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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte.

Lo studio della fortificazione campale alpina


Roberto Sconfienza

Abstract:
Key words:
italiano

Il presente contributo ha come obiettivo l’illustrazio- in luoghi determinati, nella consapevolezza che
ne di un settore di studi archeologici relativamente ogni loro intervento di trasformazione ambientale
nuovi, quanto meno nel panorama italiano. o di produzione artificiale sia imprescindibilmente
L’ambito cronologico di tali ricerche costituisce legato ai presupposti culturali della civiltà d’ap-
la motivazione principale per cui queste pagine partenenza.
trovino accoglienza su «Archeologia Postmedie- Se dunque una possibile definizione dell’archeo-
vale»; d’altro canto la scelta della denominazione logia è quella di una disciplina che, secondo una
di «archeologia militare» sembra il più consono prospettiva storica, studia, data e contestualizza i
a qualificare il particolare interesse per contesti e documenti materiali dell’attività culturale umana2,
manufatti a destinazione bellica. l’archeologia militare può rappresentare un filone
L’esistenza in ambiente anglosassone di una «battle- della disciplina che si propone specificamente di
field archaeology» e di una «conflict archaeology», studiare e contestualizzare monumenti e documen-
nonché di una loro recente teorizzazione scien- ti derivanti dall’attività di una forza armata o di
tifica1, conforta l’intenzione di procedere su una alcuni suoi esponenti3.
strada poco battuta nel nostro paese, che tuttavia La vivace attenzione che negli ultimi anni ha coin-
prende le mosse dalla semplice constatazione che volto l’archeologia postmedievale ha indotto chi
nell’ambito di ogni archeologia tradizionale, acca- scrive a confrontare quelli che erano interessi di
demicamente riconosciuta, come per esempio la studio locale, legati all’architettura militare minore
greca, la romana, la medievale, esiste l’opportunità e alla fortificazione campale d’età moderna sui con-
di studiare manufatti, mobili e immobili, oppure fini fra il regno di Sardegna e il regno di Francia, ai
interventi umani su specifici territori e siti con presupposti metodologici ed epistemologici deter-
finalità bellica o, più in generale, militare. minati in occasione del fondamentale convegno di
L’aggettivo militare qualifica nel nostro caso tutto Sassari del 19944. In particolare ci è sembrato che,
ciò che attiene all’ambito strutturale e operativo di
forze armate storicamente identificabili ed attive
2
Non è questa la sede per passare in rassegna l’abbondante
bibliografia sugli studi e sulla storia della scienza archeologica;
1
In particolare presso l’Università di Glasgow esiste il si rimanda pertanto a FRANCOVICH, MANACORDA 2000, pp.
«Centre for Battlefield Archaeology», diretto dal dottor Tony I-XII e a RENFREW, BAHN 2006, pp. X-XVI, 3-35.
Pollard, che pubblica un periodico, il «Journal of Conflict
3
La tematica che in questa occasione è affrontata in modo
Archaeology», del quale hanno già visto la luce cinque annate, sommario è stata più ampiamente sviluppata in SCONFIENZA
2005-2009. Per una bibliografia sommaria sulla tematica si ve- 2009, pp. 1-5, dove si tocca anche il problema del rapporto
dano FREEMAN, POLLARD 2000; SMITH 2000; THORPE 2003; fra archeologia militare e postmedievale.
CARMAN 2005; POLLARD, BANK 2005; SUTHERLAND 2005 con 4
MILANESE 1997a; soprattutto MANNONI 1997; MILA-
ulteriore bibliografia pregressa, SCOTT, BABITS 2009. NESE 1997b, 1997c.

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Archeologia Postmedievale
13, 2009, pp. 11-95
ROBERTO SCOFIENZA

se l’archeologia postmedievale stabilisce la sua ra- ruolo di preminenza assunto dal Piemonte durante
gion d’essere nella capacità di sviluppare tematiche il risorgimento. Certamente lo studio della storia,
autonome ed autonomamente individuare e dell’arte e dell’architettura militare nel regno di
rispondere a quesiti derivanti da un approccio ar- Sardegna si sviluppò assai prima dell’unificazione
cheologico alle fasi moderne di una stratificazione, nazionale italiana; esso aveva finalità eminentemen-
analogamente lo studio della fortificazione campale te pratiche e d’applicazione reale sui teatri di guerra
alpina dei secoli XVII e XVIII può essere una chiave del XVIII secolo in Piemonte e nell’Italia padana,
di lettura archeologica del più ampio tema storico tanto da dare origine a scuole di formazione spe-
relativo alla definizione territoriale dei confini fra cialistica per i militari di professione, come quelle
la Francia e gli stati sabaudi, alla sua articolazione d’artiglieria e di fortificazione, ma anche alla stessa
topografica, alla percezione geografica del tempo Accademia Reale di Torino8. In tale contesto non
e alle soluzioni strategiche e tecnico-costruttive si può pertanto ignorare l’enorme bacino di fonti,
adottate per la difesa5. opere e dati rappresentato dai fondi degli Archivi
Prima di affrontare la presentazione di tali ricerche di Stato e dalla Biblioteca Reale di Torino, che nel
e delle attività svolte, sembra tuttavia utile seguire 1952 accrebbe il suo patrimonio, già eccezionale
un excursus sugli studi pregressi di ambito storico- quanto a studi di arte militare, con l’acquisto della
militare inerenti il Piemonte, quale regione storica biblioteca di Cesare Saluzzo di Monesiglio, fratello
appartenente al più ampio stato sabaudo d’antico di Alessandro, autore dell’imprescindibile Histoire
regime. militaire du Piémont, cui fece seguito la Storia mi-
litare del Piemonte di Ferdinando Pinelli9.
È necessario a questo punto rammentare in primis
Dalla storia all’archeologia militare la grande stagione di studi storici della fine del XIX
piemontese secolo e dell’inizio del successivo che, se da un lato
annoverano opere piuttosto celebrative, dedicate
La centralità assunta dal territorio piemontese nel- alla storia dei vari corpi del Regio Esercito Italia-
l’ambito degli stati sabaudi, a partire dalla seconda no, tutti originari dei reggimenti sardi10, dall’altro
metà del XVI secolo in conseguenza alla politica del contano alcuni lavori di notevole impegno e valore
duca Emanuele Filiberto, ormai volta verso oriz- documentario, data la finalità strategica, ancora
zonti di respiro italiano, caratterizza tutta la storia spendibile al tempo della redazione, nell’ambito
e l’interpretazione strategica della regione durante delle programmazioni difensive e offensive della
l’ancien régime, divenendo essa il fulcro di quel Triplice Alleanza. Si tratta degli studi condotti per
paese che è stato significativamente denominato esempio dal Buffa di Perrero, dal Dabormida o dal
il «Brandeburgo d’Italia»6. De Antonio sulle campagne militari alpine svoltesi
La tradizione militare sabauda, nata come espres- durante la guerra di successione austriaca e la guerra
sione di una monarchia assoluta e di una società delle Alpi, che affrontano argomenti specificamente
che esplicava le sue dinamiche e promozioni inerenti la materia di nostro interesse11. Infine si
nell’ambito del servizio militare, burocratico e di
corte7, divenne una componente essenziale del
codice genetico dello stato, sopravvissuto spesso 8
Su queste istituzioni si vedano BIANCHI 1996, 2002a,
con difficoltà nell’epoca delle guerre di Luigi XIV pp. 153-203, EAD. 2003, 2007b.
e della prima metà del ’700. Nel XIX secolo la tra- 9
Nell’ordine SALUZZO 1818; PINELLI 1854.
dizione militare sabauda venne individuata come 10
Basti ricordare per tutti GUERRINI 1902, dedicato alla sto-
unico riferimento per quella italiana, in seguito al ria dei Granatieri di Sardegna, già «Regiment aux Gardes».
11
BUFFA DI PERRERO 1887, preceduto dal più vecchio
GALLEANI D’AGLIANO 1840; DABORMIDA 1891; DE ANTONIO
1911. Non si devono certamente dimenticare in questo conte-
5
Sulla ricerca storica in merito alle frontiere dello stato sto i lavori di Ermanno Ferrero sulle campagne della guerra di
sabaudo d’età moderna si rimanda al recente RAVIOLA 2007; successione spagnola in Piemonte (FERRERO 1907-1933), né
da segnalare nel mare magnum di questi studi QUAZZA 1936; quelli del Regio Imperiale Archivio di Guerra Austro-Ungarico
La frontiera 1987; RAFFESTIN 1987; RICUPERATI 1987; Le sulle campagne del principe Eugenio, tradotti in italiano già
Alpi 1997; BIANCHI 2002b; MONGIANO 2002; BALANI 2005; alla fine dell’800 (Campagne-Eugenio 1889-1902). È oppor-
BALANI 2007; RICUPERATI 2007. tuno inoltre segnalare che anche in Francia l’editoria militare,
dedicata agli eventi bellici del XVII e XVIII, negli anni fra XIX
6
Si veda tale appellativo e le motivazioni in ILARI, BOERI, e XX secolo ha prodotto opere e repertori di notevole impor-
PAOLETTI 1996, pp. 179-261. tanza per gli studi di arte e archeologia militare in Piemonte,
7
Per approfondire si vedano BARBERIS 1988; RICUPERATI quali per esempio PELET-DE VAULT 1835-1862; MORIS 1886;
2001; BIANCHI 2002a, 2007a. ARVERS-DE VAULT 1892; KREBS, MORIS 1891-1895.

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

possono richiamare il testo di Borsarelli e Corbelli, rata dagli storici dell’architettura del Politecnico,
dedicato alla figura di Carlo Emanuele III nella sua prime fra tutti la compianta professoressa Vera
veste militare e l’utile opera di Nicola Brancaccio Comoli Mandracchi e l’attivissima professoressa
L’esercito del vecchio Piemonte12. Micaela Viglino Davico con Claudia Bonardi e la
In merito agli studi più recenti sulla storia militare loro équipe di giovani ricercatori. Questi studiosi
sabauda, oltre agli importanti volumi o alle sezioni fino ad oggi hanno sviluppato un’indagine capillare
di opere più ampie redatti e curati da parte di Vir- su tutte le piazzeforti sabaude, in funzione fra il
gilio Ilari13, costituiscono una lettura irrinunciabile XVI e il XIX secolo. Gli studi, condotti a livello
i libri di Walter Barberis, Le armi del principe, di archivistico, storico-cartografico e ricognitivo sul
Claudio De Consoli, Al soldo del duca, e di Paola terreno, hanno portato a numerosissime pubblica-
Bianchi, Onore e mestiere, per conoscere i contesti zioni, di grande utilità per le ricerche d’archeologia
sociali e il significato socio-politico dell’esercito nel militare, la cui rassegna completa è individuabile
«Vecchio Piemonte»14. nella bibliografia generale di Fortezze «alla moder-
L’ambiente culturale piemontese, avvezzo così fin na» e ingegneri militari del ducato sabaudo, dedicata
dai secoli passati agli studi di arte e storia militare, allo status quaestionis sulla storia dell’architettura
ha ricevuto a partire dalla fine degli anni ’50 del XX militare e degli ingegneri nell’ambito dello stato
secolo l’apporto delle ricerche per la salvaguardia sabaudo fino al 171318.
del sistema di contromine dell’antica piazzafor- Gli studi di storia dell’architettura militare han-
te di Torino da parte di Guido Amoretti, il cui no determinato, così come in Francia, un filone
impegno costante ha permesso il recupero di tali d’interesse per l’identificazione e la rassegna degli
manufatti ipogei e di parecchi settori, pressoché ingegneri militari che operarono negli stati sabau-
integri, dei sistemi facenti capo alla cittadella e alla di durante l’età moderna. Pertanto i recentissimi
fortificazione urbana15. Il merito di tale impegno volumi, Gli ingegneri militari attivi nelle terre dei
è stato quello di aver aperto in tempi sicuramente Savoia e nel Piemonte orientale e Architetti e inge-
prematuri e pur con approcci ormai superati un gneri militari in Piemonte fra ’500 e ’700, dedicati
capitolo di vera archeologia militare in seno agli alla storia individuale e alla formazione degli
studi dedicati alla tradizione fortificatoria sabauda, ingegneri sabaudi19, segnano oggi l’ultima tappa
così da permettere recentemente il riesame del si- di un percorso iniziato nel XIX secolo dal Promis,
stema di contromina torinese, alla luce delle attuali con il suo libro Gl’ingegneri militari che operarono
metodologie d’indagine archeologica e archivistica, o scrissero in Piemonte20, e ampiamente sviluppato
i cui risultati notevoli sono confluiti nei lavori di negli studi di Carlo Brayda, Laura Coli e Dario
Paolo Bevilacqua e Fabrizio Zannoni16. Sesia, che condussero all’importante rassegna di
Contemporaneamente alle indagini del generale Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte,
Amoretti e del Museo «Pietro Micca», Augusto edito nel 196321.
Cavallari Murat del Politecnico di Torino si apriva
alle ricerche di architettura militare in seno a quelle
della rilettura filologica del tessuto urbano della 18
VIGLINO DAVICO 2005a. Completa l’opera citata un
capitale sabauda, sotteso a quello torinese del XX recente Atlante castellano della provincia di Torino (VIGLINO
secolo17. Fu però dagli anni ’70 del secolo scorso DAVICO et al. 2007), il cui prevalente interesse è rivolto alle
che prese avvio una felice stagione di studi inaugu- opere difensive medievali, ma la cui utilità è altrettanto fon-
damentale per conoscere l’assetto delle preesistenze territoriali
rispetto ai momenti d’intervento difensivo moderno, nonché
le stesse fasi più recenti di opere medievali rimunite o integrate
12
Nell’ordine BORSARELLI, CORBELLI 1935; BRANCACCIO fra XVI e XVIII secolo. Esistono anche opere monografiche
1922-23, 1923-25. sulle singole piazzeforti sabaude, alcune con intento più
divulgativo, come GARIGLIO, MINOLA 1994, 1995, 1997;
13
ILARI, BOERI, PAOLETTI 1996, 1997; ILARI, PAOLETTI, GARIGLIO 1999b, 2000, 2001; CORINO 2001, altre con
CROCIANI 2000; ILARI, CROCIANI, PAOLETTI 2000; ILARI, impostazione decisamente più scientifica ed esauriente, quali
CROCIANI, ALES 2008. CORINO 1999; OGLIARO 1999; VIGLINO DAVICO 2001; BAR-
14
Nell’ordine BARBERIS 1988; DE CONSOLI 1999; BIAN- RERA 2002; PETITTI 2003; Chivasso e Castagneto 2007.
CHI 2002a. 19
Ingegneri militari 2007; VIGLINO DAVICO et al. 2008.
15
AMORETTI 1978, 2000; AMORETTI, MENIETTI 2000. 20
PROMIS 1871.
16
BEVILACQUA, PETITTI, ZANNONI 2006; BEVILACQUA, 21
BRAYDA, COLI, SESIA 1963. È opportuno ricordare che
ZANNONI 2006, 2007. anche in BARBERIS 1988 e BIANCHI 2002a passim si possono
17
CAVALLARI MURAT 1968, in particolare il capitolo reperire notizie sulla storia e sulle carriere degli ingegneri
Architettura militare e forma urbana, in Vol. I, Tomo I, pp. sabaudi, così come in FARA 1989, 1993 e ILARI, PAOLETTI,
877-905. CROCIANI 2000.

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ROBERTO SCOFIENZA

Parallelamente ai filoni di ricerca testé segnalati, opere che, pur non essendo specificamente di na-
chi si occupi di archeologia militare d’età moderna tura archeologica, costituiscono attualmente un
in Piemonte deve anche prendere in considera- punto di riferimento ineliminabile per lo sviluppo
zione l’orizzonte degli studi di cartografia antica, di un’indagine finalizzata alla ricostruzione dei
particolarmente sviluppati da Paola Sereno del- contesti militari sabaudi d’età moderna e quindi
l’Università di Torino e dai suoi collaboratori. La essenziali per l’archeologo versato nella materia.
documentazione cartografica storica costituisce Il primo testo corrisponde a Le armi da fuoco del
infatti un imprescindibile punto di riferimento Vecchio Piemonte di Francesco Sterrantino, pub-
per gli studi archeologico-militari e in ambito pie- blicato postumo dall’Accademia di San Marciano
montese è possibile far conto su Rappresentare uno a cura meticolosa di Giorgio Dondi28. Si tratta di
Stato. Carte e cartografi degli Stati Sabaudi, la cui un altissimo esempio di studio contestualizzato
ampia trattazione si sofferma anche sul significato in un ambiente storico e dedicato a manufatti di
della carta geografica nello stato assoluto, la sua destinazione bellica, quali sono tutte le componenti
produzione e la formazione dei cartografi militari22. dell’armamento portatile dell’esercito del duca di
Complementari a questo volume, ma di notevole Savoia e poi del re di Sardegna. I due volumi di
interesse per gli studi affrontati in questa sede, sono testo e tavole non solo permettono all’archeologo,
Il teatro delle terre. Cartografia sabauda fra Alpi e che fortunatissimo reperisca nei contesti territo-
pianura, catalogo di una mostra organizzata nel riali indagati resti di armi da fuoco, di classificare
2006 dall’Archivio di Stato di Torino23, e il lavoro i reperti riconducendoli ai modelli pubblicati, ma
di Paola Pressenda sulla cartografia e le memorie istruiscono esaurientemente tanto sulle procedure
corografiche dedicate alla frontiera alpina del di fabbricazione quanto sull’evoluzione dell’arma-
regno di Francia24, che ci permette di richiamare mento portatile, proponendo simultaneamente
ora i Principes de la guerre de montagne, l’impre- una prospettiva diacronica e una tipologica in
scindibile opera del primo ingegnere topografo base all’impiego nelle diverse specialità d’arma
di Luigi XV, Pierre de Bourcet25. Completano il dell’esercito sabaudo.
quadro delle pubblicazioni di cartografia storica L’altra opera consiste nella pubblicazione integrale
utili per l’archeologia militare alpina i due recenti e commentata del testo e delle illustrazioni del
e grandi volumi di Laura e Giorgio Aliprandi, Le Compendio della grand’arte d’Artiglieria, redatto
grandi Alpi nella cartografia26, accanto al sussidio entro il 1732 da Giovanni Battista d’Embser, te-
geografico essenziale che è l’Atlante orografico delle nente colonnello dell’artiglieria del re di Sardegna.
Alpi di Sergio Marazzi27. Il manoscritto del d’Embser, conservato presso la
Prima di prendere in considerazione ricerche e Biblioteca Reale di Torino, ha così visto la luce in
studi che con minore o maggiore respiro abbiano stampa, dopo 275 anni, grazie alla cura di Giorgio
compreso in sé esperienze di archeologia militare Dondi, che ha inoltre dotato l’edizione di un com-
d’ambito piemontese, è opportuno segnalare due mento parallelo al testo antico, premurandosi di
tradurre in italiano moderno tutta la nomenclatura
delle «robbe d’Artiglieria», dai cannoni e le loro
22
Carte e cartografi 2002. Accanto a quest’opera esistono componenti agli strumenti più minuti d’officina.
le pubblicazioni di notevole valore prodotte dal Musée des È superfluo far notare la grande rilevanza storica di
Plans-Relief di Parigi, che contengono anche contributi de-
dicati alle raccolte cartografiche e agli atlanti militari sabaudi, un’opera simile, che tentò a suo tempo di unifor-
ma che in generale permettono di ampliare ulteriormente la mare il lessico tecnico dell’artiglieria per la redazio-
conoscenza della materia; ricordiamo BOUSQUET, BRESSOLIER ne degli inventari dell’arsenale sabaudo, legando in
1999 e Atlas-Militaires 2003
23
Il teatro delle terre 2006. corrispondenza biunivoca un solo sostantivo ad un
24
PRESSENDA 2002. Riguardo agli studi sulle memorie oggetto reale; ma è quanto mai importante segna-
corografiche prodotte in ambito sabaudo possiamo ricordare lare il valore del lavoro di Giorgio Dondi nell’aver
CORINO 1997; GASCA QUEIRAZZA 2000 e SCONFIENZA 2005a, reso fruibile e agevolmente consultabile un reper-
tuttavia gran parte di questi argomenti sono ancora inediti e
si può attualmente far riferimento alle memorie della seconda torio irrinunciabile per qualunque studioso che
metà del XVIII secolo di Benedetto Maurizio duca di Chiable- abbia a che fare con documenti della seconda metà
se, di Alessandro Vittorio Papacino d’Antoni e di Benedetto del XVII o del XVIII secolo d’ambito piemontese
Spirito Nicolis di Robilant, conservate alla Biblioteca Reale
e all’Archivio di Stato di Torino.
25
DE BOURCET 1775, 1801. 28
STERRANTINO 2002. Esiste anche LUPO 2007, una
26
ALIPRANDI 2005, 2007. publicazione più divulgativa, ma utile comunque per le armi
27
MARAZZI 2005. bianche dell’esercito sabaudo d’antico regime.

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

e inerenti l’artiglieria o le fortificazioni29. È infine divulgativo e forniscono la ricostruzione completa


opportuno ricordare a proposito di tali argomenti di un evento o di un aspetto storico-militare di
il bel volume Col ferro col fuoco, catalogo di una un’epoca, secondo un approccio onnicomprensivo
mostra di materiali d’artiglieria, tenutasi a Torino, rivolto contemporaneamente all’indagine storica e
presso il mastio della cittadella nel 199530. documentaria, a quella territoriale e difensiva, allo
L’interesse in Piemonte per gli studi di storia e studio dei manufatti e delle armi, delle uniformi e
arte militare ha determinato la presenza frequente della composizione dei reparti militari. La prima
di articoli dedicati alla materia in alcuni periodici pubblicazione che ha inaugurato questo approccio,
noti, quali il «Bollettino della Società Piemontese di notevole interesse per chi si occupi di archeolo-
d’Archeologia e Belle Arti», il «Bollettino stori- gia militare, poiché persegue le medesime finalità
co-bibliografico subalpino», «Studi Piemontesi», di ricostruzione storica contestuale, è La Guerra
«Armi Antiche. Bollettino dell’Accademia di San della Lega di Augusta fino alla battaglia di Orbas-
Marciano di Torino», ma anche il ben più giovane sano, curata e in gran parte redatta da Francesco
«Annales Sabaudiae. Quaderni dell’Associazione Sterrantino, in seno al periodico «Armi Antiche»33.
per la Valorizzazione della Storia e Tradizione del Esiste poi Le truppe leggere nella guerra della alpi,
Vecchio Piemonte» e l’antico e prestigioso «Mé- in cui compaiono studi su episodi della guerra fra
moires et documents» della Société Savoisienne la Francia rivoluzionaria e il Regno di Sardegna
d’Histoire et d’Archéologie»31. Le medesime ra- (1792-1796), sullo sviluppo degli eventi nei luoghi
gioni di attenzione per la materia hanno favorito storici, sui corpi militari e sulle fortificazioni cam-
inoltre la fioritura nei decenni passati di un ricco pali della seconda metà del XVIII secolo34; seguono
gruppo di opere divulgative, soprattutto dedicate infine Cronache di un assedio, di Davide Bosso,
all’illustrazione di piazzeforti e luoghi di eventi relativo all’investimento di Chivasso del 170535,
bellici o alle vicende storiche stesse, il cui pregio è e 1706. Le Aquile e i Gigli, dedicato all’assedio di
quello di fornire generalmente cronologie e quadri Torino con la migliore documentazione grafica
sintetici sulla base di una buona bibliografia di ricostruttiva dell’evento ossidionale e della battaglia
riferimento32. del 7 settembre 170636.
In seno a questo genere di produzioni storico- In questo gruppo di pubblicazioni trovano posto
militari sono tuttavia comparse opere di maggior anche opere analoghe, nelle quali tuttavia la ma-
peso, che hanno abbandonato il semplice intento teria e la conservazione dei contesti ha permesso
di dare un peso maggiore, se non determinante,
all’aspetto dell’indagine archeologica nella sua
29
D’EMBSER 1732. In particolare nel Compendio sono pre-
senti anche dei capitoli dedicati ai materiali da fortificazione, applicazione territoriale e di riconoscimento del
la cui nomenclatura antica, associata all’immagine, è utilissima paesaggio antico. Si tratta in primis del volume
per lo studio dei documenti d’archivio che riprendono tali curato nel 1997 dal Centro Studi e Ricerche
vocaboli, spesso traduzioni in italiano o francese del termine
in dialetto piemontese; unico infine in questo genere di lessici Storiche sull’Architettura Militare del Piemonte,
dell’arte edilizia è PARENTI 2001. intitolato I trinceramenti dell’Assietta, nel quale
30
Col ferro col fuoco 1995. I contributi del volume, accanto lo studio documentario e in situ dei manufatti è
al ricchissimo catalogo, affrontano per la prima volta lo studio decisamente preponderante rispetto all’attenzio-
dell’artiglieria piemontese secondo un criterio che coniuga la
prospettiva storica a quella tecnico-materiale. ne per il famoso evento bellico del 174737. Altra
31
Ricordiamo inoltre due importanti volumi, Piémont opera di pregio, caratterizzata dal serrato intreccio
1994 e SORREL 1998, curati rispettivamente dall’Accademia dell’indagine storica con la disamina dell’ambiente
di San Marciano e dalla Société Savoisienne d’Histoire et e delle consistenze archeologiche riconoscibili in
d’Archéologie.
32
Ricordiamo per esempio fra le più note pubblicazioni superficie, è Bandiere nel fango, dedicata all’assedio
VIRIGLIO 1930; TRABUCCO 1978; BOCCA et al. 1993; AMO- di Verrua del 1704-1705, seguita a ruota dall’al-
RETTI 1996; MINOLA 1996, 1998; GALANDRA, BARATTO 1999;
GARIGLIO 1999a; RUGGIERO 1999; MINOLA 2001a; BOCCA
GHIGLIONE; SALAMON 2002; FEDOTOVA 2005; GALVANO 33
STERRANTINO 1992a.
2005; GARIGLIO 2005; BOCCA 2006; CELI 2006; FIORENTIN 34
Truppe Leggere 2007.
2006; L’alba di un regno 2006; MINOLA 2006a; NASI 2006; 35
BOSSO 2005.
Memorie-Assedio 2007; MINOLA 2007. Di impegno maggiore
a livello storico-documentario e sempre utili per gli studi di
36
Sull’assedio di Torino del 1706, in occasione del tri-
nostro interesse, tanto da meritare la segnalazione a parte, centenario nel 2006, la letteratura in materia ha avuto un
sono CAPACCIO, DURANTE 1993, dedicato agli scenari bellici aumento esponenziale; oltre al libro citato si rimanda a quelli
settecenteschi delle Alpi Marittime, e il recentissimo LO FASO segnalati supra nella nota 32 e si rammentano ancora Ascesa
2009, consacrato alla guerra del 1792-1796 fra il regno di verso il Regno 2007 e Armata Reale di Francia 2008.
Sardegna e la Francia rivoluzionaria. 37
Assietta 1997.

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ROBERTO SCOFIENZA

trettanto pregevole Chivasso & Castagneto. Venti campali del Piccolo San Bernardo si rammentano
secoli di storia, dove compaiono i risultati delle tre contributi dello scrivente sui periodici «Annales
ricognizioni e degli studi ricostruttivi sulle opere Sabaudiae» e «Bollettino della Società Piemontese
campali di Chivasso e Castagneto Po, risalenti agli di Archeologia e Belle Arti»46.
eventi bellici del 170538. Restano infine da segnalare le indagini condotte
Proseguendo su questa linea emerge un gruppo di per lo studio della grande cisterna a doppia rampa
pochi studi, che potremmo definire effettivamente elicoidale della cittadella di Torino47, un interven-
d’archeologia militare e che hanno quasi tutti per to sulle prospettive di ricerca archeologica per la
contesto i teatri alpini, grazie evidentemente alla fase settecentesca del forte di Exilles48 e i risultati
ridotta frequentazione dei siti e al loro mancato di una recentissima ricerca di georeferenziazione
reimpiego. Ricordiamo innanzitutto i pregevoli delle opere d’assedio e difesa urbana e collinare di
lavori di ricognizione e studio del forte di Mira- Torino sulla cartografia tecnica regionale, conse-
bocco e del campo trincerato francese di Laz Arâ, guenti all’incrocio dei dati bibliografici con le rare
sulle montagne fra la val Germanasca e quella di emergenze ancora visibili nel tessuto urbano49.
Pramollo in provincia di Torino, svolti entrambi L’incontro felice fra gli interessi culturali del conte-
da Giorgio Ponzio39, a seguire gli articoli di Mauro sto piemontese, la storia territoriale ed evenemen-
Minola comparsi sul periodico «Segusium», dedicati ziale della regione, le ricerche di arte ed architettura
alle fortificazioni campali della val Sangone e del militare, l’assunzione di dignità riconosciuta del-
Parco dell’Orsiera40, e il recente volume di Ettore l’archeologia postmedievale in ambito scientifico
Peyronel, Radici di pietra, compilato in seguito a e presso gli organi di tutela costituiscono pertanto
ricognizioni territoriali e ricerche archivistiche e le ragioni che hanno determinato un’inedita sensi-
bibliografiche relative alle fortificazioni permanenti bilità da parte degli archeologi per i rinvenimenti
e campali meno note delle valli del Chisone e li- di antica destinazione bellica o militare, risalenti
mitrofe41. Rimanendo nel comprensorio fra Susa all’età moderna. In particolare i funzionari della
e Pinerolo, un utile sussidio per la ricerca in situ e Soprintendenza Archeologica del Piemonte, fin
per la topografia attuale è il testo Le strade militari dagli anni ’80 del secolo scorso, hanno dimostrato
dell’Assietta, di Marco Boglione42. Più a sud delle notevole interesse per questo genere di manufatti,
vallate appena menzionate, nella provincia di Cu- curandone la tutela, talvolta lo studio, e la segnala-
neo, si trovano la valle Varaita e quanto resta delle zione in modo analogo a qualunque altro genere di
sue fortificazioni campali del XVIII secolo, oggetto bene culturale emergente da scavi archeologici. In
di studio da parte di chi scrive e del volume Pietra- seguito alla ricognizione sull’edito dei «Quaderni
lunga 1744. Archeologia di una battaglia e delle sue della Soprintendenza Archeologica del Piemon-
fortificazioni, edito nel 200943. Spostandoci invece te» emergono infatti i risultati degli scavi relativi
verso la Valle d’Aosta è opportuno richiamare l’at- a parecchi contesti in cui sono emersi resti di
tenzione su un articolo di Robert Saluard, dedicato fortificazione delle piazzeforti sabaude, datati fra il
al campo del Principe Tommaso, presso La Thuile, XVI e il XVIII secolo, e quindi comprendenti testi-
e sui contributi per l’archeologia militare del Picco- monianze di opere e di siti che nel corso di tre secoli
lo San Bernardo, comparsi sugli atti del convegno variarono il loro significato strategico in seno alle
Alpis Graia, tenutosi ad Aosta nel marzo del 200644 trasformazioni territoriali dello stato sabaudo e dei
e la successiva pubblicazione Le système de défense suoi programmi difensivi. Seguono poi i numerosi
du Col du Petit-Saint-Bernard entre XVIIème et casi di riplasmazione o decastellamento degli edifici
Xème siècle45; sempre in merito alle fortificazioni medievali castrensi, sparsi nel territorio piemontese
e generalmente interessati da eventi bellici nel XVI
e nella prima metà del XVII secolo. Infine trovano
38
Nell’ordine CERINO BADONE, LUCINI, CAMPAGNOLO
2004; Chivasso e Castagneto 2007.
39
PONZIO 2000, 2003.
40
MINOLA 2000, 2001b, 2006b.
46
SCONFIENZA 2004, 2005b, 2008-2009.
41
PEYRONEL 2007.
47
CASTIGLIA 2000; ZANNONI 2000; quanto resta del mo-
numento è stato reso visitabile dalla primavera del 2009.
42
BOGLIONE 2006. 48
PETITTI, ZANNONI 2003.
43
SCONFIENZA 2009. 49
ANIBALDI RANCO 2007; MAZZOGLIO, ANIBALDI RAN-
44
SALUARD 2002, DUFOUR, VANNI DESIDERI 2003-2004, CO 2007, di cui si auspica l’edizione definitiva, trattandosi
2006; PALUMBO 2006. dell’unico studio completo in materia dopo quelli di Pietro
45
DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006. Magni d’inizio ’900 (MAGNI 1910, 1911, 1913).

16
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

posto alcune testimonianze di interventi moderni sabaudo d’antico regime è caratterizzata da uno
su fortificazioni di centri abitati o ricetti, anch’esse sforzo militare indirizzato a far fronte costantemente
databili in gran parte entro il XVII secolo50. all’aggressione di potenze molto maggiori, rispetto
a quello che era un organismo politico di media
grandezza nel contesto europeo, costretto a tenere
Il confine alpino e il sistema difensivo sabaudo in pianta stabile un esercito numeroso e per metà
circa d’arruolamento mercenario58. Aggravava la
Nel 1690, durante la guerra della lega d’Augusta condizione la possibilità che aveva un nemico, prove-
gli stati sabaudi subirono la prima invasione da niente da est o da ovest, di attaccare gli stati del re di
parte delle armate di Luigi XIV; battaglie e assedi Sardegna, concentrando tutto il proprio sforzo su un
si svolsero tutti in Piemonte, tranne che quello di unico punto di pressione e costringendo i Piemontesi
Montmélian in Savoia51. Stessa situazione si ripeté a frammentare preventivamente le forze su ampi
durante la guerra di successione spagnola nei terribili fronti. Questo genere di contesti tattico-strategici
anni compresi fra il 1703 e il 1706, quando, tranne la rendeva reali le condizioni necessarie per il ricorso
capitale e le provincie del Piemonte sud-occidentale, alla fortificazione campale in virtù della sua funzione
tutto lo stato «di qua e di là dai monti» fu occupato di integrazione del numero ridotto di uomini a difesa
dai Gallispani52. Fra il 1690 e il 1748, anno della di un preciso settore limitaneo minacciato59.
pace di Aquisgrana e della conclusione della guerra Il confine occidentale degli stati sabaudi aveva una
di successione austriaca, le forze sabaude presero specifica caratterizzazione in ragione della sua natura
l’iniziativa offensiva nel 1692 con l’invasione del geofisica. Dal lago di Ginevra fino al colle di Tenda e
Delfinato53, nel periodo dal 1707 al 1711 alla con- all’appennino Ligure, il Rodano, il Guiers e le grandi
quista delle valli della Dora Riparia e del Chisone, Alpi segnavano da nord a sud i limiti dello stato.
puntando verso il Monginevro54, durante la guerra L’arco alpino compreso dal Gran San Bernardo, che
di successione polacca, quando Carlo Emanuele immetteva nel Vallese, al Moncenisio era integral-
III alleato della Francia operò nel 1734 e 1735 in mente compreso all’interno degli stati sabaudi, inca-
Lombardia contro l’Austria55, nell’estate del 1742 stonandosi fra il ducato d’Aosta, il ducato di Savoia
per contrastare l’intervento spagnolo nella pianura e il principato di Piemonte. Fra queste montagne si
padana emiliana e infine nell’inverno del 1746-1747 aprivano i due valichi interni principali, il Piccolo
in occasione dell’offensiva austro-sarda in Provenza San Bernardo fra la valle d’Aosta e la Tarentaise, il
alla fine della guerra di successione austriaca56. Pra- Moncenisio fra il Piemonte e la Maurienne60.
ticamente su circa sessant’anni di guerra se ne può
isolare una decina, le cui campagne assunsero carat-
tere offensivo a oriente o a occidente dei confini dello nel conflitto derivante dall’invasione spagnola dell’isola e che
stato; i restanti cinquant’anni furono interamente nel 1742 la campagna padana fu interrota per accorrere in
consacrati all’attività difensiva sul suolo nazionale, soccorso della Savoia, occupata dagli Spagnoli con il tacito
in Savoia e soprattutto in Piemonte57. Bastano questi consenso della Francia (SYMCOX 1989, pp. 229-243; RUSSO
1994, Tomo II, pp. 437-443; ILARI, BOERI, PAOLETTI 1996,
pochi dati per comprendere che la storia dello stato pp. 432-439; IDD. 1997, pp. 105-107, 109-111).
58
BARBERIS 1988, pp. 64-135; ALES 1989, pp. 7-16; STER-
RANTINO 1992b; ILARI, BOERI, PAOLETTI 1996, pp. 212-215,
50
La sintesi della ricognizione bibliografica sui «Quaderni 228-234; IDD. 1997, pp. 87-97; BIANCHI 2002a, pp. 78-107.
della Soprintendenza Archeologica del Piemonte» è presentata Nel 1747 l’armata del re di Sardegna contava 55428 soldati
nell’Appendice 2, alla conclusione del contributo. in servizio, un numero eccezionale per lo stato sabaudo di
51
SYMCOX 1989, pp. 135-152; STERRANTINO 1992a; allora; su cinquantasette battaglioni di fanteria quattordici
PAOLETTI 2001, pp. 97-130. erano d’ordinanza nazionale, per un totale di 11100 uomini,
52
ILARI, BOERI, PAOLETTI 1996, pp. 319-376; SIGNORELLI e ben ventinove di ordinanza straniera, con 20300 effettivi
2003. (ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997, p. 87); in materia si veda
53
SYMCOX 1989, pp. 142-143; STERRANTINO 1992a, p. inoltre CERINO BADONE 2007a.
33; PAOLETTI 2001, pp. 111-115.
59
In merito al tema dello studio teorico della fortificazione
54
SYMCOX 1989, pp. 207-208; ILARI, BOERI, PAOLETTI campale fra XVII e XVIII secolo e alla trattatistica si indicano
1996, pp. 206-208, 381-382, 390-397, 401-403; MINOLA in questa sede le opere di maggior portata per i contesti di
1998, pp. 83-91; GARIGLIO 1999a, pp. 64-88. nostro interesse, ovvero DE VAUBAN 1705; DE CLAIRAC 1749;
CUGNOT 1769; PAPACINO D’ANTONI 1782; DE CORMONTAI-
55
ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997, pp. 15-25, 27-41; SAN- GNE 1809; alcune occasioni di disamina della materia sono
TANGELO, RE 2003, pp. 4-25. presenti in SCONFIENZA 1996, 2003, 2007, 2010.
56
ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997, pp. 77-105, 224-228; 60
Sul confine occidentale degli stati sabaudi: SIMONCINI
CAPACCIO, DURANTE 1993, pp. 39-50, 99-138. 1987, pp. 122-127; VIGLINO DAVICO 1987; ID. 1989, pp.
57
Si tenga conto inoltre che l’occupazione sabauda della 9-125; ID. 1992; CUNEO 1997; FASOLI 1997, 2003; BALANI
Sicilia, fra il 1713 e il 1719, trascorse sostanzialmente tutta 2005, 2006, 2007; RICUPERATI 2007, passim.

17
ROBERTO SCOFIENZA

Le vicende storico-militari dello stato sabaudo Fin dalla riorganizzazione dello stato, attuata dal
fra il 1690 e il 1748 dimostrano chiaramente che duca Emanuele Filiberto nella seconda metà del
la Savoia, dominio al di là dei monti, era assai XVI secolo, il sistema difensivo del confine alpino
difficile da difendere, pur essendo la culla della occidentale era stato strutturato su piazzeforti di
dinastia regnante, e i tentativi di salvaguardarne il media e bassa valle64. In seguito all’eliminazione
territorio erano comunque destinati al fallimento. della pericolosa enclave francese di Pinerolo nel
Durante gli anni di guerra suddetti, ad esclusione 1696 e grazie a numerosi interventi di ristruttu-
della successione polacca, il ducato, così come la razione, alcune piazzeforti vennero a costituire
contea di Nizza, fu sempre vittima d’invasione nel XVIII secolo i nodi di un poderoso cordone
francese o spagnola61. La linea di confine fra la fortificato per fronteggiare il regno di Francia. A
Savoia e la Francia dal lago di Ginevra, lungo l’alto partire da nord vanno ricordati il forte di Bard65
corso del Rodano e del torrente Guiers, al massiccio in val d’Aosta, primo baluardo dopo il Grande e
della Chartreuse e Pontcharra era estremamente il Piccolo San Bernardo, e Ivrea66 allo sbocco della
vulnerabile e sguarnito, sia dalla parte del Lionese Dora Baltea nella pianura canavesana; scendendo
sia dal Gresivaudan. Unico baluardo del ducato, verso sud si trovano nella valle della Dora Riparia
nella «combe» formata dalla confluenza dell’Arc e il forte di Exilles67 e Susa68, a guardia dei valichi
dell’Isére, era la fortezza di Montmélian a guardia del Moncenisio e del Monginevro, transitabili dalla
dei «chemin» di Maurienne e Tarentaise, che colle- grande artiglieria, e la fortezza di Fenestrelle69 a
gavano Chambery a Torino62. All’inizio del 1706 la sbarramento dell’alta valle di Pragelato, poderosa
fortezza di Montmélian fu demolita, in seguito alla e capace di colmare in autonomia l’assenza di una
conquista francese del dicembre 1705, per ordine di piazza pedemontana, quale fu Pinerolo70. Ancora
Luigi XIV, eliminando definitivamente l’avamposto più a sud nella media valle Stura, che a monte
sabaudo, che sia nel 1691 sia nel 1705 rappresentò comunica con la Francia tramite il colle di Larche
l’unico fulcro di resistenza al di là dei monti. Nel o della Maddalena, sorgeva il forte di Demonte71
1713, alla fine della guerra di successione spagnola, e al fondo della stessa valle, nell’alta pianura del
la pace di Utrecht stabilì l’estensione del confine Piemonte sud-occidentale, si trovava la piazzaforte
occidentale dello stato sabaudo fino allo spartiac- di Cuneo72. Dirigendoci infine verso le Alpi marit-
que alpino principale, rettificando l’annessione time rimanevano le piazze di Mondovì e Ceva73,
delle alte valli di Maira, Varaita, Pragelato e Susa e
consegnando alla Francia la valle di Barcelonnette a
sud del Queyras63. Dal punto di vista strategico, la 64
Per l’età filibertiana BONARDI 1987; BONARDI TOMESANI
precarietà della Savoia impose al governo di Torino 2005a con bibliografia pregressa.
il prolungamento della linea difensiva rispetto alla 65
GARIGLIO 1997, pp. 19-38; SEREN ROSSO 2000, pp.
Francia dal Moncenisio fino al Gran San Bernardo, 301-321; VIGLINO DAVICO 2005b, pp. 483-484.
66
SIGNORELLI 1998; VIGLINO DAVICO 1998; SCONFIENZA
sebbene l’arco alpino fra i due valichi non fosse un 2000, pp. 414, 417 con bibliografia precedente; LOGGIA-
confine di stato, ma una separazione orografica fra QUACCIA 2001; GIGLIO TOS 2002 pp. 71-92; VIGLINO DAVICO
un dominio sabaudo e l’altro. Le Alpi occidentali 2005b, p. 483.
si trasformarono così in un baluardo naturale, sia
67
GARIGLIO 1997, pp. 61-89; BARRERA 2000; GARIGLIO
2000; BARRERA 2002; PETITTI 2003; VIGANÒ 2003, p. 47 con
lungo la porzione savoiarda sia lungo il confine bibliografia precedente; LONGHI 2005b, pp. 584-585.
delfinale, perimetrando di fatto a nord e a ovest il 68
GARIGLIO 1997, pp. 91-107; CORINO 1999, 2000;
Piemonte, divenuto ormai definitivamente il cuore VIGANÒ 2003, p. 47 con bibliografia precedente; TONINI
politico e militare del regno. 2004; LONGHI 2005b, pp. 580-583
69
CONTINO 1993; GARIGLIO 1997, pp. 133-154; BON-
NARDEL, BOSSUTO, USSEGLIO 1999; GARIGLIO 1999b; VIGANÒ
61
Per le successive occupazioni della Savoia: ILARI, BOERI, 2003, p. 47 con bibliografia precedente.
PAOLETTI 1996, pp. 326-328, 332; ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997,
70
Sulla piazza di Pinerolo e il suo disarmo nel 1696 si
pp. 105-107, 109-111; PACHOUD 1998. Destino analogo toccò al vedano GARIGLIO 1997, pp. 109-131; LONGHI 2005a, p. 564
ducato all’inizio della guerra delle Alpi, quando fin dal settembre con bibliografia pregressa.
del 1792 le armate della Francia rivoluzionaria ne occuparono 71
VIGLINO DAVICO 1989; GARIGLIO 1997, pp. 187-213;
l’intero territorio (ILARI, BOERI, PAOLETTI 2000, pp. 29-30). VIGANÒ 2003, p. 47 con bibliografia precedente; LUSSO 2005,
62
SCONFIENZA 1996, p. 107 con bibliografia precedente; pp. 555-556.
GARIGLIO 1997, pp. 39-59; PORRET 1998; BERTHIER, BOR- 72
CASALEGNO 1975; COMOLI MANDRACCI 1975; GA-
NECQUE 2001, pp. 164-185. RIGLIO 1997, pp. 155-185; BIANCHI, MERLOTTI 2002, pp.
63
Sulle negoziazioni, gli accordi e le conseguenze della pace 319-351; BONARDI TOMESANI 2005b, pp. 470-471.
di Utrecht per la Francia e la Savoia si veda BALANI 2007, pp. 73
PELAZZA 1968; BRUNO 1998; PEIRANO 2005, pp.
59-70. 537-541.

