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Chimica ed Alchimia
dell'estasi artificiale.
di Roberto Negrini
I veleni divini
Tra i principali reperti archeologici ritrovati in Messico a Guatemala, nelle terre che
furono delle civiltà maya a azteca, i più enigmatici furono indubbiamente alcune
statuette raffiguranti figure totemiche umane o animali sormontate da un'ampia
cappella di fungo e risalenti in alcuni casi, a 3000 anni fa (1).
Dalla decifrazione degli antichi codici aztechi e dalle tradizioni magico-religiose
degli Zapotechi e dei Mazatechi del Messico meridionale, già registrate dai
conquistatori spagnoli, risultava l'esistenza di una misteriosa triade di piante-dee: il
fungo teonanacatl, il cactus peyotl e i semi vegetali ololiuhqui, Divinità-cibo
attraverso la cui consumazione e mediazione sacerdoti a sciamani raggiungevano il
diretto contatto con il soprannaturale a la comunione con gli Dei (2).
All'epoca della prima conquista di Cortés, nel XVI secolo, il missionario francescano
Bernardino de Sahagun aveva descritto con pio orrore cerimonie durante le quali gli
indigeni si inebriavano con una bevanda intossicante e "diabolica" che procurava loro
visioni ed ebbrezze "infernali" e che veniva estratta da un fungo velenoso chiamato
appunto teonanacatl (3) (che in lingua Nahuatl significava "carne della divinità") .
Le crudeli e sistematiche persecuzioni perpetrate dalla Chiesa Cattolica a dalla
monarchia spagnola contro ogni forma di religiosità magica locale, pur lontane
dall'estinguere il culto dei funghi a delle piante sacre e il loro utilizzo sciamanico, ne
causarono successivamente la quasi assoluta clandestinità e per più di 300 anni sui
segreti vegetali messicani gli Europei non ne seppero molto più del devoto
francescano al seguito degli sterninatori.
Il mistero del teonanacatl a delle millenarie statuette degli uomini-animali-fungo fu
infatti definitivamente svelato solo tra la prima a la seconda metà del nostro secolo.
L'etnobotanico americano Richard Evans Schultes, direttore del museo botanico
dell'università di Harvard, fu tra i primi ricercatori contemporanei a compiere estese
ricerche sulle piante psicoattive, trascorrendo ben 12 anni della sua vita, dal 1941 al
1953, in Amazzonia, Ande e Sudamerica.
Il lavoro di Schulte svolto già fino dal 1936 in un'ottica interdisciplinare tra botanica,
etnologia e antropologia fu supportato dal contatto diretto con sciamani, stregoni e
ritualità tribali e portò, nel corso di pochi decenni, il numero delle piante allucinogene
conosciute e classificate da una mezza dozzina a più di 80, dimostrando nel contempo
la strettissima connessione tra uso di droghe sacre, religione e magia.
Nel 1954 il banchiere e micologo autodidatta R Gordon Wasson, trasferitosi con la
moglie nella regione di Oaxaca, nel Messico meridionale, alla ricerca dei funghi
sacri, scoprì che l'azteco teonanacatl era il nome sacrale collettivo di una peculiare
categoria di funghi allucinogeni della famiglia Psilocybe mexicana la cui
utilizzazione cultuale e magica risultava ancora ampiamente diffusa tra le popolazioni
locali.
