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12/10/2020

AUTORITÀ DI BACINO
Ente istituito con Legge 18 maggio 1989 n. 183
Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo

Organismo misto, costituito tra Stato e Regioni, operante, sui bacini idrografici, considerati come
sistemi unitari e ambiti ottimali per:

• le azioni di difesa del suolo e del sottosuolo,


• il risanamento delle acque,
• la fruizione e la gestione del patrimonio idrico e la tutela degli aspetti ambientali ad essi
connessi, indipendentemente dalle suddivisioni amministrative.

Questa innovazione legislativa nel settore della difesa del suolo ha creato i presupposti per una
visione più ampia ed integrata dei problemi dell'assetto del territorio a scala di bacino.

Infatti, la L. 183/89, individua il bacino idrografico come “l'unità fisica inscindibile” su cui operare
con azioni finalizzate alla tutela, difesa e valorizzazione delle risorse esistenti.

Obiettivi
Superare le frammentazioni di competenza e istituzionali che non consentono una pianificazione
unitaria e integrata, secondo un'impostazione ormai propria di tutti i maggiori bacini europei.

L'Autorità è il luogo di intesa e concertazione delle scelte di pianificazione tra le istituzioni


interessate alla difesa e tutela, uso e governo delle risorse del sistema territoriale in linea con lo
sviluppo sostenibile sociale, economico e ambientale. 1

DEFINIZIONI

Dissesto idrogeologico

Insieme dei processi morfologici che hanno un'azione fortemente distruttiva in termini di degradazione
del suolo e quindi indirettamente nei confronti dei manufatti.

Esso comprende una serie di processi, a partire dall'erosione superficiale e sotto la superficie, fino agli
eventi più catastrofici quali frane e alluvioni.

Difesa del suolo

In Italia - dopo che per decenni si era provveduto soltanto con erogazioni statali di indennizzo dei
danneggiati dalle alluvioni e dalle altre calamità - sono nati vari movimenti dal basso con la
partecipazione anche di amministratori locali, volti a tutelare e difendere il territorio.

La legislazione statale ha recepito l'esigenza di un approccio non frammentato geograficamente,


preservando l'unità fisica dei bacini idrografici, con la L. n. 183 del 1989.

Le azioni attuabili in relazione a questo rischio sono fondamentalmente la previsione, la prevenzione e


la mitigazione degli effetti.

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DEFINIZIONI
Il bacino idrografico (o bacino imbrifero) è l'area topografica (solitamente identificabile in una valle
o una pianura) delimitata da uno spartiacque topografico (orografico o superficiale) di raccolta delle
acque che scorrono sulla superficie del suolo confluenti verso un determinato corpo idrico recettore
(fiume, lago o mare interno) che dà il nome al bacino stesso.

Lo spartiacque può essere schematizzato con una linea chiusa (nel caso di bacini idrografici montani
o collinari) o aperta (nel caso di bacini scolanti direttamente in mare, lago o laguna); il relativo
perimetro termina contro la linea di costa.

La maggior parte dei bacini idrografici principali è formata dall'unione di più sotto-bacini
rappresentati dai bacini idrografici dei singoli affluenti del corso d'acqua principale.

BACINO IDROGRAFICO

Individuazione del bacino idrografico

Costituisce il miglior strumento per la risoluzione di problemi di competenze e per una razionale
ed unitaria pianificazione e programmazione fisico ambientale e socio-economica.

Il bacino idrografico, quindi, viene inteso come un ambito fisico di pianificazione che supera le
frammentazioni finora prodotte dall'adozione di aree di riferimento aventi confini esclusivamente
amministrativi.

Da qui nasce la necessità di dar vita ad un Ente, l'"Autorità di Bacino", che assicuri il
coordinamento di tutte le azioni sul territorio.

In base alla legge 183/89, tutto il territorio nazionale è stato suddiviso in bacini idrografici, i quali
hanno tre gradi di rilievo territoriale:

• bacini di rilievo nazionale;


• bacini di rilievo interregionale;
• bacini di rilievo regionale.

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BACINO IDROGRAFICO

La legge 183/1989 sulla difesa del suolo ha stabilito che il bacino idrografico debba essere l‘ambito
fisico di pianificazione, che consente di superare le frammentazioni e le separazioni prodotte
dall'adozione di aree di riferimento aventi confini semplicemente amministrativi.

