Ivi, XII, 13-17. Vi si parla de' dieci re che saran sogget
ti ed ubbidiranno all’Anticristo , ' della guerra che faranno alla
religione di Gesù Cristo e suoi credenti , della vittoria che Ge
sù Cristo riporterà sopra loro per mezzo de' fedeli suoi , dell'o
dio che i dieci re porteranno alla donna meretrice, ossia , come
l'intendono s . Agostino e s. Prospero , a tutta la moltitudine de
gli empii, e dello strazio che ne faranno.
36) Dan . VIII , 23. Et post regnum eorum , cum crererint ini
quitates, consurget rex impudens facie, el intelligens proposi
tiones. La predizione riguarda Antioco Epifane e non l'Anticristo .
37) Ivi , XI , 36. Et faciet iuxta voluntatem suam rex, et ele
vabitur , et magnificabitur adversus omnem Deum : et adversus
Deum deorum loquetur magnifica , et dirigetur, donec complea
tur iracundia : perpetrata quidem est definitio. Anche qui si par
la di Antioco Epifane.
38) Giob . XLI , 36; questo capitolo pero non ha più di venti
cinque versetti. Del rimanente, vi è descritto il Leviathan , cioè un
mostro marino qualunque sia esso , ed , in senso allegorico , Lu
cifero , ma non già l’Anticristo .
39) I Tessal . IV, 16. Nei due precedenti versetti si legge :
Hoc enim vobis dicimus in verbo Domini, quia nos, qui vivi
mus , qui residui sumus in adventum Domini, non praevenie
mus eos, qui dormierunt. Quoniam ipse Dominus in iussu et
in voce Archangeli, et in tuba Dei descendet de coelo, et mortui,
qui in Christo sunt resurgent primi (nel greco sta tipoto», cioè
primum, prius ); poi segue il versetto 16 cosi; Deinde nos, qui
vivimus, qui relinquimur, simul rapiemur cum illis in nubibus
obviam Christo in aera , et sic semper cum Domino erimus . S.
Paolo esorta i fedeli di Tessalonica a bon coutristarsi ed afflig
gersi a maniera de' pagani nella morte de loro congiunti, con
RAC . REL.VOL.XVI. 2
18

fortandoli con la speranza della risurrezione gloriosa de' corpi


di quelli, e del loro ricongiugnimento con essi , quando Gesti
Cristo verrà nuovamente alla fine del mondo, per essere tutti
insieme rapiti nelle nuvole a scontrare il Signore nell'aria e ri
maner sempre con lui . Nolumus autem, aveva detto innanzi,
vos ignorare fratres de dormientibus, ut non contristemini, si
cut et caeteri qui spem non habent. Si enim credimus quod Je
Sus mortuus est, et resurrexit: ita et Deus eos, qui dormierunt
per Jesum , adducet cum eo ( v . 12 e seg. ) ; e poi termina di
cendo; Itaque consolamini invicem in verbis istis ( v . 17 ) . Ec
co perchè l'apostolo non fa qui parola della risurrezione de're
probi , ed ecco anche perchè molto inconsideratamente il sig.
Ketcher adduce questo passo per provare che risorgeranno pri
ina i soli giusti per regnare con Cristo, e quindi succederà la
seconda risurrezione universale e l'ultimo idizio . Sarebbe poi
fuor di proposito esaminare qui le parole; Mortui qui in Chri
sto sunt resurgent primi, giacchè non vi si tratta della priori
tà del tempo nella risurrezione dei giusti sopra quella dei repro
bi , ma dell'anteriorità della risurrezione dei giusti, morti già da
gran tempo, alla loro elevazione a Gesù Cristo nell'aria insie
une con gli altri giusti che saran vivi in quell'ultimo giorno.
40) Atti, I , 11. Qui et dixerunt: Viri Galilaei, quid statis as
picientes in coelum ? hic Jesus qui assumptus est a vobis in coe
lum , sic veniet, quemadmodum vidistis eum euntem in coelum .
4) Ivi, III, 21. Quem ( Gesù Cristo ) oportet quidem coelum
suscipere usque in tempora restitutionis omnium , quae locutus
est Deus per os sanctorum suorum a saeculo prophetarum .
42) I Cor. XV, 23. Unusquisque autem in suo ordine (risorge)
primitiae Christus: deinde ii, qui sunt Christi, qui in adventu
eius crediderunt. Se questo passo mostrasse che la risurrezione
de santi non sarà contemporanea di quella dei reprobi, perché
non vi si fa parola di questa , mostrerebbe con maggior ragio
ne che i reprobi non risorgeranno affatto ; giacchè s. Paolo vuo
le nel citato capitolo dimostrare ai Corinti la verità della risur
rezione de' nostri corpi generalmente , contro alcuni che la ne
gavano. Il vero è che l'Apostolo pigliando a ragionare la verità
della risurrezione della carne, vuol trattare di quella risurrezio
ne solamente che è l'oggetto delle speranze e de' desiderii del
cuore cristiano, di quella che sarà principio di eterna e beata
vita , di quella che conseguiremo per partecipazione de' meriti
del Salvator nostro e di cui la sua risurrezione fu csempio e
primizia , finalmente di quella che sarà propria de' membri della
13
Chiesa celeste o sia del regno eterno di Gesù Cristo ,come si può
vedere nello stesso capitolo . Oltre a ciò , s Paolo dice dopo le allega
te parole ; Deinde finis :cum tradiderit regnum Deo et Patri: adun
que dopo la risurrezione dei giusti Gesù Cristo rimetterà il re
gno a Dio ed al Padre , ed avrà fine ogni cosa ; il che dovendo
succedere, anche secondo il sistema de' millenari, alla risurre
zione de' reprobi , då chiaramente a vedere non solo che questa
non sarà posteriore a quella dei santi, ma eziandio che il sistema
chiliastico è opposto alla dottrina di s . Paolo .
43) Giob . XIX , 25. Scio enim quod Redemptor meus vivit, et
in novissimo die de terra surrecturus sum .
44) Filipp. III , 21. Qai reformabit corpus humilitatis nostrae,
configuratum corpori claritatis suae, secundum operationem ,
qua etiam possit subiicere sibi omnia .
48) Apocal . XX , 5 , 6. Caeteri mortuorum non vixerunt, do
nec consummentur mille anni. Haec est resurrectio prima . Bea
tus et sanctus, qui habet parlem in resurrectione prima: in his
secunda mors non habet potestatem : sed erunt sacerdotes Dei
er Christi, et regnabunt cum illo mille annis . È questo il prin
cipal passo della Scritlura, in cui gli antichi e moderni mille
nari han creduta fondata la loro opinione ; ma con quarila ra
gione abbiano credulo vedremo ora brevemente . Ed in primo
luogo viuno ignora quanta sia l'oscurità dell' Apocalisse ; 00
de quel lume della chiesa alessandrina che fu s. Dionigi scri
veva , che quantunque a' tempi suoi quel libro non fosse volu
10 tenere da aleuni fedeli per divino , egli non pertanto non e
sava rigellario , specialmente perchè era tenuto in grandissima
stima da molti altri ; che però giudicava la maleria di quel li
hro essere cosi aslrusa , ch'egli non aveva a bastanza lume per
intenderla, e quasi ogni sua sentenza essere involta in misteri,
e trascendere per altezza e divinità la piccolezza di sua mente;
che quindi tanto egli lo ammirava più , quanto meno lo poteva
comprendere ( in Eusebio , Hist. eccl . , I. 7 , c . 20 ) : la quale fe
de e modestia vorreinmo avessero imitato coloro che trassero
le divine parole dell'Apocalisse a sostenere certi loro coneetti
o strani , o falsi, od ingiuriosi alla Chiesa cattolica e al roma
no Pontificato. Questa oscurità poi è cagionata dal perchè essen
do il predetto libro quasi tutto profetico, e riguardando gran
parte di esso i tempi avvenire , è per conseguenza involto in quel
le tenebre che sogliono accompagnare le profezie non per an
co avverate : cosi gli antichi giudei sapevano le profezie re
lative al Messia e ne aspettavano la venuta ; ma non ne aveu
20

do piena intelligenza , assai di loro errarono nella interpretazio


ne di alcune di esse; ed avvenne pure che quando i fatti n'eb
bero svelati i sensi ascosi , molti di essi attenutisi ostinatamen
te alle antiche opinioni loro, chiusero gli occhi alla luce sfol .
gorante in che gli avvenimenti le avean poste . E fu appunto di
questa scienza che si ha dall'adempimento delle cose predette ,
che, siccome a noi sembra , parlò l'Angelo a Daniele allorchè
dissegli : tu autem Daniel claude sermones , et signa librum , lb
sque ad tempus statutum : plurimi pertransibunt, et multiplex
erit scientia (c . 12 , v. 4 ). Inoltre è il libro dell' Apocalisse pie
no di simboli e di figure ; le sue parole il più delle volte non
possono esser prese letteralmente ; e pare che le visioni ed ima
gini contenule in esso possano essere applicate comodamente a
diverse cose : le quali cagioni , per tralasciarne altre , aggiungo
no difficoltà ed incertezza nell'interpretazione di parecchi luo
ghi di quel libro , quando l'autorità della Chiesa o l'insegna
mento concorde dei Padri non la determini . Quindi avendosi in
altri libri della Bibbia di gran lunga più chiari ed intelligibili
dell ' Apocalisse , perchè storici o didascalici , de ' passi apparen
temente contrari all'allegato dai millenari , forza è che i pri
mi sian regola dell'interpretazione dell'altro ; e volere il cou•
trario è trasgredire una delle più importanti leggi dell' Erme
neutica . Or leggiamo nel c . 16, v . 27 di s . Matteo aver delto
Gesù Cristo a ’ discepoli : Filius enim hominis venturus est in glo
ria Patris sui cum angelis suis : et tunc reddet unicuique se
cundum opera eius ; e nel cap. 25, v . 31 : Cum venerit Filius
hominis in maiestate sua, et omnes Angeli eius cum eo , tunc
sedebil super sedem maiestatis suae , et congregabuntur ante
eum omnes gentes, et separabit eos ab invicem, sicut pastor se
gregat oves ab haedis, et statuet oves quidem a dextris suis,
haedos autem a sinistris. Tunt dicet Rex suis, ecc. In questi
due passi l'estremo giudizio , e quindi la risurrezione dei giusti
e degli empii, sono congiunti e connessi immediatamente alla
venuta di Gesù Cristo , cosi che è impossibile accordar con essi ,
senza storcerli e sofistificarvi sopra stranamente , le due risur
rezioni e fra esse il regno - terreno di mille anni . La stessa co .
sa è detta più apertamente in s. Giovanni, c . 5 , v. 28 : Nolite
mirari hoc, quia venit hora , in qua omnes , qui in monumen
tis sunt, audient vocem Filii Dei, et procedent qui bona fecerunt
in resurrectionem vitae, qui vero mala egerunt in resurrectio .
nem iudicii. Adunque nell' ora medesima i buoni e i malvagi
che saranno ne'monumenti udirauno la voce del Figliuol di Dio ,
21

e gli uni e gli altri insieme ( come bene notò Erasmo ) ne v


sciranno, EXTOPEVOOUTAI, quelli nella risurrezione di vita e que
sti nella risurrezione di condannazione . Trapassiamo altri luo.
ghi della santa Scrittura , e fra questi il versetto 24 del c. 15
della prima lettera a Corinti , cui di sopra alquanto abbiam toc
cato . É da osservare in secondo luogo che il passo dell' Apo
calisse di cui ragioniamo , può , anzi dee contenere un significa.
to metaforico ovvero traslato ; il quale con molta perspicuità
S. Agostino espose in quel luogo medesimo in cui scriveva , che
se i millenari avessero creduto che sole delizie spirituali si go
derebbero in quel loro Sabbato, la opinione loro sarebbe comun
que tollerabile ( De civ ., 1. 20, c . 6 e seg. ) . S. Giovanni dice
nel c . 20 , v . 1-7; Et vidi Angelum descendentem de caelo , ha
bentem clavem abyssi, et catenam magnam in manu sua . Et
apprehendit draconem , serpentem antiquum , qui est diabolus et
satanas, et ligavit eum per annos mille: El misit eum in abys
sum , et clausit, et signavit super illum , ut non seducat am
plius gentes, donec consummentur mille anni : et post haec o
portet illum solvi modico tempore. Et vidi sedes, et sederunt
super eas, et iudicium datum est illis : et animas decollatorum
propter testimonium Jesu , et propter verbum Dei, et qui non
adoraverunt bestiam , neque imaginem eius, nec acceperunt cha
racterem eius in frontibus aut in manibus suis, et vixerunt, et
regnaverunt cum Christo mille annis. Caeteri mortuorum non
vixerunt, donec consummentur mille anni. Haec est resurrectio
prima.Beatus,et sanctus, qui habet partem in resurrectione pri.
ma: in his secunda mors non habet potestatem : sed erunt sa
cerdotes Dei et Christi, et regnabunt cum illo mille annis. Et
cum consummati fuerint mille anni ecc . Non dee dubitarsi che
per la prima risurrezione non intenda s. Giovanni la risurrezio
ne spirituale delle anime dalla morte al peccato ed alla infe
deltà a quella vita di fede e di grazia che è accompagnata dal
la perseveranza finale, e però seguita dalla gloria celeste; e pe'
mille anni non intenda quel lungo tempo indeterminato che score
re dal principio della Chiesa insino alla fine del mondo. E di
fatto morte è chiamato nelle Scritture divine lo stato d' infedel
tà e di peccato : cosi leggesi in s . Matteo ( c . 8, v . 22 ) ; Sini
te mortuos sepelire mortuos suos; in s . Giovanni ( c.5 , v . 25 ) ;
Amen , amen dico vobis, quia venit hora , et nunc est , quando
mortui audient vocem Filii Dei; ei qui audierint vivent; nella
lettera a ' fedeli di Efeso ( c. 5 , v . 14 ) ; Surge qui dormis, et e
rurge a mortuis, et illuminabit te Christus; nell'altra ai colos:
22
sesi ( c . 2, v. 13 ); Et vos cum' mortui essetis in delictis, et in
praeputio carnis vestrae, convivificavit cum illo : e nell' Apoca.
lisse ( c . 3 , v.1 ); Nomen habes quod vivas, et mortuus es. Co
si pure vita e risurrezione è detta la conversione dell'uomo dal
peccato e dall'infedeltà all'amor di Dio perseverante insino al
la fine e poi consumato nella gloria ; Ego sum resurrectio , el
rita, disse Gesù Cristo a Marta ( s . Gio.c. 11 , v . 25 e seg . ) : qui
credit in me, etiamsi mortuus fuerit, vivet: et omnis, qui vivit,
et credit in me , non morietur in aeternum ; nella lettera a'co
lossessi (c.3 , v.1 ) leggesi ; Si consurrexistis cum Christo,quae sur
sum sunt sapite; ed in quella ai fedeli di Efeso (c.2,v.5 e seg. ) ;
Et cum essemus mortui peccatis convivificavit nos in Christo (cu
ius gratia estis salvati ), et conresuscitavit, et consedere fecit
in caelestibus in Christo Jesu . Rimane ora a dire come nelle
Scritture si parla di un'altra morte , a cui vien dietro la risur
rezione alla vita eterna e la gloria , cioè la morte al mondo e
a tutte le cose terrestri; Mortui eniin estis, scrisse s . Paolo ai
colossesi ( c. 3 , v.3 ) , et vila restra abscondita est cum Chri
sto in Deo; ed a' romani ( c . 6, v . 2 ); Si autem mortui sumus
cum Christo : credimus , quia simul etiam vivemus cum Chri
sto . Posti questi fondamenti, riesce agevole e piana l'interpre
tazione del luogo dell'Apocalisse di cui trattiamo.Conciossiache
l'angelo scendente dal cielo qui ligavit Satanam per annos mil
le, ut non seducat amplius gentes, è il Signor nostro Gesù Cri
sto, addomandato nelle Scritture Angelo del testamento , ed An
gelo del gran consiglio , il quale sceso dal cielo e fatto uomo,
legò Satana e lo gitto nell'abisso , acciocchè mai più non sedu
cesse le genti con trarle ad idolatrare e adorare lui medesimo .
E difatto dopo l'incarvazione di Gesù Cristo l'idolatria non so
lamente non si allargo per le genti , ma venne anche restringen
dosi ognora più per la predicazione dell'Evangelio; il che fu pre
delio da Gesù Cristo con queste parole ; Cum fortis armalus cu
slodit atrium suum , in pace sunt omnia , quae possidet. Si au
tein fortior eo superveniens vicerit eum, universa arma eius
auferet, in quibus confidebat ( s . Luca, c . 11 , y. 21 e seg . ) ,
e fu anche insegnato da s . Paolo , dicendo che Cristo expolians
principatus, et potestates, traduzit confidenter, palam trium
phans illos in semetipso ( Coloss. c . 2 , v . 15 ) . Fu poi Satana
legato per mille annos ; il quale spazio significa di frequente
nelle Scritture un tempo indeterminato, come in quelle parole
del Salmo 104 ( v . 8. ) ; Verbi, quod mandavit in mille gene
rationes, e dinota in queste dell’Apocalisse tutto il tempo che
23
scorre dalla prima venuta di Gesù Cristo sino all'Anticristo .
Póst haec autem oportet Satanam solvi modico tempore , cioè
nel tempo che viverà il medesimo Anticristo ; il quale Satapa
traboccherà nuovamente le genti all' idolatria , facendo adorare
sè stesso come dio nell’Anticristo , che ne sarà tutto in vasalo ,
secondo ciò che dice s. Paolo ( 2 l'ess. c . 2, v . 4 ); Extollitur
supra omne quod dicitur Deus, aut quod colitur, ita ut in tem
plo Dei sedeat ostendens se tamquam sit Deus . Seguita s . Gio
vanni nell'Apocalisse; Et vidi sedes, et sederunt super eas, el
iudicium datum est illis: et animas decollatorum propter testi
monium Jesu , et propter verbum Dei, et qui non adoraverunt
bestiam , neque imaginem eius, nec acceperunt characterem e
ius in frontibus, aut in manibus suis, et vixerunt, el regnare
runt cum Christo mille annis. S. Giovanni adunque vide le a
nime de' martiri decollati per la testimonianza di Gesù e per la
parola di Dio , ed ancor quelle de' giusti che non avevano ado
rata la Bestia nè la sua imagine, cioè l'empietà ed il mondo ,
e non avevano preso il suo carattere sulle lor fronti con la pro
fessione e sulle lor mani con le opere . Ove è da notare che il
profeta dice aver vedute le anime, e non i santi risuscitati e
riuniti a ' propri corpi, ed aver veduto vivere e regnare le a
nime, non già i santi che avevano rivestile le proprie membra .
Le quali anime son quelle che morte al peccato ed al mondo
con Cristo , ed in lui risuscitate, vivono con esso , e fatte sacer
doti di Dio e di Cristo regnano con lui mille anni , cioè lo spa
zio ch'è tramezzo dell'incarnazione di Gesù Cristo e del giudi
zio universale . Caeteri mortuorum non vixerunt, donec consu
mentur mille anni; cioè, quelli che furon morti per lo pecca
to e nel peccato non vissero la vita della grazia e della gloria :
le altre parole poi ; finchè fossero compiuti i mille anni, non
voglion dire che passato tal tempo que' morti dovranno vivere;
giacchè nelle sante Scritture la particella finchè dimostra alle
volte ciò solo che fu o sarà fino ad un tempo , comechè duras
se ancora dappoi . Haec est resurrectio prima, che cominciata
con la risurrezione dalla morto all'infedeltà ed al peccato alla
vita della grazia , dalla morte al mondo ed alla corruzione ,che
è in esso per la concupiscenza , alla vita che è nascosta con Cri
sto in Dio , si compie e perfeziona e rafferma in Cielo nel pie
no godimento del sovrano Bene e nella gloriosa manifestazione
di quella vita spirituale che era ascosa qui in terra . La quale
risurrezione è sola delle anime giuste , siccome dice s . Giovan
ni, e perciò relativamente a loro è la prima; alla quale nell'ul
24
timo giorno succederà la seconda, cioè la risurrezione glorio.
sa de' loro corpi. Quindi beatus, et sanctus, qui habet partem
in resurrectione prima : in his secunda mors non habet pote
statem : sed erunt sacerdotes Dei et Christi, et regnabunt cum
illo mille annis : quegli adunque che partecipano la prima risur
rezione, non parteciperanno l' eterna dannazione degli empii nel
di del giudizio, che qui è detta seconda morte, come nelle pa
role che vengono appresso ; Et infernus, et mors missi sunt in
stagnum ignis. Haec est mors secunda (v. 14) , e nelle altre che
sono innanzi (c . 10, v . 10 e seg . ) ; Esto fidelis usque ad mortem ,
et dabo tibi coronam vitue. Qui habet aurem , audiat quid Spi
ritus dicat Ecclesiis ; Qui vicerit non laedetur a morte secun
da : nel qual passo la voce morte è usata da prima nel senso
proprio e naturale, e poscia nel metaforico a significare l'eter
na pena de' reprobi. Di queste due risurrezioni, l'una spiritua
le e l'altra corporale, è detto da Gesù Cristo, siccome qui , nel
l'Evangelio del medesimo s. Giovanni ( c. 5 , v. 24 e seg . ); Amen,
amen dico vobis, quia qui verbum meum audit, et credit ei, qui
misit me, habet vitam aeternam , et in iudicium non venit, sed
transiit a morte in vilam . Amen , amen dico vobis, quia venit
hora, et nunc est quando mortui audient vocem filii Dei, et
qui audierint vivent: colle quali parole è significata apertissi
mamente la risurrezione spirituale di cui innanzi si è discorso
più volte, cioè quella delle anime durante tutto il tempo pre
sente , venit hora et nunc est, e va unita colla perseveranza fi
nale, et in iudicium non venit, e colla vita eterna , habet vitam
aeternam . Seguita Gesù Cristo ( v . 28 e seg . ); Nolite mirari hoc,
cioè la potestà ch'egli ha di risuscitare i morti alla vita spiri
tuale e di giudicar tutti gli uomini, quia venit hora , in qua
omnes, qui in monumentis sunt, audient vocem Filii Dei. Et pro
cedent, qui bona fecerunt , in resurrectionem vitae : qui ve
ro mala egerunt in resurrectionem iudiciü. Gesù Cristo discor
re ora della fulura risurrezione de' corpi; ond' è ch' ei non di
ce venit hora et nunc est, come avea detto parlando della ri
surrezione spirituale , e distingue la risurrezione de' sauti , che e '
chiama risurrezione di vita , da quella de' peccatori , che ad
domanda risurrezione di giudizio, essendochè sol quella puo
dirsi vita, che è beata in eterno , laddove l'altra è nominala
seconda morte. Dal poco che abbiam delto fin qui è chiaro che
il predetto passo dell'Apocalisse non solo consente ,ma anzi vuo
le che sia cosi interpretato come abbiam fatto : e sebbene alcu
ni antichi scrittori ecclesiastici lo avessero inteso al modo stes
25
so che il sig . Ketcher , tutti gli altri concordemente si appar
tarono dalla loro interpretazione troppo lellerale e grossolana.
46) Apoc. 1 , 7. Ecce venit cum nubibus, et videbit eum omnis
oculus, et qui eum pupugerunt. Et plangent se super eum om
nes tribus terrae; Etiam : Amen .
47) Apoc. XI , 15. El septimus Angelus tuba cecinit: El factae
sunt voces magnae in caelo dicentes: Factum est regnum hu
ius mundi, Domini nostri et Christi eius, et regnabit in saecu
la saeculorum : Amen . Alcuni scrissero che in queste parole e
predetto il regno di Gesù Cristo nella sua Chiesa , allorchè, in
signoritosi Costantino di tutto l'imperio romano dopo la vitto
ria riportata sopra Licinio, ella trionfo pienamente del gentile
simo. Altri avvisarono che questo regno universale di Gesù Cri
sto, che durerà in eterno , comincerà quando distrutti tutti i suoi
nemici e la signoria del peccato, tutte le cose saranno sogget
te a Dio Padre ed a Gesù Cristo . Soli il sig . Ketcher e suoi mil.
lenari imaginarono che le celesti voci udite da s . Giovanni par
lassero del regno terreno di mille anni , senza però por mente
alle parole; et regnabit in saecula saeculorum : Amen .
48) Luc . XXI , 24. Et cadent in ore gladii: et captivi ducen
tur in omnes gentes, et Jerusalem calcabitur a gentibus: donec
impleantur tempora nationum ; cioè, secondo l'opinione di al
cuni , Gerusalemme sarà calcata dagli idolatri finchè, mancata
l' idolatria , non sarà abitata da' cristiani ; ovvero , secondo allra
sentenza, sarà tenuta dalle genti insino a che non sarà com
piuto il lor tempo e venuto il finimondo , o pure insino a che
i giudei non si saranno renduti cristiani : è però incerto se que
sti dovranno nuovamente possedere Gerusalemme ; nè si dee ,
dice l'inglese Beda , presuntuosamente sperare ch ' essi avranno
a riacquistare la perduta lor terra .
49) Rom . XI , 25. Nolo enim vos ignorare fratres mysterium
hoc ( ut non sitis vobis ipsis sapientes ) quia caecitas ex par
te contigit in Israel, donec plenitudo gentium intraret.
$0 ) Atti XV, 14. Simon narravit, quemadmodum primum Deus
visitavit sumere ex gentibus, populum nomini suo . Questo po
polo, di cui parla s . Giacomo , non dovrà esser preso de' geu
tili allorquando sarà compiuto il lor tempo , come pretende il
sig . Ketcher, ma fu quando il Vangelo venne lor predicato da
gli Apostoli , siccome è mostrato evidentemeote si dalla narra
zione di s . Pietro allegata da s . Giacoino , si dallo scopo del co.
stui discorso e della celebrazione del concilio , e si da' testi del
Ja Scrittura citati dallo stesso s . Giacomo .
RAC.REL . VOL.XVI . 3
26
st) Isaia , XI , 10-12 . In die illa , radix Jesse, qui stat in si
ynum populorum , ipsum gentes deprecabuntur, et erit sepul
chrum eius gloriosum . Et erit in die illa : -Adjiecit Dominus
secundo manum suam ad possidendum residuum populi sui,
quod relinquetur ab Assyriis, et ab Aegypto, et a Phetros, et
ab Aethiopia , et ab Aelam , et a Sennaar, et ab Emath , et ab
insulis maris. Et levabit signum in nationes, et congregabit pro
fugos Israel, el dispersos Juda colliget a quatuor plagis terrae .
L'autore dello Schizzo si è voluto atteuere all'interpretazione
di s . Girolamo, nè noi dissentiamo : ma nè s. Girolamo , vė noi,
nè alcun altro vorrà consentirgli che il profeta dica pure una
parola della ristaurazione futura degli Ebrei alla Terra san
101; giacchè sotto l'imagine del ritorno degli ebrei, già callivi in
Babilonia ed in altre terre, alla Palestina, è predetta da Isaia la
futura uuione loro alla Chiesa cristiana .
52) Ezech. XXXVI , 16 ecc . Iddio dice al profeta che il popo
lo d' Israele è stato meuato schiavo e disperso fra le genti per
le sue iniquilà , ma che avendone esse presa occasione di be
stemmiare il suo nome , egli a mostrarne la santità, ricondurrà
libero Israele nella terra de' suoi padri e lo monderà di ogni
peccato e gli darà un cuor nuovo e lo colmerà de' suoi doni e
lo moltiplicherà maravigliosamente . Dalle parole poi di Ezechiele
si par chiaro ch'egli a due Israeli e a due redenzioni allo stes
so tempo riguardava , cioè a' figliuoli di Abramo si per la car
ne e si per la fede, al popolo giudaico ed al cristiano , alla li
berazione della servitù babilonese e di quella del peccato: laonde
alcune parole , siccome quelle che hanno rispetto al ritorno dei
Giudei alla terra promessa , o debbono riferirsi soltanto all' I
sraele carnale tornato in Palestina dopo la cattività di Babilo .
pia , o se si vogliauo intendere eziandio dell' Israele spirituale
e del popolo fedele, significano la chiamata delle genti già ser
ve dell'idolatria e del peccato alla Chiesa , o de' giusti redenti
e santificati dal sangue di Gesù Cristo al regno de' Cieli , che è
- la vera lerra de' vivi promessa ad Abramo e figliuoli suoi vella
fede e nella giustizia .
$ 3) Ivi , XXXVII , 19 : forse manca ecc .; perchè questo sol ver
so non ha che far nulla colla ristaurazione degli Ebrei. Del ri
manente in questo capitolo è rinnovata la stessa promessa e pre
dizione che nel precedente, coi simboli delle ossa aride rive
stite della carne e ravvivate dallo spirito , e di due legai insieme
congiunti da Ezechiele: qui però quasi tutta la profezia riguar
da sola la Chiesa cristiana , nella quale si unirono il popolo dei
27
gentili e quello de' giudei, tolia di mezzo la parete di separa
zione, come dice s . Paolo ( Efes. II , 4 ) ; la qual cosa è si chia
ramente mostrata da tutto il contesto che non è bisogno aggiun
ger parola .
54 ) Gerem . XVI , 15. Sed, Vivit Dominus, qui eduxit filios Is
rael de terra Aquilonis, et de universis terris , ad quas eieci
eos : et reducam eos in terram suam , quam dedi patribus eo
rum . Vi si predice il ritorno degli ebrei liberati dalla cattività
di Babilonia alla terra de' suoi padri , ed anche , se cosi si vuo
le, la liberazione del genere umano dalla schiavitù del demonio
fatta da Gesù Cristo .
55) Amos IX, 11. In die illa suscitabo tabernaculum David ,
quod cecidit : et reaedificabo aperturas murorum eius, et ea
quae corruerant instaurabo, et reaedificabo illud sicut in die
bus antiquis. In questo e nei seguenti versetti è predetta, non
la ristaurazione degli ebrei nella Palestina agli ultimi giorni , ma ,
siccome in altre profezie, la felicità dei due Israeli , il carnale
e lo spirituale, cioè la felicità di Giuda tornato , dopo la sua lun .
ga e dura cattività , nella terra de' suoi padri e regnante sulle
nazioni già a lui soggette, e la maggiore felicità spirituale del
vero Israele secondo lo spirito , ossia del popolo cristiano libe
rato e retto dal nuovo Davidde il cui regno non avrà mai fine .
V. gli Atti degli Apostoli, c. 15 , v . 16 e seg.
56) Hosea III, 4, 5. Quia dies multos sedebunt filii Israel sine
rege, et sine principe, et sine sacrificio, et sine altari, et sine
ephod, et sine theraphim . El post haec revertentur filii Israel,
et quaerent Dominum Deum suum, et David regem suum : et
parebunt ad Dominum , et ad bonum eius, in novissimo dierum .
Ci reca maraviglia l'avere il sig. Ketcher addotto questo pas.
so in prova della futura ristaurazione degli Ebrei alla terra san
ta ; giacchè in esso si tratta soltanto della futura couversione
e ritorno della mente e del cuore del popolo giudaico a Dio
per la fede in Gesù Cristo, che è il solo Davidde cui egli potrà
ricercare.
$ 7) Zac. XII ; nel quale capitolo sono predette le guerre fatte
da Antioco Epifane a' giudei , le vittorie de' Maccabei, la flori
dezza dello stato giudaico fino a' tempi del Messia , questi tra
fitto da ' giudei , ed il gran cordoglio , soinigliante a quello di A.
dadremmon nella campagna di Mageddon , fattosi per la morte
dello stesso Messia , figurato dal cordoglio fattosi per la morte di
Giuda Maccabeo: però la predizione del futuro ristabilimento de
gli ebrei nell'antica lor terra è, non nelle parole della profe
zia , ma nella immaginazione del sig . Ketcher .
28
58 ) Apoc. XIX , 20. Et apprehensa est bestia , et cum ea pseu
dopropheta : qui fecit signa coram ipso , quibus seduxit eos, qui
acceperunt characterem bestiae, et qui adoraverunt imaginem
eius. Vivi missi sunt hi duo in stagnum ignis ardentis sulphure.
59 ) Ivi ,XX , 2. Et apprehendit draconem, serpentem antiquum ,
qui est diabolus et satanas, et ligavit eos per annos mille. Ab
biamo mostrato più innanzi che il legamento del demonio di cui
qui si dice , non avverrà quando sarà distrutto l'Anticristo, sic
come avvisano i millenari , ma fu quando Gesù Cristo cancello
il chirografo del decreto ch' era contra a noi, e il tolse via a
vendolo confilio uella croce ; ed avendo spogliate le Podestà ed
i Principati , trionfo d'essi in sè medesimo.
60) Dan . XI , 45. Et figet tabernaculum suum Apadno inter
maria , super montem inclytum , et sanctum : et veniet usque ad
summitatem eius, et nemo auxiliabitur ei.
€ ) Giuda 14, 15. Prophetarit autem et de his septimus ab A
dam Enoch , dicens : ecce venit Dominus in sanctis millibus suis .
Facere iudicium contra omnes, et arguere omnes impios de om
nibus operibus impietatis eorum , quibus impie egerunt, et de
oinnibus duris, quae locuti sunt contra Deum peccatores impii.
Pecca per due capi l'interpretazione di questo luogo fatta dal
sig . Ketcher : primo perchè lo ristringe al solo Anticristo e se
guaci suoi , dove esso comprende gli empii di tutte le età; e di
fatti la profezia di Enoch é arrecala dall'apostolo in proposito
degli eretici del suo tempo , de' quali descrive i pensieri , i co
slumi e gl'insegnamenii : Subintroieruni enim quidam homines
( qui olim praescripti sunt in hoc iudicium ) impii, Dei nostri
gratiam transferentes in luxuriam , et solum dominatorem , et
Dominum nostrum Jesum Christum negantes , ecc . ( v.4 e segg .).
Secondo, perchè lo riferisce al tempo che saran distrutti l'An
licristo e i suoi , quando esso è da riſerire al giorno che verrà
Gesù Cristo a giudicare i giusti e i peccatori; essendochè dopo
aver discorso s . Giacomo del giudizio che quegli verrà a fare degli
empii, dice appresso : Ei autem, qui potens est vos conservare
sine peccato ,et constituere ante conspectum gloriae suae immacu
latos in exultatione in adventu Domini nostri Jesu Christi(v.24 ).
62) Apoc . XX , 4. Et vidi sedes, et sederunt super eas, et iu
dicium datum est illis : et animas decollatorum propter testi
monium Jesu , et propter verbum Dei, et qui non adoraverunt
bestiam,neque imaginem eius,nec acceperunt caracterem eius in
frontibus, aut in manibus suis,et vixerunt,et regnaverunt cum
Christo mille annis. Abbiamo di sopra brevemente spiegato si
questo versetto e si il resto di quella parte del capo XX dell'A
29
pocalisse ,che i millenari di tutti i tempi hanno per forza tirato
a sostenere il loro sistema sul regno beato di mille anni , cui
l'autore dello Schizzo chiama Tempo di Un Pastore ed Un Gregge.
63) Ivi , V , 10. Et fecisti nos Deo nostro regnum , et sacerdo.
tes: et regnabimus super terram . Questo versello consuona al
6." del capo XX ; Bealus et sanctus qui habet partem in rcsur
rectione prima: in his secunda mors non habet potestatem : sed
erunt sacerdotes Dei et Christi; el regnabunt cum illo mille an
nis, e vuol dire che i santi offrono a Dio nel cielo sacrifizi di
lode e rendimento di grazie , ed interpongono le orazioni loro
appresso a Dio ed a suo figliuol Gesù Cristo pei loro fratelli mi
litanti sopra la terra ; ed oltre a ciò hanno parte con Gesù Cri
sto nel suo regno e colassù nella terra de' viventi , per la glo
ria , e in questa terra deserta ed arida , per la potestà che han
no da Dio sopra gli uomini e per lo culto che lor si fa dalla
Chiesa . Il quale versetto si potrebbe anche spiegare cosi : E ci
facesti al nostro Dio sulla terra re , con farci signoreggiare al
l'animo nostro , a'diletti ed al demonio , e sacerdoti offerenti a
lui continuamente ostia vivente, santa ,accettevole a Dio ( Rom .
c . 12, v. 1 ); e regnamno ( per enallage di tempo von insolita
nelle sante Scritture) sopra la terra .
64) Apoc . XXI . Riferisce s . Giovanni in questo capitolo il rin
novamenlo del cielo e della terra , e la perfezione e gloria dels
la nuova Gerusalemme; dichiara chi vi ha parte e chi ne sarà
escluso; ne descrive partitamente le porte, le mura , la forına,
la grandezza e le fondamenta; dice che suo tempio e sua luce
saranno Dio e il suo Agnello; e finalmente dimostra la compiu
ta santità e purità di essa . La quale Gerusalemme pensarono
gli antichi e moderni millenari fosse la città che dovranno abi
tare i giusti godenli vita beata quaggiù , innanzi al giudizio ito
niversale ed all'eterna vita celeste; non avvertendo che essa fu
mostrata all' apostolo dopo aver veduto il giudizio fatto di cịa
scuno secondo le opere sue ( c . 20, v . 12 e seg . ) , e quelli che
non furono trovati scritti nel libro . della vita giltati nello sta
gno del fuoco (v . 15 ) . Per lo che la santa Gerusalemme, accon .
cia come una sposa adorna per lo suo marilo , e sposa dell' A
gnello , è la Chiesa trionfante e gloriosa nel cielo, manifestata
a s . Giovanni nell'imagine di una città , che è della disceuden:
te dal cielo, ossia da Dio ( c . 21 , v .2 , 10) , per dinolare che a
differenza della Gerusalemme terrena è di origine celeste e di.
vina , ovvero perchè fosse potuta vedere da Giovanni che era
in Patinos , o pure per mostrare che dopo la fine del mondo i Santi
regneranno non solo nel paradiso , ma altresi nel nuovo cielo e
30
nella nuova terra.Dice ancora il profeta ;El aml ulabunt gentes in
lumine eius: et reges terrae afferent gloriam suam , et honoren
ir illam . . . Et afferent gloriam , et honorem gentium in illam
(v 24,26) : le quali parole stranamente spiegate da'millenari, fe .
cero sognar loro le più gloriose avventure del regno terreno della
futura Gerusalemme; ma altro non voglion dire se non che le
nazioni illuminate dalla fede cristiana e prese della magnificen
za della gloria celestiale, cammineranno tratte dal desiderio di
possederla ; che i re della terra useranno la gloria e l'onore
de' lor principati all'acquisto di essa ; e qiianti saran fra le gen.
ii per virtù gloriosi ed onorandi abiteranno quella città beatis
sima . Brevemente parlando , la nuova Gerusalemme veduta e de
scritta da s . Giovanni è la stessa di cui scrisse s . Paolo agli E
brei ( c . 11 , v . 10 , 13-16 , c . 12, v. 22 e seg . ) ; Expectabat e
nim ( Abramo ) fundamenta habentem civitatem : cuius artifex.
et conditor Deus. Juxta fidem defuncti sunt omnes isti (gli
antichi patriarchi ) , non acceptis repromissionibus, sed a longe
eas aspicientes, et salutantes , et confitentes quia peregrini et
hospites sunt super terram . Qui enim haec dicunt, significant
se patriam inquirere. Et si quidem ipsius meminissent de qua
erierunt, habebant utique tempus revertendi ; nunc autem me
liorem appetunt, id est, caelestem . Ideo non confunditur Deus
rocari Deus eorum : paravit enim illis civitatem . Sed acces
sistis ad Sion montem , et civitatem Dei viventis, Jerusalem cae
lestem , et multorum millium Angelorum frequentiam , et Eccle
siam primitivorum , qui conscripti sunt in caelis.
68) Atti III , 21. Quem ( Gesù Cristo ) oportet quidem caelum
suscipere usque in tempora restitutionis omnium , quae locutus
est Deus per os sanctorum suorum a saeculo prophetarum . Sem
bra che questo passo confronta con le parole di Malachia; Ecce
ego mittam vobis Eliam prophetam , antequam veniat dies Do
mini magnus et horribilis: Et convertet cor patrum ad filios, et
cor filiorum ad patres eorum (c . 4 , v . 5 e seg . ); con quelle del
l' Ecclesiastico; Qui ( Elia ) scriptus es in iudiciis temporum le
nire iracundian Domini; conciliare cor patris ad filium , et re
stituere tribus Jacob ( c . 48, v . 10) ; e con quelle di Gesù Cristo ;
Elias quidem venturus est, et restituet omnia ( Matt. c . 17 , v v.11
. );
e che significhi la conversione futura degli ebrei alla fede degli
antichi lor padri ed alla Chiesa cristiana per la predicazione di
Elia profeta. Noi però giudichiamo che si il passo degli Atti a
postolici, come le parole di Gesù Cristo debbansi riscontrare col
versetto precedente de' medesimi Alti ; UI cum venerint lem
pora refrigerii a conspectu Domini, et miserit cum , qui prae
31
dicatus est vobis, Jesum Christum : di modo che significhino la
rinnovazione di tutte le cose ; non quella per cerio che farà bel
lo il regno de' millenari, ma si quella che parte anti verrà e par
te succederà inmediatamente all'avvenimento di Gesù Cristo al
giudizio , e di cui sarà segno vicinissimo la predicazione di E
lia , cioè quella stessa rinnovazione della quale si fa parola nel
c. 21 dell'Apocalisse poco innanzi allegato .
66) Roin . Vill , 21. Quia et ipsa creatura liberabitur a serri.
lute corruptionis, in libertatem gloriae filiorum Dei. La libera
zione del mondo creato dalla servitù della corruzione, ossia dal
la presente mutabilità , ed il suo perfezionamento ,sono la riquu .
vazione medesima della quale or ora si è parlato .
67) Dan . II , 33 , 44. Videbas ita , donec abscissus est lapis de
monte sine manibus: et percussit statuam in pedibus eius ferreis
et fictilibus, et comminuit eos . . . In diebus autein regnorum
illorum suscitabit Deus caeli regnum , quod in aeternum non
dissipabitur, el regnum eius alteri populo non tradelur : com
minuet autem, et consumet universa regna haec: et ipsum stabit
in aeternum . A tutti è noto che la pietra veduta da Nabucodono
sor, la quale percosse la statua in su i piedi e diventa un gran
monte empiè tutta la terra.e che il regno rappresentato da que
sta pielra ,cui Dio doveva far sorgere e durare in eterno , siguificó
il regno o la Chiesa fondata da Gesù Cristo , la quale militante o
ra in lutta la terra e trionfante nel cielo , dopo il finiinondo sarà
lutta gloriosa in perpetuo . Il sig . Ketcher però , spiegando la pro
fezia a modo giudaico , ristringe la durata del regno di Gesù
Cristo nello spazio de' mille anni che a sua opinione correran
no dalla distruzione dell'Anticristo fino al giudizio universale ;
la quale spiegazione nessuno è che non veda quanto sia discor
de e dalle parole di Daniele, le quali dicono che quel regno
giammai in eterno non sarà distrutto , durerà in eterno, e dalla
perpetua tradizione della Chiesa cattolica ,e dalla interpretazione
degli stessi protestanti .
68, Ivi , VII , 22 , 27. ( v . 21 ) Aspiciebam , et ecce cornu illu I
faciebat bellum adversus sanctos , et praevalebat eis. ( 22) Do
nec venit antiquus dier'um , et iudicium dedit sanctis Excelsi,fe:
tempus advenit, et regnum obtinuerunt sancti. . . Regnum au
iem , et potestas, el magnitudo regni, quae est subter omne cae
lum , detur populo sanctorum Altissimi: cuius regnum , regnum
sempiternum est, et omnes reges servient ei, et obedient.Il cor
no che saliva dal capo della quarta bestia vedula da Daniele ,
fu imagine, siccome alcuni opinarono , di Autioco Epifane che
fece asprissima guerra alla chiesa giudaica ; ed il regno dall'An
32
tico de' giorni dalo si al Figliuol dell'uomo , di cui è detto al ver
sello 14; Et dedit ei potestatem , et honorem , et regnum : et om
nes populi, tribus, et linguae ipsi servient: potestas eius, pote
slas aeterna , quae non auferetur : et regnum eius, quod non
corrumpetur, e si al popolo de' santi dell'Altissimo, il cui re
gno sarà un regno eterno, e tutti i principi gli serviranno ed
obbediranno, è il regno spirituale di Gesù Cristo , cioè la Chie,
sa istituita da esso . La quale in quello che sparsa per tutta la
terra combatte e signoreggia i suoi nemici quaggiù , regna
beatamente nel Cielo , e poi ed in cielo ed in terra regnerà glo
riosa in eterno; e di cui fu solo un'ombra il principato dei Mac
cabei e del popolo di Dio poiché il Signore n'ebbe fatta ven .
detta contro Antioco . Altri però stimarono , che il predetto cor
no rappresentasse figuratamente l' Anticristo; ed il regno de'san
ti quella compiuta e perfetta beatitudine che i giusti goderan
no dopo la risurrezione universale nel corpo e nell'anima, in
sieme con Gesù Cristo lor principe e capo, a cui saran sogget
te tutte le creature , ed a cui piedi saran posti i suoi nemici per
iscannello. Le parole poi ; Regnum autem , et potestas, et magni
tudo regni, quae est subter omne coelum , non vogliono dinotare
un regno terreno dato al popolo dei santi,ma l'abolizione di tut
li i regui di questo mondo , a ' quali succederà l'unico, univer .
sale ed eterno regno della Chiesa celeste di Gesù Cristo : e le
parole; Et omnes reges servient ei et obedient, significano che
nessuna potestà quindi innanzi farà contrasto o ribellerà al re
gno di Gesù Cristo , ma tutte gli saranno soggette per sempre,
siccome dice il Salmo 8 (v..8) ; Omnia subiecisti sub pedibus e
ius, e s . Paolo a' Corinti ( I, c . 15 , v. 24-26 ) ; Cum tradiderit
regnum Deo et Patri, cum evacuaverit omnem principatum , et
potestatem , et virtutem. Oportet autem illum regnare, donec po
nat omnes inimicos sub pedibus eius. • Omnia enim subie .
cit sub pedibus eius; ed agli Ebrei ( c . 2, v. 5,6,8 ); Non enim
Angelis subiecit Deus orbem terrae futurum , de quo loquimur .
Testatus est autem in quodam loco quis, dicens : ... Omnia
subiecisti sub pedibus eius. In eo enim quod omnia ei subiecit,
nihil dimisit non subiectum ei. Nunc autem necdum videmus
omnia subiecta ei. Laonde errarono i millenari di ogni età , non
intentendo le Scritture , allorquando giudicarono che Daniele nel
passo arrecato predicesse il futuro regno terreno de' santi risu
scitati ; e non avvertirono pure alle parole; Cuius regnum , re
gnum sempiternum est.
69 ) Isaia XI. Profetizza Isaia in questo capo l'uscita del ram.
pollo dalla radice di Jesse ed il fiore spuntato da essa , che è
33

Gesù Cristo; la pienezza dei doni dello Spirito Santo onde la sua
umanità sarebbe dotata ; la dirittura , giustizia e veracità de'suoi
giudizi; l' abbondanza della conoscenza del Signore che si avreb
be nella Chiesa ; e la santa unione e pace che goderebbero i
veri credenti per lo tramutamento dei loro costumi , di feroci
crudeli e bestiali che erano , in dolci pacifici e semplici, cosi che
anche un fanciulletto potrebbe reggerli : il che è detto dal pro
feta per la figura della unione delle bestie feroci alle placide
e mansuele, e della innocenza degli aspidi e basilischi per lo
spogliamento di ogni loro veleno . Dipoi, per teper viva nell'a
nimo del popolo di Dio la fede in tanto sublimi promesse in
torno al Messia ed alla sua Chiesa ,il profeta predice la libera
zione dello stesso popolo dalla cattività babilonese, l'unione e
la pace d' Efraim , ossia d' Israele , e di Giuda, le vittorie che
essi riporterebbero dei popoli nemici , e siccome niente non
potè impedire la liberazione dei loro padri dalla schiavitù egi
ziana , operando Iddio prodigi maravigliosi in pro loro , cosi nep
pur questa volta sarebbe impedito l'adempimento delle promes
se divine . Isaia però profetizzando le temporali felicità del suo
popolo , aveva intento il pensiero a maggiori avvenimenti, e pre
diceva si l'unione de' figliuoli di Dio , ch'erano dispersi ne’qual
iro canti della terra, con gli avanzi d'Israele e Giuda nel se
no della Chiesa di Gesù Cristo , siccome è avvenuto fin dal prin
cipio della predicazione del Vangelo, e più largamente avver
rå alla fine del mondo ; si la conquista e soggettamento ad
sa di molti popoli ; e si gli stupendi miracoli che Iddio farebbe
per rimuovere gl’innumerevoli impedimenti che l'inferno ed il
mondo contrapporrebbero all' adunamento e liberazione della
medesima Chiesa . I giudei primamente e poi i millenari , non
guardando all ' elocuzione profetica e figurata di questo capito
lo ed intentendolo al tutto letteralmente , lo riferirono al regno
terreno , glorioso e felicissimo del Messia, o di Gesù Cristo al
la fine del mondo; siccome se tuttavia stesse la tribù di Efraim ,
e questa avesse gelosia a Giuda e Giuda ad Efraim , e l'Orien
te fosse abitato da’ filistei, edomiti , moabiti ed ammoniti , e que
sti fossero , siccome un tempo , nemici de' giudei . Che se la par
te della profezia, in cui queste cose son dette , si vuole inten
dere figuratamente , non vediamo ragione perchè il rimanente
si debba intendere secondo la lettera , e tutta sforzatamente ab
biasi a riferire ad un regno terreno e materiale , e non al re
gno spirituale di Gesù Cristo, cioè alla Chiesa .
79) Isaia LXV . Quello che scrisse s. Girolamo intorno allo sti
le de'profeti , cioè essere le loro scritture piene di enimmi, e le
34
sentenze d'altra guisa che le voci non sonino ; cosi che ciò che
credi avere scorso agevolmente e senza intoppo , dalle seguenti
tenebre rimane oscurato ( Praef. in l . 18 in Is. ) , conviene sin
golarmente al citato capitolo d' Isaia .Parve a giudei ed a' mille
nari che vi fosse predetto più scolpitamente che altrove il lie
to regno del Messia giudaico , o quello di Gesù Cristo co' suoi
santi qui in terra , fra la prima risurrezione de' santi e la se
conda universale di tutti gli uomini: e di certo sembrerebbe co.
si , se esso venisse inteso alla grossa , e non fossero avvertite le
incongruenze e contraddizioni che ne verrebbero.Se però si pon
mente si alla natura de'beni promessi nell'antico Testamenlo ,
i quali furono da Dio contemperati all'indole carnale del suo
popolo, e si all'amorevole e sapiente discrezione dei profeti, che
parlando dei futuri beni del nuovo Testamento accomodarono
le loro parole all'intelligenza e desiderii di quelli a cui eran
mandati , non si però che questi non potessero , se la mente e
il cuor loro a ciò bastassero , levarsi al conoscimento e contem
plazione delle sublimi verità che erano come avviluppate in fi
gure basse e terrene , si vedrà che il predetto capitolo d ' Isaia
tratta della riprovazione del popolo giudaico , della chiamata dei
gentili alla Fede , della fondazione della Chiesa cristiana , e de
gl' innumerevoli beni spirituali promessi a'suoi figliuoli ed ju que
sta vita e nella futura .
* ) Ger.XXIII,3-8,24 .Nei primi versetti il Signore predice per la
bocca di Geremia l'adunamento del suo nuovo popolo , cioè del
cristiano, composto dei gentili e di parte de' giudei, sotto l'u
sato velame della liberazione dell'avanzo del suo popolo dalla
servitù di Babilonia , come è dimostrato dal versetto 5 ; Ecce dies
veniunt,dicit Dominus: et suscitabo David germen iustum:et re
gnabit rex ,et sapiens erit;et faciet iudicium ,el iustitiam in terra;
le quali parole dovendosi riferire a Gesù Cristo, non si possono
alla seconda venuta di lui ma alla prima ; giacchè non nella se
conda ma nella prima fu da Dio fallo sorgere a Davide questo
giusto germoglio , cioè quando il Figliuol suo mandalo da esso
si fece anche figliuol di Davide secondo la carne. L'ultimo poi
de citati versi (v.24) ,cioè; Si occultabitur vir in absconditis, et ego
non videbo eum , dicit Dominus ? numquid non coelum , et ter
ram ego impleo , dicit Dominus ? non ha che far nulla nè colla
fondazione della Chiesa nè col regno de' millenari;di modo che
ignoriamo per qual ragione sia stato allegalo dal sig. Ketcher .
72) Salm . XCII ( secondo la Volgata , XCI ) . Il titolo di questo
salmo, cioè , Psalmus cantici in die Sabbathi, fece credere ad
alcuni ebrei che fosse in esso profetizzato il reguo terreno del Mes
35

sia , duraturo que' mille anni che seguiranno , come essi opipa
rono, la presente elà del mondo, e furono rappresentati dalla
santificazione del sabbato : ma quel titolo non vuole dir altro
se non che il salmo era cantato solennemente nelle sacre adu
nanze del sabhato ; essendochè i salmi eran cantati nel tempio
all' ora de' sacrifizi cosi quotidiani come solenoi, ne' sabbati e
nelle feste . Nel salmo poi , con parole convenienti alla qualilà
delle pene e de' premi proposti alla gente israelitica , vien cele
brata la gloria d'Iddio per le sue opere maravigliose, la sapien
lissima provvidenza con ch' ei regge le creature , il giusto giu
dizio che fa degli empii , ed i beni spirituali onde colma i suoi
servi qui in terra e poi nel cielo eternamente.
73) Salm . C ( secondo la Volgata , XCIX ). E questo un canto
di lode e rendimento di grazie a Dio, nel quale tutti gli abitan
ti della terra ( omnis terra ) sono esortati riconoscere, rio
graziare , celebrare e benedire il Siguore, perchè la sua beni
gnità e verità sono infinite . Di ciò non viene che tutti gli uomi
ni quando che sia faranno effettivamente quello a che il salmi
sta per infiammato e santo desiderio gli chiama : 0 pure è da
dire che per le parole , Omnis terra , s'intende che essendo il
popolo di Dio e la greggia de' suoi paschi sparso per tutta la
terra , non vi ha parte di essa in cui il Signore non sia rico
nosciuto e lodato.
74) Giov . X , 16. Et alias oves habeo, quae non sunt ex hoc
ovili: et illas oportet me adducere , et vocem meam audient, et
fiet unum ovile et unus pastor ; cioè , oltre alle pecore dell'ovi
le della casa d'Israele, a cui addurre io sono mandato , ne ho
anche di alire che sono ora dell'ovile dei gentili , le quali pu
re mi convien addurre e che udita la predicazione del mio Van .
gelo crederanno, e vi sarà un solo ovile ed un sol pastore . Le
quali parole di Gesù Cristo racchiudono il medesimo conceito
che queste d'Isaia (c . 49 , v . 6) ; Et dixit: Parum est ut sis mihi
serrus ad suscitandas tribus Jacob , et faeces Israel converten
das . Ecce dedi te in lucem Gentium , ut sis salus mea usque ad
extremum terrae : e queste altre di s . Paolo ( Ephes. c . 2, v .
11-20 ); Propter quod memores estote , quod aliquando vos yen
tes in carne, qui dicimini praeputium , ab ea quae dicitur cir .
cumcisio in carne, manu facta: quia eratis illo in tempore si
ne Christo, alienati a conversatione Israel, et hospites testa
mentorum, promissionis spem non habentes, et sine Deo in hoc
mundo . Nunc autem in Christo Jesu, vos, qui aliquando era
tis longe, facti estis prope in sanguine Christi. Ipse enim esi
pax nostra , qui fecit utraque unum ; et medium parietem ma
36

ceriae solvens, inimicitias in carne sua: legem mandatorum de


cretis evacuans, ut duos condat in semetipso in unum novum
hominem , faciens pacem , et reconciliet ambos in uno corpore
Deo per crucem , interficiens inimicitias in semetipso. Et veniens
evangelizavit pacem vobis, qui longe fuistis; et pacem iis , qui
prope. Quoniam per ipsum habemus accessum ambo in uno Spi
ritu ad Patrem . Ergo iam non estis hospites, et advenae: sed
estis cives sanctorum , et domestici Dei : superaedificati super
fundamentum Apostolorum et Prophetarum ipso summo angulari
lapide Christo Jesu.Quindi non fa mestiere che , innanzi che le pa
role di Gesù Cristo abbiano effetto, i santi risorgano ed il cielo
e la terra siano rinnovati; giacchè hannolo avuto dalla fondazione
della Chiesa in qua , e l' avranno insino alla fine del mondo .
78) Apocal . XX , 7. Et cum consummati fuerint mille anni, sol
vetur satanas de carcere suo, et exibil, et seducet gentes , quae
sunt super quatuor angulos terrae, Gog, et Magog, et congre
gabit eos in praelium , quarum numerus est sicut arena maris.
A questo verso però bisognava aggiungere il 9 ; Et descendit i
gnis a Deo de caelo, et devoravit eos : et Diabolus,, qui sedu
cebat eos, missus est in stagnum ignis et sulphuris. E stato det
to di sopra come que'mille anoi toccati in questo passo di s . Gio .
vaoni significano tutto lo spazio di tempo il quale corre dalla mor
te di Gesù Cristo sino a che verrà l’Anticristo, allorché Satana
sarà sciolto , ossia gli sarà permesso da Dio di sedurre le geu
ti; la qual cosa accaderà non dopo il favoloso regno de' mille
nari, ma quando l’Anticristo travaglierà la Chiesa . Morto poi
l'Anticristo dal soffio dell'ira divina , e giunte tutte le cose al
loro termine, sarà il giudizio , ed il demonio sarà gittato nello
stagno del fuoco e del solfo.
76) Ivi, XX , 11 , 12. Et vidi thronum magnum candidum , el se
dentem super eum , a cuius conspectu fugit terra, et caelum , et
locus non est inventus eis. Et vidi mortuos magnos, et pusil
los stantes in conspectu throni, et libri aperti sunt: et alius li
ber apertus est, qui est vitae : et iudicati sunt mortui ex his,
quae scripta erant in libris, secundum opera ipsorum . Il sig .
Ketcher è d' avviso che il giudizio universale precederà la ri.
surrezione generale degli uomini, nè perciò il condanniamo;giac
che s . Agostino fu di questa opinione (De Civ . 1. 20, c . ult . ) :
noi però seguitiamo la sentenza comune, che crede quello do
ver succedere a questa , siccome è detto apertamente da s. Gio
vanni in questo luogo medesimo ; Et dedit mare mortuos, qui
in eo erant: et mors, et infernus, dederunt mortuos suos, qui
in ipsis erant: et iudicatum est de singulis secundum opera ip
37
sorum ( v . 13 ) ; il quale luogo c' insegna pure che i giusti e i
peccatori risorgeranno insieme , e tosto appresso saran giudica
ti . V. anche Daniele al c . 12, s . Matteo al c . 25 , s . Giovanni al
c. 5 e la seconda Epistola a'Corinti al c . 5.
74) I Cor . XV , 24. Deinde finis: cum tradiderit regnum Deo
et Patri, cum evacuaverit omnem principatum , et potestatem ,
et virtutem ; cioè , dopo la risurrezione sarà la fine non che del
mondo e delle cose temporali , della Chiesa o regno di Gesù Cri
sto sopra la terra : allora Cristo rimetterà ed offrirà al suo Pa .
dre la Chiesa sua al tutto santa , beata e gloriosa , ed affatto li.
bera da tutti i nemici di essa, ayendoli soggiogati pienamente
e posti sotto i propri piedi.
78) La favola del regno millenario puro , originata dall'ebrais
mo , adattata al simbolo cristiano da'cristiani giudaizzanti e da'
cattivi interpreti dell'Apocalisse di s . Giovanni e raffermata da’ fal
si carmi sibillini , non ha nessuno buon fondamento delle sante
Scritture, e , quantunque non pochi scrittori ecclesiastici antichi *)
l'avessero creduta ed insegnata , possiamo affermare che non l'ha
neppure nella tradizione della Chiesa.Non diciamo con ciò che es.
sa , quando vada scompagnata dall'errore sul differimento del
la visione di Dio insino al di del giudizio , abbia a tenersi per
eresia ; imperocchè la Chiesa non l'ha per tale sentenziata : pe
rò diciamo che essa vuol essere rigettata da ogni cattolico ed
avuta almeno per improbabile .
I COMPILATORI

*) Nel trattare dell'antico Millenarismo allermammo che s .


Ippolito non è da porre fra i chiliasti (vol.XII, p.467 e seg . ) ; ma
allora non ricordammo quello che avevamo letto del brano del
suo Commentario sopra Daniele ,stampato dal P. de Magistris ipsie.
me colla versione di quel profeta fatta da’Settanta , ed una colla
versione stessa cavato da un codice chigiano per, Vincenzo de
Regibus. Ora nel detto brano dice s . Ippolito : « E al tutto ne
cessario che si compia il numero di seimila anni pria che giun
ga il Sabbato , ossia riposo , il giorno santo in cui Dio si ripo
sò da tutte le opere sue . Il sabbato è figura ed imagine del file
turo regno de' santi , quando essi regneranno con Cristo disce
so da' cieli, come narra Giovanni nella sua Apocalisse: imperoc
chè un giorno del Signore è come mille anni. Poichè dunque in
sei giorni fece il Signore tutte le cose , bisogna che compiansi
sei mila anni : i quali non sono ancora terminati, dicendo Gio
vanni ; cinque passarono , l' uno è, cioè il sesto ; l' altro non é
ancora venuto. Per questo altro egli intende il seltimo, nel quale
sarà il riposo (in Daniel sec . Septuag ., p.99 e seg. Roina, 1772 ;» .
38

II .

De' Profeti in Francia al secolo XIX

ARTICOLO 11 *) .

I novelli Profeti del Cristianesimo sono cristiani ?

PERCIOCCI
ERCIOCCHÈ la scolta cosi miracolosamente messa dal Si
gnore Iddio sul Vaticano a guardia della Casa d'Israello , l'im
mortal Pio IX , ha dato. fiato alla tromba , per dirla col Pro
feta "), ed ha avvertito il popolo suo del nemico che viene
e delle armi insidiose che adopera %) , con maggior fidan
za ripeteremo quel che altra volta in questa stessa Raccol
ta dicemmo ®) , essere cioè la tendenza di questo secolo e
minentemente religiosa , e questa appunto i nemici della
fede cercar con ogni sforzo di trarre al loro partito.Nel se
colo scorso la Convenzione fu franca , e la sua Dea -Ragione
con tutte le sue divinità ebbero almeno il merito di nul.
la lasciar nelle ombre : la parola d'ordine data da ' pretesi
filosofi: schiacciate l' Infame, fu la norma e la molla ad
operare. Ma oggi si è troppo gentile per non parlare a tal
modo ; la tendenza religiosa del secolo lo farebbe cadere
sul capo di colui che osasse ripeter quel motto 4 ). Egli è

* ) Vedi l'art. I a p . 5 del vol . XIV di questa Raccolta.- )


Ezech. XXXIII , 7. —2) « Non è a voi certamente ignoto (diceva
il Pontefice nel Concistoro de' 17 Dicembre 1847 )che molti de'
nemici della verità cattolica in questi tempi specialmente fanno
tulli gli sforzi per uguagliare la dottrina di Cristo ai mostruosi
errori di ogni genere, o ad essa frammischiarli, macchinando
cosi di propagar sempre più l'empio sistema dell'indifferen
tismo di qualsivoglia Religione » .- ) v . l' art. I, nel vol . cit .
-4) Chi dubbioso ancora fosse di una tal verità ,esamini il popo
lo parigino velle giornale di Febbrajo ultimo . Mentre in due
giorni l'empito suo ha fatto ia pezzi un trono e rovesciato dalle
39

però che i nemici della Fede han finto di convertirsi , e can


giando linguaggio, danno degli evviva al Cristo innanzi a
numerose assemblee, fan di berretta al Cristianesimo, ma a
quello ideale da loro sognato per avere il dritto di disprezzare
il Cristianesimo reale "). Cosa singolare e ben degna di una

fondamenta tutte le istituzioni che a questo servivan di puntello,


al terzo giorno (24 Febbrajo) , cioè nell'ebbrezza della vittoria , al
comparire di una immagine del Crocifisso nel cortile delle Tui
glierie e pel Carrousel , si scovre la testa al grido di Vive le
Christ ! cui accompagna in religiosa processione alla chiesa di
s . Rocco , domanda la benedizione a quel Curato , ed ottenutala
esclama : Vive la liberté ! Vive la Religion et Pie IX ! E la vista
di un Prete in soltana che al 93 avrebbe cagionata una popolare
sommossa ,nel detto giorno 24 eccita gli uomini del popolo ,guar
diani delle barricate, a darsi la parola d'ordine: Laissez passer
ce bon citoyen - Vive la Religion ! Vivent les Prêtres (l'Ami de
la Religion 29 Fevrier, et 2 Mars , non che i Debats ed i giornali
di ogni colore di quell'epoca) . In generale poi tanto è stato il
rispetto che il popolo Parigino ha dapprincipio manifestato alla
Religione in mezzo ai grandi avvenimenti di Febbrajo ,che quel
Nunzio Apostolico non si pozè rimanere dall'attestarne la sua viva
e profonda soddisfazione al governo Provvisorio , in data de 27 di
quel mese . Nè la condotta del popolo ne'diversi ripartimenti non
fu a quella de' parigini conforine ; chè generalmente parlando,
e non senza alcune eccezioni , non si vedeva sorgere l' albero
della libertà senza esser pria benedetto, come a Parigi , dal sol
dato di Pio IX, col qual nome disegnavano il Prete cattolico .
Che se ancor non bastasse, il vedere il più grande sacro ora
tore francese , il P. Lacordaire, eletto a deputato , presentarsi al
l'Assemblea costituente in abito domenicano, e proclamar dalla
tribuna « l'abito da lui indossato essere il simbolo della frater
nità,base all'attuale repubblica francese » , e l'Assemblea anzichè
scandalezzarsi, come avvenuto sarebbe al secolo scorso , far plau
so ; questo , io diceva ,sarà un'altra certa pruova della tenden
za eminentemente religiosa del secol nostro.- ) Ai fatti da noi
riportati nel primo articolo citato aggiungiamo il seguente cui ri
ferisce l'Ami de la Religion ( 13 Janvier 1848 ); cioè che nel ban
chetto riformista tenuto a Limoges fra i toasts pronunziati ve
n'è stato uno a Gesù Cristo ! onde soggiunge : « Decidemment
40 9

epoca di confusione come la nostra ! Quelli che sono fuo .


ri del Cristianesimo, pretendono averne soli l'intelligenza :
questi vogliono introdurre un nuovo Cristianesimo , i qua
li trattano i veri cristiani da cristiani bastardi ! Non es
sendo loro riuscito di abbattere il Cristianesimo assaltan
dolo di fronte, cercano ora spiegarlo , e non v' ha dogma
cosi sacrosanto cui non traggano in senso contrario , onde
sotto il velame di una terminologia cattolica nascondono le
più empie dottrine . E per addurne un esempio , allorchè
Pietro Leroux, tra' primi novelli Profeti del Cristianesimo,
vuol riprodurre le bestemmie dello Spinosa e di Hegel , si
serve delle parole stesse del Dio Redentore, e degli Apostoli
suoi . Per tal modo la preghiera del Cristo al Padre celeste
non è più che un inno all' assoluto , a questa divinità senza
visceri, di cui la stupida vegetazione prende il posto della
Provvidenza degli Evangeli.Il Dio che riveste di lor splendore
i gigli del campo , e pasce gli uccelli dell'aria, il Dio del
la creazione del Calvario non è più che una incarnazio
ne dell'infinito nel finito , che una fuggitiva apparizione del
mondo ideale tra le miserie e le agitazioni della vita reale .
Se dunque un nuovo sistema di assalto è cominciato con
tro la rivelazione cristiana , ancora i difensori della fede è
d'uopo che cangino armi ; delle quali la più acconcia a
ferirli nel cuore a noi sembra che sia la tendenza stessa
religiosa del secolo, onde quelli abusare pretendono ; per
ciocchè ad essi che tanto teneri si infingono del Cristianesimo
per solo adulare l'inchinamento del secolo , basterà strappa
re la maschera, dimostrarli dal Cristianesimo alieni e ad esso

nous avons calomnié les communistes. Voyez plutôt cette liste


édifiante . La propriété, la famille, la liberté , l'aveu ir religieux
de l'humanité, voilà ce que les disciples de M.Leroux inscrivent
sur leur drapeau ! Jesus Christ se trouve là sans doute comme
philosophe .Marat en faisait un sans-coulotte : aujourdhui c'est un
coinmuniste et bientôt on va nous opposer l'Evangile ! »
41

avversi, perché restino svergognali, tal che dovranno co


vrirsi la faccia , come altrove , colle parole di un vero
Profeta, dicemmo ') .
Se non che come osare di tessere una novella istoria
delle variazioni di cotestoro,i quali in eterna contraddizio .
ne tra loro e con sè stessi in questo solo si accordano,nell'a
busare de dogmi del Cristianesimo ? opera saria al certo di
pazienza longanime , e di molti volumi ?) . Il perchè abbia
mo domandato a noi stessi, se fosse mai possibile sorpren.
dere questi novelli protei in qualche loro principio , il qua
le mentre per una parte fosse ammesso da tutti, essendo
per l'altra opposto a qualche fondamental dogma del Cri
stianesimo, bastasse solo metterlo a rincontro di questo , per
far cadere loro la maschera aggiustatasi di cristiani . E quie
sta pietra di paragone ne sembra essere il dogma della
Creazione.
Per fermo il dogma della Creazione è la pietra angola
re del cristiano edificio, cui se togli di mezzo , l' Ente sa
rà confuso coll' esistente , il necessario col contingente , l'in.
finito col finito , l'uno col moltiplice, la causa prima col
le cause seconde ; epperò conseguenza necessaria sarà il 10
gliere la dualità dell'ordine naturale e sovrannaturale , e
quindi la Rivelazione e la Redenzione, e spiantar l' edificio
magnifico della grazia comunque se ne volessero ritenere
i soli nomi . Or qual è l'errore che al vero della Creazio
ne si oppone ? Il Panteismo, che appunto nella confusione
dell'uno col moltiplice pone sua essenza , onde il negar la
creazione e l'essere panteista è tutto uno . Imperciocchè
due soli modi vi ha di spiegare l'esistenza ; o supporre

7) V. l'artic . I , nel vol.cit.- ?) Con questo divisamento l'ab.


Chassay professore di filosofia nel grande Seminario di Bayeux
ha pubblicato il primo volume di una sua opera intitolala: Le
Christ et l'Évangile ecc . Vedi l' Ami cit . 11 Janvier 1848 , e
questa Raccolia , vol . XIV , p . 318 .
RAC.REL . VOL.XVI. 4
42
l'Ente assoluto come Sostanza e Cagione prima, la quale
con una azione positiva e reale ma libera da principio ed
esistenza alle cause seconde , e le regge , e conserva, e que .
sta azione chiamasi creazione dal nulla; ovvero supporre
l'Ente che svolge successivamente e riduce all'atto le for
me che racchiude in sè stesso come altrettante potenze, e
procede in tale opera con un'azione generativa non crea .
tiva , e quest' azione è l'emanazione. In fatti fin da che
l'uomo si costitui in istato di scisma dal suo Creatore , egli
sostitui il fantasma dell'emanazione all'idea di creazione, e
l'emanantismo fu il primo errore nel quale caddero sin da '
tempi antichissimi le nazioni , che essendo quasi nella loro
gioventù , dalla immaginativa erano predominate, ed il lin
guaggio poetico preferivano al prosastico . L'emanantismo
fra le mani della stupida e rozza moltitudine tralignò in
politeismo, dalla cui assurdità e crescente superstizione scos
si i più savii, perseverarono nella dottrina dell'emananti .
smo, e solo la trasformarono in panteismo, cioè in un siste
ma che non differisce da quella, se non in quanto è spo
gliato da ogni velo poetico , e ridotto a forma di scienza ;
sicchè la riforma de panteisti seguì la corruzione de' po
liteisti , ma gli uni e gli altri lavorarono sul suolo comu
ne dell' émanazione. Il panteismo adunque che è la formo .
la filosofica dell'emanantismo, nato col primo scisma degli
uomini , e col primo oscuramento del vero ,principia e com
pie l'intero corso dell'errore , ed i sistemi falsi intermedii
non sono che modificazioni e trasformazioni di esso : eppe.
rò vi ha una verità unica come vi ha sostanzialmente un
solo errore . La verità è la Creazione, l'errore è il Pan .
teismo, onde, conchiude il Gioberti « il negar la creazio
ne e l' essere panteista ed eterodosso è tutto uno ') » .

?) V. Gioberti , Introduzione 1.III,c. VII , p. 360 , Brusselle 1844.


La dottrina da noi accennata è profondamente svolta dall'Auto
re in questo intero capitolo .
43
Or chi non sa che i novelli profeti del Cristianesimo in
Francia sono panteisti ? ') Negano adunque la Creazione che
è la pietra angolare del Cristianesimo , come notammo più
sopra, epperò non sono cristiani ; e loro è caduta la ma
schera . Della quale necessaria illazione si sono eglino ad
dati , onde volendo anche in questo adulare la tendenza re
ligiosa del secolo , si sono ben guardati dal rigettare il ver
bo creazione , ma si con tanta frequenza il ripetono che
diresti essere la Creazione in cima de' loro pensieri. Cou .
sin, a modo di esempio , nelle lezioni quarta e quinta si af.
faccenda a dare un'idea della creazione; ne pone una de.
finizione , a creder suo, più esatta; cerca di spiegarne il
modo adducendone una simiglianza , ed avendo conchiuso
che « Dio crea : e crea in virtù della sua potenza creatri.
ce » , finisce col dire a ' suoi discepoli « ecco o signori l'u .
niverso creato e manifestante Colui che l'ha creato %) » .
E perciocchè taluno de' cattolici si è mostrato poco soddi
sfatto della sua spiegazione dell'atto creativo , egli nella
nuova prefazione a' suoi Frammenti filosofici si sdegna con
tro tale sospetto , e proclama esser la sua dottrina quella stessa
che trovasi presso i più santi Dottori, non meno che pres
so i più grandi filosofi :) . I costui più antichi discepoli,

) Circa il Panteismo di Jouffroy, Damiron , Quinet , Michelet ,


Leroux , ed altri , delle cui profezie abbiamo poi nel primo ar
ticolo discorso, vedi Maret, Saggio sul Panteismo nelle società
moderne, Napoli 1843, per cura della società della Biblioteca
Cattolica. Specialmente poi per Lamennais leggasi l' Esquisse
d'une Philosophie, I part . , livr. 2 , ch . I , p . 110, ove di propo
sito imprende a dimostrare l'unità della sostanza; pel Panteismo
di Cousin, veggasi di proposito il Gioberti Introduz . cit., t . IV,
p. 193 e seg. c . I, delle Considerazioni sopra le dottrine reli
giose di V. Cousin . C . 2) V. Cousin , Introd . à l'hist. de la
phil. leçoo 5.- ) « Elle exprime une idée qui se trouve partout
dans les plus saints docteurs, comme daos les plus grands philo
sophes » .Vedi Fragm . phil. t . I, p . XXII.
44

Jouffroy ' ) , e Damiron ?),parlano ancora di Dio come crea .


tore di quest' ordine universale , e largitore della propria
costituzione a ciascuna creatura . Per tacere degli altri , Le
roux e Reynaud, editori della novella Enciclopedia, nell' ar
ticolo Cielo si adoprano a tutto uomo per porgere un'ag
giustata idea della creazione ,e vanno fino alle Indie per im
pronlarne da' Bramini il concetto . Ai quali nomi aggiun .
giamo quello del Professore dell'Università libera di Brus
selle , l'Ahrens, il quale pure dalla filosofia eclettica a Pa
rigi prese l'abbrivo , e divenne poscia il caldeggiatore del
razionalismo armonico di Krause , che è un pretto pan :
teismo ). Or questi ancora ti parla del mondo creato , co
munque nol voglia creato nel tempo ") . Lo stesso Lamen
nais cosi franco ed ardito amatore delle opinioni estreme,
sembra dello stesso vezzo invaghito; perciocchè ti parla del
l'azione creatrice di Dio il quale ha potuto creare, e real.
mente ha creato ! 5)
Ma che ha che fare la Creazione col panteismo ? e non
sono eglino gli attuali campioni del panteismo ? a che dun .
que si frequentemente ripetere il verbo creatore , creazio
ne , creatura ecc . ? Qui sta l'ipocrisia di cotesti novelli pro
feti rigeneratori del Cristianesimo. Non osando alzar la vi
siera e combattere, usano de' vocaboli del dogma cristia
no e ne travisano il senso . Chi v'ha tra' cristiani si roz .
zo , il quale fin dalla fanciullezza non abbia appreso dal Ca
techismo che Dio è creatore del cielo e della terra ? nega
re adunque la creazione sarebbe stato lo stesso che dichia
rarsi spiattellatamente anti- cristiani , come realmente fece .

) Cours de droit nat. leçon 2, t . I , p . 50-51.-) Essai sur


l'histoire de la philos. au XIX siècle . — ) V. Un dernier mot
à M. Ahrens par A. Tits , Louvain 1841.- ^) V.Cours de Philoso
phie fait à Paris sous les auspices du gouvernement de 1838 ,
vol . II , p . 197 . . 5) V. Discussions
critiques, p . 63 , non che
Esquisse d'une philosophie , t. III , p . 88.
43

ro i filosofi dell' empietà del secolo scorso , allorchè tante


strane ipotesi sull'origine del mondo misero in mezzo , e la
creazione dissero assurda. Ma i novelli profeti- filosofi, ere.
di dell' empietà de' loro predecessori , non già dell' ardimen .
to , anzichè negare la creazione , la predicano , ma sotto il
velame del verbo cattolico il pretto panteismo loro nascon
dono . Per fermo, creare giusta l'insegnamento di costoro
non è mica dar l'esistenza ed il principio a ciò che non era ,
vale il dire con frase metaforica creare dal nulla ; ma si
creare è trarre dalla propria sostanza ; e creazione ed emana
zione e generazione nel costoro linguaggio è tutto uno . « O
Dio, esclama Lamennais , ciò che voi create, lo tirate da
voi medesimo . il suo essere è qualche cosa del vostro
essere , la sua sustanza è qualche cosa della vostra sustan .
za ") » . « Il mondo, dice l'Ahrens, non è stato mica crea .
to nel tempo, perciocchè l'essenza del mondo è contenu
tà nell'essenza divina ? ) » . « La creazione, insegnano i re
dattori dell'Enciclopedia ? ) , è la conseguenza immediata del
l'esistenza , nè havvi momento d' intervallo tra il compiersi
la divina generazione ed il cominciare le emanazioni del
l'Essere crealore » .Ma basti per tutti i novelli profeti del
Cristianesimo discepoli dell' Ecletismo francese l'udire il lo
ro maestro e pontefice, il Cousin .Questi nella lezione quin
ta volendo dare a'suoi uditori un'idea della creazione , spen
de molte parole a confutare la definizione ordinaria cui e
gli attribuisce a ' scolastici , che cioè « creare è tirare dal
niente » , e volendo alle costoro spalle celiare « il niente ,
esclama , è una chimera , è una contraddizione , e creare dal
niente è creare da un vocabolo vuoto di senso *) » . E vo

1) V. Esquisse d'une philosophie cit . part . I , lib. II , c . 8 .-


2) V. Cours de philos. cit. vol . II , p . 197 . . 3) V. art. Ciel.
—4) Il niente è una chimera lo sappiamo bene uvi, siy .
Professore, e sel sapevano ancora gli Scolastici, i quali tanie
volte e cosi vittoriosamente han risposto al principio caniato dal
46

lendo poscia dar la sua definizione, soggiunge: « Creare è


una cosa molto poco difficile a concepirsi ; imperciocchè è
una cosa che noi facciamo ad ogni minuto : in effetto noi
creiamo ogni volta che facciamo un atto libero . . . ma con
qual cosa ? col niente ! no senza dubbio , ma col fondo
stesso di nostra esistenza » . Ed applicando questa simi .
glianza , « Dio , dice il professore,se è una causa può creare :
e se egli è una causa assoluta non può non creare ; e crean.
do l'universo non lo tira mica dal niente , egli lo tira da
sè medesimo » ; quindi conchiude « Dio crea adunque: Egli
crea in virtù di sua possanza creatrice; egli tira il mondo
non dal niente che non è, ma da sè che è l'esistenza as.
soluta -) » . Dalla quale lunga citazione apparisce che a
detto del sig . Cousin siccome noi produciamo l'atto libero
avec le fond même de nôtre existence, cosi Iddio tire de
luimeme l'universo ... ! gli emanatisti indiani non parla .
no meglio !... Per tal modo con una ammirabile alchi.

poeta Epicureo : Ex nihilo nihil, in nihilum nil posse reverti ,


principio che ha imposto a tutta l'antichità pagana ; principio
verissimo nel senso che il niente nè causa efficiente possa esse
re, nè causa materiale di alcuna cosa , ovvero che veruna cosa
possa cominciare ad esistere senza che vi sia una cagione. Ma
chi degli Scolastici lo ha preso in tal senso ? Ex nihilo degli Scola
stici è l'Eę OUH OUTOS, ex non ente de' Greci , epperò creare dal
niente, vuol dire far che abbia esistenza e principio ciò che pria
non era; or dichiarare questo un assurdo è ridicolo , perchè ex ni
hilo nihil é turpe petizione di principio.Or poichè penoso riuscireb
be al professore consultare gli Scolastici, vegga se gli piace il
Galluppi lez . 123 , tom . VI . Tanta è la prevenzione del Cousin
contro degli Scolastici che ricusa financo di riconoscere per suo
il loro Dio ! ... « Mon Dieu n'est pas, j'en conviens.
le Dieu mort de la Scholastique ( V. Fragmens phil. p . XXIX ) » .
« Mais la Scholastique (ripiglia a proposito l' Ubaghs ) c'est ici
la theologie enseignée dans les écoles catholiques; le Dieu de M.
Cousin ne serait donc pas tout a fait le Dieu des chrétiens :
c'est facheux » . V. Ubaghs, Ontolog. elem . Lovan . 1845, p . 138 ,
not . ( n ).- ) V. Introd. à l'hist, de la phil. leçon 5 .
47
mia i vocaboli nelle costoro mani cambian di significazio .
ne ; ed il contrario esprimono dal loro natio concetto , on
de la creazione esprime l'unità della sostanza ,cioè l' assur
do emanantismo e panteismo, non mica la dualità che è
la pietra fondamentale del cristiano edificio .
Or poichè siffatta trasformazione vien da coloro che in
stauratori si dicono di un'era novella pel cristianesimo , che
s' indegnano al solo sospetto di essere eglino al cristianesimo
nemici "), che spacciano la loro dottrina per quella stessa che
si trova presso i più santi Dottori; da coloro che rigetta no
la volgare metafora di creare dal nulla , come invenzione
della barbarie degli scolastici, e tale che meni ad una dottri
na circa la libertà di Dio già condannata da s . Tommaso ®) ,
ognun vede essere pregio dell'opera rivendicare a questa
voce interessante il genuino concetto , ed esaminare qual sia
il senso tradizionale cristiano della voce creazione . Che
se il risultamento sarà favorevole al senso emanatistico ,
noi che a parer loro siamo la volgar gente del cristiane
simo , confesseremo volentieri noi cristiani bastardi e loro
i veri . Ma se per lo contrario la Tradizione a cowiaciar
dal primo cristiano Adamo e dal frontespizio del libro il
più antico che prima l'accolse , fino a ' nostri giorni , darà
testimonianza a favore della volgare metafora di creare
dal nulla , nessuno non potrà contrastarci alla nostra vol
ta il diritto di conchiudere che i NOVELLI PROFETI DEL CRI
STIANESIMO NON SONO CRISTIANI :) .
CAN . AB . BARTOLOMMEO D'AVANZO

?) V.l'articolo cit . de ' Profeti in Francia ecc.-?) V. Cousin,


Fragm . phil. tom . I , p . XXI , XXI . - *) Intanlo sottoponiamo
anticipatamente alla meditazione degli avversari sedicenti Cri.
stiani la seguente definizione del Generale Concilio Laterauese,
quarto di tal nome, nell' an . 1215 : « Unum esse Creatorem o
mnium ... qui simul ab initio temporis utramque de nihilo
condidit creaturam spiritualem et corporalem , angelicam videli
cet et mundanam » .
48

VA FI E TA'

Allocuzione di Sua Santità Papa Pio IX , tenuta nel Con .


cistoro segreto de' 3 Luglio 1848 , intorno alle cose re .
ligiose della Russia

MANC ANDO di documenti certi, i quali ne manifestassero


LANCANDO
la vera condizione delle cose cattoliche in Russia ed in Po .
lonia , ci fu forza tacere per assai tempo sugli avvenimen
ti , che or funesti ed or alquanto lieti narravansi del Cat
tolicismo in quelle rimote contrade. Ma di presente sappia.
mo dalla bocca stessa di Pio , a cui la sollecitudine di tutta
la Chiesa è confidata , quali sieno le speranze e quali i li
mori di que' cattolici, sparsi in tanta ampiezza d'impero .
Quindi ci affrettiamo a dare qui , voltata anche in italia
no, l'ultima Allocuzione del Pontefice , soggiungendovi , come
furono pubblicati in Roma , gli articoli di concordato sta
tuiti tra la Santa Sede e l'Imperator delle Russie . E tor.
nerà facile ad ognuno ricavarne, che ancor molto rimane
a farsi dallo Czar per togliere i lacci , onde è legata colà
la cattolica Chiesa .
I COMPILATORI

SanctissimiDominiNostriPu Allocuzione tenuta nel Con


Divina Providentia Papae cistoro segreto de 3Luglio
IXAllocutio habita in Con 1848 dalla Santità delNo.
sistorio secreto die III Tu stroSignore Proper Divina
liï anni MDCCCXLVIII. Provvidenza PAPA NONO
VENERABILES FRATRES VENERABILI FRATELLI

ROBE noscitis , Venerabiles Benviè noto ,Venerabili Fra


Fratres, Nos de universi Do. telli , come Noi grandemente
minici gregis salute Nobis di solleciti della salvezza per di
vinitus commissa vehemcnter vino volere raccomandataci
sollicitos, vel ab ipso supremi di tutto il gregge del Signore,
Nostri Pontificatus exordio il- fin dal principio del sommo
lustria rec.mem .GregoriiXVI Nostro Pontificato, seguendo
Praedecessoris Nostri vestigia gl' illustri esempi del Nostro
49

sectantes intentissimo quidem Predecessore Gregorio XVI di


studio curas omnes cogitatio- fresca memoria , volgemmo al
nesque Nostras convertisse ad tesamente ogni cura ed ogni
sanctissimae nostrae religio pensiero Nostro ad aggiustare
nis resin amplissimisSerenissi- i negozi di nostra santissima
mi ac Potentissimi Russiarum Religione negli ampiissimi do .
Imperatoris et Poloniae Regis minii del Serenissimo e Poten
Illustris dominiis componentissimoImperator delle Russie
das .Hinc ,veluti scitis , Venera- ed Ilustre Re di Polonia.E pe
bilem Fratrem Nostrum Aloi- rò ,siccome già sapete ,demmo
sium Episcopum Portuensem , pieni poteri alNostro Venera .
S. Rufinae, ei Centumcellarum bile Frateilo Luigi Vescovo di
S. R. E. Cardinalem Lambru- Porto , S. Rufina e Civitavec .
schini sigulari pietate ,pruden- chia, della S. Romana Chiesa
tia ,doctrina ,et in ecclesiasticis Cardinale Lambruschini, per
negotiis peragendis peritia spe- sonaggio ragguardevole per
ctatum plena potestate muni- singolare pieta, prudenza ,dot
vimus , eique in tanti momen- trina e perizia in trattar le cose
ti re Adiutorem dedimus Dile della Chiesa , ed a lui in affare
ctum Filium Joannem Corbo- | di tanto rilievo assegnammo
li BussiAntistitemNostrum Do. per Coadiutore il Diletto Fi
mesticum , ut cum Nobili Viro gliuolo Giovanni Corboli Bus
Comite de Bloudoff ab ipso Se- si,Nostro Prelato Domestico ,
renissimo Principe ad Nos acciocchè colNobil uomoCon
cum liberis mandatis extra orte di Bloudoff Inviato straordi.
dinem Legalo , ac Nobili item nario spedito a Noi con libero
Viro Comite de Bouténeff eius. mandato dallo stesso Serenis
dem Principis apud Nos et simo Principe, e con l' altro
banc Apostolican Sedem Le- Nobil uomo ilConte di Bouté
gato Extraordinario et Mini . neff, Ambasciadore Straordi
stro Plenipotentiario de variis , nario e Ministro Plenipotenzia
maximisque Ecclesiae in va. rio di quel Principe presso Noi
stissimo illo Imperio rebus tra- e quesi Apostolica Sede , co
ctationem susciperet , quo Nos minciasse le trattative intorno
facilius et catholicae religioa'varii e importantissimi affa
nis statum illic in meliorem ri della Chiesa in quel vastis
conditionem adducere, et disimo Impero , e cosi Noi più
lectarum illarum ovium salu- agevolmente potessimo far più
ti consulere possemus.Jam ve prospera la condizione della
ro hodierno die Vobis annun- religion cattolica colà , e prov .
tiamus quos fructus, Deo be- vedere alla salvezza di quelle
ne iuvante , sollicitudincs cu dilette pecorelle . Pertanto Vi
50

raeque Nostrae in tanto Catho | facciamo oggi manifesto qua'


licae Ecclesiae negotio siut frulli, aiutandoci Dio , le sol.
consequutae .Ac primum sum- lecitudini e cure nostre banuo
mam animi Nostri consolatio prodotti in affare si importan
nem Vobiscum partimur, Ve- te della Cattolica Chiesa . E in .
nerabiles Fratres, quod in hoc nanzi tutto ,dividiam con Voi ,
ipso Consistorio nonnullas in o Venerabili Fratelli, la som
illo Imperio latini ritus Eccle- ma letizia dell'aniino Nostro,
sias diuturna viduitate misere perchè in questo medesimo
afflictas recreare , easque ido- Concistoro possiamo consola
neis Pastoribus concredere va. re alcune Chiese di rito latino
lemus , et quamprimum alias in quell' Impero ,miseramente
quoque tum in Imperio ipso , afflitte per lunga vedovanza ,
tum in Poloniae Regno diu va affidandole a idonei Pastori , e
cantes,Ecclesias suis Antistiti al più presto potremo dare ad
bus instruere poterimus, qui altre Chiese da lungo tempo
commissum sibi gregem ad sa vacanti e in quello stesso Im
lutis semnitam deducere con- pero e nel Regoo di Polonia i
tendant . Constitutum autem propri Vescovi, i qualisi ado
est , ut in urbe Chersoneso no perino a guidare nella via della
va erigatur Episcopalis Sedes, salvezza il gregge alla loro cu .
quae suum habeat Canonico- ra affidato . È stato poi statui .
rum Collegium ,etSeminarium to , che si fondi nella città di
ad Concilii Tridentini normam , Kherson un'altra sede vesco
ac Suffraganeum in Civitate vile ,la quale abbia il suo Col
Saratovia ;utquesex aliae Dioe- legio di Canonici e il Semina
ceses latini item ritus in illo rio secondo le regole del Con
Imperio iam existentes novis cilio Tridentino, con un Suf
circumscribantur limitibus , fraganeo nella città diSaralov ;
quemadmodum clare aperte e che altre sei Diocesi anche
que cognoscetis ex Apostolicis di rito latino , le quali già era
Litteris, quas hac super re , ut no in quell'Impero, siano da
moris est, edi mandavimus. nuovi termini circoscritte ,sic
Quod enim attinet ad Dioece come chiaro ed aperto rileve .
ses in Poloniae Regno sitas, ręte dalle Lettere Apostoliche,
nullam illae immutationem che intorno a ciò , com 'è co
patiuntur, propterea quod sta- stume , facemmo stampare .
tutum fuit, Apostolicas Lille. Quanto poi alle Diocesi poste
ras a fel. rec. Pio VII Deces- nel Regno di Polonia ,esse non
sore Nostro die trigesima Ju- soggiacciono a iulamento di
nii anni millesimi octingente- sorta, essendo stato stabilito ,
simi decimi octavi editas esse doversi mantenere in vigore
51

servandas . Omni quidem stu- le Letlere Apostoliche date a'


dio curavimus, utEpiscopis in trenta Giugno dell'anno mil
suisDioecesibus integra sit ec- le ottocento diciotto dal No
clesiasticarum rerum procu- stro Predecessore Pio Vil di
ratio , quo ipsi pro pastoralis felice ricordanza . Ponemmo
muneris debito et Catholicam ogni cura , affinchè sia libera
Fidem tueri , et ecclesiasticam per i Vescovi l'amministrazio
disciplinam fovere, et Fideles ne delle cose ecclesiastiche
ad religionem et pietatem for- nelle loro Diocesi,onde secon
mare , eorumque mores contido il debito del loro ufficio pa
nere, et iuvenes ac praesertim storale possano e difendere la .
illos, qui in sortem Domini vo- Cattolica Fede , e mantenere
cati sunt, ex sapientissimis ae. la disciplina ecclesiastica , e in
que ac providentissimis Tri. formare i Fedeli alla religione
dentinae Synodi praescriptis e alla pietà ,e infrenarne il co
ad omnem virtutem mature stume ; ed i giovani,soprattutto
fingere, rebusque optimis in- quelli che son chiamati nella
stituere,sanisque doctrinis im sorte del Signore, possano da
buere, et Ecclesiasticam Aca loro venir maluramente edu
demiam moderari, eique seducati ad ogni genere di virtù ,
lo advigilare possint. Cum au secondo isapientissimie prov
tem in illo Imperio quampluri . vidissimi decreti del Concilio
mi diversorum rituum Catholi- diTrento , non che ammaestra
ci existant,nemocerte ignorat , ti nelle ottime discipline e im .
eosdem , dum proprio sui ritus bevuti di sane dottrine ; e in
Episcopo careant,ad LatiniAnfine possano regolare l'Acca
tistitis iurisdictionem pertine- demia Ecclesiastica e allesa
re, a quo et a presbyteris ab mente averle l'occhio .Essendo
ipso probatis illi et divina sa poi in quell'Impero moltissimi
cramenta, et spiritualia subsi- cattolici di differenti riti , niu
dia excipiant oportet . Itaque no certamente ignora ,che que.
cum in Cainenecensi Dioecesi , sti mancando del proprio Ve
nec non in novaDioecesiCher scovo del rito loro, son sotto
sonensi magnus sit Armenio- posti alla giurisdizione delVe.
rum Catholicorum numerus, scovoLatino, dalquale non che
qui Catholico proprii ritus An- da’sacerdoti da lui approvati è
tistite orbati sunt, haud omisi mestieri che ricevano cosi i
mus spiritualibus illorum indi- santi Sacramenti , comegliaiu
gentiis peculiari aliqua ratio. ti spirituali. Intanto essendovi
ne prospicere. Siquidem san- gran numero di Armeni Catto
citum est, ut non solum illis lici nella Diocesi di Kaminiech
aptentur quae in capite nono e nella nuovadiKherson i quali
32

Concilii Lateranensis quarti son privi di un Pastore Catto .


praescripta sunt , donec suum lico del proprio rito , non tra
non habuerint Episcopum ,ve lasciammo di provvedere in
rum etiam ut iidem Antistites qualche special modo a' loro
Camenecensis et Chersonensis spirituali bisogni.Infatti è sta
Armeniorum clericorum nu - to stabilito, che non solamente
merum statuant , qui in sua Se si adatti a costoro ciò ch'è co
minaria excipi, ibique a catho- mandato nel capo nono del
lico Armenio Presbytero sedu - Concilio Lateranese quarto ,in .
lo institui debent . sino a che non abbiano un Ve .
scovo proprio , ma anche che i
medesimi Vescovi di Kami .
niech e diKherson stabiliscano
un numero di cherici Armeni ,
i quali debbon essere ricevuti
ne ' loro Seminarii , ed ivi at .
tentamente esser educati da un
Sacerdote pure Armeno .
Atquesingula commemorare Lasciamo di ricordare tutte
praetermittimus quae plenius quelle cose , cui meglio cono
perspicere poteritis in variis scer potrete ne' varii articoli
Conventi articulis, quos una del Concordato , iqualistimam
cum hac Nostra Allocutione in mo dover pubblicare insieme
lucem edendos existimavimus. con la présente Nostra Allocu
Quos quidem articulos Nobis zione . Questi articoli Noi di .
probari declaravimus, ante chiarammo approvare , pria
quam Potentissimus Russia - chè il Potentissimo Imperato
rum Imperator et PoloniaeRex re delle Russie e Re di Polonia
sibi illos acceptos esse signifi. assicurasse che li acceltava ,
caret, quandoquidem de pro- perciocchè resi certi del pro
na ac benevola ipsius Serenis. clive e benevolo volere di quel
simi Principis voluntate certio Serenissimo Principe,non po
res facti dubitare non potera- tevamo dubitare ch ' Egli non
mus, quin Ipse illos suo quo vi prestasse il suo consenso ,
que consensu muniret , quem- siccome ci rallegriamo che
admodum re quidem vera eve cosi veramente sia accaduto .
nisse laetamur .
Habetis Venerabiles Fratres Ecco , Venerabili Fratelli , ció
quid pro Catholicae Ecclesiae che per Noi si è cominciato e
rebus in Russiacolmperio com fatto, a fin di aggiustar le co .
ponendis inceptum actumque se della Chiesa Cattolica nel
a Nobis fuerit. Multa quidem l'Impero Russo .Certo che mol
53

alia et maximi sane momenti le altre cose , e per verità di


ad optatum exitum adducenda sommo momento, restano tut
supersunt, quae a Plenipotentora a condursi al desiderato
tiariis in tractatione perfici termine,le quali non potettero
haud potuere ,acNos vehemen finire nelle negoziazioni i Ple
tissime sollicitant et angunt, nipotenziarii , ed ora fuor di
cum ad Ecclesiae libertatem , modo Ci angustiano e tribola
iura , rationes, et ad illorum no , perchè troppo riguardano
Fidelium salutem summopere la libertà, i diritti e le ragio
pertineant . Etenim hic loqui- ni della Chiesa , e la salute di
mur , Venerabiles Fratres, de que' Fedeli . Noi intendiamo
vera etplena libertate illis Fide- qui parlare, Venerabili Fra
libus tribuenda ,ut in rebus ad telli,della vera e piena libertà
religionem spectantibus cum che deve concedersi a que'fe
hacApostolicaSede catholicae deli , acciocchè nelle cose spet
unitatis et veritatis centro ,om- tanti alla Religione possano
niumque Fidelium matre ac senza alcun ostacolo comuni.
magistra , sine ulloimpedimen- car con questa Apostolica Sede
to communicare possint : et centro della cattolica unità e
quantus in hac re sit animiNo. verità , e madre e maestra di
stridolor quisque vel facile in tutti i Fedeli.Or quanto sia il
telligit ex iteratis reclamatio dolore dell'animo Nostro per
nibus quas variis temporibus una tal cosa , di leggieri ognu
haecApostolica Sedes,ob hanc no comprende da' ripetuti re
liberamFidelium communica- clami , che in diversi tempi non
tionem agere numquam inter- mai lasciò difare questa Sede
misit , etiam circa alias regio . Apostolica , per una così fatta
nes , ubi communicatio ipsa comunicazione de' Fedeli,an
cum non levi animarum detri- che per altri paesi , dove que
mento in nonnullis religionis | sta con non lieve danno delle
negotiis impeditur. Loquimur anime viene in certi affari di
de bonis Clero restituendis ; lo- religione impedita . Intendia
quimur de laica persona per mo parlare de’beniche debbo.
Gubernium electa ab Episco- no restituirsi al Clero ; inten
porumConsistoriis amovenda, diam parlare diquel laicoscel
ut Episcopi in huiusmodi con- to dal Governo , che deesi al
ventibus ompi libertate fruan- lontanare da Concistori de'Ve
tur; loquimur de lege , qua ibi scovi,acciocchè siano essi af
mixta coniugia uti valida non fatto liberi in queste loro adu
agnoscuntur, nisi postquam nanze ; intendiam parlare di
noptiis ipsis acatholicus Pre- quella legge, onde colà non so
shyter Graeco - Russus benedi . / no riconosciuti validi i matri
54

xerit; loquimur de libertate, moni misti , se non quando li


qua Catholici pollere debent abbia benedettiil prete scisma
ut matrimoniales eorum cau tico Greco -Russo ; intendiam
sae in mixtis coniugiis a catho parlare della libertà , di che
lico Tribunali ecclesiastico hanno a godere i Cattolici,ac
expendantur et iudicentur; lo- ciocchè le loro cause riguar.
quimur de variis legibus ibi edi . danti i matrimoni misti siano
tis,quibus et religiosae profes discusse e giudicate dal catto .
sionis aetas fuit praefioita , et lico Tribunale ecclesiastico ;
scholae in Religiosorum Ordi . intendiam finalmente parlare
num familiis sunt penitus sub di diverse leggi colà pubblica.
latae, et Provinciales Mode- te , per le quali fu limitata l'età
ratores ompino amoti , et con- per la professione religiosa ,
versio ad catholicam religio vennero pressochè tolte di mez .
nem praepedita atque interdi . zo le scuole dalle famiglie de
cta. Atque ingens Nos quoque gli Ordini Religiosi, levati as
urget sollicitudo de toi carissolutamente i PrepostiProvin
simis Nobis filiis inclytae Ru- ciali , ed impedito e vietato il
thenae nationis , qui (proh do- convertirsi alla cattolica reli
lor !) ob infandam , et numquam gione . Oltrachè siamo gran .
satis lugendam quorumdam demente angustiati per i tanti
Antistitum ab hac Romana Ec- a Noi carissimi figliuoli della
clesia defectionem per vastis- nazione Rutena , i quali ( ahi
simas illas regiones miseran dolore! ) a cagion dell'orribile
dum in modum dispersi in lu- e non mai abbastanza deplo
ctuosissima sane conditione, rabil separazione dialcuniVe
et summo aeternae salutis dis- scovi da questa RomanaChie.
crimine versantur, cum ca- sa, vagano dispersi per quelle
reant propriis catholicis Epi- vastissime regioni in modo
scopis qni illos regere , et ad compassionevole ed in una la
salutaria pascua , atque ad iu- grimevolissima condizionecon
stitiae semitas ducere, et spi- sommo pericolo di loro eterna
ritualibus auxiliis roborare ,at. salute . Perché son privi de'
que ab inimicorum hominum propri Vescovi cattolici,i quali
fallaciis fraudibus insidiis de possano governarli , menarli
fendere possint. Quae sane oma' pascoli di salvezza e sulla
nia ita animo Nostro penitus via della giustizia , fortificarli
haerent infixa ,ut cum Dei gra- con spirituali aiuti,e difenderli
tia nullam sollicitudinis stu- dalle astuzie e dalle frodi de'
diique partem omissuri simus, nemici.Le quali tutte cose ab
quo tam gravibus Ecclesiae biamo cosi profondamente
sanctae rebus occurrere valea scolpite nell'animo Nostro ,che
53

mus . Neque animum despon- con la grazia diDio niente la


demus. Namque idem Nobilis sceremo intentato per recare
Vir Comes de Bloudoff ex hac aiuto a si gravi negozi della
urbe decedens Petropolim re. santa Chiesa .Nè ci perdiam di
diturus lucentissimis verbis speranza ; conciossiachè il me .
Nobis est pollicitus , se ad Im - desimo Nobil uomo Conte di
perialem et Regiam Maiesta Bloudoff, movendo da questa
tem Suam Nostra desideria et città per Pietroburgo apertis
expostulationes esse delatu- simamente promiseci, che a
rum , ac de illis magna saltem vrebbe esposto alla Imperiale
ex parte curam habiturum , et e Real Maestà Sua i nostri de
coram ea omnia declaraturum , siderii e domande , che avreb
quae absens haud facile expli- be di essi almeno in gran par
care potuisset . te avuto pensiero , e faccia a
faccia avrebbe dichiarato tutte
quelle cose che da lungi non
avrebbe potuto facilmente spie .
1 gare .
eli Nuper autem summa animi Testè poi con somma gioia
Nostri laetitia cognovimus , dell' animo Nostro sapemmo ,
nti ipsum Serenissimum Princi aver quelSerenissimo Principe
ella pem consensisse , ut novus consentito , che il novello Ve
Chersonensis Episcopus alte- scovo di Kherson abbia avche
rum quoqueSuffraganeum ha- un altro Suffraganeo; e inoltre
beat; atque insuper ut matri. che le cause matrimoniali ed
mooiales et aliae ecclesiasti- altre ecclesiastiche,le quali in
Chie cae causae tum in Russiarum seguito dovranno trattarsi sia

pelle Imperio , tum in Poloniae Re- nell'Impero delle Russie, sia


vode gno in posterum agendae ,post nel Regno di Polonia, dopo la
salt primam sententiam a proprio prima sentenza emanata dal
Teat Ordinario latam , in secundo rispettivo Ordinario , siano in
terna iurisdictionis gradu vel ad cu- viate nel secondo grado di
ride iusque Metropolitae Tribunal giurisdizione o al Tribunale
ut moris est , vel siab ipso Me- di ciascun Metropolitano, co.
earli tropolitano in prima instan- m'è solito , oppure, se dal Me
sulla tia iudicatae fuerint, ad vici- tropolitano fossero state in
licarli niorem deducanturEpiscopum prima istanza giudicate , al
oderi peculiaribus in id facultatibus Vescovo più vicino, che sarà
dide' ad congruum tempus duratu- per questo fornito dall’Aposto .
se ah ris ab hac Apostolica Sede in- lica Sede di facoltà speciali da
mente struendum ; ac denique ut in durare per un tempo conve .
10,che ulterioribus appellationibus niente ;e finalmente che negli
56
omnes caedem causae adipsam ulteriori appelli tutte queste
Apostolicam Sedem in hac al . cause vengano riferite alla stes
ma Urbe deſerantur. Neque sa Apostolica Sede in quest'al.
minori certe gaudio ex recen ma Città . Nè certamente con
tibus nuntiis , qui ab illa Impe minor letizia conoscemmo dal
riali etRegia Aula ad Nos per le ultime notizie che da quella
venerunt, accepimus, eundem Imperiale e Regia Corte ne
Serenissimum Principem in a- giunsero,attendere seriamente
liis quoque commemoratis ne lo stesso Serenissimo Principe
gotiis serio se occupare, ac anche alle altre cose da Noi
porro spem affulgere fore , ut ricordate,ed esserci veramen
illa felici exitu conficiantur.I. te speranza che siano condotte
taque maiori spe sustentamur a felice riuscimento . Quindi
fore, ut ipse Serenissimus ac concepiamo maggioresperan
Potentissimus Princeps pro za che il medesimo Serenissi
Sua aequitate, iustitia, pruden- moePotentissimoPrincipecon
tia atque excelsi animi magni- la Sua equità , giustizia, pru- .
tudine iustissimis Nostris de denza e magnanimità voglia
sideriis ac postulationibus ob- secondare i giustissimi Nostri
secundet, quo Vobis quampri- desiderii e domande, affinchè
mum anountiare possimus om possiamo quanto prima an
nia quaeque ad CatholicamEc- nunziarvi che ogni affare ri
clesiam in illis dominiis perti- guardante la Cattolica Chiesa
nentia ad optatissimum exi- in que'dominii è stato condot
tum adducta fuisse . to felicemente a termine .
Et quoniam deploranda Ru E poichè la deplorabile con
thenorum conditio paternum dizione de' Ruteni immensa
animum Nostrum vel maxime mente crucia ed affligge il pa
excruciat atque sollicitat, id- terno animo Nostro , novella
circo iterum iterumque profi- mente dichiariamo , che per
temur, Nos pro Apostolici No. dovere del Nostro Apostolico
stri ministerii officio nihil in- ministero non mai tralascere
tentaturn umquam esse reli- mo alcun espediente,onde ve
cluros , ut tot tantisque spiri- nire opportunamente in aiuto
tualibus illorum indigentiis op- di tali e tante loro spirituali
portuna ratione subvenire va . miserie . Ma mentre confidia .
leamus. Dum autem ea spe ni- mo, che i Sacerdoti Latini con
limur fore, ut Latini Presby. singolar cura e attenzione si
teri summa cura et industria adoperino di prestare a que'li
carissimis illis filiis spiritualia glicoli carissimi gli spirituali
subsidia praebere contendant, aiuti , con intimo affetto del
ipsos Ruthenos intimo Nostri cuor Nostro affettuosissima
57

cordis affectu in Domino a mente e caldissimamente esor


mantissime ac studiosissime tiamo e ammoniamoi medesi.
hortamur monemus , ut in Ca - mi Ruteni,perchè fermi ed im .
tholicae Ecclesiae unitate sta moti rimangano nell'unità del
biles atque immoti persistant; la Chiesa Cattolica , e se da es
ac si ab ea exciderint, ad a - sa sonosi separati,ritornino in
mantissimae matris sinum re- seno della madre affettuosissi
deant , atque ad Nos confu- ma , e ricorrano a Noi, che con
giant, qui Deo bene iuvante l'aiuto di Dio siamo apparec
parati sumus ad ea omnia prae- chiati a far lutto ciò che con
standa, quae ad aeternam eo - j duce alla loro eterna salvezza .
rum salutem conducant.
Interim vero ne desinamus Frattanto non cessiamo mai ,
unquam ,Venerabiles Fratres , VenerabiliFratelli, di pregare
enixis humilibusque precibus e supplicare con calde ed u .
clementissimum bonorumom. mili orazioni Iddio clementis
nium largitorem Deum orare simo donator di tutti i beni ,
et obsecrare , ut in abundantia perchè si degoi esser propizio
divinae suae gratiae Nostris nell'abbondanza della divina
curis, studiis , consiliis propi- sua grazia alle nostre cure , pre .
tius adesse dignetur , quae ad mure e consigli,i quali unica
spiritualem omnium fidelium mente riguardano il profitto
utilitatem , atque ad sanctissi . spirituale di tutti i fedeli, e il
mae suae religionis bonum et bene e l'incremento della san
incrementui unice spectant , tissima sua Religione , in cui è
in qua tutissimum etiam ac so- riposto anche il saldissimo e
lidissimum Regnorum et puc fermissimo sostegno de'Regni
blicae Populorum tranquillita e della tranquillità e prosperi.
tis et prosperitatis praesidium tà pubblica delle Nazioni.
est collocatuin .
01703100cco

Articoli di Concordato fermati dalla Santa Sede


con l' Imperator delle Russie
ARTICLES CONVENUS ARTICVLI DE QUIBVS
CONVENT VM EST

Les soussignés Plénipoten- Suesca


UBSCRIPT ] I Plenipotentia .
tiaires du Saint Siege et de Sa rii S. Sedis , et Maiestatis
Majesté l'Empereur de toutes Suae Imperatoris Russia .
les Roussies, Roi de Pologne , rum , Poloniae Regis, post
après avoir échangé leurs quam eorum libera mandata
Rac . Rel . VOL.XVI. 5
58

Plein -pouvoirs respectifs , ont invicem permutaverint, plu


discuté et examiné dans plu- ribus in sessionibus varia
sieurs réunions les divers considerarunt et perpende
points de la négociation com runt capila tractationis eo
mise à leurs soins . Ayant ob- rum curis commissae: et cum
tenu un resultat sur plusieurs super pluribushuiusmodica
de ces points , tandis qu 'il en pitibus finem aliquem asse
reste d'autres sur lesquels on quuti fuerint, et alia restent
attendencore un arrangement, adhuc componenda , super
et sur les quels les Plénipoten- quibus iidem Plenipotentia .
tiaires de Sa Majesté l'Empe . ri Maiestatis Suae Impera
reur s'engagent à appeler de toris spondent,se omnem Gu
nouveau toute l'attention de bernii sui considerationem
leurGouvernement;on est con- esse revocaturos, conventum
reou des deux parts qu'en se est ex ulraque parte, ut fir
reservant de formuler dans un ma remanente conditione re .
& cte séparé les points qni for- digendiin actu separato ca
meront l'objet d'explications pita, quae novis disquisitio
et négociations ultérieures en- nibus, ac tractationibus in
tre le Ministère du Saint Sié . ter S. Sedis Administros et
ge et l' Envoyé de Sa Majesté Maiestatis Suae Imperialis
Impériale à Rome, on fixerait Legatum in hac urbe male
dans le présent Protocole le riam suppeditabunt , desi
souvenir des resultats aux gnentur in praesenti pacto
quels on est arrivé, et qui de rum summa ,res quae huc us
ces négociations ultérieures que constitutae sunt, quae
altendent leur complément. que post huiusmodi ulterio
Par conséquent dans les séan res tractationes inceptam ne
ces du 19 , 22 et 25 Juin , et 1 gotiationem perficient. Quo
Juillet, on les a formulés dans circa in Sessionibus dierum
les Articles suivans. 19 , 22 , et 25 Junii , et 1 Ju
lii redacti sunt articuli se
quentes:
1. Le nombre des Diocèses 1. In Russiarum Imperio se.
Catholiques -romains dans 1 ptem staluuntur Dioeceses
Empire de Russie est fixé à | Catholicae Romanae :Archie .
sept: un Archevêché et six Episcopatus unus , Episcopa
vêchés, savoir : tus sex , nempe:
1. L'Archidiocèse de Mohi . 1. Archidioecesis Mohilo .
low embrassant toutes les par- wiensis amplectens omnes
ties de l'Empire qui n'entrent Imperii partes, quaenon con
pas dans les six Diocèses ci- tinentur in sex Dioecesibus
39
dessous nommés ;le Grand Du infra nominatis ; Magnus
ché de Finlande y est égale . Finlandiae Ducatus in ea
ment compris . pariter continetur.
2. Le Diocèse de Vilna com 2. DioecesisWilnensis com
prenant les Gouvernemens de plectens Gubernia Wilnae,et
Viloa et Grodno tels qu'ils Grodnicum iis limitibus, qui
sont actuellement délimités. bus in praesens circumscri.
buntur.
3. Le Diocèse de Telsce ou 3. Dioecesis Telscae, seu
Samogitie comprenantle Gou - Samogitiensis complectens
vernement de Courlande et GuberniaCurlandiae , etKow .
celuidekovno,tels qu'ils sont ni intra limites ,quibus nunc
délimités actuellement. praefiniuntur.
4. Le Diocèse de Minsk com 4. Dioecesis Minscensis com.
prenant le Gouvernement de plectensGubernium Minscae
Minsk dans ses limites actuel. cum suis hodiernis limilibus.
les .
5. Le Diocèse de Loutzk et 3. Dioecesis Luceorina, et
Zitomir composé des Gouver- Zytomeriensis constans Gu
nemens de Kiew et de Volhy- berniis Kieviae, et Voliniae
nie dans leur limites actuelles . cum suis hodiernis limitibus.
6. Le Diocèse de Kaménieck 6. Dioecesis Camenecensis
comprenant le Gouvernement complectens Gubernium Po
de Podolie dans ses limites ac- doliae cum suis praesentibus
tuelles. finibus .
7. Le nouveau Diocèse de 7. Nova Dioecesis Cherso .
Kherson composé de la provin - nensis , quae constat Pro
ce de Bessarabie , des Gouver- vincia Bessarabiae, Guber .
nemens de Kherson, d' Ekate. niis Chersonesi, Ekaterino.
rinoslaw , de Saratoff, de Taustaw , Tauridis, Saratoviae
ride , et d' Astrakhan , et des et Astracani, et regionibus
contrées situées dansle Gou positis in generali Gubernio
vernement général du Cau - Caucasi.
case .
II . Là Bulle de circonscri . II . Apostolicae Litterae sub
ption fixera l'étendue et les Plumbo statuent amplitudi
limites des Diocèses telles que nem , et limites Dioecesium
elles sont indiquées dans l'Ar. veluti in praecedenti articu
ticle précédent. lo indicantur .
Les Décrêts d'éxécution con Decreta exsecutionis com.
tiendront le dévombrement et plectentur numerum , et nomi
la dénomination des paroisses | nationem Paroeciarum cuius
60

de chaque Diocèse . Ils seront que Dioecesis , ac Sanetae


soumis à la sanction du Saint Sedis sanctioni subjicientur .
Siege .
III. Le nombre des Suffra III. Numerus Suffraganea .
ganéats institués par la Bul.tuum , qui Apostolicis Litte
le du Pape Pie VI de l'année ris Pii VI anno 1798 sud
1798 dans les six anciens dio . Plumbo datis statuti sunt, ing
ceses est maintenu . sex veteribus Dioecesibus ser
vatur.
IV . A' Saratoff il y aura un IV . In urbe Saratowia erit
Suffraganéat du nouvel Erê Suffraganeatus novi Episco .
ché de Kherson . patus Chersonensis.
V. L'Evêque de Kherson V. Episcopus Chersonensis
jouira d'un traitement de4480 annuumhabebit censum qua
roubles argent . Son Suffragant tuormillium quadrigentorum
recevra un traitement égal à octoginta rublorum argenteo
celui des autres Evêques Suf. rum . Eius Suffraganeus ea
fragants de l'Empire , savoir dem fruelur dote , qua alii E
2000 roubles argent . piscopiSuffraganei in Impe
rio potiuntur ,scilicet bismil.
le rublorum argenteorum .
VI . Le Cbapitre cathédral VI . Capitulum Cathedralis
de Kherson sera composé de Ecclesiae Chersonensis no
nenf membres, savoir:(a ) deux vem constabit ecclesiasticis
Prelats ou Dignitaires, le Pré. Viris nempe :( a)duobus Prae
vôt, et l' Archidiacre , ( 6) qua. sulibus seu Dignitatibus Prae
tre Chanoines , dont trois exer- posito , et Archidiacono : (b)
ceront les fonctions de Théo- quatuor Canonicis , quorum
logien , de Pénitencier et de tres Theologi,Poenitentiarii,
Curé et ( c ) trois Mansionnai- et Parochi muneribus fun
res ou Bénéficiers. gentur: et (c) tribus Mansio .
nariis seu Beneficiariis.
VII . Il y aura dans le nou VII. In novo Chersonensi E.
vei Evêché de Kherson un Sépiscopatu erit Dioecesanum
minaire Diocésain : 15 à 25 Seminarium : ibi quindecim
elèves y seront entretenus aux usque ad vigintiquinque Alu
frais du Gouvernement commni alentur Guberniż impen .
me les boursiers des autres diis, veluti qui in aliis Semi
Séminaires . nariis pensione fruuntur.
VIII . En attendant la nomi VIII . Donec Episcopus Ca.
nation d'un Evêque Catholi- tholicus Armenii ritus nomi
que du rit Arménien , on pour nabitur, spiritualibus Arme
61
voira aux besoins spirituels niorum Catholicorum in Dice.
des Arméniens Catholiques, cesibus praesertim Cherso .
résidant principalement dans nensi et Camenecensi degen .
les Diocèses de Kherson et de tium necessitatibus consule.
Kainénieck en leur appliquant tur ,iis aptando regulas Cap .
les dispositions du 99 du Con 9 Concilii Lateranensis an .
cile de Latran de 1215 . 1215 .
IX . Les Evêques de Kamé . IX . Episcopi Camenecensis
nieck et de Kherson auront à et Chersonensis stallent nib
déterminer le nombre des merum Clericorum ármenio
Clercs arméniens catholiques , rum catholicorum , qui in eo .
qui doit être .entrelenu aux rum Seminariis Gubernii im .
frais du Gouvernement dans pendiis alidebent. In unoquo .
leurs Séminaires respectifs. Il que ex dictis Seminariis ade .
y aura dans chacun de ces rit Presbyter Arinenius ca.
Séminaires un prêtre armé. tholicus , ut alumnos Arme
nien catholique pour instruire nios proprij ritus caerimo .
les elèves de ce rit dans les niis eruiliat.
cérémonies de leur culle .
X. Toutes les fois que les X. Quoties spirituales Ca
besoins spirituels des Catholi . tholicorum Romanorum et fi.
ques-romains et Arméniens du moniorum novi Episcopatus
nouvel Evêché de Kherson Chersonensis necessitales po .
pourront l'exiger, I Evéque s'ulaverint,Episcopus prie
en outre des inoyens employés ler modos huc usque adhibi.
jusqu' ici pour subvenir à ces tos,ut huiusmodi occurratur
besoins enverra des prêtres en necessitatibus, ob hanc cars
tournée exprès pour cel objet: sam Presbyterorum expedi
et le Gouvernement linperial tionibus seu missionibus ule .
accordera les soinines néces- tur, et Imperiale Gubernium
saires à leur voyage et à leur cam pecuniae vim suppedita .
entretien . bit, quae illorum itineri, et
victui fueril necessaria .
XI . Le nombre des Dioceses XI . Dioecesium numerus in
dans le Royaume de Pologne Poloniae Regno servaturque.
reste tel qu'il a été fixé par la inadmodum praefinitus fuit
Bulle du Pape Pie VH en date in Apostolicis Lilteris Piil'll
du 30 Juin 1818. Rien n'est diei 30 Junii anni 1818.Ni.
changé au nombre et à la dé hil immutatur quod ad nii
nomination des Suffraganeats merum , et denominationem
existans dans ces Dioceses. Suffraganealuum harunn2
Dioecesium pertinet.
62

XII . La désignation des Eve . XII . Designatio Episcopo .


ques pour les Diocèses et les rum pro Dioecesibus, et pro
Suffraganéats de l'Empire de Suffraguneatibus Imperii
Russie et du Royaume de Po Russiaruin et PoloniaeRegni
logoe aura lieu chaque fois per singulas vices locum ha
d ' après un concert préalable bebit, consiliis ante habitis
entre l'Empereur et le Saint inter Imperatorem et S. Se .
Siége . L'institution canoni- dem .Institutio canonicaipsis
que leur sera accordée par Sa a Romano Pontifice dabitur
Sainteté dans les formes ordi- | iuxta consuetum morem .
naires.
XIII . L'Evêque est seul juge XIII . Episcopus est solus
et administrateur des affaires iudex et administrator nego
ecclesiastiques de son Diocèse , liorum ecclesiasticorum suae
sauf sa dépendance canonique Dioecesis, salva tamen sub
du SaintSiege iectione canonica SanctaeA.
postolicae Sedi debila .
XIV . Au nombre des affai. XIV . Negotia , quae antea
res qui doivent être préalable . subjici debent deliberationi
ment soumises aux délibéra- bus Consistorii Dioecesani ,
tions du Consistoire Diocesain sunt
sont:
J. Concernant les Ecclesia . | 1. De VirisEcclesiasticis Dioe .
stiques du Diocèse cesis
(a) Les affaires disciplinai (a ) Negotia ad disciplinam
res en général ( toutefois celles generatim pertinentia ( ea ta
moins importantes, qui n'en- men minoris momenti, quae
trainent que des peines légè . leves secum trahant poenas,
res, moindres, que la destitu- destitutione , vel detentione
tion , ou une détention plus ou plus minus diuturna mino
moins prolongée, sont déci- res, ab Episcopo decernun
dées par l'Evêque, sans l'avis tur, inconsulto Consistorio >
préalable du Consistoire , sauf plena eidem Episcopo relicta
à lui , s' il le juge à propos, libertate consulendi, si op
de consulter le Consistoire sur portunum ei videbitur, Con.
ces sortes d'affaires ainsi que sistoriunidem tum de huius.
sur toutes les autres ) . modi, tum de ceteris negotiis ).
( 6) les affaires contentieuses ( b) Negotia inter ecclesia
entre ecclésiastiques,touchan- sticos contentiosa , quae Ec
tes les propriétés tant mobi.clesiarum proprietates tum
lières qu'immobilières des E. mobiles , tum immobiles al
glisés . tingunt.
03
( c) les plaioles et réclama ( c) Querelae, reclamationes
tions contre des membres du contra Ecclesiasticos rel ab
Clergé portées , soit par des EccEcclesiasticis, vel a Laicis
clésiastiques, soit par des laï- delalae ob iniurias vel dam .
ques pour injures ou domma na , vel propter obligation's
ges, ou pour l'inexécution de haud servaias acminimedu .
engagemens non contestés en bias tum in iure , tum in facio ,
droit ni en fait, lorsque le ré. cum tamen actor hanc prarfe.
clamant préfère cette voie pour ratviam ut sua tueatur iura.
obtenir satisfaction .
(d) les causes de nullité des (d )Causaenullitatis rotorum
voeux monastiques; elles se monasticorum ; ipsae per .
ront examinées etjilgees d'a- pendentur et indicabuntur
près les regles établies par la iuxta regulas statutus in A.
Bulle de Benoit XIV « Si da postolicis Litteris Benedicii
tam » . XIV « Si datain ) .
II . Concernant les laïques II. Quantuin ad Laicos
( e) les causes matrimoniales: ( e) Causae matrimoniales,
les vérifications de la légitimi- probariones legitimitulis ma
té des mariages , les actes de trimoniorum , acta nativitats
naissance , les actes baptistai- tis ,acta baptizatorum , et de.
res , de décès , etc. funetorum , ete .
III . Mixtes III . Mixta
(f) les cas où il est nécessai . (f) Casus in quibus necesse
re d'imposer une pénitence ca - est infligere poenitentium cu
nonique pour crime, contra nonicam ob crimen , ob ordi.
vention ou délit quelconques nationum poenalium viola
jugés par les tribubaux sécu- tionem ( contravention ),vel ob
liers . delictuinquodcumque,de qui:
bus a laicis Tribunalibus la .
ta est senlentia .
IV . Economique IV. Oeconomica
(9) Détermination ou budjet ( g) Praescriptum vel prae .
préalable des sommes affectées via nola surnmarum , quae
à l'entretien du Clergé; con Clero sustentando destinan .
trôle des dépenses , comptes tur,examen expensarum ,ra
rendus de ces sommes, affai- tio de his summis reddita ,ne .
res concernantes la réparation gotia quae l'emplorum , de.
on la construction de nouvel- dicularum etc. instauralio
les Eglises, Chappelles, etc. Eu nem vel aedificationem respi.
outre le Consistoire est char . ciant. Prueierea Consistorii
gé de dresser les listes des Ev. erit formare indices Leclesia .
64

clésiastiques et des paroissiens sticorum , et Paroeci anorum


du Diocése , de l'envoi des cir. Dioecesis ,millere encyclicas
culaires et autres publications litteras,aliaque scripta ,quae
qui ne concernent pas les af. non spectentnegotia admini
faires administratives du Dio- strationis Dioecesis .
cose .
XV . Les affaires précitées / XV . Negotia praedicta de.
sont décidées par l'Evêque a . cernuntur ab Episcopo post
près avoir été examinées dans quam a Consistorio examina
le Consistoire, dont le cara . ta fuerint, quod tamen con .
ctère néanmoins démeure pu- sultationis partes tantummo.
rement consultatif . L'Evêque do retinet. Episcopus minime
n'est pas tenu de motiver ses tenetur afferre rationes suae
décisions , même dans les cas sententiae illis etiam in casi
où son opinion serait différenbus , in quibus eius opinio ab
te de celle de son Consistoire . illa Consistorii discreparet.
XVI . Toutes les autres affai XVI . Cetera Dioecesis ne.
res du Diocèse qualifiéesd'ad- gotia , quae administrationis
ministratives et dans lesquel nomen habent , et in quibus
les rentrent les cas de con : continentur casus conscien
science, de for intérieur ,et mê . tiae , fori interni,itemque uti
me, ainsiqu'il est dit plus haut, supra dictum est, casus di
ceux de discipline qui n'im - sciplinae, levibus dumtaxat
. porteraient que des pénitences poenis , aut pastoralibus ex
légères, ou des exhortations hortationibus obnoxii ab au
pastorales, ressortent immé. ctoritate, et a sententia spon
dialement de l'autorité et de tanea Episcopi unice pen .
la décision spontanée et exclu- dent.
sive de l'Evêque .
XVII . Tous les membres du XVII. Omnes Consistoriili.
Consistoire sont Ecclesiastiri sunt ecclesiastici ; corum
ques .Leur nomination et leur nominatio, et dimissio ab E
démission dépendent de l'Evê . piscopo pendent; nominatio .
que . Les nominations se font nesita fiuntutGubernio haud
avec l'agrément du Gouver- ingratae sint. Si Episcopus
nement . Dans le cas où l'Evê . ex suae conscientiaemonitu
que dans sa conscience juge- opportunum duceret aliquem
rait nécessaire d'éloigner un a Consistorio removere , sta .
des membres du Consistoire, tim alium in eius locum suf
il lui désignera de suite un suc ficiel Gubernio pariter haud
cesseur également avec l'agré. ingratum .
ment du Governement.
65
XVIII . Le personnel de la XVIII . Personae Curiae Con
Chancellerie du Consistoire sislorii ab Episcopo confir
sera confirmé par l'Evêque mabuntur ad praesentatio.
sur la présentation du Secré. nem Secretarii Consistorii.
taire du Consistoire.
XIX . Le Secrétaire de l'E XIX . Secretarius Episcopi,
vêque chargé de sa correspon- citi munus demandatum de
dance officielle et particoliè .commercio Lillerarum offi.
re, est nommé directement et cialium ,ei peculiarium ab E
immédiatement par l'Evêque; piscopo directe et immediate
il pourra être , à son gré, pris nominatur;is pro eiusdem E
parmi les Ecclesiastiques . piscopi arbitrio ex Viris ec
clesiasticis eligi poterit.
XX . Les fonctions des mem XX . Munera Virorum Con
bres du Consistoire cessent à sistorii cessant ubi Episco
la mort ou à la demission de pus ex hac vita migraverit,
l'Evêque , ainsi qu'à l'expirel Episcopatum dimiserit,
ration de l'administration du aeque ac ubi finem habuerit
Siége vacant . Si l'Evéque vient adininistratio Sedis vacan
à mourir ou à donner sa dé- tis.Si Episcopus diem supre
mission , son successeur ou mum obeat, vel ab Episcopa
celui qui le remplace tempo- tu se abdicet, illius Succes
rairement ( soit qu'il eut un sor,vel qui pro tempore illius
coadjuteur cum futura suc- locum ienei ( sive Coadiuto
cessione, soit que le Chapitre rem habeat cum futura suc
procède à l' élection d'un Vi . cessione, sive Capitulum eli
caire Capitulaire dans les ter- gat Vicarium Capitularem
mes fixés par les Canons de l' ad sacrorum Canonum nor .
Eglise) recomposeraimmédia- mam ) statim Consistorium i
tement leConsistoire ,toujours, terum constituet, quod sem
comme il est dit plus haut , a - per, ut supra dictum est, Gu
vec l' agrément du Gouverne- bernio haud ingratum sit.
ment.
XXI . L'Evêque a la dire XXI . Episcopus supremum
ction supreme de l'enseigne habet moderamen in docendi
ment, de la doctrine et de la rationem , in doctrinam ,indi
discipline dans tous les Sémi- sciplinam omnium suaeDioe .
naires de son Diocèse d'après cesis Seminariorum iuxta
les regles établies par le Con- praescripla a Concilio Tri.
cile de TrenteChap.XVIII ,Ses- dentino Cap . XVIII, Sess.
sion XXIII . XXIII.
XXII . Les choix des Re. XXII . Electiones Rectorum ,
66

cteurs, Inspecteurs, Profes- Inspectorum , Professorum ,


seurs ou Maîtres, pour les Sé. et Mayistrorum pro Dioece
minaires Diocésains , sont re- sanis Seminariis Episcopo
servés à l'Evêque. Avant de reservantur . Antequam eos
les nommer il s'assurera que nominet certior fieri debet,
sous le rapport de leur condui- | huiusmodi electiones, quod
te civile ces choix ne feront ad civilem vivendirationem ,
pas naître d' objection de la haud praebere Gubernio ob
part du Gouvernement. Dans iiciendi locum . Cum Episco .
le cas où l'Evêque jugerait pus necessarium duxerit a .
nécessaire d' éloigner soit le movere Rectorem , vel Inspe
Recteur ou l' Inspecteur, soit ctorem , vel aliquem ex Pro
un des Professeurs ou Maîtres , fessoribus,autMagistris ,sta
il lui désigne de suite , et de la tim illis eadem ratione suc
mêmemanière , unSuccesseur . cessorem dat. Ipse libertale
Il est libre de suspendre tem- pollet intermittendi pro tem
porairement un ou plusieurs pore unum ,vel plura studio.
cours d'études, dans son Sé . rum curricula in suo Semi
minaire .Dans le cas où ilcroi nario.Cum necessarium exi
rait indispensable de suspen- stimaverit intermittere om .
dre tous les cours à la fois et nes insimul studiorum cur.
de renvoyer les elèves à leurs sus , et alumnos ad suos pa
parents , il aura à en informer rentes mittere, continuo Guo
sans délai le Gouvernement . bernium instruel.
XXIII . L'archevêque Métro XXIII . Archiepiscopus Me
politain de Mohilow exerce sur tropolitanus Mochiloviensis
l' Academie Ecclesiastique de exercet in Ecclesiasticam A
Saint Pétersbourg la même au c & demiam Petropolis eam
torité , que chaque Evêque dem auctoritatem , quam quis .
exerce sur son Séminaire Dio- que Episcopus in proprium
césain . Il en est le seul chef et Dioecesanum Seminarium e
le Directeur suprême, le Con- xercet. Is unice eiusdem A
seil ou la Direction de l'AcacademiaeCaput,et supremus
demie n'a qu'un caractère Moderator est. Coetus Consi.
purement consultatif. liariorum , vel Moderatorum
Academiae consultationis
tantum partes habet.
XXIV . Le choix du Recteur, XXIV . Electio Rectoris , in
de l’ Inspecteur et des Profes- specloris, et Professorum A
seurs de l'Academie sera fait cademiae ab Archiepiscopo
par l'Archevêque sur le rap . fiet ex relatione Consilii d .
port du Conseil Académique. ( cademici. Quae in articulo
67

Les dispositions énoncées dans XXII praescripta sunt hisce


l’ Article XXII s'appliquent electionibus item aptantur.
également à ces choix.
XXV.Les Professeurs et Ad. XXV.Professores, et Adiun
joints des sciences théologi- cti scientiarum Theologica
ques sont toujours choisis par rum semper ex Ecclesiasticis
mi les Ecclésiastiques. Les au- Viris eliguntur. Alii Magi
tresMaîtres pourrontêtre choi- stri eligi poterunt ex Laicis
sis parmi les laiques profes- catholicam religionem Ro
sants la religion Catholique-ro- manam profitentibus, iisque
maine, et de préférance parmi praehabitis, qui studiorum
ceux qui auront achevé leur curriculum confecerint in a
cour d'études dans un établis: liquo maiore Imperiï Alhe
sement supérieur d'instruction naeo ,atque Academicos gra
de l'Empire , et qui auront des dus fuerint consequuti.
grades Academiques .
XXVI. Les Confesseurs des XXVI. Conscientiae Mode .
élèves des Séminaires etde l'A. ratores alumnorum tum cu
cademie ne prendront aucune iusque Seminarii, tum Aca
part à la direction disciplinai-demiae nullam sibi arrogerit
re de l'établissement; ils seront
partem in dirigendalnstituti
choisis et nommés par l'Evé . disciplina; ipsi eligentur , et
que ou l' Archevêque. nominabuntur ab Episcopo ,
vel Archiepiscopo .
XXVII . Après la nouvelle cir. XXVII . Post novam Dioe
conscription des Diocèses l’Ar. cesium circumscriptionem
chévêque fixera une fois pour Archiepiscopus semel et in
toutes avec l'avis des Ordinai- | perpetuum cum Ordinario
res le nombre des elèves que rum consilio statuet nume
chaque Diocèse pourra envo . rum alumnorum ,qui ab una
yer à l'Academie. quaque Dioecesi ad Acade
miam mitti poterunt.
XXVIII . Le programme des XXVIII . Programma stu
études sera fait pour les Sémi- diorum pro Seminariis redi .
naires par les Evêques. Pour getur ab Episcopis . Pro Aca
l' Academie l'Archevêque le demia ab Archiepiscopo.post
fera après en avoir conféré quam rem cum suo Academi
avec les membres de son Con- co Consilio contulerit .
seil Académique .
XXIX.Lorsque le réglement XXIX . Postquam regulae
de l' Academie ecclésiastique Academiae Ecclesiasticae Pe .
de Saint Pétersbourg aura su- tropolis modificationes sub
bi les modifications conformes ierint conformes institulis ,
68

aux priucipes dont on est con- | de quibus in praeceden'ibus


venu dans les articles précé . Articulis conventum est, Ar .
dentes, l'Archevêque de Mochiepiscopus Mohilowiensis
hilow adressera concernant de ipsa Academia relalio.
l'Académie siismentionnée un nem ad S. Sedem miltei illi
rapport au Saint Siege pareil parem , quam Archiepisco .
à celui que fit l'Archevêque pus Varsaviensis Khoro.
de Varsovie Khoromansky à mansky confecit, quum Aca
l'occasion de la réorganisation demia ecclesiastica huius ci.
de l'Académie Ecclésiastique vitatis fuit restituta .
de cette ville .
XXX . Partout où le Jus pa XXX . Ubicumque ius patro
tronalus n'existe pas , ou se natus haud existit , vel pro
trouve temporairement su- tempore estintermissum ,no
spendu , les curès sont nom minantur ab Episcopo Paro .
més par l'Evêque avec l'agré. chi Gubernio haud ingrati,
ment du Gouvernement à la praevio examine et concur.
suite d' un examen préalable su inter candidatos iuxta re .
et d'un concours entre lesCan- gulas a Concilio Tridentino
didats d'aprés les regles pre praescriptas.
scrites parleConcile de Trente .
XXXI . La réparation des é . XXXI . Templacatholica ro .
glises catholiques - romaines semana libere reparantur aere
fait librement aux frais des Communitatum , vel privalo .
communes , ou des particuliersrum hominum quihuiusmodi
qui voudront s' en charger . curam suscipere velint. Quo
Dans le cas où leurs ressour. tiescumque eorum vires haud
ces ne seraient pas suffisantes, sufficerent, Imperiale Guber .
ils pourront s'adresser auGou- nium adire poterunt, ul ne
vernement Imperial pour en cessaria subsidia obtineant.
obtenir les secours nécessai Consilium capietur nova ae
res . On avisera à construire dificanditempla ,clparoecia .
des églises nouvelles et à aug. rum numerum augendiquum
menter le nombre des parois. id postulet vel populi incre
$· ses , toutes les fois que pour mentum , vel nimia exisien .
ront l'exiger soit l'accroise- tium paroeciarum amplitri.
ment de la population, soit la do ,et communicationum dif
trop grande étendue des pa - ficultas.
roisses existantes , et la diffi. Romac 3 Augusti 1847 .
culté des communications.
Fait à Rome le 3 Août 1817 .

A. CARD . LAMBRUSCHINI-L . COMTE DE BLOUDOLF - A . BoutéYETF


69
Risposta di SUA SANTITÀ all'Indirizzo presentatogli dal
Consiglio de Deputati di Roma il giorno 9 Luglio

ACCET TIAMO le espressioni di gratitudine che il Consi .


CCETTIAMO
glio ci dirige, e riceviamo la risposta al discorso pronun
ciato a Nostro Nome dal Cardinale da Noi espressamente
delegato all'apertura dei due Consigli , dichiarando di ac .
coglierla unicamente in quella parte che non si allontana
da quanto è stato prescritto nello Statuto Fondamentale .
Se il Pontefice prega, benedice , perdona , Egli è altresi in
dovere di sciogliere e di legare . E se come Priocipe col .
l'intendimento di meglio tutelare e rafforzare la cosa pub.
blica , chiama i due Consigli a cooperare con Lui , il prin
cipe Sacerdote abbisogna di tutta quella libertà che non pa
ralizzi la sua azione in tutti gl' interessi della Religione e
dello Stato, e questa libertà gli resta intatta , restando in .
tatti siccome devono lo Statuto e la Legge sul Consiglio
de Ministri che abbiamo spontaneamente conceduto .
Se i grandi desiderii si moltiplicano per la grandezza del
la Nazione Italiana , è necessario che il Mondo intero nuova.
mente conosca , che il mezzo per conseguirlo non può es
sere per la parte nostra la Guerra. Il Nostro Nome fu be.
nedetto su tutta la terra per le prime parole di pace ch'e
scirono dal Nostro labbro : non potrebb' esserlo sicuramente
se quelle usçissero della guerra . E fu per Noi grande sor
presa quando sentimmo chiamata la considerazione del Con
siglio su questo argomento in opposizione alle Nostre pub .
bliche dichiarazioni, e nel momento nel quale abbiamo in .
trapresa traitative di pace . L'unione fra i Principi , la buo
na armonia fra i Popoli della Penisola , possono sole con
seguire la felicità sospirata. Questa concordia fa si che tutti
Noi dobbiamo abbracciare egualmente i Principi d'Italia ,
perchè da questo abbraccio paterno può nascere quella ar
monia che conduce al compimento dei pubblici voti.
« Il rispetto ai diritti ed alle leggi della Chiesa , e la per
suasione della quale sarete per essere animati , che la gran
70

dezza specialmente di questo Stato dipende dalla indipen


denza del Sorrano Pontefice , farà sì che nelle vostre de .
liberazioni rispettereie sempre i limiti da Noi segnati nello
Statuto . In questo principalmente si palesi la gratitudine
che Noi vi domandiamo per le ampie Istituzioni concedute .
( Qui il Pontefice accennò i bisogni interiori dello Stato ,
a cui vogliono provvedere i Consigli. )
( Alla Chiesa e per essa ai suoi Apostoli , concedette il suo
divin Fondatore il grande diritto ed il debito d'insegnare.
« Siate concordi fra voi, coll' Alto Consiglio , con Noi e
coi Nostri Ministri . Rammentatevi spesso che Roma è
grande, non pel dominio suo temporale , má principalmen
te perchè la Sede della Cattolica Religione . Questa verità
la vorremmo scolpita pon già sul marmo, ma sul cuore
di tutti quelli che partecipano alla pubblica amministrazio
ne, affinchè ognuno rispettando questo Nostro Primato u
niversale , non dia luogo a certe téorie limitate, e talvolta
anche ai desiderii di parte. Chi sente alto della Religione,
non può pensare diversamente . Ese Voi , come crediamo,
siete animati da questa verità , Voi sarete nobili istrumenti
nelle mani di Dio per arrecare veri e saldi vantaggi a Ro
ma ed allo Stato , primo dei quali sarà quello di spegnere
il seme della diffidenza, ed il terribile fomite dei partiti ) .
-owtoo.00pm

Mons. il Vescovo di Nizza innanzi alla Camera


de' Deputati di Torino

PARE
ARE che la Camera de' Deputati di Torino voglia per
rispetto a ' Vescovi della Sardegna serbare quello stesso con
tegno che tende il Consiglio di Stato di Francia sotto Luigi
Filippo . Essa ha impiegata tutta la sua tornata del 10 Giu- ·
gno a discutere se debba censurarsi il Vescovo di Nizza ,
perchè ha fatto osservare nella sua diocesi le leggi della
Chiesa su la sepoltura ecclesiastica. È impossibile il descri
vere fino a qual punto di ridicolosità sonosi fatti traspor
tare in tale occasione gli oratori piemontesi . L'Isambert
in Francia non li ha giammai uguagliati nell'audacia .Ecco
il fatto: « Il deputato Baralis espone che un tal emigrato
Piacentino, a nome Romano Mansueto , ritornando da Spa
gna ov'erasi rifuggito fin dal 1821 , è morto all' ospedale
di Nizza , e che prima di morire essendo stato invitato a
confessarsi, rispose : lo non mi ricordo mai d' aver com
messo alcun peccato mortale ; e se mai ne ho commesso
alcuno , credo d'averlo bastantemente espiato co'miei ven
tisette anni di miseria e d'esilio. Adunque non mi parlare
più di confessione. In vista di un tal rifiuto de Sacramen
ti , il Vescovo di Nizza negò al defunto gli onori della se
poltura ecclesiastica . La qual cosa vedendo alcune compa
gnie della milizia cittadina, presero il cadavere e lo porta
rono al cimitero; dopo di che si ammutinarono , e recatisi
al palazzo del Vescovo fecero un grande schiamazzo (cha
rivari ) , e strappando lo stemma vescovile , lo bruciarono
solennemente in mezzo della pubblica piazza. Il sig. Baralis
assicura che le cose sarebbero andate assai più in là , se
il governatore non fosse accorso , e non avesse subito cal.
mala la popolazione ") » .Quindi l'onorevole deputato propose

') L'Univers, dal quale abbiamo tolta la presente discussio


ne , nel suo Numero del di 21 Giugno, compie la narrazione di
questo fatlo , riportando dalla Gazette du Midi il racconto se
guente : « L'uomo la cui morte ha cagionato queste turbo
lenze , era un antico costituzionale del 1821 , che ritornava dal
la Spagna . Ferito gravemente per cagion di una caduta dalla
vettura , fu trasportato all'ospedale ; il suo stato sembrò assai
pericoloso e quel cappellano credette doverlo disporre a rice
vere i Sacramenti ; ma il ferito vi si ricusò ; e ricusò ancora
l'assistenza di un altro prete inviatogli dal vescovo . E soggiun
se che se eravi upa religione, è dessa la nostra ; ma che egli
realmente non ne professava alcuna. Gli fu presentato allora il
crocefisso , ma egli per cansarne la vista , si volse dal lato op
posto , e mori quasi immantinenti . Si convenne tra il comandan
te della guardia nazionale e il Vescovo , che per evitare una sol
levazione , stante l'attuale esaltazione degli animi ; il corpo sa
rebbe stato sull' imbrunir della sera trasportato al cimitero ; e
sarebbe invitata la guardia nazionale ad assistere alla Messa
di requie che dovea la mattina cantarsi . Ma gli esaltati vol
lero che s'interrasse il cadavere il martedì mattina alle sette ,
72
alla Camera di pregare il Governo , perchè scacciasse sit
bilo da Nizza quel Vescovo, e nel processo -verbale della
Camera s' inserissero alcune parole di lode alle guardie na
zionali che seppellirono Mansueto, ed altre parole di bia
simo per il Prelato che gli avea negata la sepoltura eccle.
siastica . Il ministro della Giustizia rispose che il Governo
non avea ricevuto ancora precisi ragguagli, e perciò biso.
gnava attendere . Allora surse il Brofferio e disse « che
l'empia famiglia gesuitica ha imbevuto delle sue perverse
massime il Clero piemontese, il quale è ora desolatissimo
perchè non può più apertamente professare le dottrine del
gesuitismo; e salvo alcune onoreroli eccezioni , la maggior

e che la Messa si cantasse praesente cadavere. I preti vi si ri


cusarono , e le guardie nazionali ip cambio non assistettero al .
la Messa che dovea celebrarsi. Una parte del popolo agitata dai
rivoltosi, la sera , dopo finito il teatro , si recò al vescovato , e vi
commise degli atti i più vituperevoli. La porta del palazzo ve
scovile fu abbattuta a colpi di pietre , le ingiurie più stomache
voli , le più oscene e le più calunniose parole furono proffe
rite contro quel venerando prelato . ( S. Francesco di Sales si
vide esposto a calunnie assai più oliose . ) Poscia i sollevatori
coronarono l'opera loro strappando le armi del vescovo e le
gatele ad una corda le trascinarono fino alla riva del mare ,ove
le bruciarono in quel luogo stesso in cui un tempo si eseguiva
no le sentenze per delitti criminali. Con queste violenze si volea
costringere Mons.de Galvano a lasciar la città ,ma egli ch'è do
tato di molio coraggio e pacatezza d'animo, forte del sentimen
to del suo dovere , e sicuro d'aver fatte tutte le concessioni per
messe dalla santità del suo ministero , rimase fermo al suo po
slo, e con un contegno fermo ed onorevole sfidò i furori di que
gli insensati , di cui gli onesti cittadini arrossivapo . Ed a colo
ro che il sollecitavano a cercar giustizia per questo insulto , e
gli rispondeva : lo ho tutto dimenticato , e tutto ho messo a pie
della Croce. Il giorno dopo usci per la città , e la domenica
assistelie agli uffici divini nella Cattedrale . Dopo i Gesuiti , son
venute le Dame del Sacro Cuore , poscia i prelati , ed è da po
tare che il vescovo di Nizza gode di una confidenza tutta par
ticolare di Carlo Alberto . Il Governo piemontese che spiega tutta
la sua forza contro lo straniero , non avrà il potere di far rin
spettare in casa sua la libertà cristiana ? »
73

parte de' Vescovi e de' membri dell'alto Clero sono in pre.


da dell'influenza gesuitica; che il fatto narrato dal Baralis
dimostra come le macchinazioni gesuitiche contro il novel
lo ordine delle cose continuano tuttora ; e che da ultimo.
faceva mestiere disapprovare solennemente ciò che fece
Mons . di Nizza , affinché i Vescovi la capissero una volta
per sempre che se essi cospirano contro la libertà , vi è il
Parlamento che li mette a dovere » . Questo discorso fu
ricolmo di applausi , e per corroborarlo il sig. Bunico fece
osservare che il Vescovo di Nizza si è da molto tempo re.
so odioso a' liberali .
Un uomo di spirito e di buon senso , il sig . Pinelli,prese
la parola , e fortemente si sdegnò nell'udire che si pretendeva
obbligare i ministri della Chiesa a rendere gli onori della
sepoltura ecclesiastica a coloro che in vita li hanno ricusati;
e poichè queste parole dettero occasione a molta mormora .
zione nella Camera, egli tosto soggiunse : Le mormorazio .
ni non hanno forza da far tacere un uomo coscienzioso ,
quando difende la verità ( applausi ) . Dopo di che il de
putato dimostrò che i diritti del morto verrebbero offesi al
paro di quelli della Chiesa , quando si volesse obbligar que .
sta ad onorare di sue preghiere e benedizioni un uono che
non gli appartiene, e che disprezza anzi ricusa si le une
che le altre. Il Ravina però rispose « che il morto di che
si parlava , era cattolico , il quale non avea abiurata la suą
religione, ma solo ricusato di confessarsi; che quegli non
era colpevole di alcun peccato mortale ; che in quel punto
non era obbligato a confessarsi , conciossiache la Chiesa
non obbliga più d'una volta l' anno a confessarsi, nè poi
questo obbligo di confessarsi Essa lo impone a chi sta
vicino a morire ( in articulo mortis ). Perciò il defunto sta
va in regola ; e comechè la coscienza non gli rimordea al
cun peccato mortale , quegli viveva in istato di grazia. Che
per l'omissione di un atto di Religione non potea dichia .
rarsi dannato un uomo ; che in un secolo di lumi , bisogna
lasciar da banda la vecchia teologia; che Pio IX ha invia
to degli ambasciadori al gran Turco, e perciò la condotta
del Vescovo di Nizza si trova in contraddizione co' prin.
Rac.REL . VOL.XVI . 6
74
cipii della Rlosofia , della libertà , dell' Evangelo, e col pro
cedere di Pio IX » .Ma il Pinelli fece osservare che se Pio
IX ba mandato un ambasciatore al Sultano , egli con ciò
non ha per nessun modo deciso che possano rendersi gli
onori della sepoltura ecclesiastica a' musulmani , a' prote
stanti , e a ' morti di qualsivoglia altra religione. Allora surse
il Brofferio ed esclamò: « Se il Vescovo di Nizza avesse a.
vuto un po' di carità , avrebbe perdonato al morto che avea
ricusalo i sacramenti della Chiesa ; un Vescovo deve imitare
Dio , che perdona tutto ) .
Da ultimo si propose un ordine delgiorno,concepito ne
seguenti termini : La Camera disapprovando altamente la
condotta del Vescovo di Nizza ,passa all'ordine del gior .
no. Vari Deputati vi fecero delle osservazioni. Il sig . Sclo
pis chiese che pria di venire a questo , si procurasse almeno
di conoscere esattamente i fatti. Siotto Pintor disse che il
Vescovo in fine non avea fatto altro che applicare i canoni
della Chiesa , ed aggiunse « se egli è gesuita , ne sia espul.
so , ma frattanto si sospenda il giudizio » . Il deputato Fa .
rina considerando che i fatti non erano bastantemente co .
nosciuti, propose di dimandare al ministro comunicazione
de' rapporti che gli verranno inviati , e di differirne il giu.
dizio per allora . Ma Ravina cercò di bel nuovo parlare ; e
da ogni parte si domandò la chiusura della sessione. Fu me
stieri richiamare all'ordine la Camera : e Ravina intanto
in mezzo al tumulto si affannava a dimostrare che la con .
dotta di Pio IX è la condanna del Vescovo di Nizza . Fi.
nalmente ( chi il crederebbe ? ) l'assemblea adotta l' ordine
del giorno puro e semplice, corne si è annunziato di sopra .
« Noi però, conchinde l'Univers, da questa discussione
abbiamo imparato a conoscere che cosa a Torino s'intenda
per gesuitismo,e ci siam persuasi che l'abbate Gioberti ha
discepoli degni di lui nella Camera de deputati piemontesi,
siccome li ba pure fra que ’ rivoltosi che in molte città di
Italia hanno espulsi i Gesuiti, i Fratelli della Dottrina cri
stiana, le Dame del Sacro Cuore, e che a Torino, a Par
ma ed . a Nizza hanno insultati e scacciati i Vescovi » .
D. A.
75

Tre pellegrine russe a S. Pietro Apostole

Riceviamo dalla città eterna una stampa con questo titolo :


Tre pellegrine russe presentavano oblazioni a s . Pietro
Apostolo , composta da Mons. Marino Marini,canonico Vatica
no . Parveci questa un bel contrapposto al poco rispetto ulti
mamente addimostrato dal Magistrato romano verso i ss . A.
postoli, e però pensammo di qui pubblicarla , premettendovi
poche parole di un nostro rispettabile Amico di colà .
« Il Magistrato Romano fra gli obblighi o consuetudini ha
quella di offerire un Calice di argento con alcuni torchi a cer
te chiese, e specialmente alle Basiliche di Roma nelle loro
solennità. Secondo l'uso e il cerimoniale , alcuni giorni prima
della festa di s . Pietro in quest' anno , due Canonici Deputati
recaronsi a farne l'inchiesta presso il Magistrato Romano.
Tralascio , che dovettero fare anticamera per un'ora ( e pu
re eran due Prelati ! ); si presentarono in fine al Magistra.
to, è fattagli la domanda , convennero per l'ora del rice .
vimento . Quattro Canonici , tra' quali un Vescovo , ed al
tri del Capitolo, all'ora stabilita, si trovarono pronti al .
la porta della Basilica , a fin di ricevere que' del Magistra
to che sarebbero venuti a presentare l'offerta; ma fu inu .
tile lo aspettare. Dopo qualche tempo si seppe, che quel
Magistrato avea mandato un suo servo non col Calice, ma
con 60 scudi . I Canonici respinsero quella somma , facen .
do al tempo stesso conoscere al Magistrato, non essere nien
te plausibile la sua azione n . Or in questi medesimi giorni
accadde l'aneddoto raccontato cosi da Mons . Maripi: « E
gli è pur ammirabile Iddio ne' suoi consigli, il quale a con .
fusione della irreligione crescente per ogni dove, e a con .
forto della pietà che regna ne' cuori non pervertiti, fa di
sovente trionfare que' principii , che cospirano in modo me
raviglioso alla vera felicità ; principii di religione e di mo .
rale . Preclarissimo esempio ce ne hanno foruito negli scor.
si giorni tre pellegrine Russe, le quali venute a Roma a
sciogliere un loro voto , altro già aveano sciolto a 8. Ni.
76

cola di Bari , si presentarono nell' ottava de' ss . Apostoli


Pietro e Paolo nel Tempio Vaticano , e nella semplicità del
loro cuore e nella espansione di religiosi affetti composte
a devozione prostravansi riverenti avanti il sepolcro di quei
heati Apostoli; e vi offerivano in omaggio un tappeto tes
suto in oro e lana, e denaro per farvi ardere de' ceri. Con
questo atto spontaneo e religioso hanno dato a conoscere
di essere penetrate di que' sentimenti , che le tante volte
formarono la gloria de' loro padri . Imperocchè sino da re
moti tempi dagli abitanti di quelle settentrionali regioni si
tributarono ossequii speciali alle sacre ceneri di questi Apo
sloli . Ad onorare le quali il figlio di Demetrio re de' Rus- ,
si , visitando i limitari di quegli Apostoli , promovea istan
za al Pontefice s . Gregorio VII di ricevere, come dono di
s. Pietro , dalle sue mani quel Regno " ) . E non debbesi al.
la venerazione verso di quelle ceneri, che altri illustri Re
di quella Nazione desiderassero di essere ricevuti sotto la
speciale protezione di s . Pietro ?? Anche sul cominciare
del secolo decimo ottavo Pietro il grande , Imperatore a
grandissima rinomanza salito, statuiva di visitare in perso
na il sacro avello che le racchiude . E un tempo non solo
poche donne rutene, ma tutta Europa , anche dopo che l' in .
civilimento vi avea ricondotto i secoli di Augusto e di Leo
ne, fu mossa da particolare devozione verso le spoglie mor
tali dei ss . Apostoli autenticandola con atti solenni ; talche
quando i Potentati più rinomati recavansi a gloria di umi
liarsi al loro sepolcro, altri non meno famigerati per reli.
gione , per coltura e per valore guerresco, deponeano su
quel venerato monumento, cioè nella confessione e sul corpo
di s ...Pietro ), i diplomi di donazioni di Provincie e Re

") Reg . Vat . Greg . VII , Ann . II , epist.74.- ) Inn.IV Ann . III ,
epist.480 .-- ) Scrive Anastasio Bibliotecario , tom.1 ,p.251 n.319 :
« Factaque eadem donatione , et propria sua manu ipse Christianis.
simus Francorum Rex eam corroborans . . . quam prius super
Altare beati Petri , et postmodum intus in saucta eius confessio
ne ponentes ... intus super corpus beati Petri subtus Evangelia
quae ibidem osculantur ac propriis suis manibus(Carolus )posuit » .
77

gni fatte a quel glorioso Apostolo , libi beato Petro Prin .


cipi Apostolorum , et per te Vicario tuo , formola solenne
che si legge sul cominciamento di essi diplomi . Mentre a
dunque i Principi eseguivano questi gloriosi atti di religio :
ne , i popoli , non meno zelanti che loro , accorrevano in
folla a venerare queste ceneri , gareggiavano a concorrere
con ispontanee e generose oblazioni alla magnificenza del
culto nel Tempio in cui esse riposano . Oh quanto è potente
sul cuore umano il prestigio che santamente circonda la
Religione, che professiamo, quanto di essa preponderante
la forza morale, poichè unisce quasi in una sola famiglia ,
e al medesimo intendimento dirige popoli per nazioni l'u .
no all'altro estraneo, per distanze da questa augiista Me.
tropoli lontanissimi, e li rende fervorosi a percorrere le
stesse vie, quelle della morale, dell'onore, dell'amore scam .
bievole ! Che se da ogni parte del mondo si venne al se :
polcro de' ss . Apostoli , anche in ogni parte del mondo tra
smeltevano i Romani Pontefici da quel sepolcro sacri do
nativi , che erano accolti con grandissima venerazione, di
cui diede insigne testimonianza la pia Regina de' Longo .
bardi Teodelinda , nel ricevere da Giovanni ambasciatore spe .
ditole espressamente da s . Gregorio Magno , tra gli altri olii
de martiri , anche di quello che arso avea avanti il sepol
cro medesimo. Ora se genti straniere ci hanno lasciato cosi
luminosi esempi di viva devozione a questi beati Apostoli
protettori di Roma , non tornerebbe a nostra grave onta se
eguali sentimenti di venerazione e di affetto non nudrissi.
mo noi , a cui incombe particolar gratitudine verso di essi ?
Se la nostra Città conserva gran parte del suo antico splen
dore, quello di altre non meno celebri che potenti spento
interamente , il deve al patrocinio di quei ss . Apostoli ;
quindi a colpa ci si ascriverebbe, se, essendo noi felici pos .
seditori delle preziose loro salme, poco o nulla ci eurassi
mo di visitarle , o con vituperevole negligenza le lasciassi
mo inonorate per modo quasi a vergogaarci di prestar loro
venerazione ed omaggio , che con cuore riboccante di re .
ligiosi affetti furon loro teste prestati da tre pellegrioe Russe ) .
I COMPILATORI
78
NOTIZIE

ITALIA Roma Per la mancanza di una fonte sicu.


ra , ove attingere le notizie vere e genuine intorno a ' pre
senti fatti e detti memorabili di Sua Santità , egli è mestie.
ro star sempre all' erta nel leggere su' fogli periodici le
cose di Roma , nè crederle cosi di primo colpo e ad un
tratto . Molti esempi potremmo qui recare di novelle falsa
te dagli scrittori de' giornali, ma ne citeremo soltanto al.
euni . L ' Alba di Firenze parlava di una benedizione con
ceduta dal Pontefice ad una bandiera offertagli da' Polac
chi ; e intanto da un brano di lettera scritta da Roma, e ci.
tata anche dall'Univers " ), ricavasi che Pio non benedisse
quella bandiera, ma che parlò ad una deputazione di Po.
lacchi, alla cui testa erano i preti di San -Claudio ; disse di
voler benedire la Polonia , però solo la Polonia cattolica ; che
sperava fosse finito il tempo dell' espiazione per lei, la qua
le avea tre gravi torti a scontare , cioè lo scandalo del di
vorzio , le persecuzioni che i suoi nobili fecero patire
a ' greci uniti, e lo scandalo della schiavitù ; e conchiu
se dicendo : « Ben voi capite, che solo alla Polonia cat
tolica intendo dare la mia benedizione » . Quanto a Mickie
wicz , che taluni dissero convertito, ed ora benedetto dal
Pontefice , egli è certo che non potė aver udienza distinta
per sè da Pio, il quale gli si mostrò dapprima benigno ,e
poi offeso per la sua caparbieria in riguardo a Towiansky.
Similmente , tutti i giornali italiani hanno parlato de' fune
sti casi di Roma a' primi giorni del passato Maggio ; ma
appena alcuno ha recato per disteso il patetico discorso di
Pio IX al Consiglio municipale, che la mattina de' quattro
Maggio fu col Senato ammesso al suo cospetto . Vogliamo qui
soggiungerlo, secondo la versione fattane in ispagouolo dal
Catolico di Madrid 8) . Disse adunque il Santo Padre : « che
la missione del Senato romano non era di occuparsi di pro
posizioni di guerra; i disordini , gli scandali , i mali tutti

*) Num . de' 7 Giugno . ) Num . de' 26 Maggio .