Grazie all'amicizia stretta con Maria Sabina, una curandera mazateca, Wasson, sua
moglie e altri collaboratori qualificati furono ammessi a una serie di cerimonie sacre
segrete che comprendevano la consumazione sacramentale del teonanacatl e
sperimentarono così gli sconvolgenti a meravigliosi effetti estatici di visione ed
espansione della coscienza ben noti alla tradizione sciamanica. (5)
"Fu come se i muri della nostra casa si fossero dissolti" - dichiarò Wasson nella
relazione - "e il mio spirito volato in alto, e io mi trovavo sospeso a mezz’ària [...J
Sentii che ora stavo vedendo [..J vedevo gli archetipi, le idee platoniche che sono alla
base delle imperfette immagini della realtà di ogni giorno". (6)
In quel momento l'audace ricercatore americano aveva sfiorato il segreto di una delle
più antiche forme universali di comunione col sacro. "Ora voi siete il Fungo" (7) fu
detto agli Europei mentre stavano sperimentando qualcosa che alla perseguitata
saggezza degli Indios era noto da millenni. Le antichissime ed enigmatiche statuette
dell'Uomo-Dio-Fungo rivelavano così il loro sconvolgente significato: l'Uomo che si
fa Dio attraverso la comunione con la pianta sacra. "Possibile che il Fungo Divino",
scrisse ancona Wasson, "fosse il segreto nascosto dietro gli antichi Misters?". (8)
Fu sulla traccia di questa intuizione che Wasson negli anni successivi strinse
un'intima e continuativa collaborazione con il dottor Albert Hofmann dei laboratori di
ricerca Sandoz di Basilea, che solo pochi anni prima, nel 1943, analizzando le
caratteristiche biochimiche della segale cornuta (un fungo tossico parassitario delle
graminacee e particolarmente della segale), aveva isolato a analizzato il più potente
allucinogeno di sintesi mai conosciuto: la dietilamide dell'acido D-lisergico
(Lysergsäure-Diäthylamid) o LSD. (9)
Hofmann sottopose ad accurate analisi i vari tipi di funghi a semi di piante magiche
raccolte da Wasson e nel 1958 isolò il principio neuroattivo del teonanacatl: la
psylocibina. Parallelamente Hofmann, che coltivava anche interessi etno-
antropologici a filosofico-esoterici, scoprì che un'altra mitica droga messicana
chiamata ololiuhqui ("il fiore della vergine") (10) conteneva alcaloidi estremamente
simili all'LSD presente nella segale cornuta. (11)
Il Tradizionalmente l'ololiuhqui veniva utilizzata per il contatto con gli Dei e per la
visione del futuro ed era ottenuta dai semi di una pianta di convolvolo (rivea
coryrnbosa), (12) che Wasson aveva identificato e trasportato nelle sue spedizioni.
Su sollecitazioni del noto mitologo a storico delle religioni Kàroly Kerényi, amico di
Hofmann, furono constatate notevoli affinità strutturali tra alcune cerimonie rituali
indigene messicane e le pratiche misteriche a base estatica della Grecia classica. Si
giunse così a ipotizzare che la bevanda sacra offerta agli iniziati nel corso dei Msteri
Eleusini per celebrare la loro mistica unione con la Dea Madre Demetra, Signora del
grano, il kykeon - citato da Eraclito a da altre fonti - la cui composizione era a base di
graminacee, contenesse principi psicoattivi affini a quelli dell' ololiuhqui e della
segale cornuta (13) e fosse quindi sostanzialmente a base di LSD. (14)
Dal canto suo Wasson estese le sue ricerche medico-etnologiche ad altri funghi
psichedelici e soprattutto dedicò la sua attenzione al velenosisssmo "ovulo malefico",
l'amanita muscaria, che assunta con gli opportuni accorgimenti quantitativi e
cerimoniali, rappresentava uno dei più antichi, potenti e diffusi allucinogeni naturali
utilizzati per scopi sacri dai guerrieri vichinghi e dagli sciamani siberiani. (15)
Data l'ampia diffusione dell' amanita, con la sua caratteristica forma di fallo in
erezione, nelle regioni nordiche originarie dei popoli indoeuropei, oltre che nelle zone
del medio a vicino Oriente, Wasson ipotizzò, con un largo margine di sicurezza, che il
micidiale fungo fallico costituisse l'ingrediente segreto del mitico soma, bevanda
sacra dei sacerdoti vedici e delle loro divinità nell'induismo arcaico, dispensatrice di
