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-L’APPROCCIO COMUNICATIVO
Tra gli anni ’60 e ’70 cambia radialmente l’idea di che cosa significhi sapere una lingua e si arriva
alla conclusione che serve per compiere atti sociali e pragmatici, quindi a comunicare. La
comunicazione dunque ha degli scopi, quali la creazione un repertorio di funzioni comunicative e lo
stabilire dei livelli di competenza comunicativa. Quest’ultima è separata dalla competenza
linguistica in quanto coinvolge anche componenti socioculturali e extralinguistiche.
-LA MEMORIA
Lo studente che acquisisce deve mettere in memoria stabile ciò che ha imparato per poi riuscire a
recuperarlo. Le info vengono elaborate nella memoria di lavoro che ha una persistenza limitata nel
tempo e nella quantità (7 elementi per un paio di sec.). Da questo nasce la necessità di organizzare
le informazione in “chunks”, ovvero frammenti visti come unità di significato e non come singole
parole. Quanto elaborato viene messo nella memoria a breve termine, la quale presenta due
problematiche:
1. Dimentica facilmente;
2. Accomoda le nuove info sulla base di quelle già possedute.
Insegnare una lingua significa impostare un nuovo sistema linguistico, non affiancare quello nuovo
a quello della lingua materna. Il terzo livello è costituito dalla memoria a lungo termine che include
sia la nostra coscienza del mondo, sia la memoria semantica, che interpreta e memorizza la lingua.
Apprendere è un progetto e ricordare prevede un comportamento attivo, quindi uno sforzo. Inoltre si
immette in memoria ciò che si vuole ricordare. La memoria stabile ha diverse caratteristiche, come:
• A una maggiore riflessione corrisponde una maggiore memorizzazione;
• La codifica profonda è a livello semantico più che sintattico.
• L’immagine visiva è meno efficace di quella sonora.
Complesso è anche il recupero del lessico della mente. Si ipotizza che il lessico sia organizzato in
una serie di reti semantiche e di copioni comportamentali che consentono in quella situazione il
recupero dell’item lessicale nella memoria. In questo modo è molto facilitato. Importante
è anche il filtro affettivo, infatti nelle situazioni di piacevole sfida l’organismo rilascia dei
neurotrasmettitori fondamentali per fissare le tracce mnestiche. Al contrario, in caso di stress
negativo, l’organismo rilascia uno steroide che lo prepara a fronteggiare il pericolo, ma allo stesso
tempo l’ippocampo capisce che si tratta solo di un test e quindi che non ci sono
pericoli reali. A questo punto si occupa di bloccare lo steroide, smettendo però di svolgere la sua
funzione principale, ovvero di reindirizzare le nuove info o di recuperare quelle vecchie. Da questo
ne consegue che le attività stressanti non portano all’acquisizione e che questa lotta ghiandolare
rallenta l’attività del cervello, mandando in tilt lo studente, giungendo in questi casi alla totale scena
muta.
-LA MOTIVAZIONE
Un altro componente dell’acquisizione è la motivazione, infatti come abbiamo già detto, acquisire è
uno sforzo, per questo è utile essere ben motivati. La motivazione si basa su tre fattori: il bisogno, il
piacere, il dovere.
~Il modello egodinamico: vede l’ego come protagonista, infatti ogni persona ha un progetto per sé,
in questo caso l’acquisire una lingua. La persona di conseguenza individua una strategia. Se i
risultati ottenuti sono positivi l’ego ha un feedback positivo, quindi la strategia si rafforza. Al
contrario, se i risultati sono negativi si inserisce il filtro affettivo e in questo modo il progetto cade;
~Il modello tripolare: individua tre cause che governano l’agire umano:
• Il dovere: non porta all’acquisizione perché inserisce il filtro affettivo, il quale fa sì che le info
rimangano nella memoria a medio termine e di conseguenza vengono dimenticate dopo una
stagione. Comunque c’è la possibilità che il dovere si trasformi in “senso del dovere”, il quale
produce la motivazione;
• Il bisogno: è legato alla parte sx del cervello. È una motivazione che funziona, ma dei limiti,
infatti il bisogno deve essere percepito. Inoltre funziona fino al momento in cui lo studente decide
che ha soddisfatto il suo bisogno;
• Il piacere: è legato all’emisfero destro, ma può coinvolgere anche l’emisfero sinistro. Oltre al
piacere egodinamico, troviamo il piacere di apprendere, della varietà, dell’insolito, della sfida e del
senso del dovere.
In ogni caso il cervello seleziona quello che vuole selezionare sulla base di 5 motivazioni: la novità,
l’attrattiva, la funzionalità, la realizzabilità e la sicurezza psicologica e sociale.
-LINGUA STRANIERA: straniera indica una lingua che viene studiata in una zona in cui essa non
è presente nella scuola, ad esempio, è straniero l’inglese che viene studiato in Italia.