79

che si aveano a deplorare, muover propriamente da que


sto , che pissuno cioè non si restringeva ne' limiti delle
proprie attribuzioni ; quanto a Se,manteper ferma la dichia
razione che avea fatta , dopo di averla con maturità e prue
denza ponderata ; che Egli ben si accorgeva che si vole
va usar di Lui come di un istrumento per aggiungere i
Kini cui gli agitatori d'Italia si proponevano,i qualipoichè
avrebbero conseguito il loro scopo , la prima cosa che
farebbero, sarebbe gittarlo dall' un de lati; esser già lun
go tempo che si nutre e si fomenta l'idea di cogliere al
Sommo Pontefice il suo temporale dominio; che se si ar
rivasse a tale baldanza di volerglielo rapire , ne farebbe
al cospetto di tutto il mondo le più formali e solenni pro
teste » . E cosi continuava jotorno alla guerra ora com .
battuta in Italia, ripetendo ciò che aveva detto nella sua
Allocuzione, e conchiudendo , che il dichiarare la guerra è
una prerogativa speciale della sovranità , e che non inten
deva cederla ad alcuno, e che per conseguenza l' Indiriz
zo che gli si presentava , si riduceva ad una proposizione
di abdicazione pura e semplice, a cui non mai avrebbe esso
acconsentito . E veramente la Sua risposta all' Indirizzo del
Consiglio de' Deputati , da noi più sopra riferita , riferma que .
sto proponimento . E pure il giornalismo italiano non arrossi.
sce di ripetere, come facea il nostro Lampo al n . ° 110, il
patrimonio di s. Pietro essere consistito realmente in una
rete ; un' era nuova essere apparsa di ragione e di giusti.
zia, e gli argomenti buonissimi al Medio Evo essere ana
cronismi nel secolo XIX ; in fine il partito nazionale
preferire la spada di Carlo Alberto alla pacifica autorità
del Pontefice ! Quindi a buon diritto esclamava pon ba guari
un membro protestante del governo inglese, uno degli uo
mini più influenti di quel governo : « Vedendo l'ingratitudine
con la quale questo santo e grande uomo è stato trattato
da quegli stessi , pel cui bene si è esposto a tanti odi e
pericoli , io mi sento commosso dalla nausea più profon
da , e sono quasi tentato a disperare de' progressi dell' u
manità » . Or tornando al nostro proposito, alcuni giornali
SO

d'Italia , i quali hanno ormai per costuine di copiare qual.


sisia 'novella ancorchè assurda , purché sia favorevole al
partito a cui essi hanno venduto la coscienza e la penna ,
ripetevano non ha guari alcune parole, scritte , com'essi di
cevano , dal regnante Pontefice all'abate Lamennais . Men
tre che la Gazzetta di Roma nella sua parte uffiziale ha
mostrato , esser quella scritta evidentemente apocrifa , nè do.
versi cosi di leggieri accettar come vera ogni cosa che si
attribuisce al Capo Supremo della Chiesa.
Napoli - La mercè del nuovo ordinamento politico, hana
no creduto alcuni che seggono alto negl' impieghi tra noi ,
di poter impunemente levarsi a censori e maestri fin dei
Vescovi e del Clero ; e mentre pare a loro che or per la
prima volta si mantengano ad ognuno i dritti che gli ap
partengono, invadono senza ritegno quelli sacrosanti del
l' Episcopato . Il già dimesso Intendente della provincia di
Abruzzo ulteriore II . ' , non trovando nel Clero di que' pae
si un liberalismo com' egli intendevalo , e frattanto intesta
tosi di volerlo ispirare nel popolo , scrisse a ' Vescovi della
sua provincia una lettera piepa tutta delle ormai nausean
ti frasi di servaggio , di vessillo del nostro riscatto , di amor
fratellevole, e via dicendo . In essa accusa innanzi a Vesco
vi i Parrochi, perché cercano di rendere inviso , com' egli
dice , a' popoli rozzi e idioti il nuovo reggimento , ed esor.
ta que' Prelati di subito disporre delle missioni in tutte
le parrocchie della diocesi , affidandole a sacerdoti ch'egli
proponeva a nome e per voto de' cittadini , i quali con
veemenza ed edificante pietà gliene facevano assidue vi.
vissime premure. Massime poi, e' dice , è da raccoman
darsi la parola santa nel tribunale della penilenza . Ma
la pietà dell'Intendente non smosse nè punto nè poco l'ani.
mo de' Vescovi , i quali non potevano soffrir tale oltraggio ,
che altri insegnasse loro i propri doveri . Il Vescovo di A.
quila esortavalo di astenersi dal metter la falce nella mes
se altrui ; quello de' Marsi scrissegli , difendendo dapprima
il suo clero dalla taccia appostagli , e poi soggiungendo ,
che quelle missioni non erano affatto necessarie, e che quan
81

do ve ne fosse stato bisogno , non gli mancavallo preti se


condo il cuore di Dio per mandarli ; similmente adoperò
il Vescovo di Sora; quel di Rieti disse che avrebbe ordi
nate le missioni , dichiarando però che oltre all'osservan
za delle leggi, egli non poteva far di altro occupare i suoi
preti nella predicazione; e cosi chi per un verso,e chi per
un altro si opposero al signor. d' Ayala . Il quale, forse a
memoria del suo zelo per la cosa pubblica , volle che que
sle risposte venissero inserite negli Atti dell Intendenza !
-In un regno, come il nostro, cattolicissimo, con uno
Statuto costituzionale che pone pec base la Religion calto
lica , abbiam veduto con indicibil dolore scelti in alcun di
stretto per rappresentanti del popolo chi apertamente ba di
chiarato di non professare alcuna sorta di religione, chi ha
pubblicato colle stampe di volere il deismo ,e chi in fine par
teggia pel cattolicismo di Hegel e di Fichte ! Che Iddio ci
aiuti ! È però da sperare che il costoro suffragio , ove se
nissero a darlo , sia vinto dalla maggioranza de' Deputati
che son tutti cattolici .
Fra i molti Processi che van dalla nostra Curia com
pilandosi per la Canonizzazione di parecchi Eroi di cristia
na virtù , vogliam ricordare il Processo Ordinario sulla fa
ma di santità della vita, sulle virtù e su' miracoli del Ser .
vo di Dio Giovanni Battista Tossa, che fu chiuso con le
usate solennità inpanzi al nostro Eminentissimo Arcivesco .
vo , il giorno dieci del passato Maggio . In quella stessa
mattina si diè principio all'altro Processo del Non Culto
dello stesso Servo di Dio , la cui vita tutta di cristiana ca
rità racconteremo in un altro quaderno. Similmente , a' ven
tidue dello stesso mese , alla presenza pure dell' Eminentis.
simo Pastore , si chiuse il Processo del Non Cullo di suor
Maria Crocifissa delle Piaghe di Gesù . E l'uno e l'altro
processo furono inviati alla Sacra Congregazione de' Riti
per mezzo del Rev. P. Bandini dell'Ordine de' Predicatori ,
avutone, com'è richiesto , il giuramento di compir fedel
mente l'affidatogli incarico .
In un certo paese degli Stati Romani celebrayansi, or
82
è qualche mese , l'esequie di alcuni Italiani morti da' Te .
deschi , ed era sull'uscio del tempio una scritta ch ' esor
tava i fedeli a pregar per le anime di loro, che già si e .
rano ricongiunti in Cielo a ' prodi di Legnago ! Or questa
stessa idea ci si affacciava al pensiero ne' funerali testé ce
lebrati nella chiesa de' Fiorentini a' martiri della libertà ,
spenti dal ferro tedesco su' campi di Lombardia ; perchè
in sostanza tutto invitava ad implorar dall'aiuto di loro
la buona e pronta riuscita di quella guerra che Dio vuo
le, malgrado che non la voglia il suo Vicario in terra .
Che che sia di ciò, egli è certo che il nostro vigilante
Pastore trovò a ridire in quell' esequie anche per altra ca.
gione , e noi senza comenti soggiungiamo qui la lettera ,
che a pome suo indirizzava il Pro- Vicario Generale a ' Par
rochi, Rettori e Capi di Chiesa . — « Con molto dispiacere
l'Emo nostro Arcivescovo ha sentito, che nel giorno 8 del
corrente mese, essendosi celebrato un funebre uffizio nel
la Chiesa di s . Giovanni dei Fiorentini qui in Napoli, due
laici in tal ricorrenza presero la parola e in prosa e io ver
80. Siccome ai soli Ecclesiastici appartiene pubblicamente
aringare nel luogo santo , ognun vede essere stata questa una
usurpazione di ministero degna di essere biasimata e per l'av
venire impedita . Pertanto il prelodato Emo Cardinale Ar
civescovo cui appartiene vegliare per la esatta osservanza
dell' Ecclesiastica disciplina , dopo grave ammonizione fat
ta a quel Parroco che ha tollerato nella sua Chiesa siffats
to abuso e don prevenuto, m'impone ricordare ai Parro
ebi e Reggitori tutti delle Chiese di questa sua diocesi a
star fermi, acciò non sieno violati i sacri canoni , e ad es
sere vigilanti a prevenire a tempo debito questi disordini ,
per non lasciarsi cogliere alla sprovveduta da simili teme.
rarii attentati , che turbano l'ordine del Santuario di Dio .
Questa Curia prenderà stretto conto della esecuzione di
siffatto dovere . Sua Emza Rma confida nel loro zelo e nel.
la loro prudenza nell'adoperare i mezzi convenienti per to
gliere le importune pratiche di coloro , che per ignoranza
o per malizia vorrebbero distruggere l'ordine della gerar
83

chia e la distinzione degli uffizii nella cattolica Chiesa . – Na .


poli dalla Curia Arcivescovile il di 10 Luglio 1848 .
DOMENICO CAN . CUomo Pro - Vicario Generale ) .
Su nave da guerra francese , a ' quiodici del passato
Giugno , mossero da Napoli per alla Cina altri missionari
della Compagnia di Gesù . Il P. Renato Massa, il quale era
ultimamente stato a Roma per affari di quella lontana mise
sione, ripartiva con loro , seco recando l'ultimo suo fratel
lo germano Luigi , anche gesuita , talchè ormai saranno in
quelle terre ad evangelizzare la buona novella cinque fra .
telli Massa, tutti della stessa Compagnia . Ed è argomento
di singolare pietà di questa nobile famiglia napolitana, che
già due sorelle sono da gran tempo Religiose, la madre ve
dova del Barone Massa , alla partenza di quest'ultimo suo
figliuolo, ritiravasi in un chiostro , e il suo esempio era
imitato da un'altra sorella, che sola rimaneva , la quale
volle prima accompagnare i suoi germani sulla nave che a .
vrebbeli condotti in Cina.
Granducato di Toscana - I giornali italiani e francesi
hanno fatto conoscere il Concordato conchiuso di recente fra
la Toscana e la S.Sede.Noi riferiremo le principali disposizio
ni di questo documento : -I vescovi godranno di una libertà
compiuta per tutte le pubblicazioni relative al loro ministe
ro . C La censura preventiva delle opere che si occupano
ex professo di materie religiose , sarà esclusivamente riser.
· vata agli Ordinarii. I vescovi potranno liberamente con
fidare a chi loro più piacerà la cura della predicazione
evangelica.- Tutte le comunicazioni dei vescovi e dei fe
deli colla S. Sede sono libere , comprese quelle dei regola
ri coi loro superiori generali.- Il governo di S. A. I. R.
si presterà nella misura de' suoi mezzi , ai richiami dei ve
scovi per la difesa della Religione e della morale.- Avu.
to riguardo alle circostanze dei tempi, le cause degli ec
clesiastici in materia civile potranno conoscersi ,sotto certe
norme, dai tribunali laici. - Tutte le cause spirituali o pu
ramente ecclesiastiche appartengono esclusivamente al giu
dizio dell'autorità ecclesiastica giusta il disposto dei cano
ni . . In ogni caso di delitto o condanna di un ecclesia
84
stico per parte del poter civile, rimane all' autorità eccle .
siastica il libero esercizio della correzione disciplinare.
Quando un ecclesiastico sarà condannato e riconosciuto reo
di pena infamante, dovrà essere rinchiuso o relegato in un
luogo separato dagli altri condannati , senza essere sotto
posto all'esposizione. -Tanto nell'arresto che nella deten
zione degli ecclesiastici, si useranno tutti i riguardi dovu
ti al loro carattere , dando avviso del loro arresto all' all
torità ecclesiastica ecc.- In caso di condanna a morte di
un ecclesiastico , i vescovi , prima della degradazione, avran
no facoltà di esaminare il processo e dedurre al caso con
tro la detta condanna . - L'amministrazione dei beni ec
clesiastici e di tutto ciò che forma il patrimonio della Chie.
sa è lasciata a libera disposizione dei Vescovi e degli al
tri , ai quali s'appartiene a termini del diritto canonico . -
Per tutte le altre cose spettanti alla Religione, alla Chie
sa ed al governo delle diocesi, si osserveranno le disposi
zioni dei canoni , e specialmente del Concilio di Trento .
- È da desiderare che l' esempio della Toscana, in que
sto tempo di riforme legali , sia imitato da altri più gran
di Stati ; e cessi una volta il funestissimo pregiudizio che
riesce a fare della Chiesa la serva o la nemica del poter
civile, in luogo di averla di lui amica e cooperatrice nel
bene per la felicità temporale ed eterna dei popoli . ( Dal
Diario modenese de' 30 Giugno . )
SPAGNA- Il Catolico di Madrid recava a' 2 Luglio que
sta dolorosissima notizia : « Abbiamo veduta una lettera di
Vich del giorno 20 Giugno , e quello che vi abbiamo letto
ci ha ricolmi di grandissima tristezza . L'amico nostro sti
mabilissimo, il rinomato scrittore don Giacomo Balmes era
vicino a morte . Venuto da Barcellona a Vich sua città na
tale, per riacquistar salute , ha di giorno in giorno peggio
rato . A' 22 del mese cercò egli stesso di confessarsi per
divozione, e il di seguente, ch'era la festa del Corpus Do
mini, gli si amministrò il Santo Viatico. I medici della cit
tà ,e il dottor Cil chiamatovi da Barcellona , disperavano del
la salute dell'infermo, e annunziavano che, umanamente
parlando, pochi altri giorni gli rimanevano di vita , aspel
85

tando a suppurarsi certi tubercoli, i quali erano ancora al


cun poco duri.- I soci nostri , che riceveranno come noi
ricevemmo una si fatale novella , pregheran certamente Iddio
per il giovane infermo, senza che sia mestieri esortarveli » .
FRANCIA - All'Assemblea nazionale il già ministro della
giustizia Crémieux proponeva di ristabilire la legge del divor.
zio , con maraviglia di quanti si trovavano nella sala. « Nes.
suno in fatti , scrivea Lamennais nel suo giornale il Popo.
lo costituente, si aspettava simigliante proposta. È questa
dunque una legge necessaria ? Chi mai l'ha domandata ?
Noi avvisiamo che la commissione esecutiva avea ben al .
tri decreti a presentare, prima di questo , riguardanti inte
ressi e bisogni più reali e più stringenti. Leggi cosi fatte,
che si rapnodano co' primi principii della moralità socia .
le, meritano, per quanto ci sembra, più lunga considera
zione. Innanzi di toccarle, è mestieri conoscer bene dove
si va a riuscire » . Cosi il Lamennais discorreva di questa
nuova legge, considerandola dal lato della moralità socia
le , ma che cosa non avrebbe egli detto se la sua penna
fosse stata ispirata dalla fede cattolica, che da questo di
segno di legge è orribilmente manomessa ? « No, la Reli
gione soprattutto non mai approverà una tale legge, diret
tamente contraria al precetto Evangelico ; una legge che
sarebbe per la Francia fonte di scandalo , di disordine e
di confusione .... E su base simigliante vorrebbesi stabi .
lire una Repubblica ! » Son queste parole di Monsignor Ve .
scovo di Chalons, in una sua lettera de' 31 Maggio al com .
pilatore dell'Ami de la Religion.Intanto di diciotto commes
sarii scelti dall' Assemblea per l'esame di questa proposta ,
tredici la rigettarono, o almeno vollero che si rimettesse
ad un tempo indefinito . ( Dall'Ami de la Religion , Num .
de 30 e 31 Maggio , e 3 Giugno .)
-Certo che nessuno de' nostri lettori non avrà udito par
Jare dell' annegamento della propria volontà , richiesto ne .
gli Ordini religiosi , senza ascoltare al tempo stesso le in
vettive di moltissimi , che si dicono passionati amici degli
uomini,contro questo voluto degradamento dell'umana digni.
tà . Frattanto , codesti virtuosi democrati adottano per le segre.
86

te loro combriccole questa medesima legge, che hanno co


si stranamente travisata , e con tanta ingiustizia riprovata .
Nei documenti rinvenuti poco fa in Parigi al luogo della
società de' Diritti dell uomo , eravi la seguente istruzione
per un candidato: « È necessario ch'egli abbia fatto anne
gazione della sua individualità , in una maniera assoluta ,
in servizio della società ) . Or fin nelle Regole di s . Igna .
zio , il cui perinde ac cadaver è stato segno a tanti dileġ
giamenti, non si ritrova questo precetto di assoluta anne
gazione ! (Dall'Ami de la Religion , Num . de' 30 Maggio .)
. Il Comitato centrale esecutivo di Lione scopri, non si
sa come, nella sua tornata degli otto Maggio, che l'ammae
stramento dato a'fanciulli da' Fratelli della Dottrina cristia.
na non si affa co' principii democratici, e però decideva
che non più si pagassero le somme assegnate a quella Con.
gregazione. L'Arcivescovo , Cardinale de Bonald , ne fece ri .
chiamo al governo ; una deputazione di padri di famiglia
si presento per lo stesso fine al palazzo di città ; e in fine
la popolazione lionese ha oltenuto che rimanesse in mezzo
a loro l'insegnamento di que' buoni e assennati Fratelli.
( Ibid . Num . de' 31 Maggio. )
.
Non ignorano certamente i lettori nostri gli ultimi
sanguinosi avvenimenti della città capitale della Francia .
Su questi il Compilatore dell'Univers, a'24 Giugno, men
tre ancor fervea la mischia, dettava per il suo giornale
le seguenti riflessioni : « L'ordine è ritornato , o almeno
tornerà quanto prima , ma a qual prezzo ! Almanco fosse
vantaggiosa per la Francia la lezione che ha ricevuto ! Ep
pure sono già sessant'anni che la Provvidenza largheggia
con la nazione nostra di lezioni e di gastighi, e questa se
li acceglie senza capirli ; non diventa nè più assennata ne
migliore ; ricade di continuo nelle medesime colpe le qua
li sempre producono, come pianta che produce i suoi frut
ti, le medesime calamità. Domani noi sarem da capo : do .
mani voi vedrete di nuovo i difensori dell'ordine fare e
dire come se potesse trovarsi ordine in mezzo a' popoli
cristiani, senza Dio e senza la Chiesa di Dio : domani voi
vedrete puovamente gli amici del popolo fare e dire co
87

me se il popolo potesse godere quaggiù di alcun bene,sen


za la fede a Dio ed alla sua Chiesa . Quello che avviene
è una pruova della verità de' dogmi cattolici tratta dall'e
sperienza : esperienza terribile , la quale dovrebbe, a quanto
pare, aprir gli occhi de' più ciechi, e pure non sana alcu
na cecità ! Si è disgiunto Dio e la sua Chiesa dalla società
umana , e poi reca maraviglia veder crollare questi edifizi
che son fondati sull'arena ! Si è fatto consistere la soin ma
felicità ne' beni di questa terra , e poi si resta sorpreso veden
do come la miseria divora i popoli ! »
-Quando scrivea queste cose il giornalista francese , non
era per anco compiuto l' eroico sacrifizio di Monsigoor
l'Arcivescovo di Parigi. Il quale, veduto il sangue in tan .
ta copia versarsi, penso che la voce autorevole del Pasto ,
re avrebbe fatto aprir gli occhi alle traviate pecorelle. Re.
cossi quindi verso la sera del giorno 25 al palazzo della
presidenza dell'Assemblea nazionale , ove stava il genera.
le Cavaignac, offrendoglisi di andare in mezzo agl' insorti
a predicar loro parole di pace . Una si generosa e cristia
na esibizione fu accolta con quella gratitudine che meri.
tava , e l' Arcivescovo , accompagnato da due suoi Vicari
generali, s'incammino per il sobborgo Sant'Antonio alla
piazza della Bastiglia , seco recando un proclama del ge .
nerale Cavaignac per i rivoltosi . Non dissimulò a sé stes .
so il Prelato i pericoli a che si esponeva , ma la carità che
l' animava , fecegli ripetere spesso a coloro che ne lo dis .
suadevano : « Il buon Pastore dà la vita sua per le peco .
relle » . Lungo la via entrava nelle ambulanze benedicen.
do e assolvendo i feriti; e giunto alla Bastiglia, ove la mi.
schia era fortissima, riusci a far sospendere il fuoco dal.
l' una e l'altra parte. Si avvanzò allora verso la barrica
ta costruita dagl' insorti, facendosi accompagnare da' suoi
due Vicari generali Jacquemet e Ravinet, e preceduto da
una persona con in mano un ramo verdeggiante in segno
di pace. Ma i difensori dell'ordine vollero scortare l' Ar
civescovo , ricordando che in quel giorno i rivoltosi avea
no massacrato alcuni parlamentarii . Allora trovatisi co.
si d'appresso i combattenti , ricominciarono le altercazio .

5
88

ni , ed una fucilala , venuta non si sa come, desto nuova


mente la zuffa . Posto tra due fuochi , il Prelato non si ar.
resta , ma s'innoltra dappresso la barricata seguito da ' suoi
Vicari , e sale fino alla cima . Le palle piovono d' intorno a
lui , ma non lo colpiscono ; uno de' suoi Vicari ebbe trafo .
rato il cappello da tre colpi . Costretto a discendere, non
ha fatto che qualche scalino , quando cade trafitto da una
palla , venuta per quanto pare da una finestra . Gl'insorti
si precipitano per aiutarlo , gli usano ogni possibile riguar.
do e lo trasportano all' ospizio de' Trecento, ove mettono
a suo servizio una guardia . Oltre a ciò raccolgono da ogni
parte dichiarazioni, le quali dimostrino che la fucilata non
era venuta da coloro, a cui l'Arcivescovo erasi indirizzato .
Appena raggiunselo il sig. Jacquemet ( essendo un'ora dopo
finita ivi la mischia) , gli domandò Monsignore se la sua vita
corresse pericolo, e saputo di si : « Or bene, esclamò , sia
benedetto Dio, e voglia accettare il sagrifizio che nuova
mente gli offro per questo popolo traviato ! Possa la mia morte
espiare i falli,cui ho potuto commettere durante il mio episco
pato ! » Di poi si confessò , e vennegli amministrato il santo
Viatico e l' Estrema Unzione . La mattina del giorno 26 fu
trasferito, in mezzo a’segni di universale cordoglio , all' ar
civescovado , dove mori nel giorno 27 a quattrore e un
quarto dopo mezzogiorno. Mons . Dionigi Augusto Affre ,
arcivescovo di Parigi , era nato nella diocesi di Rodez, a '
28 Settembre 1793. Da vescovo di Pompeiopoli e Coad
iutore di Strasburgo fu consecrato Arcivescovo della cit
tà capitale di Francia a' 6 Agosto 1841. La sua mor
te, dice l'Univers da cui traemmo tutte queste particola
rità ' ) , è preziosa al cospetto di Dio ; ' ed è altresi preziosa
per Parigi e per la Francia : il sangue della vittima grida
verso il cielo e implora sopra di noi grazie di riconcilia
zione e di pace ; grida verso di noi , verso tutti i nostri
concittadini,ad essi domandando che cessino dagli odi fratri.
cidi , e serbino l'unione e la concordia de' cuori » .

) Nuin . de ' 26 , 27 e 28 Giugno.


LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 92 .
Agosto 1848.

SOIE ITZE

III .

De' Profeti in Francia al secolo XIX

ARTICOLO III ED ULTIMO *) .

I novelli Profeti del Cristianesimo sono Cristiani ?

DETERMINAR E qual sia a norma della tradizione cristia .


ETERMINARE
na il concetto racchiuso nel verbo creazione ,se quello cioè
di emanazione o generazione, ovvero di produzione dal
nulla, tale addimostrammo nell'articolo precedente esse
re la quistione fondamentale di vita o di morte pel novello
cristianesimo annunziato da' novelli 'profeti. Però siffatta
importante disamina ci accingevamo intraprendere, allorché ·
ne venne tra mani l'esame critico di un'opera del sig. Va.
cherot , Direttore della scuola normale in Parigi , il quale
essendo tra primi e più caldi adepti del sig . Cousin , in u
na nota tutto ci esprime il pensiere della scuola eclettica ,
madre de novelli profeti " ) .

* ) Vedi l' art. I a p. 5 segg . del vol . XIV, e l'art . II a p .


38 segg. del presente volume.-") Vedi Annales de philosophie
chrétienne, N. 98, Paris 1848 , p . 85 , Examen ecc . Histoire cri
tique de l'École d'Alexandrie par Vacherot.
RAC.REL . VOL.XVI . 7
90

Al dire dunque del sig. Vacherot , la lingua ebraica non


meno che la greca non avrebbero mica una voce per e
sprimere l'idea profondamente inintelligibile, e senza dub
bio straniera allo spirito di questi due popoli, cioè la crea
zione dal nulla . L ' Oriente avrebbe concepito la creazio
ne come una generazione; il Genesi poi ed il Timeo come
una costruzione : l'idea di creazione dal null a sarebbe cri.
stiana , ma non de'primi Padri la cui dottrina sarebbe oscu
ra ed indecisa all'oggetto .E volendo dar pruova filologica
della sua asserzione,si fa ad esaminare il concetto della Crea.
zione che dà a noi Mosè nel Genesi e specialmente il verbo
barà ; né tralascia di chiamare a trutina il passaggio del
libro primo de' Maccabei , cap . VII , 28, cui confrontando
coi Settanta trova inesattamente tradotto . Il piano di assal
to dunque del sig. Vacherot è quello appunto che noi a
vevamo pensato per la difesa , e però tanto più volentieri
diamo mano all'opera , quanto che ora siamo più certi che
gli avversarii riguardano la quistione sotto lo stesso punto
di vista .
Aprendo quel libro ch ' è il frontespizio della divina cri.
stiana tradizione , ci si offre quel sublime esordio cui il sa
cro legislatore degli Ebrei premette al suo codice, della cui
sanzione per tal modo pone la base . Ecco dunque come
questo
Primo scrittor delle memorie antiche ,

discorre l'origine delle esistenze : Al principio Iddio creó


(K , BARA ) il cielo e la terra . La terra poi era infor.
me e nuda (Gen. I, 1 ) ) . Ora il concetto espresso in que

* , In quanto a questi due versetti del Genesi ci siamo attenuti


alla versione della Volgata . Ma il ch . Professore di S. Scrittu .
ra alla Sorbona sig. Glaire nella eccellente sua opera : I libri
santi vendicari, p. 15 della 1.8 versione italiana (per cura della
Società della Biblioteca Cattolica, Napoli 1847 ), rigettando la pri
91

sta sentenza non è punto quello di una creazione per e .


manazione o generazione, sia che le parole per singolo
si esaminino sia il contesto . Per fermo, dal lato della filo .

ma , adoita quest'altra : Al principio in che Dio creò il cielo e


la terra, la terra era informe e vóta . E si lagna poscia del Cal.
met, il quale la dichiara contraria alla fede. Egli intanto la pre
ferisce alla prima, 1º perchè è sostenuta da autori cattolici coine
il Mariana; 2° perchè più conforme al testo originale ove si leg
ge la parola berescith , in principio , la quale non mai trovasi nel
la Bibbia senza il complemento o sia il regime ( p . e . in prin .
cipio regni . • laetitiae etc. ), laonde l’ermeneutica richiede
doversi voltare in principio creandi ; 3º perchè nella opposta
versione si dovrebbe supporre la voce chòl, ciò ch' è contro l'a
nalogia della lingua santa , e d'altronde darebbe questo senso :
nel principio del cielo e della terra Dio creò il cielo e la ter
ra !! » Ma con buona pace del valente professore,non crediamo
doverci scostare dalla comune versione. Perciocchè sebbene non
crediamo col Calmet che questa seconda versione direttamente
contraddica alla fede,pure, per confessione dello stesso la Cham
bre dal Glaire citato, è verissimo che con questa seconda ver
sione dichiarasi avere Dio creato il cielo e la terra da una ma
teria preesistente, la quale presupponesi essere stata creata dal
nulla ; mentre la comune versione dice che Dio trasse immedia
tamente dal nulla il cielo e la terra . Ond' è che la prima ver
sione prova più direttamente il dogma cattolico della creazione
dal nulla . Difatti coloro che pretendono la materia eterna , alla
seconda non alla prima si appigliano. Inoltre la prima versione
alle antiche de Settanta e di Onkelos più si avvicina , come Glai
re istesso conviene, ed è più conforme al punteggiarnento mas
soretico del testo originale; perciocchè nella seconda versione
il primo versetto si congiunge al secondo , mentre in realtà n'é
diviso dal pausante silluk e soph pasuk, la quale distinzione di
versetti nella prima versione si rispetta . Arroge che il var dou
de incomincia il secondo verso nella prima è spiegato poi ter
ra autem , ma nella seconda si sopprime del tutto . Adunque per
chè la prima versione è più conforme al dogma cattolico , alle
antiche versioni , al punteggiamento, ed alle parole del testo ori
ginale , senza gravi ragioni abbandonar non si debbe. Or gravi
non sembrano le ragioni che il dotto professore ne adduce . Non
la 1. " , chè , come ei ne conviene, più comune tra'cattolici è la
92

logia veruno ebreo scrittore ha usurpato il verbo barà in


tal senso . Jofatti l'emanazione del germoglio dalla radice
viene espressa col verbo xv ) (iatså , Is . XI) ; del pollone dal
tronco p (ianaq, Iob . XIX , 7 ); dell'erba dalla terra xw's
(dhasca ovvero iatsà, Gen. I , 11 12) ; del frutto dell'albero
wy(aså ,Gen.1,11 12) ; del fico primaticcio dalla ficaia un
(chanal, Cant. II , 13 ). Il concetto poi di generazione viene
espresso o dal verbo 07 ( quangh, possedere, Gen.IV , 1), o
da 7'79 ( ialad, generare, Gen. IV , 18) ; i quali due verbi so
no ancora adoperati per esprimere l'eterna generazione del
Figliuolo divino dal Padre ( Prov. VIII , 22, Ps. II , 7 ) ; la
cui sustanziale emanazione fin da' giorni dell'eternità en
faticamente descrivendo il Profeta, usa della stessa voce
iatså (Mich . V, 1 ) . Che se in verun luogo delle Scritture
il concetto di emanazione e generazione è espresso con la
voce barà, come potrassi questo pretendere pel solo primo

versione primiera. Non la 2. ricavata dall' ermeneutica , perchè


a questa ragione messa in mezzo dal Rab . Salomon ed altri già
rispose il Rab . Aben-Ezra , non aver costoro veduto il luogo del
Deuteronomio XXXII , 21 , ove il rescith è fuor di regime, on
de conchiude il Cartwright ( Crit. sacr . ), che nel regime e fuo
ra il rescith serba la forma medesima. E poi 3.° il complemen
to si potrebbe ricavare dallo stesso subbietio , ex subiecta mate
ria , cioè al principio della creazione Dio creò il cielo e la ter .
ra; ovvero si potrà sottintendere la voce chòl cioè al princi
pio del tutto ; la quale supposizione non è poi cosi esclusa dal
l'analogia della lingua santa come troppo leggermente asseri
sce il professore; inentre tale non è sembrata al Vatablo ( Crit.
sacr . ), il quale anzi la dice essere de’più dotti Ebrei , e la mo
stra nelle Scritture frequente . Al postutio dato pure che negli
altri luoghi della Scrittura il rescith abbia il complemento o re
gime, qui starebbe bene in senso assoluto e significherebbe il prin
cipio per antonomasia , cioè il principio de' principii , il principio
del tempo e dell'ordine. Per le quali lutle cose rispettando noi
la dottrina del ch . Professor parigino , crediamo doversi vie più
rispettare la versione comune già da noi allegata .
93

verso del Genesi ? Forse che a tanto ne astringe il conte .


sto ? Il Dio di cuiMosè ci descrive le maraviglie, crea tutto
col suo comandamento : Sia fatta la luce : stendasi il fir .
mamento : le acque si ritirino: sia discoperta la terra :
vi siano gran luminari che dividano il giorno e la note
te: gli uccelli ed i pesci escano dalle acque : la terra pro
duca gli animali (Gen. I ) . Adunque il creare opere cotanto
eccellenti non costa a Dio che un alto di sua libera volon .
tà ; ' la creazione quindi quale la descrive Mosè è libera ; or
se fosse per emanazione, esser dovrebbe necessaria come
gli avversari stessi attestano ). Arroge che il Dio di Mo.
sè a cui le cose costano si poco ,ha voluto farle in più vol
te , e crear l'universo in sei giorni ; or che mai ciò mo .
stra , se non che egli non opera con necessità o con im
peto cieco come i nostri filosofi prelendono , ma si secon
do “ la scelta di sua volontà ? 4 ) « Il sole getta liitto ad un
tratto quanti ha raggi ; ma Iddio , dice il Bossuet, che ope
ra con intelligenza e con sorpma libertà, applica la sua vir
tù dove a lui piace e quando a lui piace ; e siccome fa .
cendo il mondo colla sua parola , mostra non esservi cosa
che lo affatichi, cosi facendolo in più volte ,fa vedere ch'è
il padrone di sua materia , di sua azione , di ogni sua im .
presa , e non ba operando altra regola che la sua volontà
sempre da se medesima giusta . e se secondo l ' or.
dine stabilito nella natura una cosa dipende dall'altra ,per
esempio la nascita e l'aumento delle piante dal calore del
sole , questo è perchè lo stesso Iddio che ha fatte tutte le
parti dell'universo ,ha voluto insieme legarle e far risplen
dere con questa incatenatura maravigliosa la sua Sapien

3) Valga per tulli il Cousin : « Si l' être en soi est une cause
absolue , la creation n'est pas possible, elle est necessaire, et
le monde ne peut pas le pas être » . V. Introd. à l'hist. de la
philos., leçon IV.— “) Operatur omnia secundum consilium vo
luntatis suae , Ephes. 1 .
94

za ) » . Se dunque la creazione da Mosè descritta è un


atto libero della volontà di Dio , è d'uopo si escluda ogni
concetto di emanazione o generazione , onde la creazione
di Mosè non è mica quella che i novelli profeti pretendono .
Qual è dunque la vera ? la creazione dal nulla, secon .
do che la voce stessa barà richiede, ed il contesto , ed i
luoghi paralleli , e la tradizione tra gli Ebrei costante , ha
in ogni tempo insegnato ; la qual verità ai Cristiani tra
smessa , ha sempre formato il fondamental dogma della fe .
de ortodossa . E primamente , il significato proprio del vo
cabolo barà è appunto la creazione dal nulla : ce ne so
no garanti tra' Padri s . Girolamo e s . Gio . Crisostomo per
tacer degli altri ; tra i Rabbini il R. Nachman il quale ri.
cisamente dichiara la sola voce barà esprimere nella lin .
gua santa l'estrazione dal nulla ; il R. David Kimchi il
quale spiegando la voce habria , cioè creatio , la dice pro
pria a significare la produzione del non essere all'essere; il
R. Maimonide , ed altri Tra i commentatori cattolici la Glos
sa ordinaria, il Menochio, non che il Riccioli ed altri ; tra
i protestanti più recenti basti il Gesenius, autore per le co
gnizioni filologiche non meno che per i principii raziona.
listici in molta rinomanza a di nostri 6) . E veramente gli

8) V. Discours sur l'hist. univ ., p . II , c . I. .6) S. Giro


lamo non solo traduce barà creavit ; ma nella lettera 140 ad
Cyprian. n . 6 dice che la creazione è il principio di ciò che
non era , e nel cap . primo ad Ephes. dice che il barà è qual
che cosa più che il semplicemente fare. S. Giovan Crisostomo,
in c. V Epist. II ad Cor . v . 17 , dice : « Creatio in Scriptu
ra dicitur e nihilo in aliquid productio » . - Jl Rab. Nachmanide
in Genes. scrive : « Non extat apud nos in lingua sancta voca
bulum quo productionein alicuius ex nihilo signiſicamus nisi
barà » . - Il R. D. Kinchi nel libro delle radici scrive : « Omnis
interpretatio creationis est innovatio rei , et egressio eius a non
esse ad esse » ; consente il R. Maimonide nel suo libro More ne
vochim ( Vedi i Rabbini presso de' Crit. sacr. in Gen. p . 30-53 ,
93

Ebrei hanno tre voci ad esprimere una novella esistenza ,cioè


‫() ברא‬bard (),
, ‫() יצר‬ialsar)),
, ed ‫() עשה‬asdh));
;or di questedatsar
esprime la formazione, l' aggiustamento , la novella dispo
sizione di una materia già esistente ; cosi per esprimere
l' atto col quale il divino Facitore là nel campo Damasce
no accolse in giro un mucchio di polvere e gli diè forma
del corpo dell'uomo, si adopra appunto la voce iatsar.for.
mavit ( Gen. II , 7) ; la voce asah esprime il compimento ,la
formazione perfetta ed intera di una sustanza già esisten
te ; solo la voce barà resta ad esprimere l' allo onde la
stessa sustanza incomincia ad esistere ; però è che per e
sprimere il perfezionamento dato da Dio nel settimo gior
no alle cose già create , l'uno e l'altro verbo congiungesi,
creavit ut faceret (Gen. II , 3) ?) . Vi ha un luogo d' Isaia ,
nel quale l' eloquente profeta esprime la graduazione di que.
sti tre verbi , dicendo : Per la mia gloria l' ho creato (BA
RA ) , l'ho formato ( LATSÀ'R ), l' ho fatto ( ASA ) ) .La voce
barà adunque sola propriamente esprime la novella produ
zione delle sustanze , e l'altre due le nuove modificazio
ni ; ond' è che ne' libri ebraici della Scrittura , mentre le
altre due voci si enunciano indistintamente di Dio e de.
gli uomini, solo il barà non havvi un luogo, e son piuc
chè cinquanta , nel quale non sia attribuito costantemente
al solo Dio d'Israello ; chè Iddio solo , e non le cause se
conde , può dare l' essere a novelle sustanze ). Nè non ci

Amstelod . an . 1698 ); Gesenius , Thesaurus philologicus criticus


etc. > p . 236 ; Glossa in h . 1. Menoch . in Gen. cap . 1 ; Riccioli ,
tom . I , lib. 9 , c . I , q . 11.- ) V. Crit . sacr . Fag . , p.Gl ; a Lapide
in h . l.-3) Ecco come il Rab.Kimchi nel lib. delle Radici spiega
questo passaggio :« Primum creavi eum , h . e. produxi eum de nihi
lo ad esse: dein formavi eum eo quod feci eum existere dispo
sitione formae: postremo feci eum , h . e . disposui seu ordinavi
eum . Nam vocab . hasah dispositionem rei et perfeciionem eius
significat ) , presso Fag. cit.— ) Circa questa verità vedi varie fa
gioni presso s . Tommaso ,1. p . q . 45 , art V ; ed il Petavio, de Opii
96

mena alla conseguenza medesima l ' osservare , che mentre


nella Scrittura allorchè si adoperano gli altri due verbi per
l' ordinario si esprime la materia da cui una cosa si forma
o si fa , p . e. formò il corpo dell'uomo dal limo della ter
ra ( Gen. 11 , 7) , formò l'idolo dal legno ( 18.XLIV , 19), so
lo quando è usato il bara niuna preesistente materia si e .
sprime, e sola cagione se ne așsegna la volontà il coman
damento dell' Onnipotente: Ei comandò e sono state crea .
te ( Psal. 148, 5) " ). Infine, che il barà esprima propria
mente la produzione di quel che pria non era , ciò che con
frase metaforica dicesi creazione dal nulla , si conferma dal .
l'osservare che quando la Scrittura vuole esprimere la no
vità di un prodigio che lutto richiede il braccio dell' Onni .
possente, e cui non fu visto mai nè vedrassi l'uguale, co .
cio sex dierum , a proposito di questa verità soggiunge: < Cuius
rationem spisse quidem ac difficulter reddunt tamen scholarum
magistri 3.- ) Si suole opporre in contrario il testo del Gen. 1,21 ,
creavit Deus cetos , mentre i pesci uscirono dalle acque . Ma osserva
a ragione il Glaire ( loc.cit ) che il testo non dice che l'acqua
fosse materia ex qua della formazione de' pesci , come lo dice
allorchè Dio formò il corpo dell'uomo dal fango : però anche in
questo luogo opposto dal Rosenmüller il barà importa una ve
ra creazione. Suole anche opporsi il vers . 27 dello stesso capo
creavit hominem , mentre al cap . 27 si dice formavit hominem
de terra : ma è da osservarsi che l'uomo costa di anima e di
corpo , però quando si parla della formazione del corpo al cap .
11,7,si dice che Dio lo formo dalla polvere, ma al cap . I , 27 si
parla della creazione dell'uomo in quanto è immagine di Dio la
quale è riposta dell'anima; però si adopra il barà creavit essen..
do una vera creazione dal nulla quella dell'anima. Infine il ver
so quarto del II cap . del Genesi , nel quale si dice hae genera
tiones coeli et terrae quum creatae sunt, nemmeno prova con
tro di noi perchè essendo il cielo e la terra ( e lo stesso dica
si dell'uomo) composti di sostanze delle quali altre furono trat
ie dal nulla alire da una materia già creata , Mosè a dinotare
la loro origine ha potuto indifferentemente adoprare il verbo
barà e iatsår; come osservano il Glaire,loc. cit ., ed il Perrone ,
De Deo creat . , n . 142 (b) .
97

me il prodigioso parto della Vergine Madre del Messia , il


dopra in senso traslato il verbo barà ( Jerem . XXXI , 22) ;
e lo stesso Mosè mentre a dimostrare la divina sua missione
promette che il Signore Dio farà cosa si nuova che la terra
aprendo la sua bocca divori Core e Datan ed Abiron
ribelli , usa appunto il verbo barà ( Num . XVI , 30 ). Anche
il senso traslato adunque ne conferma che la voce bara
propriamente significa una produzione nuova senza verndo
antecedente , dal non essere all'essere , o sia la creazione
dal nulla " ).

"T) Non voglionsi qui preterire due obbiezioni proposte dal Va


cherot : la prima è questa essa ; essere il significato proprio del
barà quello di tagliare, fendere, e per estensione separare ,sce
gliere. 0 Ma avrebbe dovuto sapere il Vacherot ciò che ogni
scolaretto di ebreo conosce , cioè che il significato proprio di
un verbo ebreo si debbe desumere dalla coniugazione prima del
ta però kal semplice, perché ritiene il senso semplice e comu :
ne , e non già dalla quarta piel, nella quale il verbo prende un
significato nuovo diverso , e qualche volta anche contrario al
primo : p . e . il verbo , thaab in kal significa desiderare,
ma in pièl, abbominare. Or è nella quarta in pièl che il verbo
controverso ha il significato di tagliare.di fendere ,e ciò per an
tifrasi, come nota il Guarin ( Gram . hebra . etc. t . II , p . 62, Lu
tet . Paris. an . 1726 et Lexic. hebr. verh . BARA') . Ma in kal co
stantemente significa creare. E berà adunque che significa ta
gliare non barà del quale ora parliamo , e che per tradizione ba
costantemente il senso di creare come da ciò che finora si è
detto rilevasi , e da ogni dizionario ebraico , non che dalle ver
sioni nelle liugue affini Siriaca, Caldaica , Arabica riportate dal
Perrone , de Creat. v.142, (b) . La seconda obbiezione vien rica
vata dal fatto de'LXX , i quali han tradotto erorype che significa
fare da materia esistente . . . Ma con qual verbo avrebbe volu
to il Vacherot che questi l'avessero tradotto? forse con xięw ?
e l'uno e l'altro in diversi luoghi hanno in realtà adoprato (v .
Guarin ,Lexicon cit . verb. barà ); dal che deduciamo col Nisse
no Orat . IV , contr. Eunom . che il verbo tolerv. facere, si scam
bia col 2Tigelv , creare , come nel Simholo Cpno Iddio Creatore
vien detto TornT' , factorem .
98

Ma se ancora qualche dubbio restasse , certamente svani


rebbe coll'esame del contesto , perciocchè il ligame del di
scorso in tutto questo capitolo chiaro dimostra che nel pri
mo versetto del Genesi si tratta della creazione primitiva ,
vale il dire dal nulla . Per fermo,il Condottiero d' Israello
volendo addimostrare ad Israello stesso ed agli estranei le .
gittima e giusta la occupazione della terra di Canaan , alle .
ga la promessa fattane a' loro Padri da quel Dio che Crea
tore essendo e Padrone del tutto , largisce a chi gli piace
le terre e gl' imperi . Onde all' origine di tutte le cose ri .
salendo , con esordio sublime dichiara Iddio Creatore nel
principio con la enfatica voce 1992 (berescith ), la quale
poi nella Scrittura Santa allorchè della primitiva origine
delle cose si tratta , è stata costantemente adoperata ). Or
tra le molte spiegazioni che di questa voce danno gl' in .
terpetri ed antichi e moderni , ed ebrei e cristiani , tre sono
le principali già da s . Agostino espressate" ) . E posta da
bauda la terza che tutti convengono essere mistica e siin.
bolica , come quella che pel principio intende il Verbo, la
Sapienza del Padre, la quale era a' fianchi di Lui allorchè
gittava le fondamenta della terra ( Prov. VIII ) e pel quale
tutto fu fatto ( Joan. 13) " ), delle altre due l'una e l'al
tra la creazione dal nulla chiaramente confermano. Di fat
ti se la parola berescith riguarda l' ordine della creazione ,
allora esprimerà che pria di ogni altra cosa Iddio bara

12) P. e. ne' Proverbi VIII: Dominus possedit me in initio etc.


V.Fag . , Crit. sacr ., p. 4. - 1 ) De Gen. ad lit., c . I. « Utrum in
principio temporis,an quia primo omnium facta sivt, an in prin
cipio quod est Verbum Unigenitus ) . Infino a nove spiegazioni
ne rapporta a Lapide in h.l.ma facilmente a quelle tre si riducono .
-") Circa questa interpretazione ch'è anche della versione Cal
daica Gerosolimitana , e parecchi Padri della Chiesa vedi Fag . ,
Crit. sacr . , p . 51 , e p . 46 ; a Lapide hic ; Petavio, de Opificio sex
dier . I. I , c . I , 11. XVI ; Nicolai , Lezion . 3 del Genesi, p . 309 , Ve
nez . 1781 .
99

diede l' essere per creazione, dunque lo diede dal nulla ;per
ciocchè se l'avesse dato traendolo da qualche cosa già e
sistente, sarebbe questa esistita pria che Iddio creasse , e
la creazione non sarebbe in principio, cioè pria di ogni
cosa esistente. Che se la voce berescith esprime invece il
tempo , esprimerà per questo essersi la creazione fatta al
principio del tempo ; ora il principio del tempo è il prio
cipio dell'esistenza de' corpi , sendo il tempo la misura di
essi , colla creazione dunque cominciò l' esistenza del lemn .
po e de' corpi , e però pria della creazione niente vi era
donde questo mondo materiale potesse esser tratto , il quale
però se fu creato in principio fu creato dal nulla . Ed eccoli
come la priina parola del Genesi ti mena alla creazione
dal nulla .
E più lampante la dimostrazione diventa ,se le parole si
.esaminino che seguono la voce barà . Difatti attesta Mosė,
l'obbietto della creazione fatta da Dio fin dal principio es .
sere stato il cielo e la terra . Or qual concetto esprimono
le due voci ebraiche ‫()השמים‬hascamaim(‫()הארץ‬haarets()? *()
Due sono le principali sentenze degli esegeti " ). La prima
è di coloro i quali pensano scopo di Mosè essere stato quello

15) In quanto al senso etimologico la voce ascamàim deriva


da un verbo antiquato ebreo , cui corrisponde l'arabo elevazio
ne, altezza.Il nome poi Erets se vuolsi spiegare anche per mez
zo dell'arabo significa cosa bassa , inferiore ( V. Glaire l. cit .
p . 24 ); alla lettera dunque significasi aver Dio creato ciò ch' è
al di sopra e ch'è al di solio . Qual semplicità di racconto !
-18) Vi ha una terza sentenza la quale per la parola Cielo in
tende il Cielo empireo cioè la creazione degli Angeli. Ma que
sta sentenza comunque affiancata dall'autorità di s.Basilio,s . Am
brogio , ed altri presso il Suarez (de Opific. sex dier . 1. I, c . II) ,
pure al Pererio ed al Petavio ( loc. cit. ) non sembra gran fal
to al contesto conforme ; perciocchè Moisé ai rozzi Ebrei par
lando, dell'invisibile non già, si bene del mondo visibile dove le
Dere discorso .
100
di allontanare i Giudei, stati schiavi si lungamente in Egit
to , dall'errore comune agli Egiziani ed ai Gentili tutti , i
quali eterni e divini ponevano ed adoravano i corpi cele
sti e terrestri ; perciò fin dal primo verso del Genesi coine
in compendio e ricisamente avere insegoato il domma con
trario , tutto cioè essere stato dal Signore Dio creato " ). Mo
sè dunque ai rozzi Ebrei parlando , ha adoprato le parole
cielo e terra ,secondo l'uso volgare del discorso, ed il gin
dizio de sensi . Or nel senso volgare le parole cielo e ter
ra significano la forma, esterna non solo e le modificazio
ni de' corpi celesti e terrestri , si ancora la sustanza stessa
di essi. Adunque stando a questa prima sentenza ,Iddio creo
non solo le forme ma la sustanza del cielo e della terra :
or fuori la forma e la sustanza del cielo e la terra costi
tuenti il tutto che chiamasi mondo, nulla vi ha ; la crea .
zione dunque insegnata da Mosè è quella che con frase
metaforica chiamasi creazione dal nulla . La seconda sen
tenza è di coloro i quali pensano , le parole cielo e terra
doversi intendere non mica pel cielo e la terra come furono
ne' sei giorni ordinati è sono attualmente , ma si per la
materia prima 's) , onde furono poi compiuti e compartiti il
cielo e la terra : non altrimenti che dicesi la spada ferro,
la croce legno , ponendosi pel lavoro la materia , qui vice
versa chiamasi cielo e terra la materia prima onde furono
creati.La quale sentenza sembra più appoggiata al contesto ,
ove si soggiunge la terra poi era informe e vuota '9) . Iddio

17) V. s . Cirillo Ales . ,s . Agostino ed altri presso il Petavio , de


Opific. cit . I. 1 , c.II , n . VII , non che Sacy, Duguet ecc . -18) Da '
Greci detta van ,hyle,donde poi l'hylozoismo,sistema della eternità
della materia .-- ')Le voci ebree 17 thòu 19 vabòu dalla Vol
gata son tradotte inanis et vacua; Onkelos , desolata et vacua - i
LXX ,invisibilis et incomposila - Aquila ,vanitas et nihil - Symma
co ,otiosa et indigesta - Teodozione ,inane et nihilum . - Se non che
gli autori di questa seconda sentenza non sono concordi tra lo
101

dunque secondo quest'altra sentenza creò la materia prima


informe ,da cui ne’sei giorni seguenti formò ordinandola l'at
tual cielo e terra : or questa materia prima appunto si do
vrebbe supporre increata , se Iddio avesse creato il mondo
da qualche cosa esistente , e non dal nulla . Il contesto adun
que del primo verso del Genesi ne obbliga ancora a con .
chiudere , la creazione descritta da Mosè essere senz'altro
dal nulla .
Ed aggiungiamo il ligame del discorso in tutto questo
capitolo ; perciocchè il Dio di cui Mosè ci descrive le ma.
raviglie, non ha avuto bisogno per far tutto che voleva se
non della sua volontà onnipotente, come si è osservato più
sopra : Egli disse sia la luce, e la luce ſu ecc . Or siffat
ta descrizione magnifica non regge qualora si supponga che
Iddio non ha creato dal nulla , ma si trovando una ma
teria eterna ed esistente e da sè l'abbia sol messa in ope
ra , e come un volgare artigiano l'abbia lavorata ed ordi.
ta , secondo si esprime il sig . Vacherot ? '); chè in tale ipo
tesi egli non sarebbe il padrone di sua materia e di sua
azione , ma costretto sarebbe nella sua opera dalla materia
stessa e dalle sue disposizioni , le quali Ei non avrebbe fatte .
Aggiungi non potersi comprendere come una materia che

ro in qual condizione fosse creata siffatta materia prima . Vi ha


chi la pretende creata come un gran mare,quasi simile al caos
di Ovidio : Rudis indigestaque moles ( Metamorph .). Aliri non
uno ma due mari separati hanno immaginato, l'uno di materia
lucida , onde fu poi formato il cielo , l'altra opaca onde fu for
mata la terra ed i pianeti . Pensano altri che per terra intender
si debba questa vera terra , ma spoglia di alberi abitatori ecc .;
per cielo poi il vero cielo tal che per tanto non vi fossero an
cora astri ma solo rozzi corpi privi di luce, vale il dire gli e
lementi del cielo , non il cielo attuale . Vedi Nicolai , Lez . IV , p .
330 ,ediz.cit.-— 20 )« Dieu dans la Genése semble moins le createur
que l'ordonnateur de la matière qu'il aurait irouvée a l'élat de
chaos » , Histoire cit . , 1. V , p.131 .
102

è da se, possa essere modificata ed attendere la sua perfe


zione da una mano straniera . In fine il concetto della crea
zione dal nulla è conseguenza necessaria della dottrina da
Mosè insegnata nel Pentateuco circa l'unità , la spirituali
tà, l'eternità , l'onnipotenza del Dio Jehova; siccome per
l'opposto vediamo i Gentili i quali non hanno avuta una
idea giusta ed esatta di tali attributi della Divinità ,insegna
re che il mondo è eterno , che Dio è l'anima dell'univer
so, che le anime degli uomini ne sono una parte , e per
una inevitabile illazione che il mondo non è stato creato
dal nulla er) .
La Genesi adunque e l'intero Pentateuco ch ' è il primo
monumento della cristiana tradizione , determina il concet
to della voce creazione alla produzione dal nulla. Ne gli
altri sacri scrittori vissuti dopo Mosè ci tramandano altra
idea della creazione; chè il Dio Creatore ci vien sempre
descritto come Colui che fa il tutto colla sola sua parola ,
e fare il tutto non gli costa che volerlo ? ) ; anzi il Salmi
sta dichiara avere Iddio gittate le fondamenta stesse della
terra fin dal principio ; e l'autore del libro della Sapienza
insegna ricisamente che Iddio creando tutte le cose, diede
loro l'essenza 2 :) : non è dunque Iddio un ordinatore della
materia, ma creatore della stessa sustanza ed essenza, ciò
che importa la creazione dal nulla . La quale tradizione è
cosi costante presso gli ebrei sacri scrittori , che l'ultimo di
essi ne somministra la più irrefragabile pruova in quel bel
passo in cui la Madre de'Maccabei disse all'ultimo de' suoi

2r) Vedi Bergier,Diction . de Theol. art . Creation , p . 248, Paris


1840. – 22)Egli ha parlato e sono state fatte tutte le cose :Egli ha
comandato e quelle sono state creale , Psalm . XXXII, 9. Ogni
creatura tua ti serva perché parlasti e furono fatte, manda
sti il tuo Spirito e furono create, Judit: XVI , 17. -93) Initio tu
Domine terram fundasti,Psal. 101. Creavit Deus ut essent omnia ,
Sap . 1 , 14 .
103

figliuoli, cui voleva animare alla costanza nel martirio, che


Dio ha creato dal nulla il cielo e la terra e tutto ciò che
essi contengono 24). L'idea adunque della creazione dal nul
la non era punto straniera allo spirito del popolo ebrai
co , come il Vacherot pretende , mentre financo in bocca di
una donnicciuola ritrovasi. Alle quali tutte cose per compi
re la serie della tradizione presso gli Ebrei, aggiungiamo
che i Karaiti, setta antichissima presso de' Giudei , rigettan .
do le tradizioni de' Farisei e de' Rabbini, e stando alla sola
Scrittura ,ammettevano espressamente la creazione dal nulla ,
come ha dimostrato il Brukero 25) .
Toccando al secondo periodo della tradizione cristiana , a
quel punto cioè ove il Divino legislatore Gesù le diede
l'ultimo compimento e perfezione, la dottrina della creazio
ne dal nulla è messa ancora in maggiore chiarezza ; per
ciocchè come per tutto che riguarda le perfezioni di Dio i
Cristiani hanno sempre professato di continuare la creden.
za e la tradizione ebraica, cosi lo stesso esser doveva del
la creazione dal nulla , la quale da quelle perfezioni neces
sariamente discende, come più sopra osservammo . Per fer
mo assegnandosi nel Vangelo ( Joan . I , 3 ; XVII , 5 ), il rap
porto del mondo col Figliuolo di Dio, il Verbo incarnato,
s'insegna essere quest' esso , che il Verbo fin da ogni prin .

24) 11 Mach . VII,28.La Volgata volge ex nihilo fecit illa Deus:


la espressione è troppo chiara da polere sfuggire al sig .Vache
rot il quale per questo dichiara il testo greco inesattamente tra
dotto ed invece pretende doversi tradurre non entia fecit esse
Deus. Iddio fece essere il non essere ; ma anche questa versio
ne, far essere il non essere, non è lo stesso che creare dal nul
la ? Del resto il testo Alessandrino dice: « Eę OUX OUTOV ETorq0€
A :ITA O 0305 » ; alla lettera e non existentibus fecit illa Deus , e
secondo il manoscritto Alessandrino di Londra :( Ov% EĘ Ovtov ,non
e iam existentibus » ; or creare dalle cose non esistenti non è lo
stesso che creare dal nulla ? _25) Bruker,Hist. crit.philos ., tom .
II , period . 2 , p.1 , 1. II , c . I.
104

cipio era, il mondo non già , ma questo aver comincia


10 ad essere mentre non era , e questo essere averlo ri.
cevuto dal Verbo ; onde il Verbo dal mondo distinguersi
come il Creatore dalla sua creatura . Le quali espressioni
mentre escludono ogni creazione per emanazione, pretesa
da' nostri profeti filosofi (chè l'emanazione, perchè neces
saria , avrebbe dovuto essere simultanea non successiva) de
terminano chiaramente il concetto della creazione dal nul.
la , perciocchè creare dal nulla e far che cominci ad es
sere ciò che non era , è tutto upa cosa . L'Apostolo delle
Genti poi volendo suggerire una sufficiente idea della on
nipotenza di Dio, propone la creazione dal nulla , dicendo (ad
Rom . IV , 17), che Iddio chiama le cose che non sono , co
me quelle che sono 26) , il quale concetto è simile a quello
che Dio stesso ne aveva dato presso Isaia ( XLV, 24 ): lo
ho chiamato il cielo e la terra ed ei si son presentati.
E per tralasciare altre testimonianze,l'inspirato scrittor del
l'Apocalisse quasi diresti aver voluto che ponesse termine
alla rivelazione la stessa frase, onde Mosè l'aveva incomin :
ciato , non assegna altra causa della creazione del tutto
che il libero volere di Dio, non essendo le cose se non per.
chè egli ha voluto ( Apocal. VI , 20 ), la quale frase mentre
esclude il concetto di emanazione, che dovrebbe essere ne .
cessaria, racchiude quello della creazione dal nulla, cioè
dell'azione divina onde la sustanza , l'essenza che non e .
ra , ad essere incomincia . Che se tanto spiccato è il concetto
della creazione dal nulla presso gl' ispirati scrittori del Patto
Antico e del Nuovo ,chi vorrà aggiustar fede al Vacherot,
allorchè dice : « essere la dottrina de' primi Padri oscura
ed indecisa su questo punto ? » I limiti di un articolo non
ci permettono di addurre molte testimonianze de' Padri a ),

26) Vedi Estio in h . I._2") Vedile presso il Petavio , de Opiſc.


I. I , c . I , n. 9 .
103

facciamo intanto osservare che fin dai primi secoli i Padri,


i quali combatterono gli errori dei Gnostici e dei Manichei,
ebbero per principio inconcusso che Dio solo è il creato .
re del tutto , e che la materia cui i Manichei ponevano dal
principio malo , è opera dello stesso Iddio Creatore 25) ; che
se Iddio è creatore della stessa materia , ne segue che l'ha
creata dal nulla .Ma sarà pregio dell'opera addurre qualche
testimonianza di talono tra' Padri antichissimi greci e latini ,
perchè si conosca la loro dottrina ,che pretendesi oscura ed
indecisa . Tra greci prescegliamo s . Giustino , del quale pria
del Vacherot volle dubitare il Beausobre 29) . Questi adun .
que nella sua Esortazione ai Greci , n . 22, cosi si esprime :
La differenza che vi ha tra il Creatore e l'artefice con .
siste in ciò che il primo non ha bisogno che della sua propria
potenza per produrre degli esseri (eccoti la produzione dal
nulla ), mentre che l' altro ha bisogno della materia per
formare il suo lavoro ) ; ed al n.23 prova che se la mate .
ria fosse increata , Dio non avrebbe mica potere su di essa ,
e non potrebbe disporne ... ; poteva mai esprimersi con
maggiore chiarezza ? Tra' Padri latini ascoltiamo Tertullia .
no, al secondo secolo , il quale non solo insegna questa dot
trina colla stessa metaforica formola di produzione dal nul
la , ex nihilo , ma ancora la pone a caratteristica per rico.
noscere il solo vero Dio onnipotente 9) : e poiché Ermoge.
ne tra quelli si distingueva che la materia volevano a prin .
cipio primo increato , un intero libro scrisse che contro di
Jui s'intitola , nel quale imprende a dimostrare di proposi
to la creazione dal nulla . Del quale libro piace qui ripor

28) V. Iren . adv . haeres . l . I , c . 22 , lib . VI, c . II ; e Tertull .


de Praescript., c . XIII , adv. Marc . I. I , c . X ; Aug. de Gene
si contr. Manich. etc. -29) Hist. du Manich. t . II , I. V , c . IV .
_30) Tertull. de Resurrect. I. II , c . XI . « Confide Illum (Deum)
totum hoc ex nihilo protulisse , et Deum nosti , fidendo quod
tanium Deus valeat » ) .
Rac.REL . VOL.XVI. 8
106

tare quella niemoranda , come la disse il Petavio , ed im .


portante argomentazione, onde confutò il dello eretico, il
quale negava la creazione dal nulla , perchè nella Scrittura
divina non sta apertamente significato essersi alcuna cosa
fatta dal nulla . Adunque Tertulliano dimostra contro di
Ermogene che la Scrittura come non dice apertamente il
'inondo fallo dal nulla, ex nihilo, cosi nemmeno lo dice fat
to dalla preesistente materia , ex materia . Or se Iddio aves
se fatto il mondo ex materia, sarebbe stato d'uopo ciò e
sprimere, e viceversa se l'ha fatto dal nulla , non fu d'uo
po esprimere ex nihilo . Difatti allorchè una cosa si dice
formata e non si esprime da quale altra , per questo stesso
chre non si esprime, si debbe intendere formata dal nulla :
e di che si supporrebbe formata se nulla si esprime ? Per
la ragione medesima, allorchè si vuole esprimere una cosa
essere fatta da un'altra , è d'uopo esprimere questa dalla
quale quella fu fatta; perciocchè non esprimendosi si potrà
sempre credere che sia stata fatta dal nulla, mentre nulla
si esprime. Se dunque la Scrittura dice il mondo creato , e
non esprime da che, per questo stesso si deve intendere es
sere stato creato non dalla materia , ex materiu , ma ex ni
hilo, perchè nulla si esprime 3 ). Ci dica ora il signor Va
cherot, la dottrina de' primi Padri è essa oscura ed in .
decisa ? E potremmo aggiungere le testimonianze autore
voli di Clemente di Alessandria , Origene , Ilario, Metodio ,
Ambrogio ed altri moltissimi dal dotto Petavio riportati , i
quali tutti difendono la dottrina caltolica, ritenendo la stes
sa formola metaforica di produzione dal nulla .Valga per iuto
ti s . Agostino il quale siffatta dottrina cattolica difendendo
contro de' Manichei " ),insegna che il Signore Dio non « ge .

8) V. Tertull. contr . Hermog. c . 21 , presso Petav . de Opific .,


1. I , c . 2 , n . 3. -52) De Genes . contr . Manich . c . II . « Non ea
genuit de seipso ut hoc essent quod ipse est :: sed ea fecit de
nihilo ) .
107

nerò mica le cose da sè stesso, perchè fossero ciò che Egli


stesso è » . Ascoltino i nostri profeti filosofi ed apprendano
da Agostino , che creare non è emanare o tirare da sè stesso,
« ma Iddio fece le cose dal nulla » . Alle quali testimonianze
de' singoli Padri a favore della tradizione cristiana circa il
concetto della creazione dal nulla , appone il suggello di au
torità irrefragabile la Chiesa tutta congregata in Laterano ,
nell'an . 1215 ,la quale contro gli Albigesi che gli errori rinno
vavano dei Manichei , defini colle parole da noi altrove ripor.
tate * ?)avere Iddio creato l'universo e prodotta la creatura
spirituale e Corporea dal nulla .
Pel detto fin qui ne sembra essere noi nel diritto di con
chiudere, che il concetto racchiuso nel verbo creazione non
è già quello di generazione o emanazione, sibbene quel
lo di produzione dal nulla . E ciò secondo la Tradizione
cristiana , la quale prende principio dal primo credente A
damo , e registrata ne' Libri santi del vecchio Patto a con
tare da quello che n' è il frontespizio, si serba presso gli
Ebrei volgare non mica straniera. Venuta poscia la pie
nezza dei tempi , la tradizione medesima aumentato l'ab.
brivo datole dal legislator degli Ebrei, prende più larghe
le volte ne' libri del nuovo Patto e negli scritti de' Padri , e
costante ed immutabile prosegue il cammino finchè la Chie
sa che n'è custode infallibile, di sua sanzione la rafferma.
Chi dunque pretende ritenere la voce creazione e darle un
significato di emanazione , negandole quello di produzione
dal nulla , alla Tradizione cristiana si oppone . Or tali es.
sendo i novelli profeti del Cristianesimo in Francia , come
si è da noi dimostrato 34) , ad ognuno è manifesto, vanamen .
te farsi eglino scudo della tendenza religiosa del secolo e
spacciarsi Cristiani , perciocchè la creazione da loro am .
messa non essendo la creazione dal nulla , dogma fonda

39 ) V. l’Art . II in fin . — 34) V. l’Art . Il cit .


108

mentale del Cristianesimo e pietra di paragone pel pantes


smo , loro è caduta la maschera , e la più assoluta nega
zione dovrà darsi in risposta alla domanda da noi formo.
lata : 1 novelli Profeti del Cristianesimo in Francia son
Cristiani ? **
Cav . AB . BARTOLOMMEO D'APANZO

34) Intanto perchè ognun sappia non aver questi pseudo-pro


feti nemmeno il vanto della invenzione , vogliamo ricordare a pie
di pagina alcuni de’loro predecessori.Priino viene l'eretico Mar
cione,al dir di Teodoreto lib.1 , haeret. fabul.c.14,mdi i Gnostici,
i Priscillianisti e generalmente tutti quelli che abbracciarono l'er
rore de' Manichei del doppio principio, i quali pretesero essere
questo mondo formato dalla materia di già esistente . Di Ermo
gene già abbiamo fatto parola ; aggiungiamo Sabellio sulla te
stimonianza di Eusebio lib . VII , Praep . Evang. c . 19. E venen
do ai tempi della pretesa riforma, Volkelio sociniano prelende
che di questo dogma si abbia la libertà di dubitare o dissenti
re, ovvero ignorare. Il Beausobre nella storia de' Manichei , lib.V,
pretende non potersi la creazione dal nulla provar dalla Scrit
Lura . L'inglese Giacomo Windet , lib. de statu vita functorum ,
lect . 11 , p . 48, e Burnet , Archeol. philos. 1. XI , c . IX , sostengo
Bo che il dogma della creazione dal niente è stato una inven .
zione degli Scolastici poggiata sulla cattiva intelligenza del ver
bo barà . L'empio autore del libro Systeme de la Nature, p.25,
definisce la creazione una ipotesi, e la produzione dal nulla es
sere un vocabolo vuoto di senso. Il marchese d'Argens nella
sua Filosofia, cui piacque d'intitolare du bon sens, certo per an
lifrasi, asserisce essere la creazione dal nulla un dogma che bi
sogna creder per fede, la quale frase nel linguaggio filosofico
vuol dire favola assurda, quali appunto furono da que' filosofi
qualificati i misteri . L'autor dell'Emilio dopo messi innanzi molti
dubbi intorno ciò , conchiude che l'origine del mondo si può
meglio spiegare nella ipotesi de’due principii de' Manichei che del
la Creazione dal nulla !!! Per tacer degli altri, Voltaire nella sua
Filosofia storica vuole che di ciò si serbi alto silenzio .
Signori Profeti, riconoscete i vostri maggiori ? ben dunque fu
detto che voi rappresentate il volierianismo redivivo in farsetio
da Cristiano.
109

IV .

Esame della Risposta di Gioele Virgeno Alafane alla let.


tera che S. E. R. il Cardinale Arcivescoro di Napoli
indirizzava al Ministro degli Affari Ecclesiastici.

I disordini, gli scandali, i mali tutti che


si hanno a deplorare, muovono pro
priamente da ciò, che nissuno si re
stringe ne' limiti delle proprie attri
è buzioni.- PIO IX NEL SUO DISCORSO AL
SENATO ROMANO .
r
3,
T. PROPO NEN
ROPONENDOCI di esaminar questa Risposta indicizzata con
се nome'anagrammatico all' Emineatissimo nostro Pastore, non
0
intendiam punto discutere nuovamente le ragioni recate in
eo
mezzo dagli amici del dimesso Ministero per provare , che
le il disegno del nuovo Codice ecclesiastico -politico non offen
i deva i diritti della Chiesa . Perciocchè la Sede Apostolica
ha parlato , Pio IX con l'autorevole sua voce ha confer
mato i giusti richiami del nostro Arcivescovo ' ) ; ogni li
tigio è finito , e piacesse a Dio che termini una volta an
che l'errore ! Vogliam piuttosto esporre in compendio gli
er
argomenti che l'Alafane adduce, e mostrare come di essi
25,
altri sono falsi, ed altri hanno sapore di certe dottrine con
es
Ella trarie a quelle insegnate da tutti i buoni e cordati teologi.
an E innanzi tutto , sostiene l ' Autore , che trattandosi di un
bi Codice ecclesiastico -politico , il quale dee poi essere ratili.
fico cato dalla Santa Sede , non è necessario nel compilarlo di
sofi
olti
puó ") Della giustizia di tali richiami convengono con noi i Gior.
del pali religiosi d'Italia , i quali difendono contro le presenti usur
sua pazioni il diritto della Chiesa . Io fatti la Pragmalogia di Lucca
( Fasc.di Giugno) e il Giornale de' Parrochi di Padova ( Num .
ful de' 5 Giugno ) hanno riportata come giustificazione delle loro
2110 dottrine , la Lettera dell'Eminentissiino nostro Arcivescovo , del
la quale qui ragioniamo .
110

pendere da' Vescovi . Perchè 1.º molti privati fecero colle


zioni di Canoni absque Ecclesiae Pastoribus; anzi alcuni
tra loro non solo raccolsero Canoni , ma li ravvicinarono
ancora e li ridussero ad unità . 2. ° Non a' Vescovi , ma a
persone private i due pontefici Gregorio IX e Bonifacio VIII
affidaron la cura delle due conosciutissime raccolte di Ca
noni , che sono i cinque libri e il sesto delle Decretali ; e
queste raccolte que' Sommi Pontefici canonica auxerunt
auctoritate, et in foro, et in scholis valere iusserunt. Co
si anche adopero papa Giovanni XXII per riguardo alle
Clementine , disposte e modificate da private persone. 3. °
Abbiamo i Concordati stipulati senza il preventivo bene .
placito delle Curie. 4.° Finalmente , se uo Graziano e un
Raimondo (s . ) da Pennafort valsero essi soli a far cosi bel
le e importanti collezioni , è da sperare che la Commissione,
creata dal nostro Ministero , affiancata da' lumi e dagli
scritti de' piu dotti uomini del Regno, sarebbe riuscita in
un simile lavoro , senza aver bisogno delle Curie vescovili .
Ma egli è fuor di dubbio , che a porre mano alla com
pilazione di un codice ecclesiastico , fosse anche per esser
poi approvato dalla Santa Sede , richiedesi che la legittima
potestà ne conceda la permissione . Conciossiache, ponia
ino, a mo'd ' esempio , che ogni giusperito voglia di sua le
sta compilare un codice legislativo per la civile società , an.
che a patto che il Governo lo esamini e poi l'approvi . Es
sendo in questa materia , più che in ogni altra , immensa
diversità di opinioni,pullulerebbero a migliaia questi codici ,
i quali in fine riuscirebbero a sempreppiù impacciare il
Governo e la civile società . Nel che la storia della legi
slazione ci fornisce assai lume , mostrandoci che i codici di
leggi per governare i popoli furon compilati sempre per
volere de' sommi imperanti, a cominciare dal codice Teo
dosiano ' ) . Or fale voi ragione di ciò che avverrebbe alla

", Venne pubblicato questo codice nel 138 da Teodosio il Gio.


111
Chiesa , al Capo visibile di lei, quando fosse ad ognuno
falta facoltà di compilare un codice di Canoni ! Diciam co .
si , perchè l' Autor nostro parla di private persone; chè là
dove altri ci opponesse , esser qui an Governo e non im
privato , il quale intende ad un lavoro cosi fitto , risponde.
remmo, che a tanto non si estende la giurisdizione del Po .
ter laicale, come più innanzi dimostreremo.
Però , onde rispondere partitamente all' Alafane, preghia
molo di osservare che cosa mai vollero far tulla quella
schiera di collettori di Canoni da lui recitati. Studiarono
essi nelle leggi della Chiesa , le raccolsero, le ravvicinaro .
no, con quell'autorità dottrinale che ha ogni giusperito di
comentare un codice ; ma non mai sedelte loro in inenle
di compilare un codice di leggi ecclesiastiche per una Chic .
sa , se non quando i Vescovi stessi ve li obbligarono. Q.ie.
sto non dovevano essi fare absque Ecclesiue Pasioribus,
e cosi adoperarono. In fatti quel Dionigi il Piccolo , cui
]
1 Alafane ricorda il primo tra ' raccoglitori di Canoni, pose
. mano a quella collezione che tanto onora il suo nome, per
comandamento del Vescovo di Salon . Ecco coine di lui
er
scrive il suo familiarissimo Cassiodoro: « Qui( Dionysius) peti .
ja
tus a Stephano Episcopo Salonitano , ex Graecis exemplaribus
ca.
canones ecclesiasticos moribus suis, ut erat planus atque
le.
disertus, magnae eloqiientiae luce composuit ') » . Simiglian
an:
temente la collezione de'Canoni di Reginone, dalla quale assai
Es.
cose pigliarono Burcardo ed Ivone, fu da colui lalla per co
osa
mando dell'Arcivescovo di Treviri,nella cui diocesi era posto
lici,
il monastero ove Reginone era abate.Per convincersene basla
e il
legi vane , e fu il primo ad esser come codice di leggi csservato .
ci di Giacchè gli altri due innanzi compilati , che sono il Gregoriano
per e l' Ermojeniano , non ebbero alcuna propria autorità presso i
popoli , essendo composti da persone private . ) Cassiod . De
Teo. divin . lectionib. c . 23; cf. Ballerinios com . III Opp. S. Leonis il
alla
Venetiis 1757 , P. CLXXIV .

/ Gio
112

leggere il titolo che porta in fronte quella Raccolta , ricava


10 da' mss ., e come pubblicavala il Baluzio a Parigi nel
l'anno 1671. « Incipit libellus de ecclesiasticis disciplinis
et religione Christiana, collectus ex iussu Domini melropo
Jitani Rathbodi Trevericae urbis episcopi a Reginone etc. ) .
Lo stesso Burcardo era vescovo di Worins , quando aiuta -
to dal vescovo di Spira raccolse in un sol corpo i Cano
ni per uso della sua Chiesa " ) . Dalle quali cose a noi pa.
re che si debba inferire , che nessuno mai tra' collettori dei
Canoni pensò che la collezione sua potesse servire per co
dice disciplinario in alcuna Chiesa , se non quando i Ve
scovi stessi richiesero per questo fine l'opera loro . E pe
rò non sappiamo, come l' Alafane venga nel suo scritto ri
cordando i Pontefici Gregorio IX , Bonifacio VIII e Giovan
ni XXII , i quali affidarono a private persone la collezione
de Canoni e decreti in uso allora nella Chiesa ; perciocchè
essendo quelli Capi universali della Chiesa cattolica, ave
vano ben diritto di cosi ordinare . Piuttosto ci mostri l'A .
lafane , che il Ministro degli Affari Ecclesiastici è un Pa
pa , o almanco un Vescovo nella propria Chiesa , e noi non
negheremo il diritto di comandare la compilazione del
suo nuovo codice . Intanto si persuada una volta , che con
lullo il senno, i lumi e gli scritti de' più dotti uomini del
nostro regno , non avrebbe mai potuto la Commissione, che
pur non ne aveva il diritto, indagare quali veramente fos
sero i mali della disciplina ecclesiastica , prodotti specialmen
te dagli abusi ministeriali, nelle Chiese del regno , e recar.
vi conveniente riparo.Nè il Governo , messi dall' un canto
i Vescovi , poteva nell' ampiezzı de' mezzi e di poteri e.

') « Eodem quippe tempore in Collectario canonum . . . non


modicum laboravit . Nam Domino Walterio Spirensi Episcopo ad
juvante, et Brunicone praeposito exhortante et suggerente , ca
nones in unum corpus collegit » . L'Anonimno, nella vita di Bur
cardo , inserita nell'ediz . di Colonia .
113
splorare e conoscere lo stato , e le esigenze delle dioce
si . Cbi conosce alquanto , e ben la sa l' Autore, la storia
delle relazioni della Chiesa con lo Stato nel nostro regno ,
ricorda certamente le antipatie de' nostri giusperiti verso le
prerogative della S. Sede e verso il libero uso della vesco .
vile autorità . Or noi domandiamo , chi potrà scoprir le ve
re piaghe di ciascuna diocesi , codesti giusperiti che han .
no per lo più agli occhi le traveggole , il Governo , il qua
le seguirebbe le relazioni di chi è estraneo alla Chiesa , op
pure i Pastori che vivono in mezzo alle loro gregge , e sen
tono da un pezzo il peso di tante catene , soprattutto mini
steriali ? Oltrachè , è egli poi vero che il disegno di quel
Codice annunziato dal Ministero fosse stato simile ad un Con
cordato ? E là dove cosi andasse la cosa , poteva l'Aulo.
rità laicale da sè sola compilarlo e discuterlo , affinchè poi
lo approvasse la Santa Sede ? Certo che no ; ed eccone in
sostanza le ragioni .
Quella convenzione che fra due Governi civili chiamasi
trattato , e riguarda interessi puramente materiali, quando
è fermata tra il Sommo Pontefice ed un Governo civile in
torno ad oggetti di disciplina della Chiesa , vien detta Con
cordato . A fin di togliere od impedire mali maggiori usa
rono i Papi cedere ad alcuni loro diritti in favor de' Prin.
cipi secolari , i quali dal canto loro vennero a sempreppiù
apertamente riconoscere gli altri inalienabili diritti del Som
mo Pontificato. « Concordatum est lex communi concordia
Papae et Regis data , pro firmiori unione , et pace , et tran
quillate servanda » , così lo definisce il Ferraris . Furono
concordati , come bene avverte lo stesso Alafane, le con
venzioni fermate tra il Papa Nicolò V e l'imperator Fe
derico III ; tra Leone X e Francesco I ; tra Benedetto XIV
e Carlo III Borbone ; tra Pio VII e Napoleone; finalmente
tra lo stesso Pio e Ferdinando I di Napoli . I quali concor
dati , siccome confessa l'Aulor nostro , « non racchiudeva.
114

no in complesso tutta la esteriore disciplina nella parte ri.


cevuta da quei diversi popoli cristiani » ; e veramente es
si son tenuti al più come dilucidazioni o mutamenti di al
cuna parte della disciplina propria di ciascuna Chiesa . Ora
l'Annunzio del nostro ex -ministro degli Affari Ecclesiastici
parlava di un Codice ecclesiastico - politico , il quale conte
nesse con tutte le necessarie e indispensabili modifiche tutlo
quello ch' è racchiuso nelle numerose collezioni, che for
mano la giurisprudenza canonica , come il Concilio di Tren .
to , le Regole di Cancellaria , il Bollario Romano, le Costi
luzioni Pontificie , eccetera. E questo Codice avrebbe dovu
to essere la sola ed unica norma della Ragione-discipli
naria , accomodata a'voti, ed ai bisogni de' popoli delle
due Sicilie. Per il che si rende. chiarissima la differenza
ch' èvvi tra l'enunciato Codice ed un Concordato , non al
trimenti che differiscono sostanzialmente tra loro un codi
ce di diritto internazionale , ed un semplice trattato di na
vigazione o di commercio . A questa conseguenza sfuggir
vorrebbe. l'Alafane , dicendo , che il numero piccolo o gran
dissimo degli articoli è quello che distingue un Concordato
ordinario dal presente codice , e questo , e' dice , è un fatto
puramente accidentale. Mai no , Signore ; perchè tra un
Codice che serva di norma a tutta la disciplina di una Chie .
sa ed un semplice Concordato , corre tale un divario , che
in quello trattasi prima di tutto di materie sulle quali ha
diritto la sola Potestà ecclesiastica , come amministrazione
di Sacramenti, celebrazione di Sinodi eccelera , mentre che
in questo hanno luogo solo cose spettanti si di diritto alla
Chiesa , ma che hanno relazione anche al potere laicale.
Ma si conceda anche per poco , che quel Codice stato
fosse simile ad un Concordato , chi mai non vorrà con noi
convenire, che ad esso non si poleva dar mano , se non
accordandosi Gn dal principio con la Santa Sede, al cui
giudizio sarebbe stato uniforme quello de' Vescovi ? Chi mai
115

udi che venne stabilendosi fra due polenze un accordo , sen .


za che dapprincipio fossero comuni all'una e all'altra le
trattative ? Oltracciò sanno tutti come siano di difficile con
tentatura per. riguardo a' diritti della Chiesa i Governi , da
non sperare che cedano alquanto nelle loro pretensioni e
domande.Per la qual cosa soventemente avviene, che la San
ta Sede incontri forte opposizione nel Potere laicale , quan
to all'accettare gli articoli di qualche Concordato, i quali
mantengano i diritti della Chiesa . E senza recarne più lon
tani esempi , notiamo che il Concordato solloscritto in Ro
ma a' 30 del passato Marzo , dall' Emo Cardinal Vizzardel.
li per parte del Sommo Pontefice, e da Mons. Giulio Benin .
segni per parte del Granduca di Toscana, non avea ancora
a’14 di Giugno ') avute le ratificazioni, perchè il Governo To
scano non contento del già conchiuso , ne vorrebbe un altro .
Né le ragioni , cui reca in mezzo l'Autore , a provare
che poteva venir dal Governo il principio di tal compila
zione, ci parvero di molto peso . In falli ripete egli que .
sto diritto della Polestà laicale 1.º dall' eterna prerogativa
di lei per invigilare in tutti i modi al bene, e al vantag .
gio dello Stato , nella correlazione coll' esteriore andamen .
to della Chiesa ; 2.º da che i Cesari convocarono Concili
generali per eresie e per oggetti di disciplina; e 3. ° da che
fu lecito anche a particolari far simili compilazionie raccolte.
In proposito di quest'eterna prerogativa, di cui parla
l'Autore e cui tanto magnificano gli adulatori del poter
laicale , cade in acconcio dichiarare e sceverar certe cose ,
le quali spesso recano impaccio al lettore in simigliante
materia. E dapprima vuolsi notare, che un Governo civi
le non ha alcuna competenza nè sulla dottrina , nè sulla
disciplina della Chiesa che gli sta dallato ; giacchè la com
petenza di ciascuna delle due Potestà in un governo è dif

") Vedi l' Araldo della Pragmalogia di Lucca di quel giorno.


116

fiuita dal fine prossimo dell' una e dell' altra ; il quale per
la Chiesa è la intrinseca felicità dell'uomo , e per la società
civile , l' estrinseca felicità ; si che una cosa medesima, in
quanto conduce alla felicità presente, ma intrinseca della
civil comunanza , dee esser soggetta alla Potestà spirituale ;
e in quanto si riferisce alla presente estrinseca felicità della
società civile , si apparterrà al Principe secolare. E poiché
riguardanto l'intrinseca felicità degli uomini , anche pre .
sente, non solo la dottrina, ma pure la disciplina della Chiesa '),
un Governo civile non può intorno ad esse vantare alcuna
prerogativa . Inoltre , stando alla costituzione della Chiesa ,
chiunque ama conoscere se un oggetto si appartiene alla
Potestà laicale, dee attenersi a questa sola regola : Tutto
ciò ch'è necessario per regolare l'uso e l'esercizio della
potestà spirituale di pascere il gregge di Gesù Cristo, e
per vendicarne l'abuso , appartiene solamente a Coloro , ai
quali Cristo concesse questa spiritual podestà ? ) . Quindi un
Governo civile non ha diritto alcuno sulla stessa discipli .
na pubblica ed esteriore della Chiesa . Oltre a ciò , benchè
un Governo civile abbia diritto di provvedere al vantaggi
dello Stato , pure quando il bene della società civile è in
correlazione coll' esteriore andamento della società cristia
na , il Poter civile non ha la prerogativa di invigilarvi in
tutti i modi . Perciocchè dapprima essendo la Chiesa indi .
pendente dallo Stato ,questo non ha alcuna giurisdizione su
di quella ,e però non potrà fare leggi intorno a materie che la

) Gersone , Consid . IV, lasciò scritto: « Haec ( la potestà di


giurisdizione ) duplex est, temporalis et spiritualis. Temporalis
exercetur secundum leges civiles ad finem quietae conversatio
nis humanae, spiritualis autem exercetur secundum leges cano
nicas ad finem principalem aeternae beatitudinis consequendae) .
Si può leggere su questo punto anche la nona tra le disserta
zioni teologico- polemiche del P. Emmanuele di Domo d' Osso
la , Della Chiesa in generale ecc . , Roma 1793.- ) Vedi la Dis
sert . II di F. A. Zaccaria ,Sulla podestà regolatrice della Disci
plina, Facnza 1788 , p . 130 e segg .
117

riguardano. Diceva all'imperator Leone il PonteficeGregorio


JI : « Ecclesiis praefecti sunt Pontifices, reipublicae negotiis abs.
tinentes , ut Imperatores similiter a causis ecclesiasticis abs.
tineant, et quae sibi commissa sunt, capessant ' ) » Seconda
mente, allorchè vengono in collisione coll'interesse materiale
di tutta la Chiesa(che come società di uomini ne ha pure a
bastanza ) gl' interessi materiali della società civile , il po
ter laicale non ha alcun diritto di competenza ; perchè in tal
caso il bene della Chiesa è di gran lunga maggiore . In fi
ne , solo quando trattasi di materiali bisogni di una Chiesa
particolare , che vengono in collisione con quelli dello Sta.
to , avrà il Poter civile il diritto di palesare alla Chiesa que.
sta collisione e chiederne l'aggiustamento. Al quale quanto
sia stata sempre essa proclive , solo chi è affatto digiuno
di storia potrà dubitarne . Ma stando a questa dottrina , che
è pure la vera , noi non vediamo qual' altra iniziativa pos.
sa competere al Governo civile in un concordato , di quella
in fuori con cui manifesta al Sommo Pontefice i bisogni
suoi materiali , lasciando alla sapienza di Lui trovare i mez
zi per provvedervi. Protegga pure lo Stato, anche per suo
profitto, la Chiesa ; ma questa protezione altro dirillo non
gli concede fuorichè quello di promulgar leggi civili , le
quali servano di mezzi temporali per l'esecuzione delle leg.
gi della Chiesa, e per guarentirle quelle libertà e que' di
ritti cui taluno vorrebbe strapparle ) . Sapientemente diceva
a tal proposito nella sua lettera al Ministro l' Eminentissimo
nostro Pastore : « I Re della terra se decreti e costituzioni
emanano riguardanti le cose ecclesiastiche, solo han per og.
gelto di tutelare e difendere le decisioni della Chiesa stes

") Greg. II epist. ad Leonem Aug. ante VII synodi Acta , ap .


Labb . concil . 7 , col . 18. – ?) Intorno alle dottrine qui esposte
veggansi: De l'Autorité des deux Puissances ,Strasburgo 1771 ,
1. III, p . 346 e segg . ( e notisi che l'autore è gallicano ) ; Ta
parelli , Saggio teoretico di Dritto naturale, Palermo 1843 ,c . II ,
p . 6 e segg .
118

sa , assicurandone per quanto è da loro la esecuzione » .


Ma l’ Alafane, non sappiam perchè, trova queste parole
recanti imbarazzo e confusione delle veraci dottrine, e
con lunga citazione del de Marca vuole provare, che quan
to a ' canoni, i quali non riguardano la fede, nè il rito dei
Sacramenti, poichè hanno essi ad aver forza perpetua di
leggi, e hanno per oggetto le persone de' chierici e spes
sissimo anche de laici ... importa grandemente a'Prin
cipi esaminar maturamente que' decreti innanzi che ne per
meltano l'esecuzione pubblica e forense, acciocchè per av
ventura non si oppongano alla pubblica utilità e quiete .
Questo brano ricavato dalla Concordia Sacerdotiï et. Im
perii “), opera in cui lo stesso de.Marca riconobbe degli er :
rori, e in cui Baluzio non volle far que' mutamenti che
l' Autore morendo gli avea indicato, non ha , nè può a
vere sull'animo di cordati teologi alcuna forza. Concios
siache se la Chiesa ha il potere di far leggi disciplina.
rie su materie spirituali , come sappiamo esser di fede ,
a Lei altresi appartiene il potere di farle eseguire, essen
do questo diritto una necessaria conseguenza dell'altro .
« Condendae legis auctoritas, dice lo stesso de Marca , non
in sola interpretatione versatur, sed etiam in rerum consti
tutarum executione » . In fatti, è la Chiesa nella sua pote .
stà legislativa affatto indipendente dalla Potestà civile, on
de anche il potere esecutivo è tutto suo proprio . Inoltre,
concessa per poco al magistrato civile la facoltà di discu
tere se una legge ecclesiastica torni vantaggiosa o nociva
al pubblico bene , egli potrà sotto questo specioso pretesto
rovesciar da cima a fondo tutto l'ordinamento di gover
po della Chiesa . Poichè non èvvi cosa alcuna nel gover
no ecclesiastico , la quale non abbia correlazione co' co .
slumi e coll'ordine pubblico; tutto che proviene dalla Chie
sa influisce necessariamente sul ben essere della società ci

" ) Lib . II , cap . 10 , S. 9 .


119

vile . E però nell'ipotesi del de Marca, noi vedremmo il


Poter secolare , prelendendo a' suoi fini amor del pubblico
bene , imporre silenzio a' Vescovi nel predicare le verità di
fede, acciocchè gli eretici non cerehino di liberamente an
nunziare anch'essi l'errore ; per timore d' irritar quest' i .
dra , lo vedremmo porre i ceppi a' Pastori , perchè non com .
battano l' eresia ; col pretesto che la pubblica tranquillità
richiede che si annullino o si modifichino i sacri Canoni,
lo vedremmo dare opera a questa riforma: talchè i Sovra
ni d'Inghilterra, quando ordinarono una nuova liturgia ,
quando annullarono i voli di Religione , quando permisero
il matrimonio a Preti, quando in fine spedirono in tutte le
Chiese visitatori, a cui dovevano esser soggetti i Vescovi,
essi altro non fecero che usare di un loro diritto . Ma per
questa ragione medesima, siccome bene osserva l'Anonimo
eitato "); poichè l'ordinamento civile anche influisce sul
ben essere temporale della Chiesa , non si dovrebbe nega
re alla Chiesa il diritto di rivedere i conti allo Stato per
riguardo alle leggi civili . E tanto più , quanto che il bene
di quella vince di assai il vantaggio di questo .
Jotanto i Concilii e i Padri della Chiesa hanno sempre
sostenuta questa indipendenza del Potere ecclesiastico dal
laicale nel far eseguire i suoi decreti. Per recarne qualche
esempio, il Concilio Calcedopese ( Az . IV ) parlando del mu
tamento fatto dagl Imperatori nella partizione delle provin
ce Ecclesiastiche, stabili : « Contra canones pragmaticae
constitutiones nihil possint » . Osio diceva all' imperator Co
stanzo : « Ne te misceas Ecclesiasticis , neque nobis in hoc
genere praecipe , sed potius ea a nobis disce . Tibi Deus
imperium commisit , nobis quae sunt Ecclesiae concredidit .
Quemadmodum qui tibi imperium subripit , contradicit or.
dinationi divinae , ita et tu cave ne quae sunt Ecclesiae
ad te trahens , magno crimini obnoxius fias ? ) » . E pu

) De l'autorité des deux Puissances, t . III , c . 5 , p. 171 .


-?) Apud Athanas . Hist. arian n .° 44 .
120

re di null'altro trailarasi che di pubblicare un Concilio


e di que' che dovevano ammettersi alla comunione della
Chiesa ; cioè di cose di esterior disciplina , le quali influir
potevano sull' ordine pubblico . Ascoltiamo altresì l'invitto
s . Atanasio "): « Quis canon iubet milites invadere Eccle
sias ? Quis tradidit comites ecclesiasticis praeesse rebus ,
aut edicto iudicia eorum qui episcopi vocantur , proinul.
gare ? Quandonam Ecclesiae decretum ab Imperatore acce
pit auctoritatem ? . . .Multae antehac synodi coactae sunt,
multa prodiere decreta ,sed numquam Patres res huiusmodi
Imperatori suasere, numquam Imperator ecclesiastica cu
riose perquirit ).
Quello però che il santo difensore della consustanziali.
tà diceva non esser mai avvenuto nella Chiesa , l'Alafane
con alcuni particolari aneddoti vuol mostrarlo un fatto di
poi avvenuto negli Stati cristiani . Noi dapprima gli ricor
deremo, generalmente parlando, che siano pur moltissimi
tali decreti de' sommi Imperanti intorno alla disciplina del
la Chiesa , essi non mai costituiranno un diritto del Poter
Jaicale su' canoni disciplinari della Potestà ecclesiastica .
Perciocchè i fatti qui non costituiscono il diritto, ed ove
cosi fosse, dovremmo concedere a ' Governi civili anche il
diritto di emanar decreti sopra dogmi , perchè ne troviamo
anche molti da essi ingiustamente pubblicati . Inoltre , un Au
tore certamente non sospetto all’ Alafane, cioè lo scrittore
della Difesa delle quattro proposizioni della Chiesa Gal
licana ) , stabilisce il seguente principio : « Dal che il Prin
cipe ha esercitato alcuni diritti , non si può inferirne ch'es.
so ne abbia usato come di un diritto di sovranità , e non
già per concessione fattagliene » . Soventemente la Chiesa ,
il cui potere tende all'edificazione e non alla distruzio
ne, con un tacito o espresso consentimento permette a'Prin .
cipi certe libertà , onde evitare mali maggiori . Quindi, in

*) Ad solit . rit. agent, - ) Vedine la Parte II , 1 , 4, c . 5 .


121
generale, tutti gli esempi recati in mezzo dall' Alafane non
mai dimostreranno appartenere a' Principi il diritto di ac
cogliere o riprovare i Canoni riguardanti l' ecclesiastica di.
sciplina . Ma scendendo a particolari, se Carlo VII fece
compilare la Sanzione prammatica , accogliendovi decre .
ti disciplinari ricavati dal concilio di Basilea , i Romani Pon .
tefici non cessarono dal canto loro di averla in abbominio ;
iasino a che Francesco I non istabili nel 1515 col decimo
Leone un concordato per abolirla ). Di questo medesimo
concordato avea poco innanzi (p . 6 ) ragionato lo stesso A.
lafane. Se in molti Stati cristiani non furono ricevuti tut.
ti, od almeno senz' alcuna riserva i Canoni disciplinari del
Tridentino, ciò avvenne non per diritto che ne avessero i
Principi , ma si per prudente economia della Chiesa la qua
le non volle, guardando i luoghi, i tempi e le circostanze,
adoperar le armi sue spirituali per punire i suoi figliuoli
disubbidienti . Della Francia specialmente parlando, non fu
da' Romani Pontefici lasciata alcuna cosa intentata perchè
ve lo accogliessero; e benchè i Canoni di disciplina in quel
sinodo fermati « s' abbattessero in difficultà perchè alcuni
del Consiglio e del Parlamento gli colorirono quasi pregiu .
diciali a ' privilegi del Re e della Chiesa Gallicana ; nondi
meno i Vescovi ne' Sinodi Provinciali gli hanno imitati ad
ogni potere; e con questa imitazione s' è migliorata fuor
di misura la Chiesa di Francia . E molti anni dopo il Con
cilio , il gran Re Eorico IV promise con giuramento al Pon
tefice Clemento Oitavo di far ogni opera affinchè ' l Conci .
lio fosse ne' suoi regni interamente ricevuto ' ) » .
Or come va , soggiunge l'Alafane, cbe i Padri del Con.
cilio di Magonza dell'anno 813 , e que' che sedettero in

) Puoi vedere fra moltissimi un breve articolo su questo Con


cordato nel La Combe, Recueil de jurisprudence canonique, Pa
rigi 1771 , art . Concordat; od anche il Ferrariis, art. cit . . *)
Sforza Pallavicino , Istoria del Concilio di Trento, Napoli 1757,
Parte III, I. 24, c. X , p . 630-31.
Rac.REL . VOL.XVI . 9
122

sinodo a Châlons nell'anno medesimo, chiedevano a Car


lomagno ch' emendasse, se vi era difetto, i decreti discipli .
nari da essi statuiti ? Questo avvenne , secondo lui , perché
« trattandosi di disciplina , i Principi ne prendono conoscenza ,
maturo examine appunto ne quid Res publica detrimenti
capiat *) » .Ma non avvertiva l'Autore, che quelle adunanze
di Vescovi a Magonza , a Châlons , ed avrebbe potuto aggiun.
gere anche ad Artes e a Tours, furon non già veri concilii ,
ma si Placiti, come allora si chiamavano , o sieno assemblee
di vescovi e di signori del regno celebrate per ordine im.
periale ? Conciossiache « di già sotto i Merovingi giunse
ro i vescovi , senza alcun manifesto sforzo dalla loro par
te , unicamente per la loro posizione ecclesiastica , e per la
somma considerazione in cui erano naturalmente siccome
grandi proprietarii di fondi; a far parte degli stati del re.
gno , ossia ottennero il diritto di votare nelle diete ove si
deliberava intorno agli affari più importanti del regno. Sot.
to Carlomagno vi furono chiamati anche gli abbati , i qua.
li sedevano quindi nella panca ecclesiastica dopo i vesco
vi . Appartenendo esclusivamente ai vescovi ed agli abba
ti la decisione degli affari ecclesiastici , avveniva pertanto
più volte che gli stati ecclesiastici e i secolari deliberasse
ro separatamente in due curie . Così le diete , trattandosi
oggetti ecclesiastici , vestivano nel tempo stesso la natura
di sinodi ; e i sinodi , quando vi assisteva il re colla sua
nobiltà , assumevano il carattere di Diete . Ciò che
quelli ( i Carolingi, e più di tutti Carlomagno ) facevano
nelle cose ecclesiastiche , lo facevano secondo il consiglio
dei vescovi più ragguardevoli , siccome protettori ed umi
li aiutanti della Chiesa , come soleva chiamarsi Carlo Ma
gno . Essi inserivano nei loro capitolari le decisioni sino
dali rignardo alla disciplina ecclesiastica , o facevano da
re alle leggi disciplinari de' vescovi la forma di un capi.

") Pag . 12
123

tolare che poi pubblicavano in loro nome. Nei sinodi a.


vevano essi talora la presidenza d'onore, convocavano ai
sinodi i vescovi , confermavano le decisioni de' medesimi,
le quali con ciò ricevevano anche la forza di legyi ci
vili per tutti quei casi, nei quali si venisse a contatto
con rapporti temporali. Carlo Magno però , mentre agiva
di tal modo , si guardava con gran cura dal disturbare in
qualunque modo si fosse l'ordine vigente delle cose eccle.
siastiche.Egli aveva , per accennarne un esempio , fatto pren
dere nella dieta di Aquisgrana, tenuta l'anno 802 , una ri .
soluzione intorno al modo di procedere contro i chierici
accusati di qualche delitto ; ma essendogli stato detto di
poi , che il papa Gregorio II si era già pronunciato su que.
st' argomento , dichiarò nella prossima dieta di Vorms, es
sere ormai la cosa fuori dei confini del suo potere , e la
sciarla egli pertanto interamente ai vescovi ') ) . Dopo ciò
non può nessuno credere, avere avuto i Sovrani alcun dirit
to di esaminare i Canoni disciplinari de' concilii per dar
loro vera sanzione; ma si bisognare il loro consenso , per
chè divenissero leggi dello stato . Nel rimanente, erano tan
to persuasi di questa verità i Vescovi di que ' tempi, che i
Padri del Concilio di Narbona dell'anno 788 ?) , non so .
lamente non domandarono esame o correzione de' decreti
loro all' Imperatore, ma altresi parlando de' limiti da se po
sti a certa parrocchia, dissero francamente innanzi al Mes .
so imperiale : « Quod si laica potestas in hoc se per atro.
citatis violentiam miscuerit , nisi a temeraria praesumptione
se citissime subtraxerit satisfaciendo quod deliquit, digna
ultione totius anathematis sit undique et ubique mulctatus ,
Domini nostri Jesu Christi, et nostra auctoritate vigente » .
Cosi fu udito Carlo il Calvo , nell'adunanza di Vescovi a
Villa Colonia dell' 843, dire a que' Prelati : « Si forte sub
1) Doellinger, Compendio di storia ecclesiastica ,vers.dal tede
sco, Milano 1842, tom.JI , p.224-25 . —2 ) Lo slesso Baluzio ricono
sce la genuinità di questo sinodo ,ad lib . IV , d. De Marca ,cap.25.
124

reptum nobis quidpiam ut homini fuerit, ut hoc rationabi


liter corrigatur, vestra fidelis devotio admonere curabit ) .
Molti altri concilii potremmo citare, che ammonirono e cor
ressero anche i Principi. Fra gli altri, i Padri del sinodo
Tollense dell'859 statuirono nel Canone II : a Episcopi secun
dum illorum ministerium et sacram auctoritatem uniti sint,et
mutuo consilio, atque auxilio Reges, Regnorumque Primores,
et populum sibi commissum in Domino corrigant, et regant) .
Ancora, allorchè l'Alafane ricorda che Clotario II modi.
ficava con suo editto diversi capitoli del V Concilio di
Parigi, dovrebbe similmente ricordare, che il Concilio di
Reims dell'anno 625 , stabili col suo 3.º Canone, ( ut ca.
pitula Canonum Parisiis acta in generali synodo ...omni
firmitate custodiantnr » . Che quel concilio di Parigi raffer
mò nel Clero l'immunità dalla giurisdizione laicale ne 'giu
dizi di ogni sorta . E finalmente, che Clotario modificò alcune
decisioni di quel sinodo non di per sé , ma col consiglio
de' Vescovi medesimi che vi erano intervenuti. Perciocchè
fu quell'assemblea in realtà una dieta generale del Regno ,
alla quale,oltre i Vescovi, convennero pure gli Ottimati, e
col suffragio degli uni e degli altri emanò Clotario quel suo
Editto, nel quale ed aggiungeva vigor di legge civile alle pre
se deliberazioni, e cambiava alcuni punti de'Canoni mede
simi riguardanti i giudizi de' cherici, e in fine aggiungeva
alcuni corporali gastighi.Egli stesso attesta in quel suo editto ,
che vi ebbero parte i Prelati, perchè dice: « Quicumque
vero hanc deliberationem , quam cum Pontificibus, vel tam
magnis viris Optimatibus, aut fidelibus nostris, in Synodali
Concilio instituimus, temerare praesumpserit, in ipsum ca
pitali sententia iudicetur ) » . Per le quali tutte ragioni, è
cosa manifesta che la dottrina di Pietro de Marca non
è , siccome scrive il nostro Autore , sostenuta dal buon
senso teologico. Ma vi è di più .
( sarà continuato )
I COMPILATORI
") Nat . Aless. Hist. Eccles. saec. VII, Neapoli 1740,1.XII, p . 41 .
123

1.

Discorsi politici a ' Principi d'Italia , del P. Tommaso


Campanella , pubblicati per cura di P. Garzilli , Napoli ,
nella stamperia del Fibreno , 1848 .

Se vuolsi saper grado a tutti coloro che vanno pubblican


do per le stampe le scritture inedite de' dotti , maggior
lode si deve all' egregio Prefetto della Biblioteca Brancac
ciana per la pubblicazione de' Discorsi politici del Campa .
nella , essendochè questi trattano per appunto quella con .
troversia intorno alle sorti della nostra Penisola , la quale
commuove oggigiorno con tanta violenza tutta l' ilaliana fa
miglia. Tra perchè l'argomento di questi Discorsi è pro
prio de' nostri tempi , e perchè essi contengono parecchie
buone sentenze intorno ad alcune quistioni , rinnovate og.
gigiorno da nemici della Chiesa , ci parve bene darne in que
sia Raccolta un breve ragguaglio , nel quale, senza farci
giudici di una tal controversia , saremo contenti a solo ri
portare i principali pensamenti del filosofo calabrese .
Egli è conto a tutti , che questo celebre Frate domeni
cano esercito le non ordinarie forze del suo ingegno non pu
re nelle scienze filosofiche, naturali e teologiche, ma altre
si nell'economiche e politiche, e che forse il soverchio a
more per queste ultime, congiunto con la smaniosa voglia di
profetizzare per le indagini astrologiche i rivolgimenti delle
nazioni , furono la vera cagione di sua lunga prigionia . Or se
il Campanella nella sua Città del Sole sognò strane ulo
pie , non dissimili a quelle della repubblica di Platone, nelle
altre opere di argomento pratico seppe emulare il senno
che si ammira ne' libri Delle Leggi del medesimo filosofo
ateniese. Tra queste s'annoverano i dodici discorsi a ' Prin .
cipi d'Italia , in cui il Frate da Stilo compendia i suoi prin
cipii di politica svolti ampiamente in altri suoi libri , e li
126
accomoda a ' bisogni de ' popoli italiani. Che quest ' opera sia
veramente dello Stilese , non è menomamente da dubitare .
Perocchè oltre a ' due manoscritti della Brancacciana l'uno
italiano , di presente pubblicato dal Garzillo , e l'altro spa
gnuolo ' ) , e a' due manoscritti della Biblioteca Reale di Pa .
rigi di cui fa menzione l'illustre editore ? ) , il famoso Ma
gliabecchi scrisse al Continuatore del Toppi ) ed a Salo
mone Cipriani 4) di possederne un codice manoscritto ; al
tri due secondo la testimonianza de' PP . Quetif ed Echard
si conservano nella Biblioteca di Londra ), ed un altro è
nella Biblioteca de' nostri Padri dell'Oratorio 6). Ma quel
che è più , lo stesso Campanella tessendo un catalogo di
opere fatte e da farsi che si possiede manoscritto da' me
desimi Padri dell' Oratorio , povera tra i libri , già da lui
composti , i Discorsi politici a' Principi d'Italia '). Venen
do al valore del manoscritto della Brancacciana , l' Editore
ha osservato con ragione esser questo molto da preferire
al parigino, perchè nel parigino manca il duodecimo di
scorso , il più importante di tutti , siccome quello in cui -l'Au.
tore « assegna in modo pratico la maniera di attuare una
lega tra i principi d'Italia 8) » . Egli poi stima esser certa
l'autenticità di quest' ultimo discorso, dacchè si rinviene
eziandio nel manoscritto spagnuolo della stessa Brancaccia .
na . L'Editore avrebbe potuto aggiugnere, che dodici sono
altresi nel manoscritto de' PP . Gerolamini innanzi citato .
Premesse queste notizie bibliografiche ,facciamoci ad esporre
il disegno del lavoro del Campanella.
Egli è da ricordare , che poichè il Cristianesimo campa
to dalle lunghe e sanguinose lotte col paganesimo , potè li

1) Pref. p . VII.-) Ibid. - *) Aggiunte copiose di Lionardo


Nicodemo alla Biblioteca napoletana del Toppi, p . 234, Napoli
1683. - 4) Vita Campanellae, Amstel . 2. ed . 1722. -5) Scriptores
Ordinis Praedicatorum , t. II , p . 519 , Lutetiae Paris . 1721.
- ) É nello scaffale segnato al N. IV di carte 35. – ?) Nello
scaffale segnato al N. XV . E pubblicato dal Baldacchini nel
l'Appendice alla Filosofia di Tommaso Campanella , p . 192 e
segg . , Napoli 1843.- ) Pref. p . VII .
127
beramente esercitare la sua divina efficacia su la civile so .
cietà , surse in mente a molti il sublime pensiero di racco .
gliere tutti i popoli in una vasta monarchia cristiana , solto
la dipendenza del Romano Pontefice, talchè si potesse me
glio formare di tutte le nazioni una greggia ed un pa
store. Questo disegno, abbozzato dall' infatigabile Grego
rio Magno ebbe in gran parte effetto nelle feste del s . Na
. tale dell' 800 , allorchè il terzo Leone mise sul capo di
Carlomagno l'imperiale diadema . Con questo atto solenne
ė stabilissi quel maraviglioso sistema politico nel medio evo ,
sel secondo il quale nessun potere avevasi per legittimo , se
non derivasse dal Papa . Imperocchè stimavasi , che qua
De: lunque autorità viene da Dio , e che essendo il Papa il solo
vicario di Cristo, in lui solo risiede ogni potere , e non
021 può esservi polere legittimo , il quale da lui non sia confe.
tore rito. Or poichè questo potere , il cui esercizio è al Papa
rire confidato, è di doppia natura , l' una spirituale , e l'altra
di temporale , si teneva che a quel modo con che confida ai
vescovi una parte del suo spirituale potere da esercitar
AL
una si sotto la sua soggezione, cosi largisse al principe da lui
serta unto imperatore l'autorità temporale affinchè l'esercitasse
dipendentemente da lui come capo visibile della Chiesa nel .
siene
le cose temporali . Di qui nacque quell' ammirabile e pro
accia
fittevolissimo costume di riconoscere i Papi quali arbitri
S000
nelle contese tra i sovrani e i sudditi , e riguardar la san .
itato.
la Sede, come l'alta corte della cristianità " ) . Se non che
porre
col processo del tempo non mancarono imperatori i qua .
li , lungi dal volere dipendere da’ Papi , pretesero signoreg :
impa. giare la Chiesa e i suoi capi , e rovesciare l'ordine tra
ote li
i due poteri riconosciuto universalineote in quella sta
gione , che li riduceva ad una sublime e mirabile uni .
nard
Хал tà . Di qui quelle lotte frequenti e terribili tra l'Impero e
ptores il Papato per le quali i nomi di s . Gregorio VII , di Ales
721. sandro III , d'Innocenzo III , Gregorio IX , Innocenzo IV ,
Vello
ni nel *) V. Moeller, Manuale di Storia del medio evo , trad . per cura
192 della Società della Biblioteca Cattolica ,cap .VII,§ 2 , Napoli 1841 .
128

e Bonifacio VIII , sono rimasti gloriosissimi negli annali


della Chiesa. Dopo Bonifacio VIII , i sovrani cominciaro
no a scuotere la salutare dipendenza da' Papi , e l'antico
sistema politico andò a mano a mano mutandosi , - e ven
ne preparandosi quel gran fatto politico , che sconvol
se l'Europa al secolo decimosesto . Nondimeno il disegno
di una monarchia universale non lasciò di lusingare gli a
nimi di alcuni conquistalori , tra i quali Carlo V più di o
gni altro accostossi alla meta "). Intanto i teologi e giu
reconsulti del decimosesto ed anche decimosettimo secolo
non tralasciarono di muovere quistione, se giovasse istitui
re di tutti i popoli una sola monarchia , quale delle nazioni
dovesse, o potesse aspirarvi , e in che relazione dovesse vi
vere col Papato . In questo aringo politico -religioso entrate
più volte lo Stilese fecesi a sostenere ,che fusse cosa vantag
giosa il raccogliere tutti i popoli cristiani in una vasta monar
chia,sotto il potere di un Imperatore , di cui i vari principi fos
sero altrettanti vassalli; perciocchè ella avrebbe potuto operare
efficacemente la conversione degl'infedeli ,e servir dibaluardo
inespugnabile a ' popoli cristiani contro le invasioni dell'im
pero ottomano . Egli poi giudico che questo impero potesse
e dovesse conseguirsi dalla monarchia spagnuola , tra per .
che Iddio le avea conceduta tanta signoria , quanta non vi
era nè y' era stata mai al mondo, e perchè non era con
taminata dall' eresia protestante , siccome la Svizzera , la
Francia e l'Alemagna a) . Anzi sia per intimo convincimen.
to dell'animo , sia per gratificarsi il reame di Spagna di
cui era bandito ribelle , scrisse alcune Istruzioni alla Mae
stà del Re cattolico per arrivare alla monarchia univer
sale di cui si fa menzione dal Continuatore della Bibliote .
ca napoletana del Toppi '), e di cui havvi un codice ma

') Vedi l'opera dello stesso Campanella , De Monarchia Hi


spanica , Hardervici 1640. Nel c.XVI , p. 118 e segg . egli nota
gli errori commessi da Carlo V, per i quali nou potė pervenire al
dominio universale.- ) v . l'op . cit . De Monarchia Hispanica .
→) Loc. cit.
129

noscritto nella Biblioteca Reale di Parigi ') . Ma se il Cam


panella avvocò più volte e con ogni mnaniera di argomen
ti per la monarchia universale di Spagna , sostenne sempre
ed in ogni congiuntura non poter questa esistere , se non
subordinata alla monarchia universale della Chiesa cristia
na, mostrando con ragioni divine ed umane che così il mo.
narca spagnuolo, come tutti gli altri principi dovessero sot
tostare al reggimento paternale e pacifico del Pontefice Ro .
mano . Egli avviso , che la supremazia del Papa nelle cose
temporali, oltre all'esser legittima per diritto divino, riusci
va di grandissimo momento a tutelare i principi deboli ed
imbecilli dalle usurpazioni de' forti, a difendere i sudditi con
tro i soprusi de principi, ed i principi contro le sedizioni
de' sudditi , ed a raccogliere nell' unico ovile di Cristo gli
infedeli, i maomettani e gli eretici * ) . Adunque il filosofo
calabrese estimando , secondo il merito, l'ammirabile ordi
namento dello Stato per rapporto alla Chiesa nel medio evo ,
adoperossi a tutt' uomo a farlo rivivere a ' suoi tempi , augi .
randosi di vedere, secondo la promessa del Redentore, for
mata di tutti i popoli una sola greggia, guidata da un sol
Pastore. Per tal ragione egli non lasciò occasione alcuna
di combattere gli errori de' pseudo -riformatori e di altri e
retici, siccome quelli che non pure contrastavano alla su
blime sintesi delle due Potestà da lui con tanto amore cal.
deggiata ;ma recavano dissidii e scisme nella stessa Chiesa ').
Dopo dichiarata la mente del Campanella intorno a que
sta importante controversia , non ci è mestiero di molte pa
role per esporre la materia de' Discorsi a Principi d ' Ita .
lia . Imperocchè il celebre Frate non altro fece in questi,
se non esporre brevemente le sentenze da se stabilite nelle

9) Vedi Marsand, 1 manoscritti italiani della Regia Biblioteca


Parigina, n. 7719, t. I, p . 62, Parigi 1838.-) De Monarchia
Messiae, A Esii 1632.— ) Dialogo politico contro i Luterani, Cal
vinisti ed altri eretici ecc. Il Campanella fa menzione di que
sto dialogo nel Syntagma de libris propriis et de recta studendi
ratione(0.21,Amst.Elzevir.1615 ),e se ne ha un codice manoscrillo
nella Biblioteca Reale di Parigi ,n.7718 , Marsand, Op. cit ., p . 58 .
130
opere precedenti, accomodandole a' bisogni e alle condizioni
della Penisola italiana . E nel vero egli teneva per fermo, é
cercava persuadere ai Principi italiani, che l'Italia non può
ritornare alla sua antica signoria , e riacquistare l'impero del
mondo,stanteché « la vicenda delle cose è necessaria , e lutte
hanno principio, mezzo e fine » , e che in effetto a nessuna
nazione dopo perduto l'impero ha potuto ricuperarlo più ") » .
« Solo ci resta ,egli dicea loro ,questa gloria del Papato , ed
è tanto grande che tutti i cristiani gli baciano il piede , il che
non facevano all'Imperatore romano . Egli pone e depone tutti
i principi,e dà legge all'universo , ed è capo della monarchia
celeste , e seggio della scuola di Dio , ed ha tutti i principi a
lui soggetti, almeno indirettamente nel temporale, come è di
rettamente nello spirituale , il che dissi assai nella Monarchia
del Messia * ) » . Quindi è da vedere soltanto , come i Prin .
cipi debbano giovarsi della potenza del Papato a fin di pro
curare all'Italia la prosperità interna , e mantenerla sicu
ra dagli attentati de principi stranieri. Or per alcune ra
gioni di non molto nerbo che non accade qui di recare ,
pareva al Campanella che la Spagna fusse dalla divina Prov
videnza destinata a raggiungere la monarchia cristiana , ma
che questa ella non poteva conseguire, se non come braccio
del Papa , talchè la sua monarchia fosse proprio quella del
Cristo . Lo Stilese esorta secondo tutto il suo potere i Principi
d'Italia a non astiare all' aggrandimento della monarchia
spagnuola , ma in vece a promuoverlo e incoraggiarlo ,dac
chè ella da una parte le tornava utilissima a rintuzzare le
arme turchesche, e dall'altra per rispetto del Papato non
che riuscire , non poteva nè pure disegnare d'insignorirsi
d'Italia . Per contrario la Svizzera , la Francia e la Ger
mania, siccome infette di protestantesimo , non avrebbono
alcun riguardo al Papato , e calandosi nell'Italia la infet.
terebbero di eresie , e in una compiuta rovina la trarrebbero .
Quiodi sentenziava : « Aggrandire ed esaltare il Papato è il
vero rimedio di assicurarci di non esser preda de're di Spa

) Discorso I , p. 2 e 4.- ) Loc. cit . p. 4.


131
gna , e di sostenere insieme la gloria d'Italia ,e del cristianesi
mo . E per assicurarci contro il Turco è rimedio unico lasciar
crescere, anzi magnificare la monarchia di Spagna(p.31) » .
Per ciò che spetta alla pace interna della Penisola , egli
dapprima mostrava desiderio che tutti i Principi cattolici
stabilissero in Roma un Senato comune in cui sotto la pre
sidenza del Papa si decidessero le cose appartenenti al pub .
blico bene, e alla difesa e propagazione della Chiesa . Non
volendo tutti i Principi di Europa consentire a questa le
ga generale ,inculcava a ' Principi d'Italia l'importanza spe .
ciale di ordinare una lega italiana, ed accennara loro i mez
zi acconci ad attuarla . Ecco le sue parole nel duodecimo
ed ultimo discorso : « Quando i principi esterni non voles.
sero fare questo Collegio in Roma basterebbero solo gli l
taliani a farlo ed essere invitti, perché il Papato per la Re .
ligione è potentissimo con poche armi contro moltissimi ne
mici , come a tempo di Giosuè e de' Maccabei sacerdoti si
è visto , ed a tempo di Papa Leone IV quando debello tan
ti Saraceni, ed altri Papi che altrove ho narrato , ed il va
lore e nome d'Italia è superiore a tutte nazioni. E questa
unione lo farebbe fortissimo per natura , e per la virtù del
la Religione , e per favor di Dio ... E certo mentre si fa tanta
unione per conservazione della Religione divina e de' popoli
di Cristo , e questa pace tanto santa , è necessario dire che si fa
in nome di Dio autore della pace , e che la presente disunione
sia del diavolo(p.36 )» .Indi propone agli stessi Principi di « fare
il giuramento dell'osservanza delle leggi cristiane e di quel.
le proprie di questo Collegio, e contrapporsi tutti a chi di
scordasse nelle future determinazioni, ed a chi prima chia
masse principi esterni senza consenso comune in Italia , e
che tutti tengano i figli secondogeniti almeno in Roma per
ostaggi di questo . E non sarebbe male che in ogni prin.
cipato ci sia un castello forte per briglia con un castellano ,
e soldati mandati dalla Lega seu Collegio predetto , e non
dal principe proprio , perchè sarebbe freno a vivere secon
do l'osservanza de' decreti di tutti insieme ( p . 37) » . Con
chiude in fine il discorso con queste memorande parole :
132

« Chi ama il bene pubblico ha per facili queste cose, a


chi ama sè solo paiono impossibili, e sarà giudicato come
traditore del bene comune della Monarchia di Cristo (ive) » .
In somma il Campanella aveva per fermo , che l' Italia
non potesse più divenir per le armi potente e gloriosa , ma
che tutta la sua potenza e la sua gloria stessero quindi in
.nanzi nel Papato , avvisando che sola la divina forza del
pontificato valesse a salvar l'Italia dall'ambizione degli stra
ni , e mantener tra i principi italiani una durevole pace .
Rechiamo uno tra i molti luoghi: « Se gli Italiani stanno
uniti coi Papa sono sicuri del loro , nè potrà il re di Spa.
gna contradire , mentre egli con la religione mantiene gli
stati suoi; e se il Papa ' fosse disarmato non saria di tanta
autorità , e resterebbe preda de' potenti , e darebbe gli ora
coli a loro modo . E quando uno fa cosa ingiusta non po •
trebbe aiutare gli oppressi , nè bilanciar le forze de' prin
cipi . Talche per la sicurezza degli Stati contro esterni e
contro interni principi è necessario il Papato ( p. 32) ») .
Data un'idea generale di questi Discorsi, ci è sembrato
bene riportare alcune sentenze del Campanella concernenti
alla Chiesa e alla politica ,perocchè egli non è un frate tale ,
che la sua autorità possa rigettarsi dagli odierni nemici del
l' ordine politico e religioso. Il Campanella mostra in più
Juoghi quanto sia giovato all'Europa e all'Italia in particolare ,
che Roma sia ricca ed armata , e come i beni della Chiesa
romana e de' religiosi in generale siano beni di tutti, « Il
dotar la Chiesa non fu male ma atto pio, che il clero abbia
abusato le ricchezze non è meraviglia , nè errore di Costantino ,
ma è cosa esperimentata che mancando la persecuzione o ricca
o povera che fosse stata la Chiesa dovunque si trovò an .
dò declinando ; perchè il fuoco che non è soffiato o con
trastato da'venti poco si accende anzi si smorza, e per al
tre cause altrove dette : ma questa dote fu utilissima all’I
talia , e tanto che la mantiene signora dell'universo, per
chè la Religione armata e ricca non è potenza che la possa
vincere ; però si vede che nè Longobardi nè Goti nė Van
dali nè altre genti, che occuparono Roma l'hanno potuta

3
153
mantenere, che solo il nome dell'Apostolico dominio gli ha
faili cadere ancorchè eretici , che se non fosse stato il Papa
signore di Roma , chiunque l'avesse prima occupata ne a.
vrebbe mantenuta la sua sedia come il Turco in Cosian .
tinopoli , e saria stato peggio per l'Italia (p.3.4) » . « Di più
il Papato non ha principato peculiare di alcuno, ma di tut
to il Cristianesimo, e quanto possiede la Chiesa è a tutti
comune, e quello che donano i principi , e le persone pie
a ' religiosi non è dare, poichè essi e i figli loro possono
diventar padroni di quel dato , ma è un metter in comune
e fare il tesoro per il ben pubblico . Il Papato dunque è il
tesoro del Cristianesimo;talche gl' Italiani devono fomentar
sempre le ricchezze de' religiosi, perché quelle sono del comu
ne, e fanno mancar la forza agli emoli loro, perchè il Papa
tiene in Ispagna poco meno che il Re ,che ha tutti i religiosi
per vassalli, e dispone de' beni loro , e de' laici in ordine ad
Spiritualia ( p . 32-33 ) ». E prima avea detto : « Quello che la
Chiesa ha, tutto fu , non dico ( come altri ) dono , ma posto in
comune da' popoli e principi cristiani , perchè ognuno può
esser Clerico e Vescovo e Cardinale e Papa per via di vir
tà; talchè il Papato è una communeria di cristiani (p.8 ) » .
Nel Discorso ottavo accenna quali mali c'incoglierebbero, se
per l' eresia de' protestanti si abolisse la Confessione: « Di
più si tralascerebbe la confessione sacramentale, e tutti diven
teremmo un monte di ladri . Non ci sarebbe servo di cui si
potesse fidare , crescerebbe la frode il ladrocinio gli spergiuri i
testimoni falsi, poichè non ci sarebbe più chi facesse resti
tuire la fama e la roba , e che rivedesse il conto della co
scienza ( p . 23 ) » . Inoltre lo Stilese mostra spessissime volte
in questi Discorsi che il Papa è per diritto arbitro tra i so .
vrani , e quanti vantaggi da questo supremo arbitrio de'Papi
ridondino alla società e alla Chiesa : « Il Papa, egli dice , ė arbi
tro delle differenze de' principi , e secondo la sua definizione
si acquetano le guerre, ed i mali della cristianità ; egli anco .
ra gli unisce contro il Turco, e li può comandare ad unir
si per bene della fede santa , e punire quelli che resistono .
Il che con la scomunica solo facendo fa perder i regni, co
me fece a Boeslao polono re , ed al re di Navarra , ed a '
134
Federichi Imperadori ed Arrighi e Manfredi, ed a ' Venezia -
ni una volta ed a Ruggiero Guiscardo ecc . ( p . 32. ) ) .
Tacendo altri passi vediamo in vece , con quali mezzi sti
mi il nostro Frate potersi conseguire gli effetti maraviglio .
si dell'arbitrio del Papa nelle cose tenporali de' regni :
« Vero rimedio dunque è di fare in Roma un Senato co
mune a tutti i principi cattolici , nel quale abbiano voce
tutti i principi con i loro agenti , ed ognuno possa avere
un cardinale di più fatto a sua divozione , e che il Papa en
tri come capo con un suo collaterale . Questo Senato chia
misi collo del cristianesimo perchè il Papato è capo . Or
tutte le cose di stato appartenenti al pubblico utile si de
vono qui decidere , e starsi alle più voci , ed essendo pari
dove il Papa dipende, il quale non sarà mai presente se
non per legati . Talchè qui si determina la guerra contro
gl' infedeli ed eretici , e si decidono le differenze che sono
tra principi , e sia obbligato di tutti prender guerra contro
quel principe che contradice a tali determinazioni , perchè
in questo modo son sicuri, che l'uno non usurperà quel che
è di altri , nè moverà guerra senza consiglio di tutti, e nes .
suno potrà esser divorato da infedeli, perchè tutti sono forzati
ad aiutarlo ,nè da cattolici , chè sarebbe il medesimo(p.33) » .
Altra lode del Campanella è di aver bandito tra i mo .
derni anche prima del Bossuet la Provvidenza divina , co
me il principale elemento della Filosofia dell'istoria . Ec
co come ragiona nel Discorso VI:« Tre cause sono,politica
mente parlando , degl'imperi umani , Dio la prudenza e l'oc
casione o fortuna, in alcuni è più manifesta l'uną che l'al .
tra . Nel regno d' Israele più Dio , ma nel romano più la
prudenza, nel persiano più la fortuna di Ciro che trovò Me
dia senza successione , e la patria sua afflitta e desiosa di
mutazione. Nondimeno è cosa certa che Dio è causa di 0 .
gni cosa , e che la prudenza è istrumento di Dio e splen
dore della divinità , e la fortuna provvidenza a noi ignota ,
che perciò . si chiama fortuna , che da noi non è prevista
secondo l'ordine di consiglio ") ( p . 14 ) » .
" ) Di questi tre principii della Filosofia dell'istoria avea di
scorso più lungamente nel c . I De monarchia Hispanica, ed.cit .
135

Per riguardo alla politica noi citeremo quella sentenza ,


tante volte da lui ripetuta che la chiamata de' forestieri in
Italia ha nociuto e nuocerà mai sempre al ben essere del .
la Penisola. Tra i molti luoghi è questo : « Non è più tempo di
chiamare forestieri senza nostra rovina manifesta , ed in cam .
bio di cacciare i nemici sarebbe perdere quel poco che ci re
sta , e senza dubbio chi sarà padrone di Roma sarà anco di
tutta Italia appresso ( p.26) » ; e poco dopo : « è pericoloso ad
ogni principe italiano chiamarli in aiuto , perchè chiunque
viene non viene per amor nostro, ma per acquistare quel
che noi possediamo o per fare , che non l'acquisti ' altro
suo emolo e cresca insieme più di lui . Dunque venendo in
Italia subito fa sediả di guerra quello stato di principe o
di repubblica che l'ha chiamato , dunque questa è la pri
ma scomodità di chi lo riceve , e chiama con suo danno.
Poi il forestiero combattendo per chi lo chiama quanto oc
cupa lo tiene per sè stesso , e poi per farsi i popoli sog.
giogati benevoli volta le armi contro quello , che l'ha chia
mato contro loro . E questo sempre si vide , chè Castruccio
signore di Lucca, e Maffeo Visconti di Milano, che chia
marono in Italia il Bavaro perdettero lo stato essi più che
altri , o subito i figli loro . E Ludovico Sforza , che chiamo
i Francesi perdè lo stato e la vita , e fu tradito da ' suoi
Svizzeri mercenari e legati. Similmente Federico re di Na.
poli chiamando in aiuto Ferdinando d'Aragona suo paren .
te perdè lo stato , chè quello si accordo co' Francesi , e se
lo partirono insieme , e poi escluse pure i Francesi con arte.
Cosi il re d' Israele chiamando quel di Damasco contro il
re di Gerosolima, fu egli preda del forestiero ; e tante volte
si provò questa dottrina che già è trita . Dunque è stolti.
zia dei principi italiani sperare in Francia o in Ispagna o
in Alemagna o in altro, che in se stessi upiti in Dio . E
tutti i profeti ebrei avvertirono questo punto a' loro re , ed
anco l'empio Macchiavello si fa mastro di questo (p .26-27) ) .
Recando in poco le cose discorse sin qui ci pare dover
si lodare il Campanella di aver saputo apprezzare il siste
ma politico de' tempi di mezzo e mostrato i vantaggi che
la sua rintegrazione avrebbe apportato all'Europa cristiana
136

da tante guerre lacerata . Certo l'importanza di questo fat


lo è stata spesso rilevata da sommi uomini dell' età moder
na , tra i quali basta ricordare il Leibniz, ed oggiorno è mes .
sa in piena luce , e difesa da' più grandi storiei e politici di
Lamagna e di Francia ').Il Campanella ha eziandio il merito di
aver mostrato agli Italiani, come la potenza del Papato è
vantaggiosa soprattutto agl' Italiani, e che nel Papato la
gloria e la sicurezza dell'Italia stanno; sentenza per la qua .
le un vivente scrittore italiano ha menato tanto rumore ,
e tanta lode dagl' Italiani ha riscosso. Se non che siccome
le altre opere dello Stilese ,cosi questi Discorsi non manca
no di gravi mende . Delle quali due sono le principali, sic
come s'è giustamente notato dal Garzilli, cioè l'attribuire
a molti luoghi della s . Scrittura una significazione affatto
diversa da quella che hanno , e l'usare spesso di argomen
ti tratti dall' astrologia . E per ciò che concerne a questa
ultima , egli è certo da maravigliare , che un uomo di non
ordinario ingegno , come il Campanella , abbia potuto co
si ciecamente servire alle stolte prevenzioni dell' astrologia ,
e durarvi sino agli ultimi anni di sua vita. È noto in ef
felto aver egli prenunziato a sè infausta l ' ecclissi del pri.
mo Giugno dell'anno 1639 , e per preservarsene, aver u
sato con lo scandalo de' suoi frati i rimedii da lui prescrit
ti in simili congiunture ) . Per non tacere in fine del va
lore del dettato noi conveniamo col Marsand potersi que .
sti discorsi del Campanellạ. annoverar a tra le opere op.
portune allo studio della lingua ') ) . !
Non possiamo conchiudere il nostro discorso senza ren .
der grazia al ch . Prefetto della Brancacciana per la pub
blicazione di questa opera inedita del Campanella, e scon
giurarlo di voler dare alla luce a mano a mano i più utili
manoscritti di cui quella Biblioteca è riccamente fornita .
I COMPILATORI

) Vedi questa Raccolta , vol. XV, p . 392 e segg. - *) . Ved .


Astrolog. lib. VII , c.4, art.I. Questa predizione non ebbe il suo
effetlo , poichè il Frate mori nel giorno 21 di Maggio. Vedi trhard
e Quetif, Op. cit., t. II , p . 568.- ) Op. cit ., t . I , p . 865.
137

VARIETA

Di una petizione fatta alla Camera de' nostri Deputati

ALL' Assemblea Nazionale di Francia : venne presentata


nel passato Luglio la petizione di un tal professore del col
legio di Langres, il quale chiedeva che si abolisse l' E
piscopato.! La singolarità di cosi fatta domanda impacció
di primo tratto il presidente , non sapendo egli a qual Mi
nistero dovesse quella inviarsi ; ma tutti poi gli gridarono
ad una voce : a Charenton , ch'è celebratissimo spedale
pe' matti . Simile affatto a questa avrebbe dovuto essere la
decisione della nostra Camera de' Deputati, intorno alla di
manda del sindaco e decurionalo di Collepietra nel distret.
to di Aquila , con che ricbiesero la rimozione del parro .
co dalla cura delle anime di quella parrocchia , per la
sua condotta immorule e scandalosa . Qual dirillo per ve .
rità poteva vantare un' assemblea di laici intorno alla vi
ta ed a' costumi di un Arciprete ? E pure , dopo essersi let
ta in pubblica tornata quella petizione , il che solo bastava
ad infamare il voluto reo , credė la Camera che sarebbe li
mitato il suo diritto di accoglier le petizioni là dove, riget
tasse simili domande , e decise che sarebbesi discussa in
comitato segreto ! Benissimo , signori , ma io grazia diteci ,
perchè nella vostra adunanza del 19 Agosto rimandaste al.
l'ordine del giorno o sia rigettasle la petizione contro il
giudice Tirelli di Avellino ? Dapprima, voi risponderete , per
chè, come osservò il deputato Giardini , « un uomo il qua
le non ricorre al magistrato competente, ma viene qui a
diffamare la stima di un altro , lo calunnia alla Came .
ra , è questo un giusto argomento per dire che egli non
ha la forza di sottoporsi al giudizio di calunnia » . E poi ,
perché , secondo aggiunse il deputalo Poerio, « non si può
sperimentare il diritto di petizione, se non quando si sia
avuto un rifiuto di giustizia » . Or noi trarremo argomen
to da questi principii medesimi , e diciamo che ore non vo
gliasi ' accusar la Camera di avversione a' Ministri đi Dio ,
RAG.Rel . Yol.XVI . 10
138
è da conchiudere che nell'affare del Parroco di Collepie
tra ella sentenziando a quel modo, abbia illegalmente ope
rato . Ben fecero in essa richiamo contro questa illegalità
alcuni deputati , e fra gli altri l' arcidiacono Cagnazzi, il
solo degli Ecclesiastici che seggono in quella Camera, il
quale abbia parlato in difesa di un suo confratello .
Ma ripigliava l' altro deputato Nicola de Luca : « Biso.
gna sberrettarsi in faccia al Corpo municipale; e poi non
si attacca un uomo privato , ma l'Arciprete ; il - Parroco ha
dei doùeri santissimi , il Parroco ha fatló de' voti che de
ve mantenere ; questi doveri si mettono in relazione diret
ta col costume pubblico dei suoi filiani » . E poi facendo
di berretto al Corpo municipale e al Deputato , loro mo
streremo francamente che son caduti in quel vizio di ra
gionare , che i logici chiamano ignoranza dell'elenco. Do.
vrebbero eglino in fatti sapere , che il Prete , sia pure
strettissima la correlazione dell'ufficio suo col pubblico co
stume , quanto alla sua vita sacerdotale , non può mai es
ser da' laici giudicato . « I sacerdoti, scriveva sant'Ambro
gio " ) , debbono giudicare i laici , ma non mai i laici giu
dicheranno i sacerdoti » . Del quale diritto , consentito dal
la natura stessa del sacerdozio a ' preti , fu tanto gelosa la
Chiesa , che anche quando per particolari concordati rinun
ziò all'immunità del foro secolare pe ' delitti comuni degli
ecclesiastici, serbò intatta a ' Vescovi la facoltà di giudica
re essi soltanto la vita ed i costumi de' chierici . Nel con
cordalo del 1818, fermato tra la Santa Sede e la Corte di
Napoli , è riconosciuto negli Arcivescovi e Vescovi questo
diritto , coll'articolo ventesimo; dicasi lo stesso per l' ar
ticolo terzo dell'altro concordato stabilito nel 1741 tra il
Pontefice Benedetto XIV e Carlo III Borbone. Or doman .
diamo a ' nostri Rappresentanti , chi mai ha delegato foro
questo potere di far giudizio della vita di un Parroco ?
Forsechè vorrà ripetere la Camera quello che altra volta
Costanzo rispondeva a' Vescovi, i quali ricordavangli i Ca
poni della Chiesa , sia canone il mio volere ? Noi abbia

) Opp. t . V , p . 511 , Venet. 1781 .


139

mo sempre creduto che un'assemblea di cattolici non pos


sa mostrarsi tanto malvagia .
In fine vogliam togliere un dubbio a' deputati Mazziotti
e Salerno , i quali si levarono ad annunziare alla Camera ,
che tutti i mezzi legali erano stati inutilmente teptati con
tro quel Parroco , e che l' Ordinario del luogo non ha le .
nuto conto de' fatti che gli vennero riferiti. Ma sapete, o
signori , il perchè ? Perchè il degno Arciprete di Collepie .
tra è bersaglio d' una fazione anarchica , e di private
vendette. Udile in fatti, o voi che sedete a scranna di giu .
dici , senz' averne il potere , che cosa scriveaci da Aquila
a ' 22 di Agosto un ragguardevolissimo Personaggio : « Deb .
bo dirle francamente che la nostra Provincia sarebbe sta .
ta una gemma, ma disgraziatamente fu gettata nell' anar
chia dal d ' Ayala , che unitamente alle proscrizioni di varii
Magistrati superiori, e di molti Giudici regii della Provin
cia , venne all'espulsione di varii Sindaci e Decurioni; di
poi , per conseguenza , di varii Parrochi di villaggio , e pre
cisamente non pochi de' villaggi di Città Ducale, reclaman
done il Vescovo con forti Rapporti all ' Eccellentissimo Mi.
nistro degli Affari Ecclesiastici . Per rapporto all ' Arciprete
di Collepietra , dopoché quel sedicente municipio avviso di
cacciarne il sindaco , che non ancora è stato rimpiazzato ,
e vari decurioni, di poi rimpiazzati dal d ' Ayala a modo
suo , credè pure cacciarne il Parroco sollo pretesto d' esser
sordo , e quindi inutile al servizio della Parrocchia . Si ri.
volsero prima al Vescovo, di poi al d' Ayala : il Vescovo
resistè fortemente al d’Ayala ed alle insolenze degli anar
chici,e dopo diversi Rapporti di lagnanze al Ministero senza
giammai aver risposta , si rivolse al Procuratore Generale per
le replicate minacce della vita , e per lo impedimento delle re .
ligiose funzioni. Quel Procuratore accolse il Rapporto del Ve.
scovo , e cominise la istruzione del processo , e sento ora che
siasi compilato col mandato d'arresto di cinque individui.
Io vece di calmarsi que’tristi col mandarvi il Vescovo l'ot
timo Arciprete del vicino Narelli , come quegli che ave.
va più influenza in Collepietra , essendo sacerdote ragguar
devole per sana morale e dottrina , questi venne pure minac
140

ciato nella vita , per cui si astenne di più accostarvi. Mar


do il Vescovo lo stesso Arciprete locale , e nel mentre che
andara a celebrare la Messa in una mattina che si cele.
brava una festa colà, non solo fu impedito di celebrare ,
ma colle vie di fatto fu minacciato nella vita.Per miracolo
canso cosi imminente pericolo coll' andarsi ad inserrar nel
la casa della Parrocchia aiutato da' buoni, ed uno degli
aggressori , fallito il colpo la mattina , a danno dell'Arcipre
te, la sera commise un omicidio contra un naturale di det.
ta villa , e intanto passeggia ancora liberamente ! Per sicu
rezza della vita ,il Vescovo richiamò l'Arciprele, e fece nuo
vi Rapporti al Ministero , al Procurator Generale ed all' at
tuale Intendente , ma senza ravvedimento de' perversi, che
anzi si han fatto lecito ulteriormente di apporre sequestro
alle rendite dell'arcipretura sotto il mentito pretesto che
l' Arciprete ha abbandonata la Cura , senza bilanciare per
colpa di chi . Nuovi Rapporti ha fatto il Vescovo alle All
torità ed al Ministro colla soggiunta a quest' ultimo di aver
mandato in Collepietra un monitorio , che se per tutto il
mese corrente non richiamino que' naturali il Parroco lo
ro , non gli cerchino perdono e non gli paghino gli e .
stagli , avrebbe Esso richiamato l' Economo Curato e ino
terdetta quella chiesa parrocchiale. Poi si han fatto leci
to d'accusarlo innanzi alle Camere come immorale , sedut
tore e corruttore della pubblica morale ! Ma pare presumi.
bile che voglia corrompere la morale , e poi colle seduzio
ni , uno che per gli acciacchi di sua salute è divenuto vec
chio innanzi tempo , e che per farlo sentire vi vuole il rim.
bombo del cannone ? La cagione della domanda è diversa :
un proprietario che ha le sue case vicino a quelle del
la cura , ha posto l'occhio a queste per incorporarne una
porzione alle sue; tal altro agogna a far mettere nella
Cura' un cognato , prete di diversa diocesi; tal altro vuo
le darla a suo figlio quando sarà prete ; e varii poi vo
gliono appropriarsi le rendite della Cura ,pretendendo a
capriccio di mantenere un Economo a loro spese ) .
Ecco , sigoori Deputati, le vere ragioni di quella petizio .
ne , la quale se copre d ' infamia un giusto iniquamente op .
141
20
presso , rivela medesimamente la malizia degli accusalori .
che I documenti che abbiam fra mani , e che pubblicheremmo
ele ove ce ne fosse mestieri , provano ad evidenza la nostra as .
re, serzione . Intanto il fino vostro discernimento avrebbe do
lo vuto fin dal principio rendervi sospetta di calunnia l'atro
el ce accusa , udendo che un Vescovo non curava i richiami
di quella gente, e in vece di sberrettarvi innanzi alle nu .
Ores merose firme di quel decurionato e consorti, tra le quali
det chi sa quante ve ne saranno simili a quella di Luigi Gioffre
icu ben nota alla vostra Camera ' ) , avreste dovuto rigeltarne la
TUO domanda, e provvedere cosi al vostro stesso decoro . Per
T'at ciocchè un popolo che si adusi a disprezzare i rappresen .
che tanti di Dio, peosale voi che vorrà rispellare i rappresen .
estro tanti di altri uomini ?
che I COMPILATORI
e per
Un ' altra Risoluzione della Camera de' Deputati
arer di Torino
10 il
ola a tutti noto qual modo e quali mezzi si usarono per
iscacciare e disperdere i Gesuiti da tutte le Case che ave .
e in vano negli Stati Sardi ; e comeche la loro Compagnia fos
leci se legalmente riconosciuta dal Governo , pure fino a nuo
sedut vo ordine era stata dichiarata sospesa . Or ciò non basta.
sumi. va ; si voleva la diffinitiva distruzione di costoro e de' lo .
Juzio ro afiliati, val quanto dire delle altre Congregazioni che
rec . facevano molto bene nel paese ; come sarebbero le Dame
rim del Sacro Cuore , gli Oblati della SS . Vergine , quelli di
ersa :
del ) Il costui nome era , senza sua saputa, sottoscritto ad una
supplica indirizzata alla Camera da Calabria ulteriore 1. ° Ma il
nella sig. Muratori deputato ne ha fatto poi sapere che quel Gioffrè,
VUO il quale sottoscrissela, è un altro Luigi dimorante in Napoli. A
vea dunque ben ragione il primo Gioffrè testimone oculato dei
i va falti, quando diceva al Ministro dell'Interno : « lo non poteva
a do a sottoscrivere , come non ho sottoscritto quel foglio , che solo da
persone lontane dalle nostre disgrazie potè in buona fede esser
tizia. firmato, secondando chi poteva arer interesse di far sconoscere
20P le nostre sciagure ! »
142
S. Carlo, le Adoratrici del SS . Sacramento , ed i Liguorini ,
confiscando i loro beni a beneficio dello Stato . E però a
proposta del deputato Bixio,si cominciò nella Camera de De
putati di Torino la discussione di una legge sulle Congrega
zioni religiose, nel senso di sopra indicato , la quale tenne
occupato quel Consesso per parecchi giorni dello scorso mese
di Luglio "). Il disegno di legge sottomesso alla deliberazione
è il seguente : « Art . 1. ° Quel religioso (o religiosa) appartenen
le alle Congregazioni proscritte che, non avendo avuto i
suoi natali in un paese degli Stati Sardi , non uscirà dal re
gno fra lo spazio di otto giorni , ne sarà tradotto fuori da'
Carabinieri che lo accompagneranno fino a' confini . II .°
I beni delle Congregazioni suddette saranno confiscati e de
volati alla Stalo . III . ° Il religioso ( o religiosa ) che oserà
far ritorno sul suolo italiano , sarà punito con un anno di

1) Per disporre gli animi a sollecitamente discutere questo


disegno , si cominciò dal promuovere una sommossa popolare .
Alcuni poveri Gesuili uon erano partiti da Torino , e vi vivevano
vita privata in casa de' loro parenti . Bastó questo perchè una
mattina si dicesse per tutta Torino, essersi scoperto un nido di
Gesuiti, i quali erano ritornati in città , per cospirare alla rui
na della patria , staudo in continua corrispondenza con Radetz
ki , ed altri . Subito il popolazzo si recò in folla alla casa che
s'indicava ; vi accorse pure la polizia e la guardia nazionale ,
non già per reprimere l'ammutinamento , ma piuttosto per dar
gli spallạ . Quattro religiosi furono arrestati , e poichè non si tro
varono in lor casa nè oro , nè armi , nè carte che avessero po
tuto dare il menomo indizio sinistro ; il popolo ne dedusse che
essi li avessero nascosti ; e però si recò di fretta all'antica
casa della Compagnia, ove al presente dimorano le mogli e le
figlie de' volontarii indigenti partiti per la Lombardia. Fu cir
còndata la casa , penetrativi dentro la frugarono da per ogni
dove ,e la misero sossopra dal pian terreno al tetto ; a segno tale
che alcune di quelle donne n'ebhero a morir per la paura .
inutile il dire che non si rinvenne cosa alcuna , e che, dopo es
sersene dalla giustizia istituito processo solamente contro i Ge
suiti, seuza neppur nominare i sollevatori , i quattro Religiosi
furono dichiarati innocenti , e di nulla potellero essere incolpa:
ti . Ma si consegui lo scopo; chè la Camera seppe i desiderii de'
sollevatori , e fu sollecita a contentarli.
143

prigionia . IV . ° I religiosi, o religiose , nati nel regno , che


volessero continuare a dimorarvi, dovranno formalmente
rinunziare al loro Istituto , val quanto dire secolarizzarsi, e
questa rinunzia , comandata solto pena dell'esilio perpetuo ,
dovrà effettuarsi cosi: L'ex -religioso si presenterà personal
mente all' ufiziale di polizia della provincia , e dandogli a
leggere il breve di secolarizzazione, venutogli dal suo Su
periore o dal Sommo Pontefice, presterà a viva voce e per
iscritto un giuramento col quale dichiarerà , essersi asso
lutamente e per sempre liberato da qualsivoglia obbligo
avesse egli contratto con la Congregazione religiosa , cui pri
ma apparteneva » . Questa proposizione fu messa a' voti nella
seduta de' 18 , e la Camera , adottando un ammendamento
del deputato Dimarchi,approvò quasi all'unanimità la sop .
pressione in tutti gli Stati Sardi : 1.º della Compagnia di
Gesù; 2.º della Congregazione delle Dame del Sacro Cuore ;
3. °della Congregazione degli Oblati di Maria SS .,incaricando
la Commissione di fare un rapporto speciale ,per decidere se
convenisse altresi sopprimere 1. ° le Adoratrici del SS.Sa
cramento ; 2. ° gli Oblati di S. Carlo ; 3. ° i Liguorini. Nel
giorno appresso , 19, fu subito riproposto alla discussione
il rapporto per le altre tre Congregazioni, e le sole Ado .
ratrici del SS.Sacramento ebbero la sorte di non restar pel
momento colpite dall'anatema , mentre gli Oblati ed i Liguori
ni vennero anche essi proscritti.E pure questa eccezione non
andò a sangue al Brofferio , il quale mostrandosi infastidi
to del tempo che si faceva perdere alla Camera nel distin
guer congregazioni da congregazioni, disse esser mestiere
che tutte si sopprimesséro , senza brigarsi se una sacramen
tina sia la stessa cosa di una dama del sacro Cuore, se
un liguorino debba o pur no considerarsi qual gesuita , o se
un oblato di S. Carlo differisca dagli oblati della SS . Ver
gine . E poi soggiunse: « nè quiesti nè quelle sono fatti per
l' epoca presente ; chè se ne' tempi di corruzione e di barba.
rie potè riputarsi virtù evangelica il ritirarsi dal mondo , al
presente la virtù e l'eroismo consiste appunto nel vivere
in mezzo del mondo !! Diceva l'altro ieri un deputalo : II
mio yoto sarà tanto più pronto , quanti più milioni di de
144

naro e battaglioni di soldati si proporranno per la guerra ;


ed jo dico : Quanto più la Camera sopprimerà Oblati e Pao
linisti, monaci e religiosi di ogni specie e di ogni colore ,
tanto più volentieri le darò il mio suffragio » . Questo di.
scorso fu applauditissimo ! È da osservarsi che quanto al
la proscrizione de ' gesuiti , quattro deputati solamente fue
sono di contrario avviso ,' i sigg. Despine , Berreaux , G.
Benso ed il conte Balbo , il quale almeno si mostra più
conseguente degli altri deputati nelle sue dottrine liberali;
mentre che tutti gli ecclesiastici che seggono in quella Ca
niera , chi per viltà e chi per mettere in pratica il suo gian.
senismo e giobertismo , votarono per la soppressione..
« E qual mezzo di sussistenza, esclama l'Univers nel
riportare le discussioni suddelte , assicurate voi a questi uo.
mini che hanno spesa tutta la lor vita nell'istruire i vostri
figli ; a questi vecchi che logorarono tutte le loro forze in
servigio della religione e della patria ; a queste donne che
tutto sagrificarono per soccorrer le vostre vedove ,curare i
vostri ammalati , adottare i votri orfani derelitti ? ... A que'
del regno , ci risponderete voi , sarà concessa una pensione
vitalizia . Ma , di grazia , a quali condizioni ? La priina con
dizione si è quella , che vi avete riserbato di stabilirla con
altra legge e secondo le circostanze, e dopo che si sarà fatta
la liquidazione dell'asse attivo netto ; quindi 2. ° avete ordina
to che la pensione sarà accordata , purchè le rendite de' beni
della Congregazione cui il religioso apparteneva, offriranno
mezzi bastanti per disporne; 3. ° pretendete che il religioso deb .
ba legalmente dimostrare di essere veramente in istato di bi
sogno;4.° finalmente non potrà questi goderne, se non quando
avrà presentato all'ufiziale di polizia il suo breve di secolariz.
zazione , e prestato il giuramento di non appartenere più alla
Congregazione proscritta ; in somma quando avrà documen
tata la sua apostasia !! Or, son forse mandarini cinesi co
testi rappresentanti di una nazione cattolica , che pronunzia
no contro di religiosi cattolici pene cotanto odiose ? . •
Nė il Sultano avrebbe formato un disegno di legge si .
mile a questo che ci viene da pretesi liberali , i quali si
vantano di dolare il lor paese d'istituzioni costituzionali ! ! »
145

rra: Pare impossibile, dice il Catolico di Madrid, che in un se


Pao colo chiamato di tolleranza , di eguaglianza, di lumi, e di
ore, jante altre cose , possa esservi alcun uomo il quale , depu .
di. tato ad un parlamento nazionale, gloriandosi d'esser libe
rale , osi proporre contro Congregazioni religiose, la maggior
fu. parte composte di suoi compatrioti, una legge tanto inu
, G. mapa, tanto tirannica , tanto dispolica ! che una Camera
piz di deputati la quale si vanta di professar patriottismo e li
erali; beralismo fino all' ultimo segno, e che declama ad laudes
el per horas contro il dispotismo e la tirannia dell’austria
gian co , possa approvare un simigliante progetto ! E pure per
impossibile che sembri , la legge è stata votata ed approvata !!
Del « A pome della Religione, prosegue l'Univers,confiscate i beni
ti do della Chiesa ! A nome dell'umanità condannate al perpetuo
Fostri esilio un mille uomini non di altro delitto convinti , tranne
brze in quello di aver sagrificato tutti gli interessi e la vita loro in e
de che ducare la gioventù ,e nel recar sollievo e conforto ad ogni sor
zrare i ta di miserie ! A nome della libertà turbate cosi apertamen .
te le coscienze ,ed esigete giuramenti, ed obbligate un religio
ension? so che non vuole apostatare , a dinuoziarsi di per sè stes
Col so , ed a condannarsi per sempre all'esilio ! E l'austriaco
la cos che tanto oggidi si malmena , ha osato mai calpestare co
rà falta si oltraggiosamente sul suolo lombardo i diritti della reli
ordina gione, della libertà , della coscienza , dell'umanità ? )
de beni Il deputato Girod aveva proposto una modifica al 1.° ar
riranno ticolo , colla quale venivano eccetluate dalla proscrizione le
so deh . Dame del Sacro Cuore di Ciamberi, e questa mozione fu
di bi appoggiata da un deputato piemontese ( il solo che finora
g ard
u abbia difeso i Gesuiti), il quale fece osservare esser utile
olariz alla nazione il non inimicarsi quella provincia , che certo
piu allt manda valorosi soldati all'esercito , e per questi estremi sa
Cumen rebbe capace di separarsi dal Piemonte . Ma il suo discor.
esí co so eccitò vivi rumori , e, fra gli altri , il deputato Michelin
nunzia rispose, che i soldati savoiardi stavano pugnando da for
li sul Mincio, e punto non pensavano alle Dame del Sacro
?.
Cuore ed a ' Gesuiti . Anche il Jacmons difese le Dame di
gge si
uali si Ciamberi, ed il Perranez che per la prima volta montò in
bigoncia , fece l'apologia di quelle Religiose ; ma un eccle
ali !!
1.56
siastico deputato di Coni , pronunzió un panegirico in lode
del Gioberti , ed espose i Gesuiti e le Congregazioni che
chiamano loro affiliate, all'esecrazione del pubblico. Il ve
scovo di Annessi e molti del suo Clero protestarono nel vedere
che gli voglion privare di queste Congregazioni insegnanti,
ma inutilmente . La Savoia avea inviate molte petizioni,coperte
di firme a favore delle Dame del Sacro Cuore di Ciamberi, ed
alcuni deputati del paese aveano implorato un'eccezione a lo
ro favore . Il relatore della Commissione però , sig . Cornero ,
espose che le religiose della Savoia professavano gli stessi
principii e le stesse regole di quelle Piemontesi ( e qui
diceva bene); e perciò sopprimendosene una casa , dovevano
indistintamente proscriversi anco le altre. Altri , argomentan
do forse da sè , cercò di mettere in dubbio l'autenticità del
le firme delle petizioni ; e vi fu chi pretese che non erano
esse tutte di persone ragguardevoli . Da ultimo , ad istanza
del sig . Jacquemont si nominò una comunissione di cinque
deputati, i quali si porteranno ne' capoluoghi della Savoia ,
per interrogare coloro che hanno firmate le petizioni , e per
giudicare pacatamente dello spirito di quella popolazione di
650,000 anime. Il quale espediente straordinario fu appro
vato anche da' più esaltati, perché si teme ché costringen
dosi sempreppiù la Savoia , la obbligheranno a darsi volonta
riamente in braccio alla Francia . Intanto si disse che alla
legge votata si sarebbe aggiunta una clausola , con la quale
la Camera risolvendo la quistione in generale e nel princi
pio , si riserbava il diritto di farvi qualche eccezione secondo
i luoghi e le circostanze . E questo fece sperare che se la
Savoia avrà coraggio , almeno potrà salvare le sue religiose .
Nella stessa tornata del giorno 19 , il deputato Costaz pro .
pose che si cancellasse da quella legge l'articolo della con
fisca de' beni a favore dello Stato , ed il Cornero relatore
tosto rispose che restando que' beni senza legittimi posses
sori , e la nazione non appropriandoseli , non avrebbe sa
puto che uso farne. Quasiché proscrivendo un Istituto , si
distruggessero con esso in un attimo tutti gli individui che
lo compongono ! Ma la vittima è stata scannata , e strana
cosa sarebbe il non spogliarla ! E lo Stalo piglierà posses
147

so de' beni di coloro che ha assassinati !! Un altro depu


tato poi fece osservare che nel 1778, il re non si fece al
cuno scrupolo di spogliare i Gesuiti de' beni che possede
vano ; dalle quali parole ne conseguita evidentemente , che
la Camera nel 1848 dovea imitare questa sorta di rapina
regia , altrimenti ove sarebbe il progresso ? .. Frattanto sonvi
de Gesuiti , degli Oblati, delle Dame del Sacro Cuore che
donarono tutti i loro beni alla Congregazione nel seno della
quale essi credevano dover passare la loro vita ; ed ora è
soppressa la Compagnia , si mandano in esilio gl' individui,
confiscandone le proprietà, senza lasciar loro nemmeno il
necessario alla vita ; che la pensione, come dicemmo , può
sperarsi solo dagli apostati che fossero pati nel regno !!
Cavour , deputato , avea chiesto che fossero da questa legge
esclusi selte gesuiti Polacchi, i quali se si mandano in Rus
sia , sarà lo stesso che inviarli alla Siberia ; ma per tulla
risposta gli fu replicato , che i sette esuli potevano andar
cercando il loro pane a Roma o altrove.
« . Per verità , cosi conchiude l'Univers ") , noi non sa
premmo esprimere i sentimenti che ci ispirano i Legislatori
sardi . Come ! I rappresentanti di un popolo essenzialmente
cristiano , legalmente cattolico , di un paese in cui le dot .
trine antisociali cominciano a farsi strada , di una nazione
a cui la guerra impone ogni giorno nuovi sagrifizi , non
sanno far altro che distruggere istituzioni consacrate dalla
Chiesa ,ed esiliare apostoli che colle lor fedeli dottrine avreb .
bero potuto metter freno alla propaganda comunista ! I di .
fensori de' diritti de' cittadini sprecano tutto il loro senno e
coraggio a cacciare , spogliare , e metter in prigione reli
giosi e religiose ! E che ! sperano forse essi che la scon
fitta de' Gesuiti e delle Dame del Sacro Cuore si tirerà die .
tro quella delle armale austriache ? »
Ci siamo astenuti dall' inserire qui la relazione del Cor
nero piena zeppa d'inconcludenze,di calunnie , ed insolenze,
per non viemmaggiormente contristare l'animo de'lettori , ed
anche perchè l' infamia ne ricadrebbe su tutta la Camera

") Num . de' 27 Luglio.