18
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 1 – A: Carta schematica dello stato sabaudo nel 1713, all’indomani della pace di Utrecht, con la raffigurazione della rete radiale delle
piazzeforti del confine occidentale, facente capo alla capitale Torino (elab.d.a. da VIGLINO DAVICO 2005a); B: I principali valichi delle
Alpi occidentali transitabili con le salmerie e la grande artiglieria durante la bella stagione (elab.d.a. da VIGLINO DAVICO 2005a): (1)
colle del Piccolo San Bernardo; (2) colle del Moncenisio; (3) colle del Monginevro; (4) colle dell’Agnello; (5) colle della Maddalena o di
Larche; (6) colle di Tenda.

che governavano i cammini per la contea di Nizza limite fra la pianura alta e quella alluvionale del
e il colle di Tenda, oltre al quale si ergeva il forte di Po nel Piemonte orientale76. La natura geomorfo-
Saorgio nella valle della Roja74 (fig. 1, A, B). logica del territorio alpino tuttavia non agevolava
Appare chiaro che il sistema difensivo occidentale l’interazione fra le piazzeforti; quelle pedemontane,
del ridotto piemontese funzionava mettendo in fortificate cronologicamente per prime e destinate
relazione, lungo i corsi di alcuni affluenti del Po, innanzitutto allo sbarramento, dalla seconda metà
una fortezza di media valle con una piazzaforte pe- del XVII secolo divennero basi di retrofronte e
demontana, in genere corrispondente ad una città, passarono la loro funzione alle fortezze di media
capoluogo di provincia75. I principali solchi vallivi, valle, determinando così l’avanzamento della linea
che conducevano ai passi alpini, attraverso i quali difensiva, senza tuttavia poter controllare i percorsi
poteva passare l’artiglieria da campagna e d’assedio, di penetrazione o aggiramento lungo le dorsali
erano così saldamente presidiati da una doppia d’alta quota, ortogonali allo spartiacque principale.
linea di opere permanenti e le piazze pedemontane Le poderose murature e le artiglierie delle piazze
si collegavano a raggiera con la capitale, Torino, al
75
In merito alla convergenza delle funzioni militari ed
74
GARIGLIO-MINOLA 1995, pp. 85-92; PEIRANO 2005, amministrative per le città piazzeforti piemontesi si vedano
p. 542. FASOLI 2003, pp. 23-24 e RICUPERATI 2007, pp. 41-42.

19
ROBERTO SCOFIENZA

permanenti di bassa e media valle continuavano poi quanto fu prodotto con integrazioni e ristrut-
a costituire un deterrente fondamentale per un turazioni nei decenni successivi e soprattutto in
invasore che ne volesse tentare l’assedio, ma d’altro occasione della guerra delle Alpi contro la neonata
canto garantivano anche la protezione per le basi repubblica francese, l’idea di poter censire tutte le
logistiche e strategiche dei contingenti sabaudi località interessate da questo fenomeno non è certo
impegnati in alta valle nel tentativo di contrastare concretizzabile con il lavoro di un singolo studioso
l’invasione77. e nel giro di pochi anni, in ragione del fatto che
È proprio in questi contesti storici e territoriali che il terreno alpino offre un’eccezionale pluralità di
entra in gioco la fortificazione campale temporanea percorsi alternativi a quelli principali, suscettibili
o semiparnente con tutta la sua portata tattico-stra- di un possibile intervento difensivo, non sempre
tegica; durante le vicende belliche del XVIII secolo, registrato nella documentazione archivistica e in-
a partite già dalle campagne alpine della guerra dividuabile solo per ricognizione. Vero è che dal
di successione spagnola78, vennero diffusamente Piccolo San Bernardo al colle di Tenda, sicuramen-
realizzati trinceramenti in pietra a secco e terra per te in corrispondenza delle vallate principali per il
attestarsi su posizioni strategicamente importanti transito fra il Piemonte e la Francia, la presenza dei
in grado di dominare i percorsi d’accesso e d’aggi- complessi campali trincerati aveva di fatto creato
ramento delle piazzeforti permanenti79. una terza linea difensiva, la più avanzata rispetto
alle piazze di media e bassa valle, poco arretrata
rispetto allo spartiacque principale e spesso lungo
La fortificazione campale alpina e la scuola le dorsali fra una valle e l’altra. La topografia dei siti
piemontese di questa linea di avanfronte illustra con chiarezza
lo sfruttamento delle risorse geomorfologiche inte-
Quando nel 1748 si chiuse la guerra di successione grate dalla fortificazione campale, per assicurare alle
d’Austria, sulle montagne del confine occidentale forze sabaude il vantaggio strategico e tattico delle
sabaudo la quantità di siti stategici fortificati con posizioni e per colmare l’inferiorità numerica.
opere semipermanenti era altissima. Considerando I complessi di opere campali sabaude sulle Alpi oc-
cidentali, meglio noti almeno a livello bibliografico,
sono quelli del Piccolo San Bernardo e del campo
76
Non sembra questa la sede per discutere la genesi e la del Principe Tommaso in valle d’Aosta, quelli delle
natura del doppio cordone di fortezze, che risulta ripetuto
anche sul confine orientale degli stati sabaudi nella fascia dorsali spartiacque fra le valli di Susa e dell’Arc,
longitudinale compresa fra la Sesia e il Ticino; si rimanda a dominio di Exilles e Chiomonte, e di quella
quindi a SCONFIENZA 2003 per tali argomenti e ai contributi fra le valli del Chisone e di Susa, dall’Assietta al
di VIGLINO DAVICO 2005a e di RAVIOLA 2007, con bibliografia
pregressa, per il confine orientale sabaudo. Rammentiamo tut- colle delle Finestre; seguono i complessi della valle
tavia che la difesa limitanea tramite due ranghi di piazzeforti Varaita nel Saluzzese e della valle Stura80. Non va
interagenti fra loro fu programmata e realizzata dal famoso infine dimenticata l’intensa attività di fortificazione
marchese di Vauban, per i confini settentrionale e orientale del
regno di Francia a partire dagli anni settanta del XVII secolo, campale svolta in prevalenza durante le campagne
e venne denominata tradizionalmente «pré carré»; trattano della successione d’Austria nella contea di Nizza,
la materia più di recente nell’ambito della sterminata biblio- lungo la linea fra Breil e Dolceacqua, sulle alture
grafia vaubaniana VIROL 2003, pp. 93-130; BARROS, SALAT,
SARMANT 2006, pp. 75-107; VIROL 2007, pp. 14-23. di Montalban e nella valle del Nervia81.
77
Le vicende storico-militari della prima metà del XVIII Si tratta di opere realizzate a taglio dei valichi o in
secolo, in particolare quelle della guerra di successione posizioni strategicamente favorevoli in prossimità
austriaca, illustrano chiaramente quanto detto, allorché in dello spartiacque alpino principale. Gli schemi in
diverse occasioni dei contingenti francesi e spagnoli penetra-
rono oltre il confine sabaudo attraverso i valichi alpini, per pianta rispondevano a tipologie della fortificazione
occupare le dorsali fra le valli principali e tentare l’isolamento campale teorizzata nei trattati; comparivano talvol-
di alcune fortezze, compierne l’assedio e tentare di scendere ta le frecce regolari, o «redan», più frequentemente
nella pianura piemontese. Così avvenne nelle valli di Varaita
e di Bellino nel 1743, ancora nelle stesse valli e in quella di
Stura nel 1744 (ILARI, BOERI, PAOLETTI 1997, pp. 120-125;
GARIGLIO 1999a, pp. 91-108; GARELLIS 2001, pp. 119-147;
MINOLA 2006a, pp. 39-56; SCONFIENZA 2009, pp. 7-25) e 79
Per ampliare il quadro presentato e le implicazioni
lungo la dorsale fra le valli del Chisone e di Susa nel 1745 e strategiche e politiche dell’argomento si vedano SCONFIENZA
nel 1747 (Assietta 1997 con bibliografia precedente; ILARI, 2003 e CERINO BADONE 2007b.
BOERI, PAOLETTI 1997, pp. 238-244; MINOLA 1998, pp. 101- 80
Per i primi quattro si veda infra nel presente contri-
113; GARIGLIO 1999a, pp. 132-158; ID. 2000, pp. 214-244; buto ai paragrafi specifici, per la valle Stura in particolare
AMORETTI 2003; MINOLA 2006a, pp. 57-76, 91-148). VIGLINO DAVICO 1987, pp. 72-77 e SCONFIENZA 1996, pp.
78
Supra nota 54. 121-122.

20
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 2 – A: Raffigurazioni dal Traité de l’Attaque des Places del marchese di Vauban per i tracciati in pianta degli schemi elementari di
fortificazione campale (fine XVII-XVIII secolo), costituiti da tratti rettilinei di trinceramento intervallati da «frecce» o «redan» di forma
triangolare; in basso, adattamento ideale alla natura del suolo delle linee trincerate, o «lignes», con schema a redan e schema a cremagliera
(da N. FAUCHERRE, P. PROST, Le triomphe de la méthode, Evreux 1992); B: Raffigurazioni dal Traité de l’Attaque des Places del
marchese di Vauban per le sezioni, o «profils» dei trinceramenti campali di circonvallazione, ovvero per la difesa dell’armata d’assedio da
tergo verso l’aperta campagna (da N. FAUCHERRE, P. PROST, op. cit.).

le linee irregolari a salienti e rientranti che ade- dello spalto, il fossato a sezione trapezoidale capo-
guavano il percorso del trinceramento alla natura volta, il corpo del trinceramento, realizzato con il
orografica del sito. Erano frequenti in punti di materiale cavato dal fossato, a sezione di trapezio
particolare rilevanza difensiva o alle testate estreme irregolare con il limite del parapetto superiore al-
dei trinceramenti le ridotte, chiuse alla gola, di varia lineato al defilamento dello spalto, e la banchina
forma, quadrangolari, tenagliate o a stella82 (fig. 2, di tiro a sezione quadragolare, solidale al corpo
A, B). La tecnica costruttiva alternava di sito in sito del trinceramento dalla parte interna. Nel caso
o anche nello stesso, a seconda delle caratteristiche più particolare, ma assai diffuso in montagna, dei
pedologiche, l’opera in pietra a secco o l’elevato in trinceramenti in pietre a secco il profilo dell’elevato
terra battuta con superficie ricoperta da «teppe» si semplificava, rispetto allo schema illustrato, in
erbose. Il profilo degli elevati seguiva anch’esso una sezione trapezoidale irregolare, che aveva i lati
l’istruzione della fortificazione campale moderna, obliqui costituiti da filari di scaglie di pezzatura
che prevedeva in successione schematica dalla cam- uniforme, regolarizzati in facciavista, e un nucleo,
pagna verso l’interno del trinceramento l’elevato solidale ed elevato contestualmente alle facciaviste,
in materiale lapideo eterogeneo, derivante dalla
81
In merito ai trinceramenti realizzati nel comprensorio sbozzatura delle scaglie esterne, dai tagli in roccia
di Villefranche, sui monti Gros, Vinaigrier, Leuze, Bastide per l’allettamento della struttura o da cave aperte
e Dréte, fino a La Turbie e Semboula, sono significativi i nelle vicinanze (fig. 3, A, B).
contributi GEIST 1999-2000 e 2000-2001. Per un inquadra-
mento più generale si veda CAPACCIO, DURANTE 1993 e più Le caratteristiche orogeografiche e strategiche
sinteticamente SCONFIENZA 2005a, pp. 102-107. delle Alpi occidentali, in particolare sui versanti

21
ROBERTO SCOFIENZA

anni ottanta del XVIII secolo Alessandro Vittorio


Papacino d’Antoni, direttore delle Regie Scuole
d’Artiglieria e Fortificazione, giunse a sintetizzare
l’intera esperienza nella nozione di trinceramento
come prodotto di «Tattica» e «Architettura Mili-
tare»84. La convergenza di questi saperi teorici e
pratici si verificò a causa di specifiche necessità
belliche e soprattutto scaturì in precisi siti alpini di
rilevanza strategica, dove l’azione tattica di un con-
tingente difensivo necessitava di una fortificazione
d’appoggio, capace di valorizzare i presupposti
geofisici della posizione. Ciò coinvolgeva anche la
percezione del territorio montano che avevano gli
ingegneri di quel tempo, in prossimità del confine
con la Francia, e che si configurava in ultima ana-
lisi come un’area di manovra difensiva, compresa
fra lo spartiacque alpino principale e le fortezze
di media valle. Tale area poteva essere occupata e
sfruttata con una successione scalare di capisaldi
fig. 3 – A: Raffigurazioni dal Traité de la Défense des Places del marchese
di Vauban del profilo in assonometria di un trinceramento campale trincerati lungo le dorsali e le valli, che chiudevano
in terra e legname (fine XVII-XVIII secolo; da M. VIROL [a cura di], i percorsi e imponevano agli invasori quelli voluti
Les Oisivetés de Monsieur de Vauban, Seyssel 2007); B: Sezione di dalla strategia difensiva. In questa prospettiva la
trinceramento in pietre a secco nella valle di Nevache presso Briançon
da una carta francese successiva al 1747 (da Assietta 1997). fortificazione campale non costituiva un vincolo
tattico a priori, al contrario aveva una potenzialità
dinamica nella sua natura temporanea, al punto
da poter plasmare le valli e le dorsali in corridoi
valdostano e piemontese, sono stati i presupposti di guerra fra il confine e lo sbocco nella pianura
peculiari della scuola di fortificazione sabauda, che piemontese. Tutto ciò permetteva di contendere a
nell’ambito specifico dei sistemi di opere campali lungo il terreno e, anche in caso di ripiegamento,
non rinunciò mai all’impiego del trinceramento l’avanzata nemica doveva procedere a rilento, in
continuo. L’edificazione delle ridotte era sempre un’epoca in cui la fine della bella stagione impe-
subordinata al controllo di siti strategicamente diva sulle Alpi i collegamenti fra le due nazioni e
importanti e dominanti; non si poteva tuttavia quindi anche i rifornimenti ad un invasore che si
prescindere dalla presenza fra una ridotta e l’altra fosse trovato a svernare sul suolo sabaudo, senza
di un elemento connettivo, realizzabile unicamente l’appoggio di un ampio territorio occupato.
con trinceramenti continui, adeguati alla natura del Il modello di fortificazione descritto fu applicato
sito e i cui tratti fossero in relazione di reciproca fino agli anni della guerra del 1792 fra il regno di
copertura. La duttilità del trinceramento continuo
permetteva infine che tale manufatto si estendesse
praticamente ovunque e che rispondesse all’esigen- 83
Va detto, a conferma della peculiarità piemontese, che
za principale di tagliare o dominare gli itinerari di nel XVIII secolo non sempre il trinceramento campale preve-
deva l’opera continua, ma spesso si preferiva, quanto meno in
aggiramento dei capisaldi principali, difesi dalle pianura, l’impiego dei sistemi a ridotte staccate, che, secondo
ridotte, portando la linea di fuoco fin sui margini gli strateghi del tempo potevano meglio frazionare il fronte
dei pendii più ardui e disagevoli alla scalata83. d’attacco nemico; casi esemplari e celebri sono quelli delle
battaglie di Poltava, fra Russi e Svedesi nel 1709, e di Fontenoy,
Questo modello di sistema campale, integrato fra fra Inglesi e Francesi nel 1745, o ancor più le teorizzazioni della
ridotte e trinceramento continuo, si definì gra- scuola d’ingegneria militare prussiana di Federico II. Sul tema
dualmente nel tempo, temperando l’osservazione DUFFY 1985, pp. 134-147 e in sintesi SCONFIENZA 2007, pp.
165-168. Relativamente all’identificazione e alle caratteristiche
e l’esperienza pratica delle guerre di successione di una scuola d’architettura militare piemontese si vedano
con le riflessioni teoriche che gli ingegneri del re FARA 1989, pp. 117-148 passim, 232, 233, 238; FARA 1993,
di Sardegna maturarono anche dopo il 1748. Negli pp. 95-103; BIANCHI 2002a, pp. 153-186; SCONFIENZA 2007,
pp. 178-194; VIGLINO DAVICO et al. 2008 sotto le voci Antonio
e Ignazio Bertola e a seguire Audé, Bagetti, Belgrano, Birago
di Borgaro, Boasso, Bozzolino, De Vincenti, de Wuillencourt,
82
Si vedano la trattatistica di supra nota 59, SCONFIENZA Durieu, Gallo, Garove, Guibert, Nicolis di Robilant, Papacino
1996 e 2007. d’Antoni, Pinto di Barri, Quaglia, Rana.

22
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

Sardegna e la repubblica francese, in particolare cemente ogni colle d’accesso in Piemonte o in val
sulle Alpi Marittime e nella contea di Nizza, come d’Aosta, mentre la difesa dei meno numerosi valichi
per esempio sul massiccio dell’Authion85. È questa percorribili dall’artiglieria frazionava troppo la stes-
l’epoca in cui vennero alla luce i limiti delle scelte sa armata. In tale contesto inoltre la fortificazione
strategiche per la difesa del confine occidentale, campale assumeva un carattere troppo statico di
ma anche quelli della ripetizione sistematica semipermanenza, a fronte del fatto che l’eccessiva
lungo tutto il confine alpino dell’interazione fra frammentazione di forze rischiava di vanificare la
fortificazione campale e permanente. Innanzitutto i funzione integrativa del numero ridotto di difenso-
complessi campali trincerati, pur essendo il prodot- ri, propria del trinceramento. Sebbene la riflessione
to di soluzioni tattiche e strategiche più dinamiche teorica sulla difesa del confine alpino dopo il 1748
e di un’arte fortificatoria più immediata che quella abbia preso in esame questa problematica e si siano
delle opere permanenti, erano comunque passibili studiate le opportunità di una scelta fra la difesa in
d’aggiramento come le grandi piazzeforti, a meno profondità o quella a cordone88, la decisione in fa-
di fortificare amplissime aree di dorsale, non presi- vore di quest’ultima e la conseguente suddivisione
diabili comunque da un numero adeguato di uomi- dell’esercito sabaudo in più corpi d’armata lungo il
ni86. In secondo luogo già prima del 1750 Pierre de sistema di fortezze e opere campali determinarono
Bourcet, il più esperto topografo militare francese la sconfitta del regno di Sardegna alla fine della
in materia alpina, individuava il limite strategico guerra della Alpi, vanificando quel grande sforzo di
del sistema difensivo sabaudo occidentale, soste- resistenza fra il 1792 e il 1796, tanto ammirevole
nendo che non solo il frazionamento delle forze quanto fallimentare89.
del re di Sardegna lungo il confine era causa di un
suo indebolimento, ma anche la minaccia da parte
francese di concentrare tutte le forze d’invasione in Studio e metodi d’indagine
un solo punto determinava la peggior ipoteca sulla per la fortificazione campale alpina
tenuta della difesa sabauda87. Era infatti impossibile
per l’armata del re di Sardegna controllare effica- Una caratteristica delle ricerche d’archeologia mili-
tare, aventi come oggetto i sistemi di fortificazione
campale appena illustrati, è certamente la pluralità
84
PAPACINO D’ANTONI 1782, p. 191. Le riflessioni di di dati e la varietà della loro origine. Si tratta di
maggior significato si trovano nella Parte Terza del Sesto Libro una situazione che richiama opportunamente il
dell’Dell’Architettura Militare per le Regie Scuole Teoriche d’Ar-
tiglieria e Fortificazione (ID. 1782), intitolata Regole e Indirizzi problema del «rumore documentario», individuato
per ideare le Fortificazioni Campali, per attuarle e per difenderle, come specificità metodologica in seno all’archeo-
ma anche in ID. 1780, paragrafo Dei fortini e dei ridotti. Sul logia postmedievale90. È una situazione di studio
Papacino d’Antoni, figura importante nell’ambiente militare e
culturale del Piemonte settecentesco, si vedano PATRIA 1972; infatti che vede convergere due principali generi
BIANCHI 1996; ILARI, PAOLETTI, CROCIANI 2000, pp. 41-43, di fonti: quelle archeologiche, reperite nei siti
84-85; BIANCHI 2002a, pp. 116-117, 163; VIGLINO DAVICO interessati dall’intervento di fortificazione antica,
et al. 2008, pp. 361-365.
85
Nel giugno del 1793 sulle alture del massiccio dell’Au- e quelle archivistiche manoscritte; si aggiungono
thion, fortificate a dominio della valle Roja, si svolse l’ultima inoltre le fonti tradizionali di supporto all’indagine
vittoriosa battaglia alpina combattuta da un’armata sabauda archeologica territoriale, come la fotografia aerea
d’antico regime; si vedano MERLA 1988, pp. 163-174; GA-
RIGLIO, MINOLA 1995, pp. 215-223; GARIGLIO 1999a, pp. e le cartografie regionali, e quelle complementari
232-253; ILARI, CROCIANI, PAOLETTI 2000, pp. 107-119; alle archivistiche, ovvero la cartografia storica e i
SCONFIENZA 2007, pp. 194-200; MINOLA 2007, pp. 27-46. testi coevi editi. La maggior difficoltà, ma anche
86
Citiamo a riprova di quanto detto le vicende storiche l’aspetto interdisciplinare più rilevante della ricerca,
dell’inefficace difesa sabauda a Pietralunga in val Varaita nel
1744, quando le posizioni piemontesi di monte Passet furono sta nel proporre un’interpretazione reciproca coe-
prese alle spalle dagli Svizzeri del reggimento Travers-Grisons.
Per contro il successo delle truppe sabaude del Bricherasio
alla famosa battaglia dell’Assietta, il 19 luglio 1747, è mo-
88
Testimoniano questa situazione sia i progetti del duca
tivato non soltanto alla strenua difesa della tenaglia e dei Ferdinando di Brunswick, venuto in visita in Piemonte nel
trinceramenti del fronte principale, ma anche e soprattutto al 1766, sia i Projets de defensive del Papacino d’Antoni (SCON-
fallimento degli attacchi della colonna francese del de Ville- FIENZA 2005a).
mur al Gran Serin, posizione di retrofronte rispetto alla testa 89
Si vedano in materia le considerazioni critiche di ILARI,
dell’Assietta, ma nodale nell’economia difensiva del sistema CROCIANI, PAOLETTI 2000, pp. 37-42.
(MINOLA 2006a, pp. 91-137; SCONFIENZA 2009, pp. 7-25, 90
Si veda in particolare MORENO 1997, p. 90; toccano
entrambi con bibliografia pregressa). inoltre l’argomento contestualmente al tema della pluridisci-
87
DE BOURCET s.d., p. 272. Per il de Bourcet si veda plinarità dell’archeologia postmedievale MANNONI 1997, pp.
BLANCHARD 1981, pp. 100-101. 24-25; MILANESE 1997b, pp. 14-15; ID. 1997c, p. 86.

23
ROBERTO SCOFIENZA

rente dei dati di natura archeologica e archivistica, territorio93, che è l’impiego della storiografia come
nel tentativo di proporre una corretta ricostruzione metro di valutazione a priori per scegliere cosa os-
topografica e materiale dei manufatti studiati, ma servare e cosa indagare. La ricca bibliografia attuale,
anche di poterne comprendere la reale destinazione segnalata all’inizio del contributo, che tratta sia con
e interpretazione al momento d’uso. impostazione scientifica sia con intento divulgativo
le vicende belliche dello stato sabaudo in età mo-
derna o la storia delle trasformazioni dei confini e
Le fonti archeologiche delle loro fortificazioni, offre senza dubbio un valido
punto di partenza per l’individuazione dei principali
L’approccio di carattere archeologico allo studio siti alpini interessati da interventi difensivi campali,
delle fortificazioni in oggetto determina la loro soprattutto in occasione di eventi bellici specifici.
collocazione in seno a quelli che sono definiti L’attenzione dell’archeologo, per quanto ben in-
«manufatti territoriali», riconosciuti a tutti gli ef- dirizzata a livello bibliografico, si dirige tuttavia al
fetti in qualità di fonti storiche. Nell’ambito della dato materiale, che è soltanto reperibile sul terreno,
tassonomia dei manufatti territoriali, individuata e pertanto il genere di approccio scelto per queste
nella recentissima letteratura specialistica91, la ricerche è stato quello della ricognizione94.
fortificazione campale d’età moderna, in generale Sebbene sia condiviso il principio per cui l’incontro
e non solo quella alpina, può costituire una nuova fra il sito e lo studioso debba essere mediato da un
classe tipologica nella categoria funzionale delle procedimento di ricognizione sistematica in un
«infrastrutture». Essa infatti non comprende edi- comprensorio ampio e prestabilito e che al contra-
fici come possono essere i castelli, le fortezze o le rio non si possa scendere sul terreno alla ricerca di
cittadelle, ma dei medesimi condivide la finalità di- «ciò che si vuole trovare», la natura dei manufatti
fensiva. D’altro canto lo sviluppo lineare attraverso indagati, quali i trinceramenti alpini in opera a sec-
il territorio è analogo alle infrastrutture idrauliche co o terra battuta, ci ha permesso di ricondurre gli
e di viabilità, che tuttavia non hanno una prima stessi alla tipologia dei «siti particolari», che vengono
attinenza con la destinazione militare; le ridotte presi in considerazione perché già noti o per la loro
non risultano riconducibili alla tipologia degli evidente consistenza strutturale; essi necessitano di
«edifici», essendo funzionalmente e spesso strut- metodi specifici d’indagine, nonché di un preciso
turalmente coerenti con i trinceramenti continui posizionamento geografico ed esaurienti documen-
del sistema d’appartenenza. Va infine precisato, a tazioni grafiche e fotografiche. D’altro canto anche
livello preliminare, che le fortificazioni campali del la nozione di «tracce lineari» sembra confacente ai
XVIII secolo sono in rapporto di discontinuità con manufatti indagati, che talvolta segnano ancor oggi
l’attuale paesaggio alpino, perché la loro specifica le dorsali alpine prive di vegetazione ad alto fusto,
funzione è venuta meno. È esistito dunque a suo tanto da permettere non solo l’individuazione dei
tempo un rapporto di continuità con il paesaggio resti sul terreno, ma di cogliere interi sviluppi a
storico coevo alle opere ed è questo il motivo per salienti e rientranti tramite la fotografia aerea95.
cui in molti contesti si svilupparono fasi successive In base a tali premesse nei comprensori delle
di fortificazione, come per esempio al Piccolo san fortificazioni campali indagate finora da chi scrive,
Bernardo o all’Assietta; certamente la dismissione
a causa dell’esaurimento della finalità militare e
della funzionalità del sistema difensivo alpino sa- 93
CAMBI, TERRENATO 2004, pp. 161-162; TOSCO 2009,
baudo ha segnato l’origine della discontinuità e dei pp. 17-20.
processi frequenti di rinaturalizzazione dei resti dei
94
Tale condizione di ricerca ha indotto inevitabilmente alla
riflessione in merito all’oggetto di studio e al confronto con
trinceramenti, soprattutto di quelli in terra92. i fondamenti della ricognizione archeologica, tentando di co-
A fondamento della ricerca sembra corretto porre struire d’altro canto un impianto teorico per gli studi intrapresi,
uno strumento ritenuto necessario anche nella del quale si sentiva l’ormai improrogabile necessità; si rinvia
pertanto alla bibliografia utilizzata come supporto, valida per
bibliografia specialistica in materia di approccio al tutto il contenuto di questo paragrafo: BARKER 1981, pp. 44-
54; FRANCOVICH, MANACORDA 2000, pp. 3-4, 122-133, 159-
162, 250-257, 279-280; CAMBI, TERRENATO 2004, passim e in
particolare pp. 87-107, 122-144, 161-167; RENFREW, BAHN
91
TOSCO 2009, pp. 78-83. 2006, pp. 62-95; MANACORDA 2007, pp. 7-47; TOSCO 2009,
92
Si veda per esempio il destino di totale cancellazione passim e in particolare pp. 1-96, 138-164, 234-267.
delle tracce dei trinceramenti edificati in terra e legname 95
Si prenda come esempio magistrale il sistema trincerato
nel bosco de La Levée e di Vallanta in valle Varaita (infra al del colle della Bicocca fra le valli di Varaita e Maira oppure
paragrafo relativo). quello del Piccolo San Bernardo (infra ai paragrafi relativi).

24
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

corrispondenti al colle del Piccolo San Bernardo e I dati reperiti durante le ricognizioni consistono
alla val Veny, alle alte valli della Varaita di Bellino in vedute generali, prese da punti dominanti,
e di Chianale e ai colli delle Finestre e Fattières, si immagini che documentano ampie parti dei com-
è attuata una «ricognizione autoptica non sistema- plessi campali e particolari di ogni singolo tratto
tica». Il metodo, adatto all’analisi di settori specifici dei trinceramenti o delle ridotte; nell’ambito dei
del paesaggio, a quelle zone «marginali» nelle quali particolari vanno collocati anche i primi piani
rientrano perfettamente le dorsali e i versanti alpini, delle facciaviste dei muri a secco o dei resti meglio
è opportunamente messo in relazione allo studio percepibili degli elevati in terra o dei fossati e di
dei siti particolari e soprattutto permette di variare qualche traccia delle linee di palizzata. Documen-
l’intensità dell’intervento. Nei casi citati, ad esclu- tazione imprescincibile è poi il rilevamento delle
sione dell’ultimo, l’indagine ha preso avvio dallo misure, altezza e spessore dei muri in più punti
studio della bibliografia e della cartografia inerenti dello sviluppo del trinceramento, ampiezza delle
le località prescelte; sono poi state condotte più strade coperte, retrostanti le fortificazioni, e delle
visite ripetute nel tempo ai siti fortificati, durante tracce di fossati. Talvolta è risultato utile, come nel
la bella stagione, anche in seguito alle prime ricer- caso della ridotta di monte Passet, in valle Varaita,
che d’archivio, e in ogni occasione si è svolta una disegnare uno schizzo in scala, utilizzando le mi-
campagna di fotografie che venivano a completarsi sure individuate sul terreno, per sostituire un vero
l’una con l’altra e permettevano di approfodire e proprio rilievo archeologico delle consistenze in
particolari costruttivi, scelte topografiche, visioni assenza di strumentazione adeguata, ma anche in
d’insieme. Infine il complesso delle risultanze veni- seno ad una ricognizione per la quale non si era
va collocato sulla cartografia regionale e integrato scelto di intensificare fino a quel punto il livello
con le immagini da fotografia aerea, già recuperate d’indagine101. Di grande utilità è stata infine la re-
nelle fasi preliminari dell’intervento96. dazione di un quaderno d’appunti in situ, analogo
A proposito dell’impiego della cartografia moderna al giornale di scavo o al diario del ricognitore, nel
come supporto per queste ricerche va detto che quale, accanto ai dati delle misurazioni e descrit-
ci si è generalmente riferiti alle carte dell’Istituto tivi delle strutture, si sono annotate le successive
Geografico Militare (IGM) in scala 1:2500097; tali impressioni e letture interpretative momentanee
strumenti risultano inoltre assai utili in ragione della per opere e contesti, riesumate al momento del-
loro redazione ormai storica, fra il 1861 e il 1902, l’elaborazione e del confronto con le informazioni
soprattutto per il rilevamento di situazioni e tracce emergenti dalle fonti d’archivio.
oggi non meglio riconoscibili o per la trasmissione La riflessione sulla ricognizione non sistematica alle
di antichi toponimi, come nel caso della riflessione fortificazioni campali alpine ha inoltre permesso
sulla corretta collocazione topografica della ridotta di di maturare una prospettiva interpretativa dei
monte Passet in valle Varaita98. Sebbene siano state comprensori difensivi e delle singole opere, che
decisamente utili nelle ricognizioni sul terreno le a nostro avviso dà allo studio di questi manufatti
Carte dei sentieri e dei rifugi dell’Istituto Geografico una degna collocazione nell’ambito delle discipline
Centrale (scala 1: 50000), lo strumento migliore al
quale oggi riferirsi è la cartografia tecnica regionale,
CTR Raster e Rete Geodetica, che è accessibile sul geneali che rinviano al CTR Raster; Asti, Pianificazione
web nel sito www.sistemapiemonte.it99 e presso i siti Territoriale, Cartografia: http://www.provincia.asti.it/tema.
delle provicie piemontesi100. php?Id_argomento=48vsotto=88; si tratta tuttavia di carte
informative sommarie con rimando più preciso al CTR Raster
della Regione Piemonte; Biella, Sistema Informatico Territo-
riale e Cartografia: http://www.cartografia.provincia.cuneo.
96
Si precisa che le vedute aeree sono state generalmente recu- it/on-line/. Repertorio/consultazione/articolo3000133.html;
perate dal web, grazie a siti come Google Earth o maps.live.it. Cuneo, Sistema Informatico Territoriale, Cartografia on
97
Si rinvia al bel sito dell’Istituto Geografico Militare line: http://www.provincia.cuneo.it/gis; Novara, Sistema
di Firenze http://www.igmi.org/ e in particolare alla pagina Infomatico Ambientale: http://www.provincia.novara.it/Am-
http://www.igmi.org/prodotti/toponimi.php biente/SIA/serviziaccesso. php, che rinvia al CTR Raster di
sistemapiemonte.it; Torino, GITAC, Cartografia Raster on
98
Infra al paragrafo relativo. line: http://www.provincia.torino.it/gitac/cartografia_raster/
99
Si veda http://www.sistemapiemonte.it/territorio/ctr/in- index, presso il quale si accede a link di cartografia tecnica
dex.shtml o anche direttamente alla pagina del CTR Raster: e di cartografia storica; Verbania, Cartografia PAEP: http://
http://www.webgis.csi.it/Ctrig/main.asp. www.provincia.verbania.it/pag.php?id=733&op=P; Vercelli,
100
Per le provincie i riferimenti sono: Alessandria, Siste- Sistema Informativo Territoriale Ambientale: http://www.
ma Informatico Territoriale (SIT), Cartografia su http:// provincia.vercelli.it/organiz/pianter/Sita/sita3.htm.
www.provincia.alessandria.it con indicazioni ed esempi 101
Infra nota 197.

25
ROBERTO SCOFIENZA

archeologiche e potrebbe proporsi come esempio è qualificabile con la dignità di ecofatto ogni posi-
per gli studi dedicati a oggetti analoghi di epoche e zione strategica e dominante, su cui cade la scelta
siti diversi, rispetto all’età moderna e all’ambiente per impiantare le opere, in quanto essa rappresenta
alpino. Innanzitutto, recuperando quanto detto il legame più stretto fra la risorsa geomorfologica
sopra riguardo al rapporto con la storiografia è ambientale e la natura e finalità della fortificazione
fuor di dubbio che lo studio della fortificazione campale. Tale legame è quello ricercato, colto e va-
campale alpina opera nell’ambito di un «contesto lorizzato dall’ingegnere che ha progettato il sistema
tematico», che è quello del confine occidentale de- difensivo, secondo la sua formazione culturale e
gli stati sabaudi, e concorre allo sviluppo del tema la sua capacità di percepire l’ambiente nel quale
storiografico relativo alla difesa di quel contesto. ha operato, in base ai presupposti storici del suo
Diversamente l’indagine sarebbe fine a se stessa tempo. In linea teorica si può inoltre considerare
e la ricognizione nulla, se non una scampagnata un ecofatto lo stesso trinceramento dal momento
erudita, mentre nelle pagine precedenti si è tentato, in cui fu portato a termine, in quanto manufatto
per quanto sinteticamente, di fornire gli estremi prodotto con i materiali, pietra, terra e legname,
storici, topografici e storico-architettonici del ricavati dallo stesso sito di costruzione e caratteristi-
contesto tematico del confine, nel quale le opere ci di quel terreno e di quelli limitrofi; d’altro canto
campali e la loro conoscenza assumono un ruolo l’opera campale costituisce una componente reale
assolutamente preciso e caratteristico. e oggettiva di quello specifico paesaggio, venuta ad
In secondo luogo emerge il rapporto fra queste essere da un certo momento in poi, tanto da poter
ricerche d’archeologia militare e l’archeologia essere identificata come «permanenza immobile» ed
ambientale. Se infatti quest’ultima studia la eventualmente rappresentare una preesistenza per
sovrapposizione dei successivi paesaggi in un de- fasi successive di ristrutturazione o integrazione.
terminato territorio, intendendo per paesaggio la Attualmente le fortificazioni campali alpine, poiché
riplasmazione della superficie di un comprensorio sono in una situazione di discontinuità ambientale,
geografico in estensione a seconda delle formazioni come s’è detto precedentemente, essendo tecnica-
politiche, sociali, economiche e culturali dell’uo- mene definibili «permanenze», appartengono alla
mo, l’indagine «monografica» sulle fortificazioni categoria delle «residuali», sia «dirette», quando
campali si rivolge ad uno specifico gruppo di opere per esempio le opere a secco conservano ancora
antropiche che in un certo periodo, sovrapponen- evidenti i caratteri originali, pur danneggiati dal
dosi al substrato naturale del territorio in esame, tempo, sia «indirette», come nel caso delle variazio-
hanno modificato i paesaggi dell’arco alpino occi- ni superficiali lasciate dalle strutture in terra, molto
dentale e sono entrate a far parte del patrimonio consumate o riconoscibili soltanto dalle depressioni
genetico dei medesimi. È chiaro pertanto che l’in- dei fossati naturalmente ricolmati.
teresse di studio dell’archeologia militare in questo È chiaro che la prospettiva ambientale ci permette
caso è il legame con il tema storiografico della di indagare i sistemi di fortificazione campale,
difesa del confine piuttosto che la ricostruzione muovendo dai contesti maggiori, nei quali si mira
del paesaggio alpino, ma la sua interferenza con alla comprensione del problema storico difensivo
un orizzonte proprio dell’archeologia dei paesaggi su ampia scala lungo tutto il confine alpino, per
contribuisce alla stabilità della sua fondazione epi- passare a situazioni territorialmente più limitate, in
stemologica in seno alle discipline archeologiche. cui si indaga il singolo sistema, in corrispondenza
Proseguendo sulla strada intrapresa emerge un’ul- di uno specifico tratto di frontiera, e si colgono
teriore nozione appartenente all’archeologia am- i particolari ecofatti delle sue posizioni strategi-
bientale, che è quella degli «ecofatti», intesi come che. Infine lo studio dei tratti di trinceramento,
tracce di risorse e potenzialità di un comprensorio delle ridotte, e delle loro relazioni topografiche e
geografico in base alle sue caratteristiche ambien- strutturali segna, in corrispondenza di siti speci-
tali. Uno fra gli esempi più evidenti è quello della fici, l’incontro del manufatto architettonico, che
presenza di giacimenti minerari, che hanno la l’archeologia moderna individua nell’unità stra-
capacità di attrarre l’interesse dell’uomo per ra- tigrafica, con l’unità topografica rappresentante
gioni soprattutto di natura economico-produttiva. l’azione umana che ha modificato il paesaggio in
Provando tuttavia a spostare questa prospettiva di ragione delle finalità difensive.
lettura sulle fortificazioni campali, ci si accorge Da queste considerazioni deriva in ultima analisi
che, in vista di una finalità difensiva e non già la possibilità di applicare alla ricognizione non
economica, come invece avviene prevalentemente, sistematica delle fortificazioni campali diversi gradi

26
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

d’intensità d’indagine. S’è fatto cenno preceden- caso al sito dell’SBN nazionale, curato dall’Istituto
temente a questo argomento e si rende noto fin Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche
d’ora che lo studio condotto nelle estati del 2007 Italiane, e a quello di Librinlinea per le biblioteche
e 2008 ai trinceramenti dei colli delle Finestre e piemontesi, accanto all’utilissimo http://books.
Fattières ha segnato un momento di prova per google.it, dal quale è spesso possibile scaricare interi
l’applicabilità del metodo dialettico fra una pro- testi a stampa d’età moderna digitalizzati. Una pre-
spettiva estensiva ed una intensiva nell’ambito di ziosa risorsa, sia per il reperimento di testi antichi
queste ricerche102. Certamente lo studio estensivo sia per la cartografia storica, è in primis la Biblio-
coinvolge per l’ennesima volta la tematica storica teca Digitale Italiana103. Si devono poi prendere
della difesa di confine ed ha come limiti i singoli in considerazione i siti delle biblioteche nazionali
contesti tematici territoriali, in cui furono realizzati straniere e in particolare per gli studi qui presen-
i diversi sistemi trincerati. Ognuno di questi richie- tati, data la contiguità territoriale attuale e storica,
de poi ancora una prospettiva di studio estensivo la Bibliothéque Nationale de France (BNF), che,
per comprendere il funzionamento sincronico oltre al ricchissimo patrimonio librario, dispone di
delle sue componenti e i principi dell’invenzione una sezione digitalizzata, denominata Gallica; in
architettonico-militare che vi è sottesa, come nel questo servizio non si reperiscono soltanto le fonti
caso degli studi sulle fortificazioni del Piccolo San a stampa, analogamente a books.google, del quale
Bernardo e della valle Varaita. Quando si passa poi per altro esiste la versione francese (.fr), ma è anche
allo studio in situ dei singoli manufatti, si entra possibile accedere ad una preziosissima collezione
nell’ordine delle indagini intensive e si prospetta la cartografica storica, scaricabile e riproducibile.
scelta di individuare porzioni limitate del sistema Tornando in Italia esistono alcuni enti di cultura,
campale per le quali abbia valore approfondire la privati e pubblici, di interesse particolare per gli
ricerca nei detagli, fino alla ripulitura e al rilievo studi qui presentati. Innanzitutto ricordiamo le
delle emergenze, così come è avvenuto per la ridotta pubblicazioni dell’Istituto Italiano dei Castelli, con
sommitale dei trinceramenti delle Fattières. le iniziative della sezione Piemonte e Valle d’Ao-
sta104, e poi l’Istituto Storico di Cultura dell’Arma
del Genio di Roma (ISCAG), fondato nel 1934,
Le fonti bibliotecarie e archivistiche attualmente sede del Museo Storico di Architet-
tura Militare e dotato di archivio iconografico e
Il gruppo di fonti complementari a quelle ar- biblioteca. Sempre nella capitale esistono e vanno
cheologiche, e d’importanza fondamentale per lo tenute presenti la Biblioteca Militare Centrale,
studio della fortificazione campale alpina, è quello facente capo allo Stato Maggiore dell’Esercito, e la
costituito dai documenti storici d’archivio e dai Società Italiana di Storia Militare (SISM)105, men-
patrimoni bibliotecari. È infatti noto che le bi- tre presso l’Università di Siena opera attualmente
blioteche nazionali e comunali italiane ed europee il Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche
conservano ricchi corpora di edizioni e manoscritti Storico-Militari106.
antichi, una parte dei quali, opportunamente Se ci si avvicina al territorio piemontese, deve essere
catalogata, tratta materie di carattere militare, immediatamente segnalata la creazione recente di
storico-architettonico e strategico. In questa sede un ricchissimo fondo militare presso la Bibliote-
ci si occuperà ovviamente delle fonti e degli enti di ca Civica «Farinone Centa» di Varallo Sesia, in
conservazione inerenti gli studi sull’arte militare di
ambiente sabaudo, pur proponendo un approccio
generale, possibilmente estendibile ad altre realtà 103
Sito internet: http://www.bibliotecadigitaleitaliana.
territoriali che quanto meno condividano con la it/genera.jsp.
nostra gli orizzonti cronologici e la destinazione 104
Opere monografiche e periodiche reperibili presso il
sito dell’Istituto, http://www.castit.it/, con sede centrale a
d’uso. Roma, a Castel Sant’Angelo.
Va detto in primo luogo che la ricerca storico-bi- 105
Sito internet: http://www.bibliomil.com/sism/statuto.
bliografica, già posta a fondamento dell’indagine html.
sul terreno, è oggi assai agevolata dagli strumenti 106
Il centro fu fondato a Pisa nel 1983 e formalizzato nel
forniti on line dagli stessi enti di conservazione o 1986 per consorziare le Università di Torino, Pavia e Padova;
fu accresciuto dal 1992 con l’arrivo delle Università di Pavia,
da quelli amministrativi; basta pensare nel nostro Milano-Cattolica, Siena, Milano-Statale, Modena, Bologna-
Ravenna, Roma-Tre, Roma-Sapienza e Udine. La direzione
attuale è affidata al professor Nicola Labanca; sito internet:
102
Si veda infra al paragrafo relativo. http://cisrsm.isti.cnr.it/.

