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Il XVI secolo fu per l'Inghilterra il secolo più ricco di eventi cruciali. Fu davvero
l'inizio esclusivo di tutto: della sua identità nazionale e linguistica, della sua
letteratura e della sua potenza politica economica, l'inizio anche della sostanza
nel mondo.
Metà del ‘500, Enrico VIII decide di accogliere le istanze della riforma e di istituire
una chiesa inglese con uno statuto teologico ancora molto ambiguo.
Enrico VIII dichiara l' indipendenza della corona inglese dalla Santa sede con
l'atto di supremazia del 1534 si proclama capo della Chiesa di Inghilterra.
Il monarca inglese usò con tempestivo opportunismo le nuove idee che erano
prodotte nella Germania di Lutero e clandestinamente importate in Inghilterra, al
solo scopo di appropriarsi delle cospicue ricchezze ecclesiastiche.
La storia della riforma fu una storia lunga e travagliata: essa distrusse tradizioni
e consuetudini, abbazie e libri, ma permise una rivoluzionaria modernizzazione
dell'apparato giuridico amministrativo e il decollo orgoglioso di una nuova cultura
politica e letteraria.
Nella sua prima fase è difficile distinguerla dalle altre chiese riformate e dalla
chiesa cattolica: ci sarà un lungo processo per definire l’entità teologica della
chiesa inglese.
Dopo Enrico VIII sale al trono Maria I detta Bloody Mary, figlia di Enrico e
sorellastra di Elisabetta. Maria I abolisce la chiesa inglese e fa tornare quella
cattolica. Dopo di lei, con Elisabeth I seguiranno fasi in cui l’Inghilterra sarà più o
meno riformata: c’è un compromesso, la chiesa inglese accoglie le istanze della
riforma ma respinge quelle più radicali dei puritani.
Riforma: abolisce tutti i santi (tranne quelli nominati nelle sacre scritture), viene
abolito il segno della croce, gli altari di pietra nelle chiese vengono sostituiti da
tavoli di legno, è vietato sollevare l’ostia, la celebrazione della messa avviene in
inglese invece che in latino (ciò fa cambiare il rapporto dei fedeli nei confronti di
ciò che viene celebrato), cambia il manuale liturgico. Enrico VIII fa requisire gran
parte dei monasteri inglesi.
Book of Common Prayer → nuovo manuale liturgico, gran parte del linguaggio
religioso inglese nasce con questo libro. La sua influenza sulla lingua inglese è
paragonabile a quella della radio nell’età moderna, come capacità di uniformare il
lessico, i modi di dire ecc…
(1576 primo teatro inglese costruito da un attore che era anche un carpentiere,
diventato poi azionista).
Nei teatri costruiti in quel tempo (dagli anni ’70 del ‘500, prima all’interno della
city e poi trasferiti fuori da essa oltre il Tamigi durante la repubblica puritana) gli
spettacoli si svolgevano solo in alcuni giorni della settimana tra le 2 e le 6 pm
perché erano teatri pubblici, all’aperto. Questi teatri ospitavano alcuni giorni
spettacoli teatrali, negli altri invece si svolgevano combattimenti di cani, orsi e
galli. Gli spettacoli teatrali e i combattimenti erano in competizione.
Esempio: An Anatomy of the world - John Donne: poemetto del 1611, una delle
pochissime opere pubblicate in vita. Dedicato alla morte prematura di una
ragazzina di 14/15 anni, figlia del suo patrono; morta nel 1610. Il sottolio è ‘the
first aniversary’, un anno dalla morte della ragazza. È un’elegia funebre, ma
Donne si spinge più in là: approfitta dell’occasione per fare un’elegia funebre del
vecchio mondo. Un’elegia funebre che celebra la scomparsa del mondo
precedente: il mondo che viene rimpianto è quello delle corrispondenza
armoniche tra micro e macro cosmo, il mondo del neoplatonismo, il mondo che
aveva garantito agli uomini di essere in piccolo, delle ri proposizioni armoniche e
ben congegnate di un mondo che era invece nei cieli. Piccolo mondo e grande
mondo intrattenevano una relazione sostanzialmente basta sull’esistenza di Dio e
sulla garanzia che l’uomo fosse a immagine e somiglianza di Dio.
