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Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Civile

Politecnico di Bari Laboratorio di Progettazione

Progettazione di massima delle opere infrastrutturali


Ponti e Viadotti

Marzo 2019 Mauro Mezzina Ponti 1 DICATECh


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5.1.2
5.1.2 Prescrizioni generali sui PONTI
Sede stradale

Marciappiede
Marciappiede

Banchina

Banchina
1 o più Carreggiate
(con eventuale Spartitraffico)

La sede stradale sul ponte è composta da


una o più carreggiate, eventualmente divise
da uno spartitraffico, da banchine o da
marciapiedi secondo l’importanza, la funzione
e le caratteristiche della strada.

Hlibera 5.00m

Nei casi di strada a traffico selezionato è ammesso, per


motivi validi e comprovati, derogare da quanto sopra,
purché l’altezza minima non sia minore di 4,00 m.
Eccezionalmente, ove l’esistenza di vincoli non eliminabili
imponesse di scendere al di sotto di tale valore, si potrà
adottare un’altezza minima, in ogni caso non inferiore a
3,20 m. Tale deroga è vincolata al parere favorevole dei
Comandi Militare e dei Vigili del Fuoco competenti per
territorio.

2
5.1.2

Lmin= 40 m

LE PILE DI NORMA NON


DEVONO INTERESSARE IL
LE PILE DI NORMA NON CORSO D’ACQUA ATTIVO
DEVONO INTERESSARE I
CORPI ARGINALI

Nel caso di pile e/o spalle in


alveo cura particolare è da Il FRANCO SOTTOTRAVE sarà
dedicare al problema delle
commisurato alle necessità del
escavazioni dell’alveo e alla
protezione delle fondazioni trasporto di materiale galleggiante
delle pile e delle spalle
La quota idrometrica ed il franco dovranno essere posti in
correlazione con la piena di progetto riferita ad un
periodo di ritorno non inferiore a 200 anni.

3
La quota idrometrica ed il franco dovranno essere posti in correlazione con la piena di progetto riferita ad un
periodo di ritorno non inferiore a 200 anni (normalmente considerato dalle AdB per le verifiche di tipo idraulico)

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In Italia le strade sono classificate all’art. 2 del Codice della Strada in


base alle loro caratteristiche tecniche e funzionali e identificate da una
lettera che va dalla A alla F.
Le caratteristiche geometriche della sede stradale sono, invece, definite
nell’allegato tecnico del D.M. 5.11.2001 “Norme funzionali e
geometriche per la costruzione delle strade”.

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Piattaforme stradali per alcune categorie

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Ai sensi dell’art. 4 del DM 5.11.2001, sulle opere di scavalco le dimensioni


degli elementi componenti la piattaforma stradale devono essere
mantenute invariate; a margine della piattaforma delle strade extraurbane
e delle autostrade urbane devono essere predisposti dei dispositivi di
ritenuta di altezza non inferiore a 1 metro e, se necessario, prevista
l’adozione di reti per la protezione del traffico sottostante.
Nelle strade urbane va, inoltre, previsto sul lato destro di ciascuna
carreggiata un marciapiede per il transito pedonale opportunamente
protetto dal traffico.
Si pone l’attenzione, inoltre, sulla posizione dell’asse di tracciamento della
strada che in generale è distinto da quello del viadotto.
Infatti l’asse stradale è ubicato, a seconda della tipologia di strada, o sulla
mezzeria del pavimentato o sull’asse della riga bianca di separazione fra
corsie di marcia adiacenti, mentre l’asse di tracciamento dei viadotti si
colloca, normalmente, in corrispondenza della mezzeria della soletta di
impalcato.
Tale aspetto verrà ripreso successivamente in riferimento alla disposizione
delle travi.