148

che niente rispose ; ma non vogliam melter terntine a questa


narrazione senza riportare testualmente ,secondo la traduzione
fattane dal Catolico ') , il decreto approvato dalla Camera il
21 Luglio , qual monumento che compruovi l'eccesso a cui
menano le passioni , e l'odio contro le venerande istituzioni
della Chiesa . La storia lo registrerà nelle sue pagine e vi por
rà il marchio della sua riprovazione . È desso piuttosto un
documento proprio de'secoli di barbarie e del paese degli Ot
tentoti , che di un secolo di civiltà e di toleranza come il
nostro; indegnissimo poi di un paese che pretende mettersi
alla testa della bramata rigenerazione liberale d'Italia .
« Art . I. La Compagnia di Gesù , l' altra Congregazione
chiamata delle Dame del sacro Cuore di Gesù , quella degli
Oblati di S. Carlo, quella degli Oblati di Maria Santissi.
ma e quella de' Liguorini Redentoristi sono escluse da
tutto lo Stato , e giammai potranno venirvi ammesse.
Art . II . Il governo del Re provvederà per l'impmediato
scioglimento di ogni casa, collegio o qualsiasi altro stabi .
limento delle dette congregazioni religiose . Potrà nullameno,
usando però la più stretta vigilanza, concedere alla casa
di educazione che in Ciamberi tengono le Dame del Sacro
Cuore, un termine conveniente per chiudersi diffinitivamen .
te, ma questa dilazione non potrà oltrepassare l'anno sco .
lastico del 1849. Il ministro dell'istruzione. pubblica di
sporrà che interinamente si stabilisca in Ciamberi un'altra
casa , nella quale si dia quell'educazione che colà davano
le Dame del Sacro Cuore .
Art . III . Tutti i beni e ragioni di qualsivoglia sorta , pos .
seduti dalle dette congregazioni,qualunque ne sia il titolo ,
s intenderanno e si dichiarano irrevocabilmente devoluti al.
Jo Stato , il quale potrà disporne con tutta libertà . L'azienda
della finanza , per mezzo degli agenti del demanio ,prenderà
immediatamente possesso di tali beni e della loro ammini
strazione, procedendo alla liquidazione del dare ed avere.
Tali beni saranno posti in vendita ad eccezione di quelliche
il governo crederà più convenienti ad uso di pubblica utilità .

") Num . de' 9 Agosto .


149

Eta Art . IV . i membri di queste Congregazioni i quali all'en .


ne trata in esse non godevano de' diritti di ciltadino in alcu
na parte del regno , dovranno uscire da' confini dello Stato
fra 'l termine di otto giorni , a contare dalla pubblicazione
Di della presente legge, sotto pena d'esserne espulsi colla for
r za pubblica . Se dopo la loro espulsione dallo Stato torne
un ranno a farvisi vedere , per questa sola trasgressione sa
01 . ranno puniti con un anno di carcere.
e il Art . V. Tutti que' membri di dette Congregazioni che al
ersi tempo della loro ammissione in esse godevano de' diritti di
cittadino di qualche parte dello Stato, non potranno rima
cone nervi a meno che nel termine di otto giorni , a contare
egli dalla pubblicazione della presente legge per quelli che at .
ss1 tualmente vi si trovassero , e per gli altri dal giorno in che
e da si prosi d' essersi ripatriali, non facciano constare innan
zi all' autorità superiore di polizia della provincia d' aver
liato vi eletto un domicilio fisso ; e poi fra lo spazio di altri due
tabi. miesi dovranno avanti alla stessa autorità giustificare di a.
neno, ver oltenuta la loro secolarizzazione , e formare un atto di
casa giurato asseveramento col quale si dichiari d'esser di già in
Sacro teramente liberi e disciolti da ogni vincolo verso le rispet
men tive loro corporazioni , sotto pena, in caso di mancanza , d'es .
SCO ser considerati e trattati a termini dell'articolo precedente.
a di Art. VI . Dopo che si sarà verificata la liquidazione de'
altra bedi , verrà stabilita per mezzo di un'altra legge e se
ivano condo le circostanze , una pensione alimentizia a favore di
que' regoicoli i quali giustificheranno che facessero parte
delle case esistenti nello Stato quando queste furon chiuse ,
7,pos.
itolo, purchè però essi si siano uniformati a quanto è ordinato
ati al nell' articolo V . ', e compruovino di trovarsi in istato di bi
cienda sogno . Frattanto il re potrà concedere un soccorso che
uderà non oltrepassi le lire 300 annuali ( italiane ), a quegli in
dividui delle Congregazioni soppresse ne ' quali si incontrino
mini
le condizioni menzionate .
avere .
Niche Art . VII . Non potrà ammettersi nello Stato alcuna Con
gregazione religiosa sotto qualsivoglia titolo o denominazio
tilità.
ne, nè potrà aprirsi casa , collegio , o stabilimento qualun
que per parte di qualsivoglia Congregazione religiosa,se non
150

in virtù di una legge . Le Congregazioni religiose ,secolari o


regolari non potranno ricevere nulla in virtù di testamento
o donazione, senza l'autorizzazione del Governo ) .
Il National de' 2 Agosto dice che i deputati di Torin
avrebbero fatto meglio di occuparsi degli austriaci in
vece delle Dame del Sacro Cuore; e « noi siamo dello stes
so avviso, ripiglia qui l'Univers " ) ; dappoichè le persecu.
zioni religiose son sempre malvage , e tosto o tardi invol
gono in mille disgrazie que' governi molto perversi che se
ne rendono colpevoli . Ma in un paese cattolico qual è l' I
talia, e nel momento in cui ferve una guerra nazionale
contro lo straniero , queste persecuzioni riescono ancora
antipolitiche . Nel muovere la guerra contro i gesuiti ed
i gesuitanti , il Gioberti ha recato un male immenso al.
la causa italiana . Indarno il conte Balbo , che certo non
è un gesuita , tento di far capire una tal verità alla Ca
mera ; non vollero nemmeno ascoltarlo . In molti luoghi
d'Italia hanno scacciato i gesuiti ed i loro affiliati, senza
risparmiare i vescovi ; e con ciò si è conculcato nella ma
niera più odiosa il sentimento religioso delle popolazioni
cattoliche ; e poi taluno mostra meraviglia che i popoli non
abbiano punto confidenza nel partito rivoluzionario , nè dimo
strino amore od entusiasmo per una guerra da cui quella
fazione vuol trarre vantaggio ! Faceva mestieri gridare un
po' di meno Viva Pio IX , ed uniformarsi un poco più
a' voleri e alle dottrine del Pontefice. Forsechè il popolo
poteva farsi illudere da quegli evviva ipocriti alla vista del
le azioni che si insolentemente li smentivano ? Il giorno 21
la Camera di Torino approvò la proscrizione delle Congre
gazioni religiose , ed il 22 cominciò la disfatta dell'esercito
di Carlo Alberto ! Credete voi che i cattolici d'Italia non ne
tireranno alcuna conseguenza dal confronto di queste date ?
Credete voi che non ricordino quelle parole di Pio IX : Come
Dio esaudirà le mie preghiere e darà efficacia alle mie
benedizioni,se voi perseguitate i preti ed i servi suoi ? »
D. A.

") Num . de' 3 Agoslo .


131

Sulla proposta del Ministro della Finanza intorno alla


vendita de'beni de' Luoghi pii laicali

Le note vicende di movimenti repubblicani , di governi


provvisorii e di anarchiche rivolture succedentisi ne' varii
Stati d'Italia , e che minacciose accennano novelle rovine,
cominciano a rendere accorti anche i più schivi sulle tra
me tenebrose di una fazione, la quale ramificata per tutta la
penisola , si adopera per ogni guisa ad incarnare i suoi rei
disegni . Giovandosi di quello slancio spontaneo de' popoli
verso una saggia e cristiana libertà , va tra essi arrabbia.
tamente gridando riforme, progresso , indipendenza ; e colla
menzogna , l'ipocrisia , l'intrigo ed ogni altra rea arte , se
duce gli animi di sbrigliata gioventù , eccita colla speran
za di rapine le moltitudini, inganna gl'incauti, e soffia do
vechessia la diffidenza e la discordia . Perciocchè l'ultimo
suo scopo è quello di giugnere , sulle orme sanguinose del .
la Rivoluzione francese, al rovescio del Cattolicismo e de
gli attuali governi , per istabilir poscia in tutta Italia un
sognato impero republicano « in cui coi ruderi degli al
tari e coi cadaveri dei nemici , costruisca l'edifizio destinato
a raccorre la sua futura libertà ") » . Chiunque fosse an.
cora incerto sull' esistenza di tale trista fazione e di sue
mire, noi senza inviarlo ad altre opere , nè a quella special
mente pubblicata di fresco dal Mazzini , ed a documenti uf
fiziali venuti testè in luce ? ) , il pregheremmo a leggere due
opuscoli anonimi messi a stampa nel 1830 , l'uno di non più
che dodici pagine col titolo : Invito ai patriotti italiani;
l' altro con quello : Della guerra nazionale d'insurrezio

") Questo è il giudizio che dava di tali uomini un giornale


francese nel 1831 , e che qui appresso citiamo. - ?) Vedi il li
bro, Societės secrétes de France et d'Italie , Paris chez Pissin
libraire , place du Palais de Justice; Mazzini , De l'Italie dans
ses rapports avec la liberté et la civilisation moderne , Paris
1847 , 2 vol . , opera in cui vuole un Cristianesimo razionalista
e senza Papa . Vedi anche la relazione del Prefetto di Polizia di
Parigi recata dall'Univers ed altri giornali francesi .
152
ne per bande. E siccome questi son divenuti assai rari ,
potrebbe , come abbiam fatto noi , consultare i giornali fran .
cesi di quel tempo " ) . Nelle citate opericciuole vedrà con
maraviglia non solo come delineati in abbozzo i nostri av
venimenti, additati quasi fil ftlo gli atti dell'ultimo ministero
che precedette il 15 Maggio ; ma inculcati i mezzi che han
prodotta l'insurrezione del Regno Lombardo -Veneto ),pre
nunziata la rivolta dell' Austria , proclamata la grande cac
cia che gli italiani di comune accordo farebbero ai bar.
bari . « A rendere l'Italia una e forte, sta detto, gl' Italiani
non debbono accettare costituzioni, se venissero loro of.
ferte, essendo queste un mezzo a perpetuare la divisione
territoriale '). Quando l'insurrezione sarà divenuta generale ,
e goverai provvisorii saranno sorti ne' diversi paesi della
penisola, i Deputati di tutta Italia decideranno della forma
del futuro governo . E siccome essi forse preferiranno una
monarchia republicana a una repubblica rappresentativa ',
cosi è mestieri che a quel Principe italiano che si con .
sagri al trionfo de' buoni principii , si metta innanzi e di
buona fede la prospettiva di magnifica ricompensa “).Roma
con altri abitatori, Roma spopolata per essere ripopola
ta esser dovrà la capitale del nuovo impero , e nel Vatica
no sederà l'assemblea costituente dell' Italia una e libera %) .
Ma a salvare la comune patria un gran mezzo di purifi
cazione è necessario . Ella non sarà mai tranquilla, finchè
abbia in seno i nemici segreti del nuovo reggimento , co
loro cioè che adoperano la loro influenza politica o relį .
giosa per perpetuare indirettamente o direttamente la lotta

? ) Vedi Le Correspondant, Num . de' 22 Aprile 1831 che ne ri


ferisce numerosi brani , e l'Avenir del 23 Aprile 1831. - 2) Tali
sono per esempio l'irritare quelle popolazioni contro le truppe
austriache , cercare tutt' i modi d' indebolir queste; e soprattutto
lorre di mezzo i principali uffiziali ecc. Vedi l' Avenir citato .
- ) Ciò spiega a meraviglia ne' nostri fatti l'impegno di distrug
gere lo Statuto a via di esorbitanti pretensioni, e venir poi , ro
vesciato il governo ,'ad una assemblea costituente . -4) V. Invito
a patriotti ecc . nel citato giornale . —5) Della guerra nazionale
ecc . nel citato giornale.
153

del dispotismo contro la libertà . Il ferro e l'esilio dovran


divorare sommariamente questi avversarii naturali della
gran causa, ed i loro beni uniti a quelli della Chiesa paghe .
ran le spese di una guerra renduta pel loro tradimento ine.
vitabile ' ) i . Paragonando con questi pochi brani che scri.
vevansi sono ormai diciotto anni , quanto avviene presente .
mente nella penisola , chi mai potrà mettere in dubbio le mire
orribili di questa fazione ? Or, per venire più da vicino al nostro
proposito ,tra i moltiplici mezzi che in quelle medesime scrit
ture si additano al riuscimento della grand 'opera , uno è
quello « di adoperarsi per trarre alla parte di quella fazio
ne, nella maggior copia possibile , gli ecclesiastici. Il loro
numero , se è grande, rende sicura ne' suoi successi l' in
surrezione: perciocchè un clero nazionale abbandonerà di
leggieri ai deputati della nazione i beni della Chiesa , e
non sarà restio ad introdurre nel suo seno le riforme ri
chieste dall'interesse del paese , riforme che renderanno
alla religione il suo spirito primitivo , subordinandola
in tutto alla civile autorità ) » .
Cotesti insegnamenti pur troppo li vedemmo posti in at
to tra noi . Certo , ed il confessiam con dolore, non fu pic
colo il numero degli ecclesiastici di nostre province che
trauti in inganno dalle mentite lodi ( ora cangiate in vitu
perii ) , che davansi al gran Pio , adescati dalle larghe pro
messe di volersi colle spoglie de'claustrali render migliori le
loro sorti , parteggiarono , senza forse addarsene ,pe' nostri de
magogbi,ed ora fatti accorti dalla esperienza , sono la più gran
parte rinsaviti. Certo dalla medesima fucina venivan fuora
e la famosa proposta del Codice ecclesiastico, e le si gridate
riforme del clero, e la mano profana stesa su i Seminarii
per corromperne l'insegnamento , le quali cose troppo chiaro
miravano a que' disegni di un clero nazionale , cioè scisma
tico, che abbandonasse alle rapine di quella fazione i beni
della Chiesa , e tradendo il suo divino ministero , divenisse
nell'ordine spirituale il vile mancipio della civile autori
tà . Allontanata, la Dio mercè, questa procella ; chè il no

2) Loc. cit.-) Ibid.


Rac.REL . VOL . XVI . 11
134

stro Episcopalo levò alto la sua voce , ed un fremito d 'or


rore surse di mezzo al Clero ed allo stesso laicato creden
te , ecco dopo breve calma una nuova proposta che ci rin .
novella i timori. Quel medesimo Ministro che con in capo
la tiara facevasi propugnatore del codice ecclesiastico , ora
spogliato l'aspetto venerando , é preso in mano il caduceo
di Mercurio, viene a proporre alla Camera de' Deputati la
vendita de' beni dello Stato , insieme con quelli de' Luoghi pii
laicali . Quale è lo scopo di questa proposta ? Da qual parte ci
viene ? Sarà per avventura ,come non vogliam supporre ,una
nuova insidia alla nostra Chiesa per giugnere stuzzicando l'al
trui cupidigia e sotto il velo di utilità e di bisogni , allo
stesso fine di spogliarla a mano a mano e corromperla ?
Mettiamo adunque in disamina una tal proposta , restrin
gendoci a soli i Luoghi pii , e vediamo se sia o no da te
merne. Noi brevemente e secondo nostre deboli forze ,la mo .
streremo illegale , ingiusta , non vantaggiosa , impolitica, e
poscia discorreremo le tristi conseguenze che ne derivano .
E primieramente , che mai sono i beni de Luoghi pii che
diconsi laicali ? Beni che i fedeli destinavano al manteni .
mento del culto divino ed a celebrazione di Messe, a dota
re povere donzelle , a salvare dalla corruzione ne' conserva
torii e ne ' ritiri vergini cristiane, ad aprire a donne pentite
un luogo di rifugio, ed infine a dar ricovero ed aiuto al
trovatello ,all' orfano,al pellegrino e ad ogni maniera d'in
fermi , di poveri , d'infelici. Questa semplice esposizione chia
ro ci manifesta, avere i nostri maggiori inteso di esercita
re con queste pietose largizioni non già fun atto di sterile
filosofica filantropia, ma di vera cristiana carità , e di religio.
so dovere , secondochè la nostra Religione tutta di amore
il comanda. Ed in ciò fare essi non mai intesero di offe .
rire in dono allo Stato , che ne avesse il dominio, le loro so
stanze , ma propriamente di votarle e di consegrarle in
persona de' poverelli a Dio per espiazione di loro colpe , e
per ottenerne da Lui giusto Rimuperatore in altra vita il
guiderdone. Il perchè tutta l'antichità chiamo questi beni
prezzi di peccati e voti de' fedeli, pretia peccatorum et
vota fidelium ; ed il comune linguaggio diè loro a buon
153

diritto il nome di pie largizioni, di legati pii, o come li


chiamava fin da suoi tempi I antico Tertulliano quasi de .
positi di pietà ' ) , volendo con ciò indicare doversi tenere
siccome atti di pietà , di culto , di Religione verso il Signore .
Quindi è che nel Cristianesimo , a cominciare da' primi se .
coli, questi beni de' luoghi pii furon mai sempre stimati come
cose consegrate a Dio , sacre e religiose , e però dipendenti
dalla Chiesa che fa sulla terra le veci di Dio , soggetti alla
sua divina autorità . Noi non c' intratterremo a dimostrare
questa verità , a cui la coscienza di ogni vero fedele ren
de testimonianza: e facile ei tornerebbe confortarla coll’au
torità delle Divine Scritture ) , con quella de' Padri e de Con
cilii ), con le formole che trovansi ne' pubblici documen
ti di tali donazioni ) e fin colla testimonianza di scrittori
protestanti * ) . Ma direm solamente col chiarissimo Balmes :

") Haec quasi deposita pietatis sunt. Nam inde non epulis nec
potaculis nec ingratis voratrinis dispensantur , sed egenis alen
dis humandisque, et pueris ac puellis re ac parentibus destilus
lis, itemque domesticis senibus , item naufrayis et si qui in me
tallis et si qui in insulis vel custodiis dumtaxat ex causa Dei
sectae alumni confessionis suae fiunt.( 4pol. cap.39. ) Abbiam ci
tato per intero questo testo per mostrare come fin da que' tem
pi la Chiesa disponeva delle oblazioni de' fedeli , e le opere sue
di beneficenza eran quelle medesime a cui oggi intendono i Luo.
ghi pii . — 2) Act. IV ; ad Philip. IV , ecc . — * ) Vedi Chrysost.
Hom . XII in Act.; Hieron . epist. ad Demet .; August. Serm . XXVII
de verbis Apost.; Fulgent . ep . de deb . coniug. c. VII . Giacomo
Balmes della sua opera , 11 Protestantismo paragonato col Cat
tolicismo ( Napoli 1848, per cura della nostra Società , t. II , c . 33 ,
p . 325 ) parla a lungo dell'autorità che ha la Chiesa sopra i
Luoghi pii , e ricorda fra le altre testimonianze quella del Con
cilio di Calcedonia , il quale facendo leggi intorno ad essi usa
l' espressione : secondo la tradizione de' SS. Padri. — 4) Ecco la
formola che trovasi ne' Capitolari di Carlo Magno (1. VI , c. 285 )
di cosi falle donazioni : Offero Deo atque dedico omnes res , quae
hac in charta tenentur insertae, pro remissione peccatorum ecc.
Non dissimili espressioni trovansi nelle donazioni fatte a'nostri
Luoghi pij . — ) Vedi Gisberlo Voet ( Politic. Eccles. de Peculio ,
c . I ) ed altri citati dal Muzzarelli ; Opusc . XIV , Sull'immunità
ecclesiastica reale, lett . I , p . 50, Fuligno 1789 , i . IV .
*
136

« Noi andiam debitori alla Religione Cristiana dell'idea del


l'istituzione e dell'incremento di ogni maniera di stabili
menti di beneficenza , il perchè ovunque li trovi , li vedi
cercar l'ombra e l'aiuto della Religione ; a lei attaccarsi
come figliuolini al sen dela madre , perchè li nutra del suo
latte , li vivifichi del suo calore , li conforti di . sue cure e
tenerezze. Non è questo il luogo di tessere la storia di que .
sti stabilimenti : però posso con piena fiducia indirizzarmi
a quanti si occuparono di questi studi , e dimandar loro ,
se non sia una verità , che questi in tutti i tempi e dovun
que furon sempre uniti strettamente alla Chiesa , collo
cati all'ombra della Chiesa , poggiati i loro edifizi agli e
difizi della Chiesa , e se non sia del pari una verità, che sempre
siano stati sotto la cura e la vigilanza de Pastori della Chie
sa ? ') » Or con qual diritto oserebbe il Ministro stendere
mano profana sopra cotali beni ,che malamente si dissero lai
cali *) ; mentre sia per la loro natura, sia per destinazione
di chi li donava , sono a Dio consegrati ed alla divina autori
tå della Chiesa soltoposti ? Ci meravigliammo non poco per
avere un nostro giornale, che va pur distinto per isquisito
e relto sentire , incautamente scritto « che il Ministro an
ticipando le obbiezioni che si potessero fare di non avere
cioè lo Stato la facoltà di vendere siffatti beni , ha mostra
to al contrario che l'abbia e per ragion del diritto univer

“) Observationes sociales ecc . Osservazioni sociali politiche


sopra i beni del Clero per G. Balmes sacerdote spagnuolo, Vich
1840, p . 32. Vedi i Canoni che ciò spesse fiate han comandato .
-C . Nos quidem : C. Si haeredes; C. T'ua e C.Joannes ,de Testam .
ecc . e il Conc . Trid . de Reform . ses . 23 , c . VIII. - 2) « La mia
ignoranza , scriveva in tal proposito il Taparelli ,è forse cagione
per cui non capisco che significhi - la voce laicale. . . Per me,
laicale è il contrapposto di ecclesiastico; ecclesiastico è ciò che
è della Chiesa; della Chiesa è ciò che ella deve ordinare; ella
deve ordinare ciò che riguarda il suo fine; suo fine è indurre gli
uomini a vivere secondo gli istituti di Cristo. Dunque tutto ciò
ch' è dagli uomini adoperato direttamente per questo fine, cioè
per vivere secondo questi istituti , pare che per natura debba
dirsi ecclesiastico e von laicale » . ( Saggio teoretico di Dritto
naturale ecc . , Palerino 1843, vol . V , p.226-27 . )
157

sale e per ragion del diritto applicato nella nostra legisla.


it zione ' j » . Qual è mai , dimandiamo, questo diritto univer
sale che in un paese cattolico e sotto uno Staluto che vuol
salva ed intalla la Religion Cattolica , conceda facoltà di
1 conculcare i diritti di questa medesima Religione ? Il fare
¿ onta alla Chiesa di Gesù Cristo sarà forse divenuto un di.
ritto universale , perché i suoi nemici di Francia, di Spa
மmi gna , di Portogallo ne oltraggiarono il sacerdozio , e ne dila
ro, pidarono i beni ; perchè anche oggidi i radicali della Sriz.
zera a sfogo di loro antiche ire contro il Cattolicismo , ven
llo dono le possessioni de' conventi , e accrescono i ceppi alla
e Chiesa ? No, per fermo , che il nostro MiBistro non vorrà
ipre far tesoro di questi esempii e rendersene ligio initatore.
bie Che direm poi della nostra legislazione ? Sappiam pur trop.
Jere po che per una di quelle usurpazioni non insolite a'nostri
lai. antichi Ministri ; allevati alla scuola del Van -Espen e del
lone Febronio , che per una sorpresa falta all' animo pielosis.
Bori simo di Re Francesco usciron quegl'infausti decreti del 1830,
oper de'quali si fa scudo il Ministro; ma sappiam pure che pei
Lisito clamori del sacerdozio e per i danni che ne derivavano , fue
an ron ben tosto come affogati in sul nascere , e per ciò dopo di.
vere ciotto anni di silenzio voglionsi tenere come abrogati. Ma po .
stra. niamo che dicansi ancora vigenti, potrà mai un'usurpazione
irer giustificare novella usurpazione , oggi soprattutto che per la
si gridata comune libertà la Chiesa può francamente recla.
stiche mare i suoi legittimi diritui tante fiate conculcali ? Ob ! se
Vich
avesser vigore le leggi di tristi epoche trascorse , troppe
dato.
se ne rinverrebbero nella nostra legislazione , soprattutto
stam
mia sotto il maestrato de' Tanucci e de' Sambuca , le quali di.
rittamente ci menerebbero allo scisma !
gione
r me, Vogliam noi piuttosto ricordare al Ministro una legge ve.
5 che ramente di diritto universale , perché cattolica , veramen
ella le di diritto nazionale, perchè fiorente in ogni callolica
e gli contrada, quella cioè del sacrosanto Concilio Tridentino .
ció
Il quale nella Sessione XXII , cap . XI , fulmina l' anatema,
cioè
da non poterne essere prosciolto, dopo rifatti i danni , se
ehba
Orillo
") Lucifero, Num . de' 28 Luglio
138
non dal solo Romano Pontefice, contro chiunque , sia chie
rico sia laico , qualunque fosse la sua dignità, anche im
periale e regale , che trascinato dalla cupidigia , origine di
tutu i mali , ardisse di far suoi ed usurpare od impedire
che si percepiscano per qualsiasi arte e sotto qualunque
colore i diritti, i beni , i frutti, i censi di ogni sorta di Luoghi
pii ' ) . Or teme egli,ilMinistro , gli anatemi di un Concilio ecu
menico ? E se gli teme , come senza fallo crediamo, per
che mettersi al rischio di trarli sul capo de' Rappresentan
ti della nazione ? Egli è pur vero che la Chiesa , questa ge
nerosa e costante benefattrice della civile società , quando
gravi ed urgenti bisogni strinsero lo Stato , non fu restia
non solo a largheggiar di soccorsi, a concedere parte delle
sue rendite, ma sino a vendere talvolta i suoi beni , di che
la storia rende testimonianza ? ) . Ma questi bisogni , secon
do il precetto de' canoni ?) , fa mestieri sottoporli al giudi
zio del Capo della Chiesa , vicario di Gesù Cristo in terra ;
e da lui ottenere le facoltà all'uopo necessarie . Ebbene , in
cosa di tanto momento qual è quella di render venali i be
ni de' Luoghi pii , si è il Ministro per avventura ( com'era

") « Si •quem clericorum vel laicorum , quacumque is dignitate


etiam imperiali aut regali praefulgeat, in tantum malorum omnium
radix cupiditas occupaverit , ut alicuius ecclesiae seu cuiusvis
saecularis vel regularis beneficii, Montium Pietatis , aliorumque
piorum locorum jurisdictiones bona census ac iura etiam feuda
lia et emphyteutica , fructus, emolumenta , seu quacumque ob
ventiones quae in ministrorum seu pauperum necessitates con
verti debent , per se per alios vi vel timore incusso, seu etiam
per suppositas personas clericoruin , aut laicorum , seu quacam
que arte aut quocumque quaesito colore in proprios usus con
vertere, illosque usurpare praesumpserit, seu impedire ne ab iis
ad quos iure pertinent, percipiantur; is anathemati tamdiu sub
iaccat , quamdiu iurisdictiones, bona, res , iura , fructus et red
ditus quos occupaverit , vel qui ad eum quomodocumque etiam
ex donatione, suppositae personae pervenerint, ecclesiae eiusque
administratori sive beneficiato integre restituerit ac deinde a Ro
mano Pontifice absolutionein obtinuerit ) .- 2) Vedi Muzzarelli,
Opusc. cit . p . 100 e segg . —?) Vedi il Concilio di Costanza, di
Angers , ed Innocenzo III presso il Muzzarelli, loc. cit.
159

suo debito qual rappresentante di caltolica nazione) rivolto


al paterno cuore dell'immortal Pio IX ? Forse ei si rima .
se dal farlo , perchè temette che i motivi , i quali addurne
dovea , non eran tali da meritarne l' assenso : perciocchè, co
me egli ha solennemente protestato alla Camera de Depu .
tati, i bisogni dell erario sono non pur momentanei ma
molto lievi ... straordinarii si ma non tanto gravi che
rendano indispensabile il ricorrere a straordinarii ri.
medic. Noi chiuderem queste prime nostre osservazioni , che
servono a pruovare l'illegalità della proposta ministeriale,
colle parole del Concilio Tullense dell'anno S60: « Le cose
ecclesiastiche sono voti de' fedeli , patrimonio de poveri ,
prezzo di peccati ; esse sono sotto la tutela e la difesa di
Cristo , il quale le commise ai principi ed ai maestrati per
difenderle e conservarle, non per manometterle , usurparle , o
superbirne ' ) » .
Ove poi la proposta vogliasi riguardare dal lato della
giustizia , diresti che anche il Ministro quando la concepi.
va , alcun poco ne dubitasse;essendochè pel chiudere il suo
discorso , pon osava dirla asseverantemente tale, ma sol di
parergli giusta . Il comune buon senso però di quanti non
abbiano per cupidigia velato il lume dell'intelletto , la gri
da ingiusta sia che guardisi in sè medesima, sia che si at
tenda alle sue minute particolarità . E nel vero ogni giustizia
vuole che sia inviolabile l'altrui proprietà , la quale nell'umano
consorzio è come una seconda vita . Il perchè a ragione il
nostro Statuto nel suo articolo 26 ,al pari della libertà indivi .
duale , dichiarò inviolabile la proprietà del cittadino.Or non
sarebbe far grave onta alla giustizia il costrignerlo suo mal
grado a spogliarsi de' propri beni ed alienarli ? E se ciò ė
vero per ogni particolare individuo, vuolsi a cento doppi far
valere per molti cittadini, che uniti insieme posseggono i loro
beni.Tali senza fallo sono le società di commercio ed'industria

4 « Res ecclesiasticae vola sunt fidelium , patrimonia paupe


rum , pretia peccatorum et in luitione atque defensione Christi
consistunt , qui eas terrae Principibus atque Primoribus ad de
tendendum et conservandum , non ad affligendum , vel usurpan
dum sive praesumendum commisit » .
100
che in si gran numero fioriscono ne' più civili paesi , ed alcu
de, come in Inghilterra , contano secoli ; tali sono i muni
cipii ; tali infine ogni maniera di corpi morali '). E tanto più
si accresce nerbo a queste ragioni che questi corpi morali o
spendono i loro beni , come le pie confraternite, a mante
nere le opere del culto divino , e però presso ogni popolo
sia civile sia barbaro sono stimati intangibili e sacri, o son
formati di donzelle, di orfani, e di ogni sorta d' infelici, i
quali oltre a quel soave senso di commiserazione che ispi
rano all'umanità , furono presso le nazioni cristiane, per sin
golare insegnamento della Religione, tenuti sempre quali per
sone degne non pure di speciali cure ma di un sacro rispet
to . Per ciò i canoni della Chiesa non solamente , ma altresi
le civili legislazioni ed il gius pubblico nelle contrade cat
toliche li tenne in conto di pupilli, stati mai sempre pres
so ogni nazione caro oggetto di particolar tutela e dife
sa . Or, se a tutto ciò aggiungasi la volontà di coloro che
legarono a queste opere di pietà e beneficenza le loro so.
stanze , i quali avendo voluto colla stabilità de' beni ' fondi
renderle stabili e perenni , mai non intesero di patirne la
espropriazione , e la costoro volontà tra un popolo libero
specialınente debbe esser mantenuta inviolabile, a chi non
salta agli occhi l'ingiustizia e la iniquità di torre a' Luoghi
pii la proprietà , per tanti titoli si sacra , de' loro beni ?
Ma dirà il Ministro, « la civiltà de' tempi ed il presente
sistema territoriale non può consentire che si abbia ancora
una proprietà libera , ed un'altra vincolata . Tutto ciò che ha
valore dev'essere nel commercio, altrimente quel valore non è
produttivo » . Non entriamo qui a discorrere se l' abolizione
delle grandi proprietà ed il soverchio sminuzzamento delle
terre, al cui fianco germinò ad un'ora quell'orrenda lebbra
de' tempi moderni, il Pauperismo, sia veramente tornata utile

1) Vedi le nostre LL . CC . art . 10 : « La Chiesa ( così han di


chiarato ) i comuni, le corporazioni e tutte le società autoriz
zale dal Governo, si considerano moralmente come altrettante
persone. Godono dell'esercizio de' diritti civili, secondo le leggi
vigenti » . Il che vuol dire certamente che anche le loro pro .
prietà sono inviolabili ,
161

alla società , come va buccinando la politica economia ; questa


scienza che per altro è a detto de'savii ancora bambina , e
quanto ricca in belle teoriche altrettanto sterile ne' fatti ed
impotente . Non entriamo pure ad osservare, che le proprie
tà de' Luoghi pii non sono talmente vincolate, da non po
tersi in qualche bisogno , permettendolo la legittima auto
' rità, alienarle com? è soventemente accaduto . Ma tengasi
pur come rera la sentenza del Ministro , noi dimandere
mo , perchè mai le proprietà hanno un valore ? Certo non
per sè medesime, ma per i prodotti di ogni maniera che
mettonsi in commercio . Sicuramente una gran selva di a
caciù su d'isola deserta delle Americhe, non varrebbe al
cun prezzo , perchè mancante di chi ne adoperi il legno
prezioso. Or per questo lato non sono forse i beni de'Luo
gbi pii in vigente commercio ? e quel continuo girar che
fanno di mano in mano a via di locazioni, e gli svariati
frutti che ne derivano e rendonsi venali , non basteranno a di
re il loro valore a sufficienza produttivo ? Ma se pure insi
stete , sig . Ministro , a volere ad ogni costo messo in atlo
quel vostro canone favorito , che il bene della società e la
civiltà de' tempi non consentono assolutamente alcuna pro
prietà vincolata, sicchè non possa vendersi liberamente, ec
covi a prendere di nuovo la falce in mano e menarla cie
camente attorno . Svincolate dapprima le proprietà de'mo
derni majorascbi che , sebbene aboliti gli antichi , non po
chi per privilegio del governo ne esistono. Svincolate pu
re tutta quella gran rendita del prediletto vostro Gran Libro ,
che per pubblica garantia vi rimane stazionaria , perciocchè
sebbene mutino gl'impiegati che la dàpno , resta pur sem .
pre in si gran massa fuori commercio ed improduttiva .
E se mettendo da banda per un moinento quella parola vin .
colata , che quasi brutta versiera vi mette paura , vogliate at
tendere al fatto , avrete a fare un lunghissimo spoglio dei
pubblici registri : perciocchè qui troverete moltissime pro
prietà che non 'pur per anni ma per secoli stanno vinco
late nel fatto in alcune antiche famiglie signorili ; essen
dochè i loro beni , se mutaron di nome i loro padroni,co
me i Luoghi pii mutano di amministratori , slettero pur sem
162

pre stazionarie nella stessa casa . Svincolate adunque an ,


che queste e costringete gli antichi padroni ad alienarle ;
e perchè non vi nascano imbrogli ed incertezze , vi con
verrà con una legge fissare un periodo oltre il quale i
beni non possano rimanere nelle mani di una medesima fa
miglia . Ed oh ! la bella gloria che ve ne verrà , come au .
tore di pellegrino trovato nella seienza economica , il quale
sarebbe , ci si perdoni il confronto , un novello anno sc
batico all' ebrea !!
Che se per ragioni di pubblico bene si permettono nella
società queste eccezioni , che nulla tolgono alla regola ge
nerale, di proprietà vincolate , sia nel diritto sia nel solo fat .
to, deh ! e chi mai il quale abbia fior di buon senso, non con
sentirà che meritano a cento doppi questa eccezione i Luoghi
pii , quelli che avendo per fine il culto di Dio ed il sollie
vo della languente umanità , cose che coi secoli non man .
cheraóno, han mestieri di stabile ed intangibile proprietà per
aver vita perenne ?
E qui fe diciamolo a mezza bocca ) v' ha pure alcuno
che mettendosi la mano sul petto , creda in buona fede
che, tramutati i beni de' Lạogbi pii in rendite dello Stato ,
sieno le loro opere pietose di beneficenza prosperevoli sem :
pre e durature ? Non c' illudiamo : l'Europa, è quasi un se
colo , trovasi in uno stato di commozione e di febbrile ecci
tamento , ed il sarà ancora per Junga pezza fiochè non giunga
a torsi dal seno l'elemento velenoso piantato in lei dal pro
testantismo e poscia ribaditovi dall' incredula filosofia del
secolo trascorso . L'incendio cosi terribile che ad un trat
to , come elettrica scintilla , quasi da un capo all'altro per
correndola l’ha messa non ha guari in fiamme, mostra
qual fuoco immenso in seno le bolle, da non isperare senza
un prodigio che in corto tempo si estingua. Or tra si fre
quenti oscillazioni , tra tante vicende avvenire qual fermez
za inalterabile e costante , come sarebbe mestiere , si potranno
i Luogbi pii ripromettere dal Gran Libro ? Non parliamo
delle cosi dette partite di arrendamento, che stimavausi sal .
dissime , in un momento perdute. Anche oggidi la Spagna ,
il Portogallo e qualche paese d 'Italia ce ne offrono tristi
163

esempi . Ed anche qui fra noi quali pagamenti, a malgra


do che i bisogni siano si lievi e momentanei, testè ri .
tardavansi più di ogni altro ,se non le pensioni di beneficen
za ? Chi dunque non rabbrividisce al pensiero , che venendo
sia per guerre sia per nuove rivolte ( che Dio ga da voi
lontane ), il pubblico erario in istrettezze , certo non i par
ticolari cittadini , ma i Luoghi pii sarebbero i primi a pa .
tirne nelle loro rendite o ritardo , o scemamento , o distruzio
ne ? Ed eccovi allora vergini cristiane gittate sulla strada a
mendicare, vecchi impotenti privati di un luogo di rifugio ,po
veri bambinelli tolti alle compre poppe che negavan loro
le madri , infelici , infermi , morenti senza medicine senza
tetto ed alimento . Questo quadro che per fermo non è tra
gl'impossibili , e che al solo pensarlo melle raccapriccio,
forse non giugnera , it sappiamo, a scuotere il pello del Mi
nistro , il quale in pubblica assemblea de deputati ha detto
doversi governare non col cuore , ma coll' intellello . Deb !
che almanco senza tante ambagi ci avesse egli dello delle
opere tutte di beneficenze, come il Montesquieu con sfrontata
inverecondia il disse degli ospedali , esser questi contrarii alla
politica economia , sia presso le nazioni povere sia presso le
ricche ") , e cosi le avesse ad un tratto distrutte; non sarem
mo ora con lui a piatire di giustizia !
Diamo ora una breve occhiata alle condizioni con che
la Proposta vuole vendute quelle pie proprietà , e vedremo
l'ingiustizia crescere a dismisura . Prima ingiustizia è quel
la di aver tassata la rendita dei Luoghi pii al cinque per
cento . Chi non sa che i predii rustici intorno alla ca

") Vedi Spirito delle leggi, lib . 23 , cap . 29 , in cui loda Arrigo
VIII , perchè levò altresi gli spedali ove il popolo basso trova .
va la sussistenza , e mostra questi stabilimenti contrarii alla e
conomia politica. « Egli è difficile , dice a ragione il Balmes,tro
var nulla di più vuolo e di più falso del passo citato , e sicu
ramente se da un , tal saggio si avesse a giudicare dell'opera
di cui è stato tanto esagerato il merito , si meriterebbe piullo
sto una qualifica ancora più severa di quella che le dà il sig .
de Bonald , quando la chiama la più profonda delle opere su
perficiali » . ( n Protestantismo ecc . , I , I , p . 324.)
164

pitale, e gli urbani posti ne' siti più ricercati , si vendano al


quattro , al tre e mezzo , al tre per cento ed anche meno ?
Ed in tal guisa non si viene forse a torre al Luogo pio
quasi il doppio del capitale " rappresentato dalla sua rendi.
ta ? Perciocchè con cinque ducati di rendita iscritta io non
posseggo che cento, ma con cinque ducati di rendita ve.
nutami dal mio fondo , ove sia specioso , io ne posseggo
quasi il doppio . Nè crediate che questo danno non venga
nel fatto a patirsi dal pio stabilimento . Fingęte che a sop
perire alle spese straordinarie di rovine de' suoi edifizii o
per aggiunzione di nuove fabbriche, gli faccia mestiere di cer.
car danaro , esso che pria con la vendita di un fondo avreb .
be scemata solo una data rendita , ora vendendo le iscri
zioni, patirà senza fallo una perdita doppia . Altra ingiu
stizia . Può mai sperarsi che tutti i fondi de'Luoghi pii tro
vino egualmente compratori ? Chi vorrà fare acquisto di
quelli che per isterilità o per servitù cui soggiacciono,per po
stura od altro non sono pregiati ? Eccoli dunque ingiusta
mente spogliati del meglio, vedersi sol tra le mani , ad ag.
gravarli piuttosto, i peggiori .
Ma , dicesi , basteranno i fondi migliori a risarcirli delle per
dite , giacchè per le gare dell'incanto saliranno certo a prezzo
maggiore. Noi a dir vero non crediam troppo alle speran
ze di queste accese gare . Dappoichè tra i ricchi alcuni schi.
filtosi e soverchiamente accorti non si presenteranno all'in
canto , timorosi che per un qualche mutamento di cose do.
vesse il nuovo acquisto soffrir rovescio . Altri di maggior
numero , sia per dilicata coscienza , sia per non trarsi ad
dosso le tante disgrazie che la pubblica fama racconta ,man
date da Dio ai compratori de'beni de' Luoghi pii , neppure
penseranno a tal negozio . Si gridi pur questo dagli spiriti
forti un pregiudizio, ma che volete è questo un pregiudizio
che lo troverete anche ne' Santi Padri , un pregiudizio che è
vecchio almeno di 360 anni , essendochè ( il credereste ? 1
era comune in Alemágna tra gli stessi partigiani della Rifor
ma ").Masia pur grande la concorrenza , accesissime le gare ,

") « Le ecclesiastiche sostanze , scriveva il Carcerio , sono so


163

ed il prezzo delle proprietà salga pure alle stelle . Cosi al


manco i Luoghi pii , al cui pro per ogni giustizia come a pa
droni dee tornare vantaggio , accresceranno il capita
le ed avranno una corrispondente rendita iscritta assai
maggiore !... Cosi andar dovrebbe la cosa: cosi la pensa
chiunque ha coscienza . Ma non cosi la pensa il nostro Mi.
nistro: tutto il vantaggio , tutto l'aumento si strappi a viva
forza dalle mani de' Luoghi pii , e vada ad ingrossare le casse
del pubblico erario.E poi ci si grida a piena gola, essere noi
giunti al reggimento di giustizia , di libertà e di eguaglianza !
Questo solo tratto di mala fede basta , come per suggello ,
a mostrare tutta l' ingiustizia e l'iniquità della proposta .
Se noi scrivessimo in tempi migliori , sarebbe stato ba
stevole ad allontanare gli animi dalla proposta il mostrar
la ingiusta, ad onta che potesse sembrar vantaggiosa; pe .
rocchè il primo bisogno di un popolo è la giustizia , e tift
to ciò che dall'eterne sue· leggi si discosta , gli riesce a
lungo andare dannoso . Ma siccome nell'età nostra è in
gran voga un' economia politica ( che diresti la fisiologia
de materiali interessi ) , la quale non sollevandosi un dito
dalla materia e tulta intenta al danaro, non si prende pen
siere nè di morale nè di Religione , quasi che l' una è
ľ altra non fossero anche fonti di ricchezza , cosi ci è me
stieri considerar la proposta anche dal lato dell' utile o del
danno che può derivarne. E dapprima dannosa a noi sembra
dover tornare alle private fortune de' cittadini . Imperciocchè,
da un lato l' enorme cumulo de' beni de' Luoghi pii che si
espongono in vendita a condizioni non pure miti ma in.
feriori ai prezzi correnti, come sopra osservammo, e dall' al .
tro un capitale di più milioni che si esaurisce in queste
compre , debbon necessariamente far piegare la bilancia a
scapito delle proprietà de' cittadini , ed invilirle , e scemar
ne il corrente valore. A comprovarlo basta la passata e.
stanze divoratrici , che divorano la più sfondolala ricchezza de'
principi e de' signori. Chè e' salta oggimai negli occhi, non es
serne costoro diventati più ricchi , ma le loro stesse sostanze es
sersene perciò apdale in fumo ) . ( De' mezzi da maniener la
vera Religione, 1519 , f. 23. )
166

sperienza ; chi non ricorda che sollo la francese dominazio


ne la vendita de' beni de' claustrali fece discendere fino al
dodici per cento le proprietà de' privati ?
Se poi guardiamo alla cosa pubblica,non sappiamo inten
dere il gran bene che il Ministro dal suo trovato si ripromet
te a pro del Gran Libro. Ciò , e' dice, « è accrescere il cre
dito pubblico è rendere questo mezzo che la sostenuto fino
ra lo stato delle nostre finanze, assai più potente , assai più
allo a sostenerlo ed a migliorarlo , è renderlo di nuovo pro•
speroso e fiorente . . . dappoichè per tal modo si potrà nel
tratto successivo essere in grado di creare una nuova ren
dita ecc . » . Quali magnifiche è liete speranze , cui il sagriſizio
de' Luoghi pii dovrà attuare ! Osserviamo in primo luogo,
che tra quei ricchi che verranno a comprare le pie pro
prietà , non troverete forse un solo che non possegga vi.
stosa rendita iscritta ; e grandissima è questa , assai al di
là del capitale necessario al grande acquisto . Quindi co
storo, anzichè ritenerla ancora o comprarne, saran lieti di
poterla cangiare in cosa altrimenti sicura qual'è la pro
prietà ; e però alla fin fine tutto il gran negozio pel Gran
Libro sarà un mutar di nomi ! Ma sia pur grande la con .
correnza e la gara de' compratori di rendita iscritta, da farla
come per un prodigio ad un tratto rialzare, sarà poi que .
sto movimento di ascensione cosi gagliardo e costante che
renda il Gran Libro di nuovo prosperoso e fiorente ? Sa o
gnuno che ora ogni debito pubblico è cosi ligato e stretto
colle sorti di tutla Europa , anzi di tutto il mondo ( mirabile
fratellanza di debiti ! ) , che il diresti un elettrico telegrafo, in
cui basta eccitar la scintilla in qualsiasi punto per vederla
correre ad un tratto e ripercuotere per quanto è ampia la
Jinea .Quindi è che la condizione del nostro debito pubblico
dipende, in grandissima parte, come tutti il sanno, dallo
slato ' delle altre nazioni , le cui vicende sieno di ribellioni
o guerre, sieno di crisi commerciali , vanno a rifluire sulle
nostre iscrizioni . E poscia , in quanto a noi , a far rifiorire
il credito , voglionsi tolti i timori , fr enate le fazioni, rido
nata la pubblica tranquillità , ispirata negli animi piena fi
ducia nella forza e giustizia del Governo , ed allora le bor
107

se si apriranno spontanee, circolerà il danaro , si rianime


ranno le industrie ed i commercii. Senza questo , il gran
colpo strategico del Ministro ( se ne togli la manifesta ra
pina del soprappiù nella vendita de' beni pii ) o non va .
lendo a rialzare la rendita iscritta , o spingendola in su per
un momento da ritornare tantosto al basso stato presen
te , poco o nulla fruttificherà all'erario , ed andrà in fumo
la speranza di creare nel tratto successivo una nuova
rendita . E di quanto diciamo lo stesso Ministro ci fornisce
le pruove; perocchè a malgrado della pomposa dipintura
del suo trovato, mostra chiaro colle ' previsioni e cautele
dell'articolo 8 aver gran paura che la rendita non si rial
zi.Chi mai dunque oserà far plauso alla proposta, la quale
per un' incerta e rana speranza di profitto , con sicuro pre
giudizio alle fortune de' privati , porterebbe un colpo irre.
parabile e perenne alla proprietà del povero e dell ' orfa
nello ? E veramente ,oltre alla presente distruzione, un nuo
vo danno si farà ai Luoghi pii nel tempo avvenire . Imper
ciocchè i pietosi indegnati della profana violazione delle
proprietà de' trapassati , timorosi che non si rinnovellino nel
corso degli anni questi esempii. di mala fede , non più si
indurranno, come ben osservava il venerabile Vescovo di
Nocera, sia a fondare novelle istituzioni di beneficenza , sia
con le loro largizioni a dare incremento alle presenti .
E qui da ultimo ci rimane a combattere un altro in
gannevole pretesto , con che ci si vuol far credere tornare
la Proposta vantaggiosa ai Luoghi pii : il distruggimento
cioè di loro cattiva amministrazione. « Con qual fedeltà ,
esclama pietosamente il Ministro , con qual coscienza si suo
le tra noi eseguire il santissimo incarico di quell'ammi.
nistrazione ? Noi sappiamo di stabilimenti pubblici, a cai
con una rendita ricchissima , si è fatto mancare il bisognevole !
ciascuno di noi può indicare una privata fortuna , che ha pre .
so il luogo di un pubblico stabilimento . Nè forse è da mara.
vigliarne : tanto ( non temerò di dirlo apertamente ) la man .
canza di ogni civile e morale educazione ha renduto ap
presso di noi abito la frode, e l'abbandono de'proprii dove .
ri ... La pubblica morale richiede che sien chiuse delle vie ,
168

che sono state infino ad ora cosi liberamente percorse , e ga .


rentite » . Ma con queste parole pensaste , sig . Ministro , che
voi avreste recata grave onta alla Nazione,gittato il fango sul
viso della comune patria , infamatala innanzi all'Italia ed al
l'Europa ? Dunque , perchè in altri tempi alcuni tristi favo
reggiati dal potere si arricchirono delle spoglie di taluni pub .
blici stabilimenti, è già tra noi estinto il seme degli uomini
probi, virtuosi, cristiani ? Dunque il vizio è tra noi si genera
le, si radicato ch'è divenuto abito la frode, abito l'abban
dono de propri doveri, che l'iniquità cammini le sue vie
non pur libera ma guarentita , che non più si trovino ma
ni pure e cuori generosi da eseguire il santissimo inca .
rico di quell' amministrazione ? Ah ! se cosi fosse, noi an
zichè gittare indarno le parole , piegando il capo a' voleri
dell'irata divina Giustizia , verseremmo, nuovi Geremia , la
crime amarissime sulla prossima rovina della dilettissima pa
tria nostra ; chè una società cosi tralignata , cosi abbrutita ,
corre necessariamente alla sua distruzione ! Ma no, voi non
conoscete il nostro paese , e villanamente il calunniate . Vi
ha, il confessiamo, tra noi per la corrotta nostra natura , vi
ha l'iniquità come ed in maggior copia trovasi presso le al
tre nazioni ") : ed a sradicarla non mai giugnerà una civil
tà , come oggidi vuolsi intesa , senza la religion cattolica ;
una morale , senza il freno de'suoi dogmi; essendochè an
che presso le nazioni , avute oggidi in conto di modelli di
questa vostra educazion civile e morale , la lebbra delle
frodi nelle amministrazioni mette schifo, e fino i primi nel
potere seggono allo sgabello de' mariuoli . Ma sonovi pure,
la Dio mercè , tra noi non pochi uomini a voi per di
sgrazia igooti , non ipocriti , non filantropi di rotti costu
mi , ma veramente cristiani , pieni del santo timore di Dio .
Tra costoro adunque non tra i favoriti de' ministri , non
tra i colori, non tra i soli titoli , non tra i brigatori cerca
te gli amministratori che per coscienza si accollino il san
tissimo incarico, e la voce delle oneste persone , la voce

) Vedi le Lettere sulla condizione d'Italia del ch . Mitter


mayer .
169

che de' poverelli per essi in segreto soccorsi saprà additarli. Fuo .
ri di questa scelta , siate pur certo che la vostra proposta
1sul
non potrebbe venire in aiuto de' Luoghi pii : perciocchè an.
al
corchè loro diate una rendita iscritta , voi toglierete solo la
10.
cattiva amministrazione dell'entrata , in cui è più difficile la
abu
aini frode, ma resterà intatta l'amministrazione della spesa , in
era che propriamente si annida la corruttela e l'ingiustizia.
bante E qui permetteteci, che anche noi parlando un po'di eco .
nomia politica , ma di vecchia data , facciamo una proposta .
e vie
A far fiorire un'amministrazione tre cose , per quanto a
) ma
noi pare , sono necessarie unità di fine , unione di volon .
inca.
tà , e vigore nell'esecuzione ; appunto come in una gran
oi ar
roleri macchina tutte le ruote , ciascuna al suo luogo, sono insie
me collegate ad un sol fine il quale è lo scopo della mac .
cbina ; ed una costante e proporzionata forza le melle in
Da pa
movimento . Or a partorire e tenere in vita queste tre con .
rutita,
bi non dizioni , particolarmente ne stabilimenti di beneficenza, non
è a dire quanto influisca e si adoperi inirabilmente la ca
ate.
rità cristiana . Imperocchè senza la carità , l'unità di fine e
ura, 11 l'unione di volontà saranno un aggregato di varii parti .
oled!
ciril colari interessi gli uni agli altri contrarii ; essa sola puió
riunire le volontà , estinguerne le gelosie , confortarne il
Itolic;a
coraggio , proponendo a tutte ad un'ora in fine nobilissi.
hé ar
delli di mo, cui ognuno può raggiugnere ,cioè un gaiderdone non peri
a delle turo in una vita avvenire . Infine, senza la carità l' azion
imi nel vigorosa , si necessaria , sentirà troppo della durezza e ten .
sion delle molle : vi è mestieri la carità cristiana , la qua
i pure,
per di le insinuandosi per tutte le parti a foggia di balsamo ain .
costa morza e raddolcisce quanto y ' ha di duro nell' azione del
l' uomo . « L'amore de' nostri fratelli , dice il ch . Bal .
di Dio.
mes, se non è fondato ne' principii religiosi, e tanto ab
i, non
bondante di parole , quanto è scarso di fatti . La vista del
cerca
povero , dell'infermo, del vecchio impotente è troppo disag .
il san
gradevole perchè possiam sopportarla per inolto tempo ,
roce
quando per forti motivi non ce ne corra l'obbligo. Quan
to meno si può sperare che le cure penose , umilianti , di
Miller
tutte le ore, che si richieggono per soccorrere questi in
felici, possono sostenersi come si conviene per un vago sen .
timento d'umanità ! No , ove manchi la carità cristiana , vi
RAC.Rel . VOL.XVI. 12
170
potrà essere puntualità , esattezza , tutto quel che ci vuole
per parte de' salariati in quanto al servizio , se il Luogo pio
è sotto una buona amministrazione ; mancherà però una
cosa che non ammelte sostituzione , e non v'ha danaro che
la paghi, cioè , l'amore. Ma ci si dirà non avete fede nel
la filantropia ? No ; perchè , come ha detto Chateaubriand ,
la filantropia è la moneta falsa della carità " ) :
Or, se gli effetti ristorano le loro forze ravvicinandosi
alle proprie cagioni , perchè non chiamare in aiuto de'pii sta .
bilimenti di beneficenza quel sacerdozio cattolico che ne
fu e ne è ancora in tutta la terra il precipuo fondatore,
che comunque oggidi si gridi degenere , non manca mai
di uomini nel cui petto immacolato arda la cristiana ca.
rità ? Non v'ha chi non conosca il nome del canonico Cotto .
Jengo , mancato or son pochi anni alle sue opere immense di
carità, la cui piccola casa della Provvidenza da lui fondata
in Torino forma per l'ordine e per l'amministrazione la
maraviglia degli stranieri . Ed anche tra noi non dovreb.
bero essere ignoti i nomi de' venerandi . sacerdoti Cutillo ,
Durante, e di tanti altri , che coi loro sudori ban fondati ri.
tiri di beneficenza , e con immensi sagrifizii li tengono in
fiore. Soprattutto sono a questo scopo opportunissimi que
gli Istituti religiosi di uomini e di donne , consegrali par
ticolarmente al sollievo de' meschini ; mezzo potente che
possiede solo il Cattolicismo per condurre a termine le o.
pere di carità più ardue e penose . Perciocchè per queste fa
mestieri il distacco da tutte le cose , ed anche da sè stessi,
e questo appunto è quello che in modo eminente trovasi
nelle persone consegrill ? alla beneficenza in un Istituto reli
gioso : chè quivi si crncia da quel distacco ch'è la ra
dice di lutti gli altri , cia i quello della propria volontà .
Noi adunque oseremmo proporre al Ministro , a fin di ri
storare l'amministrazione de' pubblici stabilimenti di carità
e tenerla fiorente, e trovar persone veramente alle ad ese .
guire quel santissimo incarico, che non isdegnasse di ri.
volgersi al sacerdozio cattolico ed agli Istituti religiosi . Non
abbiamo qui i Religiosi di s . Giovanni di Dio , le Sorelle

") 11 Protestantismo ecc . , II, cap . XXXIII , p . 330.


171

della Carità , e quelle vergini eroine , le Figliuole della Ca


rilà , operatrici di prodigi di beneficenza nell'antico e nel
nuovo mondo ? Non v' ha in Francia quella si benemerita
istituzione de' Fra'elli della dottrina cristiana , che per
ogni opera di beneficenza ha come istintiva particolare at .
titudine, la quale trapiantata nel nostro paese , ove la ca
rità è nel popolo si spontanea ed universale , darebbe in
copia frulti bellissimi ? Non si potrebbe con un eletto drap .
pello di sacerdoti o religiosi fondare come in ordine apposi
tamente addetto alle nostre opere di beneficenza ? Soprat
lutto vorremmo ritornato in alto quel drillo che l ' Imperator
Giustiniano riconosceva nella Chiesa , quello che il Concilio di
Trento ( De Ref. ses.22 , c . 8 e 9 ha inculcato ai vescovi , cioè
di visitare gli ospedali , anche come delegati della Sede Apo
stolica ne ' casi concessi dal dritto ; cómindando dippiù che
gli amministratori chierici o laici di qualsiasi pia istituzio
ne diano conto all' Ordinario del luogo , qualora nell'atto di
fondazione non sia stato stabilito in contrario, e che se per
privilegio costumanza o statuto particolare dovessero i con
ti presentarsi ad altri che all' Ordinario , almeno questi si
unisca con quelli che hanno a ricercarli . Oh ! se i nosiri
pubblici stabilimenti fossero ( senza per altro nulla torre ai
diritti del potere laicale ) amministrati da mani pure e reli.
giose, sotto la vigilanza dell'Ordinario , e se si vuole da' Pa .
stori di ciascuna provincia , adunati in sinodo , certo non si
rinnoverebbero gli scandali passati , certo non avrebbe il Mi
nistro a farcene si nera dipintura ! E che è forse isterilita
la Chiesa ,od è in lei scemato quel fuoco di carità operatore
di tante meraviglie ne' secoli trascorsi, in cui come ne testi
monia la storia, non si udì quasi altra voce , non si vide quasi
altr' azione che quella della Chiesa in tutto ciò che riguarda
la beneficenza ? Sappiam pur troppo che questa nostra pro
posta sarà da figliuoli di questo secolo volta in derisione,ac
cusata di ambizione , tacciata di utopia e di sogno . Deh ! che
almeno ci si permella per un momento un dolce sognare ,
e piuno certo troverà illecito il sognare per alleviar l'animo
per un istante dal senso doloroso delle umane miserie, ed
aprirlo a liete e generose speranze. Ma no , che questo non
sarà un sogno , non saranno indarno queste speranze , quan
172

do l ' Europa isterilita dalla sua incredulità , e stanca di tante .


traversie, si gitterà di nuovo per conforto tra le braccia di
quella sua madre tenerissima ch'è la Chiesa cattolica , la
quale come educó e mansuefece in loro focosa gioventù i
suoi popoli nel medio evo, così di presente nella loro età .
matura potrà guarirli dalle frenesie dello spirito , risanarne
le piaghe, riscaldarli nel suo seno ! Ma torniamo alla pro
posta e vediamo in poche parole la sua parte anti-politica.
Singolar cura di coloro che seggono al timone del Go.
veroo , dee certamente esser quella di cercare per ogni via
di conciliargli fautori ed amici , specialmente quando tratti .
si di nuovo e non radicato reggimento , che in tempi peri
colosi può ad oggi novello urto tentennare e cadere. Trop
po in ciò peccarono sia per imprudenza o debolezza , sia
per malizia i passati Ministeri. Rapine d'impieghi tolti a
gli antichi possessori ; riputazioni onorate per licenziose
stampe gittate nel fango ; continui subugli anarchici tol
lerati , che tante perdite čagionarono al commercio , e poi
la sognata repubblica non impedita, il non curato comu
nismo nelle provincie , che colle unghie sanguinanti tante
proprietà ha divorale , e cento altre simili cagioni, non è
a dire in quanti animi o abbiano rattiepidito il primo ar.
dore o accesovi odio , contro il reggimento costituzionale .
Or , quanta esca non si aggiugnerebbe a questo gran fuoco ,
ove venisse incarnato il disegno del Ministro ? Tutta quella
turba di uomini salariati che vivono col riscotimento dell'en
trate de' Luoghi pii , quell' altra non piccola di artieri ed o .
perai che pe' continui giornalieri bisogni di quelle proprie.
tà prestan da lunghi anni la loro opera , non diverrebbę
lutta nemica allo Statuto e tanto più accanita che vedreb
besi in un attimo mancante di pane ? Aggiugnete a questi
i locatarii di que ' beni . Sa ogouno che per l'ordinario i
Luoghi pii fanno a più mite ragione gli affitti, nè sono usi
a rincarire di continuo i prezzi, nè a mutar di fittaiuoli.Or
al venire de' novelli padroni, ciascun de' quali sarebbe tutto
a spremere fino all' ultima gocciola dal fondo acquistato ,
quante ire , quanti sdegni non si accorderebbero contro la
cagione che costrigneali o ad uscire dall' antico nido, o
a sentirsi oppressi da nuovi pesi ? Ma quel che è più a te .
173
di tante mere è la plebe minuta . Caduta dalle speranze fattele iu .
caccia di cautamente concepire di un'elà dell' oro , ed invece vedu .
Dica , la tasi mancante di lavoro e di pane , ne ba versata la colpa ,
orenti i
comunque irragionevolmente , sullo Statuto , e per lui mo .
lau eta
stra tuttodi aperta antipatia . Or chi non dice che nella ven
Sagarne
dita de' beni pii essa non vedrebbe anche un' onta al sen .
alla pro timento religioso in lei si radicato e temibile , e un novello
elidir aggravio alla sua povertà ? Perciocchè griderebbe venduta
e del Go la roba dell'Annunziata , di s.Giuseppe ecc . e crederebbe
'Qgaini volessersi togliere gli ospedali, i ritiri ed ogni altro pio luo.
do trat: go , donde essa trae abbondante conforto ai tanti suoi mali .
empi per Chi dunque , che ha fior di senno , non consentirà essere per
ere. Top queste ragioni impolitica la proposta ?
lezza,sá Che se ne piaccia risalire a più alte considerazioni , pren
ni toli : derà nuova forza il nostro argomentare . La si difficile arte
licenzisa di reggere e tener tranquilla upa società , sembraci esser
chici tol quella di far servire gl' interessi de' privati al mantenimen
cio, epoi to dell'ordine pubblico, e come tante ruote incastrate nella
ato come gran macchina dello Stato . Or siccome non v' ha cosa che
Janti tante tanto risenta delle oscillazioni dell'ordine, quanto il Gran
oni, none Libro , una saggia politica dee studiarsi che , per quanto
primo a più si possa ,la rendita iscritta stia nelle mani de ' cittadini,
ituzionale
i quali se non per indole e per propensione, almeno per lor
ran furan, proprio interesse concorrano a tener tranquillo lo Stato ; es .
ulta quella sendochè ogni pubblico turbamento esercitando l'azione sua
ito delles
sul Gran Libro , farebbe sminuire i loro capitali. Vedete in fatti
Tieri edo l' esempio del si accorto inglese Governo . Perchè quell'im .
le proprie menso suo debito pubblico sta tutto in mano de' cittadini ,
t
diremel che ne sono i creditori , esso riposa sicuro ; mentre ad ogni
d
he re . r e
turbazione, ad ogni pericolo, eccoli sorgere tutti insieme
le aquesti come un sol uomo , e quantunque di opinioni ostili al Gu .
rdinario i verno, tutti per proprio interesse accorrere a puntellarlo .
é sono in
Così adopera l'Inghilterra , che conta uno Statuto di sei
taiuoli secoli ! Per lo contrario la gran politica del nostro Mini
ebbe tutta
stro, in un reggimento ancor bambino, trova modi di far
o
cquistat uscire la rendita del Gran Libro dalle mani de' cittadini , la
a
control consegna a corpi morali da'quali non ha il Governo nulla
7 nido, o a temere, ed invece ai primi concede la proprietà , la quale
pin a te come testé vedemmo, è fomite ed ajulo ai rivoltosi ! Sareb .
2
171

be politica questa veramente conservatrice e preveggente ?


Ma la proposta non solo è illegale, ingiusta , non profit
tevole , anti-politica , come finora dimostrammo , ma , se mal
non avvisiamo, è anche nunzia di tristo avvenire.
La guerra che da più di un secolo si sta facendo alla
Chiesa ed al Cattolicismo, cominciata già in Francia nel
passato secolo , e poi ripetuta a di nostri nella Spagna , nel
Portogallo , nell'Allemagna , nella Svizzera ed altrove , ha tenu
to sempre, secondochè la storia chiaro il dimostra , le stesse
vie , adoperato gli stessi mezzi , parlato lo stesso linguaggio ;
tanto i suoi nemici furono impotenti a crear nuovi trova .
ti in questa strategica d ' inferno ! Il perchè torna facile
tessere come la genesi de' loro procedimenti , e ad ogni
loro passo senza esser profeta indicare quasi con cerlezza
matematica qual verrà secondo o terzo in questa via di
oltraggi e di distruzione , quale è lo scopo desiato cui mi
rano . Gli sciocchi ed i fanciulli ci daranno forse dell'esa .
gerato del permaloso del sognatore , ma i savii avvezzi a
meditar la storia ,e più gli avvenimenti , ci faran piena ragione .
Di tal natura appunto sembraci essere la proposta , al pa
ri di un primo anello della catena , di un primo sene che
germinerà poi frutti arvelenati. Difatti ove la proposta ri
cevesse da ambo le Camere l'assenso, quali principii peri
colosi non si verrebbero a sanzionare, e dannevoli alla Chie
sa ? Non diremo del tristo esempio dato ad una nazione cato
tolica di non curar gli anatemi de'concilii , di mostrarle che
in cose sacre de' Luoghi pii si possa far senza dell'autorità
del Pontificato . Ma quelle massime su le quali fondasi la
proposta , essere la proprietà de Lnoghi pii opposta ai pire
grandi bisogni della società , alla civiltà de' tempi, al
presente sistema territoriale , alla scienza economica ;
non più potersi consentir vincolata , verranno senza fal
lo in prosieguo invocate a danno de' Claustrali. E se ai
Luoghi pii , in grazia di loro opere di beneficenza, si con
discese a permutare la rendita , ai Claustrali colla vendita
de' loro beni si troncherà l'esistenza . Distrutti questi , col
giuoco de' medesimi principii , si andrà a mano a mano , colle
mentité scuse di grandi strettezze dell'erario , a spogliare
de' suoi beni la Chiesa . Lo Czar delle Russie, a render più
173
schiavo il sacerdozio scismatico che il riconosce per suo
pontefice, diceva loro , non ha molti anni: « Il peso dell' am
ministrazione troppo vi grava , e vi toglie ai vostri santi mi
nisteri ; io vi verrò pietosamente in aiuto » ; e faceva cosi
suoi i loro beni . Similmente col linguaggio dell'ipocrisia
politica ed economnica, si spoglierà presso di noi la Chiesa ,
la quale non potendosi al pari de' Claustrali del tutto estin
guere , chè una Religione si vuole pel popolo ; e non volen
dosi troppo aggravare l'erario di una rendita necessaria a
sostenerla , con in mano gli stessi principii di economia si
verranno restrignendo le file del suo sacerdozio , minoran
do il numero di sue antiche sedi episcopali. Questi però
non sono che i mezzi polenti , co' quali sperano i nemici
della Chiesa di rendere alla Religione il suo spirito pri.
milivo, subordinandola in tutto alla civile autorila . Im
perciocchè , quel dipendere ne' bisogni della vita dall' altrui
arbitrio , rende da una parte a poco a poco servili gli ani.
mi e paurosi di disaggradare al fiero padrone che li alimen
ta , e dall'altra non è a dire quanto addoppiino in petto
a costui la tracotanza . Quante volte difatti gl' increduli li
berali di Francia non si udirono con duro piglio rivolger
si al Clero e dirgli: « Voi siete gl'impiegati del Governo,
noi vi salariamo,dovete ubbidirci » ; e facevano le più grandi
maraviglie di sua generosa resistenza ? Ecco la speranza di
quei tristi di un clero nazionale ,di un clero eguale a quello
della Chiesa anglicana, che piegando il capo e senza ar
rossire riceve dal civile potere e fio da una donna e da un
bimbo in fascia che il rappresenti,le formole delle preglie .
re , gli articoli di sua fede, ed i ministri di sua gerarchia !
Queste sono le conseguenze di quella proposta : questa la via ,
che , se Dio non ci aiuti , trarrà in rovina la nostra Chiesa .
Altrettanto si è operato , altrettanto si è lentato in Francia ,
in Allemagna , nella Spagna; altrettanto il radicalismo cerca
di alluare nella Svizzera. I libri che insegnano queste dol
trine , sono anche tra le mani de' nostri Riformatori ; essi
beono alle stesse fonti de' giornali-ostili alla Chiesa , applau
discono agli stessi esempii , e forse senza volerlo , sono i
ciechi strumenli di una rea fazione !
Deh ! desisicte adunque sig . Ministro, a mani giunte ve
176

ne preghiamo, desistele da queste e simili proposte . Se if


troppo zelo della cosa pubblica, se le false dottrine incau .
tamente bevute han potuto per poco appannare il lume del
l'intelletto vostro, deh ! la bontà dell'animo vostro , e quel .
l'amore che portate a quella divina Religione che vi rac
colse bambino , che pregherà pace sul vostro sepolcro , ri
prendano su di voi l ' ordinario impero ! Rammentatevi , sog .
giugneremo, che siete figliuolo d'Italia, di quell' Italia che
è nata cattolica , che dal cattolicismo trae il suo vigore,
le sue glorie , la sua vita ; e non vogliate esser ligio imita
tore degli stranieri . Trisle avventura di questa classica ter.
ra ! Quanto non si è tra noi gridato contro a ' barbari,
contro alla dominazione straniera , senza neppure addarsi
che la vera servità è quella che gli stranieri da lunghis
simi anni fan pesare sugli animi , sulle menti de' figliuoli
d'Italia ! Straniere,in fatti, sono di origine le nostre leggi,
l' amministrazione , straniera l'incredula filosofia che trava
glia e corrompe l' Italia.Dagli strani riceviam l'uso del con
versare , le foggie delle vesti, la si vantata civiltà ; e quasi
che l'Italia fosse si strema di modelli di libero reggimen.
10 , dagli strani i diversi Stati d'Italia ricevettero teste i
nuovi Statuti !! Saltiamo adunque a piè pari i secoli di si
vile dominazione : ritorniamo veramente italiani , con tener
cari come una volta il Sacerdozio ed il Monachismo, col
bliale rispetto al Pontificato, coll' amore non ipocrita , nè
bugiardo, ma vero pieno fiducioso nella cattolica Chiesa ,
ed allora sì , allora solamente , si vedranno rinnovate le ma .
raviglie operate altra volta da' popoli della bella penisola .
I COMPILATORI
00.000,00

Riflessioni che dal Vescovo di Nocera de' Pagani sottopongon .


si all alla saviezza de' ragguardevoli Componenti le Camere
Legislative del Regno, intorno al progetto di legge relativo
alſ alienazione de' beni de Luoghi Pii Laicali

Signori . La voce del Giornale Costituzionale del di 24 Lu .


glio che pubblicava il progetto di alienazione de' beni de' Luo .
177
ghi Pii Laicali, sfavorevole impressione produceva negli a
nimi di tutti i buoni, e grande ingenerava in essi il mal
contento e l'afflizione. Ho stimato pertanto mio indispen
sabile doyere renderne avvertite le SS . LL . , e motivarne il
seguente indirizzo.
Il progetto in parola laddove fosse realizzato , la prima
a rimanerne lesa, e a risentirne i danni , sarebbe la Reli
gione . Questa infatti, questa si fa che consigliò ai nostri
maggiori di spogliarsi di una parte de' loro beni , per far.
ne dopo al Dator di ogni bene : e le Confraternite , i Con .
servatorii, gli Spedali eran destinati a perpetui e fedeli e
secutori de' pii lor voti . Cappellanie, sacri arredi , manu.
tenzione di locali consacrati all'Altissimo , feste religiose,
soccorso ai bisognosi, dotazione di donzelle povere, edu
cazione di orfanelli, cura degl' infermi erano i sacri ob
bietti, in che doveasi impiegare l' annua rendita de' fondi
che ai medesimi pii Stabilimenti donavaosi . Di tali beni a
dunque, avuto riguardo alla loro origine, non che alla de
stinazione, può dirsi ciò che a tutta equità de' beni chie
sastici dicono i Sacri Canoni , che siano cioè vota fidelium ,
patrimonia pauperum , prelia peccatorum , e come tali in
tangibili , inalienabili e sacri ; essendo pur troppo vera l'altra
massima della canonica giurisprudenza, che i beni una volta
consagrati a Dio , non mai si possono in usi profași invertire .
Laonde se sacrilego attentato sarebbe il metter mano ai
beni chiesastici , non lo è meno di quelli , che il patrimo
nio formano de' Luoghi Pii Laicali .
E la manomessione di tai beni qual profonda ferita non
farebbe alla Religione ? Nè giova il ripigliare, che alienan
dosi i suddetti fondi, si darebbe agli Stabilimenti il com :
penso in partite d'iscrizioni sul Gran Libro ; perciocchè a
prescindere dal riflesso , che in simili contrattazioni avver
rebbero sempre degl'intrighi , e monopolii in daono de' Pii
Stabilimenti, per cui la nuova rendita surrogata sarebbe
indubitatamente minore dell'antica : l'impiego sul Gran Li
bro non presenta quella stabilità , e perpetuità , che presen .
tano i fondi, siano rustici , siano urbani. Sono ben note
le vicende delle cosi dette partite di arrendamento , e delle
Rac.REL . VOL.XVI. 13
178

carte bancali poste in commercio , ed è nota del pari la


perpetua fluttuazione del Gran Libro medesimo . Laonde ad
una rendita certa , e stabile , un'altra si sostituirebbe cbe
a mille inevitabili vicissitudini va soggetta nel corso dei
secoli . Quindi mancando del tutto ( come non è difficile ad
accadere ), o almanco scemandosi la nuova rendita , si sce
merebbero in proporzione le pie opere , ' ovvero distrutti sa
rebbero e Spedali, e Conservatorii, e Confraternite , che men
tre formano una ricca sorgente di beneficenza , sono ezian .
dio il più bel monumento , ed appoggio della nostra Reli
gion sacrosanta . Aggiungasi a tutto ciò , che ove il men
tovato progetto si realizzasse , i Luoghi Pii non solo sareb
bero spogliati del possesso de' loro beni , ma privati altre.
si della speranza di esser beneficati in appresso : poiché
sapendosi nel Regno , che una forza irresistibile spoglia i
Pii Stabilimenti de' loro beni , chi mai sarà che vorrà fa
re nuove largizioni in lor favore ? Costa a me , che perso
na facoltosa , nello angusto perimetro della mia Diocesi , e
rasi determinata'a far de' vistosi legati ; ma non appena u
di ventilarsi il progetto in parola , che colpita da profon .
do dolore si arresto , ed alțende il momento in cui l'affa
re sarà discusso per effettuare il conceputo disegno , ovve .
ro abbandonarne il pensiero , la quale cosa priverebbe que
sle popolazioni di non lievi vantaggi. Ciò che nella mia
Diocesi avviene, avverrà senza fallo ancor nelle altre ; e
quale discapito per la Religione , e pel pubblico ?
Ma non è solo la Religione a cui si fa onta: si fa pu.
' re oltraggio alla giustizia . E qual giustizia mai consente,
che sia taluno de' propri beni spogliato, ovvero costretto
a venderli , quando tutt'altro fosse il suo volere ? Oltre a
che, l'articolo 26 dello Statuto Costituzionale dichiara in.
violabile la proprietà de' Cittadini . Or se ció milita per
gl'individui, perchè non dovrà militar poi pei Corpi mora.
li ? Forsechè il bene di un sol individuo dee rispettarsi più
di quello che riflette la moltitudine ? o l'uso profano è più
rispettabile che il sacro ? o il possesso di ben corta dura.
ta merita maggior riguardo di quello che conta secoli ?
Non mi sfugge la ripigliata a tali argomenti. È il pubbli
179

co bene, potrebbe taluno soggiungere , che consiglia l'a


lienazione in parola . lo sarei disposto ad impormi alto si
lenzio , se non pur l'insigne quale si predica , ma qualsivo
glia anche lieve vantaggio ne vedessi derivare . Fatto sta ,
che veggo invece emergerne gravissimo pubblico danno .
E per non ripetere quanto accennai di sopra , è ben noto
che non poche intere famiglie d ' impiegati, di amipinistra .
tori ecc . traggono mezzi di sussistenza da' Pii Stabilimenti,i
quali mezzi mancando , vedrebbesi più generalizzata , che non
è al presente , la indigenza , e lo squallore. Priaché dal ini.
litare Governo fossero sciupati i beni chiesastici , non de .
ploravasi al certo la miseria , che si è sperimentata di poi ,
e questa crescerebbe senza dubbio ancora più , se i laica.
li Pii Stabilimenti incontrassero la stessa sorte .
Sarebbe da ultiino ben meschina cosa l'osservare , che
comune essendo la tutela delle leggi per tutti i beni, co.
mune debba esserne ancora la sorte : epperó se alienabili
sono i beni de' privati , lo debbono essere ancora quelli dei
Corpi morali. Meschina osservazione ripeto , perciocchè l'in.
dividuo perisce , ed è cosa regolare che deperibili per lui
sieno ancor le sostanze ; ma i Corpi morali hanno una
durata eguale al fine per cui furon fondati: ora i Luoghi
Pii altro fine non hanno che il culto Divino, ed il sollie .
vo de ' bisognosi , cose che non finiscono, se non col fini .
re de' secoli. Quindi nessuna incongruenza che essendo essi
perpetui , perpetui sieno del pari ed inalienabili i loro beni .
Se dunque il proclamato progetto è lesivo, come lo è
pur troppo, della Religione , della giustizia, e del pubblico
bene : se in tempi assai calamitosi , come furono quelli del
decennio , i beni de' Luoghi Pii Laicali furono rispettati : io
debbo augurarmi dalla saviezza , e religiosità de' raggiare
devoli Componenti le Camere Legislative, che in uo' epo .
ca d'incivilimento qual'è la presente , non si darà certo
un passo cosi scandaloso che sarebbe di vergogna anche
ai tempi della barbarie.- Nocera 9 Agosto 1818 .
MONSIGNOR A. G. Vescovo di Nocera de' Pagani
180
NOTIZIE

ITALIA - Roma - Il Cattolico di Lugano nel suo Nume.


ro de' 31 Luglio recava il seguente articolo, sottoscritto da
Un amico della verità : « Nella Gazzetta di Bologna in
data del 21 Giugno si legge che una deputazione del Clero
bolognese composta da distinti ecclesiastici della Dio .
cesi andò a complimentare il grande scrittore e
filosofo Vincenzo Gioberti ecc . Or si bramerebbe sapere
dall' autore di questo articolo , che cosa egli intenda per
Clero bolognese . Non intenderà certamente l' Emo Arci
vescovo , il quale col grave contegno e modi dignitosi
onde accolse il grande scrittore e filosofo nella ponti .
ficia Università e nello antico Archiginnasio , mostro chia .
ramente d'esser ben lontano dal deputare all'abate Gio .
berti una rappresenlanza : e poi il solo capo non può co
stituir tutto il corpo. Nemmeno intenderà di parlare dei
due Capitoli , della Metropolitana cioè e di s . Petronio ,
o dei RR . Parrochi , o di qualche scelta numerosa adu
nanza di altri ecclesiastici , se nessuno di questi corpi
morali ſu sentito sopra una tale deputazione. Eppure par
rebbe che questi e non altri dovessero in una diocesi qua .
lunque, e cosi in Bologna , rappresentare l'ordine clerica .
le , ossia il Clero . Se a questo veramente si fosse proposto
di nominare una deputazione per complimentare l'abate
Gioberti , non sembra che avrebbe dato cosi di leggieri il
Sto consenso , perocchè se il Clero bolognese ammira nel
grande scrittore e filosofo l'eccellenza dell'ingegno, co
me Clero però eminentemente cattolico, non può non di
sapprovare altamente le sue antireligiose dottrine . La de
putazione di coi parla la Gazzetta non è dunque altro , che
una delle moltissime menzogne che soglionsi stampare a
questi di ne' fogli italiani per trarre in inganno i troppo
semplici; mpenzogna che abusando del nome e dell'antori.
tà di tutto un illustre Clero, non potea nė doveasi in alcun
modo tollerare. La così detta deputazione Giobertiana non
era deputazione del Clero bolognese, era solo un picciol
numero di ecclesiastici (e non tutti de' più distinti ), i qna
181

li , mostrando in questo fatto d'aver più a mente l'idea na .


zionale italiana che non in cuore la causa della Religio
ne , vollero di motu proprio complimentare il Gioberti. Il
nome di quest' uomo è pur troppo baslantemente chiaro,
senza bisogno che gli si aggiunga nuova celebrità coll'in
ventata deputazione del Clero bolognese » .
Napoli - Chi conosce la positura della nostra parrocchia
di Santa Maria di tutti i Santi , saprà giustamente valuta
re il buon servigio che ha reso a' suoi parrocchiani que!
parroco D. Francesco Cilento , fondando in mezzo a loro
ia pia opera di s . Dorotea . Questa istituzione, di cui altre
volte abbiam ragionato ' ) , venne colà stabilita nel Dicem
bre del 1847 , ma in breve spazio di tempo ha moltissimo
progredito , mercè le cure amorevoli di quello zelante sa
cerdote . Erano al principio un 128 donzelle le ascrilte ,
divise in undici drappelli ; e di presente formano già sedici
drappelli con 368 fanciulle . Incalcolabile è il profitto , che
ivi può ritrarsi da quest'opera , come l'esperienza di po
chi mesi ha già dimostrato ; giacchè son quelle donzelle
preservate cosi dalla seduzione, ed avviate sulla buona stra .
da . E questo frutlo sarà certamente la lode più bella , che
possa altri fare a quell' accorto Pastore , il quale sa caiu
par le sue tenere agnelline dalle zanne del lupo.
Una lieta novella venivaci poco fa dalla città di Sor .
rento . Quell' operoso Arcivescovo ha ricevuto l' abiura di
due protestanti nel mese che corre ; cioè a' tredici, di una
donna tedesca luterana, e a ' quindici , di un gentiluomo
inglese Puseita . Ad ambedue egli conferi nella cappella del
suo Episcopalo i santi Sagramenti del Battesimo, della Con
firmazione e dell'Eucaristia , mostrando tuttora e l'una e
l' altro assai fervore nel Cattolicismo. La pietosa cerimo .
nia rallegrò que' buoni Sorrentini , siccome fu di grandis
sima consolazione per quel prelato, che amo sempre con
amor singolare il trionfo e la gloria della cattolica Chiesa .
SPAGNA In Ispagna , come in ogni altra parte, s' in
contrano sempre mille ostacoli , quaudo richiedesi dal go.

) Vedi specialmente il vol . XIII di questa Raccolta , p . 222


182

verno che soddisfaccia ciò che ha promesso di dotazione


per il culto e il clero . In fine, dopo che con vivissime i.
stanze si è ottenuto qualche somma , cominciano le trappo.
le e le giravolte de' subalterni . Cosi, leggiam nel Catolico
degli 11 Luglio , in molti luoghi è avvenuto , che accetta
ti gli ordini di pagamento , sono stati restituiti da coloro
che dovevano soddisfarvi, e benchè si fossero fatte le op
portune proteste , pure il clero spagnuolo si è veduto final
mente defraudato nella speranza da tanti mesi nudrita di
ricevere alcun soccorso . Si era altresì notato, che le per
sone alle quali erano indirizzati questi ordini di pagamen
1o , non dimoravano là , dove era indicato , e dove veniva
no a riscuoterle i creditori . La Giunta formata, come di.
cemmo altra volta , per l' aggiustamento delle cose della
Chiesa in Ispagna , ha cominciato dal proporre al Governo
alcuni mezzi , i quali per le presenti circostanze della pe
nisola sonogli sembrati più acconci a provvedere a' bisogni
del culto e del clero . Per ciò la Regina con suo decreto
degli 11 Luglio , ha ordinato si sospendesse per ora l'a
lienazione de' beni spettanti alle Commende de' quattro Or
dini cavallereschi , alle confraternite, santuari ecc . la cui
vendita fu comandata col decreto de' 7 Aprile .
. Con lettere circolari de' 13 del passato Luglio il Mi
nistro di Grazia e Giustizia scriveva agli Arcivescovi, Ve .
scovi , Governatori ecclesiastici ecc . della Spagna , voler og .
gimai il Governo riparare a' mali patiti colà dalla Chiesa
negli ultimi anni . Quindi esortava que' Prelati, che espo
nesseru i bisogni delle loro Chiese , sicuri che vi si prov .
vederà efficacemente . Diceva esser volontà della Regina ,
che il Governo desse da parte sua le opportune disposizio .
i, acciocchè si fondassero subito seminari ecclesiastici in
quelle diocesi che ne son prive , di modo che non vi ri .
manga alcuna Chiesa ne' dominii spagnuoli, la quale non
abbia almeno un seminario sufficiente per l'istruzione del
clero ; che ne' seminarii siano ammessi , allevati ed ammae
strati i giovanelti secondo le regole stabilite dal Concilio
di Trento , dovendosi osservare i decreti del medesimo si .
nodo su tutto ciò che riguarda il regolamento , l'insegna
183

mento , non che l'amministrazione de' beni de' seminarii; e


i che appartenendo a que' sacri Pastori invigilare sulla dot .
Do irina della fede e dei costumi, come anche sulla educazio .
ne religiosa della gioventù , loro non si opporrà in questo
impedimento alcuno , egualmente che nelle scuole pubbliche .
0 Similmente, non si frapporrà ostacolo di sorta ne a ' detti
prelati, nè agli altri sacri ministri, in tutto che riguarda
al l'esercizio delle loro funzioni; nè si recherà loro alcuna
di molestia sotto qualsisia prelesto per riguardo al compiere
ver i propri doveri ; che , anzi tutte le autorità useranno con es
en. si e faranno usare il rispetto e la venerazione che loro so
Eva no dovute . Pare adunque che il Governo spaguuolo voglia
di riparare gli oltraggi fatti colà alla Chiesa cattolica ; e cer
ella lamente è stato frutto di questo suo buion volere, se a' 22
erno del passato Luglio Monsignor Brunelli presento alla Regina ,
nella residenza di sant' Idelfonso , le sue lettere credenziali
pe :
gni di Nunzio pontificio presso quella Corte . Cosi rannodavaosi
reto le relazioni della Spagna con la Santa Sede dopo quattor
l'a. dici anni , da che furono disgraziatamente interrotte. ( Dal
Or: Catolico , Num . de' 14 e 24 Luglio. )
cui -Il professor D. Giacomo Balmes non è più . Dopo che
la sua inferunità ebbe falto sperare la guarigione agli ami
il Mi ci per qualche giorno , si aggravò prestamente e lo fini il
giorno 9 di Luglio nell'età di anni 38 non ancora com .
, Ve
piuti. Chiunque non l'avesse conosciuto vivente, avrebbe ,
er og
hiesa da ' soli onori tribuiti al cadavero di lui nell'esequie, in
dovinato , ch' egli fosse un gran personaggio . Tutta la cit .
espo
tà di Vich , nobili , militari , proprietari ed artigiani non
pror
mancarono di assistere in gran numero alla funebre ceri .
gina,
monia , la quale fu compiuta come si dice colà canonical.
sizio.
tici in mente . Gli sarà innalzato un pubblico monumento , e il cor .
po municipale di Vich ha decretato, che d ' ora innanzi u •
vi ri
na piazza di quella città sarà intitolata : Piazza di D. Gia .
non
como Balmes. Sappiamo in fine dal Catolico ') da cui traem .
ne del
mo queste notizie , che già D. Benedetto Garcia de los Sau
omae
los ha compilato una vita dell'illustre e pio sacerdote spa
ncilio
20 si
Suppleineblo al Num . 29 di Luglio.
egoa
184
gnuolo. In quella l'autore discorre della nascita, fanciullez
za e degli studi di Balmes; poi lo riguarda come politico ,
come socialista , come filosofo , e come letterato ; in fine
parla della vita privata di lui della sua morte edificante . 41
SVIZZERA L'importanza delle quistioni finora discus FC
se in Isvizzera tra Mops . Luquet e le Autorità politiche AC
di vari cantoni , ci fa stimar pregio dell'opera riferire qui
alla distesa tre documenti. È il primo una lettera di Mons .
Luquet al Gran Consiglio del Vallese, con cui quel Prelato d
esortava il governo ad accogliere l'offerta fattagli dal Cle lo
ro secolare e regolare, non escluso il Vescovo , di un mi
lione e mezzo di franchi in vece della totale spogliazio
ne de' loro beni. Il secondo documento è una lettera del
Gran Consiglio , che dà facoltà al Consiglio di Stato di con .
inuar nelle negoziazioni coll' Inviato straordinario della
Santa Sede, nel senso del messaggio che avea presentato
all' assemblea legislativa , e senza che il milione e mezzo
di francbi che quel messaggio proponeva d'imporre al Cle
ro , sia preso necessariamente per base della futura transa
zione . L'ultimo documento è una Risposta dello stesso In
viato .-- 1.0 « Badia di S. Maurizio il 6 maggio 1848 - Si.
gnori - Nella vostra risoluzione del 20 gennaio scorso , voi
avele decretata la compita riunione de' beni ecclesiastici
al dominio dello Stato . Voi avete statuito , all'incontro , che
sarebbe accertata al Clero una dotazione conveniente . Ec
co ciò che , mal grado il suo spirito d' accondiscendenza ,
il Sovrano Pontefice dichiara formalmente di non voler san
zionare . Il clero , come già il fece, offre di sacrificare u
na porzione considerabile de' suoi beni a profitto dello Sta
to , e la Santa Sede ben volentieri vi acconsente, e vi si
presta con tutto il suo potere . Ma che il Clero sia spoglia
to di tutti i suoi beni , ecco quanto la Santa Sede crede
di non approvare, come mai lo fece, se non in circostan .
ze diverse affatto di quelle in cui voi siete . Cosi , coll' ap
provazione del Sovrano Pontefice ed il sacrificio del clero ,
Jo Stato nel prezzo di una parte soltanto de' beni ecclesia
stici , rinviene all'incirca tutti i vantaggi finanzieri che
una compita spogliazione gli offrirebbe. Io di più vi scor
183

ez• go la pacificazione religiosa del Cantone . Collo spingere le


0, cose all'estremo, per converso , questa pacificazione istes
ne sa risulta impossibile per lungo tempo , forse per sempre ,
e. ed i profitti materiali non s'accrescono sensibilmente a fa
IS vore dello Stato . Io riepilogo il mio pensiero , Signori, ed
he ecco ciò che vi propongo : Per ciò che ragguarda i beni
del Clero, io vi chiedo la modificazione del decreto del
ins. 29 gennaio scorso nel senso che desidera la Santa Se
lato de, affine di rendere possibile l' accordo sugli altri punti .
Cle lo lascio, Sigoori , al vostro sentimento di patriottismo, di
mi. giustizia e di moderazione, al vostro spirito cattolico sin
izio ceramente devoto alla fede de' vostri padri , la cura di de
del cidere su questa grave quistione.Riflettete all'importanza del .
con la vostra posizione alluale e pe' tempi avvenire , pensate
della alle generazioni future, le quali vi benediranno o verseran
itato no delle lagrime al ricordo dell'atto che in questo momento
ezzo state per compiere . La pace e la libertà fondate sulla vio.
Cle leoza non durano . La pace e la libertà fondate sulla mode .
ansa . razione e la giustizia sfidano gli assalti del teinpo. I figli
o In primogeniti della libertà europea devono intendermi . Com .'
- Si piacetevi, Signori, d'aggradire l'assicurazione de'sensi della
, voi mia alta considerazione ecc . ) .- 11.0 « Sion , 19 Maggio 1848
astici - Monsignore_Le vostre onorevolissime lettere de 3 e 6 mag
, che gio corrente furono l'oggetto delle deliberazioni de Consigli
. Ec del paese . Il Gran Consiglio ed il Consiglio di Stato banno
enza, stimato che il decreto de' 29 gennaio ultimo non è poi affatto
san inconciliabile con la volontà manifestata da V. G. a nome
della S. Sede, che cioè il Clero resti nel possesso di que' be.
Sta. ni che non sarebbero destinati all'ammortizzazione del debi.
risi to pubblico. Il Gran Consiglio ci ha commesso di prosegui
lia. re le trattative, e di accelerarle acciocchè sparisca subito
rede qualunque disparere o incertezza possa esservi su l'appli
stan cazione del precitato decreto . Continuate tali negoziazio .
l' apo ni sotto gli auspicii e benevoli cure di V. G. , non tarde
ranno , noi lo speriamo , a procurare quell' armonia che
Jero,
esia: da amendue le parti si desidera , ecc . ) . -- III . ° a Sion ,
che 21 Maggio 1848 - Signor Presidente , Signori Consiglie
· ri Dal vostro onorevole officio del 19 corrente rile .
Scor
186
VO con somma mia soddisfazione che il governo del
Vallese cede a giusti richiami di Sua Santità sul proposi. ,
to della proprietà di quella parte de' beni conservati pel
Clero . Cosi fatta risoluzione presa da voi per amor della
pace , produrrà senza manco un buono effetto nella Con
federazione, e peculiarmente nel Cantone. Essa riuscirà di
molta consolazione al cuore del postro augusto Pontefice,si
dolorosamente afflitto d'altronde nella sua persona ed in quel.
la de' suoi figli. Ciò non ostante a scanso di qualunque e
quivoco che potesse riuscire disgustoso in avvenire , mi
permetto farvi un'osservazione sulla possessione di questi
stessi beni del clero del Vallese . Nel messaggio che il di
12 dell'andanle voi spediste al Gran Consiglio del paese, vi
si diceva che il Sommo Pontefice dichiara d'acconsentire « al .
l'abbandono di una notevole parte de' beni del Clero , purché
quest' ultimo ne venghi convenientemente retribuilo » .Or , o
Signori , cosi fatte espressioni prese nel loro senso naturale ,
non sono punto esatte . Ciò che il S. Padre richiama non
è che il Clero sia convenientemente retribuito , se ciò si
facesse con una dotazione; ina Egli intende che resti pos
sessore di quella parte de' beni che gli avanzerà dopo d'a
verne sagriſicata un' altra per sovvenire agli urgenti biso
gni dello Stato. In più d' un'occasione, ed a voce , vi ho
partecipata la risposta della S.Sede sopra di questo affare; ma
ora ad evitare ogni qualsivoglia altro dubbio , vi traduco qui
alla lettera , ciò che il Cardinale Segretario di Stato, il 13
aprile ultimo , a nome del Sommo Pontefice miscrivea : « Il
» Santo Padre non può in nessun modo prestarsi a pri
» vare codesto Clero secolare e regolare delle sue proprie
» tà . La conservazione de'beni ecclesiastici , ed in generale la
» difesa delle libertà e diritti della Chiesa formarono sem .
pre l'oggetto principale delle cure della Sede apostolica, e
» richiedono oggi più che mai la vigilanza del Santo Padre .
» Col vostro zelo adunque farete sentire alle autorità politiche
» del Cantone , che il Santo Padre non può cooperare alla spo
» gliazione di questo clero .Che se poi,com'è da sperare,il go .
» verno si mostrasse condiscendente in vista de' richiami che
> roi gli farete in nome di Sua Santità ;e si determinasse a la .
187
del
sciare la Chiesa ed il Clero nel pacifico possesso de' suoi be
bosi
ni , accettando la somma statagli offerta; il Papa non tro .
pel » va difficoltà ad autorizzare il Clero suddetto a procurar
lla > si l'indicata somma, dando in ipoteca i siioi beni per il
00:
» corrispondente valore , o pure vendendone una parte . Ma
adi
» tutto ciò non dovrebbe considerarsi come una pena che il
Ce,si
» Clero s'impone, ma solo come un atto di generosità cri.
» stiana fatta per sollevare i laici di una gran parte della con.
ue es
» tribuzione imposta al Cantone dalla Dieta federale v . Egli
m!
è solo in questo senso , o Signori , che io ho potuto e cre .
questi dulo doversi intendere quelle espressioni della mia lettera
del 3 corrente che diceáno : L'offerta di una considerabile
ese, vi
parle de' beni del Clero è compilamente approvata . Aggra .
re : al
dite ecc . G. B. O. Luquer , Vescovo d'Hesebon , Inviato ecc . ) .
ource: --L'Ami de la Religion dal quale abbiamo ricavato questi
.Or, ultimi due documenti, nel suo Nam.de? 6 Giugno diceva che
urale.
Mons . Luquet lasciando Berna sarebbesi recato a Lucerna , per
а под indi passare nel Cantone del Ticino ad intavolare con quelle
ciò si
Autorità una convenzione generale tra la Santa Sede e la Con .
i posa federazione , ma con una lettera diretta da Lucerna agli 8 di
10 d'a Giugno al Vorort federale della Svizzera , Mons . Luquet an
ti biso
nunziò la sua momentanea partenza dalla Svizzera per Ro
vi bo ma,ove il S.Padre desiderava a faccia a faccia conferire con
ire,ma lui su lo stato delle cose religiose nella Svizzera ; tanto più
Ico qui che durando le trattative , per una falsa interpretazione da.
1, il 13 ta alle parole di esso Inviato , si eran commessi , in parec
ed :2| chi luoghi della Confederazione , degli atti che molta pe
a pri na recarono al paterno cuore di Sua Santità . Frattanto
ngare da Berna si scrivea all'Univers " ) il di 15 Giugno: « La
Dieta ha compiuto la revisione del pallo federale. Il nuovo
o sem
1 disegno di legge contiene qualche miglioramento politico ,
lica , e ma nessun articolo è favorevole alla libertà religiosa : vi son
Padr e
fermati i più dispotici principii. In esso i preti di tutte
»litiche
le confessioni sono dichiarati, al paro de falliti, de' demen
la spo
ti , e simili , incapaci di essere elettori o eleggibili , mentre
che fino ad ora era permesso a' cantoni di sceglier preti
mi che
il ala
") Vedi il Num . de' 23 Giugno.
188
per loro deputati; e spesso nella Dieta federale vi sedette
ro co' ministri protestanti anche preti cattolici . Per le Con
gregazioni religiose domina nel progetto de nostri costituenti
lo stesso spirito ostile di prima ; chè quantunque il patto
del 1815 guarentisse l'esistenza delle Congregazioni religio
se , pure il nuovo Statuto non solo sopprime questa guaren
tigia , ma interdice espressamente l'ammissione di taluni
Ordini , fra ' quali la Compagnia di Gesù , co' suoi affilia
ti: il che importa la soppressione di fatto dell'associazione
religiosa ; conciossiachè è noto a tutti coså si intenda al gior
no d'oggi per affiliati de' Gesuiti. E nel mentre che un
tale Statuto nega ogni libertà a ' cattolici , riferma poi molti ar
ticoli contrarii alla nostra religione : per esempio , i cantoni
esclusivamente cattolici saranno obbligati quind' innanzi di
ammettere i protestanti nelle loro elezioni . In somma nel
nuovo patto vi si sono aggiunti molti articoli contrarii ai
cattolici , e soppressi : tutti quelli che erano loro favorevoli.
Quanto prima dovrà questo progetto essere sottomesso al
voto del popolo , ed è assai probabile che sarà sanzionato ,
stante la maggioranza de' protestanti . In questa circostan
za noi desideriamo ardentemente che l'opinione pubblica
fosse illuminata sul vero andamento de'fatti che si compiono
in Isvizzera . Nel rimanente , noi speriamo che a malgrado
delle difficoltà de' tempi presenti , Roma si pronunzierà . Nel
1815 quando fu stipulato il patto federale, il Nunzio apo
stolico si protesto in favore delle Congregazioni religiose,
e perciò in esso vi fu convenuta la guarentigia federa
le a ' conventi. Noi ci aspettiamo ora un simigliante recla
mo , presupponendo che Roma conosca la nuova situazione
della Svizzera. Che se poi la missione di Mons . Luquet
nemmeno in questo è riuscita felice, igooriamo su di che
potessimo congratularci con lui . Noi sappiamo quel che ab
biamo perduto , ina non ancora conosciamo quel che ab .
biam guadagnato. Mons . Luquet credeva trovar fra'radica
li svizzeri uomini capaci di idee generose , ma disgraziata
mente egli si è ingannato ) . In un'altra lettera scritta il
15 Luglio alla Gazette de Lyon , si legge quanto segue :
« Gli affari della Svizzera vanno assai male ; i Cattolici ge
189
neralmente ne sono scoraggiati. Voi già sapete che il go
verno di Friburgo ha soppressa la maggior parte delle sue
abbadie ") ; quello del Vallese si è impossessato de' beni ec
clesiastici del clero secolare e regolare. Il governo di Lu .
cerna ha soppressi i conventi ed ha imposto agl' Istituti
ecclesiastici una straordinaria contribuzione " );quello di Tur
goria poi per non restare indietro a' precedenti, ed essen
do composto in gran parte di protestanti, ha soppressi con
un sol tratto di penna tutt' i conventi posti sul suo terri .
torio , ad eccezione di un solo , che per buona ventura pos.
siede i suoi beni nel gran ducato di Baden . Ecco in che
stato siamo, ed in un tempo in cui è nel suo pieno vigore
il patto federale, il quale coll' art . 12 guarentisce formal .
mente tutti i Conventi ... Giudicate ora dello stato attuale
della Chiesa Cattolica nella Svizzera , e quale avvenire ci
attenda!! ... Finora avevamo alineno la lettera del pallo

) Eccone alcuni ragguagli, tolti dal Cattolico di Lugano de' 31


maggio e 30 giugno. Nella tornata del 29 marzo , il gran Consi
glio , del primo dibattimento , aveva adottato di colpire i principali
autori del Sonderbund con una multa di 1,600,000 franchi,dichia
rando in pari tempo aggiunti al dominio dello Stato i beni de'con
venti . La risoluzione nella seconda discussione in quanto all'am
menda fu modificata, ma gli articoli risguardanti i couventi nou
furono soggelio d'alcun cambiamento . I tre conventi di Alta riva,
la Certosa , gli Agostiniani sono stati man mano soppressi e sono
i più ricchi. E chiaro che si vagheggiavano i loro beni ;e poichè il
popolo cattolico mostrava assai malcontento, il governo chiamò le
truppe vodesi e bernesi quando emise la decisione della soppres
sione. Quanto ai conventi de'Cappuccini e de' Francescani, si la
sciano morire i religiosi che vi sono rinchiusi, che fu proibita
l'accettazione di novizi. I Cappuccini di Friburgo, siccome quelli
di tutti il mondo, sono poveri religiosi che nou possedono campi
nė vigne.La loro imbandigione e delle vivande le più ordinarie,
sicchè nessuno loro le invidia . Ecco perchè non furono colpiti.In
quanto ai Francescani conventuali, è l'ombra del p . Girard che
ancor li protegge, e perciò non furon posti in istrada . I mona .
steri di donne furono pure soppressi Per un sentimento di com
passione , non cacciaronsi queste deboli crealure dalla loro clau
sura , ma sono state condannate a scendere nella tomba una ad
una , finchè l'ultima palata di terra sia gettata dall'ultima suora
sopra la sua sorella defunta , e su quesia dallo Stato !! Intanto,
le proprietà di tutti sono contiscate a profitto dello Stalo ; cio ap
pellasi secolarizzazione de' beni de'conventi ! ! ( D. A. ) ) Vedi
il vol . XV di questa Raccolta, pp. 67-69 ; 309; 403; 469-71.
190

per poi , ma quindinnanzi saremo abbandonati al capriccio


de' nostri governanti radicali. Chiunque per poco conosce
gli affari della Svizzera ha potuto prevedere questo risul
tato ; e quella gente dabbene che credeva esser tutto fini.
to con l'espulsione de'Gesuiti , si accorge ora d' essersi for
temente ingannata . In tali circostanze il popolo cattolico
che conserva in mezzo delle tribolazioni un attaccamento
ammirabile alla fede de' padri suoi , volge i suoi sguardi
verso Roma, donde aspetta qualche consolazione in mezzo
alle sue miserie . Siamo assicurati che il cuor generoso di
Pio IX è contristato assai per gli avvenimenti della Svizzera ,
e dicesi che si propone di parlare degli affari nostri in Conci
storo .Voi già sapete che il clero cattolico svizzero è , general
mente parlando ,poco contento della missione di Mons.Luquet ,
del quale i giornali annunziano il prossimo ritorno nel Valle .
se da Roma ; noi però dubitiamo assai che la seconda ve.
nuta di lui possa aver una riuscita migliore della prima ;
chè quantunque egli sia animato dalle migliori disposizioni ,
pure ha perduto la fiducia de'cattolici della Svizzera . A quat
tro cantoni ne'quali si son soppresse le Congregazioni religio
se, bisogna aggiungere quello del Ticino che con un sol de
creto ha messo la mano su nove conyenti , impadronendosi de'
loro beni , pel solo motivo che il Governo ha bisogno di da .
naro . Non è questo un principio di comunismo ? . . . I ve .
scovi svizzeri hanno ordinate delle preghiere pel S. Padre,
l'amatissimo nostro Pio IX . Gli anarchisti vanno ordinando
dappertutto le loro armate , e preparano i loro piani di guer
ra per rovesciare l'ordine sociale in Europa . Su via ! gli
amici dell'ordine religioso e politico facciano altrettanto ;
preparino le loro armi che sono le preghiere , si assem
brino sotto lo stendardo di Cristo , ed otterranno colla be
nedizione del S. Padre la vittoria sul male . La mancanza
di coraggio e di fede è la sola cagione dello stato attua .
le di Europa ; la più gran parte degli uomini conosce il
male ; gli animi non sono igoari sulle cagioni della deca
denza generale , ma pochissimi hanno il coraggio di fare
pel bene quel tanto che gli anarchisti spendono pel male :
Hic labor, hic opus ! Gradite ecc . ) .-Ecco ora notizie più
191
riccio precise su la soppressione de ' Conventi nel Ticino . Leggesi
nosce Del Cattolico di Lugano de' 15 Luglio : « L'atto che già
isul da gran tempo parecchi dabbene ticinesi prevedevano im
fini. minente , è ora consumato : essi avevano veduto ne' prov
for vedimenti che dicevansi tutelari delle Congregazioni religio .
Lolico se, de' mezzi a queste fatali; ora la distruzione di gran par.
Dento te di esse senza la previa intelligenza colle competenti au
guardi torità ecclesiastiche , quantunque avvenuta per la misera
IDEZZO condizione delle finanze cantonali, è venuta a render ragio .
oso di ne ai loro timori. Ad allontanar la tempesta non valsero
izzera, le instanti suppliche che sull'ufficio presidenziale del Gran
Coaci Consiglio piovvero da Villa , da Daro , da Lugano , e da più
eneral di ottanta altri Comuni indicanti che la gran maggioran
uquet za de' cittadini ticinesi abborriva dall'atto fatale . Le pe.
tizioni furono da taluni avversate per difetto di formalità ,
ada re ma ciò non ostante ricevute in ossequio al dispositivo co
prior stituzionale : E garantito il diritto di petizione. . . Rap
osizioni, presentanti di alcuni Circoli furono visti votare in opposi .
Aqua zione diretta alle manifestazioni de' loro rappresentanti ; è
religia questo un atto forse senza esempio nella storia parlamen
sol de tare ; ma ciò che monta ? ... Vennero istanze da Mona
doside che e dai RR . Padri a ' quali sarebbesi impedito il conti
a dida nuato esercizio di quelle libertà religiose e di associazione
che sono pure gran parte nelle moderne costituzioni poli
Padre tiche , ne vennero da sacerdoti specchiatissimi ; ma di esse
icant bastò la rapida lettura e l'onore di qualche parola di com.
i guer passione. Vennero rappresentanze da superiori autorità ec
clesiastiche ( fra le quali una del Vescovo di Como , che
ltanto scongiurava il Presidente e i Consiglieri a non volere ap
assent provare un tal progetto di legge, dicendo loro che non
lla be. era lecito ammetterlo e tanto meno sanzionarlo senza
ncanz: prima riportarne ľautorizzazione del S. Padre ) ; ma
allia alcuna di queste rappresentanze non più si rinvenne quan
osce il do , per istanza di un onorevole consigliere , si tratto di
deca farla conoscere , le altre furono mandale agli atti . Le som
di fare messe istanze di un popolo affezionato alle antiche istitu
male zioni della sua religione , vennero rappresentate quali mani
zie pi festazioni fomentate da reazione, e taluno gingnendo per:
192

fino a meſter innanzi tentativi di ribellione ( imaginarii 9


perchè il buon cattolico usa de proprii diritti, nelle avverº
sità si volge semplice agli altari , e memore dei dettami
di Cristo , non si ribella mai ) , provocò , non del tutto in
vano , straordinarie misure di pubblica sicurezza . Noi non
aggiungeremo riflessioni a questa rapida esposizione di fat
ti di cui fummo testimoni : essi parlano troppo alto, e giu .
stificano il nostro silenzio , principalmente ove si consideri
il sistema di perfetta libertà di cui godiamo . Non ci restą
dunque che augurare al patrio Ticino che le sue finanze
non subiscano le conseguenze che la storia ci insegna a.
ver provato quelle degli altri paesi che hanno, senza il
previo consenso delle autorità ecclesiastiche, steso la mano
sui beni sacri alle religiose istituzioni » . Dopo di che il
lodato giornale pubblica la Legge sulle proprietà delle
Corporazioni Religiose il di cui 1.º articolo è cosi con
cepito: « I beni de' Conventi ed altre Comunità religiose
de' due sessi sono proprietà Cantonali ecc . » . Le nove Cor
porazioni religiose soppresse sono quelle de' Minori Con
ventuali, delle Orsoline e Benedettine ne' conventi di Luga
no, de' Zoccolanti, ed Orsoline di Bellinzona, di s . Francesco
in Locarno, della B. V. del Sasso sopra Locarno, non che
quello de Cappuccini e delle Orsoline di Mendrisio.I religiosi
li
nazionali de Conventi d' uomini soppressi avranno diritto ad
una pensione vitalizia, e le donne ad una rendita di simil
natura . I religiosi forestieri per una sol volta avranno un
sussidio di quattro mesi di pensione pel loro viaggio . I
religiosi pensionati dovranno poi prestarsi secondo che sia
per piacere alle competenti Autorità sia alla cura delle a
nime , sia ad officiare in alcuna chiesa ; e quando alcuno di
essi tanto nel ministero ecclesiastico che nella pubblica i
struzione o in qualunque altro modo , ottenesse un impiego il
di cui onorario eccedesse la metà della pensione , il di più
di detta metà sarà posto a diminuzione della pensione me
desima . I pochi conventi di donne non soppressi ancora
verseranno annualmente nella cassa cantonale il sesto o il
settimo della loro rendita petta ; ed il numero de religiosi
e delle religiose de' Conventi conservati non potrà oltrepas.
sare in tutto il numero di centocinquantatre. D. A.
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 93 . Settembre 1848.

LETTERATURA

I.

1 Monaci

Quidam quo plus debent magis oderunt:


leve aes alienum, debitorem facit gra
vem inimicum , Seneca, Epis. 48 .

Uno de'caratteri del nostro secolo, pel quale si vuole distin


guerlo dai già scaduti e dagli avvenire , si è la moderazio
De , effetto necessario di quella civiltà , verso della quale a
gran passi s'inoltrano i popoli , ed a cui va molto innan
zi la nostra cara Italia ") . Essa è poi agli andamenti socia
li odierni , come il calor vitale , che allargandosi nella mas
sa tutta , ravviva e feconda le membra, rendendole sane ed
invigorite . E se evvi caso in cui debbe spiegare vivamen
te la sua energia , si è per certo quando trattasi dell'ono
re del cittadino ; mentre per gli animi generosi e sublimi ,
in certi riscontri, la stima s'appareggia alla vita medesima .
Perocchè in questa età culta si sa bene , che il vil modo
di procedere contro le persone non meno è proibito dalla
divina legge, che col vietare l'omicidio mirò non solo alla
vita , ma alla fama delle persone ; ma benanche da' precetti
di civiltà indispensabile, la quale non permette svillaneg .

1) Vedi Balmes , Il Protestantismo paragonato col Cattolici


smo nelle sue relazioni colla civiltà Europea , t . II , c . XLİ , p .
115 , Napoli 1848 , per cura della Società della Biblioteca Cattolica.
Rac.REL .VOL.XVI. 14
194

giare a capriccio il suo fratello . Or questa moderazione u .


niversale dovrà arrestarsi soltanto verso le religiose Istitu
zioni , come il calor vitale medesimo non investe ed avvi.
va un membro staccato dal corpo , o come scintilla eleltri .
ca rifugge dalla seta o dal cristallo ? Che non è a dire
quanto poco dicerolinente alcuni si portino, e per parole
e per iscritti , colle religiose Congregazioni , alle quali siamo
non in piccola parte debitori della nostra gloria ,d'una gran
parte del nostro sapere , e de' nostri più belli affetti. Si ap
punta il genere di vita de' Monaci , la forma del loro abito ,
il portamento delle persone ; si dà loro del contumelioso ,
del maledico , dell'intollerante ; si accusano come infesti al
progresso civile della nazione , ed alla libertà cittadina ; si
mostrano come ipocriti , e che sotto una lunga veste na:
scondono animi vili, abbietti e di niun vigore ; si grida es
sere la loro vita superlativamente egoistica; si fa ammon
tare la massa de' loro beni quasi all'infinito , moreutesi nel
le loro inani, per cui si veggiono poi marcire nell' ozio
saggine ed impigrire , mentre la povertà reclama con im .
ponenza un soccorso . Ma noi intanto non siamo si baloc .
chi a non sentire ove parano queste e simili botte , e ben
conosciamo il calabrone nel fiasco . Eglino vorrebbero , co
me allo scorcio del secolo passato , che le monastiche isti
tuzioni sotto il pugnale dell'assassino straziate , spirassero ,
e col tempo fin anco la memoria se ne cancellasse dal mon
do . Per altro ,ciò da costoro apertamente e con animo fran
co non si dice , giacchè ci vorrebbe una improbità più che
cromvelliana per dire a voce tonda di voler privare della pro
prietà un legittimo possessore , annientare stabilimenti ri
spettati dal popolo fin dalla sua infanzia , conculcare ogni
legge divina , ecclesiastica , civile , privare l ' affamato dei
mezzi di sussistenza , sfigurare la leggiadria della nazione, e
renderla un ammasso di ruine . Fa loro mestieri perciò pre
venire gli animi a soffrire atrocità si gravi ; al quale scopo
mirano le inveltive, i sarcasmi, i motteggi, ed altri fecciosi
parlari , temperati e battuti tutti all'incudine della maldicenza .
Non può intanto un uomo di buon senso , massime un
193
cattolico , disporsi a comportare cose cotanto atroci, e ve .
dere ad occhi asciutti aspreggiarsi e bistrattarsi colla vo
ce e colla stampa i benefattori del genere umano , da chi
ha l'intelletto nelle tenebre ed il cuore nella polvere, ahi
viluperio della guasta Italia ! senza alzar un grido d'inde
gnazione, e manifestare il cupo cordoglio . A tale uopo m'in
ducea nell'animo esporre alquante riflessioni, raccolte co
me in piccol fascio , risguardanti l'utilità de'Monaci in
ordine al pubblico bene . Tuttavia il leilor non stimi che
per questo invan cura ripongasi, non essendovene per noi
bisogno alcuno : imperciocchè egli dee sapere che anco pres
so di noi , dal di della conceduta libertà di stampa , gira
vano molte scritte contro delle monastiche istituzioni , e po.
co fa vedeva luce un libercolo , cui è titolo : Risposta a
gli Ostrogoti Antropofagi, circa il Programma, che il
Ministero del 30 Marzo 1848 presentava al Re ; e volo
per le Camere. Nel quale (a p . 51 seg . ) v'ha fuso , quanto la
miscredenza , ed un odio profondo e seutito ,seppe dire contro
de Monaci . Sento che a tale oggetto propostomi , si ricer
cherebbero ben altre forze , che non son le mie ; ma che
che ne sia , conoscerà il lettore che se l'ingegno, non mi
mancava certo il volere . Se non che , prima di entrare in
materia , stimo necessario aprire ai leggitori il verb de ' di
segni di costoro , i quali gridano all'abolizione de' Religiosi;
imperocchè chi ha il cuore ben formato , potrebbe da'nemici
de' Monaci esser colto nella rete senza avvedersene. Sappiano
adunque che questi ad antiveduto fine adoperano,nè dubitino
che muovono da odio cupo , immenso, contro della Religione ,
cui per altro pare che facessero buon viso , e mille vezzi .
Perocchè come altrimenti a' semplicetti far bere velenoso 11
more, senza pria addolcire l'orlo della tazza fatale ? Qua !
cuno potrà credere che questi parlari trasandassero , e che
vogliasi perfidiare a spada tralta . Ah per Dio ! .. ancor noi
ne vorremmo dubitare, se le tante bestemmie profferite in
alquanti malaugurati giornaletti , e l'osservar la stessa pro
cedura del secolo scorso , non ci avessero solennemente
sganpati . L'età nostra orma ne pensamenti, negli andazzi ,
196

pe discorsi , l ' età scaduta , e diversamente può dire chi del


tutto sia digiuno de'nostri e degli altrui fatti , succeduti a
quell'epoca lagrimabile . Non davansi allora delle beffe al
la professione monastica ? Non si addossava loro ogni tra
nelleria e magagna ? Non si ascoltava un grido di allar
me contro di essi ? Non ebbero emesso ordine di sopprimer
li ? Tuttavia parea , in sul principio , ne' loro scritti e discor
si , che a niun cattivo fine tirando , avessero bramato il bene
della nazione, l'inviolabilità del Cattolicismo. Ma ora non
s' ignora, che la guerra era contro della Religione, men
tre sembrava intimata ai Monaci, anzi che no . « Si procu
ri, cosi scriveva Federico II al suo Voltaire " ) , di distrug.
gere i chiostri, o almeno diminuirne il numero per
distruggere coloro , che accendono il fuoco del fanatismo
( cioè della Religione Cattolica ) nel cuore del popolo; poi
chè quando il popolo sarà raffreddato , i Vescovi diverranno
persone insignificanti , di cui i Sovrani disporranno poi come
vorranno » . Alla quale l'autor della Moreide, rispondeva :
« La vostra idea di cominciare dai frati l'attacco contro la
cristicola superstizione è da gran capitano . I frati una volta
abolili,resta l'errore (la Religione) esposto al disprezzo uni
versale jo.Ne il gran capitano penava a trovar mezzi, onde
gli altri monarchi avessero posto mano alla gloriosa impresa .
« L'esca , e' dice al suo caro filosofo , delle ricche abazie e dei
conventi ben dotati è proprio una tentazione . Rappre .
sentando ai governi la faciltà di pagare una parte de' lo
ro debiti assegnandovi i tesori di queste comunità , che non
hanno successori>, credo si determinerebbono ad incomin .
ciare questa riforma, essendo presumibile che dopo aver
profittato della secolarizzazione di alcuni beneficii , la loro
avidità inghiottirà anco il resto 3) » . Le stesse cose apriva
benanche a d'Alembert ):« Avverrà adunque che le potenze
solleticate dall' accessorio che irrita la loro cupidigia , non
sappiano , nè siano per sapere, fin dove da questi primi passi

" ) Lett . du 24 Mars 1767, -2) Oeurr . de Fred . t . X , p . 43.


-3) Lett. du 24 Mars 1767. — 4) Lett . du 14 Sept. 1769.
197
saran condotti: crederanno farla da Politici , e pensare da
Filosofi.Si faltamente l'edificio della Chiesa Romana comin
cerà a crollare . Distruggendo le tombe della superstizione ,
si dà alla base dell'edificio , si dissiperà l'errore , si attie
pidirà lo zelo , e la Fede per difetto di chi la rianimi si
estirperà sicuramente » . Dietro la lettura di un carteggio co
tanto empio scrivea Barruel '): « Non è più tempo a dimandare
a che valgano nella Chiesa Cattolica i corpi religiosi. È pur
troppo vero che molti di loro erano decaduti dal fervor primie
ro ; ma nel loro medesimo stato di decadenza la politica
di Federico , applicata a rintracciare le cause che ritardava
no ancora i progressi delle sue macchinazioni contro il
cristianesimo, ravvisa la forza e la gagliardia degli osta
coli nello zelo e negli ammaestramenti di questi corpi . Vol .
laire a quesť idea vi ravvisa un gran capitano, che dà a
sentire tutta l'arte de' guerrieri contro la cristicola super
stizione, come spiegavala nelle sue lunghe guerre contro
l'Austria , e la Francia . Erano dunque utili a qualche co
sa que' claustrali , che si tassavano come scioperati, accidio
si , e pieni d'ignoranza. Federico o'è si convinto che cin
que mesi dopo ripiglia ed insiste , perchè si rovesci questa
barriera, pria di attaccare direttamente i Vescovi , ed il
corpo della piazza , dicendo : Speriamo che la Filosofia es .
sendo a costa del trono si estenderá ovunque ben presto .
Volendosi diminuire il funatismonon conviene subito loc
care i Vescovi; mu ove il numero de frati viene sceinan
do,il popolo si raffreddera " ) » . Vedete se allora i nemici de'
Religiosi avevano buona intenzione verso la cattolica Chiesa.
Ora se presentemente non èvvi punto che arrogere ai pas
sati pensamenti, non sarà il medesimo lo scopo ? Quale mai
affermerà che da simili cagioni germini diverso prodoilo ?
Conosci ora , letlor mio caro , se la persecuzione de ' Religiosi
muova da odio cupo, immenso contro della Chiesa caltolica .
Premesse queste cose , che stimammo necessarie , vediamo ora

") Memoires pour le Jacobins, t . III , c . 6 . 2) Lett . du 13


août 1767 .
198

se questi avversarii s'abbiano della ragione , o del torto, al


meno per quello che van dicendo.
Anzi tutto ci dicano costoro , se la patria per gli altri
sia amorevole madre, e per i Monaci astiosa matrigna ?
Ovvero se essi per alta fellonia siano stati colpiti di ostra
cismo ? Essi sono cittadini come gli altri , la loro libertà è
sacra ed inviolabile , ed è men degno della comune citta
dinanza chi loro la contrasta , o cerchi involarla . Ed in
ciò abbiamo tutti i savi concordi , che l'uomo cioè sia li.
bero pienamente, ove non manchi di soggezione alle auto
rità legittime, di ubbidienza alle leggi , e non isturbi la
sicurezza dell ' ordine pubblico . Dunque se a me aggrada
prendere stato religioso , qual sacrilego può impedir la li.
bertà mia , al cospetto della patria , che ne fremerebbe ? Se
poi già l'ho abbracciato all'ombra della Religione e delle
leggi, qual temerario turberà il mio riposo ? Chi vuol ve .
stire alla italiana o alla francese, il faccia pure , ma non
mi dia molestia se scelgo portar veste lunga o accorciata ,
di questo o di altro colore . Stia ognan tranquillo a speri
mentar la dolcezza del Bellini , il brio e la forza del Mer.
cadante , come a protrarre lungamente la sua brigata, ma
non m'inquieti se vò alzarmi al tocco della mezzanotte per
canlare un inno all'Altissimo , ed a pregar pace e prospe
rità ai miei fratelli. Oh bella ! Se qualche frate entrato ne'
teatri , nelle case da gioco , o in qualche altro luogo, con
mano forte venisse a scacciarvi , cosa fareste ? Non so se
potreste contenervi di venire alle mani , e di acconciare per
le feste questo monaco ; ma certo volendola far da mode
rato , lo biasimereste , gridandolo anche a testa ed a gola :
vo' divertirmi, e son libero a farlo : tu chi sei che vuoi
impedire la libertà mia ? E sarà lecito poi turbar la libertà
del cittadino religioso ? . . . Ma osservi di vantaggio il let
tore per altro verso strana maniera di pensare di costoro .
Migliaia di dervis tra gl ' Islamiti vivono giorni tranquilli
ed imperturbati; migliaia di bonzi, di bramivi si rinvengo
no nelle lodie, nella Cina, nel Giappone , e piuno li mole
sta , auzi loro vien dato largo tributo di venerazione , perº
199
chè creduti inviolabili all'ombra della loro Religione , co
mechè falsa , assurda, ridicola; e si vedrà poi senza fremer
tullo , che cristiani cattolici , i quali sentono caldo il cuo.
re di giusto entusiasmo per Pio IX , avviliscano , infamino ,
disturbino i Monaci , ministri della vera Religione del Re
de' Regi , e del Signor de Dominanti, e facciano di tutto
perchè siano banditi ? Dio !! 1 postriboli stanno in pace ,
si permettono le case di prostituzione , ove la gioventù
italiana snerva ed isvigorisce, la energia dell'ingegoo pro
strasi, ed il vigor maschio del cuore infemminisce , ove le
sostanze domestiche restano ingoiate, ed essi nulla dicono ;
e poi molteggi , maledizioni , bravate a quelli che vivono
ritirati e tranquilli nelle loro celle ?
Ma cotesti frati, dicono, non sono di utilità alcuna alla
nazione, anzi infesti al miglioramento di essa . Possibile ?
Non sono i Monaci utili ai cittadini , ed amici del vero pro
gresso della Patria ? Non cosi parlava il protestante Mallet
nella sua Storia della Svizzera " ) : « I wonaci mansuefece.
ro , mercè delle loro istituzioni, le feroci maniere del po .
polo, ed opposero loro credito alla tirannia della nobil .
ià , che non conosceva verun' altra occupazione che la guer .
ra, ed atrocemente opprimeva i suoi vicini ! E questa si è
la ragione , per cui al governo loro era preferito quello de
Monaci . Il popolo li chiedeva in giudici. Egli era un dello
comune , ch' era meglio l' esser governati dal pastorale del
Vescovo , che dallo scettro del Monarca » . Non altrimenti
scrive Turner nella Storia d'Inghilterra ): « la viun punto, e'
dice , più cordialmente si unirono il personale interesse , ed
il ben essere pubblico , che nell'incoraggiamento de ' mona
steri » . Che sublimi sentimenti non avmiriamo in questo
passo molto elegante della Quarterly Review ! ( Dicembre
1811 ) : « Il mondo non è stato giammai cotanto debitore
a verun altro corpo di uomini, quanto all'Ordine illustre
de' Monaci Benedettini: ma gl ' istorici nel riferir che fanno
il male , di che furono eglivo occasione, troppo frequente

) Vol . I , p . 105.- ') Vol . II , p . 332 6 361 :


200

mente dimenticarono il bene ch ' essi produssero . I leggi .


tori anche i più comuni hanno cognizione di s . Dutan , ar .
cispacciatore di miracoli ') , mentre i più colti dei nostri
patrioti rammentano appena i nomi di quegli uomini am.
mirabili, che uscirono d'Inghilterra , e divenpero Apostoli
del Nord . Tissian , e Juan Fernandez sono macchie sull’O
ceano non più belle di quel che lo furono Malmesbury ,
Lindisfarne, e Jarrow nell'epoca della nostra heptarchia ?) .
Una Comunità di uomini più devoti alla letteratura , ed al
le utili arti del pari che alla Religione, volgendoci a quei
giorni, sembraci come una verdeggiante oasi in mezzo al
deserto . Risplendono essi sopra di noi con un raggio tran
quillo , come stelle nella notte senza luna . Se mai fuvvi uo
mo , che potesse veracemente chiamarsi venerabile, desso
fu quello , cui è fissa l'appellazione costante di venerabi
le Beda , che la sua vita passò nell'istruir la sua propria
generazione , e nel preparar de' ricordi alla posterità. In
quei giorni la Chiesa godea la pace : essa fu riguardata
come un sacro reame dagli uomini , i quali sebbene si o .
diavano scambievolmente , pur credevano , e temevano il
medesimo Iddio . Maltrattata come ella era dai mondani
e dagli ambiziosi , e disonorata dagli artificii dell' insidia ,
e dalle follie del fanatico , essa offriva un ricovero a colo .
ro , i quali erano migliori del mondo nella loro giovinezza ,
o noiati di quello nella loro età matura . Il saggio del pari
ed il timido come il gentilé volarono a questo Gessen di Dio ,

*) Reca meraviglia come i Protestanti abbiano animo di uc


cellare questo santo , chiamandolo arcispacciatore di miracoli,il
quale per altro tiene onorevole luogo nel Calendario della Chiesa
Protestante (G. Cobbett , Lettere sulla riforma ecc . , lelt . 5 , § 142 ) ;
ma la meraviglia cessa considerando che ove la ragione vuol si
tuarsi sul piedistallo della Religion Cattolica , per una fatale illa
zione si giugne a dileggiare i prodi di essa , ed i prodigi che ope
rarono . — ) Eptarchia esprime una forma di reggimento politico
in Inghilterra, all'epoca , nella quale s'introdusse la Religione
Callolica , essendo governata allora da sette Re. Vedi Cobbett ,
lett . 2 , § 45 .
201

che godea la sua propria luce e calma in mezzo alle tenebre ed


alle tempeste ) .Abbiamo per altro del buono in mano per dar
caccia a queste vecchie calunnie . L'utile vero e durevole non
si scompagna dalla gloria della nazione, che questa emer.
ge dai processi sinceramente utili : mentre i tratti oscuri
e le azioni di poca levatura, non possono essere produt
trici di altezza e di gloria alla patria , ripugnando che una
causa di poco o di niun conto dia portato di gran rinomanza .
Dove chi alla sua patria apporta gloria , e la perpetua , non
è certamente inutile , ma a' suoi al sommo benemerilo.Or
questa gloria nazionale , cui l'onorato cittadino dee mirare ,
non nasce da un elemento solo, ma da molti, i quali cone
sertati, e raggiandosi scambievolmente, fanno sorgere quel
sole perenne , che risplendendo nell' orizzonte della nazione ,
invita potentemente lo straniero ad ammirare le site bellez
ze . Per la qual cosa la regolarità delle strade, le svariate
prospettive , i pubblici stabilimenti, l'esattezza delle ammi.
nistrazioni , le decorazioni, la regolare coltura de ' campi ,
massime la grandiosità e magnificenza degli edificii , appor
tano alle città quella gloria, per cui viene celebrata dalle
storie, e visitata dagli stranieri . Che se i monaci altro non
avessero fatto a favore della società , che innalzare gran .
diosi edificii ,decorandoli incomparabilmente, e conservandoli
ai loro nepoti , per i quali sale la patria a grande rinoman
za , non meriterebbero la comune stima, e dovrebbonsi cal
deggiare , comie cittadini benemeriti al sommo ? Chi poteva
fare altrettanto ? Quelle opere grandiose, que'rinomati fab
bricati per essi innalzati, invano si sarebbero aspettati da
un privato . La lunghezza del tempo che richiedesi per man .
darli a termine, la eccessività delle spese, certo che sgo
mentano un privato qualunque, comechè s’ invogliasse non
poco ad eternare negli avvenire la gloria sua . Non cosi
è a dire di questi corpi religiosi , che riguardandosi come
non perituri , e sempre a conservare e migliorare intesi, non si
sgomentano : intraprendono da magnanimi, prosieguono co
raggiosi, nè si arrestano pensando alla lunghezza del tempo ,
nè alla ingenle spesa che si richiede. Tinperciocchè le spe
202

se non si spremono dall' individuo, nè loro reca incomodo


alcuno , perciò non vi ripugnano , anzi unificando i loro vo .
leri e la loro industria .vi applaudiscono, soddisfatti di ve .
dere attuate magnifiche imprese , da cui senza particola
re aggravio ne deriva loro, onore , e massima gloria alla
nazione , in mezzo della quale stanziano . E qual gloria po
teva aspettarsi la nostra Napoli , se non vi fossero mai stati
i PP . Benedettini , i Domenicani , i Teatini , que' dell' Oratorio ,
i Camaldolesi, i Certosini , i quali ed altri , che saria lungo
enumerare , hanno innalzati si superbi tempii , e si maesto .
si chiostri , ottenendo noi così gran nome fra le altre città
dell'Italia, e del mondo tutto ? Come poi perpetuare tanta
gloria se numerose persone , grandi spese , genio attivo e
vivente non concorressero a conservare opere si superbe ?
Le quali invitano del continuo gli stranieri per ammirare
le maraviglie di architettura del Lazzari, del Fuga , del Gri .
maldi ; le quasi animate sculture del Naccarini , e di Gio .
vanni da Nola ; gli ornati superbi del Torella e del Chia.
rini , come i miracoli di pennello del Giordano, del Soli .
mena , del Solario , e di Massimo Stanzioni. Allontanate per
poco colla imaginazione i Monaci da' loro cbiostri , non ver
rebbe meno questo grande elemento di gloria nazionale ?
Di quanta gloria invero non vedesi scemata la nostra Na
poli per l'abolizione di alcuni monasteri , avvenuta ne' pas
sati rivolgimenti politici ! Abolironsi i PP . Celestini, che ne
è ora di quel magnifico disegno gotico ? Ove l'antica mae .
stà del tempio ? Come osservansi i capolavori del cavalier
Calabrese ? Abolironsi gli Olivetani , invano ora tu cerchi la
nobile architettura del Cenobio , la maestà de' chiostri , e le
maraviglie del Solario.Opere meravigliose una volta , ma al
presente avvilite , depresse e quasi spiranti sotto la non cu
ranza del soldato , e la rozzezza de' venditori . Che dirò poi
del tempio de'SS . Apostoli , ove erano conserte le primizie
delle arti belle ? Il gran fuoco, e l'arditezza della composi
zione, che distingueva il Lanfranco , i nobili e vivi coloriti ,
eccitanti affetti indefinibili ,sono al presente in uno stato di
deperimento. I capolavori del Giordano , la prospettiva del
203

Viviani , le lunette del Solimena si veggiono ormai spiranti.


Ove più quell'altare, che armonizzando con tante bellezze,
facea di sè vaga mostra ? Gl' intagli del coro ove sono iti ?
Questi sono i sospirati effetti del bandimento de' Religiosi !!
Arroge che una istituzione qualunque nata in mezzo del
la società , avendo però indole avversa al bene della me
desima, comeche porti sembianza amichevole, non può a
lungo andare tirarla innanzi, ma è di necessità ch' esuli ,
o perisca . Perocchè le forze della massa sociale , che ten
dono a conservar la sua vita morale , concentratesi , presen
tano una potente reazione , cui fa mestieri cedere le con .
tradicenti . Avviene all'uopo come ne' corpi animali, ne'qua.
li quando s ' inoculasse malattia pestifera , la vitalità ria .
gendo , e signoreggiando le forze del morbo , eccita alla fi
ne salutevole crisi , e cosi lo ripelle inevitabilmente . Am
metto che queste istituzioni dannose introdottesi nel corpo
sociale cerchino ongipamente perpetuarsi, ma alla pur fine
loro avviene come a chi vuol lottare e progredire attraver
so la corrente di un fiume: potrà questi pattumarla per po
chi momenti , non può vincerla infine colla corsa delle a
cque , e colla forza dell'urto continuato . Ove per lo con
trario una istituzione piantata nel patrio suolo gitta profon
de le sue radici , e col progredir de' secoli anzi che ingial
lire , verdeggia rigogliosa, avrà essa i suffragi tutti per es
sere dichiarata amica al bene comune , e di sommo vantag .
gio ai suoi. Uno sguardo ora spassionato alle monastiche
istituzioni. Per migliaia di secoli esse allignano nella so
cietà , che non solo accolsele , ma le ha dotate, proietie , e
sempre in massima venerazione avutele . Se non avessero
prescritta la loro utilità in faccia alla medesima, se le loro
mosse non s'incarnassero col bene di essa , come avrebbero
potuto vivere vita si lunga ? Come avrebbero guerreggiato sì
ostipatamente colle forze vitali della stessa ? E distrutte pure
una volta , a che produrle in numero maggiore, e con piu
magnificenza ? ") < Se i monasteri,dice il protestante Cobbett ,

") Non ignora il lettore gli sforzi , che fecero i filosofi in Fran
204

sono stati causa di male , sarebbero essi stati protetti con tanta
cura da tanti saggi e virtuosi Re , Legislatori e Giudici ? Forse
Alfredo fu il più grande uomo, che mai visse . Qual eminente
scrittore, sia poeta , sia giureconsulto, o storico non se lo
ha scelto siccome oggetto de' più alti elogi ? Come re , co
me soldato , come patriotta , come legislatore egli viene ri
guardato da tutti siccome quegli, che fu il più grande , il
più saggio , il piu virtuoso degli uomini. È dunque egli ra
gionevole per noi il supporre , che quegli la cui anima tut
ta si apriva alla dolce speranza di rendere il suo popolo
libero , onorato , virtuoso, felice, è ragionevole, dico , il sup
porre ch'esso sarebbe stato , come lo fu , uno de' più mu
nifici fondatori di monisteri, se quelle istituzioni state fos
sero in loro stesse viziose, o avessero avuto tendenza al
male ? Noi allualmente non vediamo monisteri : ma di quel
li sappiamo due cose, cioè che furono essi con la più gran
de premura e sollecitudine favoriti da Alfredo, e dal suo
tutore San Switin , e che quelli furono distrutti dal sangui
nario tirando Errico VIII e dal non men truce assassino
Tommaso Cromwell. Su questi due meri fatti noi possiam
ben sicuramente decidere de' meriti di queste istituzioni ') » .
Questi sentimenti in un nemico della Chiesa ! !
Ci dicano ancora questi inoderali, se l' umano sapere pote

cia nel secolo passato per rovesciare i monasteri, e quali astuzie


e violenze posero in opera , perchè non vi fosse di essi rimasta
pietra sopra pietra, è financo la memoria fosse stata coperta
di un oblio eterno . Ma cosa avrebbero detio que' demagoghi
dell'assemblea costiluente, della legislativa , e della costituen
te, giubilando a veder sventolare il vessillo della incredula fi
losofia sulle ruine delle case religiose, ove loro fosse stato an
nunziato : non passerà un mezzo secolo , che rinasceranno più
gloriosi , e più si slenderanno i conventi di uomini, e di don
ne ? L'avrebbero aggiustala fede ? Pure per un mirabil magi
stero della Provvidenza , gli eredi della gloriosa rivoluzione del
1789 , mordendosi per dispetto ambe le mani, osservarono al
l'età nostra questo evento cotanto inaspellalo .(V.Balmes,Op.cit.
1. II , 6. XXXVIII . ;-) Lett . 5 , § 147 .
203

va conservarsi , e salire a tanta altezza senza questi abbor .


riti religiosi , inutili, anzi perniciosi al pubblico bene ? E
gli è un fatto da non potersi meitere in dubbio senza
spergiurare alla storia , che se per le continue inondazio
ni del Nord , per parte di que' barbari che si accasarono
in Italia , non esularono , assieme colla grandezza del Roma
no Impero , le scienze , le arti belle e la nostra precellen
za sopra gli altri popoli , ciò avvenne per opera de' Monaci,
i quali facendo ad esse buon viso , le accolsero ne’loro sacri
recessi. Infatti il medio evo presenta ne'monaci delle perso .
ne indomabili all'applicazione ed alla fatica ,che preparano i
materiali per l'epoca della ristorazione delle umane cognizioni,
conservando gelosamente i manoscritti antichi, e copiandoli
con pazienza inesprimibile. Ad essi deggiono ascriversi le
croniche, senza delle quali forse la storia contemporanea
sarebbesi perduta . Fu un monaco , Adone arcivescovo di
Vienna, educato nella badia di Ferrieres, che ci trasmise
la storia universale della creazione del mondo , fino alla
sua età . Fu Abbone , monaco di s . Germano de' Prati, au
tore di un poema latino , ove descrivesi a vivi coloriti l'as .
sedio di Parigi fatto da' Normanni . La storia de Franchi,
la cronica di Arrigo I , de due Ottoni I e II , e di Arrigo JI ,
di cui si valse Leibnizio per illustrare la storia di Brunsvich ,
sono opere di Aimone di Aquitania , e del tedesco Ditmaro .
Una cronica che dall'829 va al 1029 , venne distesa da Ade
maro , come di Elabero si è l' altra assai rinomata degli av
venimenti di Francia dal 930 fino a' tempi suoi. Questi e mol .
ti altri , come Sigeberto , loquiberto , Ugone priore di s . Vit
tore a tutt' uomo s' applicarono a si fatti preziosi lavori .
Uomini insigni, che quanlungue scarseggiassero di que' mez
zi , onde noi a larga piena abbondiamo, seppero pure ele
varsi sopra la condizione di que'tempi,e lasciarci eredi d'im
mense fatiche , ed al sommo rilevanti " ) . Prego ora il lettore,
giacchè siamo a questo ,a non volerini male di certi brani di
autori protestanti ,che qredo assai acconci all'argomento che

") V. Balmes, Op. cit . , cap. XL , e XLI .


206
abbiamo per le mani. ( 1 monaci Cassinesi,osserva Wharton ,
andarono distinti non solo per la loro perizia nelle scienze ,
ma sibbene per la loro occupazione nelle belle lettere , e per
la cognizione de' Classici . Il loro colto Abate Desiderio fe:
ce la raccolta de' più valenti greci e romani autori . La ce .
nobitica società non solo compose de' dotti trattati di Mu.
sica , Logica , Astronomia , e di Vitruviana Architettura , ma
impiegò del pari una porzione del suo tempo nel trascri.
vere Tacito ecc . Questo lodevole esempio fu nell' undeci .
mo , e duodecimo secolo seguito con grande spirito ed e
mulazione da parecchi monasteri inglesi ' ) » . « In ogni gran
de abbadia , confessa il vescovo Tanner , citato spesse fia
te da Hume, eravi un'ampia stanza chiamata lo Scrittoio ,
dove parecchi Religiosi davano unicamente opera a trascri
vere libri ad uso della Biblioteca . Eglino per vero dire
scrivevano talvolta libri di conti domestici , i Messali , ed
altri libri usati nel divin servigio , ma generalmente essi
avean fra le mani opere di altra fatta , cioè i Padri , i Clas.
sici , gli Storici ecc . Giovanni Whethamsted Abate di s . Al .
bano fece si , che durante la sua abadia , se ne trascrivessero
in tal guisa ( non esisteva allora la stampa ) oltre ad ot
tanta . Cinquant' otto ne furono trascritti per cura di un A
bate di Glastonbury . Le medesime erano scuole di insegna
mento e di educazione : perocchè ogni convento aveva una
o più persone destinate a tale ufficio ; e tutti i vicini , che 'l
desideravano , poteano avere i loro figliuoli istruiti nella
grammalica , e nel canto ecclesiastico senza spesa alcuna .
Ne' Monasteri di Religiose si ammaestravano del pari le
giovani al lavoro , a leggere il volgare e talora anco il la .
tino ; in guisa che non solo le figliuole della infima clas .
se del popolo , i genitori delle quali non erano in grado
di spendere per la loro istruzione, ma la più parte èzian
dio di quelle de'nobili , e de' cittadini distinti era educata in
que’luoghi ® )» .Durando il medio evo , dice Hallam , autore non

" ) V. Drake, Ore letterarie, v . II , p . 435 - ) Tanner , Sulle


istit. monast. Introd . p . 19 , 20, 21 ,
207

sospetto , essendo protestante e , quello che più monta , nemico


de' Religiosi , gli uomini di merito non rinvenivansi che
ne' capitoli , e ne ' conventi. Le case Religiose sotto una
severa disciplina vivendo , aveano il vantaggio di presen .
tare mezzi adatti , numerosi, più di quello che possedeva
il Clero secolare , per coltivare le scienze , e allontanare gli
uomini dalle umane seduzioni. Il più gran servigio , cui non
possono abbastanza meritare le lettere , fu il conservare di .
ligentemente i libri . Tutti i nostri manoscrilli sonoci stati
dalla loro cura vigilante trasmessi, e che altrimenti non ci
sarebbono pervenuti ) » . Non è a dimenticare benanche
che lo stesso medio evo nel suo sbaraglio presenta ne'mo
nasteri una classe di uomini privilegiati , che da essi uscen
do , irradiarono le tenebre di quella età . Da quelle solitudini
uscirono s . Colombano abbate , s . Isidoro arcivescovo di Si .
viglia , s . Aureliano , s . Agostino , l'apostolo dell'Inghilter.
ra, s . Bonifacio, l'apportatore della buona nuova nella Ger.
mania , il venerabile Beda , Cuberto , Auperto , Paolo monaco
di monte Casino , Incmaro di Reims, s . Pier Damiani, s .
Brunone , s . Ivone , l'illustre abate di Chiaravalle, Lanfran
co ed altri . Rammentando questi uomini , che reclamano la
gratitudine del genere nmano , era mosso dall ' amor, che
porto alla mia patria , a ritrarne il merito de' Monaci del.
la nostra Nazione nelle scienze e nelle arti , con qualche
pennellata piena di evidenza , ma ne deposi il pensiero
chè un piccolo cenno non addicevasi alla gloria de' nostri
Religiosi . Me ne rimango adunque, cogliendo volentieri in
altra circostanza l'occasione favorevole. Volgi almen per
ora solamente, lettor mio , lo sguardo alla taciturna abita .
zione di Monte Casino , che qual colossale piramide del de
serto , colla sua alta fronte mostra di dominare alle varia,
zioni de' secoli , e di signoreggiare su qualunque età suc
ceditura . Quivi prospettando dall'alto fa suonar chiara la
sua voce, e la fa sentire agli abitanti della terra . Son io

?) Hallam , L'Europe au moyen âge, trad . de l'angl . t . IV ,


p . 115 , 116 .
208
che ancor vivo a traverso de' trambusti de' secoli. Vidi com
battuta dalla iguoranza , dalla corruzione, dalla barbarie
la civiltà italiana , ma fui mai sempre faro luminoso, e po
sto sicuro alla virtà ed alla scienza fra le tenebrose pro
celle di que' secoli selvaggi . Il tempo , che ogni mortal cosa
pur interrompe ,non ha potuto strapparmi di mano i preziosi
monumenti dell'umano sapere. Da me l'età fervida imparò
sollevarsi a figurare ne' vortici degli affari della terra , e
quella civiltà veracę che ora godete, non arrossendo armar
la a mio danno, da me fu conservata , nudrita, ed a tale
altezza sublimata . Ah ! diteci ancora , ingrati , prossedereste
ora quelle spaventose collezioni ed elucubrazioni, opere che
richiedono la vita non di una , ma di più persone ? come recar
le ad atto , ove mancava lo studio ,la fatica immensa, la cu
ra indefessa di più viventi insieme , ed uniti al modo stes
so ? Vi giovereste ora de' lavori de' Bollandisti , de'Maurini,
e di quella gigantesca opera, comechè in molte cose di cen
sura degna , intitolata : l'Arte di verificar le date, ove man
cavano i chiostri ? « Il monacato , dice Marramo protestan
te, formò già un tempo la parte massima della gente ec
clesiastica , e le pareti monastiche furono lungamente il re .
cinto della migliore letteratura . Da quel seminario usciro.
no que' splendidi lumi del mondo cristiano Beda , Alcuino,
Mabillone, Willembrando, ed altri d'immensa lode degni,
per la dottrina , e per la fede propagata. Senza i Monaci
noi per verità saremmo nella storia patria sempre fanciulli » .
Consideriamo benanche la cosa sotto un altro aspet
to . Un governo quando veramente vuole il bene de' cit.
tadini , non già ingannarli con vane speranze , dee blandi
re alla virtù , ed a coloro che la professano, non pure pel
merito intrinseco ch'è nella medesima , e per l'avvenenza
somma che mostra , ma eziandio per le influenze salutari,
le quali alla massa sociale derivano. Affermare il contra
rio è lo stesso che dire , che un principio dissolvente in un
corpo qualunque ne armonizzi i suoi elementi. Questo pro
nunziato è si chiaro ed incontrastabile , che non viene ri.
gellato da persona alcuna: infaiti si viene ripetendo fino
209

a sazietà non poter una nazione salire a rinomanza , a gran


potere, e posseder delle ricchezze, ove la virtù stassi quasi
vergognosa di sè , accantonata e nascosta , paga a dare di
tratto in tratto qualche cupo sospiro. Non intendiamo però
parlare di certe volute virtù , figliuole di una probità det.
ta naturale. Le quali lodate, massime nello scorso secolo,
da certi filosofi, a dirla sinceramente sono sconciatura di
uno spirito adulterato da odio avverso alla dottrina vange.
lica . Qual pro verace può provenirne alla società da cer.
ti andamenti senza vita , privi di energia , sparuti sparuli ,
e che sfumano quando all'operante si presenta impunità
al mal fare , occasione di gran guadagno , forte urto di pas .
sione , in somma sottostanno all'egoismo ? A quale altezza
pervennero que' popoli , ed a quale felicità , cui per mala
ventura incolse bere si amaro liquore ? Or quando diciamo
che un governo ben organizzato debba proteggere la vir
tù , intendiamo parlare di quelle, che l' Evangelo ci addi.
ta, e che la Chiesa sanziona ; le quali sono a quelle di una
probità naturale , come i vivi e ben carnati dipinti verso
i lucidamenti e gli spolveri . Non occorre dimostrare que .
sta proposizione , perocchè le pruove che arrecano a tal
uopo i veri sapienti sono tanto autorevoli e superiori all'au
dacia medesima della maldicenza e della calunnia , da im
porre silenzio ai più sfrontali e superlativi. Veniamo ora
ai ferri. La vila monastica non è una pubblica professio
ne di virtù , anzi perfezione di virtù ? Non sono i religio
si la porzione più eletta della Chiesa , che ne approvò le
regole dietro rigoroso esame, e quando si convinse eviden
temente, che le persone ad esse altenendosi , venivano gui .
date a perfezione ? Non sono stati molti Pontefici, che con
occhio di predilezione mirandoli, e veggendo in essi fervi.
di amatori delle scenze e della virtù, li ornarono di pri
vilegi singolari ? Si vede per questo il dovere ch ' ha il go
verno a proteggerli , e per quanto in lui sta ad accrescerli.
Cosi avvisavano , e cosi operano tuttora i governi sincera
mente amanti del bene de' sudditi , ed è una verità compruo
yata dalla storia che le monastiche istituzioni si videro in
Rac.Rel . Vol.XVI . 15
210

più gran numero fiorire nelle nazioni incivilite, che nelle


meno . Questo riflesso ci giustifica certamente per indiriz .
zare queste poche linee ai nemici de' frati. Volete di van .
taggio perseguitare i Monaci ? Volete ancora garrire alle
istituzioni religiose ? E bene : strappatevi prima la visiera
da in sul viso, che vi mostra cattolico , e poi entrate nel
l'arena a far mostra di vostra gagliardia , ed a rompere
le vostre lance , che certamente non saranno incantate . Im
perciocchè a chi può capire nell'animo che sia cattolico,
ed unito al Capo di essa , colui che inalmena la porzione
sua eletta ? Chi beffeggia le sue istituzioni ? Chi le pianta
il pugnale, e lo interna e calca forte fino all ' elsa nel pro
fondo del cuor suo ? Chi non ascolta, anzi dispregia la
voce , l'autorità del suo Capo ? Chi fa sua brigata con Or .
piniani, Born , Hume, ed il Linguel ? Ma voler far viso di
cattolici, e di rispettare fino all'entusiasmo il Capo della
Chiesa, il dichiararvi amici del bene della nazione , ed intanto
perseguitare le sanzioni della Chiesa, il voler supremo del
Capo , e promuovere col fatto l'avvilimento ,il disonore , la
miseria del proprio paese , sono indegnità si strane , che man
cano ad uno scrittore , il più eloquente , concetto e parole a
* declamarvi contro . Per altro non diciamo che tutti i Religiosi
adoperano bene ; che tutti si tengano per la diritta .Visono di
quelli che a perfezione non attendono , anzi commettono delle
azioni, le quali non sono a fare anco da' secolari.Ma biso.
goa riflettere con s . Girolamo , che ogni professione ha i
buoni ed i cattivi ; ha coloro , che fingono di seguirla, ma
in verità non la sieguono . Che male si accagiona una isti.
tuzione d'ipulilità al corpo sociale , ove alquanti individui
ad essa non si attengono, e più veramente le vanno con
tra ") . Che il bene che produce la più parte de' Religiosi,

" ) « Sonosi esagerati prodigiosamente , dicea un illustre Prela


to in Francia , i falli di alcuni religiosi: le colpe di pochi sono
divenute i delitti di tutti : non si è veduto in essi che ambizio
ne , perfidia, oziosità , e si è gettato un velo sulle lore virtù.
Ah ! non si prova nulla colle declamazioni ! » Discours à l'assem
blée nationale, 13 Février 1790.
211

mette compenso a dismisura a quel male che si fa da po .


chi individui . Ed è certo , dice un autore non sospetto , e
poco amico de' Religiosi "), che la vita secolare è stata sem
pre più viziosa , e che i gran delitti non si sono mai com .
messi ne' chiostri .
Prima di chiudere questo breve dettato sul vantaggio del .
le monastiche istituzioni , ci piace fare un solo cenno del
le immense fatiche, che durano i Religiosi nel portare la
luce del Vangelo alle più rimote parti del mondo. Per le
quali Missioni eglino alla giornata recano in atto ciò che la
favola racconta degli Orfei, e degli Anfioni . Sono infatti i
Monaci , che vanno a versare sul capo del povero Negro ,
e del meschino Australiese l' acqua rigeneratrice , che li
rassegna nel numero de' figliuoli della Chiesa , e li rende
partecipi ai mezzi di salute , alle divine promesse, e colle
parole di vita li rende quasi di bestie uomini. Furono Mo.
naci che portarono la buona novella ai Patagoni , agl' Iroc
chesi , ai Caraibi, agli Ottentoti, ai Cafri, ai Tartari, e ban
dirono la loro mostruosa stupidezza , e mollirono le feroci
maniere, nelle quali per secoli si vivevano . Furono mona
ci , che piantarono il glorioso vessillo nella Concincina ,
nel Tonckino, in Siam , nel Pegù , combattendo e vincen
do le usanze , le opinioni , le preoccupazioni inveterate , con
trarie al genio del Cristianesimo . Non furono Monaci , che
arrolarono numerosa milizia sotto le bandiere di Cristo,
dalla baia d' Hudson, dal Canadà , dalla California, dalla
Luigiana , dalle Antille , e ne domarono e conquisero le vi .
li cupidigie, i modi barbarici , che ripugnavano allo stabili.
mento dell' Evangelo ? Non furono Monaci, che menarono
a grande civiltà i popoli della Turchia , della Persia , del
la Tartaria, del Tibet ? Qual regione , qual angolo non vi.
de questi angioli di pace, questi sinceri benefattori della
umanità languente ? Non v'è isola inospita , o scoglio nel
ľ Oceano , che siasi occultato al loro zelo immenso, solo
la terra è mancata alla toro eroica carità . La quale non
perde punto di vigoria per valicare in mari iguoti, per at

) Voltaire, Essai sur les Mocures .