Nel poemetto, Donne evoca alcuni eventi, uno in particolare che lui ritiene molto
sconvolgente e che riguarda anche le scoperte di Copernico: riporta un evento
realmente avvenuto, l’avvistamento di alcune nuove stelle, il loro schedamento e
la loro scomparsa a distanza di un po’ di anni. Questa era la drammatica
testimonianza che il cielo era soggetto a cambiamenti tanto quanto la terra.
Donne disse che nel cielo avvenivano terremoti e guerra come avvenivano sulla
terra.
La perdita dell’idea di un mondo celeste, comporta che la concezione della vita
sulla terra peggiora.
Donne sostiene che una corrispondenza tra micro e macro cosmo sopravvive, ma
non è quella dell’armonia, ma quella del peccato originale. La comparsa e la
scomparsa delle stelle, mostrano la corruttibilità dei cieli. l’uomo, dopo il peccato
originale, è soggetto a un processo di lenta corruzione. In John Donne, cielo e
terra tornano ad essere in relazione ma con una corrispondenza negativa basata
sul peccato originale (una delle ossessioni della riforma protestante: riproporre la
sua attualità è una delle istanze della riforma).
Una delle teorie più importanti della riforma è la ‘teoria della predestinazione’:
importante, secondo questa teoria, prima di tutti i tempi, Dio ha deciso chi sono i
salvati e chi sono i dannati. È stato già tutto deciso. In polemica con la chiesa
cattolica, ciò significa che non hanno alcun valore le indulgenze, non hanno più
valore le opere buone, significa che è del tutto irrilevante comportarsi bene in
vita: è stato già tutto deciso.
Questa era una strategia di Lutero: in opposizione all’idea che con le opere buone
ci si ‘comprava’ la salvezza eterna, Lutero ribalta la situazione. Cancella
completamene il libero arbitrio.
È contro questo che si scaglia Bruno: sostiene che quest’idea priva l’uomo della
capacità di agire, non secondo necessità (come le bestie), ma di scegliere ogni
volta il bene e il male.
Quest’argomento è importante per il Paradise Lost di Milton: mette in scena la
caduta, Adamo ed Eva, il peccato originale. Lui dice una cosa molto interessante,
alla base della sua decisione di mettere in scena quest’episodio: secondo lui, per
conoscere il bene, bisogna passare attraverso il male. La scelta del bene, che non
nasce dalla consapevolezza di che cos’è il male, non è una vera scelta.
Milton estremizza la questione: la necessità di conoscere il male come
presupposto della scelta del bene. Chi non ha mai avuto una tentazione, non ha
mai di fatto dovuto esercitare il libero arbitrio, la scelta del bene.
La vera scelta del bene è quella che si fa dopo aver conosciuto il male.
Tra ‘400 e ‘500 → svolta fondamentale che avviene in Inghilterra: fine della guerra
delle due rose, tra York e Lancaster. Guerra tra due famiglie che vogliono imporre
la propria dinastia sul trono inglese, di cui si occuperà Shakespeare nelle sue
Histories Plays.
1480 → sale al trono Enrico VII (Tudor), padre di Enrico VIII, fino a Elisabetta c’è
la dinastia dei Tudor. Dopo c’è quella degli Stuart (Giacomo I che unisce le corone
di Inghilterra e Scozia).
Enrico VII è uno dei protagonisti di Riccardo III di Shakespeare che si conclude
proprio con la sua vittoria (elogio ai Tudor da parte dell’autore per Elisabetta).
Enrico VII appare come il salvatore dell’Inghilterra dal tiranno Riccardo III.
Enrico VII appartiene ad un ramo lontano della famiglia dei Lancaster, ma sposa
la figlia di Elisabetta di York riunendo le due famiglie, mettendo fine alla guerra.
Con Enrico VII l’Inghilterra può finalmente dedicarsi anche alle arti,
approfittando di questo periodo di pace e del fatto che il re favorisce l’ingresso nel
paese di figure di spicco dell’umanesimo italiano. Promuove le traduzione dei
classici, crea un ambiente culturalmente coltivato che crescerà con i suoi
successori.
Enrico VII, oltre a dare il via ad una riscoperta delle arti, dal punto di vista
politico centralizza di più il potere, rafforza la figura del re: diventa una figura
meno soggetta ad assassini ecc… (com’era durante la guerra). Consolida il suo
potere.