Il bacino idrografico è inteso come "il territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi e
dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d'acqua direttamente o
a mezzo di affluenti, nonché il territorio che può essere allagato dalle acque del medesimo corso
d'acqua, ivi compresi i suoi rami terminali con le foci in mare ed il litorale marittimo prospiciente".

L'intero territorio nazionale è pertanto suddiviso in bacini idrografici, che sono classificati:
• di rilievo nazionale (organizzati in n. 6 Autorità di Bacino: 1 - Po; 2 - Tevere; 3 - Arno; 4 - Adige;
5 - Volturno, Liri - Garigliano; 6 - Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta, Bacchiglione),

• di rilievo interregionale (in numero di 18: undici per il versante adriatico, due per il versante
ionico e cinque per il versante tirrenico dell'Italia)

• di rilievo regionale.

PIANO DI BACINO

Il Piano di bacino è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale


sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso per la conservazione, la difesa e la
valorizzazione del suolo e il corretto uso della acque.
Il Piano di bacino può essere redatto e approvato anche per sottobacini o per stralci relativi a
settori funzionali.
Contenuti specifici e obiettivi del Piano di bacino sono definiti dall'art. 65 del D.lgs. n. 152 del 2006.

Per ogni bacino idrografico (regionale, interregionale o di interesse nazionale) dovrà essere
elaborato un piano di bacino che riguardi:

• la difesa dalle acque,


• la conservazione,
• la difesa e la valorizzazione del suolo,
• la salvaguardia della qualità delle acque superficiali e sotterranee e il loro disinquinamento,
• la compatibilità ambientale dei sistemi produttivi,
• la salvaguardia dell'ambiente naturale,
• l'acquisizione e la diffusione dei dati fino all'informazione della pubblica opinione.

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PIANO DI BACINO

Dopo lo stato di criticità ambientale degli anni '90, la legge, in attesa del piano di bacino, ha
permesso di finanziare interventi concreti e mitigatori di situazioni a rischio attraverso piani
triennali o anche interventi urgenti.

La L. 183/1989 prevede che il piano di bacino debba essere non un semplice studio corredato da
proposte di intervento, ma un aggiornamento continuo delle problematiche e delle soluzioni.

Esso, tenendo conto dei diversi livelli istituzionali che operano con specifiche competenze di
programmazione (Stato, Autorità di Bacino, Regioni, Province), dovrà rappresentare il necessario
coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione e di programmazione territoriale.

Una volta che il piano di bacino sarà elaborato e adottato, infatti, gli strumenti di pianificazione
settoriale e territoriale indicati nella L. 183/1989 dovranno essere adeguati ad esso.

PIANO DI BACINO

Il piano dovrà garantire, tra l'altro:

1) la difesa dei centri dal rischio di piena, stabilito un tempo di ritorno adeguato;

2) la protezione dei corpi idrici superficiali e sotterranei dall'inquinamento e dal


depauperamento;

3) la riduzione del dissesto idrogeologico esistente e la non ammissibilità per il futuro di


interventi causa di dissesto;

4) il mantenimento di una dinamica dei litorali e degli alvei compatibile con l'evoluzione naturale
e con l'attività presente nel bacino;

5) il recupero di equilibri naturali attraverso l'allentamento della pressione antropica, ovvero


attraverso il corretto e razionale uso delle risorse.

Considerando che le risorse "suolo e acqua" sono limitate, il piano dovrà permettere di operare
scelte tra usi diversi, talora tra loro conflittuali, mediante lo strumento dell‘analisi costi - benefici,
estesa ai costi sociali e ambientali e ai benefici non quantificabili.

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PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO

Nelle more dell'approvazione dei piani di bacino, le Autorità di bacino adottano piani stralcio di
distretto per l'assetto idrogeologico (PAI), che contengano in particolare:

• l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico

• la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia

• la determinazione delle misure medesime.

Il PAI costituisce un sistema di riferimento organico di conoscenze e di regole attraverso le quali


persegue gli obiettivi generali di prevenzione assicurando l’incolumità della popolazione e
garantendo livelli di sicurezza e di sviluppo adeguati e compatibili rispetto ai fenomeni di
dissesto idrogeologico in atto o potenziali.

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