**
212

traversar di Bumi, per sormontar vortici di erte montane ,


per rampicarsi fra massi , per dover percorrere spiagge de
serte . L' acutissimo freddo de' poli , gli ardori della zona
torrida , il fremere delle belve, l'aspetto di tanti mostri,
raddoppia in essi lo zelo . Sereni nel volto , tranquilli nel
cuore, col breviario sotto del braccio, sormontano ostaco
li, vincono opposizioni , traversie, per chiamare alla cono
scenza del Dio quelli che menano i giorni fra le tenebre,
e le cupe ombre della morte , ed ammaestranli ancora ad
ogni buon vivere civile . In tutti uno è il pensiere, una la
brama d'incivilire cristianamente que popoli, o di morire .
E si, che spesso ne muoiono per fame, per spossatezza , o
massacrati e divorati dai selvaggi , ovvero divenuti pasco
lo di uccelli voraçi. Ed ove na religioso missionario incon
tra qualche avanzo del suo fratello , si dà fretta a rendir
a lui i funebri onori, e colmo di santa gioia intuiona nel luo
go un solitario Te Deum sulla tomba , ch' egli scava al
martire . Questi piccioli cenni sulla influenza salutare di mo .
naci inverso l'umanità , possono leggersi nella loro ampiez
za presso lo Charlevoix , Robertson , M. Page, e non po
.chi altri ") . Trovateci ora fra i voluti eroi della Grecia e del
Lazio , o fra i superbi filantropi progressisti, chi tanto ab .
bia intrapreso a bene de' suoi fratelli, o almanco l'abbia
ideato . Chi mai non per ingorda fame di oro, o per stra.
no desio d' imperare , accomiatandosi dalle dolcezze del
la patria , dai suoi , per unico fine di proccurare del vera.
ce hene ai simili, ha volenterosamente esposto la vita co :
me i Religiosi , all'Oceano , alle belve , ai dirupi , alla fa
me , ai disagi , alla pestilenza ? Queste ultime espressioni
ci tornano nella memoria , quel tanto , che fanno i Monaci
nelle miniere , ne' bagni ed in luoghi malsani . Le miniere,
come ognun ben conosce, sono delle caverne profondissi
me scavale nelle viscere della terra , per estrarre l'oro e
l ' argento col sagrificio di tanti negri , che dal rimanente
degli uomini non differiscono che dal colore, e dall' euro
pea barbarie. I quali, condannati a non vedere il cielo, e

") Vedi gli Annali della Propagazione della Fede, passim .


213

vivere, se pur vita quella può dirsi , in una notte perpetua


fra per la gravezza dell'aria , e per i tanti micidiali gas
si che si sviluppano in que ' covili , a breve tratto finisco
no la vita . Chi loro intanto dice parole di conforto e di
pace tra tante durezze ? Chi loro porge aiuto ? Chi confor .
tali alla pazienza ? Chi loro chiude gli occhi nell'ora estre
ma ? Sono i Monaci , che al fondo vi hanno formato fin
anco degli Ospizii o per meglio dire una tomba >
si sepelliscono a cosi apprestare un qualche sollievo a quei
disgraziati . E quali modi poi di favellare possono essere
acconci a mettere in giusta mostra quel bene , che fanno
i Religiosi nel bagno di Costantinopoli ? Scriveva in tali
seosi il p . Giacomo Cachod al p . Jarillon : « Ora si che
ko vinto il timore del contagio , e dopo i rischi corsi, non
credo , se piace a Dio , che morrò di questo male . Esco
del bagno , ove ho somministrato i Sagramenti a ottantadue
individui.Durante il giorno mi parea di pou dover tenere di
cosa alcuna, ma nella notte ne' brevi sonni che mi lascia .
vano godere , mi sentiva lo spirito agitato da mille idee
spaventose . Il rischio maggiore che ho corso , e che forse
correrò in mia vita è stato in fondo di una sentina d'una
caravella di 92 pezzi di artiglieria. Gli schiavi di concer
to coi custodi mi avean fatto entrare verso la sera per
confessarli durante la notte . Fummo rinchiusi secondo il
solito con doppii catenacci. Di venticinque schiavi, ch'io con
fessai, dodici eraso amwalati e tre morirono avanti che io
uscissi.Pensale che aria si respirava in un luogo si rinchiuso ,
e senza la menoma aperlura ! Dio per misericordia mi sal
vò quella volta , e mi salverà inolte altre “ ) » . Portansi pu .
re questi detrattori lungo le sponde del lago Macaraibo
nell'America, se pure loro regge l'animo a dimorarvi po
chi giorni , non dico già per incivilire que' meschini selvag .
gi , ma per mirare quello che fanno i Religiosi a pro del .
la umapilà . Lungo le accennale sponde l'aria regnavi si
grave e malsana, che chi non ha usi i polmoni fin dal
Dascere a respirarla , poco ci vive . Credereste ? Non nan .

) Lett . edif. t . I , p . 23 .
21
ca in ogni sei mesi un religioso missionario , sicuro di non
rivedere più i suoi , nè mancagli un successore, che per:
petua l'eroismo dell’aptecessore ') . E cotestoro vengono bef
feggiati , e si avviliscono , e se ne agogna la distruzione ,
come inutili alle nazioni ? L'umanità sdegnata mette un
grido d' indignazione, si conforta però di veder infine u,
scire glioriosi i Monaci dalla lotta , e che gli avversarii al far
de contine riporteranno il danno e le beffe.
Dimenticarono infine costoro si presto , che i Monaci pro
sciugarono laghi, costrụirono ponti, canali , aperture, co
municazioni di strade ? Dimenticarono ch ' essi trasformaro .
no boscaglie in campi , paludi in pascoli , monti alpestri ,
scogli,dirupi in oliveti e vigue ? Dimenticarono che in ogni
secolo le case religiose furono sollievo alla miseria, scudo
agli oppressi, difesa contro i prepotenti ? 2 ) Dimenticarono

) Chateaubriapd , Genio del Cristianesimo, 1 , IV , Missioni.—


2) « Il sollevar l'indigenza ,dice Hallam (Op. cit. I. c . p . 132-134 )
fu virtù ,onde i monaci si mostrarono generalmente penetrati da
sinceri sentimenti della loro professione .... Gli antichi tempi, se io
non m'inganno, non presentano un solo esempio di queste isti
tuzioni pubbliche, sparse in tutte le contrade dell'Euro.1, e di.
retle al sollievo delle umane miserie. Le virtù de' Monaci pren
devano un carattere ancora più nobile quando eglino costitui.
vansi difensori degli oppressi. Era legge ferma e stabilita so
pra una superstizione antichissima , che 'l recinto di una chiesa
era asilo per gli accusati ..... Quanto questo diritto dlovè ac
crescere il rispetto degli uomini verso le Istituzioni religiose !
Con qual piacere le vittime delle guerre intestine rimuovevano
gli occhi dal castello baronale , terrore e flagello de' vicini , e
volgevauli verso queste mura venerabili, ove il tumulto delle
armi non interrompeva giammai il canto della religione , ne
sturbava il servizio de' santi altari ! La protezione d'un santua
rio non era mai rifiutata . Un figliuolo di Chilperico re di Fran
cia ricoglievasi nel monistero di Tours,il padre minacciò di sac
cheggiare le terre della chiesa, non gli si consegnando il fug
gitivo . L'istorico Gregorio , vescovo di questa città ,rispose a no
me del suo clero , che i Cristiani non potevano rendersi colpe
voli di un atto inudilo anco presso i pagani . Il re tenne la sua
parola , non avendo riguardo alle proprietà della Chiesa , ma
non oso violare i privilegii di lei » .
113

che quando il morbo asiatico desolava le amene contrade


italiane , il religioso mettendo ogni altra cosa a non cale, con
volto sereno avvicinavasi al morente, ed asciugava le lagrime
della famiglia desolata ? « E senza cercare esempi in lon
tane contrade , volendo usare le parole qui stesso riferite
altra volta , rivolgiamo lo sguardo alle nostre domestiche
glorie , e vediamo i vantaggi anche materiali recati a noi
da' monaci . Restringendoci alla sola Napoli , la storia ci ha
trasmesso i generosi sforzi dei Certosini in tempo di care
stia , e le larghe limosine versate in mezzo a' poveri in tempi
difficili da' Domenicani, Francescani, Gesuiti e via dicendo .
Que'generosi ospitalieri di san Giovanni di Dio , sono per la
minuta gente angeli del Signore che agitano l' acque della
piscina probatica. L'istruzione gratuita la vedemino praticata
dagli Scolopii, da' Barnabiti , da' Dottrinarii, da'Gesuiti . Infine
i vecchi di mezzo al popolo ricordano ancora piangendo,
che quando schiantate da violenta bufera scomparvero dal
nostro regno le Congregazioni religiose, spesso i miseri do .
mandaron del pane , e non era chi loro lo spezzasse ; e che
ritornati i monaci benchè sprovveduti di que' mezzi che per
innanzi avevano, pure riapparve assai più luininosa la ca
rità verso i poveri % ) » .Che se tali brevi riflessioni non ar :
rivano a scaponire i nemici de' Religiosi , che altro rimane
a dire, se non che la Provvidenza infine vendicherà tanta
infamia col trionfo de' perseguitati, e colla perpetua igno.
minia de persecutori ? GIOSEPPE POLISIERI

*) Ad onore della Nazione Napolitana, non é a lacere che i


nostri Religiosi fecero bella mostra di sé innanzi alla capitale
nel di luttuoso del quindici Maggio , quando molti della Guar
dia Nazionale ebbero salva la vita per la cacità di questi Fra
li . Non sariano stati trucidati certi Guardie della Sezione Vica
ria , -ove i Padri di s . Giovanni di Dio non li avessero celali
De' letti degl'infermi , e cessato il pericolo , loro non avessero
dato amorevole conforto ? E quelli, che stavano presso i PP.
Operarii a . via Toledo , e quelli ch'erano nel convento di S. Lo
renzo , di S. Teresa , nella casa de' Religiosi della Madre di Dio
a s. Brigida , non si misero a salvo mercè dell'aiuto di quei
Religiosi ? Questi tratti di sincero amor fralerno per parte de'
Monaci, certo animeranno la penna dello scrillore, che per gli
avvenire deiterà con spassionatezza la storia dei lempi nostri.
216

Monumenti per l'indipendenza dell' Autorità Ecclesiastica


dal Potere civile *)

ARTICOLO PRIMO

A ' tempi in cui viviamo , avversi in singolar modo alla


Chiesa cattolica , e mentre intorno alle relazioni tra , la Po .
destà Ecclesiastica e la Civile, si nel Foro come nella Scuo
la si mettono innanzi principii ordiuạti ad inceppare, an
zi ad apnientare la medesima ecclesiastica Podestà ; men
tre si vengono fingendo tanti e si speciosi motivi, intessen
do tante e si artificiale combinazioni , che omai non è più
possibile imaginare una causa spirituale e sacra , una biso
gna qualsiasi di Chiesa , nel trattare la quale il potere po .
litico non faccia pressochè interamente dipendere da sè so
lo quel che pure dovrebbesi determinare e risolvere per
l'Autorità ecclesiastica ; mentre per conseguenza vien la
sciato alla Chiesa poco più che un vano simulacro di po
tere, il cui esercizio , la cui efficacia sta invece in mano dei
Governi civili , dimodochè l'indipendenza dalla Podestà ec .
clesiastica vien resa una vana parola; e per la confusione

* ) Quest' articolo e gli altri che lo seguiranno, formano l'In


Iroduzione che il canonico di Gran , Agostino de Roskovani , pose
innanzi a' due volumi della sua opera intitolata: Monumenta ca
tholica ecc . o sia Monumenti callolici per l'indipendenza del
ľ Autorità Ecclesiastica dal Potere civile, pubblicati a Fünfkir
chen ( Ungheria ) nel 1847. Essa contiene un sunto dichiarativo
di tutto il libro , in cui si trovano alla distesa i monumenti ci
tati qui a piè di pagina . L'Amico Cattolico di Milano cominció
a darla in luce , voltandola in italiano, fin dallo scorso anno nel
suo volume XIV ; e noi abbiam ora slimalo esser cosa oppor
lunissima riprodurla colla stampa in questi quaderni. Perciocchè
a tempi si tristi siam venuti , che mentre si vuole tale libertà
in ogni cosa , che non si scosta dalla liceoza , solo per la Chiesa
si ribadiscono sempreppià i ceppi , ne' quali avvinsela una razza
d' uomini che vorrebbe signoreggiarla . ( Nota de' Compilatori.)
217
de' principii a' quali bisogna strettamente attenersi per ri .
guardo ai rapporti fra la Chiesa e la civile società , si ge .
perano ben molti conflitti fra l' uno e l'altro Potere : ci
sembrò cosa opportuna richiamare alla memoria quello che,
dietro l'insegnamento e le massime della Chiesa cattolica ,
vuolsi tener fermo in si grave materia ; e cosi sperimenta
re , quasi su pietra di prova , i principii del Foro e della
Scuola , a confronto dell'insegnamento e dei principii della
Chiesa . E siccome poi ciò che si deve unicamente ritene.
re , giusta la dottrina e il sentimento della Chiesa cattoli .
ca , in proposito de' rapporti fra i Poteri ecclesiastico e ci
vile , e particolarmente in proposito dell'indipendenza del
la Podestà ecclesiastica dalla civile , nel miglior modo si
può apprendere dalle sentenze de' santi Padri , dalle deci.
sioni de' Concilii , dalle Costituzioni e dalle Lettere de' Som
mi Pontefici , non che dalle dichiarazioni degli altri Prela
ti della Chiesa ; cosi è scopo della presenle opera il rac
cogliere, distribuite in periodi determinali , queste sentenze,
decisioni , costituzioni, epistole e dichiarazioni, le quali toc
cano in qualche modo il sopraddetto argomento de' rapporti
fra i due Poleri , dai primi secoli della Chiesa , e nomina
tamente dal quarto in cui queste relazioni incominciarono
a svolgersi, sino ai tempi attuali , aggiungendovi altresi le
rappresentanze più importanti del clero inferiore e le con
fessioni de' Principi stessi secolari e de' Magistrati a favo
re dell'indipendenza , della libertà e dell'immunità eccle.
siastica . Tali insegnamenti e risoluzioni della Chiesa cat
tolica , provocate appunto spessissimo da fatti de' Principi e
de' Magistrati civili , contrarii a' diritti ecclesiastici, sono
per noi come altrettanti Monumenti che allestano l'indi
pendenza della Podestà ecclesiastica dalla civile ; nè solo
ci insegnano nel modo il più luminoso che cosa s' abbia
a ritenere , secondo la doitrina ed il sentir della Chiesa ,
intorno alla detta indipendenza e intorno al mutuo nesso
fra Chiesa e Stato , e ci forniscono moltiplici argomenti a
sostenere e difendere i diritti di quella ; wa riducono altre .
si a ' giusti limiti' i principii nessi in voga dai Politici e
218

Publicisti moderni , non che da alcuni Canonisti, intorno


alla cosi detta suprema ispezione del dominio civile circa
le cose ecclesiastiche, intorno al diritto di cautela , intor
no al placito sovrano e ad altri diritti che si propongono
come altrettanti diritti maiestatici de' Principi, concernen
ti le cose sacre ; e dimostrano pure che molti de ' così no .
minati diritti concernenti le cose sacre , non si esercitaro .
no da ' Principi se non perchè la Chiesa vi fu connivente
o li tollero per saggie convenienze; che altri di essi dal
la Chiesa stessa benigna madre furono loro conceduti in
premio e ricambio dell'avvocazia da loro prestata alle chie .
se particolari ; che , in ispecie , il diritto che si appella di
suprema ispezione, il quale del resto non è conciliabile col
la indipendenza della Podestà ecclesiastica , è pura inven
zione del secolo XVI originata dal sistema territoriale che
infrapse tutti i confini segnati dall'autonomia ecclesiastica ;
finalmente che il diritto di cautelarsi e quello di placitare ,
vennero introdotti non tanto a prevenire alcun danno che
venir possa alla Republica civile, quanto più tosto a im
pedire e disturbar l' esercizio della sacra Podestà, e discor
dano da ogni analogia di diritti.

PRIMO PERIODO

Da Costantino Magno imperadore a Carlo Magno impe.


ratore . Dal secolo IV all'VIII

$ 1. Detti e fatti de' Vescovi e de' santi Padri per l'indipendenza ,


la libertà e l'immunità ecclesiastica

I reggitori delle Chiese , i Padri che fiorirono in questo


primo periodo, combatterono con singolare fortezza d'ani
mo e costanza per la libertà e l'immunità della podestà
ecclesiastica nelle cose della religione : ciò fecero, primie
ramente contro Costanzo imperatore tutto addetto agli a
riani, il quale, nella causa di sant' Atanasio fortissimo di .
fensore della verità cattolica , aveva trapassato i limiti del
poter suo . In ispeciale maniera, Osio vescovo di Cordova ,
nella memorabile sua epistola a Costanzo Cesare , si fa ad
219

insegnargli, di non immischiarsi negli affari e giudizii ec


clesiastici, e più tosto di apprenderli da'vescovi. Con non
minore costanza contesero nella causa sopraddeita , per la
cattolica verità , i vescovi s . Atanasio d'Alessandria , s . Eu .
sebio di Vercelli , Lucifero di Cagliari, s . Ilario di Poitiers,
Leonzio di Tripoli nella Libia ; dichiarando eglino tutti ma
nifestamente e con franchezza all'imperatore Costanzo , che
niuna parte ha l'impero secolare ne ' giudizii e concilii dei
vescovi ; che a' giudici civili non ispelta se non . la cura e
il disimpegno degli affari dello Stato ; che l'imperatore reg .
ge la cosa militare e politica , e che per questo medesimo
non può prescrivere ai vescovi quello che è di pertinenza
dei vescovi soli " ) . Che poi anche Liberio papa abbia ado
peralo un libero favellare coll' imperatore Costanzo e col .
l'ambasciatore di lui, e che abbia apertamente dichiarato ,
essere cosa aliena dalla tradizione de' Padri che l' Impera
tore, negli affari strettamente ecclesiastici, si arroghi co .
mando , ed essere grandemente a desiderarsi che i concilii
vengano celebrali lungi dal palazzo, e che il timore di Dio
e le istituzioni apostoliche vi bastano a tutto ; ce n'è ga.
rante . s . Alanasio %) .
San Gregorio Nazianzeno dichiarava con intrepidezza che
i Principi ed i Prefetti, non meno di tutti i loro subordi.
Dati , erano soggetti al tribunale e all'autorità de' vescovi,
in quanto son parte della greggia di questi. San Basilio a
Valente imperatore che incalzava una professione ariana
di fede, « L'obbedienza dovuta al principe, rispondeva , ces
sa , dove alla legge divina si oppone ') ) .
Sant'Ambrogio , modello di un vero vescovo , per insigne
maniera difese l'autonomia e la disciplina della Chiesa si
nell' epistola a Valentiniano II imperatore, nella quale con
molti argomenti rivendica alla potestà ecclesiastica il dirit
to d'esame e di giudizio nelle cause de'sacerdoti e de've
scovi ; e si nell' occasione in cui scomunicò Teodosio Ma
gno imperatore a motivo della strage di Tessalonica , sul

1) Monum: 1-5.-?) Monum . 6-8 .-*) Monum . 9-10.


220
quale argomento scrivendo distesamente alla sorella Mar
cellina , facondamente dimostra, all ' imperatore appartene
re i palazzi , non le chiese; un imperator ' pio , come figlio
della Chiesa , dover lei richiedere d' aiuto , non farsi con.
tro di lei , finalmente dovere il sacerdote , anche al cospet
to dei re , liberamente esporre il proprio avviso " ) .
San Giovanni Crisostomo , commentando il fatto del re
Osia nel Vecchio Testamento , ove narrasi com ' egli var
casse la barriera che lo separava dal tempio , vi entrasse ,
si schiudesse innanzi il Sancta Sanctorum , e, quasi ne &
vesse autorità, presumesse bruciarvi incenso ; svolse mae
strevolmente questi principii : Il trono regale aver sortito il
governo soltanto delle cose terrene ; all'incontro , il trono
sacerdotale essere d'origine celeste, ed essergli data au.
torità di pronunciare nelle cose che spettano al cielo , e lo
stesso regale Capo essersi sotto questo rispetto assoggettato
alla mano del sacerdote ; questi aver incarico di correggere,
di liberamente ammonire, d'infrenare e di costringere ) .
Sant'Agostino in due epistole a Gennaro ( 54. ° e 53. *
giusta l'edizione maurina afferma che le costituzioni e le
leggi disciplinari emanate , dopo la morte degli Apostoli,
da' romani Pontefici e da' Concilii , derivano dalla sola au
torità della Chiesa , qual fonte legittimo ed originario dirit
to ; ed altrove , melte in ciò il massimo della gloria cui pos
sono arrivare i re della terra, se sostengano coll' autorità
loro le disposizioni prese dalla Chiesa in conformità dei dio
vini comandamenti, le quali contribuiscono alla dilazione
del culto di Dio ; rendendo cosi ancella alla maestà divi.
na la stessa Juro podestà . *) .
Gelasio papa , come in più luoghi , cosi particolarmente
nelle Lettere indirizzale all'imperatore Anastasio , con liber.
tà veramente apostolica determina i limiti ed i doveri del
le due Podestà , la regia e la pontificale; e pronuncia , che
i Principi medesimi devono sommettere divolo il capo ai
Prelati ove si tratta della dispensazione delle cose divine:

') Monum . 11.12.-) Monum . 13.- ) Monum . 14-15 .


221

della causa poi di Acacio ch ' egli avea seomunicato , ma


che si sosteneva mercè il favore di Cesare, con lettere se .
vere a Fausto prefello cesareo e con altre ai vescovi a 0.
riente e della Dardania mantiene vittoriosamente il proprio
diritto , dichiarando che la Podestà secolare deve appren .
dere dai vescovi , e principalmente dal Vicario del beato
Pietro , quali cose siano per natura divine; che, negli af
fari di religione , l'intero e definitivo giudizio è presso la
Chiesa; che nessun altro mai , tranne di questa, ha porta
to giudizio intorno ai vescovi ; che i Principi cristiani so
gliono obbedire ai decreti ecclesiastici , non mettere innan .
zi l'autorità loro ' ) .
Felice III papa , appena assunto al supremo Pontificato,
scrisse all'imperatore Zenone , ammonendolo fra le altre
cose : Nelle cause di Dio doversi seguire , non la regia vo
lontà , ma l'istituzione della Chiesa ? ) . Non altrimenti Fa
condo di Ermiana parlando in una sua scrittura d' esso Ze .
none , avverie egregiamente , che il potere civile può ben
si violare i diritti della Chiesa , ma che giammai per que
sto ne acquista alcuno sopra le cose spirituali; e che è as
sai meglio per lui il tenersi ne' limiti suoi ).
San Gregorio Magno papa , portando in esempio a Mau
rizio imperatore Costantino Cesare , lui eccita a render si
milmente onore ai sacerdoti “) .
Gregorio Il papa , in due lettere ' a Leone Isauro impera
tore, nemico delle saere imagini, con gravi parole lo e
sorta a riconoscere il domma cattolico ; e insieme spone fa .
condamente , come appartenga solo alla podestà pontifica
Je il portare definizioni dommatiche , e come sia negato a.
gli imperatori di ispezionare le Chiese o di attribuirsi le e
lezioni nel clero ).
San Giovanni Damasceno , luminare della Chiesa Orien .
fale al secolo VIII e gagliardo oppugnatore degli icono
clasti , fa liberamente passare sotto la censoria sua verga

") Monum . 16-20 . - 2) Monum . 21.— ) Monum . 22. — 4) Mo


num . 23.- ) Monum . 24 25
222

gli alli di Leone imperatore nella causa delle imagini , e


ricisamente gli dichiara: « Non per cesarei editti ammini
strarsi e goverparsi la Chiesa , ma per le istruzioni e le
regole de' Padri di lei ' ) » .

$ 2. Canoni e Decreti de' Concilii a difesa della libertà


ed immunità ecclesiastica

Dei Concilii celebrati in quest'epoca, molti, sotto pena


di scomunica , vielarono che le cause dei chierici si trat
tassero sei fori secolari , o che i chierici fossero chiamati
in giudizio da magistrati secolari , o che chierici condan
pati in fori ecclesiastici interponessero appellazioni a foro
secolare. Sono da citarsi precipuamente del Concilio di
Calcedonia ( Ecumenico IV ) il canone 9 ; del Conc . Il di
Arles il canone 8 ; del Conc . di Vannes ( Venetum ) il ca.
none 9 ; del Conc . di Agde ( Agathense ) il canone 8 ; del
Conc . IV di Orléans ( Aurelianense ), il canone 20 ; del
Conc. I di Mascon ( Matisconense ) ' i canoni 7 e 8 ; del
Copc. II i canoni 9 e 10 ; del Conc . V di Parigi i cano
ni 3 e 4 % ).
S 3. Delti e fatti degli imperanti civili a tutela dei diritti
della Chiesa

In questo periodo gli stessi civili imperanti riconobbero


in vario e cospicuo modo l'autonomia della Chiesa , e la
libertà e indipendenza della Podestà ecclesiastica nelle co
se spettanti a religione. Chè risalendo sino a Costantino Ma
gno imperatore , troviamo , aver egli nel Concilio Niceno I
ricusato di portar giudizio intorno a' vescovi , asserendo che
questi, stabiliti giudici dallo stesso Dio , ricevettero pode
stà di giudicare il medesimo Cesare . In altra occasione poi,
secondo che narra Sozomeno , esso Imperatore dichiaro , in
nessun modo a sè appartenere la ventilazione di cause che
si agitavano tra vescovi accusantisi l'un l'altro . E nella
causa de' Donatisti , i quali dal giudizio de' Prelati appel

' ) Monum . 26. —2) Monum . 27 .


223

lavano a quello di Cesare, scrivendo egli ai Padri del Con


cilio d'Arles, con eloquenti parole e con senso d'indegna
zione rispinge siffatta appellazione, dicendo : « doversi sta
re al giudizio de' vescovi , come se per essi avesse giudi.
cato il Signore » . In altra circostanza finalmente, volendo
dare efficacia alla giurisdizione de' vescovi mercè l' appog.
gio della cesarea autorità , dispose , perchè fosse preso ad
eseguire quanto fosse stato deciso per loro giudizio " ) .
Valentiniano I attaccato alla fede cattolica , secondochè
ci riferisce Sozomeno ?) , così rispose ai vescovi d'Oeciden
te che gli chiedevano di potersi radunare in sinodo : « que
sto non riguardare a lui nella qualità sua di laico , ma es .
sere libero a ' vescovi di tener adunanza '» . Nell'occasione
che s . Ambrogio fu elello vescovo di Milano, il summen .
tovato imperatore , come Teodoreto racconta " ) , dichiaro
a' vescovi : « l'affare delle elezioni essere di loro spettan.
za assai più che di sua » : ad Ambrogio poi che, già elet
10 , riprendeva molti atti de' magistrati , fece inteso , piacer
gli in un vescovo questa libertà di ammonire : finalmente
rispinse un' appellazione a Cesare fatta da un vescovo de
posto in un Sinodo “) .
Teodosio Magno, in un editio concernente i giudizii dei
vescovi , dichiarò che le cause ecclesiastiche spettano al
tribunal vescovile, non al secolare, e per autorità di quel
lo si devono decidere ; e che le accuse contro i cheriei
convien portarle innanzi ai vescovi ).
Onorio , scrivendo con forti modi al fratelló Arcadio nel
la vertenza di san Giovanni Crisostomo ch'egli avea cac .
ciato in esilio , severamente lo rimproverò perchè non a.
vesse permesso , che una causa di religione che si agitava
tra vescovi fosse risoluta pel giudizio de' vescovi , e, fra
gli altri , del Romano; e altresi perché avesse costretto a
lasciar la vescovile sua Sede il Crisostomo , il quale non
era stato convinto di colpa ne innanzi a legittimo tribuna
le , nè conforme alle norme canoniche 9) .

") Monum . 38-41.-? ) Stor . Eccl. lib .VI.c.7 . - ) Stor . Eccles.


lib IV ,c.6 . -4) Monum.42-45 , - ) Monum . 46.- ) Monum.47-48 .
224
Teodosio II e Valentiniano III annullarono. i decreti pro
mulgati del tiranno Giovanni contrariamente ai privilegi
de' cherici, affermando essere fuor d'ogni dovere , che, gli
investiti di un ministero divino siano sommessi all' arbitrio
di potestà temporali . E nel nominare un lor commissario
al Concilio Efesino, posero nelle sue istruzioni, ch'egli a
resse ad invigilar solamente all'ordine esteriore , ma non
immischiarsi nelle deliberazioni de' Padri ' ) .
Marciano , nel Concilio Calcedonese , non esito a dichia
rare a ch'egli interveniva al Concilio , non a spiegarvi al .
cun potere , ma solo , dietro l'esempio di Costantino, a da .
re appoggio alla fede cattolica ) .
Giustiniano non solamente sostenne con suo editio l' au ·
torità de' Vescovi nelle procedure per dentti di chierici , ma ,
in generale , professò la dovuta venerazione alle leggi ed
ai canoni della Chiesa , sanciti ne' qualtro sacri Concilii e
cumenici, e volle che avessero forza, aggiugnendovi la ci .
vile sanzione ).

SECONDO PERIODO

Da Carlo Magno imperatore sino al Concilio Tridentino .


Dal secolo VIII al XVI

S 1. Canoni e Decreti dei Concilii a favore della libertà


ed immunità ecclesiastica

I Concilii del secolo VIII e IX promulgarono costituzio :


ni memorabili , specialmente sul diritto della nomina dei Pre
lati , sui giudizii ecclesiastici , e intorno al dovere di ogni
Jaico di obbedire agli statuti della Chiesa. Cosi la Sinodo
Generale VII , can . 3 , la Sinodo Generale VIII , can . 12
e 22 , difesero cosi caldamente il diritto di eleggere i Ve .
scovi come proprio della Chiesa , che stabilirono , doversi
deporre non solo , ma scomunicare quelli che venissero e .
lelti a Prelati dai Principi sia per titolo di potere , sia per
tirapnia ; la Sinodo poi d'Arles Vi , can . 4 , decreto , ap .

") Monum. 49-50 . —2) Monum . 51.-) Monum . 52-54 .


223
partenere non ai laici , sibbene ai Vescovi quali Ordinarii
il giudicare i sacerdoti ; il Concilio di Magonza, nel can .
8 , ed il III di Tours, can . 33 , decretarono , che il domi.
nio delle cose della Chiesa è tutto dei Vescovi , e che ai
laici non appartiene in ciò che di ubbidire ' ) .
Nel secolo XII le Sinodi Nazionali di Gran in Unghe
ria , tenute negli anni 1103 e 1114 , vietarono che un chie .
rico fosse tratto al foro civile da un giudice secolare , e
vi si trattasse un affare ecclesiastico , dimenticato il vesco
vile giudizio , dichiarando , che sulle Chiese ha diritto il so
lo Vescovo "?); il Concilio I di Laterano, can . 4 , pronun
ciò che ogni ecclesiastico affare appartiene al Vescovo %);
il II Concilio Lateranese, can . 2 , proibiva che fossero dai
laici possedute le decime della Chiesa ; al can . 25 poi vie.
tava con minaccia della massima pena di ricevere i bene
ficii ecclesiastici dalle mani dei laici 4 ) ; il Concilio di Reims,
can . 5 , impose ai Vescovi e Prelati di disporre a norma
de' sacri canoni intorno a ciò che sia ecclesiastico e spi.
rituale, anche malgrado le opposizioni de' laici ® ) ; il Con .
cilio di Tours al can . 3 limitò la connivenza dei Prela.
ti , che avevano lasciato usurpare dai laici le decime , ed
altre cose di tal genere 6 ) ; il III Concilio di Laterano al
capo 19 , mentre detesta il carico di pesi addossati alle Chie .
se dai secolari magistrati, e l'usurpazione di ecclesiastici
diritti altentata dagli stessi laici governatori delle città , vie.
tò , solto pena della scomunica, e l'uno e l'altro delitto ');
il Concilio Dalmatino al capo 5 e 8 non meno vietò sot
to pena di scomunica di tradurre un chierico a tribunale
straniero , ed ai chierici di accettare da mani laiche un be
nefizio ecclesiastico ) .
Con eguale fermezza difendeano la libertà e l'autorità
della Chiesa i Sinodi del successivo secolo , il XIII . Cosi
il Concilio di Avignone al capo 7 ed - 8 , vietò severamen .
te ai laici l'esigere imposte ( indebite ed arbitrarie ) dal

1) Monum.55-60 —2) Monum 61-64.—" ) Monum . 65.- 4) Moa


num. 66-67. -) Monum . 68. - º; Monum . 69.-) Monum . 70.
- ) Monum. 71-72 .
Rac.REL . VOL.XVI. 16
226
le persone ecclesiastiche, e l'ingerirsi nelle nomine dei Pre
lati ") ; il Concilio IV di Laterano al cap . 23 , raffrenó l'in .
fluenza del potere secolare nelle nomine; al cap . 42 e segg. ,
commendó ai chierici non meno che ai laici di rispettare
i diritti e confini d' ambe le podestà; vieto che dalle per
sone ecclesiastiche si esigesse il civile giuramento di fe
deltà ; con nuovo decreto rafforzò l'ecclesiastica immunità
in genere ); il Concilio di Reims, ai can . 5, 14 , 15, in .
flisse pene caponiche ai civili Magistrati , che all'insaputa
del Vescovo condannassero i chierici a pene civili , o co
munque li citassero a tribunale * ); il Concilio di Colonia ,
al capo 7 , rivendicò al clero il diritto di fare il proprio te.
stamento; al cap . 9 e segg . intimó la pena della scomu.
nica e dell'interdetto a quei giudici secolari, che al pro
prio tribunale citano un chierico , o frastornano l'esercizio
della ecclesiastica giurisdizione *) ; il Sinodo Viennese in
Austria , cap . 3 , con ogni severițà yieto ai laici l' occu .
pare o ritenere i beni delle Chiese , e al cap . 7 confermo
alle persone ecclesiastiche il diritto delle decime) ; il Si
nodo Rituricense .( di Bourges ), al cap. 5 e 15, ai retio
ri civili sotto minaccia delle canoniche censure vieto qual.
sivoglia tentativo di attraversare l'esercizio della ecclesia.
stica giurisdizione ; inoltre al cap . 11 proibi che si faces
sero e promulgassero civili editti a danno della ecclesia
stica libertà , e comando che i Vescovi locali costringesse.
ro ad annullare simili editti chiunque ne fosse stato l'att.
jore ®) ; il Concilio di Buda celebrato l'anno 1279, dife
se egregiamente in molti capi la libertà e l'autorità eccle.
siastica contro i laici usurpatori ed invasori , mentre al ca.
po 15 dichiarò proprio del sacro ecclesiastico Potere il con.
ferire i benefizii; al capo 24 interdisse alle persone eccle.
siastiche l' implorare il braccio secolare; al capo 49 proi.
bi solto pena di scomunica ai laiei di occupare i patrimo
nii dei Prelati morti; al capo 51 dichiarò la vera idea del

") Monum . 73-74. * ) Monum . 75-78. — ) Monum , 79-81 . -


* ) Monum . 82-85 . ) Monum . 86-87 .-- ") Monum . 88-90 .
227
giuspatronato; al capo 37 raccomando ai giudici secolari
di prestare, dove occorresse , aiuto a ' giudici ecclesiasti
ci , e a questi poi di prestarsi mano vicendevolmente per
difendere coi mezzi canonici la giusta e legittima autori
tà del civile Potere ; al capo 58 stabili che non venisse po .
sto verun impedimento ai giudizii ecclesiastici , e agli ap
pelli fatti ai giudici superiori, e massime alla Sede Apo
stolica , e sia colpito di interdetto ecclesiastico il Re stes
so che vi si opponga ; al capo 59 comandò che si conser
vassero illesi del tutto i privilegi e le immunità ecclesia
stiche, e che i civili Magistrati non potessero imporre ve
run pesó per alcuna prestazione, da cui l' antichità vene .
rabile sottrasse le Chiese; finalmente al capo 69 eccitò se
riamente chiunque a prestare l' onore dovuto alle Chiese
e persone ecclesiastiche , e vietò che venissero sotto qua
lunque titolo impedite nell'esercizio della propria giurisdi.
zione, e nel possesso dei beni ' ) .
Nel secolo XIV il Concilio di Cambray decreto , che il
punire i delitti de' chierici non è provincia del potere ci.
vile , e non compete a questo l' impedire ai chierici una
lite nel foro ecclesiastico , o un appello ai giudici eccle
siastici ordinarii o delegati ; inoltre fissò che si dovessero
scomunicare tanto i laici che addossano pesi gravi ai chie
rici , quanto le persone ecclesiastiche le quali, senza il per
messo della Sede Apostolica, imprudenti sottomettonsi a
servità laicali ') ; il Concilio di Presburgo al capo 2 ful
mipò l' anatema contro gli ecclesiastici che spalleggiano i
laici a danno delle Chiese o col consiglio , o con aiuto , o
con protezione; al capo 3 poi , sotto minaccia d'inabilità
a qualsivoglia beneficio od officio , vietò l'accettare un sa
ero beneficio da mano laica ' ) ; il Concilio d'Avignone,
a difendere la libertà ed indipendenza delle ecclesiastiche
sentenze, fermò che un giudice secolare non citi al suo
tribunale un chierico, nè un padrone temporale in qual
sivoglia modo attraversi l'esercizio della sacra giurisdizio
de a' Vescovi “); lo che vien confermato cosi dal Concilio

“ ) Monum . 91-97.- ) Monum . 98-100.- ) Monum. 101-102.


- ) Monum . 103-105 .
228

Silvanettense al ean . 7 , come dal Coneilio di Compiegne,


aggiungendosi, che vengano sospese le persone ecclesiasti
che le quali assoggellano sé stesse e le loro cose alla giu
risdizione di alcun signore temporale, ma gli usurpatori o
disturbatori della ecclesiastica giurisdizione siano pubblica
mente denunciati nelle Chiese ') ; anche il Concilio di Lon
dra con appositi decreti salutevoli frenò l' audacia e teme.
rità di coloro che si oppongono all'uso dell'autorità eccle
siastica, e la di lei libertà profanano, mentre specialmen
te protesto contro l'abuso di chi , posto io non cale l'of
fizio dei Giudici ecclesiastici , voleva , con un salvacondot.
to civile, liberare dai processi gli scomunicati dal foro ec
clesiastico ; il perchè quel Concilio dichiara , che , quanto
alle cose soggette alla ecclesiastica giurisdizione, debbano
i laici obbedire, e la stessa Regia Potestà deve col rigore
delle sue leggi civili punire i contumaci all' autorità della
Chiesa )
Nel secolo XV la Sinodo di Costanza non solo condan .
nò le eresie di Giovanni Wicleffo, e di Giovanni Huss
diffusi contro la genuina dottrina della Chiesa intorno alla
sacra Potestà, specialmente queste: che un chierico può da
una sentenza del Vescovo appellarsi al Re, senza che il
Prelato scomunicare lo possa ; che i signori temporali a lo
ro talento possono impadronirsi dei beni della Chiesa per
cagione delle colpe commesse dai possessori di questi; che
l'Autorità Pontificia è figlia del Cesareo Potere : ma inol .
tre con un decreto speciale della sessione XIX emanato ,
rinnovò è confermò, siccome altri oggelli , cosi anche gli
statuti del Concilio di Laterano circa il mantenere intatta
la libertà ed indipendenza della Chiesa ? ) . Il Concilio Pa
rigino ( detto Senonense ) al cap . 30 e 37 colpi dell'ana.
tema quelli che impediscono il trattare le quistioni eccle
siastiche appo i tribunali sacri “) ; il Concilio di Frisinga
nel cap . 3 derivò dal diritto divino il privilegio del foro ec

") Monum .106-108.- ) Monum . 109-112.-) Monum . 113-115 .


4) Konum . 116-117 .
229

clesiastico; al cap . 13 richiamò i difensori ed avvocati a di .


fendere i diritti della Chiesa , non a distendere la loro in .
fluenza a danno della primitiva istituzione del Giuspatro .
nato ; al cap . 14 vieto ai Prelati di fare prestazioni per fi .
ni puramente civili , se non oltenuta prima licenza dalla
Sede Apostolica ' ); il Concilio d'Angiò al cap . 13 di bel
nuovo confermò i decreti degli antecedenti Sinodi contro
chi invade i beni della Chiesa , e chi pretende giuramen
to dalle persone ecclesiastiche, e chi promulga leggi con
iro la libertà ecelesiastica %) ; il Concilio di Sens con se .
rie parole esorta i Prelati a difendere con tutta lena i di
ritti della Cbiesa contro i laici , e ad opporsi di fatto co
me un muro per la casa di Dio ') .
$ 2. Lettere e Costituzioni de' Sommi Pontefici a favore
della libertà della Chiesa

Molti sono , e del certo insigni, pur quei monumeoli a


favore della libertà ed indipendenza dell' Ecclesiastico Po .
tere , i quali possiamo ricavare dalle Costituzioni de' Sowe:
mi Pontefici emanate in questo periodo , e dall' apposile
loro Lellere mandate tanto ai Prelati delle Chiese , quaq
to a Personaggi Reali : nelle quali cioè i Sommi Pontefi .
ci ora esortavano i Prelati a difendere con coraggio ed in
trepidezza i diritti della Chiesa, ora ricordavano ai Prin
cipi con apostolico tenore e liberamente gli stessi diritti ;
ora annullavano i decreti di Principi secolari, perché de
creti contrarij alla indipendenza ecclesiastica; ora conce
devano a Personaggi Reali diritti cospicui , e maggiore in .
fluenza delle cose della Chiesa , perchè eransi resi beneme .
riti a favor della Chiesa , e con ciò dimostravano , che quei
diritti che la turba de' moderni Politici e la scuola dei Ca.
ponisti suole ascrivere ai dirilti cosi deui di Maestà in .
torno alle sacre cose , in origine sono l'effelto della so.
la generosità della Cbiesa .
Nicolao I , nella sua lettera treutesima seconda diretta

') Monum . 118-120.-) Monun. 121.– ) Nonum . 122 .


230

ai Vescovi adunati a Convicino , mirabilmente svolge colle


testimonianze di Innocenzo e Gregorio suoi predecessori :
doversi con parsinooia negli affari ecclesiastici far uso del
le imperiali leggi, secondochè ponno essere contrarie alla
evangelica e canonica legge; le civili leggi non essere sue
periori alla legge divina, nè i diritti ecclesiastici poter es
sere infermati da sentenza imperiale ? ) . Lo stesso in una
lettera diretta all'imperatore. Michele, dopo la sentenza da.
ta da questo a danno del Patriarca Costantinopolitano l
gnazio , ricorda a Cesare chiaramente i confini del suo po
tere , il quale, coll' esempio di parecchi imperatori, fa ve.
dere non essere stato dato a lui perchè si ingerisse nelle
cose di Chiesa , o perchè decidesse in affare di religione ).
Stefano VI al Cesare Basilio, dai raggiri di Fozio ingan
nato, e colpevole d' una lettera insolente alla santa Sede,
rispose: la dignità Apostolica non essere alla regia Potestà
soggetta ; anzi lo stesso Cesare , quaľ altra delle pecorelle
dell' ovile del gregge del Signore, dover essere soggetto
alla Chiesa Romana con tuttà venerazione :) .
Silvestro Il a Stefano I re d'Ungheria, in guiderdone
ai distinti di lui meriti per la conversione del suo popolo
alla fede cristiana e per la Chiesa ivi fondata , concesse il
diritto esimio di farsi portare la croce avanti come distin .
tivo di Apostolato , inoltre il privilegio di disporre ed or
dinare delle Chiese quale vicario dell' Apostolica Sede, tra
smissibili anche nei legittimi di lui successori 4j .
Gregorio VII, dopo avere fulminato di scomunica En
rico IV imperatore a cagione dei molti delitti a danno del
la Chiesa di Dio , con apposite lettere dirette ai Vescovi di
Germania siccome li ammoniva intorno al vero spirito e
fine di cotale scomunica , cosi li esortava di più a vedere
di richiamare con ogni impegno l' Imperatore a più sano
partito , e a riconciliarlo alla Chiesa , specialmente ricor.
dando a Cesare, di non voler credere la santa Chiesa di
Dio dipendente come ancella dall'Impero, e di non mac

") Monum . 123.- ) Monum . 124.- ) Monum.125 . ) Monum . 126 .


231

chinare a danno della libertà della Chiesa , ma io vece se.


guire l'insegnamento dei Santi Padri ).
Pasquale 11, alla imitazione dei predecessori Gregorio
VII , ed Urbano II , pugnò da forte contro l'abuso commes
so dal Potere civile nella investitura dei Vescovi , e con
apposite lettere in tale argomento ad Anselmo Cantuarien .
se , ad Enrico V imperatore e ad Enrico re d'Inghilterra ,
chiaramente dimostrò, venir oscurata la gloria della Chie .
sa dalla mano civile che consegna i distintivi pastorali , ve
nir diminuito il vigore della disciplina e calpestata tutta
religione, e pretendersi temerariamente da un laico quan
1o ai soli sacerdoti compete ; essere poi inconveniente, e a
ragione meritevole di pena in forza delle canoniche leggi
autiche , se taluno accetti un beneficio ecclesiastico da ma .
110 secolare. Specialmente nella lettera diretta ad Enrico
re d'Inghilterra, con assai testimonianze della santa Scrit .
tura , dei Padri, non che degli stessi Imperatori, fa vede
re , esser il Signore la porta , per la quale si debbe entra
le nella Chiesa , e quelli che vi entrano a nome de' Re non
essere pastori; appartenere ai Re le corti , ma non avere
essi diritto imperiale su ciò che appartiene a Dio ; allora
più sicuri e gloriosi essere i mogarchi sul soglio , quando
nelle loro monarchie regni l'autorità divina %).
Alessandro III avverte da padre Egrico re d'Inghilter
ra , che al polere della Chiesa lasci dare sentenze intorno
alle persone e cose ecclesiastiebe '); fa sentire poi ai Ve .
scovi della Svezia , che contro gli abusi del civil Potere
nel conferimento e nella investitura dei benefizii, cosi pu :
re nel giudicare intorno alle sacre cose , oppongansi muni
li delle regole dei santi Padri come di armi, dalle quali
apparisce essere proibito assolutameate ai latci conferire
beneficii ecclesiastici o disporre di quelli per alcun titolo,
cosi pure il condannare i chierici nel foro civile “) .
Innocenzo III ad Alessio imperatore d'Oriente, il qua

') Monum . 127-128 . -2) Monum . 129. 131. - ') Monum . 132.
-4) Monuin . 133 .
232

le da quelle parole di Pietro --Siate soggetti ad ogoi uma.


na creatura , al Re come sovreminente ecc.- si argomen .
tava di dedurre la preponderanza dell'impero sul sacerdo .
zio , sviluppo non pochi argomenti a vantaggio della pre
minenza della dignità sacerdotale, e attese a persuadere
l'Imperatore di soffrire in pace , se il Sommo Pontefice gli
fornisse opportuni avvisi , avvegnachè sia dovere dei Pon
tefici di riprendere e sgridare non solamente gli altri , ma
gli stessi Re ed Imperatori, dacchè il Signore non pone ve .
runa differenza tra queste e quelle pecore , ma tutte le af.
fidò a Pietro ed ai di lui successori da pascere ' ) . Lo stesso
Innocenzo per diritto di supremazia cassó , siccome in gene
rale tutte le costituzioni dai laici promulgate contro le leg.
gi e i canoni, così in particolare il decreto di Enrico im .
peratore , intieramente opposto alla libertà della Chiesa : cioè ,
che non fosse lecito a veruno , sia in vita sia in morte ,
lasciare alle Chiese alcun avere ? ) .
Gregorio IX , deplorando parecchi abusi e la oppressio
ne dell ' ecclesiastica libertà per colpa di giudici secolari ,
massime poi perchè si richiamassero al tribunale dei giu
dici secolari le cause matrimoniali , e si sciogliessero ma
trimonii da tribunal secolare , per lo che si dovette dall'Ar
civescovo di Strigonia sottoporre all'interdetto quel Regno,
con paterne maniere esorta Andrea II re d'Ungheria , on
de ripari agli abusi , e adoperi di far eseguire quanto il
Legato della Sede Apostolica vorrà per tal fine stabilire *) .
Lo stesso Gregorio , essendo nella Navarra invalso il co
stume basalo su di un decreto del Re di Francia, che le
persone civili non venissero costrette a rispondere ai Giu .
dici ecclesiastici nel foro ecclesiastico , anzi i Giudici ec
clesiastici che avessero intimata la pena di scomunica contro
i contumaci, venissero obbligati a richiamare tale sentenza
mediante la confisca dei beni , quel Pontefice con autorità
apostolica richiamò quel Monarca ad abolire tal costume si
memico dell'Autorità sacra 4).

*) Monum . 134. — ) Monum . 135-136 . - 5) Monum . 137.


“) Monum . 138 .
233

Urbano IV , col mezzo di lettere dirette ai Vescovi del


la Spagna e dell' Irlanda , vivamente scagliossi contro l'a .
buso , onde avveniva che talun ecclesiastico in materie spiri.
tuali ,abbandonando il foro suo competente , ricorreva a seco
lar tribunale ,implorando a suo favore sino lettere dal Re ) .
Giovanni XXII si oppose ai molti errori del Padovano
Marsilio , il quale difendeva Lodovico imperator della Ba.
viera immerso in una disputa viva colla Sede Apostolica ;
errori circa la relazione tra la Chiesa e lo Stato , special
mente quasi Cristo , pagando il tributo per sè e per Pietro,
abbia ciò fatto per necessità, non abbia concesso a Pietro
veruna distinzione sugli altri Apostoli, non abbia destina .
to alla Chiesa veron capo , verus vicario ; di poi quasi sia
di diritto imperiale, che il Papa venga eletto o deposto,
che tutti i sacerdoti ( compresi anche i Vescovi ) siano e
guali per istituzione di Cristo , tra loro distinti solamente
per quella prerogativa di potere che loro diede il favore
di Cesare , ma ritrattabile ad ogni momento ; nè a tutta la
Chiesa competa il diritto di punire con mezzi coaltivi , se
non per privilegio sovrano ? ) .
Martino V severamente proibi di trattare le cose spiri.
tuali ed ecclesiastiche ai fori civili , e detestò assai il fat
to dei Prelati e dei Sacerdoti, che affidando un ricorso al
civil Polere , osavano di portare ad orecchie secolari la co
gnizione delle cause ecclesiastiche ).
Pio Il convinse con apposite ragioni Lodovico XI re di
Francia a rivocare la Costituzione Prammatica troppo dan
nosa alla Romana Sede, costituzione - figlia della ribellione
e dello scisma, ed a promettere al Sommo Pontefice tulta
venerazione in quanto alle cose spirituali 4) .
Sisto IV vieto solto pena di scomunica, che nell' Ingbil.
terra e nel Paese di Galles i chierici venissero accusati e
giudicati alla presenza dei giudici secolari 5 ) .
Innocenzo VIII esortò Giovanni II re del Portogallo a

*). Monum . 139-140.- ) Monum . 141 . - ) Monum . 142 .


—") Monum . 143-144 . -5) Monuin . 145 .
234

ritrattare gli editti del placilo regio opposti alla libertà e


indipendenza del sacro Potere ' ).
Leone X dapprima vieto , dietro l'approvazione del sa .
cro Concilio di Laterano , che venissero dai Principi seque
strali o in altra guisa detenuti od occupali i frulli e pro
venti delle Chiese % ) ; di poi condannò la Sanzione Pram .
matica di Francia , sanzione già abolita dal re Lodovico
II , ma di nuovo richiamata nell' adunanza di Berry ? ) , e
stipuló un concordato col re Francesco I , in forza del qua
le fu concesso ai Re di Francia il diritto di pominare al.
le Prelature, e insieme verine abolito ogni editto Gallico
in qualsivoglia guisa dannoso alla libertà ecclesiastica “).

S 3. Fauti d'altri Vescovi a tutela degli ecclesiastici diritti


Sulle pedale dei Sommi Pontefici, anche altri Vescovi
pugnarono in quest'epoca da forti, per ciò che alla reli
gione appartiensi. Così i Prelati cony puti l'anno 847 al
Concilio di Magonza posero innanzi al re Lodovico , quan
to iniyuo sia ed opposto all'onore dovuto alle chiese tor :
re a queste le loro possessioni e convertirle ad uso profa .
no : quindi esortarono questo Re e col mezzo di lettera , e
col mezzo di un decreto sinodale, anche a proteggere i di
riții e le immunità della Chiesa 8 ) . Io eguale tenore i Ve.
scovi delle provincie di Reims e di Rouen nell' anno 858
eccitarono lo stesso Re per via di lettere , e seriamente l'in
vitarono a mantenere infatti i diritti delle Chiese , a vene
rare i Prelati quali padri e vicarii di Cristo , ad obbedire
ai loro comandi, e a difendere secondo i principii del rea
le dovere le cose e le sostanze della Chiesa , a ristaurare
i monisteri , e a rendere appuotino a Dio ciò che a Dio si
appartiene 6) .
Incmaro vescovo di Reims, avendo il re Carlo il Calvo
fatto citare a tribunale civile Incmaro vescovo di Laon , é
confiscare le cose e facoltà della Chiesa , assai gravemen

*) Monum . 146.- ) Monum . 147.- ) Monum . 148. - " Mo


num . 149. —5) Monum . 150-151.- ) Monum. 152 .
233
te lo rampognò di tale soperchieria , richiamando il Re a
mantenere le replicate promesse di difendere a qualsivo
glia costo i diritti e le proprietà della Chiesa, e facendogli
notare insieme : che i Vescovi collocati da Dio a governa .
re , non vanno certamente soggetti a civili giudizii; che le
facoltà della Chiesa non ai Re, sibbene al Vescovo affida
te , non devono esserle usurpate ' ); anzi con lettere invia
te dal Sipodo adunalosi appo il Martirio di s . Macra am
moni lo stesso re Lodovico : l'elezione dei Vascovi, secondo
lo spirito de' sacri canoni , doversi fare dai Vescovi, non già
secondo il volere ed arbitrio del Re, e cotal libertà di nomi.
na doversi dallo stesso Re difendere, come s . Leone Papa
insegna : che il regio potere venne al Re affidato non solo a
governare la terra , ma specialmente a proteggere la Chiesa ? ) .
S. Bernardo commendó un'alleanza stretta fra l ' eccle .
siastico e reale impero , additando, che nè all' impero ci
vile sarà mai dannosa la pace e libertà ecclesiastica , pe
alla Chiesa la prosperità ed esaltazione dell'impero ; anzi
dimostrando che Dio , l'autore di quella e di questa , le a.
vea collegate tra loro non a distruzione, bensi ad incre
mento reciproco :) .
S. Tommaso di Cantorbery più volte ammoni salutarmente
Enrico suo re, che travagliava la Chiesa da tirando ; anzi
con intrepidezza eroica espose al Re, che a lui appartenevano
soltanto gli affari temporali per tutto procacciare alla pace
ed unità della Chiesa , ma le spirituali cose appartenevano
ai sacerdoti, cui lo stesso Re doveva obbedire ,se non es
sere voleva un infedele, un eretico , od uno scismatico 4 ) .
I Vescovi d'Ungheria nell'anno 1318 in Colozza s'u .
nirono col vincolo del giuramento a patrocinare l'indipen
denza della Chiesa , ad opporsi agli usurpatori dell ' eccle
siastico patrimonio , e a sottrarsi da qualsivoglia angheria );
nell'anno poi 1338 , a Benedetto XII Sommo Pontefice invia
rono lettere piene di lagni sugli abusi del reale potere in

*) Monum . 153. — ) Monum . 154. 9) Monum . 155-157 .


4) Monun. 138. - , Morum . 159 .
236.

affari della Chiesa , notando sovraituto questi abusi : che


. tosto alla morte d'un Prelato i ministri del Re s'imposses
savano d'ogni di lui bene sebbene ecclesiastico ; che per
mezzo dei reali ministri venivano i Prelati ammessi in pos
sesso delle Chiese ; che dal Re conferivansi i Vescovadi , seb.
bene viventi tuttora i possessori di quelli , sicchè da longa
epoca non vedevansi che quelli eletti e promossi dal reale
Gabinetto ; che i chierici erano senza differenza tradotti ai
eivili tribunali, ecc . ' ) . L'effetto di cotali querele fu , che
il Sommo Pontefice fece avvertito con paterna lettera il re
Carlo, a levare siffatti abusi ingiuriosi all'Ecclesiastico Po .
tere ?) .

4. Delti e fatti dei Principi civili a favore dei diritti


della Chiesa

Neppure in questo periodo mancarono Personaggi Rea .


li amici della indipendenza della Chiesa e protettori dei di .
ritti della Potestà sacra .
Carlo Magno, per la di cui influenza speciale si aduna
rono molti Sinodi a mantenere la ecclesiastica disciplina,
nei cosi detti Capitolari sanziono molte cose eccellenti per
rivendicare l'autorità e libertà del sacro Potere . Fra quel
li , tre specialmente meritano attenzione. Nel primo avverte
qualunque Giudice o Conte ad obbedire ai Vescovi che a.
giscono per titolo di proprio ministero , e rimprovera a quei
ministri, perchè più del dovere distendano loro potere sui
chierici, malgrado i sacri Canoni, ed inceppino in parte
l'esercizio dell' episcopale giurisdizione; nell'altro, racco
mandata di nuovo la dovuta ubbidienza, insiste perchè tor
nino ai Vescovi di aiuto nel disimpegno del ministero , e
specialınente a punire i malvagi e scandalosi; nel terzo fi
nalmente determina, che quanto verrà deciso dai Vescovi
come giudici , ottenga pieno effetto , nè sia lecito appellar
sene ; tutti i giudici poi ricevere sempre come certa la te
stimonianza del Vescovo *) .

) Monum. 160.- ) Monum . 161.-) Monum . 162-164.


237
Basilio imperatore al generale Concilio VIII riconobbe
ampiamente l' ecclesiastico potere sulle cose che apparten
gono alle questioni ecclesiastiche, e che i laici sopra tali
affari non hanno verun diritto di opporsi o di contrastare
alla Chiesa , e dichiaro che i laici tutti sono pecore , non
pastori ' ) .
Sono veramente stupendi e solamente degni d'un Re Cri
stiano gli avvisi dati da s . Stefano primo re d ' Ungheria
al suo figlio Emerico , avvisi riferiti nel corpo del diritto
civile , tendenti al fine di procacciare alla dignità vescovi .
le per l'augusto ministero distinti onori e venerazione da
tutti , poichè Dio per la bocca di Davide vieto che i Ve .
scovi siano toccati o ripresi in onla alla loro istituzione
divina e canonica, o menomamente tradotti in pubblico .
In un secondo libro di Decreti accoglie sotto la reale tu .
tela i beni e le possessioni delle Chiese, e vuole che ap
plicata venga la pena della scomunica ai perturbatori di
quelle ; lascia ai Vescovi pieno potere di governare le co
se ecclesiastiche a senso dei eanoni , ai laici comanda pron
ta obbedienza %).
Andrea Il re d ' Ungheria , nel diploma conceduto l'an
no 1222 a favore della libertà del clero , proibi che i chie .
rici fossero citati a tribunal civile , o si chiedesse loro tri
buto ).
Nel secolo XV Edoardo IV re d'Inghilterra concedelte
al clero la gran carta di libertà , nella quale proibi che
i delitti del Clero ' venissero inquisiti dai Giudici secolari ,
o molestati i Vescovi nell'esercizio della loro giurisdizio
ne ; lasciò ai Vescovi tutta la libertà di condurre i loro tri
bunali a norma del diritto ecclesiastico , ed assoggetto al
loro giudizio anche le decime “) .

1) Monum . 165. ~ ) Monum . 166-167. - ') Monum . 168 .


4) Monum . 169.
238

VARIETA'

Risposte della S. Congregazione de' Riti

Modo di recitare i Responsorii del Mattutino, quando il loro


primo versetto è diviso da due o tre asterischi

Nel recitare l' Uffizio divino , spesse volte si rinvengono nel


Mattutino alcuni Responsorii il cui priino verselio è diviso da
due o tre asterischi, per dipotare i luoghi del medesimo ver
setto , da' quali bisogna ripeterne una parte , dopo i versetli o
il Gloria Patri che seguono . Or il punto donde codeste ripe
tizioni debbono cominciare è certo , nè può nascervi đubbio ; ma
per riguardo al punto dove debbono finire și vorrebbe sapere,
se la ripetizione che comincia dal primo asterisco , e quella dal
secondo, quando ve ne siano tre,debba coulinuarsi fino al ver
selio che segue, o pure possa fermarsi al primo asterisco se .
guente , iacendo il resto, per ripeterlo solamente dopo un al
tro versello, o dopo il Gloria Patri . Merati ') ed altri rubrici
sti , per mancanza di regole precise del breviario , hanno stimato
che bisognasse continuare ciascuna ripetizione fino al termine del
versetto diviso ; ma la S. Congregazione de' Riti ha deciso , che
basti solamente ripetere fino al primo asterisco che siegue quello
donde comincia la ripetizione . Ciò rilevasi dal seguente decreto :
Lauretana . - Sacerdos Archangelus Polidori, canonicus item
que choro praefectus basilicae. Lauretanae , humillimis datis
precibus, enixe supplicavit, ut a sacrorum rituum Congregatio .
ne declararetur , utrum in responsoriis post lectiones, quando
duplex apponitur asteriscus, dicto versu ,repetenda sint verba
a primo asterisco ad versum vsque, el post Gloria Patri, repe
tilio incipere debeat a secundo asterisco ad versum usque ; uti
opinantur Cavalieri et Merati; vel utrum prima repetitio post
versum prosequi debeat à primo ad secundum asteriscum , ser.
vatis verbis a secundo asterisco ad versum usque pro secunda
repetitione; veluti rubrica , ad praxim redacta , praescribit in
responsoriis dominicae primae sacri adventus, et in responso
rio , Libera me Domine, officii defunctorum ; uti fieri assolet in
ecclesiis Urbis, ac servandum praecepit orator in basilica Lau

" ) Norae observationes et additiones ad Gavanti commenta


ria, Rubr. t . II , part. I , s . V , c . XIII , n . 5 .
239

retana ; cuius sanctionis, reluti prari conformis, confirmatio


nem exposcit. Huiusmodi precibus, per me infrascriptum secre
tarium relatis, in ordinariis comitiis, ad Quirinale ifrascri
pia sub die habitis, reque mature perpensa , eminentissimi ve re
loro verendissimi Patres, sacris tuendis ritibus praepositi, hodier
nam consuetudinem , in choro basilicae Laurelanae constitutam ,
confirmarunt ac proinde rescribendum censueru'il : Dividalur,
Del el reciletur responsorium prout in precibus. Die 6 Septembris
1834 '; » .
ter La quistione si presenta sotto due aspetti : 1.º quando l'ulti
etli o ma parte del verselto diviso dagli asterischi , deve ripelersi do
ripe po il Gloria Patri ; 2 ° quando anche quest'ultima ripetizione
0; ma si fa dopo un alıro'verselio qualunque , distinto dal Gloria Patri.
apere, Or, secondo la risposta citata , in amendue i casi basta ripetere
a dal dall'asterisco indicato dopo i verseui fino all'asterisco seguente .
ver Adunque il primo caso è assai ben dichiarato dall'antitesi op
posta alla sentenza di Cavalieri e di Merati; e la S Congrega
un al zione approva chiaramente la pratica contraria all'opinione di
brici questi autori : Nè il secondo caso è con minor chiarezza deciso;
imate perciocchè nell'esposizione è messo nell'istessa linea del primo.e
ne del si chiede la stessa approvazione si pel modo di recitare il Respou
che sorio Libera me Domine, e si per quelli della prima domenica
quello dell'Avvento , de quali il primo Responsorio va soggello alla re
Crelo gola del secondo caso , ed il sesto e nono Responsorio a quella
itell che decide sul primo caso . Or la S. Congregazione ha risposto
dati senz' alcuna distinzione: Dividatur , et recitetur responsorium
prout in precibus; vale a dire che debbe continuarsi la riperi
garis
wandi | zione solamente fino all' asterisco seguente , cosi nel Respon
rerbs sorio Libera . me Domine e nel primo Responsorio della prima
regia domenica dell'Avvento , come pure nel seslo e nono dell'Uffizio
di tal giorno .
o por Questa doutrina vien conferinata da un'alıra risposta posterior
2, sen mente data dalla stessa Congregazione; la quale essendo stata
cunda interrogala , se nel caso in cui il versello diviso da più aşteri
ibili schi, è seguito da parecchi verseli, che non siano Gloria Pa
DONNE tri, come nel primo Responsorio della prima domenica dell'av
vento ,e nell'ultimo Responsorio dell'Uffizio de'morti, Libera me
7 Law Domine, si debba continuare la ripetizione fino al termine del

Vento ") In Gardellini append. tertia ad decreta authentica Congr .


S. Rituum sub n . 4384.
240
versello diviso ; o se bastasse ripelere fino all'asterisco seguen
te; rispose:
Prima vice integre legendum responsorium ; post versum 16
sque ad secundum asteriscum ; post Gloria Patri etc. ii secun
do asterisco ad finem iuxta alia decreta, et ut notatur in bre
viario . Atque ita rescripsit ac servari mandavit in dioecesi Me
chliniensi, die 7 decembris 1844 ") .
La S. Congregazione rispondendo al caso, ben esposto , di un
Responsorio , il cui primo versetto diviso è seguito da molti
altri , diversi dal Gloria Patri,per saper come regolarsi quan
do l'ultima ripetizione è preceduta dal Gloria Patri, ci mostra
che in amendue le circostanze debba seguirsi la stessa regola .
Queste risposte , per mancanza di regole espresse del brevia
rio,si appoggiano su la sua disposizione pratica ,come rilevasi dal
l'esposizione contenuta nella prima risposta e dal contesto stes
so della seconda ; ed è manifesto che la S. Congregazione non
ha saputo diversamente risolvere i dubbii proposti . Quindi sen
za menomamente dubitarne possono seguirsi dappertutto benchè
non ne sia fatta pubblicazione , e quantunque le risposte siano
indirizzate a Chiese particolari , e il loro tenore non presenti al
cun carattere di decreto generale . È però , da desiderare che
ognuno vi ci si uniformi, acció si abbia maggiore uniformità ne .
gli Uffizii ecclesiastici .
Che se poi il rituale di qualche diocesi disponesse diversamen
te , come , per esempio , nell'uffizio pubblico de' morti, allora non
debbesi mular la sua rubrica; perciocchè non avendo i rituali
alcuna necessaria correiazione con le regole e le disposizioni
del breviario , i Vescovi son liberi di disporre , come meglio loro
pare conveniente.
( Dal Journal historique et litteraire de Liège,tom . XV , fasc. III . )
0.000000

Continuazione de' fatti importanti per la Religione


in Piemonte

La guerra che si combatte oggidi contro la Chiesa, ha


questo di singolare , che il nemico mentre mira alla distru .
zione della Fede , fa mostra di grandissima riverenza alla

") Ita Directorium Mechl. an . 1847 , p . 88 .


241

Religione di Cristo . Ricorderà certamente il lettore l'ini


quità consumata nella Camera de' Deputati torinesi, scac
ciando si barbaramente da quel regno le Congregazioni
religiose. A questo è mestieri che aggiunga ora il decreto
reale, emanato a'25 Agosto dal principe Eugenio, come luo.
gotenente del re, col quale dichiarandosi negozio di altis
sima importanza il bandire dallo stato i Gesuiti e le Da
me del Sacro Cuore, si sanziona l'editto della Camera per
riguardo a queste due religiose Compagnie. Gli articoli del
decreto son questi : Art . 1. La Compagnia di Gesù è diffi
nitivamente bandita da tutto lo Stato . Le sue case e col.
legi rimangono sciolti, e l' è vietato di fare unione di qual
sivoglia numero d' individui . Art. II . Tutti i beni mobili e
immobili della Compagnia, non che le sue rendite e i suoi
crediti, vengono affidati all' amministrazione della finanza,
e fin da ora impiegati, per quanto ce n'è mestieri , a fon
dare e mantenere collegi nazionali, che furono ordinati con
decreto de 20 Marzo 1848. Art . JII . Gl’individui di que
sta Compagnia, che non sono regnicoli , dovranno uscir
da' confini dello Stato sotto pena di esilio , fra quindici gior
ni dalla promulgazione della presente legge. Coloro ,'i qua.
li dopo l'esilio -saranno nuovamente veduti nel regno , ver
ranno sottoposti alle pene comandate dalle leggi di polizia .
Art . IV . I regnicoli che appartengono alla Compagnia, do
vranno, tra otto giorni , far dichiarazione di domicilio fis.
80 e determinato avanti l'autorità superiore di polizia del .
la provincia, in cui presentemente dimorano. Art . V. È ac
cordata a questi ultimi , fino a che non saranno in altra ma
niera provveduti, una pensione annuale di 500 lire, a co
minciar da questo giorno . Art . VI . Quei che vorranno go
dere di una tal pensione , dovranno presentare nello spa
zio di tempo indicato dell'articolo IV, ed all'autorità sud
detta , una dimanda formale di secolarizzazione . Il Governo
invierà questa dimanda alla Santa Sede . Que' che non fa
ranno cosi fatta dimanda , non potranno godere della pen
sione , e saranno soggetti a ciò che comanda il Codice pe
nale, cap . 5 , titolo 8 , lib . 2. Art . VII . Restano sciole e
Rac.Rel . VOL.XVI . 17
242

diffinitivamente proibite in totto lo Stato ( fuoriche in Sa.


voia per ora ) le case della congregazione delle Dame del
Sacro Cuore di Gesù . Art . VIII . La casa di queste Dame
nella capitale torna diffinitivamente all'antica sua destina
zione di collegio delle province. « Esilio , grida qui l'Uni
vers "), confiscazione di beni, persecuzione religiosa, che
altra cosa mai è più acconcia a destar l'entusiasmo delle
popolazioni cattoliehe e ad impetrar le benedizioni di Dio !
Ma era stato almanco inteso il voto del Senalo , coin ' era
indispensabile della presente costituzione del regno Sardo ?
Una lettera scritta da Torino al primo di Agosto recava ,
che i senatori non vollero disaminar quella legge , dicendo,
esser l' affare di troppa importanza , perchè potesse decidersi
così prestamente e in mezzo ad avvenimenti tanto gravi,
e poi far d’nopo di prove, e non di sole accuse per ema
pare quel decreto . Oltraché, le due Camere legislative fu
rono prorogate per alcna tempo, epperò dovea aspettarsi
che ricominciassero le sessioni per mettere ad esame una
cosi fatta legge. Con tutto ciò , il Sovrano ha voluto an .
che in questo fare da sè, e con atto contrario ad un reg.
gimento costituzionale, ha ordinato ' uscissero del regno i
Gesuiti e le Dame del sacro Cuore .
Dippiù il novello Ministero di Torino ha palesato nel suo
Programma di volerla fare da riformatore della Chiesa,
giacchè ha detto : « Il vincolo indissolubile che stringe la
civiltà alla Religione , gl' impone ( al Ministero ) l'obbligo
di rispettarne i diritti e tutelarne le istituzioni . Ugualmen
te lontano da una cieca superstizione che da un'avversio
ne pregiudicata, adoprerà in modo che trovino favore quel
l'istituti che a codesta alleanza cospirino , riforma quelli
che se ne siano allontanati , ferma e decisa resistenza quel
li che vi avversano . Questi sono i principii del nuovo Mi.
nistero 3 ; ma non sono questi i -principii della Chiesa cat
tolica . Ad essa soltanto e non mai a laici , educati alla
scuola del Gioberti , si appartiene approvare e riformare le

*) Num. del 1 Settembre .


243

religiose Istituzioni ; e badi bene quel Ministero, che non


si oltraggia cosi impunemente il sentimento cattolico , na .
turale agl' Italiani, i quali giammai non permetteranno che
un Governo d'Italia li possa scristianare a quel modo.
Udite ora sfacciataggine singolare ! Questo stesso Mini
stero , a cui sta tanto poco a cuore il Cattolicismo, indiriz
zo al 1. ° di Agosto per mezzo dei ministro dell'Interno una
lettera circolare a tutti i Curati , acciocchè persuadessero
le popolazioni della santità e necessità della guerra italia
na . Perché , ivi sta detto , la religione cattolica avrebbe
molto a soffrire dalla vittoria degli Austriaci, stati sempre
nemici della Santa Sede . Se l' Imperatore riuscisse vitto .
rioso , non starebbe contento a ' suoi antichi dominii , ma
toglierebbe ancora al Pontefice le Legazioni . L'anarchia
é l'irreligionie camminerebbero a paro colla tirannia dello
straniero ; mentre che la vittoria di Carlo Alberto , salvan
do la monarchia , salverebbe al tempo stesso la religio .
ne !! Noi non sappiamo se queste parole avranno alcuna
efficacia sull' animo de' Piemontesi, ma è certo che l'ini.
quità non ha mai più impudentemente mentito a sè stessa .
Questo fece dire al Catolico di Madrid , nel numero de' 15
Agoslo : « I Piemontesi fanno ora ricorso al Clero , affinchè
desti nelle popolazioni l'entusiasmo , proponendo loro a te .
mere i mali , cui gli Austriaci recherebbero alla Chiesa . È
a proposito questo ricordo del governo ! In verità la Chie
sa del Piemonte può molto promettersi dal governo pie
montese , cui regge a bacchetta il Gioberti , e che ha tale
una Camera , la quale nel più forte della guerra si occu
pava ad estinguere le Congregazioni religiose ! ,
I COMPILATORI

Un ' altra Setta protestante

Ecco un nuovo astro comparso nel firmamento del pro


testantesimo , una congrega ultimamente organata in Fila
delfia col titolo di Società cristiana dell' amor fraterno.
244

I suoi principii e le sue mire sono esposte in in leggiadro


giornale intitolato : Mondo settimanale cristiano, pubbli
cato da tre ministri della chiesa protestante metodistica ,
e da uno della luterana . Il rev. Tommaso H. Stockton ,
uomo di capacità la ' più sopraffna nella comunione meto
distica, e avuto in osservanza per la sua amabilità e re
ligiosità, si mette a capitanare questo nuovo movimento .
Se intendiamo bene la bisogoa ( é da' comenti degli edi .
tori del Metodista protestante crediamo al tutto di dar
nel segno con le nostre conghiettare ) questa nuova socie
tà è indiritta a disciogliere le relazioni ecclesiastiche de'
membri con la chiesa cui dianzi appartenevano. Essa melte
su casa da sè. Per una chiesa d' amor fratellevole, cer .
to ci pare questa società novella più che mezzanamente
severa nelle puristiche censure che fa sull'organamento del.
le chiese esistenti . Non è specialmente gran fatto amore
vole in quanto al declamare contro l'autorità di chiesa .
E veramente alcuni de protestanti melodisti non si fanno
scrupolo di dire ch'ella è il priocipio di una guerra di .
chiarata ad ogni cristianesimo organato , il quale conti sulla
protezione del Governo . Il movimento è riguardato come
in singolar maniera minacciante il ben essere della loro
chiesa . Le condizioni per essere ammesso a membro di questa
società dell' amor fraterno sono bastantemente facili e di
bastante larghezza. Un carattere morale soddisfacente, il
professare d'esser discepolo di Cristo , e il riconoscere que.
sti due principii , che la Bibbia è libro di Dio , e che il
giudizio privato è dovere e diritto dell'uomo, ecco i soli
termini per l'ammissione in cotesta fraternità. Egli è e.
spressamente dichiarato che la sovranità risiede in nostro
Signor Gesù Cristo e nella fraternità . Le proposizioni pre .
cise non sono in vero fissate: forse sarà una sovranità coor .
dinata , nel qual caso egli è difficile dire chi sieno i sud .
diti, se non forse gli officiali della chiesa sieno conside
rati per tali. Nell'esercizio dei diritti di sovranità ogni uo
mo pensa come gli piace circa la Scrittura . Ogni grado
di opinione dal Calvinismo supralapsario all' ultrapelagia
243

nesimo : ogni forma di credenza , ariana, socioiana , univer.


salistica può trovar qui alloggiamento : perchè i patrocina.
, pabili
lori di tali dottrine non vanno forse pur essi a buscarne
fistica
le prove nella Bibbia ? Con nessuna base dottrinale che in
tocin.
corpori e sostenga i punti capitali professati su' grandi prio .
ne ait
cipii dalla religion rivelata: con nulla forma convenuta di
ità em
culto , rimanendo ciascuno di si fatti sovrani in libertà di
eleggersene qual più gli attalenti; coine avranno gli ordi.
eglie
namenti del Vangelo ad esser condotti si che soddisfaccia.
ne a tutte le opinioni antagonistiche, conciliino tra sè tut
Ta soci
te le idee pugnanti, e conferiscano alla edificazione comu.
tiche di
pe ? Uno degli ufficiali della società predica una domeni.
sa meit
ça la dottrina della efficacia de' sacramenti per formare
ole, cap
a una nuova creatura » : la domenica seguente un altro ri
nament
solve l'efficacia dello Spirito Santo in una bella figura re
nto del
lorica . Que che amano la pietà, ne sono offesi, le perso
amore
ne di debole giudizio son tratte qua e cola : si formano
chies
partiti. Or chi intanto porrà rimedio al male ? Il comita
i fans
10 ? Ma con qual legge ? Non v ' è simbolo dottrinale che
errad
sia norma . Ogauno crede quel che par giusto a ' suoi oc
uti sulle
chi . E come il comitato potrà intromettersi nel diritto fon
10 com damentale di questa associazione ? Son queste difficoltà pra .
Ja lom tiche che il buon seaso comune, e la comune osservazio .
i que de della natura umana non può trasandare. L'entusiasta ,
il visionario fabbricano di belle teoriche, ma il più comu.
ente i
nemente si vede che la sperienza e il tempo le metle in
ere que dileguo , e i loro rottami non fanno che ingrossare la ma
che teria di scarto che si butta là in oblivione . A queste pro .
ve noi rimettiamo il novello sistema di religione che ab .
li és biam qui descritto .
7 DONE ( Dagli Annali delle Scienze Religiose, vol.VI , fasc. XVIII . )
Doi pe
ta co
i sunt
onside
enius
grade
lagit
246
NOTIZIE

ITALIA Roma - Cadeva in questo anno la festa cen


tenaria della solenne canonizzazione del Fondatore delle
Scuole Pie , s . Giuseppe Calasanzio . I Religiosi di quella
Congregazione la celebrarono con pompa a' 27 di Agosto
nella loro chiesa di s . Pantaleo ; siccome pure tra noi so. '
lennizzaronla que' Padri nel tempio di s. Carlo all'Arena. '
Sua Santità , Papa Pio IX , portatosi colà a celebrare l'in
cruento Sagriſizio , vi promulgò il Decreto col quale si ap .
provano i miracoli fatti dal venerabile Servo di Dio Pietro
Glaver , sacerdote professo della Compagnia di Gesù , il qua.
le fu detto l' Apostolo de negri per le apostoliche fatiche
sue in pro degli schiavi nell'America Meridionale . Per que .
sta occasione fece il Santo Padre un discorso , nel quale
si dolse delle male arti di alcuni tristi, che in molte cit.
tà d'Italia vanno raccogliendo soscrizioni di chi voglia da .
re il suo nome al protestantismo . Noi sappiamo, che le fi .
la di questa terribile tela sono già sparse in Livorno , Pi
sa, Firenze , Roma e fino in Napoli , onde preghiamo a ma.
ni giunte tutti i nostri lettori , perchè stiano all'erta con
tro le insidie di questa pestilentissima serpe , la quale va
diffondendo il suo veleno coll'impostura tra' rozzi , e con
arrabbiati libercoli tra i mezzanamente istruiti. A questi
danni , veri e sodi , anche per la tanquillità e prosperità
di un paese eminentemente cattolico come il nostro , vor
remmo che ponesse mente il nostro Deputato Mancini , che
col suo disegno di legge propose che si tolga qualsivoglia
ostacolo , sia pure di pochi grani di diritto postale , alla li
berissima diffusione di ogni sorta di libri e di giornali nel
nostro regno .
Napoli – La scuola Giannoniana leva sempreppiù alta
in mezzo a noi la testa , perchè ba la Camera de' Deputa .
ti , e la libertà della stampa per ispacciar francamente le
sue dottrine . Poco fa il deputato sig . Savarese sosteune che
la creazione di un Vescovo di rito greco per gl' Ilalo Gre
ci di Calabria Citra fosse tra' dritti del potere laicale , co .
me se la creazione e l'istituzione di Vescovi e di Vesco .
247

vadi non si appartenesse al solo Sommo Pontefice. Ed il


signor C. Marini, nel suo Discorso sul dritto pubblico e
privato nostro , a dispetto del Concordato , vorrebbe tolta fin
la libertà a' nostri Vescovi di comunicar direttamente colla
Santa Sede ; di ritenere quelle scarse rendite , che pur sono
alimento de' poveri , le quali furon loro a stento lasciale ,
e di ordinare quanti il Signore si degna chiamare a ser
virlo nella sua vigna.Noi torneremo su queste cose ed altre
contenute in quel Discorso , ma per ora abbiam voluto accen
Barle, affinché si sappia come certuni intendono la libertà e il
rispetto degli altrui diritti, che li fanno patrimonio tulto loro .
Parma Monsignor Giovanni Neuschel , vescovo di
Parma , fu villanamente ed a viva forza scacciato dalla sua
sede , in quello che entrava in Parina l'abate Gioberti tra
gli applausi entusiasti de' suoi amoiratori. Ora il medesi .
nio Prelato , stando in Modena , scrisse di là al primo di
Seltembre la seguente protesta : « Quando nella sera del
17 Maggio di quest' anno per me si dichiarava in appo
sito scritto di rinunciare al Vescovato di- Parina , la vio .
lenza e la forza cosi padroneygiarono , come a tutti è no .
to , la mia penna , che quello scritto , Jungi dal contene
re la espressione di mia libera volontà , era in quella
vece il risultato d’iinponenti minacce fatte all' uopo ,
dello stringente pericolo in cui trovavasi la mia esistenza ,
se a quell' atlo non mi prestava . Ora che, la Dio merce ,
mi veggo in uo luogo , da cui potere liberamente ester
nare i sensi del mio animo, vuole ragione, vuole giustizia,
che io , protestando altamente contra le usatemi d'ogni ma
niera violenze e villanie, dichiari in pari leinpo nulla e co
me per me non falla in quello scriito , ad ogni effetto di
diritto , la detta rinuncia . Giovanni Vescovo » .
FRANCIA — 1 Vicari Capitolari della Chiesa di Parigi han
no faltò conoscere al clero di quella diocesi una lettera,
che Sua Santità , papa Pio IX compiacquesi loro indirizza
re a' 23 del passato Luglio , intorno alla morte dell' Arci
vescovo. In quella mostra il Pontefice la parte vivissiina
ch' Egli ha pigliato al dolore de' buoni cattolici di Fran
cia per si grave perdita , e meutre enconsia quell' allo e.
248
roico di carità cristiana , il quale ha fatto acquistar gloria
durevole all' episcopato ed al clero di Francia, anzi di lut.
to l' orbe cattolico , confida che il clementissimo Iddio vo
glia spandere le sue divine benedizioni sulla Francia e sul.
l'universo cristiano.
GERMANIA - Uo fatto singolare nell'istoria della Chiesa
si osserva di presente nel Granducato di " Baden , dove un
clero in gran parte rilassato contraria il venerando Arcive
scovo di Friburgo ed un popolo , la cui fede e pietà resi
ste gloriosamente da cinquant' anni a tutti gli sforzi della
empietà e dell' eresia. « Noi , van gridando que' buoni cat.
tolici, vogliam rimanere uniti alla Chiesa cattolica romana ;
noi rigettiamo a tutto potere una Dieta ecclesiastica con
forme politiche » . Perciocchè è da sapere, che in quel Gran
ducato sonovi i cosi detti capitoli rurali formati da' cura
ti e cappellani di ciascuna parrocchia di un cantone o di.
stretto, i quali di tempo in tempo si adunano in assemblea
generale al numero di trenta o quaranta , ma hanno un
consiglio formato di alcuni tra loro, che si adunano più
spesso. Bisogna però eccettuar da questo novero di capito
li il clero di Friburgo. Or il movimento rivoluzionario del
1848 ha fatto ridestare tra que preti l'agitazione che vi
si manifestò nel 1830; quando di mille quattrocento o cin
quecento sacerdoti che conta il Granducato , più di mille
e cento domandarono l' abolizione del celibato ecclesiastico .
Per meglio riuscirvi, parecchi di que' capitoli rurali , mes .
sisi di accordo co' giornali del radicalismo, chiesero la con :
vocazione di un sinodo diocesano, ma l'Arcivescovo vi si
nego , trattandosi di cose già diffinite da' sacri Canoni. Pre
sentemente parecchi tra questi capitoli, in vece di ricono .
scere ne' gastighi che desolano la loro patria, la mano di
Dio, la quale punisce le loro prevaricazioni, e così farne
penitenza , non arrossiscono di disculer nuovamente se sa
rà loro consentito di tor moglie e di conservare i loro pin.
gui benefizi. In vece di consolare in tante disgrazie i loro
parrocchiani, essi dànno loro scandalo gravissimo, pubbli.
cando su pe' giornali proposizioni e decreti al tutto contra
rii all'autorità e giurisdizione del pio e venerando Arciye .
249
bria scovo di Friburgo . I laici ne hanno fatto richiamo innan
tut zi al Prelato , e sonosi chiaramente protestati di abborrire
TO simiglianti proposizioni. Essi ne citano fra le altre le se ,
cul guenti : 1. ° Sarà convocato un sinodo diocesano ; 2.º frat
tanto l' Arcivescovo avrà intorno a sè un consiglio scelto
dal clero rurale ; 3.º si raccomanderà all' Arcivescovo di
UD non ingiunger cosa alcuna senza il consenso dell'ordina
ire riato ; 4. ° l' Arcivescovo dee immediatamente licenziare il
esi suo cappellano ( segretario particolare ); e 5.° il seminario
lla diocesano dovrà esser meglio diretto . Un giornale di Fri.
cat burgo ") ha recato l ' Indirizzo de' cattolici di Carlsruhe a
una ; Monsignor l' Arcivescovo, nel quale con sentite parole si
COD lamentano delle ingiurie fatte al venerabile Prelato ; ricor
ran dano fra le altre cose , che Pio IX ha solennemente ap
ara : provato la direzione del Seminario diocesano di Friburgo .
di Altre simili proteste han fatto que' popoli ed alcuni preli
lea del Capitolo di Neubourg, dichiarando la divozione loro al
1: 1 Prelato . Il quale in una bella lettera pastorale intorno agli
pid ultimi avvenimenti dell' Alemagna , e pubblicata nel mede
Dito simo giornale di Friburgo % ), palesa tutto il suo cuore al
del la sua greggia, ammaestrandola de' suoi doveri in tali po
litici rivolgimenti.
cin INGHILTERRA Scorsero appena venti anni dall'eman
mille cipazione de' cattolici inglesi, e già il culto cattolico nel .
tico. la Gran Bretagoa ha immensamente progredito ; la chiesa
mes . stabilita è colà per la Chiesa cattolica quello, ch' è al so
con le l'ombra . Come per incanto, sonosi già edificate 630 cbie
i si se o cappelle cattoliche , e vi si contano 38 conventi e 4
Pre monisteri; ed assai più ne sorgerebbero se maggiori fosse
000 ro i mezzi materiali in mano a' cattolici . A’ bisogoi dello
o di spirito de' fedeli non bastano ormai gli ottocento e poco
arne più preti che vi sono ; que popoli ne desiderano altri mol
Sa tissimi. Dopo il ritorno di Newman da Roma , verso la fi.
pin. ne dello scorso anno , si è ivi stabilita la Congregazione
Joro dell'Oratorio , nella quale sonosi uniti al Newalan i Fra .
obli telli della volontà di Dio , o sieno Wilfridiani, col loro fon .
potra
1) Suddeutsche Zeitung, de' 9 Giugno.- ) Num . citato .
ise
230

datore Faber; talchè gli Oratoriaui sono già in numero di


sei Padri e selle novizi, de' quali due son preti. Nel loro
ritiro di Maryvale continuano questi buoni religiosi ad ap
parecchiarsi collo studio e colla preghiera alla missione glo
riosa, che ad essi ha confidato il Signore. Tre fra i più
distinti di questa nascente Congregazione , Faber , Dalgairns
ed Oakeley hanno predicato , insieme co' Passionisti e Re
dentoristi, durante l' oltava celebratasi per la dedicazione
della nuova chiesa cattolica di San Giorgio a Londra . La
festa di questa dedicazione, fatta a' 4 Luglio, è stata una
delle più solenni glorie per il Cattolicismo in Inghilterra .
Vi assistevano , invitati da Mons . Wiseman , molti Vescovi
venuti da varie parti d'Europa ; eranvi circa trecento.pre
ti , e molti religiosi Trappisti- Cisterciensi, Benedettini , Do.
menicani , Passionisti , Francescani e Padri dell’Oratorio ,
e grap folla di popolo. La prima pietra di questo tempio ,
intitolato al Santo protettor dell'Inghilterra , fu posta nel
1840. Esso ba una vasta nave e due ali , con una cappel
la dedicata a Maria ed un'altra al Santissimo Sagramen :
to ; e potrà contenere tremila persone . Il coro è lungo qua
ranta piedi , e largo quasi altrettanto ; il campanile con la
sua guiglia sarà di 320 piedi di altezza . Basta per tutta lo .
de delle decorazioni eseguite in quel tempio dire ch'elleno
sono state dirette dal celebre Pugin . Le spese occorse per
costruirlo sorpassarono di gran lunga ciò che si era preve.
dulo ; ma mercè dello zelo attivissimo del rev . dottor Doy.
le , il monumento è stato tirato innanzi con calore . ( Dal
l'Univers, Num . degli 8 e 20 Luglio . )
ISOLE IONIE - La lettera enciclica di Sua Santità , papa
Pio IX agli Orientali non poteva non fare notevole impres
sione sull' animo degli scismatici. Quindi a Corfù venne
pubblicato sulla Gazzetta ionia uno scritto di certo Mar.
coran , il quale riguardando il Primato del Romarto Pon .
tefice come il punto capitale della controversia , si sforza .
va di abbattere gli argomenti si saldi con cui si difende
in quell'Enciclica questo dogma . Un prele cattolico di Cor
fù , Giovanoi Scandella , pose a disamina in una sua rispo
sta moderala , dolla e bene scritta le osservazioni del si .
231
rodi gnor Marcoran , e l'indirizzo a Monsignor Nostrano, arci .
loro vescovo latino di Corfù . Di poi chiese che quella sua ri .
Jap sposta fosse stampata nella Gazzetta ionia , ma poichè a
Corfù , paese repubblicano, posto sotto la protezione dell'In
ghilterra, non si può stampar cosa alcuna, innanzi che la
airns censura l'approvi , fu forza sottoporsi a questa legge . in .
tanto , la censura che aveva approvato al tutto il lavoro del
zione Marcoran , ricusò di approvare quello di Scandella, a me
a. La no che non vi facesse de' mutamenti a cui non poteva con
una sentire un cattolico . Con tutto ciò l'autore non gitto la sua
erra . fatica, perchè ha potuto il suo scritto essere pubblicato in
scovi Malta in un giornale. ( Dall'Univers , Num . degli 8 Agosto . )
pre STATI UNITI DI AMERICA - L'Amico della Religione ri.
Do. feriva le seguenti parole delle da . G. Fazy nel Gran - Con
orio, siglio di Ginevra a'21 Liglio: « Le Congregazioni non pos .
opio, sono fare acquisti a nomé comune in Ginevra; dite lo stes .
nel so degli Stati Uniti; per ciò è avvenuto che i Gesuiti , mal
pel. grado della libertà ivi loro concessa , non hanno potuto
ilen : allignarvi » . Or, continua quel giornale, queste due asser
qua. zioni sono inesatte. Primieramente , évvi nel Maryland una
on la congregazione , approvata dalla legge , la quale legalmen
a lo te possiede de' fondi , di cui usano i Gesuiti per le loro re
sidenze di Georgetown, di Frederick , di Filadelfia , di Bo
lleno
ston e di Worcester. In secondo luogo, i Gesuiti posseg,
e per
rere gono negli Stati Uniti questi collegi: Georgetown (Colom
Dor bia ) per i cattolici e i protestanti ; Worcester ( vicino a
Dal Boston ) similmente per gli uni e per gli altri ; ed anche
per le due religioni son quelli di Grand Coteau ( Livigiana) ,
di Frederick ( Maryland ) , di Cincinnati ( Ohio ), e di Mo
papa
bile ( Alabama ). I cattolici di Boston hanno chiamato i Ge .
press
CADE suiti per fondare in mezzo a loro un gran collegio . Oltre

Var a questi collegi , i quali godono piena libertà e grande ri.


nomanza , e ne ' quali per lo più la terza parte degli alun
Pon
orza ni sono protestanti , que' Padri tengono da venti a venti .
ende cinque residenze di missioni negli Stati Uniti. Cosi gli A.
Cor. mericani , gente positiva, intendono e vogliono sinceramen
te la libertà , nè si lasciano siguoreggiar da vani fantasmi
rispo
e dalla vigliaccheria .
pl si
252
BIBLIOGRAFIA *)

ITALIA

Vita et Doctrina Jesu Christi ex quatuor Evangeli.


stis collecta, et in meditationum materiam distributa per
N. Avancinum S. J. adiecto Mense Eucharistico F. X.
Lercani eiusd . Societatis, Neapoli, typis Gemellorum ,1846 .
Manuale Theologiae dogmaticae, sive ad tritissimam
in Fidei controversiis interrogationem : Ubi scriptum est ?
catholicorum vera , acatholicorum falsa responsio , ibid .
1846 .

Reserò un buon servigio al Clero, specialmente delle nostre


province in cui mancano i mezzi di acquistar molti libri, quei
nostri Ecclesiastici, i quali pubblicarono le due annunziate ope
ricciuole. Perchè la prima può supplire al difetto di parecchi
libri di meditazioni ad uso de'Sacerdoti, essendo nella sua bre.
vità assai sustanziosa , e la seconda può loro servire per richia
marsi alla mente le dottrine di controversia imparate nelle scuo.
le . Chi amasse acquistarle, potrà rivolgersi al presente Parro
co di s . Liborio a Napoli .

Lezioni di eloquenza sacra per Guglielmo Audisio, pri


ma edizione napolitana sulla seconda di Torino, vol . III ,
Napoli, presso Giuseppe Dura , strada di Chiaja, n . ° 10, 1848.
5
Con questo terzo volume il Dura ha menato a fine la sua e
dizione di un'opera cosi necessaria per l'eloquenza della Chie .
sa . Noi gliene sappiamo grado , e siamo di credere che tutti con
noi gliene sapranno ; giacchè i chierici possono in essa trovare
additate le regole per annunziare con verace frutto la parola
di Dio . L'Autore è già conosciuto in Italia e fuori; gli scritti di
lui sono stati generalmente lodati; onde noi crediamo non do
vere indugiare a raccomandar nuovamente a'nostri soci queste
Lezioni.

*) Ammoniamo i nostri lettori che col rapportare i titoli delle opere in que
sta e nelle altre BIBLIOGRAFIE della nostra AACCOLTA non intendiamo ng appro
varle, né dar per huono tutto quanto in esse è insegnato .
233
Memorie storiche critiche cliplomatiche della Chiesa di
Napoli compilate dal sacerdote napoletano Luigi Parascan
dolo , tomo I , Napoli, dalla tipografia di P. Tizzano , 1847 .

Questa prima parte del lavoro dell' egregio nostro fratello


nel Sacerdozio , va fino alla metà del 7.° secolo enumerando
i Pastori della Chiesa di Napoli, aggiuntevi importanti notizie e
buona mano di documenti. L'A . vi fa mostra di molta solerzia
e di una giusta critica ; e però confidiamo che quando nella con :
linuazione del suo lavoro gli mancheranno le fedeli guide, al
le quali si è in questa parte attenuto , egli saprà certamente vin
cere gli ostacoli, i quali gli attraverseranno il camino .

Norme ragionate di educazione pe' Seminari compila.


le da Mons . D. Antonio di Macco , Arcivescovo di Aceren
za e Matera da servire per regolamento del suo Seminario
Materano, Bari , tipografia Cannone, 1848 .

Prima e precipua cura di ogni Pastore vuol essere il proprio


Seminario, da cui dovranno poi uscire pii e dotti operai nella
vigna del Signore; ma nulla non è più difficile ad ottenersi che
questo fine. È terribile quella sentenza profferita da sant'Alfon
so de Liguori , che taluno il quale rimanendo in sua casa sa
rebbe riuscito buon sacerdole , diverrà lo scandalo della Chie
sa e la ruina delle anime per i vizi appresi in un seminario mal
regolato ! Per ciò vedemmo sempre con sincera allegrezza del
l' animo nostro le premure dell'Episcopalo napolitano per far
prosperare i seminari . Il lavoro che ora annunziamo dell'otti
mo Arcivescovo di Acerenza e Matera , è indiritto propriamen
le a questo five, racchiudendo tutto che può servire a nutrir la
pietà ne' cuori de'semiuaristi, ed a farli progredire nelle scien
ze . Va diviso in cinque parti; nella prima si parla de'doveri di
pietà e di religione; nella seconda si espone il sistema degli studi
di letteratura e di scienze ; nella terza de' doveri de' superiori
ed uffiziali del Seminario ; la quarta contiene alcune principali
avvertenze per conservare la sanità e le forze del corpo ; e final
mente nella quinta évpi un compendio de' doveri sociali e civi
li di ognuno. Non senza averle prima provate con lunga spe
rienza su' giovani, propone l' Arcivescovo queste norme di edu
cazione, e noi siam certi che là dove esse siano puntualmente
eseguite, otterranno senza manco grandissimo frutto . A questo
25
unicamente mirava l' egregio Prelato , quando faticava con tatt
to zelo in compilarle ; perchè egli intese mai sempre proccurar
qui in terra la gloria di Dio e della sua Chiesa .

Delle cinque piaghe della santa Chiesa . Trattato de.


dicalo al Clero cattolico, Lugano , Tipografia Veladini e
Comp. 1848 , in 8. ° di pag . 313 .

È un lavoro che il chiarissimo Rosmini trovandosi in una villa


del Padovano col suo amico di viriuosa memoria il fu conte Mel
lerio , ed ivi riochiuso da una continua pioggia , prese a scrivere
il 1832 « a sfogo dell'animo injo addoloralo ; e .fors' anco a con
forio alirui » . Il suo lavoro rimase sedici anni rinchiuso ne' suoi
cartolari, e ciascuno può indovinarne il perchè al semplice elenco
dei capitoli che noi qui trascriviamo per ora , intendendo ritornar
vi sopra e darne conto più esplicito . - I. Della piaga della mano
sinistra della santa Chiesa, che è la divisione del popolo dal clero
nel pubblico culto ( e per divisione intende che il popolo oramai
assiste agli augusti riti di religione senza penetrarne bene il si
guificalo , e senza immedesimarsene per diſelto d'istruzione ) . II .
Della piaga della mano diritta della santa Chiesa, che è la insuf
ficiente educazione del clero inferiore . III . Della piaga del costalo
della santa Chiesa, che è la disunione de' vescovi (e per disunio
ne de' vescovi intende quel rinchiudersi direi quasi ciascuno nel
la sua diocesi , senza mai convenire e intendersi in concili pro
viaciali co'suoi confratelli come faceva san Carlo , e come og
gi sarebbe più che mai il bisogno ) . IV . Della piaga del piede
destro della santa Chiesa , che è la nomina de' vescovi in ma
no del polere laicale . V. Della piaga del piede sinistro: la ser
vitù de' beni ecclesiastici ( e per questa servitù intende, come di
remo meglio a suo luogo , la pretensione del potere secolaresco
di rivederne i conti , amministrarli ecc . come se la Chiesa fos
se una pupilla che non sapesse amministrarli da sè , auzi una
mentecatta ) ) . ( Araldo della Pragmalogia Cattolica. )
BELGIO

S. Joannis Chrysostomi de educandis pueris monita ,


ex eius operibus excerpsit , ac denuo edidit J. B. Malou ,
Lovanii 1847 .

Questi ammonimenti che dalle opere di s . Giovan Crisostomo


233

ha cavalo il ch . Professore di Lovavio, riguardano una maleria


di molta rilevanza . Il s . Vescovo dimostra sul bel principio, che
l'essere di padre e madre non è costituito dalla generazione e
dal parto , ma dalla loro cura per l'educazione de' propri fi
gliuoli; di che propone loro la sapta donna Aupa madre di Sa
muele ad esempio di una madre cristiana . Dopo ciò fa vedere ,
che l'educazione dee comivciar dalla prima fanciullezza ; cho
a ' padri incombe più procacciare a' loro figliuoli il tesoro della
scienza celesie che gli onori e le ricchezze ; che l'educazione
de' fanciulli è di gran momento pel ben essere dello stato , e che
non si dee proibire loro di abbracciare lo stato religioso . (Dal
Journal hist. et litt. de Liège, Agosto 1847. )

Mission de l' Oregon etc. Missione dell' Oregone e viag .


gi ai monti della Roccia , alle sorgenti della Colombia ,
dell' Athabasca , e del Sascatshawin negli anni 1815-1816 ,
del P. de Sinet della Compagnia di Gesii , vol . 2 in 8. ° con
18 incisioni e 3 carte , in 12 , Gand 1848 .
Queste nuove lettere del pio e coraggioso missionario del Bel .
gio , pubblicate iu inglese, in francese , in fiammingo sono sta
le accolte con molte lodi dagli stessi giornali protestanti dell'A
merica . Nè senza buona ragione, chè esse sono ripiene di cu
riose ed importanti notizie su i costumi e gli usi dei selvaggi ,
e ci somministrano esempli consolanti ed istruttivi nelle circo .
stanze attuali . ( Ibidem , Marzo 1848. )
Prolegomena in librum Psalmorum una cum regulis ob
scuriora eius loca interpetrandi, auctore Mortelmans, Me
chliniae 1848 .
I Salmi sono spesso difficilissimi ad intendere, chè il dettato
conciso e la maravigliosa varietà del subbietto li rende oscuri .
Giova intanto più di ogni altra cosa ad agevolarne l'intendimen
to la conoscenza delle persone e delle cose che trattano, non
che de' costumi, e de' tempi in cui furon scritti . Or tutto ciò si
rinviene ne' succitali Prolegomeni. L'autore adotta le più so
de interpetrazioni, le dichiara brevemeule e le ordina a modo
di tavole . ( Ibidem . )
Се que c'est ecc . Che cosa è la sedicente Chiesa cri.
stiana evangelica , o sia Quadro della pretesa Riforma
pel sig . Winders , curato di Nessonvaux, Liège 1848 .
236

Da qnalebe lémpo gli cretici s'affatigano a disseminare i loro


errori nel villaggio e nelle circostanze di Nessonvaux. Per op
porsi a'costoro tentativi il sig. Winder ha scritto questo libric
ciuolo , nel quale con poche, ma convenienti parole lesse l'isto
ria della Riforma, mostrando i suoi fondatori,i suoi capi , le sue
doutrine, e la sua attuale condizione . ( Ibidem )

Sanctorum Patrum et veterum scriptorum ecclesiasti.


corum Pietas Mariana , seu Ilomiliae in festiś B. M. V.
solemnioribus olim habitae, quas collegil, disposuit, emen
davit, ac praemissa praefatione el scriptorum notitia e.
didit J. B. Malou , Lovanii 1847 .

Questo libro che fa parte della Biblioteca ascetica pubblica


ta dal dollo professor di Lovanio , comprende quattro discorsi
su la Natività della Sanla Vergine, uno su la Presentazione, set
le su l'Annunciazione, tre su la Visitazione, due sul Parlo , due
su i Sette Dolori, cinque su l’Assutizione, cinque Panegirici del
la Santa Vergine, uno sul Patrocinio, e per finirla úna preghie
ra di s . Efrem . Queste Omelie e Discorsi appartengono a ven
tuno autore, tra i quali ci basta nominare s. Giancrisostomo,
s . Agostino , s . Cirillo d'Alessandria , s . Efrem , s . Epifanio , s . Gio
vanni Damasceno , Origene, s . Pier Damiani ecc. La scelta è fat
la con assai senno e diligenza ( Ibidem , Maggio 1847. )

Compendiosa Confessariorum instructio circa abortus


vitandos et conferendum abortivis baptisma, cura J. Ost ,
can . 8. Theol. prof. in sem . Gandav . Gandavi 1847, in .
12, di p . 30 .

Ecco con quali parole il Vescovo di Gand raccomanda il sud


detto opuscolo a tutto il suo Clero , e a' medici e cerusici di sua
diocesi : « Attente perlegimus Instructionem etc. , et una mune
ris nostri sit providere, ne pereat unus de pusillis istis nostrae
curae commissis, vehementer commendamus cuncto Clero nostro ,
ut eamdem instructionem legat et relegat; et quae in ea tradun
tur monita, quantum potest , sedulo observet. In votis etiam No
bis est, ut et nostrae dioecesis medici et chirurgi, quorum No.
bis perspecta est erga parvulorum salutem sollicitudo, huius tra
cialus pro ea parte qua- moralis est, lectioni et meditationi o
peram dare non graventur ) . ( Ibidem , Agosto 1847.)
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 94 . Ottobre 1848 .

SCI3 IT ZE

V.

Sopra la libertà ed eguaglianza voluta da Cristo .


Risposta ad un amico .

Con piacere misto a dolore mi ho ricevuto la vostra ca


rissima ; con piacere, che da alcuni mesi non vedea vostre
leltere ; con dolore , chè quistione mi proponete indegna del
vostro Cattolicismo. Voi chiedete da me e volete chiaro co .
noscere la qualità , l'intensità e l'estensione della libertà
ed eguaglianza , che Cristo venne quaggiù in terra a restituire
o largire agli uomini . Comechè fate mostra di conoscere a
sufficienza lo scopo della Religion Cristiana e del suo divin
Fondatore, e d'intender da ciò quale libertà ed eguaglianza
Cristo recò ai suoi veri seguaci , pur tutta volta dite di trovarvi
per mille difficoltà agitato , che la mente vi tengono ingombra
e 'l cuore in sommossa . Aggiungete d'essere assordato dai
cosi detti liberali utopisti , che Cristo venne a fondare e sta
bilire nel mondo una pura democrazia , come quegli che
tutti gli uomini redense, e tutti dichiarò uguali, e tutti ap
pello suoi amici e suoi fratelii. Voi dite , ampliando ciò ,
che, data la verità di questo asserto , i popoli hanno il di .
ritto di alzare lo stendardo della ribellione , di discacciare
dai loro troni i Principi Governanti , e quindi di costituir
si in istato democratico. Infine voi conchiudete che mal
RAC.REL. VOL.XVI. 18
238

soddisfano, in questa ipotesi, alla loro destinazione gli ec


clesiastici , ove insegnano e predicano ai popoli la pace e
l' ordine e l' obedienza alle leggi e la sommessione ad o
gni legittima forma governativa, e 'l rispetto e l'ossequio
ad ogni persona, cui il carattere di superiore in qualun
que guisa, adorna. E come se le voci lusinghiere dei libe
rali bastate non fossero a corrompere i vostri principii e
le massime cattoliche , di che foste abbondevolmente fin
dalla fanciullezza istruito , un librettuccio pur mi citate che
non guari venne distribuito qual opera di profonda dottri.
na, il cui titolo fastoso si è , Dio, l'uomo e de leitere. Mol.
te cose , amico, nella vostra lunghissima lettera ragionate ,
o indicate quasi ammiccando , e tutte col santo desiderio
di essere , addottrinato conformemente alle verità di nostra
sacrosanta Religionę . Nè io a tutte potrò adequatamente
dar risposta , se un ordine non porrò nelle mie idee , nel
lo svolgere le quali restringerommi solamente a sommi e ge.
nerali capi. Questo però voglio avervi detto , che scrivere
chịara la verità senza aleyna tema, chè
Temer si dee di sole quelle cose ,
Che hanno potenza di fare altrui male :
D'altre no, che non son paurose .
Comincio dal libro testè citato . L'autore di esso si ants
nunzia per esule e , pensando d'imporre anche a ' più veg .
genti , la data vi appone del 1846 , e ' l finge stampato in [ .
talia senza determinazione di luogo. In questo libraccio voi
trovate a molte verità trattate con sterile superficialità in
un congiunti non pochi scappucci , fermati anche con quel
la sua logica ai tironi eziandio increscevole. Vuole l'ano
nimo ( 5 ) che in essenza la società non potendosi con
cepire, senza rispettivi diritti ed obbligazioni, non si può
contcepire rreanche senza l'idea di un contratto sociale ;
che is 8) fra tutti i governi il migliore sia il democrà .
tico ; che ( $ 10 ) il popolo debba volare alle armi e al
la vendetta , quando sente il dovere del suo meglio o ab
bia ardire nel pello o brando nella mano e sien tulti
concordi; ele ( 12 ) il governo possa alla libera por .
239
re mano ai beni ecclesiastici si mobili che inimobili in
caso di guerra , di carestia , di difetto di metallo da co
niare ; che ( 24-29 ) il matrimonio dei Preti sia uno der
mezzi più valevoli per riformare quella società , ove que
sto sia loro inibito; che ( ibid . ) la dottrina accennata pel
celibato dei preti secolari s intende in parte applicata
a quello dei monaci e delle monache . La risposta a que.
sti vecchi strafalcioni non è materia di una lettera , nè poi
vi occorre , e perchè il manchevole ragionar dello scritto
re non merita la confutazione del saggio , e perchè le cen
lo volte si è data ampla risposta e pel contralto sociale e
per la democrazia e pel diritto del Governo su i beni del.
la Chiesa e pel matrimonio dei preti secolari e dei mona.
ci *) . Mio scopo in questa lettera è quello di mettere in ve .
duta la dottrina di Cristo sulla vantata libertà ed eguaglian .
za degli uomini.
E sulle prime in che riponsi quella libertà , di cui Iddio
fece dono all'uomo , e

Di che le creature intelligenti ,


E tutte e sole , furo e son dotate ?

La libertà , presa in senso larghissimo, è proprietà della


volontà , per la quale l'essere che ne va fornito, può fare
quello che vuole e che non oltrepassa tutte le sue poteu
ze . Chi adunque è libero in questa guisa, è sciolto da o .
gni obbligazione , da ogni legge , nè va soggetto a supe .
riore , qualunque questi si fosse . Ma è questa la libertà
che Dio largi all' uomo ? Non già , ch' è impossibile, che
Dio abbia distrutto i rapporti che tra l'uomo , sua fattura ,
e Lui esister doveano nel crearlo, nè quelli che avrebbe
dovuto l'uomo avere verso dell'altro, nè quelli in fine che
ciascuno ha con sè stesso . Rapporti di dipendenza da Dio,
di eguaglianza all' altr' uomo , d'identità con sè stesso , ec
co le fondamenta dei doveri , dei diritti , delle leggi natu

Intorno ad alcuni di questi punti finora non discorsi nella


presente Raccolta , pubblicheremo , consentendolo Iddio , quanto
prima qualche articolo . ( Nota de Compilatori )
260
rali morali , cui l'uomo, divenutone capace, dovelle andar
soggetto o adorno . Egli adunque questo essere privilegia
to , che pur della natura è l' enigma e'l giuoco, non già ini
libertà fu creato di fare quanto gli attalenta , ma quanto
á quei doveri , a quei diritti , a quelle leggi non si oppone .
Quella è libertà fisica, questa morale . E che ? Potea for
se Iddio rinnegar la sua giustizia , la sua santità, la sua
sapienza , tutti i suoi attributi morali , anzi se stesso nel pro
durre un ' opera cosi eccellente, un microcosmo cosi ammi
revole ? E pure a questo estremo viene abbassato e depres
so Iddio da coloro , che l'uomo divulgano o insegnanoo
scrivono della libertà fisica adorno dal suo Facitore . Non
sarebbe l'omicida , l'adultero , il ladro , più libero che non
lo è l'uom giusto , l'uom casio , l'uom dabbene ? Ed al
lora non sarebbe forse Iddio autore delle più inique e mal.
vage azioni , che potrà commettere un assassino ? Chi do
na , si compiace che il donatario - faceia uso del dono rice
vuto , e tanto più viensi di meglio, quanto più estesa ne sa
rà la periferia dell' uso che quegli farà della cosa donata .
Non dovrebbe forse Iddio compiacersi dell' uso più largo
che l'uomo facesse del dono di- lui , della libertà fisica , e
quindi di tutte le azioni buone o malvage, di che fosse fon
te é radice quel dono ? E quale sarebbe in questo caso la
differenza che passerebbe tra le azioni di un malandrino e
quelle di un uom virtuoso ? Quale tra un Abele ed un Cai
no , irá Cristo e Giuda , tra Tilo e Nerone ? Ma no che

Falli non foste a viver come bruti,


Ma per seguir virtute e conoscenza .

Iddio adunque non di altra libertà volle e poté l'uom for


nire, che diº quella che morale si appella, la quale sola met
te in salvo gli attributi, anzi la natura di Dio .
Se non che l' uomo è nato in società e per la società .
Senza di questa sarebbe un essere degradato, ed anche di
peggior coudizione delle belve , chè quegli circondato da
bisogni e senz' armi e imbecille sarebbe tosto vittima del
l' intemperie dell' aria , della fame, della sete e delle belve
261
medesime, e queste avrebbero onde i loro bisogni satisſa
re . Ma come può la società starsene lungamente in piedi ,
se non la fondate sulla morale , sulla Religione, sulle leg.
gi , e se ciascun socio non adempie i doveri che lo lega.
no verso tutti e verso la società e verso il supremo Impe
rante , richiesto da qualunque civile coin inaoza , qualunque
ne sia la forma ? Ecco la necessità che venisse dalle leggi
civili , governata quella libertà morale che ho dello , onde
l'uomo potesse continuare a menar vita cogli altri e non
esser fin dalla cuna vittima della morte . Questa libertà li
mitata e circoscritta dalle leggi sociali , contro le quali non
è dato a verun socio operare , è quella che appellasi civi.
le , la quale del cittadino è propria, membro di civile so
cietà . E poichè Iddio a questa nel cuor dell ' uomo ingene.
rò propensione e tale - creollo , che senza di essa viver non
potrebbe , perciò chiaro è , che , se chi vuole il fine, i
mezzi debba volere allo stesso corrispondenti, Iddio al .
l'uomo altra libertà non concesse che quella , la quale è
propria del cittadino e la cui mercè questi, dipendendo co
gli altri da un comune governamento, può vivere securo
in compagnia degli altri . Egli trova così nel supremo ma
gistrato un garante contro l'oppressione e la violenza , e
mentre riman privo di un illimitalo uso della sua libertà ,
un diritto acquista sulla volontà degli altri. Quanto gran
de ed estesa e saggia non è siffatta libertà ! Chi l' oppo
sto insegnasse, chi dicesse che l'uomo in società civile, di
cui è membro , possa operare in controsenso delle leggi del
la stessa società , non renderebbe egli la società medesima
peggio di una selva oscura , ove mille e mille annidansi fe
roci belve che vicendevolmente si scappano ? Non è ciò di
sciogliere la stessa società , od esporla ad una continua in
terna lotta che la distruggerebbe ? « L'esame della situa
zione attuale degli spiriti, nei paesi che finora hanno più
o meno completamente adottato il sistema della libertà , de
ve convincere gli uomioi pensanti, che questo sistema solo
non può addivenire o restare il principio di organizzazio .
ne sociale, ch' esso al contrario menerebbe nella sua ap
262

plicazione esclusiva e compiuta ad una vera decomposizio


ne della società . E che altro potrebbe attendersi da un prin
cipio , ehe consecrando l'individualismo crea una folla di
volontà divergenti, le quali, senz' accordo, senza direzione,
e senza scopo commine, debbon finire col darsi scambievol
mente la guerra ? » Insegna cosi lo stesso Ahrens 4 al li
beralismo non nemico. Ed ancbe Gioberti scrisse : « Dove
tali dottrine di libertà eccessiva sorsero o traposte alligna.
rono , furono artefici d' incendio e di rovina 0 ; esse
vengono ancora accarezzate dai giovani i quali per la fer
vida età , e la generosa indole, disgiunta dalla esperienza
degli uomini e dalle faccende, sono inclinati ad abbellire le
cose, sostituiscono alla trista realtà una perfezione ideale
che non si trova , e si governano colla immaginativa ) .
E Dio può approvare una siffatta libertà ? Non cadrebbe e
gli in una manifesta contraddizione,come quegli che vor :
rebbe e non vorrebbe la medesima società ? La libertà a
dunque che Dio largi all'uomo , consiste nella facoltà di o
perare qualunque cosa , la quale non sia contraria nè alla
legge naturale -morale, nè alla legge positiva divina , nè al
le giuste leggi sociali. « In uno stato , che è quanto dire
in una società, in cui vi sono leggi, dice Montesquieu , la
libertà in altro non può consistere che nel poter fare ciò
che si deve volere, e nel non essere costretto a fare ciò
che non si deve volere . Fa di mestieri porsi in mente ciò
che siasi indipendenza e ciò che siasi libertà. La libertà è
il diritto di fare tutto quello che permettono le leggi (pur.
chè non sieno ingiuste ); e se un cittadino far potesse ciò
che esse proibiscono, non avrebbe più libertà , poichè gli
altri nel modo istesso avrebbero questo potere . ) » .
Inoltre egli è profondo insegnamento di sapientissimi me.
tafisici, che la libertà è appoggiata ed inneslata , come a
sua base e radice, alla ragione , poiché quella è proprietà
di potenza che sceglie, la quale ha bisogno del lume del.

) Corso di Dirit. Nat. trad . ital. p. 313. - 3) Del Prim . de


gli ltal. t . I , p . 330, Capolago 1846.-) Spir. delle leg. 1.9.c.3 .
263

la ragione che propongale ciò che di scelta è degno . Dal


che giustamente quelli ivferiscono, crescere o scemare la
libertà in ragion direita della ragione e dello sviluppo e
l'esercizio di essa , ed essere perciò Iddio liberissimo , co
me quegli che di una ragione va adorno che senza ragio
nare vede i rapporti e le essenze delle cose, e tutte le con.
seguenze intuisce nei principii e tutti i principii di qualitn .
que vero. E tai filosofi eziandio avvertono che la potenza
di delinquere e di trasgredire la legge, non già alla per
fezione ed all'esercizio appartiene della libertà , sibbene al
suo difetto, e che perciò tanto più libero è un enle ragio.
nevole, quanto è men capace di deviare dalla relta via e
si violare l'ordine dalle leggi voluto . Quindi egli è ancor
vero che tanto più libero debba un uom reputarsi, quan
to più assoggetta l'uso di sua libertà fisica all'esercizio
della libertà morale eivile , che in questo caso e ' di sua
ragione úsa e non abusa, e meno falla e torce- dalla retta
via . E se è vero , com'è verissimo , che Dio, il quale è
autore della libertà nell'uomo, lo è ancor più della ragio
ne , chiaro appare che Dio volle l'uomo forñito di libertà
civile e di questa l' esercizio comando , ossia della libertà
morale dalle leggi sociali temperata e correlta .
Ma io vado più inpanti in questo affare. lo dico che ove
tutti fossero liberi della sola libertà fisica , e avessero il
diritto di mettere questa in esercizio , tutti sarebbero spo
gli di ogni libertà . Imperciocchè, quando ogouno può fa
re quello che vuole, niuno in realtà può fare quello che
vuole , perciocehè ognuno ' , fornito di potere illimita .
to , invadendo la vita l' onore la roba altrui , in che per
fermo è riposto l'esercizio della libertà fisica , trova dine.
cessità nell'altro un minore o eguale o maggiore potere.
E siccome è necessità che due forze uguali ed opposte si
collidano e distruggano, distrutta rimane per lo più la li.
bertà , per quanto si voglia supporre estesa, là dove tutti pos
sano fare quello che vogliono . A prescindere però da que
sta conseguenza , quello nondimeno è certo che nel ca.
so di assoluta libertà , debbe di necessità seguire l'anarchia
264

e poscia la tirannide , due flagelli e della libertà e dell'u


inanità. Deve seguir l'anarchia , chè manca l'autorità re
primente, ed in conseguenza la libertà rimane distrutta .
« Nell'anarchia, dice Bossuet ,ognuno può fare ciò che vuole;
nessuno fa ciò che vuole ; non vi è alcun Signore , ognu
no è Signore ; ognuno vi è padrone , ognuno vi è schiavo , ) » .
E la ragione viene così esposta dal Tassoni : « Se avrete
una tavola bene imbandita, il primo vicino che tenga scar
80.e cattivo cibo e possa più di voi , verrà a visitarvi, vi
toglierà il pranzo e vi farà rimaner digiuno. Se la vostra
casa è migliore della sua , vorrà abitarvi , e vi caccerà in
istradą . Ognuno si troverà esposto agl' insulti di chiunque
abbia il volere e il potere di opprimerlo, e non avendo che
la sua forza ad opporre alla forza degli altri , temer do .
vrebbe in ogni momento di essere soverchiato , e divenir
la viltima dell'altrui prepotenza ) » . Nell'anarchia cessa
ogni armonia che deve trovarsi tra le parti e ' l tutto , cessa
il centro delle linee , cessa l' ordine pubblico , cessa ogni au .
torità , cessa ogni legge. I mali allora hanno tante sorgenti,
quante sono le persone , ed anche senza alcun rimedio , poiché
non vi ha superiore che reprima la violenza e difenda la li
bertà .Da ciò poi sorgerà la tirannide, perchè,stanco.il popolo
di trovarsi in continua lotta interna , e scemo di vigore per
le sofferte convulsioni , in fine si darà in mano del più audace
che ha saputo colla sua voce e colle sue opere lusingare le
passioni di quello . Non fu essa schiava l'Inghilterra sotto
Cromwello , che si diceva protettore della libertà ? E la
Francia ? .. Tiriamo un velo sul passato e sul presente
ancora , chè ben disse dalla tribuna il Cardinal Maury, il
più terribile dispotismo esser quello che porta la masche
ra della libertà . Non in altro sembra tramutarsi, diceva
Platone, una troppa libertà che in una troppa schiavità e
la tirannide sorge dalla popolare Repubblica , e dall'estrema
libertà pesantissima e asprissima schiavitù *) . Ecco a che va

") Polit. I. I , art.3, prop.5 .- ) La Relig. dim.e dif. vol.II, c.13 .


3) De Rep. 1. VIII ,
265

a terminare la vantata libertà che gli utopisti liberali vor


rebbero donare ai popoli! Essa porla di necessità nell'a
narchia e poscia nel dispotismo, che la libertà non pure
fisica e morale distruggono, ma anche la civile , poichè nel.
l'anarchia non vi ha legge, e nel dispotismo la legge è
l'arbitrio e 'l capuone. Or potea Iddio all ' uomo largire
una libertà si precaria , si pericolosa , si contraddilloria , si
schiava ? Gli utopisti senza fallo mal soffrirebbero questa
sorta di libertà , meno che essi stessi non fossero i dema
goghi espilatori delle casse del popolo , e non fossero Crom
welli e Robespierri, nemici di Dio , neinici dell'umanità,
nemici di loro stessi . Eppure la bontà divina li rese liberi
di vera libertà !
E questa è per lo appunto la libertà che Gesù Cristo ven.
ne a restaurare o donare agli uomini ed ai popoli , e por
tare sulla terra . Pensare e parlare l'opposto è ripugoa .
re non ad una pagina del Vangelo , ma all'intiero nuo .
vo Testamento . In qnesto difatti si comanda che i figli
ai genitori prestassero non pure onore , ma eziandio obe
dienza , ed a quelli fossero solloposti ' ) , che i servi vi.
gilassero per le cose de' loro padroni , ' e loro obedisse
ro con timore e tremore nella semplicità del proprio cuo
re , e li onorassero e loro, comechè discoli , fossero fe .
deli - ) ; che le mogli non abbandonassero i loro mariti , si
ricordassero di essere per questi create , che dipendessero
da' loro cenni, che fossero a quelli soggette , che li ainas .
sero e convertissero * ) ; che i sudditi pagassero il tribulo
ai re della terra , che fossero soggetti alle potestà , che pra .
ticassero la carità verso i superiori , che pregassero per
tutti i regi e per quelli che ci sovrastano, che obedissero a
tutti coloro che son lor capi , che a questi si soggettassero
ed obedissero ai loro cenni in ogni opera buona *) . Ora

- ") Matt. 15 , 4; 19,19 ; Mar. 19 , 19 ; Luc. 18,20; 1 Tim . 5,7;


Eph . 6 , 1 ; Coloss. 3 , 20; 1 Pel. 5,5 . —²) Luc. 12, 37 ; Eph . 6,5 ;
Coloss. 3,22; 1 Tim . 6,1 ; Tit. 29 ; 1 Pet. 2,18.- ) 1 Cor. 7,10;
11,9 ; 14,34 ; Eph.5,2; Colos . 3,18 ; Tit . 2.4 ; 1 Pet. 3,1.- ) Matth .
17,28; 22,22 ; Luc.20,25; Rom . 13 , 1 ; 7,1 ; Thes.5 , 12; 1 Tim . 2,1 ;
lleb . 13,17 ; Tit . 3,1 ; 1 Pet. 2,13 .
1

266
vrebbe mai Cristo insinuato ' e comandato e, per sè e per
gli Apostoli a tutti rispettivamente obedienza e soggezione
ai - loro superiori o capi o duci o imperanti, se avesse vo
luto render i popoli liberi di quella libertà che opponsi al
le potestà costituite, all'ordine fermato , alle leggi sociali ?
Avrebbe egli mai ai popoli da una parte imposto l' obedien.
za ai loro rettori e dall'altra la ribellione a questi ? Non
sarebbe ciò metter Cristo in contraddizione con sè stesso ?
Ma Cristo tra . Dio , e Dio, come testè diceva , volle all'uo
mo largire - la libertà legale e civile , e non la morale pre
sa isolatamente, o la fisica, come dicon coloro, di cui can
to il Poeta :

Ma vedi , molti gridan Cristo , Cristo ,


Che saranno in giudizio assai men prope
A lui , che tal che non conobbe Cristo .
Aggiungete a tutto ciò , che se Cristo avesse voluto la van .
tata libertà fisica proporre e restaurare, non avrebbe or
dinato agli Apostoli suoi di distaccarsi dalle cose mondane
e nelle divine riporre loro cura e studio ") ; nè egli avreb ,
be rifuggito di esser nominato Re % ) , nè avrebbe distrutto
le false idee degli Ebrei che il Messia credeano un con
quistatore; né il paradiso avrebbe promesso ai semplici ed
ai parvoli , ma agli astuti ed ambiziosi.
E tutto ciò anche si raccoglie da que luoghi della Scrit
tura , nei quali Gesù Cristo parlò di libertà ai suoi segua
ci . Si rivolse Cristo agli Ebrei che aveano creduto in lui
e disse :) : Sarete veramente miei discepoli se persevere.
rete - nei miei insegnamenti: e la verità conoscerele , e la
verità vi farà liberi. E poichè quelli , le parole di Cristo
della liberazione dal giogo terreno intendendo, soggiunse
ro, di non essere stati giammai servi di veruno ; Cristo
ripigliò: in verůà in verità vi dico , che chiunque fa il
peccato , è servo del peccato . Per la qual cosa, se il Fi.
gliuolo vi libererà , sarete veramente liberi. Dal che ap
pare che Cristo non altra libertà volle insinuare, che quella

") Heb.5, 2; 11 Tim.2,4 ; 1 Cor.7,4.- ) Joa.6,15.-) Joa.8 , 31 .


267

che riponsi nella immunità dal peccato , dai vizi , dalle sfre
nale passioni . Coerente alla dottrina di Cristo è quella di
S. Paolo, il quale, dopo aver detto ' ) , di non essere con
dannazione alcuna in coloro che sono in Cristo Gesù ,
aggiunse: imperciocchè la legge dello spirito di vita in
Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della
morte . anche il mondo creato sarà renduto libero
dalla servitù della corruzione alla libertà della gloria
dei figliuoli di Dio . Se la legge dello spirito libera dalla
legge del peccato , e dalla servità della corruzione innalza
alla libertà dei figliuoli di Dio , ben vedesi che servitù è
nel peccato , libertà nella grazia . Lo stesso Apostolo 2).dis
se : Liberati dal peccato siete divenuti servi della giusti.
zia ... , imperciocchè quando eravate servi del peccato ,
eravate francati della giustizia. . . , adesso poi liberati
dal peccato e fátti servi di Dio , avetè per vostro frutto
la santificazione, per fine poi la vita eterna . Le quali
parole fannoci conoscere , non in altrò doversi riporre la
libertà del Cristiano , che nella fuga del peccalo e nell'os
servanza della giustizia . Anzi di ciò non contento in altra
lettera chiaramente disse il Vase di elezione ): Voi siele
siati chiamati, o fratelli, alla libertà, purché della li
bertà non facciale un' occasione per la carne , ma servite
gli uni agli altri per la carità dello spirito ; colle quali
parole dichiara l'Apostolo , la libertà vera consistere non
nel pretesto di vivere secondo la carne , ma nella pratica
volontaria di lutti i doveri di benevolenza e di ainore . Ne
S. Pietro si scosta per poco dal suo Maestro o da S. Paolo ,
mentre avverteci 4) che non a prezzo di cose corruttibili
di oro o di argento siamo stati riscattati dalla nostra
vana maniera di vivere trasmessaci dai padri, ma col
sangue prezioso di Cristo ... ; poiché * ) è volontà di Dio
che ben facendo chiudiamo la bocca alla ignoranza de
gli uomini stolti :comc liberi, e non quasi tenendo la libertà

") Rom. 8,2 . — 2) Rom.6, 18 .---*) Gal. 5,13 . -4) 1 Petr. 1,18 .
-8) Petr . 2 , 15-17 . :
268

per velame della malizia , ma come servi di Dio . Rispetta


te tutti: amaie i fratelli : temete Dio : rendete onore al
Re . E questo da poi conferma il medesimo Principe dell'A .
postolico Collegio, il quale , parlando di uomini superbi e
viziosi " ) , i quali adescano per mezzo delle impure pas.
sioni della carne i convertiti, soggiugne che cosloro pro .
mettono la libertà, mentre sono essi stessi servi della
corruzione; imperciocchè da chi uno è stato vinto , di lui
è ancor servo . Dunque la liberti del Cristiano secondo 1
s . Pietro consiste nell ' essere sciolto dalla tiranpia del pec .
cato e delle passioni, con obedire all' ordine posto da Dio
nella Repubblica e con fuggire l'ipocrisia e tenersi lonta
no dal peccato , e non nella dissoluzione dei costumi , co.
me i Gnostici insegnavano, la quale non è che la più de
plorabile schiavitù- sotto l'impero delle brutali passioni .
Qual é adunque la libertà insegnata dal Cristianesimo ?
Quella senza fallo che riponsi nella esenzione di ogni scel
lerata o men buona azione e nell'esercizio dei propri do. 3
veri . È questo il senso appunto che s . Paolo diede alla li.
bertà , quando ci chiamò ?) figli di donna libera e non di
schiava , e invitati espressumente allo stato di libertà .
Anche la storia concorre a comprovare questo mio as
sunto . No , niun vizio ha saputo l' incredulità apporre a Cri.
sto ed ai suoi discepoli , ed i primi Cristiani erano cosi fat
tamente nella virtù esercitati, che con orrore rignardava
no chi altramente conducevasi . Appena Simon Mago osa
mostrar desiderio di comprar la potestà di conferir lo Spie
rito Santo , che tosto vien da Pietro aspramente rimbrottato
e quindi dalla Chiesa diviso ; una menzogna bastò pure per
chè lo stesso Apostolo facesse improvvisamente morire A.
pania e sua moglie ; un incestuoso di Corinto ,quale putri
do membro , fu dal. corpo dei fedeli reciso . E ciò racco
gliesi non pure dalla rarità dei peccati dei primi fedeli e
dal rigore degli antichi canoni per le pubbliche penitenze,
ma anche da' profani monumenti , e principalmente dalla

) I1 Peir . 2, 19.—2) Gal. 4, 31 ; 5 , 13 .


209

celebre letlera di Plinio a Traiano, nella quale si dice che


i Cristiani si obbligavano con giuramento , non già di
commettere alcun delitlo , si di astenersi da ruberie, as
sassinii, adulterii, di altener la data fede, : e interpel
lati, di restituire il deposilo ' ) . Quale libertà adunque la .
sciò ai suoi Gesù Cristo ? Certo quella che costa dalla sto
ria dei discepoli di lui , la quale è riposta nell'esercizio di
ogni virtà ed allontanamento da ogni vizio , non già quel
la predicata da un falso liberalismo che , dovunque ha pre
dicato libertà , ha pure introdotto il libertinaggio e sommos
so i popoli contro le leggi fondamentali della società e con
tro le autorità stabilite .
Volete però voi , ainico mio , conoscere che il vero se .
guace di Cristo è realmente libero, ed all'opposto schiavo
chi ai comandamenti di Lui contraddice ? Guardale quel
Cristiano che rimira il vizio con orrore, e con gioia ogni
sorta di virtù esercita . La sua innocenza gli sta dipinta
sul volto senza rimorsi , perchè senza delitti . Guarda il lu
multo delle umane vicende con occhio indifferente, e sen
tesi da queste non tocco , e sentesi libero cosi tra i ceppi,
come sul trono . Rassegnato nei dolori e modesto nei pia
ceri, coraggioso nell'avversa e temperante nella buona for
tuna, non conosce altri tiranni che le sfrenate passioni.
Tutto è ordine nel suo cuore , tutta è tranquillità e pace .
La ragione di lui è soggetta a Dio, la volontà alla ragio .
ne , alla volontà le passioni . Avuto in venerazione dai gran
di , amato dai savii, rispettato dal popolo, dai superiori a
vuto a suddito fedele, dai compagni stimato di cuor gene
roso dagl' inferiori ossequiato sino alla stima, innanti a
tutti si presenta con una nobile sicurezza che lo incora a
camminare senza roşsore e con nobile alterezza . Contento
di tutto e di tutti , pago in tutti gli stati e in tutte le posi
zioni di sua vita , a niuno gravoso o men caro a tutti gra
10 e piacente , vive vita di paradiso , vive in Dio
Chi è priucipio e cagion di tutta gioia .

") L. 10 , ep . 96, trad . di Paravia .


270

Non chiamate voi libero quest'uomo della libertà vera e


soda e capace di produrre tutto il bene ? Ma guardate il
rovescio della medaglia , e un cristiano ponetevi a conside
rare dimentico della sua professione , un cristiano che lo
è di solo nome , un cristiano libero della libertà dell'incre .
dulo e del malvagio . Da focose passioni agitato rassembra
chi va e viene , senza conoscere del suo operare e giron.
zare lo scopo . A Dio ribelle , in lite cogli altri , con se
slesso in guerra , nelle sciagure si sdegna e siņo alla viltà
si scoraggia , nella prosperità si gonfia e s'innalza sino a
contendere tu a tu con Dio . Padrone dispotico, marito or
goglioso , padre indiscreto , figlio rubelle , cittadino tumultuo
so , amico troppo esigente, mordace contro i superiori , de
gl' inferiori disprezzante , va qua e là errando, ora la divina
Provyidenza bestemmiando , ora estollendo la propria virti .
Mal guardato da tutti , da niuno stimato , viene da tutti ab
bandonato , incapace di scegliere un partito , lacero talora
nei panni e consunto dalla fame, quale vien descritto nel
Vangelo il prodigo figliuolo. Non è questa la più gravosa
schiavitù ? Non debbe a questa preferirsi la libertà cristia
na , che rende l'uomo servo di Dio , ma non degli altri uo
mini , ne delle proprie passioni ? « Io sono attivo , quando
ascolto la ragione, diceva Rousseau , passivo , quando mi
captivano le mie passioni ; e il mio maggior tormento, quan .
do soccombo , è di sentire che poteva resistere ' ) . .
Nè ciò è una mia caricatura . Qual è lo scopo che si
prefiggono coloro che predicano e propongono negli scrit
ti ed a voce chioccia ai popoli una libertà illimitata ? For
se quello di fare il bene dei popoli, di sollevare il misero,
di asciugar lę lagrime del pupillo, di satollare il famelico ,
di dar di che vivere alle classi infelici ? Nulla di tutto que
sto . L'ambizione, la superbia, lo spirito di dominare e di
accumular riechezze, ecco le molle che muovono questi
cotali, come l'esperienza ha dimostro . Essi vogliono tutti
gli uomini liberi, ma solo per lasciare ai semplici un no

) Emil. t. 3 , Amsterdam 1762 , p . 69 .


271

me vuoto di senso , un fantasma di libertà , ed ergersi es.


si soli a tiranni del mondo . Essi dovunque penetrano vo
gliono che tutti pensino a loro modo, e tatto adoperano
per rendersi padroni dell'altrui vita e onore e sostanze. Es .
si tutti riguardano quali scellerati o superstiziosi o igno.
ranti ; « ma essi non fanno alcun caso della virtù, della u.
manità , della giustizia , e solo apprezzano la potenza: e non
appagandosi di calcar essi questa via onorata , vorrebbero
che tutti gl' imitassero . Cattolici in Roma, Turchi in Co
stantinopoli, eretici o razionalisti in Berlino, scismatici in
Londra o in Pietroburgo , increduli a Parigi, essi tengono
la religione per un affare di buona creanza , e la morale
per un aggiustamento che obbliga solo i piccoli e tapini » ,
come di costoro dice Gioberti ' ) .
Dunque la Religion Cristiana non è favorevole alla liber.
tà ? Alla libertà vera , alla libertà soda , alla libertà dure
vole, alla libertà che non trascorre in delitti, nè è madre
di disordine, nè mette sossopra la società , è senza dubbio
favorevole ed amica la Religione di Cristo , e questo ho si .
nora dimostrato ; non alla libertà che tutto sconvolge ed è
causa di anarchia e che infin mena al dispotismo , cioè al.
lo spogliamento di ogni libertà , alla schiavitù . Cristo non
vuole la oppressione dei popoli , anzi le più terribili pene
ai potenti della terra ei minaccia , se con giustizia ed equi
tà non governeranno , se quai loro figli non guarderanno
e quai loro fratelli i loro sudditi , che con essi hanno co .
mune l'origine , comune la redenzione . Se da una parte la
Religion Cattolica proibisce e con pene proscrive le sedizioni,
le ribellioni , le sollevazioni, le insurrezioni,le secrete conven
ticole , dall'altra agl' Imperanti , ai Duci,ai Magistrati,ai Giu
dici impone di essere umani , benigni, amorevoli, cortesi,ac
cessibili verso tutti i loro subordinati e i popoli.Di quanta
felicità adunque non va greve la libertà da Cristo insegnata ?
Veduto quale libertà è venuto Cristo a restaurare e ri
stabilire tra gli uomini , uopo è mostrare qual' eguaglian

) Del Primato , t . ) , P , 340 .


ion

272

za è venuto tra loro a porre o reintegrare . Tutti gli uo .


mini nascono eguali fra loro per natura , chè tutti hanno
un corpo organizzato , ed un'anima ragionevole , e tutti so.
no creati dallo stesso Dio , e tutti perciò naturalmente ador
ni di egnali essenziali diritti e doveri . Sotto questo rispet.
to considerati gli uomini, l' uno dall'altro non dipende,
nè l'uno può sull' altro vantare giurisdizione o potere al .
cuno, chè tră eguali non può concepirsi minore o maggio .
re. Ma nasce egli veramente l'uomo da ogni altro indipen
dente e siffattamente l' uno all'altro eguale, che in niuna
cosa l' uno è vinto dall'altro , o l'altro vince ? Oltre alla
dipendenza da Dio, come dal suo Creatore e sommo suo
Benefattore, l' uomo appena nato ha infiniti bisogni, pe' qua .
li necessaria cosa è che dipenda dagli altri uomini. Anzi ,
siccome l'uomo a sè solo abbandonato , non può tosto o
tardi non diventar vittima di mille pericoli o della sua im .
prudenza , cosi uopo è che in tutta sua vita dai consigli di
penda di altri e dai comandi. Tanto è vero che anche tra
due amiei una relazione di dipendenza convien che si os
servi , ove l'uno può o sa più dell' altro ! Ma egli inoltre
è nato in società e per la società civile , come e i suoi
bisogni e linguaggio e le facoltà e desiderio di una
vita piacevole ed agiata il dimostrano. Or si può egli
mai concepir società senza suprema autorità ? Il potere
del supremo Imperante, qualunque sia la forma di gover.
no, non viene no dall ' arbitrio degli uomini , ma dalla na .
tura della società , che richiede di essenza chi la timo
neggi. La società , onde sia in vita, debbe essere ordina
ta; l' ordine suppone. le leggi : le leggi si promulgano da
un superiore; la società adunque vuole un capo , un supe
riore, un imperante , con qualunquenome il chiamate e sia
un solo o sien più , ciò non importa . Dunque ogni cittadi
no debbe dipendere dalla suprema autorità , se vuole rima
nere in comunanza civile cogli altri. Or poste queste co
se, che ho solamente accennato e che voi appieno conosce
te , chiaro è che l'uomo , comeche eguale all' altro uomo
per facoltà essenziali e per naturali diritti, è però dall'al.
273

tro disuguale per relazioni avventizie, le quali naturali deb .


bono e possono essere appellate, come quelle che dalla na
tura dell'uomo dipendono e sulla natura di lui son poggia
te . Chi adunque predica o insegna la voluta uguaglianza
alle genti popolane ed ai semplici, e per ciò facili a trasen
tire , non mette forse divisione e discordia tra i figlie i geni.
tori ,tra i superiori e gl'inferiori, tra i cittadini e i governanti ?
Altre cause , però della disuguaglianza tra gli uomini pos
sono allegarsi . Vi ha differenza nel corpo, vi ha nell'ani
ma . Il corpo è deforme in Esopo e leggiadro in Alcibiade ,
forte in Milone e debole in Nicia , piccolo in Alessandro e
grande in Massimino, robusto in Europa, molle nell ' Asia ,
adusto in Africa, rozzo in America , mostruoso in Lappo
nia, elegante in Persia , nero nel Congo, bronzino nel Ca
nadà , olivastro nel Tibet; per tutto vario cosi di vollo , co .
me di mani, di piedi , di statura , di fisonomia , di forze , di
mille svariatissime note . Chi ha un temperamento pletori
co , chi bilioso, chi flemmatico , chi un vario impasto di tut
ti . L'anima in uno è pigra e in altro pronta, in questo e•
levata e in quello depressa ; chi è acuto profondo sagace
sodo e chi superficiale ristretto tardo confuso ; chi docile
paziente serio , e chi indocile impaziente ridicolo ; questi sem .
plice aperto schietto e quegli doppio oscuro furbo; chi effu
so immaginoso socievole e chi modesto tristo solitario ; que
gli è feroce inumano misantropo e questi è sensibile uma .
no filantropo . In somma l'anima appare bizzarra in Ovi .
dio , seriosa in Virgilio , sublime in Platone, acuta in Ari
stotele , depressa in Epicuro , sagace in Ottaviano , stupida
in Claudio , pigra in Vitellio , pronta in Cesare .. E quindi
chi ama lo studio e'l lavoro e chi l'ozio e l'inerzia , chi
sentesi chiamato alle arti e chi alle scienze , chi alla toga
e chi alla milizia , chi al comandare e chi al servire ...
e tutti nascono al posto, cui gli addita natura . Da ciò se
.gue che non tutti hanno egual numero di mezzi per acqui
stare e ritenere gli acquisti , non tutti sono capaci di eser
citare ogni arte o mestiere o professione , non tutti hanno
meriti che l'innalzano ad ogni grado , non tutti son falli
Rac.Rel . VOL.XVI. 19
274
per comandare ' ) . O forse vorreste voi deprimere il ineri.
10 per pareggiarlo al demerito , e abbassar la virti per
agguagliarla al vizio ? Vorreste voi ad un inetto, ad un
ozioso, ad un infiagardo dare il diritto di godere dei frut
ti di un sobrio , di un laborioso ? Vorreste voi che un mal
vagio , frodolento , infame partecipasse ai sudori dell'uom
dabbene, del giusto, dell' onorato ? Vorreste voi che divi .
desse i suoi averi il doito studioso perspicące cittadino col
lo stupido ignorante imbecille ? Vorreste voi che il turbolen
to l'ambizioso il malefico il calunnialore entrasse nel pos
sesso del cittadino pacifico umile benefico onesto , solo
perchè è uomo ? Ma in questo caso la virtù qual merito
avrebbe più del vizio , l'invocenza più della malvagità , la
dottrina più dell' ignoranza , il merito piú del demerito ? Anzi
non sarebbe da più il vérsipelle il frodatore il crudele il
mendace l'assassino , che l' uom semplice , l' uom giusto ,
l'uoino onesto , l' uomo veritiero , l'uomo osservatore di tut
ti i doveri ? Ed una eguaglianza che turba tutti i rapporti ,
che confonde l'ordine , che viola tutte le leggi , può mai
essere voluta dalla legge naturale morale dalla legge di
vioa positiva , se l'una e l'altra l'ordine'comandano e mi.
naccian pena ai perturbatori di esso ? Se l' ineguaglianza ,
di cui tesiè parlai, è difetto, non è questo difetto della natu
ra , cui i nostri filosofi porgono incenso con effusion di cuo
re ? Ma chi di sana mente potrebbe scappucciando in pro
pria casa e per la propria casa bramare la vantata egua.
glianza ? Chi , se non colui che è solo capitecenso e proleta
rio ,e braina dormire ozioso su molli' piume a spese altrui ?
Ma io dieo inoltre, essere impossibile l'eguaglianza che

) « Imperciocchè, dove corre divario di natura , almeno acci


dentale, le facoltà e i diritti debbono diversificarsi in modo pro
porzionalo e camminar a ragion geometrica , perchè se ad on
la di quel divario aritmeticamente si livellassero , l'egualità ma
teriale e apparente fornerebbe a disugualirà effeltiva, come quel
la che non risponderebbe alla natura rispettiva degli oggetti ;
e sarebbe come se una rózza , si pareggiasse ad un barbero , o
un botolo ad un alano» , dice l'Autor del Primalo morale e ci
vile degli Italiani, t. 2, p . 362 .
273
si va buccinando . Imperciocchè « l'egualità assoluta , scri.
veva Gioberti , non si dà naturalmente in nessun genere di
cose . . . La natura crea in ogni specie dei simili e non
degli eguali , se non si ha l'occhio alla sola essenza de .
gl'individui , ma a tutte le qualità che li rivestono " ) » .
Io però vado più innanti e curioso domando , in che con .
siste o si vuol far consistere questa filosofica eguaglianza ?
Io non credo fare ingiuria a chicchessia , se franco dirò di
riporsi quella nella esatta divisione o meglio nella comunio .
ne negativa dei beni , a proclamare la quale tutte si pra.
ticano le opere non leonine , ma di volpe ; e tutti
Gli accorgimenti e le coperte vie .
Non io qui mi farò a svolgere la necessità e l'utilità del .
la proprietà , dopo cresciuto il genere umano e raffreddato
l' amor fratellevole . Solo domando, se di buon aniino con
cedereste a chiunque di spogliare il proprietario di quei be .
ni , ch'egli ebbe o dai suoi maggiori, o acquistò coi suoi
sudori e coi suoi talenti, e non per altra ragione che di
essere il primo eguale in diritti al secondo . Quante guer
re civili non verrebbero in campo e quante liti reciproche,
quanti diritti non sarebbero conculcati e quanti doveri vio
lati ? La sola forza obbesiana deciderebbe di ogni quistio
ne . Ricordiamoci dei tumulti di Roma per le leggi agra
rie. Ma si faccia una eguale partizione di beni. ... Chi
però la eseguirà ? Non la turba, che i ricchi spoglierebbe
sino a ridurli alla mendicità ; non i ricchi, che per loro
toglierebbero le porzioni migliori ; non gli agenti del -go
verno che tutto per un motivo o per un altro tirerebbero
a loro . . . . E quali spese intanto non dovrebbero soste.
nersi , quali e quante liti non sopirsi , quali soprusi non tron
carsi, quali arti non isventarsi , quali contumelie non ac.
chetarsi ? Sia però eseguita la divisione aritmetica . Rimar
ranno perciò i beni sempre egualmente divisi ? No certa
mente , chè nuova divisione dovrebbe farsi, quando qual
cuno morissę senza eredi , o quando gli morisse un figlio ,

*) Prim . t . 2 , p . 361 ,
276

o quando altri figli gli sopraggiungėssern , e questi casi sic


cederebbero più volte in ogni di . Non sia nè anco di tan
to necessario . Che , domando io, si farà di colui che non
coltiverà la porzione a lui toccata ? di colui che per qual
che disgrazia poco o nulla raccolse dalle sue fatiche ? di
colui che cade in malattia o in demenza o in altro infor :
tunio che lo rende inoperoso ? Dovranno costoro morire
di fame colle loro famiglie ,' o pure partecipare dei frutti del
l'industrioso e del fortunalo ? E che si faràſ di colui che
tutto consuma in lusso e in gozzoviglie e in piaceri inter
detti ? Potrà , donando di nuovo , conservarsi dopo tutto
ciò l' aritmetica divisione e senza liti e senza tumulli, e
senza alterazione di pace interna ed esterna ? E fatta la
divisione , è lecito o pur no esercitare le industrie, appli
carsi alle arti , dar opera al commercio , formar contratti, a
cquistar scienze , coltivare i talenti, accumular meriti ? Se
è lecito , la divisione eguale scomparisce subito , chè diver
rà più ricco chi più lucrose arti eserciterà , chi più indu
strie metterà in opera , chi più meriti acquisterà . Se non
è lecito , addio libertà , addio talenti , addio virtù . . . . E
non dovrà dirsi che i fautori della eguaglianza filosofica
liberale hanno perduto il ben dello intelletto ?
E posta anche l'eguaglianza di beni di fortuna , si avrà
poi l' eguaglianza di onore e di comando ? Ond' essere u
no all'altro uguale , conviene che in tutto lo pareggi . Ma
l'onore non sarà in questo caso un nome vano ? Se il tra .
vagliatore e l' ozioso , il virtuoso e 'l malvagio , l'onesto
e il giuntatore sono eguali, sono pure egualmente onora.
ti. E chi in iale ipotesi vorrà distinguersi con azioni belle
e virtuose , se egli dopo mille sacrificii verso il benessere
della patria e dell'umanità , dovrà trovarsi eguale a tanti
altri che nulla fecero e passarono lor vita nella voluttà o
anche nel delitto ? E tutto ciò a quale stato di torpore ed
inerzia e quindi a quale rozzezza , a quale selvaggia vita non
mena ? Se poi queste conseguenze non si vogliono, di ne
cessità uno sarà più dell'altro onorato , e quindi non esi
sterà più eguaglianza . E potrà esservi eguaglianza di co
mando ? E dove tutti comandano, chi rimarrà per ubbidire ?
277
Dove tulti comandano, niuno certamente è suddito , essendo
tutti sovrani, tutti capitani, tutti magistrati. E poscia che ne
avverrà ? Si urteranno, si respingeranno, si collideranno ,si
cozzeranno , finchè o stanchi di tante collisioni vorranno tor .
nare alla ineguaglianza onde partirono, o un aggiratore, un
furbo, un audace li renderà tulti eguali col renderli tutti
schiavi.No,non è questa l'eguaglianza voluta dalla legge mo
rale , non è questa da Dio voluta . « La vera eguaglianza
dei cittadini consiste in questo , ch' essi sieno tutti egual
mente sottomessi alle leggi , ed egualmente punibili, quan .
do le trasgrediscono » ; serive lo stesso d'Alembert al re
di Prussia "). La vera eguaglianza in ciò consiste che ognuno
sia difeso dalle ingiurie ed oltraggi , che ognuno goda i frut.
ti dei suoi sudori, che ognuno possa acquistare sotto lo scu .
do della legge , che ognuno con proporzione contribuisca
al bene pabblico, che ognuno abbia accesso libero ai tribu:
nali , che ognuno rispetti ed onori la vera Religione,ogau
no venga stimato e rimunerato in ragione dei meriti reali .
Ma. adunque Cristo non venne ad insegnare l'eguaglian
za tra gli uomini ? Non predicò egli , essere tutti gli uomi.
ni fratelli fra loro, e ciò non è ripetuto quasi in ogni pa.
gina del Vangelo ? Si , ma vi ha un ' eguaglianza che supe
pone la giustizia e l' equità e la virtù , e vi ha un'altra
che offende tutti i diritti e questi confonde coi doveri . Quel
la riponesi nell'ordine, di cui spesso è causa ed altre vol .
te effetto, questa nella confusione e nell'anarchia . Cristo
fecesi povero , benchè ricco , onde far noi , che eravam po
veri , ricchi, e cosi pur - tra noi dobbiain praticare, onde
l' abbondanza di uno supplisca alla inopia dell'altro , e si
si stabilisca l' eguaglianza ? ) . Egli non balzò gli uomini
dagl' impieghi, non distrusse le preminenze , non aboli le
dignità , non turbo l'ordine sociale , non violò i rapporti di
dipendenza , non infranse la gerarchia; anzi tutte queste co
se confermò coi detti e coi fatti , come sopra dicemino, si.
no a volere che si desse ascolto agli Scribi e Farisei che
sedeano sulla Cattedra di Moisè . E questa eguaglianza vol .