Una conseguenza di ciò, oltre alla percezione della creazione di un’identità inglese
più forte, è che la lingua inglese, fino a quel momento secondaria diventa
importante.
Utopia di Tommaso Moro → scritta in latino nel 1516. Una delle opere più
importanti del ‘500. Solo successivamente verrà prodotta una versione inglese.
‘Utopia’ vuol dire non-luogo oppure ‘luogo del bene’. È il nome di un’isola che
nell’opera contiene 54 città-stato.
In questa isola, More stabilissi la sede di uno Stato ideale dove non esistono
proprietà privata, né denaro, né differenza di rango, dove la guerra è sconosciuta
e tutti lavorano sei ore al giorno, Dove la famiglia condivide beni e figli con la
comunità e non c'è posto per l'ambizione personale o il conflitto politico, né per lo
spreco del lusso, né per il privilegio o il sopruso. Qui i desideri privati sono
attenuati in nome dell'interesse comune e della convivenza civile.
Ispirata sia alla ‘repubblica’ di Platone, sia ai resoconti dei recenti viaggi di
esplorazione verso nuove terre, l'isola di Utopia sembra voler essere a
rappresentazione ed il contrario dell’attuale dell’Inghilterra, rigidamente divisa da
gerarchie sociali, smodatamente teatrale, vanagloriosa e pretenziosa, ingiusta e
violenta.
Quest'opera costituisce forse il primo esempio di critica della società
contemporanea.
‘Utopia’ serve più a stanare i vizi del reale che a decretare le virtù dell’ideale;
rappresenta quello che la società ideale dovrebbe essere.
Verso la fine del ‘500, sulla spinta del nuovo orgoglio nazionale, fioriscono molte
opere in lingua inglese.
Tommaso Moro vive sotto il regno di Enrico VIII (trono 1509), protagonista di
un’altra svolta epocale: nascita della chiesa inglese.
Enrico VIII offrì a Moro l'incarico di Lord Chancellor. Egli fu il promotore del più
eloquente e brillante programma di riforma del cristianesimo che avrebbe
costituito un riferimento fondamentale per il futuro sviluppo della cultura laica e
religiosa di tutta l’Europa.
Il lavoro di Moro fu però presto messo in pericolo da Martin Lutero.
Quando Martin Lutero, dopo aver fatto circolare le sue celebri 95 tesi nel 1517, fu
scomunicato e dichiarato fuorilegge la Carlo V, il programma di rivitalizzazione
del cristianesimo dal suo interno si era trasformato in un attacco dall’esterno.
Lutero non rimase passivo di fronte alla scomunica: la prima reazione fu la
pubblicazione di 'la prigionia di Babilonia’, un trattato in latino indirizzato ad un
clero colto in cui proponeva la liberazione della spiritualità cristiana dalla
corruzione dell'istituzione della Chiesa cattolica. Inoltre, respingeva la validità di
tutti i sacramenti ad eccezione del battesimo e dell’eucarestia.
Se Lutero da una parte del destituiva il clero di ogni potere, dall'altra accresceva
immensamente quello di Dio. Secondo lui, la grazia, la salvezza nell'aldilà, è
concessa da Dio solo ad un certo numero di eletti.
Si tratta di quella che Calvino definirà più tardi ‘teoria della predestinazione’,
teoria inconciliabile con quella cattolica (secondo la quale la salvezza è
ugualmente distribuita a tutti uomini e tocca al singolo individuo riconoscerla e
farne buon uso).
Moro, come Erasmo, pur condividendo con Lutero la necessità di una riforma,
temeva più di ogni altra cosa la disobbedienza civile e la frammentazione
dell'Europa cristiana. Secondo lui, l'unità del cristianesimo ed il sistema giuridico
garantiti dalla Chiesa cattolica andavano difesi a tutti costi.
Nella prima fase del suo regno, Enrico VIII accoglie le idee della riforma, non solo
perché lo avvantaggiano per il raggiungimento del suo obiettivo, le accoglie anche
in maniera sincera (forze anche grazie al fatto che Anna Bolena fosse protestante):
promuove una nuova traduzione della Bibbia (che non sarà mai terminata) e delle
modifiche liturgiche che indeboliscono lo statuto del dogma della
transustanziazione, posizioni liturgiche più lontane da quelle della tradizione
cattolica. C’è una lotta contro la corruzione del clero.
