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Intemediari Finanziari
Intemediari Finanziari
finanziario e
l’intermediazione”
Obiettivi
Sistema
economico
Circuito reale
consumo
economia
Lavoro e
capitale Reddito
Le famiglie
risparmio
I “saldi finanziari settoriali”
imprese
Investimenti
I “saldi finanziari settoriali”
economia Imposizione
Erogazione
fiscale
di servizi
(indiretta e
pubblici Lo Stato personale)
I “saldi finanziari settoriali”
Dal lato della domanda aggregata (Y), il reddito
può essere destinato o a finanziare i consumi (C)
o ad essere risparmiato (S) Y=C+S
Dal lato della offerta aggregata (PIL), la stessa
può essere destinata alla produzione di beni e
servizi di consumo (C) o verso investimenti in
attività reali (I) PIL = C + I
Equazione di un’economia chiusa (in equilibrio):
PIL = Y = C + I = C + S S=I
I “saldi finanziari settoriali”
Tale condizione (S = I), che caratterizza il sistema
nel suo complesso e in situazione di equilibrio,
non si verifica necessariamente per le singole
unità economiche.
Es. una famiglia può destinare parzialmente il
proprio risparmio all’acquisto di beni
d’investimento. Il differenziale tra la quantità di
risparmio investito viene definito saldo
finanziario (S – I). Tale quantità può essere
positiva (S > I), negativa (S < I) o nulla (S = I).
I “saldi finanziari settoriali”
Tale condizione è possibile per l’esistenza del
circuito finanziario, dove:
I prestatori di capitale e lavoro ricevono stipendi
e rendite finanziarie (interessi e dividendi) e
utilizzano il loro risparmio in forma di credito e
partecipazione al capitale d’impresa.
I “saldi finanziari settoriali”
In termini tipicamente contabili, gli stock
accumulati a fine periodo ad es. da una famiglia
sono:
In termini di impieghi, investimenti in attività
reali (es. abitazione) e in attività finanziarie
(titoli, depositi bancari, ecc.)
In termini di fonti, risparmio cumulato nel tempo
(patrimonio) e indebitamento acceso e in essere
(passività finanziarie)
I “saldi finanziari settoriali”
Pertanto l’investimento in attività reali e finanziarie
è reso possibile dal patrimonio posseduto e
dall’indebitamento (in formula):
AR (attività reali) + AF (attività finanziarie) = P (patrimonio) +
PF (passività finanziarie)
In termini di flusso:
I + ΔAF = S + ΔPF
quindi
S – I = ΔAF - ΔPF = SF (SALDO FINANZIARIO)
I “saldi finanziari settoriali”
Considerata la possibilità di effettuare
disinvestimenti (vendite) e riduzioni delle passività
finanziarie (rimborsi) l’equazione è la seguente:
Famiglie
Imprese non finanziarie
Pubblica Amministrazione
Estero
Istituzioni finanziarie
Settori istituzionali
Classificazione per omogeneità di comportamento:
Famiglie, abitualmente in condizione di avanzo
finanziario
Imprese non finanziarie, sistematicamente in
condizione di disavanzo finanziario (assuntrici di
debito)
Pubblica Amministrazione in condizione di
disavanzo finanziario (deficit), spesa pubblica
maggiore delle entrate
Settori istituzionali
Classificazione per omogeneità di comportamento:
Estero, dipende dalla saldo della bilancia dei
pagamenti
intermediazione finanziaria
L’intermediazione finanziaria
Rischi di provvista
Rischi di controparte
Intermediari Datori
Prenditori Rischi
di fondi di fondi
interni
Rischi di regolamentazione
Autorità di
vigilanza
Classificazione dei rischi
INDIVIDUARNE MODALITÀ DI
QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO,
GESTIONE E SUO CONTENIMENTO
Tasso di Perdita
Probabilità perdita in Esposizione attesa(EL)
di default caso di al default
(PD) default (EAD)
(LGD)
Rischio operativo;
Rischio strategico;
Rischio reputazionale
Rischi interni – rischio
operativo
Il Rischio operativo, è legato agli effetti
economici negativi (perdite inattese) per
l’intermediario, derivanti dal malfunzionamenti
o inefficienze di sistemi e di processi aziendali;
comportamenti erronei o dolosi dei dipendenti;
cambiamento del contesto fiscale,
regolamentare, ecc.; eventi di natura esterna
imprevisti
Il rendimento che i
finanziatori otterrebbero
impiegando i propri fondi in
attività alternative,
caratterizzate da medesimo
grado di rischio
Nozione di
Costo Opportunità del Capitale
C.O.C.
dipende
dipendono
Cos’è il rischio?
Definizione di rischio
Il rischio – Come definirlo?
Come quantificarlo?
2
Valore assoluto Varianza σ
2 2
Varianza σ Valore atteso (rx*-rx)
ma è opportuno ricordare
il mercato
N titoli
Rendimento atteso x 1 r1 + x2 r2
dove x = peso dell’azione nel portafoglio
r = rendimento atteso
2 2 2 2
Varianza di portafoglio (x1 σ1 ) + (x2 σ2 ) + 2 (x1 x2 ρ12 σ1 σ2)
perché ?
Varianza e rendimento atteso
Il valore attuale - concetto
di un portafoglio
2 2 2 2
Varianza di portafoglio (x1 σ1 ) + (x2 σ2 ) + 2 (x1 x2 ρ12 σ1 σ2)
La covarianza è la
misura di come ρ12 σ1 σ2 Covariabilità 1-2 / 2-1
due azioni e peso azioni
variano assieme
Il senso e la misura dipendono dal coefficiente
di correlazione ρ12
- 1 < ρ12 = ρ21 > + 1
Varianza e rendimento atteso
di un portafoglio
Caso: 2 azioni
2 2 2 2
Varianza di portafoglio (x1 σ1 ) + (x2 σ2 ) + 2 (x1 x2 ρ12 σ1 σ2)
Covarianza12 ρ σσ
12 1 2
1° Concetto fondamentale
titolo A
titolo B portafoglio
titolo C
2° Concetto fondamentale
Graficamente
IlIlcontributo
beta – misura
dei titoli
standard
al rischio
del
di unrischio
portafoglio
β quale misura R. titolo
standard del rischio
Covarianza fra 20%
Azione 2
rendimenti 5%
azione - mercato
10%
R. mercato
β = σim
σm2 varianza dei
rendimenti
del mercato
Il contributo dei titoli al rischio
di un portafoglio
La negoziabilità è funzione:
diretta delle caratteristiche tecnico-giuridiche
dello strumento che ne possono agevolare la
cessione e della presenza di una domanda che
consenta di negoziarlo ad un prezzo ritenuto
congruo dal venditore
inversa dei costi di transazione
Liquidità e pricing
Gli approcci che definiscono il prezzo degli
strumenti finanziari (pricing) sono
sostanzialmente due:
Formazione del prezzo come conseguenza dello
scambio (incontro tra domanda e offerta) che
enfatizza le caratteristiche di efficienza tecnica e
informativa del mercato. Approccio adatto con
riferimento agli strumenti dotati di caratteristiche
standard, idonei ad essere scambiati nei mercati
organizzati
Liquidità e pricing
r = Div1 + P1- P0
P0
n
Divt__ + Pn__ n
P0 = ∑ t
t=1 (1 + r) (1 + r)
r = Div1__ + g
P0
Il tasso di crescita dei dividendi (g) è influenzato
dalle politiche di distribuzione degli stessi,
adottate dalle imprese, e può essere calcolato
come il prodotto tra il ROE (Return On Equity) ed il
grado di ritenzione degli utili (1- Payout)
Il rendimento dei titoli azionari:
attualizzazione dei dividendi
Per Payout si intende il tasso di distribuzione degli
utili ed è pari al rapporto tra i dividendi (Div) e gli
utili per azione (EPS – Earnings Per Share)
L’opzione si definisce:
call se conferisce al buyer la facoltà di
acquistare a termine a un prezzo prefissato (strike
price o prezzo d’esercizio);
$20
55 75
Prezzo del sottostante
Valore delle opzioni
$5
50 55
Prezzo dell’azione
Gli swap
Il contratto swap è un contratto derivato a
termine mediante il quale due controparti
decidono di scambiarsi, a determinate scadenze, i
flussi di pagamento determinati su un capitale
nozionale
Nel caso più comune in cui tale contratto abbia
come sottostante i tassi d’interesse, lo swap
assume la denominazione di Interest Rate Swap
IRS, quella di Currency swap nel caso in cui il
sottostante sia costituito da valute
Gli swap
Analizzare le caratteristiche
dell’intermediazione creditizia ed i bisogni da
essa soddisfatti
Finanziamenti
tradizionali
Leasing
finanziario
Leasing
operativo
Noleggio a
breve termine
(*) Il Fair Value è definito dagli IAS come il corrispettivo al quale un’attività finanziaria può essere
scambiata o una passività estinta, in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili
I principi contabili
internazionali
Al momento dell’iscrizione (recognition) tali titoli
vanno contabilizzati al fair value pari al
corrispettivo pagato senza considerare i costi e i
proventi di transazione che sono imputati al conto
economico. In sede di redazione del bilancio
(measurement) tali titoli vanno valutati al fair value,
che è dato dal prezzo di mercato se il titolo è
quotato altrimenti è stimato sulla base del prezzo
di titoli simili o del Net Present Value (VAN). Gli
utili o perdite derivanti dalla valutazione andranno
imputati al conto economico
I principi contabili
internazionali
Titoli Held To Maturity – HTM, cioè le attività
finanziarie che la banca ha deciso, con oggettiva
intenzione e capacità, di tenere in portafoglio
fino alla loro scadenza a condizione che siano
caratterizzate da una scadenza fissa e che
generino pagamenti determinabili o fissi:
recognition, vanno contabilizzati al loro fair
value comprensivo dei costi di transazione
measurement, sono valutati secondo il criterio
del “costo ammortizzato”
I principi contabili
internazionali
Il costo ammortizzato è dato dal prezzo di
acquisto del titolo comprensivo di tutte le
componenti accessorie ed eventualmente
rettificato in diminuzione se il rischio di credito è
aumentato
Glie eventuali utili o perdite derivanti dalla
valutazione dovranno essere contabilizzate nella
voce “rettifiche di valore” del conto economico
della banca
I principi contabili
internazionali
Titoli Available For Sale – AFS, si tratta di una
categoria residuale in cui rientrano i titoli non
compresi nelle precedenti categorie
recognition, vanno contabilizzati al loro fair
value comprensivo dei costi di transazione
measurement, sono valutati secondo il criterio
del fair value. Gli eventuali utili o perdite
derivanti dalla valutazione dovranno essere
imputati alla “riserva fair value” (riserve da
valutazione voce 130. del passivo)
I principi contabili
internazionali
Per quanto attiene ai crediti della banca lo IAS 39
prevede la loro iscrizione nel portafoglio Loans
and Receivables – LR che accoglie le attività
finanziarie con pagamenti fissi e determinati non
quotate in un mercato attivo
recognition, vanno contabilizzati al loro fair
value comprensivo dei costi di transazione
(commissioni up front, oneri non ripetibili al
cliente)
I principi contabili
internazionali
Se il credito è erogato ad un tasso inferiore a
quello di mercato, l’iscrizione deve essere
effettuata al valore che si ottiene attualizzando i
futuri flussi di cassa al tasso di mercato; la
differenza tra l’importo erogato e quello
risultante dall’attualizzazione suddetta deve
essere iscritta nel conto economico (al momento
dell’erogazione) quale componente negativo di
reddito
I principi contabili
internazionali
measurement, le voci del portafoglio Loans
and Receivables vanno valutate secondo il criterio
del costo ammortizzato che è dato da:
ATTIVO PASSIVO
ATTIVO PASSIVO
UN
UL
Il rapporto tra l’Utile al netto delle imposte e
l’Utile al Lordo delle imposte misura l’incidenza
delle imposte sul risultato economico della banca
(argomento di particolare interesse soprattutto in
Italia)
Il ROE (Return on Equity)
UL
RG
Il rapporto tra l’Utile al Lordo delle imposte e il
Risultato della Gestione misura l’incidenza della
gestione straordinaria sul risultato economico
della banca (il valore di tale indicatore aumenta al
crescere dell’incidenza della gestione
straordinaria)
Il ROE (Return on Equity)
RG
RNGF
Il rapporto tra il Risultato della Gestione e quello
della Gestione Finanziaria, evidenzia l’incidenza
dei costi operativi sul Risultato della Gestione,
dunque l’efficienza operativa della banca
Il ROE (Return on Equity)
Altri indici molto usati per analizzare l’efficienza
più tipicamente organizzativa ed operativa della
banca sono i c.d. Cost/Income, pari al rapporto
tra Costi Operativi e Margine di Intermediazione
tradizionale e dal rapporto tra Costi Operativi e
Margine di Intermediazione complessivo
Il primo indice (CO/MICN) intende analizzare
l’efficienza dell’area di attività tipica della banca,
il secondo (CO/MIF) estende l’analisi all’intera
attività d’intermediazione svolta dalla stessa
Il ROE (Return on Equity)
RNGF
MIF
Il rapporto tra Il Risultato netto della gestione
finanziaria e il Margine di intermediazione
complessivo, misura l’incidenza delle svalutazioni
e riprese di valore (impairment) sul Risultato
Netto della Gestione Finanziaria
Il ROE (Return on Equity)
MIF
MICN
Il rapporto tra Margine di Intermediazione
complessivo e Margine d’Intermediazione
tradizionale misura il contributo dell’area
“finanza” (legata alle negoziazioni delle attività
finanziarie) alla determinazione del Margine di
Intermediazione complessivo
Il ROE (Return on Equity)
MICN
MI
Il rapporto tra Margine di Intermediazione
tradizionale e il Margine di Interesse misura il
contributo dell’attività costituita dai “servizi” resi
alla clientela alla determinazione del Margine di
Intermediazione tradizionale, rispetto a quanto
apportato dall’area più tipica di intermediazione
della banca
Il ROE (Return on Equity)
MI
=(IA/AFI - IP/PO) * PO/MP + IA/AFI * CCN/MP
MP
Il tal modo è possibile analizzare nello specifico
la redditività dell’Attivo Fruttifero d’Interessi al
netto dell’onerosità delle Passività tipiche da
raccolta dei fondi moltiplicate per il tasso
d’indebitamento oneroso
Il ROA (Return on Asset) e leva
finanziaria (leverage)
Contestualmente alla redditività dell’Attivo
Fruttifero moltiplicato per il rapporto di
copertura dei Mezzi Propri per fronteggiare il
fabbisogno di Capitale Circolante Netto
Lezione
“I servizi di investimento”
Obiettivi
Rischio di mercato:
• andamento sfavorevole del mercato
immobiliare o del mercato finanziario
• destinazione d’uso diversificata degli immobili
Le peculiarità dei Fondi
immobiliari chiusi italiani
Rischio di credito:
• capacità dei conduttori degli immobili di
pagare i canoni
• capacità dell’emittente di far fronte al capitale
e agli interessi
Rischio di liquidabilità:
• collegato alla scarsa trasparenza del mercato
immobiliare
Classificazione dei fondi
immobiliari
Una classificazione dei fondi immobiliari può
essere effettuata utilizzando i seguenti quattro
livelli tassonomici
Modalità di costituzione: distinguendo due
tipologie di fondi “ordinari” (o “Blind Pool”) e
“ad apporto” (o “a conferimento”)
Destinatari delle quote: distinguendo anche in
questo caso due macro categorie di fondi
“Retail” e fondi riservati.
Classificazione dei fondi
immobiliari
Soggetto gestore: la gestione può essere
effettuata esclusivamente da una SGR la quale
può essere Ordinaria o Speculativa, comunque,
approvata da Banca d’Italia
Stile di gestione: distinguendo sotto
quest’aspetto i cosiddetti fondi Core, Core Plus,
Value Added e Opportunistic
Classificazione dei fondi
immobiliari
Con riferimento alla modalità di costituzione, la
stessa potrà avvenire mediante:
la raccolta diretta di denaro presso i
sottoscrittori, i fondi sono definiti Fondi Ordinari
o Blind Pool, la SGR provvederà prima alla
raccolta dei fondi e successivamente al loro
investimento nell’acquisizione di immobili, diritti
reali immobiliari e partecipazioni in società
immobiliari
Classificazione dei fondi
immobiliari
Dall’approvazione del regolamento ci sono 18
mesi per la sottoscrizione di un numero minimo
di quote
il conferimento diretto, da parte di soggetti,
definiti apportanti, di immobili, diritti reali e
partecipazioni immobiliari i quali ricevono in
cambio le quote del fondo in misura
proporzionale al valore degli asset apportati; tali
fondi si definiscono Fondi ad Apporto o a
Conferimento
Classificazione dei fondi
immobiliari
raccolta diretta di denaro e conferimento
diretto di immobili, diritti reali e partecipazioni
immobiliari; tali fondi si definiscono Fondi Misti
ed hanno le caratteristiche sia dei fondi ordinari
che di quelli ad apporto
Liquidità
ATTIVO PASSIVO
Liquidità
MP (Mezzi Propri)
Immobilizzazioni materiali
Le imprese di investimento
ATTIVO PASSIVO
Liquidità
Imprese
private 20% 50% 100% 150% 100%
“IL RISPARMIO”
Obiettivi e contenuti della lezione
• L’ulteriore calo registrato tra la fine del 2008 e la metà del 2011
sembrerebbe determinato più da fattori congiunturali che non
strutturali, e in particolare dall’andamento avverso del reddito
disponibile, combinato con una relativa rigidità dei consumi
• Tuttavia, i valori elevati registrati fino alla metà degli anni ’90
hanno permesso l’accumulo di un consistente stock di ricchezza, le
cui dimensioni sono ancora oggi di prim’ordine, nel contesto delle
maggiori economie mondiali
• In base all’indagine annuale della Banca d’Italia, nel 2010 la
ricchezza delle famiglie italiane risulta pari a 8 volte il reddito
disponibile, valore che pone l’Italia nella parte alta della graduatoria
dei Paesi europei
• Il peso particolarmente elevato delle attività reali - e tra queste delle
abitazioni - viene spesso considerato un elemento di sicurezza,
perlomeno percepita
La ricchezza delle famiglie e il ruolo
degli investitori istituzionali 2
• Sulla base dei dati più recenti disponibili per il 2012, le attività
finanziarie detenute dalle famiglie italiane ammontano a circa 3.600
miliardi di euro e risultano composte, per poco meno del 40%,
da investimenti diretti, ripartiti equamente tra obbligazioni o
azioni
• Nel 1991 le famiglie che non possedevano alcuna attività finanziaria erano
il 13%, nel 2010 tale quota era scesa all’8%. E’ stabile la percentuale di
famiglie (27%) che investe in attività finanziarie diverse dai depositi
L’analisi della Banca d’Italia 4
Conclusioni 1
• A fronte di una generale riduzione del risparmio e dell’interruzione
della crescita della ricchezza netta, alcune famiglie hanno risentito
della crisi più di altre. Per i nuclei a basso reddito, per quelli giovani
e per gli affittuari, quasi tutti gli indicatori hanno registrato un
peggioramento
• Ancor prima del dispiegarsi degli effetti della crisi, il risparmio delle
famiglie italiane era in calo. La propensione al risparmio delle
famiglie è ulteriormente diminuita dopo il 2008 ed è aumentata la
quota di famiglie con reddito insufficiente a coprire i consumi, in
particolare per le famiglie a basso reddito: la metà dei nuclei
appartenenti a questa classe ha entrate insufficienti a coprire i
consumi
L’analisi della Banca d’Italia 6
Conclusioni 2
• La presente analisi pone in luce la vulnerabilità di una quota
rilevante di famiglie giovani e di locatari. I dati macroeconomici più
recenti indicano una ulteriore riduzione del reddito e un
peggioramento del tasso di risparmio, prefigurando quindi un
successivo inasprimento delle condizioni finanziarie delle famiglie
più vulnerabili in assenza di opportune misure di sostegno o di una
ripresa del ciclo economico
Parole chiave della lezione
Contenuti
• Premessa: l’investimento nel capitale di rischio
• Gli obiettivi dell’investitore istituzionale
• Il trade-off tra l’investitore e l’impresa
• Le differenze rispetto ad un finanziamento tradizionale
• L’analisi della situazione dell’impresa
• A chi rivolgersi per ottenere il capitale di rischio
• Presentarsi ad un investitore istituzionale
• Il processo di due diligence e le forme tecniche di intervento
Premessa:
l’investimento nel capitale di rischio
“Investimento istituzionale nel capitale di rischio” ovvero l’apporto di
risorse finanziarie da parte di operatori specializzati, sotto forma di
partecipazione al capitale azionario o di sottoscrizione di titoli
obbligazionari convertibili in azioni, per un arco temporale medio-
lungo, in aziende dotate di un progetto e di un potenziale di sviluppo
Recenti ricerche:
• il capitale di rischio riveste un ruolo importante nel processo di crescita e sviluppo
delle imprese finanziate
• in media, tali imprese hanno accresciuto in un anno le vendite del 35%; i profitti
lordi del 25%; gli investimenti in ricerca e sviluppo dell’8,6%; le esportazioni del
30%
• tali imprese creano più occupazione, presentando un tasso medio annuo di crescita
del 15%, maggiore di oltre sette volte rispetto alle altre imprese del campione
• Se l’impresa è nelle prime fasi della sua vita, probabilmente si porrà il semplice
problema di integrare i capitali iniziali per consentirne il decollo
• Il fondo viene definito “chiuso” perché non è concesso ai sottoscrittori delle quote
di riscattare queste in qualsiasi momento, ma solo ad una scadenza predefinita
A chi rivolgersi per ottenere capitale di rischio 3
I business angels
• Una categoria particolare di investitori, da tempo presente in altri
paesi e da qualche tempo anche in Italia, è rappresentata dai
cosiddetti business angels, cioè imprenditori, ex titolari di impresa o
ex manager che dispongono di mezzi finanziari (solitamente
limitati), di una buona rete di conoscenze e di una solida capacità
gestionale da impiegare in piccole e medie imprese
• CAPITALE DI RISCHIO
• CAPITAL GAIN
• BUSINESS PLAN
• DUE DILIGENCE
Lezione
“GESTIONE DEL PORTAFOGLIO
FINANZIARIO”
Obiettivi e contenuti della lezione
Contenuti
• Gli obiettivi e la formazione del portafoglio
• La gestione attiva; La gestione passiva
• Il rendimento della gestione attiva dei gestori professionali
• Il rendimento della gestione attiva degli investitori al dettaglio
• Il comportamento degli investitori italiani
• Servizio su base individuale di gestione di portafogli di investimento
• La gestione di portafogli di investimento: le caratteristiche del servizio
• Il servizio di gestione individuale di portafoglio finanziario
Premessa
La gestione attiva è una strategia di investimento con la quale il gestore prende una
molteplicità di decisioni di investimento nel tempo, finalizzate a ottenere una
performance superiore a quella di un indice di riferimento, detto benchmark. Il
concetto alla base di questa strategia è il seguente: il gestore espone il portafoglio a
un rischio superiore a quello del benchmark; se il maggior rischio genera un
maggiore rendimento, la strategia ha successo. I principali strumenti a disposizione del
gestore per mettere in atto tale strategia sono:
- asset allocation: variare nel tempo l'esposizione del portafoglio ai diversi mercati di
riferimento, al fine di sfruttare le tendenze positive di alcuni di questi, abbandonando
quelli che manifestano tendenze negative
- stock picking: selezionare le attività finanziarie in modo da creare un portafoglio in
cui prevalgono le attività sottostimate dal mercato (quindi con un maggiore potenziale
di crescita) rispetto a quelle sovrastimate
- market timing: aumentare o diminuire l'esposizione del portafoglio ai diversi mercati
di riferimento, sulla base di previsioni sull'andamento futuro dei prezzi
La gestione passiva
La gestione passiva si fonda su due elementi fondamentali della teoria della finanza:
- l'ipotesi di mercato efficiente, secondo la quale il prezzo di mercato di equilibrio
riflette pienamente e perfettamente l'informazione disponibile e, perciò, secondo
l'interpretazione più diffusa, è impossibile "battere il mercato", cioè realizzare una
performance migliore di quella del mercato nel suo complesso