27
ROBERTO SCOFIENZA

provincia di Vercelli, per iniziativa e impegno del concentrazione del patrimonio bibliotecario appar-
professor Virgilio Ilari. Segue poi il nutrito elenco tenuto alla Casa di Savoia, i suoi fondi contengono
di biblioteche torinesi, che meglio possono fornire abbondanti materiali di interesse storico-militare,
strumenti di ricerca e studio in ambito storico-mi- architettonico o territoriale. Per quanto concerne
litare. Prima di ogni altra segnalazione è opportuno gli studi qui presentati si segnalano i fondi dei
ricordare l’esistenza di una fornitissima Biblioteca «Disegni e Carte», quelli dei manoscritti catalogati
Militare di Presidio, presso il palazzo dell’antico come «Storia patria», «Militari», «Storia d’Italia»,
arsenale sabaudo, recentemente riordinata e frui- «Miscellanea patria», «Casa Savoia», e il già citato
bile, annessa alla Scuola d’Applicazione d’Arma fondo «Saluzzo», raccolta appartenuta al duca di
dell’Esercito. Di agevole consultazione e fornite Genova e costituita da numerose opere a stampa,
della maggior parte delle risorse bibliografiche utili manoscritti, atlanti e carte geografiche. A margine
sono naturalmente la Biblioteca Nazionale Univer- di quanto detto finora è opportuno ricordare che
sitaria di Torino e la Biblioteca Civica Centrale, che anche le ricerche di archeologia postemedievale
coordina inoltre i patrimoni delle biblioteche di possono avvalersi in Piemonte di due utili stru-
circoscrizione; entrambi gli enti posseggono fondi menti bibliografici che sono il Dizionario geografico,
di manoscrittti e libri antichi a stampa, nei quali storico, statistico, commerciale degli Stati del Re di
è possibile reperire anche materiali utili ai nostri Sardegna, compilato dall’abate Goffredo Casalis
studi107. Accanto a queste appena ricordate è di pro- negli anni ’30 del XIX secolo, e i numerosi volumi
ficua frequentazione la Biblioteca di Storia e Cultu- della Raccolta per ordine di materie e leggi, detta
ra del Piemonte «Giuseppe Grasso», appartenente comunemente Amato-Duboin111.
all’amministrazione della Provincia di Torino e Se i fondi della Biblioteca Reale offrono allo stu-
dotata di un eccellente sistema di catalogazione, in dioso un’abbondante serie di documenti scritti e
cui non solo compaiono manoscritti e testi antichi, cartografici utilissimi per la ricostruzione di eventi,
ma anche i titoli analitici degli articoli presenti nei opere e attività umane relative alla fortificazione
periodici conservati. Specializzate maggiormente pemanente e campale in ambiente sabaudo, gli
anche in materia di fortificazioni e architetture Archivi di Stato di Torino aggiungono ai fondi di
difensive sono le biblioteche del Politecnico di tale natura anche quelli di carattere amministrativo,
Torino, quali la Centrale di Architettura e quella in grado di fornire ulteriori, ma talvolta uniche,
di Storia ed Analisi dell’Architettura e degli Inse- informazioni su materiali, fasi costruttive e com-
diamenti, interna al Dipartimento Casa-Città108, ponenti in elevato delle opere di nostro interesse112.
mentre specialistica è la biblioteca del Centro Studi La peculiarità dell’Archivio di Torino è quello di
e Ricerche Storiche sull’Architettura Militare del riflettere ancor oggi l’organizzazione delle antiche
Piemonte, promosso dalla Regione e costituito nel Segreterie di Stato, cui facevano riferimento i vari
maggio del 1995109. uffici dell’amministrazione pubblica del regno, le
Riguardo alla Biblioteca Reale di Torino s’è fatto aziende generali e l’esercito stesso; inoltre, sebbe-
cenno all’inizio del contributo110, tuttavia è op-
portuno ricordare che, trattandosi della maggior
111
Titolo per esteso: F. AMATO, C. DUBOIN, Raccolta per
ordine di Materie delle Leggi cioè Editti, Patenti, Manifesti, Ecc.
emanate negli stati di terraferma sino all’8 dicembre 1798 dai
107
Nel 1904 purtroppo la Biblioteca Nazionale fu vittima Sovrani della Real Casa di Savoia dai loro Ministri, Magistrati,
di un incendio che colpì disastrosamente i fondi dei mano- Ecc., compilata dagli Avvocati Felice Amato e Camillo Duboin
scritti; attualmente, pur consapevoli del naufragio, possiamo proseguita dall’Avvocato Alessandro Muzio colla direzione del-
far riferimento al prezioso Deposito Manoscritti e Rari, che l’intendente Giacinto Cottin, 28 tomi in 30 volumi, Torino
conserva quanto si salvò dalle fiamme. 1818-1868. Va infine tenuto presente per la consultazione
dei manoscritti antichi anche il famoso Du Cange, ovvero il
108
Il polo bibliotecario del Politecnico fa capo al servizio Glossarium ad sciptores infimae et mediae latinitatis, redatto
del BIBLI – Centro Interdipartimentale Sistema Bibliote- da Charles de Fresne signore di Cange nel XVII secolo e poi
cario; esistono anche sedi distaccate di biblioteche centrali integrato nel XVIII, di cui esiste una comoda pubblicazione
d’Architettura e Ingegneria a Mondovì e Vercelli. Sito internet sul web a cura dell’Università di Mannheim: http://www.
alla pagina: http://www.biblio.polito.it/it/documentazione/ uni-mannheim.de/mateo/camenaref/ducange.html.
biblpoli.html. 112
Sull’Archivio di Stato di Torino si devono segnalare
109
Sito internet: http://www.architetturamilitarepie- tre opere più datate per le tematiche che possono interessare
monte.it/. le ricerche di ambito storico-militare, ovvero BIANCHI 1876;
110
Sito Internet: http://www.bibliotecareale.beniculturali. BOSI 1892; BURAGGI 1937; seguono infine più recentemente
it/. Sulla Biblioteca Reale di Torino si vedano in generale BERTINI CASADIO, MASSABÒ RICCI 1982; CARASSI 1989;
GIACOBELLO BERNARD 1990; GIACOBELLO BERNARD, GRISERI MASSABÒ RICCI 1989; MASSABÒ RICCI, GATTULLO 1994;
1999; GIACOBELLO BERNARD 2000. MASSABÒ RICCI, GATTULLO 1995.

28
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

ne il patrimonio documentario accumulato con regioni frontaliere; le carte appartenti alla categoria
ordine fino alla fine del XVIII secolo abbia subito dei progetti sono frequenti, ma riguardano sempre
sottrazioni da parte di Napoleone, degli Austriaci la fortificazione permanente, mentre nel caso di
durante l’occupazione del 1799 e infine nel 1945 quella campale è più frequente trovare documenti
con la consegna degli archivi di Nizza e Savoia grafici redatti dopo l’edificazione dei complessi
alla Francia, l’archivio dell’antica capitale risulta trincerati per fornire una visione finale d’insieme
essere comunque uno fra i più ricchi ed emozio- del loro sviluppo territoriale. È probabile che gli
nanti da esplorare. Attualmente esistono due sedi, ingegneri militari mettessero così «in bella» i di-
quella dell’Archivio di Corte, contenente fondi segni che necessariamente dovevano produrre in
che erano a diretto contatto del sovrano, e quella fase progettuale e operativa, ma il ritrovamento
delle Sezioni Riunite, in cui sono conservati tutti dei quali è rara ventura.
i fondi di natura più precisamente amministrativa Passando alle Sezioni Riunite e al materiale ammi-
e contabile113. nistrativo è possibile individuare alcune categorie
In merito allo studio delle fortificazioni campali che contengono documenti di particolare attinenza
alpine sono disponibili numerosi fondi, fra i cui alle fortificazioni campali. Il fondo più importante
documenti è necessario operare delle ricerche è senza dubbio quello dell’«Azienda generale di Fab-
mirate, che non sempre sono agevolate dagli briche e Fortificazioni», che contiene i «Contratti
inventari o dalle didascalie. Innanzitutto presso fortificazioni» e i «Contratti fortificazioni in parti-
l’Archivio di Corte va considerato il gruppo di bus», alcuni dei quali sono specificamente inerenti i
fonti raccolte sotto la voce «Biblioteca antica», complessi campali alpini principali, accanto al mare
contenente opere a stampa e manoscritti; seguono magnum di quelli relativi alle grandi piazzeforti;
le «Materie politiche per rapporto all’estero», le i testi contrattuali, le cosiddette «sottomissioni»,
«Materie politiche per rapporto all’interno», in elencano in primo luogo i toponimi antichi e i
cui è rilevante il gruppo denominato «Storia della nomi degli impresari ingaggiati, talvolta le istru-
Real Casa», poi ancora «Paesi», «Paesi in genere» zioni redatte dagli ingegneri militari, seguono poi
e infine le «Materie militari». In seno a queste ul- generalmente i materiali impiegati, soprattutto il
time fra le numerose categorie le più frequentate legname, le misure lineari e di volume in trabucchi
ed utili per le nostre ricerche sono quelle titolate delle opere, dei terrapieni, dei fossati, la costruzione
«Imprese militari», «Intendenza generale d’Arti- di batterie, ridotte e baracconi d’alloggio per le
glieria» e «Intendenza generale delle Fabbriche e truppe, la fornitura dei fascinoni e dei gabbioni a
Fortificazioni». Infine ancora presso l’Archivio di completamento dei parapetti, così da permetterci
Corte ha sede l’importante raccolta cartografica una ricostruzione, anche soltanto ipotetica, del-
del fondo «Carte topografiche e disegni»; si tratta l’aspetto finale delle fortificazioni nella fase di vita
di una ricchissima collezione di carte topografiche, e al momento di un possibile impiego. Corollarie
in particolare quelle delle categorie «Carte del alla categoria dei contratti sono quelle dei «Partiti
Genovesato», «Carte topografiche per A e B», fortificazioni», «Paralleli dei prezzi dei contratti»,
«Carte topografiche segrete», «Carte topografiche «Approvazione contratti» e «Recapiti fortificazioni»
serie III», «Carte topografiche serie IV», «Carte che permettono di seguire tutto l’iter burocratico
topografiche serie V», «Disegni Monferrato con- dei lavori dalla pubblicazione delle gare d’appalto,
fini», «Ufficio Topografico Stato Maggiore», che i «tiletti», fino all’approvazione da parte del Consi-
illustrano numerose piazzeforti, territori non solo glio delle Finanze; queste categorie forniscono una
sabaudi, e campi di battaglia di tutta Europa114. puntuale registrazione dei costi particolareggiati e
In particolare si tratta di carte con destinazione globali per gli interventi costruttivi, aprendo un
specificamente militare o in buona parte legate orizzonte di ricerche storico-finanziarie parallelo
alla definizione dei confini e della topografia delle a quello più specificamente archeologico, la cui
importanza è comunque rilevante per capire l’en-
tità economica del programma difensivo campale.
113
Si segnala che gli inventari dell’Archivio di Stato di Sempre al fondo delle Fabbriche e Fortificazioni
Torino sono consultabili anche on line all’indirizzo del sito:
http://www.archiviodistatotorino.it/home.htm. appartengono altre categorie utili a ricostruire ini-
114
Accanto a questi fondi va ricordata la raccolta, ap- ziative d’intervento, fasi di lavoro ed esigenze locali,
partenente ai manoscritti della Biblioteca antica, intitolata impieghi di personale civile e militare, ordinario e
«Architettura militare, disegni di piazze e fortificazioni, parte
su pergamena», o più notoriamente «Architettura Militare», specializzato, in aggiunta a quanto già forniscono
con carte e mappe del XVI e XVII secolo. i contratti, e si tratta delle «Memorie alle segrete-

29
ROBERTO SCOFIENZA

rie», «Memorie diverse scritture», «Memorie sulle Guerra», soprattutto la categoria «Tipi Guerra e
fortificazioni delle diverse piazze», «Lettere dalle Marina (Sezione IV)».
divisioni», «Calcoli ed istruzioni per i lavori da Alcuni archivi stranieri chiudono il quadro degli enti
farsi nei castelli e forti di Sua Maestà», «Relazioni principali per la conservazione dei documenti storici
a Sua Maestà». Chiude la serie delle categorie del- che possono completare l’approfondimenrto degli
l’Azienda quella del «Libro Mastro Fortificazioni», studi qui presentati. Rammentiamo fra i principali
nella quale anno per anno sono raccolti i grandi il Kriegsarchiv e la Bibliothek dell’Österreichisches
registri su cui erano annotate tutte le spese delle Staatsarchiv di Vienna; per l’archivio in particolare
fortificazioni, divise per piazzeforti, in sequenza vanno segnalati i fondi dei «Feldacten, che raccol-
diacronica e analitica; riguardo alle opere campali gono la documentazione delle campagne militari
sono fondamentali le voci delle «spese di campa- dell’armata imperiale fino al 1918, e la ricchissima
gna» e «residuo», che permettono il riscontro con collezione di mappe e carte115. Segue l’Archivo
i contratti e il reperimento di molti nominativi General de Simancas nella provincia di Valladolid,
appartenenti ad individui coinvolti nei lavori di- dotato di biblioteca, che contiene le sezioni della
fensivi. Un fondo utile è anche quello dell’«Azienda monarchia spagnola asburgica e borbonica e di
Generale d’Artiglieria», in particolare la categoria quest’ultima i fondi della Secretaría del Despacho de
delle «Carte antiche d’Artiglieria», ma di maggior Guerra con documenti in prevalenza del XVIII seco-
peso senza dubbio è quello della «Regia Segreteria lo116. Rappresentano infine un punto di riferimento
di Guerra», che con le categorie delle «Lettere di Sua importante e sempre di auspicabile consultazione
Maestà all’Intendente generale delle Fortificazioni e gli Archives de la Défense francesi e in particolare
Fabbriche militari», «Lettere della Regia Segreteria quelli dell’Armée de Terre, ovvero «Armée de Terre.
di Guerra ai Governatori e Comandanti di città Ministère de la Défense et Organismes de Défense
e piazze» e quelle delle «Patenti e commissioni» Interministériel et Interarmées», cui fa capo il Service
permette in genere di integrare le informazioni Historique de la Défense (SHD) con sede al castello
dell’Azienda di Fabbriche e Fortificazioni con la di Vincennes presso Parigi117. I fondi di precipuo
documentazione dell’organo governativo con cui interesse sono quelli di «Ancien Régime», che copre
essa era in principale corrispondenza. un periodo fra il XVI secolo e il 1792, «Révolution»
Uscendo dall’amministrazione delle Segreterie (1791-1804) e gli «Archives Techniques du Génie»,
esistono poi dei grandi fondi legati alla registra- accanto ai quali va rammentata la Bibliothèque du
zione degli atti notarili e della contabilità di stato; Service Historique de la Défense, sempre a Vin-
in primo luogo è importante il fondo dell’Insi- cennes, comprendente la Bibliothèque Du Dépôt
nuazione, «Uffici di Insinuazione», che raccoglie De La Guerre, la Bibliothèque de l’Artillerie e la
tutti gli atti notarili rogati dal 1610 con cadenza Bibliothèque Du Génie118.
mensile, compresi quelli stipulati fra ingegneri,
architetti e amministrazione pubblica, riguardanti
le fortificazioni. Per quanto concerne la contabilità 115
Si veda il sito alla pagina http://www.austria.gv.at/
ci si addentra nel grande archivio della «Camera dei site/5002/default.aspx.
Conti», detto anche «Camerale Piemonte», essen-
116
Sito internet: http://www.mcu.es/archivos/MC/AGS/
index.html.
doci in parallelo un «Camerale Savoia». Il Camerale 117
Fino al 2005 gli archivi dell’Armée de terre facevano
possiede un fondo specifico dedicato alle Fabbriche capo al Service Historique de l’Armée de Terre (SHAT). Per
e Fortificazioni, diviso in Articoli, che vanno dal n. gli Archives de la Défense si veda il sito http://www.servi-
178 al n. 207 e contengono inventari, conti, bilan- cehistorique.sga.defense.gouv.fr/, per la sede di Vincennes
la pagina http://www.servicehistorique.sga.defense.gouv.
ci, contratti, controlli generali, detti «Controroli», fr/Vincennes.html.
a partire dal XVII secolo fino alla fine del XVIII; si 118
L’importanza degli archivi francesi richiederebbe certa-
tratta di una documentazione importantissima, che mente un approfondimento maggiore e un impegno di ricerca
in loco su più fondi, così come si procede in genere per gli
procedeva in parallelo a quella delle Segreterie, ma archivi di Torino; si rimanda pertanto alla Guide des archives et
che conserva gli unici documenti di lavori fatti in de la bibliothèque du service historique de l’armée de terre, sous la
ambito fortificatorio e difensivo prima del 1733, dir. de Jean-Claude Devos et Marie-Anne Corvisier de Villèle, 2e
édition revue et augmentée sous la direction de Thierry Sarmant
anno di autonomizzazione dell’Azienda Generale et Samuel Gibiat, Vincennes 2001. Da non dimenticare infine
di Fabbriche e Fortificazioni da quella d’Artiglieria, gli archivi delle regioni francesi confinanti con il Piemonte,
istituita nel 1711. Infine sono da segnalare anche ovvero gli Archives Départementales des Alpes de Haute Pro-
vence, Archives Dèpartementales des Hautes Alpes, Archives
alle Sezioni Riunite i documenti iconografici dei Départementales de la Savoie, Archives Dèpartementales de
fondi «Camerale Piemonte» e «Ministero della l’Isére, tutti presenti sul web.

30
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

In chiusura alla rassegna delle fonti bibliotecarie hanno un tenore del tutto diverso e addirittura più
e archivistiche è opportuno fare alcune conside- «scientifico», quando appartengano a memorie di
razioni. Innanzitutto la gran parte dei documenti viaggi svolti a coronamento di studi teorici e per
che viene normalmente consultata per gli studi compiere delle ricognizioni alle difese del confine
qui presentati appartiene piuttosto che al gruppo alpino, come per esempio le relazioni di Benedetto
degli atti giuridici formali e solenni a quello degli Maurizio duca di Chiablese122. Le memorie coro-
atti interlocutori o preparatori di una determinata grafiche e odeporiche appartengono d’altro canto
azione amministrativa, attuata da organismi dello al genere moderno della Statistica, la cui finalità
stato sabaudo, quali potevano essere le Segreterie, le era legata alla conoscenza precisa del territorio e
Aziende, lo Stato Maggiore dell’Esercito, l’Ufficio alla sua ricaduta strategica, dunque perseguivano il
Topografico. In virtù del fatto che attualmente più possibile l’obiettività, come dimostrano le già
ogni testimonianza scritta acquisita dagli archivi di citate opere di Pierre de Bourcet o il dizionario di
stato o dai fondi manoscritti delle biblioteche viene Goffedo Casalis.
considerata «documento», rientrano ovviamente Le fonti amministrative sono precisamente ritenute
nella tipologia tutte le testimonanze descrittive «fonti primarie» e riportano informazioni tanto più
di avvenimenti, memorie storiche, corografiche e oggettive quanto più l’amministrazione dello stato
odeporiche119. Questi ultimi gruppi, che nel nostro è articolata e specializzata. S’è fatto cenno prece-
caso sono costituiti dalla gran quantità di docu- dentemente alla messe di dati recuperabili da que-
menti reperibili presso la Biblioteca Reale di Torino sto genere di documentazioni, dalle caratteristiche
e l’Archivio di Corte, ci permettono di riflettere strutturali e costruttive delle fortificazioni ai dati
sul problema dell’oggettività delle fonti scritte120. toponomastici e prosopografici. Ciò che esse non
Effettivamente le memorie delle campagne militari, possono in genere fornire sono le visioni d’insieme
del singolo episodio bellico o delle visite ai teatri o dare gli spunti per tentare di ricostruire la perce-
d’operazione e ai complessi fortificati risentono zione di territori ed opere così come le vivevano i
molto del filtro soggettivo determinato dall’emo- contemporanei, a differenza di quanto possono fare
tività o dall’interesse professionale del redattore, le fonti iconografiche, a patto di compiere lo sforzo
che ci offre una sua visione di eventi e manufatti, di decodificare le convenzioni figurative e i codici
mettendo in evidenza ciò che in un determinato soggettivi di rappresentazione scelti dagli autori.
contesto d’azione l’ha maggiormente colpito. È Un esempio di questa situazione è certamente il
chiaro che la descrizione delle fortificazioni cam- famoso quadro di Giacinto La Pegne, raffigurante
pali piemontesi di monte Passet in valle Varaita, la battaglia dell’Assietta, che propone in una veduta
prodotta da un anonimo capitano del reggimento prospettica del campo trincerato la sintesi completa
francese di Poitou in una lettera del giorno suc- dell’avvenimeto, ma su un improbabile supporto
cessivo allo scontro del 1744, risente non solo del orografico123 (fig. 7, B). Dal punto di vista scelto
coinvolgimento emotivo e dello stato d’animo se- dal pittore è assai difficile in realtà scorgere i pro-
guente il fatto d’arme, ma mette in evidenza quelle fondi precipizzi raffigurati al centro del campo e il
caratteristiche delle opere che dall’esterno e nella pendio sulla destra, lungo il quale sta attaccando la
concitazione della battaglia erano maggiormente terza colonna francese del marchese di Villemur;
visibili e ostacolavano l’attacco francese, come tuttavia il La Pegne ha scelto la convenzione di un
per esempio le palizzate o le cannoniere lungo la impianto iconografico piramidale, a scapito della
prima linea di difesa121. In altri casi le descrizioni fedele riproduzione del terreno, che ponesse in
primo piano il punto d’origine dei due attacchi
frontali francesi, al centro l’attacco principale e
119
Per gli ordinamenti degli archivi e lo studio dei do- in alto la cima del Gran Serin con l’attacco della
cumenti conservati si indicano sommariamente GERMANI-
SALTERINI 1983; ZANNI ROSIELLO 1996 e il recentissimo terza colonna. Il racconto simultaneo delle azioni
CARUCCI, GUERCIO 2008. Esiste inoltre il periodico «Rassegna e la celebrazione della vittoria hanno avuto ragione
degli Archivi di Stato», edito a cura della Direzione Generale sull’obiettività geografica, che è comunque rievo-
degli Archivi e rivista ufficiale dell’amministrazione, che
raccoglie contributi dedicati a temi di storia, conservazione, cata, ma produce l’immagine di una montagna
lettura e legislazione dei documenti antichi; nell’ambito infine
dei «Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato» si segnala
DURANTI 1997, relativo alla gestione dei documenti. 122
Ricordiamo per esempio le visite ai trinceramenti
120
Sul tema e in generale sulle fonti scritte TOSCO 2009, dell’Assietta e dei colli delle Finestre e Fattières nel 1766
pp. 32-64. (infra nota 216).
121
SCONFIENZA 2009, pp. 76-80, 104, 115-117. 123
Infra al paragrafo relativo.

31
ROBERTO SCOFIENZA

impervia e svettante, là dove il contesto è di dorsale in rosso rappresentano lo sviluppo dei complessi
e di passo. In compenso, anche se forse tale era la trincerati, come nel caso della carta succitata. In
percezione emotiva del pittore, le diverse compo- particolare la precisione e la cura dedicata alla
nenti, osservate singolarmente, offrono parecchie rappresentazione, pur minuta in taluni casi, delle
informazioni puntuali sulle fortificazioni, sulle loro componenti morfologiche delle opere campali può
proporzioni e sull’impiego, tanto che la veduta essere di grande aiuto per la fase di indagine sul
prospettica del campo trincerato è confrontabile terreno e ancora una volta vale la pena di richia-
con la cartografia coeva. È infatti la produzione mare la carta dei trinceramenti fra le valli di Susa
cartografica che rispetto a quella vedutistica sup- e Chisone per cogliere la precisione della stessa,
porta le nostre ricerche in misura maggiore, ma mettendo a confronto il rilievo dei trinceramenti
anche più puntualmente. delle Fattières fatto nel XVIII secolo con quello
Fra XVII e XVIII secolo la cartografia militare realizzato durante la nostra campagna d’indagine
raggiunse uno sviluppo di massima precisione, nell’estate del 2007 (fig. 26, B, C).
sebbene si trati comunque di opere fortemente
soggettive, dettate dalla formazione dell’autore
e dalle esigenze della sua committenza. Il valore I trinceramenti dell’Assietta
di tali documenti sta pertanto in questi caratteri
legati al contesto di provenienza del cartografo, La presentazione degli studi finora condotti riguar-
poiché il paesaggio antico è riprodotto così com’era do alle fortificazioni campali alpine d’età moderna
percepito, restituendo nel contempo le visioni può prendere l’avvio dalle ricerche svolte nel 1996
topografiche d’insieme e le relazioni spaziali fra e 1997 sui trinceramenti dell’Assietta. Il colle e
i siti interessati dalle fortificazioni. Un esempio la testa dell’Assietta (2472 e 2566 m s.l.m.) sono
chiaro è costituito da una fra le numerosissime due siti collocati circa al centro della dorsale che
carte conservate all’Archivio di Corte di Torino, divide le valli della Dora Riparia e del Chisone e
che raffigura l’intera dorsale fra la valle di Susa e che si sviluppa dal colle delle Finestre a quello di
la valle del Chisone, circa alla metà del XVIII se- Sestrière (fig. 4). L’attenzione rivolta in primo luogo
colo, completa di tutte le opere campali realizzate a queste località e alle loro fortificazioni è moti-
nel corso dei cinquant’anni precedenti fra il colle vata dalle vicende storico-militari ad essa legate.
delle Finestre e quello dell’Assietta124 (fig. 26, A). Una cospicua tradizione agiografica ha celebrato
Analogamente a molte rappresentazioni del tempo l’eroica resistenza delle truppe sabaude agli attacchi
si coglie lo sforzo di integrare una veduta zenitale francesi, condotti dal generale Armand Fouquet de
delle fortificazioni con quella a volo d’uccello del Belle Isle il 19 luglio 1747, contro i trinceramenti
paeaggio, restituito secondo una convenzione na- realizzati a difesa delle posizioni dell’Assietta, tanto
turalistica e non ancora certamente con le curve che quella data da festa nazionale del vecchio Regno
di livello; la preoccupazione è dupplice: da un lato di Sardegna è divenuta attualmente quella ufficiale
devono essere ben evidenziate le caratteristiche della Regione Piemonte125.
geomorfologiche del territorio alpino, dall’altra è Nel 1997, in occasione del duecentocinquante-
necessario che siano rilevate con precisione le opere nario della battaglia, il Centro Studi e Ricerche
campali, rappresentate convenzionalmente con Storiche sull’Architettura Militare del Piemonte
linee rosse e sovrapposte al contesto naturalistico ha promosso una serie di ricerche confluite nel
senza condividerne il realismo figurativo (fig. 9, A). volume I trinceramenti dell’Assietta, il primo
Il tema delle convenzioni è importante anche per i libro interamente dedicato ad un complesso di
documenti necessari allo studio della fortificazione fortificazioni campali d’età moderna sulle mon-
campale, per il fatto che compaiono quelle di ca- tagne piemontesi126. Oltre ad una presentazione
rattere ideografico, come le «casette» singole, che degli eventi bellici sono stati pubblicati uno studio
indicano la presenza di baracconi per il ricovero dei sulla cartografia storica delle località e soprattutto
soldati, forse non più visibili sul terreno, ma quanto il rilievo generale dei trinceramenti, realizzato nel-
meno da individuare, quelle compendiarie, come
i gruppi di case per segnalare paesi o borgate e la 125
Sull’avvenimento e la sua contestualizzazione rinvia-
loro posizione rispetto ai sistemi campali, e quelle mo a PATRIA 1973; Assietta 1997; MINOLA 2006a e alle loro
dette topografiche, che in forma bidimensionale e bibliografie complete. Per la collocazione orogeografica del
colle e della testa dell’Assietta si veda MARAZZI 2005, p. 88
(SOIUSA, SZ. 4 – Alpi Cozie, STS. 4.II, A n. 3).
124
Infra nota 213. 126
Assietta 1997.

32
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 4 – Carta della dorsale spartiacque fra la valle della Dora Riparia o di Susa e la valle del Chisone o di Pragelato; sono indicati da est
ad ovest i principali punti orografici dal colle delle Finestre al colle Blegier, fra cui la testa e il colle dell’Assietta, il monte Pintas e il colle
delle Fattières (da PATRIA 1973).

l’estate del 1996, con schedatura sommaria dei siti inviando un contingente di trentadue battaglioni
fortificati e descrizione generale. Corollario a questi di fanteria e cinque squadroni di dragoni mentre
lavori è il contributo redatto sulla ricostruzione la maggioranza delle forze austro-piemontesi era
dell’aspetto della ridotta della testa dell’Assietta nel impegnata nella riviera del ponente ligure. Fin
1747, basandosi sull’intreccio dei dati provenienti dal maggio 1747 a Torino si era a conoscenza di
dall’indagine sul terreno, dalla documentazione un possibile attacco nelle valli di Susa e Chisone,
d’archivio e dal rilievo archeologico. tanto che l’amministrazione si era opportunamente
attivata per rinforzare le difese della dorsale fra le
Il campo trincerato due valli e scongiurare la conquista francese del
colle delle Finestre, chiave strategica del sistema
Il caso dei trinceramenti dell’Assietta è esemplare difensivo del settore di confine fra le fortezze di
delle modalità e tempi d’impiego delle opere cam- Fenestrelle, Susa ed Exilles. Nel mese di giugno il
pali da parte delle forze sabaude in occasione di un re Carlo Emanuele III approvò il progetto difen-
pericolo d’invasione imminente lungo il confine sivo del governatore di Susa, marchese Balbiano,
con la Francia, ma rappresenta anche il prodotto che prevedeva di fortificare con opere campali le
maturo di esperienze precedenti, fra le quali vanno posizioni intorno alla cima del Gran Serin, per go-
annoverate quelle del Piccolo san Bernardo e della vernare in quota la dorsale fra i colli di Vallon Cros
valle Varaita, di cui si parlerà in seguito. Durante il e Côte Plane, chiudendo il cammino che porta al
penultimo anno della guerra di successione austria- colle delle Finestre e conseguentemente i possibili
ca i Francesi tentarono nel mese di luglio un’ultima itinerari d’invasione lungo le due valli sottostanti.
offensiva in territorio sabaudo, oltre il Monginevro, Negli stessi giorni l’ingegnere capitano Giuseppe

33
ROBERTO SCOFIENZA

ffig. 5 – Riproduzione schematica del rilievo del campo trincerato dell’Assietta, realizzato nel 1996 per il Centro Studi e Ricerche Storiche
sull’Architettura Militare del Piemonte (elab.d.a. da Assietta 1997): (1) Opera avanzata occidentale con due frecce; (2) Ridotta occidentale
a tenaglia, detta «Butta dei Granatieri»; (3) Tratto a doppio trinceramento di collegamento fra l’avancorpo occidentale e la testa dell’Assietta;
(4) Opere della testa dell’Assietta: 4A, Prima Ridotta dell’Assietta; 4B, Ridotta a Stella; 4C, Ridotta Romboidale; (5) Ridotta detta «dei Valdesi»
alla testata del trinceramento orientale; (6) Trinceramenti di collegamento fra la testa dell’Assietta e l’estremo nordoccidentale del campo; (7)
Seconda Ridotta dell’Assietta; (8) Piano del colle dell’Assietta; (9) Trinceramenti presso il colle dell’Assietta; (10) Prima Ridotta del Grammé
e trinceramenti del fronte settentrionale del Grammé; (11) Seconda Ridotta del Grammé; (12) Trinceramenti del fronte settentrionale; (13)
Punta del Gran Serin, sito della ridotta principale del campo distrutta dalla batteria ottocentesca; (14) Trinceramenti ad est del Gran Serin.

Vedani svolse le ricognizioni nei siti segnalati e il 29 portava la difesa sui margini delle eminenze forti-
giugno iniziò a tracciare sul terreno lo sviluppo dei ficate e modificava in percorsi irregolari, a salienti
trinceramenti, la cui costruzione fu affidata all’im- e rientranti, gli schemi campali canonici costituiti
presario Carlo Gastaldo. Gli operai, affiancati dagli dalla successione di frecce, o redan, a tratti rettili-
uomini dei reparti militari già presenti in quota, nei intermedi per distanze costanti129. I capisaldi
lavorarono di buona lena fino alla metà di luglio, strategici del settore erano fortificati con ridotte,
quando l’impianto generale del campo trincerato ovvero strutture edificate in opera a secco, dotate di
era concluso, appena in tempo per sostenere l’at- impianto planimetrico più complesso e raccordate
tacco del giorno 19127. al doppio sviluppo dei trinceramenti continui.
Facendo riferimento all’immagine del rilievo, rea- La grande novità della planimetria, rispetto ai
lizzato nel 1996 e pubblicato nel volume suddet- sistemi campali degli anni precedenti, sviluppati a
to128, è possibile cogliere in una visione d’insieme sbarramento trasversale dal fondovalle alle alture
lo sviluppo globale del campo trincerato, che era circostanti, stava soprattutto nell’avanzamento
compreso fra la testa dell’Assietta e il Gran Serin verso occidente del fronte d’attacco principale e
(fig. 5). Appare evidente innanzitutto lo sviluppo
dominante del trinceramento continuo, che se-
guendo un percorso di cresta era raddoppiato nella 129
Si veda lo sviluppo dell’argomento in SCONFIENZA
porzione occidentale avanzata. Stava senza dubbio 1996, pp. 94-102; in merito al tema dell’adeguamento della
a fondamento dell’invenzione planimetrica il prin- fortificazione alla natura del sito va ricordato che si tratta di
un caposaldo dell’arcitettura militare d’età moderna e per
cipio dell’adeguamento alla natura del suolo, che esempio in Vauban costituisce una norma irrinunciabile
(BLANCHARD 1996, pp. 387-396; VIROL 2003, pp. 49-61);
in ambito piemontese è un principio chiaramente affermato
dal Papacino d’Antoni nei manuali per le Regie Scuole d’Ar-
127
Si veda in sintesi MINOLA 2006a, pp. 77-90. tiglieria e Genio, in particolare per la fortificazione campale
128
MASSA 1997, pp. 108-109. (SCONFIENZA 2007, pp. 178-190).

34
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

redan, salienti verso sud e verso nord, coerenti con


lo sviluppo dei trinceramenti continui, e da due ta-
gliate come fronti occidentale e orientale, all’interno
dell’area chiusa dai muri paralleli (fig. 6, A).
Proseguendo lungo la cresta il doppio percorso
dei trinceramenti curvava verso nord-est fino a
raggiungere un ampliamento naturale, sul quale
fu realizzata l’opera denominata Prima Ridotta
dell’Assietta, il cui fronte occidentale corrispondeva
ad un tratto rientrante del trinceramento continuo
ovest e si affacciava sul vallone di Rio Bacon; i fronti
sud, est e nord della ridotta erano costituiti da tre
redan allacciati alle reni e conferivano all’opera una
forma stellare; questo genere di tracciato, a salienti
e rientranti concentrici, corrisponde a quello detto
«tenagliato» e utilizzato fra XVII e XVIII secolo in
Europa occidentale soprattutto per le opere cam-
pali, ma in Germania anche per la fortificazione
permanente e in alternativa al fronte bastionato130.
La ridotta costituiva il centro del sistema difensivo
occidentale del campo trincerato e sorgeva all’inter-
no del doppio sviluppo di trinceramenti continui,
che in corrispondenza del saliente orientale della
stessa opera si spingevano verso est fino a raggiun-
fig. 6 – A: Veduta aerea dell’avancoprpo occidentale del campo
gere un’eminenza estrema sul bordo del versante
trincerato dell’Assietta (elab.d.a.): (1) Opere avanzate occidentali occidentale del vallone dell’Assietta, fortificata con
e trinceramento di raccordo; (2) Ridotta occidentale estrema, la un’altra ridotta di forma stellare, detta appunto
«Butta dei Granatieri»; al centro è ben visibile il sito del monumento Ridotta a Stella, con al centro una motta artificiale
commemorativo della battaglia; (3) Ridotta a forma quadrangolare
lungo il doppio trinceramento di raccordo fra la ridotta occidentale e la per migliorare il dominio del terreno circostante
Prima dell’Assietta; (4) Sito della ridotta detta «dei Valdesi»; B: Veduta e attuare il fuoco ficcante. La comunicazione fra
aerea della testa dell’Assietta (elab.d.a.): (1) Complesso fortificato le due ridotte era ulteriormente munita a metà
della Prima Ridotta dell’Assietta; (2) Comunicazione fra la Prima
Ridotta dell’Assietta e la Ridotta a Stella, con i due redan simmetrici strada da due salienti paralleli a redan, verso sud e
detti «Ridotta Romboidale»; (3) Ridotta a Stella; (4) Trinceramenti verso nord, che i rilevatori del 1996 hanno voluto
estremi orientali di collegamento fra la Ridotta a Stella e la Ridotta dei identificare con una terza ridotta, denominata
Valdesi; (5) Sito degli accampamenti del 1747 per le truppe sabaude
ed imperiali; (6) Tracce dei trinceramenti sudorientali a chiusura del nell’occasione Romboidale (fig. 6, B).
fronte meridionale del campo trincerato. Dal saliente meridionale della Ridotta a Stella si di-
ramava verso sud un trinceramento a linea spezzata
lungo il margine orientale di una cresta parallela a
nel complessivo sviluppo longitudinale dell’intero quella della fortificazione principale e precipite sul
complesso lungo la dorsale, così da imporre al versante ovest del vallone dell’Assietta e sulla val
nemico attaccante un inevitabile frazionamento Chisone; il trinceramento, sempre in opera a sec-
delle forze su porzioni di terreno assolutamente co, proseguiva fino all’estremità occidentale della
sfavorevoli o per la ripida pendenza del versante da cresta, che, terminando circa in corrispondenza del
attaccare o per l’angustia della cresta da percorrere punto medio del corridoio trincerato principale,
prima di giungere a contatto. era stata fortificata con una ridotta, detta dei Val-
La posizione più ad ovest, da cui traevano origine gli desi, oggi poco percepibile e documentata nella
stessi trinceramenti continui, corrispondeva a quella cartografia storica.
della tenaglia impegnata durante la battaglia del 19 I trinceramenti continui che racchiudevano la Prima
luglio 1747, di cui si riferirà oltre. Dalla gola del- Ridotta dell’Assietta, superato l’avancorpo orientale
l’opera i trinceramenti procedevano lungo la cresta
più alta dell’ampia dorsale e si raccordavano ad una 130
Si veda in particolare lo studio delle invenzioni archi-
seconda ridotta, detta attualmente del reggimento tettoniche di Georg Rimpler in DUFFY 1985, pp. 13-17 e
di Forgasch, costituita da due fronti parallele a FARA 1989, pp. 188-190.