Nel 1534 si dichiara capo della chiesa inglese, negli anni successivi requisisce
molti monasteri ed edifici religiosi convertendoli ad usi pubblici o regalandoli a
nobili. Nel 1534 indice anche l’atto di supremazia e sposta la linea di discendenza
da Maria a Elisabetta.
Nell’ultima fase del suo regno (1538-1546) invece, ritratta le sue decisioni
precedenti: indica Maria, figlia di Caterina, come erede al trono.
Enrico VIII morì nel 1547 lasciando il trono al figlio Edoardo VI regnò solamente
sei anni.
Con il suo regno la riforma prese un aspetto radicale → l'obbligo del celibato dei
sacerdoti fu annullato, le immagini che ancora sopravvivevano nelle chiese furono
distrutte, nuove terre furono confiscate agli ordini religiosi, gli altari furono
rimossi e sostituiti con semplici Tavo sulle quali veniva celebrato, in inglese e non
più in latino, il rito dell’eucarestia come atto commemorativo della passione di
Cristo.
Nel 1549 il primo ‘Book of common prayer’ fu scritto dall’arcivescovo Cranmer.
Esso stabiliva la liturgia che doveva essere osservata durante le celebrazioni
religiose, e intendeva sostituire tutti i libri di preghiere destinati alla preghiera
privata.
Questo libro è particolarmente importante perché costituisce una vera e propria
rivoluzione liturgica pari a quella messa in opera dal concilio di Trento.
La riforma di Edoardo fu accettata di buon grado da tutta la popolazione e di fatto
il suo regno non durò a lungo. Quando egli morì nel 1553, gli successe la sorella
Maria I.
Elisabetta era figlia della seconda moglie di Enrico, Anna Bolena. Si trovò a dover
governare un paese drasticamente diviso in una minoranza di attivi e convinti
protestanti e una maggioranza di cattolici.
Elisabetta non accontento né gli uni né gli altri: la Chiesa di Inghilterra sotto la
sua direzione divenne sempre più antipapista, ma della Chiesa cattolica ella imitò
tutte le maggiori strutture istituzionali.
Una chiesa simile non piacque a papa Pio V che scomunicò la giovane regina.
La chiesa di Elisabetta I era principalmente politica.
Elisabetta I promulga un altro atto di supremazia ristabilendo la chiesa inglese:
inizia una vera e propria riforma politica e religiosa, duratura, molto importante
anche dal punto di vista artistico e letterario.
Tra le novità di ordine teologico introdotte da Elisabetta, in particolare nei 39
articles of faith, vengono stabilite le posizioni della chiesa inglese (anche per
prendere le distanza da quella di Roma e dalle posizioni della riforma di Lutero e
Calvino). Nei 39 articoli la chiesa inglese prende posizione sulle questioni più
importanti del tempo:
- Libero arbitrio.
- Dogma della transustanziazione.
TEATRO
Il teatro religioso inglese nasce inizialmente all’interno delle chiese, nella zona del
coro; poi si sposta sulla navata e man mano semper più fuori dagli edifici
religiosi, per avere un pubblico più ampio; fino a svolgersi per lo più nelle piazze.
Quando questo teatro diventa pubblico, iniziano anche delle collaborazioni con le
corporazioni: nascono delle piccole imprese legate alle rappresentazioni teatrali.
Vengono costruiti i pageants (carri ambulanti con due piani: uno per la
rappresentazione ed uno per i camerini).
Le origini del teatro inglese sono delle origini molto popolari, non c’è un teatro
colto: nasce come un’arte popolare, che coinvolge anche persone che solo in
occasione delle feste religiose diventano attori.
A partire dagli anni ’70 del ‘500 invece, sbarcano in Inghilterra anche i
rappresentanti della Commedia dell’Arte italiana: si ibrida con la tradizione
autoctona del teatro medievale.
Nel teatro di Shakespeare, tutti questi elementi religiosi e popolari, saranno
declinati in forme diverse.
Si è soliti far iniziare l’età elisabettiana in senso teatrale con la data del 1576 →
data di costruzione del primo teatro pubblico The Theathre (Richard Burbage).