- il problema agente/principale, che insorge dalla asimmetria informativa e dal divario
di competenze, che non permette all'investitore (principale) di monitorare
adeguatamente l'attività del gestore a cui affida il proprio patrimonio (agente)
• Uno dei principali vantaggi della gestione passiva è legato al minor numero di
operazioni di compravendita che permette di minimizzare i costi delle commissioni
richieste ai sottoscrittori di attività finanziarie eseguito dal gestore nell'unità di
tempo
• Un secondo vantaggio è legato al fatto che la minore frequenza delle
compravendite permette, in alcuni casi e in alcuni regimi fiscali, di rinviare la
tassazione dei guadagni in conto capitale
Il rendimento della gestione attiva dei
gestori professionali
• Sino alla metà degli anni novanta si sapeva molto poco relativamente al
rendimento della gestione attiva da parte degli investitori al dettaglio
• Barber e Odean sono i ricercatori più attivi nell'analisi di queste banche dati
• Essi hanno trovato che i titoli che in genere vengono venduti dagli individui hanno
una variazione futura dei prezzi (per un periodo sino a due anni dopo l'operazione)
più ampia dei titoli che vengono acquistati: su un orizzonte biennale il
differenziale di rendimento tra titoli venduti e titoli acquistati è leggermente
superiore a 3,5%
• Inoltre gli studi rivelano la tendenza degli investitori a detenere titoli in perdita
eccessivamente a lungo, quasi come se il mantenimento in portafoglio
rappresentasse il rifiuto della disponibilità a riconoscere l'errore effettuato
nell'acquistare un titolo il cui prezzo è poi sceso
Il comportamento degli investitori USA a
confronto con quelli italiani 1
Da apposite indagini risulta l'esistenza di comportamenti irrazionali da parte degli
investitori (individuali, non istituzionali). Nel caso degli Stati Uniti ad esempio si è
mostrato che gli investitori:
- detengono troppo a lungo i titoli in perdita
- effettuano troppe movimentazioni di portafoglio
- nel caso di scelta di fondi comuni di investimento, gli investitori sono molto
(negativamente) influenzati dalla presenza di commissioni di ingresso ma
relativamente insensibili al livello delle commissioni di gestione
• Per tali motivi, nella prestazione del servizio, gli intermediari devono attenersi
scrupolosamente a determinate norme e regole, che, tenendo conto della
specificità del servizio, sono preposte alla salvaguardia dell’investitore
• PORTAFOGLIO
• RAPPORTO DI GESTIONE
• GESTIONE INDIVIDUALE
Lezione
“FINANZA STRUTTURATA”
Obiettivi e contenuti della lezione
Premessa
• Cosa sono i CDO - «Collateralized Debt Obligations". Si tratta di prestiti
obbligazionari creati - usando la tecnica della cartolarizzazione - impacchettando
una serie di bond o di derivati. I CDO sono emessi in varie tranche (con rating e
rischiosità a scalare) da speciali società-veicolo: il loro rimborso e le loro cedole
sono garantite dal portafoglio sottostante di obbligazioni o di prestiti o di derivati
• Questione delicata derivante dal ruolo attivo spesso svolto dalle agenzie di
rating, aventi a oggetto prodotti finanziari di particolare complessità; il conflitto
può nascere dalla duplicità delle funzioni che l’agenzia può svolgere: da un lato
valuta un determinato prodotto (se non direttamente l’emittente), dall’altro può
essere anche advisor nella realizzazione di un’operazione certamente rating
driven: ovvero, esprime indirettamente un’autovalutazione del proprio operato
La complessità della finanza strutturata 2
• Date le complessità descritte, fin dai suoi inizi, il settore della finanza
strutturata si è ampiamente avvalso dei rating
I tre principali parametri su cui si basa ogni metodo per l’assegnazione di rating a
un’operazione di finanza strutturata sono:
• la probabilità di insolvenza dei singoli obbligati compresi nel pool
• i tassi di recupero
• le correlazioni (temporali) fra le insolvenze degli obbligati
Le ABS-Asset Backed Securities
e la cartolarizzazione 1
In sintesi, un’azienda che ha in portafoglio crediti di natura pecuniaria cede gli stessi
ad un’altra società appositamente costituita (SPV - Special Purpose Vehicle; società
cessionaria abilitata ad emettere i titoli in cui sono incorporati i crediti ceduti). Il
veicolo, a sua volta, emetterà delle obbligazioni con lo scopo di collocarle presso gli
investitori finali al fine di ripagare l’acquisto dei crediti stessi. I crediti ceduti, infine,
sono costituiti a garanzia del pagamento delle obbligazioni emesse
• AUTOFINANZIAMENTO
• PROJECT FINANCING
• CARTOLARIZZAZIONE
Lezione
“L’INTERMEDIAZIONE
ASSICURATIVA E I FONDI
PENSIONE”
Obiettivi e contenuti della lezione
Contenuti
• Impresa di assicurazione
• Vigilanza prudenziale: la sana e prudente gestione; Riserve tecniche; Margine di
solvibilità; Ripartizione dei rischi; Procedure di controllo interno e di gestione dei
rischi; Assetti proprietari e gruppo assicurativo
• Trasparenza delle operazioni e protezione dell’assicurato; La normativa che
disciplina l'attività di intermediazione assicurativa
• I fondi pensione; I tre pilastri della previdenza; Chi vigila sulle forme
pensionistiche complementari
Impresa di Assicurazione: Generalità 1
Attività assicurativa
• L’attività assicurativa può essere esercitata soltanto da imprese
costituite nelle forme stabilite dalla legge (S.p.A., cooperative e
mutue assicuratrici le cui quote siano rappresentate da azioni), il cui
oggetto sociale sia limitato all’esercizio di operazioni «rami vita» e
«rami danni»
• Le imprese di assicurazione sono quindi imprese specializzate e la
specializzazione comporta anche il divieto di cumulare l’esercizio
delle assicurazioni contro i danni e delle assicurazioni sulla vita
• L’esercizio dell’attività assicurativa è assoggettato ad un penetrante
controllo pubblico, che inizia con l’autorizzazione all’esercizio e si
conclude con la cancellazione della società dal registro delle
imprese. La disciplina di vigilanza è ora di origine comunitaria
Vigilanza prudenziale 1
Riserve tecniche
• Condizione primaria per garantire la solvibilità dell’impresa è il rispetto di
appropriate tecniche assicurative, che consentano di trasformare l’alea relativa al
rischio assunto con ciascuno dei contratti di assicurazione in esercizio di attività
non aleatoria. A questo scopo, l’assicuratore deve calcolare il premio, che deve
essere corrisposto dai singoli contraenti/assicurati, in base alla stima della
probabilità di verifica dei rischi assicurati in modo da poter disporre di una
massa di premi sufficienti a far fronte agli impegni assunti con la massa dei
contratti stipulati e ai relativi costi di gestione (compensazione/neutralizzazione
dei rischi). I premi riscossi devono essere accantonati in apposite riserve (riserve
tecniche)
Margine di solvibilità
• L’esposizione debitoria dell’impresa rappresentata dalle riserve
tecniche è determinata, come i premi, sulla base di dati previsionali.
Di qui l’esigenza che l’impresa sia dotata non solo di un capitale
sociale non inferiore agli importi stabiliti dalla legge, a seconda dei
rami esercitati, ma anche di un margine attivo proporzionale al
volume di affari, che consenta di fare fronte ad eventuali andamenti
sfavorevoli dei rischi assunti (margine di solvibilità)
• Il patrimonio del fondo pensione è depositato presso una banca depositaria, cui
spetta il compito di accertare la conformità degli investimenti rispetto alla legge;
l'esattezza nelle modalità di emissione, calcolo e rimborso delle quote
Fondi pensione
I tre pilastri della previdenza
• I lavoratori possono scegliere di destinare una parte del proprio risparmio alla
costruzione di una rendita aggiuntiva, versando contributi alle forme
pensionistiche complementari. Le forme pensionistiche complementari si
distinguono in due categorie: i fondi pensione e i piani pensionistici individuali
(PIP), entrambi sottoposti alla vigilanza della COVIP (Commissione di Vigilanza sui
fondi Pensione)
• EVENTO NEGATIVO
• ASSICURAZIONE DANNI
• ASSICURAZIONE VITA
• PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Contenuti
• Cause della crisi; La fine del dollar standard e la liberalizzazione dei mercati
finanziari; La scintilla dei subprime; Andamento storico del mercato petrolifero
• Impennata dei prezzi delle materie prime industriali
• Aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità
• Crisi dei subprime negli Stati Uniti; Crollo delle borse e crisi di fiducia
• Piani di salvataggio nel resto d’Europa
Premessa
• Alla crisi finanziaria scoppiata nell'agosto del 2007 sono seguite una
recessione, iniziata nel secondo trimestre del 2008 e una grave crisi
industriale (seguita al fallimento di Lehman Brothers, il 15
settembre, per la crisi dei subprime) scoppiata nell'autunno dello
stesso anno - di proporzioni più ampie che nella crisi del 1929 - con
una forte contrazione della produzione e degli ordinativi
Premessa 2
• L'anno 2009 ha poi visto una crisi economica generalizzata, pesanti recessioni e
vertiginosi crolli di PIL in numerosi paesi del mondo e in special modo nel mondo
occidentale. Terminata la recessione nel terzo trimestre 2009, tra la fine dello stesso
anno e il 2010 si è verificata una parziale ripresa economica
Grazie alle politiche delle banche centrali, a partire da quelle adottate dalla FED, che
favorirono il basso costo del denaro, venne incentivata una più facile erogazione
del credito alle famiglie, spinte a indebitarsi in misura crescente per alimentare
i consumi, e agli speculatori (banche d'investimento, imprese e fondi finanziari),
portati a effettuare investimenti sui mercati finanziari
• Gli Stati Uniti decisero quindi di lasciar fluttuare liberamente la moneta secondo
la legge della domanda e dell'offerta, operando una serie di svalutazioni
monetarie fino al 1973. Ciò favorì un aumento improvviso e repentino della
circolazione monetaria, che fu tra le cause, accanto al rialzo dei prezzi del greggio,
del forte irrobustimento dei fenomeni inflattivi
• Accanto ai CDS, il cui valore raggiunse la cifra dei 60.000 miliardi di dollari
nel 2008, cresceva anche l'esposizione al credito delle banche, delle imprese, e
delle stesse famiglie (ai fini del consumo), favorita dai tassi d'interesse ridotti e
dalla facilità nella concessione dei prestiti. Il ricorso alla sottoscrizione dei mutui
a basse garanzie (subprime), sottoscritti anche da persone agiate che confidavano
in consistenti guadagni, si fece sempre più frequente, venendo concessi dalle
banche spesso con la consapevolezza di non poter essere rimborsati: il trading
dei subprime crebbe dal valore di 145 miliardi nel 2001 ai 635 miliardi del 2005
• Gli shock petroliferi del 1973 (Guerra del Kippur) e del 1979 (Rivoluzione
iraniana) - con improvvise difficoltà di approvvigionamento energetico -,
conseguenze di consistenti abbassamenti dell’offerta e della capacità operativa
dell’OPEC, crearono forti turbolenze nel mercato petrolifero e una impennata
inflazionistica generalizzata, che colpì soprattutto i paesi dell'Europa
occidentale e il Giappone
• L’aumento conseguente delle quotazioni del greggio causò una marcata flessione
della domanda mondiale, specialmente nei paesi OCSE, inducendo alcuni paesi
esterni all’OPEC ad accrescere l’offerta di petrolio. Ciò indebolì il controllo
dell’Organizzazione, favorendo un progressivo calo delle quotazioni
• La stasi economica nei principali paesi avanzati e l'avvio della crisi finanziaria
nel biennio 2007-2008, con la successiva drastica contrazione dell’attività
economica mondiale (2009), provocarono il rallentamento della domanda di
greggio nelle economie emergenti e il consequenziale crollo dei prezzi petroliferi
Impennata dei prezzi delle materie
prime industriali
• La decadenza economica degli anni 2000 si è cominciata a manifestare a partire
dall'incremento dei prezzi delle materie prime, alimentari e industriali
• Nel 2000 il costo del greggio (che esercita un ulteriore impatto influenzando i
prezzi di altre fonti energetiche, soprattutto il gas naturale e il carbone) subì un
aumento del 45%
• I prezzi delle materie prime sono cresciuti vertiginosamente negli ultimi anni, per
poi arretrare in misura marcata a partire da metà 2008 allorché, in conseguenza
della crisi finanziaria, sono state riviste al ribasso le aspettative sulla crescita
futura della domanda. Nel gennaio 2008, il prezzo del petrolio superò i 100 dollari
al barile per la prima volta nella sua storia, continuando a salire nei mesi
successivi, fino ad arrivare ai 147 dollari a barile, in rialzo del 470%
Aumento dei prezzi dei prodotti di prima
necessità
• Dal 2008 l'incremento dei prezzi delle commodity, in particolare il rialzo del
prezzo del petrolio grezzo e di alcuni cereali, si è fatto sentire a tal punto da
cominciare a creare serie conseguenze economiche e frenare gradualmente
l'attività economica, minacciando il terzo mondo con l'aumento del rischio
della fame, producendo stagflazione e ponendo ostacoli al commercio globale (a
causa dell'aumento dei costi di trasporto, cresciuti parallelamente all'aumento del
costo del greggio). Tutto ciò causò ripercussioni dirette sul fenomeno
della globalizzazione, accanto a un'ondata generalizzata di ribassi nelle borse di
tutti i continenti
• Nel 2007, inoltre, di fronte alle prime avvisaglie della crisi dei subprime, e poi in
misura più ampia con l'esplosione della crisi, una enorme massa di liquidità
finanziaria è stata diretta all'investimento nel settore dei beni
rifugio (oro, petrolio, materie prime, prodotti alimentari), contribuendo, assieme a
fenomeni di natura climatica, come la siccità in Russia, all'aumento dei prezzi dei
prodotti di prima necessità per milioni di persone, condotte sotto la soglia di
povertà
Crisi dei subprime negli Stati Uniti 1
• L'esplosione della bolla dei mutui fu amplificata dal fatto che le banche
statunitensi, al fine di ridurre l'esposizione rispetto a questi prodotti finanziari
altamente rischiosi, vendevano a terzi i mutui stessi attraverso diversi strumenti
finanziari, parcellizzandoli e riassemblandoli con altri prodotti (CDO, CMO,
CLO, ABS). In questo modo le banche scaricavano su altri soggetti
(inizialmente investitori istituzionali, ma poi anche banche e risparmiatori) i
rischi corsi concedendo tali finanziamenti. La cartolarizzazione dei mutui
subprime (ovvero la creazione di titoli garantiti dai mutui ipotecari), sempre più
diffusa, moltiplicava spesso i rendimenti in quanto chiedeva un ulteriore
rendimento ai soggetti a cui si rivendevano i derivati dei mutui secondari
• Il rapido crollo del mercato immobiliare fu reso più devastante dal graduale rialzo
del tasso di sconto operato dalla FED negli anni dell'esplosione della crisi dei
mutui. Gli Stati Uniti, l'economia più grande del mondo, entrati in una grave crisi
creditizia e ipotecaria, patirono anche lo svilimento del valore del dollaro molto
basso rispetto all'euro e ad altre valute
• La crisi dei mutui in pochi mesi colpì anche l'economia reale provocando
recessione, caduta degli investimenti e dei redditi e crollo dei consumi
Crollo delle borse e crisi di fiducia 2
Intervento del Tesoro americano sul sistema bancario e finanziario
• Il piano di intervento, che all'inizio prevedeva una soglia nominale massima non
superiore ai 700 miliardi di dollari, complessivamente ammontò a 7.700 miliardi
di dollari. Tale quantitativo di liquidità venne immesso sul mercato bancario a tassi
vicino alla zero dalla Federal Reserve, a sostegno delle banche non solo americane,
ma anche europee (come Royal Bank of Scotland e UBS) durante il biennio di crisi
2007-2009
Crollo delle borse e crisi di fiducia 3
La bancarotta di Lehman Brothers
• Il fallimento di Lehman Brothers fu il più grande della storia degli Stati Uniti e
fece precipitare nel panico le borse mondiali con effetti devastanti sull'intero
sistema economico-finanziario mondiale. Prima che Lehman Brothers annunciasse
bancarotta la Federal Reserve e il governo americano avevano cercato di pattuire
l'acquisizione della banca d'affari da parte di Barclays o di Bank of America, che
tuttavia avevano opposto il loro rifiuto al tentativo di fusione
• La logica del too big to fail in questa circostanza non venne rispettata
• Come conseguenza immediata del fallimento, in una sola giornata le borse mondiali
videro cancellati 1.200 miliardi di dollari di capitalizzazione (quasi 900 miliardi di
euro), oltre l’intera capitalizzazione della sola borsa di Milano, mentre le perdite
europee complessive si attestarono a 125 miliardi
Parole chiave della lezione
• RECESSIONE
• DEBITI SOVRANI
• FINANZIARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA
Contenuti
• Effetti della crisi finanziaria nel mondo; Conseguenze nel mondo
• Le conseguenze sociali della crisi; Crisi dei debiti sovrani; Crisi greca
• Piano di salvataggio greco ed europeo
• Crisi del debito italiano
• Tagli di rating e intervento della BCE a sostegno del sistema bancario
• Piani di acquisto eccezionali da parte delle banche centrali
• Meccanismo europeo di stabilità
Effetti della crisi finanziaria nel mondo
Nella prima metà del 2008 si assistette a un rallentamento deciso delle principali
economie mondiali e all'aumento repentino dell'inflazione, che sarebbe stata spinta
dall'aumento dei prezzi delle commodity, anche se altri studi affermano che i prezzi più
elevati delle materie prime non avrebbero generato ripercussioni consistenti
sull’inflazione. La parte finale dell'anno vide il manifestarsi di una pesante recessione,
seguita all'aggravarsi, dopo l'estate, della crisi finanziaria e creditizia. Sintomo della
grave situazione di crisi l'abbassamento in picchiata dei prezzi delle materie prime e
del greggio, che scese fino a toccare i 40 dollari al barile
• Il Pil degli Stati Uniti sul finire dell'anno, nel quarto trimestre, si contrasse del
6,3% , mentre la produzione industriale si ridusse complessivamente nel 2008 del
2,2% e la disoccupazione passò dal 4,9 al 7,2. Segnali ugualmente negativi si
ebbero per i prezzi al consumo e quelli del mercato immobiliare, che raggiunse
livelli minimi mai raggiunti
• Nel periodo ottobre-dicembre il Pil del Giappone, sebbene la sua economia fosse
meno esposta rispetto alle turbolenze del settore finanziario, si ridusse del 3,2%; a
fine anno il saldo della bilancia dei pagamenti fu negativo per la prima volta
dal 1996
• Anche il Regno Unito, ugualmente esposto alla crisi del settore immobiliare e
bancario come gli Stati Uniti, risentì di un forte rallentamento dell'economia con
una crescita nel 2008 dello 0,7% rispetto al 3% dell'anno precedente. La Bank of
England nel tentativo di contenere l'inflazione diminuì per ben 5 volte nel 2008 i
tassi di riferimento (dal 5,5 al 2%)
Le conseguenze sociali della crisi
• Crisi del debito italiano scatenata da tre ragioni combinate: 1) l'alto livello del
debito pubblico, in rapporto al PIL; 2) la scarsa o assente crescita economica, con
il prodotto interno lordo aumentato in termini reali solo del 4% nel decennio 2000-
2010; 3) la scarsa credibilità dei governi, e del sistema politico, spesso apparso
privo di decisione o tardivo nell'affrontare le emergenze del paese agli occhi degli
osservatori internazionali e degli investitori
Percentuali di deficit/surplus (blu), debito (verde) e Pil (arancio) di Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia e
Italia, confrontati con quelli di UE, Eurozona, Regno Unito e Germania [dati 2009]
Situazione del debito pubblico UE
Debito pubblico, 2010 e 2011
(debito lordo consolidato delle amministrazioni pubbliche, % del Pil) - Fonte: Eurostat
Tagli di rating e intervento della BCE a
sostegno del sistema bancario 1
• Nella notte del 20 settembre 2011 l'agenzia internazionale di rating
Standard & Poor's annunciò, a sorpresa, la decisione di tagliare il
voto di affidabilità sul debito pubblico italiano, con prospettive
future negative, a motivo della "limita capacità di risposta dello
stato" rispetto alla crisi corrente
• All'inizio del 2012, dopo la manovra di 20 miliardi di euro attuata dal governo
Monti allo scopo di consolidare le finanze dello stato, si assisteva a un
miglioramento dell’opinione dei mercati, che vide calare in modo consistente i
costi dell’indebitamento italiano in una serie di aste del debito sovrano con buone
sottoscrizioni. Lo spread, risalito tra dicembre e gennaio, andò incontro a una
progressiva riduzione fino al mese di marzo, contestualmente all'attenuarsi del
timore su un possibile default greco
Piani di acquisto eccezionali da parte delle banche centrali
Piani di sostegno ai debiti europei e agli istituti di credito
“AGENZIE DI RATING”
Obiettivi e contenuti della lezione
Negli ultimi anni sono stati sollevati dubbi sull’operatività e obiettività di queste
agenzie, su vicende come Enron, Parmalat o Lehman Brothers, o dai problemi causati
alle finanze pubbliche ed all’economia degli Stati i cui debiti pubblici sono stati
declassati
Data la delicatezza del loro ruolo, le agenzie di rating sono soggette a vigilanza. La
normativa europea prevede che la vigilanza delle agenzie di rating spetti alle autorità
competenti dello Stato membro di origine (in Italia la Consob)
La maggiori Agenzie di rating:
Moody’s
RATING DESCRIZIONE
MOODY’
S
Da Aaa Debito di qualità più alta, con rischio creditizio minimo
a A3 Debito di qualità medio-alta e soggetto a basso rischio creditizio
Da Baa1 Debito soggetto a rischio creditizio moderato. È considerato
debito di livello medio e potrebbe possedere un grado di
speculazione creditizia
a B3 Debito speculativo e soggetto ad elevato rischio creditizio
Da Caa1 Debito di bassa levatura e soggetto ad alto rischio creditizio
a C Debito con il livello inferiore di obbligazioni, è in genere in
default, con bassa prospettiva di recupero del capitale e degli
Moody’s: Rating di breve termine
RATING DESCRIZIONE
MOODY’S
RATING DESCRIZIONE
MOODY’S
A La banca possiede una solidità finanziaria intrinseca superiore, con
un'operatività prevedibile e stabile
B La banca possiede un'elevata solidità finanziaria, con un livello di
operatività prevedibile e stabile
C La banca possiede un'adeguata solidità finanziaria, con un livello di
operatività meno prevedibile e meno stabile
D La banca dimostra di avere una solidità finanziaria modesta,
necessitando potenzialmente di supporto esterno
E La banca dimostra di avere una solidità finanziaria molto modesta, con
un livello di operatività molto imprevedibile e instabile
Standard & Poor’s: Rating di lungo termine
RATING DESCRIZIONE
STANDAR
D&
POOR’S
Da AAA Eccellenti capacità di onorare le obbligazioni assunte
a A- Buone capacità di rispettare gli obblighi finanziari, ma in
qualche modo sono maggiormente suscettibili ai
cambiamenti delle circostanze e delle condizioni
economiche, rispetto agli obbligati con un rating migliore
Da BBB+ Adeguate capacità di rispettare gli obblighi finanziari.