-LINGUA SECONDA: è quella che lo studente può trovare anche fuori da scuola, come nel caso di
un italiano che studia in Francia (quindi il francese) o dell’italiano acquisito da un immigrato.
-LINGUA ETNICA: è la lingua della comunità d’origine di una persona quando essa non è la sua
lingua straniera, ma è comunque presente nell’ambiente degli immigrati. È il caso dei figli di
immigrati residenti in Italia.
-LINGUA FRANCA: lo è l’inglese oggi. È una lingua usata in maniera abbastanza semplificata che
serve a facilitare la comprensione internazionale.
-IL CONCETTO DI TEMPO: il concetto di tempo crea molti problemi relazionali e comunicativi,
anche se non sempre linguistici. Alcuni di questi riguardano ad esempio il concetto di puntualità, il
“time is money” (per esempio per un americano i convenevoli vengono tagliati visto che fanno sì
che si sprechi del tempo utile, mentre nelle culture orientali sarebbe disdicevole), il tempo vuoto, ed
il tempo strutturato (la scaletta giornaliera per un latino viene vista come un suggerimento, quindi
alcuni punti posso tranquillamente essere cancellati o spostati, mentre per un nordici è fondamentale
seguirla alla lettera).
-I CODICI NON VERBALI: le neuroscienze ci dicono che siamo prima visti che ascoltati. Il
linguaggio del corpo però può creare qualche incomprensione se si parla con uno straniero, ad
esempio la testa che annuisce per noi è un sì, ma per nel Medio Oriente corrisponde ad un no, gli
occhi semichiusi significano attenzione in Giappone ma noi gli interpretiamo come un segno di
noia. Mani e braccia vengono agitati anche troppo dagli italiani, per questo un inglese ci vede come
ridicoli e a volte perfino aggressivi, mentre per quanto riguarda gli odori e i suoni, soffiarsi il naso
in Oriente è scandaloso e in altre culture un rutto sonoro è segno di apprezzamento del cibo.
L’insegnante di lingua straniera deve dunque rendere consapevoli di questi comportamenti i suoi
strumenti attraverso l’osservazione. In aggiunta dovrebbe offrire strumenti concettuali e far notare
che la società muta in continuazione.
•L’ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE DIDATTICO (CAP.7)
-L’UNITÁ DI ACQUISIZIONE: si definisce sulla base del modello gestaltico, il quale ipotizza che
ci sia una percezione globale dell’evento comunicativo o del testo. Essa coinvolge principalmente
l’emisfero destro del cervello e si basa su strategie come lo sfruttamento della ridondanza, del
supplemento di informazioni contestuali e co-testuali, la formazione di ipotesi socio-pragmatiche, la
formazioni di ipotesi linguistiche, l’elaborazione di metafore, la verifica globale di singoli elementi
e la ricerca di analogia. Ogni testo va esplorato attraverso le tre fasi della percezione gestaltica:
prima in maniera globale, poi analitica e infine realizzando autonomamente
una sintesi e una riflessione che permettano all’apprendimento di evolvere in acquisizione. L’unità
di acquisizione può durare da pochi minuti ad un’ora.
-IL MODULO
Si tratta di una sezione, una porzione, un sottoinsieme del corpus dei contenuti di un curriculo.
Deve essere autosufficiente e concluso in sé stesso, infatti lo studente deve riuscire ad operare
autonomamente nel contesto, ma deve anche essere valutabile nel suo complesso, in modo tale che
ci sia la possibilità di inserirlo nel CV.
•LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ (CAP.8)
LE ABILITÀ RICETTIVE: ASCOLTO E LETTURA
La comprensione è il processo che sottostà alle attività di ascolto e lettura. Questa di basa sulla
conoscenza del mondo, la così detta “enciclopedia”, la quale è ordinata nella nostra mente in
sequenze di schemi, i quali consentono di riordinare le nostre esperienze. Infatti, un testo viene
capito rapidamente se è in qualche modo prevedibile all’interno di un paradigma limitato di
possibilità. In tal modo il cervello non deve esplorare tutta la conoscenza in suo possesso, ma solo
una parte specifica. Questa teoria si basa su processi logici, i quali contribuiscono a costruire la
comprensione. Il principale tra questi meccanismi è quello proposizionale, in cui la frase deve per
forza includere un predicato e degli argomenti, infatti il predicato, non potendo reggersi da solo, fa
sì che la nostra mente vada alla ricerca degli argomenti possibili. Altri processi logici posso avere
una base sintattica (es: articolo), di coerenza o coesione testuale (es: inoltre, anzitutto), di natura
inferenziale o di genere testuale (es: c’era una volta). Troviamo anche processi analogici, i quali
sono principalmente gestiti dall’emisfero destro del cervello. Questi tipi di processi si attivano
soprattutto in presenza di favole, metafore, ossimori, ecc. e sono volti a svelare il reale significato
degli stessi appena citati.