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SAGOMA STRADALE E GEOMETRIA DELLE SOLETTE


La piattaforma stradale è realizzata mediante la posa di strati di conglomerati
bituminosi a composizione granulometrica e spessore variabile.
Lo spessore della pavimentazione su viadotto è in generale la minima necessaria ed
è costituita dai soli strati legati di binder ed usura usualmente pari a 6cm e 4cm.
La pavimentazione viene stesa direttamente sulla impermeabilizzazione e le
pendenze trasversali seguono la giacitura della sottostante soletta.
La pendenza trasversale ha la funzione di allontanare le acque meteoriche dalla
piattaforma stradale ma, soprattutto, ha il compito di compensare la forza
centrifuga agevolando il corretto inserimento del veicolo nei tratti in curva. La
variazione della pendenza (cosiddetta rotazione di sagoma), conseguente a cambi di
direzione di marcia, avviene in genere nel tratto in clotoide permettendo così al
veicolo di percorrere il tratto in curva a pendenza trasversale costante; al fine di
ottimizzare le pendenze delle solette, la rotazione di sagoma può avvenire in parte
nei rettifili di approccio alle clotoidi.
In alternativa è possibile realizzare il piano di estradosso dell’impalcato con
pendenza costante, opportunamente scelta, e compensare la variazione di
pendenza con ricariche non strutturali.
Gli elementi di compensazione possono assumere spessore anche di alcuni decimetri
e sono realizzati o con il binder, eventualmente alleggerito, o con massetti in
calcestruzzo non strutturale o altro conglomerato alleggerito.

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Nel primo caso la piattaforma presenta


una doppia falda simmetrica a pendenza
costante: la soletta segue la pendenza
del pavimentato;
nel secondo caso, invece, la piattaforma
ha pendenza variabile fra due appoggi
successivi, la soletta viene disposta con
una pendenza propria e su di essa viene
disposto un massetto di compensazione.
In entrambi i casi i cordoli presentano
una pendenza verso l’interno.
Per realizzare i necessari dislivelli fra
gli estradossi, le travi vengono disposte
su baggioli di altezza variabile:
sarà poi compito della soletta
compensare le differenze di quota e
realizzare la corretta pendenza.

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160 950 160

125 350 350 125

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Carpenteria impalcato cap

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Nella figura viene riportato un esempio di completa


rotazione della sagoma stradale, con inversione della
pendenza trasversale, realizzata su opera d’arte.
Tale situazione avviene tipicamente in corrispondenza
degli scavalchi stradali laddove la strada
sovrapassante si approcci al manufatto con due curve
contrapposte (destrorsa e sinistrorsa).
In questo esempio si ricorre alla scelta di disporre
il piano di estradosso della soletta in orizzontale,
compensando il dislivello con massetti in
calcestruzzo non strutturale; di conseguenza i cordoli
laterali presenteranno altezze variabili e fra loro
diverse. Laddove venisse scelto di disporre le travi con
giaciture variabili, realizzando così la superficie
elicoidale richiesta, i cordoli presenteranno altezze
costanti. Tale soluzione, tuttavia, richiede una
particolare attenzione in fase di progettazione ed
esecuzione di tutti i dettagli costruttivi delle
carpenterie e armature della soletta, dei traversi e
dei baggioli che presenteranno dimensioni e pendenze
variabili.

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Parte integrante della sede stradale sono gli
elementi di margine che su viadotto si possono
in primo luogo individuare nelle barriere di
sicurezza secondo quanto previsto dal cap. 4.1.1
del D.M. 5.11.2001.
In generale è possibile garantire il
funzionamento della maggior parte delle
barriere di sicurezza assumendo cordoli di
calcestruzzo di larghezza pari a 75 cm; la
loro altezza dovrà essere al più pari a 7 cm .
Nelle sole strade tipo E, F la barriera di
sicurezza può essere omessa; in questi casi il
marciapiede deve avere un ciglio non
sormontabile di 15 cm e viene disposto un
parapetto al limite esterno.
A tergo della barriera di sicurezza possono
essere presenti ulteriori elementi di margine
dell’infrastruttura quali piste ciclopedonali,
marciapiedi, impianti di illuminazione su palo,
schermature per il vento o per il rumore,
sempre fisicamente distinti dalla piattaforma
stradale.