I teatri di questo periodo ereditano nella struttura, la forma degli anfiteatri
romani lasciti dalla precedente invasione romana (alcune strutture vengono
anche riadattate).
JONSON → figura molto importante, sarà autore sia di opere teatrali che di
masque (rappresentazioni teatrali molto ricche che si volgono in particolare in
teatri privati). Lui è il primo autore che cura personalmente la pubblicazione delle
sue opere, con il titolo WORKS: verrà deriso dai contemporanei, c’era l’idea che
pubblicare le proprie opere non le dotasse di prestigio, per avare prestigio
dovevano unicamente circolare nell’ambiente della corte, non essere aperte al
grande pubblico. Jonson sfida questa convinzione. Lui contribuirà alla oda delle
streghe in scena (che influenzerà Macbeth).
Nella seconda metà del ‘500, le opere di Seneca vengono lette e tradotte
soprattutto nelle università e nei college, a volte venivano anche messe in scena.
Caratteristiche fondamentali riprese dal teatro di Seneca che ritornano nel teatro
inglese → vendetta tra consanguinei, inevitabilità del destino, soprannaturale,
efferatezza dei delitti (crudeli), il personaggio malvagio (che si ricollega anche al
personaggio del Vice del teatro inglese autoctono), monologo introspettivo (asides,
momento in cui il personaggio si racconta chiamando in causa il pubblico),
dialoghi spezzati.
Seneca è un modello di riferimento soprattutto all’interno delle università.
MACHIAVELLI → autore del ‘400, famoso in tutto il mondo per ‘Il Principe’, vive
alla corte fiorentina ed acquisisce una straordinaria popolarità per le sue teorie
politiche. La sua fama negativa arriva in Inghilterra prima delle sue opere: un
autore francese scrive un libro contro Machiavelli e lo rende popolare in Europa
in senso negativo, utilizza tutti gli stereotipi sulla cultura italiana, di eccessi,
intrighi, avvelenamenti, rafforzandoli negativamente alla luce delle affermazioni di
Machiavelli (che in realtà aveva sviluppato una teoria politica molto complessa e
piena di sfumature ma che era stata banalizzata). Il Machiavelli che viene recepito
in Inghilterra è questo. La sua opera verrà tradotta e pubblicata in Inghilterra
solo nel 1602 (l’opera contro di lui è del 1566). Inizialmente gli stereotipi su
Machiavelli hanno la meglio.
(Tutti gli stereotipi sul mondo italiano erano anche un espediente per screditare il
cattolicesimo).
Riccardo III è per eccellenza il vile machiavellico: è colui che mettere in atto tutte
le armi in suo potere per mantenere il potere fino alla sconfitta.
1543 → un atto del parlamento impedisce di trattare temi religiosi nel teatro: a
conseguenza di ciò si crea una figura molto particolare ed influente. Quella del
master of the revels → aveva il compito di supervisionare non solo
l’organizzazione delle feste a corte, ma anche quello di supervisionare tutte le
opere che venivano messe in scena nei teatri di Londra. Era un organo di
censura: doveva controllare che nelle opere non ci fossero degli elementi di tipo
religioso o politico che potessero urtare la sensibilità delle figure prominenti del
periodo. Era colui che sanciva cosa poteva andare in scena e cosa no.
Le opere venivano messe in scena da compagnie che aveva un patrono (dopo il
1572 era necessario, dopo l’editto contro i vagabondi).
Londra era nella sua massima espansione demografica, anche per lo spostamento
delle persone dalle campagne alla città (principali fruitori del teatro
shakespeariano).
Il teatro inglese nasce inizialmente come un teatro religioso che mette in scena
momenti della vita di Cristo con una forte connotazione allegorica e morale. Gli
spettacoli vengono messi in scena inizialmente all’interno delle chiese, nella zona
del coro, poi piano piano si allontanano dalla chiesa fino ad arrivare nelle piazze,
diventando degli eventi pubblici.
Nasce in questo modo una forma di teatro non solo religiosa, con una forte
ibridazione degli stili (ciò la distingue dalla forma che pervade il teatro occidentale
sulla base delle regole dettate da Aristotele: divisione degli stili).
Nel teatro elisabettiano non c’è una distinzione degli stili, c’è un mix,
un’ibridazione, poiché meno influenzato dal teatro occidentale (la sua influenza
arriva molto tardi).
