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Oliver Moore

Human, Ranger
Età: 19
Provenienza: Sword Coast
Altezza: 1,70 m
Occhi: Azzurri
Capelli: Neri
Professione: Pastore, poi allievo di Sir Ungarth

“Cara Madre,
non disperare, sto bene. È da molti giorni che non faccio ritorno e ho passato dei momenti terribili, ma sto
bene, ed è più che giusto che io ti spieghi come è andata veramente la storia. So che dei soldati del Padrone
sono arrivati a casa a darti la notizia della mia incarcerazione, dicendo che ero accusato di aver venduto le
pecore che mi erano state affidate per guadagnare qualche soldo e prendermi gioco di colui che ci dà da
mangiare e che ci protegge dagli Orchi. Ma non sono stato io, lo giuro su tutto quello che ho!
Sono stati gli Orchi a rubarle, ma il Padrone non mi credeva e ha minacciato di uccidermi se non avessi
detto a chi le avevo vendute. Mi ha torturato, mi ha picchiato, mi avrebbe perfino ucciso… Avevo tanta
paura, Madre.
Un giorno, però, mentre ero nella mia cella, è arrivato un Soldato. Mi ha fatto uscire, e mi ha tenuto sotto la
sua ala per farmi diventare un guerriero. Sir Patrick Ungarth è il suo nome, mi ha salvato la vita.
È grazie a lui se ora posso scrivere questa lettera e se non sono cibo per bestie.
Mi sei mancata tanto, Madre, non vedo l’ora di poter rivedere il tuo volto.
Tuo,
Oliver ”

“Cara Madre,
spero che tu sia in salute. Volevo renderti partecipe di
una vera disgrazia per la quale non riesco a darmi pace.
Sir Ungarth è morto. Siamo stati chiamati a difendere un
villaggio vicino al nostro luogo di addestramento da un
assalto degli Orchi, e le forze nemiche hanno avuto la
meglio su di lui. Io sono riuscito a fuggire perché Sir
Ungarth, ancora una volta, mi ha salvato.
Non ho saputo fare nulla, non ero abbastanza forte per
aiutarlo. Credo di essere un cattivo studente per la sua
arte.
Ho deciso quindi di tornare a casa, di tornare alla mia
vita di prima. Non prenderò mai più in mano una spada
per il resto dei miei giorni.
Con me porterò anche qualcun altro, l’unica cosa che mi
lega ancora al mio Signore. Il suo cane lupo, per potermi
prendere cura almeno di lei. Si chiama Asha.
Ci rivedremo presto.
Tuo,
Oliver”
Oliver firmò la lettera, la consegnò ad un messaggero, prese tutti i suoi averi e fece per avviarsi verso casa,
con Asha al suo fianco. “Quanti momenti, quante cose abbiamo passato insieme”, pensò, e un senso di
angoscia gli strinse il cuore. Quelle avventure che aveva vissuto, ora, non contavano più nulla. Sir Ungarth,
colui che gli aveva salvato la vita, l’aveva lasciato per sempre.
Immerso in questi tristi pensieri, non si accorse minimamente del cavaliere che, avvicinatosi a lui in sella ad
un cavallo, stava sventolando una busta nella sua direzione.
“Oliver Moore, giusto? Ho un messaggio per Sir Ungarth, potresti recapitarlo tu a lui per me?”
Il ragazzo alzò lo sguardo. Sentire il nome del suo maestro gli riempì il cuore, per poi schiacciarlo sotto
tonnellate di tristezza e risentimento.
“Sir Ungarth, Voi dite?”
Sir Ungarth non poteva ricevere quella lettera, era morto, morto e sepolto, il suo corpo dilaniato dalle asce
degli Orchi, questo pensava Oliver mentre parlava. Ma non fu questo quello che uscì dalle sue labbra.
“Certamente, la consegnerò io a Sir Ungarth per Voi, lasciate pure la missiva a me”
Il cavaliere consegnò il messaggio, ringraziò il ragazzo e proseguì per la sua strada.
Perché l’aveva fatto? Questa lettera era indirizzata a Lui, Oliver non aveva alcun diritto di guardarla.
Pensando questo, aprì la busta e lesse ciò che c’era scritto al suo interno.
Grim Hollow? La famiglia Durst? Questa è una richiesta d’aiuto! Una richiesta di aiuto rivolta al mio
Maestro!
Oliver, nonostante la perdita subita e nonostante la gravità dell’azione che aveva appena commesso, si
trovò di fronte un’opportunità che non poteva rifiutare. Poteva redimere sé stesso venendo in aiuto ad
altre persone, e redenzione era tutto quello che cercava in quel momento.
Riportò quindi Asha al castello di Sir Ungarth, e, con un bastone in mano e tanta determinazione nel cuore,
si mise in cammino verso Grim Hollow.

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