salute, coraggio, longevità, intuizione e immortalità, sia dell'haoma, analoga bevanda
sacra della tradizione iranica, utilizzata per ottenere visioni divine già molto prima
della riforma monoteista di Zoroastro. (16)
Insieme al fimgo teonanacatl e ai semi ololiuhqui la terza e più importante pianta-dea
della tradizione azteca, e poi indio-messicana, fu e resta ancora oggi il piccolo cactus
lophophora williamsii, meglio conosciuto come peyotl, diffuso sugli altopiani del
Messico settentrionale, che il mito identifica con la carne di una divinità cornuta, il
Daino Celeste e le cui proprietà furono rivelate in sogno a una donna. (17)
Allucinazioni visive, auditive a olfattive, visioni colorate a geometriche,
sovreccitazione sensoriale, distorsione percettiva, dilatazione generale della coscienza
sono i principali effetti - simili peraltro a quelli di LSD e psilocybina - ottenuti
attraverso l'ingestione rituale dei bottoni vegetali del peyotl, chiamati dagli indigeni
mescal e dai quali, nei primi anni del secolo, fu isolato chimicamente il principio
attivo principale responsabile dei poteri del cactus: la mescalina, un alcaloide
derivato dall'ammoniaca. (18)
Dalle Americhe all'Europa, dall'Asia all'Africa fino ai più remoti angoli del mondo,
in stretta connessione con le tra dizioni sciamaniche a misteriche, magiche o religiose
di diversi popoli a razze, ritroviamo questa intima simbiosi tra l'universo simbolico
del divino, i misteri del mondo vegetale e la ricerca del sacro nell'uomo a nella
donna. La scienza spagirica tradizionale di sacerdoti, magi a sciamani - che spesso
furono di sesso femminile data la maggiore connessione della donna con le più
nascoste energie della natura - ha fornito per millenni una serie di tecniche codificate
sull'utilizzo delle sostanze divine o "cibo degli Dèi" come pane della sapienza a
dell'esperienza magica.
Nell'autentica, primordiale celebrazione di un'Eucaristia, o cannibalizzazione della
Carne di Dio, di cui la nota cerimonia cristiana non fu che la degradazione pallida e
riduttiva, le droghe sacre sono state mangiate, masticate, bevute, inalate, fiutate,
fumate o spalmate sui corpi, in ogni tempo e sotto ogni latitudine. Esse hanno
rappresentato uno dei propellenti primari per la reale conquista del Divino, una
conquista tanto spirituale quanto bio-chimica e fisio-psichica.
Unite inestricabilmente e ritualmente a una corretta disciplina dell'emozione e della
psiche, queste sostanze hanno suscitato a possono suscitare l'esplorazione dei mondi
interiori e l'espansione della coscienza e dei sensi umani, fino all'incremento
apparentemente sovrannaturale delle facoltà fisiche di vista, udito, forza muscolare,
velocità e resistenza a calore, gelo, fame, sete, sonno, fatica.
La pianta della coca era già sacra presso gli Incas nella preistoria della loro cultura a
la masticazione delle sue foglie psicoattive, a scopi rigenerativi ed euforizzanti, è
rimasta una pratica comune tra le popolazioni locali in Perù, Bolivia e Argentina,
dove ancora oggi la coca viene confidenzialmente appellata come "madre": Mama
Cuca. (19) Nella seconda metà del secolo scorso fu isolato chimicamente un alcaloide
che risultò essere il principio attivo di questa pianta: la cocaina. (20)
In Australia la "pianta madre" dell'ebbrezza e delle visioni è invece il pituri, (21) una
solanacea che cresce soprattutto nella parte centrale del Queensland.
Tradizionalmente le sue foglie vengono disseccate, mescolate con cenere d'acacia in
forma di piccole polpette a quindi masticate lungamente con effetti allucinatori ed
estatici.
Effetti simili a quelli della coca derivano poi dalla masticazione del katt, (22) arbusto
originario dell'Abissinia coltivato in Arabia a in Etiopia. L'uso, cerimoniale e non,
delle sue foglie per indurre visioni divine, alterare la comune percezione a annullare
fatica, sonno e fame è ampiamente diffuso soprattutto nello Yemen, in Arabia, in
Somalia e in Etiopia, data anche la relativa tolleranza che questa tradizione ha trovato
da parte dell'Islam.