Tuttavia, condizioni economiche avverse o cambiamenti
delle circostanze sono più facilmente associabili ad una
minore capacità di adempire agli obblighi finanziari assunti
Standard & Poor’s
RATING DESCRIZIONE
STANDA
RD &
POOR’S
Da A-1 La capacità dell'emittente di far fronte ai propri impegni
finanziari è forte
C Attualmente vulnerabile al non pagamento a causa di
condizioni finanziarie ed economiche per il debitore di far
fronte ai propri impegni finanziari
a D L'impresa è in default
Fitch Ratings
RATING DESCRIZIONE
FITCH
RATING DESCRIZIONE
FITCH
• RATING O VALUTAZIONE
• ASIMMETRIA INFORMATIVA
• AGGIOTAGGIO
Contenuti
• Obiettivi della Centrale Rischi
• Responsabilità degli intermediari
• Accertamenti ispettivi
• Come funziona la Centrale Rischi
• Le categorie di censimento dei rischi e i limiti
• L’utilizzo della Centrale Rischi da parte delle Banche
Premessa
• Gli intermediari sono tenuti a comunicare, ogni mese, alla Banca d’Italia i rapporti
di credito e/o di garanzia con la propria clientela. Nel corso del mese, gli
intermediari comunicano tempestivamente alla Centrale dei Rischi le
informazioni:
• sul passaggio a sofferenza, l’estinzione della sofferenza e sulla
ristrutturazione di una o più linee di credito, che hanno interessato la propria
clientela
• la regolarizzazione dei ritardi di pagamento relativi ai singoli finanziamenti
a scadenza e il rientro degli sconfinamenti persistenti da più di 90 giorni
riguardanti finanziamenti revolving
• Gli intermediari segnalano l’intera posizione nei confronti del singolo cliente se, a
fine mese, è pari o superiore a 30 mila euro. I crediti in sofferenza e i passaggi a
perdita di sofferenze vanno, comunque, segnalati a prescindere dall’importo
Centrale Rischi secondo
la Banca d’Italia
Gli intermediari sono tenuti a segnalare l'intera esposizione nei confronti del singolo
cliente se, alla data cui si riferisce la rilevazione, ricorre almeno una delle seguenti
condizioni:
- la somma dell'accordato ovvero quella dell'utilizzato del totale dei crediti per
cassa e di firma è d'importo pari o superiore a 30.000 €
- il valore delle garanzie ricevute complessivamente dall'intermediario è
d'importo pari o superiore a 30.000 €
- il valore intrinseco delle operazioni in derivati finanziari è pari o superiore a
30.000 €;
- la posizione del cliente è in sofferenza
- l'importo delle operazioni effettuate per conto di terzi è pari o superiore a
30.000 €
- il valore nominale dei crediti acquisiti per operazioni di factoring, sconto di
portafoglio pro soluto e cessione di credito è pari o superiore a 30.000 €
- sono stati passati a perdita crediti in sofferenza di qualunque importo
L’utilizzo della Centrale Rischi
da parte delle banche 1
Gli Istituti di credito utilizzano le informazioni provenienti dalla Centrale dei Rischi,
in diverse fasi del ciclo di vita del credito quali:
• Valutazione del merito di credito della clientela
• Analisi dell’evoluzione della qualità del credito
• Costruzione di sistemi previsionali per la valutazione del merito di credito
• INFORMAZIONI BANCARIE
“CORPORATE GOVERNANCE”
Obiettivi e contenuti della lezione
Tutto nasce dal fenomeno della separazione della proprietà dal potere di controllo
dell’impresa, a causa della frammentazione della struttura proprietaria tra un
elevato numero di risparmiatori, che non hanno alcun potere di gestione sulla
società, e l’affermarsi di una classe di manager professionisti, che assume le
decisioni più importanti per la vita economica dell’impresa
Il tema della corporate governance riveste una posizione di centralità, con particolare
riferimento a:
- la conformazione degli assetti proprietari e di governo dell’impresa, la ripartizione
dei poteri e delle responsabilità di governo e di controllo fra i vari organi, la natura
delle relazioni tra la proprietà e l’organo di governo ed i conseguenti riflessi sulla
condotta e sulle performance d’impresa
- le modalità con cui hanno luogo i processi decisionali che conducono alla
formulazione degli indirizzi strategici e degli obiettivi d’impresa e come tali
processi vengano influenzati dai diversi attori in grado di esercitare pressioni di
governo
2) Responsabilità degli scandali anche del mondo accademico e alle teorie che questo
ha contribuito a diffondere, in specie attraverso l’insegnamento nelle business school
Fattori di convergenza:
• Aggiornamento della Ottava Direttiva sul diritto delle società (che affronta il tema
di revisione dei conti)
La corporate governance secondo la
Borsa italiana
Borsa Italiana S.p.A. rammenta:
• GOVERNO DELL’IMPRESA
• RIPARTIZIONE DEI POTERI
• SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO
• DELEGA AGLI AMMINISTRATORI
• CONTESTO STORICO, CULTURALE E
SOCIALE
Lezione
“I GIPS
GLOBAL INVESTMENT
PERFORMANCE STANDARD”
Obiettivi e contenuti della lezione
Contenuti
• Principi generali
• Caratteristiche dei GIPS
• Adozione di uno Standard globale
• I GIPS in Italia
• L’utilità dei GIPS per gli Investitori Istituzionali
• Gli Standard Italiani di Presentazione delle Performance degli Investimenti (IPPS)
Principi generali 1
Per dichiarare la propria conformità agli standard GIPS, gli enti gestori
devono soddisfare tutti gli obblighi
Principi generali 6
Principi generali 7
Caratteristiche dei GIPS 1
• Per richiedere la conformità agli Standard GIPS l’EG* deve aderire ai requisiti
presenti negli Standard GIPS
• Integrità dei dati: i GIPS prevedono una serie di requisiti minimi che mirano a
garantire l’integrità dei dati di input utilizzati per i calcoli; una volta
implementato, il processo di calcolo delle performance GIPS entra a far parte
delle politiche e procedure aziendali del gestore, con una conseguente stabilità di
applicazione nel tempo
• Benchmark: ai fini di una piena confrontabilità della performance del gestore con
il mercato di riferimento, i GIPS richiedono di affiancare alla performance del
composito quella di un benchmark rappresentativo delle strategie e/o degli obiettivi
di investimento del composito stesso
• L’IPC* sostiene che gli standard GIPS debbano essere adottati come standard
nazionali nei paesi ancora privi di uno standard di performance degli investimenti
• Gli Standard GIPS possono essere tradotti in diverse lingue, ma nel caso di
divergenza tra le varie versioni sarà valida la versione inglese
• Per quanto riguarda la tassazione dei fondi aperti la maggior parte dei paesi, ad
eccezione dell’Italia, non prevede la tassazione dei risultati di gestione in capo al
fondo ma rimanda calcolo e prelievo fiscale al momento della dichiarazione
individuale dei redditi. Questa differenza influenza i meccanismi di
determinazione della quota netta e quindi delle misure di performance su di essa
calcolate. E’ quindi necessario trovare un metodo che permetta di “lordizzare” le
quote nette dei fondi italiani, cioè che permetta di depurare degli effetti fiscali le
performance dei fondi aperti italiani
• I fondi italiani sono soggetti a una ritenuta d’imposta (prima del 12,5% e poi del
20%), calcolata sulla differenza tra valore iniziale e valore finale degli
investimenti effettuati nel corso dell’anno. La tassazione è imputata giornalmente
sulla quota del fondo e viene accantonata a riserva fino al regolamento previsto
nell’anno successivo. La quota risulta pertanto al netto del prelievo fiscale
L’utilità dei GIPS per gli
Investitori Istituzionali
I GIPS sono suddivisi in cinque capitoli che corrispondono agli elementi essenziali
per presentare le informazioni relative alla performance:
1. Dati di input. La coerenza di questi dati è fondamentale per una effettiva
conformità con gli standard e per una presentazione delle performance
2. Metodi di calcolo. Per poter paragonare le presentazioni delle performance dei vari
enti gestori è necessario uniformare le metodologie di calcolo dei rendimenti
3. Costruzione dei compositi. Un composito è il raggruppamento di un certo numero
di portafogli accomunati da un particolare obiettivo o da una particolare strategia di
investimento. Il rendimento del composito è la media ponderata per le attività delle
performance dei singoli portafogli che compongono il composito medesimo
4. Informativa. L’informativa permette agli enti gestori di elaborare i dati forniti
nella presentazione e di dare all’utente finale gli elementi necessari per comprendere
i risultati della performance collocandoli nel giusto contesto
5. Presentazione dei risultati e relative illustrazioni
Gli Standard Italiani di Presentazione delle
Performance degli Investimenti (IPPS) 2
• Obblighi e raccomandazioni aggiuntive che gli enti gestori devono seguire per
presentare performance conformi agli IPPS:
• In ogni capitolo, i GIPS sono suddivisi in obblighi, che sono riportati all’inizio di
ogni capitolo, e in raccomandazioni. Gli obblighi sono quegli standard che gli
enti gestori sono tenuti a rispettare per essere dichiarati conformi. Gli enti gestori
sono invitati ad adottare e ad applicare anche le raccomandazioni al fine di poter
essere pienamente in linea con lo spirito e l’intento dei GIPS
Parole chiave della lezione
• GIPS
• INFORMAZIONI OBBLIGATORIE
Lezione
Gli intermediari
Sono i soggetti che possono prestare i servizi di investimento a seguito di una specifica
autorizzazione rilasciata, a seconda dei casi, dalla Consob, dalla Banca d’Italia o dalle
equivalenti autorità della Comunità europea. Gli intermediari possono essere:
SIM-Società di Intermediazione Mobiliare (sono le imprese di
investimento italiane); banche italiane; SGR-Società di Gestione del
Risparmio italiane; intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto
dall'art. 107 del Testo unico bancario tenuto dalla Banca d'Italia; banche
di Paesi comunitari; imprese di investimento di Paesi comunitari;
imprese di investimento extra-comunitarie; banche extra-comunitarie
Cos’è un servizio di investimento 2
L’esecuzione di ordini per conto dei clienti è il servizio con cui l’intermediario, su
richiesta del cliente, acquista o vende i titoli nelle varie sedi di negoziazione
Per negoziazione per conto proprio si intende l’attività con cui l’intermediario, su
richiesta del cliente, gli vende strumenti finanziari di sua proprietà ovvero li acquista
direttamente dal cliente stesso (comunemente, si dice che l’intermediario opera in
“contropartita diretta”)
• Le SGR - Società di gestione del risparmio sono, insieme alle SICAV, gli unici
soggetti che possono svolgere l'attività di gestione collettiva del risparmio (cioè
gestire fondi comuni di investimento). Sono, anzi, società specializzate nell’attività
di gestione, in quanto, oltre alla gestione collettiva e alle relative attività connesse
e strumentali, possono svolgere solo l'attività di gestione individuale e prestare il
servizio di consulenza in materia di investimenti
• Per operare devono essere autorizzate dalla Banca d'Italia (sentita la Consob), la
quale rilascerà l'autorizzazione solo in presenza dei requisiti previsti per legge. Fra
questi, si sottolinea l'ammontare del capitale sopra un certo valore, il fatto che gli
amministratori, i sindaci ed il direttore generale abbiano determinati requisiti di
onorabilità e professionalità e che gli azionisti abbiano i requisiti di onorabilità
L’INFORMAZIONE
Conoscere per investire: è la regola fondamentale. Se non si conosce,
è meglio non investire: il corollario. Per la corretta informazione
dell’investitore sono previsti regole, strumenti e presidi che
presuppongono specifici obblighi per gli intermediari. Le informazioni
devono essere fornite sia prima di investire che dopo
Prima di investire
- i metodi di comunicazione tra cliente e impresa
- le modalità di rendicontazione dell’attività svolta
- le modalità con cui l’intermediario garantisce la tutela delle somme o dei titoli dei
clienti eventualmente detenuti
- il sistema di indennizzo o di garanzia dei depositi dei clienti
- una descrizione anche sintetica della politica seguita in materia di conflitti di
interessi
Le regole della tutela 3
Informazioni sui costi - L’intermediario non può dar luogo all’investimento se prima
non ha informato il cliente dei costi del servizio offerto. In particolare, deve indicare:
• il prezzo totale e i singoli elementi che compongono il costo totale, ecc.
Le regole della tutela 4
IL CONTRATTO
Tutti i servizi di investimento, ad eccezione della consulenza in
materia di investimenti, devono essere prestati sulla base di un
contratto scritto. Ciò per due ragioni:
- si vuole enfatizzare l’importanza dell’atto e attrarre l’attenzione di
chi lo sta compiendo richiedendogli di firmare un foglio
- si vogliono fissare in un documento i contenuti dell’accordo fra le
parti, anche per poterli facilmente dimostrare in futuro
Adeguatezza
L’intermediario può valutare se un investimento è adeguato per il potenziale cliente
solo se lo conosce bene dal punto di vista finanziario. Dovrà quindi chiederci
informazioni relative a:
- conoscenza ed esperienza in materia di investimenti
- situazione finanziaria
- obiettivi di investimento
Le regole della tutela 7
Appropriatezza
• Per valutare l’appropriatezza l’intermediario deve chiedere al cliente informazioni
riguardanti, esclusivamente, la sua conoscenza ed esperienza circa il tipo di
strumento o servizio proposto o richiesto
• Un prodotto è appropriato se il cliente ha conoscenze ed esperienza sufficienti per
comprendere i rischi connessi al prodotto stesso
I CONFLITTI DI INTERESSI
• In primo luogo, devono individuare tutte le situazioni al loro interno che possono
generare conflitti di interessi. Individuati i conflitti, gli intermediari devono
gestirli, con misure organizzative tali da impedire che incidano negativamente
sugli interessi dei clienti
• SERVIZIO DI INVESTIMENTO
Contenuti
• Perché investire
• Investire i propri risparmi: cosa fare e cosa non fare
– Riflettere sulle proprie esigenze e preferenze in materia di investimenti;
Assumere informazioni su prodotti e servizi; Verificare che l’intermediario
utilizzato sia autorizzato e instaurare un rapporto positivo; Se non si
comprende, non investire; A potenziali alti rendimenti corrispondono alti
rischi; Diffidare delle proposte improbabili; Utilizzare mezzi di pagamento
previsti e sicuri; Seguire i propri investimenti nel tempo; Cautela
nell’utilizzo di Internet
Perché investire
Data l’importanza rilevante del risparmio occorre dedicare la dovuta attenzione
all’investimento, la stessa attenzione che invece si dedica ad acquisti di minore
importanza, come quello di un’autovettura
Esempio:
• si definiscono le proprie esigenze e preferenze, in termini di prestazioni, comodità,
economicità d’uso
• si definisce il limite di spesa
• si assumono informazioni sulle marche e sui modelli presenti sul mercato per
valutare quale risponda meglio alle proprie esigenze;
• scelto il modello, si visitano più concessionari ufficiali alla ricerca della migliore
offerta, ecc……………………
Ecco. Questo è il percorso giusto e razionale per chi intende impegnare una certa cifra
in un bene di una certa importanza. A maggior ragione un percorso analogo deve
essere seguito da chi si accinge ad investire cifre spesso maggiori e destinate a
soddisfare bisogni ben più importanti di quello di spostarci da un posto all’altro
Investire i propri risparmi:
cosa fare e cosa non fare 1
Alcune regole semplici e di immediata applicazione, prima di
effettuare un investimento
1. Riflettere sulle proprie esigenze e sulle preferenze in materia di
investimenti
2. Assumere informazioni su prodotti e servizi
3. Verificare che l’intermediario utilizzato sia autorizzato e instaurare un
rapporto positivo
4. Se non si comprende, non investire
5. A potenziali alti rendimenti corrispondono alti rischi
6. Diffidare delle proposte improbabili
7. Utilizzare mezzi di pagamento previsti e sicuri
8. Seguire i propri investimenti nel tempo
Investire i propri risparmi:
cosa fare e cosa non fare 2
Riflettere sulle proprie esigenze e preferenze in materia di investimenti
• Un’attenta definizione degli obiettivi ci consente di stabilire quando avremo
bisogno del denaro investito e il livello dei rendimenti attesi, ovviamente in
relazione al rischio che siamo disposti ad assumerci
• Dagli obiettivi personali dipendono, quindi, l'orizzonte temporale, la propensione
al rischio e le aspettative di rendimento. Questi elementi definiscono il profilo
finanziario dell'investitore
• L'orizzonte temporale è il periodo di tempo per il quale intendiamo rinunciare
alle nostre disponibilità finanziarie per investirle
- banche italiane: possono essere autorizzate dalla Banca d'Italia ad offrire tutti i
servizi di investimento
- società di gestione del risparmio italiane: possono essere autorizzate dalla Banca
d'Italia all'esercizio dell'attività di gestione individuale di patrimoni, dell’attività di
consulenza e di commercializzazione di fondi comuni di investimento
- intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto dall'art. 107 del Testo Unico
bancario e tenuto dalla Banca d'Italia: possono essere autorizzati alla negoziazione
per conto proprio ed all’esecuzione degli ordini dei clienti (limitatamente agli
strumenti finanziari derivati), nonché al servizio di sottoscrizione o collocamento
- banche di Paesi comunitari: possono offrire i servizi per i quali sono state
autorizzate dall'autorità di vigilanza del Paese d'origine
Investire i propri risparmi:
cosa fare e cosa non fare 6
Gli intermediari abilitati ad offrire servizi o attività d'investimento sono 2:
- imprese di investimento extracomunitarie: possono essere autorizzate dalla Consob
ad offrire tutti i servizi di investimento
- agenti di cambio iscritti nel ruolo unico nazionale tenuto dal Ministero dell’economia
e delle finanze
Esistono dei prodotti oggettivamente più rischiosi di altri. E' bene quindi:
• considerare con estrema attenzione l'acquisto di titoli non quotati su mercati
regolamentati: per questi titoli è difficile verificare il prezzo di mercato e potrebbe
essere non facile e penalizzante la loro vendita
• verificare, almeno per le società italiane, se gli strumenti finanziari che si intende
acquistare sono richiamati sulle pagine economiche dei principali quotidiani
• valutare sempre molto attentamente l'acquisto di strumenti derivati (future, swap,
contratti a termine, opzioni, obbligazioni strutturate e covered warrant
Investire i propri risparmi:
cosa fare e cosa non fare 9
A potenziali alti rendimenti corrispondono alti rischi 2
Strumenti derivati
Il termine “derivati” indica la caratteristica fondamentale di questi prodotti: il
loro valore deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal
verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente
• Occorre rimanere alla larga dalle "catene di sant’Antonio", cioè da quelle proposte
che promettono guadagni legati alla successiva adesione di altri soggetti, che
spesso devono essere convinti dallo stesso investitore ad aderire. Queste
"operazioni", infatti, non possono assicurare nessun tipo di rendimento, essendo di
norma alimentate esclusivamente dalla continuità delle adesioni. In altre parole,
nel momento in cui le nuove adesioni non sono più sufficienti a pagare gli
"interessi" ai precedenti sottoscrittori, le iniziative sono destinate al fallimento
Investire i propri risparmi:
cosa fare e cosa non fare 11
Utilizzare mezzi di pagamento previsti e sicuri
• Disporre operazioni dal proprio computer è comodo e veloce, senza essere poi
particolarmente complicato. Occorre utilizzare però qualche cautela per stare al
riparo da brutte sorprese
• Innanzi tutto, il codice utente e la password e altri dati relativi al nostro rapporto
non devono essere, mai, dati ad altre persone, neanche a quelle in cui riteniamo di
poter riporre la massima fiducia: sarebbe come consegnare un libretto di assegni
già firmati. Attenzione, inoltre, a non comunicarli inconsapevolmente, magari
rispondendo a e-mail che sembrano provenire dalla nostra banca o rispondendo a
telefonate
Investire i propri risparmi:
cosa fare e cosa non fare 14
Cautela nell’utilizzo di Internet: 2
Il fatto che un’operazione venga conclusa via internet non esclude che l’intermediario
rispetti le regole cui è tenuto. Lo farà con modalità diverse che, nella maggior parte
dei casi, consisteranno in messaggi a video e e-mail
• RENDIMENTO ATTESO
• GRADO DI RISCHIO
“SPECULAZIONE IN BORSA”
Obiettivi e contenuti della lezione
Contenuti
• Speculazione: generalità
• Speculazione rialzista e ribassista nella Borsa valori
Speculazione allo scoperto; speculazione su strumenti derivati; la
speculazione fuori dalla Borsa valori
• Le metodologie operative degli speculatori: analisi fondamentale e analisi
tecnica
La legge della domanda e dell’offerta
Speculazione: generalità 1
• Per l'attestazione del termine inglese «speculation», si può risalire ad Adam Smith
(1776)
• Secondo John Maynard Keynes la speculazione era l'arte di capire cosa gli altri
operatori di mercato avessero pensato riguardo al futuro: a questo proposito è
famosa la metafora del concorso di bellezza. Per indovinare quale bella ragazza
vincerà un concorso di bellezza il nostro parere conta poco perciò è inutile cercare
di capire quale sia la donna più bella. Per indovinare la vincente dobbiamo invece
cercare di capire come voterà la maggioranza dei giurati. La stessa cosa vale per il
mercato azionario:
bisogna indovinare come agirà la maggioranza degli operatori
Speculazione: generalità 5
• Secondo Ludwig von Mises, appartenente alla scuola austriaca, ogni attore
economico è uno speculatore, in quanto l'azione umana è sempre diretta verso il
futuro che è di per sé sconosciuto e quindi incerta. Il modo distintivo di pensare
dello speculatore sta nella capacità di comprendere i vari fattori che
determineranno il corso degli eventi futuri. Ogni genere di investimento è quindi
una forma di speculazione. I pensatori della scuola neoclassica invece intendono
la speculazione come l'attività di un operatore che si assume dei rischi per i quali
richiede una adeguata remunerazione. Secondo questa scuola di pensiero lo
speculatore è un elemento fondamentale del mercato poiché assicura liquidità e
concorre alla formazione di un prezzo efficiente
Speculazione rialzista e ribassista nella
Borsa valori 1
• Una compravendita allo scoperto offre margini di guadagno più elevati quando
viene effettuata con degli strumenti finanziari che hanno una forte volatilità,
ovvero che possono variare il loro prezzo in modo consistente anche in pochi
giorni di tempo. Gli strumenti derivati rientrano in questa categoria
Approccio precluso al piccolo investitore e possibile solo alle “mani forti” del
mercato (i grandi operatori finanziari come le banche di investimento straniere)
Le metodologie operative degli speculatori:
analisi fondamentale e analisi tecnica 2
Nella microeconomia dei mercati competitivi vale l’assunto che in un settore non può
esistere un “extra-profitto” (cioè un profitto esagerato, che ecceda di molto i costi di
produzione) perché altri operatori economici si inserirebbero in quel settore
aumentando l’offerta di beni e quindi calmierando i prezzi
• Ecco allora che in questo momento la massa degli operatori adotterà ciecamente
un comportamento “imitativo” e si metterà in coda al movimento dei prezzi
cercando di sfruttare il suo moto d’inerzia. Il processo di disseminazione
dell’informazione avverrà in maniera inversamente proporzionale al grado di
sofisticazione finanziaria degli operatori: prima comprano gli “insiders” (cioè
chi è coinvolto direttamente nelle vicende economiche che riguardano una
azienda o una obbligazione), poi la blasonata banca di investimento
straniera, poi la Sim italiana, poi la banca locale, ed infine il signor Rossi che
l’ha letto sul giornale
• SPECULAZIONE
“IL MICROCREDITO”
Obiettivi e contenuti della lezione
Nei paesi in via di sviluppo milioni di famiglie vivono con i proventi delle loro
piccole imprese agricole e delle cooperative nell'ambito di quella che è stata definita
economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario a causa
dell'inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle micro dimensioni
imprenditoriali, ritenute troppo piccole dalle banche tradizionali, non consente a
queste attività produttive di avviarsi e svilupparsi libere dall'usura
Storia: gli inizi
• Idee relative al microcredito possono essere trovate in vari momenti della storia
moderna
• Swift ha ispirato il prestito dei fondi irlandesi nel 18° e 19° secolo
• Nel 1950, Akhtar Hameed Khan iniziò a distribuire credito a gruppi-orientati nel
Pakistan orientale. Khan utilizzò il modello di Comilla, in cui il credito viene
distribuito attraverso iniziative su base comunitaria. Il progetto fallì a causa del
coinvolgimento eccessivo del governo pakistano, e delle gerarchie create
all'interno delle comunità
Microcredito moderno
• Ironia della sorte, molte organizzazioni di microcredito ora funzionano come delle
banche indipendenti. Ciò li ha portati a pagare tassi di interesse più elevati sui
prestiti e ponendo maggiore enfasi sui programmi di risparmio. L’applicazione del
microcredito nell’economia neoliberista ha generato molti dibattiti tra gli studiosi
e i professionisti dello sviluppo, anche a causa di talune esperienze non esaltanti
che ha coinvolto una organizzazione come quello messicana
Impieghi di gruppo
• Anche se i prestiti ai gruppi sono stati a lungo una parte fondamentale del
microcredito, esso è nato inizialmente con il principio dei prestiti ai privati
I prestiti alle donne sono diventati un principio importante nel microcredito, con
banche e ONG come BancoSol , WWB e Pro Mujer dedicate esclusivamente alle
donne. Pro Mujer ha creato una nuova strategia per combinare il microcredito con i
servizi sanitari, in quanto la salute dei loro clienti è fondamentale per il successo del
microcredito
• Nel primo triennio osservato (2010-2012) sono stati erogati 7.167 microprestiti,
per un ammontare complessivo di oltre 63 milioni di euro. Il monitoraggio ha
rivolto particolare attenzione alle aree più svantaggiate d’Italia e alle Regioni a
"obiettivo convergenza" (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) con un Prodotto
interno lordo pro capite inferiore al 75% della media europea
• ACCION USA, la filiale degli Stati Uniti più nota come ACCION International ,
ha fornito $ 117 milioni nel microcredito dal 1991, con un tasso di rimborso
superiore al 90 %.