35
ROBERTO SCOFIENZA

L’orografia del settore centrale del campo è ancor


oggi caratterizzata dalla depressione della dorsale
corrispondente al valico del colle dell’Assietta, il cui
percorso risulta chiuso fra il versante discendente
dalla cresta fortificata appena descritta e quello
ampio ascendente in progressione verso la cima del
Gran Serin. Sul versante occidentale della depres-
sione i ricercatori del 1996 hanno individuato le
evidenti tracce di un quartiere d’attendamento del-
le truppe austro-piemontesi, mandate a presidio del
colle, e verosimilmente databile al 1747; segnando
gli assi rettilinei di disimpegno, discendenti lungo
il pendio, si attestavano successivi assi perpendico-
lari e paralleli fra loro, così da definire una maglia
ortogonale drenante, i cui quadrilateri erano ancora
suddivisi per fasce parallele fra loro e alle isoipse,
destinate ai filari delle singole tende, con piano di
calpestio in bolla ricavato in negativo nel pendio.
Il tratto di trinceramenti continui che collegava il
colle dell’Assietta con la Seconda Ridotta omonima
era, come i precedenti, strutturato su segmenti a
salienti e rientranti, oggi conservati peggio dei
precedenti a causa della natura franosa di tutto il
margine settentrionale della cresta a dominio della
valle di Susa. Le tracce delle fortificazioni del colle
sono più labili rispetto ai settori in quota, tuttavia
fig. 7 – A: Veduta aerea del settore centrale del campo trincerato
il rilievo del 1996 individua un segmento di trin-
dell’Assietta (elab.d.a.): (1) Trinceramenti di raccordo fra la testa ceramento parallelo al percorso del valico armato
dell’Assietta ed il limite nordoccidentale del campo; (2) Seconda con un redan centrale, mentre la cartografia storica
Ridotta dell’Assietta; (3) Trinceramenti di collegamento fra la suggerisce l’esistenza di uno sviluppo di trincera-
Seconda Ridotta dell’Assietta e le difese del colle; (4) Grande redan
in terra a difesa del passaggio del colle dell’Assietta; (5) Sito degli menti continui più a sud del tratto appena citato,
accampamenti del 1747 per le truppe sabaude ed imperiali; (6) Trac- a partire dall’ultimo sperone a dominio del vallone
ce dei trinceramenti sudorientali a chiusura del fronte meridionale dell’Assietta, che, dopo aver tagliato il cammino
del campo trincerato; B: Dipinto della battaglia dell’Assietta, 19
luglio 1747, opera di Giacinto La Pegne (da Assietta 1997). ascendente dalla valle del Chisone, si sviluppava
salendo lungo il margine meridionale della cresta
in direzione del Gran Serin. Di queste opere i
della Ridotta a Stella, iniziavano a convergere verso ricercatori del 1996 non hanno scorto le tracce,
nord, sempre seguendo uno sviluppo a salienti e se non il tratto terminale a segmenti successivi di
rientranti adeguato all’orografia della cresta. Giunte salienti e rientranti in prossimità della cima del
al punto di convergenza, le due linee si riducevano Gran Serin, mentre più preciso è stato il rilevamen-
ad una sola, tracciata lungo il margine della cresta a to delle strutture appartenenti alla fortificazione
dominio del vallone di Rio Bacon, e il trinceramen- del margine settentrionale della medesima cresta,
to relativo presentava una maggior regolarizzazione provando che anche il settore orientale del siste-
corrispondente alla successione di due redan salienti ma difensivo era stato pensato come un corridoio
verso ovest intercalati da tratti subrettilinei. Dopo di trinceramenti continui, adeguati all’orografia
un’ultima rientranza e un saliente molto ottuso, il della dorsale, analogamente a quanto già di per sé
trinceramento andava a raccordarsi al limite estremo suggeriva la cartografia storica.
settentrionale del settore ovest del campo, fortificato La cresta della porzione orientale del campo, li-
da una grande ridotta, detta Seconda dell’Assietta mitata a sud dai valloni dell’Assietta e dei Morti
e composta da segmenti di trinceramento a secco, e a nord dal versante del bosco di Salbertrand,
salienti e rientranti in obbedienza alla natura del prende il nome di altopiano del Grammé, da cui
margine dirupato e precipite verso il bosco di Sal- traggono la denominazione due ridotte a fronti
bertrand (fig. 7, A). tenagliati irregolari, che muniscono lo sviluppo

36
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

del trinceramento continuo settentrionale, costi- archeologici a causa delle condizioni attuali del sito.
tuito da salienti e rientranti secondo l’orografia La rilevanza storico-nazionale attribuita all’evento
del suolo. La Prima Ridotta del Grammé domina verificatosi nel 1747 determinò l’elevazione nel
ancora il terreno del colle dell’Assietta, mentre la 1882 di un monumento commemorativo, in forma
Seconda governa la difesa dell’intero sviluppo del d’obelisco, ad opera delle sezioni del CAI di Torino,
trinceramento settentrionale e all’estremità orien- Susa e Pinerolo, sotto i fausti auspici della neonata
tale di quest’ultimo, poco prima della cima del Triplice Alleanza, che vedeva l’Italia di Umberto I
Gran Serin, è stata ancora individuata una ridotta schierata in campo opposto alla Francia, accanto
di forma pentagonale irregolare. È da notare che all’Austria e alla Germania. Ben lungi dal voler dare
l’invenzione planimetrica del settore orientale del giudizi sulle scelte politiche del passato, non possia-
campo trincerato differisce rispetto a quella del mo però tacere gli effetti del pernicioso intervento
settore occidentale nel fatto che le ridotte non si celebrativo che proprio sul culmine della testa
trovano all’interno del corridoio racchiuso fra i dell’Assietta determinò un drastico livellamento
due tracciati di trinceramenti paralleli, ma sono artificiale, per fondare il monumento e creare lo
allacciate lungo lo sviluppo di quello settentrionale, spazio delle occasioni celebrative, con conseguente
sempre in ragione all’adeguamento all’orografia. distruzione della pressoché totale consistenza dei
Infatti, se la dorsale spartiacque in corrisponden- resti delle strutture fortificate e il seppellimento
za del settore occidentale si amplia parecchio e la di quelle esistenti a quote poco inferiori. D’altro
fortificazione doveva essere collocata sulla cresta canto nel 1997 la programmazione degli interventi
più eminente, ad est l’altopiano del Grammé corri- non aveva preso in considerazione l’eventualità di
sponde esso stesso alla cresta di dorsale e il margine intensificare la ricerca presso la ridotta con saggi
sud strapiomba verso i ripidi pendii dei valloni di scavo, che tentassero di recuperare le strutture
dell’Assietta e dei Morti, tanto da non necessitare obliterate e i loro rapporti cronologici, a causa dei
di numerosi punti forti per concentrare dei nuclei costi e in ragione del fatto che l’approccio archeo-
difensivi; tale necessità era invece presente lungo logico a questa materia era allora assolutamente
il margine nord, il cui accesso era decisamente più inedito e privo di esperienze in ambito piemontese.
agevole dai pendii erbosi del versante della val di Sta di fatto che gli unici agganci con l’effettivo
Susa, ed era quindi fondata la scelta di realizzare le stato del terreno erano costituiti dall’esperienza
tre ridotte in successione, così come le si è appena autoptica di alcune ricognizioni condotte presso
descritte. il sito della ridotta nell’estate e autunno del 1996
L’estremità orientale del campo terminava con e nella primavera del 1997, in assenza di neve, e
l’ampia ridotta del Gran Serin, di aspetto irregolare dalla parte dedicata all’opera fortificata nel rilievo
allungato e con fronti tenagliati ad angoli salienti archeologico generale del campo trincerato. In situ
e rientranti in corrispondenza delle variazioni del ancora attualmente sono conservati i trinceramenti
margine della vetta del monte. L’aspetto dell’opera che allacciavano la gola della ridotta alla comuni-
settecentesca è recuperabile sommariamente dalla cazione di cresta con la Prima Ridotta dell’Assietta,
sola cartografia storica, essendo stata edificata nello l’elevazione parzialmente artificiale del culmine
stesso sito, fra il 1884 e il 1887, la batteria del Gran della testa, denominato nel XVIII secolo «butte» e
Serin, le cui strutture hanno totalmene sconvolto italianizzato in «butta», la dispersione del materiale
le preesistenze moderne131. lapideo che copre la superficie pressoché totale della
butta, tratti di muratura a secco a sud-ovest della
La ridotta della testa dell’Assietta stessa butta e davanti alla medesima i resti consi-
stenti di un fossato foderato in pietra a secco con
In seno alle ricerche del 1997 lo studio finalizzato sviluppo ad angolo ottuso rientrante. Poco oltre il
alla ricostruzione della ridotta occidentale estrema fossato emerge la rasatura di una struttura a secco
del complesso campale dell’Assietta è risultato con saliente rivolto ad ovest in corrispondenza del
decisamente arduo e soprattutto povero di dati rientrante del fossato, mentre sul margine precipite
verso il vallone di Rio Bacon si erge ben visibile
l’intero fronte settentrionale con il suo sviluppo
131
Sulle opere ottocentesche del Gran Serin si vedano GA- a rientrante, dalla gola della ridotta fino al limite
RIGLIO 1999b, pp. 242-244 e MINOLA 2006a, pp. 176-180. occidentale dell’opera, dove si collega una linea
Per la cartografia storica recante numerosissime immagini del
campo trincerato del XVIII secolo si veda VIGLINO DAVICO, spezzata di trinceramenti avanzante verso ovest fino
MASSA, BRUNO 1997. al limite della gobba inferiore, fortificata con un

37
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 8 – A: Rilievo archeologico delle consistenze attuali della ridotta fig. 9 – A: Carta intitolata Plan des retranchements du col de
estrema occidentale del campo dell’Assietta ed isolamento dell’area l’Assiette et de la sommité du Gran Chareun appellee par corruption
verosimilmente appartenente alla fase iniziale del 1747 (da Assietta le Grand Seran e utilizzata come confronto per la ricostruzione della
1997); B: Particolare della Carte Topographique en mesure des ridotta estrema occidentale del campo dell’Assietta (Biblioteca Reale
Retranchemens de La Siete, Chereun, Vallons des Morts, Grand di Torino, Assietta Dis. III, 38; da Assietta 1997); B: Particolare del
Lac, La Vallette, et de la Ruine & c., utilizzata per le misurazioni quadro di Giacinto La Pegne, raffigurante l’episodio principale della
di confronto con i dati reperiti sul terreno, raffigurante la ridotta battaglia dell’Assietta con la morte del generale francese de Belle Isle
estrema occidentale dei trinceramenti dell’Assietta (Archivio di Stato davanti alla tenaglia inferiore della «Butta dei Granatieri», dietro
di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte alla quale si scorge l’elevato del ridotto superiore e il secondo ordine
topografiche per A e B, 35, Assietta, 1; da Assietta 1997). di tiro (da Assietta 1997).

trinceramento a tenaglia di due redan in direzione di Torino, che in sede di ricerca è stata giudicata
sud, coerente a quello precedente. maggiormente affidabile e precisa accanto ad una
La situazione delle consistenze della ridotta è stata seconda della Biblioteca Reale133 (figg. 8, B; 9, A).
la ragione principale dell’inevitabile lavoro di inte- La sovrapposizione del disegno ottenuto sul rilievo
razione fra i dati archeologici e le fonti archivistiche del 1996 ha seguito un procedimento empirico di
e iconografiche; il risultato di questa operazione «filtraggio cartografico»134, cercando di individuare
si è concretizzato innanzitutto nell’estrapolazione le coincidenze fra le consistenze emergenti dal ter-
della possibile pianta della ridotta, risalente alla reno e le presupposte linee perimetrali della fase più
sua prima fase di vita del 1747, dal rilievo generale antica della ridotta, grazie alla stabilità dell’aggan-
delle emergenze realizzato nel 1996132. La pianta di cio al rilievo dei trinceramenti alla gola dell’opera.
questa fase iniziale è stata ricavata confrontando e
integrando le misure colte sul terreno in ricogni-
zione con quelle della cartografia storica, tratte
133
Si tratta della Carte Topographique en mesure des Re-
tranchemens de La Siete, Chereun, Vallons des Morts, Grand
in particolare da una carta dell’Archivio di Corte Lac, La Vallette, et de la Ruine & c. (Archivio di Stato di
Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte
topografiche per A e B, 35, Assietta, 1) e del Plan des retran-
132
Lo studio ricostruttivo della «Butta dei Granatieri», con chements du col de l’Assiette et de la sommité du Gran Chareun
appendice documentaria, e lo sviluppo completo della ricer- appellee par corruption le Grand Seran (Biblioteca Reale di
ca, di cui si rende rapidamente conto in questa sede, è stato Torino, Assietta Dis. III, 38).
svolto dallo scrivente e da Fabrizio Zannoni ed è pubblicato 134
In merito alla natura e alla liceità del procedimento si
in AMORETTI, SCONFIENZA, ZANNONI 1997. veda TOSCO 2009, p. 71.

38
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

L’aggancio occidentale, invece, assai più sfuggente cedentemente in questo stesso contributo, dedicò
è risultato comunque verosimile (fig. 8, A), poiché molta cura alla raffigurazione dell’episodio centrale
il punto rientrante della tenaglia andava a collocarsi della battaglia, ovvero la morte del generale Belle
presso un angolo delle strutture più interne del fos- Isle davanti alla ridotta della testa dell’Assietta138
sato, che secondo la documentazione archivistica (fig. 9, B). Necessariamente la raffigurazione in
era assente al momento della battaglia del 19 luglio elevato dell’opera è protagonista del dipinto con
e determinava così un limite allo spazio di possibile la figura dello sfortunato militare e si può chiara-
estensione della prima fase dell’opera. mente apprezzare il fronte d’attacco a tenaglia, alto
La definizione dello schema in pianta della ridotta verosimilmente intorno ai due metri, allacciato ai
costituiva l’esigenza primaria per procedere poi corni con i trinceramenti laterali della ridotta. Gra-
alla ricostruzione dell’elevato e dell’aspetto finale zie al dipinto è documentata inoltre con chiarezza
dell’opera nella sua prima fase di vita. Osservando la presenza di un ridotto interno, anch’esso con
la pianta ricostruita e le carte storiche, si nota che fronte a tenaglia e realizzato a tagliata della parte
la struttura aveva una forma allargata rispetto a sommitale della butta in muratura a secco; questa è
quella del corridoio fortificato, agganciato alla sua la parte della ridotta che fu letteralmente cancellata
gola, per poter foderare la butta naturale che segna dai lavori per l’elevazione del monumento com-
la specificità orografica della testa dell’Assietta. memorativo e la cui esistenza può soltanto essere
Il fronte d’attacco corrispondeva ad un’opera a provata effettivamente dalla raffigurazione pitto-
tenaglia, ovvero un rientrante ottuso, costituito rica. La ridotta della testa dell’Assietta, in ragione
da due segmenti di trinceramento, che alle estre- quindi della sua posizione avanzata alla chiave del
mità opposte si allacciavano ai fianchi nord e sud, sistema difensivo del settore occidentale del campo,
determinando due corni; la tenaglia fu una scelta era un’opera complessa, pensata per attuare un
specifica per l’adattamento della fortificazione fuoco su due livelli e permettere il tiro ficcante dalla
all’orografia della butta, secondo una pratica della tenaglia alta sugli assalitori che si fossero spinti fin
fortificazione campale d’età moderna, sia prescritta sotto i trinceramenti della tenaglia bassa.
dalla manualistica sia documentata nella casistica Le ricerche condotte per la ricostruzione della
reale135. La restituzione dell’elevato dell’opera ha prima fase di vita della ridotta, i cui risultati si
dovuto contare prevalentemente sull’apporto della sono inoltre concretizzati nella realizzazione di
documentazione archivistica, in particolare sulle un plastico ricostruttivo voluto dal Centro Studi,
fonti narrative che trattano il resoconto dell’evento hanno permesso di identificare le successive fasi di
bellico del 1747136 e quelle descrittive integrate nel- vita dell’opera, dando una collocazione cronolo-
la cartografia storica137. A tal proposito il caso della gica e contestuale alle poche tracce delle strutture
butta dell’Assietta è particolarmente significativo, emergenti ancora in situ139.
perché la ricostruzione ha potuto far affidamento su In primo luogo i lavori iniziati nell’estate del 1747
un documento iconografico guida, corrispondente furono completati dopo la battaglia del 19 luglio con
al dipinto di Giacinto La Pegne, pittore fiammingo la riparazione dei danni causati durante lo scontro e
operante presso la corte di Carlo Emanuele III alla con la realizzazione delle palizzate antistanti i trin-
metà del XVIII secolo, che, pur proponendo una ceramenti e il fronte ovest della ridotta occidentale.
visione geografica rielaborata, come s’è detto pre- In quelle settimane verosimilmente i parapetti delle
fortificazioni rimasero guarniti sulla sommità da
fascinoni accoppiati e culminati da un terzo per la
135
Il tema e i confronti sono trattati in SCONFIENZA 1996, protezione dei soldati in fase di combattimento, men-
pp. 96-98, 102-109. tre si completavano le barriere d’accesso al campo e i
136
Le più significative sono: Relation de la bataille de baracconi. Altri lavori furono iniziati e completati sul
l’Assiette gagnée par les Troupes de S. M. (Archivio di Stato terreno ad ovest, antistante la testa dell’Assietta; sorse
di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese Mi-
litari, mazzo 8 d’addizione, n. 14), Relation de la defense des infatti un trinceramento in pietre a secco composto
retranchements du Col de l’Assiette par les troupes Piemontaises
et Autriachienes faite par le Comte de Priocca (Biblioteca Reale
di Torino, Manoscritti Saluzzo 230), Memoires sur la campa-
gne de l’année 1747 (Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti 138
Il dipinto si trova nel palazzo reale di Torino, al se-
Militari 2); i brani estratti dalle relazioni citate, dedicati alla condo piano, seconda anticamera. Per l’analisi del dipinto
ridotta della butta, sono reperibili in AMORETTI, SCONFIENZA, AMORETTI, SCONFIENZA, ZANNONI 1997, pp. 201-202; sul
ZANNONI 1997, pp. 223, 227. La Pegne e l’iconografia della battaglia SIGNORELLI 1994.
137
Si vedano le schede che riportano i testi integrali in 139
Lo sviluppo completo di questa parte della ricerca si trova
VIGLINO DAVICO, MASSA, BRUNO 1997, pp. 140-161. in AMORETTI, SCONFIENZA, ZANNONI 1997, pp. 208-213.

39
ROBERTO SCOFIENZA

da due frecce successive, corrispondente ai resti ancor di una carta topografica di fondamentale riferi-
oggi apprezzabili sul margine della gobba inferiore ad mento141, interessarono tutto il sistema difensivo
un centinaio di metri dal rilievo della butta. In cima dalla testa dell’Assietta al Gran Serin; per quanto
ad un’altura opposta a sud alla testa dell’Assietta, sul concerne la ridotta della testa, contestualmete alla
culmine di una cresta parallela a quella fortificata, conservazione delle strutture del 1747, riattate e
dove il 19 luglio furono piazzati i cannoni leggeri rinforzate con una foderatura completa della butta
francesi da montagna, venne realizzata una ridotta sommitale solidale alla tenaglia alta, si nota imme-
a pianta tenagliata, per controllare la porzione di diatamente l’ampliamento dell’area fortificata tra-
dorsale non battuta dalle fortificazioni principali a mite l’aggiunta di un trinceramento lungo il fronte
causa della distanza. Infine lungo la comuncazione meridionale, che, partendo dalla gola della ridotta
fra la ridotta della testa e la Prima dell’Assietta fu più antica, procedeva verso ovest aprendosi in un
completata una serie di tagliate, ovvero dei trincer- primo redan con saliente puntato a sud e sviluppa-
menti a tenaglia trasversali allo spazio mediano fra va un secondo spigolo a sud-ovest, poco prima di
le due linee di trinceramenti, per garantire successive collegarsi con la preesistente linea occidentale del
posizioni di ripiegamento in caso di caduta della cammino coperto con palizzata. È verosimile che
ridotta estrema occidentale. la foderatura in muratura a secco del fossato, oggi
Combinando i dati della ricognizione sul terreno e visibile in situ, sia da ricondurre a questa fase, così
quelli derivanti dalle carte storiche è stata poi isolata come il trinceramento che prolungava ad ovest il
una seconda fase di interventi che può essere plausi- fronte settentrionale della ridotta, sul margine del
bilmente collocata negli anni’60 del XVIII secolo140. pendio del Gran Bosco di Salbertrand, conservato
In questa occasione la ridotta della testa dell’Assietta, tale e quale dal 1747 a causa della natura del sito. Il
invariata nella sua strutturazione originaria a due trinceramento orientato verso ovest andava quindi
tenaglie sovrapposte, venne dotata di un fossato, a raccordarsi con le due frecce avanzate, aggiunte
probabilmente non ancora foderato, antistante la già alla fine di luglio del 1747. Il Gola ci informa,
ridotta inferiore e riferibile a quanto ancor oggi si tramite la didascalia della sua carta, che l’opera della
scorge sul terreno a pochi metri ad ovest della butta. testa dell’Assietta prese il nome di ridotta Santa
Il fossato era poi fronteggiato da un cammino co- Barbara e che la ridotta antistante sulla cresta a sud
perto ad angolo saliente, in corrispondenza del suo delle fortificazioni principali, anch’essa ristrutturata,
rientrante centrale, e da una banchina di tiro che fu denominata Batteria. Le due opere vennero infine
correva lungo il cammino coperto, i cui resti sono at- collegate da una linea di trinceramento a cavalli di
tualmente visibili. Fra lo spalto del cammino coperto frisia con un rientrante centrale, nel quale fu edifi-
e la stessa banchina di tiro, stando alla testimonianza cata in legname una piccola ridotta semicircolare,
di una delle due carte antiche più significative, era detta «tamburnata», in modo da chiudere con uno
stata elevata una palizzata che ripiegava a nord e sbarramento leggero l’area di dorsale compresa fra i
sud lungo i margini del fossato e i lati della ridotta, due capisaldi estremi della difesa occidentale.
così da chiudere le opere esterne in una foderatura
unitaria, secondo un modello che ricorda quello
della fortificazione permanente (fig. 8, B). Il sistema difensivo del Piccolo San Bernardo
La terza ed ultima fase degli interventi di ristrut-
turazione ed integrazione corrisponde al 1793, il Il cammino principale che permetteva il collegamen-
primo anno di impegno bellico diretto del regno di to fra il ducato d’Aosta e la Tarentaise, distretto cen-
Sardegna contro la Francia repubblicana e costellato tro-orientale del ducato di Savoia, passava attraverso
di casi analoghi presso altri complessi campali alpini, il colle del Piccolo San Bernardo. La «grande route»
come si darà conto in seguito. I lavori, progettati e si snodava in un percorso ascendente e discendente
diretti dal capitano ingegnere Andrea Gola, autore
141
Andrea Gola, Carta topografica dei colli e dei monti all’As-
140
Va detto a questo proposito che nel 1997 il precipuo sietta per tutto il Gran Serano, rilevatasi in misura da me sottoscrit-
interesse per la ricostruzione della fase del 1747 non ha in- to nel mese di settembre 1793, 1793 (Torino, Collezione privata
dotto ad approfondire meglio la ricerca nella documentazione Gilibert); presso la Biblioteca della Scuola d’Applicazione
d’archivio della seconda metà del secolo e ancor oggi, in seno d’Arma di Torino esiste una copia della stessa carta redatta nel
agli studi svolti sulle fortificazioni dell’Assietta, manca la pub- 1882 in scala 1:10000, intitolata Carta delle posizioni Assietta,
blicazione di un’indagine a tappetto del materiale archivistico Exilles e Fenestrelle col tracciato delle opere in muro a secco tra testa
fino agli anni della guerra delle Alpi, attività che dovrebbe del Mottas e monte Gran Pelä quali furono riattate e ampliate nei
essere svolta e che ci si auspica possa essere intrapresa. mesi di luglio, agosto e settembre dell’anno 1793.

40
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 10 – A: Veduta aerea generale del


comprensorio alpino a sud del Monte Bianco
fra La Thuile e Bourg Saint Maurice,
comprendente il vallone del Piccolo San
Bernardo e la val Veny (elab.d.a.); B:
Carta moderna del vallone del Piccolo San
Bernardo, fra i comuni di La Thuile e Séez,
comprendente tutti i siti fortificati a difesa
del valico durante il XVIII secolo (elab.d.a.
da Comunità montana Valdigne Mont Blanc,
Valdigne Mont Blanc. Le Sentiers. I sentieri
dell’Alta Valle d’Aosta e tutte le indicazioni
per scoprirli, 2001).

a tornanti fra i villaggi di La Thuile in Val d’Aosta e Alpi, corrispondenti ad occidente con la Savoia, la
Bourg Saint Maurice in Savoia, tagliando in senso regione che, come s’è detto a livello introduttivo,
longitudinale il grande pianoro del colle, analoga- risultava assai difficile da difendere e vittima fatale
mente alla strada attuale e a quella d’età romana142 delle invasioni francesi dal 1690. È calzante ram-
(fig. 10, A, B). Lo studio delle fortificazioni campali mentare in proposito che già al 1691 risale la prima
del Piccolo San Bernardo coglie concretamente il significativa relazione sul programma difensivo
problema della difesa delle terre sabaude ad est delle del ducato d’Aosta, che prevedeva la realizzazione
di una serie di opere campali a difesa del Piccolo
San Bernardo, scalate lungo la grande route fino a
142
Il quadro più recente sull’archeologia del Piccolo San La Thuile143. Corrispondente a questa fase iniziale
Bernardo corrisponde agli atti del convegno di Aosta, tenu-
tosi nel marzo del 2006, Alpis Graia 2006, a conclusione del
progetto INTERREG III A ALCOTRA 2000-2006. Per la
collocazione orogeografica del Piccolo San Bernardo e della 143
Recit des passages de la Vallée d’Aoste depuis la citté et la
val Veny si veda MARAZZI 2005, p. 112 (SOIUSA, SZ. 7 Villeneuve en haut, 1691 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di
– Alpi Graie, STS. 7.III, B nn. 3, 4). Corte, Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 2, n. 16).

41
ROBERTO SCOFIENZA

di interventi difensivi è la traccia, ancor oggi visibile impedisce di provare con sufficiente sicurezza la rea-
sul terreno, di un trinceramento in terra a difesa di lizzazione di opere campali ad ampio respiro durante
un’eminenza nella porzione centro-occidentale del gli anni della guerra della Lega d’Augusta e in quelli
pianoro del San Bernardo a sud-ovest dei resti della della successione di Spagna, sebbene altre testimo-
statio romana144. nianze documentarie inducano a presupporre che ci
sia stato comunque un intervento per sbarrare l’ac-
Le difese del Piccolo San Bernardo cesso al colle, abbozzato fin dall’autunno del 1703,
nel XVIII secolo ma interrotto a causa delle abbondanti nevicate.
Nel maggio del 1704, in seguito alle ricognizioni
La ricerca storico-archeologica alle fortificazioni del barone di Saint Remy e del cavaliere de Lucey,
del Piccolo San Bernardo è stata svolta compiendo volute dal duca Vittorio Amedeo II per mettere in
una serie di ricognizioni nei mesi estivi del 2003 difesa il valico, l’ingegnere piemontese cavaliere di
e 2004 con altri interventi successivi di verifica e Castellalfero era presente al Piccolo San Bernardo,
ampliamento anche alla val Veny nell’estate del evidentemente per dare avvio ai lavori e seguirne
2007. I risultati delle indagini sono stati presentati lo sviluppo, ma già nel giugno dello stesso anno i
e pubblicati presso la Società Piemontese di Ar- Francesi del duca di La Feuillade erano padroni del
cheologia e Belle Arti di Torino, mentre venivano colle. Per quanto il tempo limitatissimo a disposizio-
offerti al pubblico i pregevoli esiti delle ricerche ne dei soldati del Saint Remy non sembri sufficiente
territoriali del progetto INTERREG Alpis Graia, alla realizzazione dell’intero sistema di trinceramenti
dedicate all’archeologia del Piccolo San Bernardo studiato nelle ricognizioni, è possibile spiegare in
ed estese anche alle fortificazioni moderne e con- questo contesto, sul terreno del versante orientale
temporanee145. In questa sede si procederà alla del vallone del Reclus, poco più a sud dell’edificio
presentazione sintetica delle evidenze attuali e delle dell’Ospizio, il rilevamento di una lunga traccia in
fasi cronologiche così come sono state ricostruite negativo, priva di vegetazione spontanea, marginata
da chi scrive, in base agli studi svolti e al confronto da frammenti lapidei e ortogonale alle isoipse, che
proficuo con gli studi paralleli. inizia dal Ruisseau de Bellecombe e viene interrotta
L’assenza ad oggi di una documentazione ammi- dal parcheggio moderno della Baraque des Doua-
nistrativa precisamente riferibile ad interventi co- niers, lungo la strada asfaltata poco sopra il Reclus,
struttivi presso il Piccolo San Bernardo, sia a Torino dove verosimilmente essa andava a concludersi (fig.
nei fondi camerali e delle Fabbriche e Fortificazioni 12, B). È credibile che quello fosse lo sviluppo delle
sia ad Aosta nei registri del Conseil de Commis146, opere campali del 1704, che prive di fondazione
profonda, ma semplicemente allettate sul terreno
vennero abbattute dai Francesi e poi completamen-
144
DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006, pp. 49-50 te spogliate nel 1743, quando fu attuato il primo
e pp. 18-20 per lo studio documentario. A tali apprestamenti grande intervento costruttivo. La possibile porzione
è possibile tuttavia ricondurre verosimilmente una raffigura-
zione a perimetro pentagonale di colore bruno, e non rosso di fortificazione a sbarramento del Reclus fu quindi
secondo la convenzione, su una carta dell’Archivio di Corte obliterata dall’installazione successiva di un redan
di Torino, redatta nella seconda metà del XVIII secolo e più centrale a guardia della grande route.
attenta a riprodurre le fortificazioni successive a queste prime
testimonianze (Giovanni Giuseppe Avico, Antoine Durieu, Il quadro difensivo del 1704 si completa con la
Domenico Carelli, Giovanni Battista Sottis, Carta topografica più che credibile opportunità di reimpiego e riat-
in misura del Ducato d’Aosta divisa in quattro parti [Aosta IV/I tivazione delle fortificazioni realizzate nel 1691 sul
e IV/II], sec. XVIII; Archivio di Stato di Torino, Sezione di
Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per pianoro, in retrofronte rispetto alla linea dell’ospi-
A e B, Aosta n. 4). zio e vittime anch’esse delle demolizioni francesi.
145
Indichiamo pertanto la bibliografia derivante dalle due Infine va attribuito a questa fase l’impianto di una
ricerche, premettendo che in essa è indicata tutta la produ- ridotta a perimetro quadrilatero, con il fronte set-
zione scritta precedentemente sul tema trattato: SCONFIENZA
2004, 2005b; DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006; tentrionale a tenaglia, detta «Fort de la Motte», su
SCONFIENZA 2008-2009. un’eminenza lungo il versante destro del vallone del
146
Tacciono infatti le registrazioni della Camera dei Conti Reclus, a dominio della grande route e decisamente
a Torino, per i «Controroli» del 1692, 1693, 1703 e 1704
(SCONFIENZA 2005b, pp. 239-240 note 10, 14), ma anche avanzata rispetto alla linea fortificata dell’Ospizio.
quelle dei pagamenti emessi nel 1708 del Conseil de Commis L’opera, oggi assai consunta, era realizzata in terra e
d’Aosta per gli interventi di fortificazione nel territorio di La i suoi parapetti foderavano una motta naturale che
Thuile, fra i quali non compare mai la menzione del Piccolo
San Bernardo (DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006, permetteva il controllo strategico di un itinerario
pp. 23-24 nota 67). d’accesso al fianco destro del sistema difensivo prin-

42
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 11 – A: Carta schematica con rilievo delle attuali consistenze reperibili sul terreno dei «Retranchements Sardes» presso il colle del Piccolo
San Bernardo (da DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006); B: Veduta aerea del settore occidentale dei «Retranchements Sardes» al
Piccolo San Bernardo (elab.d.a.): (1) Grande redan centrale alla destra del torrente Reclus; (2) Trinceramento ascendente lungo le falesie
in direzione del Lac sans Fond; (3) Ridotta/baraccone rettangolare estrema occidentale della linea campale a sbarramento del valico; la
prima delle tre ridotte volute da Carlo Emanuele III nel 1743; (4) Tratto di trinceramento alla sinistra del grande redan centrale, in
corrispondenza degli attraversamenti del Reclus e dell’antica «grande route»; (5) Sito della Baraque des Douaniers; C: Veduta aerea del
settore orientale dei «Retranchements Sardes» al Piccolo San Bernardo (elab.d.a.): (1) Trinceramento a doppio ordine di tiro, ascendente alla
sinistra delle opere di fondo valle; (2) Trinceramenti a linea spezzata di salienti e rientranti con sviluppo verso sud-ovest a foderatura della
dorsale fra il Reclus e il Ruisseau de Bellecombe; (3) Ridotta/baraccone rettangolare estrema orientale della linea campale a sbarramento
del valico; la seconda delle tre ridotte volute da Carlo Emanuele III nel 1743; (4) Lunga traccia sul terreno riconducibile alla spogliazione
dei primi trinceramenti realizzati nel 1704 a sbarramento del valico; (5) Sito di Le Pontet, presso il quale sorgo i resti della terza ridotta
quadrangolare voluta da Carlo Emanuele III nel 1743.

cipale, segnalato fin dal XVII secolo; all’interno del vallone del Reclus, discendente verso le praterie di
perimetro fortificato, presso il fronte meridionale Bourg Saint Maurice. Appena a valle dei due primi
si notano ancora i resti di un baraccone quadran- tornanti della strada moderna sono ben visibili sul
golare di ridotte dimensioni, per lo stazionamento fondo del valone i resti cospicui di un grande redan,
della guardia avanzata147. con saliente puntato verso sud. L’opera terrapienata
È opportuno a questo punto illustrare lo sviluppo e con zoccolatura in pietra a secco, presenta ancora
e le caratteristiche costruttive dei trinceramenti in sulla fronte la depressione del fossato, tracce dello
esame, che tradizionalmente prendono il nome di spalto e della linea d’impianto della palizzata, e
«Retranchements Sardes» (figg. 11, A, B; 12, A). I si allaccia alle reni con due tratti simmetrici di
resti di queste opere, oggi ancora apprezzabili, si trinceramento rettilineo, che ascendono ad ovest
trovano già oltre confine, nel territorio del comune e ad est i due versanti del vallone. La porzione ad
di Séez, là dove il pianoro del San Bernardo esita nel ovest si apre in un secondo redan irregolare, semi-
lunato, poco distante dal primo lungo le falde del
147
DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006, pp. 56-57; pendio; da lì il trinceramento, parte in opera a secco
SCONFIENZA 2008-2009. parte in terra, si sviluppa adattandosi alla natura

43
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 12 – A: Veduta panoramica dei


«Retranchements Sardes» al Piccolo San
Bernardo (foto-elab.d.a.): (1) Ridotta/
baraccone rettangolare estrema orientale
della linea campale a sbarramento del
valico; la seconda delle tre ridotte volute
da Carlo Emanuele III nel 1743; (2)
Ridotta/baraccone rettangolare estrema
occidentale della linea campale a
sbarramento del valico; la prima delle
tre ridotte volute da Carlo Emanuele III
nel 1743; (3) Trinceramenti continui a
sbarramento del vallone del Reclus con il
grande redan centrale e il successivo alla
sua destra; (4) Lunga traccia sul terreno
riconducibile alla spogliazione dei primi
trinceramenti realizzati nel 1704 a
sbarramento del valico; (5) Edificio
dell’antico Ospizio di San Bernardo; B:
Colle del Piccolo San Bernardo, veduta
generale della parte settentrionale del
settore orientale dei «Retranchements
Sardes» (foto-elab.d.a.): (1) Sito della
Baraque des Douaniers; (2) Traccia sul
terreno riconducibile alla spogliazione
dei primi trinceramenti realizzati
nel 1704 a sbarramento del valico;
(3) Trinceramento a doppio ordine
di tiro, ascendente alla sinistra delle
opere di fondo valle; (4) Tratto iniziale
dei trinceramenti a foderatura della
dorsale fra il Reclus e il Ruisseau de
Bellecombe.

orografica di una linea di falesie, che sale verso il paralleli, corrispondenti ad un doppio ordine di
Lac sans Fond, fino ad una piccola ridotta di pianta tiro per rinforzare ancora sulla sinistra il delica-
rettangolare in pietre a secco (fig. 13, A). to settore dei varchi più a valle. Dall’estremità
La porzione orientale del trinceramento presenta orientale del tratto doppio, solidale ad esso, parte
nel vallone due punti critici, ovvero gli attraver- un lungo trinceramento sempre in opera a secco
samenti della linea difensiva da parte del Reclus che, seguendo uno sviluppo a linea spezzata e
e del tracciato settecentesco della grande route parallelo alle isoipse, si conforma alla natura del
poco più ad est. Questi settori non conservano più pendio con tratti salienti e rientranti in copertura
chiaramente le tracce delle soluzioni costruttive, reciproca. Questa lunga struttura, la cui linea di
ma è chiaro che l’apertura dei varchi fu associata fuoco, almeno per il primo tratto, era ortogonale
all’impianto del grande redan centrale con le a quella dei trinceramenti inferiori del vallone,
sue strutture difensive esterne. Il trinceramento, fodera la dorsale che separa il Reclus dal Ruisseau
proseguendo verso est, sale lungo il pendio del de Bellecombe e crea un avancorpo difensivo; esso
versante alla sinistra del Reclus e, dopo la parte nel XVIII secolo governava tutto il tratto d’accesso
obliterata dal parcheggio moderno, presenta della grande route, a partire da Pont de la Marquise
l’ultimo tratto ascendente con due muri a secco fino al varco presso il grande redan.

44
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 13 – A: Colle del Piccolo San Bernardo,


vallone del Reclus, settore centrale dei
«Retranchements Sardes» con il grande
redan del 1743 alla destra del torrente
(foto-elab.d.a.): (1) Vertice saliente del
redan con struttura in pietre a secco sulla
facciavista e corpo di fabbrica in terra; (2)
Tracce della banchina di tiro in prossimità
dell’angolo rientrante di raccordo fra il redan
e il trinceramento rettilineo alla sua sinistra;
(3) Depressione del fossato antistante il
trinceramento, parzialmente ricolmata nel
corso del tempo; (4) Resti evidenti dello spalto
in terra riportata, antistante il fossato dei
trinceramenti; (5) Facciavista in muratura a
secco con zoccolatura inferiore al piede dello
spiccato, estesa lungo tutto il trinceramento e
rifatta nel 1793; (6) Trinceramento rettilineo
di raccordo fra il grande redan centrale e
il redan semilunato del settore occidentale
ascendente verso il Lac sans Fond; (7)
Punto di passaggio del Reclus attraverso il
trinceramento rettilineo alla destra del grande
redan; (8) Punto di passaggio della «grande
route» attraverso il trinceramento rettilineo
alla destra del redan centrale; B: Sito di Le
Pontet, vallone del Reclus, in avanfronte
rispetto al settore centrale dei «Retranchements
Sardes» (foto-elab.d.a.): (1) Resti della ridotta
quadrangolare in terra, corrispondente alla
terza voluta da Carlo Emanuele III nel 1743;
(2) Tracce della sede del baraccone retrostante
la ridotta; (3) Corso del torrente Reclus; (4)
Tratto della «grande route» alla sinistra della
ridotta quadrangolare.

Dall’avancorpo è stato possibile osservare sulla de- redan con vertice puntato a est, si trovano i resti di
stra del Reclus, al fondo del vallone, dove il terreno una seconda ridotta rettangolare, in opera a secco,
si apre maggiormente prima di Le Pontet, alcune analoga a quella terminale del settore occidentale. La
opere isolate, ricavate dalla sagomatura di gobbe zona del pianoro è un altro settore di difficile com-
naturali, che si coprivano reciprocamente e infila- prensione, privo di evidenze concrete, ma che nel
vano la grande route all’opposto dei trinceramenti; XVIII secolo doveva essere occupata dalla porzione
la più avanzata corrisponde ad una ridotta quadran- di trinceramento interrotto al rene sinistro del redan
golare con parapetti scarpati in terra battuta e resti suddetto e riemergente ancora per un tratto ram-
di un baraccone alla gola (fig. 13, B). pante lungo il pendio che domina da est il pianoro.
L’estremità meridionale dell’avancorpo alla sinistra La linea termina infine sulla cima di questo pendio
del Reclus si conforma ad angolo retto e l’andamento dopo uno sviluppo finale a rientrante e saliente148.
piega verso est sempre parallelamente alle isoipse per
volgersi decisamente a nord, dopo un centinaio di
metri, e seguire uno sviluppo rampante, ortogonale 148
Le descrizioni più particolareggiate di queste opere si
trovano in SCONFIENZA 2004, pp. 54-55, ID. 2005b, pp. 233-
alle isoipse fino al pianoro antistante il Ruisseau de 239, 247-255; DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006,
Bellecombe. In questo punto, alla gola di un ampio pp. 47-57, 64-73; SCONFIENZA 2008-2009.

45
ROBERTO SCOFIENZA

La situazione appena descritta corrisponde, secon- Savoia, occupata dagli Spagnoli, nel gennaio del
do la nostra interpretazione, all’assetto generale 1743 l’ingegnere luogotenente Michele Antonio
assunto dal sistema difensivo a partire dal 1743, Rombò svolse le ricognizioni nel comprensorio
in ragione di una serie di prove documentarie, la delle montagne di La Thuile e del Piccolo San
cui rassegna e disamina è stata sviluppata in altra Bernardo, stilando una relazione in materia154, che
sede149, ma che in questa occasione può essere venne tenuta come riferimento dal primo ingegnere
riassunta con il richiamo di alcuni punti chiave. conte Bertola e dai suoi ufficiali per programmare
Si contano innanzitutto testimonianze d’archivio, la difesa del ducato d’Aosta. Nel mese di marzo la
successive al 1748, nelle quali viene chiarito che i Regia Segreteria di Guerra incaricò l’Azienda di
principali posti difensivi a sud del monte Bianco, Fabbriche e Fortificazioni affinché venissero indette
fra cui il Piccolo San Bernardo, furono fortificati le gare d’appalto e individuati gli impresari, che
sistematicamente durante la campagna del 1743150 avrebbero realizzato i trinceramenti. Durante lo
(fig. 14, A). Seguono poi i dati della cartografia stesso mese Domenico Tirola firmò il contratto
storica e in particolare quelli di due carte del- per l’impiego delle maestranze, Stefano Barucchi
l’Archivio di Corte di Torino, collocabili fra gli quello per la fornitura delle parti in metallo degli
anni quaranta e ottanta del XVIII secolo, in cui utensili da terra, muro e legno, Giuseppe Filiberto
schematicamente sono raffigurati i trinceramenti Boggetto la «sottomissione» per gli utensili in legno
a salienti e rientranti, a sbarramento del valico, e le immanicature di quelli metallici. Il legname per
con le due ridotte all’estremità est e ovest, rilevate le strutture difensive e le palizzate fu reperito sulle
in ricognizione151. Infine, a fronte di un’analoga montagne limitrofe a partire dalla fine di maggio,
attribuzione dell’intero sistema trincerato al pie- quando i lavori presero l’avvio.
no XVIII secolo, prima della guerra delle Alpi, La stessa relazione del luogotenente Rombò precisa
da parte della letteratura specialistica di ambito che «S. M. ordinò tre ridotte col suo baraccone,
francese152, ci portano nella medesima direzione i qual trincieramento al picciolo S. t Bernardo»,
documenti amministrativi del 1743, redatti per la aprendo un problema d’identificazione, che, dopo
realizzazione dei trinceramenti153. In seguito alla riflessioni e ripensamenti sulla base del confron-
ritirata delle truppe di Carlo Emanuele III dalla to fra i dati materiali e quelli d’archivio155, ci ha
indotti ad identificare con due di queste opere le
strutture a perimetro rettangolare in pietre a sec-
149
SCONFIENZA 2008-2009 e prima ancora ID. 2005b, co, edificate alle estremità occidentale e orientale
pp. 239-247. del sistema trincerato a sbarramento del Reclus
150
Descrizione delle Alpi, e Valli che costeggiano il Piemonte,
principiando dal Gran S. Bernardo sino al Tanarello, divisa in (figg. 11, A, B, C; 12, A). Le caratteristiche delle
numero di venti scritti de’quali nell’Indice esistente in principio, medesime sintetizzano contemporaneamente le
s.d., p. 13 (post 1743; Archivio di Stato di Torino, Sezione funzioni di ridotto fortificato e di riparo per le
di Corte, Materie Militari, Imprese militari, Mazzo 13, n.
1); Spirito Benedetto Giovanni Battista Nicolis di Robilant, guardie; le opere sono pertanto poste in relazione
Memoria del Cav.e di Robilant presentata al Congresso delle di contiguità rispetto ai trinceramenti continui,
LL. EE. Li Sig.ri Generali tenuto avanti il Sig.r Ma rchese di mantenendo la loro autonomia strutturale. La terza
Cravanzana P.o Segretaro di Guerra cioè li 28 febb.o, Memoria
28 febbraio 1793, Torino 1793; Progetto di diffesa del Ducato ridotta può essere verosimilmente identificata con
di Aosta nel caso che li francesi dalla Savoja tentassero di penetrare l’opera quadrilatera in terra individuata a guardia
nel medemo per rendersi nell’interno de’ stati di S. M. e dirigersi della grande route presso Le Pontet, alla confluenza
verso la Lombardia, Memoria marzo 1793, Torino 1793 (Ar-
chivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Azienda Generale del torrente Teppié nel Reclus; essa rappresentava
di Fabbriche e Fortificazioni, Memorie sulle fortificazioni delle la fortificazione più avanzata del sistema, rispetto
diverse piazze, 1791-1795, pp. 172, 205-206). alle due precedenti collocate in relazione ai trince-
151
Carta topografica del Ducato d’Aosta con parte delle
provincie di Morienna, Tarantasia e Faucigny, s.d. (post
1743; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte
topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Aosta 154
Michele Antonio Rombò, Relazione fattasi d’ordine di
n. 3), in cui le fortificazioni del Piccolo San Bernardo sono S. M. de’ movimenti delle armate in Savoja e della situazione
segnalate dalla didascalia «Retranchemens du 1742»; Giu- del monte S. Bernardo, come pure delle Montagne attigue Valli,
seppe Riccio, Carta del Ducato d’Aosta colle posizioni militari, Strade, Sentieri, loro situazione, e natura d’esse nel Ducato d’Ao-
s.d. (post 1789; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, sta. Col Regolamento da osservarsi per difendere quel Ducato e
Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, le Istruzioni date ai rispettivi Comandanti, 1743 (Archivio di
Aosta A 13 NERO). Stato di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese
152
KREBS, MORIS 1891-1895, p. 96. militari, Mazzo 13, n. 6; altra copia in francese del 1745 in
153
L’elenco e lo studio completo di questo materiale si idem Imprese militari, Mazzo 6 d’addizione, n. 6).
trova in SCONFIENZA 2005b, pp. 240-247. 155
SCONFIENZA 2005b, pp. 248-255; ID. 2008-2009.