1) Oeuvres posthum.de Fed.11, t . 14 , p. 111.-- ) 11 Cor. 8,9,14 .


278
le Cristo stabilita sulla carità, la quale è il vincolo che
lega i perfetti ") , come da tutto l' Evangelo raccogliesi e
dalle epistole canoniche. Amerai il tuo fratello, come le
stesso , egli dice * ) . lo vi do un nuovo comandamento ,ed
è che vi amiate a vicenda , come io amo voi , affinchè
ricendevolmente vi amiate. In ciò conosceranno tutti che
voi sielé miei discepoli, se vi porterete amore a vicen .
da , aggiunge in altra occasione ). Questo è il mio pre
celto che vi amiate a vicenda , egli ripiglia 4), anzi ama .
te pure i vostri nemici e fate bene a chi vi : porta o .
dio ). Amatevi con carità di vicendevole fraternità , di
ce l' Apostolo ") , e camminate nella dilezione, siccome Cre
sto amò noi e diede sè stesso per 'noi ? ) , poichè la dile
zione è la pienezza della legge *) . E per ciò i Cristiani
vengono chiamati col dolce nome di fratelli nel nuovo Te
stamento , e Cristo stesso disse . loro : voi tutti siete fratel.
li, poichè non avete che un padre ch'è nei cieli 9).Tan .
ta difatti era la carità , onde si amavano i Cristiani dei pri.
mi secoli che Luciano ebbe a dire, il primo legislatore
ha persuaso loro di essere vicendevolmente fratelli ) .
Quindi fratellanza cristiana suona amore e carità , onde
non mai ci stanchiamo di aiutarci a vicenda, e correzio
ne fraterna sigoifica anche carità , con che dobbiamo cor
reggere chi mena una vita men buona. E con questa cari .
tà vuole Cristo che abbracciassiino tutti gli uoinini, come
quegli che non alla sola Giudea restrinse la missione de'
suoi Apostoli , ma volle che predicassero a tutto il mondo ,
ai popoli di ogni lingua e clima * ). E 'l sacrifizio che of
feriamo ogni giorno al Signore , non è forse per la salute
di tutto il mondo, pro totius mundi salute ? Vi è forse in
questa Religione distinzione tra il Giudeo e 'l Greco , tra ' l
servo e 'l libero , tra il maschio e lá femina ? 12) Non ha
questa Religione , fin dalla sua cuna , dannato la schiavitù

) Coloss. 3 , 14., -3) Matth. 22, 39. - 3) Jo. 13 , 34. — 4) Jo .


15,12 . - 5) Matth . 5 , 44; Luc. 6,27.- ) Rom. 12, 10.-?) Eph.5,1,
- ) Rom . 13 , 10.- ) Matth . 23 , 9.- ) De morte peregrini.
") Matth. 28 , 19; Marc. 16 , 15. — 2) Gal. 3, 28; Coloss . 3 , 11 .
279

e tulli guardati quai figli dello stesso padre ? ' ) S. Dioni.


gi Papa e s . Gregorio M. e Leone X , e Paolo III , e Ur
bano VIII , e Benedetto IV , e s . Gregorio Nisseno , e s . Am
brogio, e s . Agostino ed altri Pontefici e Vescovi ed Eccle.
siastici e Concilii ed Ordini Regolari non promossero , non
raccomandarono , non comandarono , non vollero il riscatto
degli schiavi ? ) La carità è adunque la divisa del Cristia.
no, e sulla carità volle Cristo l'eguaglianza stabilita . E qua.
le e quanta eguaglianza non è questa ? « Infatti , se la ca.
rità evangelica entra nel cuore dell'uomo, diceva un Ve .
scovo Frale , egli reputa come she tutte le miserie dei suoi
fratelli . Chi è infermo , diceva l'Apostolo , ed io non pian .
go ? Chi è libertino, ed io non ardo di zelo per richiamar.
lo ? Se la carità evangelica entra nel cuore dell'uomo, ve
drete il ricco sentire in sè stesso le indigenze dei poverelli ,
e abbassarsi a consolarli e soccorrerli . Vedrete il doito com
patire gli errori dell'ignorante , ed impiccolirsi a correg .
gerlo ed istruirlo . Vedrete il Priucipe piangere come pro
prie le disgrazie del popolo, e scender dal trono per con .
solarlo . . . Ecco in qual modo colla sola evangelica ca
rità tutti diveritayo eguali , » . Trovate , se vi dà l'animo,
in tutte le possibili umane storie una repubblica o una le.
gislazione , dove l'eguaglianza fu portata ad un segno più
sublime e più vero . Lo stesso Montesquieu disse : « La Re.
ligione Cristiana per lo stabilimento della carità , per un
pubblico culto , per la partecipazione dei medesimi sacra.
menti sembra esigere che tutto si unisca * ) » . Bella e per
questo riguardo la sojniglianza che mette l' Apostolo tra le
membra del corpo umano e i fedeli seguaci di Cristo * ) .
Nel corpo umano , egli dice , sonvi parti diverse, vi sono
gli occhi , vi sono gli orecchi, vi sono le inani, vi sono
i piedi ; ma i piedi al camipino , le mani al lavoro , gli o
recchi all'udito , gli occhi alla vista , e via cosi dicendo
di ogni altro suo membro . Ma se egli fosse tutt'occhio,

1) Matth . 20, 25; Eph . 6 , 9.-) Tassoni, loc. cit. t . 3 , c . 15 .


-) Turchi , Omelia sopra l'eguaglianza evang.- ) Lo spir.
delle leg . 1. 19, c . 18.- ) Rom . 12 .
280
dove sarebbe l'udito ? dove sarebbe la vista , se fosse tut
t' orecchi ? se tutto vista ed udito , dove le mani e i pie
di ? In quella guisa adunque, conchiude ' s . Paolo , che le
molte membra del corpo umano, sebbene diverse fra lo
ro di moto , di figura ,' di positura , di azione , si uniscono
nondimeno a formare un tutto organizzato e vivente ; sia
mo cosi noi , comeche molti , un sol corpo 'in Cristo, cia
scuno membro dell'altro . Ecco la carità , ecco l'eguaglian
za voluta dalla Religion Cristiana ! « E giacchè il Cristia .
nesimo ba questo vantaggio sopra tutte le religioni , sarebbe
un peccare contro la sana politica di non impiegare per fa .
vorirne i progressi taiti i mezzi che suggerisce l'umana pru
denza , dice la stessa Enciclopedia art.Christianisme)». Basta
dire che mercè questa divina Religione anche i Principi della
terra , senza pur perdere il loro potere , sono stati agguagliati
ai loro sudditi e nella partecipazione de' Sagramenti e nella
soggezione all' Ecclesiastica Potestà . Nel Cristianesimo tutti
gli uomini sono semplici creature in faccia al Signore,
nè nel santuario della Chiesa vi ha distinzione di nascita ,
di ricchezze, di talento , di meriti , o di altro privilegio ,
che non sia quello della santità che da se si raccomanda .
A tutti egualmente è proposta: l'eterna beatitudine , ed a
tutti ed a ciascuno la Chiesa, nel coprire di cenere la fron
te del Cristiano , ripete nella sua liturgia : ricordati o uo .
mo che sei polvere e in polvere ritornerai ,
Ne qui mi state a dire che il progresso attuale non debba
essere regolato coi lumi dei trascorsi secoli, e che la Reli
gion di Cristo anch'essa debba progredire , e quindi sarà tem .
po, in cui realmente gli uomini saranno é liberi ed eguali .
Imperciocchè , a prescindere dalle cose finora ragionate, le
quali fannoci conoscere ,essere impossibile la libertà e l'e
guaglianza proclamata dagli utopisti , la Religione di Gesù
Cristo fu , è , e sarà sempre la stessa : divina e iminutabile
come il suo Fondatore . Oltrechè, se dovesse andarsi, sem
pre’innanzi, senza trovarsi riposo , non sarebbe l'uomo in
felice, come quegli che non giungerebbe mai al suo scopo,
simigliante a quella ’nferma
Che non può trovar posa iu su le piume ?
281

ܶ‫! ܠܐ݈ܙܶܕ‬ Non è egli vero che tutte le passioni dovrebbero mettersi
ein in leva , a tutti i vizi darsi alimento , soddisfarsi a tutti i
bisogni ? E quali conseguenze immorali non dovrebbero
quinci dichiararsi lecite e volute dalla legge norale ? E
questo progresso si farà in linea rella , come volle Condor.
zuia
ale's cet , o in circolare, come piacque a Vico , o in spirale, co
me insegnò Fichte ? Ed in questo sistema non si confonde
30.:
il progresso col moto ? E il fine della divina Provvidenza
non potrebbe riporsi anche nel regresso ? lo queste cose
dico , non perchè adotti il sistema della resistenza , che pro
duce anche mali maggiori, ma perchè non credasi che tutto
erre
è oro ciò che luce nel sistema de progressisti '),il quale è
un vero razionalismo, anzi un figlio legittimo del panteismo.
Nè anche qui ripigliate con dire che la libertà e l'egua
glianza , prese in retlo senso , possono aver luogo nel go
verno democratico. Imperciocchè, domando, se veramente
Temelo
nella forma democratica vi ha la vantata libertà ed egua
glianza. Questo io so che, oltrachè è facile trascorrere in
abuso nella democrazia , come Montesquieu ha asserito , ri
chiedesi somma virtù , senza la quale tosto cadrà in anar
chia . Ed è meglio udire quel Rousseau , il quale si vuole
Oman
il promotore della libertà ed eguaglianza filosofica . « A pren
Geet
dere i termini nel rigore, ei dice , in cui sono ricevuti, non
e la lumi
ha mai esistito una vera democrazia, nè esisterà giammai.
di or Egli è contro l'ordine naturale, che il gran numero gover
ni e che il piccolo numero sia governato . Non si può im .
on dahil
maginare che il popolo rimanga continuamente adunato per
laki
attendere ai pubblici affari , e si conosce facilmente che non
sarà tas
potrebbe stabilire a quest' effetto delle commissioni senza
Jezua cangiare la forma dell'amministrazione . . . Dall'altra par
nale, te quante cose difficili a riunirsi insieme non suppone que
åele
sto governo ? Primieramente uno stato assai piccolo, in cui
di Gesa
possa il popolo facilmente adunarsi, e in cui ogni cittadi.
mutabile no possa facilmente conoscere tulti gli altri. Secondariamen .
Tsi sem
te una grande semplicità di costumi che impedisca la mol
Omo ir titudine degli affari e le discussioni spiaose. In seguito mol
scopo
1) La Socicià e il suo Finc di Rosmini, 1. 4 , c . 15 e segg.
282
ta eguaglianza nei ranghi e nelle fortune , senza di che l'e.
guaglianza nei diritti e nell' autorità non potrebbe sussi
stere lungamente. In fine poco o nienté lusso ; perchè il
lusso è l' effetto delle ricchezze o le rende necessarie
Aggiungiamo che non vi è Governo cosi soggetto alle guer
re civili ed alle agitazioni intestine, quanto il democrati
co o popolare . . . Se vi fosse un popolo di Numi, egli si
governerebbe democraticamente . Un Governo così perfetto
non conviene agli uomini ) » .
E dopo tutto ciò , mio dolce amico , non vi persuadete
che nè Dio , nè Cristo , il legislatore dell'umanità , hâcci
donato la illimitata libertà e l' eguaglianza nel senso dei
superficiali ed apparenti liberali ? Non è egli vero che co
storo sotto il velo della Religione di Cristo voglion turba
re l ' ordine sociale ed a quella addebitarne lo scompiglio ?
Non è egli vero che innalzano al cielo Pio IX , onde servir
si del suo gran nome e sotto l'ombra di si gran Papa , che
nel principio parlò di pace e pace sempre predica e vuo
le e raccomanda , commettere sedizioni e ribellioni e fomen
tar disordine ed anarchia e in fine sradicare , se fia possi
bile, anche l'idea di Dio dal cuore dei popoli ? O forse ,
perchè costoro vanno con volto superbo, e minacciano ro
vine , noi dobbiamo farci vincere da viltà ?
E qui , a cansare ogni equivoco , che potrebbe rimaner
vi dalle mie parole , altamente professo che questo solo ho
voluto mettervi in chiaro , che Cristo non istabili , nón re .
staurò , non ricompose, non riparò la libertà e l'eguaglian
za nel senso che qua e là vassi buccinando , ma quella sul.
la virtà e la purità dei costumi, questa sulla carità poggiò .
Mia mente adunque non è già di rifiutare o condannare
l'attuale forma di reggimento della patria nostra . Solo vò
che si ami la Religione Cristiana , e le cose cammineran.
no secondo i principii più sani, e la vera libertà ed egua
glianza ne verranno per corollarii . Addio .
FRA DIONISIO, DA S. Gio . IN GALDO M. 0 .

") Contrat. Soc. l . 3 , c . 4 .


283

LETTEPATUFA

III . ,

Della libertà religiosa richiesta da cattolici di Alemagna

Mentre all invito di un semplice Jibraio veniva forman


dosi a Francoforte quell' Assemblea , che avendo sciolta la
Dieta germanica s'è fatta arbitro supremo de ' sovravi e
de' popoli tedeschi, i callolici di quelle contrade forınava
no una Unione cattolica , approvata e benedetta dall'Arci
vescovo di Friburgo e diffusasi bentosto in molte parti di
Alemagna , per difendere i diritti della Chiesa . A capo di
tale società si veggono i due grandi diſensori del cattoli
cismo dell' Alemagna meridionale , il barone Errico d'And
low e il consigliero aulico Busse . Una petizione è stata
già presentata da questa società all' Assemblea costituente
di Francoforte , per domandare l' assoluta indipendenza del
la Chiesa cattolica dal potere temporale in Germania . Qual
effetto essa produrrà , noi non sappiamo , ma parveci per
tale riguardo importantissimo un cenno delle discussioni a
vute in quell' Assemblea nel passato Agosto , e riferito dal. .
l'Univers ") da cui lo traggiamo. Da questo apprenderan
no i lettori la condizione intellettuale e religiosa dell' Ale
magna , e se vedranno con pena da un lalo a che punto
è arrivata l'audacia de' razionalisti tedeschi , e l'intolleran
te fanatismo di que' protestanti , i quali vorrebbero al de.
cimonono secolo mantener pe' governi politici la suprema.
zia nell' ordine spirituale , udiranno dall'altra parte con
gioia i discorsi del Doellinger, dello Stepp, di Lassaulx ed
altrettali, che difendendo la libertà religiosa , fanno mo .
stra di saperne assai più de' loro avversarii, anche quan:
to ad eloquenza e sodezza di dottrine.

1) Num . degli 11 Settembre.


284
Parlamento di Francoforte. Tornate del 21-29 Agosto

Bauer. La Chiesa debh'essere indipendente solo in quan


to ella si mostra una semplice associazione religiosa , una
guarentigia della vita interiore religiosa ; la qual cosa
non è troppo manifesta . Ma se essa ha poteri con le at.
tribuzioni dello Stato , è mestieri energicamente mantener .
la tra' limiti .
Welcker. Io confesso di non comprender nulla nell' in
dipendenza della Chiesa . Il jus circa sacra , fondamento
del giuseppismo, vuolsi mantenere a fin di proteggere la
libertà del cittadino dagli abusi.cosi del protestantismo , che
del cattolicismo ; perchè credo che non si voglia , sotto sen
bianze di libertà , regalare all'Alemagna i Gesuiti per di
ritto sostanziale . Nel rimanente , io convengo che si dee
abbracciar per principio l'azione pacifica e scambievole
della Chiesa e dello Stato , però ritenendo che ogni asso
ciazione, e conseguentemepte anche la Chiesa, vuol essere
subordinata allo Stato .
Jordan ( cattolico di Marburgo ). Su di altro non versa
la quistione presente che sull'emancipazione dell'uomo .
L'uomo è scomparso , rimanendo assorbito da due istituzioni,
lo Stato e la Chiesa. Quello se n'è iosignorito, perchè esso
è dapprima cittadino e poi nomo; e questa gli vieta d'usar
della facoltà di pensare e glielo ascrive a delitto . Nelle con
trade protestanti, la Riforma ha sottratto l'uomo dal giogo
della Chiesa , ma gli è incontrato di cader più miseramente -
solto il giogo dello Stato , il quale ha voluto regnare anche
nel campo delle idee religiose. È necessario liberare l ' uo
mo da codesto giogo , ma non per questo dee separarsi la
Chiesa dallo Stato ;conciossiachè la Chiesa cattolica, separata
dallo Stato , non porrà certo in libertà i suoi seguaci , e il
peso de' suoi dogini non opprimerà meno le opposte comu
nioni . In fatti, non può esservi pace con una Chiesa , la qua :
le proclama quel dogma : Fuori della Chiesa non vi è sal.
vezza ; non può esservi pace insino a che le due potestà
saranno l'una a fianco dell'altra . Bisogna abolir la Chie , ·
288

Posto sa cattolica come polcre esteriore , come potestà che ha di


ritto sulla coscienza . Che cosa mai è la Chiesa ? è il clero :
ia il rimanente altro non è che una greggia, la quale si gui
4. da dove si vuole ; io , io son cattolico, ma da molto tempo
sonomi emancipato e come uomo e come pensatore . Del
resto , la Chiesa protestante ha i medesimi vizi della Chie
sa cattolica , e dee , come quella , essere abolita . Il clero
protestante rigetta chiunque non ha fede ne' libri simbolici,
ed anche sulle coscienze esercita un certo potere . Si nei
2020 paesi protestanti e si nelle contrade cattoliche sono presen
aramel temente due potestà ; trattasi ora di spezzarne ed annientar
ne una; poichè un sol supremo potere è necessario che vi
olice sia , quello dello Stato , a fianco del quale non puossi tol
- pora Jerarne un altro che abbia diritto di costringere , e che sten .
be si de da sua mano su’rapporti della vita interiore. Non si trat
ta già di vedere , in qual guisa si separerà la Chiesa dallo
gọi đt Stato, ma si di sapere come mai lo Stato principierà a ri
togliere tutto il potere alla Chiesa , allinchè si ottenga la
ol이
vera libertà di coscienza e la religione sia veramente libe
700 res ra . È mestieri che ciascuno trovi nello Stato un protettore
31 none contro la sua Chiesa . La separazione poi suddetta renderà
ілю più che mai potente la Chiesa cattolica . Lo Stato ha dirit.
clie en to a, due cose : 1 : º che ogni suddito sia educato in una qual
ia din sisia religione , e 2. ° che ogni religione sia sottoposta al
olle com lo Stato e da esso dipenda. Così sarà sicuro lo Stato , che
al CION un potere estraneo non allontani l'uomo da ' suoi doveri
ravene verso di lui , né dagli alti suoi destini . In somma , il poter
e anche della Chiesa, come potere , dee essere annientato , accioc
e l'un chè il potere vero quiod' innanzi e indipendente possa pro
rarside teggere i sudditi suoi nella loro vera libertà di coscienza .
Vogel. I fatti smentiscono e dimostrano falso ciò che il
eparald
sig . Jordan ha detto della Chiesa cattolica . Perciocchè non
ci, ei
mai la Chiesa ha vietato l'esercizio della facoltà di pen
COME
sare , siccome lo provano diciotto secoli di lavori intellet
la quae
je sal tuali ; non mai la Chiesa ha disconosciuto i diritti legittimi
otestá dello Stato , ella che sempre ha comandato a' fedeli di ri .
a Chie speitar questi diritti e compiere i doveri che ne dimanano ;
286

non mai ella ha insegnato che la Chiesa sia il Clero sol .


tanto , esclusine i laici , ecc . Io voglio che la Chiesa sia
separata dallo Stato ; ma credo che anche dopo la separa
zione, la Chiesa e lo Stato debbano a vicenda soccorrersi .
Non voglio certamente un governo di preti , ma dee ad o .
gnuno esser permesso di formar comunità religiose. Si può,
per verità , abusare di questo diritto , ma il principio della
libertà vince ogni altra considerazione . Là dove la Chiesa
si confondesse collo Stato , verrebbero distrutte le fondamen
ta della libertà politica e religiosa . Vuolsi ubbidire allo
Stato in ciò che appartiene alle relazioni sociali ; e solo
quando recasi onta alla religione , può adoperarsi quel det
to : Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini.
L'oratore conchiude dichiarandosi in pro dell'assoluta indi
pendenza della Chiesa dallo Stato , e dello Stato dalla Chie
sa , perchè egli è Alemanno e cristiano .
Tafel( prete cattolico chiede che si abolisca il celibato
ecclesiastico .
Dieringer lamenta che un laico cattolico ( Jordan ) e un
prete pure cattolico ( Tafel) abbiano parlato cosi male della
loro Chiesa . A lui pare che l'oppressione.cui dicesi spie
gar questa Chiesa sull' intelletto , non è così grave , come
si pretende, giacchè non sono stati ancora scomunicati quei
due oratori . Si conviene che la religione cristiana sia ri
spettivamente la migliore di tutte ; ma lo Stato ne ha fatto
una religione in cui soltanto dicesi che si trovi salvezza e
che ha perseguitato le altre . L'oratore domanda la sepa
razione della Chiesa dallo Stato nel senso , che tutto ciò
che finora si è veduto d' impedimenti e di oppressione nel .
lo Stato retto con la polizia, sia egualmente abolito per le
cose di religione le più sacre e più intime che si cono
scano .
Beisler . A giustificare i timori che m' ispira l'indipen
denza della Chiesa , basta che io ricordi la guerra cui Ro
ma ba fatto all' Austria . Se voi separate lo Stato e la Chie.
sa , se voi togliete anche alle scuole la ispezione dello Sta
to , come vi si cerca , e se poi fate una legge elettorale su
297

base quanto più si può democratica , come egualmente si


domanda, voi avrele la signoria del sacerdozio ; ma avre
te dato al cristianesimo tale un colpo, qual egli non ha
ricevuto da diciotto secoli . I principi secolari han dovuto
rinunziare ad una gran parte dei diritti loro per il pubbli
co bene; domandiamone altrettanto a' principi ecclesiastici
ៗ a nome del cristianesimo e della pace .
Zottel, quanto a sè , vuole che lo Stato distrugga la ge
rarchia ecclesiastica . Nel rimanente , e' dice , io non ho pau
1981 ra delle usurpazioni della Chiesa cattolica . Per riguardo
a' timori de' protestanti , io non ha mai negato , esser trion
2 fo della Chiesa cattolica il trionfo della democrazia, ma ar
rossirei di ripararmi contro questa forza sotto l'egida dello
Ståto . Conosco in quale condizione sia il protestantismo in
faccia alla Chiesa cattolica per cagion delle differenti sue
selte , ma mi vergognerei di far per ciò ricorso alla polizia .
È cosa vergognosa ricorrere alla polizia contro i Gesuiti .
Se il popolo volesse la gerarchia ,noi non potremmo ad esso
opporci. Insino ad ora i pubblici ufiziali e il clero hanno
aie ‫و‬ voluto dominare ; si è tra loro cominciato un conflitto, e
questa è quella che , chjamasi lotta tra la Chiesa e lo Stato .
e, Vogt principia dichiarando che in questa discussione e
cairan gli si astrae da tutti i partiti , e vuol essere affatto neutra .
a sia le. Lo Stato e la Chiesa possono senza pericolo separarsi ,
ba perchè sono stati sempre in aperta guerra . L'oratore sostie
alieza ne la separazione della Chiesa dallo Stato , a patto però che
quella che dicesi Chiesa sia compiutamente distrutta , e
tutto ai scompaia dalla terra per essere rimandata in cielo . E
ione del gli non vuole affatto Chiesa , perchè ogni Chiesa è un o
10 perci stacolo allo sviluppo del genere umano . La morale della
si com Chiesa è una falsa morale, giacchè deriva dal timore del
gastigo e non dalla libera coscienza della dignità umana.
indiet Per riguardo a quello che fu innanzi detto sulla scomuni.
cuibi ca , egli stima che colui il quale si accora vedendo un pre
la Chie te con calzoni di stoffa rigata , è assai vicino a desiderare
clo Set che tornino in uso i futinini delle scomuniche. L ' oratore
orale si si rallegra per aver trovato un nuovo membro del partito
288
democratico nel suo collega, il quale ha domandato una
modificazione dell'ordinamento ecclesiastico in senso demo
cratico; ma una Chiesa tulto democrazia cessa di essere u
na Chiesa . Si è altresi proposto d'introdurre nella Chiesa
una monarchia costituzionale , col Papa a capo , una Ca- .
mera alta composta di vescovi ed una Camera bassa com
posta di preti , ma un disegno cosi fatto non potrebbe cs
scre aluato . L'oratore s'ingegna in seguito di provare che
i Gesuiti e i protestanti baono chiesta la libertà delle loro
Chiese, unicamente per tiranneggiare le altre . Contro , una
simigliante libertà egli non finirà giammai di protestare.
Egli stima che quanto prima si dovrà sostenere una loita
co' fanatici della Chiesa , la cui più forte arma è l'ignoran
za in che si tiene il popolo ; ma un partido poderoso li
combatterà colla spada della verità ; per ciò e' vuole una
libertà assoluta , una perfetta democrazia; in tal modo non
si avranno più a temere i segreti raggiri e le provocazio
ni che si fanno in nome di Dio e della religione . È ne .
cessario che la miscredenza sia eguagliata alla fede, che
altrimenti non si arriverà alla libertà . E necessario che
si possa essere atco , perfettamente aleo. Questa è la ve.
ra libertà . Per ora , dice l' oratore , quanto a sè ed alla
persona sua non ha troppo guadagnato , ma egli conta sul
l'avvenire. A voi lascio la gloria , e' grida rivolto verso la
diritta , d' essere il partito del passato , quel partito da cui
si eleggono i ministri ; quanto a noi , facciam conto del
l'avvenire ed aspiriamo alla emancipazione perfetta delle
scuole , della gioventù . Domandasi la libertà della Chiesa
per render schiave le scuole ; ma poi vi opporremo un ar
gine , e se la gioventù : che ora , cresce , sarà dalla parte
nostra , avremo ciò che vogliamo , lo splendor della scien
za si -appaleserà su quanto noi avremo seminato e pianta
to, sul vessillo della libertà da noi innalzato .
Doellinger avvisa , come Vogt , che se si lasciano all'i.
spezione dello Stato le cose di religione , non indugerà que .
sto a riconquistare il campo perduto . Egli concede fino ad
un certo segno la libertà di essere incredulo , in quanto
250

che niuno esser debba costrello ad appartenere a questa


od a quell'altra confessione ; ma non vuole che la cosa
si spinga all'ultima conseguenza , nè giungere ad autoriz .
zare l'ateismo . Dove vuolsi notare , come in America chiun
que ottiene la cittadinanza degli Stati Uniti, dee dichiarate
ch'e' crede in Dio . Noi , prosegue l'autore , accettiam la
sfida per la lotta prenunziata dal signor Vogt , tanto più
che passerà anche assai tempo innanzi che cominci; tuilta
via s'egli e il partito suo trionfano , farà d'uopo che ab
bandoniam l' Alemagna , giacchè ha egli dichiarato che la
: religione , ed ogni ordinamento chericale debb'essere distrut
to . E facendo allusione a ciò che avea detto il signor di
Beisler, viene l' oratore a giustificar il Papa contro l'ac
cusa di aver avuto parte della guerra contro l'Austria , per
chè il Santo Padre fu sul punto di essere scacciato da Ro .
ma per aver ricusato di dichiarare la guerra al tedesco ;
rigetta l'asserzione che la Chiesa sia una monarchia asso
luta; non vi è alcun ordine di governo , e' dice , meglio re .
golato della Chiesa cattolica ; non èvvi potestà i cui termi.
ni siano tanto ben diffiniti , quanto quelli del Papa , così
che su 49 casi tra 50 ciascun teologo può dire quale sarà
la decisione del Pontefice. Per ciò che concerne la sepa
razione della Chiesa dallo Stato , dice l'oratore ch'egli e
il suo partito vogliono quello stato di cose ch'è nel Bel.
gio e in America . È falsissimo che i rappresentanti della
Chiesa non abbiano fatta questa domanda di separazione;
due Vescovi cattolici hanno sottoscritto codesta petizione .
Quanto alla Chiesa protestante, essa è così strettamente u .
nita collo Stato che i suoi organi sono quelli dello Stato,
è naturalmente non deesi aspettare che costoro facciano
simigliante proposta . Il sig . di Beisler ha rimproverato al
clero di aver preso parte all' elezioni dell'assemblea nazio
nale ; or se vuolsi vietare ancor questo, gli ecclesiastici non
più potranno esercitare i loro diritti di cittadini in Alema.
goa. Che direbbesi se si provasse , continua l'oratore , che
sonosi adoperati mezzi illeciti ? ( Eisenmann : Si , i vescovi ! )
Spero che il signor Eisenmann fornirà le prove di quanto
RAC.REL .VOL.XVI. 20
290

asserisce, perciocchè debbono esservene necessariamente, al


lorchè si presentano simiglianti accuse . ( Eisenmann : lo le .81Mr
tengo . ) Ed anche quando fosse così , soggiunse l ' oratore ,
questo non proverebbe nulla ,avendo potuto assai facilmente
accader lo stesso pell'antico sistema ; e qui cita l'esem
pio dell'Inghilterra, dove il ciero ha gran parte nell'elezio .
ni per il Parlamento . Avea detto il signor di Beisler ,esservi
moltissimi abusi nella Chiesa cattolica , e dover questa es OF
sere compiutamente riformata ; all' oratore sembrano gravi
queste parole in bocca al ministro de' culti in Baviera , con .
ciossiache se diversamente avvisasse la più parte del popolo
bavarese , ne deriverebbero interminabili conflitli. L'ani
mosità che è in Alemagna tra i cattolici e i protestanti
deriva precipuamente dalla parte che piglia lo Stato negli
affari della Chiesa . In tal guisa si volle in Baviera , duran
te il ministero Abel , ordinare alle comunioni protestanti di
recente formate quante volte potessero nell'anno celebrare
i loro riti religiosi , applicando letteralmente ad esse certi
editti ; e non si concedettero loro per questo fine più di
tre giorni . Secondo pare all' oratore, se il Governo fa ces .
sare il presente sistema oppressivo, sarà vie più in grado
di combattere qualsivoglia usurpazione del clero . L'orato
re conchiude esprimendo la fiducia che nutre di veder tor
nata la pace e l'accordo tra le confessioni.
Bauer (pastore protestante di Baviera ). Quest' oratore
si lamenta con pena del ministero del signor Abel che fu
rovesciato da Lola- Montes , ma teme più di ogni altra cosa
l'indipendenza della Chiesa e la separazione di lei dallo Sta .
to . Egli stima, che innanzi che fanno venticinque anni , gli Sta .
li Uniti stabiliranno il Jus circa sacra . Fa d'uopo che la
Chiesa cattolica sia dominata dallo Stato , che conceduta la
libertà a ' cattolici , questi acquisterebbero la preponderanza.
Di Beckerath alludendo al discorso del signor Vogt,di
ce che costui , sendo naturalista , ha preso , or è qualche
3 anno , a riguardar le cose da si alto punto , che la terra è
scomparsa dinnanzi a'suoi occhi , Or sembra che lo stesso
abbia fatto nella presente quistione , non facendo alcun con
.
291
to nè del passato, nè dell ' avvenire , e nè meno della spe.
ranza di diventar ministro, il che è molto per una perso
na politica . La Religione e i vantaggi da essa recati alla
libertà e all'incivilimento , saranno sempre apprezzati, e chi
tenta di porre in luogo di lei la sola ragione speculativa
forma un disegno , il quale, è da sperare , che non potrà
essere incarnato in Alemagna , siccome non lo fu in Fran .
cia or son cinquant'anni .
Mons . Geritz ( vescovo cattolico ) . Noi vogliamo l ' as
soluta separazione della Chiesa e dello Stato ; questo do.
mandano la gran maggioranza del popolo alemanno, sicco
me ricavasi dalle moltissime petizioni indirizzate all'Assem .
blea ; e spera la nazione che si avrà riguardo ad un voto
espresso cosi universalmente .
Christ vuole che la Chiesa sia affatto indipendente dallo
Stato, e confuta tutte le obbiezioni proposte contro questo
principio .
Stepp ( di Monaco ) . Il signor Vogt ha messo in chia
ro la vera quistione, cioè avrem noi il cristianesimo ovve
ro il paganesimo ? Si accende una guerra contro la Chie .
sa, ma lo Stato non ha giammai vantaggiato in una guer
ra cosi fatta ; ne chiamo in testimonio l'Austria , la quale
tornata al suo buon senso , vedrà bene ciò che vi ha per :
duto . ( A sinistra : Oh ! oh ! ) La Chiesa è più potente del .
lo Stato , per natura sua ella domina e nel tempo e nel .
lo spazio . Cbi non vuol sottoporsi al giogo della Chiesa ,
ha il diritto di uscirne ad ogni istante ; chè il cristianesimo
è la religione della libertà . Qual cosa tiene ancora in pie
di la Spagna, e qual' altra dà forza all' Irlanda, se non la
Religione ? ( A sinistra : Certo che così è . ) L'Alemagna
dee tutto alla Chiesa . Carlomagno fondò il suo impero colla
forza della fede; questo impero ha durato mille anni ; ma
quello che voi vorreste fondar senza Dio e senza fede, non
avrebbe vita dieci anni. ( A sinistra: Oh ! oh !) Se voi le .
vate al popolo la fede, lo farete nemico della Costituzione
ehe gli venite formando . La Religione vuol esser libera ; .
in Austria , perchè essa è schiava, è avuta in odio .
292
Il Presidente . Non posso permettere codeste citazioni ;
un così fatto rimprovero contro un' intiera popolazione non
ha significato.
Stepp. Se lo Stato non avesse posto mano sulla Reli
gione, il Belgio non sarebbesi separato dall'Olanda.Si può
osservare come in Baviera divenga odioso il Governo ap .
pepa che vuole regolare la Chiesa .
Neuwerk risponde allo Stepp . Voi parlate in difesa della
libertà della Chiesa , perchè la libertà , voi dite, è il vostro
vessillo ; ma quando mai avete voi combattuto per la liber
tà politica ? Non mai ! E le parole vostre son doppiamente
contrarie alla verità , giacchè nè meno la libertà della Chie .
sa voi difendete , voi che avete oppresso i neo - cattolici, voi
i quali , in Baviera , non avete nè meno consentito che
s'inviassero sussidii di denaro alle chiese protestanti . Voi
non difendevate la separazione della Chiesa e dello Stato,
quando avevate tra le vostre braccia lo Stato della Bavie
ra . Che sì , allora lo stato bavaro era gesuita ! ( Applausi . )
Voi siete che bruciaste Giordano Bruno, voi che poneste
alla tortura Galilei , e purtuttavia i discepoli di questi ulo .
mini danno oggidi la libertà alla Chiesa. A' tempi in cui
viviamo , tutto ciò che non è vietato, dee esser permesso ;
non più èvoi lo Stato che pigliava pensiero di ogni cosa .
Se lo Stato vantasse de' diritti sulla Chiesa, non potrebbe
esser più imparziale ; quindi non dee a lui appartenere la
religione . Questa è cosa tulla del cuore e dello spirito . Dia
si la libertà anche a ' Gesuiti; e la libertà li ucciderà . Colla
libertà la Chiesa avrà de' sinodi, i quali saran composti non
solo di persone del clero , ma eziandio di laici . I sinodi non
recano danno alla Chiesa, ma si al clero ; la convocazio
ne de' sinodi non è stata impedita dal Potere civile, come
per errore ha detto il signor Doellinger ; furono essi impe
diti dal clero . Il signor Doellinger ha mostrato la fiducia
che nutre che fosse per esservi un sol ovile ed un sol pa
store; ma fortunatamente le pecorelle han principiato a to
1 sare i loro pastori. La Chiesa cattolica svolgendosi libera
mente , diventerà democratica ; a noi si appartiene recare
293
ainlo ed assistenza al popolo cattolico . Non dee il clero
ereditar quel potere , di che poi spogliamo lo Stato . Il gesui.
uismo a' di nostri ha molto rimesso del suo vigore di spiri.
to , ma guardiamoci dal farne uo martire . E per riguardo
a' protestanti, finiscano essi di paventare il gesuitismo, e
credano alla Provvidenza ; che se in questa fede essi non
trovano forza bastante, son dunque su per la via dell' a
teismo ? La legge è al di sopra di tutti; essa saprà vigila .
re anche sulla gerarchia . La Scuola non dee dipendere dal.
lo Stato , che non si appartiene al clero illuminare gli spi.
riti. Se l'istruzione torna in mano al clero , noi avremo
una storia naturale, la quale farà camminare il sole stan
do ferma la terra . Solo in libertà è giustizia , e solo in gill .
stizia è verità . ( Applausi prolungati . )
Di Radowitz duolsi che le accuse vengano dalla tribu
na ; egli spera che l'Assemblea non continuerà a delibera
re con questo spirito di sospizione. Secondo egli avvisa,
l'articolo 3.º del disegno di legge proposto rinchiude le
conseguenze dell'indipendenza della Chiesa senza procla
marne il principio, il che, se sarà necessaria un'interpre
tazione , produrrà dell' imbarazzo. Per ciò la commissione,
dopo aver maturamente ponderata la cosa , ha con la mag .
gioranza de' voti rimasto nel suo lavoro questa lacuna, re
candone per ragione , le difficoltà delle diverse confessio
ni , la possibilità delle usurpazioni delle attribuzioni dello
Stato e la condizione della Chiesa protestante. Alle quali
ragioni potrebbe aggiungersi quest'altra, degli inconvenien
ti che possono derivarne per il protestantismo. Nissuno ',
egli dice , desidera più di me che nel lavoro della Costitu.
zione non si apra la via alle quistioni di confessioni reli
giose ; ma per ciò appunto è mestieri che si stabilisca co
me principio la separazione della Chiesa dallo Stato , che
allora solamente i partiti religiosi resteranno tra'limiti nei
quali dovrà sostenersi la lolla . L'oratore non crede che
d'ora innanzi sianvi da parte della Chiesa maggiori usur
pazioni che finora non furono. Bisogna che lo Stato abban
doni il suo sistema preventivo , e abbracci il repressivo cui
294

niuno gli contrasta . Il paragrafo 12.º di questo disegno di


Jegge protegge compiutamente lo Stato , che sta detto in
esso che i misfatti e i delitti commessi usando della liber.
tà religiosa, saranno puniti secondo le leggi; solo si cer.
ca rigettare l'autorità della polizia sulla Chiesa . Altre spe
cie di libertà, come ad esempio quella della stampa , for
sechè non possono degenerare in una maniera dannevolis
sima ? Che cosa mai vieta alla religion protestante di ac
cordare de' pieni poteri al Governo , s' essa lo crede neces
sario ? Se si lascia a ' rappresentanti della Chiesa il diritto
di governarsi di per sè stessi , nulla vieta che si conceda
allo Stato l'esercizio di taluni diritti , per esempio la no .
mina de' ministri , il quale diritto gli competerà non in
forza del diritto episcopale , ma in conseguenza di un man
dato . Molti opinano che l'indipendenza della Chiesa catto
lica , vie meglio costituita, recherebbe con sè degl' incon
venienti per la Chiesa protestante. Or sarà mai vero , che
quello ch' è una disgrazia per un partito , sia per l'altro
una sorgente di benedizioni ? La Chiesa cattolica a'di nostri
è stata da taluni dichiarata in fin di vita , e da altri le si è
attribuita l'idea di voler fare grandi usurpazioni . Ella pe
rò , siccome ogni partito politico , ha il diritto di propaga
re i suoi dogmi ; soltanto non dee ciò fare con mezzi ille
citi e immorali. Nel Belgio sonovi pochissimi protestanti ,
e giammai non si è udito lamento per le usurpazioni del
la Chiesa cattolica ; che anzi quando nel 1832 formossi a
Brusselle una società di sansimonisti e il Governo voleva
opporvisi , alcuni ecclesiastici cattolici pigliarono a difen .
derla nella Camera de' Rappresentati e riuscirono a farla
rimanere in piedi . Lo spauracchio che si oppone , cioè il
risiabilimento de Gesuiti, esercita grande efficacia sulla pre
sente quistione ; e molti che vogliono in principio l'indi
pendenza della Chiesa , cambiano poi avviso per cosi fat
to timore . La separazione della Chiesa dallo Stato è diven
‫ܐܢ‬ tata una necessità . Vi si è proposto di distruggere la Chie
sa ; ma niun potere, benchè fosse di tanto poca coscienza
per tentarlo ,non potrebbe distruggerla.La riforma ha mu
293

tato le relazioni della Chiesa in faccia allo Stato , siccome


erano nel medio evo ; ma la Chiesa rimase sempre protel .
ta dallo Stato cristiano . Il nuovo Stato è assoluto e si è
dichiarato esclusivo rappresentante di tutto che sta tra i
termini di sua giurisdizione . Ha egli abdicato il suo ca.
rattere cristiano ; gli antichi legami sono assolutamente spez
zati , ed è cosa indispensabile crear qualche nuovo mezzo ,
cioè dichiarare l'indipendenza della Chiesa. Anche alla Chie .
sa dee venir guarentito il diritto di amministrare di per sé
le sue cose, siccome lo è a qualsisia associazione.
Hagen si dichiara per la indipendenza della Chiesa se.
guendo il principio democratico ; e richiede anche in pro
dell'elemento religioso la facoltà di governar sè stesso . Se .
condo questo principio , è mestieri che le scuole siano li .
berate dalla lutela della Chiesa; nè stima l ' oratore che si
abbia a temer delle sette , perchè la Chiesa vestirà lo spiri.
to di libertà , di dolcezza e di investigazione religiosa , ed
il protestantismo tornerà al suo primitivo principio.Con tutto
ció , egli non vuole una perfetta indipendenza della Chiesa ,
ma rivendica allo Stato il diritto di sopravvedere alla Chie .
sa , egualmente che ad ogni altra comunione religiosa .
Muller ( di Aix la - Chapelle ) appoggia ancor egli l'in
dipendenza della Chiesa; dice che quanto al principio egli
va d'accordo con la sinistra , ma per motivi differenti. Se
la sinistra vuol essere il partito dell'avvenire, se vuole op
porsi alla reazione ed al separatismo, bisogna che abbia il
popolo dalla parte sua; ma quando si dice che fa mestieri
distruggere la credenza e la religione, non si ha dalla parte
propria il popolo , anzi lo si viene ad allontanare da sè .
Hoffmann ( protestante della sella de' pietisti ) . Io ri
chieggo la libertà per qualsivoglia culto . Le colpe e i de .
litti commessi usando della libertà , vogliono essere puniti
secondo le leggi generali. L' oratore ha il cuore oppresso
da' più tristi presentimenti sull' avvenire , e desidera che al
manco quando sopravverà una lotta che secondo lui è i .
nevitabile, possa ciascuno combattere con aripi eguali. Lo
Stato , egli dice, ha ora ammesso il principio della sovra
296
nità del popolo ; e il partito protestante a cui appartengo ,
si soitomette a quest' atto della volontà popolare . Ma esso
non riconosce più alcun diritto sulla Chiesa in uno Stato
che si è diviso dal cristianesimo, fonte di ogni salvezza .
he
Il signor Vogt ha dichiarato una guerra di sterminio alla
Chiesa , e noi l'accettiamo. Io mi penso che la lotta co • to
mincerà colla generazione ventura ; ma è necessario che i
combattenti possano liberamente raggranellar le loro forze,
ed è perciò mestieri che lo Stato renda indipendente la Chie
sa , e faccia rovinar tutto quello che di per sè stesso non
può durare , sia pure la Chiesa protestante . Conchiude l'o
ratore dicendo : lo tremo per la mia patria pensando che TE
1
il popolo potrà accettare la coppa invelenata che gli si of
fre; però confido che innanzi di precipitarsi nella rovina
e nella barbarie che verrebbero appresso la distruzione del 1
la Chiesa , il popolo alemanno si ricovererà in seno della
Chieså medesima , e do con piena fiducia il voto mio per
la separazione della Chiesa dallo Stato .
Zimmermann ( di Stoccarda ) dice , lui ben conoscere
i pericoli della separazione della Chiesa dallo Stato . Noi
ben sappiamo quello che ha fatto la Chiesa da venticinque
anni , sappiamo ch ' ella ha oppresso la libertà, acceso guer .
re civili , e che questo partito non innalza lo stendardo
che ora è in voga, se non per vie meglio nascondere la
sua bandiera . Con tutto ciò noi vogliamo che la Chiesa
sia libera , e se ella perisce, risusciterà nuovamente , perchè
l'uomo ha bisogno della fede. La stessa libertà , acciocchè
riesca vittoriosa , ha bisogno di un più sublime entusiasmo
e più puro di quello della libertà . Vi sarà una guerra san
ta, e le armi per cosi fatta . guerra dello spirito saranno
somministrate agli uomini avvenire dalla Scuola liberata
da ogni pastoia .
Foerster ( prete cattolico di Breslavia ) vota per l'in
dipendenza della Chiesa , cui la Chiesa ha sempre doman .
data , e che l' è necessaria a fin di spiegare pienamente ho
l'azione sua sul mondo . G
Schwarz (teologo protestante) chiede una ispezione prov .
297

visoria dello Stato sulla Chiesa , aspettando che il libero


insegnamento possa operare sul popolo , al quale ha fino .
ra il clero impedito di svolgere le sue intellettuali facoltà .
Kuenzer ( prele callolico in Costanza ) sostiene l'asso .
luta indipendenza della Chiesa , mal grado delle persecuzio .
ni da sė patite, perchè Curato di opinioni liberali, da par.
te delle alte Dignità della Chiesa . Spera pero che sollo il
regno della libertà avrà la Chiesa i suoi sinodi , i qua .
li liberamente nomineranno i loro vescovi ; ciascun comu
ne eleggerà il proprio pastore ; e la primitiva Costituzione
della Chiesa tornerà in vigore . La Chiesa si soggetterà natu
ralmente alle leggi dello Stato ; la Scuola sarà indipendente ,
ma l'insegnamento religioso si apparterrà, come per l'in
nanzi, al clero .
Ahrens appoggia il secondo ammendamento proposto dal
la minoranza . Per quanto sembrar possa pericoloso il prin
cipio che sia permesso formar nuove società religiose , pur
bisogna proclamarlo . Ma non si dee separar compiutamen
te la Chiesa dallo Stato . L'andamento seguito in Ameri
ca , per cui si lascia a ' seguaci di una qualsisia religione
tutta la cura di condurre i propri interni negozi , è il so :
lo vero, il solo democratico. Il sistema adottato nel Bel
gio non vale punto in teorica, e si è trovato anche peg.
giore allorchè si è messo in pratica; secondo questo siste
ma to Stato è pagatore della Chiesa, e riconosce indiret
tamente la Chiesa , che nulla non dee avere a partir con
lui . Le comuni debbono essere indipendenti ; i preti non
debbono venir nominandosi dallo Stato ; la Chiesa avrà re
lazioni solamente solle comuni. Allo Stato tocca fornire
a queste i mezzi di mantener con indipendenza il culto
ch' elleno preferiscono .
Di Lassaulx (di Monaco) . Le idee d'indipendenza e di
libertà diedero il colpo mortale alla società del medio evo ;
e solo la libertà può sanar la ferita ch'essa stessa ha lat
10. La storia della Chiesa è una ripetizione dell'istoria di
Gesù Cristo . Infatti , ne' patimenti de' Martiri si ripete la
strage degl ' Innocenti ; nella vita e nelle tentazioni degli
298

anacoreti riverbera la Tentazione del deserto ; nelle osti


lità delle sette cristiane per riguardo alla Santa Cena, si
vede ripetere la disputa degli Apostoli ; in fine, l' età no .
stra che vuole distruggere la Chiesa , ricorda la passio DE
ne di Gesù Cristo . Come i soldati romani stavano a guar TE
dia del sepolcro di Nostro Signore , cosi i partigiani del. TO
Jo Stato hanno vegliato presso la tomba della Chiesa a fi PE
ne d'impedirne la risurrezione . Dopo distrutta la tirannia 2
dello Stato , sarebbe doppia vergogna lasciare nella Chie
sa la burocrazia annientata nello Stato . Sarebbe cosa disdi
cevole , che nell'attuale movimento de' popoli , mentre si
vuole dappertutto esser liberi dalla polizia , si voglia poi
questa mantener per riguardo alla Chiesa ; sarebbe una con
traddizione logica , una falsità morale . Si è abolita la cen
sura per la stampa ; e il placetum regium altro non è che
una censura ecclesiastica preventiva ; chiunque vuole la cen
sura di doppio peso e di doppia misura è, in altri termini,
un impostore .L'oratore cita le parole di un ministro olan
dese , e vorrebbe che se le scolpissero bene in mente i mi
nistri del culto alemanno : « Il placet reale, disse quel mi
pistro, è un'arma nociva in mano a' governi; maneggian
dola corrono rischio di ferirsi da se medesimi » . Lasciamo
adunque alle comunioni religiose il diritto di regolare e di
rigere di per sé non solamente i loro affari interni , ma
anche i loro affari in generale . È questo l'unico mezzo
di restituire alle idee cristiane l'influenza ch' esse hanno
perduta ; giacchè per l'audace pensare dello scorso seco
lo e per la ispezione esercitata dallo Stato , poi siamo giun
ti ad un' epoca di abbassamento per la Chiesa . Forsechè
non è stato detto anche tra queste mura , che bisognava
distruggere la Chiesa cristiana ? A me sembra cosa strana ,
continua l' oratore , come in nessuna parte del progetto de'
diritti fondamentali sianvi le voci : Dio , nè Gristiano . « Noi
siamo qui , e' dice , in forza dell'onnipotenza del popolo a.
lemanno: non rinneghiamo quel principio mercè di cui se
diamo in questa adunanza. Chiunque non può reggere al
la vista del vessillo della libertà , non è degno lei . Esso
299

è schiavo della sua ipocrisia ; chiunque vuole la libertà


per lo Stato e non per la Chiesa è traditore della liber
tà » . La presente condizione di cose non si può più soste
nere . Sempre sonovi stati degl ' infelici che non avevano
religione, ma il loro numero è presentemente cresciuto . Se
voi permettete che l'empietà penetri nelle città e nelle cam
pagne, voi avrete spenta la vita religiosa e in conseguen
za la nazione ; poiché non si può aver popolo senza religio
ne positiva . Per ciò vi prego di adottare il primo ammen .
damento della minoranza , al quale non potreste preferire
l'altro di Ahrens e consorti, che vogliono levarne la voce
interiori; perciocchè nelle cose di religione non si potreb
be distinguere ciò che vi ha d'interiore da ciò ch'è ester
no . Chieggo l'appello nominale sulla mia proposizione. Ec
co il testo di questo ammendamento :
« 1. ° Le società religiose esistenti , e quelle che verran .
no di poi formandosi, sono , come tali , indipendenti dallo
Stato ; esse regolano ed amministrano di per sè stesse i lo .
ro affari. 2. ° Per la nomina de' ministri della Chiesa ,
il potere governativo non ha alcuna ingerenza, nè vi è e .
sercizio del diritto di patronato . - 3. " La pubblicazione
degli alii o decreti della Chiesa va soggelta a quelle sole
restrizioni , a cui è sottoposta ogni altra pubblicazione di
scritto . - 4 . Sono garentile ad ogni società religiosa il pos.
sesso e il libero liso de' propri beni, egualmente che le lo
ro istituzioni dirette al culto, all'educazione e ad uno sco.
po di beneficenza » . « Ogui società , dice terminando l'o
ratore, regola di per sé stessa i propri affari ; e si vorrà
negare codesto diritto alla Chiesa cristiana , perchè essa è
la più antica e la più diffusa di tulte le società , e la ma
dre di tutti gli Stati di Europa ? I figliuoli adunque fatti
-liberi, vorranno calpestare la propria genitrice ? Rimovele
con una generosa risoluzione ogni meschino scrupolo , e
riponete intera fiducia nella libertà . Accordate al popolo
la piena libertà di cui è stato assai lungamente privo . Senza
la libertà della Chiesa è impossibile l'unità dell'Alemagoa » .
Pfeiffer ( curato protestante ad Adamsdorf, regno di
300

Prussia , provincia di Brandeburgo ) sostiene il principio


fermato da Lassaulx; ma dimostra che non può esservi so 1
vranità della Chiesa . Questa sovranità non può altrove tro i
varsi, che nello Stato ; perchè la Chiesa pon esiste fuori er
dello Stato . Per ciò appunto il protestantismo fece vesco .
vi i sovrani . Che se piace paragonare la vita della Chiesa 1
a quella del Salvatore , dee dirsi ch'ella è oggidi arrivata ut
all'epoca dell' Ascensione . Quindi l'oratore appoggia il di a
segno di legge presentato dal comitato:
Geroerer ( professore di storia nell Università di Fri I
burgo in Baden , protestante dalle dottrine pietiste) riven
dica per le antiche e potenti confessioni que' medesimi di
ritti che il disegno di legge su ' dritti fondamentali accorda
alle sette non a ra nate . Ricorda le cento petizioni in Di
dirizzate all' Assemblea e sottoscritte da trecento mila pa.
dri di famiglia. I luterani , dice l' oratore , debbono ancor
essi domandare , come i cattolici, la libertà della Chiesa ;
ed è necessario che l'Assemblea la conceda perciocchè
şe ancor si dura a lasciar le Chiese antiche sotto la i .
spezione della polizia , verranno formandosi una infinità di
sette e nella moltitudine se ne troveraono senza manco di
delle sovvertitrici . L'oratore si studia poi di provare la tin
funesta efficacia che da secoli ha avuto l'unione del pote SO
re temporale e spirituale in mano ai principi alemanni . Or
volete voi , egli dice , rimediare al male ? spezzate la cate li
na la quale ha finora uniti questi due poteri . A tal punto
siamo giunti presentemente , che nessun uomo onesto può ta
far professione di cristianesimo senza essere stimato un i . de
pocrita od un imbecille .
Wigard esce ad una violenta diatriba contro la Chiesa
la
cattolica , cui egli apertamente accusa di voler la libertà
solo per opprimere più sicuramente i fedeli. Egli non dice
in che cosa stia codesta oppressione , ma sembra, volendo
IL
giudicare da alcuna delle sue parole, che l'oppressore, se
condo lui, non è l'uomo, ma il dogma.
Friedrich domanda l' indipendenza della Chiesa in nome
NO
della libertà , della giustizia , delle nuove idee, del bene pub . 10
blico e del mantenimento della pace e della concordia in lo
301

mezzo al popolo alemanno . Le relazioni della Chiesa col


lo Stato , debbono essere, siccome diceva il fu arcivescovo
di Colonia , Clemente Augusto , relazioni di vicendevole li .
bertà , indipendenza e amicizia . Quanto alle guarentigie che
si chieggono, qui non èvvi alcun membro della Chiesa il
quale abbia il diritto di darle ; qui non sonovi altri che de.
putati. Si accordi la libertà, si lasci seguire ad ogni Chie .
sa il suo naturale svolgimento e ordinarsi come le piace .
rà . Egli quindi vota in favor del primo ammendamento.
Giskra ( di Vienna ) pretende che il signor di Lassaulx
e i costui aderenti vogliono gittare il popolo tra le mani
della teocrazia . E dice che se cosi fosse, l'Austria chiude.
rebbe i conventi e dichiarerebbesi indipendente da Roma .
L'oratore appoggia le proposizioni del comitato e combat
te gli ammendamenti si degli oltramontani e si di que' del
la sinistra . Cbiede che la Scuola appartenga unicamente
allo Stato ; il solo luogo, in cui il prete debbe insegnare
la religione , è la chiesa .
Bloemer fa osservare che la Chiesa cattolica non è , sic
come si è preteso , una istituzione nella quale sia vietato
di cercar di convincersi ; milioni di persone vi hanno al
tinto queste convinzioni, e fra tali persone , uomini che
sono stati la gloria dell'Alemagna e dell'umanità ; la Chie
sa cattolica pon è già una semplice aggregazione di pre
ti , benchè questi altresi abbiano saputo acquistar qualche
importanza . La Chiesa cattolica , prosegue l'oratore, è sta
ta profondamente studiata da celebri protestanti , come Her
der, Giovanni di Muller, e dopo le dotte loro ricerche, que
sti punto non la disprezzarono od oltraggiarono . Non può
la Chiesa cattolica consentire a' comuni che si scelgano i
propri curati contro il volere del vescovo , essendo il cura.
to di sua natura il sostituto del vescovo e posto da lui ;
questo però non toglie alle comuni il diritto di presenta
zione . Una Chiesa che conta 1800 anni di vita non si op
porrà a ciò che il secolo legittimamente richiede. Non si
può dire , e' continua , che il popolo il quale domanda l'e
mancipazione della Chiesa , sia una moltitudine senza vo
loptà ; chè dopo le giornate di Marzo , questa domanda è
302

stata fatta in Colonia da' rappresentanti di tutte le città re


nane, fra' quali non era alcun ecclesiastico. L'oratore pro .
testa contro ciò che taluno ha prima di lui detto , cioè che
la Chiesa cattolica ha operato di accordo con la polizia ;
e cita ad esempio il fu arcivescovo di Colonia , Clemente
Augusto, il quale poté dire di sè : la polizia mi ha preso ,
ma non mi ha abbattuto . Onde conchiude dicendo , non
potersi oggidi ricusare alla Chiesa cattolica ciò che si con.
cede a tutte le altre comunioni religiose .
Roesler ( di 0 Eis nella Slesia ). Voi dite che la Chie
sa ' cattolica è fatta schiava; ma essa finora si è retta con
leggi e con concordati. Sarebbesi dunque essa stessa ven
duta ad un padrone ? La Chiesa non è formata soltanto
dal picciol novero di oltramontani di Monaco e delle spon
de del Reno , ma ella comprende tutti que' che credono in
Cristo, e di questi solo una piccola parte si è lasciata tra
scinare a sostenere i disegni degli oltramontani . Si parla
del Belgio , ma colà la condizione de' protestanti non è sta
ta mai florida. Allorchè , or sono alcuni anni , il sig . Zis
sel propose nella Camera badese la libertà di religione ,
non furon forse i cattolici che fecero innumerevoli recla .
mi contro questa riforma ? Timeo Danaos ! La domanda
d'indipendenza è il cavallo troiano, nel quale se non tro
veremo i pantaloni in robbio , almeno vi rinverremo le ve .
sti rosse degli allievi del Collegium Germanicum di Roma .
Dopo ciò l' oratore presenta un ammendamento , intorno
a cui vuole che si faccia l'appello nominale . L'ammenda
mento dice cosi : « Ogni società religiosa regola ed ammi .
nistra liberamente le sue cose interiori . I curati o mini .
stri della Chiesa comunale vengono nominati dalle comuni,
i ministri superiori o i vescovi sono scelti da' preti e da '
laici della diocesi, senza che vi sia necessaria la ratifica del
Governo » . L' oratore finisce citando la favola delle pecore ,
a cui il lupo persuase di mandar via i cani ; adunque fac
ciam di non essere , egli esclama , agnelli in faccia a' lupi !
Bene a proposito osservava l'Ami de la Religion ' ) che

) Num . de' 18 Settembre.


303

i protestanti in queste discussioni dell'Assemblea di Fran .


coforte vollero celar la debolezza de' loro sofismi con ama .
re invettive contro la Chiesa cattolica , mentre che il pre
sidente, benchè protestante , non potè fare a meno di lo .
dare la moderazione e la convenienza con cui sostennero
la loita i cattolici . Egli è vero che alcuni cattolici , come
ad esempio l' inviato di Baviera , abbandonarono le fila de
cattolici stessi , pur mostrando di esser tra loro , ma non
per ciò la causa della Chiesa ha cessato di acquistar pre
ponderanza in quell'adunata.
Dopo la discussione, vennero adottati e scritti al titolo
de' diritti fondamentali , gli articoli seguenti: « Ogni comu
nione religiosa regola ed amministra di per sé stessa le
sue cose ; ma è soggetta alle leggi dello Stato , come ogni
altra società .
« È permesso formar nuove comunioni religiose sen .
za che siavi bisogno dello Stato che le riconosca .
( Nessuna comunione religiosa dee esser protetta dallo
Stato ad esclusione delle altre . D'ora innanzi non saray
vi più Chiesa dello Stato .
« Niuno può esser obbligato di concorrere alle cerimo
nie ed agli atti religiosi di qualche culto . La formola di
giuramento esser dee la stessa per tutti, e non toccherà
alcuna determinata credenza religiosa .
« La validità del matrimonio dipende dal compiere l'at
to civile . La cerimonia religiosa dee aver luogo appresso
l'atto civile . Non è di ostacolo al matrimonio civile la di.
versità di religione . I registri dello Stato civile saranno a
cura dell'autorità civile » .
Ma basteranno questi articoli, dice l'Univers "), ad as
sicurare a' cattolici la libertà religiosa ? Se ne può dubi .
tare , dipendendo ogni cosa dal modo con cui s'intende
ranno ed applicheranno quelle parole : Ogni comunione re
1 ligiosa è soggetta alle leggi dello Stato , ed è risaputo in
qual guisa i nemici della Chiesa le intendono ed in Ale
magna e altrove .
I COMPILATORI
) Num . de' 19 Settembre .
304

VARIETA '

Sanctissimi Domini Nostri Pui Divina Providentia PAPAE


IX Allocutio habita in Consistorio Secreto die XI Se .
ptembris Anni MDCCCXLVIII.

VENERABLL ES FRATRES

Cum illustris Metropolitanae Parisiensis Ecclesiae viduitati ho


dierno die consulere properemus, Venerabiles Fratres , Pontifi
ciae Nostrae caritatis officium postulat, ut in amplissimo vestro
consessu honorificam , ac desiderii plenam mentionem faciamus
de clarissimo ejusdem Ecclesiae Antistite , ex cujus acerbissima
morte maximum quidem dolorem accepimus. Optime jam intel
ligitis, Nos loqui de Venerabili Fratre Dionysio Augusto Affre,
qui pietate, mansuetudine , zelo , aliisque Sacerdotalibus virtuti
bus exornatus in illa Dioecesi regenda ac moderanda omnem ima
pendit operam , ut catholicam religionem defenderet, ecclesiasti
cam disciplinam assereret , et oves suae fidei traditas ab vene
natis pascuis arceret , ad salutaria propelleret , ac miseros et ca
lamitosos omni ope et opera juvaret , foveret, erigeret , et ver
bis juxta atque exemplis omnes Christo lucrifaceret. Qui qui
dem Antistes tanto şuum gregem est prosequutus amore , ut bo
ni pastoris munere splendide funcius insigne et admirabile chri
stianae caritatis exemplum ac pergratuin Deo Angelis , et homi
nibus spectaculum exhibuerit. Ubi enim proximo mense Junio
luctuosissimum civile bellum Lutetiae Parisiorum exarsit , ipse,
veluti probe nostis, sui omnino immemor, ac de communi alio
rum salute unice anxius atque sollicitus, et violentos cruentos
que civium motus restinguere, ac damua, caedes , ruinas, a
suo grege penitus avertere summopere exoptans, christiano pror .
sus, et episcopali animo gravissima quaeque despiciens pericu
la , non dubitavit sese in praeliantium manus immittere . Hinc
dum dimicantes inter se cives ad pacis, quietis, tranquillitatis,
ac mutuae concordiae sensus studia atque consilia amantissime
revocare contenderet, letali vulnere accepto paulo post dedit
animam suam pro ovibus suis . Atque omnes perspiciunt quan
tam universus tum inclytae Gallicae Nationis, tum totius catho
lici orbis Episcopatus et Clerus gloriam fuerit adeptus ex hoc
praeclaro christianae caritatis facio , quod certe nulla umquam
silebit aetas , nulla serae posteritatis delebit oblivio . Ardentis
sima aulem illa caritas , qua idem Venerabilis Frater pro suo
grege, omnique Galliae Natione se Deo Optimo Maxiino quasi
303
holocausti hostiam obtulit, ac summa religio, et pietas , qua hi
laris mortem obivit, Nos merito sperare jubent, ut ipse ex mi
serrima mortalis hujusce vitae statione ad aeternam , beatamque
patriam advolaverit , ibique a Divino Pastorum Principe immar
cescibilem perceperit gloriae coronam . Verumtamen cum ea
sit humanae naturae fragilitas , atque conditio , ut religiosa etiam
corda de mundano pulvere saepe sordescant, pro defuncti An
tistitis anima clementissimo misericordiarum Patri preces , sup
plicationes , sacrificia offerre haud omisimus. Quod quidem pon
solum privatim , verum etiam publicis exsequiis praestitimus so
lemni ritu in Patriarchali Nostra Liberiana Basilica peraclis ,
in quibus et Nos ipsi adesse voluimus cum nonnullis e vestro
Ordine , ac omnibusVenerabilibus Fratribus Episcopis in hac alma
Urbe Nostra morantibus, et ejusdem Basilicae Canonicorum Col
legio , ut praeter morem aliquam eximiae Viri memoriae ac vir
tuti significationem palam publiceque exliberemus.
Jam vero in eam profecto spem erigimur fore , ut idem An
tistes Galliam , quam vivens tantopere dilexit, in caelesti etiam
regno benigne respiciens, suis apud Deum precibus imploret, ut
ibi cunctis erroribus et calamitatibus omnino amotis, catholica
fides , virtus, pietas cum omni vera prosperitate magis in dies
vigeant, et floreant . Atque hic, Venerabiles Fratres, eidem illu
stri Gallicanae Nationi meritas , debitasque laudes tribuere gau
demus quod turbulentissimis quoque temporibus, ac tristissimis
rerum vicibus insignia sui in catholicam religionem , atque in
hanc Petri Cathedram amoris, obsequii, et venerationis specimi
na praebere non destitit.
Denique cum videamus incredibili sane animi Nostri mocro
re , quibus quantisque malorum procellis Christiana Respublica
ubique jactetur, quibusque monstrosis opinionum commentis ac
deliramentis improvidae , praesertim imperitorum hominum ,
mentes magno cum sanctissimae nostrae religionis, et civilis
ipsius societatis detrimento deplorandum in modum decipiantur,
et exagitentur, Nobis temperare non possumus, quin hac quoque
occasione utamur, quo Vos , Venerabiles Fratres, ac Nos ipsos
vel maxime excitemus, ut in humilitate cordis Nostri numquam
desinamus dies noctesque clamare ad Dominum Deum nostrum ,
ut omnipotenti sua virtule imperet ventis et mari, et facial tran
quillitatem , atque in multitudine misericordiae suae errantes ho
mines de errorum tenebris, et vitiorum coeno ad veritatis el ju
stitiae semilas propitius reducere dignetur.

Rac.REL . VOL.XVI. 21
306
Decreto della Sagra Congregazione dell' Indice
FERIA JI . DIE 18 SEPTEMBRIS 1848

Sacra Congregatio Eminentissimorum ac Reverendissimorum San


ctae Romanae Ecclesiae Cardinalium a SANCTISSIMO DOMINO
NOSTRO PIO PAPA IX sanctaque Sede apostolica Indici librorum
pravae doctrinae, eorumdemque proscriptioni, expurgationi, ac
permissioni in universa christiana Republica praepositorum et de
legatorum ,habita in Palatio apostolico Quirinali , damnavit et dam
nat , proscripsit proscribitque, vel alias damnata atque proscripta
in Indicem libroruin prohibitorum referri mandavit et mandat 0.
pera , quae sequuntur:
Le vrai Christianisme suivant Jésus-Christ, par M. Cabet,
ex - Procureur général, er -Deputé . - Decr. 18 Septembris 1848.
Nouvelle T'héologie Philosophique, ie un examen critique
des Dogmes . · par M. Emile Hannotin . - Decr. eod .
La science populaire de Claudius, simples discours sur toutes
choses. Decr . eod .
Itaque nemo cuiuscumque gradus et conditionis praedicta 0
pera damnata atque proscripta, quocumque loco , et quocumque
idiomate , aut in posterum edere, aut edita legere, vel retinere
audeat , sed locorum Ordinariis, aut haereticae pravitatis Inqui
sitoribus ea tradere teneatur ,sub poenis in Indice librorum ve
titorum indictis.
Quibus SANCTISSIMO DOMINO NOSTRO PIO PAPAE IX per
me infrascriptum Secretarium relatis , SANCTITAS SUA Decre
tum probavit , et promulgari praecepit . In quorum fidem etc.
Datum Romae die 21 Septembris 1848 .
Loco Sigilli P. CARD . Ostinius Pro -Praefecto
Fr. TH . ANTONINUS DEGOLA ORD. PRED. S. C. Secr .

Decretum S. Congregationis Super Statu Regularium Aucto


ritate SS. Domini Nostri Pui PP . IX , Editum , De lestimo.
nialibus Ordinariorum literis requirendis in receptione
illorum , qui ad habitum religiosum admitti postulant

ROMIN
LOMANI Pontifices pro eorum pastorali cura ,, qua semper Re
gularium familiarum bono et splendori prospicere non omise
runt , illud Superioribus pro viribus commendarunt, ut antequam
ad religiosum habitum postulantes reciperent, de illorum vita ,
307
moribus, celerisque dotibus et qualitatibus sedulo inquirerent,
ne indignis ad religiosas familias, non sine maximo illarum des
trimento, ostium adaperirent. Veruin quamlibet Moderatores Ore
dinum diligentiam adhibeant in informationibus exquirendis, in
gravi tamen utplurimum versantur periculo deceptionis, nisi ab
locorum Antistitibus testimonium exquirant circa eorum quali.
tales , qui ad habiium religiosum adınitti postulavt : Ordinarii
enim vi pastoralis officii oves suas prae ceteris agnoscere pos
sunt, et saepe saepius ea manifestare impedimenta, quae alios
laient . Haec animadvertens Sanctissimus D. N. Pius PP. IX , au
dito volo S. R. E. Cardinalium hujus Sacrae Congregationis su
per siatu Regularium , attentisque postulationibus nonnullorum
Episcoporum , praesenti decreto ubique locorum perpetuis fulu
ris temporibus servando, haec, quae sequuntur, Apostolica au
ctoritate slaluit, atque decernit :
I. In quocumque Ordine, Congregatione, Societate, Instituto ,
Monasterio, Domo , sive in iis emittantur vota solemnia, sive sim
plicia , et licet agatur de Ordinibus,Congregationibus, Societatibus,
Institutis, Monasteriis, ac Domibus, quae ex peculiari privilegio
etiam in corpore juris clauso , vel alio quovis titulo in decre- ,
tis generalibus non comprehenduntur, nisi de ipsis specialis , in
dividua , et expressa mentio fiat, nemo ad habitum admiliatur
absque testimonialibus literis tum Ordinarii originis, tum etiam
Ordinarii loci , in quo Postulans post expletum decimum quintum
annum aetatis suae ulira annum moratus fuerit .
II . Ordinarij in praefatis literis testimonialibus postquam di
ligenler exquisiverint etiam per secretas informationes de Postu
lantis qualitatibus, referre debeant de ejus natalibus, aetate , mo
ribus, vita , fama, conditione, educatione, scientia ; an sit inqui
situs, aliqua censura , irregularitate, aut alio canonico impe
dimento irretitus, aere alieno gravatus, vel reddendae alicujus
administrationis rationi obnoxius. El sciant Ordinarii eorum con
scientiam super veritate expositorum oneratam remanere ; nec
ipsis umquam liberum esse hujusmodi testimoniales literas dene
gare ; in eisdem tamen super praemissis singulis articulis ea tan
tum testari debere, quae ipsi ex conscientia affirmare posse in
Domino judicaveriut.
III . Omnibus et singulis Superioribus regularibus, aliisque Re
ligiosis, ad quos spectat , cujuscumque gradus sint, et Instituti
licet exempli, et privilegiati ac de necessitate exprimendi, etiam
in virtute sanctae obedientiae hujus decreti observantia disiri
cie praecipitur : et qui contra hujus decreli tenorem aliquein ad
308
habitum religiosum : receperit , poenam privationis omnium olli
ciorum , vocisque activae, et perpetuae inhabilitatis ad alia im
posterum obtinenda eo ipso iucurrat, a qua nonnisi ab Aposto
lica Sede poterit dispensari.
IV . Vi cujuscumque privilegii , facultatis, indulti , dispensatio
nis , approbationis regularum , et costitutionum etiam in forma
specifica , quam ab Apostolica Sede aliquis Ordo , Institutum , Su
perior , Religiosus consequeretur , numquam huic decreto de
rogatum esse censeatur, nisi ei expresse et nominatim deroge
tur , licet in concessione derogatoriae generales quamtumvis
amplae apponantur. Quod si alicui Instituto expresse , et nomi
natim dispensatio super eodem decrelo aliquando concedi co ! l
tigerit , aliis minime extendi poterit vi cujuscumque privilegii ,
et communicationis privilegiorum .
V. Quolibet anno die prima Januarii in publica mensa hoc
decretum legatur sub poena privationis officii, ac vocis activae
et passivae , a Superioribus ipso facto incurrenda.
Ne autem huius decreti observantia aliqua ratione , titulo , prae
textu impediatur, Sanctitas Sua quibuscumque in contrarium fa
cientibus constitutionibus, regulis , et statutis cuiusvis Ordinis ,
Congregationis , Societatis , Instituti , Monasterii , Domus etiam
in forma specifica ab Aposiolica Sede approbatis , nec non cui
libet privilegio licet in corpore juris clauso, et Apostolicis Con
stitutionibus ac decretis coufirmalo , ac expressa , individua, spe
ciali , et specialissima mentione digno , aliisque contrariis qui
buscumque prorsus derogat, el derogatum esse declarat .
Datum Romae ex Sacra Congregatione super Stalu Regula
rium die 25 Januarii 1848 .
ANDREAS CAN . BIZZARRI a Secretis

Come il Cousin intenda far migliore il popolo


parigino

Cavagnac , capo del potere esecutivo in Francia ,richiese


ultimamente all' Accademia delle scienze morali e politiche
che diffondesse in mezzo al popolo de' brevi trattati contro
il socialismo, che minaccia colà distruggere ogni proprietà .
Gli accademici sonosi dati per ciò da fare , e il signor Cou
sin ha tolto per sè l'incarico di insegnare la filosofia al po
polo . È questa un'altra pruova della pieghevolezza del si.
309
gnor Cousin , il quale se innanzi la rivoluzione di Febbra
jo stimava appartenere all' uomo dotlo la filosofia ,dovendo
la plebe contentarsi della sola religione, ora a fin di piace
re al popolo sovrano, vuol democralizzare la filosofia , adat
tandola alla capacità del volgo . Però in questo non èvvi
per parte sua molta invenzione ; perchè egli sta contento
a pubblicar la Professione di fede del Vicario saroiardo ,
alla quale unisce , per edificare i suoi lellori , un discorso
proemiale sulla filosofia volgare . E per filosofia volgare e .
gli intende una filosofia naturale ed umana da servire per
tutti, a differenza della filosofia artifciale e dotta , ch'è
patrimonio di pochi. Noi non ci fermeremo ad esaminare
se nasciamo veramente filosofi, chè allora non avremino
bisogno di professori di filosofia ; ma si diremo, che le iin
portanti verità morali cui dapprima vuole inculcare al po .
polo il Cousin , sono l'esistenza dell'anima e l'esistenza di
Dio . Piacesse a Dio che i filosofi fossero tanto convinti di
queste due verità , quanto lo sono coloro ch ' essi amano
istruire ! Ma che importa il solo credere o non credere a
Dio ? si sa che il deismo è un ateismo mascherato, e che
gl’iddii de' filosofi sono innumerevoli; spesso è stato chia
malo Dio l'uomo, la natura e via dicendo . L'idea di Dio
pon ha alcun significato quando si separa da una religio .
ne positiva, e però quale dovere volete voi che questa i.
dea imponga, o qual timore di castigo ?
Pare che in quest' altro luogo di quel suo manifesto fi .
losofico al popolo , il Cousin voglia insegnargli la metem .
psicosi , stimando la presente vita dell' uomo come uno de'
gradi che bisogna trapassare per arrivare al dillinitivo per
fezionamento , il quale è probabile che stia in cima di una
lunga catena di esistenze a mano a mano più perfette . Ec
co le sue proprie parole: « L'uomo spera che dopo una
imperfetta collura in questo mondo , le facoltà che egli ha
avuto , riceveranno altrove lo sviluppo che loro manca , e
che pure conviene alla natura loro, la quale il domanda .
Altrove dipinge Cousin un contadino guardante il sole ,
che sorge o tramonta , ed esclama : « Costui nou profferi .
sce una sola parola , e fraltanto confessa e invoca Dio ; e .
310

gli piange . È quello il cantico primitivo ed eterno che na


turalmente si eleva dal fondo dell'anima, e cui tutte le re
ligioni e tutte le filosofie accettano e svolgono ) . A ma
raviglia , purché sia buon tempo ;ma se piove , vanno in fumo
queste belle idee !! Ci dica almeno il signor Cousin , che
cosa dinotano que' due epiteti, del cantico , primitivo ed
eterno . Forsechè sono eterne le anime degli uomioi ? Ed
il Cattolicismo ? è messo a paro di tutte le altre religioni
e di tutte le altre filosofie per riguardo a questo cantico
primitivo ed eterno ! Or che ci guadagnerà inai il popolo
con questa filosofia popolare del Cousin ? Meno che niente ;
saprà esso però 1.º che l'uomo è libero; 2.º ch ' è intel
ligente ; 3.º ch'è sensibile ; 4. ° che discerne il bello dal
Lrullo ; e 5. ° finalmente che il bene è diverso dal male :
e' si vuol essere accademico per apprezzar tanto queste co
se ! Quando mai il popolo ha negato la libertà ? Bella sco
perta ch'è il far sapere al popolo ch'esso è intelligente e
sensibile ! oh ! come diventerà più virtuoso e paziente ! E
pure queste sono le verità , cui stima necessarie per il po
polo il signor Cousin , e che cerca avvalorare con l'auto
rità di Gian Giacomo Rousseau , ristampando , in nome del
l'Accademia delle scienze morali e politiche , la Professio
ne di fede del Vicario Savoiardo; mentre che sono già ses
sant'anni che la filosofia del ginevrino si sparge tra le
moltitudini per mezzo de' giornali, de' libercoli, de' filosofi
e de' professori di ogni sorta . Avete mai udito a dire , che
il male sana sè stesso ?
Intanto , a ben comprendere quale efficacia abbiano sul
popolo i sermoni morali del Cousin e degli altri accade
mici , riferiamo la seguente lettera di un operaio , Alberto
Breton , inserita nella Démocratie pacifique: « A noi che
importa se il general Cavaignac abbia incaricato cotesti
signori dell'Accademia delle scienze morali di compilar
per uso nostro de' trattatelli ? Ne i loro foglietti volan
ti , né i loro sermoni cambieranno mai l' opinione di uo
mini , i quali sanno di seguir coscienziosamente la ve .
rità ; nè miglior frutto produrranno tra gl' ignoranti ,
perchè questi non leggono , e fanno pochissimo conto di
311

ciò che Thiers, Dupio e consorti vogliono loro insegnare .


Bisogna dire che cotesti signori non conoscono punto gli
operai , se credono che i loro foglielli volanti ci faranno
metter dall’un canto le quistioni sociali. No, no , signori
malthusiani, i lavoratori ben vi distinguono da' veri amici
del popolo ; essi sanno -valutar come deesi i vostri tralla .
telli e i vostri giornali.Sono letti solo per metterli in burla ,
castigo giustamente inflitto a chi combatte nelle prime co .
lonne del suo giornale quelle dottrine che insegna nelle ap
pendici ! Se questi compositori dell ' Accademia non dipin
gono ne' loro scritti le miserie del popolo , siccome sono
esposte ne' Misteri di Parigi, se non vanno a cercarne il
rimedio nella fabbrica di Hardy, del Giudeo errante, e se
non ci descrivono scene simili a quelle di Martino il Tro .
vatello e de' Peccati capitali di Eugenio Sue, poco hanno
a sperare di esser letti . Il generale Cavaignac si è ingan
nato a partito se crede che questa commissione produrrà
tra gli operai aleuo buono effetto . Quanto a me, son per .
suaso che la si guarderà come uno scherno ) .
E veramente , allorchè il male della classe povera è alla
radice , qual bene potranno mai produrre tutte le teoriche
di una vana filosofia ? Questa confiscando i beni della Chie
sa e degli Ordini religiosi ha confiscato i beni de' poveri ,
giacchè a' poveri erano largite le rendite di tali beni; de'
poveri erano le scuole mantenute dalle chiese e da' mona
steri ; ed ai poveri consacravano eroicamente i loro averi ,
i loro sudori, i loro talenti e fin la loro vita i Vescovi ,
i Preti , i Religiosi , e le Religiose , amministratori di que'beni.
Una si grave iniquità doveva avere il suo castigo , e l'ha
già cominciato ad avere . Que' poveri spogliati e pervertiti
dalla filosofia ,sonosi ribellati contro lo Stato che per la filo.
sofia abbandonò la Chiesa ,ed ora questo tremando innanzi
a loro non ba mezzi onde frenarli, o soddisfarne i desiderii .
I COMPILATORI
312
Un difficile problema di socialismo risoluto dalla
Religione Cattolica

Era qualche mese da che si agitava nell'Assemblea di Pa


rigi una grave quistione, la quale, nello stato attuale del
la Francia , per molto altro lungo tempo vorrà agitarsi ;
si tratta cioè del diritto all'assistenza e del diritto al lavo
ro per gli Operai . Essa non sarà così di leggieri condotta a
termine , a malgrado del buon volere di tutti quegli uomini
di talento , forniti a maraviglia di documenti e gonfii d'e
loquenza, che hanno bisogno di parlare e disputare per uno
o due secoli interi su tal problema . Egli è vero che l ' arti .
colo VIII del preambolo della Costituzione di Francia , se
condo un ultimo ammendamento , limitò il dovere della Re .
pubblica ad un ' assistenza fraterna che assicura l'esi
stenza a' cittadini bisognosi o proccurando loro per quanto
può del lavoro , o dando a chi non può lavorare , quando
manca a questo dovere la famiglia, i mezzi di esistenza . Ma
lo Stato e l'operaio staranno sempre a tu per tu come il
creditore col suo debitore , insino a che un terzo non risolva ,
come meglio potrà , la lite . L'Univers ') su questo proposito
ha le seguenti parole : « Illustri borghesi, virtuosi socialisti ,
conservatori della società , che volete distruggere la vecchia
religione ; distruttori della vecchia società , che volete rie
dificarla su di una nuova religione, permettetemi che io
narri una storia più importante de vostri discorsi , e che a
proposito delle vostre deliberazioni io lodi un personaggio
più dotto in socialismo che non lo siate tutti voi . . , Co
noscete voi Giovanna Jugan ? È dessa un'umile operaia di
Bretagna, di quel paese assurdo , secondo il vostro Proudhon ,
in cui si crede a Dio , di quel paese affatto rozzo in cui ,
· sotto la vostra cara monarchia costituzionale , o buoni e sag.
gi borghesi , la vostra Università faceva condannare ad una
multa di cento franchi una povera vecchia, la quale guada
gnandosi soli dieci soldi al giorno nel filar sulla sua rocca
bambagia o lino , si ardiva insegnare gratuitamente il ca.

") Num . de' 13 Setlembre.


313

techismo a' fanciulli dei villaggio ! E pure Giovanna Jugan ,


forse in questo modo illegale avrà imparato il catechismo ,
perciocchè essa lo conosce bene, ed i suoi genitori cerlo non
furono ricchi per mandarla ad apprenderlo in qualche scuo
la pagata ! - Dopo di aver la Giovanna servito presso di
alcuni dabbeni padroni, erasi ritirata a San Servano, ove col
guadagno del suo lavoro e col provento di un piccolo assegno ,
la maggior parte del quale era da lei dato a ' poveri , vive a
una vita tranquilla.Ella amava i poveri perchè amava Dio . La
giorno pregò il suo confessore d'insegnarle il modo come po .
tesse vie maggiormente amare Dio -- Giovanna.gli disse questi,
voi finora avete dato a poveri,alpresente dividete con essi.
La città è piena di vecchie indigenti ed inferme;le quali
appena hanno di che coprirsi le carni e dove ripararsi la
notte ; vivono accattando, si ubbriacano e si digradano , e la
loro anima è affatto abbandonata . Accogliete in casa vo- !
stra una di queste sfortunate, voi la nutricherete , la ser" .
virete, la metterete in salvo, le parlerete del Cielo , e in
tal modo voi amerete Dio più di quel che finora non a
vete fatto . -Giovanna la stessa sera avea una compagnia o
meglio una padrona; e ne fa tanto contenta , che a capo
di pochi giorni se ne procurò una seconda , e parlava di
una terza . — Mla , le si dicea, come le manterrele voi ?
ed essa , andrò mendicando per le strade; e immantinente
invece di tre n’ebbe sei . Allora le sue forze non potendo
più bastare, Iddio le inviò degli aiuti in persona di alcu
ne semplici operaie come lei , le quali si consacrarono a
servire quelle persone che sono più abbandonate nel mon
do , e danno maggior disgusto agli occhi della carne cioè
i vecchi ammalati, uomini e donne, non solo affetti da '
più schifosi malori , ma anche di que' perduti ne' vizii e
digradati, resisi malvagi per una sfacciata empietà e gra
vissimi disordini.
« Quelle buone donne che si unirono a Giovanna per
tale opera di carità , non erano più ricche di lei , e non
possedevano altro che l'ago, la gioventù , e la loro onestà .
Il numero de' poveri raccolti cresceva ; esse andavano que
şuando, seguendo l'esempio della loro fondatrice, accattando
314

di casa in casa quello che i servi non possono vendere ,


quel che si dà a' cani , in soima quello che si getta via :
le cortecce, i rimasugli di ogni sorta di vivanda, di car
ni , di legumi, fino alle ossa e alla posatura del caffè . Tui
ta la popolazione commossa oltremodo dalla lor carilà , le
accolse con gioia e rispetto , ed elleno ebbero tosto di che
provvedere a que' bisogni che si eroicamente si avevano
addossato . Ogni cosa arrivava a suo tempo, tutto cresce
va nella stessa misura : i poveri, i novizi, le offerte . Gio .
vanna aveva cercato di ingrandire la sua povera stanzetta ;
na vi bisoguava una casa più grande. Mancava il danaro
per comprarne una ; senza scoraggiarsi le Ospitaliere im
presero a fabbricar di per sé medesime l' ospizio su di un
suolo da alcuni ricchi benefattori loro donato ; e non si
sconfidarono di adoperare la zappa e portar delle pietre .
Allora la carità degli operai s' in teneri a segno che tutti,
muratori, legnaiuoli, ed ogni sorta di artigiani , tra il buon
popolo , si adunarono; ed ascolate, o Giovanna , dissero
alla madre di questa santa famiglia, noi vi aiuteremo in
quel che voi fate per noi.Noi consagreremo per voi una
intera giornata per ciascuna settimana ed edificheremo
la vostra casa . L'edificio fu costruito su di proporzioni
magnifiche, e quando fu compiuto , ſecesi una gran festa .
Appena era finita la costruzione della nuova casa , e già
la comunità era cresciuta di tanto , che fu mestieri di u
na seconda e terza fondazione nella Bretagna; e tutto ciò
non è avvenuto che da sei o selte anni fa . Da qualche me .
se una quarta casa si è fondata a Turs, e non ostante lo
scompiglio introdottosi, pe' recenti avvenimenti politici , in
tutte le opere di carità, come negli affari di commercio ,
questa casa di Turs è riuscita bene , e prospera tanto
che probabilmente diventerà la prima dell'Ordine. Chè, bi.
sogna pur che si sappia , le compagne di Giovanna Jugau
compongono un Ordine religioso , fanno voti , ed osservano
una regola monastica, avendo un Superiore prete ed una
Superiora generale; ciò che si è dovulo e deesi sempre pra
ticare quando si vuol veramente consecrare il proprio lein
po , la gioventù e la vila all' ardua opera della carità .
315
« Non bastano i sentimenti teneri e filantropici: un' anne .
gazione cosi fatta richiede più sode fondamenta : bisogna
appoggiarla sul Crocifisso; è necessario che gli occhi, l'anima
ed il pensiero non si dipartano giammai da quel Dio da
cinque piaghe trafitto , da quel corpo flagellato , da quella
fronte coronata di spine, da que' piedi, da quelle mani, da
quel seno donde scorre di continuo il Sangre che ha ri .
compro l'universo , da quel Cuore adorabile dilaniato più
dalle nostre ingratitudini che dal ferro de' manigoldi. Colà
è necessario volgersi , a Lui strignersi ne' travagli , nel .
le afflizioni, negli abbattimenti di spirito. Al Crocifisso bi
sogna alzare gli occhi, adorarlo , invitarlo , e dire: Egli l'ha
fatto per me , eil io il farò per Lui ! Gran Dio ! se niu .
no vi amasse, che cosa mai ci ſarebbe amare gli uomini !
« Si conosce forse quanto costi a queste donne cristiane
il servire a'padroni che si hanno scelli, e come passino i Jo
ro giorni e le notti in mezzo a quelle infermità , malattie,
e disfacimento della vecchiezza ? Esse sagrificano non so
lo la loro gioventù e la loro libertà , ma la vita stessa , la
quale loro vien neno avanli tempo . Ma di nulla si cura .
no ; perciocchè esse medicano le piaghe di Gesù Cristo ,
il quale non ha dato loro l'esempio d'invecchiare . lo eb
bi il piacere di vederla Superiora generale , che non è
Giovanna Jugan la quale raltrovasi tuttora a San -Serva
no , ed è la seconda della famiglia da lei creata . L'Ordine
è governato da una giovane, stata ancor essa semplice o.
peraia, ma degna pel suo spirito e per la sua virtù del
gran carico dalle sile sorelle affidatole . Essa mi accompa
gno nel visitar che feci la Casa di Turs , ove al presen
te risiede , ed ove son olto mesi in circa che arrivò con
due compagne, senza alcun corredo , e col solo peculio di
dieci soldi per tutte e tre.Che povertà celeste ! Non vi son
sedie nel parlatorio , e il direttore ha fabbricato colle sue
mani dagli avanzi di vecchia suppellettile il confessionale ,
in cui restituisce la digoità di figli di Dio a ' poveri, che
le sorelle hanno raccolti nelle strade. Quella casa ricove .
ra presentemente quattro vecchi, e ventisei povere donne
dell'età di settanta a ottant'anni. Tutte le miserie della
316

vita , fisiche e morali , sono la raccolte; ma no , esse ne so


no scomparse; ivi la pace e l'amore aspettano coloro cui nes .
suno più ama e che han perduta la pace e la speranza. lo
vi ho trovato vesti decenti , volti gai ed anche di buona sa
lute. I segni di tenerezza e di rispelto che le giovani so .
relle ricevono da qne' vecchi, l'incomparabil affezione ch'es
se loro dimostrano , son quelle cose che più vi colpinuo .
vono il cuore . E pure i nuori ospiti non sono troppo docili !
Uno tra quegli uomini si mostrava alquanto rozzo ed in .
civile : è questi uno spirito forle , ci disse sorridendo la
suora ; egli ha letto molto e disprezza ancora un po' le
religivse; dopo un altro mese voi non lo conoscerete più .
Nell'infermeria un sol letto era occupato ; una buona vec
chia era su di esso, vicina a morte , con la pace sul viso
e la corona nelle mani; avea ricevuto tutti i Sagramenti
la mattina ; dimandata da noi come sentivasi: Beata , bea
ta , rispose; io spero che Dio si benigni ammettermi nel
suo Puradiso, e che losto io vi ci arrivi ; e ci richiese
di pregare per lei . Essa stava si placida , si tranquilla , con
un volto si venerando e sommesso , che il cuore ne spin
se a metterci tutti in ginocchio per inplorare da Dio la
grazia d'una simile morte. È questa , ci disse la suora ,
la prima conquistá che noi facemmo venendo qua ; v'as
sicuro che per mia madre non ne avrei maggior pena ;
era essa la gioia e l'esempio della Casa . Allorquando
noi giugnemmo a Turs, i suoi figli l' avevano scaccia
ta di casa, non volendola più alimentare, ed ella non
sapeva lor perdonare cosi falla crudeltà ; al presente però
muore, ma pregando per essi e dando loro dal fondo
del suo animo la sua benedizione, ch' essi non verran .
no a ricevere.
« Io era desideroso di veder la cucina; vi ci fummo con
dotti , e vedemmo un'accolta di ogni sorta di rilievi ricer
cati la mattina in cinquanta case dalle sorelle questri
ci. Si fanno riscaldare cotali cibi , si preparano come
meglio si può , e questo serve pel nutrimento di tutti, an
che per le religiose . Le quali si uniformano in ogni cosa
a ! rrallaiento de' loro poycri, e l'unica differenza che pas
317

sa tra esse e questi ultimi si è, cli elle servono e questi


son serviti . In quell' accozzaglia di roba raccolta dalla ca
rità , la parte somministrata da popolani non era la meno
numerosa o men bella ; ogni cosa giugne a punto pe' bi
sogni del giorno; nella cena niente avanza ; nella colezio .
ne nulla manca . Vi è bisogno di una nuova fondazione ?
la carità somministra la casa , siccome quando sopraggiu
goe un nuovo ospite , essa invia il letto e il vestilo.
« In tal guisa e con questi mezzi Giovanna Jugan e le sue
figlie riconoscono e praticano il diritto all' assistenza . Es .
se non aspettano per ciò eseguire il preambolo della Co.
stituzione, per la giovane Repubblica francese, né hanno
letto i socialisti nè gli economisti d' alcuna scuola . Vorrà
tuttavia negarsi , che esse posseggano una scienza ? Non han.
no forse esse risoluto il problema d'assistere il povero sen .
z a disguisto per sè , senza umiliazione per lui, senza spese
per lo Stato , senza niente imporre al pubblico tranne il pia.
cere di donare ? Qual'è dunque cotesta scienza che ha fat.
to tali prodigi ? Eh ! mio Dio , è la pura e semplice scien
za di Gesù crocifisso . Organale ora quest'opera su le ba .
si della scienza moderna , preconizzata da’socialisti , tanto
da que che sanno d' esserlo che da coloro che affatto nol
credono ( e parecchi conservatori sono in questo caso ); sop .
primete il Crocifisso e mettetevi in suo luogo il sentimen .
talismo , la filantropia , l'attrazione, lo Stalo , tutto quel che
voi sognate ( e voi sognate tutto !), purchè questo non sia il
divin Fondatore della carità : e tosto bisogna chiedere che
con imposizioni si faccia duramente e con caitiva grazia
quel che la libera carità fa assai copiosamente oggidi . In vece
di far assistere i poveri , voi farete arricchire avidi impiega
ti ; in vece di suore che servano a’vecchi come se fossero il
loro proprio padre ,che dico ! come se essi fossero Dio stes
so , voi avrete mercenarii che detestano il povero e che ne
vengono odiati . Io una parola , in vece della casa delle buo .
ne donne, nome dolce che il popolo dà alla fondazione di
Giovanna Jugan , voi avrete Bicêtre, cioè una casa di for
za !! Ecco quanto basta pel diritto all'assistenza . Se volessi
ora cercare quel che la religione ha fatto pel diritto all'i
318

struzione e pel diritto al lavoro , non penerei molto a tro


vare esempi e ne ' tempi passati e presenti , ed anche con
trapposti simili a quelli che testè ho indicati. La borghe .
sia incredula non ha potuto distruggere, a malgrado dello
zelo spiegatovi, tutte queste opere di fede e di salute pub
blica , delle quali il cattolicismo avea ricoperta la Francia
ed il mondo ; e il socialismo non inventa nulla di mostruo .
so e d'assurdo che questa stessa incredulità non abbia già
messo in pratica da lungo tempo , mirando a finirla più
presto co' benefizii del Crocifisso !! »
D. A.

Osservazioni morali -religiose di un Francese su l'ultima


riroluzione d'Italia Lettera al Direttore dell' Armo .
nia della Religione con la Civiltà di Torino

I. leggo e fo plausi all' Armonia . Ma dovrò io dirlo ?


mentre dall’un canto si prova il dolce conforto di vedere
si luminosamente esposte, e con tanta saldezza difese le
sacre doltrine, non può d'altra parte non rimaner angoscia
10 un cuore cattolico da ciò stesso , che la fondazione di
giornali di polemica religiosa siasi resa necessaria in Ita
lia , in quella conțrada, verso la quale noi Francesi sia 1
mo avvezzi di rivolgere i nostri sguardi stanchi delle no
stre interminabili tempeste ; come verso un porto tranquil
lo e sicuro, dove pensavamo che riposasse la naviceila di
Pietro . Ah ! egli è vero . L'empietà ha invaso la terra clas 1
sica del Cattolicismo , la pretofobia ha passato le Alpi ! Di
siffatta incredibil maniera s'arrovesciarono dunque le cose
umane , che quel rancido, Voltaire avuto da per tutto in ab .
bominio , che quel notturno uccello messo in fuga da'rag
gi di una luce vera e vivificante a cui non può reggere
l'inferma sua vista , e smascherato e vinto dal cristianesi .
1
mo meglio studiato e meglio inteso ; trovi in questi tempi
un ultimo asilo in quel paese fecondo e santo , donde la
luce civilizzatrice del Vangelo ha irradiato l'universo !
« E ciò è più portentoso ,che, al levarsi di un vessillo di
319

politica emancipazione, in neubo di astiose passioni pioni.


bi sulla Chiesa , sforzandosi di rovesciarne l'autorità , le i
stituzioni, la disciplina; e muova guerra alle pratiche del
suo culto le più venerande , e non rispetti neppure i for.
midabili cancelli del dogma, innanzi ai quali diciannove
secoli si prostrano riverenti ! Si , la stampa come la tribu
na legislativa , appena ammesse a far sentire una parola
indipendente , si gettano all' impazzata a far prova delle lo
ro armi novizie contro l'antico edilizio della fede. Dovre.
mo noi dire impertanto , che le rivoluzioni, eziandio le più
legittime , giungano sempre troppo presto , e che la vostra
pure sbucció all' alito di quelle mille insofferenti ambizio
pi, attizzate senza posa dalla stessa natura delle istituzio .
ni che reggono la più gran parte dell' Europa moderna ;
all ' alito di quella turba di demagoghi, i quali, secondo l'e
spressione di Sakespeare , non ristarebbero dal mellere a
soqquadro l'universo , per procurarsi il dolce piacere di go
vernare frammezzo al disordine da essi medesimi cagiona.
to ? Giacchè pur troppo ! la parola libertà non è altro che
il passaporto d'ogni dispotismo, non è altro se non l'esca
miserabile gettata a popoli sempre bambini da nomini ar .
denti di signoreggiarli. Checchè sia di ciò ; quella foga col .
pevole ad un tempo e puerile , manifestata da alcuni fra'vo .
stri pubblicisti e legislatori a disonorare i primi istanti d'u.
na libertà forse prematura, con mille oltraggi alla religio .
ne ed alla Chiesa , mi torna naturalmente alla memoria
quel detto di Franklin ad un giovine spirito forte , il qua
le faceva egli pure un colpevole uso delle primizie della
sua penna : « Badate dunque, amico mio , che qui fra noi
non corre l'usanza ricevuta presso gli Ottentoti, fra i qua
li un giovane , se vuol essere ricevuto nella società degli
uomini, deve dar saggio di virilità percuotendo la ma
dre » . Badate dunque, o Italiani, potrei io aggiungere ai
vostri connazionali , che se voi , mentre entrate nel con
sorzio delle nazioni libere, vi credeste in obbligo di schiaf
feggiare la Chiesa , quella veneranda madre del mondo cat .
tolico , della quale voi siete i primogeniti e i prediletti.com
melteresle un alto di vile e mostruosa ingratitudine, che
320

agli occhi delle nazioni che vi mirano , non proverebbe al


tro se non che siete tuttavia immaturi a liberali istituzio .
ni . Io poi ne trarrei almeno questa conclusione, cioè che
coloro i quali sono alla testa del movimento non sono de .
gni di dirigerlo, e che per l'opposto compromettono le ri
forme , disconoscendo e le sagge mire dell' augusto loro
Autore , ed i religiosi istinti del popolo , a cui la libertà è
un nulla , se non è la salvaguardia della religione .
« Di fatto, se havvi in Europa una pazione la cui esistenza
debba girarsi invariabilmente nella cerchia del Cattolicismo ,
quella nazione è per certo l ' Italia . I popoli ond' è compo
sta furono nutricati, allevati dalla Chiesa, come il bambo.
lo sulle ginocchia della madre ; a lei debbono tutto quello
che sono , e senza di essa sarebbero un bel nulla . Chi , se
non la Chiesa , gli ha condotti per mano nella via d'ogni
progresso ? Chi, se non essa , adoprossi con ogni sforzo,
passo passo bensi , ma pure incessantemente a preparar lo
ro quelle preziose libertà, che furono ad essi oggigiorno
si largamente largile ? Ed è pur sua mercè se su di essi
spuntò il di dell'indipendenza da essi salutato con si vivi
trasporti di gioia legittima , purché frattanto sia pura d' 0
gni funesta illusione , d'ogni preoccupazione colpevole . Vin
to dalla forza irrepugnabile della storica evidenza , uno
scrittore ostile al Cristianesimo chiama la Francia ( un re
gno fabbricato a pezzo a pezzo da' Vescovi , come l'alvea
re dalle api » . Sia quanto vuolsi energica una tale espres .
sione ; essa è appena bastante per l'Italia, che da diciotto
secoli riposa sotia l'ala del papato. Ma sarebbe un gettar
il tempo l'insistere di più sopra un'idea cosi elementare .
Chi mai impertanto ci vorrà spiegare in qual modo da un
suolo cosi impastato di elementi cattolici potessero nasce
re que' tardivi germogli della sella degli enciclopedisti, che
paiono volersi accingere a replicare l'infame commedia del
diciottesimo secolo ? Spiriti temerarii e leggieri , che vi la
sciate sedurre dalla trista gloria di quegli ammassatori di
rovine , prima di arrischiarvi nella funesta carriera, in cui
essi vi precedevano, esaminate gli effetti viventi delle lo
ro empie fatiche . Fate vostro pro, fintanto che siete in tem
S21

po , di una sperienza bell ' e fatta , e comprata a si caro


prezzo da un popolo che è vostro vicino e vostro amico .
La storia della Rivoluzione Francese, non già quale ce la
presentano foggiata sul conio della loro incredulità e de'lo.
ro pregiudizi gli serittori fatalisti, ma letta con occhio im
parziale, debb' essere il manuale degli Italiani nella crisi
presente , crisi che è appena sull'incominciare , e le cui ultime
fasi non è dato finora ad uomo di poter prevedere . Impa
rino dal terribile esempio di quella nazione, che pare sia
spinta sempre più avanti , quasi per farle esplorare a sue
spese abissi non tentati giammai; imparino cio che diven
ti una società, da cui Dio fu sbandeggiato , una società or
gogliosa , che, rinnegando tutte le tradizioni cristiane , s'o
stina a volersi ricostituire sopra fondamenti non più che
umani . Meditino queste parole che proferiva nel 1793 il
Girondino Vergniaud: « Noi non abbisogniamo nè della nin
fa di Numa , nè del colombo di Maometto . Senza avere ri
corso à quelle frodi superstiziose, la sola ragione ci basta
per dare alla Francia la più saggia costituzione » . Parole
dissennate , che sono un epilogo.pur troppo fedele dello spi
rito moderno , e che , passate in tutti i nostri saggi d'isti.
tuzioni da cinquant'anni in qua , ci fecero lo zimbello di tutte
le oscillazioni della debolezza e dell'impotenza . E volesse
almeno Dio , che, prima di trovar il riposo nel vero , noi
non fossimo condannati a trangugiare fino all' ultima tatte
le amare conseguenze di que' danoati principii !
« Forse gli uomini che fra di voi si fanno i continuatori ed
i copisti de' nostri increduli rivoluzionarii, si -lusingano di
poter evitare gli eccessi e le stravaganze che disonorano la
nostra istoria . Ma ciò sarebbe un disconoscere d'un modo
strano il nesso logico delle idee e dei fatti, sarebbe un atten
dere frutti di salute da un albero di morte . La storia con
temporanea della Francia può ben anche insegnar loro ciò
che valgono simili speranze . Oggidi buon numero di rivo,
luzionarii disingannati votrebbero fermar sulla china il car
ro della rivoluzione, dappoichè la rivoluzione , distruggitri
ce inesorabile, a tale è giunta nell'inflessibile suo anda
mento , da minacciarli ne' loro interessi materiali, che so .
Rac.REL. VOL.XVI. 22
322
no que soli ch'essi sappiano conoscere ed apprezzare. Quin
di è che que' medesimi odonsi chiamare a tutta gola la re
pressione colla forza brutale. . . Ma da ciò che ne siegue ?
Questo solo , che si forma dalla pubblica opinione una spe.
cie d'inchiesta , si risale alla sorgente del male , ed il buon
sebso delle masse che fra una terribile logica , risponde a quelli
che si meravigliano di mietere le teinpeste dove hanno se
minato il vento : « E non siete voi che avete rotto il freno
delle tradizioni e delle credenze, che avete snervato l'au .
torità delle leggi morali ? Non siete voi che avete coi vo
stri scritti e coi vostri atti insegnato ai popoli i segreti del
la ribellione e dell' anarchia ? Voi vi famèntate, ma non
ne avele il diritto : forse vi pentite . . . ma è troppo tar
di . Non già col ferro si taglia il corso alle idee : subite
ora quella legge che da roi medesimi fu dettata ) . Si , con
viene pur dirlo e ripeterlo , le conseguenze possono sonnec
chiare alcun tempo in seno a principii ; ma alla fin fine
giunge seinpre il momento in cui esse scoppiano con fra
gore, come il vulcano la cui eruzione tanto più è terribile ,
quanto era la violenza nel comprimerlo. Prendiamo a mò
d ' esempio quell'ardente questione della proprietà , che og .
gi tiene a buon diritto in apprensione tutti gli apimi one .
sti , e . che spalleggiata da audaci e minacciosi novatori, fa
di repente sentire l'estremo bisogno d' un Dio , sorgente ad
un tempo e garantia d'ogni diritto , a tanti bravacci, i qua
Ji ne avevano finora a loro buon agio fatto senza . Se que
sta proposizione selvaggia - la proprietà è un latrocinio
- avesse inopinatamente e senza transizione alcuna fatto
il suo ingresso nel mondo , purossi credere che non avreb
be eccitato altro sentimento fuorché di disprezzo , e sareb
besi veduta cacciata , come ben si merita , nel novero del.
le più stravaganti pazzie. E ciò appunto accadde allorchè
fų per la prima volta messa avanti dal troppo famoso Ba.
boeuf: dappoichè, voglia o non voglia il filosofo socialista
ebe ne rivendica la paternità con tanto amore , la proprie
là 'appartiene a Baboeuf. Come va impertanto che, quan.
do la stessissima proposizione si presenta di bel nuovo nel
1848, la società si crede in obbligo di prenderla sul serio
e d ' entrare con essa in discussione ? A che spaventarsi
d'una chimera ? Ah ! pur troppo ! la cagione è il non pic.
colo impaccio che si trova in una lunga serie di antece ...
denti che ne mitigano la crudezza. La cagione è che le
dottrine rivoluzionarie , mentre consacravano in dirillo lo
spogliamento di certe classi della società , davano con ciò
un incitamento a conchiudere con rigore di logica allo spo
gliamento di tutta intiera la società . Vediamo in qual modo.
« Il 10 ottobre 1789 , un vescovo grande proprietario ,
Talleyrand, propone all' assemblea costituente d'applicare
a' bisogni dello Stato una parte dei beni del clero . Nel 1848
un rappresentante ateo proclama in faccia di un'altra as
semblea costituente, che la proprietà ha cessalo d' esiste .
re . Havvi senza dubbio fra queste due proposte un'immen .
sa distanza; ma non vuolsi negare che uno stretto legame
le unisca , poichè partono ameodue dallo stesso principio ,
e la loro differenza non corre , che dal più al mene . Per
singolare che paia un tale confronto , certo è che in Talley .
rand eravi il germe di Proudhon, benchè l'ultimo venisse
dopo cinquant'anni a compier l'opera del primo. Che co .
sa accadeva frattanto in quel lungo intervallo ? La pro
posta del vescovo d'Autun , estesa però alla totalità de' be .
ni ecclesiastici , era adottata con decreto del 2 novembre
di quell'anno. Questo primo passo in una via cotanto pe.
ricolosa fu il primo crollo dato al principio della proprie
tà , per cui tutte le condizioni, tutte le esistenze sentiron ,
si colpite mortalmente , e la confisca lanciata sui deporta
ti , sugli emigrati, sui condannati a morte e simili non ne
fu che un corollario . Il principio della proprietà è il fou .
damento sacro d'ogni umano consorzio , e brucia la mano
che ardisce toccarlo . Metterlo in quistione è un addensa
re sulla società le più pericolose tempeste ; ed il: violarlo
legalmente è dare in mano a tutti i Proudhon passati, pre
senti e futuri un'arma fatale che tardi o tosto sconquasserà
l'universo . Ben so che non mancano uomini di una logica
si squisita, che pretendono esser lecito contro le corporazio
ni ciò stesso che sarebbe iniquo contro gl' individui. Meschi
no sofisma, che si sfuma al primo bagliore di buon senso !
*
324
Nondimeno non sarà cosa vana il vedere in qual conto
lo stesso Walter-Scott tenesse una tal logica ; ed ecco come
s'esprime sopra un tale argomento al principio della siia
Vita di Napoleone: « L'abolizione degli Ordini religiosi
( fatta da Giuseppe II ) e la confisca de' loro beni po
tevano sino ad un certo punto lusingare i protestanti ;
ma , sotto il rispetto morale, gettar le ugne sulla proprie .
tà , vuoi degl' individui, ossia delle corporazioni, è una
violazione de' più sacri principii della giustizia . Nè ren
derassi meno odioso un tale spogliamento col pretesto che
esso fosse necessario , ovvero vantaggioso allo Stato; đap
poichè non haxvi necessità che possa render legittima l'in.
giustizia; non havvi utilità veruna di Stato che possa rag
guagliare una violazione della pubblica moralità » . Ma più
stupendo ancora è il vedere ciò che Mirabeau stesso pen .
sasse in tal punto , avanti che il processo degli avvenimen .
tî ne facesse una questione pratica per la Francia . Egli
scriveva a quel medesimo imperator Giuseppe nei termini
séguepti: « Spregiate i-frati quanto vi piacerà , ma non i .
spogliateli . Il diśpogliare altrui è sempre un delitto , o si
colpisca l'ateo "od il cappuccino » . Non poteva io dunque
a buon diritto affermare; Proudhon esser l'ultimo anello
d'una catena morale che fa capó da Talleyrand ? E l'in.
degnazione, ch'è pur ben giusta, de' proprietarii d'oggidi
contro lo scrittore socialista, ed il sentimento di riprova
zione in essi eccitato da quelle funeste dolirine che esso
esponeva col più orribile cinismo , non debbono esse, ed a
miglior diritto , risalire fino a coloro che consacravano , or
fa mézzo secolo , tali principii, i quali racchiudevano in se
quegli sconvolgimenti sociali che ci pendono tuttavia mi
nacciosi in sul capo ? : Abbiano essi pure la loro parte di
risponsabilità quegli storici sgraziatamente troppo ingegno .
si , i quali , perpetuando la memoria degli errori e delle i .
niquità de' tempi andati, riuscirono, colla loro destrezza e
eo’loro sofismi, a circondarli di quell' aureola di gloria che
non è dovuta se non alla verità ed alla giustizia.
Ma dovrò io adesso applicare al vostro paese quanto mi
venne detto finora ? Si cacciano dal suolo d'Italia sacerdoti
523

e cilladini per ciò solo che hanno il lorto di chiamarsi Gesuiti


o Liguorini, e si mellovo a sacco le loro proprietà « Voi
volete esser liberi, direbbe Sieyes agli spogliatori, e non
sapele neppure esser giusti ! , Ed io aggiungo che ciò è
un voler inaugurare con auspizi ben tristi un èra di liber
là . Voi volete conservare il retaggio de' vostri padri e non
sapete rispettare quello degli altri ! E non prevedete qua
li saranno i frutti del vostro esempio ? È un germe di co
munismo quello che spunta da quest'allo di iniquità ; e voi
ben sapete con quale rapidità si sviluppino i germogli d'u .
na tale semenza . E non marcano ecclesiastici che applau
discono , dicesi , a quella barbara espulsione, e preti depu
tati portano il loro voto d ' entusiasmo allo spogliamento
de' loro fratelli nel sacerdozio ! Se manca loro il sentimen
to della giustizia , ovvero è in essi ottenebrato da una preoc
cupazione senza dubbio involontaria, gli scuota almeno la
cura del loro proprio interesse, e meglio ancora il pensie
ro degl'interessi della fede nel tempo avvenire. ALLORCHÉ
SOTIQ ON FUOCO DE BATTAGLIONE È CADUTA LA PRIMA FILA ,
LA SECONDA RIMANE SCOPERTA AL COLPI DEL NEWico . Rice .
vano da Chateaubriand quest importante lezione ...
È dovere quindi della stampa cattolica, in si gravi fran
genti,di mostrare ai popoli sbalorditi dalle incoerenti decla .
mazioni degli utopisti e socialisti , in primo luogo che la reli
gione rimane sempre immobile fra le rivoluzioni che rove .
sciano ovvero modificano le umane cose ; in secondo luogo,
che il cristianesimo solo presenta una soluzione soddisfacente
a ' grandi problemi che mellono a tortura i più alti intel
letti ; che Gesù Cristo non ha cessato di essere il Signore
del mondo, e il suo Vangelo basta a tutto , provvede a tut .
to , perchè racchiude ogni verità , ed è il codice della vera
sapienza . Ciò non è oggidi meno vero di quello che fosse
a' tempi di Tertulliano : Nobis curiositale opus non est
post Jesum Christum ,nec inquisitione post evangelium » .
000000000
326
Sul riposo della Domenica

La Francia è rosa da una grande piaga: essa ha fame.


Invano, ella attende un ristoro da ' socialisti e da ' comuni .
sti . 1 Proudhon , i Leroux , i Considerant sono gli eredi na
turali di Rousseau e di Voltaire, cioè di coloro che apri
rono in seno alla Francia la fatal piaga che or la divora .
I successori co'medesimi principii,come potrebbero risanar
Ja . ? « Se l'ordine materiale ; dice l'Univers è di molto
valore del costituirsi le società; il solo ordine morale può
salvare i popoli inciviliti dalla loro dissoluzione ; e per or
dine morale noi intendiamo la religione, come per la re
ligione noi-intendiamo la Chiesa cattolica. Digraziatamen
te sono queste pe' nostri legislatori idee retrograde , folli,
assurde ; essi credono buonamente di restaurare il crollante
edificio delle nazioni, riordinandone il materiale ; e . s' in
gannano,perchè le nazioni sono prima spirito che materia ) .
L'Assemblea di Parigi volendo a modo suo recare un
sollievo alla classe degli Operai , i quali menati qua e là
da socialisti e dagli economisti, non sanno a qual gene
re di miseria debbano appigliarsi , ha il di - 9 Settembre
ultimo, decretato con una legge che il maximum di una
giornata di lavoro per costoro debbe essere di sole . do
dici ore . Sette tornate vi bisognarono per discuterla ; e do
dici oratori parlarono in difesa o contra il progetto del
la Comunissione, ma nessuno seppe o alineno non oso ma
nifestare la verità . Or l'abate Sibour, nell'ultima discus
sione , considerando la quistione dal solo lato sociale ed e
conomico , e mettendo da banda la parte religiosa , propose
che si decretasse che gl' intraprenditori de' lavori pubblici
fossero obbligati di chiudere le loro officine la domenica .
Una tale proposta fu per taluoi membri della Camera ca.
gione di 'scandalo :si mangia tutti i giorni gli fu risposto;
ed il deputato Flocon , il quale crede che la fatiga non è
uua pena imposta da Dio agli uomini , ma un divertimento ,
un piacere, dichiarò la proposizione del Sibour indecente .
Judarno il sig. Babaud - Lauribière si affatigò a dimostrare
la necessità che ha l'operaio di riposarsi la domenica; chè fu
327

rigettata anche la proposta di Laurent d' Ardeche, il quale


propose che almeno si projbisse a padroni di costringere
gli Operai a lavorare ne' giorni festivi . E sapele voi mo'
quale possente ragione fu opposta dal ininistro del coinmer .
cio contro lali proposizioni ? quella che alcune oſlicine han
no le macchine a fuoco continuo, e che bisogna pulirne
certe altre ta domenica ! Infine vi fu chi osservò che oon fa
cendo lavorare la domenica , i padroni avrebbero dovuto au
mentare il giornaliero salario a ' loro lavoratori . ...
« Tristissiina cosa è il vedere ,leggesi nell'Armonia , che la
legge del riposo domenicale, legge divina , senza la quale
ai due terzi della società si rende impossibile l'istruzione
e il culto, senza la quale la classe più oumerosa e più mi .
sera dell'umanità, che sono i lavoranti , si riducono allo
stato di giumenti che si caricano e si frustano ogni di , per
chè ogoi di mangiano ; tristissima cosa che in un secolo
che tanto vantasi di umanità , una tal legge non siasi po .
tuta pronunciare in una Assemblea. Costituente , neppure
dal lato civile , senza che suscitasse gli schiamazzi e gli
sdegoi. Dov'è la libertà del culto , se niun operaio puro
esimersi dal lavoro ne ' di consecrati dalla sua religione ?
Dov'è la carità tanto predieata verso i miseri, se dal prin .
cipio sino alla fine dell'anno i lavoratori d'ogni sesso e
d'ogni età sfibransi e schiacciansi in un lavoro senza re .
quie ? Che sono , che diverranno più che bruticostoro ?
Chi meglio provvede ai bisogni del popolo , la religione
cattolica, o questa filosofia dell'incredulità ?
E pure , in quella stessa tornata surse il socialista Le .
roux a fare l'apologia dell'istituzione della domenica ,
siccome favorevole anzi necessaria alla classe in pro del
la quale, vorrebbesi abolita . Ed in appoggio della sua cau .
sa osservò , che la religione cristiana sulle tracce della
legge mosaica , comandando il riposo ogni settimo gior.
no, aveva già limitato il tempo del lavoro agli operai . « Bi
sogna esser cieco, egli dicea , per non avvedersi che la qui.
stione della limitazione del lavoro, é precisamente quella del
riposo della domenica. Egli è un inganno fatale, cagione
per cui gli uomini di oggigiorno accrescono la loro mi
328

seria, quello di non pensare che al loro interesse indivi .


duale . L'operaio isolato , senza religione , senza comuni
cazione con gli altri uomini grida: ciascuno per sè ; ' ed ec
colo a gettarsi sopra il suo lavoro , dimenticando la sua
sanità fisica , intelleituale, morale , e solo occupato di ciò
che dicesi suo interesse. Ma lavorando persino la dome
nica , pensa egli acquistare una settima parte di più di sa
lario ? Non già ; perchè tuiti gli Operai facendo altrettanto ,
ne viene per necessità un ribasso di prezzo al lavoro ; essi
prenderanno sopra il salario di sei giorni quello che dovreb
hë - rispondere al lavoro della donnenica , e finiranno per per
dere un giorno di riposo » . E che offrendosi tutti gli Operai
a lavorare nel di della domenica , il lavoro dovesse scemare
nel prezzo , il Leroux lo provava da ciò , che il numero de
gli Operai sopravvanzando sempre mai al bisogno che se ne
ha , quando tutti si disponessero a lavorare la domenica ,
si stabilirebbe tra loro una concorrenzá a vantaggio de' pa
droni delle officine, i quali abbasserebbero il salario quoti .
diàno . « In Inghilterra ,egli cosi continuava, l'osservanza della
domenica è sostenuta dalla legge laica . Pensa egli taluno
che quando si abolissę tał legge , la classe degli Operai ne
ricaverebbe alcun vantaggio ? No , perchè sull'istante i sa
larii si abbasserebbero in proporzione della quantità di sa
lario , che gli Operai potrebbero procurarsi colla perdita del
loro giorno di riposo. Bisogna dunque uscir dall ' erro
re di credere , che sia utile alle classi laboriose di non
consacrare un giorno della settimana al riposo : bisogna
sapere che il denaro che queste classi s' immaginano di
guadagnare in quel giorno , non è realmente guadagnato
che sul loro -proprio salario . Altre volte in Francia per sei
giorni di lavoro la moltitudine degli Operai percepiva tanto
salario quanto bastava a nutrirli tutta la settimana; oggi per
sette giorni di lavoro non ne "ricava di più » .
L'Univers per ciò , vedendo come , anche senza volerlo ,
cotesti umanitarii, socialisti , economisti, riconoscono la ne
cessità di doversi far riposare in un dato tempo gli Operai ,
E
conchiude le considerazioni che sul principio riportammo,
con le seguenti parole : « I discepoli di Malthus hanno tolto
329

via dalla loro società la fede religiosa per non vedere sel
l'uomo che un capitale accumulato. Che n'è avvenuto ?..
L'uomo è stato trattato come una macchina e sottoposto al
pesante giogo del lavoro . Essi hanno sostituito al soave
giogo del Vangelo quello dell'Economia politiea , e gli Operai
cominciano ora a capire che non banno guadagnato nulla in
questo cambio . Lasciar fare e lasciar passare, è cosa assai
comoda per gli economisti. Lo Stato altra volta è intervenu .
to , ed ha distrutto tutte le istituzioni cattoliche che proteg.
gevano l'operaio . Sono ormai milleottocento anni dacehé
la Chiesa ha risoluto il problema, che noi stiam discuten
do in mezzo a tante angosce da sei mesi. Col riposo del
la domenica e delle numerose sue feste, la Chiesa offriva
all'operaio maggiori piaceri e piaceri migliori di quelli che
i socialisti sempre gli han promesso ....Egli è vero che
la Chiesa non parlava a nome del prodotto lordo o del
prodotto netto, ma essa parlava in nome di Dio , della - ve
rità , della salute delle -anime, ed essa si faceva ascoltare
ed obbedire . Le rivoluzioni hanno abbattute tutte le bar
riere che difendevano il povero contro'le cupidigie e l'e
goismo, de ' ricchi. Si avveggono gli economisti un pò tar
di che il male è iminenso, lo riconoscono , lo confessano ,
ma ci dicono: è necessario ; si essi hanno il libero arbitrio
di mischiare e confondere i popoli ! Quando si crede al
genere umano, non si crede più alla nazionalità ! Un' o
ra o due di lavoro di meno non significano nulla pel mi.
glioramento dell'operaio . Che uso potrà egli farne di queste
due ore di fatiga di meno ? I socialisti subito vi rispon
dono : l'operaio coltiverà la sua mente , assisterà alle
scuole , studierà nelle biblioteche ... Benissimo; ma che ?
non basta il lavoro giornaliero , perchè faccia mestiere che
vi ci si aggiunga anche la fatica intellettuale ? . . . . Gli
economisti trattano l'uomo come una merce il cui prezzo
varia a seconda de' cambiamenti delle piazze ; i socialisti
ne fanno uno schiavo soggetto al diritto di vita e di mor
te dello Stato . Si è cercata la risoluzione della difficollà
dove non poteva trovarsi . La quistione è stata sciolta dalla
Chiesa , che non si è mai impacciata di economia politica . ..
330
Ecco che ritorniamo alle leggi della Chiesa dopo una do .
lorosa esperienza di tante rivoluzioni; il popolo, delnso , si
avvede ora che la miseria gli è rimasta , e che ha perdu
ta la speranza che gliene alleggeriva il peso. Se i sociali.
sti s'immaginano d'aver migliori argomenti de' dogmi del
la Chiesa, che si affrettino a proporre le loro teoriche; percioc .
chè le angustie dell'operaio vanno crescendo di giorno in
giorno, e présagiscono' un avvenire assai più triste del pre
sente . La Repubblica.i . può gettare nell'abisso che vi si
allarga dinanzi,uno, due, tre migliardi: in sei mesi 'non avrà
più soccorsi da dare, e nessun mezzo per potente che sia ,
potrà impedire alle false dottrine di produrre i loro frutti.
Cercate dapprima il Regno di Dio, ed il resto vi sarà dalo
per un di pļù ! I socialisti in vece si studiano di fornire il
lavoro all' operaio, e mai gliene daranno . Neppure poc
ore di riposo potranno assicurargli. Di fatti in virtù di qual
principio si imporrà all'operaio un forzato riposo ? Nou ė
forse egli padrone di conoscere quel che gli conviene di
faré o non fare ? Nel corso del decimottavo secolo , il più
ignorante della nostra storia , e nella prima metà del deci.
monono , i filosofi, gli economisti, i politici derideyano la
Chiesa che in alcuni giorni condannava l'uomo alla pol
troneria ! Chi oserebbe oggidi dire che il riposo del set
timo giorno non è un imperioso dovere ? Lo scompiglio
dell' industria . uon deriva forse da che è violata questa
legge da tanto tempo ? Il sig. Guizot ha detto che l'uo .
mo se non ha il freno religioso, gli abbisogna quello del
lavoro ; ciò è verissimo. Il cattolicismo tra tutte le reli
gioni e tutte le dottrine è queHo che scema ' di , molto il
peso del lavoro, perciocchè soltomette l' uomo al giogo
volontariamente accollato della fede di Cristo ) .
· È dunque avara, irreligiosa , ' crudele ed antisociale la
soppressione delle feste . Ma i Parlamenti europei sono o .
ra tutti di una pasta ; predicare civiltà è progresso , e ti
rarci indietro sino alle brutture del pagadesimo . L'Italia
vi cadrà alla sua volta , se non ci farà riparo la Providenza !
D. A.
1

331

NOTIZIE

ITALIA Roma Secolo non è il nostro sterile di vir.


tà cristiane in qualsisia condizione dell' umana vila , coine
ben lo dimostrano i janti processi di canonizzazione che
nelle romane Congregazioni vanno formandosi. E il con
tingente che a queste schiere di eroi Napoli nostra forni
sce , non è il più ' scarso . Di tre Decreti emanati dalla Sa
e.
si cra Congregazione de' Riti a'22 Luglio per simiglianti cali .
ra se, ed approvati dal Sommo Pontefice, uoo segnò la Com .
Fia, missione dell'introduzione della causa per la beatificazio
ne e canonizzazione della nostra concittadioa suor Maria
tti.
alo Crocifissa delle Piaghe di Gesù, del terz'Ordine di s . Pietro
e it d'Alcantara . La quale nacque in Napoli nel 1782, e ancor
che di poca età chiese ed otteone dal suo sposo Divino di dive
nire impotente al camininare, a fin di spegnere in sè l'amor
oué del mondo ed unirsi vie più strettamente a Dio . Mori con gran
e di fama di santità nel Dicembre del 1826.Un altro de' suddetli
pia decreti confermò il culto, che da tempo immemorabile ren
eci deasi al Beato Mauro dell'Ordine di s.Benedetto e Vescovo
a la di Funfkirchen in Ungheria nel secolo undecimo . Le virtù
sue gli guadagnarono la venerazione di tutti , e singolarmente
pol.
set del re di Ungheria s . Stefano e del figliuolo di lui Emerico .
glio Alla morte di s.Stefano,gl'infedeli sollevatisi , perseguitarono
esta i cristiani e scacciarono dalla sua sede il Vescovo; ma lor.
110 nata la calma, il B. Mauro ritorno presso i suoi, si diede
del a guarire e rimarginar le piaghe che avea fatte la perse
reli cuzione , e converti un gran numero d'infedeli. Visse 30
0 il anni in queste apostoliche fatiche, e mori verso l'anno
1070 illustre per santità, e per miracoli, Il terzo decreto
logo
finalmente confermò, il culto dato al B. Damiano Furche.
le la ri dell'Ordine de' Predicatori. Nato egli sul principio del
secolo decimoquinto , in una città della diocesi di Savona ,
mori nel Dicembre del 1484 dopo aver dato l'esempio di
tutte le virtù religiose. La santità di lui ben conosciuta , e
talia
il gran numero di miracoli operati per la sua intercessio .
nza !
ne gli valsero fin dal terminare di quello stesso secolo de.
cimoquinto un culto pubblico cd ecclesiastico . Posterior:
332
mente Sua Santità approvava altri decreti emanati dalla
medesima Congregazione de' Riti a' 25. del passato Settem
bre . Fra questi uno era l' introduzione della causa di bea
tifieazione e canonizzazione del Ven . Servo di Dio Fran ;
cesco da Ghisone , chierico professo de' Minori Osservanti .
Il quale nacque nel 1777 in Ghisone piccolo paese in Cor
sica , e fattosi religioso , non potè ascendere agli Ordini sa
cri per una sopravvenutagli epilessia che soffri sempre con
singolare rassegnazione. Mori con fama di santità in Gen
pajo del 1832. L'altro decreto dichiaro che costava del
culto prestato da immemorabile tempo al B. Pietro Gia .
como di Pesaro degli Eremiti di s. Agostino, il quale ees
sò di vivere nel 1496 in etài di 49 aoni : E un terzo de
creto simile al precedente riguardava il culto reso alla B.
Elena di Udine agostiniana. Useita di nobile famiglia , al .
l'età di 13 anni tolse a marito un nobile Fiorentino , çol
quale visse in matrimonio 27 anni ed ebbe figliuoli. Ri
masta vedova , siccome era statą modello di cristiane virtù
alle donne maritate, lo fu pure delle vedove , e distribuita
a' poveri gran parte del suo patrimonio , vesti l'abito di ter
ziaria di s . Agostino. Nell'Aprile del 1458 in età di 62 anni
spirò l'anima sua benedetta , avendo sempre con singolare
umiltà servito ağl'infermi ed a'poveri di Gesù Cristo .
Napoli - La miracolosa liquefazione del sangue dell' in
clito nostro Proteggilor s . Gennaro , non fecesi longamen
te aspettare quest' anno nel giorno sacro al Martire glo .
rioso , e nell'ottava . In fatti, la mattina de' 19 Settembre
fu trovato il sangue che riempiva tutta l'ampolla , e dopo
un'ora e 17 minuti si sciolse . Noi che fummo testimoni
della gioia e della compunzione appalesatasi in volto a'no
stri concittadini e vella chiesa cattedrale, e sulle vie del..
la città ; all' aonuozio del prodigio , a Dio ci rivolgemmo
in cuor postro dicendo : Non dare, o Signore , in poter
delle bestie queste anime che ti onorano. In tutti i rima
nepti giorni dell'ottava, il sangue fu trovato la mattina
sempre duro ; ma a ' 20 si sciolse dopo quattordici minuti;
a ' 21 dopo due soli minuti; a' 22 dopo ventidue minuti; a'
23 dopo venti minuti; a' 24 dopo diciassette minuti, cre
333
scendo e diminuendo più volte durante il giorno, a 23 do .
po diciotto minuti; in fine a' 26 dopo sedici minuti. La se
ra chiudendosi nella sua celletta il Sangue, era quasi per
metà abbassato .
- Oggi che qualunque scrittorello di giornale aſfibbiata :
si la giornea di ristoratore delle scienze e delle lettere , de.
plora la condizione tristissima dell'insegnamento chericale ,
come se il laicato avesse in questi tempi di libera stampa
dato prove di valentia e nelle scienze e nelle lettere, riesce
assai vantaggioso ' per il Clero mostrare co' fatti, che costo
ro mentiscono per la gola. A questo fine annunziamo con
piacere , che mal grado la difficoltà de' tempi in cui vivia
mo , il Seminario di Nola non ha mancato di dare anche
sulla fine di quest'anno scolastieo i consueti saggi di scien .
ze sacre e profane, non ehe di svariata letteratura . Il ch .
professore d' Avanzo , canonico abate della chiesa cattedra
le , fece sostenere da un suo discepolo una dotta ed oppor
luna disputa di teologia contro le bestemmie del giudeo
Salvador, la cui incredulità piacesse a Dio e non serpeg .
giasse oggigiorno ne' paesi che diconsi più civili di Euro.
pa , ed ove pur si stranamente si disconosce la vera dot
trina della Redenzione dal Messia operata ! Un discepo
lo del canonico teologo Ferrante difese ancor egli delle
belle tesi biblico - teologiche, seguite da un' appendice con .
tro i Greci scismatici . Altri giovani seminaristi diedero prun .
va di ciò che appreso avevano nel corso dell' anno di Di.
ritto Canonico , Etica e Diritto Naturale sotto la guida del
professore Canonico Vasta ; di Diritto Romano col Canoni
co Boccia ; di Metafisica e Matematiche elementari col pro
fessore Marolta; di Matematiche sublimi sotto la direzione
del professore Abbate, e di Fisica , Melereologia e Astro
nomia diretti dal Canonico Boccieri. Similmente fecero gli
studenti delle varie classi di letferatura; e tutti provarono
con quant'impegno si adoperino que' maestri e quell' egre
gio Canonicu Minichini, Direttore degli studi , di rispondere
alle cure dell'ottimo Prelato Monsigoor D. Gennaro Pasca ,
che regge quella Chiesa . Al quale deesi per - verità moltis
sima lode , perché mantenendo cosi in fiore l'istruzione in
334
quel suo Seminario ,chiaramente dimostra come affidando al .
l? Episcopato l'ammaestramento della gioventii,si possa ,seni
za che i laici vi prendano alcuna parte , metterla a paro de'
bisogni di nostra età e degli avvanzamenti della scienza .
Leggemmo nell' Araldo della Pragmalogia Cattolica
de 13 Settembre, che quando il Santo Padre fra le altre
ragioni di non dichiarar guerra all'Austria adduceva anche
il pericolo di uno scisma , rispondevano alcuni : « Non vol
de la guerra per evitare uno scişma .. . . glielo suscitere
mo noi in Italia » . Certo che per questo fine dovettero co.
minciar le soscrizioni per gl Italiani che volessero render
si protestanti, siccome dicemmo nel precedente quaderno .
Ma egli è egualmente indubitato , che il già Ministro del
l'Interno a Roma , Mamiani, osò proporre al Pontefice, a
Pio IX , d'introdurre. in Italia il protestantismo per farla li .
hera ! Cose son queste orribili a dirsi, ma vere ; ed oh ! fos
se in piacer di Dio che si disingannassero alla fine gl'illusi!
-Siam richiesti di pubblicare la seguente notizia che può
giovare a più di un lettore : «Un savio e religioso rescritto che
il Re N. S. diede alle diverse suppliche, umiliatele da Mons .
Girardi già Vescovo di Nardò, ed ora di Sessa, nel Consiglio
ordinario di Stato de' 3 Dicembre ultimo ,pose termine ad una
annosa, dispendiosa ,e pregiudizievolissima quistione che e
sisteya da circa settanta anni tra il Vescovo di Nardò , ed il
Capitolo di Copertino luogo di detta Diocesi. Esiste in Co
pertino upa chiesa di regio patronato, ed è appunto l' u
nica e sola parrocchia di Copertino . Ora dal perchè detta
Chiesa è di regio patronato , pretendevano da circa il 1775
que' preti, che il Vescovo di Nardò non avesse dritto di .
visitare nè loro, nè la chiesa , se ron per commissione , ed
a nome del Re N. S. Ed è da notarsi, che tutti i Preti
di Copertino appartengono a detta chiesa , e dipendono in
tutta la sua estensione dal Vescovo di Nardo, dá cui son
fatti preti ,confessori ecc . Dal 1780 non v'erano stati vesco .
vi per far la visita in Copertino, e se qualcheduno vi ci si
era recalo , ne aveva ricevuto degli affronti. Mons . Filippo
ni antecessore di Mons. Girardi ottenne un rescritto sovra.
no di cui questo secondo fece uso , e nel Maggio 1817 vi
333

ci si recò , e vi fece in parte la savla visita , e Dio sa quel


lo che rinveone, ma non crede opportune di terminarla per
non venire in urti manifesti con quel Clero; e contento di
ciò , nel Novembre del detto anno si portò appostatamente
in Napoli , dove, e con le suppliche rassegnate a S. M. da
Nardò , e con quella presentatagli personalmente, e col.vi.
vo della voce fece conoscere al Re le pregiudizievoli con .
seguenze delle ingiuste ed anticanoniche pretensioni de Co.
pertinesi , e ne ottenne il suddetto rescritto partecipato a
Mons. Girardi ne' seguenti teçmini dal Principe di Trabia ,
allora Ministro degli Affari Ecclesiastici. a Ministero , e Real
Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici, 2 ripartimen.
to , n . 2004 Ilimo e Amo Signore - Ho rassegnato a S.
M. le suppliche di V. S. Hima , e Rma, non che i diversi
suoi rapporti concernenti la poco misurata condotta dei Ca.
pitolari della Chiesa Matrice di Copertino di Patronato Re
gio , la di loro inobbedienza verso di lei, come se fossero e.
senti dalla sua giurisdizione ; e la M. S. nel Consiglio ordi
nario di Stato de'tre andante mese si è degnata dichiarare,
che non è da dubitarsi di essere il Vescovo di Nardò l'Ordi.
nario della Chiesa di Copertino sita in cotesta Diocesi, da
potervi esercitare le facoltà del suo Pastoral Ministero ; e
nel caso di provvedimenti per punizioni che credesse oc
correre in tempo di santa Visita , proporre le misure con .
venienti, giusta la - sovrana determinazione del 10 Dicem
bre 1846. Il che nel Real nome partecipo a V. s . I. eR .
per l' aso corrispondente. Napoli 11 Dicembre 1847. A
Monsignor Vescovo di Nardò . - 11 Principe di Trabia ) .
Gran Ducato di Toscana - Pare che i giornali , gene
ralmente parlando, .pensino che in Italia non sia loro con
sentita intera libertà politica, se non ne usine contro la
augusta nostra Religione. Anche la Patria , ch'è un gior
pale avuto in Toscana in fama di religioso , riprodusse nel
suo numero de' 4 Agosto un articolo tolto dall' Opinione
contro la divozione del Cuore di Gesù . L'autore, il cono
sciuto A. Bianchi- Giovini, adopera i consueti sofismi con
tro questa divozione, i quali usarono il Grégoire, Mons . Ric
ci e consorti ; nè punto nè poco ricordando le sode con
336
futazioni fattene dal Gerdil, dal Perrone, da altri.Abbiam
volule riferire questo fatto per vie più confermare ciò che
spesso abbiam delto sulla necessità, che ha il giovine Cle .
ro di tenersi pronto oggidi ad una svariatissima pugna ,
combattuta specialmente dalla libera stampa .
- Leggesi nel giornale. La Frusta : « Un giornalettac
cio anti-italico , intitolato il Popolano, di quelli che non
han nè colore nè fede, di quelli che, imbastardito il nome
d'Italia , la tengon come inimica , e ne fabbricano più for .
ti le catene, di quelli cui onore cittadino, dignità nazio
nale , amor di pátria , giustizia , non sono che nomi ar.
cheologici , ba stampato un insulo al venerando e , santis
simo Pio IX . Noi non siamo bigotti , ma siam cattolici,
e siamo eminentemente italiani , nè abbiam lą . fede di
questi inverecondi buffoni , che d ' uomo non han . che il
pome. Traditori schifoși di una madre affettuosa, qual è
l'Italia , tentano a tutto potere di toglier fino ai nostri
popoli anco la Religione loro .Monsignor Ferdinando Minuc .
ci , pastore veramente italiano, e la cui anima senti sem .
pre , nel suo vero senso , patria carità, confutó quell' ar
ticolo , e gli stolidi del Popolano , per onta all'intera so
cietà che esprimeva il suo voto pel - Minucci , riprodussero
l'articolo infame : il Papa piange. Anco a noi piace la
libertà di pensiero e di parola , anche a noi piace la liber
tà di stampa, il più sacro dei popolari diritti; ma aborria
mo dalla schifosa turpitudine di tanta licenza . Nemico del
gran Pontefice è per indubitato , e nemico dell'intera so .
cietà è chi scrisse quell'articolo e chi stampavalo. Ingrati !
Si: il Papa piange; ma piange, chè l'educazione dei po
poli è ancora nella corruzione; piange, perchè voi, mini
stri del servaggio , ne deturpate ogni giorno più la morale;
piange perchè que' doni supremi da lui procuratici che
dovean formare le nostre felicità , raddoppiano la nostra
catena; piange , perchè i traditori gli attraversarono la santa
missione; piange , perchè vede che da noi stessi ci siamo
destinati ad esser vili; piange, perchè l' avvenire d' Italia
( e Dio storni l'augurio ) sarà nel dolore; ecco perchè pian
ge il Papa, o schiavi delle vostre medesime vergogne! Pian :
337
ge il Papa adesso pel vostro pianto futuro . Per lui era spun .
tata la stella di salute ,e voi ? .. e voi l' ecclissaste .Piange a
Cle
questo pensiero tutto l'universo ! Corre voce che quell'artico.
laccio scbifoso lo scrivesse un ebreo o un apostata ; non
potea esser di meno . . » . ( Dal Messaggere de 23 Settembre .)
SPAGNA - Il corregidore della corte di Madrid se l'ha
001 presa contro tutti i quadri, e imagini di santi ch' erano non
none solamente su canti di alcune strade , ma anche nelle fac
I for ciate e negli atrii delle chiese. Ha ordinato che fosser tutti
levati,nè più se ne vede alcuno . « Sapranno ora dirci i gior.
ni a nali ministeriali , domanda il Catolico ') , donde muova que
ants sto furore da iconoclasta ? E che danno proveniva alla so.
cietà da ta' divoti e piccoli monumenti della pietà de' fedeli ?
de di O tempora ! Allorchè vivevano i nostri antenati, credeva
che i no esser cosa molto utile porre questi quadri, queste ima.
csal gini di Gesù , della Vergine e de' Santi non solamente co .
me segno della loro divozione, ma altresi o come memoria
de' bepefizii ricevuti in que' medesimi luoghi dove ional
zavano codesti monumenti , o come argomento della fede
loro e indizio che ponevano quella via o pur quel quartiere
sotto la protezione del Santo , del quale ivi collocavano l ' i.
magine. Si dirà forse che ora ciò richiedeva l' abbellimen.
jace i to delle pubbliche vie ? Lasciando stare che quelle imma .
gini che erano avanti alle chiese non potevano offendere
bercinta l'ornamento delle strade , ora che vi è, diciamo cosi , una sma.
icob nia di ornare secondo il proprio capriccio le imposte, le fine .
stre e via dicendo, talora anche con pericolo de viandanti,
ngatan non si vuol permettere che nell'atrio o sulla facciata di un
deira tempio dedicato a Dio ed a' suoi Santi siavi alcuna imagine
divota e visi accendano de' lumi ? Progresso dell'età nostra ! )
morali FRANCIA-Ecco i frutti delle rivoluzioni . In un articolo
degli Annali della Carità si legge: « Di tutte le opere salu
tari che la carità ha fatto sorgere nella capitale della Fran
cia , nessuna ha forse sofferto tanto quanto l'opera si popola
sido re e , morale detta del Buon Pastore . Non solo è mancato
'Italia il lavoro il cui prodotto aiutava a sostenere questa utile i.
benis
.'Pias 1) Num . del 1.° Settembre .
ŘAc.REL. VOL .XVI . 23
338

stilnzione, e soprattutto pel decreto del Governo provviso


rio che sospese ognisorta di lavoro negli Stabilimenti di Cari.
tà , ma l' è venuto meno anche la carità pubblica.-- Il Ri.
fugio di S. Michele che fin dal 1808 riceveva un anono
soccorso di 30,000 franchi dal municipio di Parigi , que
st'anno ne ha avuto appena 4,000. Questo vasto edifizio che
potrebbe offrire un asilo onorato a quattro o cinquecento
pentite , non ne contiene oggi che un centinaio ; le qua
li , se il municipio o il Governo non si incarica di soccor
rere quel luogo , non potranno neppure seguitare a man.
tenervisi. Di fatti la direltrice di un simile stabilimento alla
contrada delle Poste , per mancanza di sussidii si è veduta
obbligata a congedare tutte le donne che vi erano rinchiu .
se ; nè a malgrado degli sforzi e di una saggia direzione
di madama Majoran superiora di una terza Casa ,alla strada
Nuova - San - Stefano, questa che potrebbe contenere da 230
a 300 pentite, non ne rinserra ora più che sole 22. E pure
questa istituzione, dovuta alle Dame religiose di Nostra Donna
di Carità del Buon Pastore di Aogers , era stata coronata di
felicissimi successi , e già conta quarantuna casa nelle altre
principali città della Francia e dell'estero » .
SVIZZERA - Si scrivea da Ginevra il di 8 Seltembre alla
Gazzetta di Lione: « I peggiori nemici della Chiesa son
que tra'suoi figliuoli che si fan signoreggiare dall'ingratitu
dine . I protestanti di Berna, Zurigo e Vodese hanno scelto
per esecutori delle loro opere esimie i cattivi cattolici de'
cantoni del Sunderbund . E fa meraviglia il vedere con quale
acutezza essi adempiono la loro missione . Dopo la distru
zione de' conventi , e l'esilio della maggior parte de'reli .
giosi, dopo la dilapidazione delle opere di beneficenza ,pa
rea che la Chiesa dovesse respirare un po' e le si lasciasse
il tempo di curar le sue ferite ; ma no, l'odiosità non è
rimasta soddisfatta , ed il cantone di Friburgo in partico
lare comincia un nuovo sistema di persecuzioni. Il gover
no di quel cantone avea finora messo in pratica una spe.
cie di comuni smo legale ; esso s' era stato contento a sac.
cheggiare e rubare i conventi, le rendite de' seminarii e
delle chiese , solto pretesto di ragiou di Stato . Oggidi l'u.
3.9
surpazione si rende molto più odiosa . Il governo pretende
nientemeno di regolare i diritti del vescovo e di nominare
direttamente a tutti i beneficii . Di più si costituisce teologo ,
e pretende decidere della legittimità delle vocazioni , e si
arroga il diritto di fare subire un esame a tutti i candidali
che si incamminano pel santo ministero . Nessun libro di
teologia sarà introdotto nel seminario senza l'approvazio
ne dello Stato ; gli abiti distintivi degli ecclesiastici non
saranno tollerati . Son queste le risoluzioni inudite, fermate
in una conferenza tra ' delegati de' Cantoni del Vodese,Ber
na , Neufchâtel, Ginevra e Friburgo, dipendenti dal Seg .
gio vescovile di quest'ultimo Cantone, il quale quantunque
cattolico pure si è fatto il promolore di queste stravaganti
proposizioni ; anzi il suo Consiglio di Stato ha presentato un
disegno di legge su l'istruzione pubblica assai malvagio .
Basterà per farvene conoscere lo spirito ,che vi citi queſti due
articoli : < Tutti i fanciulli dovranno per forza frequen.
» tare le scuole dello Stato .Tutti que’giovani che avessero
» ricevuto una educazione fuori del Cantone, in qualche ca.
» sa de' Gesuiti o di altro Ordine a questi afiliato ,saranno
> privati de' diritti di cittadinanza ) .Son queste le leggi che
minacciano i cattolici della Svizzera francese; perciocchè
il concordato che riguarda il Clero , vera costituzione civile ,
è stato fermato tra i delegati de'Cantoni qui sopra descritti .
I Cattolici si apparecchiano a far resistenza ; l'indignazione
è giunta al colmo a Ginevra . Pregate per la Svizzera cattolica .
Per comune consolazione spirituale è da sapere però , che
regna nella diocesi una perfetta unione tra il sacerdozio ed
i fedeli, che sono i veri cattolici . Dal vescovo fino all' ul.
timo contadino non èvvi che un sol cuore ed un'anima sola .
Con simili disposizioni un paese è assai forte, egli può sfi.
dare i più audaci assalti del genio del male » .Un'altra lettera
scritta precedentemente alla stessa Gazzetta finisce con le
seguenti parole: « Mettiamo la nostra confidenza in Dio , ed
egli salverà la sua Chiesa . È molto consolante il vedere
che, a malgrado della sconfitta del Sunderbund, lo zelo
del popolo cattolico si è vie più accresciuto . I pellegrinag
gi a Nostra Donna degli Eremiti sono stati più frequenti
*
340

questo anno dell'anno scorso ; le persecuzioni accrescono


Ja divozione di questi montanari , e il Dio della miseri .
cordia esaudirà, nel tempo propizio, le loro preghiere » .
Intanto per sempreppià dimostrare non esser poi esagerati
affatto i pericoli ,che si temevano per la Chiesa nel trionfo
de radicali della Svizzera, l'Univers toglie dall'Osservatore
diGinevra ,qual documento che confermi i suoi detti,l'Istru
zione per la Conferenza tra i cinque Cantoni che hanno
parte negli affari della diocesi di Losanna e di Ginevra , e
che noi in sostegno di quanto si dice nella su riferita lettera
degli & Settembre , qui ci faccianxo debito di riportare: « I
Cantoni si collegano con un concordato stabilito per difendere
la pubblica pace in materia di religione,ed avendo per iscopo
di far rispettare la loro sovranità senza ledere punto il dog .
ma , la fede ed il libero esercizio del culto cattolico . Essi
assumono la solidarietà di tutte le risoluzioni prese, come
ancora de' mezzi di porle in atto . Il concordato sarà sot.
toposto alla ratificazione del direttorio federale . Il Vescovo
sarà obbligato pel Governo d ' assoggettarsi senza RESTRI
Zione alla Costituzione , ed alle leggi del Cantone ; A RINUN
ZIARE AD OGNI PRETENSIONE CONTRARIA , E SPECIALMENTE AL
L'USO DEL PLACET PER LA POSTULAZIONE A ' BENEFIZI come
è stato abusivamente introdotto dalle Costituzioni sinodali .
I Governo di Friburgo gli dichiarerà di disconoscere in
qualsisia autorità il diritto di adulterare la Carta costitu
zionale , con ordini o mandati contrari. In conseguenza ,
egli esigerà cue OGNI ORDINE , LETTERA PASTORALE , O PUB
BLICAZIONE DEL VESCOVO SIANO ASSOGGETTATI ALLA REVISIO
NE DELLO STATO , E CHE LE COSTITUZIONE SINODALI SI CON
FORMINO ALLE LEGGI CIVILI . Questa 'misura sarà sostenuta
da' cinque stati sotto riguardo del pubblico bene e della re.
ligione cattolica . Se il Vescovo non ubbidisse a questa in
tima , questo caso di resistenza formale ad un concordato
sovrano di più Cantoni , sarà deferito al direttorio , il quale
prenderà i mezzi i più efficaci per cessare lo scandalo risul
tante da tal resistenza . I Cantoni si riservano inoltre i mezzi
d'agire PER TOGLIERE A’TITOLARI IL LORO PLACET PER L’E
SERCIZIO CONSECUTIVO DELLE EPISCOPALI FUNZIONI. Gli Sta .
341

ti concordanti dichiarano che fin dalla prima vacanza di


vescovado intENDONO DI FAR USO DEL DIRITTO DI SOVRANI •
TÀ RISERVANDOSI LA NOMINA DEL Vescovo . Questa nomina
sarà fatta da delegati nominati nel consiglio di Stato ri
spettivo serbando la seguente proporzione : lo stato di
Friburgo invierà quattro delegati , quello di Ginevra due,
del Vodese uno, di Berna uno , di Neufchâtel uno . Quiesta de .
legazione sarà preseduta dal primo deputato nominato in
Friburgo. L'eletto presterà il giuramento di fedeltà alle Co
stituzioni ed alle leggi de Cantoni, compresi nella dioce
si . La nomina de' membri della corte yescovile sarà sotto .
posta all’APPROVAZIONE DEL GOVERNO nel territorio ove ri .
siederà il vescovo . La nomina de' Decani sarà soggetla in
ogni cantone all'approvazione del Governo rispettivo . I can
didati allo stato ecclesiastico prima d'entrare nel sacerdo
zio dovranno in ciascun cantone subire UN ESAME AVANTI
AD UNA COMMISSIONE MISTA , E SECONDO UN PROGRAMMA U
NIFORME . Questo esame proverà che i candidati posseggono
le cognizioni , e le capacità necessarie per l'ESERCIZIO DEL
LE LORO FUNZIONI . Il candidato una volta ammesso dal Ve.
scovo e dal governo rispettivo potrà aspirare senz' allra
permissione del Vescovo ad ogni beneficio vacante nella
diocesi , a riserva però de' casi di disciplina ecclesiastica e
d'impedimento notorio avuto luogo dopo la sua ammissio .
ne . I Cantoni apriranno delle negoziazioni con la S. Sede
per la soppressione canonica delle Feste , o loro trasferi
mento alla Domenica, e per la diminuzione de' giorni di
digiuno, e d'astinenza. I Cantoni s ' obbligano, ove queste
negoziazioni con la Santa Sede non oltenessero un soddi
sfacente risultato , di rigettare ogni pena sancita per le fe
ste che non sono istituite o conferinate dalla legge civile ,
ad eccezione generale delle Domeniche, e , massime pel cul.
10 cattolico, DEL CORPUS DOMINI, DEL NATALE , DELL'Assun
ZIONE , DELL' OGNISSANTI E DELL'ANNONZIAZIONE , pel culto
evangelico riformato , DEL VENERDI' , E DELL'ANNUNZIAZIONE .
I Cantoni concordanti dichiarano di riconoscere in materia
di culto come autorità spirituale solo ciò che riguarda la
Fede ed i Sacramenti . Essi rinnovano le proteste falte a
342
tempo contra l'ammissione de' decreti del Concilio di Tren .
to , proteste, che salvo la legge ed i sacramenti, bango mi .
rato ad assicurare a' governi la continuazione degli antichi
diritti , libertà , franehigie della Svizzera , e loro SOVRANITÀ
IN MATERIA DI DISCIPLINA , DI POLIZIA , E D'ALTA SORVEGLIAN
ZA DEL CULTO . I Cantoni dichiarano al postutto che ogni
funzionante, o beneficiario ecclesiastico abbia il diritto alla
PROTEZIONE dell'autorità civile per l'esercizio delle sue fun •
zioni a tenor delle leggi, e che lo Stato li proteggerà a
riguardo della considerazione e rispetto dovuto alla lor di
gnità. I delegati faranno le seguenti proposte: I Cantovi
concordanti esigeranno l' EXEQUATUR per ogni pubblicazio
ne che emani dalla Santa Sede . Essi non tollereranno più
sul lor territorio abiti distintivi per gli ecclesiastici . I de .
legati in oltre prenderanno parte alle trattative , che po
tranno essere incominciate , ed anco la facoltà di poterne
aprire altre , e di consentirvi secondo l'andamento che pren
derà la disciplina , e nel senso della presente istruzione . È
fatto lor facoltà di sottoscrivere alle proposte che più s'av
vicineranno a’ punti della presente istruzione . Il disegno
di concordato sarà sottoposto alla ratificazione definitiva
del gran Consiglio. Martedi 15 Agosto 1848 » .
- L'Amico della Verità , giornale che si pubblica a
San Gallo , a proposito del nuovo patto federale fa osser
vare che l'articolo ch ' esclude i preti dall' Assemblea fe
derale e da Consigli cantonali è esclusivamente diretto
contro il Clero cattolico , perciocchè è questo il solo che
porta il carattere indelebile del sacerdozio , mentre che i
ministri protestanti non si fanno niuno scrupolo di cambia
1
re la loro caltedra con la sedia curule della Dieta , spo •
gliandosi di per sè stessi del carattere di ministri e di pa
stori. E parlando poi dell'articolo 44 e 47 che scaccia per
sempre dalla Svizzera i Gesuiti e gli Ordini che loro sono
affiliati, fa notare che concedendo il F 47 alla Dieta ch'è
composta di due terzi di protestanti , il diritto di conosce .
re queste pretese affiliazioni, e di chiudere tutte le Case di
educazione dirette da persone , fossero pur laici , alle qua
li a lei piacesse di attribuire questo carattere di affiliazio .
343

ne alla Compagnia di Gesi , può avvenire che si dia uo tal


nome anche alla badia di Nostra Donna degli Eremiti, e
quindi se ne ordini la soppressione; perciocchè quantunque
essa appartenga all ' ordine di S. Benedetto , la cui istiti .
zione è di tanti secoli piu antica della Compagnia di Ge
sò , pure évvi in quella un collegio con un piccolo se .
minario , necessariamente ordinato e regolato col mede
simo spirito de' Convitti de' Gesuiti : chè un medesimo
spirito presiede sempre a tuli gli istituti di educazione
della Chiesa Cattolica. Da ciò ne deduce quel foglio , con
ragione, che il nuovo patto federale in sostanza non è al .
tro che una legge di persecuzione e di schiavitù . E per ve
rila , finora su ventidue voti nella Dieta federale , si con
tavano 9 voli e mezzo callolici contro 9 voti e mezzo pro .
testanti e 3 neutrali ; ma secondo la novella Costituzio
ne i cattolici avranno appena 31 voto dalla parte loro so .
pra 118 ! Un prelato romano stato Nunzio Apostolico in l
svizzera nel secolo passato , solea ripetere : Helvelia homi.
num confusione et Dei providentia regitur ; e però solo
nella protezione Divina pongono que fedeli la fiducia loro .
- Il governo di Lucerna dopo aver soppresso e spoglia .
to de' loro beni la badia di Santo Urbano e tutti i mona
steri che possedevano qualche cosa , si avvia ora a proscri.
vere i Cappuccini, perché questi religiosi, seguendo i de
creti del Concilio di Trento e le istruzioni del vescovo ,
non vogliono assolvere i magistrati che diedero il suffra
gio per la soppressione de' monasteri e la confiscazione del
ļe loro proprietà . I curati a cui dà l'animo di dichiarar
che disapprovano cotesii sacrileghi spogliamenti, non sono
meglio trattati ; di già quattro sono stati spodestati da' lo
ro beneſizi , ed è cosa probabilissima che gli altri incon .
treranno la medesima sorte . ( Dall' Univers, de'14 Agosto . )
C Fra Bonaventura d Arona, Provinciale de' MM.RR.
della Provincia di S. Diego nell'Insubria , ha diretto il 1.º
Agosto al Consiglio di Stato del Cantone del Ticino la se .
guente protesta : « Il mio religioso confratello e suddito Padre
Giacoino da s . Andrea ,Guardiano del Convento di s . Maria
degli Angioli in Lugano , mi recò il decreto governativo , col
344
quale venne intimata la soppressione della sua religiosa fami
- glia del predetto Convento , sancita li 28 Giugno 1848 dal
Gran Consiglio di codesto alto Cantone del Ticino . Sicco .
me questo Convento lo ricevemmo a nome della S. Sede
Apostolica il 9 Aprile 1525 , quando ne fummo messi in
possesso legalmente dal Patriziato e dalla Comunità di Lu
gano , così mi trovo in dovere di protestare e protesto con
quest' umile mia in ogni efficace e miglior forma contro
qualunque intervenuta o intervenisse in tal fatto di soppres.
sione , lesione de' diritti della medesima S. Sede Apostoli
ca , della mia Religione , e in essa della mia Provincia Ri
formata di s . Diego nell'Insubria relativi al summentova
to Convento di s . Maria degli Angioli in Lugano. Dichia
ro di fare tale protesta (che intendo venga protocollata ne
gli atti governativi del Cantone) a solo titolo di non man .
care al mio ufficio di Superior Provinciale della suddetta
Provincia, di cui è parte e soggetto il ripetuto Convento
degli Angioli. Sia bene all'Elvezia , al Ticino , a Lugano,
nostri ospiti caritatevoli per tre secoli e mezzo ! » (Dal Cal
tolico di Lugano de' 31 Agosto . )
AUSTRIA I capi cattolici del Sunderbund obbligati
ad abbandonare la Svizzera , loro patria, erano stati amo
revolmente accolti e soccorsi ne' paesi austriaci ; ma non si
tosto gli studenti di Vienna vennero in signoria di quel .
la capitale, che que' poveri esuli furon costretti a cercare
altrove un sicuro ricovero . Ne manco il celebre Hurter è
stalo risparmiato in questa persecuzione, chè i radicali vien
nesi per non mostrarsi meno intolleranti de' radicali della
Svizzera e del Piemonte, gli han tolto il titolo e ' l'uffizio
di Storiografo dell' Impero ; nè hanno avuto rossore di scac
ciarlo dalla Sezione di Storia nell'Accademia novellamen
te fondata ; lui che è uno degli storici più illustri del se.
col nostro ! Non è da dubitarne , la Giovane Italia e la
Giovane Alemagna operarono sempre di concerto .
UNGHERIA -I membri dell' Episcopato ungherese affin di
prendere le misure reclamate dalle circostanze in cui si trova
la Religione tra quella gente pe'movimenti politici ivi avvenu
ti , han risoluto di convocare un Concilio nazionale . Questo
343

avrebhe dovuto esser preseduto dall' Arcivescovo di Agria


( Erlaw ), qual primale dell'Ungheria; ma comechè ora quel.
la cattedra è vacante , e Mons. Giovanni Ham , Vescovo di
Sztmar, designato primate d' Ungheria, non ancora è stato
preconizzato in Coneistoro, que' Prelati si sono rivolti al
Sommo Pontefice dimandandogli un Delegato Apostolico
per presedere al Concilio . Il S. Padre dopo di averli lo .
dati della sollecitudine che hanno avuto , e per l'attaccamen
to che hanno dimostrato alla S. Sede , rispettandone i di
ritti , onde vieppiù incoraggiarli a perseverare nel loro di .
segno , ha destinato lo stesso Arcivescovo nominato d’Agria
a presedere al Concilio come Delegato Apostolico.
PRUSSIA - I Santo PADRE volendo dimostrare quanto il
suo cuore paterno è rimasto commosso dall'atto di amor
filiale dimostratogli dal Clero ed abitanti di Colonia , pel dono
offertogli in occasione dell'anniversario del sesto secolo del.
la fondazione della loro cattedrale , ha destinato per quel
la Cattedrale un magnifico ostensorio di argento indora.
to , ornato di varie pietre preziose ed immagini di santi ;
ed il Principe Aldobrandini di Roma è stato incarica
to di recarlo a quella nobile città . Il dono offerto , consi
stea in un bel volume in foglio, riccamente legato e co
perto in drappo bianco colle armi pontificie. In esso eravi
trascritto un indirizzo col quale la Città di Colonia prega.
va Sua Santità ad onorare di sua augusta presenza quel
la cerimonia , o deputare almeno qualcuno che vi assistes
se in suo nome . È desso un capolavoro in calligrafia che
fa onore alla pietà de' cattolici delle Province Renane, e
alla bravura degli artisti che vi hanno impiegata l'opera
loro; ogni foglio essendo ornato di arabeschi e di minia
ture in cui lo splendore dell'oro e la vivacità de' colori
dà risalto alla perfezione del disegno . Tutte le Chiese par
rocchiali di Colonia vi son rappresentate in disegno, ed in
piè di ciascun di questi fogli vi son le firme degli eccle
siastici che han la cura delle anime é de' laici che ammi.
nistrano le fabbriche di dette Chiese. Il volume fu accom
pagnato da una lettera in latino de'10 Luglio , dell'Arcive.
scovo di Colonia al S. Padre , la quale e per lo stile e pe'
346

sentimenti di fede e di amore ricorda quella de' Vescovi


de' primi secoli della Chiesa . A questa lettera SUA SANTITÀ
rispose con una súa de 14 dello scorso Agosto , esprimen
do con termini assai lusinghieri, all ' Arcivescovo e a tutti
coloro che vi hanno speso l'opera loro ,i suoi più vivi sen
timenti di paterno affetto e gratitudine .
La prima pietra di questa magnifica cattedrale fu po
sta il 15 Agosto 1248 dall'arcivescovo Conrado . I lavori di
costruzione furono per le vicende e rivoluzioni in varie e .
poche avvenute , moltissime volte sospesi o interrotti. Fi .
nalmente a spese e cura di una società stabilitasi per tut
ta la Germania , anzi per l' Europa intiera , l'esecuzione
delle fabbriche è tanto progredita , che dopo d' essersi be
nedetta nel 4 Settembre 1842 la prima pietra di questo
gran monumento , si è potuto in quest' anno farsene la de .
dicazione , consecrandolo al servizio divino. Adunque nel
giorno dell' Assunzione ebbe luogo la solenne consegrazio
ne della Chiesa. Monsignor Viale Prela , arcivescovo di Carta
gine , arrivato a Colonia il giorno 13 , in qualità di Dele
gato apostolico straordinario , assistelle a nome del Santo
PADRE alla cerimonia , e gli fecer corona undici altri ve .
scovi invitati ad intervenirvi da diverse lontane co : trade .
Sua Maestà il re di Prussia, che per il compimento delle
fabbriche ba dato la ' somma di 40,000 talleri , si recò per
tale funzione espressamente a Colonia con quattro principi
della real Famiglia , e vi assistette altresì l'arciduca Gio
vanni , Vicario dell' Impero .
RUSSIA—In una lettera scritta da Pietroburgo il 22 Lu .
glio al Direttore dell'Univers, fra le altre cose , vi si di
ce : « La scelta de' nuovi vescovi che il Santo Padre ha
preconizzati nell'ultivo Concistoro per la Russia , è stata
ottima; la nomina di Mons . Holowinsky a coadiutore del.
l'arcivescovo di Mohylow con futura successione , stato fi
nora rettore dell'Accademia ecclesiastica di Pietroburgo ,
come pure quella del pio e dotto Borowski , professore del .
la stessa Accademia , eletto a vescovo di Luck e Zytomir ,
promettono alla Chiesa di Russia un più lieto avvenire . La
diocesi di Wilna anche ha assai da sperare da Mons . Zy .
347

linski; non molto poi è da attendersi dal nuovo orcivesco


vo di Moliy low Mons. Dinochowski, il quale è un vecchio
molto oppresso dagli anni. Buon numero di vescovali so
no ancora vacanti, e ciò fa credere che le altre nomine
non sono piaciute alla Santa Sede. Nel sistema che ora
siegue il governo russo , vi è del bene pe' cattolici; ma non
bisogna esagerarlo, la Chiesa non sarà libera in Russia ed
i cattolici non saranno contenti, se non quando il gover
no annuirà a quelle concessioni che il Santo Padre ha ri
chieste nell'ultima sua allocuzione » .
INGHILTERR 1 - Nel vol. XIV di questa Raccolta (p.469)
dicemmo non ancora effettuata la erezione de'vicariati apo
stolici d'Inghilterra in altrettanti vescovati, che alcuni gior
nali apnunziavano già avvenula . Ora ricaviamo dall' Uni.
vers de' 19 Agosto su tale oggetto le seguenti notizie : La
Santa Sede ba sull'istanza de' Vicarii Apostolici deciso che
l' Joghilterra finisca d'esser paese di Missioni. La Chiesa
che ha fatto in quel regno si magnifiche conquiste, desi
dera mostrarsi nel suo ordinamento regolare . . . La nuova
disposizione ha mosse due difficoltà principali ,che ne han
differita l'esecuzione. La prima riguarda i beni dei legati
e donazioni fatte a' Vicariati Apostolici , i quali , secon
do l'avviso de primari giureconsulti inglesi , sarebbero
perduti per quelle diocesi quando i Vescovi cessassero di
amministrarli col titolo del Vicariato . Nelle strettezze in
cui si trova ora la Chiesa cattolica in Inghilterra , e ad e
vitare conflitti giudiziari che in seguito del cambio de'ti
toli sarebbersi potuto suscitare, la Santa Sede ha stabilito
che i Vicarii apostolici ' riterranno il loro titolo attuale, ag.
giugnendolo a quello de ' loro nuovi Seggi. La seconda dif.
ficoltà che concerpeva i nomi delle nuove Sedi vescovili ,
è stata risoluta col darsi foro titoli diversi da quelli degli
antichi vescovati della Chiesa cattolica ioglese , che, come
ognun sa , di questi se ne trovano di già in possesso gli
anglicani, i quali sarebbensene certamente querelati , veden
doli dati ad altri . I nomi però de' vescovati non sono an .
cora stati stabiliti , e le bolle non potranno essere spedite
da Roma , se non dopo che si saranno ricevute colà le op .
218

portune notizie d'Inghilterra. Adunque non è affatto esat


to ciò che un altro giornale annunziava,esser cioè Mons. UI
lathorne arrivato a Londra con le bolle pontificie che istitui
vano i nuovi vescovati . Mons . Ullathorne è stato spedito
a Roma da’ Vicarii apostolici suoi confratelli nell' episco .
pato , ed ha avuto la consolazione di ritornare a Londra
con la risoluzione delle difficoltà, da noi teste indicata . Quin
di Mons . Walsh , il decano de' Vicarii apostolici , in missio
ne al presente nel distrello centrale , è nominato , con Moos .
Wiseman per coadiutore, Vicario apostolico di Londra , la
quale Chiesa , secondo credesi, sarà eretta in Arcivescova .
lo di Westminster. Mons . Ullathorne è nominato Vicario
apostolico del distretto di Birmiugham ; il Dottor Hogarth
a quello del nord ; e il provinciale dell'Ordine de' France
scani inglesi, Hogarth , è destinato al distretto occidenta
le in luogo di Mons . Ullathorne del quale egli era Vica
rio generale . « Noi possiamo garantire , dice l'Univers,
l'esattezza di queste nomine » . Nė manco è vero , che quan :
do arriveranno le bolle, i Vicarii apostolici dovranno at
tendere l'autorizzazione del Parlamento per prendere i ti .
toli de' puovi lor seggi ; e che un atto del Parlamento in
glese abbia ultimamente autorizzato i vescovi cattolici
a portare i titoli d'onore, che erano il patrimonio de' so
li vescovi anglicani; non essendosi mai le Camere occu
pate di una simil legge . Solo con una lettera circolare
de' 20 novembre ultimo , scritta agli ufiziali del governo
inglese nelle Colonie , il ministro dispose doversi quindin
panzi dare a ' Vescovi e Vicarii Apostolici della Chiesa Ro
mana il titolo di lord , o altro simile ,stato solito darsi fino
allora a' prelati della Chiesa anglicana solamente.
-Una chiesa cattolica assai bella (così l'Ére nouvelle) ė
stata recentemente fabbricata a Turnhein ,grazie alla pia mu
nificienza di miss Elisabetta Balton , dedicata a s . Tommaso
e a s . Elisabetta . La prima pietra era stata posta il 18
Marzo 1847. La consacrazione ha avuto luogo con gran
solennità secondo il rito romano . Il Rmo dottor Giaco .
mo Sharples , vescovo coadiutore , e Rino il dottor Briggs ,
Vicario Apostolico del distretto di York vi assiste vano in
249
sieme ad un gran numero di ecclesiastici de' dintorni. Miss
Balton e tutte le famiglie cattoliche erano presenti alla fun .
zione . Un' altra chiesa dedicata a S. Osmondo primo ve .
scovo di Salisbury fu ivi consacrata da Mons. Ullathorne
il di 6 Settembre , e il martedi 22 Agosto fu posta la prima
pietra di una nuova chiesa a Nycliffe, nel distrello di York .
- Parecchi giornali hanno annunziato ,l'atto del Parla
mento che ristabilisce le relazioni diplomatiche fra Roma
e la Gran Brettagna , esser divenuto obbligatorio , avendo
ricevuto la sanzione della Regina il 4 del passato Settem .
bre . Or una delle tre clause che quel bill contiene , dispo
ne che niuna persona , negli ordini sacri , dovrà esser rico.
nosciuta come ambasciatore della Corte Pontificia ; per la
qual cosa tutti i cattolici inglesi hanno considerata questa
legge come un'ingiuria gratuita fatta alla S. Sede ed al
Sommo Pontefice. Difatti ecco come la discorre un ac
creditato giornale inglese " ) : « I ministri del dicastero per
gli affari esterni possono scrivere liberamente a Roma , ma
Roma non può scrivere liberamente ad essi.Tal'è la gene
rosità di un Parlamento Britannico ! L'Inghilterra avrà la
facoltà di scegliere in qualunque classe il suo ambascia
tore , ma non si accorderà una simile facoltà al Sovrano
Pontefice! Que tra i sudditi del Pontefice che sono di mag
gior influenza , i più dotti e i più fidi sono interdetti di
venire a questo regno per rappresentarvi Sua Santità . Il
Parlamento dice freddamente al Papa , il quale è egli stes
so un prete , che non si riceverà un prete come ministro
di lui in Inghilterra ! In verità questa è una strana manie
ra di acquistar l'amicizia di un principe : è una cosa nuova
cominciare le relazioni diplomatiche col fare un insulto gra
tuito a quel medesimo corpo di cui il Pontefice è il capo .
Di più , non si dà al Pontefice il suo proprio titolo . Non
ci facciamo alcuno scrupolo di chiamare altri Sovrani con
tutti i titoli della loro dignità : si trattano i principi pro
teslanti , maomeltani e pagani con rispetto; si ammettono
i loro titoli , e si provvede pel loro onore . Ma s'insulta il

“) The Tablet, Num . de' 9 Settembre.


