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Le migrazioni nel passato

Durante la storia dell’umanità il fenomeno delle migrazioni è sempre stato presente: l’essere umano
si sposta per motivi economici, per problemi riguardanti il proprio paese, come guerre, carestie, o
anche con il semplice desiderio di conoscere nuovi stili di vita, culture ecc.
Le migrazioni risalgono già a tempi antichissimi (V-III millennio a.C.) quando diverse popolazioni,
sebbene si fosse già diffuso il sistema agricolo, continuarono ad essere nomadi ed a spostarsi
continuamente, poiché la loro economia era basata essenzialmente sulla pastorizia, sul commercio e
sul mare.
Anche durante la tarda epoca romana, l’Impero romano d’Occidente fu invaso da flussi migratori
provenienti da paesi barbari. All’inizio queste popolazioni, attraverso un’efficiente politica di
accoglienza, furono integrate all’interno del territorio romano, dando così origine a popolazioni
romano-barbariche. Alcuni storici pensano però che, la fine dell’Impero romano d’Occidente sia
stata causata dalla successiva scarsa gestione di queste migrazioni, poiché proprio per questo esse si
trasformarono in vere e proprie invasioni che i romani non poterono più controllare e che portarono
alla decaduta dell’impero.
Nel Alto Medioevo la società era basata prevalentemente sull’agricoltura, e, di conseguenza, la
popolazione, era prevalentemente sedentaria. Gli unici “migranti” erano i vagabondi e viandanti che
viaggiavano attraverso le città, quindi persone considerate degli emarginati. Diversa la situazione
nel Basso Medioevo, quando con la rinascita dei commerci e delle città, si intensificarono gli
spostamenti di popoli da un territorio all’altro e specialmente dalla campagna alla città.
Tra l’Ottocento e il Novecento si verificarono imponenti migrazioni che coinvolsero specialmente il
continente europeo: si stima che in questo periodo di tempo emigrarono circa 60 milioni di europei
e di questi ben 38 milioni siano emigrati negli Stati Uniti, mentre il resto si distribuì in altri paesi
come il Canada, in America del Sud, in Australia, e in minor parte, in Africa. Gran parte di queste
emigrazioni fu costituita da popolazioni che provenivano da paesi dell’Europa meridionale, come la
Spagna, il Portogallo, e L’Italia. Infatti verso la fine dell’Ottocento, dal nostro Paese partirono più
di 16 milioni di persone, dirette verso gli Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile e Australia.
Dopo la Seconda guerra Mondiale, dalle zone che soffrirono di più durante il conflitto partirono
diverse correnti migratorie, alla ricerca di paesi più stabili economicamente e politicamente. Ne è un
esempio l’Italia, che fu di nuovo soggetta a diverse migrazioni, che coinvolsero più che altro la
parte meridionale e insulare della penisola; le zone di destinazione erano il Belgio, poiché gli
italiani furono attratti dai salari che offriva, e anche la Germania e la Svizzera, dove era richiesta
manodopera nelle industrie metal-meccaniche.

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