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monica carocci

galleria francesca antonini

testo cristiana perrella


NuvoleAlte
CRISTIANA PERRELLA
Conosco Monica Carocci da molti anni, da quando tutte e due eravamo all’inizio della no-
stra carriera e cercavamo di emergere in una scena artistica – primi anni Novanta, tra Torino
e Roma – molto vivace e molto maschile. I primi lavori che ricordo di lei sono immagini di
bambole Barbie fotografate con la tecnica che sarebbe diventata un suo tratto distintivo: scat-
to in bianco e nero, poi interventi a più riprese in camera oscura, durante le fasi di sviluppo e
stampa, fino ad alterare completamente sia l’immagine di partenza che il supporto, poi nuovo
scatto della foto manipolata, infine stampa in grandi dimensioni. Da quel lungo processo, da
quel trattamento tanto manuale che fotografico – bruciature con acidi, aggiunte, abrasioni,
cancellature, ingrandimenti – le immagini emergevano come visioni: evanescenti, indefinite,
misteriose, macchie di luce ritagliate su uno sfondo buio. Sfocati, sovraesposti, solarizzati, i
soggetti ripresi erano trasfigurati, irriconoscibili anche quando familiari, e però presenti, di
una presenza forte, profonda, come quella dei ricordi che non sempre aderiscono alla realtà
ma piuttosto ne creano una propria, diversa ma non meno vera. Le sue foto portavano alla
luce, letteralmente, ciò che spesso l’occhio umano non è in grado di afferrare e percepire, l’ani-
ma delle cose, anche le più banali, la loro segreta energia. Negli anni Monica ha affinato que-
sta capacità di rendere, attraverso il suo lavoro, le cose intorno a noi presenti in modo nuovo,
vive di una vita metafisica. Ha applicato il suo sguardo e la sua tecnica a soggetti “classici”
dell’arte e della fotografia: ritratto, paesaggio, natura morta, animali, dimostrando quanto
possano essere freschi e ancora generativi. Con l’immediatezza di un rayogram, la capacità
rivelatrice di un effetto Kirlian (quello attraverso il quale si pensava potesse essere visualizzata
l’aura di un corpo) le sue immagini si danno come impronte del reale, sembrano manifestarsi
senza la mediazione di alcuna tecnologia, direttamente sulla carta, con una bellezza sopran-
naturale. Sembrano coagularsi e farsi tutt’uno con la fisicità del supporto, carta baritata taglia-
ta in modo irregolare, i margini lasciati al vivo.

La ricchezza di possibilità espressive e la profondità del suo approccio alla fotografia sono sta-
te tali da consentirle un percorso di estrema coerenza e riconoscibilità: trent’anni di lavoro in
cui non si è mai allontanata dalla sua tecnica, in cui non si è mai stancata della camera oscu-
ra, dell’analogico, del bianco e nero, dell’alchimia di interventi, errori, casualità che genera le
immagini.

A farla discostare da una pratica così centrata ci sono volute condizioni straordinarie, quelle
determinate da un viaggio in Africa –in Uganda nel 2019 per restituire per immagini il lavo-
ro difficile di una onlus che opera nell’ambito della chirurgia plastica ricostruttiva - e quelle
imposte dalla pandemia, con l’isolamento, il confinamento, l’orizzonte limitato al luogo in cui
si vive.

In Africa Monica porta, insieme alla sua Leica, una macchina digitale modificata. Da tanto
pensa di lavorare sull’infrarosso, perciò fa un esperimento convertendo una Nikon di seconda
mano comprata su ebay, togliendo il filtro sopra al sensore. Sceglie il digitale perché permette
di lavorare con tempi rapidi, senza lunghe attese, difficili in quel contesto. Quando il calore e
le condizioni estreme mettono fuori uso la macchina principale, non le rimane che utilizzare
la Nikon. La fotografia a infrarossi è uno sguardo nel mondo invisibile. L’occhio umano può
vedere lunghezze d’onda nello spettro dal viola al rosso, oltre non percepisce. La macchina
invece vede molto più in là, vede radiazioni che fanno l’acqua e il cielo quasi neri e le fo-
glie degli alberi chiare, che penetrano leggermente sotto l'epidermide, dando ai volti un
effetto particolarmente etereo e irreale. Le cicatrici terribili che Monica fotografa a Fort
Portal non hanno perciò la crudezza del reportage ma si trasformano, sono disegni sulla
pelle, che da scurissima diventa chiara.

Tornata in Italia, la parentesi di sperimentazione sarebbe chiusa ma la pandemia, il


lockdown, la solitudine forzata rendono improvvisamente pesante, quasi insopportabile,
il lavoro in camera oscura. Accantona perciò l’analogico e, ripresa la Nikon a infrarossi,
la rivolge come sempre verso ciò che ha intorno a sé, verso ciò che è vicino e familiare
e che , attraverso le sue immagini diventa un altro mondo. Solo che la trasformazione
avviene ora tutta al momento dello scatto, senza il corpo a corpo dell’elaborazione della
materia della fotografia. Torino è una città ricca di verde, ha il fiume, i parchi. La natura
in quest’ultimo anno è stata per molti - anche per me- una consolazione, piante e fiori
recisi dentro casa, prati e alberi fuori. Per Monica è un territorio da scoprire con occhi
nuovi, un altrove che offre il rifugio dell’immaginazione. Basta invertire il punto di vi-
sta, rovesciandolo, scambiare i riflessi nell’acqua con le cose che li hanno generati; basta-
no nuovi colori surreali, onirici, notturni; basta lasciare spazio ai dettagli, perché l’occhio
ci si perda e non trovi più la strada della realtà. Tutto cambia, un mondo magico appare,
sospeso in uno stato di crepuscolare esitazione, di sospensione che annuncia un cambia-
mento profondo. Il paesaggio, radioattivo, fiabesco, immobile, genera insieme fascino
e vertigine perché è l’epifania di un mondo sul quale l’uomo non sa più agire e che per
questo potrebbe non comprenderlo più. Dargli forma, farlo immagine, è un modo di
rispondere alla crisi, di affermare la propria presenza, la propria esistenza nello stesso
momento in cui si comprende la propria fragilità.
Calla2020
2020
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
Tulipano2020
2020
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
Tulipani2020
2020
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 40x26,59
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
3x cm 24x18
Stampa digitale su carta cotone
Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 60x40
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 60x40
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 60x40
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
NuvoleAlte
2021
cm 60x40
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
Tulipani2021
2021
cm 60x40
Stampa digitale su carta cotone Tiratura 3 copie
https://www.artforum.com/picks/monica-carocci-85727

https://www.exibart.com/arte-contemporanea/monica-carocci-nuvo-
le-alte-galleria-francesca-antonini/

https://www.artislineblog.com/le-nuvole-alte-di-monica-carocci-in-mo-
stra-a-roma/

https://www.francescaantonini.it/nuvolealte-monica-carocci-ita

https://www.artribune.com/arti-visive/fotografia/2021/05/monica-car-
tocci-cute-project-uganda/

grazie

monica

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