All'interno delle antichissime fratellanze magico-religiose dell'Oceania, soprattutto in
Polinesia, Nuova Guinea e Melanesia, l'iniziazione ai Misteri della morte e le varie
fasi dei riti tribali di passaggio venivano a vengono ancora accompagnate dall'uso del
kawa, una bevanda estratta dalle radici di un pepe inebriante. (23) Il kawa produce
vari stadi di narcosi allucinatoria che le società iniziatiche tribali utilizzano per
collegarsi con i mondi invisibili.
Tra le piante psicoattive a effetto estatico di utilizzazione più ampia e più antica
risulta certamente la cannabis sativa e particolarmente la sue variante cannabis indica
(canapa indiana), originaria dell'Asia e diffusasi attraverso i secoli in gran parte del
mondo. Dai suoi fiori a foglie disseccati e tritati si ottiene la marijuana, che può
essere fumata, inalata o bevuta in decotto, mentre la resina della pianta femmina è
generalmente conosciuta con il nome arabo di haschis e, oltre che fumata, può essere
masticata a mangiata . (24)
L' uso cerimoniale, magico e misterico della cannabis è attestato già nell'Egitto
faraonico, nella Cina del II millennio a.C., nell'India vedica a nell'Impero assiro,
come risulta da una tavoletta di Assurbanipal dell'VIII secolo, dove la pianta droga è
denominate qunnapu. (25)
Erodoto nel IV libro delle Storie racconta che gli Sciti, nomadi del Mar Nero,
usavano le fumigazioni prodotte dai semi di cannabis, gettati su appositi bracieri, per
raggiungere stati di ebbrezza e voluttà e per purificare il corpo. (26)
Il giardino profanato
Ogni culture tradizionale ha amministrato il proprio "giardino magico" traendone il
massimo dei vantaggi e il minimo dei rischi. Le piante dee e i loro prodotti sono
sempre stati venerati a utilizzati secondo criteri a ritualità precisi a opportunamente
circoscritti, anche se le cronache storiche registrano segmenti di tempo e cicli storici
nel corso dei quali l'estasi e l'ebbrezza artificiale sono tracimati oltre i confini del
sacro, pervadendo di sé anche la vita profane, ricreativa a sensuale.
Ma pur in queste circostanze restarono sconosciute ai popoli pre-moderni, e quindi
non condizionati dal dualismo schizoide di matrice giudeo-cristiana, la devastante
assuefazione e successive dipendenza psichica e fisica come fenomeni di masse
generati dalla diffusione di alcune tra queste sostanze all'interno della civiltà a della
culture moderne.
Non va dimenticato che tra i prodotti del giardino incantato ve ne sono un certo
numero la cui utilizzazione non controllata, o scorporata dal contesto culturale e
sacrale originario, risulta particolarmente pericolosa e il cui abuso tende a produrre
gravissimi danni psichici a fisiologici culminanti in una suicide a inesorabile
dipendenza.
Emblematicamente tra gli innumerevoli a millenari frutti di questo Giardino degli Dei
furono proprio tre fra i maggiormente insidiosi ad avere le più strette e ambivalenti
connessioni con le culture succedutesi dalla caduta del mondo pagano ai giorni nostri.
Una triade di sostanze sacre, utilizzate fin dalla più remote antichità, ma il cui incanto
corrode l'anima e il corpo di coloro che ne consumano la profanazione: alcol, tabacco
e oppio.
La diffusione sempre più indiscriminate dell'alcol nelle sue varie forme, la "scoperta"
del tabacco e la riscoperta dell'oppio da parte dei mercanti inglesi e dei medici
tedeschi, con la conseguente sintesi dei suoi derivati, hanno interessato, coinvolto a
sconvolto i cosiddetti governi civilizzati del mondo cristiano e islamico, i quali, pur
tramite controversie, anatemi, esaltazioni, divieti a persecuzioni, hanno finito col
demonizzarne l'uso o, all'opposto e più spesso, col monopolizzarne economicamente
il commercio soprattutto per quanto riguarda alcol e tabacco , provocando così
l'esplosione incontrollabile del mercato clandestino gestito dalle mafie dei vari paesi
e la conseguente amplificazione degli abusi più perniciosi.