• Uno studio di ricerca del modello Grameen mostra che gli individui poveri sono
debitori più sicuri perché danno più valore al rapporto con la banca. Anche così,
gli sforzi per replicare stile Grameen prestiti di solidarietà nei paesi sviluppati
sono in genere non riuscite
Peer to peer (prestiti tra privati) e prestiti
sul web
• I principi del microcredito sono stati applicati anche nell'affrontare diverse
questioni non legate alla povertà
• Alcuni sostengono che gli imprenditori più esperti che stanno ottenendo prestiti
dovrebbero essere qualificati per i prestiti più grandi per garantire il successo del
programma. Una delle principali sfide del microcredito è fornire piccoli prestiti a
un costo abbordabile. Il tasso di interesse e la tassa media globale è stimato al
37%, con tassi che raggiungono addirittura il 70% in alcuni mercati
• La ragione principale per l'alto costo dei prestiti di microcredito è il costo elevato
di operazioni di microfinanza tradizionali relative alla dimensione del prestito
• PICCOLO PRESTITO
• MUHAMMAD YUNUS
“WARREN BUFFET:
LA FILOSOFIA DI
INVESTIMENTO IN BORSA”
Obiettivi e contenuti della lezione
Contenuti
La strategia di Warren Buffet: investire partendo dal settore; Investire in un’azienda:
la filosofia; Valutare un’azione: monitorarla e venderla; Consigli pratici per gli
investitori - Le indicazioni per guadagnare in Borsa; La filosofia di investimento di
Warren Buffet; Scegliere le azioni usando il ROE; Prevedere le performance; La
lettera di Warren Buffet ai suoi azionisti; Correttezza e onestà di Warren Buffett: una
lezione per l’America e anche per gli altri; Le 7 regole d’oro di Warren Buffet
La strategia di Warren Buffet:
investire partendo dal settore
Warren Buffet: uno degli investitori più conosciuti al mondo, definito una leggenda
vivente nel mondo della borsa
Buffett non ha mai scritto un libro sul suo approccio all'investimento, sebbene questo
possa essere carpito da altri suoi scritti e dai rapporti annuali della Berkshire
Hathaway. I suoi sostenitori tuttavia hanno cercato di mettere insieme con chiarezza
le regole per uno stile d'investimento alla Warren Buffett e si contano ormai a decine
le pubblicazioni che lo riguardano
Investire in un’azienda: la filosofia 1
Altri fattori:
• un forte trend in ascesa per gli utili
• un indebitamento prudenziale
• un rendimento del capitale netto abbastanza alto
• un alto livello di utili non distribuiti
• un basso livello di spesa necessario per mantenere le operazioni
correnti
• uso proficuo degli utili non distribuiti
Valutare un’azione: monitorarla e venderla
Buffett non favorisce una grande diversificazione, dato che è difficile analizzare e
capire a sufficienza un numero elevato di società. Inoltre non diversifica il portafoglio
basandosi sulla scelta dei settori. Invece il metodo di Buffett per controllare il rischio
all'interno del portafoglio prevede alcuni punti fondamentali:
• essere sicuri che l'investimento è stato fatto in società in espansione
• capire accuratamente e analizzare la natura delle società
• essere sicuri di pagare un prezzo ragionevole per le azioni
• Mentre la sua guida, Benjamin Graham, favorisce una vendita quando il prezzo
dell'azione raggiunge il suo valore intrinseco, Buffett continua a mantenerla fino a
quando le potenzialità di crescita della società saranno migliori rispetto a
investimenti alternativi
Consigli pratici per gli investitori.
Le indicazioni per guadagnare in Borsa 1
• Per quanto riguarda la prima competenza, nel pensiero di Buffett un buon business
è facilmente comprensibile, e possiede la virtuale certezza che i guadagni saranno
sempre più alti tra cinque, dieci o venti anni rispetto ad oggi. Le aziende con
queste caratteristiche sono poche sul mercato e, quando se ne individuano, non
bisogna lasciarle scappare
Consigli pratici per gli investitori.
Le indicazioni per guadagnare in Borsa 2
• Per essere sicuri di valutare bene un’azienda, questa dovrebbe essere entro il
proprio “circolo di competenza”, e cioè dovrebbe essere facilmente comprensibile
sulla base delle conoscenze possedute. Per Buffett “”la grandezza di questo
circolo non è importante, ciò che importa è conoscerne bene i confini” per evitare
illusioni di competenza
• Per questo motivo Buffett ha sempre evitato le azioni tecnologiche, pur
apprezzando i miglioramenti e le innovazioni che questo settore porta
• Per chi invece vuole farsi il proprio portafoglio titoli, sarà comunque meglio che,
oltre a seguire le regole di buon senso di Buffett, consideri una soluzione mista:
una parte del proprio patrimonio con titoli ben selezionati, e una parte in
fase di crescita, magari acquistati con piani di investimento programmati. Il
tutto in percentuali variabili a seconda della propria propensione al rischio e alle
proprie capacità di affrontare il difficile mondo della borsa
La filosofia di investimento
di Warren Buffet 1
• Assicurarsi, anzitutto, che la prospettiva dell’azienda sia basata
su un incremento degli utili in futuro
• Al contrario, il manager razionale che capisce di non poter reinvestire gli utili in
modo migliore rispetto agli investimenti monetari alternativi, deve distribuire il
denaro agli azionisti, lasciandoli liberi di reinvestire dove ritengono più
opportuno. Per fare questo ci sono due modi possibili: aumentare il dividendo o
ricomprare azioni proprie
Scegliere le azioni usando il ROE
• "Il test principale della performance economica dei manager di una società
consiste nel raggiungimento di un elevato rendimento del capitale investito e
non nel raggiungimento di una grande crescita nell'utile per azione" (dal
rapporto annuale del 1979 della Berkshire Hathaway)
• Buffett tende a sottolineare molto spesso che c'è una qualche correlazione tra
l'andamento del (ROE) di una società e il trend degli utili futuri. Se i ROE
annuali stanno crescendo, anche gli utili dovrebbero aumentare. Se invece il
trend del ROE è stabile, è molto probabile che anche il trend degli utili sia
costante e più prevedibile
• ……..speriamo che voi non pensiate a voi stessi semplicemente come possessori
di un pezzo di carta, il cui prezzo oscilla ogni giorno, e che è candidato alla
vendita quando qualche evento politico od economico vi fa diventare nervosi.
Noi speriamo piuttosto che Voi vi consideriate come proprietari in parte di un
business nel quale rimarrete per un tempo indefinito, come se voi possedeste una
fattoria o un appartamento in associazione con membri della vostra famiglia…..
Correttezza e onestà di Warren Buffet:
una lezione per l’America e anche per gli altri
• “Charlie (il suo socio principale) e la sua famiglia hanno il 90% o più della loro
totale ricchezza investita in azioni Berkshire; mia moglie Susie e io abbiamo il
99%.”
“ORIGINI STORICHE
DELLA FINANZA”
Obiettivi e contenuti della lezione
Contenuti
• Premessa: la finanza nasce in Italia; La moneta; I banchieri; Le
assicurazioni; I lombardi e l’abominevole guadagno
Premessa: la finanza nasce in Italia 1
Genova, Lucca, Siena, Firenze, Venezia e poi ancora Genova sono queste le tappe
dell'evoluzione bancaria. Non per nulla le banche più antiche del mondo sono il
Monte dei Paschi di Siena (fondato nel 1472) e la banca Carige che affonda le
sue radici nel Monte di pietà di Genova aperto nel 1483
La moneta 1
• Sul finire dell’era repubblicana romana e durante tutto l’Impero il sesterzio era la
moneta più diffusa in Europa e in Asia. Durante la Repubblica il sesterzio era una
moneta d'argento, e veniva coniata sporadicamente. Con la riforma monetaria di
Augusto il sesterzio divenne una moneta di grandi dimensioni
• Questa situazione dura fino a quando appaiono nel tessuto sociale europeo
commercianti e artigiani per i quali il baratto risulta assolutamente inefficace. Così
Carlo Magno tra il 781 e il 794 decide di coniare una moneta che inizia a circolare
nel suo vastissimo impero; nasce cosi il denaro; con una libbra di argento si
coniavano 240 denari e la gente cominciò a chiamare lira, appunto da libbra, i 240
denari
La moneta 2
• Agli albori dell’anno mille l’Italia settentrionale è l’area economica più sviluppata
d’Europa e le zecche di Milano, Pavia, Verona e Lucca forniscono i denari
necessari a far girare l’economia europea
• Ma con il passare degli anni gli stati post carolingi consentono alle proprie zecche
di introdurre nel denaro quantità sempre minori di argento cosicché il denaro
lentamente si svaluta e i vari stati scoprono il principio della svalutazione
competitiva, che in Europa durerà fino alla nascita dell’euro
• Tra il X e il XII secolo nasce in Italia la borghesia; sono gli anni in cui Amalfi,
Pisa, Genova, Firenze e Venezia si impongono come empori internazionali. Il
denaro carolingio non risponde alle esigenze dei nuovi commerci e ciascuna città
comincia a battere moneta propria. Inizia Genova con un proprio denaro nel 1138,
nel 1184 Venezia fa battere alla zecca di Verona un proprio conio e
successivamente Firenze apre una propria zecca per produrre moneta
La moneta 3
• L’attività bancaria moderna vede la luce tra Lucca, Siena, Roma e Genova
all’inizio del XII secolo; nel trecento e quattrocento prevale Firenze, mentre
nel cinquecento e seicento la palma torna a Genova. Nel XVI secolo la finanza
esce dall’Italia e si trasferisce progressivamente a Bruges, Anversa, Amsterdam e
Londra. Un personaggio fondamentale per la nascita della finanza è il
cambiavalute; nelle città italiane circolano monete dei vari stati con
concentrazioni di metalli preziosi variabili da moneta a moneta e solo i
cambiavalute conoscono i loro rapporti di cambio
• Orlando Bonsignori è stato un banchiere che occupa fra i banchieri del duecento
e non solo senesi, una posizione apicale, sia per l'enorme patrimonio finanziario
costruito ed investito, sia per le valenze politiche che la sua attività aveva
sviluppato; la sua banca diventa la banca dei papi ed è spesso confrontata allo
IOR di oggi. Orlando è un banchiere a tutto tondo e la sua banca, la Gran Tavola,
può essere considerata l'antesignana della banca universale
I banchieri 3
• L’influenza dei banchieri lucchesi avviene con la famiglia Rapondi. Essa, già
dalla fine del tredicesimo secolo aveva relazioni commerciali con le Fiandre, rese
più frequenti e proficue quando la Società dei Rapondi, vendendo i manufatti
serici di Lucca e acquistando gioielli, oreficerie, codici e opere d'arte fiamminga,
poté esercitare anche il cambio e il prestito ed assumere uffici finanziari, appalti e
forniture per i duchi di Borgogna, e per le corti di Parigi e d'Avignone
• In campo bancario Genova non sta ferma e vede rifulgere l’astro del piacentino
Guglielmo Leccacorvo; il suo banco, da un documento del 1244, è il primo che
possa definirsi moderno (per esempio consente scoperti di conto), ma la sua
fortuna derivò dall’essersi legato alla famiglia dei Fieschi, onnipotente a Genova,
e quando Sinibaldo Fieschi diventa papa col nome di Innocenzo IV i rapporti si
fecero ancora più stretti. Il banco Leccacorvo fallisce nel 1259 dopo la morte di
Guglielmo. Alcuni storici affermano che alla morte di Guglielmo si scatenò il
panico e i clienti corsero alla Banca, ancora solida, per ritirare i propri
risparmi. Il panico tra i creditori sarà una delle cause principali del
fallimento di molte banche di quei tempi
I banchieri 4
• I più grandi banchieri del trecento non furono, però, né lucchesi né genovesi
ma bensì senesi. Le più importanti famiglie di Siena, i Salimbeni, i Tolomei, i
Piccolomini sono tutte famiglie di banchieri, anche se la più importante fu quella
dei Bonsignori che erano, però, di modeste origini. A Siena non accade quello che
successe a Lucca e anche dopo il fallimento dei Bonsignori la città continuerà a
calcare la scena bancaria seppure non più da protagonista. Il Monte dei Paschi
nasce nel 1472 come banca della Repubblica e nel 1624 il granduca di Toscana
concede, a garanzia dei depositi, le rendite dei pascoli demaniali della Maremma,
detti “paschi” da cui il nome attuale dell’Istituto
• Gli Acciaiuoli furono originari di Brescia; il patriarca Gugliarello per sfuggire alle
faide politiche, che si trasferì verso il 1160 a Firenze. Nel 1282 fondarono una
compagnia commerciale che divenne molto ricca e potente e fu alla base della
fortuna di famiglia. La compagnia ebbe sedi in tutta Europa e prestò denaro a
importanti figure dell'epoca. Divennero infatti nel corso del XIV secolo banchieri
degli Angioini del Regno di Napoli e del Pontefice
• I Medici. Giovanni di Bicci de' Medici, a servizio dello zio, Giovanni di Bicci de'
Medici, imparò il mestiere di banchiere, diventando presto il responsabile della
filiale a Roma.. Dal 1494, anche la filiale di Milano cessò di esistere. Le filiali
videro la loro fine nel 1494, quando Savonarola e il papa iniziarono ad agire
contro i Medici. Al momento del fallimento il Banco Medici era ancora la più
grande banca d'Europa, con almeno sette filiali e cinquanta agenti, un
numero stupefacente per l'epoca. L’inizio della crisi del Banco si può far risalire
a Cosimo che passò la maggior parte del suo tempo dedicato alla politica, grazie
alla quale riuscì a trasformare la Repubblica in Signoria, della quale Cosimo fu
Signore. L’erede Lorenzo investì nel Banco il patrimonio del fratello Piero.
Lorenzo, diventato , "il Magnifico" non si occupò affatto del Banco. Egli
concentrò il patrimonio della banca nel patrocinio di artisti e letterati
Le assicurazioni
Infatti darsi da fare con le polizze assicurative, frazionarle o rivenderne il rischio era
una faccenda molto diffusa a Venezia, a quei tempi la capitale europea delle
assicurazioni. Sul finire del XVI secolo si sottoscrivevano ogni anno polizze per 3,6
milioni di ducati e assumendo con un tasso medio dei premi attorno al 6-8 per cento si
ricava che il valore dei premi era tra 215 e 290.000 ducati.