Quando Enrico VIII requisisce i monasteri, molti edifici religiosi vengono
trasformati in teatri privati.
BLACK FRIARS → uno dei più famosi teatri privati inglesi, ‘frati neri’, viene usato
dalla compagnia di Shakespeare in alternanza al Globe. Questo teatro viene
istituito dentro a un monastero di frati domenicani, il nome viene dal costume
nero dei domenicani.
Il teatro è una forma di intrattenimento, non ha nessuno statuto speciale, alto
come invece ha la poesia. È anche un’impresa economica.
La gran parte delle opere shakespeariane sono dei remake: rifacimenti di trame e
personaggi che erano stati messi in scena da compagnie rivali.
POESIA
STATUTO DELLA POESIA VS. STATUTO DEL TEATRO → quando Sidney scrive
‘Apology for poetry’, parla in generale delle arti; Sidney afferma che la poesia è tra
le forme di sapere, quella più alta, superiore, sia alla storia che alla filosofia:
perché la storia si occupa di storie individuali e concrete e la filosofia di questioni
astratte e generali. Secondo Sidney la poesia è invece la forma di sapere e di
conoscenza superiore perché è capace di tenere insieme particolare e universale,
astrazione e concretezza. Tutto ciò che è capace di tenere insieme concreto e
astratto, viene definito da Sidney come poesia.
Lo statuto della poesia è uno statuto alto, elevato.
I due più importanti autori del petrarchismo inglese sono Wyatt e Surrey:
entrambi di estrazione sociale elevata, entrambi si trovano alla corte di Enrico
VIII.
Il compito che si propongono i poeti, la sfida che accolgono rispetto alla tradizione
petrarchesca è quella di utilizzare i modelli della tradizione straniera, ma
provando ad utilizzare la lingua inglese.
Loro si pongono il problema di usare lo schema petrarchesco e di adattarlo alla
lingua inglese.
‘The art of English poesie’ di Puttenham e ‘Defense of poetry’ di Sidney, sono
considerati i primi due testi di ‘critica letteraria’ inglese. Sono i primi due manuali
che fanno un po’ il punto dello stato dell’arte, della poesia inglese.
POESIA ELISABETTIANA
SIDNEY → Sir. Philiph Sidney, per i propri meriti era diventato ‘sir’ tre anni prima
di morire giovanissimo. Era di origini aristocratiche, viveva alla corte di Elisabetta
ed è l’autore di ‘Arcadia’ (opera epica) e ‘Astrophil and stella’: canzoniere.
Dopo la sua morte, nelle centinaia di elegie scritte per la sua memoria, quasi tutti
i poeti professionisti della fine del secolo individuarono in lui il perfetto
precursore della loro stessa poesia attribuendogli il valore di poeta nobile d'animo
e di Natali.
Tutte le opere di Sidney vengono pubblicate postume.
Figura internazionale e cosmopolita, Sidney fu certamente influenzato dalla
tradizione italiana e latina che assunse agilmente in tutte le sue opere, che
segnano una tappa decisiva nella storia della letteratura inglese.
ASTROPHEL AND STELLA → ‘Astrophil and stella’ è un titolo che è stato dato dai
curatori, l’opera racconta una storia d’amore: l’innamoramento di un giovane
cortigiano di una donna sposata. Probabilmente ispirato ad una storia vera.
Sono 108 sonetti e 11 canzoni rivolte a destinatari diversi (amici, poeti) tra cui
Stella.
C’è sempre uno sviluppo narrativo che ricorda il canzoniere di Petrarca, però per
esempio, il primo sonetto dell’opera, è una sorta di dialogo ta il poeta e la musa. È
una rappresentazione malinconica del poeta che scrive senza riuscire a trovare
una forma, una poesia, che sia all’altezza della sua amata. Rappresentazione
quasi meta-poetica del poeta insoddisfatto dei propri versi, finché la musa gli dice
di ‘gurda nel tuo cuore e scrivi’ invece di perdere tempo con le figure retoriche, la
forma ecc. Questo è importante perché in qualche modo problematizza uno delle
questioni di questo periodo: rischio che il petrarchismo inglese sia una
pedissequa imitazione del modello petrarchesco (un’imitazione fredda, non
ispirata); dall’altra parte c’è anche qualche eco dell’ideologia riformata: guardare
dentro se stessi, scoprire dentro se stessi, l’introspezione, l’introflessione, come se
l’interiorità fosse il luogo in cui c’è una sorta di sincerità, di originalità alla quale
si può attingere liberandosi dalle mediazioni della tradizione e scrivere un tipo di
poesia nuova.