Sia l'alcol che il tabacco e l'oppio, ben prima di essere trasformate in droghe sociali di
massa, furono retaggio sacrale e culturale di intere civiltà. Molto ampia sarebbe la
lista delle bevande fermentate il cui principio attivo è l'alcol etilico utilizzate fin dai
tempi preistorici dai popoli più diversi allo scopo di indurre un'ebbrezza sacra e
profana al tempo stesso. Un'ebbrezza capace tra l'altro, negli opportuni contesti
cultuali, di rimuovere la barriera che divide uomini e donne dagli Dèi (o dalle
profondità arche tipiche dell'inconscio), generando una profonda e totalizzante
comunione collettiva col Sacro.
Basti ricordare le più note a diffuse: il vino, prodotto dalla fermentazione dell'uva e
collegato dai Traci, e poi dai Greci, ai Misteri di Dioniso; e la birra, ottenuta dalla
fermentazione dei cereali (orzo, mais, ecc.), la cui origine fu attribuita dai Celti al
potere di Cernunno, il Dio Cornuto dell'estasi a della fertilità. (27)
Il tabacco, originario delle Americhe nelle sue due specie principali (Nicotiana
tabacum L. a N. rustica L.) , fu considerato già dagli Aztechi come il corpo della Dea
Cihuacohatl (28) e trovò una diffusissima utilizzazione sacramentale da parte degli
sciamani sia amerindi che pellerossa, i quali usavano fiutarlo o fumarlo, in quantità
anche enormi, allo scopo di indurre trance estatiche o allucinatorie.
La "scoperta" delle popolazioni amerinde, delle loro terre a dei loro culti psico-
vegetali da parte di Colombo, alla fine del XV secolo, portò la sacra pianta del
tabacco a contatto con la cultura occidentale, che attraverso il consueto, paranoico
balletto tra proibizione a monopolio, è riuscita a trasformarla in una droga di massa,
intossicante e cancerogena, molto lucrosa per i suoi legalizzati spacciatori, ma ormai
priva di qualsiasi facoltà psicoattiva.
Quanto all'oppio, le sue elevate qualità sia terapeutiche che psico-neurologiche,
nonché la pericolosità a l'ambivalenza del suo utilizzo, erano già note ai Collegi
sacerdotali egizi (che lo denominarono shepen) e babilonesi, nonché tra i Sumeri
(presso i quali era conosciuto come hul gil "la pianta della gioia") (29) e tra i Greci,
come certificato da Omero che ne cita l'uso nel IV Libro dell'Odissea celandolo sotto
il nome di nepente. (30)
L'estrazione del succo lattiginoso di oppio dalle capsule non maturate del papaver
somniferum, o papavero da oppio, ben descritta da Dioscoride, medico di Nerone, fu
sempre nota agli Arabi come agli Europei fino al Cinquecento, quando il medico,
mago e alchimista Paracelso ne ottenne, per primo, il laudano (tintura di oppio in
alcol), utilizzato come medicinale e come droga psicoattiva fino a tutto il XIX secolo.
Dai citati pionieri del primo Romanticismo ottocentesco, cui non va dimenticato di
aggiungere E.A. Poe, i cui fantastici viaggi nel soprannaturale non furono estranei
all'uso dell'oppio, passando attraverso gli ineffabili "mangiatori di haschis" di Gautier
fino attraverso gli ineffabili "mangiatori di haschis" di Gautier fino a Flaubert,
Maupassant, Apollinaire, Rimbaud e proseguendo con Proust e decine di altri, si può
dire non vi sia stato quasi alcun talento letterario o poetico, soprattutto tra i romantici
e i decadentisti a cavallo tra i due secoli, non coinvolto nell'uso delle antiche, sacre
sostanze.