Sul finire del seicento l’ombelico del mondo assicurativo si sposta a Londra;
assicuratori e assicurati si riuniscono in Lombard Street presso il bar di un certo
Edward Lloyd
I lombardi e l’abominevole guadagno 1
• La presenza di mercanti e prestatori italiani a nord delle Alpi risale almeno agli
inizi del Duecento, spinta da una congiuntura economica europea favorevole agli
spostamenti e allo sviluppo di nuove forme di credito. In particolare i prestatori,
indicati sovente con il generico nome di lombardi (a nord delle Alpi gli italiani
erano dispregiativamente chiamati lombardi), si contraddistinguevano per la
facilità di movimento
I lombardi e l’abominevole guadagno 2
• Dai documenti conservati in archivi stranieri, sappiamo, che alla base degli
stanziamenti dei prestadenaro vi erano quasi sempre le necessità finanziarie delle
autorità locali, urbane o principesche, alle quali essi dovevano versare un diritto
di borghesia o un censo annuo per poter esercitare la loro professione. In cambio
ricevevano un permesso, limitato nel tempo ma che di solito era rinnovato senza
particolari difficoltà, con cui si accordava loro l’esercizio del prestito dietro precise
condizioni; in tal modo il lombardo e la sua famiglia acquisivano determinati
privilegi, soprattutto di tipo fiscale, e si mettevano sotto la protezione dell’autorità
• Appare in tal modo evidente una distinta via all'integrazione e alla carriera
politico-amministrativa: benché provenissero quasi sempre da casati che in patria
giocavano un ruolo importante, in città politicamente autonome era stato molto
difficile per i presta denaro ottenere un posto nelle maglie della gestione del
potere
• Diversamente, in regioni e città sottoposte a un'autorità di tipo regio, ducale,
comitale o vescovile erano stati molti coloro che avevano avuto la possibilità di
un'ascesa politica. L'autorità principesca o comitale, infatti, si basava sulle
capacità dei lombardi e sulla loro disponibilità monetaria per far fronte alla
pressante necessità di denaro, spesso ricambiando proprio con l'affidamento di
uffici pubblici
• Alcune famiglie erano così riuscite a far parte di una certa élite economica
internazionale, anche se ciò non significava automaticamente essere riconosciuti
come appartenenti ad essa dall’élite locale. Per diverse città è ormai accertato
che i lombardi non erano stati affatto relegati in quartieri periferici
Parole chiave della lezione
• FINANZIERI ITALIANI
• DENARO
• BANCHE E ASSICURAZIONI
• I LOMBARDI E L’USURA
• ABOMINEVOLE GUADAGNO
Lezione
Contenuti
• Premessa
• La nascita della Borsa valori
• La Borsa italiana
• Evoluzione normativa e situazione attuale
• Altre importanti borse nel mondo
Premessa
• La prima borsa valori fu istituita nel 1531 ad Anversa e il suo nome trae origine
dal palazzo di Bruges. Da allora le borse nel mondo si moltiplicarono: il 17
Maggio 1792 nasce il mercato azionario più importante del mondo: il NYSE (New
York Stock Exchange), il quale nacque grazie ad un prestito di otto milioni di
dollari contratto per finanziare la guerra di indipendenza contro la Gran Bretagna
• Molte altre città seguirono l'esempio americano, tra cui anche Milano che istituì,
con decreto napoleonico, la sua Borsa il 16 Gennaio del 1808
La Borsa italiana 1
• La prima Borsa Valori Italiana fu istituita a Venezia nei primi mesi del 1600
• In Italia, fino alla fine del 1996, hanno operato 10 Borse, in dieci città: Milano,
Torino, Roma, Genova, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo. La
Borsa più importante è sempre stata quella di Milano nella quale si concentrava il
90% circa di tutto il mercato mobiliare italiano. Le borse italiane e quelle francesi
furono istituite e controllate dalle autorità pubbliche. Nella maggior parte degli
altri Paesi europei le borse furono invece istituite da istituzioni economiche
private
• Tra le dieci borse esistenti in Italia, quella di Milano era di gran lunga la più
importante; in essa sia il comparto obbligazionario sia quello azionario hanno
sempre presentato, infatti, un numero di titoli quotati ampiamente superiore a
quello dei titoli iscritti al listino delle altre piazze. Solamente per i titoli di stato
non vi erano grandi differenze, e questo perché la loro quotazione avveniva di
diritto sul mercato mobiliare
La Borsa italiana 2
• A causa delle inefficienze di questo tipo di mercato si cercò, fin dagli anni Ottanta,
di porre rimedio attraverso il perfezionamento del sistema introducendo
apparecchiature computerizzate sempre più avanzate: era il primo passo verso la
borsa telematica. Si sentiva l'esigenza di introdurre nuove procedure elettroniche
anche per assicurare il puntuale svolgimento degli adempimenti successivi alla
conclusione delle contrattazioni
• Le borse valori di tutto il mondo si erano evolute in questo modo e sempre più si
cercò di adeguare i mercati alle nuove invenzioni della tecnologia informatica fino
a raggiungere il moderno sistema di contrattazione che è la borsa telematica. Essa
non è più un luogo fisico dove gli agenti gridano o sono seduti davanti al
computer l'uno al fianco dell'altro, bensì consiste in un grande sistema elettronico
che elabora gli ordini di vendita o di acquisto pervenuti da ogni parte del mondo
attraverso la rete. Ogni Paese ha una borsa telematica: gli Stati Uniti hanno la
borsa di New York; l'Italia ha la borsa di Milano
La Borsa italiana 5
• Dal 18 aprile del 1994 il mercato borsistico italiano "alle grida" non esiste più.
L'ormai generalizzato ricorso alle nuove tecnologie telematiche ha portato nel
mercato mobiliare un cambiamento radicale non soltanto delle procedure ma anche
dei luoghi della comunicazione: se un tempo la Borsa, con le sue strutture fisiche, i
suoi recinti e la concentrazione degli operatori, rappresentava anche tangibilmente
il mercato quale centro delle negoziazioni, oggi sono i mercati telematici a
consentire l'incrocio di domanda e offerta nel parterre virtuale delle reti.
L'introduzione del sistema di negoziazione elettronica ha inizialmente interessato
una prima rosa ristretta di titoli con caratteristiche di bassa liquidità e ridotto
volume di ordini. Il successo riscontrato nei primi mesi di operatività ha consentito
di estendere per tappe successive la negoziazione telematica
La Borsa italiana 6
• E’ nato poi direttamente telematico l'Idem, il Mercato italiano dei derivati, cioè il
circuito sul quale, dal Novembre del '94, hanno avuto inizio le negoziazioni del
contratto future Fib30 sull'indice di Borsa Mib30.
• Dunque ormai da tempo tutti i mercati, compresi quello all'ingrosso dei titoli di
Stato (Mts) e quello dei relativi derivati (Mif e Mto), dispongono di un circuito
telematico di negoziazione; tra le più recenti applicazioni "in rete" vanno infine
ricordate la "telematizzazione" del mercato dei premi e la quotazione dei Bot sul
circuito Mot, destinato anche a ospitare le negoziazioni dei "mercati di valori
mobiliari non quotati in Borsa e non negoziati sul ristretto", meglio noti come
«mercati locali»
La Borsa italiana 7
• A partire dal 1° gennaio 1998 la Borsa Italiana S.p.A. è divenuta una società
di gestione dei mercati operativa a tutti gli effetti
• Attualmente la Borsa Italiana S.p.A. gestisce i mercati mobiliari italiani. In
particolare, svolge le seguenti funzioni:
- Definizione dell'organizzazione e del funzionamento dei mercati, delle
modalità di accesso degli intermediari, nonché attività di vigilanza e di
gestione delle situazioni di crisi
- Definizione della disciplina dei requisiti per l'ammissione a quotazione,
della sospensione degli operatori e degli strumenti finanziari e revoca
della stessa
- Gestione delle procedure e dei rapporti con gli emittenti per i contratti di
quotazione
- Definizione dei profili organizzativi e stesura del codice di comportamento
dei soggetti operanti sui mercati
Evoluzione normativa e situazione attuale 3
Oggi, in base al Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana
S.p.A. possono partecipare alle negoziazioni nei mercati organizzati e gestiti dalla
Borsa italiana:
• gli agenti di cambio
• le banche nazionali, comunitarie ed extracomunitarie autorizzate
allo svolgimento dell'attività di negoziazione per conto proprio e/o
di terzi ai sensi del Testo Unico della finanza
• le imprese di investimento nazionali, comunitarie ed
extracomunitarie autorizzate allo svolgimento dell'attività di
negoziazione per conto proprio e/o per conto di terzi ai sensi del
Testo Unico della Finanza
Evoluzione normativa e situazione attuale 4
• Sul Mot sono negoziati i Titoli di Stato (Bot, Cct, Btp, Ctz, Cte, Cto),
Obbligazioni emesse da società private
• In Italia il sistema accentrato della gestione dei titoli è gestito dalla Monte Titoli
Spa e dalla Banca d'Italia, il Monte Titoli è competente, in particolare, per quanto
riguarda la gestione accentrata dei titoli azionari e di quelli obbligazionari emessi
da società private. Alla Banca d'Italia compete invece la gestione centralizzata
dei titoli di stato
Altre importanti borse nel mondo 1
• New York. È la più grande piazza finanziaria del mondo. Le due maggiori borse
valori, il New York Stock Exchange (NYSE) e il Nasdaq, che da anni si
contendono la supremazia, hanno una capitalizzazione complessiva circa 30 volte
superiore a quella raggiunta dal mercato azionario italiano. Il Nasdaq - il
mercato dei cosiddetti titoli tecnologici - ha debuttato nel 1971 ed è, fin dalla
nascita, un mercato telematico. La caratteristica principale del mercato
statunitense è di essere fortemente internazionalizzato. Nel listino del NYSE
sono quotate circa 500 società straniere (di cui 11 italiane). Caratteristica che
si ritrova al Nasdaq (dove sono scambiati i titoli delle nuove società) e all'Amex,
la terza Borsa statunitense
• Tokyo. È la maggiore delle otto borse valori giapponesi. Come negli Usa, anche
alla Borsa di Tokyo è previsto che le contrattazioni in titoli stranieri assumano la
forma di certificati sostitutivi, i Depositary receipts (Dr). I più importanti indici
della Borsa nipponica sono gli indici Nikkei e Topix
Altre importanti borse nel mondo 2
• QUOTAZIONE IN BORSA
• BORSE INTERNAZIONALI
Lezione
“MEDIOBANCA”
Obiettivi e contenuti della lezione
• Enrico Cuccia ha guidato come direttore generale l'istituto per molti anni,
anche come amministratore delegato e infine presidente onorario, giungendo
a far identificare la sua persona con l'impresa stessa
• A metà anni cinquanta del Novecento furono stretti accordi con importanti partner
esteri (Gruppo Lazard, Berliner Handels Gesellschaft, Lehman Brothers, Sofin)
che le consentirono di giocare sulla scena internazionale. Nel 1956 la banca fu
quotata in Borsa
• La morte di Enrico Cuccia, nel giugno 2000, fece acuire le tensioni con i soci
bancari a causa dei conflitti d’interesse, della competizione sugli stessi mercati e
dell’ostilità della banca centrale verso la direzione di Mediobanca. Nell’aprile
2003 Vincenzo Maranghi accettò di dimettersi a patto che venisse conservata
l’autonomia della banca
All'atto della fondazione nel 1946 gli azionisti erano: Banca Commerciale Italiana 35%,
Credito Italiano 35%, Banco di Roma 30%
Nel 1958: Banca Commerciale Italiana 24%, Credito Italiano 24%, Banco di Roma
20%, Piccoli azionisti 28%, Privati 4%
Nel 1982: Banca Commerciale Italiana 9%, Credito Italiano 9%, Banco di Roma 7%,
Piccoli azionisti 50%, Privati 25% (Assicurazioni Generali, Fondiaria, Olivetti, Fiat, La
France, Pirelli, Italmobiliare, R.A.S., S.A.I.) ciascuno con una quota del 2% nel 1982; il
restante 7% ad altri gruppi di minoranza
Mediobanca
Past president, azionisti e partecipazioni 2
• nei servizi finanziari per le famiglie tramite la controllata Compass SpA che si
occupa direttamente di credito al consumo e dei prestiti personali. Tramite le
controllate al 100% da Compass SpA, Mediobanca si occupa anche di
finanziamenti ipotecari alle famiglie (Micos Banca SpA), gestione del ciclo crediti
(Creditech SpA) e gestione dei crediti in contenzioso (Cofactor SpA). Tramite
SelmaBipiemme Leasing Spa (controllata al 60% da Compass e al 40% dal
gruppo BPM), Palladio Leasing SpA e Teleleasing Spa (controllate da
SelmaBipiemme Leasing) Mediobanca è attiva anche nel settore del leasing
Mediobanca
l’attività attuale 3
• nel private equity e nel venture capital, con i fondi promossi da Mediobanca
Athena Private Equity, MB Venture Capital Fund I, Alice Lab, Prudentia. Inoltre
partecipa ai fondi Clessidra Capital Partners e Euroqube
• nel 2008 entra nel mercato retail con CheBanca!, avente un modello multicanale
basato su internet, call center e nuove filiali fisse nelle principali città italiane.
L'offerta di investimento di CheBanca! prevede la possibilità di riscuotere gli
interessi in anticipo, senza dover aspettare la fine dell'anno. Tuttavia il denaro sui
cui sono stati versati anticipatamente gli interessi viene vincolato, a scelta, per 3,
6 o 12 mesi, offrendo in cambio tassi di interesse lordi molto elevati
Mediobanca
sedi estere
• il gruppo B dei soci industriali tra i quali Pirelli, Ferrero, Fondiaria Sai,
Assicurazioni Generali, Dorint (Della Valle), Mais Spa (Isabella Seragnoli), BiH
(Ennio Doris), Edizione S.r.l. (Benetton)
Dal giugno 2007 al settembre 2008 Mediobanca è stata uno dei pochi
esempi italiani di banche che ha utilizzato la cosiddetta governance
duale. Dal settembre 2008 Mediobanca ritornò al sistema tradizionale
con delle differenze rispetto al modello originario: all'interno del
Consiglio di Amministrazione e, in maggioranza, del Comitato
Esecutivo sono presenti come membri di diritto i dirigenti del Gruppo
Mediobanca (attualmente Renato Pagliaro; Francesco Saverio Vinci;
Alberto Nagel; Maurizio Cereda; Massimo Di Carlo) che hanno lo
scopo di garantire autonomia e unità di indirizzo della gestione, inoltre
anche l'Amministratore Delegato è scelto dal Consiglio di
Amministrazione tra questi soggetti
Enrico Cuccia 1
«Le azioni si pesano non si contano»
La nascita di Mediobanca
Fino dal 1944, Enrico Cuccia seguì la vicenda di Mediobanca, quando Mattioli
propose un "ente specializzato per i cosiddetti finanziamenti a medio termine" (in
sostanza, un modo per superare la legge bancaria del 1936). In un convegno tenutosi
nel 1986 Enrico Cuccia descrisse con precisione le difficoltà incontrate nella
realizzazione del progetto, che aveva richiesto oltre 18 mesi di laboriose trattative, sia
per trovare dei partner che accettassero di entrare nel capitale del nuovo istituto sia
per superare le obiezioni di chi, come il governatore della Banca d'Italia Luigi
Einaudi, temeva che dietro questo progetto vi fosse di fatto il ritorno della Comit alla
struttura della banca mista: ecco perché Cuccia organizzò il lavoro dell'istituto che gli
venne affidato da un lato senza fare a meno delle Bin azioniste, ma dall'altro lato
tenendo le medesime largamente all'oscuro delle decisioni che la banca stava per
prendere, apprendendole generalmente a cose fatte
Enrico Cuccia 2
«Le azioni si pesano non si contano»
La gestione di Mediobanca
• Nell'aprile 1946, Cuccia divenne il direttore generale della nuova società
Mediobanca, posseduta da Credito Italiano, Comit e Banco di Roma. Nel 1949
diviene anche amministratore delegato
I Confidi, consorzi e cooperative di garanzia collettiva dei fidi, sono nati con lo scopo
di agevolare l’accesso al credito delle imprese socie, attraverso la costituzione di
appositi fondi destinati a offrire una “rete di protezione” sui crediti concessi dalle
banche. L’intervento si sostanzia nella concessione di garanzie, reali o personali, a
copertura parziale dei prestiti concessi dalle banche
• Il costo del servizio dipende da diversi fattori, come ad esempio dal tipo di
garanzia richiesto, dalla rischiosità e dai servizi annessi
Premessa 2
• riclassificazione dei bilanci e realizzazione di analisi dei dati fiscali, dei flussi e
per indici
Inoltre, questi Confidi possono attivare alcune funzioni che caratterizzano più
specificamente l’azione di una banca quali:
- la concessione di prestiti ai propri soci;
- l’accesso a basi informative, quali la Centrale Rischi, oggi inaccessibili;
- l’assistenza alle imprese per accedere al mercato dei capitali
Premessa 4
Possono essere soci delle banche di garanzia PMI e imprese artigiane e agricole, oltre
a imprese di maggiori dimensioni (con fatturato superiore a 50 milioni di euro ma
rientranti comunque nella definizione di PMI) che però non possono rappresentare
più di un sesto dei soci
Premessa 5
• La legge sui Confidi prevede che il patrimonio netto non deve essere inferiore a €
250.000. Dell'ammontare minimo del patrimonio netto almeno un quinto deve
essere costituito da apporti dei consorziati o da avanzi di gestione
Adempimenti e obblighi 1
• I confidi e le banche
Le banche delineano i modelli di rating basandosi su moduli statistici e andamentali;
i Confidi mirano a fornire un parametro qualitativo, basandosi sulla conoscenza
dell'impresa. I Confidi tentano di valutare le prospettive di sviluppo territoriali e di
settore e ottenere una serie di informazioni sull'azienda e sulla sua reputazione. I
Confidi svolgono, quindi, una funzione di ponte tra le imprese e gli intermediari
bancari. Per gli intermediari bancari i vantaggi possono essere:
• miglioramento della valutazione del merito creditizio dell'impresa
• riduzione del rischio finanziario
• reperimento di clientela selezionata
Attività dei Confidi 2
• TUB-Testo Unico Bancario - art. 112 del d. lgs. 385 del 1993 - Istruzioni di
Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell'«Elenco Speciale» che si
devono iscrivere all'art 107 TUB
• Art. 106 co. 1 del D. Lgs. del 1º settembre 1993, n. 385 e successive modifiche
prevede che i confidi in possesso di particolari requisiti patrimoniali e
professionale devono essere iscritti in un apposito elenco tenuto presso la Banca
d'Italia
• GARANZIA
Contenuti
• Piccole e medie imprese (PMI): definizione UE
• Contesto generale europeo
• Obiettivi della proposta del nuovo programma di innovazione
• Gestione del programma; Il quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione
• Principali tipologie di agevolazioni
Piccole e medie imprese (PMI):
definizione UE 1
• La definizione di PMI, contenuta nella Raccomandazione della Commissione
Europea, è rilevante per l'applicazione di molte norme europee, non solo relative
agli aiuti di Stato
• I valori del fatturato e del totale di bilancio sono stati aumentati per
tener conto della crescita della produttività delle imprese e della
modifica dell'indice dei prezzi al consumo nel periodo 1994-2000,
nonché dei tetti del totale di bilancio annuo in base alle variazioni
statistiche osservate nel rapporto tra tale valore ed il valore del
fatturato delle imprese.
Piccole e medie imprese (PMI):
definizione UE 3
oppure oppure
< 5 MEURO di totale bilancio < 10 MEURO di totale bilancio
oppure
< 2 MEURO di totale bilancio
Contesto generale europeo 1
Un confronto tra gli indicatori di UE-27, USA e Giappone evidenzia che l'Unione
non riesce a colmare il divario nelle prestazioni in materia d'innovazione che la
separa dai suoi principali concorrenti
Il quadro valutativo dell’Unione
dell’innovazione 3
• COMPETITIVITA’
• INCENTIVI FINANZIARI
• RICERCA E INNOVAZIONE
Contenuti
• I principi generali
• Premessa: Le linee guida sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2014-2020
• Nozione di impresa e di attività economica
• Risorse statali
• Vantaggio – La nozione di vantaggio in generale
I principi generali 1
Sono considerati aiuti di Stato solo le misure che rispondono ai seguenti quattro
requisiti:
1. deve trattarsi di misure che comportano un trasferimento di risorse statali
3. l'aiuto di Stato deve essere selettivo e incidere pertanto sull'equilibrio esistente tra
un'impresa e i suoi concorrenti
4. l'aiuto deve avere un effetto potenziale sulla concorrenza e sugli scambi tra
Stati membri. A tal fine è sufficiente poter dimostrare che il beneficiario esercita
un'attività economica e che opera su un mercato in cui esistono scambi
commerciali tra Stati membri. La natura del beneficiario non è rilevante in tale
contesto. La Commissione ritiene ad esempio che gli aiuti di esigua entità (aiuti de
minimis) non abbiano alcun potenziale effetto sulla concorrenza e sugli scambi tra
Stati membri e che pertanto non rientrino nel campo di applicazione della
normativa vigente
I principi generali 5
Per citare alcuni esempi, fermo restando che devono ricorrere sempre i suddetti
quattro requisiti perché si configuri un aiuto di stato, sono stati dalla
giurisprudenza considerati aiuti di stato:
- le esenzioni e gli incentivi fiscali settoriali;
- i rimborsi e/o le riduzioni degli oneri sociali;
- le tariffe agevolate;
- i sussidi agli investimenti;
- i prestiti agevolati e le garanzie statali;
- le cessioni di beni (mobili o immobili) o servizi statali a titolo gratuito e/o a
prezzo ridotto;
- i conferimenti di capitale da parte dello Stato o di un ente pubblico
nelle imprese;
- i sussidi all’export
Premessa: le linee guida sugli aiuti di Stato a
finalità regionale 2014-2020 - 1
• Le linee guida rientrano in una più ampia strategia per la modernizzazione del
controllo degli aiuti di Stato, che mira a promuovere la crescita nel mercato
interno, incoraggiando le misure di aiuto più efficaci
• Le linee guida stabiliscono le regole in base alle quali gli Stati membri possono
concedere aiuti di Stato alle imprese per sostenere gli investimenti in nuovi
impianti di produzione nelle regioni più svantaggiate d´Europa o per estendere o
ammodernare le strutture esistenti
• Ai fini dell’applicazione della normativa sugli aiuti di Stato, due entità con
personalità giuridica distinta possono essere considerate un’unità economica. Tale
unità economica è quindi considerata l’impresa interessata. A tale riguardo, la
Corte di giustizia prende in considerazione l’esistenza di una quota di controllo e
di altri legami funzionali, economici e organici
Principi generali
• Solo i vantaggi concessi direttamente o indirettamente mediante risorse statali
possono costituire aiuti di Stato
• Un vantaggio può essere conferito a imprese diverse da quelle alle quali le risorse
statali sono direttamente trasferite (vantaggio indiretto). Una misura può anche
costituire un vantaggio diretto per l’impresa beneficiaria e un vantaggio indiretto
per altre imprese, ad esempio, quelle che operano su livelli successivi di attività.
Il beneficiario diretto della misura può essere un’impresa o un’entità (persona
fisica o giuridica) non impegnata in alcuna attività economica
• Questi vantaggi indiretti dovrebbero essere distinti dai semplici effetti economici
secondari inerenti a quasi tutte le misure di aiuto di Stato (ad esempio, l’aumento
della produzione). A tale scopo, i prevedibili effetti della misura devono essere
valutati in una prospettiva ex ante. Si verifica un vantaggio indiretto se la misura
è concepita in modo da trasferire i suoi effetti secondari a imprese o gruppi di
imprese identificabili. Ciò avviene, per esempio, se l’aiuto diretto è, di fatto o di
diritto, subordinato all’acquisto di beni o servizi prodotti esclusivamente da
talune imprese (ad esempio solo quelle stabilite in determinate zone)
Parole chiave della lezione
• CONCORRENZA
• MERCATO
• IMPRESA
• STATO
• VANTAGGIO
FINANZIAMENTI IMMOBILIARI
STRUTTURATI
AGENDA
A – Presentazione
E – Garanzie
F - Covenant
FINANZIAMENTI IMMOBILIARI DELLE
BANCHE
1. finanziamenti immobiliari concessi a
persone fisiche destinati:
a) all’acquisto di immobili per abitazione; b) a rifinanziare
con un nuovo prestito l’acquisto di abitazioni; c) a fornire
liquidità destinata a sostenere una spesa o un programma
di costi (es. ristrutturazione dell’abitazione); d) a consentire
al mutuatario di surrogare una nuova banca nei diritti di
credito che un altro istituto di credito vantava nei confronti
dello stesso mutuatario in forza di un contratto di
finanziamento;
FINANZIAMENTI IMMOBILIARI DELLE
BANCHE
2. finanziamenti immobiliari concessi a
imprenditori (persone giuridiche, imprese
familiari, persone fisiche che esercitano una attività
imprenditoriale) destinati a sostenere il fabbisogno
finanziario dell’impresa;
3. finanziamenti immobiliari strutturati concessi a
persone giuridiche (in particolare, società veicolo
neo-costituite, S.G.R. per conto di Fondi Immobiliari,
S.I.I.Q. - Società di Investimento Immobiliare Quotate)
finalizzati: a) a sostenere il pagamento del prezzo di un
immobile o di un portafoglio immobiliare locato o da
locare a terzi soggetti; b) a sostenere il pagamento dei
costi di costruzione di immobili da locare a terzi
soggetti.