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Da un punto di vista tipologico le soluzioni


adottate in campo stradale per la
realizzazione di strutture a travata con pile
in c.a. per ponti e viadotti sono così
suddivisibili:

a) impalcati a solettone;

b) impalcati a travi in cemento armato


prefabbricate precompresse (c.a.p.) e
soletta in cemento armato collaborante;

c) impalcati a travi in acciaio e soletta in


calcestruzzo collaborante.

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1270

160 950 160

125 350 350 125

158 318

1270

160 950 160

125 350 350 125

159

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La disposizione in pianta delle travi è, generalmente, simmetrica rispetto all’asse


impalcato anche in quei casi ove i marciapiedi destro e sinistro presentino
larghezze diverse.
E’ bene prevedere uno sbalzo di soletta in estremità in grado di proteggere le
travi dall’incidenza della pioggia a vento; una semplice regola può essere quella
di definire, nei tratti in rettilineo, lo sbalzo dall’asse trave Sb pari a:
Sb= 0.7 Himp + b/2
ove Himp è l’altezza complessiva dell’impalcato (travi + soletta) e b è la larghezza
della suola inferiore della trave.

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Sono costituiti da travi prefabbricate precompresse, realizzate in genere in


stabilimento, solidarizzate per mezzo dei traversi e della soletta gettata in opera; la
precompressione delle travi avviene mediante trefoli rettilinei, tesi fra le testate
dei casseri prima del getto, disposti secondo lo schema previsto dal progettista.
A seconda del tipo di sezione trasversale, le travi prefabbricate possono essere
raggruppate in due famiglie:
• le travi ad omega (o cassoncini sia ad ala larga che normale) o
• le travi a “I” (o a doppio T, sia ad ala larga che normali).
Ai fini di un predimensionamento, si può fare utile riferimento agli abachi forniti
dai vari produttori di travi prefabbricate

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La disposizione delle travi con asse


longitudinale inclinato comporta la
necessità di predisporre dei cunei per
garantire un appoggio delle travi sulla
sottostruttura perfettamente orizzontale.
Il trasferimento delle azioni orizzontali
fra impalcato e apparecchio di appoggio
avviene, in zona sismica, sempre per
contatto meccanico diretto. Tale sistema
può essere realizzato prevedendo
l’inserimento di una contropiastra zancata
nella trave dotata di tasca di attesa al cui
interno viene imperniato il piatto superiore
dell’apparecchio.
In alternativa il contropiatto può essere
dotato di cieche al cui interno vengono
fissati dei perni filettati.

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La precompressione delle travi in cemento armato può essere realizzata


mediante trefoli rettilinei di acciaio ad alta resistenza pretesi.
La disposizione, il numero e il tiro dei trefoli è ovviamente dipendente dalla
entità sollecitazioni flessionali presenti lungo la trave.
Per permettere una variabilità della precompressione lungo la trave sia in
termini di azione che di punto di applicazione della risultante, alcuni trefoli,
opportunamente scelti, possono essere resi inefficaci mediante
inguainamento; in tale modo viene ridotta la precompressione agente e il
baricentro dei trefoli attivi può essere opportunamente posizionato.
I trefoli sono disposti su filari secondo una matrice geometrica regolare,
normalmente basata su un modulo quadrato di 5 cm di lato.
Nella stessa figura è possibile vedere il passo d’uomo adottato e i fori
predisposti per la movimentazione delle travi in officina e cantiere.
Si evidenzia che in corrispondenza della estremità della trave le ali
superiori delle travi vengano ridotte di larghezza: tale dettaglio permette di
aumentare il varco utile per il getto in opera del traverso compreso fra le
travi e semplifica le operazioni di sollevamento e varo della trave.

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Si evidenzia che in
corrispondenza della
estremità della trave le ali
superiori delle travi
vengano ridotte di
larghezza: tale dettaglio
permette di aumentare il
varco utile per il getto in
opera del traverso compreso
fra le travi e semplifica le
operazioni di sollevamento e
varo della trave.