Tra il 1888 e il 1896 il farmacologo tedesco Louis Lewin isolò l'alcaloide della
mescaline dal peyotl, pubblicando poi uno studio dettagliato sugli aspetti biochimici,
etnologici e religiosi del cactus messicano, che da quel momento negli ambienti
scientifici assunse il nome di anhalonium Lewinii. Le potenzialità enormi della
mescalina come chiave di liberazione degli universi interiori furono accolte dagli
artisti a dagli sperimentatori della coscienza con un entusiasmo ancora superiore a
quello che era stato riservato all'oppio e ai suoi derivati morfinici, la cui sgradevole
tendenza a creare assuefazione aveva causato problemi a molti.
Allo stesso modo di quello dell'haschis il principio attivo del peyotl poteva essere
pilotato a piacimento senza indurre alcuna forma di dipendenza fisica, come ebbero a
sperimentare lo scrittore, regista teatrale ed esoterista Antonin Artaud (uno dei
massimi esponenti del Surrealismo) e più di ogni altro l'eclettico inglese Aldous
Huxley, che sotto la guida dello psichiatra Humphry Osmond - inventore
dell'aggettivo "psichedelico" - sperimentò a largo la mescalina con intenti filosofico-
conoscitivi, pubblicando nel 1954 le proprie osservazioni illuminanti in quella che
probabilmente resta la sue opera più importante: Le porte della percezione. (46)
La sinergia tra scienziati, letterati e artisti nell'ambito delle ricerche sulle alterazioni
artificiali della coscienza era state inaugurate dallo psichiatra francese Jacques Joseph
Moreau de Tours che, dopo essersi occupato a lungo della chimica del cervello, aveva
sperimentato l'uso della cannabis per la cure di alcune forme di malattia mentale.
De Tours, nella sue veste di sperimentatore, era stato l'autentico ispiratore di Gautier
e degli Hachischins e forniva lui stesso l'haschis al gruppo seguendo i risultati delle
"sedate". Dal canto suo Havelock Ellis, uno dei fondatori della moderna sessuologia,
dopo avere personalmente sperimentato e autoanalizzato gli effetti del peyotl,
persuase diversi artisti suoi amici a sottoporsi a una serie di sedate psichedeliche,
registrandone accuratamente le esperienze.
La convergenza tra lucida analisi scientifica, avventura spirituale estetica e analisi
antropologica delle antiche culture religiose portava sempre, e ha portato fino ai
giorni nostri, a una sola, rivoluzionaria conclusione, che sconfina nella magia: l'estasi
chimica, la pratica mistica a la "visione" sciamanica si rivelano simili fino ad apparire
come una sole, identica esperienza.
Le piante magiche e i loro derivati continuano a essere quello che sempre sono state:
una chiave di accesso alla dimensione del sacro. Carne a Spirito dissolvono e
confondono i propri confini attraverso il pasto eucaristico dei Cibi Divini.
Note bibliografiche:
(1) Cfr. Daniel S. Worthon, Conoscere le piante allucinogene, Savelli, 1980, p. 60-63.
(2) Cfr Robert S. de Ropp, Le droghe a la mente, Roma, Cesco Ciapanna, 1980, p. 147.
(3) cfr. Philippe de Fèlice, Le droghe degli dei, Genova, ECIG, 1990, p. 158-159.
(9) Cfr. Albert Hofmann, LSD : il mio bambino difficile, Milano, Urra, 1995.
(11) Sull'opera e sulle ricerche di Wasson e sui suoi stretti rapporti con Hofmann vedi anche: Worthon, Conoscere le
piante allucinogene ... cit., p. 67-69, nonché le dettagliate descrizioni dello stesso Hofmann al cap. 9 della sua opera
fondamentale (Hofmann. LSD ... cit., p. 101-126.)
(13) Sulle connessioni tra i Misteri Eleusini e il probabile utilizzo di sostanze psicoattive estratte da qualche fungo
psilocibinico vedi il pregevole saggio dello psicanalista Gilberto Camilla, direttore scientifico della rivista Altrove
pubblicata dalla Società Italiana per to studio degli stati di coscienza, "Ritorno ad Eleusi" (Altrove, Torino, Nautilus, n.