FINANZIAMENTI IMMOBILIARI DELLE
BANCHE
1.I finanziamenti immobiliari relativi
all’abitazione sono proposti da tutte le banche
che si rivolgo al mercato cosiddetto “retail”; vengono
offerti “allo sportello” o addirittura “via internet” data
la facilità di standardizzare l’istruttoria tecnica-legale
ed economica dell’operazione.
2. I finanziamenti immobiliari destinati a imprenditori
sono concessi, generalmente, da quelle banche che
svolgono anche una attività di finanziamento
corporate ovvero che hanno all’interno del gruppo
bancario di riferimento una banca o divisione che
opera in questo settore.
FINANZIAMENTI IMMOBILIARI DELLE
BANCHE
Antonio Mazza
antonio.mazza@aareal-bank.com
www.aareal-bank.com
www.morri-mazza.it
“BANCA E SISTEMA BANCARIO, SOTTO IL
PROFILO GIURIDICO”
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
sotto il profilo giuridico
disciplinano l'attività definita dal diritto positivo come bancaria, mentre per banca il centro
d'imputazione di tale attività. L'ordinamento italiano configura come 'attività bancaria' quella in cui
il soggetto attivo assume posizione debitoria nelle operazioni di raccolta del risparmio tra il
Più estesa e sistematica è invece la nozione contemplata in alcuni evoluti ordinamenti stranieri,
quali il francese o il tedesco. Già la legge francese del 1941 definiva per banche le imprese che
ricevono dal pubblico fondi, in forma di depositi o in qualunque altro modo, da impiegarsi in
sistematica dei vari intermediari con riferimento tipologico all'attività, è presente nella normativa
del 1984, costituita da un insieme di disposizioni comuni e da una disciplina separata per la
soluzione dei problemi connessi alle diverse attività contemplate. Anche l'ordinamento tedesco
estendendo la nozione in esame, nella legge del 1961, finanche alle ipotesi di operazioni su titoli o
operazioni di garanzia. Il comune denominatore delle definizioni positive, o meglio il nucleo più
rigorosamente regolato, è comunque costituito dall'attività di raccolta del risparmio tra il pubblico
Da tale osservazione appare evidente che il fine degli ordinamenti bancari coincide con la
tutela di un sistema che, per intrinseche peculiarità dell'attività esercitata, presenta particolari
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
sotto il profilo giuridico
infatti alla concentrazione di liquidità altrimenti dispersa nel patrimonio dei singoli depositanti e
all'ottimale allocazione della stessa tra le imprese, nel tentativo di assicurare la massima produttività
La crisi dell'attività o il suo venir meno determinerebbero, soprattutto laddove non fossero
attraverso l'indebitamento bancario. È perciò superfluo sottolineare che il più sofisticato sistema
bancario si sviluppa col capitalismo, ancorché le banche abbiano costituito l'ossatura di più antichi e
meno complessi regimi economici. La tutela del sistema si risolve dunque nel tentativo di garantire
preventivamente solvibilità e stabilità agli enti creditizi, raggiungendo soltanto in via secondaria la
Vi è tuttavia una ragione ulteriore, sempre connessa all'attività, che giustifica la specialità
della disciplina. Le banche, attraverso i depositi a vista su cui possono essere emessi assegni
rilevanti. Soprattutto dopo gli insegnamenti keynesiani, con una maggiore coscienza delle
connessioni esistenti tra politica economica e politica monetaria, i sistemi bancari sono stati
utilizzati come regolatori dell'intero sistema economico attraverso strumenti d'intervento (come le
variazioni sulla percentuale di riserva obbligatoria) che permettono un controllo immediato sul
Con queste premesse comuni e analogia di intenti, i vari ordinamenti hanno sviluppato strumenti
istituto di emissione avente la funzione primaria di 'banca delle banche', ovvero di prestatore di
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
sotto il profilo giuridico
liquidità di ultima istanza ai singoli componenti del sistema e, in casi particolari, allo stesso Tesoro
dello Stato. Così la banca centrale assume sovente anche il compito di utilizzare gli strumenti
tecnici di cui dispone per la realizzazione delle linee di politica monetaria precedentemente
predisposte dagli organi governativi competenti. Viene poi generalmente istituito un organo
amministrativo, con funzioni precipue di sorveglianza sul sistema, a cui spettano poteri ispettivi, di
informazione e anche di determinazione delle modalità delle operazioni dei singoli enti creditizi.
Considerata inoltre la connessione funzionale tra sorveglianza e attuazione della politica monetaria
e la duplicità di scopi dei singoli strumenti adottati, vi è spesso coincidenza tra l'istituto di
Sotto il profilo strettamente giuridico è allora facile rilevare come l'intero sistema del credito abbia
dato origine a un ordinamento giuridico settoriale, nel cui ambito gli operatori sono sottoposti alla
direzione di un pubblico potere che detta norme interne particolari, alle quali gli operatori stessi
ordinamento settoriale deve perciò far riferimento qualsivoglia ricerca sul sistema bancario.
All'interno di schemi comunque simili le differenze di fondo degli ordinamenti creditizi nascono
dalla maggiore fiducia riposta nei meccanismi di mercato e nel regime di concorrenza rispetto a
visioni più strettamente garantistiche con ampie, e a volte ingiustificate, possibilità di controllo
Da una parte dunque la fiducia in sistemi apertamente concorrenziali, a cui sembrano, ad esempio,
ispirate le linee politiche dell’Unione Europea, si fonda sulla ricerca di una più efficiente
allocazione delle risorse e sulla necessità dell'automatica esclusione dal mercato delle imprese
inefficienti; dall'altra, l'impostazione più garantista tende a giustificarsi in base all'elevata instabilità
dell'intero sistema e alla mutevolezza delle forme di intervento necessarie per l'attuazione della
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
sotto il profilo giuridico
politica monetaria. Più in particolare, le maggiori differenze tra gli ordinamenti bancari provengono
delle imprese bancarie, al rapporto banca-industria e alla crisi dell'impresa. In ordine alla questione
della specializzazione si è più volte posta in discussione la necessità di norme che assicurino la
separazione tra banche di credito ordinario e istituti a medio-lungo termine. Invero sono le
operazioni di raccolta a vista o a breve termine che comportano i maggiori problemi, sia
relativamente alla solvibilità e stabilità dell'ente creditizio sia in ordine alla possibile espansione
della massa monetaria. La distinzione normativa che si ispira al principio della separazione
funzionale dell'attività creditizia, derivata dall'esperienza della grande depressione economica del
1929, appare quindi del tutto giustificata. Del resto tale distinzione viene proposta in molteplici
evoluti ordinamenti (ad esempio quelli statunitense e francese) e non sembra, viceversa, che la
scelta meno limpida della cosiddetta banca universale, proposta dal sistema bancario tedesco, abbia
fenomeni di instabilità.
È tuttavia nella vocazione espansionistica del sistema bancario a essere protagonista dell'intera
gamma dei mercati finanziari che si annida la tentazione maggiore, spesso dichiarata ma altre volte
sapientemente dissimulata, di spingersi verso tale soluzione, all'accoglimento della quale si oppone
la più grave delle lacune dell'ordinamento settoriale: la mancanza di una rigorosa disciplina del
natura giuridica degli enti e, in particolare, sembra necessario prevedere, per la categoria degli enti
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
sotto il profilo giuridico
La questione dei rapporti banca-industria desta infine perplessità e genera rilevanti diversità di
soluzioni. La partecipazione dell'industria, come azionista di controllo, negli enti creditizi determina
l'insorgenza di situazioni di conflitto di interessi nella concessione dei crediti; analogo e speculare
problema si pone nel caso di partecipazioni rilevanti delle banche nelle imprese industriali. Tali
conflitti conducono, presumibilmente, a un impiego della liquidità raccolta a tassi del tutto
delle risorse. In relazione a tale problema l'ordinamento italiano ha stabilito limitazioni per la sola
ipotesi di acquisto di partecipazioni azionarie da parte delle banche, mentre - a differenza di quanto
dell'industria nel sistema bancario: così avviene negli Stati Uniti, in cui l'indipendenza dell'ente
creditizio viene tutelata imponendo ai soggetti che controllano le banche una limitazione alla
partecipazione in settori extrabancari, e in Olanda, dove è posto un divieto al diritto di voto quando
possa venir meno la correttezza della gestione, o in Francia, dove si impongono limitazioni ex ante
all'acquisto delle suddette partecipazioni. Da ultimo, relativamente alla normativa sulla crisi degli
enti creditizi, la tendenza in atto negli ordinamenti occidentali - sull'esperienza del fondo
assicurativo obbligatorio istituito negli Stati Uniti - è rinvenibile nella predisposizione di procedure
finalizzate a scaricare gli effetti negativi connessi alla crisi stessa sull'insieme dei componenti del
sistema bancario, che soli dovrebbero sopportare il rischio derivante dall'attività esercitata,
eliminando dunque quegli interventi i cui riflessi possano incidere direttamente sull'intera
collettività.
Quanto più si andranno risolvendo, attraverso questa via, i problemi derivanti dall'insolvenza dei
singoli enti, tutelando in prima istanza i risparmiatori, tanto maggiormente potranno essere aboliti
vincoli e controlli amministrativi; quanto maggiore invece sarà la partecipazione nella crisi da parte
dell'organo di vigilanza, tanto più quest'ultimo sarà giustificato nella predisposizione di vincoli
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
sotto il profilo giuridico
dell'ordinamento bancario. In sintesi, l'evoluzione del sistema dovrebbe indirizzarsi verso una
maggiore limitazione della discrezionalità dei provvedimenti amministrativi delle banche centrali,
ispirati invero a un'antiquata e ormai inutile filosofia protezionistica. Appare inoltre quanto mai
opportuna la predisposizione di una rigorosa disciplina sul conflitto di interessi: essa non può che
costituire il nodo cruciale di ogni ordinamento creditizio, soprattutto qualora alla banca si voglia
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fondato, storicamente, sulle disposizioni della legge n. 141 del 7 marzo 1938 (la cosiddetta legge
bancaria)1. Essa aveva, innanzitutto, deferito la sorveglianza e il controllo sul sistema creditizio
all'autorità amministrativa di vigilanza, a cui erano state ulteriormente attribuite ampie funzioni
discrezionali, esercitabili entro i limiti imposti dalla legge e dalle specifiche direttive impartite dagli
organi politici competenti. In secondo luogo, si era creato, attraverso tale normativa, un principio di
specializzazione tra imprese bancarie, consistente nella sostanziale distinzione tra enti che
raccolgono risparmio a vista o a breve termine ed enti che potevano operare soltanto sul medio-
lungo termine, con la predisposizione di norme più rigide e vincolanti per l'intera attività dei primi.
Una carenza sostanziale della legge bancaria consisteva invece nella mancata identificazione
dei fini verso il cui perseguimento doveva essere svolta l'attività degli organi amministrativi di
controllo. Il problema era stato risolto dall'intervento della Costituzione repubblicana, tramite il
disposto dell'art. 47, per il quale compito della Repubblica, in ambito creditizio, è incoraggiare e
tutelare il risparmio in tutte le sue forme, nonché disciplinare e controllare l'esercizio del credito.
Appare allora evidente che il controllo amministrativo sull'attività bancaria può essere giustificato
L'ulteriore evoluzione del sistema è andata attuandosi attraverso molteplici disposizioni, integrative
dello storico impianto della legge bancaria, che vengono qui di seguito sinteticamente riportate. Il
1
Per l’evoluzione normativa successiva vedi: http://www.bankpedia.org/index.php/it/99-italian/e/20049-evoluzione-
del-testo-unico-delle-leggi-in-materia-bancaria-e-creditizia-fino-al-2005-enciclopedia
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d.l. n. 691 del 1947 istituiva il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR), a cui
era stata attribuita l'alta vigilanza in materia creditizia e valutaria, conferendo nel contempo la
funzione di sorveglianza sull'intero sistema alla Banca d'Italia, presieduta dal governatore. Il d.l. n.
544 del 1948 poneva invece limiti alla possibilità di anticipazioni straordinarie da parte della Banca
d'Italia al ministro del Tesoro, richiedendo per esse, in via preventiva, l'autorizzazione del
Parlamento. Il d.l. n. 331 del 1945 attribuiva, per il sistema valutario, il monopolio del controllo e
dell'attività all'Ufficio Italiano Cambi e assoggetta quest'ultimo alla congiunta vigilanza del ministro
L'evoluzione del sistema diventò maggiormente incisiva alla fine degli anni settanta per il
stesso sistema bancario. Tale fenomeno ha reso inutile il perseguimento di una linea politica tesa a
mantenere basso il livello di concorrenzialità tra gli stessi enti creditizi e ha fatto sorgere, al
funzioni amministrative e del rifiuto di una politica protezionistica sono altresì andate le direttive
comunitarie, in specie la direttiva n. 780 del 1977. In questa direzione si è spinto pure il d.p.r. n. 350
del 1985, che ha decisamente limitato la discrezionalità della Banca d'Italia nella concessione di
autorizzazioni.
In tema di trasparenza e di informazione sull'attività bancaria rilevano le norme di cui alle leggi n.
281 del 1985 e n. 144 del 1986 che dispongono, rispettivamente, l'obbligo di identificazione dei
soci delle imprese creditizie per la verifica delle eventuali connessioni banca-industria e il potere,
per la Banca d'Italia, di ottenere informazioni anche direttamente dalle società partecipate dalle
singole banche.
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La sostanziale novità normativa relativa al sistema bancario è intervenuta nel 1993, con
l’emanazione del TUB (Testo Unico Bancario) ovvero il Testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia, che raccoglie le norme relative al settore del credito. Emanato, in attuazione
della direttiva 1989/646/CE, con il Decreto legislativo 385/1993, in vigore dal 1° gennaio 1994, ha
sostituito la legge bancaria del 1936 e disciplina l’attività delle banche e della vigilanza su di esse. Il
disciplinare, innovativamente, sia l’esercizio di attività finanziarie sia gli intermediari deputati allo
svolgimento delle stesse. Ne fanno inoltre parte norme sulle autorità creditizie, i poteri di vigilanza,
i gruppi bancari, la trasparenza delle condizioni contrattuali e sul credito al consumo. Sono invece
riformato in maniera radicale il sistema bancario italiano, che fino al 1992 considerava le banche
come una pubblica istituzione operante in regime di separatezza temporale, settoriale e istituzionale
dell’attività bancaria. Con il nuovo testo legislativo, le banche possono essere formate solo come
società per azioni o cooperative e hanno poteri più ampi di azione e di creazione di nuovi mercati,
anche esteri. Il TUB consta di 162 articoli suddivisi in 9 titoli. Il titolo I è dedicato agli organi di
vertice del sistema creditizio, CIRC (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio),
dell’attività bancaria. Il titolo III raccoglie le norme relative all’attività di vigilanza che la Banca
d’Italia deve svolgere sulle singole banche. Il titolo IV contiene quelle relative all’amministrazione
straordinaria della banca nei momenti di crisi. Il titolo V specifica i requisiti che devono avere i
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moneta elettronica. Il titolo VI la trasparenza nelle operazioni nei servizi bancari e finanziari. Il VII
penali. Il IX contiene le disposizioni transitorie che regolano il passaggio dal vecchio al nuovo
ordinamento. Una delle novità del TUB è il concetto di banca universale, che ha natura
autonomia dei poteri di vigilanza che consente di monitorare l’attività bancaria attraverso lo
strumento della vigilanza prudenziale. Dalla sua emanazione il TUB ha subito una serie di
c) L'attività e la vigilanza
È stato detto che il compito principale dell'ordinamento bancario consiste nella prevenzione
della crisi degli enti creditizi, assicurandone la solvibilità e la stabilità. Le norme che tendono ad
assolvere il compito anzidetto possono essere distinte in tre nuclei differenziati. Una prima
categoria è posta a garanzia del regolare svolgimento dell'attività bancaria, indipendentemente dalla
differenziazione delle forme di raccolta, e trova dunque applicazione generale per qualsiasi ente
creditizio. Una seconda, invece, pone limiti sull'attività in relazione alla diversità dei rischi connessi
alle possibili modalità di raccolta, con applicazione differenziata per gli enti creditizi maggiormente
soggetti a instabilità. Il terzo nucleo riguarda gli obblighi di informazione posti a carico dei
partecipanti del sistema bancario nei confronti della Banca d'Italia e i connessi poteri di
quest'ultima.
Norme comuni ad aziende e istituti di credito. - Nel primo gruppo di norme viene prevista una
particolare disciplina per l'inizio dell'attività. Il precetto contenuto nell'art. 28 della legge bancaria
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ha recepito, sotto questo profilo, il regime previsto dalla previgente disciplina del 1928, lasciando
vigilanza, entro i soli limiti discendenti dalle direttive del CICR. Una filosofia fortemente
protezionistica degli organi politici ha condotto alla sostanziale chiusura del sistema, al fine di
Tuttavia il costituirsi di nuove forme di intermediazione finanziaria antagoniste del sistema bancario
e, soprattutto, la politica della concorrenza della CEE hanno comportato una modifica sostanziale
della situazione approdata nell'emanazione del d.p.r. n. 350 del 1985, riflesso, peraltro, della
precedente direttiva comunitaria, n. 780 del 1977. L'autorizzazione all'inizio dell'attività diviene
così, in base all'art. 1 del testo normativo citato, atto dovuto in tutti i casi in cui l'organo di vigilanza
riscontri i requisiti oggettivi individuati dalla legge (capitale, qualificazione dei soggetti che
L'art. 28 della legge bancaria prevede poi un analogo regime autorizzativo per l'istituzione di sedi,
organizzativo, dalla sede legale dell'ente creditizio e mancanti di autonoma personalità giuridica.
Anche la politica sugli sportelli è stata permeata fino agli anni settanta da una filosofia tesa a
un'articolazione territoriale di bassa concentrazione, con riserva di zone protette per le casse rurali e
le casse di risparmio. Dopo gli anni settanta, le delibere del CICR hanno però modificato la
situazione, ma solo parzialmente, garantendo in misura più adeguata l'efficienza del sistema
Tuttavia il d.p.r. n. 350 del 1985 non ha esplicitamente risolto il problema della
operazioni. Permane quindi un mancato adeguamento, sotto questo profilo, alla direttiva
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comunitaria: l'autorizzazione all'apertura di nuovi sportelli, anche automatici, rimane ancora oggi
fortemente discrezionale.
Norme relative alle sole aziende di credito. - Le norme applicabili in modo esclusivo all'attività
delle aziende di credito discendono dagli artt. 32, 33 e 35 della legge bancaria, disposizioni che
pongono i maggiori vincoli all'attività d'impresa e attribuiscono al contempo agli organi politici e
In relazione al rapporto di provvista si è già osservato che le aziende di credito hanno l'ulteriore
possibilità, rispetto agli istituti, di raccogliere liquidità a vista o a breve termine. Ciò non dovrebbe
comunque comportare alcun vincolo per operazioni di raccolta oltre il breve termine, mancando per
una simile limitazione qualsiasi ragione di carattere sostanziale. Le autorità competenti hanno
invece espressamente affermato che la raccolta sul medio-lungo termine rimane operazione
esclusiva degli istituti e che, come tale, può essere svolta dalle aziende di credito solo
I vincoli sulle modalità degli impieghi hanno invece un contenuto assai più rigido; essi si
propongono di stabilire una coincidenza tra attività e passività, di evitare la concentrazione dei
Viene innanzitutto disposto che le forme di erogazione del credito oltre il breve termine
siano attuate nei modi espressamente stabiliti dalla Banca d'Italia e che, in caso contrario, occorre
richiedere la preventiva autorizzazione alla stessa, ai sensi dell'art. 33 della legge bancaria, salva
l'ipotesi in cui il credito erogato in forme non previste risulti inferiore a una determinata percentuale
della massa fiduciaria. Per gli investimenti immobiliari il limite massimo è costituito dal patrimonio
aziendale. Le partecipazioni azionarie sono state oggetto di una particolare valutazione poiché la
connessione delle banche con imprese extrabancarie potrebbe comportare, nel caso di dissesto di
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queste ultime, la crisi dell'intero sistema. È concessa in generale, pur con le opportune limitazioni,
la partecipazione delle aziende in altre aziende o istituti di credito e viene altresì ammessa quella in
Le aziende di credito possono diventare socie di società finanziarie soltanto qualora queste
ultime agiscano, nell'acquisto di azioni, in base a criteri di redditività, con un frazionamento del
rischio di portafoglio complessivo, senza mai assumere, neppure di fatto, il controllo delle imprese
partecipate. È comunque esclusa la partecipazione diretta delle aziende di credito nel capitale delle
imprese industriali. Altri termini concernono la riserva obbligatoria (pari oggi al 23,5% della
di Stato) e l'ulteriore vincolo di portafoglio, secondo cui una parte determinata della provvista dovrà
possono essere raggiunti sia obiettivi di stabilità dell'azienda di credito che funzioni politiche di
selezione creditizia e di controllo della massa monetaria esistente. Ma i due istituti sono da tempo
oggetto di critiche severe e sono invero ritenuti freni alla capacità concorrenziale del sistema
bancario.
Ai sensi dell'art. 35 della legge bancaria, la Banca d'Italia può inoltre, su direttiva del CICR,
determinare i limiti massimi dei fidi concedibili e i massimali sugli impieghi al fine di evitare la
concentrazione dei rischi così come può imporre rigidi vincoli sui tassi attivi e passivi delle
operazioni bancarie. Tuttavia le autorità creditizie hanno oggi soppresso ogni vincolo su tassi e
Norme relative ai soli istituti di credito. - Gli istituti di credito, non essendo soggetti alle
disposizioni di cui agli artt. 32, 33 e 35 della legge bancaria, hanno maggiore libertà d'azione e
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proprie norme statutarie. Le poche limitazioni generali esistenti riguardano, in particolare, l'attività
di raccolta che risulta esercitabile quantitativamente entro limiti rapportati al patrimonio netto
dell'istituto e soltanto tramite operazioni sul medio-lungo termine. Ulteriori restrizioni riguardano
gli impieghi e gli affidamenti, per il problema connesso alla concentrazione dei rischi. Inoltre i beni
immobili e le partecipazioni azionarie detenibili devono risultare dalle norme statutarie dei singoli
istituti di credito e non possono superare, complessivamente, il patrimonio netto di detti soggetti.
e) L'organizzazione politica
È stato precedentemente osservato che una disciplina speciale per l'attività bancaria si
giustifica sulla base del rilievo che dallo svolgimento della stessa discende il perseguimento
indiretto di un interesse generale, e dell'ulteriore considerazione che, operando su questa, gli organi
politico-amministrativi possono attuare gli indirizzi di politica monetaria. Ciò ha portato alla
nascita, in ogni ordinamento, di due diverse strutture: l'una, di connotazione politica, con compiti di
l'attuazione delle direttive e degli indirizzi generali indicati dagli organi di governo o esplicitati
nella stessa legge. Nell'ordinamento italiano tali strutture sono costituite dal Comitato
Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR), dal ministro dell’Economia e delle Finanze,
dalla Banca d'Italia e dal governatore della stessa. Il CICR. - Il CICR è stato istituito con d.p.r. n.