46
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 14 – A: Il sistema difensivo del


Piccolo San Bernardo nel XVIII secolo,
con la prima linea del valico e la seconda
a monte di La Thuile, dalla Carta del
Ducato d’Aosta colle posizioni militari
di Giuseppe Riccio (elab.d.a.; Archivio di
Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte
topografiche e disegni, Carte topografiche
segrete, Aosta A 13 NERO); B: Carta
schematica con rilievo delle attuali
consistenze reperibili sul terreno dei
«Retranchements du Prince Thomas» in
località Thèraz a monte di La Thuile (da
DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI
2006).

ramenti continui, ed era coperta a sud-ovest, lungo Per la seconda metà del XVIII secolo la docu-
il versante occidentale del vallone, dal Fort de la mentazione d’archivio tace fino agli anni ’90, ad
Motte, che è verosimile ritenere attivo anche nel esclusione di alcune carte dell’Azienda di Fabbriche
1743 (fig. 13, B). e Fortificazioni dedicate alla vendita all’asta del
Alla fase della successione d’Austria vanno ancora materiale da costruzione dei baracconi, edificati nel
attribuiti gli interventi d’integrazione voluti dal- 1743 presso i trinceramenti, e alcune riflessioni sul
l’amministrazione centrale nell’estate dello stesso riattamento delle opere del colle in seno agli studi
anno con l’edificazione di tre baracconi, uno presso di strategia difensiva del Papacino d’Antoni, svolti
l’ospizio di San Bernardo, attualmente identifica- intorno al 1770157.
to con la «Caserne», distrutta durante il secondo I testi dedicati allo studio della strategia difensiva
conflitto mondiale e percepibile oggi soltanto più del ducato d’Aosta si moltiplicano nel biennio
in fondazione, un altro nel sito di Colonne sul 1792-1793, corrispondente all’ultima fase crono-
pianoro del valico e l’ultimo, nel sito delle «Eaux logica di vita dei Retranchements Sardes e delle
Rousses». Va infine ricordato che appartengono a fortificazioni limitrofe. L’imminenza e lo scoppio
questo periodo alcuni fronti di cava, da cui furono della guerra con la Francia rivoluzionaria indussero
estratti i materiali per le fortificazioni156. l’amministrazione sabauda a ripristinare le opere
del 1743, procedendo con l’aggiunta di alcune
156
Studiati con maestria e dovizia di particolari in DU-
FOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI 2006, pp. 65-69. 157
SCONFIENZA 2005b, pp. 256-258.

47
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 15 – A: Veduta aerea della «Redoute


Ruinée» (elab.d.a.): (1) Piano del Col de
la Traversette; (2) Fronte settentrionale
della ridotta ottocentesca che ripercorre
l’andamento di quello della ridotta del 1793,
di cui si colgono i due salienti est e nord;
(3) Piazza alta della ridotta ottocentesca,
corrispondente a quella interna della ridotta
del 1793 e dove resta la traccia rettangolare
del baraccone antico; (4) Piazza bassa
della ridotta ottocentesca limitata a nord
dai casermaggi, appoggiati all’antico fronte
meridionale della ridotta del 1793; (5) Strada
coperta con trinceramenti in pietre a secco del
1793 per l’accesso alla ridotta dal versante
della Savoia; B: Col de la Traversette, veduta
della «Redoute Ruinée» da est (foto-elab.
d.a.): (1) Redan orientale ristrutturato nel
XIX secolo e corrispondente al fronte est della
ridotta del 1793; (2) Redan settentrionale
ristrutturato nel XIX secolo e appartenente al
fronte nord della ridotta del 1793; (3) Piazza
alta della ridotta ottocentesca, corrispondente
a quella interna della ridotta del 1793; (4)
Fronte meridionale della piazza alta della
ridotta ottocentesca, corrispondente a quello
sud della ridotta del 1793; (5) Piazza bassa
della ridotta ottocentesca con i casermaggi,
appoggiati all’antico fronte meridionale
della ridotta del 1793; (6) Piano del Col de
la Traversette; (7) Avancorpo della «Redoute
Ruinée» aggiunto fra XIX e XX secolo.

integrazioni in settori di particolare rilevanza stra- uno zoccolo di rinforzo in pietre a secco al piede
tegica158. Fin dalla fine del 1792 furono attuate dello spiccato dei trinceramenti, anch’esso chia-
riparazioni parziali ai trinceramenti e ai baracconi ramente percepibile sul terreno attuale. In questa
spogliati nei decenni precedenti, ma nell’estate del occasione fu inoltre prolungato il fossato verso est
1793 venne ingaggiata l’impresa del biellese Gian lungo il tratto di trinceramento rampante ed ebbe
Battista Rosazza per completare i lavori di massimo così compimento il doppio ordine di tiro osservato
potenziamento del sistema difensivo. Fu innanzi- sul terreno. Il Rosazza curò infine in questo settore
tutto scavato il fossato, segnalato in ricognizione, le ristrutturazioni finali ai baracconi dell’Ospizio
antistante i trinceramenti del grande redan nel e delle Eaux Rousses. Contestualmente furono
vallone del Reclus e vennero realizzati lo spalto e realizzate due importanti ridotte al Col de la
la controscarpa in muratura a secco; l’apertura del Traversette, alle falde del monte Valaisan e a sud-
fossato determinò inoltre la necessità di aggiungere est dei Retranchements Sardes, per controllare il
versante orientale del vallone del Reclus in sim-
metria al Fort de la Motte e sbarrare un percorso
158
L’esame della documentazione d’archivio e delle di aggiramento sulla sinistra dei trinceramenti
consistenze sul terreno per quest’ultima fase è sviluppato in
SCONFIENZA 2005b, pp. 258-262; DUFOUR, PALUMBO, VANNI continui, che portava agevolmente nel vallone del
DESIDERI 2006, pp. 26-35, 69-73; SCONFIENZA 2008-2009. Ruisseau de Bellecombe; il settore era collegato alle

48
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 16 – A: Veduta aerea della «Redoute


Sarde» (elab.d.a.): (1) Baraccone rettangolare
alla gola della «Redoute Sarde», protetto da
un tratto della dorsale rocciosa sagomato a
parallelepipedo e interposto fra il ricovero e
la ridotta; (2) «Redoute Sarde» del 1793 a
forma di freccia su due ordini di tiro; (3)
Trinceramento inferiore scavato lungo il
pendio della dorsale che conduce alla ridotta
e al monte Valaisan; (4) Piazzola inferiore
semilunata del 1793 per una postazione
d’artiglieria rivolta verso la Savoia; (5)
Cammino dal Col de la Traversette alla
«Redoute Sarde», a tornanti con carreggiata
sostenuta da murature a secco; (6) Piano del
Col de la Traversette; B: Col de la Traversette,
veduta della «Redoute Sarde» del 1793 da
ovest (foto-elab.d.a.): (1) Piazza bassa del
primo ordine di tiro; (2) Muro a secco, presso il
vertice saliente, di contenimento per la piazza
alta del secondo ordine di tiro; (3) Muro a
secco, presso il vertice saliente, di contenimento
per la piazza bassa del primo ordine di tiro
(4) Vetta del monte Valaisan.

difese del colle tramite una strada, detta «Chemin tagliata in negativo lungo il pendio per avanzare
des canons», con carreggiata delimitata da opere una linea di tiro ficcante verso il terreno antistante
a secco e forse ricalcante un itinerario più antico del colle. Poco a valle dell’opera, lungo il versante
della fase del 1743. discendente dalla parte della Savoia, si vedono
Le due ridotte del Col de la Traversette sono note ancora le strutture in pietre a secco di due batterie
con i nomi di «Redoute Sarde» e «Redoute Ruinée», d’artiglieria, di forma semilunata, puntate verso
ma mentre la prima in rovina è ancora rilevabile la Combe des Moulins e i possibili accessi al colle
secondo l’aspetto del XVIII secolo, la seconda è sta- dall’insediamento savoiardo di La Rosière.
ta completamente obliterata da una fortificazione Nelle strutture recenti della Redoute Ruinèe si
francese, attiva fra il 1890 e il 1945. La Redoute possono ancora individuare tracce dell’opera sa-
Sarde corrisponde ad una grande freccia in opera a bauda (fig. 15, A, B); in particolare il fronte nord,
secco, strutturata su due ordini di tiro e chiusa alla precipite dalla parte del vallone del Ruisseau de
gola dalla parte culminante dell’eminenza su cui Bellecombe, presenta alcune tracce della muratura
fu realizzata (fig. 16, A, B); dietro questa sorgono antica e in generale il percorso della struttura, riat-
i resti cospicui di un lungo baraccone, per il rico- tata nel XIX secolo. Il saliente orientale corrisponde
vero della guardia. A qualche metro più in basso, ancora al perimetro della ridotta originaria e il
rispetto al saliente della ridotta esiste una trincea fronte meridionale, ricostruito alla fine dell’800,

49
ROBERTO SCOFIENZA

che attualmente risulta coperto dalle caserme più con la Tarentaise, mentre il Col des Chavannes
recenti, segue il percorso delle strutture settecen- segna la comunicazione con la valle di La Thuile
tesche per il contenimento verso sud della piazza e Pont Serrand, dove passava la grande route del
interna della ridotta, che sorgeva sul culmine di Piccolo San Bernardo. L’occupazione del Col de La
un’eminenza simmetrica a quella della Redoute Seigne e della val Veny permetteva dunque ad un
Sarde. Presso il saliente orientale si coglie ancora invasore proveniente dalla Savoia di scendere nella
una depressione rettangolare, interna al perimetro valle di Courmayeur, ai piedi del monte Bianco,
della piazza alta della ridotta ottocentesca, corri- tagliando fuori il Piccolo San Bernardo e le sue
spondente forse alla traccia in negativo dell’antico fortificazioni; i difensori sarebbero stati costretti a
baraccone dell’opera settecentesca. Le due ridotte ripiegare almeno fino a Morgex, evacuando il San
chiudevano così simmetricamente il passaggio del Bernardo e La Thuile, e i contingenti maggiori
Col de la Traversette, a cavallo della dorsale infe- d’invasione avrebbero potuto far transitare senza
riore al monte Valaisan, segnato da un cammino difficoltà dal colle principale l’artiglieria pesante.
che saliva in cima dalla Savoia lungo un tratto Da questa situazione strategica deriva l’importanza
fortificato con trinceramento in pietre a secco; della val Veny e di fortificare, come spesso accade,
la fortificazione dell’ultimo tratto del cammino un comprensorio secondario per assicurare la te-
permetteva di schierare un primo ordine di difesa, nuta di quello principale (fig. 10, A).
poco al di sotto delle due ridotte, per contrastare La vocazione difensiva della val Veny fu già evi-
l’avanzata dal fondovalle savoiardo. dente durante la guerra di successione spagnola,
Completano il quadro dei potenziamenti finali quando, secondo la documentazione archivistica
del sistema difensivo gli interventi al Dou de la più recente, furono realizzati dei trinceramenti nel
Motte159. Alla ridotta più antica, che sorgeva sulla sito di Combal, dove il vallone della Lex Blanche,
parte sommitale della motta, furono aggiunti al- apertosi nel lago di Combal, esita nella Doire de
cuni apprestamenti ulteriori sul fronte meridionale val Veny e l’argine più antico del ghiacciaio di
più esposto, quali una trincea scavata in negativo Miage crea un baluardo naturale a sbarramento
lungo il pendio inferiore al fronte, chiusa alle estre- della valle160 (fig. 17, A, B). Il complesso fortificato
mità da due muri di spalla in pietre a secco, che di Combal si sviluppa a partire da un terrazzo a
impedissero l’infilata da nord-ovest, una piccola dominio dell’emissario del lago, su cui un primo
piazzola circa alla stessa quota della trincea, ma grande baraccone in muratura a secco segna la
poco più ad est, destinata forse a un piccolo pezzo testata inferiore dei trinceramenti (fig. 18, A, B).
d’artiglieria, e un trinceramento in opera a secco Questi ultimi, anch’essi in opera a secco, seguono
sul pianoro immediatamente sottostante il pendio in direzione sud il margine del terrazzo con una
meridionale della prima trincea, così da creare una linea spezzata, quasi a cremagliera, per aprirsi in
difesa scalata su quote a metà circa del possibile un grande redan che segna il cambio di direzione
percorso d’accesso alla destra dei Retranchements verso ovest. A partire dal rene occidentale del redan
Sardes, lungo il versante occidentale del vallone inizia il primo tratto rampante lungo l’argine gla-
del Reclus. ciale, armato con un secondo redan al centro circa
dello sviluppo. Là dove la pendenza della dorsale
I trinceramenti della val Veny dell’argine si incrementa e così pure l’ampiezza
dello stesso, il trinceramento si biforca e un ramo
La val Veny è divisa dalla valle di La Thuile e dal avanza più a sud inoltrandosi nel bosco di conifere
Piccolo San Bernardo da una dorsale che si sviluppa alla stessa quota della biforcazione, mentre l’altro
dal colle dell’Arp a quello delle Chavannes; la sua ascende la dorsale dell’argine fino in cima, dove
testata si stringe nel vallone della Lex Blanche che si quest’ultima torna in piano. Il tratto superiore del
chiude al Col de la Seigne, in diretto collegamento trinceramento è realizzato in terra, con foderatu-
ra interna in pietre a secco, sfruttando la risorsa
159
L’unica menzione cartografica dell’opera finora repe-
rita corrisponde ad un «Fort de la Motte» su Jacques Audé,
Plan topographique du Petit St. Bernard levé par les Ingenieurs 160
Lo studio di queste fortificazioni, delle loro fasi e della
Bourcet et l’Assistant Audé au mois de Juillet 1797, 20 agosto documentazione storica è in corso di stampa in SCONFIENZA
1797 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte 2008-2009, contributo al quale si rinvia per i riscontri pun-
topografiche e disegni, Ufficio Topografico Stato Maggiore, tuali e l’approfondimento dell’argomento qui trattato. Per la
Confini con la Francia, Mazzo 2, Piccolo San Bernardo, 1.2 collocazione orogeografica dei siti si veda MARAZZI 2005, p.
INV. 287). 114 (SOIUSA, SZ. 7 – Alpi Graie, STS. 7.V, B n. 2.c).

50
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 17 – A: Veduta aerea del sito di Combal in val Veny (elab.d.a.): (1) Percorso dei trinceramenti del 1743 e 1793 dal margine inferiore
dell’argine glaciale di Combal a circa metà altezza; si scorgono l’articolazione a redan del primo tratto inferiore e lo sviluppo rettilineo ascendente
con un redan centrale; (2) Tratto superiore dei trinceramenti lungo l’argine glaciale; (3) Tratto inferiore a sud-ovest dell’argine glaciale, chiuso
nel bosco di conifere; (4) Grande spazio semilunato in piano nel letto antico di un ramo del ghiacciaio, adibito ad accampamento e protetto
dall’epaulement semicircolare; (5) Lago glaciale presso il limite inferiore del ghiacciaio di Miage; (6) Ghiacciaio di Miage; (7) Antico letto del lago
di Combal, contenuto nel 1743 e nel 1793 dalla diga realizzata in legname presso la strettoia antistante il margine inferiore curvo dell’argine
glaciale; B: Il sistema difensivo della val Veny dal Col de la Seigne fino a Courmayeur, con i trinceramenti e il lago di Combal, poco a valle del
ghiacciaio di Miage, assai più esteso nel XVIII secolo rispetto ad oggi, dalla Carta del Ducato d’Aosta colle posizioni militari di Giuseppe Riccio
(elab.d.a.; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Aosta A 13 NERO).

pedologica del sito, ed è possibile cogliere ancora tiglieria. La fronte esterna di questo trinceramento
buona parte del corpo della fortificazione, seppur è poco apprezzabile, essendo invasa dal bosco di
dilavata, e la sua strada coperta con la presenza conifere, attraverso il quale corre a quota inferiore
inoltre di due piazzole semilunate all’interno del l’altro ramo dell’opera difensiva. Esso continua
trinceramento, identificabili con postazioni d’ar- invece a mantenere la struttura a secco e, dopo aver

51
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 18 – A: Val Veny, fortificazioni di


Combal, tratto di raccordo lungo l’argine
glaciale fra il primo sviluppo a trinceramento
singolo con quello superiore a due linee
divergenti (foto-elab.d.a.): (1) Tratto finale
del trinceramento singolo ascendente in opera
a secco; (2) Tratto iniziale del trinceramento
in opera a secco del terrazzo meridionale,
invaso dal bosco di conifere e avanzato
rispetto al settore superiore dell’argine
glaciale; (3) Tratto iniziale del trinceramento
in terra ricavato dal margine sud dell’argine
glaciale e realizzato a protezione del settore
superiore; (4) Strada coperta lungo il
trinceramento in terra del settore superiore;
(5) Cresta sommitale dell’argine glaciale; B:
Val Veny, settore superiore dei trinceramenti
di Combal (foto-elab.d.a.): (1) Grande
spazio semilunato in piano nel letto antico di
un ramo del ghiacciaio di Miage, adibito ad
accampamento; (2) Epaulement semiricolare
a protezione dello spazio d’accampamento,
ricavato artificialmente e per accumulo dal
margine sud del letto glaciale; (3) Percorso
d’accesso al letto glaciale lungo il suo margine
sud e al di sotto della linea fortificata; (4)
Linea di cresta superiore dell’argine glaciale
di Combal con trinceramento in terra,
rivestito all’interno da mutrature in opera a
secco; (5) Spazio semicircolare aperto lungo
il trinceramento in terra dell’argine glaciale
per una postazione d’artiglieria.

raggiunto una radura, che si apre in piano ai piedi di un accampamento, protetto ai piedi dell’argine
dell’ultimo tratto del trinceramento superiore, glaciale da un altro epaulement, d’origine naturale
segue un andamento a linea spezzata che fodera e regolarizzato dalla mano dell’uomo (fig. 18, B).
a sud la radura stessa. Presso il margine orientale È ancora una volta l’ingegnere Rombò ad in-
del pianoro, nella sua parte più angusta, sorgono formarci di una prima strutturazione difensiva
i resti di un lungo baraccone, coperto a sud da un dell’argine di Combal all’inizio del XVIII secolo
«epaulement», ovvero un rialzo artificile in terra nella sua relazione del 1743, là dove illustra l’in-
a protezione della struttura, mentre alle falde del cremento degli interventi difensivi nel mese di
salto di quota, che separa la radura dalla dorsale luglio e ricorda anche quelli nelle valli di Rhême
più alta trincerata, è ben visibile un taglio fino e Grisanche161. Sempre dallo stesso testo si evince
alla roccia di base compresa, che fa da fossato alla che in val Veny, come al Piccolo San Bernardo,
fortificazione superiore. Infine, tornando alla quota il primo intervento organico di difesa concepito
delle fortificazioni superiori, si apprezza da esse, per l’intero comprensorio dall’amministrazione
all’interno dell’area contenuta dall’argine glaciale
e corrispondente al letto di un antico ramo del 161
Alle pp. 7 e 8 della Relazione fattasi d’ordine di S. M.
ghiacciaio, un ampio settore semilunato e spianato (supra nota 154); per le fortificazioni nelle altre valli si veda
artificialmente, che costituiva probabilmente il sito sempre SCONFIENZA 2008-2009.

52
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

centrale sabauda risale al 1743, quando contestual- dei trinceramenti coevi. Quanto oggi si vede sul
mente al rifacimento dei trinceramenti fu anche terreno corrisponde in gran parte all’assetto di que-
costruita una diga in tronchi di larice per sbarrare st’ultima fase, fermo restando che l’impianto della
la Doire all’altezza dell’argine di Combal. Veniva linea trincerata principale risale alla successione
così ampliata l’estensione del lago omonimo fino d’Austria; tuttavia sono databili al 1793 l’uni-
alle falde delle montagne circostanti e si chiudeva formità della tessitura a secco dei trinceramenti,
il cammino della Lex Blanche, secondo un sistema almeno in facciavista, i due baracconi ancor oggi
già impiegato l’anno prima in valle Varaita al colle visibili, il superiore dei quali corrisponde alla stessa
Longet162. I trinceramenti di Combal nel 1743, tipologia impiegata alla Redoute Sarde del Col de
corrispondevano grosso modo a quelli rilevati du- la Traversette, le due piazzole d’artiglieria, tagliate
rante la ricognizione del 2007, senza tuttavia i due nel trinceramento superiore di Combal, l’intera
baracconi in opera a secco descritti e l’avancorpo sistemazione difensiva del pianoro inferiore del
meridionale a difesa della radura sottostante alla secondo baraccone, compreso il fossato in roccia
linea principale, elevata lungo la dorsale dell’argine presso il salto di quota, e la regolarizzazione del-
glaciale. Molto probabilmente l’impianto del 1743, l’area d’accampamento sul fondo del letto glaciale
i cui lavori rientrano nel computo di quelli affidati con il suo epaulement.
agli impresari Tirola, Barucchi e Boggetto sotto la
titolatura delle montagne di «La Blanche», consi- Il campo del principe Tommaso
steva nella messa in difesa essenziale dell’argine di
Combal, facendo le riparazioni a quanto rimaneva Sebbene lo studio di chi scrive non sia stato esteso
delle opere più antiche e portando il trinceramento alle fortificazioni che sorgono a nord-est di La
fino all’esaurimento dell’argine glaciale alle falde Thuile, si è deciso di darne in questa sede una
del monte Tseuc, a sud del ghiacciaio di Miage. Ap- breve descrizione e inquadramento cronologico,
partengono ancora alla fase del 1743 le realizzazioni desiderando completare l’intero quadro difensivo
difensive al Col de Chavannes e al Mont Fortin, dell’alta Valle d’Aosta nel XVII e XVIII secolo.
sulla dorsale a sinistra di Combal, e una seconda La linea principale avanzata fra il Piccolo San
linea di trinceramenti in retrofronte nella «pianura Bernardo e la val Veny era supportata in retrofronte
di Venil», verosimilmente nell’attuale Plan Veny, da una seconda linea di fortificazioni campali poste
dove in assenza di un intervento di ricognizione a sbarramento del cammino che collega, attraverso
parrebbero offrire qualche labile traccia le vedute il colle di San Carlo, la comba di La Thuile con
aeree163. Morgex e la valle della Dora Baltea; era un itinera-
L’ultima fase di interventi difensivi in val Veny rio strategicamente essenziale, ancor più di quello
corrisponde di nuovo al 1793. In quell’anno il della val Veny, poiché il suo controllo da parte dei
Nicolis di Robilant sottolineava l’importanza contingenti d’invasione avrebbe costretto le forze
strategica della valle e rammentava le opere rea- sabaude all’evacuazione di tutta l’alta Valle d’Aosta
lizzate cinquant’anni prima durante la guerra di fino al capoluogo e conseguentemente fino alla
successione austriaca164. I lavori furono svolti dal- stretta del forte di Bard165.
l’impresa del Rosazza, attiva contemporaneamente Il nucleo originario delle difese a nord di La Thuile
al San Bernardo, e coinvolsero ancora una volta i è ricondotto al 1628 in località Mont du Parc,
siti della val Grisanche, delle Chavannes, per l’edi- poco sopra la borgata Thovex, dove fu realizzata
ficazione di un baraccone in legno e il riattamento una prima linea di trinceramenti a sbarramento
dei trinceramenti, dell’Arp Vieille alla sinistra della della via del colle di San Carlo, secondo gli ordini
Doire de val Veny, con un altro baraccone legge- del duca Carlo Emanuele I di Savoia, durante la
ro, e dell’argine di Combal. Qui abbiamo notizia guerra di successione al ducato di Mantova. Nel
della ricostruzione della diga a sbarramento della 1630 il principe Tommaso di Carignano, figlio di
Doire, già elevata nel 1743, e della ristrutturazione Carlo Emanuele I e governatore della Savoia, per far

162
Infra al paragrafo relativo.
165
Per questa parte si rimanda allo studio storico e ar-
cheologico delle fortificazioni condotto con completezza ed
163
Molto ricca e illuminante è la cartografia storica, in par- esauriente bibliografia in DUFOUR, PALUMBO, VANNI DESIDERI
te coincidente con quella relativa al Piccolo San Bernardo, per 2006, pp. 15-37 passim, 49, 58-64, 73-79. Riguardo alla
la cui disamina si rinvia ancora a SCONFIENZA 2008-2009. collocazione del colle di San Carlo e del suo comprensorio si
164
Si veda la relazione del personaggio citata supra alla fa riferimento al gruppo del Rutor (MARAZZI 2005, p. 112,
nota 150. SOIUSA, SZ. 7 – Alpi Graie, STS. 7.III, B n. 3).

53
ROBERTO SCOFIENZA

fronte all’avanzata francese, dopo l’abbandono della Durante la successione di Spagna, più significativa-
Tarentaise, attestò la difesa del ducato d’Aosta al mente forse che la presenza di posizioni difensive
Mont du Parc, dove ampliò i primi lavori con opere avanzate al San Bernardo è da notare che si iniziò
a redan e fossato. Più a monte, in località Théraz, a percepire l’importanza dei passi minori per
il principe fece realizzare il complesso principale, garantire la sicurezza di quelli principali; infatti
noto ancor oggi con il nome di «Retranchements du contestualmente alla messa in difesa dell’argine
Prince Thomas». Si tratta di una linea fortificata con di Combal in val Veny fu fortificato il colle della
andamento spezzato e munita di opere sporgenti ad Croce, che domina da est quello di San Carlo e
ogni raccordo di segmento, corrispondenti a due permette di doppiarne le difese. Il passo fu sbarrato
redan, partendo da est, due bastioni pentagonali a con un trinceramento a linea spezzata, in muratura
fianchi rettilinei, un altro redan e, dopo un tratto di pietre a secco, alle cui estremità sorgevano due
a rientrante, un avancorpo sporgente a tenaglia ridotte a pianta irregolare, l’una a forma di grande
centrale, cui fa seguito un trinceramento scalare che freccia l’altra con opera pentagonale interna. Sem-
discende un tratto del pendio nord-occidentale al pre a questa fase appartiene il primo impianto della
limite del campo, a dominio della borgata La Balme ridotta di Foillex, una grande tenaglia in opera a
(fig. 14, B). L’intero fronte era munito di fossato, secco con fuciliere aperte nella muratura, situata
tagliato in roccia e foderato in opera a secco, così in località Plan Praz lungo il versante occidentale
come le facciaviste delle opere sporgenti e delle della montagna del colle della Croce a sud-est di
cortine. L’elevato del trinceramento era costituito Thèraz, in una posizione che governava ad oriente
da un terrapieno, spiccante dalla prima foderatura il cammino del colle di San Carlo simmetricamente
in pietre e culminato da un parapetto in muratura al Mont di Parc. Mentre venivano attuati i lavori
a secco con banchina di tiro. La strada per il colle d’integrazione alle trincee di Thèraz, fu aggiunto
attraversava il dispositivo presso il rene destro del infine alle spalle dei due redan orientali il barac-
secondo redan orientale ed era governata, poco più cone di Saint Maurice, una grande infrastruttura
a valle, da un ampio rivellino in terra, raccordato insediativa per le truppe con pianta ad U e fuciliere
all’opera principale con due epaulement paralleli strombate nella muratura a secco.
fra loro e alla via. Per il 1743 sono documentati interventi di ristrut-
Nel XVII secolo erano le opere di Mont di Parc e di turazione ai Retranchements du Prince Thomas
Thèraz a costituire la difesa principale del Piccolo nella relazione dell’ingegnere Rombò167, ma è la
San Bernardo, dominando il percorso della grande fase finale della guerra delle Alpi, che anche in cor-
route dal versante opposto a quello di Pont Serrand, rispondenza della seconda linea difensiva registra
lungo il quale essa discendeva fino a La Thuile. Il importanti interventi. Le opere di Thèraz furono
paese venne fortificato fin dai tempi del principe nuovamente armate, venne integrato il baraccone
Tommaso con opere leggere e altre minori in rela- di Saint Maurice con nuovi apprestamenti ed edi-
zione a quelle del Mont du Parc; nuovo impulso ficato ex novo il baraccone di Saint Charles, presso
all’attività costruttiva fu dato nel 1690 e soprattut- il colle omonimo. Le murature della ridotta di Plan
to furono attuatte delle importanti ristrutturazioni Praz furono risistemate e fu aggiunto un baraccone
ai trinceramenti del principe Tommaso. A questo alla gola dell’opera, con cinque ambienti, che ne
proposito, siccome la documentazione d’archivio chiudesse il perimetro, e poco più a valle della
testimonia interventi anche nel 1704, 1743 e ridotta, sempre in località Foillex, fu realizzata
1793, è fuor di dubbio che quanto ancor oggi si una nuova linea di trinceramenti. Analogamente
può apprezzare sul terreno sia il risultato finale di si intervenne al Mont du Parc, ristrutturandone gli
circa un secolo di ristrutturazioni, tuttavia, pur in
assenza di dati archeologici certi, è assai probabile
che i lavori del 1690 e quelli di sessant’anni prima nord, in Francia, Fiandra e paesi renani, fra gli ultimi decenni
abbiano dato al complesso l’assetto planimetrico del ’600 e i primi del ’700, come per esempio la «ligne» fra Ypres
definitivo166. e il fiume Lys, realizzata da Vauban (VIROL 2003, pp. 62, 99), e
la «ligne de Brabant» (RORIVE 1998, p. 224). Per approfondire
queste tematiche di confronto si veda SCONFIENZA 2010. Sulla
fortificazione dell’abitato di La Thuile con opere campali nel
166
A parte l’esistenza nella manualistica, riconducibile alla 1690 e 1691 dà notizie la memoria Recit des passages, segnalata
prima metà del XVIII secolo e alle esperienze del XVII, di supra alla nota 143.
vere e proprie «lignes bastionées» (SCONFIENZA 1996, p. 95), 167
«… riffare quelli antichi trinceramenti del prencipe
l’associazione di opere sporgenti a forma di bastione con i redan Tommaso alla Tuille …», p. 7 della Relazione fattasi d’ordine
lungo una linea campale è assai frequente nelle realizzazioni del di S. M. (supra nota 154).

54
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

antichi trinceramenti e aggiungendone di nuovi a vergenti su Casteldelfino e distinte dai corsi della
Thovex, presso la chiesa di Notre Dame du Car- Varaita di Bellino a sud e di quella di Chianale a
mel. Infine il complesso delle ridotte del colle della nord, entrò a far parte degli stati sabaudi, ma fino
Croce fu interessato da rifacimenti importanti di all’imminenza della guerra di successione austriaca
muratura, secondo un tipo di opera a secco che non si attuarono lavori per la messa in difesa del
ricorre anche a Plan Praz, Mont du Parc, Thèraz e comprensorio del colle dell’Agnello, alla testata
alle ridotte del Col de la Traversette. della Varaita di Chianale. Le opere realizzate a
partire dal 1742 avevano natura temporanea o
semipermanente e furono distrutte nel 1744 in
Le fortificazioni campali della valle Varaita seguito all’occupazione francese, ma ancora nel
1770 il Papacino d’Antoni, elaborando i progetti
Il sistema difensivo del confine sabaudo occidentale difensivi per il confine alpino del regno di Sarde-
a sud del Monviso faceva perno sulla piazzaforte gna, lamentava l’assenza in valle Varaita di una for-
di Cuneo, in corrispondenza della quale, lungo tezza permanente a governo di questa importante
la valle Stura, sorgevano il forte di Demonte e via d’ingresso nel cuore dello stato170.
una serie di opere campali articolate intorno alle Lo studio delle fortificazioni campali della valle
cosiddette «Barricate», un trinceramento posto a Varaita ha seguito le stesse modalità di quello
sbarramento del fondovalle fin dal XVII secolo svolto al Piccolo San Bernardo e le ricognizioni
nei pressi di Pont Bernard, in corrispondenza di sono state condotte in tre fasi successive. Una
una strettoia di rocce precipiti con analoga deno- visita iniziale ai siti interessati dall’edificazione di
minazione. Intorno al 1710, oltre al rifacimento opere campali è stata svolta nell’agosto del 2004;
delle Barricate, si iniziarono i lavori per fortificare nel luglio del 2005 si è attuata la ricognizione per
le alture che dominavano la strettoia e sorsero nei esteso in tutte le località che la ricerca d’archivio,
decenni successivi le ridotte della Lobbiera e della documentaria e cartografica, aveva isolato per mag-
Montagnetta, i trinceramenti della Scaletta, della gior importanza alla luce inoltre delle osservazioni
Gardetta e del Preit168. Tali attività costruttive erano autoptiche preliminari; alla fine di luglio 2006 è
motivate dalla necessità di difendere il cammino stata la volta di un terzo sopralluogo, mirato ai siti
discendente dal colle della Maddalena, o di Larche, di maggior significato storico e strategico lungo
attraverso il quale era agevole il transito dei grandi la dorsale del monte Pietralunga, fra la Varaita di
convogli e dell’artiglieria per invadere il Piemonte Chianale e quella di Bellino, a monte Cavallo e a
dalla valle dell’Ubayette, tanto che furono neces- monte Passet. I risultati dello studio interpretativo
sariamente trascurate tutte le altre valli delle Alpi dei dati archeologici e della contestuale ricerca do-
Cozie che si aprono a raggiera fra Cuneo e Saluzzo. cumentaria sono stati presentati preliminarmente
Mentre però la valle del Po è chiusa dal massiccio in occasione di un convegno dedicato alla storia
del Monviso e comunica con il Delfinato tramite della campagna militare gallispana in Piemonte del
impervi colli d’alta quota, così come la testata della 1744, svoltosi a Torino nel novembre del 2005;
valle di Maira con l’alta valle dell’Ubayette, la valle un primo resoconto scritto, incentrato sulla fase
Varaita, chiusa fra le due precedenti, è collegata più importante della fortificazione campale in
al Queyras dal colle dell’Agnello, più difficile da val Varaita, ovvero quella del 1744, è poi stato
percorrere rispetto a quello di Larche, al Mongi- elaborato nel volume Pietralunga 1744, edito dai
nevro o al Piccolo San Bernardo, ma comunque BAR International nel 2009, mentre lo sviluppo
transitabile con i cannoni, come dimostrarono gli completo dello studio, che comprende anche le fasi
Spagnoli nell’autunno del 1743 (fig. 19A). del 1742 e del 1743, nonché la rassegna definitiva
L’ingresso in Piemonte attraverso la valle Varaita dei dati reperiti in ricognizione e di gran parte delle
fu tentato da parte francese per la prima volta immagini fotografiche prodotte per l’occasione, è
nel 1628, quando già il duca Carlo Emanuele I
aveva fatto approntare delle difese campali presso
Sampeyre, dove allora era stabilito il confine con 170
Si veda Alessandro Vittorio Papacino d’Antoni, Projet
il regno di Francia169. Dopo la pace di Utrecht nel de difensive pour nos frontieres depuis le Mont Genevre jusqu’au
1713 l’alta valle, divisa in due diramazioni con- Col de l’Argentiere, 1770, pp. 9 fronte – 9 retro (Archivio di
Stato di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese
Militari, Mazzo 10 d’addizione). Per la collocazione orogeo-
grafica dei siti in esame si veda MARAZZI 2005, pp. 84-85
168
Supra nota 80. (SOIUSA, SZ. 4 – Alpi Cozie, STS. 4.I, A nn. 3, 4, C nn.
169
SCONFIENZA 2009, p. 132 nota 3. 7, 8, 9).

55
ROBERTO SCOFIENZA

in corso di pubblicazione con gli atti del convegno realizzando nel 1743 un sistema di opere campali
suddetto171. ben più impegnativo che semplici interventi di
La serie di ricognizioni svolte ha permesso di demolizione, in ragione dell’importanza e della
individuare in prevalenza le tracce ancora visibili, facile transitabilità del valico; tuttavia altre valli,
e talvolata assai labili, dei lavori svolti nel 1744, come quella della Varaita, furono effettivamente
corrispondenti alla terza fase d’intervento pro- difese in forma preliminare secondo le istruzioni
grammato dall’amministrazione sabauda in difesa suddette173.
della valle Varaita; tuttavia lo studio parallelo della I lavori in valle Varaita, svolti nel mese di agosto,
documentazione storica d’archivio offre la possibi- furono affidati al capitano ingegnere Arduzzi e la
lità di ricostruire le due fasi precedenti, la seconda loro consistenza è illustrata nella relazione finale
delle quali, corrispondente al 1743, è segnata dalla di visita, scritta dal capitano d’artiglieria Felice De
presenza di fortificazioni campali leggere costruite Vincenti e corredata di uno schizzo riassuntivo174.
negli stessi siti della fase successiva. L’entità delle Accanto a questa fonte va ricordata l’importante
opere più recenti ha obliterato la consistenza di raccolta di memorie storiche sulla valle Varaita
quelle precedenti e dunque sarà possibile riferire e sulla cosiddetta guerra del 1742, redatte dal
in sintesi soltanto quanto sappiamo dalle fonti contemporaneo don Bernard Tholosan, parroco
d’archivio, che ribadiscono una volta di più la loro di Chianale e testimone oculare durante gli anni
importanza accanto alla ricerca archeologica. di nostro interesse175. Furono dunque tagliati con
fossati i cammini dei colli di Soustra e di Vallanta
Gli interventi del 1742 sulle dorsali alla sinistra della Varaita di Chianale, al
di sopra della borgata Castello. All’estremità nord-
Il regno di Sardegna prese parte alla guerra di occidentale del massiccio di punte che divide le due
successione austriaca dal 1742, operando in pia- Varaite dalla valle dell’Ubaye, nel comprensorio del
nura padana accanto alle forze imperiali contro gli colle Longet si praticò l’allagamento del cammino
Spagnoli. L’impegno militare in Emilia non fece diretto a Maurin, collegando tramite piccoli canali
tuttavia trascurare la preoccupazione di approntare alcuni laghetti del pianoro sottostante il passo sul
un programma difensivo per il confine occidentale versante piemontese e chiudendo l’emisario del
dello stato, specialmente in presenza di un’armata bacino maggiore, verosimilmente l’attuale Lago Blu
spagnola in Provenza. Il conte Bertola, primo (2533 m s.l.m.) con una diga in muratura a secco e
ingegnere di Carlo Emanuele III, elaborò nella foderatura esterna in zolle di terra erbosa. Sempre
primavera del 1742 il piano «per la diffesa delle nella stessa zona fu aperto un fossato a sbarramento
frontiere», che individuava quali punti nevralgici di un itinerario alternativo, così da bloccare un
le grandi piazzeforti pedemontane e le fortezze di possibile contingente d’invasione davanti al lago
media valle, là dove esse sorgevano, ma in generale artificiale. Seguendo poi la dorsale che collega il
riteneva essenziale la salvaguardia dei passi alpini colle Longet a quello dell’Agnello, presso il colle
che conducono in Piemonte, impegnando nella di Saint Veran fu tagliato in due punti differenti il
difesa le milizie locali e intervenendo con lavori di
interdizione, come sbarramenti, fossati o tagli di
carreggiate, lungo i cammini in prossimità dei va-
173
Per l’esame approfondito della documentazione
manoscritta e cartografica del 1742 e del 1743 accanto alla
lichi172. S’è visto precedentemente che tale prospet- localizzazione topografica attuale di tutti gli interventi si veda
tiva difensiva fu attuata al Piccolo San Bernardo, al più presto SCONFIENZA s.d., in corso di pubblicazione.
174
Felice De Vincenti, Relazione delli Travaglj fatti, e di-
sposizioni datesi con il S. r Command.te Cumiana per impedire
il passaggio all’Inimico nella valle di Varaid, Casteldelfino, 27
171
Si vedano quindi BARBERIS 2009; SCONFIENZA 2009, agosto 1742 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte,
BARBERIS s.d., SCONFIENZA s.d., dove sono inoltre raccolte le Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 12, fasc. 7); Felice
bibliografie pregresse sulle vicende storiche e territoriali del De Vincenti (?), Memoire des dispositions faites pour la garde de
contesto studiato. Le ricognizioni e lo studio sul terreno sono Cols, et passaigesde France qui vienent desboucher dans la Vallee
state svolte dallo scrivente in collaborazione con Valentina de Varaite faite le 27.me aoust 1742 a la Chenal, Chianale, 27
Barberis. agosto 1742 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte,
172
Ignazio Bertola, Memoria formata dal Commend.re Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 2 d’addizione,
Bertola sopra le disposizioni, e providenze da darsi per la diffesa fasc. 18). Per la rappresentazione grafica si veda SCONFIENZA
delle frontiere, 15 marzo 1742; Ignazio Bertola, Seguito delle 2009, p. 97, Carta 1.
Memorie sù lo Stato presentaneo delle cose per la diffesa del Pie- 175
Bernard Tholosan, Memorie storiche sui fatti d’arme
monte formato dal Commendatore Bertola in Parma, Parma, 9 occorsi nella valle di Vraita nella guerra del 1742. Bernard
maggio 1742 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Tholosan curé de Pont fecit 1777, 1777, in GARELLIS 2001,
Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 12, fasc. 7). pp. 165-227.