Nello scoprirsi innamorato, Astrophel scopre anche di essere prigioniero di
un'emozione che chiama di volta in volta slavery, hell, poison. Il tentativo di
liberarsene risulta vano e al poeta non rimane che sottoporsi alla sua dura legge.
‘SIDNEY’S PSALMS’ → Sidney è anche traduttore almeno di una parte dei salmi
(opere importanti perché legittimano la poesia). Tuttavia muore troppo presto,
non riesce a completarli e verranno terminati da sua sorella. Lui ne traduce 20 su
150. A queste traduzioni dei salmi, Donne dedicherà una poesia.
ARCADIA → in realtà si tratta di due opere: old arcadia e new arcadia. Le due
opere sfruttano una convenzione allegorica incluso nell’antichità: il genere
pastorale a cui esse si rifanno risale a Virgilio e fu ripreso pienamente nel 400
italiano.
La old Arcadia è completamente immersa nel genere a cui dichiara di
appartenere, ma Sidney vi immette una travolgente ed innovativa trama
romanzesca presa in prestito dal romanzo greco e dal rinato romanzo
cavalleresco. L'opera si presenta come una tragicommedia in cinque atti in cui
sono mescolati prosa e versi, con una doppia trama, una seria e una comica.
Molto meno lieve ed umoristica invece è la new Arcadia rimasta incompleta.
Per quanto diverse tra loro, le due Arcadia sono romanzi sperimentali che
prendono a prestito da vari pezzi della tradizione romanzesca latina, italiana e
francese e li mescolano in maniera originale e nuova.
È nei sonetti, tuttavia, che la poesia di Shakespeare raggiunge il suo più alto
compimento.
I sonetti di Shakespeare non vengono pubblicati da lui, anche perché i loro
contenuti si prestavano a problematiche interpretazioni (è noto che Ben Johnson
abbia modificato tutti i pronomi maschili con pronomi femminili).
Uno dei più interessanti destinatari della prima parte delle poesie di Shakespeare
è un ‘fair youth’, un bel giovane, onesto (che rappresenta il ‘bene’); questo giovane
è in opposizione all’altra destinataria, una ‘dark lady’, una donna bruna (che
rappresenta il ‘male’).
Dei 154 sonetti, i primi 126 sono dedicati al ‘fair youth’, i rimanenti fino al
sonetto 152 sono invece dedicati alla ‘dark lady’. Gli ultimi due hanno per
argomento cupido.
Il fair youth rappresenta un tipo di amore puro, un amore che non è contaminato
dalla lascivia, mentre la dark lady rappresenta il desiderio erotico, il desiderio in
cui la componente fisica è prevalente.
Sono due forme di concepire l’amore.
In alcuni casi, queste due figure non sono sempre separate: nei primi
componimenti prevale il fair youth (c’è una metaforica straordinaria legata alla
perpetuazione, all’immortalità, la voce poetica augura al giovane di riprodursi, in
modo che la sua bellezza, morale, oltre che fisica, possa andare avanti, possa
diffondersi). Nella prima parte c’è questo tema.
Declinazione importante: amare il fair youth a tal punto da desiderare che lui si
moltiplichi, che lui possa perpetrarsi.
Ad un certo punto c’è una svolta: la voce poetica capisce chic’è un altro modo per
perpetrare la bellezza del giovane, attraverso la sua poesia.
Due cose possono dare l’eternità: moltiplicarsi oppure l’arte, la poesia.
Utilizzare l’arte come modo per eternare contro il tempo, contro la morte, la
bellezza ideale del fair youth. C’è una sorte di rivendicazione del potere della
poesia che diventa uno strumento contro il tempo che rovina tutte le cose: anche
quando la bellezza del giovane sarà passata, ci saranno le poesie dedicate a lui
che la continueranno a mantenere cristallizzata in eterno.