691 del 1947 ed è oggi costituito dal ministro dell’Economia e delle Finanze, che lo presiede e ne
esplica i poteri di convocazione e proposta delle deliberazioni, nonché dall'insieme dei cosiddetti
ministri economici. Le decisioni dell'organo a livello formale si manifestano attraverso due distinte
categorie di atti: i decreti del ministro del dell’Economia e delle Finanze, con cui si formalizzano le
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deliberazioni del Comitato, e le direttive alla Banca d'Italia in materia creditizia, che la stessa deve
Le funzioni del Comitato vengono definite dal d.p.r. n. 691 del 1947 e consistono nell'alta vigilanza
sul sistema creditizio e valutario, con esclusione del controllo sull'intero settore monetario, sul quale
proposito della natura amministrativa o politica del Comitato in relazione ai modi e alle finalità
perseguibili nell'attuazione delle relative funzioni. A tale proposito è bene ricordare che la
ricomprendendo tra essi alcuna forma di comitato di ministri: da questa considerazione dovrebbe
ogni singolo ministro membro del Comitato stesso. Il ministro dell’Economia e delle Finanze
svolge compiti di particolare rilievo all'interno del CICR, connessi, come abbiamo già osservato,
all'ufficio di presidenza. Inoltre, ai sensi della legge bancaria e delle normative speciali
dell'ordinamento creditizio, gli vengono attribuite alcune funzioni in piena autonomia. Esse
consistono principalmente nella nomina di una parte consistente dei titolari delle banche pubbliche,
nell'approvazione degli statuti degli istituti di credito di diritto pubblico, delle casse o delle banche
l'attuazione della politica monetaria, attraverso cui è data la possibilità di incidere notevolmente
sulla quantità di moneta in circolazione e, più in generale, sull'intero settore economico. Funzioni
primarie, sotto questo profilo, riguardano i poteri di decidere l'emissione dei titoli pubblici e la
fissazione del loro tasso di interesse (capace di influenzare la direzione generale degli investimenti),
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nonché la determinazione, su parere della Banca d'Italia, del tasso ufficiale di sconto, attraverso il
quale si interviene direttamente sui rapporti creditizi tra le imprese bancarie e l'istituto di emissione.
La Banca d'Italia. - Alla Banca d'Italia, dapprima costituitasi in forma di società per azioni e come
tale soggetto di diritto privato, è stata attribuita natura di ente pubblico per esplicito riconoscimento
detengono la maggioranza del capitale), istituti di credito di diritto pubblico, banche d'interesse
Gli organi sociali sono costituiti dall'Assemblea generale del Consiglio Superiore, dal
Comitato del Consiglio e infine dal Direttorio, presieduto dal governatore. La nomina e la revoca
dei componenti degli organi esecutivi della Banca, compreso il governatore, avvengono tramite una
preventiva deliberazione del Consiglio Superiore, approvata con decreto presidenziale su proposta
del presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze;
le operazioni concernenti le cariche si effettuano dunque solo se c'è l'assenso tanto del Consiglio
della Banca d'Italia quanto degli organi politici suddetti. La competenza funzionale per la tutela e la
vigilanza in materia creditizia e valutaria, per quanto imputabile alla Banca d'Italia nel suo insieme,
viene attribuita in via esclusiva all'ufficio del governatore, con impossibilità di intromissione del
Consiglio Superiore nelle decisioni relative, mentre solo per le funzioni relative al settore monetario
vi è collaborazione tra tutti gli organi sociali della Banca d'Italia, nelle forme e nei modi
statutariamente contemplati.
Da un punto di vista generale le attribuzioni della Banca d'Italia possono essere divise in tre gruppi
verso aziende e istituti di credito nonché verso il ministro dell’Economia e delle Finanze, il
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controllo e la vigilanza sul sistema valutario. Con riferimento al settore creditizio, la Banca d'Italia
singole imprese bancarie (si pensi all'autorizzazione all'inizio delle operazioni) o per la generalità
degli enti creditizi (si pensi ad esempio alle direttive in materia di vincoli di portafoglio). Il potere
di emettere provvedimenti amministrativi in alcuni casi viene assegnato direttamente dalla legge
alla Banca d'Italia, in piena autonomia nella determinazione del contenuto; altre volte invece
l'attività svolta può dirsi meramente esecutiva, in quanto la Banca deve unicamente formalizzare,
Un particolare problema consiste allora nel verificare le limitazioni alla discrezionalità della
discende dall'art. 47 della Costituzione, dal quale si desume che l'attività dell'organo di vigilanza
non può che essere finalizzata, in materia creditizia, alla tutela della stabilità e solvibilità del
sistema, proiettata verso la generale difesa del risparmio. Un secondo limite deriva dalle eventuali
direttive del CICR, che tuttavia non costituiscono un vincolo di carattere propriamente giuridico,
permettendo dunque alla Banca d'Italia, sul piano operativo, una notevole libertà d'azione priva di
autonoma sanzione.
È bene però ricordare che rimane aperta la possibilità di opposizione a un eventuale provvedimento
discrezionale della Banca d'Italia contrastante con gli indirizzi indicati dalle direttive ministeriali. In
base all'art. 19 della legge bancaria, infatti, le imprese interessate da detti provvedimenti possono
proporre reclamo al CICR affinché effettui una valutazione di merito, anche se a posteriori. Dalle
osservazioni svolte riguardo ai poteri in ambito creditizio della Banca d'Italia emerge l'esistenza di
un'eccessiva discrezionalità nello svolgimento delle funzioni a questa riservate, derivante da una
esasperata elasticità del dettato legislativo e da una debole connessione, sul piano giuridico, tra
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Inoltre nella prassi la Banca d'Italia, pur non essendo politicamente rappresentativa, ha svolto il
ruolo di ideatore della politica monetaria più generale, atteggiamento che diventa tanto più
discutibile quanto più elevato è il grado di autonomia della stessa Banca rispetto agli organi politici.
Si rende dunque opportuna, come tendenza evolutiva, una maggiore coordinazione con le strutture
politiche attraverso l'attribuzione a queste ultime del potere di influire in modo più vincolante su
quella parte dell'attività della Banca d'Italia che ha la capacità di influenzare la politica monetaria.
determinazione dei vincoli all'attività, restringendo entro limiti precisi l'ambito di discrezionalità
dell'organo.
Sotto il profilo dell'erogazione di liquidità, l'azione della Banca d'Italia viene svolta nei confronti di
aziende, di istituti di credito e anche del ministero dell’Economia e delle Finanze, prevalentemente
per mezzo di negozi giuridici di diritto privato che consistono in operazioni di sconto, anticipazioni
su titoli, o prestiti, anche sotto forma di mutuo. L'azione della Banca d'Italia è, relativamente a tali
operazioni, assolutamente libera e discrezionale, salva l'obbligatoria applicazione del tasso ufficiale
di sconto predeterminato dal ministro dell’Economia e delle Finanze e la necessaria osservanza del
vincolo di bilancio. La funzione monetaria si esplica in modo particolare nei confronti del ministero
precipuo di prestatore di liquidità di ultima istanza per i bisogni dello Stato. Per assolvere tale
compito il ministero dell’Economia e delle Finanze, intrattiene con la Banca d'Italia un conto
corrente sul quale può essere addebitata una somma non superiore a una determinata percentuale
rispetto all'ammontare delle spese correnti e di quelle in conto capitale risultanti dal bilancio
d'esercizio di previsione dello Stato. Ulteriori anticipazioni straordinarie, solo in casi di eccezionale
urgenza, dovranno invece essere preventivamente autorizzate dagli organi politici predeterminati
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dalla legge (Parlamento). La concessione di credito al ministero dell’Economia e delle Finanze può
tuttavia avvenire, in piena libertà d'azione, salvo i limiti generali sopra accennati, attraverso
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l'evoluzione degli ordinamenti bancari degli Stati membri. In un primo periodo la filosofia
comunitaria, con poca attenzione al problema della stabilità degli intermediari finanziari, si ispirò
rigidamente all'idea della salvaguardia di un'effettiva concorrenza a livello europeo anche nel
settore del credito. Tale filosofia emerge già nel disposto dell'art. 3 del Trattato di Roma nel quale si
sancisce l'eliminazione degli ostacoli, esistenti fra gli Stati membri, relativi alla circolazione delle
persone, dei servizi e dei capitali: un impegno specifico da attuarsi entro il 1992, secondo quanto
previsto dall'Atto Unico Europeo. Nello stesso senso è indirizzato il disposto dell'art. 52 del
Trattato, nel quale si tutela la libertà di stabilimento e la cui lettura, sotto il profilo dell'attività
bancaria, deve essere coordinata con l'art. 61, che pone un collegamento funzionale tra la libera
circolazione dei servizi delle banche e la liberalizzazione progressiva della circolazione dei capitali.
Ma le norme che maggiormente tutelano l'efficienza del sistema derivano dalle disposizioni
di cui agli artt. 85 e 86, dalle quali scaturisce un divieto generale relativo alle pratiche distorsive
della concorrenza, tramite la repressione delle intese e degli abusi di posizione dominante. In realtà,
sotto questo profilo, è stata più volte affermata l'applicabilità all'attività bancaria dell'art. 90 del
Trattato, secondo cui le imprese incaricate della gestione di servizi di interesse economico generale
sarebbero sottoposte alle regole di concorrenza nei soli limiti in cui l'applicazione di tali norme non
osti all'adempimento della specifica missione loro affidata dalla legge. Tuttavia la giurisprudenza
della Corte di Giustizia, non ritenendo che l'attività bancaria possa essere considerata di interesse
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generale, l'ha sottoposta - senza alcuna esenzione - al disposto di cui agli artt. 85 e 86, attuando in
modo estremamente rigoroso la tutela dell'efficienza del sistema più che della sua stabilità.
dopo le vicende relative alle crisi bancarie che intorno agli anni settanta colpirono rilevanti aziende
di credito tedesche e italiane. Nacque allora l'esigenza di trovare un opportuno punto di equilibrio
tra efficienza e stabilità nel settore del credito e, nel contempo, di reprimere l'accentuato livello di
discrezionalità nell'emanazione dei provvedimenti, riservato in vari Stati agli organi settoriali di
vigilanza. Frutto di questa più evoluta concezione è innanzitutto la direttiva comunitaria n. 780 del
riguardanti l'accesso all'attività degli enti creditizi e il suo esercizio, che è stata recepita
nell'ordinamento italiano dal d.p.r. n. 350 del 27 giugno 1985. Un primo obiettivo di tale
operazioni bancarie.
Tuttavia, poiché al momento dell'emanazione della direttiva la maggior parte degli Stati membri
non contemplava alcun obbligo di preventiva autorizzazione per l'esercizio dell'attività bancaria,
appare ovvio che la direttiva stessa sia anche ispirata all'idea della necessità di un controllo
preventivo sull'attività e dunque indirizzata esplicitamente alla tutela della stabilità del sistema. Tale
lettura risulta ancora più evidente ove si consideri che il provvedimento non incide sull'apertura di
nuovi sportelli, anche automatici, sui quali dunque gli organi di vigilanza nazionali possono ancora
utilizzare la propria discrezionalità. Inoltre viene lasciata aperta l'ulteriore possibilità della
valutazione delle condizioni generali del mercato, in funzione della concessione dell'autorizzazione
medesima.
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A un'analoga filosofia di tutela della stabilità del settore creditizio sembra ispirata anche la direttiva
comunitaria del 13 giugno 1983 che, in seguito alle vicende del Banco Ambrosiano e sulle tracce
del nuovo testo del Concordato di Basilea, impone alle competenti autorità amministrative il
controllo del bilancio delle banche sotto forma di bilancio consolidato. Si può dunque affermare che
il diritto bancario comunitario, sorto sull'idea della necessità di una rigida tutela della concorrenza
nel settore del credito, ha sempre maggiormente sentito l'opportunità di risolvere il congiunto
problema della stabilità e della solvibilità degli enti creditizi. Il tentativo di trovare un adeguato
punto di equilibrio tra efficienza e stabilità sembra esplicito nelle ultime direttive degli organi
comunitari in materia bancaria: nella ricerca di tale equilibrio si intravvede l'intero sviluppo della
disciplina.
armonizzare in tutta l'Unione europea, e soprattutto nella zona euro, la regolamentazione delle
attività bancarie e la vigilanza su tali attività. Si è provveduto alla creazione di due nuove
istituzioni, elementi portanti della cosiddetta Unione bancaria. Il primo elemento portante è il
Meccanismo di vigilanza unico (MVU), che assegna alla Banca centrale europea la vigilanza
bancaria diretta, al fine di garantire che le maggiori banche europee siano soggette a una vigilanza
indipendente sulla base di norme comuni. Il secondo è il Meccanismo di risoluzione unico (MRU),
cui spetta la predisposizione di misure qualora si verifichi lo scenario meno favorevole, ossia il
dissesto di una banca, per garantire che la situazione possa essere gestita in modo ordinato, a un
costo minimo per i contribuenti. La volontà di evitare che i contribuenti sostengano il costo di
future risoluzioni bancarie ha portato a una modifica delle norme di riferimento, ossia le
disposizioni della direttiva sul risanamento e la risoluzione degli enti creditizi (BRRD), in base alla
quale le risoluzioni devono essere sostanzialmente finanziate dagli azionisti e dai creditori degli enti
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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misure qualora si verifichi lo scenario meno favorevole, ossia il dissesto di una banca, per garantire
che la situazione possa essere gestita in modo ordinato, a un costo minimo per i contribuenti. La
volontà di evitare che i contribuenti sostengano il costo di future risoluzioni bancarie ha portato a
una modifica delle norme di riferimento, ossia le disposizioni della direttiva sul risanamento e la
risoluzione degli enti creditizi (BRRD), in base alla quale le risoluzioni devono essere
sostanzialmente finanziate dagli azionisti e dai creditori degli enti creditizi. La Base giuridica:
Articolo 114 e articolo 127, paragrafo 6, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea
monetaria (UEM) e del mercato interno; essa armonizza a livello dell'Unione europea le
competenze in materia di vigilanza, risoluzione e finanziamento e impone alle banche della zona
euro di conformarsi alle medesime norme. In particolare, tali norme assicurano che le banche
assumano rischi calcolati e paghino il prezzo degli eventuali errori commessi facendo fronte alle
proprie perdite e al rischio di chiusura, minimizzando nel contempo il costo per i contribuenti
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VIGILANZA BANCARIA
ORGANIZZAZIONE POLITICA
UNIONE BANCARIA
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Sitografia
Guido Rossi
http://www.treccani.it/enciclopedia/banca-e-sistema
bancario_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/ - Diritto
http://www.bankpedia.org/index.php/it/99-italian/e/20049-evoluzione-del-testo-unico-
delle-leggi-in-materia-bancaria-e-creditizia-fino-al-2005-enciclopedia
www.wikipedia.org
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“BANCA E SISTEMA BANCARIO, SOTTO IL
PROFILO ECONOMICO”
Indice
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1 Cenni storici
Un sistema bancario è organizzato istituzionalmente se la legge disciplina in modo specifico
rassicuranti per la stabilità e l'efficienza dei sistemi. L'intervento del legislatore è necessario
soprattutto per due motivi: 1) i debiti delle banche servono - allorché circolano per effetto
regolare gli scambi, ossia come moneta; 2) proprio a cagione della funzione monetaria dei debiti
monetaria dello Stato. Gli ordinamenti legislativi che disciplinano l'attività creditizia si articolano in
divieti, obblighi e limitazioni. Tutti e tre questi tipi di vincoli sono stati suggeriti dall'esperienza,
ossia dall'aver osservato il rischio insito in talune operazioni. I divieti concernono l'impossibilità di
operare in merci e in beni particolari, ma anche la ricercata separazione fra credito monetario e
credito mobiliare, fra credito ordinario e credito speciale. La discussione sulla specializzazione
dell'attività bancaria e l'organizzazione del sistema in banche universali è, peraltro, sempre aperta.
Gli obblighi riguardano la scelta vincolata di taluni attivi. L'esempio più tipico è rappresentato dalla
riserva bancaria obbligatoria (in Italia proporzionata all'ammontare dei depositi al netto dei fondi
patrimoniali). Altri obblighi concernono l'acquisto di titoli del debito pubblico o di altri emittenti
pubblici o para pubblici. Le limitazioni si riferiscono alle proporzioni minime o massime (soglie)
dei valori attivi e passivi (ratios patrimoniali). Sovente il valore base di riferimento è il patrimonio
di diretta pertinenza.
La normativa italiana che disciplina l'attività bancaria si compendia nella cosiddetta legge
bancaria (r.d.l. n. 375 del 12 marzo 1936, convertito nella legge n. 141 del 7 marzo 1938 e
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credito, esercenti il credito ordinario, o commerciale, o a breve termine, e gli istituti speciali,
prevalentemente operanti nel medio e lungo termine. Le aziende di credito sono autorizzate alla
raccolta di depositi monetari, rimborsabili a vista o dopo brevissimo preavviso, ovvero vincolati per
scadenze non superiori, fino al 1988, ai 18 mesi. A partire dal 1988 è stata autorizzata la raccolta,
entro certi confini, di depositi vincolati fino a 5 anni, operata mediante l'emissione di speciali titoli
di credito (certificati di deposito). I prestiti concessi dalle aziende di credito, se a scadenza fissa,
non hanno maturazione oltre i 18 mesi. È tuttavia prevalente la concessione di aperture di credito a
scadenza indeterminata, con durata fino alla revoca. A partire dal 1972 è stata concessa alle aziende
di credito una limitata operatività a medio termine. L'adesione dell'Italia al mercato unico europeo,
in cui predomina la banca di tipo universale, secondo il modello già prevalente nella Germania
Occidentale, dovrebbe ampliare i confini dell'operatività delle aziende di credito oltre il breve
termine. In ogni sistema bancario si riscontra una specializzazione funzionale delle aziende di
credito, che si distinguono in banche commerciali, banche popolari cooperative, casse di risparmio
e, nell'esperienza europea, casse rurali e artigiane. Il nostro legislatore del 1936 trovò in Italia una
struttura più complessa, derivante anche dall'unificazione degli istituti di emissione. Il Banco di
Napoli e il Banco di Sicilia furono qualificati istituti di credito di diritto pubblico, insieme con
l'Istituto Bancario San Paolo di Torino, il Monte dei Paschi di Siena, la Banca Nazionale del Lavoro
e il Banco di Sardegna.
I salvataggi bancari degli anni venti e dell'inizio degli anni trenta determinarono, poi, la categoria
delle banche di interesse nazionale (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma)
con il trasferimento del pacchetto di assoluta maggioranza all'IRI. Benché costituite nella forma di
1
Per l’evoluzione normativa successiva vedi: http://www.bankpedia.org/index.php/it/99-italian/e/20049-evoluzione-
del-testo-unico-delle-leggi-in-materia-bancaria-e-creditizia-fino-al-2005-enciclopedia
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società per azioni, le tre banche di interesse nazionale sono distinte, nell'ordinamento, dalle altre
Per alcune caratteristiche funzionali e istituzionali si distingue poi fra banche popolari
cooperative, casse di risparmio e casse rurali e artigiane. Il soggetto giuridico pubblico (istituti di
credito di diritto pubblico, casse di risparmio, banche di interesse nazionale) ovvero la forma
cooperativa (banche popolari e casse rurali) fanno sì che il sistema italiano sia prevalentemente
immutabile nella struttura. Soltanto le aziende ordinarie di credito possono essere acquistate da
qualsiasi banca di un'altra categoria: negli altri casi i mutamenti possono avvenire solo all'interno
Questa situazione di relativo immobilismo strutturale può modificarsi solo trasformando in società
Gli istituti speciali di credito esercitano l'attività nel campo del medio e lungo termine in
cinematografica, ecc. Essi non raccolgono depositi dalla clientela, ma emettono obbligazioni o si
indebitano su conti aperti da aziende di credito, che non di rado hanno significative partecipazioni
in questi istituti. L'attività di credito mobiliare, concernente soprattutto il mercato primario delle
nuove emissioni, fa largo riferimento alle aziende di credito, che però hanno importanti limitazioni
quanto alla detenzione di partecipazioni azionarie in enti non bancari o con operatività non
funzionali con quella bancaria. Il controllo dell'attività creditizia fa capo alla Vigilanza presso la
banca centrale. Secondo orientamenti recenti, che si ricollegano alle esperienze di altri paesi
delle varie classi di attivi. Il sistema si differenzierebbe così al suo interno, pur rimanendo unitario,
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La coesione del sistema bancario dipende, da un lato, dall'interesse al controllo del sistema
dei pagamenti, favorendo al massimo la funzione monetaria dei debiti bancari, come vedremo anche
in seguito; dall'altro, dipende da una normativa che sia oggettivamente uguale per tutte le
componenti del sistema medesimo. La normativa italiana contiene però alcune condizioni
vantaggiose per il movimento cooperativistico (banche popolari e casse rurali) e per le casse di
risparmio. I sistemi bancari riescono ad accrescere il loro peso nel sistema dei pagamenti se possono
garantire il buon fine dei depositi, e a questo scopo sussistono accordi volontari di solidarietà per
l'assicurazione dei depositi e la tutela dei depositanti. In Italia è stato all'uopo costituito, nel 1987, il
fondo interbancario di tutela dei depositi. L'espansione territoriale delle banche non di rado non è
libera: in tal caso le autorità agiscono sulla struttura del sistema. Gli orientamenti più recenti sono,
però, per la libertà di insediamento delle banche, anche per favorire la concorrenza nell'ambito del
sistema. Essendo un organo di trasmissione della politica monetaria, il sistema bancario dovrebbe
essere stabile e perciò ci si chiede se la concorrenza non possa nuocere alla stabilità. L'esperienza
dimostra che la concorrenza, saviamente contenuta entro una cornice di norme di vigilanza
prudenziale, stimola la ricerca dell'efficienza e della produttività, il che è coerente con il fine della
stabilità.