-TECNICHE PER LO SVILUPPO DELLA COMPRENSIONE
Sono principalmente una serie di operazioni e strategie di tipo cognitivo legate alla comprensione
che abituano lo studente a non soffermarsi su tutte le parole, in modo da esplorare globalmente il
testo. Tra questi troviamo:
1. Il Cloz: si tratta di scegliere un testo e tagliarne alcune parti, che poi andranno ricostruite. Ci sono
diverse varianti: il classico, in cui si toglie una parola ogni 7, “a crescere” in cui piano piano si
tolgono parole ogni 7,6,5, quello facilitato (con le parole sotto), quello meccanico, in cui ci sono
strumenti alternativi per l’eliminazione della parola e quello orale in cui l’audio si blocca ad un
certo punto del testo;
2. Il Jigsaw (puzzle): può avvenire tramite ricostruzione di frasi a partire dalle singole parole, a
partire dai suoi sintagmi, l’incastro di paragrafi di testi, la ricomposizione di dialoghi o di testi
oppure tramite incastro tra testo visivo e battute verbali in un fumetto.
-TECNICHE PER VERIFICARE L’ABILTÀ DI COMPRENSIONE
1. Lo Skimming: è un supporto grafico con le domande chi, cosa, come, perché;
2. Lo Scanning: è la ricerca di informazioni analitiche senza leggerlo analiticamente in un tempo
limite;
3. La Transcodificazione: focalizza l’attenzione sul compito da eseguire partendo da un testo orale o
scritto e trasformandolo in visivo;
4. Total Physical Response: focalizza l’attenzione sul compito facendo sì che l’insegnante dia gli
ordini che dovranno essere eseguiti dagli studenti;
5. L’ascolto selettivo;
6. La domanda aperta;
7. La scelta multipla;
8. L’accoppiamento termine definizione.
-LA VALUTAZIONE: ottenuti i dati bisogna valutarli tramite parametri noti agli studenti. La
valutazione può essere condotta o dall’insegnante oppure dagli studenti stessi. La definizione del
punteggio è importante perché l’allievo riesce a sapere quanto ha ottenuto rispetto al punteggio
massimo, la sua posizione all’interno della classe e se è migliorato o peggiorato rispetto alle
verifiche precedenti.
-IL RECUPERO: in fase di analisi dei risultati, distinguiamo le carenze relative all’unità didattica
appena conclusa da quelle globali. Nel primo caso si procede con un rinforzo e nel secondo con un
recupero. Quest’ultimo può avvenire in due modalità: una continua e una intensiva. Il recupero
continuo si realizza attraverso attività estemporanee, in cui si svolgono attività extra-ordinarie
dedite al piacere, e attraverso delle attività domestiche parallele, dove lo studente in difficoltà
approfondisce quello che si fa in classe. In questo caso lo studente deve lavorare più degli altri e
rischia di far emergere il filtro affettivo. È bene dunque che gli scopi del lavoro vengano spiegati
chiaramente. Il recupero intensivo, invece, è per studenti con lacune specifiche mira appunto alla
riflessione e all’esercizio in modo da colmarle.
-L’ECCELLENZA: per gli studenti più eccellenti è giusto sviluppare un percorso adatto a loro.
Infatti mentre il docente si occupa degli studenti più deboli i migliori posso lavorare a parte in modo
da predisporre del materiale di approfondimento oppure svolgere dei compiti adatti al loro livello
che in classe non hanno la possibilità di svolgere.
-LA CERTIFICAZIONE: non fa riferimento a ciò che viene svolto in classe, ma rimanda ad un
curricolo implicito valutato sulla base dei seguenti indicatori:
- A1: comprende e usa espressioni di tipo quotidiano e frasi basilari. Interagisce in modo semplice
se l’interlocutore parli lentamene e in modo chiaro;
- A2: comprende frasi ed espressioni relative ad ambiti di rilevanza immediata. Comunica in attività
semplici e di routine che richiedono uno scambio semplice di informazioni;
- B1: comprende i punti chiave di argomenti familiari. Riesce a gestire situazioni che si possono
verificare mentre viaggia nel Paese in cui si parla quella lingua. Sa produrre un testo semplice e sa
descrivere esperienze personali ed eventi. Spiega brevemente le sue opinioni;
- B2: comprende le idee principali di testi complessi su argomenti concreti ed astratti. Interagisce
con scioltezza e spontaneità senza far sì che avvengano sforzi da parte dell’interlocutore. Sa
produrre un testo chiaro e dettagliato su vari argomenti e sa dare le opinioni a riguardo;
- C1: comprende testi complessi e lunghi e ne riconosce il significato implicito. Si esprime con
scioltezza e naturalezza usando la lingua per scopi sociali, professionali e accademici. Riesce a
produrre testi chiari e dettagliati su argomenti complessi;
- C2: comprende con facilità praticamente tutto ciò che legge e sente. Si esprime spontaneamente,
in modo scorrevole e preciso, individuando le sfumature di significato in situazioni complesse.