3 / 1996, p. 13-27).
(14) Va ricordato che le ricerche che portarono a formulare l'ipotesi di un preparato estratto dalla segale cornuta come
sostanza psicoattiva utilizzata nel corso dei Misteri Eleusini vennero pubblicate nel libro the road to Eleusis (1978)
scritto da R. Gordon Wasson, Albert Hofmann a Carl A.P. Ruck, professore di etnobotanica della mitologia greca ad
Harvard (vedi ed. New York-Londra, Harcourt Brace Jova novich). Cfr. Albert Hofmann, I misteri di Eleusi. Roma,
Stampa Alternativa, 1993, p. 7-9.
(16) Sugli studi di Wasson in relazione all'amanita muscaras identificata con il soma cif. de Ropp, le droghe...cit., p.
163-165, Sul soma vedico e l'haoma iranico vedi anche: de Felice, Le droghe degli dei cit., p. 213-232.
(20) Sugli aspetti antropologici del culto della pianta di coca e sulla natura della cocaina vedi: de Félice, Le droghe
degli dei cit., p. 47-62. Per una dettagliata analisi della cocaina dal punto di vista tossicologico, anche se tracciata con
un deciso taglio proibizionista da cui dissentiamo fortemente, vedi anche il saggio La cocaina (Milano, Il Falco, 1982)
di Rosario Cutrufello, capo reparto neuropsichiatrico dell'Ospedale Militare Principale di Milano.
(23) Cfr Ciapanna, Marijuana ... cit., p. 193. Per un'estesa analisi di naturea, diffusione a utilizzo sacramentale del kawa
vedi: de Félice, Le droghe degli dei ... cit., p. 98-105.
(24) Cfr Daniele Piomelli. Storia della canapa indiana breve ma veridica, Roma, Stampa Alternativa, 1995.
(25) Bernardo Parrella, "L'uomo e la cannabis", Altrove, Torino, Nautilus, n. 2 (1995), p. 27.
(26) Erodoto, "Le storie", Storici greci, Firenze, Sansoni, 1993, p. 202 (IV, 73-75).
(28) Silvio Pagani, "L'addomesticamento della molecola selvaggia: tabacco a cannabis a confronto", Altrove, Torino,
Nautilus, n. 2 (1995), p. 69.
(29) Cfr. Dean Latimer, Jeff Goldberg, Fiori nel sangue: storia americana dell'oppio, dalle leggende antiche alle
moderne scoperte scientifiche, Roma, Cesco Ciapanna, 1983, p. 22.
(31) Latimer, Goldberg, Fiori nel sangue ... cit., cap. 6 (p. 81 125).
(32) Thomas S. Szasz, nato a Budapest nel 1920, ha insegnato psichiatria alla State University di NewYork a Syracuse a
partire dal 1956.
(33) Thomas S. Szasz, Il mito della droga la persecuzione ritnale delle droghe, dei drogati a degli spacciatori, Milano,
Feltrinelli, 1977, p. 56.
(34) Brani tratti dalla conferenza di Le Shan pubblicata in: PSI and altered states of consciousness, New York, Garrett
Press, 1967, p. 129-130. Cfr. Ciapanna, Marijuana ... cit., p. 210.
(35) Un'illuminante analisi metaforica sul mito giudeo-cristiano della proibizione ad Adamo di consumare i frutti
dell'Albero della Conoscenza correlato al tabù occidentale rispetto alle sostanze psicoattive viene tracciato da Szasz in
IL mito della droga ... cit., p. 91-93.
(37) Cfr. Margaret A. Murray, IL dio delle streghe, Roma, Ubaldini 1972; Le streghe nell'Europa occidentale, Milano,
Garzanti, 1978. Vedi anche: Pinuccia Di Gesaro, Streghe: L ossessione del diavolo, il repertorio dei malefizi, la
repressione, Bolzano, Praxis 3, 1988; I giochi delle streghe: stregonerie confessate nei processi del Cinque a Seicento e
convalidate dai massimi demonologi Bolzano, Praxis 3, 1995.