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 19 – A: Carta moderna della valle Varaita a monte di Casteldelfino con i corsi delle due Varaite di Chianale e di Bellino (da Carta dei
sentieri e dei rifugi, n. 6, Monviso, Istituto Geografico Centrale); B: Veduta aerea generale della valle Varaita di Chianale fra Casteldelfino
e la borgata Genzana (elab.d.a.): (1) Borgata del Villareto; (2) Sito detto «La Vignasse», al raccordo fra le linee difensive del bosco de La
Levée e di Vallanta, occupato da una batteria nel 1743 e dal forte San Carlo nel 1744; (3) Vallone di Vallanta; (4) Borgata e rocco di
Castello e diga moderna a sbarramento del torrente Variata; (5) Area alle falde del versante nord della dorsale di Pietralunga, occupato
dal forte Bertola nel 1744; (6) Lago artificiale moderno, creato dalla diga di Castello, che ha sommerso le antiche borgate di «Château de
Pont» e Chiesa; (7) Cima di monte Passet, sito della ridotta del 1744; (8) Cima di monte Cavallo, sito del primo posto di guardia avanzata
del 1744; (9) Cima della Battagliola, sito del secondo posto di guardia con ridotta del 1744; (10) Passo o colletto della Battagliola; (11)
Massiccio roccioso del monte Pietralunga; (12) Passo del Buondormir; (13) Massicco roccioso del monte Ferra.

cammino che discendeva a Chianale. Analogamen- l’Agnello. Sulla destra della Varaita, in prossimità
te si procedette poco a valle del colle dell’Agnello di un’ansa del torrente, nelle praterie appena a valle
nel «posto detto del Crappone» e furono accam- dell’imbocco del vallone dell’Antolina e del colle
pati 500 miliziani valdesi alle grange del Pategun, Longet, si è individuata un’area subrettangolare
altrettanti a Sellette, e 1000 a Chianale. che risulta delimitata da margini in terra rilevati
A proposito di quest’ultima notizia, sebbene le rispetto al piano di campagna, probabilmente
fonti non chiariscano quali fossero le modalità di corrispondenti a quanto resta dei trinceramenti
sistemazione del campo né tanto meno le strutture, marginali dell’area adibita ad accampamento (fig.
esiste la possibilità di spiegare con la presenza di 25, B). In particolare il terrapieno nord è ancora
tale insediamento temporaneo di miliziani un’area ben visibile e netto è il salto di quota rispetto al
territoriale individuata nella ricognizione del 2004 piano esterno, così come il saliente che lo raccorda
appena fuori dall’abitato moderno di Chianale, al lato ovest, a sua volta facilmente percepibile e
lungo la strada moderna che conduce al colle del- segnato nello sviluppo centrale dalla traccia di un

57
ROBERTO SCOFIENZA

piccolo fossato con spalto; il lato est è meno conser- essere attribuita al marchese o a qualche ufficiale del
vato, ma la fotografia aerea permette di seguirne lo suo seguito176, ma la fonte più importante per la ri-
sviluppo per alcuni metri lungo il corso della Varai- costruzione degli interventi difensivi e degli eventi
ta fino all’angolo con il lato sud, che ancora grazie bellici del 1743 è rappresentata dai diari del colon-
alle vedute dall’alto potrebbe essere ricostruito con nello de Monfort, appartenente allo stato maggiore
andamento a linea spezzata e saliente centrale. In del marchese d’Aix177. Quanto alla cartografia
prosecuzione del lato ovest, verso sud si scorgono storica la serie di documenti è assai abbondante
ancora anomalie sulla superficie dei campi, la cui e illuminante per ricostruire la sistemazione delle
identificazione con una linea difensiva a salienti e opere campali; si rimanda pertanto l’elencazione
rientranti pare allo stato attuale una suggestione e la disamina di questo materiale ad altra sede178,
interessante, piuttosto che un dato certo. ma per il 1743 è utile segnalare che esiste anche
La fase di fortificazione del 1742 è completata un piano riassuntivo delle difese nelle valli cuneesi
dalla testimonianza delle fonti in merito ad un e della generale situazione strategica, conservato
trinceramento realizzato presso le falde del rocco presso l’Archivio di Corte di Torino179.
della borgata Castello, Château de Pont o Ponte nel Entro il 18 luglio gli ufficiali sabaudi inviati in val
XVIII secolo, per creare una linea di ripiegamento Varaita portarono a termine le ricognizioni pre-
alle guardie avanzate di Chianale e sui colli. L’opera ventive e alla fine del mese salirono a Casteldelfino
era di natura leggera, costituita in gran parte da sedici battaglioni di fanteria, divisi in tre brigate,
fascinoni e zolle di terra, e, secondo la rappresenta- «Gardes», «Savoye» e «Tarantaise», mentre presso
zione grafica della relazione del De Vincenti, aveva la borgata Castello veniva ripristinato il trincera-
un perimetro ad angolo saliente rivolto verso Chia- mento del rocco, realizzato l’anno precedente; al
nale. Essa fu obliterata dagli interventi successivi Villareto, borgo poco più a valle di Castello sulla
del 1743 e 1744, ma è necessario chiarire fin d’ora sinistra della Varaita, fu impiantata una prima
che l’antica borgata di Château e quella denomi- batteria e si insediò il comando dello stato mag-
nata Chiesa, poco più a monte, furono ricoperte giore. Alla fine del mese d’agosto i luoghi furono
dalle acque dell’invaso della diga, realizzata negli raggiunti dal primo ingegnere di Sua Maestà,
anni ’50 del secolo scorso sul margine del terrazzo conte Ignazio Bertola, per progettare le difese e
roccioso che separa con un notevole salto di quota la loro articolazione sul terreno, prendendo come
il corso più alto della Varaita di Chianale dalla zona assunto di partenza la necessità di sbararre la stra-
di Casteldelfino e dalla confluenza con la Varaita di da ad un possibile invasore, proveniente dal colle
Bellino. Conseguentemente tutte le possibili tracce dell’Agnello, presso la strettoia di Castello, senza
delle opere difensive, che si susseguirono nel corso dimenticare la viglianza nella valle di Bellino e
dei tre anni a difesa della borgata e del suo rocco sui colli che la collegano con quella di Maira. Fu
a dominio della balza, non sono più attualmente inoltre presa la decisione di distribuire le truppe
individuabili. delle tre brigate nelle località individuate per atte-
stare la difesa ed ivi far costruire dai soldati stessi,
La fase del 1743 aiutati dai valligiani, le fortificazioni campali, che
Durante l’anno succesivo ai primi interventi il
governo sabaudo dimostrò maggiore attenzione 176
Relation de la visite, et des Remarques faites dans la Vallée
per la valle Varaita (fig. 19, B). Nell’estate del 1743 de Varaita en commençant par le Col de l’Agnel, s.d. (Biblioteca
Reale di Torino, Manoscritti Militari 73, n. 2).
infatti le trattative diplomatiche rinsaldarono l’al- 177
Guillaume de Budé signore di Monfort, Relation Jour-
leanza fra Torino e Vienna, mentre l’occupazione naliere de ce qui s’est passé a L’armée Campée dans la Vallée de
spagnola della Savoia fin dall’autunno del 1742, Chateau Dauphin sous les ordres de S. E. Monsieur le Marquis
con il tacito consenso francese, lasciava presagire D’Aix, Torino, 1743 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di
Corte, Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 4 d’addi-
future azioni gallispane sul confine alpino. Come zione, fasc. 3).
s’è già detto il colle dell’Agnello costituiva un var- 178
SCONFIENZA 2009, pp. 97-98, 101-102.
co vulnerabile nel sistema difensivo occidentale 179
Carta topografica d’una parte delle Ualli di Stura, Grana,
del regno e fu quindi incaricato di elaborare una Macra, Blino, Uarajta, e Po unitamente alli Trinceramenti stati
fatti in esse Ualli come pure gli attacchi stati fatti in detta Ualle
strategia difensiva per la valle Varaita il gran mastro di Uarajta dalle Truppe gallispane contro le Truppe di S. M. nelli
d’artiglieria Vittorio Amedeo de Seyssel marchese Giorni 6, 7 e 8 del Mese di Ottobre 1743, s.d. (post ottobre
di Aix. La situazione ereditata dal 1742 è descritta 1743; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte
topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Stura 13
in un’anonima relazione di visita, che potrebbe A V ROSSO).

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

dovevano essere prevalentemente realizzate con del 1742; i soldati della brigata Savoia chiusero con
il legname reperito nei boschi a loro tergo. Per palizzate tutti gli imbocchi delle strade dell’insedia-
questa ragione la documentazione curiale torinese mento che davano verso l’esterno e aprirono delle
conserva soltanto due contratti del 10 e 11 settem- feritoie lungo i muri perimetrali delle abitazioi mar-
bre 1743, firmati rispettivamente dagli impresari ginali. Probabilmente il paese fu circondato da un
Tardi e Isolino, finalizzati alla fornitura di utensili leggero trinceramento in legname con andamento
da terra e da legno e di ceste per il movimento del a salienti e rientranti e foderato da fascinoni, così
materiale lapideo e terroso, ma non per l’impiego come illustra una carta del tempo182. Sul rocco di
di maestranze artigianali180. Castello a tergo del trinceramento del 1742 venne
Lo stretto e lungo vallone che si apre alla sinistra infine realizzato un baraccone per il ricovero del
della Varaita di Chianale, presso il salto di quota presidio.
alla borgata Castello, è denominato di Vallanta Lo sbarramento di Castello fu completato con la
e conduce fino alle falde orientali del Monviso e sistemazione dell’ultima brigata, di Tarantasia, co-
più a nord ai passi della Losetta e di Soustra; nel stituente l’ala sinistra dello schieramento sabaudo,
1743 il versante orientale di questo vallone venne sulla dorsale che divide le due Varaite. Quest’ultima
fortificato con trinceramenti in legname, a redan corre dai primi contrafforti ad ovest di Casteldel-
intervallati da tratti rettilinei181, fino all’altezza delle fino fino al monte Ferra ed è dominata dal grande
Grange Soulieres, dove furono anche costruiti dei bastione roccioso del monte Pietralunga, raccorda-
baracconi per il ricovero della guardia. Alle opere to al Ferra dal passo di Buodormir, ultimo valico
fu destinata la brigata delle Guardie e il materiale che permette il collegamento ad ovest fra Chianale
venne tratto dal bosco de La Levèe, che ancor oggi e Bellino. Alle pendici orientali di Pietralunga
si estende dal vallone di Vallanta fino praticamente si estende la sella del passo della Battagliola cui
a Casteldelfino coprendo il versante settentrionale fanno seguito, sempre in direzione est, le punte
della valle. In prossimità di Castello, dove la pen- della Battagliola, di monte Cavallo e del monte
denza del versante si modera, i trinceramenti di Passet. Da queste posizioni era possibile controllare
Vallanta terminavano e si raccordavano con quelli entrambe le diramazioni dell’alta valle, sebbene,
che dirigendosi verso est raggiungevano la borgata come sarà poi chiaro in conseguenza agli eventi
di Villareto, percorrendo il versante settentrionale del 1744, esse fossero troppo distanti e difficili da
della valle sulla sinistra della Varaita fra il margine collegare al centro del sistema difensivo, articolato
inferiore del bosco de La Levée e i dirupi a preci- fra Castello e Villareto.
pizio sul torrente. Questa linea di fortificazioni, Le memorie del Monfort sono meno circostanziate
sempre verosimilmente in legname, era difesa dalla per questo settore, non essendo egli presente fisica-
brigata di Savoia e faceva capo ad una seconda bat- mente in loco, ma suppliscono i diari del generale
teria, prevista dal Bertola, alla congiunzione con i Guibert183, comandante della brigata di Tarantasia,
trinceramenti di Vallanta a dominio di Castello. che riguardo alle difese realizzate nel tratto di dorsale
L’abitato di Castello fu interessato da altri inter- ad est di Pietralunga fornisce varie notizie. L’ufficiale
venti, oltre la ristrutturazione delle difese leggere rammenta innanzitutto di aver fatto accampare in
quota le sue truppe e di aver richiesto il trasporto a
dorso di mulo dal fondovalle del legname necessa-
180
Sottomissione di Gio Nicola Tardij per prov.e e condotto rio per realizzare i trinceramenti, che la cartografia
di diversi utiglij nella città di Saluzzo da servire per trinceram. storica colloca lungo la cresta di dorsale, secondo
i ed altre opere, Torino, 10 settembre 1743, e Sottomissione di una linea intervallata da redan a distanze piuttosto
Gio Ant.o Isolino per provisione di ceste per trinceram.i ed altre
opere da farsi ne Contorni di Casteldelfino, Torino, 11 settembre regolari, rivolti verso la valle di Castello184. Venne
1743 (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Azienda presidiato e probabilmente fortificato il passo di
Generale di Fabbriche e Fortificazioni, Contratti fortficazioni,
1743, pp. 517-519, 521-522).
181
Si veda in particolare la raffigurazione su Daniele
Minutoli, Piano in Misura del’Accampamento delle truppe 182
Supra nota 181.
di S. M. a Castel del Ponte nella valle di Varajta con l’attacco
quivi delle Truppe Gallispane seguito nell’anno 1743, s.d. (post
183
Alexandre Guibert de Syssac, Estat et Journalier de ce
luglio 1744; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, qui s’est passé dans la vallée de Belin et au Camp de Pierrelonge
Storia della Real Casa, Storie Particolari, Carlo Emanuele depuis le 14.e Aoust 1743 jusques au 18.e Octobre dite Année,
III, Disegni e Piani de’ Campamenti, Ordini di Battaglia, Torino, 22 novembre 1743 (Archivio di Stato di Torino,
trincieramenti, e Tabelle per l’Istoria Militare nelle Campagne Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo
di S. M. il Re Carlo Emanuele III degli anni 1742 ad 1748, 3 d’addizione, fasc. 3).
Mazzo 24, categ.a 1). 184
Supra nota 181.

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ROBERTO SCOFIENZA

Buondormir e si praticarono lungo il versante sud fin dal mese di gennaio, di stilare i capitolati per i
occidentale, alla destra della Varaita di Chianale, lavori destinati alla valle Varaita, in seno all’atti-
diffusi «abatis», ossia tagli di alberi i cui tronchi vità di progettazione di nuove fortificazioni sotto
abbattutti l’uno sull’altro rendevano impraticabile la direzione dello stesso conte Bertola186. Il testo
l’avanzata verso i trinceramenti. Fu infine fortificata dei capitolati è particolarmente significativo per le
una posizione non meglio precisata a metà pendio titolature che elencano i siti nei quali si stabilirono
del versante fra la dorsale occupata dalle truppe del gli interventi, ovvero «Valle di Varaita al bosco della
Guibert e la posizione di Castello. leuata», «Castel del Ponte», «Alla sinistra salendo di
Il dispositivo difensivo fu completato con alcuni Castel di Ponte», «Al Col Bon Dormir», «Nella Val-
trinceramenti alla destra della Varaita di Chia- le di Blino», «Al Col dela Bicoca», «Al Col d’Elua
nale oltre la balza di Castello, presso il bosco del di Brianzole», «Al Melard»187 (fig. 19, B).
Sapé, di fronte alla posizione di Villareto; di non Il 10 e l’11 marzo furono stipulati a Torino due
trascurabile importanza è rammentare infine che contratti con gli impresari Giovanni Francesco
fu inviata una guardia al colle della Bicocca, dove Dlevi, Cesare Filippis e Carlo Andrea Righino per
transitava il cammino di collegamento fra la valle la fornitura dei legnami, della «ferramenta» e della
di Bellino e quella di Maira, e che fu aperta una manodopera, per la costruzione di tutte le opere
strada fra questo stesso colle e quello di Sampeyre, difensive elencate negli stessi documenti secondo
più ad est lungo la stessa dorsale, per garantire il l’ordine e le titolature dei capitolati degli ingegneri.
controllo rapido dei due valichi più importanti di I lavori iniziarono già durante il mese di marzo e
quel comprensorio. proseguirono fino alla primavera inoltrata; la prima
All’inizio d’ottobre del 1743 gli Spagnoli del attività fu l’esteso taglio di alberi nei boschi di Vallan-
marchese di Las Minas tentarono effettivamente ta e de La Levée, così da integrare il legname fornito
un attacco alla linea difensiva piemontese, dopo dagli impresari secondo i contratti, ma causando
aver valicato il colle dell’Agnello con l’artiglieria. gravi danni economici alle comunità locali188.
Il contingente d’invasione comprendeva anche I siti facenti capo alla titolatura «Valle di Varaita al
truppe francesi e, in seguito all’occupazione di bosco della leuata» corrispondono a quelli trincerati
Chianale, le azioni furono condotte contro i tre l’anno precedente nel vallone di Vallanta e lungo
nuclei fondamentali del dispositivo difensivo, sia il margine inferiore del bosco de La Levée fino al
lungo i trinceramenti di Vallanta sia frontalmente Villareto; essi costituivano la destra del sistema
su Castello sia in direzione della dorsale ad est difensivo sabaudo (fig. 20, A). La ricognizione
di Pietralunga. La difesa sabauda tenne tuttavia archeologica lungo il vallone di Vallanta ha co-
il tempo necessario per indurre i Gallispani al stretto a constatare che il rimboscimento delle aree
ripiegamento, entro il 10 ottobre, a causa del destinate alla fortificazione ha cancellato nel corso
peggioramento della stagione e della prima neve, di due secoli e mezzo le tracce dei terrapieni delle
ma l’impressione generale fu evidentemente che la opere; le documentazioni grafica e amministrativa
valle Varaita continuava ad essere un punto debole ci permettono di ricostruire un trinceramento con-
della frontiera alpina, tanto che le opere campali, tinuo a frecce distanziate, analogo a quello leggero
per quanto leggere, non furono disarmate185. realizzato nel 1743 dalla brigata Guardie, che fu
dotato di fossato e difeso alla testata alta, presso
Il sistema difensivo del 1744 le Grange Soulieres, da due ridotte staccate nelle
Gli eventi del 1743 indussero i vertici militari
sabaudi e l’amministrazione centrale a provvedere 186
Sul tema, con l’esame dei documenti storici relativi, si
fin dai primi mesi del 1744 alla pianificazione di veda SCONFIENZA 2009, pp. 56-58.
un programma di messa in difesa stabile dell’alta 187
Tale ordine è poi rispettato e ripetuto in tutti i testi
della documentazione amministrativa, in primis i contratti;
valle Varaita. Mentre si sviluppavano le riflessioni si veda il capitolato in Capitano Ingegnere Arduzzi, Calcolo
sulle migliori disposizioni da prendere per la futura per li trauaglij che si potrebbero fare per impedire il passaggio
campagna primaverile, estendendo lo sguardo a al nemico nelle valli di Varaita, Blino, e Mayra, Torino, 27
gennaio 1744, e Capitano Ingegnere Arduzzi, Calcolo per
tutto il confine a sud del Monviso, gli ingegneri mi- prouisione, fattura, e condotta dell’intrascritti boscami alli posti
litari capitani Arduzzi e Guibert furono incaricati, che uerranno indicati, Torino, 27 gennaio 1744 (Archivio di
Stato di Torino, Sezioni Riunite, Azienda Generale di Fab-
briche e Fortificazioni, Regi Biglietti, 1731-1744, pp. 360
185
Sull’attacco del 1743 si veda ILARI, BOERI, PAOLETTI fronte – 362 fronte, 362 fronte – 364 retro).
1997, pp. 122-125. 188
SCONFIENZA 2009, pp. 58-61.

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 20 – A: Valle Varaita di


Chianale, veduta generale della
zona della borgata Castello e
del vallone di Vallanta (foto-
elab.d.a.); B: Valle Varaita di
Chianale, versante a monte della
borgata Castello e all’imbocco
del vallone di Vallanta con la
probabile identificazione del
sito del forte San Carlo del 1744
(foto-elab.d.a.).

vicinanze delle rocce degli Apiols. La testata a valle tale assetto a causa del dilavamento dei terrapieni
dei trinceramenti si raccordava al corpo di fabbrica e dell’intero corpo di piazza. Per quanto concerne
di un’opera più impegnativa, il forte San Carlo, del infine i trinceramenti di collegamento fra il forte e
quale oggi non resta più nulla, se non l’ipotetica la posizione di Villareto, ovvero quelli de La Levée,
localizzazione presso la variazione di pendenza della la miglior documetazione è quella cartografica, ma
costa montana all’incontro del vallone con il bosco sul terreno esiste ancora la traccia evidente della
de La Levée, un sito che nei manoscritti coevi è prima freccia a valle del forte San Carlo e della
definito «La Vignasse» (fig. 20, B). Le fonti storiche strada statale moderna, che dava inizio allo svilup-
e curiali documentano una fortificazione a fronti po dell’opera fra il margine inferiore del bosco e il
tenagliati, in legno e terra con fossato, cannoniere margine sinistro della forra della Varaita189.
e vari livelli di tiro, posta a difesa di Castello e del
raccordo fra i trinceramenti di Vallanta con quelli 189
Per il rendiconto della ricognizione e l’esame incrociato
de La Levée; presso la variazione di pendenza è con la documentazione manoscritta e cartografica si rimanda a
possibile tuttavia ipotizzare che il terreno abbia BARBERIS 2009, pp. 28-31 e SCONFIENZA 2009, pp. 64-69.

61
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 21 – A: Valle Varaita di


Chianale, versante sinistro poco
a valle del sito del forte San
Carlo con l’identificazione e
l’integrazione grafica del primo
redan appartenente alla linea
trincerata del bosco de La Levée
in direzione della borgata del
Villareto (foto-elab.d.a.); B:
Valle Varaita di Chianale, area
alle falde del versante nord della
dorsale di Pietralunga, occupata
nel 1744 dal forte Bertola, dai
baracconi per il ricovero delle
truppe e dall’avvio della linea
trincerata a redan che saliva fino
al monte Passet (foto-elab.d.a.).

Presso «Castel del Ponte», vale a dire alla borgata Sulla cima del rocco, presso il suo limite setten-
Castello, furono svolti i primi lavori del 1744, per trionale, si sono indivaduate tracce di muratura a
trasformare in opera semipermanente di terra e secco, non facilmente attribuibili a quest’epoca o
legname la fortificazione leggera del 1743, dotan- forse ad una frequentazione medievale; sta di fatto
do il trinceramento a salienti e rientranti, che ne che tale posizione permetteva il controllo a 360°
derivò, di palizzata, fossato e cannoniere. Attual- del dispositivo difensivo centrale a sbarramento
mente, come detto in precedenza, il sito è allagato della Varaita190.
dal bacino della diga, tuttavia si coglie ancora La titolatura «Alla sinistra salendo di Castel di
perfettamente lo scarpamento obliquo del rocco, Ponte» riassume una serie numerosa di siti specifici,
realizzato nel 1744 a colpi di mina, per evitare i che si localizzano sulla destra della Varaita di Chia-
colpi di rimbalzo e la rovina di materiale lapideo nale, a partire dalle falde del versante meridionale
sulle linee difensive inferiori, qualora il sito fosse della valle, lungo il medesimo e lungo la dorsale
stato sottoposto a bombardamento d’artiglieria,
come accadde durante la campagna precedente. 190
BARBERIS 2009, p. 33; SCONFIENZA 2009, pp. 62-64.

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

superiore fra il monte Passet e il massiccio di Pie- inferiore aperta a poca distanza dal passo. La rico-
tralunga. Si tratta delle opere che fortificavano la gnizione ha documentato entrambe le postazioni
sinistra del sistema difensivo sabaudo; la prima di e resti di muratura a secco presso la più alta, ma
esse era il forte Bertola, i cui resti sono oggi com- gli interventi recenti hanno compromesso ampia-
pletamente perduti a causa dell’allagamento del mente l’assetto del XVIII secolo192. Proseguendo in
pianoro che si estendeva a sud di Castello, lungo direzione est la punta successiva, quella di monte
la riva destra della Varaita fino alle prime falde del Cavallo, corrisponde al sito che la bibliografia
versante meridionale della valle. L’opera, come il storica identificava con quello in cui si svolse lo
San Carlo, era in terra e legname con fronti tena- scontro decisivo dell’attacco francese in valle Va-
gliate, fossato, cannoniere e governava la sinistra raita nel 1744 e che segnò la sconfitta delle forze
delle fortificazioni di Castello. Al forte si raccorda- piemontesi, costrette ad evacuare il comprensorio
vano i trinceramenti ascendenti alla dorsale ad est dei valichi fino a Sampeyre193 (fig. 22, A). La rico-
di Pietralunga, di cui resta documentazione nella gnizione archeologica tuttavia non ha individuato
cartografia storica e che dovevano arrivare fino in questo luogo né l’assetto orografico documentato
alle Rocce di Roucchiaus; attualmente è possibile dalle carte antiche né le tracce sul terreno della ri-
scorgere alle falde del versante montano, oltre la dotta, descritta dalle fonti e da una carta specifica
diga moderna sulla destra del lago artificiale, un dell’Archivio di Corte di Torino194 (fig. 23, A). Si
cammino di mezza costa il cui margine a valle è sono invece individuate, poco sotto la cresta som-
segnato da una serie di sporgenze distanziate, che mitale della dorsale, le evidenze di tagli nel pendio,
corrispondono ai resti dei terrapieni dei primi che isolano un’area rettangolare allungata in piano,
redan di questa linea di trinceramenti ascendenti attribuibile forse al secondo baraccone di guardia,
(fig. 21, B). I salienti delle opere puntavano verso collocato dalle fonti coeve un po’ più ad est della
l’area a valle, dove verosimilmente sorgeva il forte Battagliola; non va esclusa tuttavia l’attribuzione
Bertola, facendo dunque presupporre che il corpo di queste tracce ad interventi per gli attendamenti
di piazza del forte si trovasse ad una quota inferiore del 1743, ordinati sempre nelle stesse località dal
rispetto alla linea trincerata, presso il corso della generale Guibert, tenendo conto che ad una quota
Varaita, come si deduce infatti dalle fonti storiche. inferiore, presso un pianoro alle falde della cresta
Alle spalle della strada coperta da questi trincera- sommitale, la ricognizione ha evidenziato i resti di
menti la ricognizione ha permesso di individuare una fondazione in pietre a secco attribuibile anco-
nel bosco dei primi contrafforti del versante meri- ra una volta ad un baraccone, contestuale ad una
dionale alcune aree rettangolari in piano, sfalsate di trincea aperta nel vicino pendio195.
quota e raccordate da sentieri; esse erano contenute Le caratteristiche della ridotta protagonista della
da terrazzamenti in opera a secco e corrispondo- battaglia del 19 luglio 1744, deducibili dalle carte
no con ogni probabilità alle fondazioni di alcuni antiche e dalle fonti storiche e curiali, sono invece
baracconi per il ricovero delle truppe, realizzati emerse presso la cima di monte Passet, l’ultima della
contestualemte alle fortificazioni191. dorsale di Pietralunga a poco più di mille metri da
Le opere fortificate della dorsale che divide le due monte Cavallo e al centro di un contesto orografico
Varaite rappresentano non solo il punto nodale ricorrente tanto nella cartografia storica quanto in
del sistema difensivo antico, ma anche quello della
ricerca condotta attualmente, in ragione delle
problematiche di esatta localizzazione ed identi- 192
BARBERIS 2009, pp. 37-39; SCONFIENZA 2009, pp.
ficazione delle opere. Partendo innanzitutto dal 80-81, 84.
settore ad est del bastione roccioso di Pietralunga 193
Detta bibliografia è elencata in SCONFIENZA 2009, p.
si incontra il passo della Battagliola, che venne 9 nota 2.
fortificato nel 1744 e costituiva la prima posizione
194
Pianta del Ridotto costrutto l’Anno 1744 sopra monte Ca-
vallo volgarmente detto Pietra Longa, s.d. (post luglio 1744; Ar-
avanzata lungo la cresta. Il controllo del colle era chivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche
attuato da una ridotta posta sulla cima della Batta- e disegni, Carte topografiche segrete, monte Cavallo 16 A IV
gliola, corredata di baraccone, che fu rimaneggiata ROSSO; SCONFIENZA 2009, p. 77 fig. 82).
195
L’area di questo pianoro non consentiva una chiara lettura
all’inizio del XX secolo per realizzare una postazione delle azioni umane, che devono essersi comunque susseguite nel
d’artiglieria da montagna, analoga ad una seconda corso dei secoli, e appariva comunque rimaneggiata, forse durante
la seconda guerra mondiale o anche prima, contemporaneamente
ai lavori delle batterie della Battagliola; per una descrizione più
191
BARBERIS 2009, pp. 33-36; SCONFIENZA 2009, pp. precisa si rimanda a BARBERIS 2009, pp. 39-41 e per la parte
69-73. documetaria a SCONFIENZA 2009, pp. 80-81, 84-85.

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ROBERTO SCOFIENZA

fig. 22 – A: Veduta aerea del tratto della


dorsale di Pietralunga fra i monti Passet
e Cavallo (elab.d.a.): (1) Cima di monte
Passet, sito della ridotta attaccata dai Francesi
il 19 luglio 1744; (2) Dorsale delle Rocce di
Roucchiaus, discendente verso il forte Bertola
e trincerata nel 1744; (3) Praterie della Costa
dei Balz; (4) Dorsale della Gujetta, trincerata
nel 1744 e discendente alla borgata Ribiera di
Bellino; (5) Tratto sommitale della dorsale a
est di Pietralunga fra la cima di monte Passet
e quella di monte Cavallo; (6) Cima di monte
Cavallo; (7) Pianoro inferiore alla cima di
monte Cavallo con tracce delle fondazioni
di un baraccone e di una trincea a ridosso
del pendio; B: Raffigurazione della ridotta
di monte Passet (al n. 7), del baraccone di
monte Cavallo (al n. 6) e della Battagliola
(al n. 5) nella carta antica intitolata Attaque
des retranchements établis dans la vallée de
la Varaita près de Casteldelfino, Haute Italie,
par l’armée des deux Couronnes les 18 et 19
juillet 174, dell’ingegnere militare francese
François Joseph Louis Roy de Vacquières (elab.
d.a. da SCONFIENZA 2009).

quella moderna e nella fotografia aerea196 (figg. 22, fabbrica in terra, davanti al quale si apriva un fos-
A, B; 23, A). L’opera presentava una fronte occi- sato marginato dalla palizzata. Il lato settentrionale
dentale tenagliata, i cui resti si sono puntualmente coincideva con la linea di cresta della dorsale e la
riscontrati sul terreno, e il lato meridionale a linea gola era aperta sul margine precipite orientale della
spezzata di salienti e rientranti che foderavano l’area punta; infine a nord il raccordo del monte con la
sommitale del monte e che sono stati anch’essi indi- dorsale che discende alle Rocce di Rochiaus lasciava
viduati in situ (figg. 23, A, B, C; 24, A, B); l’elevato posto ad un baraccone leggero197. Le motivazioni
era probabimelte in legname fondato su un corpo di specifiche per supportare l’attribuzione dei resti rin-

196
Si confronti supra nota 194 con BARBERIS 2009, p. 197
I risultati dello studio sul terreno della ridotta e dell’esame
47 fig. 48 e anche con una raffigurazione della fortificazione comparato delle fonti è sviluppato in BARBERIS 2009, pp. 41-49
realizzata dall’ingegnere francese che vide personalmente le e SCONFIENZA 2009, pp. 73-80, 82-87, in cui è anche pubblicato
opere e la loro localizzazione essendo assegnato alla colonna un disegno schematico (fig. 23, B) derivante dalla collocazione
che attaccò la valle Varaita: François Joseph Louis Roy de sulla rappresentazione orografica di monte Passet, tratta dalla
Vacquières, Attaque des retranchements établis dans la vallée carta IGM, del perimetro della ridotta ottenuto combinando le
de la Varaita près de Casteldelfino, Haute Italie, par l’armée des misure prese sul terreno con quelle fornite dalla cartografia storica
deux Couronnes les 18 et 19 juillet 1744, s.d. (1745), conser- in trabucchi, trasformati in metri, secondo un procedimento
vata presso il Château de Vincennes, Service historique de la simile al filtraggio cartografico usato per la ridotta della testa
défense, Armée de terre, Vincennes, LIC 283 (A433). dell’Assietta (supra al paragrafo specifico e alla nota 134).

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 23 – A: Carta antica raffigurante la ridotta di monte Passet, intitolata Pianta del Ridotto costrutto l’Anno 1744 sopra monte Cavallo
volgarmente detto Pietra Longa (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete,
monte Cavallo 16 A IV ROSSO; da SCONFIENZA 2009); B: Disegno della ridotta di monte Passet, ottenuto per filtraggio cartografico
e confronto con le misure reperite sul terreno; le lettere ai vertici dei segmenti di trinceramento corrispondono a quelle della carta antica
riprodotta nella figura 23, A (elab.d.a.); C: Valle Varaita, cima di monte Passet, integrazione grafica della tenaglia occidentale della ridotta
del 1744, corrispondente al tratto segnato A-B sulla carta antica della fig. A, vista da ovest (foto-elab.d.a.).

venuti su monte Passet alla ridotta detta «di monte un caso di sfalsamento toponomastico, possibile
Cavallo» sono stati sviluppati in maniera approfon- e frequente in seno alla storia dei territori, che ha
dita nella pubblicazione dedicata alla materia198, tuttavia cancellato la memoria esatta dei luoghi
tuttavia è importante rammentare che si tratta di e dei manufatti, lasciandoli però fortunatamente
intatti, anche se messi a dura prova dalle condi-
zioni climatiche d’altura. Più importante sembra
198
SCONFIENZA 2009, pp. 17-19, 82-84. invece notare che la ridotta di monte Passet costi-

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ROBERTO SCOFIENZA

fig. 24 – A: Valle Varaita, cima di


monte Passet, consistenze rimanenti
del corpo di fabbrica in terra della
tenaglia occidentale della ridotta
del 1744 (foto-elab.d.a.): (1)
Terrapieno del corpo di fabbrica
principale; (2) Rientrante centrale
della tenaglia; (3) Corno sinistro
della tenaglia, corrispondente
al vertice B sulla carta antica
della figura 23, A; (4) Resto della
consistenza dello spalto in terra
riportata, antistante il fossato della
tenaglia; (5) Parte centrale della
depressione antistante la tenaglia,
corrispondente all’antico fossato; B:
Valle Varaita, cima di monte Passet,
integrazione grafica della tenaglia
occidentale della ridotta del 1744,
corrispondente al tratto segnato A-B
sulla carta antica della fig. 23, A,
vista da est (foto-elab.d.a.).

tuiva il fulcro di tutto il sistema difensivo dell’alta monte Passet, così da cogliere il vero punto nodale
valle Varaita, il quale corrispondeva ad una linea a del sistema difensivo ideato dal Bertola e dai suoi
cordone, sviluppata dal vallone di Vallanta fino al ingegneri. Certamente la notevole estensione del
colle della Bicocca, e costituiva uno sbarramento sistema non consentiva comunicazioni agevoli e la
trasversale dei bacini fluviali. La sistemazione della sola concezione a sbarramento si rivelò in defini-
ridotta sul monte Passet consentiva il controllo a tiva controproducente, ma è fuor di dubbio che,
vista dell’intero comprensorio ed essa rappresentava accanto all’esempio del Piccolo San Bernardo, ci
la chiave di volta del sistema, trovandosi a dominio troviamo storicamente di fronte alla prima forma
delle due Varaite e coordinando la linea avanzata di di disposizione territoriale delle linee trincerate,
opere lungo la dorsale di Pietralunga, ortogonale applicata a grandi comprensori e preliminare alle
a quella principale di sbarramento199. Sotto questa esperienze degli anni di guerra successivi, che
luce emerge il valore dell’indagine archeologica per condussero all’invenzione del sistema campale
stabilire la corretta attribuzione dell’opera al sito di dell’Assietta.
La linea avanzata di fortificazioni ad ovest di mon-
199
SCONFIENZA 2009, pp. 133-134. te Passet comprendeva i già citati posti di monte

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 25 – A: Veduta aerea della dorsale


fra la valle Varaita e la valle Maira in
corrispondenza del colle della Bicocca,
ad est del monte Pelvo d’Elva (elab.
d.a.): (1) Area sommitale del versante
dalla parte della val Maira, racchiusa
dai trinceramenti del campo sabaudo
del 1744; (2) Trinceramenti del limite
occidentale del campo con fronte a
tenaglia in corrispondenza della dorsale;
(3) Fronte meridionale del campo
trincerato segnato da una linea a salienti
e rientranti, con un evidente redan
centrale; (4) Piccola ridotta sommitale a
forma di freccia occidentale; (5) Piccola
ridotta sommitale a forma di freccia
orientale; (6) Colle della Bicocca; B:
Veduta aerea dell’area a nord-ovest
di Chianale presso la SP 251 (elab.
d.a.): (1) Area quadrangolare presunta
d’accampamento delle milizie valdesi
e delle truppe sabaude negli anni
1742 e 1793; (2) Fronte nord in terra
dell’area d’accampamento con redan
presso il limite nord-ovest; (3) Fronte
sud in terra dell’area d’accampamento,
con possibile andamento a salienti
e rientranti; (4) Fronte est in terra
dell’area d’accampamento a scarpamento
sul letto della Varaita; (5) Fronte ovest
in terra dell’area d’accampamento, con
resti di fossato e spalto; (6) Possibile
linea di trinceramenti in terra, originata
dal vertice fra i fronti ovest e sud
dell’accampamento e con andamento a
linea spezzata di salienti e rientranti.

Cavallo, con il suo baraccone, e della ridotta della Passet fino a Ribiera; questo insediamento era
Battagliola, ma anche, oltre il massiccio di Pie- difeso da una fortificazione analoga a quella di
tralunga, i trinceramenti «Al Col Bon Dormir», Castello, con fossato, palizzata e corpo di fabbrica
che furono risistemati nel 1744, essendo già stati dei trinceramenti in terra. Da lì un’analoga linea a
probabilmente impiantati nel 1743200 (fig. 19, B). salienti e rientranti saliva fino al colle della Bicocca
I trinceramenti «Nella Valle di Blino», erano quelli sulla dorsale spartiacque con la val Maira201.
che sviluppavano il sistema difensivo a sbarramento «Al Col dela Bicoca» la ricognizione archeologica
della Varaita di Bellino ed avevano il loro centro e la fotografia aerea hanno restituito gran parte
presso la borgata fortificata di Ribiera. Una linea dell’ampio sviluppo del campo trincerato, che si
trincerata a salienti e rientranti, di cui si scorgono ampliava dalla cresta sommitale della dorsale lungo
ancora alcune tracce nelle praterie fra la Gujetta il versante sud, dalla parte della val Maira (fig. 25,
e la Costa dei Balz lungo il versante sinistro della A); da quel lato infatti la maggior dolcezza del
valle di Bellino, scendeva dalla ridotta di monte pendio e l’ampiezza delle praterie sommitali pote-
200
SCONFIENZA 2009, pp. 81-82. 201
SCONFIENZA 2009, pp. 87-88.

67
ROBERTO SCOFIENZA

vano agevolare un nemico che volesse attaccare le accanto ad una nutrita serie di memorie206, che ren-
fortificazioni poste a guardia del colle, situato su dono conto della realizzazione di opere fortificate e
una sella poco più ad ovest in direzione del Pelvo baracconi per il ricovero delle truppe nel 1793, l’anno
d’Elva. La fronte occidentale del campo era costi- di particolare attività costruttiva, come s’è già visto
tuita da una linea a salienti e rientranti con una sia all’Assietta sia al Piccolo San Bernardo, per tentare
tenaglia collocata a cavallo della cresta di dorsale; di mettere in difesa bene o male tutti i comprensori
lo sviluppo del fronte sud, oggi segnato ancora dal alpini attacabili dai Francesi. I documenti testimo-
semplice taglio del pendio e da pochi resti della niano innanzitutto che nella valle della Varaita di
strada coperta e della consistenza dei terrapieni, Chianale furono realizzati dei trinceramenti dinuovo
seguiva l’abituale andamento a linea spezzata per a Castello, alla Vignassa e alla borgata del Tronchetto;
guadagnare a circa 600-700 m dal fronte occiden- si trattava di opere leggere, il cui corpo di fabbrica
tale il rilievo più alto in quel punto della dorsale, era soltanto realizzato in fascinoni, o salsiccioni,
dove furono realizzate due piccole ridotte a redan fissati a terra con picchetti, strutturati in elevato per
in pietre a secco. L’opera viva dei trinceramenti era filari orizzontali e culminati da fascine di dimensioni
anche in questo sito realizzata con terra e, stando minori. Probabilmente seguivano sviluppi a salienti
all’osservazione autoptica, esistevano la palizzata e e rientranti ed è credibile che fossero fondati sui
un fossato almeno sulla fronte occidentale; furono resti delle opere del 1744, i cui ingombri, sebbene
infine predisposti i baracconi per il ricovero delle esse fossero state incendiate per ordine del conte di
truppe202. Lautrec dopo l’occupazione dell’alta valle in quello
Le fortificazioni minori che i contratti registrano stesso anno, erano ancora verosimilmente percepibili
«Al Col d’Elua di Brianzole» e «Al Melard» sono dopo appena mezzo secolo. I lavori del 1793 furono
di difficile attribuzione, fermo restando che la attuati con approssimazione e la realizzazione dei
ricognizione non è stata estesa alla valle di Maira; fascinoni in rami di pino e larice determinò la rovina
sembra piuttosto di maggior importanza rilevare dei trinceramenti nell’inverno, tanto che nel 1794
infine la realizzazione di una strada, sempre nella si dovette provvedere a rifarli. Nel giugno del 1796,
primavera del 1744, che conduceva dalla dorsale dopo l’armistizio di Cherasco, le fortificazioni furono
fra i colli della Bicocca e di Sampeyre al fondo del smembrate e i fascinoni venduti a privati. Quanto
vallone d’Elva sulla sinistra del torrente Maira, in ai baracconi le fonti danno notizia dell’edificazione
modo da rendere agevoli gli spostamenti di trup- di ventisette esemplari di varie dimensioni, sette a
pe fra una valle e l’altra secondo le necessità o le Chianale, sedici alla Vignassa presso Castello, quattro
contingenze strategiche203. nella valle di Bellino; è inoltre segnalata la presenza

La fase della guerra delle Alpi Fortificazioni in partibus, 1793, pp. 78 fronte – 79 retro,
81 fronte – 85 retro); Sottomissione con cauzione passata da
Lo sviluppo ulteriore della ricerca d’archivio ha Angelo Tua presta provvista di quattro Baracconi da formarsi
fornito recentemente dati inediti sulla difesa della nella Valle di Bellino, Saluzzo, 4 giugno 1793 (Archivio di
Stato di Torino, Sezioni Riunite, Azienda Generale di Fab-
valle Varaita programmata negli anni ’90 del XVIII briche e Fortificazioni, Contratti Fortificazioni in partibus,
secolo e nuovi spunti interpretativi per i risultati 1793-1797, pp. 73 fronte – 74 retro); Transazione seguita
delle ricerche in loco204. Nei fondi delle Fabbriche e con l’Impr.ro Chiafredo Pejracchia, anche a nome di suo fratello
Giacomo in dipendenza dell’impresa assonta della provis.e di
Fortificazioni si conservano infatti alcuni contratti205, Fascine, Salsiccioni, e Picchetti per le opere di Fortif.ne fattesi
a Castel Pont situato nella valle di Casteldelfino, Torino, 14
dicembre 1793 (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite,
202
BARBERIS 2009, pp. 49-53; SCONFIENZA 2009, pp. Azienda Generale di Fabbriche e Fortificazioni, Contratti
88-89. Fortificazioni, 1793, pp. 272 fronte – 279 fronte).
203
SCONFIENZA 2009, pp. 90-92.
206
Si tratta delle memorie del 5 giugno 1793, 9 giugno
1793, 13 giugno 1793, 21 giugno 1793, 11 agosto 1793, 19
204
Si offre in questa sede una notizia preliminare con settembre 1793, 29 novembre 1793, 29 dicembre 1793, 18
l’intenzione di pubblicare al più presto uno studio meglio gennaio 1794, 27 marzo 1794, 22 aprile 1794, 25 aprile 1794,
approfondito sull’argomento. 13 giugno 1796 (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite,
205
Atto di sottomissione con cauzione di Chiaffredo, e Gia- Azienda Generale di Fabbriche e Fortificazioni, Memorie
como Pejrachia impresari delle fascine, Salsiccioni, e pichetti da alle Segreterie, 1793-1794 e 1795-1798); contestuali sono
provvedersi a castel di Ponte per il Servizio militare, Sampeyre, inoltre le lettere di risposta della Regia Segreteria di Guerra
28 maggio 1793; Sottomissione con cauzione di Francesco dell’8 giugno 1793, 12 giugno 1793, 3 dicembre 1793, 20
Grandis a favore delle regie Finanze per l’Impresa di 23 barac- gennaio 1794, 24 aprile 1794 (Archivio di Stato di Torino,
coni a servizio militare pel prezzo di lire sedicimille, Saluzzo, 29 Sezioni Riunite, Regia Segreteria di Guerra, Lettere di S.
maggio 1793 (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, M. all’Intedente Generale delle Fortificazioni e Fabbriche
Azienda Generale di Fabbriche e Fortificazioni, Contratti Militari, 8 marzo 1793 in 9 maggio 1794).