Ad un certo punto c’è un passaggio che viene codificato come un passaggio dalla
natura alla cultura: mentre nella prima parte ci sono delle immagini legate al
‘crescere’, ‘moltiplicarsi’, nella seconda parte dei sonetti (quelli in cui si parla
dell’immortalità che la poesia può dare) prevale invece la metafora dell’innesto.
L’innesto non è un qualcosa che avviene naturalmente, è un’operazione
‘artificiale’, prevede l’intervento umano.
La procreazione sta all’uomo, come la poesia e l’eternità attraverso la poesia sta
all’innesto (scrittura, alla capacità eternatrice della poesia).
Tutto ciò solamente nei componimenti dove appare il fair youth; componimenti
altrettanto interessanti sono quelli in cui convivono invece il giovane e la dark
lady.
In questi componimenti c’è un vero e proprio triangolo.
È chiaro che le due figure sono come un angelo buono ed uno cattivo perché se la
dark lady tentasse il fair youth, come se volesse corrompere la sua purezza.
La voce poetica si trova al centro del triangolo dove da una parte è lui stesso
soggetto alle tentazioni della dark lady e dall’altra è anche uno spettatore che
assiste al tentativo di corruzione della dark lady sul fair youth.
Un sonetto molto importante è il sonetto 144.
I sonetti si distinguono per vari motivi: per la maggior parte essi non sono rivolti,
come si vede, a una donna, ma a un uomo; in secondo luogo, laddove essi si
rivolgono a una donna essa ha fattezze tutt'altro che angelicate ma è decisamente
‘black’ e infernale.
Inoltre, nessuno dei due destinatari ha un nome.
SONETTI → Shakespeare non voleva pubblicarli per non esporsi troppo: grand
parte di essi sono dedicati ad un giovane ‘fair’, un’altra parte invece è dedicata
alla cosiddetta ‘dark lady’ ed in alcuni componimenti si hanno proprio dei
triangoli tra la voce poetica, il giovane e la dark lady: era evidente che
Shakespeare fosse omosessuale. Non voleva esporre il proprio orientamento
sessuale. I sonetti erano fuori dalle convenzioni del canzoniere petrarchesco che
Shakespeare prende solo in parte come modello (è possibile riconoscere un certo
elemento narrativo nella sequenza dei sonetti, più o meno sono rivolti a dei
destinatari fissi, sopravvivono delle convenzioni del canzoniere).
I sonetti vengono pubblicati senza l’autorizzazione dell’autore.
RAPPORTO TRA STORIA E POESIA → Sidney, autore di ‘La difesa della poesia’.
La poesia e il teatro vanno difesi dai puritani che li ritengono immorali.
Difendendo la poesia (tutte le arti, tutte le finzioni artistiche), Sidney afferma che
‘la poesia è superiore sia alla storia che alla filosofia perché la storia si occupa dia
questioni concrete e individuali, la filosofia si occupa di questioni astratte e
universali (sono sempre manchevoli), mentre la poesia -grazie alle finzioni- può
inventare cose che non esistono superano la natura. La poesia non ha dei limiti,
può creare ‘another nature’. Quest’altra natura, superiore alla natura, frutto delle
facoltà umane, tiene insieme sia il concreto che l’astratto, sia l’individuale che
l’universale’.
IL ‘600
Carlo I, in qualche modo, si scontra sempre più con i puritani perché nella sua
politica assolutistica non solo spende molti più soldi di suo padre, ma anche nelle
velleità di guerre sul continente.
La monarchia inglese prevedeva comunque che anche se si trattava di monarchia,
alcune decisioni dovevano essere prese in accordo con il Parlamento.
Essendo diventato il Parlamento la maggioranza europea, è chiaro che da una
parte Carlo I chiedeva maggiori finanziamenti per le sue guerre sul continente, il
parlamento puritano glieli negava un po’ perché non credeva in queste guerre, un
po’ perché era insospettito dalle derive assolutistiche del monarca.
Il quadro della lirica composta nella prima metà del seicento è disegnato su una
bipartizione più o meno unita tra due linee o tendenze → metaphysical e cavalier.
Queste due tendenze furono originate dall'influenza preponderante di due poeti,
rispettivamente, John Donne e Ben Jonson → entrambi prendono le mosse della
poesia tardoelisabettiana contemporanea agli anni della loro formazione, se ne
allontanano poi maniera piuttosto sensibile e per strade divergenti.