350

più antico , il più venerando ed il più potente sovrano : si


biega la sua autorilà , e gli si negano i debiti onori . Il
capo della Chiesa cattolica , il Sommo Pontefice, il supre.
mo Dispensatore delle leggi umane e divine viene traita -
to contumeliosamente , perchè non è in istato di farsi ri .
spettare. .... I puri e patriottici whigs hanno promosso
una misura di giustizia e d'onore nazionale , ma solo col.
l'intento di legare le mani alla Santa Sede e di restringe
re le libertà religiose d'una grande porzione de' sudditi di
Sua Maestà .... Iter impiorum peribit » . - L'Univers ' )
assicura che persone bene informate pensano generalmente ,
a Roma , che il S. Padre non acconsentirà mai di ricevere
up ambasciatore inglese, senza che prima non abbia potuto
inviare un rappresentate ecclesiastico a Londra .
IRLANDA - Parlammo a suo tempo ? ) de collegi che il
Governo inglese voleva fondare in Irlanda , e del Rescritto
indirizzato in Ottobre ultimo dal Prefetto della Congrega
zione di Propaganda all' episcopato irlandese , nel quale e .
sprimevasi il timore che que' collegi non fossero nocivi alla
Religione; e per ciò invitavansi que ' prelati a non pigliar
parte alcuna nella loro formazione . Si sa ancora che i Ve
scovi cattolici d'Irlanda avevano nel sinodo tenuto a Du
blino il 28 Maggio 1843 , manifestato il desiderio che il go
verno modificasse quella legge , dando delle guarentigie a '
cattolici , onde potessero sicuramente inviare a que' colle
gi i loro figliuoli . Or il governo , avendo conosciuto esser
impossibile stabilire in Irlanda delle Facoltà per l'insegna
mento superiore del inedio ceto , senza il concorso de'Ve .
scovi , del Clero e delle famiglie cattoliche, ha fatto nuovi
regolamenti per soddisfare a' richiaini dell'Episcopato e del
la Santa Sede . Sono di presente sottoposti al giudizio del
Pontefice e della Congregazione di Propaganda quiesti re
golainenti ; ma per una indiscretezza , non appena sono giun .
ti a Roma , si veggono già pubblicati in un giornale di
Londra . Le modifiche che que' Prelati volevano si fossero

1) Num . de' 21 Selleinbre . – ) Vedi questa Raccolia , vol. X ,


p : 473; XII, p . 307 ; XIV, p . 392-94.
331

fatte negli statuti, erano le seguenti: Che una parte de'


professori ed altri ufiziali fossero membri della Chiesa ro .
mapa, e che la loro morale venisse comprovata da' certi .
ficati de'propri vescovi . Gl'impiegati dovrebbero esser no
piinati da una commissione , della quale farebbero parte i
vescovi delle province ove i collegi vanno a stabilirsi.Le cat
tedre d' istoria , di logica , di metafisica , di filosofia mo.
rale , di geologia e d'anatomia , dovrebbero esser tenute da
professori cattolici . Laddove un presidente , vice-presiden
te , professore o ufiziale di questi nuovi collegi , venisse con
vinto innanzi alla Commissione amministrativa d'aver ten
tato di far perdere la fede o comprometter la morale de.
gli studenti , immediatamente ne verrebbe congedato dalla
commissione stessa . Un cappellano proposto dal vescolo
cattolico deila diocesi avrebbe la cura dell'istruzione mo
rale e religiosa degli studenti caltolici, ammesso che que.
sti non dovessero pernottare ne' collegi. Al vescovo sareb
be fatta facoltà di destituir dal suo ulizio questo cappella
no , quante volte lo credesse necessario .
Il nuovo progetto , ora sottoposto all'esame della S. Sede,
e che leggesi nell'Univers , contiene le seguenti conces
sioni che su certi puoti accordano più di quello che i vescovi
chiedevano , ma su di altri , nulla stabiliscono iu favore de'
cattolici.Eccone un'idea: Nelle tre Facoltà de'Collegi del
l'Irlanda non saranno ammessi come professori nè giudei,
ne materialisti, nè falansteriani, nè socialisti , nè sansimo.
niani , ma solo cristiani i quali dovranno sottoscrivere una
dichiarazione, in cui promettano innanzi al presidente ed
al consiglio di amministrazione del Collegio , non solo di
adempiere con esattezza i doveri della propria Cattedra ,
ma si obbligano eziandio tanto nelle lezioni, che negli e
sami ed altri uffizii, di astenersi scrupolosamente dall' in
segnare o presentare alcuna dottrina, o difendere alcuna
proposizione contraria alle verità della religione rivelata ,
o che fosse ingiuriosa o irriverente al sentimento religio
so di una parte dell'uditorio ; nè nella qualità suddetta po
trà il professore occuparsi di politica o di qualunque altra
quistione controversa che potrebbe cagionar dissidii o ec .
352
citar le passioni . La prima volta che a ciò manchi il pro .
fessore , verrà severamente ammonilo dal Consiglio , e la se
conda , quantunque il diritto di nomina sia riservato alla
Corona, che la fondazione e mantenimento di que' Collegi
sono a carico dello Stato ; pure i Consigli amministrativi
de' quali faran parle i vescovi della provincia, sono facol
tati a sospendere il professore e sostituirvene un altro. Quan .
to poi agli studenti , essi abiteranno fuori de' Collegi in ca.
sa de' propri genitori o in quella di amici cui questi li a.
vranno affidati, o in case specialmente destinate a riceverli .
Ognuno di essi sarà tenuto di assistere , sotto pena di essere
espulso dal Collegio , agli uffizi e pratiche religiose del culto
cui egli appartiene; dovrà esser garantita dal proprio curato
quella persona che volesse albergare in sua casa qualche
studente . Il vescovo della diocesi avrà il diritto di preten
dere dal presidente alcune abitazioni proprie, destinate esclu
sivamente pegli studenti cattolici ; e senza che il presiden
te vi ci si possa opporre , egli potrà proporre le persone
che dovranno tener queste case . Gli alunni de' Collegi, se
minari , e simili , messi sotto la giurisdizione del vescovo ,
continueranno , volendolo , ad abitare in detti stabilimenti,
e ciò non ostante godranno di tutti i vantaggi degli altri
studenti . Basterà al vescoro di significare al presidente del
Collegio che una tale o tal altra casa è messa sotto la sua
ispezione , e cesserà su di esse per parte di costui qualunque
ingerenza . Le case che riceveranno gli studenti ,avranno tutte
un cappellano nominato dalla Regina con l'approvazione
dell'autorità ecclesiastica . Questi di concerto co' vescovi sta
biliranno de' regolamenti per ciò che rigaarda i doveri e l'i .
struzione religiosa degli studenti , e la loro buona condotta .
Un arcivescovo caldo sostenitore de' diritti della Chie.
sa , Monsignor Nicholson , si ha tolto il carico di sottoporre
al Sommo Pontefice tali proposizioni , le quali trattandosi
di Collegi misti per l'Irlanda che manca di tutti i mezzi , e
che pur , come sanno i lettoți , tante altre opere religiose
è obbligata a mantenere , sembrano all'Univers alquan
lo liberali, sagge e soddisfacenti, salvo sempre però il giu
dizio della Sede Apostolica .
LA SCIENZA E LA FEDE

Fascicolo 95 . Novembre 1848.

SOISI Z3

VI .

it Celibato Ecclesiastico

ARTICOLO PRIMO

Virginitatis autem integritas, et per piam


continentiam ab omni concubitu immu
nitas,angelica portio est ,et in carne cor .
ruptibili incorruptionis perpetuae me
ditatio; S.Aug. in lib. De SANCTA VIRQ .
c.13, col, 313 ;Opp. tom. 6.

Non sarà sfuggito di vista ad un osservatore anche me


diocre de' fasti della Chiesa un fatto , quanto noto altret
tanto degno di alta considerazione, che la voluttà comeche
in ogni età guerreggiasse contro del sacro celibato , per
che venga vilipeso da' popoli, essa imbizzarrisca poi stra
namente ed addoppii i colpi nelle riscosse politiche. Di que
sto avvenimento si noto e tante volte ripetuto nelle pagine
della storia , non riesce malagevole assegnarne la ragione .
La voluttà e le altre passioni gagliarde , quando la società
meriggia all'ombra soave della pace, hanno un freno mi.
sterioso , che le imbriglia lor mal volentieri . Stanno timide
al cospetto degli uomini,appiattate a sfogar la loro rabbia , e
anche se bollono a dar l' assalto e gittarsi sul nemico , vol.
gonsi indietro e velettano se mai sianvi persone, che ro
moreggino alle spalle . Giungono poi tratto tratto tempi tor
Rac.REL . VOL . XVI . 24
354

bidi (adoriamo gl' imperscrutabili giudizii di Dio) , ne' quali


assieme collo strepito delle armi pare elevarsi una nebbia
micidiale , e buttarsi in su gli occhi degli uomini , e come una
mano di ferro afferrare la gola a non dare un grido : al
lora esse sbrigliansi, inseveriscono alla cieca , e mostransi
in viso aperto in mezzo del popolo conturbato , schernitrici
delle leggi divine ed umane . Più non veggiono quelle bar
riere , che in tempo di calma loro apparivano come insor
montabili ; tutto par favorire ai loro disegni , e secondare
le loro spaventevoli brame. Ecco il perchè ne' rivolgimenti
sociali la voluttà , alzando la cresta con indicibile ardimento ,
fassi incontro al celibato , l'attacca pubblicamente per tutti
i punti , orgogliosa di vincere pure una volta la pruova .
Non è forse la storia , che viene confermando questo vero,
mostrandoci che allora più ferveva la pugna avverso i con
tinenti , quando la società minacciata nell'esterno , e dila
cerata nell'interno , bagnata di lagrime sospirava la perduta
pace ? Ricorriamo al secolo passato , ed in quella baruffa
europea osserviamo inolte penne dalla voluttà animate , farsi
a gittare nel fango il celibato ecclesiastico ") . Nè veramen
te fa mestieri portare la riflessione su quell'età di già cor
sa, mentre la nostra punto non dissomiglia da quella , se
ne cangiamo soltanto l' epoca . Imperciocchè in queste nostre
politiche sciagure prendono ardire certi scrittori a disten
dere de' libercoli , ne' quali cercando mantellare con specio
se menzogne l'orridezza della loro voluttà , che entro li ar
de e strugge a parte a parte, e l'infiamma a deltare le
loro abominevoli cifre , nutrono lubrico sperare di piegare
la Chiesa ad annullare la legge del celibato , che situa l'uo
4

") Citiamo in conferma alquanti scrittori del secolo passato ,


che combatterono il celibato : Considerazioni sul celibato di Pon
cet della Grave , ove egli nelle 144 pagine in ottavo ha fuso
quanto uno spirito di rivoluzione potea ispirargli di più violento;
Gl inconvenienti del celibato, 1781. Ambe queste opere vengo
no attribuite all'abate Raynal , e vennero confutate dal sig .
Moultrot . L'abate Gaudin distese certi trallati contro del celibato
nel 1793 ; G.Gotif. Koerner ne scrisse uno in 8.° intitolato : Vom
Coelibat der Ceistlichen , Lipsia 1784, ecc.
333
mo al di sopra della torbida atmosfera delle passioni; e lo
vorrebbero mostrare alla storia, alla politica ed alla stessa
Patologia avverso ").Piegare la Chiesa ? No,non fia giammai.
Essa nella sacra ordinazione imprime al celibato un sigillo
divino, che ne consacra la perpetuità , e lo dichiara solen
nemente inviolabile e sacro . Questo sigillo imprime sulla
persona l' epigrafe gloriosa: indelebile , perpetuo ; non fa
cendo trasparire fin da quel punto ai volontarii celibi nè
anche l'ombra di speranza , ch'.Essa , la quale l'imprimeva,
venga un giorno a cancellarlo colle proprie mani. Piegare
la Chiesa ? No , non fia giammai . Essa attraverserà tutti i
passi degli avversarii del celibato, e se non può impedire
che spumino le loro lordure , perchè in questa parte scia
guratamente liberi ; certo con braccio forte impedirà che
lo facciano all'ombra delle sue leggi e de' suoi puri al

?) Molti a di nostri prendono la penna contro la Religione ,


affasciando in piccioli libretti le tante bestemmie sparse ne' vo
lumi degl' increduli del secolo scaduto . Tali libercoli sono a
vero dire un impasto del Voltaire, dell’Alembert, del Diderot,
del Bayle, del Rousseau e di altri di eguale tempera , da poter
si trangugiar tutto in un sol boccone , perchè in breve tempo
ne resti tossicato il lettore. Tra questi in opera d'improperii
contro la Religione, non ottiene certamente l'ultimo luogo quel
lo, che distese un voluto esule italiano, col titolo : Dio , l'Uo
mo e le Lettere. L'esule in esso riscaldasi a furia contro del
celibato ecclesiastico, tassandolo come avverso alle leggi di na
tura , causa d'immoralità in quei che lo professano, germe di
malaltie orribili; per lui e cancri dolorosi , ed epilessia , e sui.
cidio , ed accorciamento di vita , e più e più morbi da esso
traggono origine. Vero è che nel dettare tante bessaggini,non
ha fallo altro che rifare malamente il già fatto da' nemici del
celibato per questo riguardo , e potea rimettere i leggitori a
percorrere il primo articolo della Polizia Medica di Franck ,
risparmiando cosi alla spesa della stampa. Con quella mentita
e grama erudizione credeva forse di averci fatto entrare nel
pecoreccio , e di non poterne facilmente uscire ; ma , mercè di
Dio , nel Clero Napoletano si secolare che regolare , vi sono
persone, che pur riescono a spuntar la penna contro chi si pro
va invilire le istituzioni del Callolicismo , e penso averne esso
date non dubbic pruove nelle presenti circostanze .
*
356

tari , e stamperà su di essi quel marchio che meritano .


Potranno costoro commettere delle vessazioni contro di un
Vescovo : il timore e le promesse gli potranno chiudere gli
occhi , e renderlo quasi ligio ; potranno tirarsi dietro folla di
gridatori ignoranti ,illusi e caldi di fuoco impuro ; potranno
chiamare in aiuto l'intrigo , la frode,le minacce ,la violenza ;
ma-l'aspetto del Vaticano, centro dell' unità cattolica , che
a traverso di tante oscure artí confusamente si affaccia al
la loro mente, li spaurisce, come una visione notturna gra
vida di terrori; persuasi di quella voce sonora, maestosa, che
sanno di dover 'udire; il ministero ecclesiastico dee esser
celibe ; io non muterò questa legge.Ah ! non dubitate, infami
dispensieri di libertinaggio, Roma combatteravvi intrepida
e sicura della vittoria, per sostenere il necessario decoro
del sacro ministero. Né le promesse , nè le vostre mene ,
nè l'invocare ora più che mai , ma falsamente, l' arte del
guarire, potranno muovere il Successore di Pietro, che par .
Ja dalla vetta del Vaticano , a concedervi cosa avversa al
l' apostolica tradizione , all'indole del Sacerdozio, mercè
che veglia sempre al bene de' suoi figliuoli !
Dirà qualcuno poco conoscitore delle mire della Chiesa ,
che questo procedere sistematico, fermo, imperturbato , sia
smisuratamente duro , rigoroso , male attagliato alla debo
lezza ed incostanza del cuore umano : un sacrificio sape .
riore alle forze dell'uomo , affogando per sempre i più te
peri sentimenti, e gli affetti i più dilicati , e che gli si vo
glia imporre un peso per lo quale ci vorrebbero spalle at:
lantee , quali non sono le nostre . Ecco il linguaggio del
l' uomo' molle, e che milita sotto il vessillo della corruzio
ne. Ogni violenza ed ogni sforzo per elevarsi dal fango e
respirare un' atmosfera più pura, seinbra agli occhi suoi
un eccesso , e sentenzia mal potersi colla natura dell'uomo
comporre . La meschinità delle sue idee, la pania che l'av
vince alla schifezza e vergogna ,dànno a divedergli non po
tere gli altri quello, che egli non plote . Ma la Chiesa , e
per essa Roma, maestra del vero sapere , perchè guidata
dallo Spirito di verità , ben conosce il cuore dell'uomo ,
dentro vi s interna con occhio avveduto, e ben sa a quale
357

altezza egli possa aspirare , mosso da quel dono celeste, il quale


conforta l' inpata sua debolezza.Da lui non esige cerlamente ,
come nol consente il suo divino Autore , sagrificio superiore
alle sue forze, ed ove egli colla pienezza della scelta, assog .
gettasi a qualche sua prescrizione, sa che l'adempimento
Bon osta alla felicità de' popoli , nè si oppone al suo benes .
sere morale e fisico . Essa l'assicura colla sua autorità , per
che il suo ordinare non si scompagna dalla sapienza, e gli
addita inoltre i mezzi per ovviare al pericolo , e coi trionfi
passati mostragli Ja palma che riporterà sopra i nuovi ne
mici . Palma , che i generosi atleti di questa comune Ma
dre , rinvigoriti dallo spirito suo , dopo il conflitto cogli an
ticelibatarii , le andranno a portare a' piedi, come in antico
venne verificandosi ; ed il sarà finchè le tenebre cercheran
no sopraffare alla luce, ed il regno della lussuria starà alle
mani col candore e colla purezza. E non osserviam forse
una vigorosa riazione per parte di tanti magnanimi, i quali
a di nostri non cessano d'inseguire i pemici della Chiesa
in ogni parte , e ne mostrano le trame, e ne spuntano le
arme, e li riducono al silenzio ? Beati ! Chè in tale tenzo
ne non sarà mai dubbia la vittoria. Beati ! Chè riporteran .
no gran premio per gli sparsi sudori, e per le durate fatiche.
Intanto ancora a me voglia ne venne in questi tempi di
conflitto , quantunque non osi mirar tanto alto , di metter
mi in fila con gli altri combattenti , e rompere ancor io una
lancia contro i nemici del celibato , con quella aoimosa fran
chezza , che viene dalla coscienza del vero . Lo difenderò a .
dunque a mio potere contro i vecchiumi ed i rancidumi,ri
prodotti dalmalaugurato autore del libercolo nella precedente
nota citato . Vedrai , o lettore, quanto vada egli lungi dal vero
asserendo , essere il celibato confrario alla storia della Chie
sa , alle vedute politiche , ed alle mediche dottrine . Nulla
per ora dicendo del celibato sotto i rapporti religiosi e po .
litici , il verrò divisando per la parte patologica : perocchè
due erano i motivi, che a ciò mi piegavano, uno muoveva
dal considerare, mostrarsi ora più che mai la scienza del
guarire ostile al celibato ecclesiastico , e l'altro di non rin
venirsi presso di noi , a quanto ho potuto conoscere, scrit
338

tore , che ne abbia parlato di proposilo . Increbbemi per ve.


rità prender la penna, e scrivere cose, che ” Apostolo vor
rebbe non si pominassero ; e fui più volte in pendente a dar
questo articolo alla luce, temendo di offendere la dilicaléz
za della modestia cristiana . Ma l'inclemenza de ' tempi, in
cui anche su ' fogli volanti si oltraggia questa sanla istitu
zione del Cattolicismo, e il veder quel libretto dell ' esule
italiano esposto alla pubblica vendita con apposito mani
festo , vinse la mia ritrosia . >
Entrando io a discorrere a favore del celibato sotto i rap
porti di Patologia , certamente non prendo la penna per di .
fesa del celibato cosi chiamato del vizio : questo è da me ab
borrito , maledetto , come da ogni uomo che ha buon senso
e cuore di cattolico . Tal celibato dove mette il piede tra
scina inevitabilmente la società nell'abisso della corruzio .
ne , ed al fondo della sua ruina : poichè si odia allora il
matrimonio > per menar vita libertina a seconda del pro
prio capriccio. In tale evento le donne prostituiscono , la
giovinezza si evira , indebolisce , manca la fecondità , ed
una lue micidiale affacciasi in cambio della gagliardia ,
della salute. Io imprendo adunque a difendere colle dot
trine mediche e fisiologiche la continenza consigliata da
Cristo , encomiata da' Padri, e sanzionata dalla Chiesa per
quelli che si addicono al ministero degli altari , o che sotto
l'infrangibile velo sieguono nel chiostro più da presso l'Agnel
lo divino , come chiaro mostrai nella introduzione. E mercè
che l' esule italiano , di cui feci cenno innanzi , tentava col
la penna invilirlo ,e se il potesse, eliminarlo dal mondo , co
si la mia mira in quest articolo sarà diretta a spuntargliela ,
in faccia alla società che in quelle pagine cercava ingannare .
Il Cattolicismo è quell'albero misterioso piantato su que
sta terra per le mani dell' Onnipotente, cui Esso promise vita
non peritura nella successione de' secoli, poichè sempre vi
gile alla sua custodia , saria stato assicurato contro a tutte
le furie di procella ostile . Ovunque questo albero viene a
gittare le sue radici , non smetterà mai la sua natura , ma
amicatosi con qualsiasi clima, manderà fuori i suoi fiori,
e le sue aggradevoli frutta , essendo mai sempre fecondato
339

dallo stesso umore . Se in qualche parte la violenza di sire


pitosa bufera ne strapperà i fiori, e ne gitterà a terra le
frutta, scuotendone forte i rami, non istarà guari e vedras
si con maraviglia rifiorire , e di auovo andarne superbo
sotto il peso de' suoi portati . Debbesi del tutto , fino dalla
menoma barba, recidere il.Cattolicismo da un luogo per
non mirarne i naturali prodoiti ; ma finchè esso quivi tiene
stato, caccerà indubitatamente fiori di purezza verginale, co
me frutta di altre virtù . Portatevi in quelle contrade ove
alligna il Protestantesimo ,volgetevi indi in quelle dominale
dal Cattolicismo , e voi toccherete questa verità colle mani ;
osservando in quelle una pianta priva di vitalità , come le pian.
te di Sodoma e Gomorra, in queste un albero fecondo di pro ,
dotti salutari, come le piante del Libano e di Engaddi. Per.
suadansi pure una volta coloro , che al celibato torcono
il grifo che, ove esiste il Cattolicismo, non vi mancheran
no , ed in gran numero , di quelli, che seguiranno i consi
gli evangelici , e la verginità si ammirerà ovunque l'Evan
gelo sarà a guida degli uomini . Gridino pure gli antice
libatarii che la Patologia minaccia un ' iliade di malattie a
chi siegue, il consiglio di esser continente per lo regno
de' Cieli, non vi mancheranno di quelli , che ridendosi di
tante vane imposture, rabberciate tutte a danno della Re
ligione , ilari nel volto , franchi ne' passi, risoluti e pieni
di brio , sull'ara del Cattolicismo , in faccia all ' Eterno,con
sacreranno la loro verginità . Vane imposture, dicevamo,
mentre niuno che ha fior di Fede , può certamente accon
ciarsi nell ' animo, che la Sapienza increata consigliasse co
sa avversa alla fisica costituzione dell'uomo , gravida di
spaventose malattie , e menasse l'uomo a trapassare impu
nemente, come insegna l'esule (p . 119) , le leggi della na
tura . Egli è un fatto che Cristo abbia consigliato la con
tinenza , e resala non puré superiore allo stato coniugale,
ma eziandio emulatrice della bellezza angelica ") . Questo

?) « Sunt enim eunuchi ( cosi Cristo ),qui de matris utero sic nati
sunt: et sunt eunuchi, qui facti sunt ab hoininibus: et suut eu
nuchi , qui seipsos castraverunt propter regnum coelorum » ,Malth .
360
consiglio, come tutti gli altri, quale elettrica scintilla ra .
pido scorrendo sopra gli angoli della terra , col suo vivo
splendore , e colla sua maestosa avvenenza , scaldava di non
pochi il cuore a seguirlo dappresso. Per arrota , le lodi per
vero lusinghiere prodigate alla continenza dai Padri ' ), cu .
stodi fedeli della rivelazione, moltiplicarono solo l'influen
za della divina grazia lo stuolo de' celibi : e miraronsi può
dirsi fin dalla culla del Cattolicismo,luoghi inospiti, lande
selvagge echeggiare, all'ombra ed al sole ,di pura prece non
interrotta, inviata al cielo da giovani continenti , e da te
Dere verginelle. Tempi felici, quando a' vergini la società
largheggiava di un meritato tributo di lode, ed ammirava
compresa da rispetto il celibe virtuoso !
Ripigliando ora quel tanto che poco fa dicevamo,se l' Uo.
mo - Dio consiglia la continenza , non è un manifesto vili .
penderlo e dargli dello sciocco, e del crudele, qualora la
verginità fosse opposta alla costituzione fisica dell'uomo, e
violasse le più sante leggi naturali ? Può non dico credersi,
ma sospettarsi che Gesù Cristo dia consiglio vergente a male
delle persone ,nel caso che fosse cagione di malattia in chi
l'abbraccia , e che per esso siano infrante quelle leggi ,che na
tura segoa ad ogni mortale ? Egli ha consigliato la conti

c. 19, v . 12. Al maestro fa eco l' Apostolo delle Genti nella pri
ma ai Corinti : « Bonum est homini mulierem pon tangere So
lutus es ab uxore ? noli quaerere uxorem ... Igitur et qui matrimo
pio iungit virginem suam , bene facit: et qui non iungit, melius
facit ... Cui vult nubat, tantum in Domino . Bealjor aulem erit si
sic permaniserit,secundum meum consilium » , cap . 7. Non so che
cosa possa a questo dire l'autore del libercolo Forse risponde
rebbe che Cristo Signor Nostro e l’Apostolo ignoravano la me
dicina l') Il lettore conosce certo questo vero, nè credo esser
necessario allegare molte testimonianze, essendogli assai con
te . Ma non mi saprà del male, se a memoria glicne riduco ll
na di S. Agostino, che vale ogni pregio. « Christus (dice) cuius
utique caro virgo est, Virginis filius, Virginum sponsus. Virgi
Dali utero corporaliter natus : Virginali connubio spiritualiter
coniugatus. Cum enim universa Ecclesia virgo sit" , ut dicit A
postolus, quanto digoa honore sunt membra , quae hoc custo .
diunt in carne , quod ipsa fola custodit in fide ?
361

nenza , egli col suo esempio , e colla sua dottrina invogliava


tuo ni potentemente il cristiano a seguirla; dunque è giuocoforza
conchiudere, non poter essere il celibato nocevole alla sa
Jute corporale dell'uomo, e che se veggionsi ne' celibi delle
malattie, o queste sono comuni ancora ai coniugati, o ri .
conoscono altra causa morbosa, ovvero quelli che diconsi
celibi , in effetto non osservano le sue leggi , come inngozi
dicevamo. Io non veggio che cosa di concludente possa op
AYA porsi a questo ragionare . Per altro , quanto più considero
l'empia dottrina dell'esule italiano , che non tremerebbe in
alzar la mano per lacerare il velo di quelle vergini consa
crate al Signore , e farsi a seguire il grossolano profana.
tore di Caterina di Bore, sento fortemente commuovermisi
TA l'animo , e la penna vien tentata a trapassare i limiti della
moderazione . Io ti credo cristiano , o esule , che in quel.
l'infelice libello tratto tratto ne fai la vista ; or cosa dirai
hole
ove ti presentassi innanzi ad un'ara della Vergine de'Ver .
gini ? Tu avrai a salutarla :

ople
Salve, dicendo , o degli afflitti scampo ;
a chi Inclita come il Sol , lerribil come
Oste schicrata in campo ;
1
ma poi dovrai chiamarla , perchè regina della verginità , em .
pia violatrice de diritti naturali , e scandalo per tanti suoi
e" seguaci , avendoli invogliati a dispregiare la loro salute !!
Cosa dirai al Precursore di Cristo , a quegli di cui fra nati di
donna non surse il maggiore ? Devi dire : sei grande , ma con
1emy culcatore , perché continente , delle leggi di natura , crudele
verso le stesso ,meltendo a non cale tante malattie , provve
nienti dal fuggire il consorzio maritale.Scendi pure, o esule,
nelle pacifiche tombe di tanti continenti,infrangi la lapide di
do encomio e di onoré appostavi dalla umanità , e mettivi quella
Juar col sigillo dell'obbrobrio e dell'anatema. Cancella dai dit
tici della Chiesa tanti continenti : versa non fiori sulle loro are
ma maledizioni e vituperii, o almanco , se tanto non osi ,
r
jualiza fanne venir pietà negli occhi sulla loro follia, e sulla Chie .
licit sa che a tanto onor li estolle . Miscra condizione dell' io .
mo, che ove si apparta dal retto sentiere , con una rapi
362

dità spaventevole corre agli estremi eccessi , finchè tocco


da un lume superiore non s'invia per una strada migliore !
Ma èvvi anco da vantaggio un' altra riflessione, la quale
serve a raggiare maggiormente la verità preallegata innan
zi . Io non vo' dire all'esule italiano che un teologo di grido
gli si opponga colla sua autorità , potendolo anche a di
rittura di giustizia; mentre chi dura pazienza a percorrere
quelle sue pagine,vi osserva ad un colpo d'occhio un com
plesso di cose rance e viete ,ammassate in furia, in materia
di Religione, di politica , di filosofia e via discorrendo; ma
certo vorrà accordarci che la Chiesa .assembrata ne' Con
cilii generali , perchè guidata dallo Spirito di verità , non
possa porgere ai suoi figliuoli per pane un sasso , e scor
pioni per pesci . Essa , parlandosi di credenza e nelle rego
le riguardanti il costame, nelle sue decisioni siegue infal
Jibile la verità ,alla quale attenendosi i fedeli non saranno
come bamboli mal reggendosi in piedi, e raggirati da ogni
soffio di bugiardo sapere . Il cattolico in tale stato vive tran
quillo , riposa sicuro, che questa madre avveduta, amoro
sa , non solo additagli il sentiere , ma portandolo a mano
ne guida i passi vacillanti , e l' addormenta sul seno . Or
questa maestra infallibile de' popoli ha fatto sentire chiaro ,
autorevole il suo oracolo per la verginità , che nel suo con
cetto dice qualche cosa di più , in qualche circostanza ,'del
,
celibato . La verginità , parla la Chiesa , questo dono pre
zioso , non s' appareggia col matrimonio , ma lo sorpassa
e vince nella sublimità e precellenza del grado . Guai
soggionge , a chi attacca a questa eterna dottrina : guai a
chi postosi dalla parte dell'errore vi lotta contro , ed in
segna il contrario ; sia esso anatema ' ) . Anatema ! Parola
terribile , signor esule , e che dovete farne tulto il conto
possibile : perocchè non v' avvedete di presentare sciagura
tamente il vostro capo , perchè questa Regina del Cielo con

") « Si quis dixerit , statum coniugalem anteponendum esse sla


lui virginitatis, vel coelibatus , et non esse melius et beatius ma.
nere in virginitate, aut coelibatu , quam iungi matrimonio ; a
natbema sit » . Concil. Trid . Ses . 24, de Sacr . Matrim . can . 10 .
363
mano aulorevole su di esso scagli i suoi fulmini ? Voi
forse vi burlate del mio dire , credendo che io trasmodassi;
ma fate bene il vostro conto, chè dicendo baldanzosamen
te che chi ferma il suo cuore e la mente a tenersi lungi
dal vostro giardino di Venere, viene a conculcare le leggi
di natura , ve la prendete colla Chiesa . E come no, se essa
definiva la verginità soprastare al matrimonio , quanto il
sole alle costellazioni minori ? Non saria si fattamente ia
corsa nell'errore sentenziando , essere virtù quello ch ' è vi
zio , e soprastare al matrimonio quella, che allacca la na
tura , la vilipende, onde questa per tale alto disprezzo si
vendica scaricando a piene mani un nembo di malattie sul
fellone ? Veramente , qualor la cosa andasse come dice l'au .
tore , è un gran peccato che l'illustre esule viva nella gret.
tezza e nel faogo del secolo nostro ; potea vivere nel se
colo decimosesto , e pieno di quell' amor di fratellanza , che
gli strugge a parte a parte il cuore , e col suo ingegno
aculeato per profondo studio di patologia , di chimica , di
fisiologia, presentatosi in mezzo di quel venerando Consesso ,
ch'era il Tridentino, avrebbe potulo fermar la penna in mano
di que' Padri nell'atto di segnare il duro , ineseguibile ,ob
brobrioso decreto a favore della continenza , illuminandoli
col suo smisurato sapere . In tal modo avrebbe prestato un
gran servigio all'umanità , la quale gli sentirebbe grado,
mentre avrebbe impedito che migliaia di chiostri di uomini
e di donne fossero addivenuti, o dolore ! tanti ospedali di
epilettici , spervati , cancerosi , melanconici , maniaci , suici
di ecc ., come ancora ‘avrebbe ostato che questi malori si
fossero scaricati nel seno delle famiglie , per tanti preti
celibatarii !!
Giacchè ho nominato migliaia di celibatarii , mi torna
nella mente una idea , che certo non disgraderà i nostri leg.
gitori . Ove i celibi fossero di ieri o'l' altro ieri , e di un
numero scarsissimo , potrei dire che costoro presi dalla con
vulsiva forza del delirio siansi addetti ad uno stato , met
tendo a non cale salute , benessere, facendo ancora buon
viso a convulsioni , isfinimenti, ed altrettali malanni. Nel for
te del parosismo il fanatico può fare delle fatali ed impru.
364

denti determinazioni, e noi a questi tempi ne siamo con .


vinti per prova ; le quali poi alimentate del continuo pos
sono essere bastantemente durature . Questo però non può
affatto concedersi per un numero sterminato di persone, e
per lo decorso di molti secoli, perocchè l'esperienza , che
è la maestra del disinganno, rimette le idee nel proprio
posto , e gli uomini sgannati, si stogliono di fare quello,
che imprudentemente fecero altri . Siamo ora al punto di
esporre la nostra riflessione a pro del celibato sotto il rap
porto medico . Figuriamo che al principio pochi traviati,
per conseguire presso la plebaglia vana celebrità , abbiano
giurata contro ai sentimenti di natura perpetua continenza ,
cui poi seguirono senza fallo orribili malattie; domando in
sana logica ,avrebbero essi contato appresso a loro un numero
senza cifrą di persone dell'uno e dell'altro sesso , e non
per pochi anni, non per un secolo , ma per secoli e secoli,
e ciò non pure ne' paesi ove il sole splende freddamente ,
ma eziandio ove splende con forza e par portasse seco mol
lezza , e stemperio di animi ? Le malattie de' primi , e le
morti spaventose provenienti dal celibato , non avrebbe.
ro pur resó agli altri il ben dell' intelletto ? Mirabil cosa !
Fin dai primi secoli si videro popolati boschi, lande infe .
conde , deserti inospiti , città di celibatarii di ogni tempe.
ramento , di ogni età , di ogni condizione , di ogni tessitura
fisica , costanti, imperturbati nella loro intrapresa risoluzio.
ne : son passati secoli , vicissitudini , ma essi non sono pas
sali. Vi sono state delle forti riscosse politiche, onde furo
no segno i celibatarii alle pubbliche ire , per invilirli , an
nientarli, cancellarne la memoria , e pure essi come legno
che yedesi soprastare su le onde d' infuriata procella, mo
strano dopo gli urti più vigorosa la loro esistenza. Ora co.
me spiegare questo fatto , anzi molti fatti insieme conser
tati , ove il celibato facesse il mal pro a chi vi si arrischia ?
Possiamo noi pensare che tante persone succedentisi a ma.
no a mano , secolo per secolo , siansi spente , coll'accasarsi
alla continenza , di ogni sensibilità, e che per nulla abbia
no curate apoplessie , epilessie, ostruzioni eccetera ? E se
poi porgiamo le orecchie alla loro confessique, che per fer
303

mo in tanti debbe essere veritiera , eglioo dichiarano esser


felici sopra le contentezze de' coniugati, e che se a volta
a volta infermano, ben sanno di non poter col celibato smet
tere il loro essere caduco ; che tutti gli stati, non escluso
il matrimonio , vanno soggetti a simili sventure, ma che le
loro a rispetto degli altri sono per ragion di numero e di
intensità di men conto .
È giuocoforza acconciarsi nell'animo , che il vivere pre
sente non va privo di miserie e di guai, essendo un arin.
go di prova . Appena l'uomo comincia a bere di questo ae
re, che le malattie a lui s'affollano d' intorno : siamo tuo re
daggio necessario, gli dicono , ti seconderemo appresso , e
ti lasceremo alla tomba. Qualunque stato tu scegli , a qua
lunque professione t’ addici , ti seguiremo a costa , e spesso
benchè egramente, ti convien saporare il nostro rio go.
verno . Se col peccato entrossene ad imperiare nel mondo
la morte col suo strepitoso corteggio delle malattie , ed in
tutti colla generazione il peccato si trasfonde, è di neces .
sità pagare il comune tributo alla morte ed alle malattie
o di questa o di quella taglia. Ma diamo pure che i celibi
soffrano delle malattie particolari , domandiamo a quale pro
fessioné non possono assegnarsi le sue , e spaventose ? So.
pra di questo punto abbiamo percorsi autori rinomati nella
scienza del guarire, ed osservavamo pensatamente il cata
logo delle malattie, che corrono dietro alle diverse profes
sioni, per altro necessarie, o valevolissime al vivere sociale .
Chi gela , suda e si estolle dalle vie del piacere per apparar
le scienze,va incontro a morbi particolari "). Egli colla con
tinua applicazione, dice il celebre Ramazzini, a prescindere
dalle malattie comuni a chi mena vita sedentaria , viene assog .
gettandosi a delle altre, ed aggiunge: « Hinc ergo cruditates ,
flatuum ingens copia , corporis totius pallor, et macies , par :
libus geniali succo defraudatis, summatim omnia damna ,
quae cacochyliam consequentar, ortum habent ) . In evento
che vi aggrada applicare l'animo alla medicina "), o alla

1) Della salule de'Letterati, e de Valetudinari, Art . I é seg .


Nap . 1781.- ) Furtenau , Diss. De morbis medicorum .
366

magistratura ') , ovvero al mestiere delle armi ?) , non sa .


rete immuni da malattie , a tali professioni incarnate . Gli
stessi sommi imperanti , che per altro il..volgo profano e
sciocco crede suavizzarsi ad un bel rezzo , e vivere in una
atmosfera smisuratamente diversa da quella in cui tutti gli
altri vivono, hanno i loro proprii malanni , e forse di van
taggio :). Che fia poi di quelli , che s'addicono alla chimi.
ca 4),alla pittura 5 ) , alla curia ? 6 ) Queste professioni vanno
forse esenti da morbi di un'indole tutta particolare ? Cre.
dereste ? I cacciatori che vanno a turbare il vivere degli uc
cellini e d'innocenti quadrupedi , comeche credono rendere la
loro salute più gioconda ed invigorita , pure contraggono spe

") Plempius, De Togatorum valetudine. 2) Pringle, Osser


vazioni sopra le malattie d'Armata , p. 2, c . I e seg . Il Ramaz
zivi al proposito dice : « Ad duo potissimum capita ( exceptis vul
neribus quae sunt militiae proemia ) morbos castrenses refert
vir clarissimus Georgius Enricus Bamstorft, febrem scilicet ma
lignam , et dessenteriam , reliquos autem morbos, horum duorum
tanquam prodromos , vel pedissequos statuit » .-*) Ramazzini, De
Principum valetudine tuenda,Op.tom .11,p.147 e seg .Londini 1739.
- ) Se alcuno vuol darsi a questa interessante parte della me
dicina, sappia che non a lungo andare, e' diverrà pneumatico,
vertiginoso , e si sottopone a seguela di morbi, che possono in
lui svilupparsi stando spesso nel suo laboratorio in mezzo di cor
pi semplici e composti , di cui bisogna bilicare la indole , pro
porzionare le parti , e stare a bere lo sviluppo svariato di tanti
gassi.- ) « Pictores quoque(dice Ramazzini) variis affectibus, ut
artuum tremoribus, cachexia, dentium atredine,faciei decolora
tione , melancholia , odoratus abolitione , tentari solent , ac per
raro contigit , ut pietores , qui aliorum imagines elegantiores et
coloratiorés, plus quam par est , solent effingere, ipsi colorati
sint et boni habitus. Ego quoque novi pictores et in hac et in
aliis urbibus, omnes fere semper valetudinarios observavi ; et si
pictorum historiae evolvantur, non admodum longiores fuisse
constabit, ac praecipue qui inter eos praestantiores fuerunt » , De
morbis artificum , c . 8 , p. 501.- ) « Notariorum morbi ( dice lo
stesso ) mulli, viscerum obstructiones, uti hepatis , lienis , stoma
chi cruditates, crurum lorpor, aliqua reflui sanguinis remora ;hinc
cephalagiae, gravedines, raucedines,fluxiones in oculos) , p . 66 .
367
ciali malanni per quella via , onde lor pare migliorare ' ) .
Ed anche quando uno incaparbito a spada tratta a menar
vita gioconda, volgesse le spalle ad ogni professione, e po .
tendolo, non ad altro intendesse che a correre per delizio
si e fioriti verzieri, chiuso tenendo il cuore ad angoscia
ed a tristezza , voglia o pur no, ha da sentire l'amaro del
le bieche malattie, conseguenti tanla mollezza ” ).
Veniamo ora al matrimonio , che l ' esule italiano met
telo in bella mostra come una panacea universale a gua .
rire qualsiasi morbo , e come un emporio di ogni conten
tezza e vitalità . Ippocrate fin da tempi suoi scriveva , che la
maggior parte delle malattie donnesche, sono una conse
guenza del matrimonio . Una serie di spaventosi morbi ci fa
sfilare Mabon sotto gli occhi, guidati tutti dalla coabitazio
ne de' coniugi :) . Franck espone i gravissimi malori , che
può contrarre un coniuge , nel caso di malattia dell ' al
tro 4 ). Lo stesso piacere de' due sessi , che scelsero vivere in
sieme, protetti dalla religione e dalla legge , spesso è ca
gione di sconcerti fisici, e talvolta guida alla morte ). Il
celebre medico Pere dimostra che le malattie de' coniugati
sono più pericolose di quelle de' celibi ). Queste cose diceva
mo per far sentire ai nostri leggitori , non esservi stalo , con
dizione , mestiere , professione, da qualsiasi malattia lontano ,
e che in qualunque modo bisogna acconciarci con alcune di
esse . Recherebbe adunque meraviglia che ancora il celibato

?) « Venatores variis morborum generibus conflictari solent, iux.


ta anni tempora , ut plurimum acutis morbis, sic per aestatem ,
febribus ardeutibus, cholera sicca , dysenteriis corripi consueve
runt. Hyeme vero ob frigoris vehementiam , et facilem pororuin
cutis constipationem , post aliquot sudatiunculas, in morbos pe
cioris incidunt, uti pleuritides , peripneumonitas »),Ramaz. p . 683 .
—4) Tissot , Saggio intorno alle malattie, a cui va soggetta la
gente dedita ai piaceri, art . 8 , p.47 e seg . Nap . 1782.-") Mahon ,
Medicina Legale , Art . Coabitazione, tom . IV, p . 503 , Milano 1809 .
--4) Trattato completo di Polizia Medica , tom . I , sez . II,art. 3 ,
e seg.- ) Platz, Diss . De oblectamentorum incommodis, sez . XII .
- ®) « Ergo nuptarum , quam virginem morbi periculosiores» , Pa
ris 1787. Chambon , Maladies des femmes, p : I e II ,
368

avesse delle sue, e non fosse esente da incomodi ? Tullavia


volendo porre questi in comparazione con quelli dello sta
to matrimoniale, si rinvengono minori di nuinero , più mi
ti per indole morbosa , pià arrendevoli all'arte del guarire ' ) .
E non si affà, Dio volendolo, al benessere fisico la conti
Denza , più che il matrimonio, e pel numero, e per la indole ,
e per le circostanze de' morbi ? Non è però a tacere, rin
venirsi de' fisiologi e medici , i quali hanno il vezzo di rac
corre insieme le più cupe ed immedicabili malattie, e spin .
gerle addosso ai celibatarii. Ma oltrechè è da riflettere es
ser questi quasi tutti eterodossi, e quindi dalla culla inye
Jiniti contro le sante istituzioni del Cattolicismo , bisogna
essere persuasi non esservi stato delirio più stravagante
in qualunque - ramo di sapere, che non conti de' suoi difen .
sori . E vale ogni pregio al proposito ciò , che agli antice
libatarii risponde il dottissimo fisiologo Lorenzo Martini :
« Noi stabiliamo , dice , che que casi, in cui la continenza
fi nociva , sono anzi imaginarii, che probabili. Ragioniamo
senza alcuna prevenzione, nè mancheremo di validissimi
argomenti a conquidere i nemici della verginità %) » .
Trasportiam or la quistione che abbiamo per le mani, so
pra un altro terreno , non meno fecondo a somministrarci
materia per difendere il celibato sotto il rapporto medico .
L'uomo senza passioni saria un tronco , nè la società ,quale
bisogna che sia , presenterebbe quell' aspetto vario , molti
plice e nel medesimo tempo unico per la concorrenza delle
sue diverse parti ad un punto solo , che faccia le veci di
centro nella numerosità di tanti raggi.Ove più sarebber quegli
slanci generosi, que tratti magnanimi, quella civiltà , quel
perfezionamento delle arti e delle industrie , poi che l'uomo
non ricevesse il movimento dalle passioni , che siano come
la molle in una macchina dante le mosse alle ruote ad
dentellate fra loro ? Questo vale sempre che le passioni ub
") Pere, loc . cit. Biscardi nella risposta al problema, se più
felice sia lo stato del Celibato , o quello del Coniugato, Venezia
1534; Ramazzini , De Virginum Vestalium valetudine tuenda, lom.
11, p. 139 e seg ., ediz. cit . ) Lezioni di Fisiologia, t. X, lez.
82 , Torino.
369

bidiscono al morso , nè l'uomo lasciasi portare in loro ba


lia . Or nello stato attuale della società le passioni non so .
no che un eccesso continuo, che agita le membra , invece
di essere come un leggier soflio , capace d'imprimere un
moderato movimento ; hanno acquistato un tal grado di at
lività urtandosi tra loro, che formano una spaventosa tem .
pesta , e piuttosto sono divenute un fuoco divoratore, che
consuma l'umana specie ). Oggidi veggiamo essere le co
stituzioni fisiche degl' individui si deboli , si accorciata la
vita , e si rara nel mondo una decrepitezza conservante la
vigoria della mente, che spesso siamo tentati di ascrivere
alla favola quello, che gli antichi ci raccontano della fi.
sica costituzione degli uomini nell'età loro . Qual ne segne
remo la ragione ? La conturbazione forse delle stagioni,
come spesso ascoltiamo, o che gli alimenti , essendovi pas .
sati tanti secoli sopra, alfio lassi perdettero la vigoria che
possedevano in antico , ovvero che il sole ne fecondava de'di
versi ? Questo per vero saria contrario alla storia de'tem .
pi. Le leggi della natura non trapassano quella linea se
gnata dal loro Creatore, e solto la cura della sua vigile
provvidenza eseguono quegli ufficii, per cui furono stabilite .
H cielo d'Italia , come a'tempi di Romolo ,splende della stes
sa sila magnifica e brillante luce : nè la Campania, Faler
no, Sicilia , sono per noi avari de' loro prodotti, di cui
furon si larghi ne' tempi andati . Di tanta miseria e ma
lattie nella nostra economia fisica ne sono da qualche tem
po causa le passioni generalmente sbrigliate , esaltate, lot
tando insieme orrendamente , e sempre più poste a sdegno
dallo indefinibile stemperio della educazione presente. « Le
passioni , dice il dotto Roschlaub , sono la sorgente inesau
ribile di malattie innumerevoli . Diasi un guardo ai bam
bolini: perchè non sono tiranneggiati dal titore, dallo spa
vento , dall'apprensione , nè spiritati dall'aspetto della mor
te , le malattie alle quali vanno soggelti , difficilmente han.
no una funesta sembianza; e l'innocenza sorride nella vi .

“) Roussel, Sistema fisico.e morale della donna e dell'uomo,


par. 1 , p . 124.
Rac.REL . VOL.XVI. 25
870
vacità del colorilo , nella faciltà della digestione, nel brio
di tutte le funzioni meccaniche. Oltre che noi altri,perchè
più dalle passioni dilaniati , a rispetto degli animali andia .
mo soggetti a numero maggiore di malattie ; e spesso l'ar
te del guarire attristasi, vedendo non potere stendervi il brac
cio salutare » . L'esperienzá , emendatrice infallibile delle ver
tigini umane , è quella , che viene mostrandoci che, quegli
uomini , i quali sono meno soggetti alle riscosse delle pas
sioni o per forza di temperamento, o perchè fortezza cri
stiana le piegava a tempo, godono migliore stato di salute
e scarseggiano di malattie:« Costoro in certo modo sono gua
rentiti , prosiegue il citato Roschlaub , più degli altri da un
gran numero di malattie, o ne sono travagliali meno ) » .
Ciò avviene per quell'intimo cominercio , che corre tra l'a .
nima ed il corpo ; perocchè avendo l' anima tanta influen
za nel fisico , e da essa dipendendo sostanzialmente la vita
animale , qual maraviglia che essendo quella in preda di
tumultuose passioni o troppo eccitanti, o troppo deprimen
ti, queste ne alterino l' armonia , e fascino aperta la via
a morbi spaventevoli ? Quante malattie non trascinano seco
amore ?) , paura %), amizione 4) ; terrore *) , ira 6) , per tacer
di altre tutte ? Se non che non bisogna negare che tutti sia .
no acconci di cadere nelle mani di passioni veementi si
eccitanti , che deprimenti , ma è necessità ancora confessare

"1) Trattato delle Passioni.. 2) Valleriola , Observ . lib . II ,


n . 7 ; Marcello Dopalo, lib. 3 , c . 13 ; Richier, De Mania Erotica ,
Gouting. 1741; Bang, Aurwalaus dem ?' agebuch des Kom Kran
ken hauses, 1, 1784 ; May . Riv . Obsert . lib . IV, p . *33 ; Palar
gus, Med : Iahrgong: II, p . 498 ; De Caballis, Phoen . med . ff.
~) Ephem . nat. curios. Dec. It , Ant . VI, p . 35 ; Riedlin , Lin .
med . 1696, p . 229; Salmuth . Cent. Observ.48.-- *) Auszuge aus
dem Tagebuch cinus ausüsbenden Arzs, p 277.— *) Cainerarius,
Memorab . "Cent. VI , num . 31 seg . Histoire de l'Académie R.
des Scienc., Paris 1752 , p . 107; Riedlin , Op. 'cil . , 1695 , p . 270 ;
Lett. Fisico -Med. del Prof. Francesco Vacca-Berlinghieri, let . I ,
p . 25 ; Recueil periodique de la Soc . de médec.giornale per ser
vire alla storia ragionala di questo secolo , iom . XII , par . Med .
p . 223. -_'s) Crell . Diss. de Zinco med. Morgagni, De sedib . el
causis morb . Epis. Ix , art . 5 ; Schurig , Sialolagia , p . 377 .
371
esserri degli stati, ai quali addicendosi alcuni individui,tro
vansi in una circonferenza assai più estesa di passioni e
delle più veementi, a preferenza degli altri , quasi al mar
picciolo fiume . Gipinti a tal punto , dimandiamo se il vero
e virtuoso continente , appareggiandosi col coniugato , vada
soggetto a minor pumero di passioni ? Penso essere la cosa
tanto evidente, che chi osasse asserire il contrario, s ' ini
micherebbe l'esperienza , e si tirerebbe addosso le maledi.
zioni de' coniugati. Vedete un genitore della sua abitazio
ne , circondato da' suoi figliuolini, avente al fianco la con
sorte . Or l'osservale oppresso dall'avvilimento , dal tedio ,
dalla noia , dal dispiacere, che in diverse maniere si fanno
via al cuore . Quindi deficienza di forze, aspetto pallido e
smorto , diminuzione di appetito, imperfetta digestione, di
magramento , propensione alla febbre ecc . ).Ora afflitto ,angu
stiato , tossicato per capricci di sua donna , per infermità
di figliuoli , per reggere la loro vita.come possono il me
glio . Quindi le prostrazioni di forze, le nausee, le affezio
ni stomacali , le alterate digestioni, le fissazioni, la melan .
colia , la febbre e simili ) . Quanti genitori tormentati dal
dispiacere di vedersi intorno figliuoli discoli , comune la.
imento ne' giorni presenti, mal rispondenti alle amorose cu
re , sperimentano i più gravi sconcerti di digestione, ed al
tri spaventosi mali fisici ? .. Tu il pensa , lettor, che il co
nosci . Il dolio Brera fa conoscere quali malanni tengono
dietro alle angustie, ed alle ansietà de' padri di famiglia ;
e diarrea , e tremito , e vertigine, e lipotimia , e paralisi, e
depravazione nelle funzioni de ' visceri digerenti, chilifican .
ti , e emorragie, e febbri. Possono poi enumerarsi le ma.
lattie funcsļe per i casi d'infedeltà, di abbandono , di osti .
nalo rifiuto, troppo frequenti nel sesso muliebre ? lo quale
spaventevole sconcerto non si trova il fisico di un ammo.
glialo in tale circostanza , giungendo a perdere fin anco il
bioto e la favella ? All ' vopo il nostro Torquato dicea : .
Volea gridar, dove , o crudel, me sola
Lasci ? Ma il varco al suon chiuse il dolore,
Si , che tornò la flebile parola
Più amara indietro a rimbombar sul core ,

1 ) Dizon . Jed . 1. 33 , p . 133 , -2) Op . cit . t . 33, p . 164 .


372

E quanti,che prima di congiungersi in matrimonio godevano


genio plaeido, incapaci d'insanguinar le mani, divennero poi
sanguinarii e crudeli per gelosia, per tradimenti, per rifiuti ?
La storia, come la giornaliera esperienza, mostra questi fu
nesti effetti innomerabili ne' coniagati. Non dispiacerà al
lettore additargli un esempio nella persona di Luigi il Se
rero , duca dell' Alta Baviera . Portossi la fredda gelosia ad
impossessarglisi del cuore , sospettando della fedeltà della
sua buona consorte Maria di Brabante . Il furore attizzato
dalla gelosia invase le sue potenze. Pugnalo di presente chi
recavagli una lettera della sua sposa. Avendo ..composto
poi ciò che far voleva, monto sul corsiére, e portáto più
dalla stizza , che dalla velocità dell'animale, arriva a Do
nauvverth , e in sull’entrare scanna il capitano del castello ,
venuto per fargli onorevole accoglienza. Al fato medesimo
va incontro Elite di Bamberga , ed altri melti, che infeli
cemente trassero a quella parte . Giunge alla fine il forsen .
pato, pieno avendo il capo di sangue e di morte , a trova .
re l'innocente Maria ., Ahi che non fece , che non disse la
sventurata per impedire si sollecito furore ! Pallida ,treman -
te, semiviva non finiva di chiamar mercè . Ma nulla valse
a piegargli l'animo, verso di lei fatto dura pietra . Luigi mise
ordine che al momento fosse stata decapitata, e venne e.
seguito !! - Spiate se il potete le passioni inmense onde af.
fanna il petto di un affezionato padré di famiglia , per la
morte di qualche figliuolo , per vergogna avvenuta in fa
miglia ," per mancanza di mezzi a starsene nel proprio es.
sère. Allora e la debolezza in tutte le funzioni dellia vita ,
e l ' emaciazioni , ed alle volte il delirio, il suicidio , l'as .
sassinio ecc.' Tiriamo un velo su questo quadro pur trop .
po colorito di tinte nere e sgradevoli, ma d' altra parte sin.
cere e veridiche, cui non potrà mai darsi meptita , chè con
fermate dalla sperienza giornaliera . Il celibe poi , cosi ve .
ramente che sia virtuoso , come dicevamo, si vede immune
da questa baruffa di passioni , che si avvicendano sul con
iugato fino al sepolcro. Sentirà tratto tratto de' piccioli
disagi, ma viene francato da morbi innumerevoli. Egli
in conseguenza del suo stato vive tranquillo , pacato ,
373

e se mai alcune volte rattrovasi in mezzo alla burrasca ,


essa è passeggiera, la calma torna subito . Quando l'ani
ma stassene in uno stato di pace e di tranquillità , se essa
governa e regola il corpo , senza punto aumentare o detrar.
re il vigore necessario alla macchina corporale , il tutto pro .
cede ordinatamente , e l'uomo cui vien dalo di vive.
re tranquillo, potendosi allontanare da ciò , che possa fra
stornarne l'equilibrio , ha il piacere ancora di godere una
vita sana, e sente raro il bisogno dell' arte medica. Date
mi delle persone di spirito tranquillo , che limoneggiano
le loro passioni, di mente lieta e serena, e vi prometto
sulla parola di tutti i medici, che giungeranno a lunga ela ,
con salute florida e robusta . Hoffman mette il viver lieto , e
tranquillo come una circostanza interessantissima per viver
sano e lungamente : Animo hilari et tranquillo esto, qui hoc
optimum longae vitae praesidium quaeritis. Newton celibe,
perchè proccurò essere tranquillo e prendersi guardia delle
sue passioni, chè pon tumultuassero , godette di una sanità
sempre eguale in mezzo ai suoi profondissimi studii. Egli
visse fino alla età di anni ottantacinque, essendo stato tor
mentato dalla pietra negli ultimi anni della sua vita . Uno
stato di tal natura dipende da una vigorosa azione degli
organi digerenti e chilificanti, di tutti quelli destinati al
l' assimilazione ed all' animalizzazione , ch ' è quanto dire
da una certa proporzionata e non viziosa djatesi stenica
delle funzioni deHa vita .
Or pare a me , che quasi non avvedendomene abbia ri,
tratto con una pennellata la vita de celibi viventi ne'chio .
stri , o nelle loro private abitazioni. I loro taciti recessi
sono il ricettacolo del brio, della contentezza , della pace ,
ed è questa la voce sulle labbra de’laici, comechè trasfor
masi dalla maldicenza di alquanti malevoli la calma e la
tranquillità di questi celibatarii in oziosaggine, in impigri
mento , in ghiottornia . L'imperizia volgare all'osservare ne'
celibi il colorito della carnagione, la vivezza de' movimen.
ti , la robustezza della muscolatura , la giocondità nel trat.
to , il brio nel portamento , la diuturnità del vivere , ascrive
tanti beneficii ad una vila comoda , stemperata in viai
374

generosi ed in isquisite vivande , ed in un cotale scioperio


di tempo nell'affaccendarsi a non far nulla: E quando an .
che loro dicasi, molti di questi professare una regola austera ,
colma di mortificazioni, non vi aggiustano fede: impercioc .
chè incaparbiscono a spada tratta nella loro pré concetta
idea , che la floridezza della salute rampolli da? buoni cibi,
dalle generose bibite, e dagli squisiti dolciumi. Falso più
che falso; mentre non da queste diverse maniere di vive
re, che sono comuni ai celibi ed ai coniugati, ma si bene
da quella beata quiete d'animo, incarcata al- celibato vir
tuoso , bisogna ripeterne la vera ragion sufficiente. Nè al
cuno stimi essere i continenti privi de' piaceri innocenti
solo che non voglia statuirsi aver il piacere sua stanza nel
lezzo e nel fango : essi li hanpo, essi li godono, e questi
bevuti dirò cosi a centellini con petto libero , costitniscono
il benessere della persona , che si vede in uno stato ag.
gradevole di agiatezza . : In essi, il cuore batte con forza ,
la circolazione è rapida, le guance colorite , i lineamenti
facciali allungati, gli occhi sfavillanti, la respirazione ac
celerata , attivata la digestione, l' assorbimento e la nutri
zione converte ed assimila molta copia di materiali alibili .
Ciò fiati cosa piana , lettor mio, portandoti ne' chiostri ove
i celibi forniscono i loro giorni, e conoscerai se io ne ab
bia esemplato la vita ; ma sono sicuro esserti tali cose , assai
conte . E poichè le buone disposizioni del fisico dell'uomo
hanno de' rapporti intimi col suo morale, cosi i veri celiba
tarii, godendo uno squisito equilibrio nella loro fisica eco
nomia , si veggiono più inclinati e propendere alla mansue .
tudine, alla benevolenza , alla pietà , alle affezioni generose .
Io non so capire intanto , come l' esule italiano, indegno
benanche della collera de' sưoi nemici , abbia avuto tanta
arditezza da strombazzare , essere la vita de celibi più bre
ve, raffrontata con quella del coniugati : perocchè l'espe.
rienza , contro cui va a rompere all'estremo ogni magagna ,
mostra che la longevità imbizzarrita de' tumulti della società ,
siasi andata a rifuggire ne' chiostri in compagnia della buo
na salute, presso de ' celibi ! E quello, che più inonta al
proposito si è , che gli stessi medici nemici del celibato nou
373
possono dinegare questo fatto , e non accorgendosene sono
a baruffa con loro stessi. « Noi osserviamo costantemente ,
sono parole di Franck , che il religioso giunge nella santa
osservanza delle sue regole in perfetta salute alla età la piu
avanzata ' ) » . « Se quelli, dice Mahon , che per obbedire ai
doveri del proprio stato , o per qualche altro motivo, ricile
sano di ascoltare la voee della natura , non ne provano so
vente alcun incomodo; se anche l'esperienza dimostra che
i religiosi celibatarii, rigidi osservatori delle sue leggi ,lianno
goduto -sino ad una estrema vecchiezza della più florida sa
Jute, ciò ascrivesi ad un beneficio di questa stessa natura ,
che non si manifesta in niuna parte più provida che nell'in
dustrioso artificio col quale essa forma l'umor prolifico ) » .
Ma facciamoci più da costa alle dottrine patologiche, ven
lilando con esse la causa che avvochiamo. Egli è innega .
bile che il continente vivendo lontano dal matrimonio , non
sia molestato da quelle malauie che spesso tirasi appresso ( di
che avremo il donde parlarve più innanzi ), e per ragione
poziore da quelle funestissime, le quali dalla frequenza di
usarne derivano. Chi può mettere in mostra le malattie e
locali e generali, conseguenze di quest'uso frequente ? Sono
esse tanto numerose, spesse e terribili da trasecolare se mai
fossero sfuggite all'attenzione degli osservatori anche super .
ficialissimi. Esso produce affievolimento degli organi della
generazione che cadono nell' assoluta flaccidezza, talvolta
nell' emissione involontaria dell ' umore prolifico , nella pa
ralisi della vescica , e va dicendo . Nè il sesso muliebre in
ciò dirsi può privilegiato , dappoichè i fluori bianchi, le ca
dute dell'utero, l'amenorrea , la dismenorrea , sono le usate
conseguenze di tale intemperanza. Da quella frequenza ,al dir
di Zimmermann e Tissot *) , digestione laboriosa , peso degli
alimenti sullo slómaco , mancanza di appetito , effettuandosi
imperfettamente la chimilicazione , grave dimagramento . Da
essa frequenti aneurisini e rollura del cuore; il sangue è siero.

1) Sistema completo di Polizia Medica , vol . I , c . 1 , $ 13 , p .


118 , Milano.-?) Medicina Legale , e Polizia Medica , t. IV , p .
261 , Milano 1820.- ) Danni provenienti da' piaceri amorosi.
376

so , poco abbondante , causa di quel pallore generale , ed il


respiro si dà a vedere oppresso. Da essa spessi sensi di
suffoeazioni, varii dolori sotto lo sterno e nel dorso sotto
le spalle . Tali uomini portano in tutta la persona l'impron
ta ingloriosa del loro malessere; faecia pallida , labbia sco .
lorile; gli occhi sono incavati ed opachi, lascianlisi sfug .
gire lagrime involontarie; le ossa sicomatiche protuberano ,
deprésse le teinpie ; ile ale del naso , le orecchie secche e
fredde, la pelle della fronte tesa e rugosa prematuramente .
La vista sentesi affievolita , gli occhi sembrano involti da
nuvola , avanti de' quali volteggiano mille corpi imaginarii ;
non possono tali organi fissare oggetto alcuno, e spesso so
no da cecità colpiti . Se parlasi dell'udito , in essi è ottuso
e tormentato da rumorii e zufolamenti importani: l'odora
to , il gusto , il tatto perdono la loro finezza e si perverti
scono . Per estremo, da quello spesso uso derivano i tremori
delle membra , gli spasmi, le convulsioni, la catalessi, la
epilessia, non che le malattie di Pott, ed il gran -numero
delle malattie conosciute. Questa enumerazione parrà forse
ad alcuno un po' favolosa , o almanco troppo esagerata ina ,
sappiano i nostri lettori non aver fatto in questa parte che
compendiare quella iliade di malaoni , che il celebre medi
co Rostan assegna a chi è così intemperante. So intanto quel
lo , che mi dirà qualcuno , volendo sfatare i miei concetti,
che queste malattie sono redaggio di chi abusa di venere ,
non di chi misuratamente ne usa: Verissimo , e tanto . ven
gono a dire le espressioni uso frequente. Ma deggio a lui
aprire secondo la dottrina de', celebri scrittori nell'arte
salutare, cosa importi questa moderazione, e quindi mi av
vicinerò allo scopo . Fa mestieri per usar moderazione, esi
fattamente soprastare in parte alle walattie , e non melter
guai inutilmente un giorno, guardare il tempo , la stagione ,
le applicazioni ed altre molte circostanze . Avvicipar la con
sorte allo apparir della fanciulla di Titone, lascia l'uomo
stanco pel rimanente del giorno , rendendolo incapace nel.
l'adempimento de' doveri sociali. Non tulte le temperatu
re risultano in pari grado favorevoli al commercio marita.
le : ad esso sono contrarii i grandi calori ed i gran fred .
377
di . Il più de' medici insegnano lontanarsene ne' giorni ca.
niculari. In tempi troppo caldi cagiona assai spesso pa .
recchie congestioni alla tesla , convulsioni, apoplessie, in .
fiammazioni delle meningi e del cervello , ed in cotesla sta
gione gl'individui deboli spesso morirono coll'usarne. Ne
produce risultamenti meno funesti il freddo eccessivo . I.
guoriamo affatto poi l'azione esercitata sul connubio dal
la luce , dalla elettricità ,dai luoghi,dai venti e via dicendo.
Taciamo della precauzione grandissima da adoperarsi dal
coniuge e nella gravidanza della compagna , e in tante altre
circostanze, in che per negligenza possono incorrere in gra
vissimi danni. Nè diasi alcuno a credere che simili idee ci
siano per vero sbucate dal nostro capo , mentre le abbiamo
improntate dal Gran Dizionario Medico, quantunque epilo .
gale "). Tanta avvedutezza impone la Medicina al coniugato !
Le quali teorie menano mirabilmente a quella verità di
nostra augusta Religione , non essere diretto il matrimonio a
godere alla scapestrata de' piaceri sensuali , giacchè vi è ap :
posta una barriera si grande , che non può l'uomo sormontare
senza sospingersi in un abisso di malattie. Il maritaggio deb
be largire non spervati cittadini alla patria, ed immorigeri
figliuoli alla Chiesa : nè fu , nè potea essere intenzione del .
l'Istitutore di, far' sottostare il capolavoro delle sue opere al
livello de' bruti.Or chi disconosce si celebre vero che i con .
iugati siano menati più all'abuso del marital commercio ,
che a rimanersene immobili nel ristrettissimo dell'uso ? Ab !
l' uomo per una lagrimabile esperienza , massime ai nostri
giorni , quando tutte le passioni si portano alla energia con
vulsiva del delirio , è pur troppo facile ad abusare delle sue
facoltà . E parlandosi de' piaceri venerei, non vo'dire esser
certo , ma facilissimo l' abuso , per la concupiscenza lottan .
te del continuo agli assalti dello spirito. Arroge che nello
stato attuale di civiltà, per depravamento orribile , e per i
tanti incentivi in privato e in pubblico , di libri , di pillure,
di spettacoli, di veglie, è ben lungi l'uomo di limitarsi a
quanto è necessario per la sua riproduzione . Son pensieri

") Gran Dizionario Medico , lib . 7, art. Coito .


378

questi di Rostan ' ) . Mettendo ora a paragone il celibe col


coniugato , le malattie alle quali vuolsi andar soggetto
il primo con quelle , onde facilissimamente va incontro
il secondo, non è necessità conchiudere essere il celiba
10 per questo altro verso più conducente alla salute del.
l'uomo virtuoso, francandolo da spaventevoli malattie , fa
cili a contrarsi dal coniugato ? Fugge il celibe di appressar
le labbra -all' orlo della tazza de' piaceri sensuali , i quali
per altro a lungo andare divengono ranci e vieti, come
insegnano gli stessi medici, ma viene cansato da quei-mor
bi , che sono 'conseguenza del facile abuso di essi ; e credo
non essere ingrato ad un uomo assennato fare questo scam
bio . Dunque se l' è cosi :Non expedit homini nubere ? Noi
non osiamo darci risposta, qualora l'increata Sapienza già
vi rispondea: Non omnes capiunt verbum istud,sed quibus
datum est. Con ciò ognun yede non essere nostro avvi
so slogliere gli uomini dal contrarre le nozze ' , ché saria
parteggiare per i.Priscillianisti anatematizzati dalla Chie .
sa : non tiriamo a questo cattivo fine; ma solo di far loro
conoscere essere di ognuno spiare la propria vocazione
nella elezione dello stato , e che il viver casto dal matri
moniale si vantaggi, anche per la parte medica . Ciò posto
recheremo posatamente la nostra considerazione sulle dot
trine mediche e fisiologiche, le quali mirabilmente concor
rono a favorire il celibato , ed a mandar giù la visiera del .
la incontinenza di quelli che l'impugnano ,
Il germe di tutte le malattie , sviluppantisi orrendamente
nel celibato , secondo gl'impugnatori delmedesimo, seguiti
dall' esule italiano,si è lo sperma raccolto ne' testicoli, che
corrompendosi cagiona disordini nella economia organica ,
dolori , infiammazioni od anche epilessia , tumori, cancro ,
pazzia, suicidio . Che puote esser peggio .? All’esule scia
gurato , il quale altro non ha fatto che dentecchiare pes
simamente il brutto , che trovasi ne' nemici de' celibi, co .
me innanzi dicevamo, potremmo opporre solamente l ' e
sperienza , la quale sola basta a proteggere il celibato

1 ) Dizionario Medico, t . 7 , p . 188 .


579

contro queste vecchie calunnie. Dimini, lellor caro , tu che


conosci tante migliaia di celibi (parlo di quelli che tengou
pur per la diritta ,chè tale celibato vuole la Chiesa ), chinsi ne'
chiostri o dimoranti in mezzo del mondo , quanti di questi
ne sai oppressi da' dolori ed infiammazioni delle parti, af:
fetti da epilessie , da tumori, oppure da pazzia, e quanti son
quelli , che volgono per tal umore, non espulso per la via
maritale , contro di sè medesimi un pugnale , ovvero aſli.
dano la gola ad un laccio ? Grazie al Cielo son queste co
se conte a' medici non pure , ma benanche alla pubblica fa .
ma. Ma taceia pure l'esperienza in sua ragione cotanto
avara , prestiamo orecchio alla medicina ed alla fisiologia .
L'autor della patura incomprensibile in tutte le opere
della creazione , giacehé,come ai rigogli del mare , cosi in
tutte le cose , benchè piccole, volle apposto un termine, che
Ja gonfiezza dell'umano orgoglio non pui saltare, ed ove
giunto dee piegarsi a confessare la propria confusione, ma
dimostra più altamente la sua sapienza che nella fabbrica del
nostro corpo , e nelle sue diverse operazioni,che incentralesi
con modo stupendo , senza perdere i loro individuali lineza
menti, formano quella indieibile economia animale . Questa
maraviglia arriva al sommo ,ove per poco l'uomo rechi la sua
attenzione sui quegli organi concessigli ') per riprodursi e per

4) È questo il luogo a ribattere un'amichissima opposizione


falla contro la verginità, presa dagli organi della generazione.
A che donarci natura di questi argomenti, dicono , se deggiono
starne inerti ed inoperosi ? A che servono ? ..Servono alla integrità
e robustezza de! l'individuo , che l'uomo scemo de’medesiļni ren
desi degradato , spregevole, malsano. Vedi Zacchia ,Quaest. Med.
Leg. l . II, tom . III, quaest. 7, § 44, p . 161; Teichmeyerus, Istit.
Med . Leg. c . XV , S 6, p . 120 segg. Nè mai ebbe intenzione
patura accordarci per essi altro che il potere : - e chi da ciò
volesse dedurne il dovere, bisognerebbe arricchisse la filosofia
morale di una lista ben lunga di altri doveri, come di arare,
murare, far da mugnaio , da rigaltiere , da siniscalco , da trec
ca ecc . mentre per questi ufficii nalura ancora ne concesse po
tenza . Cosi rispondeva a teinpi suoi s . Tommaso : « Ex divina pro
videntia dantur homini ea quae sunt loli speciei necessaria . Nec
tamen oportet quod quilibet homo quolibet illorum ualur : da
350

petuare nel mondo la razza umana . Ma siccome l'Autore della


natura medesima volle coprire di un velo, che l'applicazio
ne di tanti sommi jogegni non valse finora a squarciare ,
il modo come effettuasi la generazione, mentre su di questo
punto non abbiamo che congetture gravide di assurdi,cosi
volle coprire ancora di questo velo le , azioni, ed influenza
degli interni componenti gli organi generatori. Basta per
breve tempo darti alla leitura de' più celebri fisiologi e me.
dici, che non troverai nelle loro teoriche un punto su cui
puoi posarti con animo sicuro , e ad ogni tratto senti va .
cillarti la terra sollo i piedi . Se ne ecceltui , lino ad un
dato punto , ciò che la chirurgia ti presenta col suo coltel
lo , e microscopio solto gli occhi, quando vai a conoscere
le funzioni di questi organi, ormai privi di vita, ti disper
di in un laberinto di oscurità . All'uopo dice il celebre Mar.
lini ') : « La smania di conoscere i disegni della natura fa che
noi sogniamo mille fantasime, più assurde di tutte le chi
mere della favola . Tulle le osservazioni che si sono fatte
sugli organi genitali, sond lontanissime da ogni probabilità ».
Qual temerità adunque metersi a sedere pro tribunali , e
sentenziare come un algebrista sulle sue cifre, questo va
cosi , questa funzione va in quest'altro modo , e da ciò tali
conseguenze ne derivano ? Quello che sappiamo si è , che
gli organi genitali lavorano un liquore *),il quale serve per

ta est homini industria aedificandi,et virtus ad pugnandum : nec


tamen oportet quod omnes sint aedificatores, aut milites . Simi.
liter lícet sit homini divinitus provisa virtus generativa, et ea
quae ad acium eius ordinantur, nou tamen oportet quod quili
bet actui generationis intendat » .Süm.con . Gent. 1. 3 , cap . 136. Se
non che è a riflellere benanche che ,ove questi organi generatori
seco portassero il dovere di generazione, verrebbe allaccata la
futura risurrezione de' nostri corpi , poichè essi non essendo al
lora sforniti di questi organi, tramuterebbono il regno de'Cieli , in
un regno non perituro nel senso di Cerinto.- ) Luogo cit . p.84 .
— ) Qual può numerare le molte e svariate opinioni degli an
tichi e de' moderni sulla natura dell' umor prolifico ? Pitagora
chiamayalo spumo dell' ottimo sangue ; Alchinon particella del
cerebro; Platone un efflusso della midolla spinale; Zenone Cizi
co uno spirilo; Avicenua dichiarollo di si allo pregio che una
381

la riproduzione degl' individui umani, e che viene per alcu


ne funzioni anche inesplicabili nella ſecondazione cacciato
e trasmesso . Di questo umor prolifico , raccoltosi ne' vasi
analoghi cosa succede ne' celibatarii ? È ivi stazionario ,
o si corrompe, e colla sua eattiva qualità acquistata per
Junga dimora , cagiona i voluti morbi ? Questo sarebbe un
sogno non mai sognato da medico febbricitante, perchè to .
talmente contrario ai fatti. Potrebbe avvenire forse in quals
che caso , per questo umore non mediocre sconcerto , ma per
tull' alıra ragione , non solo ne' celibi, ma ancora ne con
iugati ' ). Per quanto io avessi potuto studiare in tale ma.
ieria , ho trovato ne' primi fisiologi e medici , de' quali or
ora ne riportero le autorità ,ch'essi ammettono due maniere ,
onde la medesima natura si libera dello sperma soverchia.
mente raccolto ' ne' vasi , senza documento della persona, o
per via d' incolpevoli polluzioni notturne, o per via di as .
sorbimento , fatto per meati segnati dal Creatore . « In tale
circostanza , dice Martini , i vasi . linfatici assorbiscono la
parte più tenue degli umori: la superflua rimane più satura
de principii attivi : dopo che gli umori hanno compito il
loro ufficio , gli assorbono per intiero, onde dar luogo a

sola dramma del medesimo vale da più che quaranta di san


gue; Ippocrate tenea essere sostanza robustissima, chè la per
dita cagiona languore, la quale opinione fu seguita dallo Stagi
rita 4, probl . 13 , Chi eutrò vi vede animalucci natanti , chi ne
ga assolulamente il fatto . Il doilo Sanlorelli di esso discorrendo
insegna che, l'espulsione del medesimo, consideratane la patu
ra , non mai può essere conducente alla salute individuale , An
tepr . l . 18 , c. 10. In tanta varietà di opinioni non sappiamo ca
pire come alcuni baldanzosamente decidono sulle conseguenze
favorevoli .o triste di esso.-") E un bel dire quello di Franck ,
il quale dopo aver numerate le malattie de' continenti , soggiun
ge : « Sebbene questi incomodi non siano rari tra le maritale, sia
perchè troppo tardi ebbero ricorso al rimedio, ossia perchè que
sio manca di quel fuoco elettrico , che tutta l'energia gli com
parta ,ossia finalmente che il male da tutt'altra cagiove dipenda » ,
Or perchè afferinare che quelle malattie volule de'celibi derivino
non da altra causa che dal celibato , come frutto dall'albero ,
mentre per altre vie possono, cadere sul continente virtuoso ?
332

nuova secrezione dell'umore, perché quel primo ha perduto


le qualità necessarie . Nel primo caso quando cioè i vaši
linfatici assorbono la parte più tenue, questo serve anzi a
rendere più perfetto l' umore . Quelle molecule acquose ed
inerti , che sono assorbite, non possono ragguardarsi qual
fermento : non sono l'umore , ma solo la parte più tenue :
insomma non ha i caratteri del vero umore . Nell'altro ,quan .
do tutto l'umore viene assorbito, è già privo della sua ve.
race essenza , ossia di quelle doti , che il rendono atto a .
gli ufficii suoi ») » . Ed altrove « il seme viene riassorbito
dalle vescichette seminali, forse anche in parte immediata
mente dai vasi seminiferi , . pe' quali pašsa , dopo che è stato
separato , e viene portato alla circolazione , e col sangue
si conduce a tulle le parti ”)» .Lo stesso Franck ,nemico del
celibato bastantemente , arriva a dire: « La Religione, la
riflessione ed altre circostanze possono talvolta con certe
contrarie impressioni fiaccare alcun tempo l'attività della
natura , é reprimere con distrazioni il possente stimolo , sic
come un' accresciuta traspirazione diminuisce l' ordinaria
quantità delle orine . Il riassorbimento dela porzione più
volatile della sperma può prevenire un troppo sollecito in
gorgamento delle vescichette e comunica al sangue un'u •
tile attività per cui s'aumentano la salute ed il vigore .*) » .
Della maniera stessa parla Haller *) : « Duplex est iter se .

*) P.87 :—2) P.55.—? ) Tom . I , art.1 , 5.8 , p . 111. Farnel. Med .


1. VI, c . 12. L'insigne medico Giov. Fil Lor. Withof parla in questi
sensi : « Faleamur itaque oportet, universum hominem omniaque
adeo eius organa lonị quiddam a semine nancisci, quod magni
momenti siữ grandiumque facultatum . Fieri autem non potest , ut
humor iste ad singulas totius corporis partes accedat,nisi ex sper
malica prius officina in conimune sanguillis fluentum revertatur.
Quando quidem ergo viscida talis el egregie' subacta materies
semen esse deprehendatur, negari etiam non potest, ad nutritio
nem illud longe aptissimum esse » . De Castratis, Com . 3, § 19 ,
p . 52, Lausannae . Una tale teoria non era sconosciuta all’An.
gelico dolore; infatti dice : « Homines pingues, ei aniñalia ma
gna ut elephas, pauci sunt seminis, et paucae generationis, quia
convertitur in pinguedinem et substantiani» , I quaest. 119,2 , c.li .
-) Al lefiore non dispiacerà scorrer coll' occhio il segirenle
383
minis ; vel resorbetar , vel de corpore prolit. Credas equi.
dem de vescicula potissimum resorberi , uti omnes humo .
res humanis in receptaculis spissantur, dissipata fluidiori
parte . Nam per vasculum abherrans non ausim recipere .
Sufficiat ostendisse vere resorberi, et in sanguinem redire .
Vitale virus maxime ad sanitatem et robar animae et cor
poris confert ' ) . Non è poi da preterire che ne celibi ve
ri , coll' ippoltrarsi negli anni viene successivamente a me.
nomarsi il volume di quegli organi, e quasi finire, per cui
poco umor seminale raccogliesi nelle vescichette . « Quanto
ai testicoli, si Martini, la cosa è ancor più manifesta. Quel
li che a Dio consecrarono immacolato il fiore della vergi
nità , hanno testicoli picciolissimi , anzi questi vanno sempre
più scemando di volume, insino a tanto , che in alcuni di .
vengono affatto inerti %). Li diresti due corpicciuoli stra
nieri , tanto son duri e lontani da quelli, che negli altri uo .
mini appariscono ) . « Gli atleti , dice Galeno ), ed i can
tori, che per tutta la loro vita sogliono raffrenare ogni at
to e ogni' pensiero lascivo , e ' lin anche l'immaginazione ,

brano di Mahon ,chè conviene affatto col Franck , da noi sopra ci


tato : « Nell'uomo la religione, la riflessione ed alcune determi
nate circostanze possono talvolta frenare questo halırale ardore ;
e siccome una traspirazione cousiderabile diminuisce l'abbon
danza delle orine, cosi un istinto indocile può essere contenu !.
10 , dissipando per altra via la troppo copia dello spirito vitale .
L'assorbimento della parte più fluida del seme virile ritarderà
pure l'epoca di una maggiore amuenza , e trasmetterà al san
gue delle particelle di una sostanza attiva , che stabiliranno la
sanità ed accresceranno le forze . Si giungerà ancora a diminui
re una troppo abbondante secrezione del liquor prolifico coll'al
lontanamen'o di tutto ciò , che può eccitare il giuoco degli or
gani di questa secrezione, coll'applicazione dello spirito , bon
che col travaglio del corpo » . ---) Tom . 7 , lib . 27 , sez . 3, p 5 ti ,
e 546.Vedianche Zàcchia , Quaest.Med .Leg.1. III; !om . I , quaest. 1 ,
n . 10 seg . Nicolai Serm.VI , ir. 2 , v . 5 ; Antonio Santorelli, Anil
praxis, 1. XVII , c.5 ; Tiraquell. De Nobil. c.31 , n . 195 seg. Rodigi
nus ,Antiq . Lec . 1. XV , c.4 seg . A Castro , De Morborum muliebrun
nat . I. II , part. 1 , e 3 ; Dizion . Med. art. Celibato , Venezia.
2) Withos, Com 3 , p . 50.- ) P. 61.) De loc, affect. 1 VI, c.VI.
383

hanno, siccome i vecchi, de' genitali piccoli e corrugati) .


« In quelli, soggiunge Franck , che per lungo tempo osser
varono la castità, appassiscono i testicoli e degenerano poi
alla fine in due piccolissimi corpicini insignificanti, a se
gno che chi li possiede, prossi rignardare come veramente
castrato ') » . Prochaka avvisava, che il seme delle vesci
chette seminali per i vasi linfatici si porti direttamente nel
le prossime vene , senza dover recarsi insino alla vena sot .
toclaveare . Egli schizzò mercurio per lo condotto deferente ,
il liquido passò immediatamente nelle vene spermatiche .
Ecco come il séme raccoltosi ne' vasellini semioiferi si di .
sperdá senzá nocumento del celibe , anzi -con šuo vantag .
gio . Il perchè conchiudevasi dal dottissimo Zaccbia, non
essere la verginilà nocevole alla salute, mentre la quoti
diapa esperienza dimostra il contrario ; e che in alquanti
individui sia un caso di eccezione, per i quali non man .
cauo rinsedii opportuni ad allontanare il male %)
Vero è che i celibi tratto tratto sentono gli stimoli della
concupiscenza. Ma sarebbevi vittoria senza pugna , e vir
tù senza difficoltà ? 9) E questi stimoli sono forse il solo
patrimonio de' celibi , e non si fanno ancora sentire più a
dilungo ne'coniugati, e spesso più gagliardamente ?' Sentono
i celibi gli stimoli, ma essi successivamente perdono di forza ,
e quasi più non si sperimentano , come corda percossa se al
primo tocco stride, poi a poco a poco perde il suo tintinnio .
Come ancora si veggiono subito dopo l'urto magnanimamente
sostenuto sorgere , e mostrare ...

( ") Loc . cit.,p.112 . — 2) Lib.VI , t.1, quaest.5, n.25; Ranchino ,c.13 .


3) San Tommaso rispondeva cosi : « Dicendum quod sollicitudo
el occupatio, quam habent hi qui coniugio utuntur, de uxoribus ,
filiis, el necessariis vitae acquirendis , est continua : inquietatio
autem quam homo palitur ex pugna concupiscentiarum , est ad
aliquam horam , quae etiam minoratur per hoc quod eis aliquis
nou consentit : nam quanto magis aliquis delectabilibus ulilur,
Tanto magis crescit delectatio appelitus: debilitantur autem con
copiscentiae per abstinentiam , et alia exercitia corporalia , quam
conveniunt bis qui continentiae propositum habent», Sum . con .
Geni. I. 3 , c . 136 , c . 2 , ad quin .
385

pino , che se per sofhar di venti per poco piega la cima, un


momento dopo riprende la sua maestosa calma . « Giunta l'e.
poca della pubertà , cosi la discorre Martini , si fanno ga
gliardamente sentire gli stimoli della concupiscenza. Quel
primo cimento è veramente difficile: ma senza difficoltà do.
se sarebbe la virtù ? Quelli, i quali resistono a quel pri
mo combattimento, possono essere certi di riportar piena
vittoria ne' sussecutiyi. Quelli, i quali si vogliono consecra
se all'altare, ed intendono di serbare il verginal candore
in mezzo al secolo , debbono premupirsi dagli assalti della
concupiscenza , valendosi di tutti quei mezzi cui ne offre
Ja Religione. Quelli , i quali si sentono inclinati al coniu
gale coosorzio non sono riprovati , se cercano chi divida
seco loro l'uso della vita . La Chiesa ben lungi dal ripren .
derti, anzi altamente li commenda . Quante non sono le lo
di date al maritaggio nelle sacre Scritture ? Che più ? Esso
vien dello Sagramento grande . Dunque la Chiesa non ob
bliga nessuno a starsi celibe : ciascuno può lungamente e .
splorare le sue forze. Che se si supponga un tale che sia.
si di già abbandonato alla mollezza , veramente gli sarà as
sai più malagevole l' astenersi dai dilettamenti : ma anco
una virtù generosa può vincere questi più gagliardi assal.
ti . Nulla è impossibile ad un buon volere . Quante più so
no le difficoltà , tanto più l'anima si accende a superarle .
Non è qui mestieri, che io qui proponga esempi di tali ,
che dopo aver passati più anni nella lascivia nel fior della
elà ( e i dittici della Cbiesa ne hanno ben moli), giunse
ro a vincere se stessi. Tornando a quelli , che vissero sempre
continenti osservero , che le difficoltà si fanno sempre mino
ri : non solo perché la virtù siasi fatta più gagliarda, ma per
una cagion fisica . Gli organi genitali, essendo poco attivi,
si fanno a poco a poco inerti: s'impiccioliscono, s'indurano
separano pochissimo: nè solamente questo , ma esercitano u .
na molto minore influenza dipamica sulla economia ') .

) P. 96, e seg.Non si vuol con ciò negare, come osserva il


citalo autore, che forse i celibi vayno talora soggetti a.malaltje
infiammatorie; ma questo dipende da che non serbano modera
Rac.REL.VOL.XVI. 26
386
L'autore dell'infelice libercolo , che non cessa di garrire
stranamente ai difensori del celibato ,parlando dell'atto ma
ritale gli attribuisce, come lo scrittore, ond ' egli ha razzolate
quelle pagine, una virtù magica, forza , energia , rinfranca
mento ,gagliardia ed ogni bene "). Egli non avrà certamente
a male di leggere queste poche parole , ma colme di sapien
za fisiologica del Martini, meritamente estimato un armario
di ragion fisiologica : « Vuolsi avvertire che in qnelli , i
quali per alcun poco largheggiano nella dilettanza, vi sono ,
è vero , fenomeni generali di nerbo : ma questi fenomeni
non oserei riguardarli come un argomento di vera robus
stezza . Debbesi téner per vera quella robustezza , la quale
procede da un ' equabile distribuzione della forza vitale ne'
varii sistemi, ne' varii organi, ne' varii apparati. Ma qui
non è così. I testicoli pigliano yn aimento di energia : essi
influiscono nell'universale: producono, dissi, un'apparenza
di gagliardia . Quasi quasi io assomiglierei questa gagliar.
dia a quella, che apparisce in'chi e mezzo ubriaco. Fa
movimenti inordinati che ritraggono del violento : ma che ?
ad un leggier urto il vedi stramazzare. I lascivi hanno un
apparente coraggio ;ma se tu loro volyi il viso , si avviliscono
e tacciono. I gladiatori di Roma astenevansi da ogni uso de'pia
ceri , onde vincere nella lotta i competitori. Le delizie di
Capova spervarono quei forti, che capitanati da un Anni
bale avevano fatto star Roma un istanle ,muta e pensosa *) » .
Discorrendosi poi delle altre malattie , le quali -da taluni si

to tenor di vivere. Oltracció , assai celibi : son guidati da ben


allri molivi, che dalla Religione Vedi Vartini, loc . cit. p . 99.
C 9. Non mancano uomini doctissimi, a' quali
è di avviso , non
essere l'atto del coniugio confacente alla salute. Clinia Pitago
reo interrogato quando bisogoava usarne, rispose : « Quolies ic
ipso imbecillior cupis fieri » . Ippocrale dicea essere una breve
epilessia. Epicuro , come scrive Galeno, 3 art. med. 18, chia
mollo insalutevole : non altrimenti sentiva Democrito . Vedi an
cora Plinio , l . 18, c . 6. Clem . Alex. lib . II Pedag . c . 10. Ma
crobio, 1 Satur. in fine: Noi non entriamo a mallevadori di que
ste opinioni, ci hasta all' uopo far conoscere la diversità delle
opinioni sui questo punto . — 2, P. 61 .
387

ascrivono alla continenza; secondo il parere di medici non


comuni, de ' quali alcuni avanti citavamo , o non sono con
seguenze del celibato , non mancando alle volte negli stes
si celibatarii de vizii organịci e morali, ovvero esse sono
arrendevoli all' arte del guarire . « Può la continenza ,diee
Roslan ( si noti bene questo può ), apportare in qualche
caso la mania, la malinconia , ed il maggior numero delle
malattie nervose, ma in tal caso la cura non riesce tanto
difficile, nè cosi disperata “ ) » .
Chinderò quest articolo con dare salutari ainmonizioni
ai celibi, a poter riportare la palma nel campo della lus
shria , contro que ' colpi , ch' , essa vibra ad abbattere la loro
magnanima costanza . Quest' ammonizioni , affatto uniformi'a
quelle che a ribocco presenta la nostra augusta Religione, le
attinsi da'.più rinomati scrittori in materia medica e fisiolo
gica , per non trapassare i limiti segnati. Lasciando adunque
da parte qne'mezzi che ci propone la Religione, attenendomi
solo a quelli, che ci suggerisce la medicina , dirò che i pre
cipui sono due: vale a dire l'esercizio della mente, e la fuga
di intto quello che può essere fomite alla mollezza . Noi sap
piamo che ci è antitesi tra i varii organi : n'esiste una notabi.
le fra gli organi della generazione ed il cervello . Rendiamo
altiro il cervello col pensare a cose degne dell'uomo. L'animo
nella sua meditazione fa che lo strumento , il quale è il co.
mune sensorio ,sia attivissimo : quegli organi ne rimarranno
molto meno attivi . Newlon mori vergine, e per valermi delle
vivaci espressioni di Zimmermann , egli all'età di ottanta
cinque anni portò alla tomba ciò che la nostra misera gio .
venti gelta miseramente ai quattordici. Ma Newton era sem
pre col pensiero in Cielo *) . Dipoi cbi non vuole l'effetto

' ' ) Diz. Med. t . 7 , p . 194 .


*) Otia si tollas , periere cupidinis arcus .
Contemplaeque iacent,et sine luce faces; Lucrel . 1. 4 .
fí lodalor di Madonna Laura dice , l’incontinenza aver a padre
l'ozio, a genitrice lussuria:
Ej nacque ďozio e di lascivia umana:
Nudrito di pensier dolci e soavi ,
Fallo signore e dio da gente vava ; Trion . d'Am .
388
fugga la cagione. Dunque si evitino quelle cause , le quali
hanno il miserabile incarico di menare le persone alla mol
lezza : « Temperanza nel vitto , continua il Martini , special
mente nel bere. L'intemperanza, dicono i fisiologi, è una
cagione .poderosissima a promuovere l' orgasmo degli or
gani genitali , ed accelerare la pubertà . Specialmente lo
sbevazzare è fomite alla libidine . Ad continentiam effica
cius operatur, dice l' Angelico Dottore, maceralio carnis
per abstinentiam cibi et potus, quam per subtractionem
vestium , vel per laborem corporalem ( 2,2 ,q.188,6 , ad 3) ;
esercizio della persona : veglie, non già quelle cui , condu
cono i voluttuosi, ma quelle che aprono ad una bella ri
nomanza : specialmente fuggasi la lettura di libri amorosi
ed osceni, la vista di laide pitture "), e la familiarità con
persone di sesso differente. Queste cose però nulla rilevano
se il celibe non si raccomanda a Dio , il quale non dine
ga il dono della continenza a chi ce l' addimanda ) .
GIUSEPPE POLISIERI

Lo Slabeo ritrasse si furibondo amore in tal modo : Tão ; fra


xis ononasovoys , malattia di cuore scioperato.— ") La lettura
de' libri.cosi impeciati , e le imagini pennelleggiate da lussuria ,
sono enormi incentivi alla incontinenza . Rousseau dicea ne'mo
menti di calma : « Se giammai oggetto lascivo non ci colpisse
gli occhi, giammai questo preteso bisogno non si ſarebbe in
noi sentire , e saremmo casti senza temazioni e senza sforzi » ,
Emil. t . 3, p . 207.
389

VARIETA '

Della sella incivile e irreligiosa che agila l' Italia

lacontanente intesi e certo' fui,


Che quest' era la setta de' cattivi,
A Dio spiacente ed a' nemici sui,
Daşts, laf, II.

Il Giornale Romano del 26 agosto portava in fronte que


si avviso : È noto che fra i molti mezzi che si adoprano per
mantenere viva l'agitazione in alcuni paesi d' Italia, uno
ve ne ha fra gli altri suggerito dal più nero livore contro
it centro delle verità cattoliche, cioè di effettuare un acát
tolico proselitismo. La pietra fermissima sulla quale è fon
data la Religione non può temere di questi assalti, ma è
necessario che ne siano avvertite le sentinelle d ' Israello ) .
La Toscana e la Romagna, e qualche poco Genova, era
no designale come i primi campi a questa irreligiosa pro .
paganda, la quale non è d' oggi, ma si veniva occultando
col movimento italiano , deturpando con un infernal vele
no le civili riforme, che allietarono la patria. Sin da prin.
cipio si parve lo scopo delle voci altissime e ferocissime
che iscoppiarono prima contro gli Ordini regolari, e poi
contra il Clero secolare, e contra i Vescovi, e contra i Car
dinali, e finalmente contra il Papa e contra tutti i principi
italiani, non salvo dalle ire furenti lo stesso Carlo Alberto.
Erano questi gli anelli di una sola catena, erano logiche con
seguenze che partivano tutte da una sola fonte , erano sforzi
prematuri, a dir vero , ma sforzi gagliardissimi di una fazione
congiurata a schiacciare in Italia i principi,il popolo, la ci.
viltà e la religione. E ora cade la benda , e si conoscono, e
si detestano i disegni iniqui de' cospiratori,perchè essi si son
tolta la maschera, accecandoli Iddio , e noi siam falti savi
dall'esperienza e dal dolore.Si, gli ha accecati Iddio ,perché
Dio vuol bene all'Italia , e le vuole il suo bene per la vír
tù del suo Vicario , per la virtù di Pio.
Ciechi dell ' intelletto , essi gridavan popolo ; e non sap
390

no che il popolo è la nazione ; e ostinavansi a credere o far


intendere di essere il popolo essi ed i loro compri satelli
ti , cioè un pugno di plebe sciolta , rotta e schiamazzante .
Tutte le altre classi , che sono pure il popolo , e senza le
quali non può esistere il popolo, erau da loro scomunica
le , straziate, e relegale fuori dall'umano consorzio, privi
legiandone solo qualche testa leggiera, presa all' esca diil.
r ambizione. E di questo lor . popolo riempivano le piazze ,
riempivano le giornalistiche officine, riempivano le tribune
de' parlamenti, recandovi da per tutto l' imbeccata , e gri
dando la parola d'ordine, che si battezzava per la pubbli
ea opinione. Ciechi dell' intelletto, gridavano patria , pa
tria , e non sapevano e non volevano intendere che la pa
tria non sono essi, ma è ancor la nazione. E la nazione
non ha voluto , nè vuol seguirli, nè camminar con loro al
precipizio . Ciechi e perfidi, gridavano libertà , libertà , ma
la libertà è patrimonio comune, sacro e inviolabile di liike
ta la nazione, ed essi la capivano, la straziavano, la con
fiscavano per sè soli. Essi nel nome della libertà sovvertiva
no i governi italiani, e imponevano alla Religione ed al
popolo non l' assolutismo solo , ma il dispotisino. Gridava.
no finalmente indipendenza , indipendenza : cioè indipen-
denza dalle leggi che tutelano le libertà dei popoli, e li
salvano dalle violenze , dalla frenesia dei trişti.
Per tali deformità abusando e corrompendo parole civi
lissime, hanno sedotto in parte la moltitudine . Livorno, si
pasce d'insurrezioni, e non sarà l'ultima questa che ap
pena finisce. In Bologna si rivolsero contra i cittadini quel
le armi, che testé si rivolgevano contra lo straniero : là una
plebe armata , colle violenze, colle usurpazioni e cogli assas
sinii dei facoltosi, diede non solo immagine, ma realtà di
anarchia e di comunismo. In Roma, diceva il Costituzio .
nale Romano del 26 agosto , è ben certa la perfetta or
ganizzazione d'un partito di agitatori, che ha sempre alle .
slito un qualche centinaio d'individui per gridare : Viva
Caio , abbasso Sempronio , morte ai Cardinali, e cose si
wili. Che se il Papa si tenne in piedi nella giurata oppo
sizione del più lungo dei Ministeri, e se, quello caduto, par
391
ve riacquistare un'apparenza di pace, certo ne va debitore
all'indifferenza di una parte del popolo romano che non ces
sa di amare e di adorare il suo Pio , non valendo a smuo .
verde la fedeltà gli sforzi iminensi dei radicali. Ma viha
di più . Mentre tutto l'orbe gravita ora più spiccatamente
verso il Pontificato Romano, verso questo trono e questa
colonna di luce , ai cui piedi s' inCransero i fluui di tanti
secoli, e crollarono e crolleranno i troni del mondo; men
tre con questo gran Padre si riconcilia la Spagna , si faa
no men severe la Russia e l'Inghilterra, e prende quasi
uno slancio callolico la protestante America, che fa l' Ila
lia ? Barbari che pur Dacquero in Italia , non hanno vergo
gna di pronunciare la parola che non oserebbe pronuncia
re il * Tedesco in questo secolo, e che appena pronubciava
il Tedesco del medio evo : esautorare il pontefice ! e ci
è forza udir questa voce da ogni labbro, e leggerla su ogni
giornale, e su quelli che pretendono di tutelare il risorgi
mento italiano ? Barbara Italia , vorrai dunque progredire
tanto in civiltà da emuláre ` i mostri germanici del medio
evo ? E mentre i più eruditi e alli intelletti delle riforme
restaurano e glorificano la storia del Papato, e lo procla
mano per l'arca conservatrice della civiltà nel tempo del
la dissoluzione , tu ardisci , contro le deposizioni della sto..
ria, affermarlo fatale all' Italia ed ał mondo ? Povera igno
rante e impudente ragazza ! E che cosa pretendono di so
stituire alla grande opera del Papato , cosa tutto divina e
cardine di tutte le grandezze e speranze italiane ? Una lappo
la del Settentrione, un fiore di merce tedesca, il protestan
tismo muffalo e fracido come ora si trova . Vedete origi.
nalità e sapienza delle teste italiane ! Per fargli un passa
porto ban cominciato ad invocare la libertà dei culti ; lo
davano Pio IX e gli aflibbiavano P indifferenza religiosa ;
ed ora che l'han conosciuto pelto forte ed apostolico, e
per ciò lo detestano, vanno spacciando Lui ed i Cardinali
per un impaccio alla libertà italiana , e spargonó contro
di Lui la tedesca semenza dello scisma e dell' eresia . Già
fin da due mesi un giornale di Torino non gli gettava in
faccia la brutale disfida di eleggere tra un nuovo scisma
392

del Settentrione e quel dell' Italia ? E d'allora in poi vi


fu giornale torinese od italiano che non vomitasse una bi.
le da prolestante contro del Papa ? Ed ora non s' induco
no i soldati ed il popolo a romperne i busti e a dirne ogni
villania ? E fatta cosi la strada, non si spargono in Italia
nuove Bibbie e puovi Catechismi, predicando svelatamente
la rivolta alla Chiesa cattolica ? E che fa Pio IX ? In Jui ge .
me il cuor del padre, ma non vacilla la fede del pontefi
ce. Egli presane l'occasione dal decreto sul venerabile pa
dre Claver, avverte il clero che la messe è molta, e po .
chi gli operai come il venerando Claver; e avverte la greg
gia della rea peste che si vorrebbe introdotta nell'Italia .
Come pontefice universale e come principe italiano. ammo .
nisce che argomentano alla peggio coloro, che aspirano al.
la nazionalità italiana, e. ne schiançano l' unico fondamen
to , ch'è per noi la fede cattolica . E adduce l'esempio del
Ja Germania che , animata dallo stesso ardore di paziona
lità , ne trova il primo ostacolo nella diversità dei culti, e
per ciò travagliasi nell'inventar progetti di unione religio
sa . Or qual delirio che in Italia, con immenso scandalo re .
ligioso e con pari danno politico , prelendano alcuni d'in
trodurre il pessimo seme della separazione dall'unità del
la fede per ottenere l'unità della nazione ? E conchiude:
Ecco dove strascina l'acciecamento delle passioni? Ma pre
ghiamo, e fidiamo in chi può mantenerci la trionfale pa.
rela : le porte dell' inferno non prevarranno .
pensa e così ragiona l'anima eęcelsa di Pio . E buon
per che non arrivino a conturbare la serenità della sua
mente i vapori della tempesta che travolve le anime terre.
ne ; buon per noi che la larghezza della sua carità più
si estenda, che la malvagità delle nostre offese; buon per
noi che presso la misericordia divina “ sia più valevole la
sua preghiera, che presso la giustizia l'orrendità delle no .
stre bestemmie . Italiani! Sapete voi che il segregarsi dal .
l'unità religiosa di Roma è crime e hesteminia di lesa na
zionalità, e che il solo pensarlo è un tradimento ? Peroc
chè Roma é il Papato sono per volere Divino il centro del
l'umanità ; epperò l'allentarvi è tutta scomporre l'unità ci
393
vile che ne dipende, è disperdere quanto a sè l' umana fa .
miglia , é levar dal capo all'Italia la sua corona , è spegne .
re le più care speranze delle altre nazioni, delle quali do
vremo noi rendere strelto conlo , da che Iddio ci ha data
la potenza di riscattarle . Se volete traditori in Italia, cer
cateli in questa schiera . Stolti e furibondi, che pretenden
do di conservar l'Italia civile senza il Re Sacerdote si ar.
gomentano di conservar gli effetti senza la cagione che gli
ha prodotti; ed in vece di una civiltà italiana regia e pon
tificale, ci darebbero una civiltà plebea, millantatrice , su :
perba, oltraggiosa, fanatica, bugiarda , empia , malefica , vo
luttuosa e sensuale. Per essi, non potendo' reggersi la gran
mole del Cristianesimo senza il fulcro che si appunta in
Roma , quello cadrebbe a brano a brano ; e niuna religio
ne polendo surrogarsi alla divina , trionferebbe l' ateismo
e la barbarie popolare ; e l' opera del tradimento verso la
patria sarebbe compiuta .
Popoli -Italiani! Levatevi contro l'empia setta che diso
nora le nostre civili istituzioni, che di pietra in pietra svel.
Jerà dall'imo al sommo l' edificio cattolico , del quale la
nostra Italia è il fondamento e il vertice, e sovvertendo ogni
ordine civile vi strapperà dal petto a voi ed ai vostri figliuo
li il dono di Dio è la speranza della vita immortale. Di
fensori probi e intelligenti della libertà italiana, avvisate ai
corruttori dell' opera vostra ed ai macchinatori di un'em
pia tirannide. E voi , ministri del Signore, avvertite che po .
co manca al rinnovarsi i giorni del Getsemani e del Cal
vario . Stringeté Je file , ed ora più che mai circondate co
me inyitta falange il Vicario di Gesù Cristo . Già son pre
ceduti gli osanna al Pio , al Santo ; già sono frementi gli
scribi e i farisei; già è dato il bacio del tradimento ; già
son pronte le accuse : ingannatore del popolo ,seducil tur.
bas !. Già è venuta l' ora , e il discepolo che mi tradisce
già si avvicina : Vigilate et orate , ut non intretis in len .
tationem ! PATER DIMITTEILLIS !
( Dall' Armonia della Religione con la Civiltà )
1

394
NOTIZIE .

ITALIA- Napoli - Prima che nelle. Gallie e nella Gran


Bretagna s'introducesse il culto dell'immacolata Conceziq.
ne di Maria , i Napolitani, secondo avvisa G. S. Asseman " ),
già lo praticavano innanzi il secolo nono . Che che sia pe
rò di questa sentenza, egli è fuor di dubbio, esser la cita
tà nostra stata sempre divotissima di Colei che fu senza
macchia concepita . Quindi la gioia ha innondato i cuori
di tutti i Napolitani all'annunzio , che l' Eminentissimo Ar
civescovo , bą ottenuto dalla Santa Sede facoltà di far reci .
tare dall' uno e dall'altro Clero della sua Diocesi l'Uffizio
e la Messa proprii nella solennità e nell'ottava della Con .
cezione della Vergine, ed anche ñe' sabbati dell' anno non
impediti . E ricorrendo la novena in apparecchio di- quel.
la festa , ha il medesimo ' Arcivescovo ipculcato con let.
tera pastorale al suo gregge di celebrarla divotamente in
tutte le chiese, esponendosi per questo fine l'augustissimo
Sagramento . Vi ha aggiunto ancora speciali preghiere per
il Sommo Pontefice, il Vicario di Gesù Cristo in terra , fatto
segno, come altra volta l'amabilissimo Redentor nostro , al
l'ire ed agli oltraggi de manigoldi. Ma viva Iddio ! Pio IX
è in salvo, e le preghiere che da ogni angolo del mondo
cattolico s'innalzano all' Altissimo, lo restituiranno glorio
so sul suo Trono Pontificale .
Due nuovi riclami al Governo fatti dal vigilantissimo
nostro Pastore non son rimasti infruttuosi. L'uno riguar
dava l'abuso introdottosi ne' teatri di mischiare alle pro
fane rappresentazioni cose appartenenti a' riti ed alle pra
tiche della Chiesa ; e l' altro era sul costume, già 'sanzio .
nato da un antecedente Ministero, di dar , pubblicamente a
leggere nella Reale . Biblioteca Borbonica ed a chiunque
ogni sorta di libri . Quanto al primo ,' sappiamo essersi già
veduti nelle susseguenti rappresentazioni teatrali notevo
li mutamenti , e quanto a ' libri , una lettera ministeriale

1) Kalendarium Ecclesiae Universae, Romae 1755 , tom . V ,


p . 458 seq .
393
scritta alla Giunta della Real Biblioteca ordinava si man .
tenessero in vigore le antiche regole , uniformandosi alle
leggi della Chiesa.
Piemonte - Appresso i religiosi vengono , secondo il di
seguo degli odierni persecutori della Chiesa, i sacerdoti.
In falti, un preſe della diocesi di Aosta fu ultimamente ar
restalo e condotto alle carceri della città , accusato di es.
sere nemico del Re e delle nuove istituzioni.Eppure allorchè
al principio della guerra il governo torinese cercava caval
li per l' armata, questo ecclesiastico diede il suo ; di più
indosse una confraternita della sua parrocchia a dare in
prestito allo Stato 500 franchi ; e in fine, il giorno dopo
la sua carcerazione , la Gazzetta piemontese ( num . 242 )
riportava tra gli altri che contribuivano volontariamente al
prestito nazionale, il nome di Marchese Antonio , Parroco a
Courmayeur ,che è lui proprio , per lire 450. Nè manco la
si vuol finire.co’ Vescovi . I giornali avevano già riferito i
mali trattamenti fatti subire da quel governo a Mons . d’An
gennes , arcivescovo di Vercelli ; ed ora l'Armonia raccon
Lava ciò che segue, del Vescovo d'Asti , Mons . Artico, il quale
or son due anni era pelle delizie de progressisti: « Il Vesco
vo d'Asti , sia per aderire al suggerimento di persone pru
denti e benemerite, sia per dar sesto ad alcuni affari ri.
chiedenti la sua persona , il 27 di settembre alle ore 9 della
mattina , arrivava da Camerano al suo palazzo vescovile.
Una pioggia dirotta l' impediva di ritornare in quel gior---
no alla villeggiatura . Erano le nove della sera , quando fra
le tenebre e la pioggia un pugno di giovinotti, in nume
ro tutto al più di venti , uscendo da un bottega di caffè ,
vennero in un angolo della piazza del vescovado . Uno o due
di essi alzarono la voće vomitando alcune ingiurie contra
monsignore ; e siccome si trovavano a caso nel piazzale
alcune carra di ghiaia, vi fu chi se ne servi per gettare
qualche sassata nelle finestre inferiori dell' episcopio . Il dis
ordine durò mezz'ora . Sono da notarsi queste circostan
ze. I carabinieri non si mossero ; i soldati della riserva
d' Acqui, ch' erano nel prossimo seminario in numero di
duemila , fremevano, ma fu loro vietata l'uscita ; nulla dis
390
se , pulla operò l'Intendente, poco distante dal vescovado .
La turba nemica, dopo avere tolta l'arma vescovile ( che
fu ricollocata nella sera stessa ) ,se ne andò. Fra quella non
era un 'padre di famiglia : alcuni giovani scapestrati e nul .
latenenti , e niente più. Monsignore parti l'indomani di buon
mattino per Camerano . Là città ha veduto di mal occhio
e con fremito d'indignazione questo scandalo . Non si udi
più nè bisbiglio , nè tumulto, anzi régna un perfetto silen
zio . Asti sia innocente , Asti condanna il fatto col suo si
lenzio ; ma sono questi i frutti dell' era novella ? »
-La Piccola Casa della Provvidenza , quel prodigio del
la carità del canonico Cottolengo cui già sanno i nostri let
tori , è stata fin dalla morte di quel venerando sacerdote
governata dal cavaliere e canonico Anglesio . Or questi ,
'erede della carità del suo predecessore, ha formato in quel
la Casa una comunità religiosa di sordemute, le quali men
tre intendono collo spirito alla preghiera , spendono l'ope
ra delle loro mani per la cura della suppellettile della chie .
sa e della casa . Già si trovavano queste sordemule raccol.
te nella casa della Provvidenza; ma l'idea di formarne una
comunità religiosa venne in mente all' Anglesio nel gior.
no 27 del passato agosto, leggendosi alla Messa di quel.
la domenica l'evangelo del sordomuto ; e mentre che cele
brandosi in quel di la festa del santissimo Cuor di Maria ,
divnlgavasi nel Piemonte la legge che sbaodiva dal regno
le Dame del Sacro Cuore e i Gesuiti ! Nel giorno della
Natività di Maria , il buon sacerdote ebbe la gioia di apri
re e fondare il primo monastero di sordemule con dodici
di queste douzelle, lasciandone altre dodici in aspettazio
ne. ( Dal Giornale Romano , de 14 Ottobre . )
- Il Conciliatore di Firenze del 2 novembre assicura
va che la Santa Sede avea indirizzato una nota al gabi
nelto di Torino, con la quale si protestava contro la con
fisca de' beni degli Ordini religiosi dal ministero piemon
tese operata .
Ecco un brano di una delle solite dicerie dell'avvo
cato Brofferio al Parlamento nazionale di Torino , che ser .
ve a mostrar come pensano questi che si chiamano libe
397

rali: « Voi decretate un'imposta sullo Stato , e perchè vi


obbediscano gli ecclesiastici siete obbligali ( chi lo crede
rebbe ? ) ad aspettarne da Roma la permissione !!! Voi
avete bisogno di stcaordinari soccorsi per provvedere alla
guerra, non sapete trovar danaro senza aggraýarvi sopra
i contribuenti che sono gravati già tanto . Se quell'istinto
rivoluzionario che vostro malgrado , o ministri della coro .
na , si faceva sentire negli animi vostri allorchè portavate
la scure nella mala pianta del gesuitismo non vi avesse
fallito nel cammino, voi avreste di leggieri osservato come
pon solo i Gesuiti , ma tutti gli altri ordini conventuali a.
vessero finita l' età loro , e come la cocolla da frate fosse
uno strano anacronismo fra le mille voci d' indipendenza
e di libertà che scuotono la terra ( applausi ) ) . ( !!! )
FRANCIA Alfonso Maria Ratisbonne, la cui conversio
ne miracolosa avvenuta nel 1842 fu da noi a suo tempo
riferita , è stato ordinato sacerdote da Monsignore il Vesco
vo del Mans -nell'ultima Ordinazione di sellembre .
Si è forinata in Francia una Società di musica re
ligiosa, la cui sede principale è a Nancy , città che aiuta
gli studi gravi e serii . Scopo di essa è pubblicare a bas.
so prezzo i migliori pezzi di musica ecclesiastica per l'or.
gano e il canto . Per questo fine viene dando a luce un gior
nale bimestrale intitolato : il Coro , per soli 5 franchi e
60 centesimi l' anno . Nei due. quaderni finora stampati vi si
trova una bella scelta di musica vocale , e in fine di ognu .
no évvi una lezione d'arte religiosa ,compilata specialmen .
te dal signor Regnier ,già conosciuto per simili lavori pub
blicati nel Correspondani. (Dall'Univers, de' 21 Ottobre . )
- Uno de' rappresentanti del popolo , Cénac, faceva po
co fa alla commissione de' culii questa proposta : « Gli Ar
civescovi ed i Vescovi saranno in appresso nominati dat
capo del potere esecutivo tra cinque candidati scelti dal
l'assemblea del clero , e de' sindaci od aggiunti cattolici
della diocesi. Niuno potrà esser nominalo arcivescovo o
vescovo ' se non abbia esercitato per dieci aoni il suo mi.
nistero , e non sia dottore in teologia o in diritto canoni
co . Sarà cura del potere esecativo aprir negoziazioni con
398

la Santa Sede e mettersi con essa d'accordo, 1. ° per sta .


bilire le condizioni necessarie ond' esser taluno promosso
a ' diversi uffizi ecclesiastici ; 2.0 per tornare in vigore l'ina
movibilità di tutti i pastori che han cura di anime; e 3.ºper
formar de tribunali ecclesiastici e per introdurre nella colla
zione di ogni offizio di Chiesa l'elezione, sia nominando di
rettamente la persona, sia proponendo candidati all'autorità
che ha il carico di nominare a questi uffizi 1 .
- Montalembert disse innanzi all'Assemblea nazionale
di Francia , ragionando del sistema d'istruzione pubblica
colà seguito : « Le slatistiche officiali. ,, . vi mostrano co
me siansi aumentati in un' orribile proporzione i crimini e
i delitti di ogni sorta » . E veramente basta leggere il Moni
teur de' 12 settembre ultimo per rimanerne convinto . Da
due specchietti in quelle pagine pubblicati, pigliando a pa
ragonare il quinquennio del 1826-30 col triennio del 1844
46 , si ricava che in questo si ebbero per ogni anno 43,000
delinquenti di più che in quello, per termine medio; ma se
lasciando questo termine medio per i tre anpi suddetti, fos
sesi pigliato a considerare solo l'anno 1846 , l'aumento to :
tale de' diversi generi di delinquenti sarebbe stato di 52,042.
-Giustissime ne parvero le seguenti parole del sullodato
Oratore sul modo , con chę i moderni utopisti vogliono spie
gare la Bibbia in sostegno delle loro dottrine rivoluziona.
rie : « Voi non trovate un sol banchetto dato dalla repub
blica che si chiama sociale , nel quale non si citi r Evan
gelo; non trovate un sol demagogo chie in mezzo alle sue
incendiarie arringbe non metta " il Cristo ; né udite una so
la ingiuria contro i riccbi', un solo oltraggio recato alla
società , senza che vi si mischi quel santissimo Nome . Per
verità , queste dottrine che in fine riescono all' impero del
la matèria ed al soddisfacimento de' sensi , come all'ultimo
fine della vita umana , tulle appellano all'Evangelo , e pre
tendono di essere sostenute dalla vera interpretazione del.
l'insegnamento di Cristo . Con esosé alterazioni di testi , con
citazioni mutilate, con strane parafrasi, le opere de' Padri
della Chiesa diventano tanti riclami contro la società , e
l'Evangelo il codice del socialismo . Per lo contrario , se .
399
condo questi strani teologastri , alla Chiesa soltanto non è
dato comprendere quel Libro divino . Era 'serbato a ' prete .
si dotlori del decimonono secolo conoscerne e manifestar
ne il vero significato , cni ignorarono i Concilii, falsarono
i Santi e tacquero i Papi. Non bisogna però dimenticare,
che questi nuovi interpreti della rivelazione cristiana, hanno
già come concessa la negazione della divinità del Cristo, ne
gano l'esistenza dell'Inferno, vogliono trasformare questo
mondo in Paradiso, e.giungono cosi naturalmente a toglier
di mezzo l' eternità . Di questo in fuori , è cosa tutta loro
il Cristo e la sua dottrina. Donde risulta, che per essi e i
loro adetti , il bene e il male mutano nome e natura ; e mer .
cè questa indegna parodia , tutto e per essi cristiano eccet
tuato il solo Cristianesimo ) .
SVIZZERA – A’giorni nostri ogni tratto di fermezza evan .
gelica del Clero cattolico vuol essere gelosamente potato ;
perchè da un momento all'altro non solo i cherici, ma fin
V ultimo de' fedeli può trovarsi impegnato a difendere la
libera professione della sua Fede ; tanta è la vigliaccheria e
medesimamente la violenza degli oppressori oggigiorno ! Per
questo fine raccontiamo qui ciò che ultimamente opera
va il Clero e l' Episcopato in Isvizzera per difendere i
diritti della Chiesa . L'Istruzione per la conferenza tra
cinque Cantoni, di cui parlammo nel quaderno preceden
te, afflisse grandemente l' animo del Sommo Pontefice, e
la gravezza de' fatti lo spinse a indirizzare, per mezzo del
suo Segretario di Stato Cardinal Soglia , una lettera a ' bor
gomastri e consiglieri di Stato di Berna, Direttorio Fede
rale. Pio IX si lamentava in essa dell'oltraggio recato da
quella Istruzione alla libertà di coscienza degli Svizzeri,
nel tempo appunto in che la Santa Sede dimostra verso
quel governo tanta longanimità. « Acciocchè i fedeli, sta
ivi detto, godano del libero esercizio del culto cattolico ,
è necessario che possano ricevere i Sacramenti ed ascol
tar la Parola di Dio da Preti e da Pastori legittimamente
stabiliti, secondo le leggi canoniche ; le quali ingiungono
a' fedeli piuttosto di astenersi dalle pratiche del culto , che
di comunicare con Pastori i quali non avessero l'istituzio
400
ne canonica . - Affinché i Pastori godano ancor essi del
libero esercizio del culto , è necessario che possano ammae
strare i fedeli nella legge di Dio , senza dipendere per ciò
dalle leggi civili, o dall'approvazione di chi governa : è
necessario , che seguendo il dėltame della loro propria co
scienza e le leggi della Chiesa , possano liberamente con
cedere o togliere l'istituzione a' Pastori d'ordine inferiore :
è pecessario, che possano con assoluta indipendenza, am
mettere nel santuario que' che essi stimano.degni, ed esclu
derne gl' indegni: è necessario , ch ' essendo legittimamente
istituiti , possano liberamente esercitare la loro autorità ,poi
chè , secondo le leggi della Chiesa , essi non possono rinun
ziarvi : in fine , è necessario che possano ubbidire agli or .
dini emanati dalla Santa Sede, aver liberissima comunica
zione con quella ,ed eseguire i suoi atti di giurisdizione nelle
materie ecclesiastiche , essendo cosa propria della cattolica
Chiesa l'aver un Capo supremo da cui tutte le sue mem
bra dipendano » . E parlandosi del non tollerarsi abiti di .
stintivi per gli ecclesiastici, secondo quella Istruzione ,
continua la lettera : « La Chiesa , al contrario , anche ne'
primi tempi , e quando non ancora era determiņato l'abi.
to ecelesiastico , ha voluto sempre che la modestia cheri.
cale si distinguesse in uno od in altro modo dagli usi mon
dani . E non solo “ la Chiesa, ma tulli i popoli hanno mai
sempre creduto necessario , che il Prete recasse seco ne' suoi
abiti una memoria continua de' doveri del suo stalo , affin
chè trattando cogli uomini,fosse di continuo richiamato a
rispeltar sè stesso , ed a serbare in mezzo agli altri la di
gnità del proprio caraltere ». Di queste e di altre simili
ragioni usa quella lettera , a fin di ' persuadere il Direttorio
Federale dell'ingiustizia delle cose fermate nella suddetta
Istruzione, e conchiude dicendo, augurarsi Sua Santità che
« questo basti per risparmiarle la necessità di venire ad altri
atti , a'quali la coscienza l'obbligherebbe innanzi al mondo
cattolico , là dove l' esposte ragioni non fossero apprezzate » .
Così scriveasi da Roma a ' 30 di Settembre, mentre che in
Isvizzera già il Clero avea secondo il tenor di questa lettera
operato . Perciocchè l'audacia dimostrata nella Conferenza
401

tra'cinque cantoni commosse a santo sdegno il Clero del Can


tone di Ginevra , che assembratosi compilò una Memoria per
mons. Marilley vescovo di Losanna e Ginevra , in cui dichiara.
va i suoi sentimenti di inviolabile attaccamento al proprio Pa.
store ed al Romano Pontefice. Dicevasi in quella , che non
solo il Clero , ma eziandio tutti i cattolici erano stati presi da
indegnazione e dolore per quel documento sovversivo del
divino ordinamento della Chiesa, della sua indipendenza ,
delle sue leggi canoniche e de' suoi diritti. « Che si , o Mon
signore, soggiungevano que preti, noi siam tutti apparec
chiati, se è necessario , a subir piuttosto la morte che sot
tomettere noi medesimi e i fedeli cattolici alle pretese ut .
surpatrici e scismatiche in quel documento contenute . Nel .
le mani 'vostre noi , rinnoviamo, con tutta la pienezza del
la nostra fede e dell'attaccamento nostro alla Chiesa , la
promessa di non accettar qualsisia modificazione ið máte
ria di disciplina , che non sia approvata da Vostra Gran
dezza e dal Sovrano Pontefice . Se Vostra Grandezza è
oppressa sotto il peso delle prove , se noi risentiamo cia .
scuno de' vostri patimenti , noi troviamo ciò nullameno una
consolazione ben grande a contemplare la serenità dell'a
nimo e la fermezza stabile che Gesù Cristo dà al suo ser
vo ; e nel volgere a vicenda i nostri sguardi sul Padre co .
mune de' Fedeli e sul nostro amatissimo vescovo , noi ri .
petiamo le adorabili e feconde parole del Salvatore degli
uomini: Beali qui persecutionem patiuntur propter iusti
tiam..Beati estis cum maledixerint vobis, et perseculi vos
fuerint, et dixerint omne malum adversum vos mentientes ,
propter me : gaudete el exsultate, quoniam merces vestra
copiosa est in coelis » . A questa memoria fu unita una prote
sta dello stesso clero , contro il disegno di legge presenta
to al Gran Consiglio di Friburgo agli 11 di Agosto , per ciò
che riguardava l'insegnamento della teologia ; e si facevano
potare i diritti che , almeno come cittadini di Ginevra , han.
no i preti al libero insegnamento di questa sacra disciplina ').

!) Eccola : « I membri del clero callolico, cittadini del Cantone


di Ginevra, hanno esaminato il disegno di legge presentato al Gran
Consiglio del Cantone di Friburgo il di 11 agosto scorso. Essi non
Rac . Rel . Vol.XVI. 27
402
L'uno e l'altro scritto furon recali al Vescovo, e Monsi
gnore spedì al Governo la protesta , rispondendo alla Me .
moria con una lettera affettuosissima al suo clero . E poi.
chè in questa mostrò piacere, che i fedeli conoscessero il
bel tralto di filiale rispetto de' suoi preti, in tutte le par
rocchie del cantone di Ginevra si lessero que' documenti,
la domenica quarta di settembre. Però di un' altra lettera
circolare del medesimo Prelato , il governo di Friburgo vole
ya che non si facesse lettura dal pergamo nelle chiese . Que
sta pastorale è una esposizione deļla dottrina cattolica in .

hanno nè la missione, nè la pretensione d'esprimere i loro pen :


sieri su quel disegno, in ciò che riguarda gļi interessi genera
Hi della religione nella diócesi e l'educazione pubblica nel Can
tone di Friburgo; .ma è del loro diritto e del loro dovere, nel
la qualità di cittadini ginevrini, di protestare soleunemente in
ciò che concerne l'insegnamento teologico organizzato da quel
disegno, ritenuto che quesl' insegnamento è simulianeo per lui .
ti i dipendenti dalla diocesi: 1.° Le parrocchie cedule dalla Fran
cia e dalla Sardegna ał Cantone di Ginevra in forza dei Tratta .
ti di Vienna, di Parigi e di Torino, non possono perdere, pel fat
lo d'una legge qualunque,i diritti che questi Trattati loro hanno
garantili . Ora, fra questi dirilli, quello della libertà d'insegna
mento in materia teologica, inerente d'altronde all'autorilà yesco
vile, non può costituire l'oggetto d'una quistione ,se si riguarda
storicamente e nel senso callolico . 2.° Inoltre Canione di Ginevra
fu staccato dalla diocesi di Ciamberi,per essere riunito alla dio
cesi di Losanna dal Breve di Papa Pio VII del 20 settembre 1819 .
Questa mutazione si esegui sulle preghiere del governo di Gi
nevra e di tutta la Confederazione Svizzera, e sull' assicura
zione daia al Sovrano Pontefice che la Religione cattolica sau
rebbe conservata nel modo istesso ch ' ella lo era solto i prim
cipi della casa di Savoia . . E sla scritto ne' registri dello
Stato di Ginevra ( 1 ottobre 1819 ) che questo Brere prontin
ciando il detto smembramento, ricevuto con riconoscenza da
Ginevra , richiama espressamente il protocollo di Vienna edil
Trattato di Torino.a cui si riferisce, come il fondamento de'
dirini del governo di Ginevra e la regola de' suoi doveri per
da conservazione e la protezione della Rcligione. : . 3.° Inti
ne, ed indipendentemente da' diritti uniti alla Costituzione divi
va della Chiesa cattolica, apostolica e romana, i callolici del
Canlone di Ginevra fruiscono di quelli che loro accorda la Co.
s :iuzione della Repubblica e Canione di Ginevra ,del 24 maggio
1847. la quale proclama la libertà dei culti. Questa Costituzio .
ne nou pone limiti a tale libertà se non iu * ciò che riguarda
esercizio esteriore del culto, e rammenta i Trattati ai quali
403
torno al giuramento , cioè della sua santità , delle condizioni
richieste a givrare , e degli effetti che il giuramento produce.
Nera stata cagione la novella Costituzione della Svizzera ,
alla quale debbono prestar giuramento tutti gli ufficiali dello
Stato del cantone di Friburgo , e tutti coloro che sono elettori .
Ma non sta detto in quella Pastorale che non si presti il voluto
giuramento ,quando le cose fermate nella novella Costituzione
fossero giuste: e però se dopo questa lettera del Vescovo
i fedeli non hanno voluto prestare il giuramento a tutto il
nuovo Patio federale, ovvero solo ad una parte di esso , il
male sta nel Palto medesimo , in cui si leggono clauso .
le cterodosse . É pure il Consiglio di Stato di Friburgo or
dinò al prefello del distretto della Sarinà , che si recasse
dal Vescovo e chiestigli schiarimenti intorno a questa let
tera circolare, gl ' intimașse l'ordine di rivocarla , e gli vie .
tasse nella maniera più esplicita di pubblicare mai più
checchè sia senza esserne prima autorizzato dal Consiglio.
Ogni contravvenzione a questo comando si stimerebbe at
to di rivolta , e gli autori ne sarebbero a norma delle leg .
gi puniti. Cosi cominciò un commercio epistolare tra il Pre.
lalo e il Governo; il primo stando sempre fermo in soste .
nére il suo diritto di dar fuori liberamente le sve istruzio
ni pastorali , consentitogli dallo 'slesso Patto federale e dal
la Costituzione del Cantone, e ripetendo che in tali cose a
Dio deesi piuttosto ubbidire che agli uomini; e l'altro sem .
pre ostinato a viejargli l'esercizio di questo diritto e a mi
nacciargli gastigo. E notale quest'einpie parole, dette nel
l'ultima lettera del Consiglio di Stato al Vescovo : « Ne

la Costituzione non può derogare in nulla , e che- restano in


vigore in tutta la loro integrità . I membri del clero calto
lico, cittadini del Caolone di Ginevra, protestano adunque con
tullo il convenevole rispetto , ma anche con tutta l'energia del
le loro conviuzioni e della lor fede , affine di difendere i lo
ro diritti ed i diritti de' cattolici contro le disposizioni del di,
segno di legge sull'istruzione pubblica di Friburgo in ciò che
concerne l'insegnamento icologico . Fatto a Ginevra il 18 settem
bre del 1848 » . Gli altri membri del clero callolico della dioce
si di Losanna e Ginevra , beneficiati nel Cantone di Ginevra , ma
non cittadini ginevrini, hanno dato la loro piena ed intiera a
desione alla presente protesta .
*
404

credjate , che la giustizia la quale si farà,possa acquistar .


vi la palma del martirio . Voi simulate la pazienza di un
apostolo perseguitato , ma in vece voi diventate ribelle alla
legge di Dio, e a quella degli uomini, e a tutti i precetti
dell' Evangelo » . Lasciamo al lettore comentar questo pas .
so, in cui non sappiam chi la vinca se l'audacia della men
zogna, o la più infame ipocrisia . Ne' due giorni innanzi
la domenica 24 settembre, erano in giro pel cantone gen .
daemi che recavano a tutti i preti il , veio del Consiglio di
Stato per la lettura di quella Pastorale dal pergamo , di
chiarandovisi che chi contravvenisse a tal ordine sarebbe
severamente punito.Con tutto ciò , la lettera di Monsignore
sul giuramento venne puntualmente létta in tutte le par
racchie del cantone di Friburgo extra muros in quella
domenica , eccettuate due soltanto- delle 109 che sono ;
ma queste pure lo fecero nella domenica seguente . An
zi , alcuni di que curati lessero a' fedeli insieme colla Pa.
storale del Vescovo anche il veto del Governo , accioc
chè imparassero come, non potendosi in talune circostan
ze ubbidire a Dio ed agli uomini, la legge divina è antepo
sta a quella dell'uomo.Inoltre , il giorno 28 settembre do
vendo, dare il loro giuramento į consigli comunali, i cat
tolici che ne sono la parte maggiore , dichiararono voler
lo prestare, ma salvi i diritti della religione e della co.
scienza , od almeno secondo che la religione permette di
prestarlo . E poichè il, prefello di Friburgo voleva che giu
rassero senza alcuna clausola , moltissimi consiglieri co
munali protestarono di non permetterlo la loro coscienza ,
e si ritirarono . Frattanto quel Prelato , il quale ha ben per
tempo imparato a patir contumelia pel nome di Gesù, in
dirizzava anch'egli al Gran Consiglio un silo richiamo con .
tro il disegno di legge sulla pubblica istruzione, domandando
che questa legge mantenesse all'autorità ecclesiastica la sua
parte d'influenza e d'ispezione sulle varie branche dell'inse
gnamento , e sulle persone che vi saranno adoperate ; ch' essa
non recasse ostacolo di sorta all'istruzione religiosa cui il
Clero dee dare a ' fedeli confidati alle sue cure ; é che fi.
nalınente non si togliesse con quella al vescovo diocesano
403
la libertà ,' di che dee godere, quanto all'insegnamento
teologico , alla amiinistrazione e direzione del gran seni
nario , ed anche per riguardo alla fondazione di un pic
colo seminario , ove possa accoglier coloro che si avvia .
no per lo stato ecclesiastico " ) . Ed in ciò fare Monsignor
Marilley non cessava di cercare ogni mezzo di concilia .
zione col governo , allorchè ogni trattativa fu rotta per 11
na lettera del Consiglio di Stato, spedita al Vescovo a' 14
di ottobre ; lettera , che secondo il giornale officiale di quel
governo , fu un'intimazione perentoria da cui non si sat
rebbe tolto un iota , e cui avrebbero sostenuta gli altri
quattro cantoni onde si compone la diocesi di Losanna
e Ginevra . Dicevano in quella lettera a Monsignore i Con :
siglieri di Stato : « Noi v'intimiamo: 1. ° di sottoporvi seo
za restrizioni alla presente Costituzione ed alle leggi del
Cantone , e di comandar la stessa cosa a tutti i membri del
Clero , invitandoli ad uniformare ad essa ogni alto loro pub.
blico e privato, predicando cosi al popolo col proprio esem
pio ; 2. ° di rinunziare a qualsivoglia pretesa o esercizio di
dirițlo contrario al testo della Costituzione e delle leggi ; e
specialmente al placet per la postulazione de' benefizii, che
abusivamente venne introdotto dalle recenti costituzioni si .
nodali ; 3. ° di sottoporre all'approvazione preưentiva del.
lo Stato qualunque decreto, lettera pastorale, circolare od
altra qualsisia pubblicazione indiritta al Clero ed a' fedeli
del Cantone, e di mettere la costituzione sinodale in armo .
nia colle leggi ed i diritti dello Stato ?) » . La risposta a
queste intimazioni non si fece a lungo aspettare , ed in es.
sa Monsigoor ,Marilley fece mostra di quella fermezza pa
slorale , che tanto onora , oggidi soprattutto, il cattolico sa
cerdozio . E poichè parveci assai bella , la diamo qui inte
ramente a piè di pagina secondo la versione per noi "fat
tane su di altro giornále ) . Intanto , il Consiglio di Stato di

:) Vedi l'Univers , de' 2-5 , 7 , e 20 Ottobre. --- ) Osservatore


di Ginevra, de' 23 Oilobre .-- ) « Friburgo a'22 di Ottobre 1848 .
-Signor Presidente, e Signori - Abbiam ricevuto la lettera in
forma di ultimatum da voi indirizzataci a' 14 di questo mese . La
quale , se ne togliete il preambolo delle intimazioni a cui vole.
le che rispondiam fra ollo giorni, altro non inchiude che iogiu .
406

Friburgo, messosi di accordo con quello del Valdo (Vaud),lece


segretamente carcerar, nella notte de 23 ottobre , il Vescovo
da gendarmi , negando fino ad un fido domestico di accom .
pagnarlo . Trasportarono subito sul territorio protestante di
quest' ultimo Cantone ,come in luogo sicuro, e lo hanno poi
imprigionalo velle umide ed oscure prigioni del Castello di
Chillon, come fosse accusalo di gravi delilli politici . Fino al
dill novembre nessun cattolico avea potuto penetrare insi
no a lui; e inutilmente alcuni distinti ecclesiastici tentarono di

rie ed accuse . È per dare a queste ultime un'apparenza di ve


rità , voi snaturale i fatti , usale della relicenza ed accrescere le
presupposizioni gratuite , anzi, mancando di proye o di pretesti
da recare in mezzo contro di noi , malignale le nostre intenzio .
ni . Alle ingiurie noi contrapporremo il silenzio , il perdono o
l'obblio . Quanto alle accuse , aspettiamo a darvi altra volta , se
bisogna , una risposta compiuta, esponendo storicamenle i fatti,
stando a documenti officiali e pubblici. Per ora le lasciamo di.
leggieri al giudizio di coloro che sanno o che cercheranno di
sapere, per l'amore della verità e della giustizia , l'indole no
stra , le nostre intenzioni e la nostra condolta . In verità la no .
sıra coscienza,ne allesta di avere ubbidito unicamente alla for
za del dovere, di essere al lullo lontani da qualsisia spirito di
partito, e di amar con lo stesso amore tutte le nostre pecorel
le , anche quelle che rispondono all'affelto ed a'voti nostri col
l'odio , colla calunnia e cogli oltraggi. Anche voi, o Signori , con
fessiamo esservi in Friburgo una grandissiina irritazione , e -ne
siamo altamente addolorati. Però ci sia concesso di farvi sentire
un'altra volta su di ciò il linguaggio della verità , indicandovi
le 'vere cause di questa irritazione , la quale vi diciam che do
riva da’ provvedimenti legislativi o amministrativi da voi adol
tati . Dopo le violente scosse avvenute in questo cantone , e di
cui si apparterrà all'istoria , valutar le vere cagioni, avea il Go
vervo a compiere una difficile inissioue, nel che lulii convengo
no. Ma codeste difficoltà non erano insupera ! )ili , le nostre di
sgrazie potevano esser riparate coll'aiuto di Dio, col tempo e
col soccorso di un popolo buono e generoso ' com ' è quello di
Friburgo. Quindi a fio di aggiugúere questo scopo , faceva d'uo
po non urtare inutilmente questo popolo con misure, cui sem
braci impossibile conciliare con le vere nozioni della religionic
cátiolica , della giustizia e della libertà , intese nel vero senso. Ep
pure, voi non potele ignorarlo, o Siguori, il popolo friburgle
se è stalo ferito al vivo per gli alli vostri . Lasciato ad altri la
cura di mostrarvi, come voi lo abbiale oltraggiato sotto l'aspete
to civile e materiale per il modo con cui tutto il cantone si ch .
be il Governo provvisorio, alla cui forinazione una menoma fra
zione di cittadini pigliò parle, contro i principii deslocratici clio
407
vederlo . Saputosi , la dimane , 24 ottobre, la trista novella ,
non è a dire la pena e lo scuoramento che ne provarono
i callolici. I contadini corsero a Friburgo per liberare il
Vescovo e rovesciare il governo radicale del cantone . Que.
sto, che non poteva contare sulle sue milizie , fece inva
dere il cantone dalle truppe protestanti del Valdo, le qua
li obbligarono la moltitudine a disperdersi. Avea già l' il
lustre Prelato preveduta la tempesta , che gli si sarebbe sca
gliata addosso , ed avea dato al curato di Ginevra ,Dunoyer,

veniva .proclamando; per le misure che hanno impedito di eser


citar liberamente e secondo coscienza il diritto di elettori, quan
du si procedette all'elezione del Gran Consiglio , solto l'imperio
e alla presenza di milizie federali; per aver ricusalo di sottopor
re al suffragio del popolo ( di cui frallanio avevale riconosciu
lo il diritto di sovranità ) .Ja Costituzione del cantone ed il nuo
vo Palio federale; e finalmente per il decreto , il quale sollo lo
specioso titolo di decrelo di amnistia, somnuove in questo ino
mento l'intera Europa. Però, se a noi non couviene fermarci
sulle cagioni che hanno irritato il popolo sollo il riguardo civi
le e maleriale, dobbiamo indicarvi, per quanto si può più bre
vemente, quello che ha indispeltilo e spaventato i callolici , o sja
quasi, cuita la popolazione di questo cautone, in riguardo a’sen.
timenti- e bisogni religiosi. Dapprima , voi avete indispettivi e spa
ventati i callolici, e medesimamente non curaio la Costituzio
ne, i diritti e le leggi della Chiesa cauolica, co' decreti di sop
pressione di lutte le postre comunità religiose, e riuuendo i lo .
ro beni al demanio dello Staio .. Voi li avete indispettiti e spa
ventali destituendo e scacciando illegalmente parecchi curali ,
seuza precedenie giudizio , senza aver ascoltato gli accusali,
senza far conto de' richiaini dell'iynmensa inaggioranza dc' loa
ro parrocchiani, i quali proleslavano contro le accuse calun
niose di cui erauo vittima i loro pastori. Voi li avele indispel
tili, e spaventati dando all' amministrazione civile ( contro l'e
spressa volontà de' pii fondatori e benefattori ) tulii' i beni ec
clesiastici, tutte le opere di pietà o di carità , e lutto ciò mal
grado l'offerta per noi fallavi di regolare quest'amministrazio
ne con un accordo amichevole fra le due autorità . Voi li ave
le indispettiti e spaventati permellendo che il clero callolico fos
se inpuixemente calumniato, oltraggiato ne' giornali , ne ' pubblici
couvegni, ne ' vostri proclami, ne'motivi de'vostri decreti, e qua
si in luuti i diballimenti dell'Assemblea legislativa . Voi li avete
indispelliti e spaventati autorizzando la profanazione de' giorni
sacri al servizio di Dio, colle nuove leggi sul ballo e sul fre
quentare le osterie . Voi li avete indispeltiti e spaventati non li
milando il potere sovrano dello Stato a negozii civili , ma si,pre
tendendo di usarne anche nelle malerie reliyiose ed ecclesiusti.
408

le facoltà di suo vicario generale . Nella domenica seguente ,


il nuovo vicario fece leggere in tutte le parrocchie' una sua
lettera intorno al funesto avvenimento , ed egli stesso les
sela piangendo nella sua chiesa parrocchiale. I cattolici vi
eran stivati , come ne' giorni più solenni; non si cantò la
Messa , in segno di lutto ; ma esposto il $ S . Sagramento, si
recito da tutti in comune il Miserere. Lo stesso și prati
cherà in ogni domenica, in tutte le chiese del camone di
Ginevra, durante la prigionia del Prelato , il quale è già

che. Eppure non avreste dovuto ignorare; o Signori, che tale


pretensione è stata soventi volte condannaia dalla Chiesa e sein
pre respinta con orrore dalla Santa Sede Apostolica , il cui giu
dizio dee servir di norma a tutti i cattolici degni di questo no
me , e con più ragione a' vescovi ed a' preti , cosi per riguardo
alla disciplina ecclesiastica, con : e per le quistioni dogmatiche e
morali. Voi avele indispettita è spaventata la popolazione catto
lica manomettendo le relazioni stabilite tra la Chiesa e lo Stalo
in questo cantone , quando inseristě nella Costituzione parecchi
articoli, nel compilare i quali non ha avuto alcuna parte l'au
torità ecclesiastica, articoli, a cui in conseguenza von può sot
lomettersi il Clero, se non dopo fatto, un accordo colla Santa
Sede. L'articolo secondo ,per venire a ' particolari, guarentisce l'e
sercizio della religione cattolica solo tra’ limiti dell'ordine pub
blico e delle leggi, la quale clausola permetterebbe agli ufficiali
della polizia , ovvero ad una maggioranza del Gran Consiglio ,
secondo l'indole di loro religiose disposizioni, primieramente di
mutilare e poi di proscrivere affatto l'esercizio del culto callo
lico . Se vi sembrassero soverchi questi timori , ci basterebbe per
giustificarli ricordare qui quello che avvenne al decimosesto se
colo in Inghilterra, in Alemagna ed in molti canoni della Sviz
zera, altra volta cattolici, ed ora protestanti. Voi avete indispet
tita e spaventata la popolazione cattolica facendo pigliar parle
ne' suoi affari religiosi cantonali a'governi degli Stati di Berna ,
Neufchatel, Valdo e Ginevra, i quali non avevano alcun manda
to per questo . D'altronde, le relazioni nostre con que' governi
per i bisogui religiosi de' cattolici ad essi soggetti, non aveva
no cessato ,mai, come speriamo che giammai non cesseranno,
di esser piene di .vicendevole benevolenza e fiducia . In tal con
giuntura , noi diciamo , voi avete indispettita la popolazione cat
iolica non solo perchè chiamaslé a Friburgo delegati laici degli .
altri cantoni della diocesi per discutere i nostri affari religiosi ,
ma ancora e specialmente perchè propoveste a questi delegati ,
come base de rapporti tra la Chiesa e lo Stato, principii non
mai più uditi nell' istoria ecclesiastica innanzi la prelesa rifor
ma del sedicesimo secolo; principii , di cui parecchi sono al lullo
contrarii alla costituzione della Chiesa , alle decisioni de' Concilii
409

la seconda volta che gloriosamente prova , come siano ri.


spettatti i diritti della Chiesa in quella terra di liberta !
Sappiamo poi che alcuni vescovi della Francia hanno or
dinate nelle loro diocesi delle preghiere pel generoso e pio
prigioniero di Chillon , e pe ' bisogni della Iteligione in I.
svizzera; ed il Giornale Romano degli - 11 assicura , esser
si dal Cardinal Soglia avanzato in nome del S. Padre un
reclamo per l'arresto di Monsignor Marilley . Ma l'auda .
cia di chi odia la Chiesa va sempre crescendo. Dicesi , che

ed alle prime nozionidella libertà religiosa guarentita dal patio


federale e dal diritto di natura ; principii recali in mezzo e difesi
unicamente da governi ostili alla Chiesa cattolica , come quello
di Giuseppe Jl ; principii, finalmente, contro i quali, appresso u
na deplorabile esperienza, litla intiera oggi si leva l'Alemagna,
riprovandoli come contrarii alla libertà religiosa e civile . Voi
avete indispellita e spaventata la popolazione cattolica colle i
struzioni che deste a ' deputali di Friburgo all ' uliina Dieta , In
falli essi dovevano fra le altre cose domandare: « Cnaunaggior
concentrazione in fatto di culto, specialmente per il diritto con
cedulo alla Confederazione di sospendere dall'ufficio loro e di
menare avanti a ' tribunali que'tali dignitarii ecclesiastici, le 'cui
funzioni si estendono a parecchi canioni, senza recar pregiudi
zio a quel potere che esercita da ogni singolo cantone per gli
abusi commessi nella sua giurisdizione; di più l'abolizione della
nunziatura come tale; la proibizione di stabilire nuovi Ordini o
società religiose in Isvizzera; e la guarentigia dematrimonii mi
sti » . ( V. Bollettino delle tornare, 1848 , p : 143 , list. F. ) Da
ultimo , o Signori, giacchè bisogna accoreiare queste tristi ricor
danze, voi avele indispettita e spaventata la popolazione calloli
ca manifestando l'intenzione di volere dal clero di questo can
tone, coll'intimorirlo e violentarlo, un'assoluta ed illimitata sol
tomissione a lullo ciò , che il Gran Consiglio ha inserito nel te
slo della Costituzione e delle leggi , senza avere riguardo nė per
i diritti di Dio sulle sue creature intelligenti e libere, nè per
quelli della Chiesa sopra i suoi ministri ed i suoi figliuoli, e nè
per quelli della coscienza su di ogni anima onesia . Sou queste ,
o Signori , le vere cagioni del dispetto e de'timori del popolo fri
burghese . Noi più giusti verso di voi , che voi stessi non lo sie
te a nostro riguardo, non abbiamo accusato le vostre intenzio
pi, ehè appartiene a Dio giudicarne ; ma abbiam fallo parlare
gli avvenimenti esposti con una ragione tranquilla e imparziale.
Valutando spassionatamente le parole nostre , capirele quanto vi
sarà difficile mutar l'opinione pubblica in questo cantone. Male
a proposito voi mostrate il popolo di Friburgo come mantenuto
finora in uno stato d'ignoranza , di schiaritù e di abbrutimento ,
giacchè questo popolo coll' inlellello illuminato dalla vera fede,
410
i deputati alla cooferenza di Friburgo abbiano ormai deci.
so , dover Mons . Marilley cessár dalle funzioni di vescovo di
Losanna e Ginevra, ed uscir da' Cantoni compresi in questa
diocesi , pensando il Consiglio di Stato all' amministrazione
provvisoria di quella Chiesa !!
I radicali del Valese non la cedono a quelli di Fri.
burgo. Il dì 13 ottobre il Procuratore del Convento del Mon.
te s . Bernardo, religioso assai distinto per cognizioni, ed
eminentemente virtuoso, per aver commesso il delitto di

ch'è fonte de' peri lumi, con un cuore retto e sincero, conosce
le opere vostre , ne apprezza tutta l'importanza, e vi giudiea se
condo questa massima dell'Evangelo : L'albero si conosce da'
suoi frutti . Dopo questa esposizione, riesce agevole capire quan
10 sia giusto il farci rispondere della irritazione del popolo
friburghese, e quindi come non meritiamo le accuse fatte alla
nostra persona. Egli è vero che noi protestammo, contro il de
creto de' 19 novembre 1847 riguardanle i Gesuiti ed i loro pre
tesi affigliati, ma cosi faeemmo dopo aver inútilmente usato di
ogni sorta di preghiere e di argomenti per persuadere al Gover.
no provvisorio di non mettersi sulla pericolosa via di misure
violente contro le nostre Caše religiose, e di non trapassare le
pretensioni stésse della Diela La quale in fatti avea soltanto vo
iato l'invito di scacciare iGesuiti; ma non aveva messo in inez
zo il principio arbitrario dell'affiliazione, nè domandalo che si
sciogliessero le altre comunità . Oltracciò nou ebbe questa pro
testa alcuna pubblicità ; fu fatta a viva voce, cioè il più modera
tamente che si potea , mirando a conciliar il compimento di
un dovere col desiderio che avevamo della pace e del buono ac;
cordo. Abbiamo ricusato di approvare che si destituissero e- si
scacciassero dieci preti, curati o cappellani, cui voi avevale al
lontanato dal loro posto. Ma la negativa era per noi un dove
re, poichè , siccome abbiam detto in lulle le nostre lettere , que
sii ecclesiastici erano condannati senza precedente giudizio , e
mal grado delle pruove di loro inpocenza fornite da una gran
dissima maggioranza de' loro parrocchiani. Da quel momento le
leggi della Chiesa ed, i principii di giustizia lungi dal permet
terci di grificarli ad ingiuste voglie , ci obbligavano a pigliare
la difesa del loro onore , della loro innocenza e de' loro diritti.
Abbiamo intanto provveduto agli spirituali bisogni delle parroc
chie , che, yoi avete spogliate de’loro pastori. E per sopprappiù
abbiam - fallo delle proposte onde terminare all'amichevole que
sle difficoltà , conchiudendo cosi la nostra lellera de' 17 dicem
bre : « Se il Governo provvisorio, inviando uno de' suoi membri
a trattare cop noi, volesse amichevolmente porre termine alle
difficoltà riguardanti i curati di Rivout, Vuadens, Echarleus ecc .
voi ci alfreiteremmo a tener questo invilo » . Or questa offerta
411

rispondere con qualche fermezza agli agenti del Governo ,


che stanoo terminando ' di spogliare il suo monastero , è sta
to arrestato e condotto nelle prigioni di Sion .
GERMANIA - Leggesi nell'Univers : « La Chiesa di Ge.
sù Cristo è un magnifico edifizio ad innalzare il quale il
suo divin Fondatore lavora senza interruzione; le poten
ze jpfernali sono gli operai involontarii dell ' Onniposseu
te architetto. Non havvi chi'ignori qual sia l'essenza e
lo scopo della criminosa selta che sconvolge l'Allema

conciliatrice non ha meritato né meno l'onore di una risposta .