68
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

di un baraccone al colle dell’Agnello e di un secondo I trinceramenti dei colli delle Finestre


al passo del Crapone, che furono inspiegabilmente e Fattières
vittime di incendi alla fine dell’estate del 1793. Fu
infine costruito un baraccone a monte Cavallo. L’ultimo caso di cui si rende conto costituisce un
Tali notizie inducono a rimeditare alcuni dati re- esempio di maggior intensificazione della ricerca ed
periti nelle ricognizioni degli anni passati, poiché è ancora attualmente in corso di studio. In questa
i sedici baracconi di Castello, pur essendo indicato sede si coglie l’occasione per fornire una notizia
come sito la Vignassa, che si trova all’imbocco del preliminare sulle indagini svolte, il cui sviluppo sta
vallone di Vallanta, sulla sinistra della Varaita, po- oggi interessando il materiale archivistico, mano-
trebbero comprendere anche quelli individuati nel- scritto e cartografico. I siti indagati fanno capo al
la zona alle spalle del vecchio forte Bertola, lungo comprensorio del colle delle Finestre (2176 m s.l.m.),
le falde del versante alla destra della Varaita; in tal una piccola sella che si estende fra i monti Pintas e
modo un numero tanto elevato di strutture parreb- Français Peloux e segna il confine fra due grandi set-
be infatti meglio distribuito, tenendo conto inoltre tori orografici delle Alpi Cozie settentrionali, a ovest
che i contratti e i capitolati del 1744 non segnala- la dorsale spartiacque fra le valli di Susa e Chisone, a
no una rilevante quantità di baracconi nei pressi est il massiccio dell’Orsiera e la valle del Sangone (fig.
del forte Bertola e dei trinceramenti ascendenti a 4). Dal colle delle Finestre e dal monte Pintas trae
monte Passet. È pertanto anche ipotizzabile che i dunque origine quella lunga catena di cime e passi
trinceramenti di fascinoni potessero aver riattato e che si spinge fino al monte Fraiteve, a dominio del
resa ancora utilizzabile la inea di redan con la sua colle del Sestrière, e che comprende anche i rilievi
strada coperta, poco a valle della concentrazione di dell’Assietta e del Gran Serin. Il colle delle Finestre
baracconi, che è stata attribuita alla fase del 1744 costituisce l’ultimo dei passi, all’estremità orientale
quale primo tratto dei trinceramenti ascendenti il della dorsale, che permetta il collegamento diretto fra
versante meridionale della valle. Resta infine la no- i fondovalle del Chisone e della Dora Riparia, e l’uni-
tizia dei sette baracconi a Chianale, alcuni dei quali co dopo il Sestrière transitabile piuttosto agevolmente
potrebbero avere attinenza con l’area interpretata ad una quota entro i 2000 m. L’importanza strate-
come campo fortificato ad ovest dell’insediamento gica di questo passo è evidente non solo per quanto
(fig. 25, B). È impossibile attualmente dire, in as- appena rilevato, ma anche per il fatto che la strada
senza di documentazione archivistica e basandosi lungo il versante della Dora scende direttamente sulla
soltanto sulle evidenze emergenti, se quell’area piazzaforte di Susa, mentre dalla parte del Chisone
presumibilmente fortificata abbia avuto una fre- essa raggiunge il cammino che conduce a Pinerolo
quentazione risalente al 1742, come sembrerebbe nei i territori di Balboutet e Usseaux, che si trovano
tuttavia plausibile, e poi una rioccupazione nel ancora in alta valle, a monte della piazza di Fenestrelle
1793, oppure sia soltanto un sito del 1793; certo e poco distanti dal Sestrière, in ragione dello sviluppo
è che l’attività agricola recente ha cancellato ogni asimmetrico dei due bacini fluviali e della presenza
possibile traccia di baracconi, ma è altrettanto rilevante a oriente del massiccio dell’Orsiera. Prima
chiaro che comunque si tratta di un luogo in cui è del 1713 inoltre il colle delle Finestre segnava un
evidente l’azione umana sul suolo con forti analogie passaggio attraverso il confine di stato fra il ducato
alle opere militari d’età moderna. La notizia della di Savoia a nord, in val di Susa, e il regno di Francia
realizzazione di un baraccone a monte Cavallo a sud, in val Chisone, determinando così fino alla
permette infine di rimeditare sull’attribuzione dei seconda metà del XVIII secolo una linea di confine
resti individuati sul pianoro alle falde della cresta fra due settori dello stato sabaudo culturalmente di-
in corrispondenza del monte; tali evidenze po- stinti e stridenti, quali le terre basso-valsusine, fedeli
trebbero riferirsi a questa costruzione più recente da sempre alla Casa di Savoia, e le cosiddette «vallées
e il baraccone del 1744 sarebbe effettivamente da cedées», ancora nostalgicamente legate alla corona
collocare presso il piano tagliato artificialmente nel di Francia. È dunque in ragione di questo signifi-
pendio sotto la punta del Cavallo. D’altro canto, cato strategico-territoriale e più concretamente per
in ragione delle variazioni toponomastiche antiche, contingenze belliche che il colle delle Finestre fu al
se nel 1793 il nome di monte Cavallo fosse ancora centro di diverse attività costruttive a partire dal XVII
stato attribuito all’attuale monte Passet, è anche secolo. Chiude il quadro geografico del comprensorio
possibile che ci sia stata un’ulteriore fequentazione la presenza del colle delle Fattières (2530 m s.l.m.)
del sito in cui fu costruita la ridotta protagonista poco più ad ovest della cima del monte Pintas (2543
della battaglia del 1744. m s.l.m.), che domina dall’alto il passo delle Finestre.

69
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 26 – A: Particolare raffigurante


il complesso difensivo campale dei
colli delle Finestre e Fattières dalla
Carte topographique en mesure d’una
partie des Vallées D’Oulx et Pragelas,
avec les Retranchemens de L’Assiette,
les Campemens et mouvemens des
François et les postes qu’ils attaquerent
le 19 Juillet 1747 (elab.d.a.; Archivio
di Stato di Torino, Sezione di Corte,
Carte topografiche e disegni, Carte
topografiche per A e B, Pragelato 1);
B: Il campo trincerato delle Fattières,
particolare dalla carta antica della
figura 26, A (elab.d.a.); C: Rilievo
archeologico attuale del campo delle
Fattères, confrontato al rilievo antico
della fig. B.

Il colle corrisponde ad una breve e stretta cresta som- dei siti e le consistenze dei resti archeologici erano
mitale, fra il Pintas e un impervio bastione roccioso comunemente note grazie ad escursioni turistiche e
della dorsale principale; esso consente il passaggio ad una nutrita bibliografia208; nel 2007 tuttavia si è
fra una valle e l’altra, escludendo il cammino delle presa l’iniziativa per condurre una ricerca più appro-
Finestre ed eludendo la guardia del passo. Si tratta fondita, che potesse costituire un tentativo di siste-
di una posizione ad alta rilevanza strategica, poiché matizzazione delle attività da svolgersi per sviluppare
il suo controllo compromette la tenuta difensiva del un’archeologia delle fortificazioni campali moderne,
colle inferiore e ne impone l’evacuazione. La storia accanto alla istruttiva esperienza degli studiosi del
dunque dei due passi è una vicenda comune e la progetto Alpis Graia per il Piccolo San Bernardo e il
fortificazione dell’uno ad un certo punto non ha pionieristico intervento all’Assietta del 1996209.
più potuto ignorare quella dell’altro, tanto che nel È necessario premettere che la situazione delle
XVIII secolo la menzione più comune nei documeti è fortificazioni settecentesche del colle delle Finestre
«Finestre e Fattières» e la registrazione degli interventi
costruttivi non distingueva più fra i due siti207. 208
Bibliografia che in questa sede elenchiamo per titoli
Le indagini alle fortificazioni campali dei colli delle principali (infra nota 214) e che indichiamo fin d’ora come
Finestre e Fattières sono state svolte a più riprese, riferimento fondamentale in questa fase di studio, che si sta
come nei casi di studio già illustrati. L’importanza ampliando alla ricerca d’archivio.
209
Gli interventi sono stati attuati da chi scrive e da un
gruppo di studenti universitari e archeologi profesionisti,
facenti capo al Gruppo Archeologico Subalpino, diretto da
207
Per la collocazione orogeografica dei luoghi indagati Francesco Rubat Borel; ha preso parte all’attività anche il
si veda MARAZZI 2005, p. 88 (SOIUSA, SZ. 4 – Alpi Cozie, disegnatore archeologo Carlo Gabaccia, autore del rilievo
STS. 4.II, A n. 3). generale del campo delle Fattières.

70
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 27 – Valle del Chisone, monte Pintas, rilievo archeologico del campo trincerato delle Fattières, realizzato durante la prima campagna
di studio nel luglio del 2007.

è stata decisamente compromessa dall’edificazione interne. La prima tranche di attività ha avuto luogo
nel 1891 di un forte in muratura e ipogeo, che ha fra il 14 e il 15 luglio e ha prodotto la schedatura
determinato la sagomatura del grande rocco al cen- generale di tutti i tratti di trinceramento emergen-
tro dell’area racchiusa anticamente dalla ridotta e ti210, alcuni rilievi di particolari della muratura a
lo spianamento dell’area stessa, per la sistemazione secco dei trinceramenti, una campagna fotografica
delle batterie, con la conseguente spinta a valle dei a tappeto, contestuale all’attività di schedatura, una
detriti e la rovina dei trinceramenti perimetrali. Lo ricognizione generale nelle aree circostanti la cima
studio di tali opere può quindi essere svolto pre- del monte Pintas. L’attività del 2007 si è conclusa
valentemente con l’ausilio della documentazione il 26 luglio con il rilievo generale archeologico a
archivistica e cartografica, come si renderà conto stazione totale del campo delle Fattières (fig. 27).
più avanti. Nel giugno del 2007 si è pertanto attua-
ta una ricognizione preliminare fino al colle delle
Fattières, per programmare un intervento in questo 210
In tale occasione è stata elaborata dallo scrivente una
scheda sperimentale per la raccolta dei dati sulle strutture
sito, che conserva quasi integralmente, a differenza trincerate, la cui illutrazione è riviata alla fine del contributo
del colle inferiore, il recinto trincerato e le opere nell’Appendice 1.

71
ROBERTO SCOFIENZA

Nel 2008 si è svolta la seconda campagna di stu- in muratura a secco, così come la controscarpa
di, dal 4 al 6 agosto, per intensificare l’indagine del fossato scavato davanti alla stessa. Il lato
presso la ridotta superiore, che insiste sulla cima meridionale del settore ovest corrisponde ad un
del monte Pintas e costituisce il cuore strategico lungo trinceramento in terra, che conserva ancora
del campo delle Fattières; l’intervento di ripulitura l’ingombro della banchina di tiro e chiude l’area
superficiale, in assenza di scavo, che avrebbe potuto dal raccordo con il settore centrale fino al primo
per altro compromettere la stabilità dei muri a redan avanzato.
secco, rasati a livello del suolo, ha permesso di ri- Il settore centrale è il più complesso, quanto a
costruire la complessità del perimetro della ridotta, strutture presenti e a sviluppo per quote. La com-
recuperare indizzi significativi sui procedimenti di partimentazione domina anche in questa parte del
demolizione dell’opera e svolgere una campagna di campo, infatti la strada d’accesso alla sommità del
fotografie particolareggiate al settore superiore del monte, che trae origine dal lato sud del complesso,
campo trincerato211. dove giunge il cammino coperto ascendente dal
colle delle Finestre, corrisponde ad un trincera-
I trinceramenti delle Fattières mento nord-sud in terra a linea spezzata, la cui
funzione di contenimento del percorso è associata
Il complesso fortificato delle Fattières è costituito a quella di divisione principale rispetto al settore
da tre principali settori: quello ovest, destinato alla ovest. L’area sommitale del settore centrale è stata
guardia specifica del colle e quindi prominente regolarizzata in piano e contenuta a nord dalla
per una novantina di metri circa verso la sella fra prosecuzione del trinceramento occidentale, che
il Pintas e il bastione roccioso occidentale; quello si configura come terrazzamento e si sviluppava
nord, corrispondente ad una sorta di avancorpo anche lungo il limite est, ma attualmente è perso
trincerato che scende lungo il pendio del monte per nelle macerie di un crollo lungo il pendio infe-
un centinaio di metri e governa la parte terminale riore. I resti della ridotta sommitale seguono un
del cammino ascendente alle Fattières dalla val perimetro rettangolare con l’aggiunta di un redan
di Susa; quello centrale sulla sommità del monte sul lato sud (fig. 32, A); quasi alla gola del redan
Pintas, fortificato con una ridotta e raccordato si sono distinte le fondazioni di un’opera interna
al limite meridionale del campo, che si chiude alla ridotta, sempre a perimetro rettangolare,
sui pendii a dominio del colle delle Finestre. Il corrispondente forse ad un baraccone (fig. 32,
complesso presenta infine un fronte orientale, B). Il settore è ancor oggi in corso di studio, in
sviluppato lungo il margine precipite del monte, attesa che i dati rilevati sul terreno trovino riscon-
inattaccabile e sporgente sul vallone dell’Arneirone, tri o spiegazioni ulteriori nella documentazione
dove passa la strada che sale da Susa alle Finestre archivistica; certo è che le demolizioni successive
(figg. 27; 28, B; 29, A). al 1796, determinarono la completa rasatura delle
Il settore occidentale (fig. 29, B) assume in pianta strutture, l’asportazione del materiale lapideo più
una forma trapezoidale con successive compar- utile, come i cantonali della ridotta e del barac-
timentazioni interne, che distinguono un primo cone, e lo sconvolgimento del fronte occidentale
cammino coperto in terra armato da un grande al raccordo con il redan per creare uno scivolo su
redan, il cui saliente è puntato direttamente sulla cui far transitare il materiale asportato. Il settore
cresta del colle delle Fattières. Questa prima difesa centrale è collegato all’angolo sud-orientale del
esterna si amplia a nord con un lungo trincera- campo tramite un altro cammino, contenuto da
mento in terra, orientato est-ovest e raccordato ad un trinceramento in terra a saliente e rientrante,
un’opera analoga, ma a quota superiore, che co- che raggiunge un piccolo avancorpo nel quale fu
stituisce il limite settentrionale della seconda linea edificato un baraccone rettangolare in opera a
fortificata interna del settore ovest. Quest’ultima secco, per il ricovero del presidio in vista del colle
è costituita da un’opera a doppia tenaglia, detta delle Finestre. Da segnalare infine che a poca di-
anche tecnicamente «bonnetto», il cui corpo di stanza dalla ridotta sommitale, a sud-est del redan,
fabbrica è ricavato dalla dorsale centrale (fig. 30, si scorgono i resti di due edifici in pietra a secco
A); la fronte dell’opera presentava una facciavista di piccole dimensioni e di forma quadrangolare,
interpretati in fase di ricognizione come depositi
distinti di polveri e munizioni da bocca.
211
Le condizioni atmosferiche estremamente variabili in
alta quota hanno costretto all’abbandono dei lavori prima di Il settore settentrionale del complesso, come s’è già
poter completare un rilievo limitato alla ridotta superiore. detto, ha l’aspetto di un lungo avancorpo, il cui

72
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 28 – A: Veduta aerea delle fortificazioni del colle delle Finestre (elab.d.a.): (1) Colle delle Finestre e area di parcheggio moderna, che ha
obliterato le opere antiche a difesa dell’attraversamento del passo; (2) Zona del bonnetto estremo orientale della ridotta delle Finestre; (3) Resti
del fronte settentrionale della ridotta delle Fiestre con andamento a salienti successivi; (4) Area di versante con labili tracce della porzione
orientale del fronte sud in terra della ridotta delle Finestre; (5) Porzione occidentale del fronte sud della ridotta delle Finestre con labili tracce
del trinceramento in terra e opera a secco; (6) Trinceramento rettilineo di comunicazione fra la ridotta delle Finestre e la fontana dei Cacciatori;
(7) Labili tracce del fronte occidentale della ridotta delle Finestre; (8) Comunicazione a trinceramenti paralleli su rientrante fra la ridotta delle
Finestre e il primo tratto di strada coperta ascendente al monte Pintas; (9) Rocco sommitale interno all’area dell’antica ridotta e trasformato
in forte con batterie d’artiglieria nel 1891; (10) Strada coperta ascendente al monte Pintas, interrotta dal tornate della strada militare del XX
secolo alla congiunzione con i trinceramenti paralleli su rientrante della ridotta delle Finestre; B: Veduta aerea delle fortificazioni campali delle
Fattières (elab.d.a.): (1) Colle delle Fattières; (2) Settore occidentale con redan estremo ovest in terra e apertura d’accesso al campo alla sinistra
del redan; (3) Bonnetto centrale in terra del settore occidentale, su cui è stato fondato un moderno ripetitore della RAI; (4) Trinceramento
inferiore in terra del fronte nord del settore occidentale, parallelo al trinceramento superiore in continuità strutturale con il corno destro del
bonnetto; (5) Settore di raccordo dei due trinceramenti paralleli del fronte nord del settore occidentale e sviluppo dello stesso in opera a secco con
redan centrale in direzione dell’avancorpo nord; (6) Settore settentrionale in forma d’avancorpo a trinceramenti paralleli in pietre a secco; (7)
Fronte nord del settore settentrionale costituito da un bonnetto, preceduto da una tenaglia in opera a secco, per costituire un complesso a doppio
ordine di tiro; (8) Baraccone del settore settentrionale in muratura di pietre e a secco; (9) Sviluppo del fronte orientale del campo in forma di
strada coperta con trinceramento in terra e andamento a salienti e rientranti; (10) Area interna del settore orientale del campo, sottostante la
ridotta sommitale e dedicato agli attendamenti; (11) Baraccone sud-orientale al raccordo fra i fronti meridionale e orientale del campo; (12)
Fronte meridionale del campo costituito da un lungo trinceramento continuo in terra; a circa un terzo dello sviluppo da est del trinceramento
si coglie il raccordo con la strada coperta proveniente dalla ridotta delle Finestre; (13) Strada coperta a salienti e rientranti in terra, che separa
il settore occidentale da quello centrale del campo e mette in comunicazione l’arrivo della strada coperta dal colle delle Finestre con la ridotta
sommitale del monte Pintas; (14) Ridotta sommitale del campo corrispondente alla cima del monte Pintas.

fronte occidentale è raccordato alle testate orientali punta a settentrione verso i pendii della val di Susa.
dei due trinceramenti nord del settore ovest tramite All’estremità orientale di questo tratto si raccorda
un segmento di fortificazione in opera a secco, do- un trinceramento sempre in opera a secco con uno
tato nel centro di un redan, il cui saliente crollato sviluppo a salienti, che rammenta i percosi a cre-

73
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 29 – A: Valle del Chisone, colle delle


Finestre e monte Pintas (foto-elab.d.a.): (1)
Tracce del fronte meridionale della ridotta
delle Finestre; (2) Rocco sommitale dell’area
dell’antica ridotta delle Finestre, riplasmato
in occasione dell’impianto del forte del
1891; (3) Sviluppo in ripido pendio della
strada coperta fra la ridotta delle Finestre e
il campo delle Fattières con trinceramento in
terra a salienti e rientranti e grande redan
nella porzione superiore; (4) Primo terrazzo
del monte Pintas, che si affaccia verso il
colle delle Finestre e su cui fu realizzato il
baraccone di sud-est; (5) Dorsale del colle
delle Fattières e linea segnata dal fronte
meridionale del campo trincerato; B:
Valle del Chisone, monte Pintas e campo
trincerato delle Fattières (foto-elab.d.a.): (1)
Colle delle Fattières; (2) Settore occidentale
del campo con redan estremo ovest; (3)
Apertura d’accesso al campo alla sinistra
del redan occidentale; (4) Trinceramento
inferiore in terra del fronte nord del settore
occidentale, parallelo al trinceramento
superiore in continuità strutturale con il
corno destro del bonnetto; (5) Bonnetto
centrale in terra del settore occidentale, su
cui è stato fondato un moderno ripetitore
della RAI; (6) Strada coperta a salienti
e rientranti in terra, che separa il settore
occidentale da quello centrale del campo e
mette in comunicazione l’arrivo della strada
coperta dal colle delle Finestre con la ridotta
sommitale del monte Pintas; (7) Cima del
monte Pintas con ridotta sommitale del
campo trincerato; (8) Settore occidentale
del trinceramento in terra appartenente al
fronte meridionale del campo trincerato;
(9) Tratto terminale della strada coperta
ascendente dalla ridotta delle Finestre.

magliera segnalati nella manualistica212 (figg. 30, B; quota inferiore da una tenaglia, in modo da creare
31, A); va detto comunque che in quest’area parte un doppio ordine di tiro che batteva la dorsale
del trinceramento è stata ricostruita, tentando di antistante e ascendente dalle praterie a monte del
cogliere sul terreno le sole tracce delle fondazioni, Pian Gelassa verso la cima del Pintas (fig. 31, B). La
essendosi perso definitivamente il corpo di fabbrica muratura in pietre a secco caratterizza anche questa
a causa del dilavamento lungo il pendio del monte, parte del complesso fortificato, così come il primo
particolarmente arido e aperto alle intemperie. La tratto di trinceramenti rettilinei che definiscono ad
parte più a nord del fronte occidentale, sempre in est l’avancorpo e delimitano l’area dal precipizio sul
muratura a secco, segue uno sviluppo quasi rettili- vallone dell’Arneirone. A pochi metri di distanza dal
neo con un saliente in prossimità del raccordo con corno orientale del bonnetto si ergono i resti di un
il fronte settentrionale. Quest’ultimo, ampio circa baraccone in opera a secco solidale al trinceramento
venticinque metri, chiude il corridoio dell’avancor- est, suddiviso in tre ambienti e dotato presumibil-
po con un’opera a bonnetto, sopravanzata ad una mente di un piano superiore a quello terreno. Dal
baraccone, a salire in direzione sud verso il settore
centrale, si sviluppa un lungo trinceramento in ter-
212
Per esempio nei memoriali di Cormontaigne (SCON- ra, che segna il limite orientale del complesso e segue
FIENZA 1996, p. 95) o nel trattato del Clairac (DE CLAIRAC
1749, pp. 112-115). il margine del pendio con linea spezzata, aprendosi

74
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

fig. 30 – A: Valle del Chisone, monte


Pintas, settore occidentale del campo delle
Fattières con in primo piano il bonnetto
centrale, su cui si fonda il ripetitore RAI;
sullo sfondo la cima del monte Pintas con
la ridotta sommitale (foto.d.a.); B: Valle del
Chisone, monte Pintas, raccordo fra i settori
occidentale e settentrionale del campo delle
Fattières con trinceramenti in opera a secco;
sullo sfondo la cima del monte Pintas con la
ridotta sommitale (foto.d.a.).

in un grande redan circa a metà del suo sviluppo; è raffigurato l’intero sistema campale a difesa dei
il fronte orientale infine, dopo un secondo redan due colli213, determina la felice constatazione della
di dimensioni modeste, puntato verso il vallone pressoché completa sovrapponibilità delle due
dell’Arneirone, si raccorda al piccolo avancorpo di
sud-est, in cui è collocato il primo baraccone. L’am-
pia area racchiusa fra il settore centrale e l’avancorpo 213
Carte topographique en mesure d’una partie des Vallées
nord è parte in pendio parte in piano, appena ad est D’Oulx et Pragelas, avec les Retranchemens de L’Assiette, les Cam-
pemens et mouvemens des François et les postes qu’ils attaquerent
sotto la ridotta principale; l’intera zona era appresta- le 19 Juillet 1747, s.d. (Archivio di Stato di Torino, Sezione di
ta per l’accampamento delle truppe e, sia nel settore Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per
piano sia lungo le quote successive che digradano A e B, Pragelato 1). Quanto alla cartografia storica relativa ai
due colli in esame bisogna ancora ricordare il Plan des Vallées
verso l’avancorpo nord, sono state rilevate numerose d’Exilles et Pragelas, s.d. (Archivio di Stato di Torino, Sezione
sedi di tende, forse attribuibili al 1747, quando il di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per
campo fu presidiato da un intero battaglione del A e B, Pragelato 2), quattro esemplari conservati in Biblioteca
Reale (PEYROT 1986, pp. 115-116 tavola 101, 118 fig. 106, 123
reggimento di Monfort (fig. 27; 28, B). fig. 12; CORINO, GASTALDO 1993, p. 140) e le carte conservate
Il confronto fra il rilievo archeologico delle for- presso gli archivi francesi di Vincennes, dedicate ai confini fra i
tificazioni delle Fattières con una carta antica regni di Francia e Sardegna e segnalate in PRESSENDA 2002, pp.
83 Scheda I, 98 Scheda V, 110 Scheda VI, 103 Scheda VIII,
conservata all’Archivio di Corte di Torino, su cui 108 Scheda IX, 115 Scheda XI, 137 Scheda XVI.

75
ROBERTO SCOFIENZA

fig. 31 – A: Valle del Chisone, monte Pintas, raccordo fra i settori fig. 32 – A: Valle del Chisone, cima del monte Pintas, saliente
occidentale e settentrionale del campo delle Fattières visto da sud- centrale dell’opera a freccia che costituisce il fronte meridionale della
est; sullo sfondo si colgono lo sviluppo in pendio dell’avancorpo ridotta sommitale del campo trincerato delle Fattères (foto.d.a.); B:
settentrionale fino al bonnetto terminale e i resti del baraccone in Valle del Chisone, cima del monte Pintas, ridotta sommitale del
opera a secco del settore nord (foto.d.a.); B: Valle del Chisone, monte campo trincerato delle Fattères con resti in fondazione del baraccone
Pintas, settore settentrionale del campo delle Fattières con in primo interno (foto.d.a.).
piano il saliente del bonnetto e l’area antistante contenuta dalla
tenaglia terminale in opera a secco (foto.d.a.).

metri dalla tenaglia estrema del fronte nord, fino


a coprire interamente il primo pianoro sottostante
raffigurazioni, fatte salve le differenze tecniche e la fortificazione, ha permesso di cogliere alcune
la maggior sinteticità del disegno antico (fig. 26, anomalie sulla superficie del suolo, che devono
A, B, C). Il documento iconografico illustra il ancora essere valutate e probabilmente ancora
sistema di controllo del cammino delle Fattières una volta osservate in situ, per comprendere se
che, salendo dalla val di Susa, entrava all’interno siano artificiali e possibili imposte di difese leggere
del campo presso la tenaglia estrema del fronte avanzate o più semplicemente variazioni naturali
nord e, fiancheggiandone verosimilmente i trince- causate dai disgeli e dalla deizione delle acque.
ramenti occidentali fin sotto il settore della ridotta Risalendo lungo lo stesso versante, poco più ad
sommitale, volgeva ad ovest e passava attraverso i ovest del sentiero moderno per il colle e a vista
due trinceramenti a quote sfalsate lungo il fronte delle fortificazioni nord, sono state individuate le
nord del settore occidentale, per sbucare nell’area cave da cui fu estratto il materiale lapideo per la
compresa fra il bonnetto ovest e la gola del redan costruzione dei trinceramenti in muratura a secco
avanzato; il percorso usciva infine dal campo per nei settori centrale e settentrionale. Uno di questi
discendere nella valle del Chisone attraverso un fronti di cava conserva ancora la traccia dei grandi
varco ancora conservato oggi nel tratto finale del scalpelli che venivano conficcati in rango nella
trinceramento sud del settore occidentale, presso roccia per separarne le facciaviste in scaglie. Infine
il raccordo con il redan avanzato. l’esame del terreno ad ovest del colle delle Fattières,
La ricognizione condotta nel 2007 lungo il ver- alle falde del bastione roccioso, ha restituito il con-
sante della val di Susa nei limiti di circa duecento testo di una piccola ridotta di guardia, che domina

76
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

la strada d’accesso a tornanti, ascendente dalla val il rilievo realizzato nel 2007 permette di considerare
Chisone, e prende d’infilata la cresta del colle in attendibile anche la contestuale raffigurazione della
simmetria con il redan avanzato occidentale del ridotta del colle delle Finestre. La carta illustra
complesso principale, secondo una logica analoga innanzitutto i trinceramenti di raccordo fra la
a quella delle ridotte del 1793, edificate al Col de ridotta e il cammino coperto ascendente al Pin-
La Traversette nel comprensorio del Piccolo San tas. Lo sviluppo del muro parallelo orientale, che
Bernardo. La ridotta sembra strutturata con una dovrebbe raggiungere il margine nord del rocco,
fronte a tenaglia in terra e una piazza retrostante, è appena percepibile sul terreno e si perde nella
limitata a nord e a sud da bordi realizzati con tec- pietraia del vallonetto, sebbene poco più in basso
nica analoga, mentre il limite ovest era definito dai si notino fra la vegetazione spontanea altri alline-
contrafforti stessi del bastione roccioso; non è dato amenti di pietre a secco, che potrebbero costituire
sapere se i lati della ridotta fossero poi completati lo sviluppo del trinceramento verso est. Il muro
con muri in opera a secco, dei quali però non si occidentale diverge parecchio ed è appena segnato
è rinvenuta neanche la traccia della demolizione, da poche scaglie lapidee allineate sul terreno, ma
o piuttosto con gabbioni o fascinoni rincalzati da non si percepisce più l’angolo rientrante che esso
berme in terra. formava con il muro del fronte occidentale della
ridotta, ancora percepibile in fondazione nella por-
La ridotta del colle delle Finestre zione meridionale. Sul disegno antico all’estremità
sud di tale muro, presso l’angolo sud-ovest della
Il campo delle Fattières era collegato alla ridotta del ridotta è rappresentato il cammino rettilineo a
colle delle Finestre da una strada coperta, protetta trinceramenti paralleli, che raggiungeva la sorgente
da trinceramenti in terra a est e a ovest, i cui resti detta «dei Cacciatori»; questa struttura è ancora
sono ancora perfettamente visibili oggi, specie di fortunatamente visibile, essendo eccentrica alla
primo mattino con la luce radente del sole (fig. fortificazione e quindi risparmiata dagli sconvolgi-
29, A). Il fronte est si sviluppa lungo il margine menti ottocenteschi, tanto da conservare ancora la
precipite di questo ripidissimo pendio, presen- fondazione di un terzo muro al centro del corridoio
tando comunque una regolarizzazione a salienti fra i due trinceramenti, che serviva probabilmente
e rientranti, mentre il trinceramento occidentale, da schermo più alto per il transito, sia se l’attacco
che chiudeva il fronte sul versante accessibile della fosse giunto da ovest sia da est.
val Chisone, segue una linea abbastanza rettilinea Il fronte meridionale della ridotta si articolava in
e si apre in due redan successivi e distanziati, dopo un primo settore occidentale difeso da un redan
di che la direzione varia inclinandosi un po’ più centrale, il cui ingombro è ancora percepibile sul
verso sud-est, dove la cresta si restringe, per poi terreno, ma risulta assai più modesto che nella rap-
riprendere un andamento praticamente rettilinea, presentazione grafica; i trinceramenti conservano
inframezzato da altri due redan. Nei pressi del ancora parte del corpo di fabbrica in terra e della
secondo tornante della strada militare, realizzata foderatura in opera a secco e risultano edificati
nel 1889 per collegare il colle delle Finestre all’As- a ridosso del pendio, che separa la fortificazione
sietta, il trinceramento di raccordo è interrotto, ma dall’area spianata superiore, lasciando spazio ad
ricompare sotto la massicciata di terrazzamento un’angusta strada coperta. Si tratta probabilmente
del tornante; si tratta di due muri in opera a secco di quanto resta del primo ordine di tiro, essendo
paralleli, che sviluppano due rientranti simmetrici raffigurata sulla carta antica un’opera complessa
e proteggono uno stretto cammino direttamente con una tenaglia ad ovest, arretrata rispetto al
collegato alla ridotta delle Finestre. Il raccordo fronte sud della ridotta. Questa parte più interna
doveva trovarsi nel vallonetto che divide le falde del della fortificazione è stata completamente distrutta
pendio ascendente al monte Pintas dall’acrocoro dal forte ottocentesco, ma nella realtà si trovava ad
roccioso, su cui furono elevati prima la ridotta e una quota superiore, verosimilmente presso l’area
poi il forte ottocentesco. spianata davanti al rocco sommitale. Testimonia
Come s’è detto precedentemente l’individuazione questa articolazione per quote un tratto di muro
sul terreno dei resti della ridotta delle Finestre è rampante, in prosecuzione di quelli che conduce-
decisamente arduo, tuttavia si possono integrare vano alla sorgente, affiancato da un’altra struttura
le carenze con la lettura della carta storica già parallela e distrutta, che aveva probabilmente nel
citata (figg. 26, A; 28, A); la concordanza della centro un redan con saliente puntato ad est; si trat-
rappresentazione del complesso delle Fattières con tava forse del cammino di raccordo fra i due livelli

77
ROBERTO SCOFIENZA

della ridotta, raffigurato anche nel disegno antico Si ha notizia della presenza di un presidio sabaudo
con un piccolo rettangolo rosso in concomitanza al colle delle Finestre, ricoverato in una ridotta, fin
al collegamento per la sorgente. dal 1690, per stabilire la guardia al passo che alla
Il settore occidentale del fronte meridionale della fine del XVII secolo segnava ancora il confine fra
ridotta termina sulla carta antica presso un angolo il ducato di Savoia e la Francia. Tale fortificazione,
retto saliente, dal quale si sviluppa un breve tratto probabilmente in opera leggera, fu conquistata dai
di trinceramento rettilineo nord-sud che tramite un Francesi nel novembre 1690, quando il maresciallo
altro angolo retto, ora però rientrante, dà origine Catinat diede avvio alle operazioni per l’assedio di
allo sviluppo del settore centrale del fronte sud, Susa, muovendo i suoi contingenti da Fenestrelle.
corrispondente ad un esteso rientrante ottuso. Sul Durante la guerra della lega d’Augusta il controllo
terreno è possibile collocare il primo angolo retto del colle fu tenuto continuativamente dalle truppe
saliente presso uno sperone roccioso a piombo francesi e nell’estate 1692 iniziarono le corvée a
sul pendio, mentre di difficile percezione sono le carico della comunità di Pragelato, nell’alta val
tracce del grande rientrante, così come quelle del Chisone, per la costruzione di una ridotta stabile al
settore finale orientale del fronte sud. È probabile colle delle Finestre, affidata ad un ingenere militare
che questi trinceramenti fossero in terra, foderati non meglio noto. L’opera doveva essere realizzata
con muratura a secco, le cui componenti furono in terra e legname e probabilmente sbarrava il
verosimilmente reimpiegate nella costruzione del passo presso l’attuale attraversamento della strada
forte ottocentesco. Sta di fatto che la variazione moderna, estendendosi verso le falde occidentali,
del pendio percepibile ancora in corrispondenza ripide e impraticabili, del Français Peloux e lungo
del rientrante ottuso svanisce completamente nel la piccola dorsale su cui fu poi edificato il forte
tratto finale della bassa cresta ad est del forte, ta- italiano ottocentesco. La guardia era affidata alla
gliata dalla strada moderna del colle delle Finestre. milizia locale di Pragelato.
La carta antica restituisce l’aspetto di questa parte Durante i primi anni della guerra di successione
orientale della ridotta, distrutta dalla viabilità più spagnola il colle delle Finestre, sempre sotto con-
recente e da spiazzi per aree di parcheggio; il fronte trollo francese, non fu interessato da avvenimenti
sud, dopo il rientrante ottuso, proseguiva con due bellici, ma durante il 1707, dopo la disfatta dell’Ar-
segmenti sfalsati e raccordati ad angolo retto per mée d’Italie davanti a Torino nell’anno precedente,
terminare presso il collegamento con lo stretto la ridotta del 1692 fu ristrutturata e riarmata; alla
fronte orientale, costituito da una specie di bonnet- fine del mese di giugno venne stabilita una guar-
to a redan centrale, analogo alla terminazione del dia permanente, sempre costituita dalla milizia
lungo avancorpo nord o alla difesa avanzata ovest pragelatese sotto il comando del capitano Daniel
delle Fattières. Il fronte nord della ridotta seguiva André Bourcet, padre di Pierre il futuro topografo
un andamento a linea spezzata, che si apriva più di Luigi XV, mentre l’esercito austro-piemontese
avanti in due redan successivi con saliente puntato muoveva verso le montagne per la riconquista della
verso la val di Susa, a guardia dell’accesso al passo. piazza di Susa, che si arrese il 3 ottobre. Il 1708 fu
La distruzione di tutto questo settore ha cancel- l’anno in cui il duca di Savoia Vittorio Amedeo II
lato per sempre l’aspetto assunto dal colle delle si impadronì delle valli di Susa e Chisone, rispet-
Finestre presso il transito dell’antico cammino e tivamente fino ad Exilles e Fenestrelle. Mentre si
il punto specifico in cui la carreggiata attraversava
i trinceramenti nord e sud alla gola del bonnetto
terminale orientale.
sporadica, si trovano in BARAZZETTI 1973, pp. 138, 144, 151,
161; MENSA 1976, pp. 87, 93-94, 121, 123, 127-128, 134,
Periodizzazione del sistema difensivo 174-175, 177-178, 182-183, 299-300; PATRIA 1983, pp. 71,
75, 79; CONTINO 1993, pp. 88-101; CORINO, GASTALDO
La cronologia delle opere appena descritte è dedu- 1993, pp. 140-143; GARIGLIO, MINOLA 1994, p. 120; MINO-
LA 1996, pp. 18-20; AMORETTI, SCONFIENZA, ZANNONI 1997,
cibile sommariamente dalla bibliografia pregressa pp. 214-215, 221; GARIGLIO 1997, pp. 72, 78, 140; MINOLA
in attesa di una definizione più precisa delle diverse 1998, pp. 28, 68-69, 88, 104; MINOLA, RONCO 1998, pp.
fasi costruttive, derivante dallo studio contestuale 40-41, 43; BONNARDEL, BOSSUTO, USSEGLIO 1999, pp. 36,
41-42; GARIGLIO 1999a, pp. 70, 77, 136; ID. 1999b, pp. 16,
dei dati archeologici con quelli d’archivio214. 144, 240; ID. 2000, pp. 77, 201, 208, 237-238; BOGLIONE
2003, pp. 66-69, 73; BOGLIONE 2006, pp. 11-18, 21, 37-38,
41-51; MINOLA 2006a, pp. 12, 17, 21-24, 26-27, 29-33, 67,
214
Le informazioni presentate di seguito nel testo, basate 78, 89, 149, 153-154, 165-167, 170, 171; REVIGLIO 2006,
inoltre su documentazioni d’archivio e pubblicate in maniera pp. 65, 75, 80; PEYRONEL 2007, pp. 128-136.