(38) Cfr. Massimo Centini, Le schiave di Diana: stregoneria a sciamanismo tra superstizione a demonizzazione;
Genova, ECIG, 1994.
(40) Cfr. Gilberto Camilla, "Le erbe del Diavolo: aspetti antropologici", Altrove, Torino, Nautilus, n. 2 (1995), p. 105-
115.
(47) Cfr. Franco Fortini, Lanfranco Binni. Il movimento surrealista, Milano, Garzanti, 1991, p. 91-98.
(48) Cfr. EA (Julius Evola), "Sulle droghe", in: Gruppo di UR, Introduzione alla Magia, Roma, Mediterranee, 1971,
vol. 3, p. 363-377.
(49) Per una dettagliata analisi storica delle principali ramificazioni dell'Ordo Templi Orientis curata sotto la diretta
supervisione dell'autore del presente articolo vedi: Akkademia Pan Sophica Alpha Draconis, "Radici storiche a magiche
delle filiazioni O.T.O.", Daimon: periodo di cultnra neopagana, chelemica, gnostica e luciferiana, Campi Bisenzio,
APsAD, ed. speciale del 1° dic. 1997, p. 2-13.
(50) Cfr. Francis King (curatore), the secret rituals of che O. T. O:, London, C.W. Daniel Company, 1973, p. 131, nota
1.
(51) Roberto Negrini, "A cinquant'anni dalla morte di Aleister Crowley: vita, cultura a magia di un sapiente
scandaloso", Il Giornale dei Misteri, n. 315 (gen. 1998), p. 31-35. Sulla vita e sull'opera di Crowley vedi anche la
relazione da noi presentata a Cefalù in occasione del Convegno Internazionale Un mago a Cefalù: Aleister Crowley e il
suo soggiorno in Sicilia (22-23 feb. 1997) promosso dall'Azienda Autonoma di Soggiorno di Cefalù e dall'Assessorato
Regionale Turismo di Sicilia in occasione del cinquantenario della morte del magista inglese: Roberto Negrini, "La
Bestia e la Dea: Idealismo Magico a Illuminismo Scientifico di Aleister Crowley, dal Neopaganesimo europeo alla New
Age", Daimon, ed. cit., p. 17-26.
(52) Cfr. Aleister Crowley, Diary of a drug fiend, York Beach, Samuel Weiser, 1970.
(53) Sui diversi aspetti magico-operativi connessi all'utilizza zione di sostanze psicoattive vedi il saggio fondamentale
di Kenneth Grant (discepolo di Crowley e attuale Gran Maestro della filiazione inglese dell'O.T.O.) La droga e l'occulto
in: Kenneth Grant, IL risveglio della Magia, Roma Astrolabio, 1973, p. 76-90.
(54) Cfr. Carlos Castaneda, A scuola dallo stregone, Roma, Astrolabio, 1970.
(56) Cfr. S.I.S.S.C. "Psiconauti del 2000", Altrove, Torino, Nautilus, n. 2 (1995) , p. 25.
(57) "Sul modello eleusino si potrebbero istituire centri in grado di riunire a rafforzare le molteplici correnti spirituali
del nostro tempo che mirano allo stesso traguardo, consistente nel creare i presupposti, tramite una trasformazione di
coscienza in ogni singolo individuo, per un mondo migliore senza guerre né catastrofi ambientali, per un mondo abitato
da uomini più felici" (Albert Hofmann, I misteri di Elensi ... cit., p. 16) .
(58) Cfr. Albert Hofmann, LSD: i miei incontri con Huxley, Leary, fiinger, Vogt, Roma, Stampa Alternativa, 1992.
(59) Cfr. Timothy Leary, Ralph Metzner, Richard Alpert, L'esperienza psichedelica: manuale basato sul Libro Tibetano
dei mor1i, Milano, SugarCo, 1974. 60. Cfr. de Ropp, Le droghe ... cit., p. 179..'