Con la data degli 11 febbraio noi indirizzammo una lettera circo
lare in latino al venerando clero di questo cantone, la quale sia
per l'indole sua , sia per il suo scopo religioso , era al iutto tra'
limiti de' nostri dirilti. Che,anzi noi avevamo obbligo di scriver.
là nelle difficili congiunture in che viviamo, per far sentire a'no
stri degni collaboratori alcune parole di consolazione, d'inco
raggiamento e di direzione. Ora per farne un'arma contro di
noi, si è osalo svisarla con una versione infedele e con odiosi
comenii. In quella non si comandava di disubbidire al decreto
de ' 20 gennaio , solio l'aspello civile, ma espressamente si dice
va , che i preti stranieri a questo cantone poterano e doverano
presentare all' autorità civile tulle le carte che presentar do
vrebbero altri cittadini non impegnati co'sacri ordini. Ne pud
to ne poco vi si parlava, come voi pretendete, di minacce di
bando' od altro contro i membri dell' autorili cirile ; ma vi si
diceva semplicemente: « Quanto a' casi speciali che potranno ap
parire nelle presenti circostanze, noi esortiamo i confessori a non
decidere di primo colpo , ma, in quanto sarà possibile, differire
per alcun tempo l ' assoluzione ). Questo regolamento nou mira
va per ciò , come voi dile , ad accrescere gl ' impacci, ad impor
re il nostro tirannieo rolere al clero, a perperuare l'anarchia
negli spiritį. . . Nel rimanente noi ignoriamo se il delegato del
la Santa Sede riprovasse la nostra condotta in tal congiuntura ;
ma possiamo assicurare ch ' egli non ci ha fallo conoscere que
sta riprovazione. Al conrario , quando egli scrisseci intorno ad
un preteso manifesto che si disse voler poi pubblicare a nostra
giusiilicazione, ed a cui non avevamo nè meno pensato , disseci
espressamente che noi non avevamo bisogno di giustificarci. Al
biam noi fallo richiamo al 'Grau Consiglio del pericoli che pre
senta il nuovo disegno di legge sulla istruzione pbblica ;ma ci
siamo stati tirali dal xlovere del nostro ufficio , giunch pretende
vasi in quel disegno ordinare luto it sistema e (ali i inezzi di
educazione, fin l'insegnamento religioso e teologico, senza che
noi vi pigliassimo parle , ed in opposizione de'principii cattolici.
Quei richiami non contenevano alcuna protesta , ma si una di
samiua ragionala de priucipali articoli della legge sollo il tripli
412

gna: la distruzione, cioè , dell'impero di Cristo come ba .


se della società europea e la trasformazione di questa in
una nuova società , affrancata da tutte le leggi della reli .
gione e della natura . LA GIOVANE ALLEMAGNA si è piena
mente smascherata pe' delitti ed eccidii politici di cui si è
insozzata ogni qualvolta l' è riuscito di poter liberamente
esercitare la sua azione . La libertà è il suo grido, e per
questo nome essa intende la licenza, e propriamente up a
licenza senza limiti e senza freno . L'abolizione della re

ce riguardo delle massime cristiane, de’ diritti della famiglia, e


della vera libertà . In vece di opporci , come voi gratuitamente
accennale , agli avvanzamenti della pubblica istruzione, noi sem
pre li caldeggeremo con tutti i mezzi che abbiamo . Pero non ci ė
avviso , siccome credono gli estensori ed i sostenitori del sud
detto disegno di legge, che per far migliore ed allargare l' i.
struzione pubblica giovi sottrarla dall'azione del ministero ec
clesiastico e pastorale. Per contrario noi stimiamo , che tutti que
sti miglioramenti debbono innanzi tutto aver per base e norma
i principii della Religione; poichè questi ; assaj meglio di quelli
di una ragione che si spaccia illuminata , hanno liberato i po
poli da uno stalo d'ignoranza , di schiavitù, di abbrutimento e
di miseria ; ed essi soli possono impedir che il mondo nuovamen
te vi cada . Cosi è avvenuto , che gli Stati cattolici veramente de
gni di questo nome, su questi principii hanno fondato le loro co
stiluzioni ed i loro sisteini di educazione . Se dunque non si nu
tre alcun pensiere ostile alla Religione, perchè si teme di veder
tali principii continuare ad esercitar l' efficacia loro salutare in
questo cantone ? Voi ci accusate di un'aperta resistenza al di.
rillo di collazione devoluto allo Stalo ; ma questa resistenza an
cora è per noi un dovere . Il diritto di collazione, siccome più
di una fiata vi abbiamo detto, o Signori , è essenzialmente ec
clesiastico, ne può convenire legittimamente ad un qualsisia Sta .
10 se non per una libera e spontanea concessione da parte del
l'autorilà della Chiesa . E però l'attribuirsi un tal diritto con u
na decisione legislativa, senza mettersi anticipatamente di accor
do colla Santa Sede , sarebbe un elevare a diritto un fatto con
trario alla giustizia ed alle basi sostanziali della gerarchia cat
tolica . Questa è stata appunto , o Signori, la maniera onde ha
operato l'Assemblea cosțiluente , attribuendo al potere civile ,quan
10 alla nomina di un gran numero di beneficii, un diritto che
non gli apparteneva . Il vescovo ed il clero non possono vè con
le loro parole , nè cogli atti loro sanzionare questo fatto , ed al
lora quando essi oppongono i loro richiami, ed una resistenza
passiva, non son certamente rivoltosi , giacchè usano di un di
ritto anteriore, e compiono uno strello dovere. Per ciò che si
appartiene a ' requisiti necessarii di chi aspira ad un beneficio,
413

ligione, della famiglia, della proprietà sono gli ultimi suoi


fini . Seguendo, a sua insaputa , la spinta data da -questa
società , l'Assemblea di Francoforte si è affrellata a decreta
re ogni sorta di libertà , e tra le altre quella di tutte le
confessioni religiose , con riservarsi pero di assoggettarle tut
te alla supremazia dello Stato . A questo passo Iddio aspet
tava i suoi nemici; essi disprezzavano la Chiesa , la dice .
vano e la credevano morta , e poi non hanno creduto ne .
cessario dichiararla apertamente esclusa dalla libertà, ma

voi la sbagliale, o Signori, presupponendo che tutti si compen


diino nell'ordinazione sacerdotale. Conciossiachè sia necessario,
oltre a questa consecrazione, che il prele abbia la capacità ri
chiesta per quell'uffizio in particolare, e spelta al vescovo va
Jutare cosi fatta capacità , siccome speita a lui solo dare la mis
sione e la giurisdizione ,senza cui non può esercitare alcuna fun
zione del sablo ininisiero . Aucora , voi dite aver noi dichia
ralo di essere al di sopra delle potestà civili in materia cirie.
Ma dappriina, dove e quando abbiamo noi fatta simile dichiara
zione ? Compiacetevi rileggere le leliere vostre e vi troverele
assai argomenti della ferma nostra volontà di rispettare i dirilli
della polestà civile, e di regolare la condotta nostra su quella
massima dell'Evangelo : Rendete a Dio quel ch' è di Dio , ed a
Cesare quel ch'è di Cesare. Egli è vero che abbiam negalo di
riconoscere in voi il diritto di sopravvedere od approvare i no
stri editti e le nostre lettere pastorali; ma voi diteci , o Signori,
da quanto tempo e in forza di qual diritto l'insegnamento del
la Chiesa cattolica dato da un vescovo o a viva voce o per i
scrillo, possa venir considerato come materia civile ? Questo iu
segnamento emana da Dio , ed è dato in forza di una missione
divina; da diciotto secoli noa ba mai appartenuto all'autorità
civile , nè mai le apparierrà impedirlo , sopravvederlo o modi
ficarlo . E quando le potestà della terra vorranno arrogarsi per
questo un qualsisia diritto , dovranno sempre i vescovi ripeter
loro ciò che allra volta dissero gli Apostoli a' principi della si
nagoga :- Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini. Nel
rimanente, questo insegnamento non riguarda un solo ordine di
cittadini , ma si tulli i cristiani senza distinzione di rango , di e
là o di condizione, essendo lulli obbligati a riceverlo da' legiti
mi pastori della Chiesa ed a uniformarvi la loro condotta . Se cor
ressero degli abusi nella forma di questo insegnamento, tocche
rebbe all'autorità ecclesiastica, ch ' è la sola competente in que
sta materia , di reprimerli ; ed in conseguenza ad essa soltanto,
seguendo i gradi della gerarchia , dovrebbe indirizzar le sue do
glianze il potere civile, se pure ne avesse delle giuste a propor
re . - Di un altro fallo voi ci accusate , o Signori , ed è che noi
avremmo josimuato al clero di eludere la legge de 5 luglio 1848,
414

i cattolici d'Alemagna si son levati come un sol uomo ,


dapprima per ottenere la libertà comune,e poi per protestare
contro la clausola che vi si è messa di restrizione . Quindi si
istituiva l' Unione cattolica , e l'Associazione di Pio IX , e
quel ch ' è più il Concilio di Vurzburgo. Il quale sulle pri .
me esitava di prender il nome di Concilio nazionale , te .
mendo che i Vescovi dell'Austria o di altri Stati non v'in
tervenissero .Ma viva Dio ! che sono scomparse tutte le dif
ficoltà; e l'assemblea di Vurzburgo si è proclamata CONCE

consegnando i titoli e crediti de 'benefizii ale comuni e parroc


chie . Or questo fallo é supposlo , perchè nulla non abbiamo noi
comandaio o ipsipualo per tal riguardo. Solamente consigliam
mo il clero di formare un doppio inventario di questi titoli , e di
non consegnarli se non dopo fatto le convenienti proteste . D'al
tronde, già prima di quel iempo i titoli di moltissimi benetizii
erano tra le mani delle amministrazioni parrocchiali o comuna
li . E per ciò non ci si possono incolpare que' fatti isolati di al
cuni ecclesiastici, i quali diedero alle loro rispettive parrocchie
i titoli del loro beneficio , ciò che per altro avevano diritto di
fare , né la resistenza che alcune comuni hanno failo a'coman
di della pubblica autorità , e nè le conseguenze spiacevoli cni
questa resistenza ha potuto o potrebbe ancora produrre. — Fi
nalmente , o Signori, yoi avete ascritto a colpa nostra le difficol
là sorte per occasiou del giuramento . Ma anche qui noi nou du
bileremo di credere e di dire che tutte quesic difficoltà son ope
ra vostra . Polevate evitarle , e non volendo giuramento aleuno,
come saviamente si è adoperato in Francia, o almanco accellan
do la condizione che la voce della coscienza suggeriva ad un
gran numero di cattolici. Una delle due: o la Costituzione non
conteneva nulla che non fosse conforme alla religione , siccome
voi pretendete, o pure essa conteneva articoli a quella contra
rii, siccome ne siamo intimamenle convinti. Nel primo caso , la
condizione da essi posta era inutile per voi, e polevale accettar
la senza il menomo juconveniente; e pel secondo, al contrario ,
essa era necessaria, e voi non potevale rigettarla senza ledere
i diritti inviolabili della coscienza . Rileggele, o Signori, con la
calma della ragione la nostra lettera circolare pubblicata sul giu
ramento , gli avvisi dati a ' confessori, e l'ultimo ammonimento
a’signori decani intorno alla stessa quistione, e non tarderete a
comprendere di aver voi preso un deplorabile sbaglio, e di aver
noi , in tal congiuntura , ubbidilo a' sentimenti del dovere con tul
ti i riguardi voluti dalla gravezza delle circostanze. In falli, la
nostra prima lettera circolare non era nè proibitiva nè restrit,
tiva , ma esponeva solianto le regole , della morale cattolica sul
la quistione religiosa del giuramento , lasciando ciascuno libero
ad agire secondo i dellami di sua coscienza . Gli avvisi dati ai
413

LIO NAZIONALE DELLA GERMANIA . L ' Emo Cardinale principe


di Schwartzenberg, arcivescovo di Salisburgo , arrivava colà
il mattino del 1. ° povembre , e comechè portasse con seco
i poteri di tutti i Vescovi Suffraganei della sua provincia ,
l'Assemblea riconobbe che tutto l'episcopato alemanno si
era presentato , o si faceva rappresentare in quel Conci
lio, essendovi intervenuto anche Mons. Passo , il solo Pre
lato di Baviera che non ancora avesse preso parte alcuna
alla riunione di Vurzburgo . Già fio dal dt 29 ottobre i quat

confessori non contenevano alcun intrigo politico od altro che


fosse; ma indicavano la via da seguire per dirigere con saviez
za e carità i penitenti che si presentassero al santo tribunale.
In fine, l'ultimo ammonimento indirizzato a'signori decani non
diceva già, poiersi prestar questo giuramento senza condizione;
ma esprimeva la più facile formola di condizione da usare , a fin
di risparmiare alla povera gente coscienziosa della campagna e
l'offesa di Dio'e la mulla a cui sarebbero soggelli. Dopo tali
osservazioni, dovresie di voi stessi lamentarvi, o Signori, per a
ver dato ad un fallo si naturale e si semplice proporzioni gigan
iesche, ed un carattere di eccessiva irritazione, che hanno alla
mente commosso lullo il popolo .-- Tullo che abbiam ora disror
so , o Signori, è più che bastante per farvi valutare il rimprove
ro che ci fale di dichiarare la religione in pericolo , mentre che
il pericolo , secondo voi pensate , deriva da noi stessi. Per que
sto riguardo noi osiamo dirvi di non leinere nè il giudizio di
Dio , nè quello de' nostri diocesani, e nè quello de posteri. Per
ciocchè. come primo pastore della diocesi, noi ad altro non ab
biam sempre mirato che a mantenere in questo cantone la re .
ligione cattolica, apostolica, romana , lale quale fondavala N.S.
Gesù Cristo , tale quale l'hanno insegnala gli apostoli, e tale
quale ta intesero e la praticarono i grandi modelli di viriu cri
stiana cui la Chiesa onora. Non vogliate , o Signori, impedire
dalla parte vostra l'autorità de ' pastori della Chiesa vell'eserci
zio della loro santa missione, ed allora fiorirà in mezzo al po .
polo di Friburgo la religione de'nostri padri. Niuno più di noi
desidera che si ponga termine alle turbolenze onď è agitato il
nostro cantove , e per questo noi imploriamo con tutti i nostri
voti le relazioui di buona armonia tra le due autorità. Di que
sto nostro desiderio abbiam dalo pruova nella nostra officiale
corrispondenza , or sono undici mesi , mostrandoci pronti a far
lutti gli sforzi e tutti i sacrifizii che possono stare co'nostri do
veri di vescovo . Ne abbiam dato pruova faeendovi proporre a
nome nostro da Mons. Luquet una conferenza, per discuiervi di
accordo, e innanzi questo prelato, le vertenze che vi sono , e
scioglierle pacificamente: eppure questa offerta, con posiro gra
ve cordoglio, venne respinia. Finalmente ne abbiam dato pruo
416

tro arcivescovi , i quindici vescovi presenti , e gli altri digui .


tarii si erano riuniti nel Coro di quella cattedrale per implo
rare la benedizione del Cielo sul Concilio nazionale, il primo
che si tenesse in Alemagna dopo molti secoli . La cerimonia
ebbe priocipio col Veni Sancte Spiritus cantato solenne
mente . L' Arcivescovo di Bamberga celebrò la Messa , tut.
ti_i Vescovi presenti si comunicarono . Terminata la Mes
sa , i Prelati radunatisi dinnanzi l'altare , recitarono la pro
fessione di fede secondo la formola delConcilio di Trento . Dopo

va co' nuovi tentativi di riconciliazione falli leste presso di voi


da venerandi ecclesiastici a cui ne deinmo l'incarico, lentativi
che per colpa vostra riuscirono in fruttuosi . Di presente, o Signo
ri , prima di rispondere alle vostre intimazioni, ci rimane a di
re solamente alcuna parola intorno al principio a cui voi le ap
poggiale . La Costituzione, voi dite, è la legge suprema del pae
se . Ciò è vero , se si parla de' soli doveri civili; ma, olire la Co
stituzione, prima di essa e al di sopra di essa , èvvi la legge di
Dio , l'Evangelo, cioè la dottrina di Gesù Cristo con la sua mora
le , legge suprema a cui sono soggetle tutte le coscienze, legge
che stabilisce il limite di Tutti i doveri e regola l'uso di lutli i
poteri e di tutti i dirildi. Questa , o Signori , è la legge veramente
immutabile in mezzo a tutte le umane vicissitudini, la Carta so
vrava a cui tutte le altre debbono essere solioposte . Da questa
legge santa traggono la loro forza e la loro sanzione tutte le
leggi di questa terra; secondo i principii di lei debbono giudi
carsi , interpretarsi ed applicarsi tutte le Costituzioni; e tra’ limiti
da essa fermati possono le umane potestà riscuotere ubbidienza
e rispello . Eppero, o Signori, se in forza della Costituzione di
questo cantone sonovi per il clero egualmeule che per i fedeli
doveri civili comuni a lutļi i cittadini, sonovi altresi per essi, e
prima di ogui altra cosa ,strelte obbligazioni imposte dalla leg
ge di Dio , obbligazioni che la sola Chiesa, depositaria e inter :
prete legittimo dell'Evangelo, ha la missione di determinare e
dalle quali nessun' umaņa potestà ha diritto di dispensare. – In
conseguenza , o Signori, ecco la risposta nostra alle vostre intima
zioni: 1.° Ip lutti que' punti ove la Costituzione e le leggi impon
gono solo doveri civili coinpatibili con la coscienza , noi ci sota
toponiamo insieme col nostro Clero a questa Costituzione ed a
queste leggi, é compiremno questi doveri, a cui per altro non cre
"diamo aver finora mancato. Al contrario , in que' punti , ove la
Costituzione e le leggi violano i principii della giustizia , nop che
i diriui e la costiluzione divina della Chiesa, noi non dobbiamo
nè possiamo ad esse solloporci . — 2. ° Nou, possiamo sotloinetter
ci alla seconda intimazione, fuorchè nel senso dell'antecedente
risposta , e particolarmente quanto -al placet, ne' termini stabiliti
dalle leggi della Chiesa , le quali diffiniscono i diritti e i doveri
417

di che i teologi de' Vescovi, Doellinger per Limburgo ,Longner


per Rotemburgo, Bandri per Colonia, Braun per Treveri,
Atzog per Hildesheim ,Krappe per Paderbona, Erost per Ei
chsteit, Schmitt per Bamberga, e Reissmano per Vurzburgo,
andarono co' Vescovi nella sala delle sessioni al seminario .
Alle nove del di 1 di Dovembre, l' Emo Scliwartzenberg ,
a malgrado della fatica del viaggio , celebrò la Messa pon
tificale nella cattedrale , con una pompa solenne, la qua
le ricevea un lustro maggiore dall'assistenza che vi pre
stavano i quattro arcivescovi, i sedici vescovi , non che tutte
le altre dignità ecclesiastiche intervenute al Concilio . (Quat
tro Procuratori generali di Vescovi, dodici teologi, ed ot
to secretarii . Il Concilio quindi si compone di quarantacin
que membri. ) Non si può avere un'idea dell' entusiasmo
che un si magnifico spettacolo ispirava a quella buona po
polazione della Franconia . Terminata la cerimonia , i vescovi
si recarono nel luogo delle sessioni,ov' elessero a presiden
te l'Arcivescovo di Salisburgo . A ' cinque vi fu una sontuo
sa processione , dopo della quale il Cardinale celebrò un'al:
tra messa solenne nel duomo . Nelle due sessioni preparato
rie il Concilio bà determinate tutte le quistioni che si pro
pone di trattare ; le quali riguarderanno specialmente le re
dell'episcopain . 3. " Nou possiamo sottomettere all'approva
zione dello Stato i nostri editli e le nostre lettere pastorali ; giac
chè, come vescovo dobbiaın mantenere la liberià della predica
zione evangelica , e come cittadino possiamo farci scudo della
Costiluzione che accorda la libertà della stainpa.- Quanto alle
Costituzioni sinodali, noi potremo mellerle di accordo colle leg.
gi civili solo nel senso delle due prime risposte . Nel rimanen
le , SN tullo ciò ch' è innanzi dello , eccettuati i doveri puramen
te civili , noi dobbiam cbieder l'avviso della Santa Sede aposto
lica e aspellarue gli oracoli ai quali sarem contenti di unifor
marei. Conchiudendo, noi con sicurezza“ vi dichiariamo, signor
Presidente e Siguori, che crediamo di aver coscienziosamente
compito il nostro dovere . Quali che possano essere le conseguen
ze della condotta nostra , quale che sia la sorte che ci allende,
Ja calma, la confidenza in Dio , la vista della croce, le speran
ze della vita avvenire, e più di tutto la grazia divina saranno
il nostro sosteglio . Noi non cessereino di benedire il Signore, e
di supplicarlo di far servire tutto quello che ci accadrà alla sua
gloria ed altrionfo della sua Chiesa . — Firmalo - STEFANO V'e
scovo di Losanna e Ginerra ) .
Rac.Rel :VOL.XVI. 28
418

lazioni della Chiesa cattolica con lo Slalo , avulo riguar


do alla nuova situazione che piglierà l' Alemagna; e trat
terà ancora de ' mezzi da prendere per conferire al Clero
cattolico l'autorità necessaria , accio possa operare su' po
poli e ' suscitare più vigorosamente tra essi il sentimento
religioso . II . Concilio , tranne le domeniche, si raduna due
volte al giorno , e vi si spendono almeno sette ore quoti
dianamente. La più perfetta armonia regna tra que' Padri ,
armonia che solo la religione sa .produrre . I giornali pro
testanti o radicali d ' Alemagna spingono la loro follia fino
a sperare da questo Concilio l'abrogazione del celibato ec
clesiastico ed un'intera disordinazione di tutta la gerar
chia cattolica . Ma costoro ignorano o fingono di ignorare
quale sia lo spirito che anima l ' épiscopato cattolico, sem .
pre intimamente unilo alle dottrine della Chiesa romana.
I caltolici, al contrario, aspettano dalla riunione de' loro
vescovi le più salutari misure per la Chiesa , e soprattutto
la consolidazione di que' vincoli spirituali che uniscono il
cattolicismo d ' Alemagna col supremo Pastore della Chiesa.
Adunque , questa veneranda assemblea rappresenta nel suo
insieme quindici milioni di cattolici tuiti pronti a sostenerla
in tutte le risoluzioni , che sarà per prendere in difesa del
l' indipendenza e degli altri diritti della Chiesa . A questa
forza non potranno resistere né , nè l' in
credulità filosofica, nè il radicalismo politico . Essi l'hanno
di per loro stessi messa in mano de' caitolici, ed in ciò si
vede la cooperazione forzata dell'inferno in edificar di con
tinuo l'incrollabile edifizio che porta il titolo glorioso di
Chiesa cattolica, di sposa del Figlio di Dio » .
- Il Concilio di Varzburgo era stato preceduto dalle Con
ferenze tenute a Salisburgor da quell' Emo Arcivescovo con
tutti i Vescovi snoi suffraganei. Risuliato di queste Cónie .
renze si fu un Indirizzo alla Dieta dell ' limpero in Vienna ,nel
quale din apdavasi che si abregasseco a lullo ne' codici le
gislativi dell'Impero i decreti ed ordinanze rési in pubblico
ed in ecclesiasticis da Giuseppe II imperatore ; e si chie
deva : 1.º la libertà dell'organismo nella Chiesa; la libera
comunicazione de' vescovi.con Roma, de' vescovi tra di lo
419

ro , e cul clero inferiore e il popolo; libertà dell' educazio


ne ceclesiastica ; abolizione del placel ; 2.º la libera in
Muenza della Chiesa su ' stabilimenti di educazione , e la li
berlà nella cura delle anime e nella collazione de' benefi
zi ; 3. ° libertà per l'amministrazione de' beni ecclesiastici
senza alcuna vigilanza dello Stato . Quest ' Indirizzo fu ap
provato da tutto l' episcopato germano -austriaco ; chè qua .
si tiitli i vescovi delle altre province ecclesiastiche di Vien
na formarono parte dell'Assemblea sia per mezzo di loro
Inviati sia con Indirizzi a questa indirilti . Que ' che han
no guardato con occhio cristiano gli ultimi avvenimenti di
Vienna , non hanno indugiato a trovarne le cagioni appun
to in quelle servitù che opprimono colà la Chiesa ; e confi
dano che le ultime terribili lezioni che la Provvidenza ha in
mezzo a quel popolo fatte sentire sciolgano i ceppi ond' è av
vinta la Chiesa cattolica tra ' sudditi dell'impero. Di tutte que
ste servitù poi ora vogliam dare qui una notizia , ricavata
dalla Correspondance de Rome, giornale francese che ia
quella capitale si va pubblicando . - 1.º Diritto canonico .Ne
seminarii e nelle università dell'Austria è adoperato per l'in
segnamento del diritto canonico il Manuale di Rechberger' )
già messo all ' Indice ; e sebbene da qualche tempo siasi dis
usato in alcune diocesi , e . il governo abbia dato ordine di
compilarne un altro , pure non essendo finora apparso questo
altro ,continua quello ad esser la guida de' professori e degli
studenti. Ecco quali principii vi si contengono intorno a ' di
rilli della Chiesa : « I diritti della Chiesa (iura Ecclesiae )
in quanto derivano dal diritto naturale e divino, hanno pu
re in Austria il loro valore; ma in quanto sono d'istita .
zione umana, sono avinti presso di noi come diritti sollo .
posti alle leggi del governo, le quali devono riguardarsi
come derivanti da diritti primarii; tali sono le leggi intor
no a' religiosi , alle cause matrimoniali , a' beni ecclesiasti
ci ecc . ) . -2. Placet regio. Stando a ' principii del dirit
to canonico dell'Austria, ' « dee lo Stato esaminare se un'a

") Rechberger Georgius I. D. , Enchiridion luris Ecclesiasti


ci Austriaci, Decr. 17 lan. 1820 .
420
zione, od una decisione dell'autorità ecclesiastica, sia fuo .
ri i limiti essenziali del proprio potere; allo Stato si appar
tiene giudicare se dee ammelterla o pur no ) . Inoltre dee
il Governo « invigilare, perchè lo Stato non patisca alcun
danno dagli atti ecclesiastici del Papa e de' vescovi » ; i
quali due diritti vengono dinotati col nome di ius inspi
eiendi et carendi. Ancora, ha diritto il Governo « d'in
vigilare tulle ' le comunicazioni dell'autorità ecclesiasti
ca ; .col clero e co ' fedeli, onde accertarsi che nulla non
vi è in quelle che sia nocivo allo Stato ; dal che deriva
il ius placeti regii , in forza di cui tutte le pubblicazio
ni dell'autorità ecclesiastica debbono anticipatamente es
sér presentate al Governo , il quale può proibirle quan.
do le giudica pericolose per lo Stato ; e questo diritto non
si estende solamente alle disposizioni di cose disciplinari,
ma anche a quelle riguardanti i dogmi, perchè vi si po
trebbero soggiungere cose, che non si appartengono alla
Fede » . Ed è dạ 'notare, quanto a 'rescritti della Santa Se
de , che oltre all' anzidetta permissione, essi hanno vigore
in Austria usque ad revocationem gubernüü (come dice il
Manuale ) ; ed ove vogliasi far uso di un rescritto anti
co , è necessario chiederne duovamente permissione al go.
verno. Da questa regola si eccettuano le risposte della sa.
cra Penitenziaria , ma dee essere ben provato ch ' esse ri.
guardano unicamente casi di coscienza. -3 ° Isolamento
dal Centro dell'unità cattolica. In Austria « il Governo si
arroga il diritto di limitare le relazioni della Chiesa austria
ca con Superiori dimoranti fuori -la monarchia, di vietare i
ricorsi : a Roma,o di non permetterli se non con grandi mo
difiche » . In pratica, per verità , noi si usa colà tanto ri.
gore , ma rimane sempre vero che i vescovi e i preli in .
contrano grandi difficoltà per ottener la permissione di re.
carsi a Roma . Per il Lombardo - Venelo la cosa è più age.
role. I religiosi, in forza delle leggi austriache, non pos
sono aver comunicazione co' loro Şuperiori che sono in Ro
mia , e si citano due sole eccezioni ; una ottenuta non legal .
mente dal Governo austriaco , ma direttamente dall'ultimo
Imperatore, e l' altra per le vive istanze$ di Gregorio XVI ,
421
il quale non mai cesso dal levar sua voce e suoi lamen
li contro questa oppressione . Avea da gran tempo promes.
so il Governo di provvedervi, ma ha poi differito , dicendo
che i Vescovi interrogati su questo affare, non si mostra
rono favorevoli ad aprir più stretle comunicazioni con la
Santa Sede. - 4.° Poteri illegali allribuiti a' vescovi. Ae.
ciocchè venisse sempre più fordebolendosi l' unione con Ro •
ma, le leggi austriache comandano a ' vescovi « di dispea
sare in tutti gli impedimenti del matrimonio ) ; che se non
ardiscono farlo, debbono chiedere al Governo la permissio
ne di rivolgersi a Roma. Similmente , i religiosi « che vo.
gliono essere dispensati da' voti, debbono far capo da' vesco .
vi ) . Oltracció « è ordinato al vescovi di assolvere propria
auctoritate da tutti i casi riservati al Papa ; ed il Gover .
no attribuisce loro il diritto « di esaminare le decisioni
dogmatiche della Santa Sede, e di dispensare dalle leggi
generali della Chiesa; ad esempio in abstinentia et ieiu .
nio ecclesias!ico el naturali » . - 3 . ° Immunità . Questa può
dirsi che non ha luogo in Austria , perchè quel diritto canonico
riguarda e l'immunità personale , reale e locale siccone un
privilegio concesso dallo Stato , cui esso paò rivocare quando
lo stima necessario » . - 6 . Censure. Molti editti imperiali
comandano che « niuno abbia diritto di comminar censure
nella monarchia, senza la permissione del Governo . Se il
Vescovo intende emanar qualche scomunica, è necessario
che s' istituisca prima una inquisizione da due commessarii
ecclesiastici e due del Governo ; e se allora il Vescovo giudica
opportuno emanar la sentenza , dee jopanzi farne avvisato
il Governo » . Se un ecclesiastico commette un delitto non
punibile colle leggi civili , il Vescovo non può infliggergli
una pena , senza che il Goyerno lo - altorizzi; giacchè « sen
za il suo consentimento piuna censura può aver l'effetto
suo » . « È similmente dichiarato che il Sovrano, come tale ,
non può essere sottoposto ad alcuna censura 1. - 7 ." Ordi.
ni religiosi. Lo Stato ha « il dominium allum su tutte le case
religiose, ond'è necessario pagare tutte le imposte da esso
ordinate » ; ha il diritto « d’invigilare sul numero delle ca
se e degl' individui che vi abitano; di porre le condizioni
422

per la professione de' voti ; di riformar le comunità religio .


se , e severaniente proibisce a ' religiosi di comunicar co’Su
periori dimoranti fuori la monarchia » . A' vescovi ha voluto
che si appartenesse giudicar delle cause intorno alla vali
dilà de' voti . – 8. ° Efficacia che pretende esercitare il
governo sull'educazione chericale. Secondo il diritto ca.
ponico austriaco « lo Stato dêe aver cura della educazio .
ne cristiana de' suoi sudditi, e dee impedire le controversie
e gli abusi nella Chiesa ) . Quiudi « lo Stato deve invigi .
lare per i sermoni pubblici nelle chiese , per l'istruzione re
ligiosa nelle scuole e per la educazione del clero . Sopral
tutto dee badare , che i professori di teologia aon insegnino
alcuna cosa che possa offendere la sana dottrina e i diritti
dello Stato ; e pero questo dee indicare i manuali, di teolo.
gia , secondo cui debbono i professori insegnare ed esami
nare » . Da questo esame dipende l' essere amınesso nel se
ininario ed il titulus mensae. È ordipato espressamente adi
aver come cosa di somma importanza lo studio del diritto
canonico austriaco, e di conferire gli Ordini sacri soltanto
a quegli ecclesiastici , i quali si distiogueranno in questo
studio D. Ed affinchè pure i religiosi imparino ue' loro con
venti simili dottrine, è necessario che i loro professori si
sottopongano ad un esame ionanzi ad una Giunta stabilita
dal Governo. Dal che deriva disgraziatamente che la sto
ria ecclesiastica , il diritto canonico e le controversie cat
toliche vengono insegnale in Austria secondo lo spirito le
broniano Al tempo stesso però la censura austriaca vigi
la grandemente a fin d' impedire che si diffondano principii
ortodossi . Questa censura, la quale finora lasciava passare i
ronfanzi e le più oscene poesie, vieta che si vendano i breviarii
da'quali non è stato tolto il passo della scomunica data ad Er
rico IV da's. Gregorio VII ; ed è rigorosissima per riguardo a '
libri dogmatici ed ascelici.È veramente da deplorarsi , che un
grai) numero de censori appartengano al clero . -9 . ° Leggi
austriache sul matrimonio.x. Tutto quello , chie non ha re
lazione col Sagramento del matrimonio , ma riguarda il
contralto solto l'aspetto worale e giuridico , è soggetto al
Jo Stato » . Quindi gli sponsali che non sono contralli in
423
faccia alla legge civile , « sono dichiarali nulli e di nissu
no effetto ; ed essendo il matrimonio , in quanto è contral
10, sollomesso a' regolamenli dello Stalo , ne deriva che so
lo gli impedimenti delerininati dallo Stato vogliono riguar.
darsi come impedimenti dirimenti, e gli impedimenti diri .
menti stabiliti dalla Chiesa son tali soltanto allorché li ac
celta lo Stato » . In conseguenza , il governo ha abolito mol
ti impedimenti canoaici, come quello di consanguinità e di
affinità al terzo ed al quarto grado; mentre che ne aggiun
ge de' nuovi dalla parte sua , come « la mancanza del con
senso dell' autorità civile » singolarmente pe' militari. Son
dichiarati nulli gli impedimenti secreti, ed è solainente per .
messo a'Vescovi di concederne una dispensa gratuita . Che se
muovonsi quistioni sulla validità del matrimonio « è coman .
dato alle due parti di rivolgersi al goveruo deila propria
provincia , il quale esamina la vertenza , ed ha ordine di
non appagarsi per le dichiarazioni delle parti , nè per l'as .
sicurazione che ne danno i testiwoni, ma di procedere a
più esalle informazioni » . Ognuno di leggieri comprende
quanto ne scapiti la santità del matrimonio da tali ricerche,
falle da uomini che vi adoperano poca discrezione . - 10.º
Leggi imperiali sul culto . If Governo austriaco si arroga il
dirillo « di vigilare sul cullo pubblico , affinché non vi si
mischino abusi e si conservi l'ordine » . Or sotto il prele
sto d ' impedire gl ' inconvenienti ehe deriverebbero da un
numero troppo considerabile di feste e di religiose funzio .
ui , quel governo ha abolito tutte le società e confraternite ,
eccelluandove solamente la riunione di san Leopoldo per
le missioni straniere, ed una coufraternita dell'Amore del
prossimo fondata da Giuseppe II . Èvvi altresi qualche altra
eccezione. Sotto lo stesso specioso pretesto , il governo stes
so « stabilisce i gioroi,-ne' quali è consentito a 'vescovi ed
a’preli di predicare, e di esporre il Santo Sagramento » .
Soggiungiam qui a tal proposito un documento , uscito nel
1844 da una euria vescovile dell'Austria , il quale mostra a
quali smodate pretese consentisse quel vescovo . « Il capo
del governo in questo paese , con la data del 1 gennaio ed
8 maggio, ha fatto conoscere all ' Ordinario , che sebbene
424
fosse stata dichiarata illegale la società della Rosa (Rosa .
rio vivente ) , pure sonovi in questa diocesi persone ascrit
le a quella società dall'anno 1840 ; di più , che i due li
bri , il Rosario vivente per Sintzel e le Meditazioni sulla
Passione, le quali ebbero dalla .censura di polizia solo il
transeat, cioè che non dovevano essere nè raccomandale
nè annunziate, si trovano intanto qui e colà . Al che il go
verpo ha soggiunta l'esortazione di vigilare su questi due
libri, ed impedire che siano disseminati da' preli, a' quali
tocca adoperarsi contro tutto ciò , che il governo dichiara
illegale, singolarmente contro ogni unione pietista. Noi quin
di coinunichiamo questo avvertimento al clero , affinché vi
si uniformi com'è suo dovere ) . A tutti questi mali , onde
travagliata la Chiesa in quell'impero , si aggiunge la dif :
fusione delle dottrine ereticali delle sette protestanti. In fat.
ti si sa che il Pontefice, a' 31 agosto 1848 , indirizzo, al
l'arcivescovo di Vienna una sua lettera per esortarlo ad
usare e dello scritto e della predicazione, onde salvare il
suo gregge dalle male arti della setta de'germano -catlolici.
- L'Assemblea nazionale di-Francoforte nella tornata
de 26 Settembre scrisse ed approvò tra' diritti fondamen
tali, « che ogni Alemanno ha il diritto d'insegnare e di fon
dare scuole, purché abbia innanzi all' autorità competente
giustificata la sua capacità e moralità » .Fu respinto in quella
medesima tornata l'ammendamento che diceva: « Se non che
l'insegnamento è interdetto affatto -a'membri di Ordini reli
giosi e di altre corporazioni esclusivamente ecclesiastiche » .
Ma di poi si stabilirono intorno al diritto di associazione
questi allri due articoli: « Gli Alemanni hanno diritto di as
sociarsi, nè questo può esser limitato da misure preventi
ve . Gli Ordini de' Gesuiti, de' Liguoriani e de’ Redentoristi,
( sic) sono banditi per sempre dalle terre dell'impero ale .
manno ) . Cosi, proscrivendo i Liguoriani ed i Redentoristi,
come due Ordini religiosi tra loro differenti, mostró quella
Assemblea ch ' essa . condanna senza ragione, perchè non
conosce coloro che condanna . Ivi stesso fu pur falta una pro :
posizione da centododici Deputati di abolire il celibato eccl
siaslico; ma tre vescovi cattolici romani e sessantacinque
425
altri Deputati indirizzarono all'Assemblea una protesta , nella
quale le persuadevano a non volersi immischiare negli al
fari interni della Chiesa cattolica Romana , per non entrare
còn quest'ultima in un conflitto che renderebbe impossibile
all'Assemblea il compimento delle sue operazioni. In questo
caso la Chiesa cattolica , cioè il Clero romano e i suoi aderen .
ti , sitroverebbero costretti a rifiutare la loro obbedienza al
i Vicario dell ' Impero .
- Narra il giornale La Halle del popolo renano , che
Dowiat, uno de' principali discepoli di Ronge ha invitato
lutti i fogli periodici a non dargli più il titolo di predicatore
cattolico alemanno; perciocchè « io (cosi egli) non ho mai
considerato il movimento religioso che come un mezzo di
suscitare dell'agitazione politica sociale : ora che la masche
ra è caduta , il movimento religioso mi è affatto estraneo » .
BELG10-1 Padri del SS . Redentore hanno fatto acqui
sto di un collegio a Tongres, dove pensano trasferire una
parte della comunità loro di Wittein . Giacchè quest' ulti
má cạsa è troppo ristretta per le molte persone che ora vi
abitano , talchè l' anno scorso vi furono molte malattie. D'al.
tronde Tongres posta tra St-Trond ę Liegi , ove risiede il
Provinciale, è adattata per un noviziato . ( Dal Journal hist.
et lill, di Liegi , fasc . di Ottobre. )
- Togliamo dal Giornale Romano i seguenti particolari:
I Vescovi del Belgio nella prima quindicina di ottobre si so
no riuniti a Malines sotto la presidenza di quel Cardinale
Arcivescovo Sterckz, per conferire sul bisogni e gl ' interes
si più importanti della Chiesa in quel paese. Le conferen
ze durarono cinque giorni; ogni di furonvi due tornate, e
vi assistette anche Monsignor di San Marzano, il Nunzio. È da
sapere che fin dal 1831, quando cioè fu resa la libertà al
la Chiesa nel Belgio , queste assemblee banno luogo in ogni
anno . Esse riescono di gran vantaggio alla Religione, rav
vicinando tra loro i Vescovi del regno , e dando alle loro
' azioni un'autorità ed un potere cui gli sforzi isoláti di
un solo non potrebber mai dare . Mercè di tale unione i
Vescovi del Belgio son giunti finora a superare innume.
revoli dillicoltà , e a fondare interessantissime istituzioni
426

di che la Chiesa è priva in altre contrade. Noi ci limilia


mo ad accennarne una sola : Le assemblee annuali de' de.
cani, o decanati, i quali contengono un certo numero di
parrocchie. In ogni anno i'decani si riuniscono sotto la pre
sidenza del proprio vescovo.Ciascun decano raduna poscia i
curali del suo decanato per comunicar loro le istruzioni con
venute e le risoluzioni prese nell'assemblea de'decani. Cosi
pure la riunione de' Vescovi mantiene l'unione e l'armo.
nia tra' primi pastori , è dà maggior peso alle loro decisio .
ni , siccome quella del Clero inferiore sostiene la buona in
telligenza tra ' suoi membri, e rende uniformi le pratiche
in ciascuna diocesi.
INGHILTERRA — Leggevasi nel Mercurio di Liverpool
de' 20 settembre : « Il celebre astronomo R. Padre Vico è
giunto oggi tra noi venendo da Boston , con una missione
scientifica di altissima importanza . Saņnosi i laboriosi studi
di questo dotio religioso sulle stelle , ed è ben noto che
molte comele da esso scoperte s’ intitolano dal suo nome.
Dopo aver lasciata I Italia , il R. P. Vico recossi agli Sta
ti Uniti di America, ove pervenne verso la metà di luglio.
È stato accolto dappertutto cogli onori e col rispetto do
vuti al suo carattere ed al suo vasto sapere . Il presidente
degli Stati Uniti , i senatori e tutti i personaggi eminenti
gli hanno fatto le più lusinghiere accoglienze , e si crede
che sarà fondato un magnifico Osservatorio in una delle
principali città della Confederazione, affidandone a lui la
direzione . Si argomenti da questo solo fatto come gli A
mericani apprezzino ed onorino le cognizioni di un dotto,
il quale ha cosi bene meritato della scienza e della sua pa
tria ; della sua patria ingrata che lo scaccia dal proprio se
no con tanti altri dotti colleghi , vera gloria d'Italia ! So.
no state spedile molte navi per andare in cerca de' religio
si dello stesso Ordine , banditi dall' Italia , a fin di menar
li trionfaliente in America , come altrettanti lumi che il
lustreranno quella terra di libertà . Qual gloria non è per
gli Stati Uniti saper cosi trarre profitto dalla follia delle
altre nazioni ? »
- I figliuoli di sant' Alfonso de Liguori dividono pre
427

sentemente co figliuoli di sant Ignazio la gloria di ve .


nir perseguitali per la verità e la giustizia . Assemblee ac .
cecate e persecutrici discacciato dall' Alemagna e dall' I.
talia i Redentoristi , dopo averne scacciati i Gesuiti . Ma
mentre che i prelesi liberali di quelle contrade li bandisco
no , l'Inghilterra se li accoglie , profittando doppiamente
della rivoluzione del 1848. Io falli , a Londra nel quartiere
di Clapham , tre miglia inglesi discosto dalla bella chiesa di
San Giorgio , ultimamente dedicata , il P. Held redentorista ,
che trovasi colà da alcuni mesi, ba fondato un'altra casa di
missione. Ed è notevole che in una delle sale di questo nuo .
vo convento fu fondata alıra volta la famosa società bibli
ca , e vi tenne il suo primo convegno. Immensi vantaggi
trarranno da questa missione i cattolici di quelle vicinan
ze , i quali per essere assai lontaui da una chiesa calloli.
ca , e servendo padroni protestanti a cui non manifestava
no la propria credenza se non di rado , non potevano far bal.
lezzare i loro figliuoli che a capo di molti anni. Aliri, hal
tezzati da ministri anglicani, divenivano protestanti o pur
crescevano senz' alcuna religione; ed altri non erano pun
10 battezzati. Così ha incontrato a' Padri Redentoristi, al
principio della loro dimora cola , di aınıninistrare il santo
battesimo a giovanetti da sei a quattordici anni; ed è di
presente nel loro distrello un genitore cattolico ,che ha no .
ve figli de' quali nessuno è stalo baltezzato , benchè due sia
no già ammogliati. (Dall'Univers, Num . de' 10 Ottobre . )
IRLANDA A Dublino si è adunate in quest'anno per
l ' usato concilio l' Episcopalo irlandese, nel passato ollobre .
Come nel 1837 e nel 1841 , cosi anche nel 1818 i vesco
vi irlandesi hanno unanimamente dichiarato, di non volere
accettare alcuna dotazione dal governo. « Il clero , essi ban
detto , che ba diviso col fido suo gregge la proprietà , è de
ciso a patire anche le privazioni ch' esso patisce ed a re :
sistere a qualsisia provvedimento, il quale potesse far na
scere un generale malcontento , separare il popolo da'.suoi
pastori, ed esporre a truovi pericoli il callolicismo in Irlan
da ) . Oltre a ciò , in quel sinodo •fu presa anche la riso
luzione , che in tutte le diocesi si aggiungesse nella Messa
428
la colletta Pro Papa, a inotivo de' grandi ostacoli che una
turba d'ingrati attraversa a' disegni di Pio IX .
- La Sacra Congregazione di Propaganda , all'esame
della quale , siccome dicemmo nell'ultimo quaderno , era
no stati sottoposti i regolamenti per l'erezione de' Collegi
misti in Irlanda , con una nuova decisione ha dichiarato ,
non potere Essa approvare affatto una tale fondazione. Ed
il Santo Padre dopo aver maturamente esaminato la deci.
sione suddetta , ,ba approvato l' unanime sentimento della
Congregazione. Ecco intanto la traduzione italiana del Re.
scritto inviato per tale affare dall' Emo Cardinal Prefetto a
Mons . Mac -Hale Arcivescovo di Tuam : « Illmo e Rmo Si
gnore - Alcuni estratti degli statuti compilati pe' nuovi Col
legi di Irlanda e le opinioni su tal proposito emesse da? Ve .
scovi, han porto l'occasione alla S. Congregazione di nuo :
vamente occuparsi di tali stabilimenti, nello scopo precipuo
d'esaminare con cura e maturità quel ch' Essa dovesse ri
spondere pel bene spirituale della nazione cattolica d'Ir
landa . Quantunque la forma di questi statuti - sia tale, che
riesca difficile di giudicar qual potrebbe essere la loro au :
torità , avuto riguardo alla Costituzione dell'Inghilterra, pu
re ponderatamente esaminate tutte le cose , la Sacra Con
gregazione non ha potuto , in vista de'pericoli gravi ed io
trinseci che correrebbero detti Collegi, modificare la decisio:
-ne ch’Essa diede , con l'approvazione del SS . Nostro Pa
dre il Papa, e che inviò a ' quattro metropolitani dell' Irlan
da nel mese d'ottobre dello scorso anno. Vedendo, poi lo
zelo del Clero e di tutta la popolazione irlandese nel pro
muovere il bene della Chiesa , gli. Emi Cardinali avvisano
che non sia da disperarsi per l'erezione di una univer
sità cattolica . Perciò istantemente raccomandano questa
proposta, affinchè ognuno concorra con tutte le sue forze
ad eseguirla , e possasi , per tal modo provvedere più am
piamente all'istruzione de' cattolici, senza che ne venga
alcun danno alla Religione. Questa decisione della S. Con
gregazione è stata maturamente e con prudenza esamina .
.ta dal Nostro SS. Padre , il quale ha creduto darle la sua
approvazione e confermarla con tutta la sua autorità. Egli
429
ha voluto ancora che si spedisse a ciascuno de' qualtro ar
civescovi d ' Irlanda , perché la comunicassero a ' loro Suffra
ganei . Adempiendo tale dovere io debbo ancora far conoscere
a V. S. Illma e Rma che la Sacra Congregazione , ed anche il
Nostro SS . Padre desiderano ardentemente che l'unione sa
cerdotale non sia punto turbata in mezzo a voi , e che som .
mamente vi sia a cuore di coltivare quello spirito di unità
che i ss . Vangeli attestano essere stato si vivamente raccoman
dato da Gesi Cristo Signor Nostro e dagli Apostoli di Lui.
Rivolgendomi a Vescovi che sono versati nella Storia della
Chiesa e nelle gloriose dottrine de' ss . Padri, sarebbe cosa su
perflua il cilar de ' testi , o raccontare i benefizii che derivano
alla Chiesa dall' unione de' Vescovi , o i mali che le loro
dissensioni producono. A Voi che siete concordi in deside
rar questa unione , noi crediam nostro debito di nostrare
la necessità di scegliere i mezzi più convenienti per otte
nerla , e di cooperarvi poscia a farli riuscire. Voi potrete
ricavarli da 'sacri Canoni e dalle altre regole della disci.
plina ecclesiastica . Se voi li seguirete fedelmente nel vostro
ministero, e se ne' vostri dubbi vindirizzerele alla Sedia
apostolica , per sapere con certezza quel che dobbiale ſa
re, l'unione di sentimento diverrà fra voi sempre più ferma
e durevole . La Sacra Congregazione poi tra le altre cose
crede dovervi ricordare , con l'approvazione di Sua Santi
tà , che le riunioni degli ecclesiastici dovranno in avveni
se aver luogo conformemente alle regole prescrille da' canoni
e da ' Jibri liturgici , senza di che i dispareri si andranno di
giorno in giorno aumentando. Niun vantaggioso risultamen
10 non potrebbe ottenersi pel benessere e lo sviluppo ca
nonico della disciplina ecclesiastica ( solo scopo che le as
semblee de' preti debbono avere ) da riunioni di questa ſat
ta , che hanno piuttosto una apparenza secolare che religio
sa . Sarebbe perciò assai più vantaggioso trasmettere al
la Santa Sede gli atti di queste assemblee. Converrebbe
poi che, nell' epoche prescritte , Le si rendesse conto dello
stato delle vostre Chiese , siccome è stato ordinalo ; per ri.
ceverne le opportune risposte . C Se noi vi facciam note
queste cose non è perchè dubitassimo delle vostra soggezione
430

alla Sede Apostolica , perciocchè voi avete provato al mon


do intiero quanto questa sommessione sia io voi fervorosa e
costante , e le vostre lettere su’ Collegi indicali ne hanno
dato una nuova prova : Ma ve lo diciamo affinchè, con ta .
li comunicazioni , questi sentimenti siano vie più fatti ma
nifesti. Se intorno ad affari di rilievo, voi avrete ricorso a
questa Chiesa ; d ' onde emana l'unità sacerdotale , voi con
serverete con questo mezzo più facilmente la stessa unità in
mezzo a voi: Frattanto io prego - Dio di mantener Vostra
Grazia felice ' e tranquilla. Di V. G. ecc . G. F. FRANSONI
Prefetto . ALESS . BARNABÒ Secr, Roma dal Palazzo della
Propaganda a di 11 di Ottobre 1848 » .
STATI UNITI DE AMERICA— In una corrispondenza del .
l'Univers, si legge , che in occasione della distribuzione
dei premii al collegio dei Gesuiti a Georgetown, presedu
ta dall'Arcivescovo di Baltimora , un protestante , membro
del nazional parlamento , diresse a que Padri le seguenti
parole: < . Nell'anno scorso ebbi l'occasione di parlare di
voi con elogio nella Camera degli Stati , e spero che le
mie parole saranno arrivate fin qui. Oggi la circostanza si
offre più bella e più gradita per me: son circondato da un
certo numero di que' Religiosi che esularono per violenza
de' loro concittadini. Compatisco alla loro sventura , ma me
ne rallegro per la mia patria . Americani , ecco gli uomini
che ci recheranno le scieoze di cui siamo scarsi; la vostra
cordialità nel riceverli sia pari al loro merito : eglino sa
ranno i vostri precettori e ne saranno degni per ogni ri .
guardo . Vengano dunque a ' poi codesti sapienti perseguita
ti , ci circondino , si moltiplichino per le nostre città . La spa
ziosa America apre loro generosamente le sue braccia : ven
gano senza tema , e noi saremo paghi di dividere con essi la
libertà de'nostri padri » . Ad ogni frase le acclamazioni de.
gli Americani interrompevano il discorso del rappresentante .
Il dott . Brownson , uno de' primi pubblicisti degli Stati Uniti ,
cosi conchiudeva un Numero della sua Rivista : « Non pos .
siam finire senza esprimere l'indignazione prodotta in noi
dalla cacciata de' Gesuiti da Roma e dagli altri Stati d'Italia ,
per opera dei pretesi amici della libertà e delle istituzioni
431
popolari.Chi mai pensasse che l'Ordine fosse stato soppresso
a Roma per autorità del Somino Pontefice , s'inganna. Il S. Pa
dre avverti solamente i Gesuiti chiedendo che si ritirassero
in parte più sicura, poichè egli sentivasi impotente di difenderli
più a lungo contra gl'insulti del popolaccio. Nulla ,per quan .
to a noi costi, è avvenuto che possa indicare la menoma
avversione pe' Gesuiti da parte del S. Padre , nè il più pic
colo decremento di fiducia per essi. Al contrario , gli atti ,
le parole di Sua Santilá stanno a prova ch'egli ha un'al
la stima per la Compagnia , ed una sincera affezione pei
membri di lei . - L'espulsione non ſu opera dell'Autorità
pontificale , nè rispose ai desiderii degli amiei della Religio
ne e della Chiesa . Ma fu l'opera invece dei radicali e dei
liberali , genia naturalmente ostile a ' chiunque preferisce
la religione alla politica, il potere spirituale al temporale,
l'ordine all'anarchia , la vera libertà al dispotismo, lo Sta
to al vil popolaccio.– Codesti falsi liberali italiani mostran
bene , colla loro persecuzione contro a' Gesuiti , che specie
di gente sono , la natura della libertà che vogliono , e quel
che l'umanità può aspettarsi da' loro conati. La loro con
dotta non ammelte nè apologia , nè scusa veruna , e deve
giustamente eccitare l'indignazione d'ogni onest'uomo, a
mico della Religione e della vera libertà . Quanto a noi ,
siamo liberi; nali ed allevati in paese libero, noi compren
diamo ed amiamo la libertà , e ricusiamo di riconoscere
que' furiosi per sostri fratelli. Essi amici della libertà ! essi
rigeneratori dell'Italia ! Meschini vantatori ! Vili falsarii ! Cre
dono che possa esservi un uomo libero sopra la terra che
non li abbomini, che non li faccia segno di un indicibile
dispregio ? Chi sono essi ? Chi diede loro il diritto di far
guerra ad uomini pacifici , devoti alla Religione ? Qual di .
ritlo hanno essi alla libertà che il Gesuita non l'abbia e .
guale ? Sono essi cosi insensati da non capire che non bar
vi , nè può esservi alcuna libertà laddove una parte dei no .
stri concittadini , grande o piccola , non è libera ? Che la
libertà è pel nostro vicino istessamente che per noi ? Ma
codesti liberali non furono paghi di cacciare i Gesuiti. An
darono più oltre ; furono visti violare la libertà del S. Pa
432

dre , perchè Egli ricusava di violare la sua fede , la sua co


scienza , il suo dovere , per seguire i capricci di una pleba .
glia insolente !! E noi veggiamo nomini, ed uomini cattoli
ci , che li salutano come amici della libertà .Poveri scem.
piati ! Essi non sanno che le fondamenta della libertà non
posano sopra l'ingiustizia , nè sorgono sopra il dispregio
delle leggi e della religionę; che gli uomini, i quali non
sanno nè obbedire nè rispettare i diritti degli altri e non
dimandano la libertà che per servire ai loro disegni egoisti;
non sono che gli assassini della libertà ? Cotesti liberali,
fantori di Satapa , che fanno d'ogni lor possa per desolar
l'Europa e sommerger di nuovo le nazioni . già incivilile
dal Cristianesimo nelle tenebre della barbarie, meritano l'e
secrazione d'ogni uomo che senta baltersi in pelto un cuore
umano : e colui che chiama lą. Chiesa sua madre, merita an .
che qualche cosa di peggio s’ei pensa un sol momento di
vedere nelle loro agitazioni la più piccola possibilità del
più piccolo bene imaginabile, dicasi pure , per la condizio
ne temporale del popolo. L ' Onnipossente non si vale di
strumenti simili per migliorare le nazioni; e la libertà dichia
ra loro un odio aperto : essi le sono di scandalo . Con mezzi
perversi non si arriva mai a buon fine . La libertà non vuol
essere servita da quei radicali che , per provarle la loro
devozione , la calpestano . Voi non emanciperete mai una
nazione fin tanto che non vi sarete voi stessi spogliati del
le ahbielle vostre passioni e de' vostri ingiusti pregiudizi.
Un Goverpo libero non fa il popolo libero ; è un popolo li
bero che fa il Governo libero . Gli schiavi non possono es
sere che despoti . Essi devono trascinarsi a terra , o forza
re gylli gli altri a strisciare sotto di loro. Voi non servis
rete mai la causa della libertà finchè non avrete imparato
ad inchinarvi umilmente dinanzi a Dio ed a rispettare i suoi
ministri, a rispettare i diritti del vostro prossimo come i
vostri, e fiochè non vi sarete impegnati a difendere la liber
tà per lui , come per voi medesimi. Diversamente voi siele
schiavi nella vostra anima, nè potete propagare che la vo
stra razza.La libertà viene dal Cielo ,ed ella non sarà servita
da uomini che non si collegano che al genio dell'inferno » .
433

APPOI DIO

Licuné cenni sugli ultimi avvenimenti di Roma

Nel corso - sciagurato dell'umanità vi ha di epoche si di


sordinale , si tristi , si spaventevoli , che il cristiano altro al .
lora non può nè dee fare se non rassegnarsi, pregare ed
aspettar che s ' infoderi la spada dello sdegno di Dio. Il mi
stero d'iniquità ordito per molti anni da uomini , cui la ter .
ra maledetta non vide gli eguali , messo in alto con incredi
bile apparato d' empietà , d'ipocrisia ; d' orgoglio e d'insen
satezza , col mezzo d'ogni sorta di delitti e d' ipfamie ,con
tinua fra le orgie e le stragi , è stato ora consumato ,
vorremmo non dirlo, nel seno di questa Italia nostra,stra
ziata mai sempre dalle cupidigie straniere e da' vizi de'suoi
figli , nella sede della santa religione cattolica , entro al
palagio ove ha stanza il vicario di Gesù Cristo , sulla per
sona stessa adorata di quel PIO IX , dinanzi a cui poco fa
prostravansi immerse nell'amore e nella gioia le nazioni
tutte della terra ! Se l'umana famiglia non è destinata oggi
a .perire , e se non verranno meno il valore e la fedeltà
delle milizie , ove, per comando della misericordia divina ,
debbono ora andare a frangersi i superbi e tempestosi flat
ti dell'umana malvagità , i posteri inorridiranno al raccon
to delle nostre sciagure, e diranno a sè stessi : Come mai
non cadde questa Babilonia , divenuta albergo di demoni,
e ridotto d'ogni spirito immondo, e ridotto d'ogni uccel
lo immondo ed abbominevole ? Noi Darrerem brevemente
i fatti accaduti questi ultimi giorni in Roma, divenuta per
essi vile e spregevole in faccia al mondo: e se leggendoli
arrossiran di vergogoa quanti hanno mente e cuore vera
mente italiani , siano certi che insieme con noi adoreranno
i disegni della divina Provvidenza , che ha voluto per que.
sto argomento, severo si, ma giusto, svelare anche a' più
dubbiosi quali siano l'origine , l'indole ,e lo scopo de'comio
vimenti che hanno sconvolta da eima a fondo tutta l'Europa.
Poichè il di 15 di questo mese fu passata la giustizia di
Rac.Rel . Vol .XVI . 29
Dio sul conte Rossi , trafitto nella gola e nel petto dal pu
gnale apparecchiatogli in Firenze da' demagogi di Tosca
na e di Roma , e poichè il ferro tinto ancora del sangue
fraterno fu portalo trionfalmente per le piazze e vie di Roma
gridandosi: Viva Bruto secondo: Viva Mazzini, ed indi
qual voto sacrilegamente allaccato ad una imagine della Ma
dre di Dio , il sedotto e tumultuante popolo fece chiedere al Pa .
pa e’egesse a ministri un Mamiani,che avea osato proporre
al Pontefice de' cattolici di far protestante l' Italia , upo Ster
bini , uomo ambiziosissimo e direltore del Contemporaneo ,
un Galletti , tralio , non son molti anni , da' ceppi, ed al
trettali uomini, i quali dovessero per comando del popolo
proniulgare il principio della Nazionalità italiana, convo
care la Costituente, effettuare la guerra dell' Indipenden
za , ed eseguire il Programma del Ministero Mamiani de's
giugno. La richiesta fu fatta al buon Pio fra il rumore delle
armi militari e cittadine e fra le grida di un popolo furi
boņdo :ma il Pontefice dimostrò che se molto avea conce
duto a ' suoi sudditi , non perciò avea cessato di esser Prid.
cipe , e rispose lui voler fare considerazione sulle diman
de; Galletti frattanto ordinasse un nuovo ministero . Il po
polo attizzato da' demagogi, fremelte, insolenti, minacciò;
disse voler essere di presente ubbidito : allora il Papa , non
dimentico della sua dignità , negė la domanda. Quel che
seguisse non ci dà l' animo di narrarlo , e però lascerem
dirlo all' Epoca , giornale ben degno di raccontare simili
nefandezze . f fermento giunge al colmo, dei colpi ter
ribili percuolono la porta maggiore del palazzo ( ch'era
stala già chinsa ), grida orrende, e confuse si odono d'o
gui intorno . Urli tremendi del popolo , e delle milizie suc
cedono , e yo generale grido di all' armi , all'armi . Le spa .
de balenano in mano a tutti. L' interno del palazzo: Qui
rinale è in grande confusione. Corrono da ogni lato i fa
migli della corte e gli Svizzeri ; volano i sassi contro le
finestre , si chiede che le porte s'aprano ; lo spavento co
mincia a regnarvi all'annunzio che alla porta ultima del
palazzo che guarda la Porta Pia è stato appiccato il fuoco
( da' rivoltosi ). Accorrono i pompieri del Quirinale per i .
433
spegnerlo, e contemporaneamente si pensa di mettere il pa
lazzo in istato di difesa costruendo barrieale bell'interno
delle porte, e podendo sotto le arıi quanti si potevano . Na
sce un conflitto in quel punto fra gli Svizzeri dalle finestre
del Palazzo e i Civici . Tutti si erano momentaneamente ri.
tirati dalla Piazza del Quirinale, onde accorrere a prende.
re le armi. La città diviene all'istante un campo di arma
ti. Si balte la generale dappertutto , si vanno formando re
pentinamente gruppi di armati, i quali crescono a mano
a mano . Differenti drappelli di milizie si portano per di .
verse vie sul monte Quirinale , onde guadagnare tutti i pun
ti più interessanti. Pervengono i primi ad occupare il po
sto dietro la fontana dei cavalli, ed altri sui ripari delle
mura dei terrapieni delle scuderie pontificie. La grande
piazza resta cosi interamente sgoinbra di quel popolo cbe
è senza armni. Sopravvengono intanto inilizie da tutti i la.
li . Il corpo dei carabinieri ha cominciato ad ascendere il
Monte Quirinale per la salita di via dell' Uniltà . Giungo.
no ancora altri corpi, e tutte le falde del monte sono già
occupate; il Tenente Colonnello de' Carabinieri Calderari re.
sla ferito . Sono le 5 pomeridiane. Si fanno barricate in
nanzi al Quirinale con dei carri di campagna , e si porta
un pezzo di artiglieria , il s . Pietro, il quale è puntato con .
tro la porta maggiore del palazzo . Ora cinque e mezzo
pom . Il Papa domanda di parlare col Galleui , ed il popo .
lo commelle al Galletti di riferire che vuole ad ogni costo
disarmati gli Svizzeri, e consegnati alla guardia naziona .
le , e ciò in brevissima ora , altrimenli verrà alle vie di fat .
10 , attaccando il palazzo e rompendone le porte . L'ansia
ė grande in tutti : ed intanto tutte le truppe fanno gli op
portúni movimenti onde riescasi nell'intento » .
Il Papa iu quel mentre avea detto al Galletti ch'ei consen
tiva alla domanda del popolo intorno al nuovo Ministero :
quanto alle altre richieste le Camere deliberassero . Percise
ed in qual modo avesse consentito, il fece aperto al Corpo
diplomatico il di 18 con queste gravi parole: « Io sono , o
Signori, come' INPRIGIONATO : mi si è tolta la mia guardia ,
e mi veggo circondato da altre persone . Il criterio della
436

mnia condotta in questo momento sta nel principio di evi.


tare con tutti i mezzi possibili che sangue sia versato : a
questo principio cedo tutto , ina sappiano loro, o Signori ,
e sappia l'Europa e il mondo tutto che 10 NON PRENDO ,
NEPPURE DI NOME , ALCUNA PARTE NEGLI ATTI DEL NUOVO GO
VERNO, al quale mi dichiaro ESTRANEO affatto . Ho pertanto
vietato e vieto che si abusi del mio nome, e che si adope
rino negli atti pubblici le solite formole » . Questa solenne
e ferma protestazione di Pio ,riferita da testimoni autorevoli,
rapportata in moltissime gazzette , non ismentita né da chi
fecela nè da que' che l ' udiropo, non è avuta per falsa o
dubbia altro che da coloro , i quali non sapendo che cosa
fosse virtù civile, hanno fede soltanto nella scelleraggine.
Tra gli orribili fatti succediti in Roma, non è da trala .
sciare l' uccisione di Mons. Gio . Battista Palma , autore delle
dotte Prelezioni di Storia ecclesiastica e professore ia que .
sta scienza, e poi Segretario de' Brevi a ' Principi , il quale
in quel che chiudeva le imposte d' una finestra del Quiri
nale , fu trafitto da palla omicida e in quell'istante rimase
morto . L' Epoca non ha raccontato quest' altro misfatto ,
perchè sapeva il sangue di Mons. Palma gridare a Dio dal
la terra ; però il dabben prelato questo compenso ebbe al .
men della morte , di spirare appresso e direm quasi per ca.
gione del diletto Signore e Pontefice suo . La sozza ca. "
landia ha detto che egli avea tirato al popolo con una pi.
stola , siccome se quell'uomo. tutto dedito alle sacre lettere
fosse stato uso alle armi ed al sangue come i suoi uccisori .
Cacciati via i fedeli Svizzeri dal Quirinale, era il Papa
come in prigione pe' suoi nemici guardato, perchè dovesse
fare ogni lor volontà . I deputato Potenziani proponeva
nell'adunanza del giorno 20 , che la Camera formolasse
un indirizzo al Sovrano, esprimendogli i sentimenti di
sua fedele sudditanza ; ma queste parole furono udite da
quei ch'erano alle tribune del popolo fra le grida e gl' in.
sulti , rigellate dalla maggioranza dell'assemblea e vitupe
rate dalle gazzette de' Radicali. Furono i Circoli a tanta
audacia divenuti, che stabilirono domandare al Papa nel
di 25 il sacrifizio della sua potestà temporale ; e già ,
437

siccome racconta l ' Epoca , il di 17 Sterbini, Vinciguer .


ra , Spini e Pinto avevano risposto in nome del Circo .
lo popolare ad una deputazione di ufficiali superiori ,
i quali volevano salva sempre e garantita inviolabile la
sacra Persona del Pontefice, che la persona del Ponte .
fice era per lulli oggetto di penerazione, e la Polestà ec .
clesiastica sarebbe appieno lutelata e garantita.Quegli em .
pii demagogi speravano che il Papa cattivo avrebbe per
minor suo male ceduto loro ogni cosa ; ma egli poteva lor
ripetere le stesse parole che un santo suo predecessore ,cioè
Gregorio II , aveva scrille al suo persecutore Leone Isau .
rico : « Piacesse a Dio che a noi toccasse camminar per la
via corsa da Martino (martire) : però vogliamo per bene del
popolo vivere , e lungamente vivere ; imperocchè tutto l'oc
cidente ha volti gli occhi sopra di noi : e benchè non siam
da tanto , pure esso in poi sommamente conſida. Noi tel
ripetiamo, se il papa si dilunga veotiquattro stadi da Roma ,
non ha più paura delle tue minacce . Ci rincresce sol que.
sto, che mentre i rozzi e barbari inciviliscono, tu al con
trario di gentile ti tramuti in feroce e selvatico . Se i tuoi
messi verseranno sangue , prolestiamo che ne siamo ingo.
centi , ed esso ricadrà tutto sul capo tuo . Inermi e nudi ,
nè avendo eserciti terreni e carnali, invochiamo il princi
pe dell'esercito di tutte le creature, che siede in cielo , cioè
Cristo , il quale è sopra tutti gli eserciti delle superne vir.
tù " ) » . Pio di fatti avea ricevuto un pegno della protezio
ne di Gesù Cristo ; giacchè quello stesso di, cioè il 16 ,che
il Pontefice fu abbeverato di tanto fiele , gli fu recala una
cassellina con entro una borsa alquanto logora ed un va
sello o scatoletta di argento . Non comprese da prima che
volessero dir quegli arnesi; ma lelta la lettera che insiem
con essi gli mandava il vescovo di Valenza , seppe che
quella borsa e quel vasello avevano in sè contenuto il
santissimo corpo di Cristo , compagno e conforto di Pio VI
nella sua prigionia; che il vescovo , come di cose prezio
se e carissinie, giammai non se pe sarebbe spogliato ; ma

" , Epist. I , II .
438
che temendo non dovesse il Pontefice esser ridotto alle
condizioni medesime dell'altro Pio , volentieri glieli man
dava acció serbasseli a memoria di quel grande persegui
tato , ed a sua consolazione , se Iddio il volesse tribolato .
siccome lui. I pio e generoso vescovo non potea prevedere
che i suoi doni allora appunto sarebbero giunti a Pio IX ,
che non le ambizioni ed armi straniere, ma la ribellione e
Je armi degli stessi figli è sudditi suoi lo terrebber cattivo :
nè potea prevedere che que' doni sarebbero stati cagione
che il papa si risolvesse alla fuga , onde sarebbe venuta la
salule súa ed ancor forse quella d'Italia e d'Europa.
Era la sera del di 24 , che l'ambasciatore di Francia fil
al palazzo del Quirinale , dicendo che dovea trattare di al
cun negozio col Papa. Fu introdotto nella sua camera ; c
mentre i cortigiani e carcerieri di Pio aspettavano che for
nisse il colloquio , il pontefice ,in abito comune di prete ,scen
deva per una scaleita ségreta , e messosi nella carrozza del
conte Spaur ambasciator di Baviera , come se fosse della
costui famiglia, usciva del Quirinale e di Roma L'angelo
della Chiesa accompagnavá ‘ il pontefice fuggitivo : e laddo
ve in Roma, divulgatasi la strana nuova , eran gli uni crit
ciati dalla rabbia e dall * onta ; angosciati gli altri dal cor
doglio , e tritti compresi di altissimo stupore e spavento ,
Pio viaggiava sicuro e tranquillo , come Pietro in quel dì
che fu liberato di man d'Erode e di tutta l'aspettazione
del popolo de' Gindei. La mallina de' 26 fu delto da alcuni
in Napoli stare il Papa a Gaeta , e tosto ng corse la fama
per lutta la città : pel principio non fu creduta , poi messa
in dubbio , come di ventara inaspettata e grandissima; ma
sopravvenne la gazzetta del regno a certificarla. Fui in
quel punto un giubilo , una letizia , un'esultazione si uni.
versale , si smisurata , che non potremmo esprimerla con le
parole. Adunque, dicevano , il santo Padre è salvo ; il san
to Padre è con noi ! Adunque Roma, la città sua , dopo
averlo ricolmato di amarezza , lo ha costretto a fuggire !
Adunque noi medesimi eravamo da Dio serbati ad essere
l'asilo del Pontefice perseguitato da' suoi ! Questo regno
adunque è stato il porto avventuroso in cui riducovasi il
439
Condortiere della santa Navicella percosso dalla tempesta !
Noi allora ci prostrammo a terra , e ringraziainmo Iddio di
averci falti degni di tanta misericordia ,
Era giunto il Pontefice non conosciuto a Mola la mat.
carpe tina de' 25 e quindi passato a Gaeta , mentre il conte Spaur
11 . recavasi a Napoli , ove arrivava a nolle avanzata . Condoulo
pe dal Nunzio apostolico al nostro re Ferdinando, gli porse una
lettera di Pio , nella quale gli significava la sua venita , e
chiedeva ospitalità pel supremo Pastore della Chiesa cattolica .
Egli profugo chiedeva ospitalità al più buono, al più pio, al
più devolo alla Santa Sede fra' Principi, e però al più odiato
dalla sella de' tristi , a' quali ogni maniera di virtù , anzi ogni
ale cosa è in odio , fuorchè essi medesimi-! Ma Iddio che alterna
a'suoi figliuoli le tribolazioni colle dolcezze ,colle persoayed
affettuosa unione riposare per alcun tempo que due cuori
si Jungamente travagliati . Il re dopo aver -mandato molta
inano di soldati per custodire e servire il Papa, ed aver pros :
veduto a tutto ciò che gli fosse stalo bisognevole, corse a ba
ciargli il piede ed impetrare la benedizione di lui a so, alla
sua famiglia ed a tullo il suo regno. Voi, diceva, Pio , a :
gli uffiziali che appresso la real famiglia se gli erano ingi.
et nocehiati, fate parte , o signori ,di un esercilo ch ' è specchio
di disciplina e di fedeltà , che col sangue ha sostenuto
di l' imperio delle leggi, e ha liberato il regno dal flagello
dell' anarchia: ed a' marinai dello schifo del re ; Figlinoli
ni mici, voi siete fedeli al vostro sovrano , siate tali fino
alla morte . Padre di tutti e memore della villa e del tra .
na
dimento della sua soldatesca , retribuiva lodi al valore e
58
71 fedeltà delle nostre ,e benignamente confortavale a perseve .
an rare. Volle l'altro di da un balcone del suo appartamento
benedire quel popolo avventurato , il quale cola concorso
EC affollatamente, piangeva con mirabile tenerezza, ed ebbro
di santa gioia sclamava; Viva il Santo Padre ! viva Pio
3
Nono ! Viva il re Ferdinando II. Il più puro affetto e la
più schietta divozione congiunsero insieme questi due no .
mi venerandi, cui uomini barbari avevano profanato ; ed il
grido, Viva Pio Nono , cli'era divenuto una bestemmia nel.
l'ipocrita bocca de farisei olierni, purificato e sublimalo
il
410

alla celeste altezza che gli è propria , s'udi la prima vol


ta sulle labbra de veri figliuoli della Chiesa e di Pío .
Dobbiamo ora narrar cosa avvenuta il di 28 a Gaeta ,
nella quale non fu dato a noi deliziare , e che fu a que'
che la videro un assaggio del Paradiso in questa terra ed
in questi tempi di lagrime . Lieto era il cielo , il sol chia
ro , tepido e tranquillo l' aere: eran parate le soldatesche
della fortezza, piene di festoso popolo le vie per al santua .
rio della Trinità . Il Papa si mosse dalla città accompagnato
e seguito da nobilissimi personaggi, e benedetta da accon .
cio poggetto la soldatesca , si condusse al santuario ; ove
assistette alla messa celebrata dal prior di que'frati, e poscia
si accostò all ' allare per dar la benedizione col Sagramen
10. Gittossi in ginocchione dinanzi a Dio ; e mentre tutti
prostrati e colle fagrime negli occhi aspettavano che li be.
nedicesse , il Vicario di Gesù Cristo , come già fatto in beata
estasi , disse con voce di serafino queste sovrumane parole:
« Eterno Iddio, mio Augusto Padrone e Signore, ecco ai
Vostri piedi il Vostro Vicario abbenchè indegno, che vi sup
plica con tutto il cuore a versare sopra di Lui , dall'altez.
za del trono eterno nel quale sedeté , la Vostra Benedizio.
ne . Dirigete, o mio Dio , i suoi passi; santificate le sue in
tenzioni ; reggete la sua mente ; governate le sue operazioni ,
e qui , dove Voi nelle vie mirabili lo conduceste, e in qua
lunque altra parte dovesse egli trovarsi del Vostro ovile,
possa esser degno istrumento della Vostra gloria , e di
quella della Chiesa Vostra, presa , ahi troppo ! di mira dai
Vostri nemici . Se a placare il Vostro sdegno giustamente
mosso da tante indegnità che si commettono colla voce ,
colle stampe , e colle azioni , può essere un olocausto gra .
dito al Vostro Cuore la stessa sua vita , egli " fino da que
sto momento Ve la consagra. Voi concedeste'a lui questa
vila , e Voi , Voi solo siete nel diritto di toglierla, quando
vi piaccia. Ma , deh ! o mio Dio , trionfi la vostra gloria ,
trionfi la vostra Chiesa . Confermale i buoni, sostenete i de .
boli, e scuolele col braccio della Vostra Onnipotenza tutti
coloro che giacciono fra le tenebre e fra le ombre di mor
le . Benedite, o Signore, il Sovrano che si sta qui innanzi
441
prostrato , benedite la sua Compagna e Famiglia . Benedite
tull' i sudditi suoi , e la sua onorata e fedele Milizia . Benedi .
te coi Cardinali tutto l' Episcopato ed il Clero , affinché tutti
compiano nelle vie soavi della vostra legge l'opera salu
tare della santificazione de' popoli . Con questo sperar po
tremo di essere salvi, non solo qui, nel pellegrinaggio mor
tale, dalle insidie degli empi , e dai lacci de' peccatori, ma
speriamo altresi di poter mettere il piede nel luogo della
eterna sicurezza , ut hic et in aeternum , Te auxiliante,
salvi et liberi esse mereamur ) .
Ma ecco pubblicarsi fra noi e mandarsi alle provioce
uno scritto, col titolo di Avviso sacro , il qual diceva , re
Ferdinando , i cardinali ed il conte Rossi aver congiurato
contro Pio IX ; il popolo romano aver routi i fili della tra.
ma per l'uccisione di quel ministro , e perciò esserne sta .
to rimeritato dal Papa con nuovi benefizi; ma prevalendo
il rigiro, l'inganno , il tradimento de ' cardinali e del re,
essere stato Pio tratto prigione in fortezza, guardatovi da
molta milizia , e visitato da Ferdinando per dilettarsi nel
suo cordoglio; avere il re voluto ucciderlo per veleno ov.
vero torgli il principato , ora volerlo o morto o suo man.
cipio : i popoli adunque delle due Sicilie levassersi in ar.
mi, corressero sopra Napoli , ammazzassero il re , i suoi mi
nistri , i suoi complici , liberassero il Papa ... Dio onnipoten
te , insino a quando mai sarele voi d'appresso a questa
generazione incredula e perversa : insino a quando mui
comporterete voi questi serpenti, progenie di vipere ?
I COMPILATORI

Sulla Manna di s. Felioe in Nola - Lettera a ' Compilatori

SIGNORI

In questi tempi che corrono tristissimi per la nostra quanto bel


la tanto infelice Italia , ne' quali abbiamo ascoltato fil gran Pon
tefice, l' amorevole Pio lagrimare sul delirio di taluni ( cui non
chiameremo certamente Italiani ), i quali adoperavansi a lullo
uomo per rompere l'unità della fede ed introdurre tra noi il
442
protestautismo, potrebbe per avventura ne' veri credenti sorge
re il salutevole timore, esser «vicina ad avverarsi la minaccia
del nostro Redentor G. C. ( Matt. XXI, 43 ) sul trasferimento
del Regno di Dio dalla terra ingrata ad altra più riconoscepte.
Epperò ogni fatto donde i fedeli argomentar possano non esser
si la mano del Signor Dio abbreviata da questa nostra patria ,
ed il Dito dell' Onnipossente essere ancora coồ noi , debbe più
che mai diffondersi a conforlò de' pietosi fedeli. Voi dunque che
nelle vostre pregevoli Effemeridi raccontate il prodigioso scio
gliersi del Sangue di s. Gennaro, il rifiorir della s. Spina, ec
cetera , scrivete ancor questo , onde sono pressochè diciotto se
coli il Dio de' portenti si compiace di rendere glorioso il sepol
cro del primo Apostolo e. Vescovo Nolano l'invitto Martire s ,
Felice ' ).
Era la mattina de'quindici di questo mese, giornó sacro al glo.
rioso Martire , quando i Rmi Canonici della Cattedrale Nolana
con a capo quel -neslore de' Vescovi Mons . Pasca , avendo già
solennemneõle canlato il mattutino proprio del Santo, intuonava
no l'inno Ambrogiano , e in devota processione dal Coro si avvia .
vano alla Basilica inferiore del Duomo, o come dicesi Soccor
po . Seguivano i fedeli in gran numero . Per due commode sca
le di marmo dall'una e l'altra nave laterale del Duomo si scen
de in quella inferiore Basilica , di bei colorati marmi adornata ;
la cui volta è sostenuta da otto colonne di bigio antico ,ed ha pre
gevoli dipinture che rappresentano la vita , i miracoli ed il mar
iirio del primo nolano Vescovo s. Felice. Sull'occidentale mu
raglia , dal pavimento fin sotto la volta s'innalza il frontespizio
marmoreo della venerabile tomba del Martire. A piè di esso ,
a tre palmi di distanza , vedesi erelto un altare ed intorno a que
sto up presbiterio, il tutto di marmo. Ivi raccoltisi il Prelato
ed il Rmo Capitolo recitavano le laudi , e queste compiute , il
Canonico Tesoriere, cui è dato custodire la chiave del prezioso
deposito , celebrava con solenne rito il Sacrificio incruento. Sul
terminar di esso , il nostro venerando Prelato data la benedizio
ne al popolo, ed avvicinatosi alla balaustrata , volgeva a quel
la folla devota una commovente omilia . Nella quale prenderr.
do motivo da una visione di Ezecchiello, la necessità dimostra

?) Il Bollando sotto il di XIV Gennajo dice: « Eae vero Antislitis


exuviae salutarem exsudant liquorem , quem Nolani Manna vocant » ;
ed il Pontefice Paulo V nella sua Bolla del 1607 diretta al Capito
lo Nolano ragionando del corpo del nostro Vescovo e Martire dice:
« De quo saepe Manna divinitus scalurire solet » .
1

1
413

ra di avere un Prolettore presso l'Altissimo, che ne disarmi lá


collera; e tale soggiungeva essere per i fedeli nolani il Vesco
vo e Martire s . Felice alla cui tomba dona in tal giorno il Si
gnore il prodigioso seguale della sacra MANNA. Se non che, al
pensiere del pieloso Pastore si affacciava la nequizia de' tempi,
ed il crescere de' peccati del popolo , e l'ingratitudine verso di
Dio 'e del Santo , e però, la temenza che non forse in pena la
protezione del Santo siasi ritirala ; tal che questa volta venisse
a mancare il desideralo segnale. Calde lagrime allora gľ impe
dirono di proseguire, e tutta quella gente che udivalo , cominciò
a piangere di pentimento e dolore . Ma sedata un tal poco quel
la commozione, il Prelato esortava la moltitudine ad invocare
l'intercessione della Vergine Madre de' peccatori compunti ; e
diceva loro, confortassero la fiducia nelle preghiere del Santo ,
che pur tante volte aveva interceduto presso l' Altissimo a fa.
vore della Ciuà e Diocesi, e ravvivassero la fede operatrice di
prodigi strepitosi. E così veniva fatto : ad alta voce recitavasi
il Simbolo della fede, mentre il venerando Prelato , preceduto
dal Canonico Tesoriere , e seguito da altri Capitolari, montando
per gli scalini di dietro l'altare ascendeva presso la venerabi.
le lomba del Martire. Alla cui cima, pressochè sotto la volta ,
è visibile a tuui un cancelletto di ferro che sta di continuo
chiuso. Apertosi questo dal Canonico Tesoriere e rimossa una
porticina di argento che viene dopo di esso , ti si presenta un
vano , per quasi un palmo in quadro , incavato nel muro , da ogni
parte coverio di marmi , i quali non ben si connellono tra lo
ro negli angoli tutti d'intorno, ma lasciano in vari luoghi del
le irregolari aperture; e precisamente il lato di occidente ne ha
1 una orizzontale che quasi a metà lo divide. Sul piano sta un
calicello con coppa dorata ; ed un canalello pure d'argento pen
de dall' un capo obbliquamente su di esso, e dall'aliro è pog
giato nel mezzo di detta orizzontale apertura. Però fra questa
e quello rimane dalla parte di solin uno spazio quasi triango .
lare, lalchè insieme non combaciano. Or mentre il popolo pre
ga , il Canonico Tesoriere ed il Prelato, non che gli astanti più
da vicino spiapo coll'occhio dentro quel vano quadrato , ed ogni
superficie , ogni apertura , egualmente che le pareti esterne del
caliceito e del piccolo canale, osservano asciuttissime. la fine
il Canonico Tesoriere stende la destra , ed insieme cava fuora
il calice ed il cavaletto, e lo dà a vedere al Prelato . La Man
NA si era impetrata. Si sciolse allora a Dio il cantico di ringra
ziameno, e l'affettuoso Prelato fattosi egli il primo segnare in
fronte colla sacra Manna, alla punta di una argentea piuma
444
dorata , e segnato poscia avendone il Rmo Capitolo, tutto ripie .
no di santa letizia si fa ad appagare la pia curiosità e divozio
ne de' fedeli. Se non che l'istante, in cui il Tesoriere ha tolto
via il canaletto ed il calice era quello appunto io che si opera .
va il prodigio, e però tolto il canaletto , vedevasi scorrere giù
pel marmo solțil rivoletto del sacro liquore; del che fatto accor
10 il Tesoriere ed altri Canonici, si fanno solleciti ad inzuppar .
ne della bambagia per distribuirla a' fedeli; che instantemente
la chiedono , e messovi di nuovo il canaletto con altro apposito
piccolo calice , anche qualche altra goceiola ne raccolgono.
Intanto la bụona novella da per ogni dove diffondesi : la cita
tà è in gran movimento; odi benedir Dio mirabile ne’ Santi'suoi,
Jodar la protezione del $. Vescovo e Martire e tutti traggono
al Duomo . Colà gli ultimi arrivati domandano a' primi, quanta
Manna sia da quelle gloriose Ossa emanata ; chè da' loro mag
giori hanno appreso da questo appunto arguirsi la maggiore
minore abbondanza delle benedizioni spirituali e terrene , cui mer
cè la protezione del Santo, vorrà il Signor Dio largire alla Cita
tá e Diocesi di Nola "). La Basilica inferiore rigurgita di fede
li , i quali sulle scale si affollano, e si cacciano su per i superio
ri cancelli ; onde il Prelato fa cenuo si adunassero tutti d'intor
no il presbitero della Basilica superiore, ivi sarebbero i loro vo
ti appagati. E la folla divota ubbidiva , e quasi diresti l'ultimo
de' suoi desiderii essere questo esso,' veder la santa Manda e far
sene in fronte segnare. Ed immota rimanevasi pelle tre navi di
quel vasto Tempio, nè se ne dipartiva se non quando, verso le
ore venti, terminata la messa Pontificale, con accompagnamen
to di sceltissima orchestra , quell'onorando Pastore le imparti
la benedizione , a nome del Pontefice, e colla indulgenza plena
ria l' ebbe quasi accomiatata .
Deh ! possa questo giorno di sapto giubilo non mai mancare
ai Nolani ; possa la mercè del s . Protettore il dito di Dio non
mai ritirarsi da questa terra , che inzuppata del sangue di tan
ti Martiri , non è l'ultima gloria della Cattolica Italia , é possa
lo stesso Dio de' portenti muovere il cuore degli Italiani tuui,
perchè alfine si persuadano , che la gloria il primato , le speran
ze d'Italia svanirebbero in quel giorvo , in che lo sdegno del
Sigoor Dio ne ritirasse l'unità della Fede. Voi intanto credelemi
Nola a' 25 di Novembre 1848
Devotissimo Servo
CAN . AB . BARTOLOMMEO D'AVANZO

) l'edi il Bollado, loc. cit.


role
FOCO LA SCIENZA E LA FEDE

ur
JFascicolo 96 . Dicembre 1848 .

SCIBIT ZE
SUQL,
2000
Canta VII .
Image
pre o Considerazioni sul Duello
mer
a Cit
fede Tutte le maniere di sofismi, messe in campo per difen
prio dere l'uso del duello, sono state con tal nerbo ed eviden
lor za di ragioni confutate da' teologi, da giureconsulti e na
VO . turalisti , che ci è riuscito assai strano vederle . risuscita .
ujimo le di presente da un chiaro capitano delle nostre glorio.
e far se soldatesche, il Cavaliere P. A. Bianco ') . Ma quel che
ari di sembra incredibile è, che, laddove il duello per tutti i ver .
so le
si e sotto qualsiasi riguardo è stato in vari tempi condan
well
igarti nato dalla Chiesa, due preti di provincia hanno osato ap
provare il divisamento del prode ufficiale e tribuirgli i più
piena
sinceri encomii ?) . Or perchè l'autorità de' due reverendi
nean non tragga altrui in errore , ci conviene vagliar brevemen
1 Doll te , ma tanto che basti, gli argomenti del sig. Bianco , e
lai richiamare alla mente di lui e de'suoi lodatori i decreti della
possa Chiesa intorno a questo rilevantissimo obbietto.
L ' egregio Capitano nel suo breve Discorso istituisce
tre ricerche intorno al duello, cioè 1. ° se il duello è giusto
to del
deiem
') Sul Duello, Discorso del capitano cav . P. A. Bianco . È pub
blicalo nell'Araldo, Num . de'19 e 30 agoslo.—?) Veggapsi la
Lettera del Parroco Raffaele Perrone di Gaeta al cav. Bianco
nello stesso Araldo, Num . de ' 21 ollobre , ed un articolo dell'ab .
Racioppi nell' Appendice al Num . 83 del Lucifero,
Rac.REL . VOL.XVI . 30
446

o no ; 2.º se giova , o nuoce il proibirlo ; 3.0 quali sieno


i mezzi di repressione più opportuni. Noi esporremo la
sua sentenza intorno a ciascuno di questi tre punti ,e vi ag.
giugneremo quelle osservazioni che ci parranno necessarie.
Per riguardo al primo ecco come egli ragiona : « Nel
duello , trattandosi di vendicare un' offesa personale , tut
ti risponderanno al primo quesito , che ciò spetta alla leg.
ge, non già all'offeso ; e diranno di vantaggio , che chi tro .
vasi in società costituito, neppure può disporre della pro.
pria vita , appartenendo essa allo Stato , e a Dio . Niuno
certamente metterà in dubbio , che l'uomo, divenuto cit
tadino, dopo di avere i suoi diritti naturali in mano del
supremo potere depositato , esser non possa il proprio vin
dice . Ma niuno parimente negherà che la legge garan
tir debba la vila , l'onore e le sostanze del cittadino , fi.
ne pel quale ha questi alla sua naturale libertà rinunziato :
quindi ove la legge a tanto adempiere insufficiente si tro.
vasse , naturalmente nell'uomo rinasce il diritto di difenderli
e colle proprie forze garantirli. Ed è perciò che l'omicidio a
difesa non è imputabile, nè il respinger ogni aggressore che
voglia un altro dell'onore o delle sostanze spogliare; non po
tendo la legge ,in questi casi , accorrer in suo soccorso . Or
se altri casi si dessero in cui la legge vendicar non potesse
una privata offesa , la giustizia del duello provata rimarreb
be . Le offese che si possono altrui recare non consistono sol
tanto negli attentati contro la vita , le sostanze e l' onore
che sono dalla legge vendicate; ma havvene ancor delle al
tre per le quali non vi è alla legge ricorso . Un guardo ,
un gesto , un motto lanciato , ed altro di simil fatta , sovente
offendono troppo l'amor proprio per poterne rimanere in
puniti. Ma sono offese di natura tale che la pubblica autori
tà attirerebbesi il ridicolo , se simili piati ascoltare volesse;
costituiscono nondimeno atti che in un certo modo degrada .
no la esistenza dell'uomo in società , consistendo il punto di
onore in un'idea piu di convenzione che di ragione, nell'os
servare cioè gli usi stabiliti, con cui si acquista una vantag.
giosa opinione; senza di che si perde alla pubblica stima o
gni diritto . - Nè può esser mai giusto che una persona viva
447
spregiata al mondo , maggiormente se sia militare ,da cui si
esige la bravura ; e l'acquiescenza alle offese è certa pro .
va di viltà . In questi casi dunque, non trovandosi bastevole
la legge , l'uomo ripiglia i suoi primitivi diritti ; poiché manca
il fine per cui ha egli ad essi rinunciato , e può in conseguen
za da sè stesso vendicare l'offesa , al pari che respinger
può, ed anche uccidere l'aggressore che volesse della vi
ta privarlo. Il duello perciò , in taluni casi , anche fra gli
uomini costituiti in società , parte da un diritto di natura
fondato sull' amor proprio ; è conseguentemente giusto in
sè stesso , e come tale dovrebbe impunemente effettuirsi ;
tanto più che , mediante l' assistenza dei secondi, acquista
una certa forma di legalità che risolve sovente lietamente
il conflitto . Sul fondamento delle quali considerazioni si
è appunto che il Bentham opina non doversi il duello proi
bire. Sono ingiuste le leggi, ei dice, che vietano il duel .
lo , quando per coloro di cui dopo la ingiuria resta le
so l'onore, non vi è altro miglior modo di riabilitazio
ne nella pubblica stima » .
Le parole or ora recate ci conducono a fare le seguen .
ti quistioni : 1.° Può ammettersi questo principio, che gli
uomini posti in società , laddove la legge non possa o non
voglia vendicar le offese , debbano considerarsi ritornati
nello stato di natura ? 2. ° Nell'ipotesi dello stato di nalu.
ra , può stimarsi lecito il duello ? 3. ° L'assistenza de' padri
ni può rendere il duello legale ? 4.° È viltà il perdonar le
offese , soprattutto pe militari ? e quali sono le vere nozio
ni dell' onore , dell'ingiuria e della vendetta ?
Per ciò che concerne al primo punto, egli è al tutto falso
che l'uomo, fatto cittadino , ha depositato i suoi naturali
diritti in mano al potere. Questo principio che costituisce
la teorica del contratto sociale , immaginato da'naturalisti
protestanti e divenuto famoso per Gian Giacomo Rousseau ,
contraddice manifestamente all' istoria ed alla ragione. Al
l' istoria, perchè questa ci mostra gli uomini sin dal princi
pio raccolti in società , nè fa menzione di contratti avve.
nuti tra i popoli e i loro reggitori. Alla ragione, perchè l'uo
mo, nascendo nella società , e non potendo esistere senza
448

di lei , è, sec la fras di s . Tom , un ess


ere atu
n
on e ma
ral pol do e soc ; ond lasosoci non è una
me iti iev e età
con nte deg co uom , omlea un bi
sog dell nat v .
ven li ini a ura
ma , zeion è d s p : c a no ,m n .
o
nen a t ima e r i o r bitr a a tur
. No na , seb lorssitat di nat sairaia chi ale
d
ndi be o ura m er
ass me, no pur poi ne i com , se non son in icroeal ,
urd e chè pon o tà
si dev o r per nat ea a c , si può
ono iguar ura nteirio val ompos
l' uo c d ar e nel s d nri ns e n to s d
mo onsid lo tato i atur ociaelllo. Sottattoo uni
era a i
re
tal rig , e non pel chi pat s è lec e.
uar me to ocia ito
sam ,dose lad la leg rioconon bast , o lpeer colp dei
ina dov ge i a
re n e a tut i diri del cit
mag
ist on sia appli ela t t tad
c re i
no , qruaeti pos . dat'a s d n , e fars dai
sti sa usare e uoi iritti atural dom i .
sè que gius che dal soc inv i
ll ti la ie an a
A noi paar dovezia risp in tatlà mod oalla prensda .
e rsi on o en
te qui . Bis dap dere fars cer d d , che
sti o g p r i to el iritto
dal l one c s nna . Quiema giud rar vol - suo
la egge i i ega sto i e te le
fars ret , imp non dziio rad avv che
i t ame erc o ien
le part le quanlte con ioc tr lo , so
chèa ro no totalm pere .
i i ten oc
cup del giu ddeolno lor cau , che quaente sia
ate la sti le o s e l unq
per ess il giu zia de' , sar sem dalue' una
l
er di ma à pre
del d e p t zio d ' igniistr e d'i . M a se il tor
le ue arti assato quoatį lle
gaal a
to è cosi chi , che non lasc luo d ,
ar i go d e lcun ubbio
con all o pon , se rie
sca
ven il pro
v ora d dic p
diri ien, esen c l sera n s m are tur rio.
tto za he a ocireetà e ia enom bat
a
ame
Lad
dov
tor a
ni gevol
al cit
tad
pro
cac ntela giust
e i n c i saorcs , egl puiò i z
che glie si din sen t ol'o a
ie za urbar rd iial
eco cii al
ben usa del gsauo diri nat e , e inseup n ò
e re tt u r p lir
dife d di civi . Moa se pearleven e n pr
u di
tto el ritto le dic opr
ritt , deb pat men a
l' ord re pub , ièo do
o ba irn o in bl
ver di ogn citt e di mpaomren con paz e quaico in
e i adi tarte ien lsi
giu , anz che metno in isc la zsoaci , easssi .
ria i ter omp età end
e igl o
chè il ben pub dee sem s i al pri ') .
e bli pre oproast vat
o
co are
*) Abbiamo dedotla questa risposta da quella sentenza di s.
Tommaso che al condandalo ingiustamente nella testa è lecito
difendersi, purchè pon tema doverne nascere alcun grave di
sturbo,ed esser con ciò cagione di scandalo: « Nisi forte propter
scandalum vitandum , cum ex hoc aliqua grayis turbatio line
retur » , Sum . theol. 2. 2. q . LXIX , art. 4.
449

waty Stabiliti questi principii , trapassiamo ad esaminare , se


mai sia permesso al cittadino vendicar col duello quelle of
TI fese che la legge non punisce, e non può pupire . Prima
trak mente è chiaro, che il duello mira dirittamente a schianta .
re la società . In fatti « dovunque l'abuso del duello ha luo
go , dice il dottissimo Gerdil, ciascun cittadino corre ad ogni
momento il rischio di perder la vita , sia per il risentimen.
to to brutale di un uomo che si avrà per offeso da una pa.
rola malamenté capita , e stimerà suo diritto di pigliare sod
JA disfazione, sia ancora per il dovere che questo stesso abu
so gl'impone di vendicarsi con le armi di un'ingiuria che
non può capsare. Donde conseguita, che l'abuso del duel.
di
lo nel grembo medesimo della civil comunanza mantiene
ida
uno stato di guerra tra tulli i cittadini , dovendo questi es .
da.
ser disposti a vendicare con le armi i torti che potrebbonsi
che a vicenda arrecare . . . Bene adunque il cancelliere Bacone
Lule
riguarda il duello come una convulsione del corpo politico ,
e come un attentato il quale viola la maestà delle leggi,
che
mette lo spavento e lo scompiglio nelle famiglie, lurba la
de
sia pace, e consuma le forze dello stalo necessarie alla guer.
ra " ) » . Or se non è permesso ad alcuno di turbar l'ordine
uga
lor pubblico per vendicare i propri diritti , è chiaro non mai
potersi usare il duello per supplire a' difetti o a' torti della
bio,
giustizia civile . Ma se diamo per poco , che il duello non
prio
disturbi l'ordine sociale e possa quindi praticarsi senza verun
ata .
danno della società ; potrà per ciò stimarsi lecito e giusto ?
izia
Questa quistione torna a ciò : Se gli uomini si riguardino
pui
o al nell'esercizio de' diritti naturali, è permesso loro il duello ?
di Egli è chiaro che no, perocchè le azioni che sono contro la
natura , non possono stimarsi mai lecite all' uomo in qualsiasi
stato , o congiuntura si riguardi. Or tale è senz' altro il
duello , perocchè è contro i dettami del natural discorso
odo.
commettere alla forza il giudizio del diritto e del torto , e
0 %
senza giusto motivo metter a repentaglio la propria, o l'al .
trui vita , o vero sconciar comechessia il proprio , o l'al.
ecilo trui corpo . Oltre a che l'amor di noi stessi ci obbliga a
e di
r
ple
. ) Des combats singuliers, c . XV , Opere, 1. V , Bologna 1790 .
jine
450
posporre ogni altro bene corporale al bene maggiore che
è la vita, e l'amor verso il prossimo ci vieta la vendet
ta e ci comanda il, perdono delle offese . Il sig . Bianco ,
dopo gli altri avvocati del duello , stiina, che il caso del
duello sia simigliante a quello della propria difesa contro
l'ingiusto aggressore ; ma egli s' inganna a partito, essen
dovi tra l' uno e l'altro un' assai spiccata differenza . In
fatti nel duello non si resiste ad up . aggressore , ma si va
in cerca di lui, e lo si sforza di combattere ; si conviene
con lui del luogo ove debbe aver luogo lo scontro , e gli
si dànno armi uguali . Ancora, il duello , siccome appresso
vedremo , non è giustificato da veruna necessità , siccome
la giusta difesa di sè stesso ; non vi ha quella moderazio
ne per la quale si studia di fare all'avversario il solo dan .
no necessario ; non si cercano innanzi di venire al com
battimento i mezzi opportuni a cansarlo . In fine lo scopo
della giusta difesa sta tutto nel conservare la propria vita
contro gli assalti di un ingiusto aggressore , e non punto
nell' offendere l'aggressore stesso ; laddove il duellaute
non mira soltanto a schermirsi da'colpi dell'avversario , ma
eziandio ad offenderlo; onde il duello è propriamente una
offesa , e però tanto conviene con la giusta difesa contro
l' aggressore , quanto i contrarii posson tra loro convenire .
Per suggellare le cose dette sinora noi ricordiamo al sig .
Bianco e a' reverendi lodatori di lui le due proposizioni
condannate dall' immortal Pontefice Benedetto XIV ; delle
quali una sosteneva esser lecito il duello nello stato di na:
tura, e l'altra ciò che si è detto dello stato di natura , po.
tersi applicare ad una società civile mal governata , in cui
per negligenza, o malvagità del magistrato la giustizia è
manifestamente ricusata ") .
Noi ci passeremo leggermente del terzo punto della con

1) Prop. IV: « Licitum est in stalui hominis nalurali acceptare


et offerre duellum ad servandas cum honore fortunas , quando
alio remedio iactura propulsari nequit » . Prop . V : « Asserta licen
tia pro statu naturali applicari etiam potest statui Civitatis male
ordinatae , in qua nimirum vel negligentia, vel malilia magi
stratus iustitia aperte denegatur » .
431
troversia . Imperocchè noi capiamo bene , come la presen
za de' padrini possa render legale il duello secondo i prin .
cipii della scienza cavalleresca ; ma ci sembra chiaramente
assurdo il credere che ella basti a renderla legale secondo
i principii della ragione . Qual polestà in effello può far le .
cito quello che è contrario alla natura ? Donde può derivar .
si nei padrini un tale potere ? Non è in loro, perchè non
hanno al certo il diritto della vita e della morte de' duela
lanti , a cui assistono ; nè possono riceverlo da' medesimi
doellanti, perchè questi non avendo alcun diritto su la pro .
pria vita , e su quella de' loro avversarii,non possono certo
comunicarlo ad altri . Quindi con buona ragione la Chie
sa ha fulminalo i suoi apatemi non solo contro i duella
tori , ma altresi contro i padrini , e contro tutti coloro che
in qualsiasi maniera vi pigliano parte ' ) .
Per rispondere al quarto quesito , facciamoci a dichiarare
le vere nozioni dell'ogore , dell' ingiuria e della vendetta ,
e rilevar di qui , se sia viltà il perdonare le offese . Noi
lo faremo con un poco d'ampiezza, perchè le false idee
dell'onore , dell' ingiuria e della vendetta hanno origina
to il duello , e sono il fondamento della scienza caval.
leresca che vanta innumerevoli cultori. Il sig . Bianco
ripone l'onore in un'ideu più di convenzione che di ra .
gione, nell' osservare cioè gli usi stabiliti, con cui si a
cquista una vantaggiosa opinione ; stima che per le più
lievi ingiurie l'onore si perde, massime da 'militari, per
chè l' acquiescenza alle offese è certa prova di vilta ;
e sentenzia potersi e doversi all'onore posporre la stessa
vita, non essendo mai giusto che una persona viva spre.
giata al mondo, maggiormente se sia militare. Or que .
sti sono appunto gl' iosegnamenti della scienza cavallere .
sca . L'onore, dice l' Ansidei ?) , è una opinione comune,
o vero , come lo definisce il Pigoa , segno dell'opinione in
cui è il valor nostro ") ; talche , secondo il precelto di
Fausto “), colui il cui onore è messo in disputa , dee stu

) Concil. Trident. Sess . XXV , c . 19. — 2) Lib . I, c . 8.-) Il


Duello , Venezia 1560 , lib . 1 , c . 1. -4 ) Lib . IV ,c. 4 .
452
diarsi di tornare nella prima buona opinione. Nello Spi:
rito d'Onore s'insegna che chi non imprime il buon con
cetto nella mente altrui, sarà virtuoso, ma non onora ,
to ") . L' Attendolo dice che per le ingiurie si perde lo
nore %) ; Ludovico Carbone ) che la contumelia spoglia
gli uomini dell'onore, della gloria , e della fama; ed il
Pompei “), che ci costituisce infami l' ingiuria , quando
alcuno ci batte , o in altro simil modo consuma con l'at
to l'intenzione che ha avuto di spregiarci. Il Grimaldi
aggiunge 5) non esser credibile che sia virtuoso ( uomo
che è disprezzato. L'onore, si legge nello Spirito di Ono
re , è il supremo de' beni umani, talchè per l'acquisto e
per la cura dell' onore deesi tralasciare ogni altra mon
dana impresa, sprezzare ogni pericolo , spendere ogni
sostanza e bilanciarlo al pari della propria vita 6 ). II
perchè viene da' maestri di cotal scienza prescritta solen .
nemente quella massima la quale si incontra nel Muzio ?), che
legge alcuna né di Patria , nè di Principe, nè interesse
di vivere, nè di vita all'onore non debb essere anteposta .
Altro principio di questa scienza è che l'onore costringe
ciascuno a vendicarsi delle ingiurie ricevute ) ; che è
tra i disonorati chi non fa colproprio valore dell'ingiu
ria risentimento ); e che il sopportare è nota di viltà " ') .
Or egli è facile a mostrare quanto siano - lontane da' più
facili principii della ragione queste massime cavalleresche
dal sig . Bianco adottate . E da prima, egli ha concepita una
falsa nozione dell'onore, imperciocchè il vero onore è quello
che nasce dall'adempimento de' propri doveri , e perciò si
accompagna sempre con la virtù . Or l'onore di cui egli
parla, non ha origine dalla virtù ,perchè non è fondato nella
ragione,ma nella convenzione, cioè , come dice, nell'osser
vanza degli usi stabiliti; ed è noto questi usi spesso esser non
che conformi, contrari alla virtù . La storia in effetto ci ad
dimostra applaudite e lodate presso intere nazioni alcune co

*) P. I , n.11 . - 2) Duello , Venezia 1560 , t . I , c . 5. - *) C.5 .


-4) Lib . I, c . 7.- ") Lib. I, 208.-P. I , n . 4. - ") Lib . III , risp .
3.— ") Possevino, Dialogo dell'Onore , Venezia 1559, lib. 1.- )
Romei , Gior, 3.- ) Ibid . Gior. 4 .
433
stumanze contrarie ad ogni umanità ;anzi spesso è avvenuto,
che una medesima costumanza da una nazione lodevole, e
da un'altra vituperosa si stimasse . E tale è per fermo l'avviso
de maestri della scienza cavalleresca , giacchè essi si sono
affaticati a far comprendere che l'uomo da bene e l' uo
mo d'onore non è una medesima cosa ' ) . Dell'onore a.
dunque quale s' intende dal sig . Bianco e non è da tenere
alcun conto . « Egli non bisogna, dice Cicerone, annovera.
re tra i grandi uomini coloro , la cui condotta con le fal.
se opinioni del popolo si governa % ) » . Per ciò che con.
cerne al vero onore , è questo certamente un dono degno
per più ragioni di esser custodito , o de l'uomo dee guar.
darsi non sol di colpa , ma di darne ancora ragionevol so
spetto; ma non debb' egli aversi in pregio , se non fino a
quel segno che l' apprezzarlo è virtù , e però non coa taa.
to eccesso che si creda col Birago ) esser fallo restar
senza onore in vita . La vita è io effetto un bene supe.
riore alla fama , perocchè quella perduta non può ricupe
rarsi , e questa , perduta una volta ,si può riacquistare; ondeche
la fama non dee giammai anteporsi alla vita.La virtù sola
è realmente il supremo de' beni umani , ed a tutti gli al
tri beni sovrasta , sicchè ad ogni altro bene ed alla vita
stessa è da preferire. Quindi l'uomo dee sopra ogni al.
tra cosa esser virtuoso ; ma l' apparir tale innanzi agli al
tri non è talmente necessario , che egli , come alla virtù
cosi all'apparenza di lei debba sacrificar eziandio la sua
vita . Anzi operare il bene per apparir buono è distrugge.
re il bene stesso , o per dir meglio , tramutarlo in vizio ,
perchè sorge allora la vanilà, tarlo e peste di ogni opera
buona .Ma io qualunque maniera s'intenda l' onore , stolta
cosa è il credere , che quello per le ingiurie si perda:Impe
rocchè l'ingiuria non è opera di chi è ingiuriato , ma di
chi ingiuria; onde se ella è un male , come tulli consen
tono che sia , non disonora al cerlo chi la patisce , ma
chi la commelle . " Donde hanno appreso i cavalieri , che

") Vedi Romei , Giorn . 3 , p . 74 .-— ?) De officiis , lib . I , c . 19.


- ) Consigli cavallereschi, decis . 1 , Parma 1676 .
454

l'uomo possa acquistar vitupero per una colpa non sua ?


Non è questo per fermo il consentimento degli uomini as
sennati , eziandio del volgo . Chi mai in effetto vedendo ol
traggiato un uomo di cui ha una buona opinione,la depo
ne per questo , e la cangia in cattiva, e non per contra
rio si sente preso da indegnazione e disgusto verso l' ol
traggiatore ? o vero se ha poca o niuga conoscenza del
la persona cui si fa l'ingiuria, stima per ciò che costui
è un malvagio , e non più tosto, che l' ingiuriante è un per
turbatore della pubblica quiete ? Che se pochi,preoccupati
dalle idee cavalleresche, avvisano altrimenti, è da conside
rare che l'onore non nella stima di uno, o di un altro si
fonda, ma in quella della maggior parte de' cittadini, e
molto più de' dotti e virtuosi. Laddove in fine avvenga che
per la tristizia de' tempi il virtuoso sofferente delle ingiu
rie sia dalla maggior parte disprezzato, dee portar con pa
zienza il dispregio anzi che vendicarsi, perocchè la ven
detta non varrebbe a compensarlo , anzi distruggerebbe la
virtù , che è il fondamento del vero,onore.
E certamente è un altro grossolano errore della scienza
cavalleresca lo stimare , che con la vendetta , o sia, come
parlano i suoi maestri , col risentimento si lavano le mac
chie dell'ingiuria.Conciossiachè la vendetta non possa mo
strare a cbicchessiạ che io non abbia meritalo l'offesa ,po
lendo bene aver prima commesso un fallo e con ciò meri .
talo un oltraggio , e far dappoi vendetta di chi m' ingiu
rio . Solo le buone ragioni e gli accreditati testimoni val .
gono a lavar la macchia , con che un' ingiuria abbia po
luto oscurare il nostro nome, non mai il risentimento ; chè
questo per l'opposto accresce il sospetto del nostro torto ,
essendo il torto, a parere de' savii, dalla parte di chi si
sdegna. Inoltre come può tergersi alcuna macchia , fatta
al nostro onore con la vendetta, se questa , laddove non è
diretta da chi ne ha il potere da Dio al procacciamento
di un bene, è un vizio affatto opposto al precetto natura.
le e divino di amare il prossimo come noi medesimi , e di
non odiare chi ci odia ? ")

“) Vedi s . Tommaso , 2. 2. q . CLVIII, art . I.


435
Nè la vendella disconviene meno a'militari che ad altre
maniere di persone. Imperciocchè gli uomini di qualsiasi
professione o mestiero allora procacciansi vitupero ed in
famia , quando operano contra a quel fine, al quale la lo
ro professione è destinala . Or la milizia non è stata pun .
10 istituila , perchè coloro che ne fan parle, vendicassero
le loro private offese, ma si perchè mantenessero la patria
tranquilla nell'interno, e forte contro i nemici esterni. Il
rifiuto dunque del duello non può recare vitupero al sol.
dato . Anzi poichè il duello melle scompiglio nelle famiglie
e disturba con cio la pubblica quiete, più a' soldati che ad
ogni altro ordine di cittadini disconviene, perchè li fa o.
perare contro lo scopo diretto della loro professione. Oltre
a che la morale varia forse d'indole secondo la varietà del.
le professioni ? no certamente; chè le norme del giusto so .
no immutabili, come immutabile è Dio da cui dimanano .
Il perchè il duello, essendo ivigno di sila natura, non può
ad una professione più tosto che ad un'altra convenire, ed
essere , a modo di esempio, illecito all'avvocalo , lecito al
soldato . Egli è vero , che il diſelto di coraggio che è per.
donabile ad ogni altro ordine di persone, ne ' soldati è un
delillo ; ma questi debbono usare il coraggio a quel fine,
per il quale da loro si richiede, o sia a tutela della quie.
te interna ed esterna ; e là dove l' usino a danno della quie .
te stessa , lungi dal recare loro opore, impronta nella loro
fronte il marchio del pubblico vitupero . Imparino i nostri
prodi soldati quando il coraggio torni a loro onorevole, da
quelle parole scritte sul monumenlo de' trecento Spartani ,
morti alle Termopili : Passeggiero, va ad annunziare a
Sparta , che noi siamo qui morti PER OBBEDIRE ALLE SUE
LEGGI.Si ricordino che i Romani, sottili estimatori del. vero
valore, stimavano spregevolissimo il mestiero de'gladiatori,
persuasi che l' audacia la quale rende villorioso il gladia .
tore ne' duelli, non è il coraggio che fornisce all' armata
un buon soldato. Riandino con attenzione l'istoria de' tem .
pi moderni , e vi scontreranno illustri capitani , avversi af
fatto al duello , e famosi duellisti , non mai stati illustri ca
pitani . « Questa regola è generale , dice il Gerdil , e non
456

possono citarsi contrà, se non pochi esempii i quali giovano


a confermar maggiormente la regola . Quelli fecero pruove
del loro coraggio in fazioni vantaggiose alla patria, e la
rinomanza de' grandi avvenimenti , di cui furon parte, ha
rendulo i loro nomi immortali . La bravura di questi non
ha menato più rumore di quel che poteva fare un combat
umento privato , dacchè il pubblico si è mostrato tanto in.
differente alla loro stima, quanto a ' loro litigi. Egli è no .
to , che i duelli non hanno mai occupato un posto onorevo .
le nell' istoria , e questa ci ha conservato la memoria di
alcuni famosi duellatori solo per tramandarci la storia di
questa lamentevole follia dello spirito umano. Il pubblico
avea già fatto di loro, mentre viveano , quel giudizio che
l' istoria dopo la loro morfe ha confermato . Quando si ve
devano insieme il Principe di Condè è l'ultimo Duca di
Guisa ,rinomato pe' suoi duelli e per le sue romantiche ven
ture , si dicea : Ecco gli eroi dell' istoria e della favola " )» .
Anche a questo pretesto del duello la Chiesa si è fatta in .
contro, condannando coloro , che asserivano essere il duel
lo lecito ai cavalieri , ai duci , agli ufficiali quando possono
fondatamente credere di perder l'onore, o il posto % ) .
Ma per meglio palesare l ' ignominia del duello e la fal
sità delle massime in cui questo si fonda, facciamo ad ac.
cennare , che cosa ne pensarono le nazioni civili della pagana
antichità, e a quali popoli si debba il trovato del duello .
Egli è certo , che le dottrine cavalleresche dell'onore , del
l'ingiuria e del duello furono affatto ignote a'Greci ed a '
Romani . E per riguardo all'onore , taciamo che dagli stoi .
ci non fu riputato un bene :) , e notiamo invece , che i pe
ripatetici i quali lo giudicarono un bene,sostennero esser di
sì poco conto che , come avvisò Aristotele , contrapposto alla
virtù , quasi svaniva “) . Aristotele medesimo insegnò che il
magnanimo non fa caso dell'ignominia , perchè conosce di

“) Op. cit. c . 24, p . 134.—2) Benedictus XIV , Const. cit.Prop .


III : « Non incurrit ecclesiasticas poenas ab Ecclesia contra Duel .
lantes latas , Dux vel Officialis Militiae, acceptans duellum ex
gravi metu amissionis famae et officii » , m ) Cie. de Ofic. lib . III .
-4) Eth . lib . IX , c . 8.
437

non meritarla , ed apprezza la verità , non l' opinione ' ) .


Fu celebre tra i Romani il detto di Fabio Massimo, accu .
sato universalmente di esser vile , che chi leme le maldi.
cenze e le villanie, è più timido di chi teme i nemici ?);
onde Ennio disse di lui che salvò la patria , perchè non an .
teponera i vani susurri alla salute *) . Nè pure valeva
presso gli stessi popoli la massima cavalleresca, che per le
ingiurie l'onore si smarrisse; .anzi fu sentenza de' loro savii
che è meglio ricever le ingiurie che farle. Socrate nel Gor.
gia dice : lo nè l'un, nè l'altro vorrei, ma se necessario
fosse o fare ingiuria, o riceverla , sceglierei anzi rice
verla che farla . Parimente sentenzia nell' Etica Aristotele :
Chiaro é l'uno e l'altro esser male , ma peggiore però
l'ingiuriare dell'essere ingiuriato , assegnandone questa ra
gione che il far l'ingiuria è con vizio , e però vitupere
vole, ed il patire è senza vizio alcuno 4); e tra i vizio.
si non gl'ingiuriati , ma gl' ingiuriatori ripose * ) . In fatti
secondo le leggi greche ) e romane ' ) l'infamia cadeva so :
pra colui che aveva fatta l'ingiuria e non sopra chi l' a.
vea sofferta. Di qui si può rilevar di leggieri, che anche
la vendetta , o sia il risentimento , dove esser condannata
da’ moralisti greci e romani . E cosi veramente fu . Socra
te, padre della filosofia morale, siccome ci ha tramandato
più volte Platone , insegnò, che qualsiesi offesa non debba
muoverci alla vendetta 8) : la quale massima fu ripetula
fedelmente da'platonici; e da Massimo Tirio in particolare fu
scritta un'apposita orazione intorno al sopportare le ingiu
rie ®). Simigliante fu l'insegnamento delle tre più rinomate
scuole venute dopo la Platonica: l'Epicurea, la Stoica, e
la Peripatetica. Epicuro in vero descrivendo il carattere

") Ibid . lib . IV , c.3.- ) Plut . Apophthegmata , p.63 , Lond. 1741 .


->) Non ponebat enim rumores ante salutem; er XII Annali.
Ved . Ennio , Fragmenta ab Hier . Columna conquisita ecc . ac
curante Hesselio , Amstel. 1707. —4) Lib . V , cap . 11.-) Reth .
lib . I , c . 12.- ) Demost . in Mid.- ") Ved.L.Praet.ff.de his qui
not. infam .; L. Praet . ff. de iniur. ; L. Divus, ff. de iniur.
8 ) Vedi nel Crilone ed altrove . - 9) De ferend. iniuriis , cur .
Dan . Heinsio ,Lugduni Bat . 1631 .
488
del sapiente tenne , che è proprio di lui vincere le ingir
rie con l'aiuto della ragione ').Seneca, interpetre diligente
della scienza stoica ,disse che un uomo grande non vendica
l'ingiuria perchè non la sente a) ; alludendo al principio
degli stoici , espresso da Epitteto, che non da' mali , ma
dalle nostre opinioni il dolore procede ). Aristotele, lungi
dal commendar la vendetta, annovèrò tra gli effetti dell'e.
quità il sopportar le ingiurie, tra quelli della magnanimi.
tà il disprezzarle e porle in oblio, e tra quelli della man.
suetudine l'esser pronto al perdono e non alla vendet
ta 4 ). Tra i Romani nominerem Giovenale il quale scrisse
esser la vendetta propria di un ' anima ristretla e debo.
le, e mostrarsi da ciò che niun più che la donna gode
della vendetta ) . In fatti da' savi antichi la vendetta non
fu mai stimata indizio di un animo forte ,onde fu definita da
Aristotele la fortezza una virtù che ci fa animosi ad o
perare cose belle nepericoli in quel modo che comandano
le leggi 6) . Sappiano i nostri prodi soldati , che la vera for
tezza, secondo gli antichi, sta nel salvar la città , nel pe
netrare tra le schiere nemiche, nel non gettar le armi,
nel non uscir dalle file '). Se non che dobbiamo avvertire
che noi lodando i principii della sapienza pagana intorno
alla vendetta e alle nozioni che vi hanno rapporto , non
vogliamo dire , che gli antichi non si vendicassero mai del .
le offese . Noi anzi sappiamo, che allora forse più che al
presente, gli uomini usassero la vendetta; ma sappiamo al .
tresi non esservi slata appo loro legge di onore , la quale
gli obbligasse a vendicarsi, e che la vendetta originava
dall' impulso della passione, non dall' opinione che il non
vendicarsi e sofferire fosse disonore , viltà , dappocaggine .
Secondo questi principii è chiaro , che il duello non po
teva esser in uso presso i Greci ed i Romani. Questi due
popoli , modelli a tutte le nazioni per le arti della guerra
e della pace , punto non stimarono , che fosse onorevole ad

") Laerzio , lib . X. - ; De Const.Sap. c.X.- ?) Enchir . c.VIII .


4) Rhet. lib . I, c. 13 ; Eth . lib . I, c. 5 , e 47; IV , c . 5 . -
*) Sat. XIII , v . 189-192.- ) Reth . lib . I , c . 9.-) Ex Sirian.in
Hermog . ex Liban . 1. I , decl. 31 .
439
un cittadino usar le armi per vendicarsi delle ingiurie, e
che per cancellare la vergogna di un' offesa bisognasse e.
sporsi al rischio di ricever la morte per le mani dell' of.
fensore . Quindi , per prevenire le vendette private , promul.
garono leggi, e stabilirono giudici a comporre legalmente le
controversie tra i cittadini . I Greci, come rapporta Ateneo ,
vollero che eziandio a' servi si desse azione in giudizio per
le ingiurie, e che quest'azione fosse pubblica, non privata .
Il mestiero di gladiatori presso i Romani fu esercitato da
gli schiavi e da' plebei ; sicchè Tito Livio " ) nota come una
cosa inaudita , che ne' giuochi fatti celebrare da Scipione
a Cartagine non solo i gladiatori, ma altresi uomini di chia
ro lignaggio ed anche principi combattessero . Anche agli
Egiziani , ai Fenicii , ai Cinesi , famosi nell'antichità paga .
na per la sapienza delle loro leggi , il duello fu ignoto . Al
contrario la consuetudine del duello si scontra presso gli
antichi popoli settentrionali, privi di ogni scienza e rozzi per
costumi.Gli uomini di queste nazioni, avendo per massima
che la ragione è nelle armi, e che tutto è di chi ha forza " ),
furon soliti di terminare ogni controversia con le armi.Per
tacere di altri - documenti , Velleio Partecolo descrivendo
l'infelice spedizione di Quintilio Varo narra , che iGerma
ni si maravigliavano , come si decidessero tra i Romani
per ria di giudizi quelle controversie che fra essi non
si sapevan decidere, se non con le armi. Invasa l'Italia
nel 568 da' Longobardi, incominciossi ad introdurre la co
stumanza di decider le contese con la forza , e commettere
la pruova dell'innocenza alla fortuna delle armi . Quando
Rotari, rivocate a memoria le antiche leggi de' padri che
scritte non erano ), formò l' Editto, non trascurò di tener
conto in varii luoghi del duello, come pruova di verità ");
e simigliantemente adoperarono Grimoaldo che ridusse a
forma ) e Luitprando che modificò l' Editto di Rolari ).
Essendo trapassato il regno d'Italia a' Franchi nel 774, e

') Lib . VII.- ) Id . lib.V.- ) Apud Sig.de Reg. Ilal., lib .II.
-4) Cod . Longob. lib . II , tit . XXXV , L. II et alibi. - *, Ibid .,
lib.ll, lit. LV.- ) Ibid ., lib . I , tit . XLV , L. 47.
460

col successo de' tempi a' Tedeschi, da re dell' uña e del


l'altra pazione l'uso del duello fu non che confermato ,
maggiormente ampliato .Or chi si fa a leggere attentamen
te nel codice longobardo le leggi emanate da' re longo
bardi , franchi e tedeschi intorno al duello , vi scorge tutte
le massime che abbiam veduto esserne il sostegno e il fon
damento * ). Ristorato lo studio del dritto romano per la
scoverta de' libri delle Pandette, quella parte del codice lon
gobardo la quale riguarda alla cavalleria , non pure rimase
nell'esser suo, ma per opera de' nuovi legisti venne a ma
no a mano ampliandosi insino a che verso la fine del de
cimoquinto secolo prima da Paride del Pozzo , e poi da
altri giureconsulti e filosofi fu elevata alla dignità di scien
za, e sotto tal riguardo in tutto il decimosesto, decimoset
timo e parte del decimottavo secolo coltivata ? ). Questo
cenno storico del duello ci dimostra ésser esso indegno di
ogni nazione dotta e civile , perocchè è stato ignoto a’po
poli colti e civili dell'antichità , e la sua culla si scontra
presso le nazioni rozze e barbare del settentrione, le quali,
non sapendo altro apprezzare, se non la forza, stimavano
che nella forza fosse ogni diritto, e che per la forza la vo
lontà di Dio si palesasse .
Noi abbiamo stimato utile recare le sentenze della colta
anticbità intorno al duello per mostrare , quanto le massi
me cavalleresche soltoslieno alla stessa scienza pagana.
Imperciocchè per riguardo alla dottrina del Vangelo , que
slo condanna in tante e si chiare guise il duello ed i prin.
cipii da cui ha origine, che noi non sappiam restar ca
páci, come i maestri della scuola cavalleresca protestando
di esser cristiani, abbian potuto difendere e propagare mas .
sime tanto contrarie all'insegnamento cristiano . In fatti
non ha predicato tante volte Gesù Cristo l'amore de' ne .
mici, il perdono delle ingiurie, il disprezzo del mondo e
delle sue massime ? Non ci ha inculcato di offrire la guan .
cia sinistra a chi ci percuote la destra ? Noi tralasceremo

?) Vedi Maffei, Della scienza cavalleresca , lib . II , cap . 2 ,Ve


nezia 1782. —2) Maffei , Op. cit. lib . II , c . 6.
401

di esporre questi ed altri precelli di Gesù Cristo siccome


notissimi, e ricorderemo più tosto al sig . Bianco ed a' due
reverendi che la Chiesa non solo ha proibito in generale
il duello , ma ha dichiarato altresi non essere lecito ad
uomo onorato di uccidere un aggressore , che tenti in
famarlo con una calunnia , ancorchè non abbia altri
mezzi di cansare questa ignominia ') .
Se l' egregio Capitano stima giusto e lecito il duello in
alcuni casi, dee stimare altresi ,che non si debba dalla legge
assolutamente proibire.Tale in fatti è il suo avviso intorno al
secondo punto della controversia : « Più grave, egli dice , è il
secondo quesito, dovendosi la cosa in più aspetti considerare .
La vendetta è un sentimento insito nell'uomo; forma anzi in
lui un istinto irresistibile ,è un effetto morale che opera come
nei corpi la reazione che sempre all' azione succede e corri
sponde; è in sostanza una reazione morale . E poiché si
dànno delle offese dalla legge non riparabili; non potendo
l' offeso vendicarsi col duello , naturalmente si rivolge al
l'assassinio ; male al certo assai maggiore , perchè in quel
lo agisce la bravura , la lealtà , la franchezza che nobili.
tano l'uomo ; in questo , l'inganno, la sorpresa , il tradi
mento che in vece lo degradano. S. Luigi re di Fran .
cia , troppo preoccupato contro il duello , con severe pe .
ne lo proibi , si come privata , vendetta , che come pro
va giudiziaria ; ed essendo questa legge stata confermata e
fatta con maggior rigore eseguire da Filippo il Bello, na
scer si videro tanti casi di sorpresa , di tradimento, di pro .
pinazione di veleni, che fu forza portarvi qualche modifi.
ca , con permettere in talune circostanze l'esperimento del
duello; dopo di che i tristi esempii andarono a diminuire .
Ed il fatto in comprova di un principio è un grande argo
mento che non puossi con qualunque soltigliezza distruggere.
Il duello in somma supplisce al diſelto della legge , quan
do essa trovasi alla riparazione delle private offese insuf
ficiente; ed è ancora un mezzo che accosta gli animi, ali

") Prop. 30 condannata da Innocenzo X. Quasi simigliante a


questa è la proposizione 17 ira le condannate da Alessandro VII .
Rac.REL . Vou.XVI. 31
402

menta il sentimento di onore, ed estingue le inimieizie ; per


cui la proibizione ( assoluta ) del duello aliena gli animi , fo .
menta le inimicizie, le rende più durevoli , accanite , e pro
muose benanche i misfatti. E siccome i non coraggiosi so .
no ovunque più numerosi del coraggiosi, cosi una legge
assoluta contro il duello , rendendo sicuri i primi, moltipli.
ca le private offese. Essa legge inoltre, perché in favor del
la viltà e contro il coraggio , che va sempre da altre civi.
li virtù accompagnato , si rende odiosa , e manca della for
za morale necessaria per essere rispettata ; ragione appun
to per la quale il duello , ad onta di tanti mezzi repressi
vi , non sia mai cessato » .
Con le quali parole sostiene egli doversi permettere il duel
Jo , tra perchè la proibizione assoluta del duello apre il varco
all' assassinio ,male assai peggiore ,e perchè spunta il corag .
gio, e favorisce alla viltà . La prima cosa s' affatica a pro
vare con la ragione e con la storia . Con la ragione, per
chè l' uomo essendo per natura portato alla vendetta , se
non può vendicare le offese col duello , naturalmente si ri .
volge all' assassinio ; con la storia , perchè la condanna del
duello fatta da s . Luigi re di Francia , e confermata da Fi.
lippo il Bello produsse un diluvio di scandali. Alla fine del
la disamina del terzo quesito mostra derivato lo stesso ma:
le dall'editto di Arrigo IV, e reca a tał uopo i lamenti del
celebre Sully . Per cominciar dal primo argomento , molto
slupiamo, che il sig . Bianco giudichi la vendetta un istin
to irresistibile, un effetto morale, una reazione morale ,
e che il sig . Perrone anche in ciò gli tenga bordone. Noi
gli abbiam mostrato poco innanzi , che essa è un vizio con
dannato ugualmente dalla ragione e dalla rivelazione. Il
perchè, se al paro degli altri vizii non di rado s' incontra
negli uomini decaduti pel peccato d'origine dalla loro na .
tural purezza, non può stimarsi al certo un istinto irresisti.
bile della natura umana , ma si un istinto tale che l'uo.
mo con i mezzi che la Religione gli somministra, può e
dee vincere, siccome ogni altro istinto vizioso . Quindi ma
lamente il sig . Bianco crede , che l' nomo debba per neces
sità di sua natura usar la vendetta , e che per ciò la leg.
1
403

per ge che proibisce il duello , apre la via ad un male più gra .


, fo. ve, cioè all' assassinio . Ma rifletta ancora il ch . Capitano,
pro che il duello non è un delitto meno grave dell'omicidio , per .
SO . chè il duellante si espone al pericolo di commettere un sui.
cidio ,od un omicidio premeditato; onde se la legge, a pa .
plie rer dello stesso Capitano , dee sempre proibir l'omicidio ,
tel. dee per più gravi ragioni proibir sempre il duello . È poi
al tutto falso , che la proibizione del duello aliena gli a.
nimi e fomenta le inimicizie , laddove l'uso del duello ac
00 costa gli animi ed estingue le inimicizie . Imperciocchè
l'istoria ei narra gravissime discordie nate per cagione de'
duelli tra le famiglie de' duellanti , tra queste e quelle de '
vel padrini e de' loro amici , sicchè ne scoppiarono talvolta fa
unco talissime guerre civili. Sarebbe lungo narrar tutti questi
luttuosi avvenimenti , raccolti dagli oppugnatori del duello.
2.
pro Noi ricorderemo per la Normandia il duello tra Osmondo
Drencot e Guglielmo Repostel, per cui avvenne quella nu .
merosa emigrazione di Normanni ' ) , tanto celebre negli
se
ri annali del nostro regno ; per la Francia il duello di Cham.
del bot-Jarnac con De Vivone-la- Chateigneraie sotto Arrigo Il; e
l'altro tra Alberto de Lugnes col capitano Panier al cospetto
Fi
di Carlo IX e della sua corte , l'uno e l'altro agione di
del
grandi sciagure alla Francia *); pel Portogallo il duello tra
i del Rodrigo Pereira e Mendo de Poyares, che turbò intere provin.
ce , a stento tranquillate di poi per la somma prudenza di San
molto
cio l ') . Chi non sa quante morti ha causate il duello ,quando
istis
non è stato infrenato dal timore delle leggi? Un secretario
Brale,
di Stato sotto Arrigo IV calcolò nel 1607 , che dal regno di
questo Principe , cioè nello spazio di diciotto anni , erano morti
СО
per duelli quattromila gentiluomini "). Un altro scrittore
be.
Outra narra che durante la minorità di Luigi XIV trecento per
sone restarono vittima della mania del duello ); e secondo
vo na
un computo di Teofilo Raynaud , tra trenta anni il duel.
esisti
11'00
puo e a) Toustain , Essais sur l'histoire de la Normandie, c . XXVI .
- >) Toustain, Lettres sur l'histoire de France, p . 24.- ) Dur .
li 2:
neces“ dent Beautės, De l'histoire de Portugal, p . 73 , Paris 1716.
-) Presso Bergier, Diction . theol. art . Duel.--) Ibid .
a les
404

lo distrusse tanta gente, quanta sarebbe bastata a forma .


re una considerabile armata "). I fatti che il sig. Bianco
allega in sostegno della sua sentenza , non sono di alcup mo.
iento . Noi conveniam esservi nel corso dell'umanità epo
che cosi sbrigliate e spaventevoli, che la malizia dell'uo
mo spunta ogni legge, e le fa servire eziandio di occasio ,
ne a più gravi delitti . Del che ci somministra un esem,
pio la storia de' duelli, la cui passione ha talvolta imper,
versato in guisa, che ogni legge, diretta ad infrenarla, è
tornata vana . Ma primamente è da considerare, che la leg.
ge non può autenticare il male, sebbene non possa gingie
re ad estirparlo; che l' assassinio , il tradimento ed altret
tali delitti non sono meno gravi del duello ; e che ad ogni
conto il male autenticato. o tollerato dalla legge reca mag .
giore scandalo, e quindi più grave nocumento di quelli che
contro il divieto della legge stessa si commettono . Secon
damente la storia ci mostra, che le leggi promulgate con
tro - il duello sono quasi sempre riuscite a renderne l'uso
meno frequente. Noi invochiamo in compruova di ciò la
testimonianza dello stesso Sully, della cui autorità il sig .
Bianeo abusa . Questi in effetto ha raccontato che il duca
de Sully nelle sue Memorie all'anno 1602 riprovò l'edit
to di Arrigo IV contro i duelli , giudicando la pena di mor
te troppo severa , e quindi difficile ad eseguirsi; ma ha ta
ciuto che il medesimo Sully , meglio ammaestrato dall'espe
rienza , nelle stesse Memorie all'anno 1605 si lamentò con
Sua Maestà , perchè troppo volentieri perdonava a ' duellan .
ti , ed esortollo a rinnovare gli editti contro i duelli, ad
accrescerne la punizione , e farla severamente eseguire * ) .
lovochiamo l' autorità del cancelliere Bacone, il quale di
scorrendo de' mezzi opportuni a reprimere il duello vuole
che i Principi, proibendolo , mostrino di voler esser fermi
a non tollerarlo ; che non usino indulgenze per tale delit.
to ; e che attendano a punire non pure il duello , già av .
venuto , ma tutti gli attentati che lo prevengono ). In fat

") Monomachia , Opp . t . IV , p . 701 , Ludg . 1663. — Sully ,


Memoires, Pâris 1683.-) Cerdil , Op. cit. c . XIX .
403

ti quando Luigi XIV rionovo le pene , bandite da' suoi pre


cessori contro il duello che , lui minore, avea tanto imper.
versalo , e fecele eseguire con fermezza , il numero de duel.
li di molto scemo ') . Nè certamente si sarebbe renduto ge .
nerale in Europa la legge che proibisce il duello , se que.
sta si fosse sperimentala di niuna forza, anzi promovitri.
ce di delitti peggiori. 11 Maffei osservò , che la mala peste
del duello tardò ‘ a svanire in Italia più tardi che in Fran
cia ed altrore, perchè l' Italia non area leggi che la proi .
bissero. Noi recitereno le parole dell' eruditissiino Vero .
nese , perchè giustificano eziandio il fatto di s . Luigi e di
Filippo il Bello : « Crescendo ogni giorno più l'autorità sui
prema , e postisi di proposito ad estirpar tanto male gl'Im .
peratori ed i Re , ora coll' impor tregue , ora coll' assegnar
quaranta giorni di tempo a' congiunti, ed in fiue col ge
neralmente del tutto proibire siffallo abuso , come s . Lui.
gi e Filippo il Bello fecero in Francia , egli venne a spe.
gnersi fra le altre nazioni iuteramente, e quindi ad abo .
lirsene anche la memoria e la tradizione. Ma in Italia dove
nè Imperadore risiedeva, nè Re , e speciali decreti contro le
private nimicizie non vidersi,non solo vi rimasero questi co .
stumi , ma nella confusione de' Governi grandemente se ne
accrebbe la malvagità , prendendo ogni persona a vendicar
si per sè degli oltraggi suoi, ed ad usar empiamente ogni
maniera non meno d' insidia che di violenza a) o . Del ri .
manente qualunque sia il peso degli argomenti con cui
abbiamo mostrato essere la permissione del duello più ,che
la proibizione di esso , fatale al benessere delle nazioni , e .
gli è fuori di ogni controversia ,che i principi non possono
permetterlo e tollerarlo ne' loro stati, perocchè la Chiesa ha
in più congiunture decretalo la scomunica contro i principi
che nelle loro terre abbiano conceduto luogo al duello ' ) .
In fine non può dirsi, che la proibizione del duello at
lutisce il coraggio e fomenta la viltà , perocchè, siccome
abbiam veduto innanzi, il duello , essendo una vendetta pri

" ) Bergier , loc. cit.- ) Op . cit. lib . II , c.3.-" ) Concil. Trid .


Sess . XXV , cap. 19 de Refor .
466

vala , è proprio degli animi vili e dappochi, ed il vero e


lodevole coraggio mira ad un fine nobile , cioè alla tutela
della patria , e al mantenimento della pubblica quiele.
Dopo mostrato che la legge non può mai permettere il
duello, sarebbe inutile teper dietro al sig . Bianco nell' in
vestigazione de' mezzi acconci a renderlo meno frequente.
Nondimeno per compiere la presente controversia rechere
mo in compendio la sentenza dell' egregio Capitano, e vi
faremo qualche breve osservazionė. Egli giudica dapprima
affatio inutile la pena di morte, o qualsiasi altra ad impe .
dire il duello , perocchè i duellatori, non curando la pro
pria vita, non possono temer la pena di morte , e molto più
ogni altra che sempre è a quella inferiore. Intanto stima ,
che per evitare il duello sia cosa opportunissima commel
terne l'accettazione al giudizio de' secondi ( padrini), pe
rocchè questi non lo permetterebbono, se non de' casi tra
sandati dalla legge, ed anche in questi tenterebbero di com
porre gli animi a pace , alienandoli dal cimento delle armi.
Dopo ciò si rifà a lodare il duello, come un mezzo pro
prio a riamicare gli animi , come un elemento di civiltà ,
e come uno stimolo potente al coraggio , ed un rimprove
ro della viltà .
Per riguardo alla prima parte, l'argomentazione del sig .
Bianco , arrecata già prima di lui da altri patrocinatori del
duello, sembra a prima giunta di molto peso ; eppure non
è cosi. Imperciocchè il duellista tiene per assai dubbia la
sua morte, confidando di uccidere il suo avversario apzi
chie di essere ucciso da lui , o almanco di non riportarne
se non sanabili ferite ; onde facilmente si astiene dal duel
lo all'aspetto di una morte sicura. In fatti quando il ma .
resciallo di Brissac permise il duello, ma con patio , che
si eseguisse sopra un ponte tra quattro picche, e che il
vinto fosse geltalo nel fiume, senza che il viocitore poles .
se salvarlo , la furia de duelli molto si rimise. Per mo
strare poi quanto sia vano il mezzo accennato dal sig .
Bianco , ci prevarremo dell'autorità del Cardinale Riche.
lieu . Questo celebre politico narra di aver, spesso seco
deliberato , se fosse mai lecito ed opportuno permettere in
407
alcune circostanze il duello per iscemarne la frequenza ,
polendo sperare , che i giudici riuscissero quasi sempre ad
amicar. i contendenti. Ma egli da una parte considero, che
essendo il duello illecito di sua natura , non si potea mai
permetterlo senza colpa , e dall'altra temè, che ne accre.
scesse la licenza , slantechè molti giudicando che il chieder
il duello per sentenza de' giudici , mostrerebbe l' animo di
non combattere, crederebbero addimostrar maggior corag .
gio il battersi senza invocare il giudizio de' magistrati. Ed
in effetto , egli aggiunge, quando Arrigo IV adotto un si
migliante mezzo coll' editto del 1609, non riusci per pulla
nel suo intendimento ') .
Per riguardo a ' beneficii che , a parere del sig . Bianco ,
produce la permissione del duello, noi dobbiamo notare una
manifesta contraddizione in uullo il suo discorso . Ezli af
ferma più volte che l'uso del duello è una vera malattia
dello spirito umano ; confessa più volte esser esso ad ogni
principio di ragione contrario , sebbene lo stimi un male
inferiore all' assassinio, all'avvelenamento e ad altre violen :
ze ; e descrive in fine i danni che apporta alla società , co
mechè gli creda meno funesti di quelli che dall'omicidio
e dall' avvelenamento derivano. Or, se il duello è un male,
poniamo che il Principe debba tollerarlo per allontanare
dalla società peggiori inali, si può mai credere un mezzo
giusto e lecito a ciascun individuo per vendicare i propri
diritti ? Se è una malaltia dello spirito umano , come può
mai ingentilire i costumi, e renderli sempre più civili ? Se
produce danni alla società, come può comporre gli animi
a concordia , fomentare il coraggio , e somministrar alla pa .
tria utili e virtuosi cittadini ? Adunque, secondo il sig . Bianco,
il duello , mentre è giusto , è un male ; mentre ingeglilisce
gli animi , è una malattia dello spirito; e mentre spegne la
discordia, è un danno della società ).

) Ved . Gerdil , loc. cit. ) Quesle ed altre contraddizioni si


rilevano chiaramente col parayonare la parte storica del discor
so juscrita nel N. de' 19 con la leoretica inserita nel X. de 30
dell' Araldo .
468
Esaminati' i tre punti di controversia intorno al duello ,
resterebbe ad emendarē varie inesattezze sfuggite all' Au ..
tore, massime nel cenno storico del duello . Ma noi , trasan
dandone ogni altra , chiariremo solamente questo che egli
afferma che il duello venne come pruova suppletoria' ne'
giudizi adottato per molti secoli non solo negli affari ci
vili, ma negli ecclesiastici benanche, e che adoperossi co
me criterio di rerità per risolvere le quistioni di teo
logia . Noi non negliamo che gli stessi ecclesiastici ab
bian potulo tal fiata cadere in queste pratiche stolte e su •
perstiziose. Sarebbe per fermo da stupire, che una co .
stumanza tanto universalmente propagata , non traesse in
errore eziandio alcuni ecclesiastici. Ma è cosa manifesta
ad ognuno , che la Chiesa in tutti i tempi ha condannato
questa fatale superstizione. A chi non è noto che sin dalla
fine del secolo ottavo Agobardo , vescovo di Lione, scrisse
un trattato contro le pruove giudiziarie , e massime contro
quelle del duello ? Il Concilio di Valenza , celebrato sotto
Lotario nel 853, non pure biasimo i duelli come spettacoli
crudeli , ma ricordo ancora nel can . 12 le pene, stabilite
secondo l'antica disciplina della Chiesa contro i duellato .
ri . Niccolò I in una sua lettera a Carlo il Calvo dell' 867
mostrò non esservi alcun precetto di decidere le contro
versie col duello , e coloro che usano di questo o di al
trettale mezzo , mostrare di voler tentare Dio . Tale fu
altresi la sentenza di Stefano V nell' 888, di Alone II, ve
scovo di Vercelli, nel secolo X , di Ivone vescovo di Char
tres, verso la fine dell'XI , di s . Bernardo nel 1146.Do
po questi il Concilio III di Laterano, sotto Alessandco II
nel 1179 , e il IV sotto Innocenzo III, nel 1215 , condanna .
rono con severe pene il duello ed ogni altra maniera di
pruove ' giudiziarie . Le autorevoli parole di questi due Con .
cilii giovarono molto a sgapnare i popoli , ed a rendere
con ciò meno frequente un tale abuso . Nondimeno i Papi
ed i Concilii non cessarono dal fulminarlo in tutte le gui
se . Noi ricorderemo il Concilio di Toledo, tenuto ad Aran
do sotto Sisto IV nel 1173, e le Bolle di Giulio II nel 1509 ,
di Leone V nel 1319 , di Clemente VII che approva le due
409

precedenti, e di s . Pio V che confermandole lutte e tre e .


stende la proibizione del duello e le pene che l' accompa
gnano , a tutti i regoi cristiani. Il Concilio di Trento, de
testando il duello come un' astuzia inventata dal demonio,
per perdere le anime, dopo di aver dato la morte al cor.
po , rinnovò quasi tutti i decreti de' Concilii e de' Papi
che l' avevan preceduto . La dottrina del Concilio Trenti
no è stata di poi confermata e dichiarata per le Bolle di
Gregorio XIII, di Clemente VIII , di Alessandro VII, d'Io
nocenzo XI, di Benedetto XIII, e di Benedetto XIV ).
Queste poche cose abbiam stimato di osservare intorno
al Discorso del sig . Bianco . Noi siamo certi, che l'egre.
gio Capitano abbia indotto l' animo a scriverlo anzi per
giovare alla patria, che per disprezzare le leggi della Chie
sa . Laonde confidiamo, che sarà per accogliere con animo
benevolo le nostre osservazioni, ed aggiungere ug nuovo
argomento di gloria all' esercito napoletano , che in que
sti fortunosi tempi ha dato a tutti gli eserciti di Europa
un esempio eflicacissimo di obbedienza al proprio Sovra .
no e di amore alla cattolica Religione.
I COMPILATORI

) Veggasi la Bolla Detestabilem di Benedetlo XIV dove sono


citate le Bolle de' suoi Predecessori .
470

Vill.

Esame della Risposta di Gioele Virgeno Alafane alla let


tera che S. E. R. il Cardinale Arcivescovo di Napoli
indirizzara al Ministro degli Affari Ecclesiastici *) .