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Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

svolgeva l’assedio del forte di Exilles, il 9 agosto un il cammino del colle delle Finestre, adeguatamente
contingente sabaudo guidato dal marchese d’An- presidiato. Si deduce lo svolgimento di lavori d’in-
dorno attaccò il colle delle Finestre, passando lungo tegrazione alle fortificazioni dei due colli nel 1711,
la dorsale che corre dall’Assietta al monte Pintas e quando ancora una volta i Pragelatesi fornirono per
prendendo dunque di sorpresa dall’alto, attraverso corvée fascinoni e picchetti ai soldati piemontesi, in
il colle delle Fattières, il presidio del Bourcet. I vista di un nuovo tentativo d’attacco al colle delle
Piemontesi appresero fin da quell’azione fortunata Finestre da parte dei Francesi del duca di Berwick,
la rilevanza strategica del colle delle Fattières, di che tuttavia desistette. Nel 1712 fu impiantato
fatto determinante per la difesa dell’intero settore definitivamente il complesso delle Fattières, pro-
di collegamento fra le piazze di Susa e Fenestrelle. babilmente già nell’estensione rilevata attualmente
Per assediare infatti quest’ultimo caposaldo fran- sul campo, e l’anno successivo l’amministrazione
cese in val Chisone, Vittorio Amedeo II, dopo la sabauda stabilì una spesa annua di 600 lire per la
resa di Exilles l’11 agosto, passò il giorno 14 il colle manutenzione delle opere.
delle Finestre, ormai presidiato da un battaglione Negli anni che separano le due guerre di successio-
austriaco del reggimento Kriechbaum, ma privo ne, spagnola e austriaca, a parte la notizia di una
di fortificazione, in seguito alla distruzione della programmazione di rinnovamento generale delle
ridotta del 1692 ad opera delle mine predisposte fortificazioni nel 1715, rimasta incompiuta, da
dal Bourcet prima dell’evacuazione. Il 15 agosto il parte di Antonio Bertola, le fonti bibliografiche
comandante francese sulle Alpi, il duca di Villars, segnalano più anni di interventi costruttivi o rico-
tentò la riconquista del colle delle Finestre riper- struttivi215, tuttavia dagli anni quaranta del XVIII
correndo l’itinerario del d’Andorno dal Grand Puy secolo il complesso difensivo dei colli delle Finestre
di Pragelato, ma fu arrestato a metà strada presso e Fattières assunse l’aspetto definitivo, quale com-
il colle delle Vallette, fortificato nel frattempo e pare nella cartografia storica coeva e quale è stato
presidiato dai prussiani del generale Brown. indagato acheologicamente nelle campagne del
L’anno 1709 segna la nascita del primo impianto 2007 e 2008. Si ha notizia che nell’autunno del
fortificato piemontese al colle delle Finestre, di cui 1745, in seguito ad ulteriori lavori di risistema-
oggi si colgono ancora le tracce. Fu probabilmente zione, il colle fu transitato e presidiato dalle truppe
Antonio Bertola, il padre adottivo del conte Ignazio piemontesi del generale De Rossi in occasione delle
già nominato in precedenza, che progettò l’in- operazioni per isolare i Francesi del conte di Lau-
venzione essenziale del complesso; le rovine della trec, impegnati nell’assedio del forte di Exilles. Nel
ridotta francese del 1692 furono verosimilmente 1746 invece l’entità dei lavori di ristrutturazione
comprese nella nuova costruzione, che doveva es- ad entrambi i colli parrebbe di maggior portata, in
sere realizzata in terra e legname, tratto dai boschi seguito all’incarico di supervisione affidato all’inge-
di Fraisse e di Soucheres Basses, nelle pertinenze gnere militare in forza alla piazza di Fenestrelle, ca-
di Pragelato. L’opera, circondata da una palizzata, pitano Marciot; tale situazione risponde già al clima
era completata con gabbioni e fascinoni ordinati di di fiducia che gli alti comandi militari piemontesi
corvée alla comunità pragelatese, questa volta dai e l’amministrazione centrale stavano manifestando
nuovi venuti Piemontesi; entro la bella stagione in favore della fortificazione campale durante gli
fu portato a termine anche il collegamento con il anni centrali della guerra di successione austriaca e,
monte Pintas, dove, sebbene non ci siano notizie nel caso specifico, all’interpretazione del complesso
certe, è verosimile che fosse attestata una guardia, fortificato delle Finestre e Fattières non più solo
data l’importanza strategica della posizione, e che come nodo strategico viario essenziale, ma anche
sia stato impiantato un primo nucleo fortificato. come caposaldo di retrofronte dell’intero sistema
Infine, fra la fine d’agosto e il mese di settembre, difensivo della dorsale fra il Chisone e la Dora Ripa-
venne ralizzato il trinceramento di collegamento ria, dal monte Pintas all’Assietta. Nel 1747 infatti,
della ridotta delle Finestre con la sottostante fon- mentre il capitano Vedani curava la costruzione
tana dei Cacciatori. Nell’autunno le nuove opere del campo trincerato dell’Assietta, fu realizzata
campali dovevano già essere operative, infatti il 2 una strada di cresta per collegare le fortificazioni
novembre 1709 il governatore sabaudo di Fene- del Gran Serin con le Fattières e quindi al colle
strelle, a causa dello stato di guerra con la Francia, delle Finestre; nell’estate di quell’anno e durante
vietò il transito dal colle di Sestrière per scendere la battaglia del 19 luglio il complesso difensivo ora
nell’alta valle di Susa, a Cesana e ad Oulx sulla
strada del Monginevro, e impose come unica via 215
In particolare PEYRONEL 2007, pp. 133, 135.

79
ROBERTO SCOFIENZA

in esame fu presidiato da un battaglione del reggi- pagine precedenti è emerso il legame necessario
mento di Monfort, mentre uno del reggimento di a livello metodologico e pratico fra l’archeologia
Savoia teneva il campo presso Balboutet, pronto delle fortificazioni campali alpine e l’archeologia
a salire ai colli delle Finestre e Fattières in caso di ambientale. Esiste tuttavia la possibilità di estende-
necessità, e un altro battaglione del reggimento re l’orizzonte andando a confrontare gli oggetti e i
Sicilia guardava le posizioni fortificate del Vallon risultati del nostro studio con quelli delle ricerche
Creux e del colle delle Vallette, a metà strada fra le storico-territoriali, che accanto agli archeologi svi-
Fattières e il Gran Serin. luppano i geografi e gli storici dell’architettura218.
Durante la seconda metà del XVIII secolo, accanto È accertato che la fortificazione «alla moderna» in
a successivi lavori di manutenzione, vanno ram- tutta Europa ha determinato la nascita di paesaggi
mentate le relazioni di visita, pubblicate in parte o ben diversi rispetto a quelli formatisi in rapporto
integralmente nella bibliografia nota216, ad opera di all’avvio dell’incastellamento fra X e XI secolo e
alcuni viaggiatori, interessati alla materia militare, durante tutto il medio evo. Le fortezze, collocate
quali il francese d’Argenson de Paulmy nel 1752, in posizioni strategiche, e le piazzeforti, coincidenti
il duca di Chiablese nel 1766 e il Nicolis di Robi- con i centri urbani fondamentali per l’estensione
lant nel 1788, che segnala la notevole estensione capillare del potere centrale dei sovrani d’età mo-
del complesso difensivo e le conseguenti difficoltà derna in tutte le regioni dei loro stati, incidevano
di conservazione delle opere e di copertura totale soltanto sul territorio limitrofo immediato. Assai
dei fronti. È infine nel biennio 1793-1794 che spesso le città-piazzeforti assommavano la funzio-
le fortificazioni dei colli delle Finestre e Fattières ne difensiva a quella di «poli» di concentrazione
vivono la loro ultima stagione d’impiego effettivo, amministrativa ed economica, in quanto sede dei
durante la guerra delle Alpi, quando le truppe poteri rappresenativi di quello centrale, divenendo
sabaude furono costrette ad evacuare il campo del- così veri e proprii «centri locali» al vertice della
l’Assietta ed attestarsi sulla linea Susa-Fenestrelle. Il gerarchia organizzativa del territorio. Si è detto
colle delle Finestre tornava a rivestire la sua antica inoltre, nel paragrafo dedicato al sistema difensivo
funzione di passo obbligato e d’avanfronte, come sabaudo, che tali città, capoluoghi di provincia,
alla fine del XVII secolo e durante la successione di erano i gangli di una rete radiale facente capo a
Spagna; di conseguenza le fortificazioni studiate fu- Torino e sviluppata a 360° lungo le aree pedemon-
rono dinuovo armate e riattate ancora nel 1795217. tane dell’arco alpino occidentale e verso est lungo
Dopo il 1796 le fortificazioni dei due colli, come il confine con la Lombardia. La distribuzione del
quelle dell’Assietta, subirono il comune destino sistema difensivo, a partire dalle città-piazzeforti sul
della demolizione, non così radicale tuttavia da confine alpino, si ampliava fino a comprendere le
non lasciare più tracce, ma fu nel 1799, durante fortezze di media valle e i sistemi campali in pros-
la campagna in Italia settentrionale del generale simità dello spartiacque principale. Da un punto
russo Suvorov, che ancora una volta la strategia di- di vista geografico siamo certamente in presenza di
fensiva del colle delle Finestre dimostrò la necessità un sistema organizzativo territoriale, che tuttavia
assoluta del controllo delle Fattières, allorché gli non coincide, se non per i centri locali delle piazze
Austro-Russi, impadronitisi del passo superiore, pedemontane, con quello di pianificazione agra-
piombarono sul presidio francese del colle inferiore ria e produttiva delle diverse regioni dello stato.
e, come il marchese d’Andorno novant’anni prima, Si tratta in breve di una coesistenza distinta per
ne furono subito padroni. sovrapposizione fra quest’ultimo sistema e quello
territoriale difensivo, che ci autorizza ad identificare
nelle fortezze di media valle dei «poli primari» con
Dall’archeologia militare al paesaggio storico esclusiva funzione militare, protettiva e logistica,
e nei complessi di fortificazioni campali, avanzati
Al termine della rassegna relativa agli studi finora verso il confine con la Francia, delle «sistemazioni
svolti è opportuno tentare un inquadramento più territoriali», anch’esse unicamente finalizzate al-
ampio delle riceche di archeologia militare. Nelle l’attività bellica. La viabilità, ultima componente

216
BARAZZETTI 1973, p. 161; CORINO 1997, pp. 62-65; 218
In merito agli argomenti trattati in quest’ultimo
MINOLA 2006a, pp. 154-156; PEYRONEL 2007, pp. 133-134, paragrafo si rimanda fin d’ora a TOSCO 2009, pp. 138-164,
135-136. 234-267, dove sono reperibili in più luoghi i riferimenti agli
217
Supra nota 216. studi geografici e storico-ambientali.

80
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

essenziale di un sistema territoriale, risulta essere essendo alle estremità periferiche del sistema difen-
quella che nel corso della storia più antica segnò i sivo, erano comunque sempre l’espressione della
principali itinerari attraverso le Alpi occidentali e volontà del potere centrale e la concretizzazione
che rimase valido anche in età moderna, sebbene sul terreno del programma tattico-strategico dello
essa fosse integrata da numerosi percorsi e valichi stato. Tuttavia si colgono diverse forme di relazione,
secondari, che dovevano rientrare nelle conside- che si muovono fra l’integrazione del villaggio nel
razioni strategico-difensive in quanto possibili vie complesso campale e la sua completa esclusione.
d’aggiramento dei principali capisaldi fortificati. Va Un caso di integrazione è rappresentato dai villaggi
notato a margine che le fortezze di media valle, a di Château de Pont (attuale borgata Castello) e di
partire già dal XVI secolo potevano essere poli di Ribiera, rispettivamente nelle valli della Varaita di
«permanenza indiretta», in quanto ristrutturazioni Chianale e della Varaita di Bellino, i quali costitui-
alla moderna di centri fortificati medievali, come rono decisamente due nodi del sistema difensivo
i forti di Bard, Exilles e Montmélian, o dei centri campale di quelle montagne, realizzato nel 1744,
creati ex novo quali per esempio i forti di Demonte in prossimità del transito dei trinceramenti in
e Fenestrelle. Sicuramente però in entrambe i casi la fondovalle ad interdizione dei torrenti. Nello stesso
fortificazione si imponeva in maniera perentoria sul contesto territoriale troviamo un caso di esclusione
paesaggio alpino preesistente, così come avvenne per ragioni strategiche, ovvero il villaggio di Cha-
con le sistemazioni territoriali delle opere campali nal (Chianale), la cui collocazione alle falde della
nel XVIII secolo. via per il colle dell’Agnello era troppo avanzata
Qualunque sistemazione territoriale per definizio- rispetto alla linea trincerata di sbarramento più a
ne scaturisce da un progetto di sfruttamento delle valle, che comprendeva invece gli altri due villaggi
risorse e delle potenzialità ambientali; ritroviamo sopra citati. Altri casi di esclusione, questa volta per
a questo punto una componente essenziale della l’avanzamento del sistema di opere campali rispetto
genesi delle opere campali, che è l’ecofatto della al villaggio, sono quelli di La Thuile e Courmayeur
posizione strategica e dominante, sfruttato in in Valle d’Aosta, che assunserò però la funzione
vista della funzionalità difensiva. Ma c’è di più; se di centri organizzativi di retrofronte per i trince-
è lecito leggere il sistema difensivo sabaudo come ramenti del Piccolo San Bernardo e per quelli di
un qualunque sistema territoriale, i complessi di Combal in val Veny. Nel caso specifico di La Thuile,
trinceramenti hanno caratteristiche analoghe agli il villaggio in verità si trovava anche in posizione
«insediamenti intercalari», poiché come questi di avanfronte rispetto alle fortificazioni del campo
ultimi nell’habitat agrario si articolano secondo del Principe Tommaso a dimostrazione evidente
caratteri di stabilità o stagionalità e vivono di che il sistema territoriale difensivo si imponeva
espansioni e contrazioni o ancora di sviluppi su quello insediativo, ignorandone le esigenze,
temporanei in base allo sfruttamento delle risorse, ma addirittura anche la salvaguardia. Se infatti in
testimoniando sempre una tendenza alla dinamica valle Varaita Chianale era programmaticamente
insediativa, così i trinceramenti alpini potevano lasciato all’occupazione nemica, il villaggio di La
essere ristrutturati negli stessi siti, ampliati o spo- Thuile, così come avvenne nel 1794, trovandosi fra
stati in ragione di vari livelli di semipermanenza, la prima linea di difesa del Piccolo San Bernardo
a seconda dei presupposti storici o del miglior e la seconda del Principe Tommaso, da base di
sfruttamento dell’ecofatto strategico, in obbedienza retrofronte, una volta evacuato dalle truppe sabau-
a quel principio di dinamicità tattica di cui si è de, diveniva parte integrante di terreno conteso e
fatto cenno a proposito dei caratteri peculiari della possibile campo di battaglia.
fortificazione campale sabauda. La suggestione di considerare i complessi campali
Di particolare interesse è poi osservare nell’habitat come sistemazioni territoriali può spingersi oltre,
alpino del XVIII secolo, là dove sia possibile, la re- notando che la funzione difensiva determinava,
lazione fra i complessi campali e i nuclei insediativi per tempi quanto si voglia limitati, l’insediamento
civili219. In base a quanto detto finora è evidente che di soldati ed animali nei siti trincerati. Provando
il rapporto è squilibrato a favore dei primi, che, pur ad applicare le distinzioni tipologiche che in let-
teratura si reperiscono per i nuclei insediativi220,
sembra possibile anche per gli oggetti del nostro
219
Sull’insediamento storico nelle Alpi occidentali e le ca-
ratteistiche paesaggistiche si vedano GUICHONNET 1987, pp.
9-104 e POZZO FIGLIOMENI 2008, completo della principale
bibliografia pregressa. 220
TOSCO 2009, p. 159.

81
ROBERTO SCOFIENZA

studio individuare almeno tre categorie in base alla guardia del soprastante colle della Croce. Sempre
collocazione territoriale, che non va mai dimen- a questo genere di sistemi, anche se in contesto to-
ticato esser determinata dall’ecofatto strategico. pografico diverso e più angusto, appartiene quello
Si identificano dunque fortificazioni campali «di dei colli delle Finestre e delle Fattières, essendo so-
sommità montana», e nella fattispecie «di vetta», stanzialmente il primo una fortificazione di passo e
«di crinale» e «di passo», seguono quelle «di versante il secondo di vetta, pur stando a difesa di un valico.
montano», «alto» e «medio», e infine «di fondovalle Lo sviluppo settentrionale dei trinceramenti delle
montano», «alluvionale» o «di terrazzo fluviale». Fattières, discendente per alcuni metri lungo il
L’attribuzione alle categorie citate non può essere pendio verso la valle di Susa, e il trinceramento di
rigida e soprattutto esse compaiono simultanea- collegamento con la ridotta del colle delle Finestre
mente nell’ambito di un unico complesso, essendo appartengono alla categoria delle opere di versante
quest’ultimo in genere una sistemazione territoriale alto. Un esempio di fortificazioni di versante medio
lineare che attraversa più situazioni geomorfologi- combinate ad un assetto di fondovalle su terrazzo
che. Il caso che ancora una volta richiama questa fluviale, determinato addirittura da un antico ar-
coesistenza tipologica è quello delle fortificazioni gine glaciale, è quello dei trinceramenti della val
campali della valle Varaita che, senza soluzione di Veny a copertura del fianco destro del complesso
continuità, presentavano trinceramenti di versante del Piccolo San Bernardo, di minor impegno, ma
medio lungo il vallone di Vallanta fino al forte San perfettamente integrati nella natura orografica del
Carlo, un’opera di fondovalle su terrazzo fluviale, sito. Un ultimo caso noto di opere di fondovalle
quale il forte di Château de Pont, il forte Bertola di combinato a situazioni di versante medio e alto è
fondovalle alluvionale, di nuovo trinceramenti di quello delle Barricate di valle Stura, in provincia
versante medio e alto fra il forte Bertola e il monte di Cuneo, mentre dovevano essere fortificazioni
Passet, la cui ridotta era un insediamento di vetta, di vetta le limitrofe ridotte della Lobbiera e della
e fra quest’ultimo e la borgata Ribiera, trincerata Montagnetta e trinceramenti di versante quelli
in un fondovalle alluvionale a cavallo della Varaita della Scaletta, della Gardetta e del Preit221. Esempi
di Bellino; i trinceramenti ascendenti da Ribiera al infine di trinceramenti a quote molto alte, sia di
colle della Bicocca tornavano ad essere di versante vetta sia di passo, sono quelli dei colli del Besso, Or-
medio e alto, mentre il campo della Bicocca può es- siera, Malanotte, Sabbione e Roussa, lungo l’antica
sere ricondotto al tipo di crinale, con le due ridotte linea di confine, precedente il 1713, fra il ducato di
dominanti di vetta. Situazione diversa da quella de- Savoia e il regno di Francia, che correva sulle prime
scritta caratterizza il campo trincerato dell’Assietta, vette a dominio della val Sangone e dello sbocco
attribuibile al tipo di crinale; esso era interamente di quella di Susa in vista di Torino222.
sviluppato sulla dorsale delle montagne fra la valle Una questione di necessaria riflessione è ancora
del Chisone e quella di Susa, dalla testa dell’Assietta l’eventuale indirizzo che la ricerca sulle fortificazio-
attraverso il piano e il colle omonimi, fino alla cima ni campali alpine può assumere in relazione al tema
del Gran Serin, fortificata con una grande ridotta dell’impatto ambientale, determinato dalle mede-
di vetta, e oltre fin quasi al colle delle Vallette. Un sime sul paesaggio storico in cui furono edificate.
esempio classico di fortificazione campale di passo Questo orizzonte di ricerca non è stato percorso
è il complesso del Piccolo San Bernardo, i cui trin- negli studi presentati precedentemente, tuttavia
ceramenti continui si estendevano a sbarramento sembra opportuno esaminarne le potenzialità
del vallone del Reclus d’accesso al pianoro del va- almeno in termini generali e come suggestione
lico, ed avevano gli sviluppi estremi lungo le falde per studi futuri. È un dato di fatto che anche nel
delle alture circostanti, già definibili di versante caso delle nostre fortificazioni campali l’uomo è
medio. Tuttavia lo stesso complesso presentava a intervenuto come «agente geomorfologico», pro-
protezione dei trinceramenti di passo le due ridotte ducendo forme artificiali sul territorio, che non
del monte Valaisan, entrambe di crinale, e quella avevano destinazione economica o produttiva come
del Dou de la Motte attribuibile alla tipologia di le sistemazioni agrarie, ma che analogamente agli
versante medio. Caratteri analoghi aveva il sistema interventi civili si sviluppavano lungo ampie por-
di fortificazioni del Principe Tommaso con i trince- zioni areali ed erano frutto di «scelte locazionali»
ramenti in località Mont du Parc e Thèraz del tipo
di passo, a taglio della via per il colle di San Carlo,
fino alla ridotta di Plan Praz, mentre erano opere 221
Supra nota 80.
di crinale e di vetta i trinceramenti e le ridotte a 222
MINOLA 2006a, pp. 28-29 e supra nota 40.

82
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

precise223. I trinceramenti infatti, ben diversamente luppavano lungo ampie pianure a coltivo solcate da
rispetto ad un castello feudale o ad una fortezza canali, che venivano integrati nel sistema difensivo
moderna, non si limitavano ad un sito singolo, ma, stesso225, sulle Alpi l’impatto poteva essere assai più
essendo sistemi coesi di fortificazioni territoriali, si invasivo. Nel primo caso la linea fortificata disso-
estendevano secondo un ampio sviluppo lineare; dava e modificava il paesaggio agrario di fronte e
tranne poi i casi delle opere isolate a guardia di a tergo di sé, con indubbio onere sui villaggi locali
posizioni strategiche particolari, anche le ridotte e sulle loro terre, ma nel secondo caso si verifica-
singole, come s’è detto in precedenza, erano parte vano disboscamenti di ettari di versante montano
di sistemi di trinceramenti continui o, se staccate, con danni inestimabili per le comunità alpine. È
una a guardia dell’altra per coprire un intero settore questo il caso delle corvées per la produzione di
territoriale. La scelta locazionale era indotta dalla fascinoni e legname per le ridotte dei colli delle
funzione difensiva che si esprimeva specificamente Finestre e Fattières, imposte dai Piemontesi, dopo
nei siti interessati dall’intervento costruttivo e che la conquista dell’alta valle di Pragelato negli anni
a sua volta rispondeva ad un ordine superiore di fra il 1709 e il 1711, alle popolazioni che ancora
motivazioni politiche e istituzionali, legate alla erano suddite di Luigi XIV e che presto sarebbero
definizione dei confini e alla individuazione delle passate allo stato sabaudo. Di tali situazioni danno
porzioni di paesaggio alpino da difendere. Tutto notizia le fonti documentarie e una di esse, il dia-
ciò dà sostanza all’assunto di base, già prima evo- rio di don Bernard Tholosan, curato di Chianale,
cato, ovvero che queste fortificazioni nacquero per ci informa di quello che fu probabilmente il più
imposizione del governo sabaudo centrale, non per gravoso di questi episodi d’impatto ambientale,
necessità periferiche legate alle comunità alpine ovvero il grande disboscamento della valle Varaita
insediate nei luoghi d’importanza strategica. Ne fra Casteldelfino e Chianale, messo in atto fra i mesi
deriva in generale che la gestione dell’impatto am- di marzo e giugno del 1744 per la realizzazione
bientale fu prevalentemente di natura aggressiva, del sistema fortificato sabaudo e per le spianate
se non altro per il fatto che il disboscamento e il antistanti i fronti d’attacco. Secondo il prelato fu
dissodamento seguivano progettualità e modalità abbattuta una quantità enorme di alberi, «plus de
interne alle esigenze tecnico-costruttive delle opere cinquante mille», con danno gravissimo in ragione
e tattico-militari del loro impiego. Non va infatti degli anni necessari per ricostituire il patrimonio
dimenticato che qualunque fortificazione «alla boschivo, una delle voci principali dell’economia
moderna» prevedeva il «guasto» delle preesistenze alpina del tempo, in aggiunta all’onere non indif-
che insistevano sul terreno antistante il fronte di ferente dello stazionamento e sostentamento delle
tiro delle opere224; questo fatto ha determinato in truppe sabaude226.
tutta Europa la riplasmazione degli assetti territo- Le considerazioni fino ad ora sviluppate condu-
riali periurbani, precedenti l’elevazione delle mura cono infine ad una tematica conclusiva, ma vitale
bastionate, o delle aree agricole immediatamente in merito alle finalità ultime di questi studi. Si
prossime ad una fortezza ed è una realtà alla quale tratta del problema della tutela e valorizzazione dei
non si sottraevano nemmeno le fortificazioni manufatti difensivi campali che ha ragion d’essere
campali. Nel caso particolare di queste ultime era in conseguenza alla ormai dimostrata loro valenza
anzi essenziale che il terreno antistante il fronte storico-culturale e alla loro piena appartenenza
d’attacco fosse completamente ripulito e disbosca- alle componenti ancora visibili di quelli che gli
to, non solo per agevolare il fuoco d’artiglieria e storici del territorio chiamano «paesaggi residuali»,
soprattutto di fucileria dei difensori, ma anche per protetti dalla più recente legislazione dei beni
non lasciare alcun riparo alla truppa attaccante. Se culturali e paesaggistici227. La prospettiva corretta
dunque nelle pianure del Brabante e delle Fiandre può essere quella di prendere in considerazione le
le fortificazioni campali, realizzate dai Francesi fra fortificazioni campali alpine del XVIII secolo in
il 1702 e il 1711 a sbarramento dei Paesi Bassi
spagnoli di nuova acquisizione borbonica, si svi-
225
Riguardo alle «lignes» del nord, realizzate durante la
guerra di successione spagnola, si vedano DUFFY 1985, pp.
223
Sul tema dell’impatto antropico nel paesaggio TOSCO 33-44; RORIVE 1998, pp. 220-225; OSTWALD 2007, pp. 96-
2009, pp. 138-145. 106, 120-122. Per l’assetto territoriale e il paesaggio storico
224
Sul tema del «guasto» è ancora significativo il contri- di quelle regioni esiste il recente volume CLAIN 2007.
buto LAMBERINI 1988 sugli atti del convegno di architettura
226
GARELLIS 2001, pp. 199-200; supra nota 188.
militare di Firenze nel 1986. 227
TOSCO 2009, pp. 6-16, 23-29.

83
ROBERTO SCOFIENZA

seno alla valutazione d’impatto ambientale (VIA), Appendice 1


che considera come parametri di riferimento i
«valori paesaggistici» di un territorio e la «vulne- Preliminarmente all’intervento sul campo attuato
rabilità» delle sue componenti. Questo secondo al colle delle Fattières è stato necessario riflettere
ordine di criteri è quello che si addice al caso su uno strumento di rilevamento dei dati adeguato
della fortificazione campale, la quale, pur godendo all’intensificazione dell’indagine che si era posta
fortunatamente di un certo isolamento rispetto al- in programma. L’esperienza derivante dagli studi
l’azione umana, data la sua localizzazione in genere precedenti poneva in luce che la ricognizione au-
poco accessibile e inadatta a frequentazioni stabili, toptica non sistematica, anche nel nostro caso, non
soffre tuttavia le ingiurie del tempo, storico ed aveva come obiettivo una copertura totale dell’area
atmosferico, per gli stessi motivi che l’hanno bene territoriale in esame o di porzioni di essa, ma l’esa-
o male conservata fino ad oggi e per le sue specifi- me specifico e mirato delle emergenze comunque
che caratteristiche tecnico-costruttive. Le opere in già note. Certamente la ricognizione svolta nelle
muratura a secco, prive di manutenzione ormai da pertinenze della cima del monte Pintas e delle sue
almeno due secoli, sono collassate o sono destinate fortificazioni ha assunto un aspetto e uno sviluppo
al crollo, mentre quelle in terra sono vittima di più simili a quelli della ricognizione tradizionale,
un progressivo spianamento, che certamente non per cogliere possibili altre tracce di trasformazioni
cancella la traccia superficiale della fortificazione, o manipolazioni del suolo da collegare alla presenza
ma ne compromette o annulla definitivamente la della fortificazione, come le cave per l’estrazione
consistenza. Attualmente l’unico sito sottoposto a del materiale lapideo da costruzione o le postazioni
tutela, essendo compreso nel Parco Naturale del secondarie. Isolato quindi l’obiettivo dello studio in
Gran Bosco di Salbertrand, è quello dei trincera- situ lo strumento di schedatura più idoneo è sembrato
menti dell’Assietta, la cui fama nell’ambito della il modello base della scheda US di unità stratigrafica,
storia regionale piemontese ha infine fruttato tale anche in ragione della familiarità con cui essa è nota
privilegio228. Tuttavia il problema maggiore si pone e utilizzata dagli archeologi e soprattutto per il fatto
per la totalità degli altri siti dell’arco alpino, noti che corrisponde ad un modello ufficiale e comu-
e non ancora, ma abbandonati comunque al loro ne, stabilito dall’Istituto Centrale per il Catalogo.
destino. In questa fase iniziale di ricerche e salva- Tuttavia la natura specifica dei manufatti indagati,
guardia di tali siti è fondamentale conoscere, anche ovvero strutture parzialmente conservate in elevato,
soltanto per macroconsistenze, le principali localiz- in muratura di scaglie lapidee a secco o in terra
zazioni ed averne un primo panorama censito. A tal compattata e sagomata, rivestita con zolle d’erba,
proposito in chiusura del presente contributo è di poteva da un lato indurre alla scelta dell’utilizzo della
buon auspicio segnalare due fatti positivi. Innan- scheda USM di unità stratigrafica muraria, dall’altro
zitutto una sempre più attenta sensibilità a queste dirigere l’attenzione sulla natura architettonica del
tematiche, di cui s’è già dato conto all’inizio, va manufatto. Un ultimo fattore non trascurabile e di
consolidandosi presso gli organi di tutela, quali le notevole importanza per gli interventi d’indagine in
Soprintendenze ai beni archeologici, architettonici montagna a quote superiori ai 2000 m è il tempo a
e pesaggistici del Piemonte; in secondo luogo il disposizione del ricercatore e la conseguente necessità
Centro e Ricerche Storiche sull’Architettura Mili- di sintesi dello strumento di schedatura. Si è pertanto
tare del Piemonte ha dato avvio ad un progetto di optato per l’utilizzo dell’USM soltanto nei casi di
censimento delle fortificazioni minori, campali o particolare interesse, come le strutture perimetrali
semipermanenti, di tutto l’arco alpino occidentale, della ridotta superiore del monte Pintas o quelle dei
i cui risultati saranno accessibili al pubblico in un baracconi in pietra, mentre per i trinceramenti or-
prossimo futuro229. dinari si è estratta dalla scheda A di architettura una
serie di voci, inserite nello schema della scheda US
fra la «Descrizione generale» e le sequenze «fisica» e
228
Si veda VIGLINO DAVICO 1997, pp. 55-57, in cui è «stratigrafica», corrispondenti a voci quali «Pianta»,
posto il problema della tutela e salvaguardia di queste opere «Fondazioni», «Strutture verticali», «Piani e Pavimen-
e in generale per la prima volta in merito ad opere campali
alpine. ti», «Conservazione» e riunite sotto la titolatura di
229
Il progetto, intitolato L’antemurale delle fortezze sa- «Descrizione analitica». L’applicazione pratica è stata
baude: le fortificazioni alpine di alta quota, è coordinato dalla agevole e contenuta nei tempi, impiegando una squa-
professoressa Micaela Viglino Davico e collaborano Fabrizio
Zannoni, Paolo Motta, Silvia Bertelli, Piero ed Eugenio dra di tre archeologi, operante in parallelo a quella
Garoglio. che svolgeva la campagna fotografica generale, in

84
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

modo che le problematiche di restituzione descrittiva ceramenti dei colli delle Finestre e Fattières; in
dei manufatti fossero colte contestualmente a quelle questa sede viene proposta la versione rielaborata
rappresentative e possibilmente risolte insieme. per sommi capi, suscettibile di variazioni in corso
In via sperimentale teorica è stato infine elaborato d’uso e grazie a possibili suggerimenti da parte di
uno schema di schedatura dei complessi campali, un’utenza ben più esperta dello scrivente230.
così da sintetizzare i dati analitici facenti capo a
fortificazioni che hanno una genesi progettuale 230
Si rammenta infine che una riflessione più attenta
fortemente sistematica. La struttura è stata tratta sul problema della schedatura e catalogazione dei manufatti
dalla scheda MA-CA, di monumento o complesso campali è in corso d’opera, contestualmente alle ricerche per
i trinceramenti delle Finestre e Fattières, confrontando le
archeologico, e l’applicazione è programmata in esigenze specifiche con gli utili volumi CASIELLO, PICONE,
seno allo studio in corso attualmente sui trin- ROMEO1997 e D’ANDRIA 1997.

Scheda di rilevamento per i singoli trinceramenti

Schema della struttura dei dati


Estratto dalla Normativa: US e A Versione: 3.00
Località Anno Zona Saggio/Area Settore Ambiente Positiva/Negativa US n.
Piante Sezioni Fotografie Definizione
Naturale
Consistenza Colore
Artificiale Componenti (organiche, inorganiche, artificiali)
Misure Conservazione
Descrizione generale
Descrizione analitica
Pianta Fondazioni Strutture verticali Piani e Pavimenti Conservazione
Riferimento all’opera Terreno all’appoggio Ubicazione Riferimento all’opera
Ubicazione
Quote Ubicazione Tipo di struttura
Stato di conser-vazione
Schema Tipo Tecnica costruttiva
Tecnica
Forma Tecnica costruttiva Facciavista
Indicazioni speci-fiche
Dati iconografici Materiali Materiali Materiali
Sequenze
Sequenza fisica Sequenza stratigrafica
Si lega a Uguale a
Si appoggia a Gli si appoggia
Anteriore a
Copre Coperto da
Taglia Tagliato da
Posteriore a
Riempie Riempito da
Osservazioni
Materiali
Datazione
Interpretazione-Periodo
Elementi datanti Datazione
Affidabilità stratigrafica
Responsabili-scheda Direzione

Scheda di rilevamento per i complessi campali

Schema della struttura dei dati


Estratto dalla Normativa: MA-CA Versione: 3.00
CODICI
Tipo scheda
Livello ricerca
Codice regione
Ente schedatore
Ente competente

85
ROBERTO SCOFIENZA

OGGETTO
Definizione
Categoria di appartenenza
Funzione
Denominazione/dedicazione
Denominazione storica
LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICO-AMMINISTRATIVA
Stato
Regione
Provincia
Comune/i
Località
LOCALIZZAZIONE CATASTALE
Comune
Foglio/Data
Particelle
Proprietari
Particelle/altri elem. confine
LOCALIZZAZIONE STORICA
Localizzazione territoriale
Toponomastica storica
Viabilità storica
Localizzazione catastale storica
GEOREFERENZIAZIONE TRAMITE PUNTO
Descrizione del punto
Coordinata X
Coordinata Y
Caratteristiche del punto
Quota s.l.m.
Quota min. dell’area/punto
Quota max. dell’area/punto
Base di riferimento
MODALITÀ DI REPERIMENTO
Ricognizioni
Dati di scavo
Altre indagini
CRONOLOGIA
Cronologia generica
Cronologia specifica
NOTIZIE STORICHE
Notizia
Cronologia, estremo remoto
Cronologia, estremo recente
DEFINIZIONE CULTURALE
Autore
Ambito culturale
Committenza
FASI PREESISTENTI
Preesistenze
Riusi
DATI TECNICI – MISURE
CONSERVAZIONE
Stato di conservazione
Indicazioni specifiche
DATI ANALITICI
Descrizione generale
Fondazioni
Elevati
Spazi aperti
Notizie storico-critiche
UTILIZZAZIONI
Uso attuale
Uso storico

86
Archeologia militare d’età moderna in Piemonte. Lo studio della fortificazione campale alpina

FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO


Documentazione fotografica
Genere
Tipo
Autore
Data
Ente proprietario
Collocazione
Note
Formato
Documentazione grafica
Genere
Tipo
Note
Scala
Ente proprietario
Collocazione
Autore
Data
Fonti e documenti
Tipo
Autore
Denominazione
Data
Foglio/carta
Nome dell’Archivio
Posizione
Bibliografia
COMPILAZIONE
Data
Nome e cognome
Referente scientifico
Funzionario responsabile

Appendice 2 montesi che comprendano evidenze a destinazione


militare, editi nei «Quaderni della Soprintendenza
Si presenta in conclusione la raccolta dei dati relativi Acheologica del Piemonte», secondo la divisione te-
ad indagini archeologiche postmedievali in siti pie- matica illustrata nella prima parte del contributo.

Piazzeforti Sabaude
Quaderno Autore Argomento pp.
Piazzaforte di Torino
Torino, Palazzo Madama, livelli di frequentazione moderna del fossato con basso edificio del 1609
8, 1988 L. Pejrani, G. A. Massa 231 ss.
e prima copia di pilastri del ponte dormiente presso la controscarpa
Torino, Palazzo Carignano, terrapieno della mezzaluna delle mura urbane, a sud della prima porta di
10, 1991 F. Filippi 31 ss.
Po, realizzata nel 1639 e obliterata dalla fondazione del palazzo nel 1679
L. Pejrani, M. Brondino, Torino, via Avogadro, via Valfré, corso G. Ferraris, resti di edifici di servizio della cittadella e del
10, 1991 221 ss.
M. Subrizio bastione di Madama
F. Filippi, L. Pejrani,
13, 1995 Torino, piazza Emanuele Filiberto, resti delle fortificazioni urbane del XVI e XVII secolo 358 ss.
P. Levati
15, 1998 L. Re Torino, piazza Vittorio Veneto, resti della porta di Po di Guarino Guarini 189 ss.
Torino, Giardini Reali Superiori, indagine archeologica fra la manica della Biblioteca Reale, fondata
16, 1999 L. Pejrani, M. Subbrizio 246 ss.
sulle mura romane, e le fortificazioni d’Età Moderna
L. Brecciaroli, L. Peirani, Torino, piazza Castello, fondazioni della galleria di Carlo Emanuele I sulle mura romane, antistante
18, 2001 98 ss.
L. Maffeis le mura moderne
18, 2001 F. Zannoni, F. Fontana Torino, bastione di San Maurizio, impianto settecentesco del giardino reale 100 ss.
Torino, Giardini Reali Inferiori di corso San Maurizio, resti del rivellino e della controguardia
18, 2001 P. Petitti, F. Zannoni 102 ss.
antistante, fra i bastioni di San Maurizio e di San Lorenzo (XVII secolo)
Torino, corso Matteotti, resti dello spalto antistante il bastione di Santa Barbara della fortificazione
18, 2001 F. Zannoni 104 ss.
urbana (1619 ca.)
Torino, corso Regina Margherita, piazza della Repubblica, resti del bastione di San Solutore, della
19, 2002 L. Pejrani, M. Subbrizio 46 ss.
mezzaluna della porta di Palazzo e dei pilastri del ponte dormiente di detta porta

87
ROBERTO SCOFIENZA

Quaderno Autore Argomento pp.


Torino, Giardini Reali Superiori, indagine archeologica ad est della della Biblioteca Reale e del tratto
20, 2004 L. Pejrani, M. Subbrizio di fortificazione moderna, realizzato dopo il 1584 e in funzione fino al 1674. Prosegue QuadAPiem 229 ss.
16, 1999, pp. 246 ss.
L. Pejrani, R. Martinasso, Torino, via Verdi, resti del bastione di Sant’Antonio, appartenente alla fortificazione urbana (XVII-
20, 2004 233 ss.
M. Subbrizio XVIII secolo)
Torino, piazza San Carlo, resti del bastione angolare di Santa Margherita (1542-1632) e del ponte
21, 2006 L. Pejrani 132 ss.
della prima porta Nuova (1620-1643)
Torino, piazza Vittorio Veneto, sepoltura comune di quattro militari del reggimento imperiale Daun,
21, 2006 L. Pejrani 287 ss.
caduti durante l’assedio del 1706
Piazzaforte di Vercelli
Vercelli, via Bazzi, largo d’Azzo, corso Garibaldi, tratti della cinta fortificata del XVI secolo, distrutti
3, 1984 L. Brecciaroli, G. Pantò 292 ss.
durante l’assedio del 1704
11, 1993 G. Pantò Vercelli, corso Palestro presso il Liceo Avogadro, resti del bastione di Santa Chiara (XVI-XVIII secolo) 315 ss.
Vercelli, via Calatafimi, corso Magenta, resti di un ponte attivo fra il XV e l’inizio del XVII secolo
13, 1995 G. Pantò 381 ss.
esterno alle fortificazioni urbane
19, 2002 G. Pantò Vercelli, piazza Cugnolio, resti del sistema difensivo della porta del Servo (XIII-XVII secolo) 174 ss.
Piazzaforte di Chivasso
15, 1998 G. Pantò Chivasso (To), via Cosola, via Siccardi, resti del bastione di Santa Chiara (XVI secolo) 254 ss.
Chivasso (To), via Cosola, via Regis, resti del fronte settentrionale delle fortificazioni urbane (XV-XVI
18, 2001 G. Pantò, F. Zannoni 127 ss.
secolo)
Chivasso (To), via Caduti per la Libertà, resti del fronte sud delle fortificazioni urbane ad est della
19, 2002 G. Pantò, F. Zannoni 171 ss.
piattaforma del castello (XV-XVI secolo)
Chivasso (To), via Cosola, via Regis, resti del fronte nord delle fortificazioni urbane, corpo di guardia
19, 2002 G. Pantò, F. Zannoni 174 ss.
del bastione di San Bernardino (XVI secolo)
Chivasso (To), via Caduti per la Libertà, via del Castello, resti del fronte sud delle fortificazioni
19, 2002 G. Pantò, F. Zannoni 175 ss.
urbane con torre inglobata nelle mura rinascimentali (XV-XVI secolo)
Chivasso (To), via Caduti per la Libertà, via del Castello, resti del fronte sud delle fortificazioni urbane con
20, 2004 G. Pantò 218 ss.
torre inglobata nelle mura rinascimentali (XV-XVI secolo). Prosegue QuadAPiem 19, 2002, pp. 175 ss.
Piazzaforte di Ivrea
L. Pejrani, L. Boni, M. Ivrea (To), corso Umberto I, tratto del fronte orientale delle mura urbane presso il bastion Verde
18, 2001 129 ss.
Subbrizio (XVI-XVII secolo)
Piazzaforte di Susa
Susa (To), zona della Brunetta, resti di due postazioni campali d’artiglieria sullo sperone roccioso
L. Fozzati, M. Cima, M.
8, 1988 fra la SS 25 e la strada provinciale per Venaus e la Novalesa (assedi del 1690, 1692, 1704, 1707 ?), 234 ss.
Corino prospezioni e sondaggi sulle rovine della fortezza
Piazzaforte di Alba
E. Micheletto, M. Alba (Cn), piazza Monsignor Grassi, tratto delle fortificazioni urbane del XVII secolo e della porta
14, 1996 244 ss.
Cavaletto Cherasca
Fasi moderne di castelli
3, 1984 M. Cortelazzo Novara, Castello, strutture e livelli di frequentazione dall’età sforzesca al XVI secolo 268 ss.
4, 1985 M. Cima San Martino Canavese (To), Castello, livelli di frequentazione dal Medio Evo al XVI secolo 37 ss.
Terzo (Al), Torre, livelli di frequentazione e strutture dalla fine del XIV secolo alla distruzione
5, 1986 A. Crosetto 217 ss.
austriaca nel 1691
Castello d’Annone (At), collina del Castello, livelli di frequentazione e strutture dalla seconda metà
10, 1991 A. Crosetto 113 ss.
del X secolo alla distruzione spagnola del 1644
10, 1991 E. Micheletto, N. Cerrato Avigliana (To), Castello, livelli di frequentazione e strutture fra l’XI e il XVII secolo 211 ss.
10, 1991 G. Pantò, M. Cardosa Sandigliano (Bi), Castello di Torrione, livelli di frequentazione e strutture fra la metà del XII e il XV secolo 248 ss.
Ponzone (Al), Castello, fasi del XVII e XVIII secolo del castello distrutto dalle truppe spagnole nel
11, 1993 A. Crosetto 218 ss.
1646; deposito di munizionamento per schioppi e mitraglia d’artiglieria
Montechiaro d’Acqui (Al), Castello, La Torre, fasi finali d’insediamento con lavori di fortificazione
12, 1994 A. Crosetto della prima metà del XVII secolo 269 ss.
12, 1994 A. Crosetto Settimo Torinese (To), Castello, fasi finali dell’edificio tardo medievale 343 ss.
13, 1995 G. Pantò Moncalieri (To), Castello, scavo della torre ovest e scarico d’Età Moderna 374 ss.
18, 2001 L. Pejrani, N. Cerrato Bardonecchia (To), Tour d’Amont, fasi del XVI e XVII secolo del castello consortile 113 ss.
Verrone (Bi), Castello, fasi di ristrutturazione della metà del XVII secolo in seguito ai guasti delle
19, 2002 G. Pantò 117 ss.
truppe spagnole
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