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SCHEMI STATICI E CONTINUIZZAZONE DEGLI IMPALCATI

Lo schema statico più semplice da adottare è quello di impalcato


semplicemente appoggiato, realizzato posizionando su un appoggio (pila o
spalla) i vincoli fissi e sul seguente quelli mobili, e ripetendo tale schema per
tutte le campate. Ciò comporta che in corrispondenza di ogni pila o spalla sia
presente una interruzione di soletta con conseguente inserimento di un giunto di
dilatazione. La scelta di uno schema del tipo appoggio-appoggio, tuttavia, non
ottimizza il funzionamento statico del viadotto e introduce una serie di
discontinuità che peggiorano il confort di marcia e gli oneri manutentivi.

E’ pertanto utile continuizzare la soletta sia per limitare il numero di giunzioni


sull’impalcato e sia per ridistribuire le azioni orizzontali alle sottostrutture.
I metodi più utilizzati per la continuizzazione dei viadotti sono:

- “catena cinematica” per la ripartizione delle sole azioni longitudinali;


- “soletta continua” per la ripartizione sia delle azioni longitudinali che
trasversali.

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SEZ: Longitudinale impalcato cap

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impalcato misto acciaio-cls

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Catena cinematica

In corrispondenza di ogni pila,


ad eccezione della pila/spalla di
giunto, vengono disposte delle
barre ad alta resistenza
precompresse che collegano fra
loro le testate delle solette di
impalcati adiacenti.
In senso trasversale, invece, ogni
pila/spalla deve essere in grado
di assorbire l’azione di
competenza della corrispondente
campata

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Soletta continua

Da un punto di vista del calcolo è un


intervento più complesso del
precedente, ma permette il pieno
sfruttamento della soletta come
diaframma rigido in grado di ripartire
perfettamente tutte le azioni orizzontali
(sia longitudinali che trasversali) alle
sottostrutture e collegare gli impalcati
indipendentemente dalla giacitura del
piano della soletta.

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Solette realizzate mediante


predalles
Generalmente le lastre
prefabbricate collaborano con il
getto in opera nel portare i carichi
trasversalmente tra trave e trave e
contengono, nel loro spessore, le
armature necessarie a questo scopo:
tenuto conto dei copriferri richiesti
ciò si traduce in una altezza minima
di 5-7 cm.
La collaborazione tra lastra
prefabbricata e getto in opera deve
essere garantita da opportune
staffe che generalmente sono
inclinate a formare un traliccio
metallico che porta il peso del getto,
normalmente mai inferiore a 20 cm.
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Le solette di continuità sulle pile si impiegano


quando si vogliono eliminare, o ridurre
drasticamente, i giunti di impalcato senza
rinunciare alla prefabbricazione delle travi.
Questo schema, per quanto riguarda le azioni
orizzontali (sisma, frenatura) e le variazioni
di volume del calcestruzzo (temperatura,
fenomeni lenti) si comporta come una trave
continua e quindi i vincoli vanno disposti in
conseguenza.
Questa soletta deve sopportare le rotazioni,
positive e negative, che le vengono imposte
dalle due travate contigue che collega e che
derivano da azioni di breve durata (variazioni
termiche differenziali, transito dei carichi di
servizio, forze orizzontali istantanee
applicate al piano viario o al baricentro della
travata, e quindi eccentriche rispetto agli
appoggi fissi) e da azioni differite nel tempo
(viscosità delle travi, ritiro differenziale tra
travi e soletta).
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Sono elementi monolitici in c.a.


impegnati principalmente a flessione e
taglio.
Da un punto di vista esecutivo possono
essere sia realizzati in opera sia
prefabbricati.
Nel caso di esecuzione in opera i traversi
presentano armatura lenta composta da
barre filanti e staffe necessarie ad
assorbire le sollecitazioni flettenti e
taglianti a cui è chiamato a resistere; tali
barre attraversano le anime della trave
prefabbricata in opportune tasche di
attesa.
Da un punto di vista esecutivo, la
precompressione dei traversi avverrà
prima della realizzazione della soletta.