BENEENE avvisava nel suo Dionigi d' Alicarnasso il Pertica


ri che gli errori i quali si cacciano dentro i proemii, quasi
mala radice posta in terreno fecondo , vanvo poscia di ta
le maniera crescendo e moltiplicando , che a gran fatica
si possono da' libri diradicare e divellere. Lo scritto del
l'Alafane è appunto tale, e tu diresti che da cima a fondo
egli non vi si voglia allontanar di un capello da quella
scuola di regalisti sempre ostile alla Santa Sede, cui si è
dato a seguitare. E diciamo cosi, di regalisti, perchè, sendo
egli cattolico , a niuno può cadere in mente che intenda
copiar dalle opere de' teologi anglicani, i quali difendono
queste medesime dottrine . Continuandoci adunque ad esa
minar qnesta sua Risposta , fa d'uopo fermarci alcun po
co al diritto, che attribuisce a ' Principi secolari di promul
gare leggi di esteriore polizia nella Chiesa ad rei publi.
cae bonum et tranquillitatem ' ).
Non vogliam orą tornare su ciò che abbiamo detto in
forno a questo diritto di sorveglianza 2), ch'è il ius in .
spiciendi et cavendi delle servitù giuseppiane; e mostrar
nuovamente come né meno sulla esteriore disciplina o po
lizia della Chiesa abbiano alcun potere legislativo i Sovra
ni . Solamente facciamo notare , che questa ispezione po
sta tra' diritti della maestà de' Principi si appoggia ad un
falso principio . In fatti que' moderni giusperiti che la di.
fendono, insegnano al tempo stesso , esser unico fine della
società civile l' esterna e temporale felicità de' cittadini, e
questa doversi con ogni mezzo proccurare da coloro che
governano . E quindi ne inferiscono, che a ' civili governi
si appartiene vigilare l' esterior disciplina della Chiesa, ac

*) Continuazione e fine, vedi a pag. 109 di questo volume.


-') Pag . 12 e 13.—?) Vedi p . 115-117 di questo volume.
571

ciocchè per essa non si turbi la quicle dello Stato . Ma no ;


chè la Chiesa e lo Stato banno per fine ultimo l' eterna
felicità de' sudditi, e l' una sta all' altro come l' anima al
corpo. « Ex sacerdotio et regno ( scrisse s. Isidoro Pelu
siota ) rerum admioistratio conflata est. Quamvis enim per
magna utriusque differentia sit ( illud enim veluti anima
est, hoc velut corpus ) , ad unum tamen et eundem finem
tendunt, hoc est ad hominum salutem ' ) ) . Or chi mai ha
dello , l' anima dover essere vigilata dal corpo , e non piut .
losto il corpo dover essere all' anima soggetto ? Lo Stato
adunque non può, nè dee vantare diritto alcuno di vigi
lanza sulla Chiesa . Ecco quello che intorno a ciò scrivea
Ivone di Chartres ad Errico re d'Inghilterra * ): « Sicut sen
sus animalis subditus esse debet rationi , ita potestas ter
rena subdita esse debet ecclesiastico regimini, et quantum
valet corpus , nişi regatur ab anima, tantum valet terrena
potestas , nisi informetur, et regatur ab ecclesiastica disci
plinà ) . Dalle quali parole si fa manifesto , che là dove lo
Stalo non voglia essere simile ad un corpo morto, dee la
sciarsi reggere e guidar dalla Chiesa , e non già farsi di
lei guardiano e soprastante. I veri cattolici, per questa po
tentissima ragione, banno sempre riprovalo come aperta .
mente ingiusto il regio placet, di cui tu non trovi vesti
gio nella lunga seguela di principi ed imperatori cristiani,
che governarono il mondo , da Costantino il Grande insino
al decimoquinto secolo ' ) . Ne taluno ci dica , che avendo
la civile società , oltre quello or ora esposto , anche un al
tro fine immediato ch'è l' esterna e temporanea felicità de '.
cittadini, dee lo Stato invigilare sulle attinenze che forse
la Chiesa potrebbe su questo avere ; perciocchè noi abbia
mo già deilo “) , la Chiesa non aver nulla a partire con
la civile società per riguardo a questo suo immediato fine.
Premesse queste brevi osservazioni, vediam di che ner

1) Ep. CCXLIX , I. 3 , Opp. edit. Paris . 1638. - ) Epist. LT ,


edit . Paris. 1585 , fol. 52 . - 3) Zaccaria , Della potestà regola
trice della Disciplina ,Faenza 1788 , p . 216.-) Pag. 116 di que
sto volume .
472

bo sia l'argomento dell ' Alafane ricavato dalle leggi , clie


emanarono Principi cristiani intorno a cose di Chiese . « in
questo senso , e' dice " ) , i Cesari, ed i Principi Cristiani ,
cominciando da Costantino , hanno promulgato leggi di e .
steriore polizia, e non già come Vescovi, ma come Sovra
ni, ad rei publicae bonum , et tranquillitatem . Celebre è
la legge di Costantino de non ordinandis curialibus; fa
mosa è pure l' altra di Valentiniano il vecchio proibitiva
agli ecclesiastici, ed ai continenti ( ai monaci ) , di acqui
sti provvenienti da testamento , e da donazionifatte da ve
dove, e da vergini, e da qualsivoglia altra donna . . . E
cosi gli altri Cesari, successori di Costantino , varie leggi
emaparono di esteriore polizia ecclesiastica , dalle quali co
stituzioni, se ne formò un libro, ch' è l' ultimò del Codice
Teodosiano. Da qui gli altri Principi Cristiani, e quelli che
banno regolato i destini delle Sicilie, hanno successivamen
te pubblicate, delle leggi sull'oggetto in discorso : e l'at
tuale Codice Civile , e gli atti posteriori al Concordato del
1818 de somministrano luminosa prova di fatto » .
Anche in questo l' Autore altro non ha fatto , che copia .
re frate Paolo Sarpi , Giappone, Manetti ed altrettali, i
quali attinsero questo ch'è l' achille degli argomenti lo .
ro , dagli scritti de' protestanti Grozio , Prynne, Stebbia ed
altri di quella compagnia . Ma egli doveva dalla pianta
conoscere i frutti , e non trascurare alcune avvertenze ,
che noi qui vogliamo brevemente richiamargli alla me
moria . Innanzi tutto , a sceverare il falso o l'incerto dal
vero , ci dica l' Alafane, dove e quando Costantino pubbli
cò una legge intorno all' ammissione de' Curiali a' sacri
Ordini ? Non fu certamente Costantino che ordinò , non si
ricevessero nel Clero i Curiali, perchè avendo amministra
ta la cosa pubblica non ancora ne avevano reso conto ;
ma fu l'imperatore Maurizio , della cui legge parleremo po
co dopo . E l'Autore avrebbe dovuto sapere , che i decre .
ti di Costantino intorno a questa classe di pubblici uffizia -
li riguardarono solamente l'obbligazione ch' essi avevano

') Paz. 13 .
473

di non mancare all'ufficio loro per il bene della patria ' ) .


Di più , e qui facciam parentesi, egli chiama monaci i con
tinenti a cui fu vietato di accettar legati e donazioni; ep .
pure chi è mezzanamente versato nella storia della Chie.
sa conosce, essere stati detti continenti coloro che vive .
vano vita celibe e penitente, ancorchè non fossero ne' chio .
stri ? ) . Ma torniamo alle leggi ecclesiastiche de' Cesari. Que.
ste possono tutte recarsi in quattro classi : 1. ° Alcune ven .
nero decretate solo per afforzare coll'aiuto del braccio lai.
cale quelle leggi che avea emanate la Chiesa, rendendole
in questa guisa leggi dello Stato ; ma queste nè punto nè
poco regolarono o decisero su materie spirituali . Molte leg.
gi di questa natura noi troviamo emanate da ' Principi, e
il fine che questi si ebbero in promulgarle è ben dichiara .
to nella Novella XIII di Giustiniano , dove l'imperatore
parlando della deposizione dell'eretico Antimo , dice : « Quam
sententiam Episcoporum tametsi per se valentem , multo ta
men adhuc valentiorem reddit maiestas Imperialis , quae
regia hac urbe eum expellit ) . - 2. ° Altre leggi furon
falte da' Principi secolari, perchè le domando la medesima
Chiesa , dalla quale sola per ciò trassero tutta la loro for
za ed efficacia . Al quale proposito tornano opportunissime
le parole di s . Isidoro di Siviglia , riferite dal Concilio VI
di Parigi " ) : « Ceterum intra Ecclesiam potestates neces .
sariae non essent , nisi , ut quod non praevalet Sacerdos
efficere per doctrinae sermonem , potestas hoc impleat per
disciplinae terrorem » . Cosi la legge di Valentioiano il
vecchio , recata per esempio dall' Alaſane, con la quale si
proibiva a'chierici ed a' continenti di ricever legali e dona
zioni da quella vedova o vergine , a cui sotto apparenze di
pietà fossersi uniti , dimorando con essa e avendo cura delle
sue cose,fu una legge decretata dall'imperatore ad istanza di
s . Damaso papa . Il quale, a fin di toglier di mezzo lo scandalo

") Franc . Balduini J. C. Commentariorum de Constantini Imp.


legibus ecclesiasticis et civilibus, libri duo, Lipsiae 1727, 1. II ,
p . 85.- ) Vedi s. Agostino , lib. V , contra Faustum , c . IX , p . 145 ,
tom . VIII Opp. ed . Antwerp . 1700. — 9) To.n. IV Concil. edit.
Paris . an . 1714, p. 1335 .
474
che davano costoro , andando come a caccia di eredità "), e
non potendolo colla persuasione e gli ammonimenti, fece
ricorso alla forza esteriore del potere temporale. Questo ap
punto attestano non solo il Baronio 3) e il Merenda ), ma
ancora i due calvinisti Giacomo Gotofredo 4) e Samuele
Baspagio *) . -3° Sonovi pure alcune leggi fatte da ' Prin.
cipi secolari in difesa della Chiesa stessa, senza che que
sta le avesse loro cercate , le quali poi acquistaron forza
presso i fedeli quando la Chiesa tacitamente o espressamen
te l' ebbe approvate. A questa classe appartiene la legge
non di Costantino, come dice per isbaglio l' Alafane, ma di
Maurizio imperatore, colla quale si vietava a'curiali di entra .
re nel clero ; perchè non avevano'reso conto della loro am
ministrazione della pubblica cosa.Fece plauso a questa legge
s . Gregorio il Grande , e lodò l'imperatore, soprattutto per
chè si uniformava agli antichi canoni della Chiesa ®).-4. ° Fi
nalmente, tutte le leggi ch'emanarono i Principi e contro cui
la Chiesa ha fatto in qualsisia maniera i suoi riclami, non
hanno alcun vigore giacchè manca ad esse quell'autorità che
solo la Chiesa di Gesù Cristo può dare.Per tacere i mille e
sempi , che qui potremmo ' recare, ci fermeremo alla stessa
legge di Maurizio più sopra ricordata . Aveala approvata san
Gregorio quanto al non ammettere i curiali nel Clero , ma
egli stesso la riprovò per l'altra parte, con cui si esclude.

“) Vedi Del diritto libero della Chiesa di acquistare e di pos


sedere beni temporali, t. II, p . II, c. 4, p. 318 segg. 1769.
*) Ad an. 370, n . 133.- ) Opusc. et gest. s . Damasi, p. 25 e
dit . Rom . 1754. - 4), « Damasum edicium illud impetrasse, haud
adeo abnuam ) . In leg. XX, 1. XVI, tit . II Cod . Theod . p. 50.
- ") « Esse quidem verisimile, ipso Damaso id agente, editam
esse legem destruendae sordidae avaritiae clericorum , et mo.
pachorum » . Annal. Polit. Ecclesiast. ad an.370, n . XI. - 9).Vedi
lib . II , epist.62. Ė qui buono notare che anche quando avevano
i curiali dato conto della propria amministrazione, loro non si
consentiva di entrar subito nel Clero ;temendosi con ragione che
non fossero mossi a ciò fare dalla cupidigia di ricchezze o di
onori . Mentre che potevano rendersi prestamente monaci , es
sendo questa una risoluzione, cui solo l'amor di vita penitente
poteva ispirarc.
473

vano costoro anche da 'monasteri. In fatti quel Pontefice


scrivea : « Quod vero in eadem lege dicitur, ut ei in mo
pasterio converti non liceat, omnino miratus sum , dum et
rationes eius possint per monasterium fieri, et agi potest,
ut ab eo loco in quo suscipitur, debita eius solvantur ' ) .
Che anzi , gli stessi Imperatori, poichè talora conobbero il
danno che alcune loro leggi recavano alla Chiesa , non in
dugiarono a rivocarle. Cosi Teodosio nel 390 non solo
abrogo la citata legge di Valentiniano, ma anche l' altra
da sè emanata , con cui si proibiva alle diaconesse di la
sciare eredi o le chiese, o i chierici, o i poveri ?) .
Or se vediamo nulla , non vi è alcuna sorta di legge' fat
ta dal potere laicale, che non possa ad una di queste quat
tro classi ascriversi, e però rimane sempre vero, che la
Chiesa non ha mai riconosciuto ne' Sovrani il potere di far
leggi su cose ecclesiastiche in virtù del preteso diritto di
sorveglianza. E l'Alafane, il quale ricorda questo vieto
sofisma de' regalisti, ad tollendas , com ' egli dice , confu
siones et scandala , si è tagliato le legna addosso e da .
tosi la scure in sul piè.
Caduta cosi di per sè stessa la prima ragione, ch ' egli
recava per attribuire al Governo il diritto di cominciar da
sè solo la compilazione del nuovo Codice ecclesiastico di
sciplinario, veniam di presente ad esaminare la seconda.
« Gl imperatori cristiani, e ' dice "), a cominciar da Costan .
tino, convocavano i Concilii generali per errori nella fede,
per eresie. Che anzi Giustiniano II volle assembrato il si
nodo Trullano nel 692, per cose puramente disciplinarie,
sive ad conscribendos , sive ad confirmandos, sive ad col
ligendos canones ,il che praticossi in quell'assemblea. Che
se ciò potevano operare i Cesari ob Ecclesiae el rei pu.
blicae bonum , nelle nascenti opinioni ereticali ; non che
per cause , e materie semplicemente , ed isolatamente disci .
plinarie , non sarà certamente imputabile il presente allo

') Intorno a’ Curiali vedi Tomassino , Velus et nora Ecclesiae


disciplina, Lucae 1728 , 1. II , I. I , capp. 66 e 67. – ?) Cod.
Theod . I. XVI , lit. II , 1. 28 .-*) Pag. 4-5 .
476

del Governo relativo ad un lavoro, il quale significa nien


te più che un progetto , e da dover essere riputato tale pri.
ma della Pontificia sanzione » . A queste parole però del
l' Autore è necessario unire quelle ch ' egli stesso pone in
una nota , per ispiegare in che sensó i principi cristiani ab
biano convocato i sinodi generali. Le parole sono di Natale
Alessandro " ) , il quale dice che gl' Imperatori convocarono
i concilii potestate praesidii, non potestate regiminis.
Noi ben volentieri consentiamo all' Alafane, che gl' Im .
peratori abbiano avuto qualche parte nella convocazione
de' Concilii generali. Giacchè, com ' egli ben sa , ne' primi
secoli della Chiesa i Romani Pontefici non usavano già di
convocarli per mezzo di Bolle e di altre solennità , intro
dottesi ne' secoli posteriori ; ma solamente palesavano ai
Principi il desiderio che avevano , perchè questi sinodi si
radunassero e gli esortavano a convocarli. Eranvi per ciò
fare sodissime ragioni ; conciossiachė , primamente vietan
dosi dalle leggi politiche dell'impero ogni sorta di adu
nanza , facea d'uopo del consenso del poter laicale, perchè
insieme si unissero i Vescovi di molte province. Seconda.
mente, essendo allora la Chiesa al di fuori alle prese col
la idolatria , e al di dentro lacerata dalle eresie , bisogna
va che il potere laicale aiutassela , sia obbligando i Vesco .
vi accusati e gli eretici a comparire innanzi a ' Concilii ,
sia facendo coll' antorità sua eseguire le leggi degli stes
si Concilii. Da ultimo, la gloriosa povertà de' Vescovi ri
chiedeva, che gl' Imperatori facessero loro le spese e du .
rante il viaggio , e nel loro soggiorno nella città , ove si
adunavano i Concilii ' ). Avveniva cosi che i Principi , ese .
gnendo il votere del Papa, spedivano a ' Vescovi le sacre
lettere , acciocchè si adunassero, ed anche le lettere trat.
lorie, onde fosse ' somministrato loro per via tutto ciò di
che abbisognassero . Che se talvolta alcun Principe ha an
tivenuto il volere del Pontefice , si aspetto sempre il con
senso di questi, perchè il concilio fosse legittimo. Gl' im .

“) Historia ecclesiastica , saec. IV , dissert. XI.-) David , De


jugemens canoniques , c . VII , p . 368 .
477

peralori adunque ebbero parte alla convocazione de' Con


cilii , -ma la legittima convocazione di quelle assemblce
Perocare, come si ha dal greco , i Concilii, la quale vo
ce , osserva il de Marea "), indica coloro che hanno dirit.
to non solo di invitare al sinodo , ma anche di prescriver
lo e di comandarlo; questo , noi diciamo, fu diritto proprio
ed esclusivo de' Romani Pontefici. L'Alafane ben lo sa , e
perciò volle dichiarar la sua mente in quella noticina . E
però noi ci asterremo dal mostrargli e per diritto e per
fatto , che fu proprio sempre de' Romani Pontefici il con
vocare i Concilii generali) .
Con ciò non intendiamo nè punto , nè poco negare , esser .
vi stati de' Principi , i quali si arrogaron talora il diritto
di convocare sinodi generali , senza il volere del Pontefice .
Ma torna qui ciò che altra volta dicemmo , che i fatti di
tal genere non costituiscono un diritto ; tanto più che i Pon .
tefici non cessarono mai di riclamare; ed allora solo fu le
gittimo un Concilio ecumenico , quando essi l' ebbero ap
provato . Il sinodo Trullano, ad esempio, che ne cila l'Au .
tore , non fu forse un atto arbitrario di Giustiniano imperato .
re ? Non sappiam noi che il Pontefice s . Sergio I non volle
cedere nè alle preghiere , nè alle minacce dell' Imperatore,
che voleva approvasse i canoni di quel conciliabolo ? E
Giovanni VII non ricusò forse di approvarne anche solo
quelli , che trovasse conformi alla disciplina della Chiesa
cattolica ,appunto perchè quel sinodo non era stato legitti
mo ? Legga il suo de Marca ) l'Alafane, e ne sarà convinto .
Adunque i Cesari non potevano ob Ecclesiae et rei pub
blicae bonum adunare di proprio capriccio , e senza il con.
sentimento de' Papi , i concilii generali . E se in ciò stava
la forza dell'argomento recato in mezzo dall' Alafane, è
manifesto che nè meno con ciò egli potrà mai provare, che
il Ministero nostro poteva di per sé porre mano a quella

1) Lib . VI , c . 18 , n . 8 e 9. — 2) Chi volesse trovar.raccolio


in poco tutto che importa sapere intorno a questa materia , veg.
ga l'Anti-febbronio di F. A. Zaccaria , Cesena 1770 , t . IV, c . 1 ;
p . 1 e segg . – ) Lib . II , c. 17 , S 6.
Rac.REL . VOL . XVI. 32
478
raccolta o Codice di diritto Canonico . Tanto più , che se
a ' Cesari concedè la Chiesa di convocaré concilii per le
ragioni esposte più sopra , non vediamo come i nostri Mi.
nistri ne avrebbero avute delle simiglianti. Se pure non
si voglia stranamente dire, che il Governo doveva prov .
vedere l' Episcopato de' mezzi necessarii, come poter vigi
lare sul bisogni delle rispettive Chiese. Dopo ciò è cosa
per tutti apertissima , che gli argomenti di che si prevale
l'Autore a difendere il Programma ministeriale, pubblicato
a ' 6 di Aprile , sono di nessun peso; ed anche l'ultimo, che
è pigliato dalle compilazioni, e raccolte, e concordia di
Canoni falte da private persone , è stato già da noi con
futato nell'articolo precedente ").

*) È questo il luogo di far alquante osservazioni su due bre


vi articoli, cui pubblicò il sig. Nicola Ratti ne’numeri 7 e 9 del
giornale Religione e Libertà . Sebbene nel secondo di questi due
numeri fosse inserita una lettera di un Compilatore di quel gior.
vale a Pio' Nono , per protestarsi inscio affatto della compilazio
vo del Nuovo Codice Ecclesiastico, pure il Ratti ivi stesso vuol
difendere il Programma Ministeriale , e contraddire a ciò che
scrisse altra volta contro quel Codice Mons. D. Marco Lomonaco .
A quest' ultimo per verità è da dar molta lode , perchè fu il pri
no che su di un foglio volante manifestasse al pubblico i peri
coli di quel disegno del Ministero , e la sostanza del suo discor
so non è stata confutata dal Ratti , che si ferma sull' equivoca
significazione, come egli 'pensa , di talune voci. Tamo più che
questi, siccome tutti i partigiani del Ministero riformatore, a for
za d'interpretazioni or ' autentiche, ed ora dottrinali hanno poi
quasi mutata la natura stessa del Codice proposto.Però chę che
sia di questo , ecco in breve la difesa che fa il Ralli del nuovo
Codice proposto dal Ministero .-- Dichiarò il Ministero che il la
voro preparatorio della Commissione avrebbe unicamente per
obbielio i rapporti esterni della Chiesa collo Stato, senza puuto
loccare quelle leggi che ne regolano i rapporti interni. Le leg.
gi , dice il Ratti , che regolano i rapporti interni sono le costi
luzioni ecclesiastiche, che hanno per obbietto i Sacramenti , che
custodiscono incorrollo il vero rivelato, eterno ed immutabile,
che interprelano le Sacre Scritture; sono le leggi relative alla
predicazione ed all'insegnamento ; ed in fine quelle che svolgo
no il potere legislativo, giudiziario , esecutivo e penale . Tulle
479
Fin dal principio di questo nostro qualsisia lavoro dichia
rammo , voler solamente discutere gli argomenti che reca
in mezzo l' Alafane , in appoggio della decisione ministeria
le , e non già difendere parola per parola lutto ciò che sa
pientemente contro quella decisione scrisse l' Emo nostro

queste cose dunque non sarebbero state l'obbiello del lavoro


preparatorio del Governo . Il quale si sarebbe occupalo de' rap .
porli esterni, che secondo il medesimo Autore riducousi a tre :
1.° La protezione che il Governo civile e cattolico dee accorda
re alle costituzioni spirituali dirette ed indirette, o sia tanto a
quelle ch ' espongono il dogma e i principii di morale, e deler
minano la disciplina fondamentale, quanto a quelle che mirano
indirettamente alla santificazione de' fedeli, come quelle le quali
formano la disciplina provvidenziale. 2.° La facoltà consulliva
che ha lo Stato, perch'è l'espressione del polere de 'fedeli, nel
formare alcune costituzioni spirituali indirette , come sono quelle
che riguardano i beni temporali. 3.º Finalmente , il diritto di
accordarsi col potere ecclesiastico per determinare il mezzo a .
cquisito ,cioè quanto riguarda il dominio , la proprietà e via dicendo .
Or nessuno di questi tre rapporti enumerati dallo scrittor de'
due articoli poteva essere obbietto del Codice politico -religio .
so . Non il primo, perché sarebbe stato un gittare inutilmente il
tempo ; non gli altri due, perchè il Governo laicale non può a.
vere que' diritti. E veramente , messa pure da parte quella di.
visione della disciplina ecclesiastica in fondamentale e provris
denziale, la quale può a buon diritto offendere le orecchie de'
cattolici ; se il Governo civile dee proteggere la Chiesa, questo
suo dovere starà ben segnato del Codice delle leggi dello Sta ..
to . Ad esempio , ora che il Re di Prussia , riconoscendo i diriui
della Chiesa cattolica, concedeva a' suoi suddili piena libertà di
religione , pose questo come un titolo nella Costituzione che
loro diede; e cerlo non ve formò un articolo di codice politico
religioso. Questa protezione, dice il Ralli, è slata finora mala
menle capita da' Governi. Dunque, noi ripigliamo , volete che
conosca ed emendi il male il Governo stesso che ne ha abusato ,
e non già la Chiesa a cui spetta resistergli - Quanto al secon
do capo , è falso che lo Stalo sia l'espressione del potere de'cil
tadioi considerati come fedeli; giacchè i fedeli, come tali, for
mavo insieme co ' loro superiori la Chiesa , e non lo Stato ; e pero
lo Stato von può mai esprimere il potere de' fedeli , coine fede
li . Dunque lo Stato non ha questa facoltà consultiva, che gli al-,
480
Prelato ") ; giacchie la Santa Sede ha già profferito la sua
sentenza 2 a cui , com' era mestieri , soltoposesi il nostro
nuovo Ministero . Quindi non vogliamo partitamente rispon .
dere alle osservazioni, spesso pedantesche, con cui pensa
l'Autore di ribattere la lettera del nostro Prelato ; ma si
vogliamo fargli toccare con mano , ch ' egli per difendere il
Ministero , cambia affatto il disegno annunziato del nuovo Co
dice. Ecco le parole di quel Programma Ministeriale : « Il

tribuisce l' Autore intorno ad alcune costituzioni spirituali indi


rette . Nè intendiam cosi concedere ad ogni fedele questo potere ,
giacchè von alle pecorelle , ma si a' Pastori diede Cristo il po
tere di determinar la via da seguirsi per arrivare al Cielo , onde
a questi si appartiene il provvedere acciocchè per i beni tempora
li non abbiano menomamente a scapitarne i celesti.-- Da ultimo,
noi non vediamo qual altro diritto al più possa pretendere lo Stato
interyo al mezzo acquisito , o sia alla proprietà della Chiesa ,ol .
tre a quello che vanta sugli acquisti di ogni altro cittadino o
società . Se la Chiesa dee essere libera ne' suoi modi di propa.
garsi, dee essere anche libera nel possedere; e il limitare que
sto suo sacro diritto è lo stesso che farne una società d'Iloti al
cospetto di tante società libere e indipendenti. Il Ratti assume
per principio , che « il limite della proprietà sociale è determi.
nato dal fine della società stessa » , e quindi che tanto dee pos
sedere la Chiesa , quanto le hasta per raggiungere il fine spiri,
tuale suo proprio. Or, noi soggiungiamo, il fine spirituale della
Chiesa non la rende certamente aerea ed jovisibile, essendo es .
sa una società di uomini ; quindi se è un' ingiustizia assegnare
un termine alla proprietà di qualsivoglia unione di uomini, è
anche ingiusto l'imporlo alla Chiesa . Nè mai più dica l' Autore
che la Chiesa ha talora « posseduto tanto da impoverire lo Stato
e da impedirgli la più utile condizione di esistenza- » , percioc.
chè egli. ben sa ,che lo Stalo piuttosto ha cercato sempre d'im
poverire la Chiesa ,mentre che la ricchezza della Chiesa è stata
sempre patrimonio de' poveri, e vera fonte di floridezza de' popoli.
Là dove impoverita la Chiesa ,intere contrade caddero nello squal
lore e nella più orribile miserja . - Abbiam toccato di volo que.
sle cose, per confermar vie maggiormente la verità di ciò che
abbiamo nell'articolo superiore asserito , ed ove se ne presel
tasse il destro, ben volentieri vi torneremino sopra.-) La Jele
iera del nostro Arciveseovo , e il Programma del Ministero leg.
yousi nel vol . XV di questa Raccolta , p . 317 e segg .
corpo delle Decretali , il Concilio di Trento , le regole di
Cancelleria , il Bollario Romano, le costituzioni Pontificie ecc .
costituiscono nel tutto insieme la regola Canonica , e la Po
Jizia Ecclesiastica del Regno , per la parte dove la ragion
comune disciplinaria ha subito modifiche , e feinperamenti
analoghi alla bisogna » . E poco dopo si aggiunge , volersi
formare ( apposito Codice Ecclesiastico - politico , vestito di
forme Italiane , nel quale sia raccolto con bella chiarezza
e precisione tullo quello che si racchinde nelle numero .
se collezioni indicate con tutte le necessarie e indispeni
sabili modifiche » . Dopo scorso con l'occhio questo bra
po , ci dica ogni spassionato lettore, se , stando alla lel .
tera , il Ministero voleva o pur no , che la Cominissione
creala da sè per questo nuovo Codice politico -religioso si
occupasse anche di leggi e canoni riguardanti cose di Fe
de, e regole di costumi. Se doveva questa raccogliere lute
to quello che si racchiude nelle numerose collezioni, che
sono le Decretali, il Concilio di Trento , eccelera , doveva
senza manco imballersi in materie non solo disciplinari, in !
eziandio di Fede e di costumi . Oppure dirsi potrà da la
luno, non incontrarsi , a mò d ' esempio, nel Concilio di
Trento di simili cose ? Fraltanto l'Alaſave francainente as ·
serisce , che l'oggello della Commissione era soltanto di
riunire le leggi disciplinarie, le quali mirano all'este .
riore regime della Chiesa .
Inoltre, a chi scorre con l'occhio tilto il Programma
ministeriale , incontrerà di leggervi la nomina di questa nuo .
va Commissione, come se venissero convocati dal loro le .
gittimo ecclesiastico Superiore altrellanti Vescovi ad un si .
bodo, in cui si dovesse da cima a fondo rimaneggiar lut
ta quanta la Disciplina Canonica. Eppure trattasi del po
lere laicale , che non ha , siccome dimostrammo, alcun di .
ritto sulla disciplina della Chiesa , il quale si arroga la fa
coltà di commettere ad una Commissione da sè stesso crea .
ta la compilazione di un nuovo Codice di leggi per la Chie .
sa . Or leggele la Risposta dell ' Alafane , e troverete , co .
qu'egli per comballere le osservazioni del nostro Arcivesco.
vo , assume come cerlo il dirillo della Commissione uei
482

formare quel Codice, e insiste sulla mutabilità della disci.


plina ecclesiastica, e sul bisogno di una riforma per quel
la . A chi si appartenga indagar quando veramente abbia
luogo questo bisogno, e da chi debba aver cominciamen
to la riforma, pare di averlo noi a bastanza dichiarato in
questi articoli . E poichè le apprensioni, che il Programma
ministeriale destò nel nostro Eminentissimo Pastore, trova
rono un' eco in tutto l' Episcopato del regno e in quella
Colonna di Verità ch' è la Romana Sede, non ci ferme
remo di vantaggio a discutere per singolo le dichiarazio
ni che qua e là vien facendo l' Alafane di quel disegno
del napolitano Ministero de' quattro Aprile . Ma chiuderem
quest' articolo con le parole dell'immortale e mansuetissimo
Pro Nono, le quali ponemmo per epigrafe in cima all' ar
ticolo precedente : « I disordini, gli scandali, i mali tutti
che si hanno a deplorare , muovono propriamente da ciò ,
che nissuno si restringe pe' limiti delle proprie attribuzioni » .
I COMPILATORI
483

VAFIJTA

Della ilimora di Pio IX a Gaeta , e del suo dominio


sugli Stati Romani

LENTRE solenni azioni di grazie rendevamo a Lui, il qua .


le mararigliosamente ha salvato il suo rė , eil ora fa
misericordia al suo cristo , in mezzo a ' suoi ledeli , sen
timmo stringerci in pello il cuore udendo come il gior.
Dalismo rivoluzionario d ' Jialia facea plauso a' nemici di
Pio . E fummio veramente ad un pelo di vergognarci di a
ver patria comune con scrittori di simigliante calibro, che
si gloriano di avere il pensare stesso e il medesimo liu
guaggio cui tiene in Francia la Democrazia pacificu , gior
nale della scuola incredula e socialista . Tornarouci allora
a memoria quelle parole indirizzate da Pio IX a' Romani
nel suo Proclama, emanalo da Gacla a'27 Novembre : « Nel
la ingratitudine deifigli, disse il Pontefice, riconosciamo
la mano del Signore che Ci percuote , il quale vuol soddi .
sfazione de' Nostri peccati e di quelli de' popoli » . Adoram
mo i giudizii dell'Altissimo, che ancor noi ci riconoscia
mo rei di mille colpe , e per ciò meritevoli de'gastighi di
Dio , ma quanto a Pio , quanto all' umile e santo Pontefi .
ce , ricordammo ciò che scrisse altra volta san Gregorio
il Grande " ) : « Se son tali i peccati di Gregorio , cli ' egli
debba patir queste sventure, Pietro noo ha peccati pe' qua .
li meriti simigliante gastigo » . E si , che la causa di Pro
Nono è quella di Pietro , quella del Vicario di Gesù Cristo .
Egli è di presente a Gaeta , onorato e servito dal reli .
giosissimo nostro Sovrano , circondato dall' augusto Senato
de Cardinali e da quanti sono i Rappresentanti delle Po .
lenze di Europa e di altre parti del mondo presso la San
la Sede . Ivi Egli ha già tenuto due Concistori segreti a
fin di provvedere di Pastori diverse Chiese, che u'erano
prive; e il regno di Napoli ne ha avuto la parlé maggio .

! ) Lib . V , Ep. 21 .
484
re. Di là Egli ha fatto due volte udir sua voce per prote :
stare contro l' iniqua e sacrilega usurpazione de' suoi di .
ritti sul Governo temporale dello Stato della Chiesa ! ) , e
questa voce , come altra volta quella del Signore, disceso
a vedere la città e la torre , che fabbricavano i figliuo
li d'Adamo, ha confuso il linguaggio de' suoi nemici , i
quali non sanno più oggimai quel che si fanno. A Gaeta
intanto vanno a deporre a Şuoi piedi l'omaggio di filiale
riverenza tutti i Vescovi del regno nostro , dopo aver or
dinato per Lui nelle loro diocesi pubbliche e continue pre

) Rechiamo qui in piè di pagina ambedue queste Proteste che


potranno un di servire alla Storia della Chiesa di questa nostra
sventurata.elå:
Pius Papa IX .
Å suoi dilettissimi Sudditi
« Le violenze usate contro di Noi negli scorsi giorni e le
manifestate volontà di prorompere in altre (che Iddio tenga lon
lane, ispirando sensi di umanità e moderazione negli animni ) ,
Ci hanno costrello a separarci temporaneamente dai Nostri sud .
dilti e figli , che abbiamo sempre amató é amiaino. Fra le cau
se che Ci hauno indotto a questo passo, Dio sa quanto doloro
so al Nostro cuore , una di grandissima importanza è quella di
aver la piena libertà nell'esercizio della suprema potestà della
Santa Sede , quale esercizio potrebbe con fondamento dubitare
l'Orbe Cattolico , che nelle attuali circostanze Ci : venisse impe
dito . Che se una tale violenza è oggetto per Noi di grande a .
marezza, questa si accresce a dismisura ripensando alla mac
chia d'ingratitudine contratta da una classe di uomini perver
si al cospetto dell' Europa e del mondo, e molto più a quella,
che nelle apime loro ha impresso lo sdegno di Dio, che pre
sto o tardi rende efficaci le pene stabilite dalla sua Chiesa. Nel
la ingratiludine dei figli riconosciamo la mano del Signore che
Ci percuole, il quale vuol soddisfazione dei Nostri peccati e di
quelli dei popoli; ma senza tradire i Nostri doveri , Noi non Ci
possiamo astenere dal protestare solennemente al cospetto di
iulli ( come nella stessa sera funesta dei 16 novembre e nella
mattina del 17 protestammo verbalmente avanti al Corpo Diplo
matico, che ci faceva onorevole corona , e tanto giovò a con
fortare il Nostro Cuore ) , che Noi avevamo ricevuto una vio
Jeuza joaudita e sacrilega: - La quale protesta inlendiamo di ri
pelere solennemente in questa circostanza, di aver cioè soggia
ciuto alla violenza, e perciò dichiariamo lutti gli alti , che so .
no da quella derivati, di ressun vigore e di nessuna legalità.
Le dure verità e le proteste ora esposte Ci sono slate strappa
le dal labbio dalla nalizia degli uoiuini, e dalla Nostra coscielle
453

ghiere. E il Clero di Napoli singolarmente non è stato in


ciò secondo ad alcuno. Appena avula la lieta novella del
l'arrivo in Gaeta del Vicario di Gesù Cristo , il Capitolo
della nostra Chiesa Metropolitana destinava quattro tra'suoi
Canonici , perchè a nome del Capitolo stesso e di tutto il
Clero di questa vasta metropoli recassero al Santo Padre
il più sincero attestato di dovuto attaccamento alla sua sa
cra Persona ed alla Sede Apostolica. Era però convenien
te aspettare che prima di là tornasse l' Eminentissimo no
stro Pastore . Cosi fecero quegli onorandi Canonici, lalchè

za , la quale nelle circostanze presenti Ci ha con forza stiinola


ti all'esercizio dei Nostri doveri. Tulla via Noi confidiamo, che
non ci sarà vietato innanzi al cospetto di Dio , mentre lo invi
tjamno e supplichiamo a placare il suo sdegno , di cominciare la
Nostra preghiera colle parole di un santo Re e profeta : Memen .
10 Domine Darid , et omnis mansuetudinis cius. Intanto avendo
a cuore di non lasciare acefalo in Roma il governo del Nostro
Slato , pomiviamo una Commissione Governativa composta dei
seguenti soggetti: Il Cardinal Castracane-Monsignor Roberto
Roberti - Principe di Roriano Principe Barberini- Marchese
Berilacqua di Bologna — Marchese Ricci di Macerala – Tenen
le Generale Zucchi.-Nell'affidare alla detta Coinmissione Gover
nativa la temporanea direzione dei pubblici affari, raccomandia.
uno a lulli i Nostri sudditi e figli la quicie e la conservazione
dell'ordine. Finalmente vogliamo e comandiamo che a Dio si
incalzino quotidiane e fervide preghiere per l'umile. Nostra Per
sona, e perché sia resa la pace al mondo e specialmente al No.
stro Stato e a Roma, ove sarà sempre il cuor Nostro , qualun
que parte Ci alberghi dell’ Ovile di Cristo . E Noi , come è de
bito del Supremo Sacerdozio , a tutti precedendo , devotissima
mente invocbiamo la gran Madre di Misericordia é Vergine lin
macolata, ed i Santi Apostoli Pietro e Paolo, affinchè, come Noi
ardentemente desideriaino, sia allontanata dalla Città di Roma,
e da lutto lo Stalo l'indignazione di DIO ONNIPOTENTE » .
Datum Cajelae die xxvii novembris mucccxLvIII .
Plus PP. IX .

Pius Papa IX.


« Per divina disposizione ed io un modo quasi mirabile assun .
ii Noi , sebbene immeritevoli, al Sommo Pontificalo, una del.
le Nostre prime cure fu quella di promuovere l'unione fra i
sudditi dello Stalo temporale della Chiesa, di rassodare la pa
ce tra le famiglie, di beneficarle in ogni maniera possibile, e
di render lo Sialo llcrido e tranquillo per quanto da noi si po .
486

giunsero in Gaela a' die Dicembre seco recando lettera


commendatizia del nostro Arcivescovo, per l' Emo Cardina.
le Antonelli . Il benignissimo Pio IX accolseli con l'usa
la sua clemenza , e fattili levare, perché prostrati a baciar
gli il piede, con loro ragionò per alcun tempo intorno alla
disciplina del Clero napolitano . Mostrò di essergli gradita
la educazione morale e scientifica de' nostri cherici; la im :
perturbabilità mostrata in tutte le vicende politiche dal no
stro Clero superiore, che ben sapendo quale fosse la sua
missione in mezzo alla civile società , non ha per un istan

fesse . Ma i beneficii che procurammo d'impartire aiNostri sud


diti , e le più larghe istituzioni, con le quali fu da Noi condi
sceso alle loro brame, pur troppo lo diciamo francamente, an
zi che procurarci quella gratitudine e riconoscenza , che aveva
mo tutto il diritto di aspettarci, hanno prodotto invece replica
le amparezze e dispiaceri al Nostro cuore per parte degli ingra
ii , qualunque sia il loro numero , che il Nostro occhio paterno
vorrebbe sempre vedere ristretto. Ormai tutto il mondo cono
sce in qual guisa siamo stati Noi contraccambiati, quale abuso
siasi fatio delle Nostre concessioni , sovvertendone l'indole , e
Travisando il senso delle nostre parole , per ingannare la molli
tudine, e come di quegli stessi beneficii ed istituzioni siansi ta
luni fallo un'arına ai più violenti eccessi contro la nostra So.
vrana autorità e contro i diritti lemporali della Santa Sede .
Rifugge il Nostro animo dal dover qui lamentare particolar
mente gli ultimi avvenimenti incoiniuciando dal giorno 15 del
passalo novembre, in cui un Ministro di Nostra fiducia fu bar
baramente ucciso in pieno meriggio dalla mano dell'assassino ,
e più barbaramente ancora venne quella mano applaudita da
una classe di forsennati, nemici di Dio e degli uomini, della
Chiesa non meno che di ogni onesta politica istituzione. Questo
primo delitto apri la serie degli altri che con sagrilega sfron.
catezza si commisero nel giorno seguente : e poichè questi han
no già incontrato l'esecrazione di quanti sono gli animni onesti
nel Nostro Stalo , nell'Italia, nell'Europa, e la incontreranno
nelle altre parti del Mondo; cosi Noi risparmiamo al Nostro cuo .
re l'enorme dolore di qui ripeterli . Fummo costretti di sottrar
ci dal luogo ove furono commessi, da quel luogo ove la vio
lenza Cimpediva di arrecarvi il rimedio , ridotti solo a lagri.
iar coi buoni e a deplorare con loro i iristi casi, ai quali il
più tristo ancora si aggiungeva di vedere isterilito ogni atio di
giustizia contro gli autori degli abbominevoli deliti. La Proy
videnza Ci condusse in questa città di Gaeta ,ove trovandoci nel
la Nostra piena libertà , furovo da Noi contro i suddeli violen
li allenlali solennemcnle ripetute le proteste , che in Roma stes
437
te interrotte le sue fatiche apostoliche e letterarie ; e la le
nera divozione che il Clero ed il popolo di Napoli pulro
no per l' Immacolato Concepimento di Maria . E quando i
Canonici gli chiesero l' Apostolica Benedizione per l'augu
sto nostro Sovrano , per il Cardinale Arcivescovo, pel Ca
pitolo e per tutto il Clero, si , rispose, la diamo volentie
ri a tutti, a tutti. Accomiatandoli, si degno dar baciare

sa fin da principio avevamo già fatto innanzi ai Rappresentan


11, presso di Noi accreditati, delle Corti di Europa e di altre lon .
tane Nazioni . Nello stesso allo non tralasciammo di dare tem
poraneamente ai Nostri Stati una legittima Rappresenlanza Go
vernativa, senza derogare alle Istituzioni da Noi falle, affiuché
pella Capitale e nello Stato rimavesse provveduto al regolare
ordinario andamento dei pubblici affari, alla tutela delle perso
ne e delle proprietà dei Nostri sudditi. Fu da Noi altresi pro
rogata la Sessione dell'Alto Consiglio e del Consiglio de' Depu .
tali, i quali erano stati recentemente chiamati a riprendere le in
lerrolle sedule . Ma queste Nostre delerininazioni lungi dal far
rientrare nella via del dovere i perturbatori ed autori delle pre
delte sagrileghe violenze, gli hanno anzi spinti ad alteptali mag
giori, arrogandosi quei sovrani diritti , che a Noi solo apparten
gono, con aver essi nella Capitale istituita per mezzo dei due
Consigli una illegittima Rappresentanza Governativa , solto il li .
tolo di provvisoria e suprema Giunta di Stato ,e pubblicato ciò
con allo del giorno 12 di questo mese. Le obbligazioni indecli
nabili della Nostra Sovranità, ed i giuramenti solenni con cui
abbiamo al cospetto del Signore promesso di conservare il Pa .
trimonio della Santa Sede , e trasmetterlo integro ai Nostri Suc
cessori, Ci costringono a levare allo la voce ed a protestare
avanti a Dio ed in faccia di tutto il Mondo contro questo co
lapto grave e sagrilego allentato . Dichiariamo pertanto nulli,
di nessun vigore e di nessuna legalità tutti gli ali emanali in
seguito delle inferiteciviolenze, ripetendo'altresi che quella Giun
ta di Stato istituita in Roma non è altro che una usurpazione
dei Nostri sovrani poteri, e che la medesima non ha, vè può
avere in verun modo alcuna autorità. Sappiano quindi tutti i
Nostri sudditi di qualunque grado e condizione, che in Roma
e in tutto lo Stato Pontificio non vi è, nè può esservi alcun po .
iere legittimo che non derivi espressamente da Noi ; e che aven
do Noi col predetto sovrano Motoproprio del 27 novembre isti .
luita una temporanea Commissione Governativa , a questa sola
esclusivamente appartiene il reggimento della cosa pubblica du .
rante la Nostra assenza , e finchè non venga da Noi stessi di
versamente disposto » .
Datum Ca jeine die xri decembris NoCCCXLVII.
Pius PP. IX .
489

ad essi la Mano . Queste erano le benedizioni che Prodif .


Sondeva sul nostro Clero; ma un'altra singolare avea egli
impartita a tutta la nostra Città , allorchè il Corpo Muni.
cipale gli tributo un segno del rispettoso affetto di tutta
la gente napolitana. É veramente Napoli può ormai glo
riarsi di averla chiamata il Pontefice , in quella benedizione ,
sempre religiosissima ed attaccata alla nostra Persona .
Però non è sola la ecclesiastica Gerarchia del nostro re.
gno, che vada riverente a venerare il Pontefice, ma anche
i laici , e di ogni dignità o uffizio , traggono in folla cola
per il medesimo fioe.Enumerare partitamente tutte le Depu.
lazioni inviate a Gaeta dalle diverse Amministrazioni nostre
civili sarebbe assai lungo ;onde ci liinitiamo a ricordar solo
quelle del Ministero e del Consiglio di Stato ,per le bellissi
me risposte che loro fece il Pontefice. A'Ministri disse : « I
principi han fatto quel che potevano dal canto loro per l'u
tilità de' popoli ; ma una parte di essi popoli, non contenti ,
si son dati a pretendere cose ingiuste. Io innalzo fervide
pregbiere all' Altissimo perché gli illumini ; ma molti sven
turalamente ad ogni raggio di lume haono chiuso il cuo.
re » . Ed all' Indirizzo del Consiglio rispondeva cosi : « Ci è
inolto grato ricevere un allo di affelluosa devozione del Con .
siglio di Stato Napoletano; di questo Regno che in Italia pre
senta ancora l'esempio dell'ordine e della legalità ; due cose
che sono, per cosi dire , sorelle, e van sempre congiante .
Jo prego Iddio che, in mezzo a tanta effervescenza di pas
sioni, vi si conservino , mediante il Divino suo aiuto ; sen
za del quale vane sarebbero le speranze . Benediciamo con
tutta l' éffusione del cuore i componenti del Consiglio di
Stato secondo ci pregaoo. Possano cosi assistere continua .
mente , con alacrità e coraggio , un Re buono e pio , il qua .
le mostrasi tanto pieno di zelo per il meglio di questo pae
se ") . Qui noi riceviamo ora ospitalità ,prevenuti in ogni No.

) < A quieste parole di Pio IX vogliamo che pongano mente


quegli scrittori callolici, che ancor sotlostanno al giogo de’pre
giudizii disseminati dalla stampa demagogica di tutti i paesi del.
l ' Europa coniro il Re delle dire Sicilie » . Cosi diceva l' Univers
de 21 Dicembre . E nel Num . dc' 24 facca notare a questo pro .
489

stro desiderio, e quando era alieno da' Nostri pensieri di


abbisognarne. E ora sfrenate passioni , commosse ed attiz
zate da' tristi, sconvolgono Italia tutta ; nè può dirsi qual
termine sia proposto a cosi reo sconvolgimento. È vero che
nella bocca di molti è la parola indipeodenza; ma fossero
pur dieci milioni desiderosi di ciò , e potessimo qui inter.
rogargli , Noi senza dubbio ritroveremmo, che neppur due
sono insieme di accordo su' mezzi convenevoli a siffatlo
scopo . Noi vediamo l' Italia somigliante ad un infermo, op
presso da fiera febbre , che rivolgesi da un lato all' altro,
bramoso di un sollievo che non ritrova. Iddio solo può lar
gire colla sua clemenza il rimedio a tanto male ; e Noi
milmente Lo preghiamo che diradi le tenebre le quali ora
ingombrano gli uomini , e indirizzi lutti nella sua luce. Voi
vi occupate presentemente , Noi pensiamo, in apparecchiar
nuove leggi, le quali vogliamo sperare siano per ritornar
profittevoli a queste buone popolazioni. Ma già di buone
leggi Noi vediamo che il Regno abbonda ; e ci sarebbe solo
bisogno , col Divino aiuto , della loro esatta esecuzione.Pru
denti modificazioni qui richieggono i tempi ; non grandi ri
forme legislative » .
: A tutti questi contrassegni di amore e di rispetto, stiam
per dire maravigliosi, cui ogni ordine di cittadini stima me
ritamente dovuti al Sommo Pontefice, facciamo seguire le
testimonianze di Spagnuoli , Inglesi e Francesi, che ne' di
versi giornali, ed anche nell' Assemblea nazionale, come
fece il Montalembert, hanno preso ad una voce a difende
re i diritti di Pro Nono sulla sovranità temporale de' suoi
Stati , ed a deplorare gli eccessi commessi da' demagogi
romani. Così avrein dato una soleone mentita a quegl' i
pocriti, i quali simulando rispetto per il Vicario di Gesù Cri
sto , come facevano i nostri giornali La Libertà , L'Indi:
pendente, e gli altri periodici del lor colore, vorrebbero
poi distrutto il suo temporal Principalo, e fanno plauso alle

posito gli epiteti di augusto, religioso.e callolico dali dal Ponte,


fice al nostro Sovrano, nel rispondere all' Indirizzo del Corpo
Municipale.
490

violenze ed atti arbitrarij che si commettono ora da una


turba di sacrileghi a Roma; non si accorgendo esser ormai
inseparabile la persona del Pontefice da quella del Princi.
pe degli Stati Romani.
E innanzi tutto a mostrar l'indignazione che provarono
gli Spagnuoli all' annunzio della fuga del Pontefice ,la quale
non prima de' 3 dicembre seppesi colà , rechiamo il passo se
guente dal giornale La Espana. Con ciò non intendiamo
menomamente adattare a tutto il popolo Romano le parole
di questo giornale, che non vogliam fare di ogni erba fascio ;
ma solo dare a vedere altrui quale sia la venerazione e l' a.
more che trova in ogni angolo del mondo cattolico il Capo
Supremo della Chiesa ,e il Vicario di Gesù Cristo . La Espana
adunque rivolta a ' Romani, esclama: « Popolo ingrato , tu sa
resti tenuto da' posteri come il più iniquo, il più infame
di tutti gli ingrati, se la storia non ricordasse il popolo del
Je palme e degli osanna , divenuto dopo tre soli di il po
polo del Calvario . Che si ; il popolo romano e il popolo
giudeo sono presentemente i popoli più ingrati della terra .
Sarebbe d'uopo che a Roma non vi fosse rimasto in vita
un sol cittadino , un sol cittadino cattolico ed onoralo ; sa .
rebbe d'uopo che le madri avessero veduto perire tutti i
loro figliuoli, e che nella Città santa non fossevi rimasta
pietra sopra pietra , perchè Roma potesse levar senza mac
chia la sua fronte innanzi alle nazioni cristiane, che le di
manderanno con quella orribil- voce che ricolmo Caino di
spavento : Dov'è tuo padre ? Dov'è tuo padre ? diran
no a Roma , la Spagna, la Francia , l' Austria, l' Europa,
il mondo tutto . Tu lo bai veduto assediato da un' orda di
selvaggi, tu hai udito i loro spaventevoli gridi , e ti sei sta
ta tranquilla in casa tua ? ... Ma perchè ci maravigliamo
noi della mancanza di t'ua fede, dell'amara tua ingratitu
dine, della tua codardia , quando l'aura pestilente della de
magogia ha agghiadato il tuo cuore, snervato il tuo brac
cio, incurvata la tua fronte ? .... Popoli, capitela una vol
ta ! Spagnuoli, non vi fidate più alla vostra fede, nè più
vogliate parlar del titoli vostri ad esser chiamati cattolici.
Ciò che non potettero fare Ario , Attila , Maometto , Lu
491
tero e Voltaire, il ministro della demagogin , Mamiani, lo
ha fatto . Se questi avvenimenti non vi dicono nulla , niea .
te più noi vi diremo . Ogni altra cosa sarebbe inutile » .
L'altro giornale El Catolico nel suo numero de' cinque,
cominciava cosi un suo articolo : « Il Santo Padre è già
andato via da Roma ; il Capo della cristianità si è vedu
to costrello di abbandonare la città eterna , e cercare un
asilo su di nave straniera ; il Successore di s . Pietro gii
solca i mari per trovare una terra ospitale ove salvar
si da' furori de' demagogi di Roma !!! Sia lode all'am
basciadore spagnuolo , il quale ha saputo cosi fedelmente
interpretare in questa occasione i sentimenti cattolici, che
animano questo paese per eccellenza cattolico ! Il sigoor
Martinez della Rosa merita per questo fatto i pii sinceri
e disinteressati nostri elogi. Adoriamo i giudizi di Dio !
Chi mai avrebbe detto che un uomo come Rossi sarebbe
morto per il Pontefice ? E quando il sigoor Martinez del
la Rosa sedendo nel ministero ruppe le officiali relazioni
del governo di Madrid con la Santa Sede , non ammetten
do il rappresentante di quella Corte , chi mai avrebbe detto
che questo stesso Martinez della Rosa , scorsi appena pochi
apni , avrebbe liberato dalle mani della romana demagogia
il Santo Padre, e postolo in salvo , forse in questa nostra
patria ? Adoriamo pure una e mille volte i decreti dell'Al
tissimo, e servano questi avvenimenti per avvivar la no.
stra fede , per rianimare la nostra speranza , per migliorare
i nostri costumi, per riconoscere e confessare la divinità
della Religione, e per esclamar non una , ma mille fiale : Di.
gitus Dei est hic » . E poi conchiudeva : « Venite dunque o
Pontefice Sommo; venite, se vi piace, santo fuggitivo , ve
nite sul nostro suolo; nella patria de' Pelagi, de' Reccare
di e de' Fernandi; noi siam poveri, i nostri tempii crolla .
no, nè abbiamo come ristorarli ; il nostro clero si muore
per fame e per miseria; ma voi troverete fede ardente ed
assai viva in tutti gli Spagauoli. Dovunque vi presentiale
nelle nostre terre , roi troverete la più cordiale accoglien
za , voi sarete ricevuto per quel che siete , Vicario di Ge
sù Cristo , e Padre di tutti noi . Il piu miserabile e il pii
492
povero de' nostri curati, come il più abbietto e più biso
gnoso de' nostri artigiani, vi offriranno le loro persone , le
vite loro, quanto sono e quanto possono; si leveranno di
bocca il pane per dividerlo con Voi.Felice la Spagna se a.
vesse la sorte di albergarvi e servirvi di porto sicuro , men.
tre non cessa l' orrenda procella che si è scatenata su Ro
ma ! Chi sa che non sareste per lei , siccome per tutta
l'Europa , come fu per Obededon l'Arca Santa , una sorgen
te di felicità e di buona ventura ! Chi sa che questa na .
vicella nella quale solcate i mari non sia l'iride , che nel .
la furiosa tempesta scaricatasi sull'Europa annunzia al mon
do la pace, la vera pace cui tutti i buoni anelano ! .
E L' Heraldo , giornale anche spagnuolo, esordiva co
si : « Non possiamo fare a meno di esaminare oggi la
condotta di quelle turbe feroci e codarde che hanno osa .
to invadere il sacro recinto del Quirinale, ed insultare la
religione che professiamo nella persona di Colui che è suo
capo visibile sulla terra.Questa causa è santa per noi ; e noi
non la consideriamo semplicemente come Romana o Italia.
na , ma bensi come Cattolica , vale a dire universale. Le
nostre armi spagnuole appartengono di diritto alla sua di
fesa . Negli avvenimenti che son successi a Roma, non pos .
siamo serbare la nostra solita neutralità, ma dobbiamo tut.
ti i nostri sforzi adoperare per combattere quella turba im.
monda di vigliacchi assassini, che hanno abusato della bon
tà di un vecchio venerabile, portando le loro mani sacri
leghe, macchiate del sangue di vittime innocenti, in sul
l' altare del Redentore. Quello che è avvenuto in Roma è
una cosa che interessa tutta la cristianità . Il mondo cat
tolico non può consentire che la terra la quale tutto lo ab .
braccia coi legami della religione , sia fatta giuoco di un pu .
gno di demagogi insolenti ' , che non tengono altra arma
che il pugnale dell'assassino , nè altra brama che la sete
dell' oro ; non può consentire che il Capo della Chiesa
stia sottomesso a questa turba insensata che lo priva di li
bertà , e sottomette la religione ai delirii delle sue assurde
ispirazioni ; il mondo cattolico non può consentire che
la sacra persona del suo Pontefice resti in balia di questi
493

vili sicarii . No , la quistione non è di politica , ma bensi di


religione, della religione universale, e come membri di es .
sa ci tocca di vegliare per la indipendenza del suo Capo,
e per l' assoluta libertà dei suoi atti . Come sarebbe possi.
bile che i callolici restassero neutrali , quando quella gen
te ingrata , indegna de benefizii concessile da Pio IX , mos .
sa da ambiziosi senza coscienza , invade il palazzo del Pon
tefice, venerato finanche da quelle nazioni che non stan .
no in comunione con Lui , massacra i suoi più feleli ser.
vi , ed impone a Lui la sua volontà ! La neutralità sareb.
be in questo caso un delitto , sarebbe rinnegare la religio .
ne che professiamo, ed abbandonare i suoi principii fon .
damentali ai capricci della barbarie e della ignoranza ) .
Ed in un secondo articolo dello stesso numero cosi ragio .
nava : « La demagogia che va camminando per l'Europa co .
me le furie antiche coron ata di serpi , che va lasciando in
ogni parte sanguinose orme del suo passaggio , che ha iste .
rililo a Parigi tou' i tesori della civiltà , che ha distrullo a
Vienna tutta la maestà dell'impero , a Berlino il seggio
della filosofia; vedendo oggimai ristretto alla sua ambizio .
ne un si vasto teatro , ha innalzato il suo trono in Roma,
la santa , la imperiale , la pontificia , l' eterna . Quivi, do
ve il Vicario di Gesù Cristo benedice il mondo e la città ,
questa democrazia insensata e feroce, senza Dio e senza
legge , si leva arrogante , empia, frenetica, come presa
da vertigine, ed ebbra di vino opprime quella stessa cit .
tà e conturba il mondo . Le colline di Roma hanno assi .
stilo al tumultuoso passaggio di tutti que' popoli barbari 1
che, ministri dell'ira di Dio , prima di assoggeltar la ter
ra , vennero a salutar rispettosi e sottomessi la regina
delle città . Attila , il barbaro , l'implacabile ; Alarico , il po .
tentissimo , il superbo , sentirono mancarsi il loro ardore e
la loro arroganza , venir merio la loro ferocia , dissipare la
loro collera , ed umiliar la loro superbia , in presenza della
città immortale e de' suoi santi Pontefici. Correte dall' o .
riente all ' occidente, dal settentrione al mezzogiorno ; ab .
bracciate col pensiero tutte le epoche, e tutte le contrade,
e non troverete un solo individuo della specie umana che 1
RAC . REL . VOL.VI. 33
494
non rispetti la virtù e la gloria . Soltanto la demagogia non
rispetta la virtù , questa gloria del cielo , nè la gloria , que
sta virtù delle nazioni. La demagogia , attaccando tut
t'i dogmi religiosi , si è posta fuori di ogni religione ;
attaccando tutte le leggi umane e divine , si è posta fuori
di ogni legge ; altaccando simultaneamente tutte le na
zioni , non tiene patria ; attaccando tutti gli istinti mora
li degli uomini , si è posta fuori del genere umano . La
demagogia è una negazione assoluta : la negazione del go
verno nell'ordine pubblico , la negazione della famiglia nel
l'ordine domestico, la negazione della proprietà nell' or
dine economico, la negazione di Dio nell' ordine religio
so , la negazione del bene nell' ordine morale . La demago
gia non è un male: è il male per eccellenza; non è un er .
rore : è l'errore assoluto ; non è un delitto qualunque : è il
delitto nella sua significazione più estesa e terribile . Nemi
ea irreconciliabile del genere umano , ed essendosi bat
tuta con esso nella più grande battaglia che han veduto gli
uomini e i secoli , la fine della sua lotta gigantesca sarà
la sua propria fine. Tutte le cose umane camminano oggi
al loro finale scioglimento con una rapidità miracolosa . Il
mondo vola : Iddio ha voluto dargli ali nella sua vecchiez.
za , come dette figliuoli alla vecebia donna sterile della Scrit
tura . Dio gli ha posto le ali , affinchè voli , ma esso non
sa dove corre . Dove andava il popolo quando alzò a Pa
rigi le barricale di febbraio ? Andava alla riforma, e si ab
baltè nella repubblica . Dove andava quando alzò le barri
cate di giugno ? Andava al socialismo , e si abbattè nella
dittatura . Dove traeva Carlo Alberto quando calo con po
deroso esercito sulle pianure lombarde ? Traeva a Milano,
ed incontro Torino . Dove andava l'esercito Austriaco quan
do usci vinto da Milano ? Andava ad ingombrar le Alpi ,
ed incontrò Milano. Dove andavano que ' popoli italiani, sol
levatişi in massa , come se obbedito avessero ad una voce
imperiosa partita dall'alto ? Andavano a combattere un vi .
vente impero , e furon da questo vinti, come i Mori dal Cid .
Dove traggono quegli schiavi croati ? Vanno a Vienna a
difendere la democrazia slava, e ritornano dopo aver alza
303
to Cesare su i loro scudi, come gli antichi Franchi. Dove
portansi i magiari , questa razza nobilissima di nobili ca.
valieri ? Vanno a sostenere l' aristocrazia feudale nelle a.
cque del Danubio, e stendono invece la mano alla tedesca
demagogia . Dove recansi gli assassini di Rossi ? Vaono al
Quirinale per torre la corona dal capo di un Sovrano, e
senza saperlo, cingono la sua sacra fronte d’un'altra co
rona , quella del martirio . Il martire santo è oggi più gran.
de, più forte agli occhi attoniti dell' Europa , che il re au
gusto . La demagogia non regnerà nel mondo, se non che
in qualità di schiava di Dio, e come istrumento de'suoi di
segni. Che importa che essa vada al Campidoglio ? Chi è
che a' nostri tempi può giungere dove vuole ? Chi è que .
gli , cui la limpida luce del giorno non diventa oscura not.
te, per farlo deviare dal suo cammino ? Se la Francia an
dò alla repubblica credendo andare alla riforma; se quindi
ando alla dittatura credendo andare al socialismo; se Car.
lo Alberto trovossi a Torino credendo andare a Milano ; se
Radetzky andò a Milano credendo portarsi alle Alpi ; che
maraviglia che la demagogia romana pensando andare al
Campidoglio , vada alla Rocca Tarpeia ? Popoli , ascoltate :
traviate moltitudini , prestate attente le orecchie ; al passo on .
de camminano i delitti , l'ora dell' espiazione è vicina. Ne
il mondo nella sua pazienza , nè Dio nella sua misericor
dia , possono più a lungo soffrire tali orrendi baccanali . Id
dio non ha posto sul trono il suo Vicario , perchè abbia a
cadere nelle mani degli assassini . Il mondo cattolico non
può consentire che il Pontefice Santo , augusto , ed infallibi .
le, sia il prigioniero delle turbe romane. Il giorno in cui
il mondo cattolico consentirebbe ad onta si grande, il Cat.
tolicismo sarebbe disparso, ed il Cattolicismo non può fi.
nire; perciocchè prima andrebbero perduti i cieli e la ter
ra , gli astri e gli uomini. Senza la Chiesa , niente è pos.
sibile , se non che il caos ; senza il Pontefice, non vi è Chie.
sa ; senza indipendenza , non vi è Pontefice. La quistione,
tal quale vien piantata da demagogi di Roma, non è qui
stione politica , ma bensi religiosa ; non è quistione locale,
ma bensi curopea . Il mondo non può acconsentire, e non
496

acconsentirà , che la voce del Dio vivente sia l'cco di una


dozzina di demagogi del Tevere : che le sue sentenze, sia
no le sentenze di assemblee tumultuose , indipendenti, e so
vrane ; che la demagogia romana confischi a suo profitto
la infallibilità promessa al vescovo di Roma; che gli ora .
coli demagogici surroghino gli oracoli pontificii. No, que
sto non può essere, e non sarà , a meno che non siamo
giunti a quei terribili giorni profetizzati dall' Apocalisse ,
ne' quali un grande impero anticristiano si estenderà dal
centro ſino a' poli della terra ; ne' quali la Chiesa di Ges i
Cristo patirà terribili sciagure ; e ne'quali, per l'unica vol
ta , sarà sospeso il sacrificio tremendo , e che, dopo inau .
dite catastrofi, sarà necessario il diretto intervento di Dio
per porre in salvo la sua Chiesa , e schiacciare gli empii e
i superbi . Nel punto in cui sono giunte le cose, uno scio
glimento radicale è urgentissimo. Le società non ne pos .
sono più , ed è mestieri che la demagogia soccomba » .
In un altro numero lo stesso giornale parlando della so .
vranità temporale del Papa, in tal guisa discorre : « L'au
torità si fonda sulla confidenza, e la confidenza s'inspi
ra , ma non può in modo alcuno imporsi colla forza . Se
il Papa , come fu sinora , sarà principe , le sue decisio
ni in materia ecclesiastica appariranno spontanee e tut
ti le rispetteranno , perchè le sapno non dettate da stranie .
re influenze . Il mondo contempla il Sommo Pontefice e il
Collegio dei Cardinali come operanti per ispirazione , e pie
ga il capo , conoscendo l'origine divina del potere che eser
cita colui cui il Salvatore raccomandò il governo della sua
Chiesa . Ma continuerebbe la deferenza e il rispetto , quan .
do il Vicario di Cristo fosse un Vescovo dipendente dal
monarca , dal console , dal dittatore o da chiunque posse .
desse in Roma il potere politico ? Si conserverebbe la con
fidenza nella libertà degli atti del Pontefice soggetto ad un
potere temporale ? Non perderebbero la loro augusta libertà
le parole che uscissero dalle sue labbra ? La Sedia aposto .
lica mantiene tuttavia importanti e numerose relazioni con
tutti gli Stati in cui si professa la religione cattolica . La
disciplina ecclesiastica unisce tutti i menubri della Chiesa ,
197
e il mondo cristiano riceve da Roma il principio della sua
vita religiosa. E siccome il suo imperv si esercita nella co
scienza ed è superiore a tutte le considerazioni e rispetti
timani, è più necessario che Colui, il quale è investito di
si gran dignità, adoperi con assoluta indipendenza dagl' in .
teressi particolari di un governo , qual ne sia la forma. Nes .
suno crederebbe libero da coazione il vescovo dipendente
da signore temporale ; la diffidenza uccide l'autorità , e ,
sparita questa , le relazioni religiose de' popoli col Ponte .
fice , mancato l'unico vincolo che dà loro unione e fermez .
za , si convertirebbero in un caos, la cui immagine sgomen
la coloro che non accecali da solistiche ( corie conservano
nel loro segreto la pietà e la fede ) .
Ecco poi quel che ne dice il giornale inglese , il Times :
« Un fallo importantissimo avvenuto non ha guari in Ita
lia e che ha grandemente influilo , conviene aggiungerlo ,
a screditare la causa liberale, è la insurrezione di Roma
che minaccia spogliare il Papa della Sovranità temporale.
Ove si ponga mente alla devozione che pieni di entusia
smo gl ' Italiani d'ogni grado e di ogni condizione hanno
professato per Pio IX ; ove si richiami alla memoria quel
sentimento di zelo e di disinteresse , col quale il Papa in
tese al grande oggetto della rigenerazione d'Italia ed alla
riſorma del Governo Pontificio , devesi confessare che Ro
ma non ha giamnai offerto più ributtante esempio d' in .
gratitudine. Pio IX con tutto il suo amore per le libere i .
stituzioni e pel ben essere del suo popolo può men d'ogoi
altro Principe in Italia farsi sopraffare dalle grida della ple .
baglia, per cederle quel che Egli ritiene come un dirillo .
Pio IX nella qualifica di Sovrano temporale Capo della Chie .
sa Cattolica Romana si è dato ogni cura per esercitare con
amore e con fiducia l'ufficio affidatogli. Egli opera più da
uomo convinto del suo sacro dovere verso quell'Essere
Supremo la cui potestà sa di rappresentare e di esercita
re sulla terra , di quello che mosso dai calcoli della mon
dana politica . Secondo la credenza di una vasta parte del
mondo cristiano il Papa non può senza esecrazione essere
spogliato di quella sovranità , che da una lunga serie di
secoli non andò giammai divisa dal potere spirituale . Inol .
tre a fronte di questo Pontefice, grande per virtù e per sa
pienza , non saprebbe che pensarsi di coloro , i quali pre
tendono di essere Italiani cattolici , che chiamansi suoi sud
diti , e che nell' effervescenza delle passioni osano portar
la mano contro Lui....Noi siamo convinti che Pio IX non
si farà mai schiavo dell'esigenza delle passiopi . Anche co
stretto a scendere dal trono non occuperebbe perciò un po
sto meno elevato fra gli spiriti indipendenti di questo secolo .
L'esistenza in Roma di un Governo provvisorio è un de
lirio ; esso sarebbe l'origine della più brutale anarchia . Le
libertà accordate dal Papa ai suoi sudditi hanno già oltre.
passato i limiti , entro i quali eglino sarebbero in caso di
farne buon uso . Se dunque siffatta calamità si consumas .
se al di là delle concepite speranze, sarebbero al certo a
paventarsene le conseguenze non solo per gli Stati Roma.
ni , ma pel resto ancora d'Italia ; ed è ben troppo a te
mersi, che la lotta incominciata per l'indipendenza non
termini in anarchia » .
Ed il Morning Chronicle sulla sovranità temporale del
Papa ha queste parole : « Il mantener questa sovranità è
della più alta importanza per tutta la Chiesa d' Occidente ,
che riconosce la supremazia del Papa . Ridurre il Papa alla
condizione di un suddito , è distruggere l'armonia del si .
stema ecclesiastico al quale presiede » .
Chiuderem questa rivista di giornali riferendo l'eloquen
tissimo discorso , che faceva alla Assemblea Nazionale
il signor di Montalembert , nella tornata de' 30 novem
i
bre , intorno alle cose di Roma. Già il nostro giorna
le democratico La Libertà diedelo a leggere a' suoi soci
qui e colà mutilalo , forse perchè qualche frasc gli parve
troppo cattolica ; e con tutto ciò non si rimase dal chia.
marle calunniose parole ! E ce lo aspettavamo da lui che
fa plauso a ' saturnali de' demagogi di Roma ; ma questa è
per poi una ragione di più per riporlar quel discorso come
fi recitato . Il signor di Montalembert disse adunque cosi :
« Quanto a me, giova ripeterlo , non avrò giammai , almeno
lo spero ,nè due pesi nè due misure. Ma, torno a dirlo , la
quistione non è solo italiana , e l ' orrevole signo : Bivio lo ha
egli stesso capito allorchè vi diceva , non essere già il l'a .
palo una istituzione italiana ,ma si una istituzione di dirillo
pubblico e religioso , la cui conservazione è strellamente
congiunta alla conservazione dell' equilibrio dell'Occidente ,
e delle sue credenze. Epperò riducendo cosi a poco la qui.
stione, restringendola tra questi termini, io credo di non
impicciolirla , anzi le do il suo vero valore e la riguardo
nella sua vera allezza ed importanza , io la riduco ad una
quistione che non è italiana, nè francese , e nè meno cu
ropea , ma ch'è, non potendo usare alıra frase , una qui
stione callolica , cioè la più ampia e la più sublime quistio
ne che si può mai discutere. Non si tralla di una sovra
nità qualunque, né di un qualsisia Stalo , ma si di Colui il
quale è il sovrano spirituale di dugento milioni di uomini,
e di quello Stato ch ' è il centro di tal sovraniti ; in fine si
Iralla della libertà dell'idea callolica . Quindi io dico esser
un onore immenso e una immensa felicità per la Repub
blica francese l' avere potuto dar principio in qualche modo
alla sua azione nel mondo politico , negli affari stranieri ,
sostenendo , salvando e consacrando questa indipendenza del
l'idea cattolica; e quanto a me,me ne rallegro con essa dat
fondo del mio cuore . Con essa mi rallegro, perchè potrà
contare sull’ainnsirazione e sulla gratitudine di lauti milio
ni d'uomini sparsi sulla faccia della terra . ( segni di vi.
va approvazione ) Ben so che vi sono pure altre ragioni
in favor del papa Pio IX , e non voglio trasandarle. Egli
è fuori di dubbio , che in ogni età , prima di tutte le diplo
mazie, innanzi ogni manifesto politico , solto lutti i gover
ni, e in qualsivoglia politico reggimento , è stato sempre
un dovere delle grandi polenze venire in aiuto alle deboli .
Non parlo già di polenze nel senso diplomatico di questa
voce , poichè chi è grande e potente in questo mondo ba
avuto il debito di soccorrere chi è debole ed infermo. Que
slo avete voi medesimi scritto sulla vostra bandiera colla
voce fraternita. È dunque un dovere delle grandi nazioni
ajulare e salvare le deboli sempre che lo possono. Or il
Papa , non considerando la sua qualità di Capo supremo
300

de' cristiani,ha in somno grado un tal diritto alla nostra


protezione . Egli è debole, e della più santa e più veneran
da debolezza, e oltracció questa sua debolezza è oppressa
ed innocente . Egli è debole , non avendo truppe , non aven .
do armata ; Egli non è circondato da migliaia di soldati,
siccome i sovrani , di cui testé udiste parlare, di Vienna e
di Berlino. Contro l'assalto , di cui è stato vittima , non eb
be altri difensori che ottanta vecchi . Ed è buono che si sap .
pia , che allora quando si parla di Svizzeri mandati via da
Roma , non si tratta già di reggimenti di quella soldatesca ,
siccome potrebbe taluno credere stando a ciò che disse l'o .
norevole Ledru -Rollin , ma solamente di un corpo di para
ta di ottanta vecchi soldati armati di alabarda . . ( risa
e rumore ) Ecco qual era la sua difesa, o meglio ecco
quant' era la sua debolezza . ( lunga interruzione ) lo
detto ancora , che la debolezza di Lui era oppressa ed in -
nocente; oppressa dalla nera ingratitudine di coloro , cui esso
ba colmato de' suoi benefizii, ed innocente . . . ah ! signo
ri , dove si trovò mai un sovrano piu innocente, più incol
pabile di Pio IX ! A Lui non si può rimproverare né me .
no l'ombra di una violenza , di una perfidia , di mala fe
de . Egli fece alcune promesse , fecele spontaneamente e le
ha anche sorpassate. La sua vita politica può ben compen
diarsi in due parole : Amnistia e riforma. Ecco la siia in
nocenza , ecco i titoli ch'Egli vanta per essere da voi ri
spettato e sostenuto ; anche non guardando alla sovranità
spirituale di cui or ora vi parlai , non fu mai principe più
di Lui innocente e magnanimo.
« Cosi facendo, o signori , avete voi l'onore di poter so .
stenere, e di poter medesimamente salvare quello che, al
l'ora in cui parlo , vi ha di più innocente e di più debo
le nel mondo . Però non è questo, io torno a dirlo, il pri .
mo ed il maggiore de' vantaggi vostri nella presente qui .
stione . Innanzi tutto , la gloria vostra sta nel poter pigliar
parte , con la grandezza e la potenza della Francia, in que
sta quistione cattolica cui vi ho or ora indicata ; fermate
vi a valutarne tutta la grandezza . Mirate dugenlo milioni
di uomini sparsi su tutta la superficie dell'universo , non
301
solo in Europa, in Irlanda , in Ispagna, in Polonia , malia
pelle missioni della Cina e pe' deserti dell' Oregone ; que.
sti dugento milioni di uomini sapranno, che cosa ? sapran
no gli uni dopo gli altri , che il Capo della loro fede , il
dottore delle loro coscienze , la guida delle anime loro , in
somma Colui ch' essi tutti cbiamano loro padre, è stato in
sultato ; assediato , oppresso ed imprigionato nel suo palaz .
zo ; pensale voi come fremeranno d'indignazione e di do
lore ! Ma che cosa nel medesimo tempo sapranno ? Sapran
no che la Francia con quella stessa mano con cui ba scrit.
to da sessant'anni ne' suoi codici e nelle sue costituzioni
il principio della libertà di coscienza e de' culti, ba pure
brandita la spada di Carlo Magno . . . ( Interruzione e ru
mori all'estrema sinistra . Approvazione da altri banchi )
Si , o signori , la spada di Carlo Magno , per salvar l'indi
pendenza della Chiesa messa a repentaglio nella persona
del suo Capo . Or bene ! io dico che in ciò la Francia a.
cquista onore immenso , io dico che sotto il riguardo me.
ramente umano , sotto il riguardo politico, la Repubblica
francese vi guadagna ciò che io non esiterò di chiamare
una immensa buona fortuna . Quanto a me poi , allorchè
penso a quel sentimento di riconoscenza e di ammirazione
verso la Francia , che si farà udire in tutti que cuori di
cui poco innanzi vi parlava, e che ammorzerà il loro do
Jore e la loro indegnazione, io pure , dallato al dolore e
all'indeguazione che provai come cristiano, sperimenlo co
me francese un sentimento di gioia di felicità e di orgo .
glio , e godo di recarlo e proclamarlo su questa tribuna .
(benissimo ! )
« E ciò riguardo all'interesse e all'onore della Francia .
Udite ora per riguardo al diritto nostro , per riguardo al
diritto della Francia , o meglio per riguardo al diritto di
quella maggioranza cattolica , cui indicava non ha guari
l'onorevole Ledru -Rollin . Si , o signori, noi siamo la mag
gioranza de' Francesi , sebbene questo non sia scritto nella
vostra Costituzione , siccome stava scritto nella Carla ; ma
pur lo siamo , perchè tutti lo riconoscono come un fallo ,
perchè la nostra religio.le voi iprocale a benedire le no
302

stre grandi solennità nazionali, la Costituzione e la parten


za de' postri fratelli per i Algeria. Noi adunque formiamo
la maggioranza ; ma come tali che cosa mai domandiaino ?
Non vogliamo privilegi, non chiediamo favori, ma si quel
lo che ne avete promesso con la Costituzione, quello che
noi stessi ci abbiamo promesso, poichè noi l' abbiamo fat
ta , cioè : la libertà ! Or bene , fate di capirlo , la libertà re
ligiosa de'cattolici in Francia ha per condizione sine qua
non la libertà del Papa ; chè se non è libero il Papa , giu
dice supremo , tribunale di ultimo appello , organo vivente
della legge e della ſede de' cattolici , noi pure cessiamo di
esserlo . Noi dunque abbiamo il diritto di domandare alla
pubblica potestà, al governo che ci rappresenta e cui noi
abbiamo costituito ; noi abbiamo il diritto di domandargli
che ne guarentisca al tempo stesso e la nostra personale
libertà in fatto di religione, e la libertà di Colui ch'è per
noi la religione vivente ( vive approvazioni su parecchi
banchi).Ecco quello che si è sempre creduto da mille an .
ni in qua , ed io non temo di ripeterlo, mal grado delle
mormorazioni con le quali or ora si è ascoltato questo gran
nome; ecco quello che in Francia si è sempre pensato fin
dai tempi di Carlo Magno . Si, o signori , da mille anni tulti
i popoli cattolici han compreso , primo tra tutti gli interessi
esser questo, che il Papa non stia soggetto al giogo di
una qualunque Potenza , nè meno a quello, capitelo bene,
de' suoi medesimi sudditi,sia il giogo dell'imperatore d'Au
stria , sia di quello di Russia . Quello che importa a noi è ,
che il Papa sia libero , libero da ogni influenza straniera
o laicale.Perchè mai noi non vogliam permettere che il Pon :
tefice dipenda dall' imperatore d'Austria ,e perchè l'Austria,
alla sua volta, non permetterebbe ch ' Egli fosse dipenden
}
te dalla Repubblica francese ? Appunto per questo, che bi
sogna non poter mai sospettare nè dell'autorità , nè della
sincerità , ne della perfetta indipendenza de' decreti ch ' Egli
vorrà emanare, e giusto sarebbe questo sospetto là dove il
Papa fosse soltomesso al giogo di una qualunque Potenza
diversa dalla sua . Da ciò dimana l'indipendenza , la legit .
timità e l'inviolabilità del potere leinporale di Lui. Diceva
393

qui l'onorevole Ledru -Rollin , che saremmo cosirelli di di .


fendere il principe medesimamente e il Pontefice ; ed io di
chiaro che quanto a me cosi stimo . ( Ah ! Ah ! – Gridi
dirersi ) Comprendo le vostre interruzioni, e non voglio
che alterino l'idea mia . Egli è certo che non si tralla di
opporsi allo sviluppo regolare e costituzionale delle istitu
zioni politiche negli Stati Romani , ma si di difendervi la
libertà e l'autorità del principe, e al tempo stesso l'auto
rità e la persona del Pontefice . ( Disapprovazioni alle
strema sinistra ) Osservate bene , o signori , che io qui
non fo delle astrazioni, io non discuto questa o quell' altra
teorica, questo o quell'altro caso , ma resto sul campo dei
fatti e della storia , di ciò che forma la storia del mondo
da mille anni in qua . Or in questo, francamente lo confes
so , io trovo difellosa la comunicazione fallaci jer l'altro
dall' onorevol capo del potere esecutivo ; chè, veggo troppo
ristrettamente limitata la missione dell'incaricato francese
a protegger soltanto la persona del Papa . Spero ch'e' ne
darà intorno a ciò spiegazioni più soddisfacenti e di mag.
gior forza . ( Movimento ) In fatti la persona del Papa ė
per noi immensamente cara, immensamente santa ; ma vi
è qualche cosa più cara e più santa per noi , ed è la sua
autorità. Di grazia dov' è presentemente questa sua auto
rità ? L'ambasciadore di Francia , poco prima mentovalo ,
vi scrive : « Oggi l'autorità del Papa è assolutamente nul
la » . ( Uno della sinistra : Tanto meglio ) Mi si dice: lanto
meglio ! Lascio alla coscienza del pubblico il giudicar di
questa interruzione . ( Da molti banchi si approva ) Adun
que « Oggi l'autorità del Papa è assolutamente nulla ; essa
non esiste che solo di nome , e nessun atto di lui sarà li
bero e volontario ) ; ecco quel che vi scrisse l'ambascia.
dore della Repubblica in Roma . ( Laissac : Si parla della
autorità temporale del Papa ) lo torno a dirlo, quest' au
torità è la guarentigia di sua libertà . Or jo dico che su
questo appunto é mestieri vigilare e provvedere. Ben jo
so che nel difendere e conservare quest' autorità sta la par
te difficile e dilicata dell' uflizio che avete assunto , ma in
ciò pure sta quella vecchia tradizione della Francia per
voi ricordata nelle vostre istruzioni . Si , in ciò e non in al
tro ella è riposta » .
( Qui l'oratore francese combattè vigorosamente l' ob
biezione già messa innanzi da Ledru -Rollin , cioè che la
Repubblica di Francia , uscila dalla rivoluzione del ven .
tiquattro Febbrajo, non dovrebbe frenare simili movimen .
ti presso altri popoli. E dimostrò come nulla hanno a
partire i repubblicani di Francia co ' rivoluzionari di
Roma; rendendo anche un omaggio alla memoria di Pel.
legrino Rossi, spento da questa nuova razza di democra
ii. In fine conchiuse il suo discorso con queste parole:)
« Per tal modo adunque, distinguendo accuratamente la
quistione romana dalla quistione generale italiana, e pre
supponendo che il Governo, per quanto gli sarà possibile ,
condurrà a termine l'impresa sua , e difenderà non solo
la persona del Pontefice, ma anche la sua autorità , io di
chiaro che esso ha bene operato . Gliene so grado, e so
stengo che nessun' altra cosa poteva intraprendere il go
verno della Repubblica, la quale potesse acquistargli mag
gior gloria presso gli avvenire, e sempreppiù consolidarlo
in cuore al popolo francese (benissimo ! benissimo ! ) » .
Cosi la Spagna, l'Inghilterra e la Francia hanno giu
dicata la causa di Pro Nono , pontefice e re ; anzi cosi
l'hanno giudicata quante sono nazioni civili della terra , le
quali inviarono presso di Lui fino a Gaeta i propri - Rap
presentanti. L' Austria stessa , che avea spezzato le relazio
ni officiali con Roma , manda ora colà , dopo la protesta
del Pontefice contro i fatti de'sedici Novembre, un suo am
basciadore. E l'Italia , questa porzione prediletta dell'ovi .
le di Cristo , questa terra tante volte per i Papi salvata dal
giogo de barbari e da imminente ruina , vorrà menomamen
le dubitare de' sacri diritti di Pio sopra i suoi sudditi ? No ,
che una è la voce de' cuori veramente italiani : Torni il
Pontefice a liberamente esercitare sugli Stati della Chiesa
Ja temporale sua sovranità ; sia anatema colui che vorreb
be levargliela . E già grave anatema " ) ha contro questi uo
mini fulminato il pazientissimo Pio .
I COMPILATORI
“ ) Vedi l'Appendice a p . 527 di questo volume.
Una dirota pratica da imitarsi

L'opera della Propagazione della Fede, per sè stessa ma


gniſica e gloriosa , rimarrebbe certamente oscura ed inos.
servata presso la maggior parte de' callolici , se non fosse
per quelle periodiche relazioni, che messe a stampa in di
verse favelle diffondono tra le nazioni le piii rilevanti no
tizie dell ' odierno Apostolato. S ingannerebbe però non po .
co chi stimasse cotali relazioni indirizzale soltanto a diver :
tir la divota curiosità de' fedeli: ad altro più nobile scopo
esse mirano , e solto un più importante aspetto uopo è che
vengano riguardate. Per esse infatti il credente trasportato
come sopra un ' eminente specola , scorge ad un colpo d'oc
chio le svariate vicende della Religione, la ravvisa nel suo
insieme, rannoda le attuali condizioni della Chiesa a quelle
degli andati secoli , e riconoscendo in tutto ciò verificatie
appuntino l'infallibil parola del suo divin Fondatore , sen
tesi mirabilmente riscaldar pel cuore l'affetto a quella Fe .
de, di cui mal si nomina figlio chi teneramente non l'a
ma . Gli ammirabili e perpetui fatti d ' illimitato sacrificio ,
la vita laboriosissima di tanti banditori del Vangelo , gli
interminabili pericoli , le fierissime persecuzioni, le carita .
tevoli industrie del sacerdozio ; il fervore , la santità , l ' in .
vitto coraggio di tanti nuovi cristiani , il misero stato di
tanti milioni di uomini, che Iddio non ancora ha degnali
dell'evangelica luce; cose tulle son queste , che non posso
po o pon ravvivar la carità dovunque sia tepida , o non far .
la divampare in atti magnanimi dove più arde la sua fiam
ma . Non reca dunque maraviglia se a queste relazioni ap
punto si deve la rapida diffusione di un'opera tuita del .
la più perſella carilà , per cui non solo molti milioni di
uomini concorrono con le preghiere e con le limosive a
pro di un assai maggior numero d'infelici fratelli; ma ben
anche numerose schiere di anime elelle si accendono del
più puro zelo per consacrare la lor vita e lulle le forze lo .
ro ad estendere ed ampliar sulla terra il regno di Dio . Ma
questo mezzo cosi felice, cosi energico , non può produrre
alcun frutto in quel gran numero di persone che per la
506
loro ignoranza ed incapacità non possono profittar della let
tura ; e però molti di costoro non si contano fra gli aggre
gati, con danno di un' Opera cotanto insigne, o se pur vi
si contano , van privi di tutto quel bene che abbiam vedu
to percepirsi dagli altri. Or che ha fatto l'ingegnosa ca
rità del can . D. Salvatore Noto di Torre del Greco ? Pe.
netralo dalle mature riflessioni che abbiamo esposte, ed in
fiammato quant'altri mai per la gloria di quella Chiesa di
cui è degno ministro , raduna ogni venerdì sera la minuta
gente di cui è parola, e dopo la recita di alcune preci da
lui pubblicate per le stampe, accompagnate ancora dal can
to di certe divote strofette in onor di s. Francesco Save.
rio , tiene dal pulpito una conferenza, nella quale sviluppan
do co'modi più chiari ed intendevoli la sapientissima eco
nomia tenuta da Gesù Cristo circa lo stabilimento e la pro
pagazione della Chiesa , riesce sempre a mostrar la neces
sità, l' eccellenza, il vantaggio dell'Opera , e si fa strada
al racconto de' fatti più edificanti, più interessanti e più di
lettevoli, che va raccogliendo dalle relazioni degli Annali .
Non è a dire con quanta impazienza quella buona gente
aspetti la sera del venerdì, con quanta attenzione penda dal
suo labbro, e con quanto riocrescimento giunga alla fine
del divoto trattenimento . Iddio benedice sempre più le sue
pietose cure tanto in benefizio dell'Opera , quanto de' suoi
ascoltatori , i quali ne ritraggono gran vantaggio per lo
spirito e pel costume . Sarebbe a desiderare che un tal e
sempio venisse imitato benanche nella capitale, e special.
mente nelle cappelle serotine ed in ogni altra adunanza di
gente volgare.
A.
807
NOTIZIE

ITALIA - Roma - Ecco un'osservazione di Statistica , che


nelle attuali congiunture è importante. Allorché parui da Ro.
ma Pio VII, e quella città divenne capoluogo del diparti.
mento del Tevere , la popolazione venne a mano a mano
scemando , e nel 1813 ammontava solo a 117,000 abitanti;
cioè offriva dopo alcuni anni una differenza di 50,000 a
bitatori . Roma anche oggidi potrà incontrare il medesimo
risultamento; ma èrvi una diversità tra queste due epoche,
chè Pio VII fu a viva forza strappato alla venerazione de '
Romani, mentre che ora un popolo ingrato ha scacciato o
pur lasciato scacciare Pio IX . ( Dall' Univers , Num . de
gli 11 Dicembre . )
Napoli- Con grave nostro rammarico venimmo a sapere
che la Giunta della Real Biblioteca Borbonica, mal grado
degli ordini superiori , decise , contro il voto di due suoi
Componenti , non doversi stare all ' Indice de' libri proibiti
dalla Chiesa nel darli a leggere a ' giovani studiosi, e po .
ter ciascuno leggere quello che più gli aggrada. In tal
guisa non saranno più obbligati gli studenti di presentar ,
come per l'innanzi praticavasi , la licenza ollenuta dal
l' ecclesiastica Autorità, per la quale potevano studiare in
quella sorta di libri. Han creduto forse que della Giun
ta di acquistare a sè credito ed aura popolare presso una
certa classe di uomini , ma sappiano che questa è polvere
che seco reca il vento . Ed il Governo dorme ? « Possibile,
giova qui ripetere con le parole di un giornale torinese ,
possibile che non vogliano far senno una volta certi uogii .
vi che sono al maneggio della pubblica cosa ! Possibile che
non vogliano persuadersi che Dio giusto permette , che l'in
giustizia sia sempre pupita coll'urtare in quello scoglio me
desimo, cui per evitare veniva commessa ! Pinelli ministro
( a Torino ), senza bisogno, senza richiesta , provocava la
ingiustissima legge 26 agosto espulsiva dei Gesuiti, speran
do procacciarsi il favore del popolo, e Pinelli , ministro ,ca
deva tacciato del nome di gesuila e di retrogrado ! Bon
compagni, ministro , per andare colla corrente del secolo
esautorava i vescovi del mandato divino di sorvegliare alla
cristiana istruzione, e Boncompagni cadeva davanti ad una
mano di studenti che egli aveva voluto cattivarsi colle sue
democratiche...dissi male, colle sue luterane riforme ! » Di.
scite iustitiam monili, et non temnere divos.
BOS
Per la consuela festa di san Francesco Saverio nella
Chiesa del Gesù, il nostro Consiglio dell'Opera della Pro .
pagazione della Fede invitò questa volta a predicare Mons .
D. Giuseppe Serra , vescovo di Porto Vittoria nella Nuova
Olanda, che or pellegrina in Europa per vantaggiar la sua
Missione cosi di limosine, come di nuovi operai. Sappiamo
che già fra noi sienglisi offerti compagni un buon sacerdote
di Nocera, e quattro fratelli laici de' Benedettini della Ca.
va . Fu bello udir favellare quel buono e zelante Religioso
( chè il Serra professò la regola di s . Benedetto in uno de'
Cenobii della Spagna, onde fu sbandito al sorgere della ti
rannide de liberali ) de disegni divisati da lui pel miglio
ramento spirituale e corporale de' suoi Australiani. Egli fu
a Roma , ove recò seco un giovane selvaggio di quel nuo .
vo continente , ad essere educato nel Collegio di Propagan
da. Il Santo Padre approvò e benedisse i divisamenti del.
l' amorevol Missionario, e si si mostrò dolente che per la
iniqua e lamentabile condizione de' tempi non potesse lar
gheggiare in quest' opera quanto il suo cuore vastissimo
avrebbe agognato . Nondimeno e i Cardinali e i Prelati e
parecchi altri delle terre della Chiesa proffersero a Mon
signor Serra non picciole limosine. Tra'nostri il Cardina
Je Arcivescovo di Napoli , quello di Capua e il Vescovo di
Aversa secondarono il buon esempio de' Romani. E si noi
speriamo che la nostra città e il rimanente del regno non
vogliano esser meno larghi , e sforzinsi a vincere le angu .
stie che ci premono ' ) .
La festa del Patrocinio di san Gennaro V. e M. si
celebra , or sono alquanti anni , nel nostro Duomo non più
nel giorno sedici Dicembre, ma nella domenica che viene
immediatamente dopo , acciocchè il popolo napolitano pos .
sa più facilmente assistervi. Quest'anno una tale solenni
là deslava in tutti viva premura , perchè si aspettava un se
gno della protezione del Santo nella prodigiosa liquefazio .
ne del suo sangue , che non suole sempre in quel giorno
avvenire . Ma il misericordiosissimo Iddio compiacquesi ag.
giunger questo pure a'tanti presenti contặassegni di sua pre
dilezione per Napoli , ed il sangue del glorioso Martire, che
la mattina fu trovato duro , dopo sette ore e quarantacin .
que minuti miracolosamente si sciolse .

' ) Le limosine possono indirizzarsi al R.D.Vincenzo Spaccapie .


ira , Visitatore de' Signori della Missione a' Vergini , ed al Rino
Abale Malera de' Benedettini in S. Severino.
309

- La dimora del Sommo Pontefice in una città del no .


stro regno accrebbe l'importanza di due dispute, che ten
nero ultimamente nella sala del Palazzo arcivescovile dile
nostri cherici.Giacchè il primo, che fu il suddiacono D. An
tonio Trama difese con molta erudizione e abbondante di
scorso la memoria di alcuni Pontefici della cattolica Chie .
sa , oltraggiata impunemente dagli antichi e moderni ri .
formatori; e l'altro, che fu il chierico D. Gennaro de Vi.
vo , espose in alcune succose tesi , da sè egregiamente so .
stenute , tutto che importa sapere di dottrina callolica in .
torno alla Chiesa di Gesù Cristo ed al suo Capo visibile
in terra . Continuando in questa palestra il nostro giovine
clero , cerlo che non ci mancheranno nè meno in avveni
re validi difensori della Santa Sede .
-- Tra le molte preghiere, cui l'Episcopato del nostro
Regno fa recitare e dal clero e dal popolo per il Sommo
Pontefice, ve n' è taluna scritta propriamente da qualche
Vescovo per questa occasione . Abbiam soll' occhio quella
di Mons. D. Michelangelo Pieramico , zelantissimo vescovo
di Marsico e Polenza , la quale riesce commoventissima per
il popolo che la recita nel tempio innanzi a Gesù Sagra.
mentalo . Insiem con essa pubblico altresi quel Prelato una
eloquente Notificazione Pastorale per invitare i suoi dio .
cesani a pregare per l'augusto e tribolato Pontefice.
SVIZZERA - A’ 24 del passato Noyembre il Gran Con
siglio del cantone di Valdo decideva che si sopprima la
casa del Gran San Bernardo . « Per tal modo , dice l' Os.
servatore di Ginevra , quell'ospizio fondato per un fine es
senzialmente caritatevole, e con tutta regola governato ; quel.
l' ospizio ch ' era stato oggello di maraviglia per l' Europa
per secoli; quell' ospizio in cui giovani sacerdoti, modelli
di ogni virtú , dedicavansi all'esercizio della pii eroica ca.
rità ; quell' ospizio che avea resistito a tante tempeste e cui
il braccio di ferro del potente imperatore avea rispettato ed
anche protetto ; quell' ospizio in fioe dove lo slanco viaggia .
tore trovava uo asilo generoso e sempre apparecchiato , que.
sl’ospizio è stato distrullo dalla mano distruggitrice di cer.
ti uomini, i quali hanno sempre su ' labbri le faslose voci
di lumi, di progresso e di umanità , ma che in sostanza
son veri barbari che iovasero il cuore del cristianesimo .
Con questo alto vandalico , tanti egregi religiosi, i quali vi .
veano unicamente per i loro fratelli, dedicatisi alle opere
di sublime carità , si troveranno al coiniociar dell'inverno
Rac.REL . VOL.XVI. 34
810

senza asilo , ridotti a battere alla porta de' loro fratelli già
spogliati. Ma per qual ragione il Gran Consiglio di Valdo
facea questo decreto ? Si è doluto dell'ingratitudine di
que' religiosi ostinati; però l' Europa indigoala giudicherà
da quale parte sta l' ingratitudine » . In breve , non passa
settimana in cui non abbiano a gemere i Cattolici della
Svizzera per qualche nuova violenza fatta alla loro religio .
ne . Recava ultimamente l' Univers ) , che il governo di
Berna proponesi di sopprimere le Dame Orsoline , le quali
educano le giovanette in Porrentruy, e vuol praticare delle
misure restrittive anche con le Figlie di san Vincenzo de'
Paoli e le Dame della Provvidenza, le quali intendono ad e
sercizii di carità in alcuni Istituti del Giura cattolico. Il go
verno di Soletta ha decretato la soppressione del ginnasio
de Benedetlini a Nostra Signora di Pietra , il quale alto fa
temere funesti provvedimenti contro la stessa celebre badia ,
dove si recano in divoto pellegrinaggio i fedeli dalle fron
tiere dell'Alemagna e della Svizzera . Fin nel cantone de'
Grigioni si estende la persecuzione contro i cattolicia).Al
lorchè si formava un esercito federale per distruggere il Son .
derbund , i cattolici di questo cantone si ricusarono a mar
ciare contro quelli che aveane con loro una stessa fede, ed
il governo cantonale ne li dispensò . Ma oggi il governo ,
dominato dal radicalismo vittorioso ha ordinato che si pro
ceda in giudizio contro le comuni e le persone, che non
presero parte a quella guerra fratricida . Per questa ragione
sono stati ultimamente messi in carcere parecchi cattolici,
de' quali alcuni sono stati condannati da' tribunali a gravi
ammende , ed altri alla pena infamante de' lavori forzati .
Ecco la Nola, al Direttorio federale di Berna , con
la quale l' Emo Cardinale Soglia protestava in nome del
Santo Padre contro l'arresto di Monsignor Marilley: « Nel
momento stesso in cui il S. Padre con una giusta con
fidenza aspettavasi di veder giugnere una risposta soddi .
sfacente alla Nota che il sottoscritto Cardinale Segretario di
Stato aveva avuto l'onore di indirizzare alle VV.SS.Ecc . ,
sotto la data del 30 settembre p : . , un deplorabile avveni
mento è venuto a rionovare il suo dolore. Le autorità fri .
burghesi hanno proceduto a vie di fatto contro la persona
stessa del venerabile Vescovo di Losanna e Ginevra . Una

") Num . de' 25. Dicembre. 2) l'edi l ' Unirers, Num . de' 2 )
Noveinbre.
11

circolare in cui il Prelato rammentava ai fedeli gli obbli.


gli relativi all' allo religioso del giuramento; una circola
re in cui non pronunziava alcun giudizio, in cui non fao
ceva alcun riflesso sulle leggi cantonali, ma avrertiva so .
lamente i fedeli d'esaminare nella loro coscienza se la pro .
messa che si esigeva da loro era conforme alle leggi di Dio
e della Chiesa prima di darla senza restrizione ; una circo .
Jare infine colla quale egli vietava a' Curati d ' aggiugnere
alcun comento , è stata considerata dalle autorità friburghe.
si come una dichiarazione che la Costituzione del Canto .
ne era eretica. E per questo motivo esse hanno fatto inti.
mare al Vescovo che questa medesima circolare, se non fos .
se revocata , o qualunque altra pubblicazione fosse fatta sen .
za preventiva autorizzazione del governo , sarebbe riguar
data e punita come un atto di rivolta e di provocazione alla
disobbedienza alle leggi . -11 governo di Friburgo ha trovato
un altro reclamo contro il Vescovo nel rifiuto di questo di sot.
tomettersi alle leggi che fanno intieramente dipendere dal.
l'autorità civile la collazione de'beneficii ecclesiastici, e che
pretendono regolare l'insegnamento anche teologico . - La co
stanza colla quale in queste due quistioni il Vescovo ha lu .
telato un diriito che non era stio proprio, ma diritto della
Chiesa, non era un motivo sufficiente ad un solo de ' cio
que Cantoni, le di cui popolazioni cattoliche compongono
la diocesi di Losanna e Ginevra, non solamente di toglier
lo violentemente dalla sua residenza, ma eziandio di cisto
dirlo in prigione come un colpevole di Stalo . Il solloscrit .
to Cardinale Segretario di Stato crede inutile spiegar qui
le ragioni che impediscono Monsignor Marilley d'agire in
queste due occasioni in altro modo di quello che ha fat
10. È di tutta evidenza che i cattolici si trovano nell'impossi
bilità di prestare un giuramento civile senza alcuna riser:
va per l'obbedienza che è dovuta alle leggi di Dio e della
Chiesa . D'altronde questo punto , non meno che quello del.
la libertà che la Chiesa deve avere nel suo insegnamento
e nella scelta de' suoi pastori, trovasi abbastanza sviluppa
to nella precitata Nota del 30 settembre. A S. Padre non
può dunque nè rifiutare e nemmeno far aspettare l' appog .
gio della sua Voce apostolica ad un vescovo innocente. E
riclamando la libertà del Prelato ed il suo pronto ritorno
alla sua Sede , crede agire non solamente a norma di giu .
stizia , ma anche nell'interesse del governo .Fra i cattolici,
un certo numero , senza dubbio , levando i loro sguardi al
*
312

di sopra della terra , benediranno il Signore d' aver dato al


la Svizzera uno di quegli esempii che riaccendono la fede
ne' popoli; ma altri forse, se nessuna voce sorgesse per la
difesa della giustizia , potrebbero credersi autorizzati dalla
necessità ad opporre la violenza alla violenza; ed il cuore
paterno di Sua Santità avrebbe ancora il dolore di veder e
sacerbarsi questa malaugurata piaga , che gli odii politici han
no aperto nel seno della Svizzera .-- Il sottoscritto punto non
dubita che le SS . VV . Ecc . riconosceranno la giustizia di
questo riclamo, e vorranno farne comunicazione al più pre
3 sto possibile alle autorità del Cantone di Friburgo, aggiun
gendovi i loro buoni officii. Approfitta di questa occasione
per rinnovarvi l'espressione della sua più alta considera -
zione. - Dalla Segreteria di Stato 10 Novembre 1848.-G.
CARD . Soglia :
Anche l' incaricato di affari della Santa Sede presso
la Confederazione svizzera indirizzò una sua nola al Go.
verno di Friburgo contro la careerazione di Mons. Maril
ley. Similmente , fu presentata una petizione sottoscrilla da
2101 cittadino di Friburgo , che chiedevano la liberazione
dell ' augusto prigioniero. Ji Consiglio federale dovea occu
parsi dell'uno e dell'altro scritto. L'Osservatore poi ha
pubblicata un'altra petizione de' Callolici di Ginevra , all'As
semblea Federale, firmata quasi all'unanimità da tutti i Co
muni e da principali cattolici del Cantone. La quale pe.
tizione finisce cosi: « Noi, specialmente nelle attuali cir .
costanze, riguardiamo il nostro vescovo , come un genero .
so difensore della libertà di nostra Chiesa . Egli ha sapu
to unire alle più concilianti rimostranze, la fermezza che
gl'imponevano i più sacri doveri della Religione » . E. fin
da Neuss,in Alemágoa, l'Associazione cattolica di Pio IX
ha inviato a Mons .Marilley un tenero e commovente Indi
rizzo . Frattanto a Chillon il prefetto non volle di per sé
solo concedere a Mons . Marilley di confessarsi e di cele
brare la santa Messa; e nè meno di parlare senza testimoni
al suo segretario , o di ricevere igiornali a cui avea già dalo
il suo nome.In fine coloro che si son falli giudici dell’in
nocente Prelato lo han condannato all'esilio senza nè meno
udirlo . Egli scrisse ben due volte al governo di Friburgo ed
altrettante a quello di Valdo, é non gli fu fatta alcuna ri
sposta . A' 10 dicembre ebbe dal consigliere di Stato vodese
sig . Delarageaz una lettera, in cui comunicavagli le risoluzioni
adoitale da' governi di Berna , Friburgo, Valdo,Neufchatel e
313

Ginevra ,i cinque cantoni su quali si estende la diocesi di Lo


sanna e Ginevra .Ed erano queste : 1." Stefano Mariliey non
esercilerà piii le funzioni episcopali per la diocesi cosi deta
ta di Losanna e Ginevra . 2. ° Gli è vietato di dimorare nei
cantoni sul cui territorio si eslende quella diocesi . 3. ° 11
Consiglio di Stato del cantone di Friburgo avviserà , biso
gnando , de'mezzi per l'amministrazione interina della dio .
cesi , e inoltre provvederà al cominciamento deile trattati
ve per riordinar quel vescovalo . -Nella medesima lellera
domandavasi a Monsignore in qual paese egli si propones.
se di andare, uscendo dalle terre di Losanna e Ginevra .
Nel giorno stesso Mons. Marilley rispondeva in questi ter
mini: « Signor Consigliere , io fui arrestato , condoito in pri.
gione, carceralo e custodito nel carcere or sopo selle set.
timane, senza essere interrogato ,senza compilarsi processo
e senza giudicarmi. Ho chiesto che si facesse per me il
processo ed il giudizio , e quest' alto di ginstizia ini si è
negato ; ed ora si vuole cacciarmi in bando dalla inia pa
tria e dalla mia diocesi, contro i principii della giustizia
e le guarentigie federali e costituzionali , le quali difeudo
no la libertà e i dirilli di ogni cittadino, anche non avis
lo riguardo alle idee ed alle gharentigie della libertà reli .
giosa . Fino all'estremo io cedero alla violenza , protestando,
come fo nuovamente , io qimlità di cittadino svizzero, di
callolico e di vescovo di questa diocesi, contro la violazio .
ne de' miei dirilli . Non essendo libero , non posso piglia
re alcuna delerminazione quanto all ' asilo da scegliermi ;
epperò mi lascerò menare a quella parte delle frontiere di
questa diocesi, dove si slimerà opportuno condurini. Quan .
lo più sarà breve la via per arrivarvi, tanto pin ne saro
contento » . Il prelalo io fatti ha cominciato a patir molto
nella salute . Dopo la mezzanotte del giorno 13 dicembre
Monsignore fu falto sloggiare dal castello di Chillon, e con
dotto immediatamente sul territorio franeese , ed ora sta
a Divonne, distante tre leghe da Ginevra : « 0 Vescovo il
lustre , esclama l'Osservatore di Ginevra ' ) , óra più che
mai ci siete caro ! Non altrimenti che il vostro capo e no
stro Padre, Pio IX , voi siete in esilio ; ma l'esilio o il car.
cere serviranno solo ad accrescere, se fosse possibile, la
nostra venerazione ed il filiale nostro rispello . La vostra
benedizione scenda pure su i vostri preti ed i vostri fedeli;

) Num . de' 16 Dicembre.


i
814

chè la benedizione di un Vescovo prigioniero ed esiliato dà


coraggio a que ' che hanno a combattere per la libertà della
Chiesa di Dio ) .
GERMANIA Il sinodo di Wurzburgo conchiuse le sue
sessioni a' quindici Novembre, riunitosi per l'ultima volta
nella Chiesa cattedrale, ove ! Arcivescovo di Bamberga
celebrò una messa di rendimento di grazie. Monsignor
Reisach , arcivescovo di Monaco, indirizzò a quell' augu .
sla assemblea · alquante parole , che movevano dal cuore ,
e colle - quali esortava i fedeli a star vigilanti e pregare .
Prima di separarsi i vescovi hanno compilata una lettera
a ' Fedeli, che noi qui riportiamo, tradotta dal tedesco , ed
ogoi prelato la pubblicherà quando sarà tornato nella sua
diocesi. Fu anche deciso -d'indirizzare al S.Padre una Me.
moria , in cui sia narralo minutamente tutto che si è ope.
rato nel sinodo . E notevole , clie sebbene si fossero trattate
in quel concilio malerie difficili e su cui era naturale che
fossero varie le sentenze , pure le risoluzioni furon , sempre
prese ad unanimità . La qual cosa mentre accresce forza
alle decisioni, specialmente a quelle che hanno riguardo
al Clero , farà da altra parte apparire più manifesto l' ac
cordo dell' episcopato cattolico a fronte delle divisioni che
regnano tra i protestanti :
Dagli Arcirescovi e Vescovi della Germania riuniti a
Wurzburgo a Fedeli delle loro Diocesi salute e benedi.
zione da Dio Padre e da Nostro Signore Gesù Gristo
«Se altre volte allorchè grandi prove piombavano su'popo
li , e gravi pericoli e commozioni minacciavano la Chiesa
di Dio, coloro che adempivano al Pastorale uffizio di Gesù
Cristo radunavansi a pregare e consigliarsi per la salvezza
del loro gregge , non vi fu tempo che più del presente a
tale pregare e consigliarsi spingesse . Una violenta commo
zione ha scossa l'Europa. Il movimento è divenuto torren
te, che ha percorso le terre e trascinato i popoli . Nella
sua corrente vacillano i troni ; molti ordinamenti antichi si
vanno sfasciando , e più o meno ne sono lese tutte le so.
cietà . Anche contro il sacro edifizio della Chiesa baltono le
onde spumose, e lo spirito di negazione e d'incredulità arri,
schia contro quello a che sonosi rofte le tempeste di diciotto
secoli, l'ultima forse , ma la più violenta tenzone. E però,
quanti siano vescovi della Germania, non impediti dalla sa .
lute o da altri invincibili ostacoli, nella città di Wurzbur.
go , venerabile per le rimembranze ed i monumenti di una
513

pia antichità, ci siamo riuniti a comune consiglio , dopo


di avere ricevuto il Corpo del Signore dalla mano del mag
giore fra noi , e di avere con istanza invocalo lo Spirito
Santo , sostenuti dalle orazioni e da' pietosi voti di molti
milioni di fedeli.
« E sopra quale argomento dovevamo noi dapprima deli.
berare ? Dovevamo cercare jo questa epoca di divisioni e
di religiose discordie un punto di appoggio e di anità per
la minacciata Chiesa ? un nocebiere che guidasse e dirigesse
l'Arca della salvezza tra i Mutti di agilato mare ? - Dilelli
nel Signore ! Voi conoscere la pietra dell'unità sulla quale
Cristo ha edificata la sua Chiesa ,aflinchè le porte dell'inferno
non prevalessero contro di essa . Conoscele il nocchiero che
si ha eletto il Divino nostro Naestro ,perchè in seno agli scogli
ed alle lempeste di tutti i secoli egli guidasse la nave , il cui
albero , secondo un saulo Padre, è la croce , il eni timone la
fede, gli angeli i suoi rematori, il Paradiso il suo porno , la
sua mela l'Eternità . Perciò il primo sguardo de ' vostri Vesco .
vi radunati colà si volse donde ergesi la sedia di S. Pie .
iro , e dove, dice s . Ireneo , per il primeggiante grado di
quella Chiesa, debbono lulle le Chiese, come nel loro cen
tro , convenire. Perciò noi deponemmo appie del Padre del.
la Cristianità , dell' amatissimo P'jo IX , i voti della fedeltà
e dell' uibidienza . Perciò fu primo e solenne nostro moi
10 d' ordine che niuna astuzia e niun potere del mondo non
possa e non debba da quella sacrata fedeltà distorci, con
la quale il germanico Episcopato si stringe fermamente ed
intimamente intorno al Vicario di Cristo sulla terra ! Op
pure dovevam poi deliberare quanto si dovesse ritenere e
quanto rigettare dell'eredilà del Vero divino , della dot.
trina del Crocefisso, per adattarci, come dice l ' Apostolo ,
alle profane innovazioni e contese di parole di una falsa
scienza , e cedere a coloro che scambiano la verità di Dio
con la menzogna, ed adorano e venerano più la creatura
che il Creatore ? Diletti nel Signore ! Voi il sapete; eterna ed
imputabile è la verità come lo stesso Iddio , che a noi la
diede nell' Unigenito suo figliuolo , Cosi come la Chiesa la
ha dal suo divin Fondatore qual celeste tesoro ricevula ,
cosi ancora per virtù dello Spirito Sanlo che in essa ri.
siede, malgrado gli assalti dello spirito di menzogna, l'ha
conservata e in eredità: l' ha da generazione in generazione
tramandala , nè finora se n'è un apice mutato o perduto .
E perciò i vostri Vescovi radunali hanno ad alta voce ed
516
apertamente confessato , dinanzi all ' altare del Dio Trino ed
Uno, questa divina verità , cosi com'è nel simbolo dell’ul
timo Concilio ecumenico di Trento mirabilmente esposta . E
perciò , per la conservazione e propagazione di questa re
rità divina , nella quale è solo ogni salvezza, ci siamo in
lieta concordia strelle : le palme. Perciò a motto d'ordine
anche abbiamo preso : di vivere e morire in questa verità
e per questa verità , e nelle sue vie condurre il gregge che
ne ha aſlidato Iddio . Oppure ci spettava egli di risolvere
che cosa per noi sia il movimento di questi giorni ? Quiale
parte richiedesse da noi l'attuale pugna ? Se dovessimo
promuovere quello che l'età nostra chiama il suo risorgi
mento e progresso ? Diletti nel Signore ! È a voi noto come
prima di tutto presti omaggio la Chiesa al vero progresso ,
a quel progresso che dalla servità dell'errore e del peccato
conduce alla libertà de 'figliuoli di Dio.Nè sconosciamo noi
quella parte nobile e grande di che si tratta nel cercar di pre
septe a tutt'uomo ed. anelare ad uno stato di libertà civile e
nazionale , più vero e più giusto che non fosse stato nel più pros
simo passato . Ma ogni progresso dev'essere legale , altrimenti
diventa un indietreggiare ,il quale a norma di molti segni del .
l'epoca ,minaccia l'abisso terribile dell'anarchia. Perciò sonosi
stretti particolarmente i vostri Veseovi radunati a sorreggere
coll'autorità della Religione quella ancora delle legillime pote .
stà .Perciò sonosi di nuovo promessi di mantenere fedeltà a'
legittimi loro Principi e Superiori , il cui legale potere è la
più forte garanzia ed il baluardo più fermo di una libertà
vera,ugualmente lontana dalla tirannide e dall'anarchia , Per
ció a terzo motto d'ordine hanno essi eletto l'esortazione del .
l' Apostolo: Siate soggetti ad ogoi umana potestà per amo
re di Dio, siasi al re perchè egli è il sommo, oppure a co
loro che fan le sue veci , ordinati al gastigo de' malvagi
ed alla ricompensa de' buoni ; poichè tale è la volontà di
Dio , che facciate col bene operare ammutolire l'ignoranza
degli uomioi insensati , come uomini liberi, ma non come
tali che la malizia coprono col velo della libertà .
« Con queste risoluzioni e promesse,o Dilettissimi , abbiamo
poscia diretto il nostro esame sulla vita interna della Chiesa ,
e ci siamo consigliati intorno a' mezzi di riscaldare questa
vita là dov'è raffreddata , rinforzarla dov'è illanguidita, e là
dove ( pur troppo spesso a ' di nostri ) si è perduta nel pe .
lago della vanità e della sensualità , rialzarla , e rivolgere
gli sguardi ed i cuori degli uomini su quello ch' è solo
517

necessario . Memori delle parole del nostro Divino Maestro :


Buono è il sale ; ma se perde la sua forza , con che cosa
si condirà ? abbiamo con tulla umiltà diretto lo sguardo
sopra noi stessi e sopra i nostri collaboratori della Vigna
del Signore; ed abbiamo consultato e stabilito in quale mo .
do potremmo pudrire , promuovere e raffermare uno spirito
veramente ecclesiastico col mezzo di pie pratiche , con rial
zare la scienza , con ristabilire la disciplina ecclesiastica ,
con rinnovare le sinodi provinciali e diocesane prescritte
da' Sacri Concilii . E ciò affinchè fossimo in istato di essere
a voi fiaccole, quali servi di Cristo e modelli sulla rella
via della salute, affine di fortificarci per le fatiche ed i tra
vagli del santo nostro Uffizio, e ben disposti andare incon
tro alle lotte ed a' sacrifizi dell' avvenire. Poscia , da que:
sla interna vita siamo passati a considerare i pericoli esle .
riori che alla Chiesa minacciano coloro i quali, secondo
scrive s . Pietro , sorgono come falsi Profeti nel popolo, in
troducono erronee dottrine, rinnegano il Signore che li ha
riscattati , e menano a rapida perdizione. A ' quali, siegue
a dire l ' Apostolo , molti van dietro per la lor. perdizio
ne vituperando cosi la via della verità . - Voi sapete con
quale ardire s'innalzino gli avversari del Crocefisso in un
tempo propizio più all'errore umano che alla divina verità .
È però dovere irremissibile de custodi sulle lorri di Ge .
rusalemme che , siccom ' è detto nella Scrittura, mentre con
una mano riedificano le mura della città santa , coll'altra
respingano il nemico , ed abbiano cura nell'affollarsi di taq
te forze distruggitrici , che sieno ammoniti gli erranti, i
credenti confermati, sempre ed ovunque assicurati la digni
tà e i dritti della Chiesa . Finalmente,Dilettissimi, abbiamo
dovuto ancora porre ad esame la posizione che nel mutar .
si le civili condizioni prenderà la Chiesa verso lo Stalo nuo.
vamente organizzato, nè abbiam posto in dubbio un istan
te che la Chiesa non possa e non debba desiderare tron .
calo il natyrale legame tra essa e lo Stato, che anzi una
tale divisione, se anche venisse dall'altra parte ambita , non
mai potrebbe essere durevole nè intera . La Chiesa , Madre
sollecita di tutti i figli suoi , fedeli ed infedeli, non esclu
de alcuno dalle sue benedizioni, che non l' abbia per sė
stesso rinunziata, interiormente oppure esteriormente . Me
no ancora essa alla patria ritorrà quegli elementi cristia.
ni che possiede per la sua conservazione, e se Iddio voo .
le , per la sua rigenerazione nell'unità , nel potere e nella
518

grandezza; e sarà pronta sempre a dispiegare tutta la be .


nedizione della sua virtu salutare là dove non vedrassi im
pedita o disturbata nella propria attività . Ma de' diritti e del .
le libertà che debbono essere fondamento del novello or
dine sociale, essa richiederà la parte che le appartiene, ne
soffrirà che le sia questa compartita còn restrizione e par
zialità . Essa allora rientrerà nella propria sua ' via , che
per tanto tempo fu a lei impedita , invero non per il pub:
blico bene . E prima sosterrà il sacro suo diritto sull'e
ducazione e l'insegnamento , nè concederà che ad essa ,
fondatrice delle scuole popolari, sia il fanciullo strappato
dal seno materno . Questo , o Dilettissimi, e quello che im
mediatamente në siégue, fu l'oggetto delle comuni nostre
deliberazioni come lo era stato finora delle nostre cure . In
sieme con noi pieghereste il ginocchio e dareste lode a Co
lui ebe sta con i suoi in tutti i giorni fioo all'estremo, se
aveste veduto in quale spirito di fraterna carità , di puro
zelo e di pia sicurezza tenevansi i nostri consessi . Speria
mo però che Iddio voglia benedire le preghiere e le esorta .
zioni,che per conchiudere queste nostre pastorali parolé a voi
dirigiamo con cuore pieno di paterno amore per voi , e di fe
dele sollecitudine per il vostro bene temporale e spirituale .
« Dilettissimi ! La nostra epoca è seria e significante,
nè alcuno sa quel che ne abbia da portare l' avvenire ;
se un organizzarsi tranquillo degli elementi che ora fer
mentano per l'ordine e la pace ? Se nuove e maggiori
teinpeste ? Ovvero fórse ritorneremo a' tempi della primi .
liva Chiesa, quando la giovane sposa del Redentore , da
tutte le parti angosciata ed oppressa , ridotta a sè stessa
ed alla virtù divina in essa risedente, visse i giorni delle
più acerbe persecuzioni, ma nello stesso tempo de' suoi più
splendidi trionfi ? Di certo sappiamo che le lotte attuali sa.
ranno alla Chiesa benedizione, e quanto più sarà dura la
pruova per la quale la conduce il Signore , tanto più dap
presso e più sicura sarà la vittoria . Poichè la vita di Cristo è
la vita della sua Chiesa ; la croce di Cristo è la sua parte in
terra , la vittoria di Cristo il pegno della eterna sua vitto
ria . Perciò noi vi esortiamo e vi preghiamo : siate fermi
nella Fede ! poichè la via della Fede è la via della vita ,
sulla quale noi vinciamo il mondo. Solo perché la fede de '
padri tuoi, o diletto popolo cattolico ! ha messo nell'intima
anima tua radice cosi forte ed indistruttibile , lo spirito
dell'incredulità non ha potuto compiere la sua opera an
519

ticristiana nella cara patria nostra. Nondimeno, è divenu .


lo possente questo spirilo, ed ha ben lontano esteso le ne
re sue ali. Esso ha penetrato le vostre radunanze e regna
in numerosi consessi; parla per molti scrilli e vien predi
cato sulle piazze e nelle pubbliche vie ; esso riempie l'a
ria che respirate, e vuole spegnere in voi le sacre fiamme
della Fede: perciò badate che nessuno vi rapisca il gioiel
lo della vostra vita ! Siccome la Chiesa è il centro e cul
stode della Fede, cosi siate uniti con essa che pose Cristo
qual colonna e fondamento della verità, e con il suo Ca
po visibile, che fino a 'nostci di ha mantenuto il vincolo
dell'unità della Fede. Riconoscete, per quanto possa bia
simarvi ed insultarvi il mondo , in questo vincolo con lut
ti i fedeli cattolici la somma vostra felicità , nè vi lascia
te smarrire dalle invenzioni di coloro che sostengono non
essere da buoni Alemanni il vostro allaccamento alla Chie
sa ed al suo Capo comune, e vogliono nel loro errore la
cerare il Corpo di Cristo , nel quale gli uomini di tutti i
climi e di tutti i tempi sono alla fraterna concordia chia
mali. Acciocchè intanto coloro che pensano male di voi
e quali malfattori vi calunniano, vedano le vostre opere
buone e lodido Dio nel giorno della visitazione , mostrale
vi forti nella dilezione, ch' è il compimento della legge.
Siate in pace , per quanto è in voi , con tulli, ancbe con
quelli che vi oltraggiano; benedite chi a voi maledice, fa
je del bene a que' che vi perseguitano. E prima di ogni
altra cosa , fatevi amici e fratelli a' poveri, agli infermi, a
que' che soffrono, e considerale un tempo di calamità, co
m ' è il presente, come un campo alla vostra cristiana allia
vità , nel quale non potrete mai fare abbastanza.
« Sempre è stata la Chiesa la Madre de poveri ; ora ch' è
divenula povera ancor essa de' beni temporali, fale voi le
stie veci come fedeli figliuoli ! In questi giorni voi udile
molto parlare di uguaglianza , di fratellanza, di universale
filantropia. Lasciate , o Dilettissimi, ad altri il parlare, e
vostro sia l'operare. Amate, come vi esorta s . Giovanni,
non con parole é colla lingua , ma col fatto e nella veri .
tà ! e ad un mondo che sollo il dominio dell' egoismo e
della sensualità sembra aver perduto l'intelligenza della
cristiana carità, mostrate che alla Carità, nata dalla Fede,
niun sagrifizio è grave, niuna abnegazione troppo grande
per amore di Colui che il primo ci ba amalo , ed ha sof.
ferlu la morte per mi, lngalzüle finalmente ili occhi ed
520

i cuori là dove abita il Sigoore , nè vi stancato d'implo .


rare con preghiere e con suppliche l'aiuto di lassù , poiché
la preghiera disperde le nuvole della tribolazione ed assi
cura la pace , dice s . Gregorio di Nissa . - Giammai Israel
lo pellegrinando verso la terra promessa , non ha invano in .
vocato il Dio de'padri suoi, nè la Chiesa nelle sue lotte
e ve'suoi patimenti sulla via della celeste Gerusalemme, ha
mai pregato invano il suo Maestro e Signore. Un popolo
che prega é invincibile in Dio , poichè non solo con quei
che pregano unisconsi Cristo e gli angeli suoi , dice Ori .
gene, ma i Santi di Dio vi prendono attiva parte per as
sicurarne l'efficacia. Appunto perchè da tanti cuori , da tan
le case, e comunità è svanito lo spirito di divozione e di
preghiera , vedeşi tra voi tanta illusione e cosi poca veri
tà , tanto rilasciamento e cosi poca virtù , tanti dolori e cosi
poca consolazione . Sappiate però e confessate, che da voi
stessi non vi potrete aiutare. Non apporteranno salvezza nè
lo spirito, nè la sapienza degli uomini, nè nuove leggi o
nuovi statuti ; ma essa viene solo dal Signore , che per
mezzo della sua Chiesa a coloro la compartirà , che gliela
chiedono umilmente . Così come altra volta , al chiudersi di
una grande epoca nella storia, la Chiesa salvò l'Europa
dagli orrori della barbarie e della superstizioné , cosi al
chiudersi di questa nuova epoca istorica , l' Eterna Miseri .
cordia per mezzo suo salva l'Europa dagli orrori della men .
lita civiltà e di una incredulità spinta fino all'ultimo segno .
« Noi dunque il ripetiamo, o Dilettissimi, ascoltate le
nostre preghiere ed esortazioni, poichè Iddio stesso per noi
vi parla , e per noi non solo, ma più gravemente ed elli
cacemente ancora per gli avvenimenti ed i segni del tempo .
Per lungo tempo Egli ha parlato a' popoli , e non lo hanno
udito ; Egli ha voluto con innumerevoli benedizioni guada
guare i loro cuori, ed essi non lo hanno riconosciuto ; Egli
ha voluto tirare a sè gli animi invaniti con severe prove ,
eon guerre e clamori di guerra , con flagelli e carestie, ed
essi non ne ban fatto conto . Allora Egli ha scatenato le
tempeste della ribellione e della rivoluzione, e son passa
te sul capo de' Principi e de' Popoli , ed hanno scosso i pa.
Jagi sulle alture e le capanne della valle , e rotto molti an .
tichi argini e inolte vie antiche, sicchè si è mosso chi vi.
vea sicuro , si son svegliati i dormienti , i superbi hanno
piegato il capo . Ed è una parola vera e sincera : che il
Signore non ritorrà di questa generazione la mano puni.
521

trice , fincli essa di nuovo nol eonfessi , non si raduni con


umilià intorno a quella croce dispregiata ed in quella Chie .
sa , che Cristo col suo prezioso Sangue si è riscatiata; fiuché
non onorino quella Madre che sola guida gli uomini sulla
via della salvezza. Percio alzate il capo e riconoscele in
questi giorni quello ch'è per la vostra pace. Conchiudiamo
colle parole dell'Apostolo : Siate fermamente edificati sulla vo
stra Fede sacrosanta, pregate nello Spirito Santo, manteneleri
nell'amore di Dio ed aspettate la misericordia di Nosiro
Signore Gesù Cristo per l'eterna vita . Amen .
Dato a Wurzburgo il giorno del Santo Vescovo Martino
nell'anno del Signore 1818.
* FEDERIGO , Cardinale e Principe -Arcivescovo di Salisburgo.
MASSIMiliano Giuseppe , Principe Arcivescovo di Olmütz rap
presentato da A. Vahala , canonico onorario ed Arciprele di Mic
glitz .
* ERMANNO , Arcivescovo di Friburgo.
BONIFAZIO, Arcivescovo di Bamberga.
* GIOVANNI, Arcivescovo di Colonia .
Carlo Augusto, Arcivescovo di Monaco Frisinga.
* BERNARDO ,Principe e Vescovo di Bressanone, rappresentato
dal D. , Giuseppe Fessler , consigliere concistoriale e professore
di teologia in Bressanone.
* Carlo Antonio, Vescovo di Antedona , Suffraganeo, e ri.
gore special. F'aculi. Apost. Vicario Generale ainministratore del
la diocesi di Osnabrück .
* ANASTASIO , Vescovo di Culma.
Pietro , Vescovo di Augusta .
* Pietro Leopoldo , Vescovo di Magonza , rappresentato da
Francesco Lermig.
* ENRICO Vescovo di Passavia .
GIORG10 Antonio , Vescovo di Wurzburgo.
GIUSEPPE Ambrosio , Vescovo di Ermeland , rappresentato
da Francesco Grossmano , Vescovo di Mezo e Suffraganeo di
Ermeland .
* VALENTINO , Vescovo di Ratisbona .
Niccolo ', Vescovo di Spira.
* FRANCESCO Giuseppe Wandt, Vescovo di Hildesheim .
GUGLIELMO, Vescovo di Treveri.
* Pietro Giuseppe, Vescovo di Limburgo .
* MELCHIORRE, Principe Vescovo di Breslavia , rappresentato
dal D.r Foersler .
* FRANCESCO , Vescovo di Paderbona .
GIANGIORGIO, Vescovo di Münster .
Giorgio , Vescovo di Eichstell .
GIUSEPPE, Vescovo di Rotemburgo.
** GIUSEPPE, Vescovo di Corico , Vicario Apostolico nel Regno
di Sassonia .
322

INGHILTERRA - Moriva testè a Londra il Padre Vico ge .


suita . L'Italia , di cui egli era una gloria , avealo proscritto ;
e gli Stati Uviti di America gli apparecchiavano un magni
fico asilo . Da Nuova Iorca egli erasi recato a Londra per
unire insieme quanto poteva bisognare al suo stabilimento
astronomico , ma il tifo lo levò da questa terra di miserie .
Lui beato , che alla scienza univa verace fede e pietà !
RUSSIA -Una lettera scritta da Pietroburgo il di 8 ago
sto al Direttore dell'Ami de la Religion contiene alcune
considerazioni sul Concordato conchiuso tra la S. Sede e
l' Imperatore delle Russie, da noi pubblicato nel fasc.91 di
questa Raccolta , che crediamo bene di qui riprodurre : « Si.
gnor Direttore - La storia sovente registra ne' suoi annali
gli avvenimenti che ingenerano conseguenze molto inattese .
Tale è quello del colloquio dell'imperatore Nicolò con Gre .
gorio XVIdi santa e venerabile memoria. Agli occhi del mon
do politico non ne nacque che un Concordato che non risponde
a tutti i giusti desiderii del mondo cattolico ; ma agli oc
chi dell'intelligente osservatore produsse un altro effetto
d'una natura molto più notevole . Nelle mie precedenti let .
tere mi sono sempre sforzato a far ben comprendere ai
vostri lettori che l'imperatore Nicolò non fu un perse
cutore a mo' dei Neroni e dei Domiziani ; che tutto quan
to intraprese contro la religione cattolica , non aveva per
causa diretta l'odio della fede romana ,ma il progetto ben
prefisso sin dall'incominciamento del suo regno di ren.
dere la parte cristiana ed incivilita del suo popolo ( chè
poco s'occupa de' suoi sudditi musulmani o pagani) per:
fettamente oinogenea di lingua e di religione. Ora, egli è
questo pensiero la cui esecuzione era affidata ad alcuni
funzionari servilmente crudeli , che sembra essersi consi .
derevolmente modificato dopo il colloquio dell'imperatore
col Papa . Il concordato dà alla Chiesa cattolica di Russia
voa situazione molto più ferma, riconoscendo in essa una
esistenza di diritto e la sua dipendenza canonica dal Pon
teſice romano . Una nota ancor più sensibile della modifi
cazione del progetto di fusione di tutte le religioni della
comunione greco -russa, è il richiamo del sig . Golowin , go .
vernatore generale della Livonia , dell' Estonia e della Cur:
landia , e la sua surroga col principe Souwaroff. Tutti i
fogli d' Alemagna risuonarono duranti molti anni delle giu
ste doglianze che provocavano le misure adottate da quel
funzionario, perchè i villici di quelle province s' assogget
323

iassero al cullo greco-russo ;il suo successore sembra agire


a seconda d ' istruzioni molto differenti da quelle che il sig .
Golowin eseguiva con tanto zelo e compiacenza , di mo.
do che puossi dire che gli abitanti delle tre province del
Baltico raccolgano essi stessi i frutti delle saute rimostrat.
ze indirizzate al più gran potente della terra dall' umile e .
rede del Pescatore di Galilea . Voi mi chiedete , signore ,
quale è l' effetto che la pubblicazione del Concordato pro .
dusse sulla popolazione cattolica della capitale dell'impero .
Ella vi cagionò molta gioia , senza pero che abbia a cre .
dersi che l ' abbia perfettamente soddisfatta . Efettivamente
molti punti importanti vi sono preteriti; ma la d'uopo os .
servare che l'imperatore, ancorchè assoluto nel suo potere
ed onnipossente per operare il male , non lo è sempre per
ripararlo. In questo caso gli abbisogna una grande pre
cauzione, e non camminare che a passo , sulla teina d'al
terare profondamente il pregiudizio d' infallibilità , che è la
base della sua autocrazia . Per tal modo si rileva che sa
rebbe stato quasi impossibile d'oltenere da essolui la re .
stituzione de' beni della Chiesa confiscati a profitto del le
soro, o quella de' templi rapiti al culto callolico e deio
luti al culto scismatico, a causa dell'idea di profanazione
che sarebbesi applicata a questa restituzione. Ma ciò che
da lui sarebbe stato meno diflicile d'oltenere si è la liber
tà , o, per parlare il linguaggio del governo , il perdono
di tanti preli, di religiosi, di religiose e di laici deporta
ti , esiliati o rinchiusi ne' monasteri scismatici, ove geno.
no ancora longi dalla loro patria , dai loro parenti, e pro
strati nella più profonda miseria . Noi pensiamo general.
mente in Russia che questa specie d'amnistia avrebbe do
vuto essere la conseguenza naturale della riconciliazione
dell'imperatore colla Santa Sede , ed i Russi stessi sareb
bero stati allellati da quest' allo di clemenza verso un si
gran numero di sventurali, i quali non avevano incorso
quelle disgrazie che per essersi conservati gloriosamente
fedeli alla lor Chiesa. Il grande affare del momento sta
Delle scelte già falte od ancora a farsi per le sedi vesco
vili quasi nella totalità vacanti. Le presentazioni già co
nosciule furono di soddisfazione pe' buoni callolici ; cada
dero fuite su preti d ' un carattere e d ' una capacità uni
versalmente conosciute. Il sig . Holowinski, rettore dell'Ac
cademia cattolica di Pietroburgo , è presentato per es .
sere coadiutore, cum iure successionis , per l'arcivesco
5:14

vato di Mohilow , il quale , come sel sa , conferisce al suo


titolare l' eminente dignità di metropolita , cioè di Primate la
delle chiese cattoliche di Russia . Egli è quel rispettabile din
prelato la cui giustizia e la fermezza splendettero all'oc ge
casione del progelio dell'imperatore di far tradurre in lin. sed
gua slava i libri liturgici della Chiesa romana . In questo COD
progetto il sig . Holowinski avea facilmente traveduto quel ca.
lo di sostituire poco a poco il linguaggio slavo alla lin . mer
gua latina, ed il coraggioso prete non aveva esitato a di . era
chiarare all'imperatore che nessun prete cattolico mai ose la
rebbe d' impiegare quella versione nella recitazione de' san 00
ti officii, ben sapendo che in questo caso incorrerebbe ip De
80 facto gli anatemi della sua Chiesa e l'esecrazione di са с
tulti i fedeli. Questa nobile arditezza determinò l'impera . di re
tore a desistere dal suo progetto, e preservò la Chiesa cat me
tolica di Russia da alcune nuove defezioni, simili a quelle siste
del clero greco -unito . Il sig . Borowski, uno dei più emi . delt
nenti professori dell'Accademia di Pietroburgo , passa dalla anni
sua cattedra alla sede vescovile di Luceoria e di Gitomir
nella · Volinia (Loutzk e Zytomir).Da sua parte la diocesi sferi
di Wilma riceve un eccellente pastore nella persona del
sig. Zylinski . I vescovi presentati per le altre diocesi non terol
essendo ancor stati pubblicamente designati in Russia , se colti
ne deduce che fin qui non lo furono , o che forse non saran imu
no aggraditi a Roma.Ed invero la Santa Sede ,la quale non Cristi
saprebbe essere troppo oculata , pratica la massima circo areri
spezione prima di approvare i soggetti che il governo rus autor
so ba potuto proporle per le altre sedi vacanti in Russia . zie s
Egli è il ministro dell'interno dal quale dipende il Dipar igua
timento dei culti stranieri, il quale propone all'imperatore loro
i soggetti che gli garba o che gli conviene di promovere perat
all'episcopalo, ed in quel ministero è aperta un'ampia via mode
agli ambiziosi intrighi di offerte simoniache . Da quanto
grega
abbiamo esposto , voi, signore , ne caverete con ragione la bastia
conseguenza che nell'essenziale l'imperatore ed il suo go imi
verno,se non si sono totalmente discostati dal sistema d' op
pressione che gravava sulla Chiesa cattolica di Russia , bella
ne hanno almeno notabilmente modificata l'applicazione. zetli,
Si fu con una grande sapienza che nella sua Allocuzione ise
r
del 3 luglio scorso il Santo Padre ha designato i sette pun to le
ti, sui quali desiderasi di giungere ad una risoluzione ul Wade
teriore col governo russo , e noi altri cattolici di Russia , 10 TU
noi riponiamo tutta la nostra confidenza nella perfetta co ona

1
323

gnizione dei nostri interessi religiosi , che rivelansi con tan .


ta lucidità in quella Allocuzione , e nella palerna solleciti .
dine del supremo Pastore per questa parte del suo greg .
ge che ancor pena in Russia. L'erezione di una sellima
sede vescovile a Kherson è un insigne beneficio, e deve
considerarsi una preziosa conquista per la Chiesa cattoli.
ca. Fin qui il mezzogiorno della Russia, paese d' un'im .
mensa superficie, che si estende sino al di là del Caucaso,
era amministrato pel spirituale da missionari dipendenti dal.
la Congregazione De Propaganda fide. Queste missioni era
no generalmente aflidate ad alcuni religiosi italiani dell'Ordi.
ne dei Frati Minori; Odessa sola aveva avuto sino all'epo .
ca dell'espulsione dei Gesuiti una casa più considerabile
di religiosi di quell'ordine.Alcuni Cappuccini officiavano co
me parrochi in una cappella cattolica in Crimea ; altri as.
sistevano una missione transcaucasiana. Si rammenta la cru .
deltà colla quale questi ultimi furono espulsi, già da tre
anni , dalle loro case e dalle loro chiese nella provincia di
Tiflis; come furono ammucchiati in carri scoperti, e tra
sferiti solto la scorta di cosacchi allraverso le montagne
del versante meridionale del Caucaso, e fra nevi spaven .
tevoli, sulle terre della dominazione turca , ove furono ac
colti con quella tolleranza e quello spirito d'ospitalità che
i musulmani praticano inverso i monaci della religione di
Cristo . Giunti a Trebisonda , vi ricevettero i soccorsi di cui
avevano un gran bisogno dopo l ' aspra campagna che le
autorità russe loro fecero fare. Queste abbominevoli sevi .
zie s'esercitavano contro poveri discepoli di s . Francesco ,
i quali non avevano per consolazione che la croce che con
loro portavano , e ciò per aver riſiutato di prestare all' im
peratore il giuramento di sudliti, e di rinunciare per tal
modo tanto verso i loro superiori che verso la sacra Con .
gregazione ad ogni vincolo d'ubbidienza sacerdotale e mo .
nastica. Per l' avvenire, bisogna almeno sperarlo , simi
li misfatti più non succederanno, attesochè la nuova dio .
cesi , estendendosi sino al di là del Caucaso , comprenderà
nella sua giurisdizione i cattolici della Georgia , dell' Ime.
rethi , della Cachecia ed anche quelli dell' Armenia 1 pre
ti secolari, nati od educati in Russia, potranno essere, in
un tempo più o meno lontano , inviati in quelle vaste con
trade per esercitarvi la cura d'anime senza che il gover
no russo possa adombrarsi, come lo fece a riguardo de'mis
sionari che gli erano stati spediti da Roma. In ogni mo
Rac. Rel. Vou . XVI. 33
$ 26

do , la conclusione del concordato ha cagionato ai callo


lici del nostro paese altrettanta gioia quanta sorpresa , chè,
come d'ordinario, nulla vi si traspirava delle negoziazioni
aperte e proseguite a Roma . Sembra incontrastabile che il
sistema d'oppressione sotto il quale geineva la nostra Chie.
sa , è che, come dissi, aveva per base , nello spirilo del.
l'imperatore , la sua idea fissa d' omogeneità nazionale , si
è profondamente modificata in conseguenza del suo collo
quio tutto provvidenziale col sovrano Pontefice .Intanto noi
abbiamo l'obbligo di glorificare la Provvidenza di un si
grande cambiamento, e quello di benedire la memoria del
venerabile Gregorio XVI, e di onorare il suo grande ed
illustre Successore , al quale siamo debitori d'un si insigne
beneficio . Gradite, ecc . ) .
MESSICO -La Società delle Suore della Carità trovasi in
uno stato fiorente nel Messico.Non son che tre anni ch'esse
furono chiamate nella Capitale di quello stato e già vi han .
no tre stabilimenti . Posseggono altresi una scuola frequen
tatissima a Silas ; sono state richieste in parecchi altri luo .
ghi , ma non hanno bastanti suore in questo moinento per
fondare un più gran numero di case. I Lazzaristi hanno
una casà centrale nella città del Messico , un Seminario a
Puebla e un collegio con trecento allievi a Léon .
CINA-Mons . Verolle, Vicario A postolico di Leao.Tung e di
Mandsciuria , è rientrato nel suo Vicariato dopo aver fatto
la più penosa traversata e corso i più grandi pericoli per
l'immenso impero della Cina. Partito da Napoli il 26 ago.
sto 1847, il nostro generoso apostolo giunse per la via del.
ľEgitto su' confini della Cina al principio di novembre .Non
potendo a causa dei ghiacci dell'inverno recarsi per mare
à Mandsciuria , prese la sua direzione per terra . Ei traverso
da un capo all'altro l'impero Cinese passando per Pekino stes .
so , ed è felicementente arrivato nella sua diletta missione,
dove in questo momento si occupa senza riposo nelle fa
tiche dell' Apostolalo . Il suo zelo è tanto più infiammato al
presente , in quanto che durante il suo soggiorno in Euro
pa , si è manifestata nei popoli della Mandsçiuria e del
Leao . Tung una propensione più grande verso il cattolici .
smo di quella che fin allora apparisse . Al presente egli non
può bastare alle sue bisogna . Queste notizie partite da Hong.
Kong il 21 giugno ultiino sono state indirizzale ad un ec.
clesiastico di Caen , dall'abate Thomine -Desmarures, e le
ha pubblicate l' Ami de la Religion .
327

APFEIT DICE
Condanna emanala da Sua Santità Papa Pio IX contro
ľ Assemblea Nazionale di Roma

Se i demagoghi romani avessero insino ad ora potuto far


credere ad alcuno ch ' eran degni di scusa , venendo da igno
ranza e non da volontà il loro peccato contro Dio e l'Un
10 suo , ora che Questi ba per la terza volta parlato , non
banno onde scusare la loro ostinazione nella colpa. Pio No.
No condanna solennemente quell' Assemblea , la quale non
voluta dalla nazione ma si da un partilo, mira niente me .
no a mutare il paternale reggimento de' Sommi Pontefici
pello Stato della Chiesa . E pure, chi il crederebbe ? una
mano di ribaldi, capitanata dal tribuno popolare di Roma,
osò ne passati giorni dileggiar pubblicamente questa con
davna, in cui dallato al santo rigore di provocata giusti.
zia , tutto traspare l'affetto che ha pe' suoi figli l'oltraggia
to Pontefice ! Na lutto questo lo han fallo perché non co
noscono Colui che Lo ha mandato, e dee adempirsi quel.
la parola scritta nella legge: Mi odiarono senza motivo .
PIUS P P. IX .
Ai nostri amatissimi suilditi

Da questa
quest paciſica stazione ove piacque alla Divina Prov .
videnza di condurci, onde potessimo liberamente manifesta .
re i Nostri sentimenti, ed i Nostri voleri , slavano allen
dendo che si facesse palese il rimorso dei Nostri figli tra
viati per i sacrilegii, ed i misfatti commessi contro le per
sone a Noi addelle , fra le quali alcune uccise, altre oltrag.
giale nei modi i più barbari, non che per quelli consuma
ti nella Nostra Residenza, e contro la stessa Nostra Perso
na . Noi però non vedemmo che uno sterile invito di ritor
no alla Nostra Capitale, senza che si facesse parola di con
danna dei suddetti attentati , e senza la minima garanzia
che Ci assicurasse dalle frodi, e dalle violenze di quella
slessa schiera di forsennati, che ancora tiraoneggia con un
barbaro dispotismo Roma e lo Stato della Chiesa. Stavamo
pure aspettando , che le Proteste e Ordinazioni da Noi e .
messe richiamassero ai doveri di fedeltà e di sudditanza co .
loro che l'una e l'altra disprezzano e conculcano nella Ca
pitale stessa de' Nostri Slati. Ma in vece di ciò un nuovo
528

e più mostruoso atto di smascherata fellonia, e di vera ri


bellione, da essi audacemente commesso , colinó la misura
della Nostra afflizione, ed eccitò insieme la giusta Nostra
indignazione, siccome sarà per contristare la Chiesa Uni
versale. Vogliam parlare di quell'atto per ogni riguardo
detestabile , col quale si pretese intimare la convocazione
di una sedicente Assemblea Generale Nazionale dello Sta .
to Romano, con un Decreto de' 29 dicembre prossimo pas .
sato , per istabilire nuove forme politiche da darsi agli Sta.
ti Pontificii. Aggiungendo così iniquità ad iniquità , gli au.
tori e fautori della demagogica anarchia tentano distrugge .
re l'autorità temporale del Romano Pontefice sui dominii
di Santa Chiesa , quantunque irrefragabilmente stabilita sui
più antichi e solidi diritti, venerata , riconosciuta e difesa
da tutte le nazioni , col supporre e far credere , che il di
Lui sovrano potere vada soggetto a controversia , o dipen
da dal capriccio dei faziosi.
Risparmieremo alla Nostra dignità la umiliazione di trat
tenerci su quanto di mostruoso si racchiude in quell'alto ab
bominevole per l'assurdità della sua origine, non meno che
per la illegalità delle forme, e per l'empietà del suo scopo ;ma
appartiene bensi all' Apostolica Autorità, di cui,sebbene inde
gni, siamo investiti , ed alla resposabilità che Ci lega co' più
sacri giuramenti al cospetto dell'Onnipotente,ilprotestare non
solo , siccomefacciamo, nel più energico ed efficace modo con•
tro dell'atto medesimo,ma di condannarlo eziandio alla fac
cia dell'universo , quale enorme e sacrilego attentato com
messo in pregiudizio della Nostra indipendenza e sovrani .
tà , meritevole de' castighi comminati dalle leggi si divine
come umane. Noi siamo persuasi , che al ricevere l'impu
denle invilo sarete rimasti commossi da santo sdegno , ed
avrete rigettato lungi da voi una si rea e vergognosa pro
vocazione. Ciò non oslante, perchè niuno di voi possa dir
si illuso da fallaci seduzioni e da predicatori di sovversive
dottrinc ,nè ignaro di quanto si trama daʼnemici di ogni or
dine, d'ogni legge , d'ogoi diritto , d'ogoi vera libertà , e
della stessa vostra felicità, vogliamo oggi nuovamente in
nalzare , e diffondere la Nostra voce in guisa che vi ren
da vieppii certi dello stretto divieto con cui vi proibiamo,
a qualunque celo , o condizione apparteniate, di prendere
alcuna parte nelle riunioni che si osassero fare per le no
mine degli individui da inviarsi alla condannata Assemblea .
In pari tempo vi ricordia :no come questa Nostra assolula
529

proibizione venga sanzionata dai Decreti dei Nostri Predc.


cessori, e dei Concilii, e specialmente dal Sacrosanto Con
cilio generale di Trento ( Sess. XXII, C. X7, de Refor .),
nei quali la Chiesa ha fulminato replicate volte le sue Cen
sure , e principalmente la Scomunica Maggiore da incor .
rersi, senza bisogno di alcuna dichiarazione, da chiunque
ardisce rendersi colpevole di qualsivoglia allentato contro
la temporale Sovranità dei Sommi Romani Pontefici , sic
come dichiariamo esservi già disgraziatamente incorsi tut.
ti coloro che hanno dato opera all'atto suddetto, ed ai pre.
cedenti diretti a danno della medesima Sovranità , o in.qua:
lunque altro modo , e sotto mentito pretesto banno pertur.
bata , violata , ed usurpata la Nostra Autorilà .
Se però Ci sentiamo obbligati per dovere di coscienza a tile
telare il sacro deposito del patrimonio della Sposa di Gesù
Cristo alle Nostre cure affidato, coll'adoperare la spada di
giusta severità a tal nopo dataci dallo stesso divino Giudice,
non possiamo però mai dimenticarci di tenere in terra le veci
di Colui, che anche nell'esercitare la sua giustizia non la .
scia di usare misericordia . Ionalzando pertanto al cielo le
Nostre mani, mentre di nuovo a Lui rimettiamo e racco
mandiamo una tal causa giustissima, la quale più che No.
stra è Sua ; e mentre di nuovo Ci dichiariamo pronti , col
l'aiuto della potente sua grazia , di sorbire sino alla fec.
cia, per la difesa e la gloria della cattolica Chiesa, il ca.
Ice delle persecuzioni, ch’Esso pel primo volle bere per
la salute della medesima, non desisteremo dal supplicarlo
e scongiurarlo , affinchè voglia benignamente esaudire le
fervide preghiere, che di giorno e di notte non cessiamo
d'innalzargli per la conversione e la salvezza de' traviati.
Nessuno giorno certamente più lielo per Noi e giocondo
sorgerà di quello in cui Ci sarà dato di veder rientrare
nell'ovile del Signore quei nostri figli , dai quali oggi tan
le tribolazioni ed amarezze Ci provengono . La speranza
di goder presto di un si felice giorno si convalida in Noi
al riflesso, che universali sono le preghiere, cbe unite al
le nosire ascendono al trono della Divina Misericordia dalle
Jabbra e dal cuore dei fedeli di tutto l' Orbe Cattolico , e che
Ja stimolano e la forzano continuamente a mutare il cuore
dei peccatori, e ricondurli nelle vie di verità e di giustizia .
Datum Cajetae die 1 Januarii Anni 1849 .
PIUS PP . IX .

FINE DEL SEDICESIMO VOLUME


330
IDICE

DELLE COSE CONTENUTE NEL SEDICESIMO VOLUME

Poche parole d'Introduzione- 1 Compilatori. PAG . 5

SCIENZE

) . Appendice all’Articolo I Sul Millenarismo antico, ossia, An


notazioni sopra uno Schizzo di storia profetica , estratto dal
la Sacra Scrittura-1 Compilatori. . 6
II . III . De'Profeti in Francia al secolo XIX - Articoli due - I
novelli Profeti del Cristianesimo sono Cristiani ? -Can . Ab .
Bartolemmeo d' Aranzo . . 38 e 89
IV . VIII . Esame della Risposta di Gioele Virgeno Alafane alla
lettera che S. E. R. il Cardinale Arcivescovo Napoli indi
rizzava al Ministro degli Affari Ecclesiastici - 1 Compila
tori. . 109 e 470
V. Sopra la libertà ed eguaglianza voluta da Cristo . Risposta
ad un amico- Fra Dionisio da s. Gio . in Galdo M.0. . 257
VI . Il Celibato ecclesiastico-Art . I - Giuseppe Polisieri. . 353
VII . Considerazioni sul Duello-1 Compilatori. . . 445

LETTERATURA

J. I Monaci - Giuseppe Polisieri. . 193


II . Monumenti per l'indipendenza dell'Autorità Ecclesiastica
dal Polere civile -- Art.1 - Dall'Amico Cattolico . . 216
III . Della libertà religiosa richiesta da' cattolici di Alemagna
- 1 Compilatori. 283

E SAME D'OPERE

1. Discorsi politici a' Principi d'Italia , del P.Tommaso Campa


nella pubblicati per cura di P. Garzilli, Napoli, nella stam
peria del Fibreno, 1848-1 Compilatori. 125

VARIETA '

Allocuzioni di Sua Santilá PAPA Pio IX tenute nel Concistoro


segreto de' 3 Luglio 1848 , intorno alle cose religiose della
Russia; ed in quello degli 11 Settembre 1848 per la morte
dell' Arcivescovo di Parigi.. 48 e 304
531

Risposta della SANTITA'Sua all'Iudirizzo presentatogli dal Con


siglio de'Deputati diRoma il giorno 9 Luglio...... 69
Risposte della S. Congregazione de' Riti - Modo di recilare i Re
spousorii del Mailutino , quando il loro priino versetio è di
viso da due o tre asterischi. . . 238
Decreto della Sagra Congregazione dell ' Indice . . 306
Decretum S. Congregationis super Stalu Regularium Auctori
tale SS . Domini Nostri Pu PP.IX Editum , De testimonialibus
Ordinariorum literis requirendis in receptione illorum , qui
ad habitum religiosum admitti postulant. .. 306
Articoli di Concordato fermati dalla Santa Sede con l'Impera
lor delle Russie . . . . 57
Mons. il Vescovo di Nizza innanzi alla Camera de' Deputati di
Torino - D . A. . 70
Tre Pellegrine Russe a S. Pietro Apostolo , Parole di Mons Ma

75
rino Marini - 1 Compilatori. ... .
Di una petizione falia alla Camera de’nostri Deputati - 1 Com .
pilatori. . . 137
Un'altra Risoluzione della Camera de' Deputati di Torino -
D. A... . 141
Sulla proposta del Ministro della Finanza intorno alla vendita
de' benide' Luoghipii laicali -1 Compilatori. . .... 151
Riflessioni che dal Vescovo di Nocera de'Pagani sottopongon
si all' alla saviezza de' ragguardevoli Componenti le Camere
Legislative del Regno , intorno al progetto di legge relativo
all'alienazione de 'beni de'Luoghi pii laicali . ... . 176
Continuazione de' fatti importanti per la Religione in Piemonte
- 1 Compilatori. . . 240
Un'altra Seita protestante – Dagli Annali delle Scienze Reli
giose. .. 243
Come il Cousin intenda far migliore il popolo parigino - 1Com
pilatori. . . . 308
Un difficile problema di socialismo risoluto dalla Religione Cat
lolica - D. A. . 312
Osservazioni morali-religiose di un Francese su l'ultima rivo
Juzione d'Italia - Lettera al Direttore dell'Armonia della
Religione con la Civiltà di Torino . 318
Sul riposo della Domenica -- D . A .. 326
Della sella incivile ed irreligiosa che agila l'Italia Dall' Ar
monia della Religione con la Civiltà .' 389
Alcuni cenni sugli ultimi avvenimenti di Roma - 1Compilatori. 433
Sulla Manna di s . Felice in Wola Lellera a'Compilatori del
Can . Ab . Bartolommen d' Aranzo . 441
!

532
Della dimora di Pio IX a Gaeta,e del suo dominio sugli Stati ſo:
mani - 1 Compilatori .. . 483
Una divola pratica da imitarsi-A. . 503
Condanna emanata da Sua Santità Papa Pio IX contro l'Assem
blea Nazionale di Roma . . 327

NOTIZIE

Italia . . 78. 180. 246. 331 , 394. 507


Spagna . . 84. 181 , 837
Francia . . 85 , 247. 337. 397
Svizzera . 184. 338. 399. 509
Austria . 0 344
Ungheria . 344
Germania 248. 411. 514
Prussia . . 345
Belgio 425
Russia . 346. 522
Inghilterra . . 249. 347. 426. 522
Irlanda . 350. 427
Isole Ionie . . . 250
Stati-Uniti di Amcrica . 251. 430
Messico . . . 526
Cina. . 526

BIBLIOGRAFIA

Italia . 232
Belgio . 254

ERRORI CORREZIONI
PAG. LIN .
73 , 23, gli appartiene le appartiene
127 , 13, viene da Dio venendo da Dio
346, 1 , quella quelle
N. B. Il cognome dell'Autore dello Schizzo di storia profe
tica ,nell’Articolo inserito a p . 6 segg . di questo volume, in tutti
quc' luoghi in cui è citalo , dee leggersi Fletcher e non Ketcher .
1
1
1
.
1 .
UNIVERSITY OF CALIFORNIA LIBRARY
Los Angeles

This book is DUE on the last date stamped below.

Form L9-Series 4939

Potrebbero piacerti anche