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A me
balzano all’occhio due cose, come si può anche
vedere dalle cartine della storia sismica dei luoghi
(qui sopra c’è quella di Onna, presa dall’articolo
succitato: quella relativa all’Aquila è molto più
complessa, perché naturalmente le cronache sono
molto più ricche di particolari, ma se ci si limita alle
scosse maggiori l’unica differenza è l’aggiunta di
quelle del XIV secolo). I dati a disposizione sono
pochi; e non sono affatto uniformi, cosa del resto che
ci si può aspettare quando si hanno pochissimi dati a
disposizione. Parlare di 325 anni di tempo di ritorno
per quanto mi riguarda è insensato; anche perché, se
ci pensate un attimo, uno potrebbe dedurre che
adesso è inutile costruire case pensate per durare un
secolo ma capaci a resistere a un sisma di magnitudo
6, visto che tanto la probabilità che nei prossimi
cent’anni un sisma così arrivi è molto bassa. Molto
più logico appunto definire magnitudo 6.5 come il
livello di benchmark, punto.