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La struttura del ponte deve essere concepita e dimensionata in modo tale che,
qualora soggetta ad un’azione sismica allo SLV, sia in grado di resistere in
campo elastico (Strutture a Bassa Duttilità) ovvero di formare un
meccanismo dissipativo stabile.
Il meccanismo dissipativo si può realizzare mediante la formazione di
cerniere plastiche a comportamento duttile alla base delle pile (Strutture
ad Alta Duttilità), ovvero inserendo opportuni sistemi di dissipazione
isteretica o viscosa che disaccoppino il moto dell’impalcato da quello delle
sottostrutture.
Tutte le altre parti della struttura non interessate dai meccanismi
dissipativi o di isolamento devono rimanere in campo elastico.
Da un punto di vista costruttivo è possibile equipaggiare i tradizionali
apparecchi di appoggio con sistemi dissipativi, isteretici o viscosi posti in
parallelo (sistemi a Reazione Tagliante), ovvero suddividere le funzioni,
distinguendo il compito di sostenere le azioni verticali da quello di assorbire le
azioni orizzontali (sistemi a Reazione Assiale).

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Sistemi di protezione sismica a


reazione assiale

Si tratta di sistemi di vincolo il cui


compito è quello di assorbire l’energia
sismica mediante dissipazione,
isteretica o viscosa, ovvero di
modificare la risposta dinamica della
sovrastruttura mediante
deformazioni elastiche del
dispositivo, qualora soggetti ad azioni
sismiche assiali. dell’impalcato.
Essi vengono disposti, normalmente,
a contrasto fra il paraghiaia della
spalla e il traverso.

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Sistemi di protezione sismica a


reazione tagliante

Si tratta di sistemi di vincolo disposti


in corrispondenza degli appoggi
dell’impalcato il cui compito è quello di
assorbire l’energia sismica mediante
dissipazione, isteretica o viscosa,
ovvero di modificare la risposta
dinamica della sovrastruttura
mediante deformazioni elastiche del
dispositivo, qualora soggetti ad azioni
sismiche taglianti.
Tali dispositivi vengono disposti in
parallelo con gli apparecchi di
appoggio e possono essere integrati
con essi.

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Nella figura è riportata l’armatura


di una pila ad alta duttilità (CD “A”)
secondo quanto previsto da NTC.
La zona di cerniera plastica si
localizza alla base per una altezza
critica pari alla maggiore fra la
profondità della sezione in direzione
ortogonale all’asse di rotazione della
cerniera ovvero alla distanza della
sezione di momento massimo e la
sezione in cui il momento si riduce
del 20%; in tale tratto la
disposizione delle staffe è tale da
assicurare la verifica della resistenza
al taglio secondo il criterio della
Gerarchia delle Resistenze (GR) e al
contempo garantire il confinamento
delle armature longitudinali secondo 46
quanto
Marzo previstoMauro
2019 da NTC.
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Secondo il DM 2008 e l’EC8, in tale tratto il


passo dei bracci delle staffe o dei tiranti
in direzione trasversale alla pila non deve
essere superiore a 1/3 della dimensione del
nucleo confinato ovvero di 350 mm né
inferiore a 200 mm, mentre il passo dei
bracci delle staffe in direzione
longitudinale non deve essere superiore a 6
volte il diametro delle barre longitudinali né a
1/5 del diametro del nucleo della sezione.

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In sommità della pila viene


generalmente disposto un elemento in
c.a monolitico, detto pulvino, il cui
compito è quello di garantire la
transizione fra la sezione di impalcato e
quella del fusto pila, assicurando al
contempo una corretta diffusione delle
azioni provenienti dall’impalcato.
Si tratta di un elemento massivo
soggetto a uno stato di sollecitazione
pluriassiale di taglio, torsione e
flessione. Vista la geometria e i rapporti
dimensionali fra i lati normalmente si
ricorre a metodi di calcolo basati su
schemi vettoriali elementari di
ripartizione delle forze interne.
In estradosso saranno presenti
armature filanti atte a sostenere le
trazioni indotte dai carichi verticali
agenti nelle zone a sbalzo; in aggiunta
saranno presenti staffe e ferri piegati
necessari a contrastare le trazioni da
48
taglio e torsione.Mauro Mezzina
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I baggioli sono degli elementi monolitici


in c.a. eseguiti generalmente con
calcestruzzi di classe di resistenza
superiore a quelli delle pile, il cui
compito è quello di realizzare i piani di
appoggio dei dispositivi di vincolo,
creare i dislivelli fra le travi di
impalcato, accogliere le zanche di
fissaggio degli apparecchi di appoggio, e
compensare eventuali errori di
esecuzione.
In sommità della pila possono essere
altresì presenti dei ritegni sismici utili
a contenere l’impalcato in presenza di
azioni sismiche particolarmente
rilevanti.
Tali elementi sono realizzati in
calcestruzzo armato sulla cui estremità
viene disposto un cuscino in neoprene
necessario a evitare rotture localizzate 51
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da impatto. Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica


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Le spalle monolitiche sono elementi a tutta altezza dal p.c. che accolgono e
sostengono il corpo del rilevato e sulla cui sommità vengono appoggiate le
travi.
Lo schema di funzionamento è del tipo a bilanciere, vista la presenza dell’azione
instabilizzante, data dal carico dell’impalcato e dalle azioni orizzontali ribaltanti,
a cui corrisponde una reazione bilanciante offerta dal terreno a tergo del muro
di paramento e gravante sulla fondazione.
Lo spessore dei muri andatori può essere variabile fra lo spiccato e la
sommità: in genere è di circa 80 cm.
Per quanto riguarda le altezze delle spalle e dei relativi rilevati, in generale si
cerca di posizionare la spalla laddove il rilevato a tergo supera 5-6 m; in tal
modo, tenendo conto anche del necessario rinterro, la spalla monolitica presenta
muri andatori alti circa 7 metri. La loro posizione in pianta corrisponde al limite
del tratto pavimentato contro cui si appoggia la scarpa laterale del rilevato e la
loro lunghezza è pari alla sottostante fondazione.
Il paraghiaia ha spessore di almeno 40 cm, presenta un’altezza pari a quella
dell’impalcato, incrementata dell’altezza appoggi e baggioli, e il suo estradosso è
posto al di sotto dei soli strati di binder e usura; pertanto il profilo superiore
del paraghiaia è identico al profilo della sagoma stradale; sulla sua sommità viene
anche fissato l’elemento di giunto dell’impalcato.
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In atri casi le funzioni della


spalla possono essere
disaccoppiate affidando il
compito di sostenere il rilevato
ad elementi in grado di
aumentare la capacità resistente
del terreno e di assorbirne le
spinte residue (muri in terra
rinforzata ad esempio).
Rimane alla spalla il compito di
sostenere l’impalcato e le sue
azioni e garantire la
transizione fra la sede
stradale in rilevato e quella in
viadotto.

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Le fondazioni di pile e spalle sono realizzate mediante una platea in


cemento armato gettato in opera (di spessore variabile generalmente
compreso fra 1.50 e 2.50 m), il cui estradosso è posto almeno 50 cm al di
sotto del piano campagna, in grado di ripartire il più omogeneamente
possibile i carichi e al contempo ridurre l’eccentricità della risultante
riportandola all’interno del nocciolo centrale di inerzia della fondazione.

Il trasferimento delle sollecitazioni al terreno avviene generalmente


attraverso l’utilizzo di pali di grosso diametro (ø 1000-1500), di lunghezza
tale da trasferire per attrito laterale e per punta gli sforzi di
compressione e taglio agenti. I pali vengono disposti secondo una maglia
rettangolare o triangolare (quinconce), di interasse almeno pari a 3
diametri, e il perimetro della platea di fondazione li racchiude
fuoriuscendo dall’ultima fila di pali per almeno un diametro.

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