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2 Nozione di banca
Secondo una definizione, ormai classica ma puntuale, la banca è quell'azienda i cui debiti
sono usati per estinguere obbligazioni monetarie di dare, e cioè sono usati come moneta. Solo i
debiti degli istituti di emissione, rappresentati dalla circolazione di biglietti a corso legale, sono
moneta a potere liberatorio in senso proprio; i debiti delle altre banche sono però comunemente
accettati in pagamento e giudicati del tutto assimilabili al contante, ossia ai biglietti. Gli
intermediari creditizi e finanziari i cui debiti non possono estinguere obbligazioni, come mezzi
L'intervento della banca nel regolamento degli scambi commerciali, riguardanti sia merci sia
costituisce una funzione fondamentale di un'azienda di credito moderna. Nel sistema dei pagamenti
le banche hanno un ruolo centrale. La condizione che è a fondamento della funzione monetaria dei
debiti bancari è la pronta convertibilità dei medesimi in moneta a corso legale. In un sistema di
relazioni commerciali e finanziarie internazionali, con libera circolazione dei capitali, la pronta
convertibilità deve essere in più specie monetarie. La banca è quindi anche definita come l'azienda
disposta a pagare i propri debiti nella specie monetaria gradita dal cliente.
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è certo assicurato ai biglietti a corso legale, emessi dall'istituto di emissione, che è anche, negli
ordinamenti moderni, la banca centrale o banca delle banche. Il potere liberatorio dei biglietti è la
condizione necessaria e sufficiente per l'ampiezza e la vastità della loro circolazione, ma non può
essere così per i debiti di una singola banca. La funzione monetaria di tali debiti potrebbe perciò
essere di per sé immiserita, giacché essi avrebbero circolazione solo, o quasi, fra i clienti della
banca data.
Siccome non si può pensare di risolvere il problema avendo un solo istituto di emissione, o
banca centrale, e una sola banca, con debiti prontamente convertibili in biglietti, diventa necessaria
l'intesa fra banche volta a promuovere la circolazione e la negoziazione dei debiti di ognuna.
L'esplicarsi della funzione monetaria dei debiti bancari è la prima sollecitazione al costituirsi delle
banche in sistema.
pagare o l'ordine dell'emittente a un trassato di pagare. Il biglietto di banca annota una specifica
promessa: "pagabile a vista al portatore". Di fatto, nel mondo moderno essa non è suscettibile di
essere mantenuta, giacché i biglietti circolano a corso forzoso e quindi non possono essere
convertiti in moneta merce, tipicamente in oro, secondo la promessa scritta sul loro recto.
I debiti delle banche non di emissione circolano, invece, quasi sempre perché viene emesso
un ordine di pagare sulle banche medesime. La forma tipica di tale ordine si estrinseca nello chèque
o assegno bancario, o anche nella disposizione di bonifico, ossia di trasferire una data disponibilità
da un titolare a un altro beneficiario, cliente o no della banca trassata. Talora l'ordine si concreta
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mediante l'emissione, da parte della banca, di una promessa di pagamento, nella forma dell'assegno
circolare. Tuttavia, assegni bancari e giroconti per bonifici sono di gran lunga i mezzi di
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nei modi sopra indicati, possano circolare al di fuori della propria specifica clientela: il beneficiario
di una disposizione di pagamento su una banca (assegno bancario o ordine di bonifico) può essere
cliente di un'altra banca e perciò giudica di primaria importanza la negoziabilità, presso la propria
banca, del titolo di credito ottenuto. In altre parole, e limitando l'esemplificazione agli assegni
bancari, è importante che il beneficiario originario, o l'ultimo giratario, di tali titoli possa negoziarli
per il cambio in altra specie monetaria, e ciò avviene per norma nella forma di versamento su un
proprio conto, presso un qualsiasi sportello bancario, della banca trassata o no. Ciò in virtù di quelle
Dunque, la banca A riceverà ogni giorno, in versamento sui propri conti, assegni tratti sulle
banche B, C,...N; la banca B assegni tratti sulle banche A, C,...N; la banca C assegni tratti sulle
banche A, B,...N; e così via. Il pagamento finale di tali titoli di credito può essere fatto solo dalla
banca trassata. Le banche che hanno negoziato assegni emessi su altre aziende di credito dovranno
perciò farli pervenire a quelle. Ogni giorno, o anche due o più volte in un giorno, si dà perciò luogo
alla compensazione: la banca A dà alle banche B, C,...N gli assegni emessi su di esse, ricevuti in
versamento (o per il cambio) da propri clienti, e viceversa riceve dalle banche B, C,...N gli assegni
emessi su di essa e versati o negoziati presso quelle. Ovviamente la compensazione non è, se non in
rarissimi casi, a pareggio. Il saldo di compensazione vedrà debitrice (o creditrice) una banca nei
confronti di un'altra, o di altre, e dovrebbe per norma essere regolato in contanti, con un ordine di
di stanza di compensazione.
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Già da quanto è stato fin qui detto in via esemplificativa, appare evidente che le banche
disponibili presso l'istituto di emissione. In caso contrario il saldo di compensazione è regolato fuori
stanza, mediante addebitamento e accreditamento su conti bancari reciproci, detti conti interbancari
alla base dell'affermarsi del sistema bancario. La proiezione territoriale operativa di ogni banca è,
sia pure con vario grado, delimitata. Essa non coincide con l'ambito dei flussi dei pagamenti e delle
riscossioni della clientela di quella medesima zona territoriale. Ciò è appunto all'origine di intese di
stanza di compensazione e del formarsi di accordi di conti interbancari. Se però dalle intese
avrebbe l'indicazione di una struttura del sistema creditizio che rifletterebbe squilibri territoriali
dell'economia reale o politiche monetarie troppo influenti sulla dinamica delle quantità economiche
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inosservanza e solidarietà nei confronti dei terzi per i danni derivanti dall'inadeguatezza o dal non
rispetto delle regole stesse. Tutto ciò è solo in parte applicabile nell'ambito di una comunità
bancaria. Ne deriva che la stabilità di un sistema dipende: a) dall'osservanza delle regole imposte; b)
all'inadeguatezza delle regole, al non puntuale controllo della loro applicazione, alla particolare
gravità di fatti e circostanze occorsi; c) dalla solidarietà nell'ambito del sistema quando i danni non
Le norme di buona gestione presuppongono dettami di tipo prudenziale in ordine alla liquidità
(impegno di pagare i debiti nella specie monetaria gradita dal beneficiario) e alla solvibilità
ha per ora saputo indicare norme prudenziali di gestione diverse dai divieti di compiere talune
operazioni, dagli obblighi di eseguirne altre, dalla specificazione di limitazioni o soglie per talune
operazioni in rapporto ad altre, per cui si definiscono rapporti (ratios) fra grandezze patrimoniali,
che spesso trovano un altro riferimento nell'adeguatezza dei capitali propri della data banca.
I divieti debbono essere uguali per ogni banca e non derogabili; lo stesso dicasi per gli obblighi e
per le limitazioni. Negli aspetti in esame i sistemi bancari dovrebbero essere a ordinamento stabile,
almeno relativamente.
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professionali, che per norma si riscontrano presso una banca, e alle strutture finanziarie e
patrimoniale delle gestioni bancarie, ma non di rado sono imposti per esigenze del bilancio pubblico
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quando circola; 3) se ha un sicuro, o altamente probabile, buon fine. Gli stessi biglietti emessi dalla
banca centrale mancano del terzo requisito, rispetto alla promessa che su di essi si legge. Sono
L'accettazione della carta moneta nel regolamento degli scambi e la non convertibilità di
questa in moneta merce (oro) accrescono la competitività della moneta scritturale (assegni bancari e
funzione monetaria dei propri debiti a vista, ossia utilizzabili a richiesta su disposizione del titolare.
La caratteristica prima dell'indebitamento bancario è, pertanto, che esso è a vista e che i debiti
possono essere fatti circolare mediante ordini di pagamento a vista. I debiti di tale specie si
denominano depositi e si classificano come depositi moneta, nel senso che il depositante richiede
Si è a lungo dibattuto se la raccolta bancaria a vista sia condizionante per la scelta degli
attivi bancari, e si è affermato spesso che essi dovrebbero essere a scadenza brevissima, o riducibili
in moneta in tempo breve senza alee di perdita per la sorte capitale. Impostato il dibattito in termini
Invero, i depositi moneta sono raccolti in modo il più possibile frazionato, e la loro relativa
stabilità di consistenza come genere è una condizione caratteristica della gestione di una banca
moderna. La duration di una massa di depositi a vista è indeterminata, ma di fatto lunga, e perciò
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non vi sarebbe un problema di liquidità per una scelta di attivi anche di scadenza non breve.
L'esperienza dimostra, tuttavia, che al rischio di trasformazione delle scadenze (raccolta di fondi a
vista e collocamento a tempo) si congiunge un'alea del prezzo. I depositi moneta, se fruttiferi, hanno
una remunerazione che è per definizione variabile secondo le contingenze del mercato monetario.
Se sono infruttiferi, come può avvenire in paesi con una notevole stabilità monetaria, hanno pur
versamenti/prelevamenti).
Ne consegue, quindi, che l'acquisizione di attivi a rendimento fermo fino alla naturale scadenza
(ossia fino all'autoliquidazione) è aleatoria in funzione sia della variabilità dei saggi a breve o
brevissimo termine, sia della variabilità dei costi operativi. La traslazione di questi due rischi
impone di scegliere attivi che, giovandosi della variabilità del rendimento, possano compensare
Quanto più la moneta è instabile, tanto più possono essere rischiose attività che
presuppongono un rendimento fermo fino alla scadenza. Gli attivi bancari tendono allora a essere
formalmente più corti, a meno che la raccolta non avvenga con depositi tempo (conti vincolati e
certificati di deposito), che possono attenuare le alee di saggio e di trasformazione delle scadenze.
Le banche, infatti, non possono rinunciare all'acquisizione anche di attivi di durata non corta e,
autoliquidazione. Alle precedenti considerazioni va aggiunto che simili attivi sono talora imposti
rendimento prefissato, che nei sistemi bancari ordinati non è inferiore alla remunerazione media
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normale dei depositi moneta. Se non scende la consistenza dei depositi, le riserve obbligatorie sono
immobilizzate; se invece l'ammontare globale dei depositi scende, queste riserve possono essere
utilizzate solo nella medesima proporzione in cui stanno rispetto ai depositi. In altre parole, il ratio
di dette riserve rispetto ai depositi tende a rimanere costante, ferma la disciplina al riguardo. Il
emessi da enti particolari. Nei sistemi ordinati il vincolo di portafoglio si proporziona ai depositi
tempo, rispetto ai quali si giustifica meno la disciplina delle riserve di liquidità. Nell'esperienza
italiana le riserve obbligatorie sono costituite in contanti, sotto forma di deposito vincolato presso la
banca centrale. Ne deriva che le banche, per adempiere gli obblighi di riserva, debbono ottenere
contanti o dai versamenti della clientela o da altre banche e intermediari - che trasferiscono a esse
contanti o saldi disponibili presso la banca centrale - o infine cedendo titoli di credito alla stessa
banca centrale (risconto e operazioni di tesoreria latu sensu). La crescita dei passivi bancari si
riconnette al moltiplicatore creditizio, alla politica monetaria e alla circolazione della moneta di
base, e alla propensione delle aziende non di credito a collocare mezzi in depositi tempo. Questi tre
a) Il moltiplicatore creditizio
È noto il principio loans make deposits (i prestiti creano i depositi), che fu compendiato
nell'altra espressione: creazione del credito ex nihilo. La dimostrazione del principio è molto
semplice. Tizio deposita presso una banca 100 unità di contanti; la banca in virtù di tale
disponibilità apre una linea di credito a Caio per 90 unità. Caio utilizza il fido traendo sulla banca
contanti, lo verserà in conto presso la banca. A questo punto la banca avrà un debito verso Tizio di
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100 e verso Sempronio di 90; un credito verso Caio di 90; disponibilità in cassa di 100. Il processo
può continuare con un altro prestito a Mevio, che tirerà un assegno a favore di Quinto, che lo
verserà su un proprio conto presso la banca. E così via. La creazione del credito ex nihilo poggia
sulla concessione di prestiti i quali, utilizzati mediante emissione di titoli di credito (moneta
scritturale), determinano successivi versamenti in un conto di deposito. L'uso dei fidi non in
contanti e la negoziazione della moneta scritturale per il versamento sono il fondamento del
principio loans make deposits, ossia del moltiplicatore creditizio. Tale moltiplicatore trova la prima
origine in un deposito in contanti, successivamente nell'uso dei prestiti mediante moneta scritturale
e, quindi, nell'uso della medesima nel regolamento degli scambi, sicché i beneficiari dei pagamenti
sono indotti a versarne presso una banca il controvalore. Il meccanismo descritto darebbe al sistema
bancario un potere notevole di espandere le grandezze negoziate, quanto più cresca l'uso della
moneta scritturale nel regolamento degli scambi e quanto meglio funzionino gli accordi di
compensazione e il sistema dei conti interbancari. Il potere sui mezzi di pagamento toglierebbe
spazio alla politica delle autorità monetarie e quindi, per evitare o attenuare una tale conseguenza, è
stata introdotta la disciplina della riserva obbligatoria in contanti. Il perno del moltiplicatore
creditizio diviene così la moneta di base in circolazione, ossia quei valori che servono per la
costituzione delle riserve bancarie: tipicamente i contanti. I contanti sono indispensabili negli
scambi al minuto e per i pagamenti nei confronti dell'amministrazione pubblica e para pubblica. La
fonte dei contanti per le banche sono perciò le famiglie e in genere le aziende di consumo, mentre le
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La banca centrale pone in circolazione la moneta di base principalmente per tre vie:
acquistando valuta estera; concedendo credito al Tesoro; concedendo credito alle altre banche. Di
queste tre vie, la seconda è la più importante: il flusso di contanti verso il sistema economico trova
il primo fondamento nella spesa pubblica; il flusso netto, nella spesa pubblica in disavanzo. Con la
disciplina delle riserve bancarie, una quota della base monetaria creata per il Tesoro ritorna alla
Mb + Pb + Ib = Fc + D + Cb
ossia la moneta di base in circolazione (Mb) più i prestiti bancari (Pb) erogati al sistema
economico più i necessari investimenti (Ib) delle banche in immobili, impianti e macchinari è
sempre uguale al fondo di cassa (Fc), ossia alla moneta di base detenuta dalle aziende non di
credito, più i depositi bancari (D), sia moneta sia a tempo, più il capitale proprio delle banche (Cb).
La relazione è valida a livello del sistema bancario, considerato nell'insieme. La differenza fra la
moneta di base e il fondo di cassa delle aziende non di credito (Mb-Fc) è uguale alle riserve
bancarie, libere e obbligatorie (Rb). Poiché la disciplina dell'attività creditizia impone un rapporto
fra le riserve bancarie e i depositi, si desume che le autorità, controllando la creazione di moneta di
base e la misura delle riserve bancarie, fissano il tetto alla crescita dei depositi.
L'iniziativa delle banche sta nell'espandere l'uso della moneta scritturale, ossia nel
all'indebitamento delle imprese, e anche delle aziende di consumo, sicché se aumenta un membro di
sinistra dell'uguaglianza aumenta pure uno di destra (Pb e D). La riduzione del fondo di cassa delle
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aziende non di credito in vantaggio dei depositi è poi la via per espandere le grandezze bancarie e
per assolvere, senza tensioni di tesoreria, gli obblighi di riserva. Negli Stati moderni l'aumento della
circolazione della moneta di base è una circostanza frequente, che consente flussi di contanti verso
il sistema bancario, adeguati alla crescita dello stesso. Lo spostamento delle preferenze dei
depositanti verso altre attività finanziarie, per esempio l'acquisto di valori mobiliari e cioè il
passaggio da depositi a titoli, sta a indicare una diversa politica di indebitamento delle imprese e
della pubblica amministrazione: anziché presso le banche presso le aziende non di credito o, come
anche si dice, nei confronti del mercato anziché degli intermediari. L'indice di intermediazione
bancaria è nella capacità delle banche di accrescere la somma dei valori (Pb+Ib); la
disintermediazione si misura nella minore crescita delle grandezze predette rispetto ad altre
intermediazione finanziaria del sistema bancario. Tale valore, a parità di altre circostanze, è minore
quanto più sia severa la disciplina delle riserve bancarie e quanto più i valori mobiliari trovino
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L'indebitamento degli affidati è quasi sempre breve come specie ma durevole come genere e molte
forme tecniche di prestito non consentono il trasferimento per cessione del credito. Ne consegue
che, se una banca dovesse operare fondandosi sull'autoliquidazione degli attivi, esalterebbe le alee
delle scadenze, oppure sarebbe spinta ad accrescere la raccolta a tempo, pur non divenendo una
banca universale. È quindi giovevole all'attività bancaria la possibilità di trasferire attivi prima della
naturale scadenza. Affinché ciò possa avvenire occorrono due condizioni: gli attivi debbono essere
indica due tipi di titoli: quelli rappresentativi di crediti mercantili e quelli di debito della pubblica
amministrazione o di grandi imprese. Per ambedue questi tipi di valori il mercato secondario è
sovente assicurato, e nel passato quasi sempre, dalla banca centrale e dalle altre banche.
I sistemi bancari si costituiscono, dunque, non solo per agevolare la circolazione dei debiti bancari,
esaltandone la funzione monetaria, ma anche per rendere trasferibili taluni attivi bancari. La
mobilitazione dei crediti di regolamento delle imprese è una funzione bancaria assai antica e
rappresenta un'altra via di interposizione nel sistema dei pagamenti e di controllo dei flussi inerenti.
La cambiale è stata per lungo tempo lo strumento del credito mercantile, ossia lo strumento per
credito esecutivo - letterale, autonomo e astratto - capace di agevolare l'eventuale recupero coattivo
del credito. Essendo un titolo di credito all'ordine, circolante per mezzo di girata, la cambiale
acquisita da una banca con l'operazione di sconto può essere ancora negoziata mediante risconto
(nuovo sconto).
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Il risconto del portafoglio di crediti mercantili mobilitati da una data banca è per norma
operato da un'altra azienda di credito, che pure è solita mobilitare crediti mercantili di imprese,
Il risconto è certo un'operazione tipica della banca centrale, in quanto banca delle banche,
ma non solo di essa: come le altre operazioni di tesoreria, ossia di trasferimento di attivi prima della
gestione, o dalla reputata convenienza di modificare il mix degli attivi per mutare le alee di
scadenza e di prezzo. Esso è possibile se si dispone di un titolo di credito trasferibile. Il minore uso
delle cambiali nel regolamento degli scambi commerciali ha ridotto il peso del ritrasferimento dei
titoli rappresentativi dei crediti inerenti. Il diminuito ricorso al risconto del portafoglio non riduce,
tuttavia, l'esigenza di disporre di attivi trasferibili. Fino a oggi tali attivi sono stati rappresentati
soprattutto da valori mobiliari pubblici, con riferimento ai quali la banca centrale assicura, per via
Nel prossimo futuro dovrebbero tornare ad avere rilievo anche i valori mobiliari emessi dalle
imprese, in virtù del diffondersi del processo di securitization (mobiliarizzazione) nella finanza
delle aziende di produzione. Una finanza rivolta al mercato si avvale dell'emissione di titoli di
credito che possono trovare classamento presso aziende non di credito e presso banche. Si tratta di
valori a breve scadenza, come le commercial papers, di obbligazioni di varia specie, di azioni delle
varie categorie, di cui le banche sono i naturali canali di collocamento: agiscono sul mercato
primario di quei titoli, ne assicurano in parte il classamento e debbono poi operare come dealers, e
pare come market makers, sul mercato secondario per assicurarne la commerciabilità e trasferibilità.
Non è possibile pensare che il mercato secondario di questi valori abbia come operatore la banca
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centrale. Se questi titoli non possono alimentare scambi di borsa, il loro mercato secondario sarà un
mercato trasparente ed efficiente, ma di banca, o meglio di sistema bancario. E ciò è vero pure
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Da una parte il risparmio, dall'altra il credito, cioè il finanziamento a chi voglia avviare o
A collegare risparmio e credito sono le banche e gli intermediari finanziari. Imprese che operano
La legge affida il compito di emanare queste regole e di controllare la loro applicazione alla
Banca d'Italia, che collabora con altre autorità pubbliche, quali il Ministro dell'Economia e delle
la Covip.
vigilanza europee.
La Banca d'Italia controlla che gli intermediari bancari e finanziari siano gestiti in modo
sano e prudente. Sano, cioè che svolgano la loro attività d'impresa nel pieno rispetto delle regole.
Prudente, cioè che per fare profitti non mettano a rischio la propria esistenza e il denaro loro
affidato. Indirizza inoltre la propria azione di vigilanza per favorire la stabilità complessiva,
delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari per rendere sempre migliori i rapporti con la
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clientela.
Per questo:
La Banca d'Italia, inoltre, promuove iniziative per lo sviluppo della cultura finanziaria a
favore dei cittadini per renderli più consapevoli delle loro scelte finanziarie.
Banche e intermediari finanziari svolgono la loro attività di impresa all'interno del sistema
Devono quindi adottare misure di tipo patrimoniale, organizzativo e gestionale per evitare
eccessive esposizioni ai rischi e instaurare con il cliente una relazione fatta di comportamenti
Alla riduzione dei rischi contribuisce anche un cliente consapevole dei suoi diritti,
avveduto e informato sui profili di rischio e di costo dei servizi cui accede.
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Le segnalazioni che i clienti fanno alla Banca d'Italia (esposti) e alle altre autorità di
controlla l'applicazione, ma non può risolvere le controversie tra intermediari e clienti. Per ottenere
una decisione su una controversia i clienti devono rivolgersi alla magistratura o a sistemi alternativi
quali l'Arbitro Bancario Finanziario , che in molti casi permettono di raggiungere il risultato in
Per i procedimenti amministrativi che coinvolgono gli intermediari, la Banca d'Italia applica
la legge 241/1990. Ciò significa che ogni procedimento ha il suo responsabile, che ogni
provvedimento indica le motivazioni che hanno determinato la decisione e che gli interessati hanno
conosciuta come EBA, è un organismo dell'Unione europea che dal 1 gennaio 2011 ha il compito di
sorvegliare il mercato bancario europeo. Ad essa partecipano tutte le autorità di vigilanza bancaria
e ha sede a Londra.
Durante la Crisi economica del 2008-2010 alcune istituzioni finanziarie europee si sono
trovate in difficoltà e hanno messo a rischio l'intera stabilità finanziaria dell'Unione europea. Nel
2008 Il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, istituisce un gruppo
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indipendente di esperti guidato da Jacques de Larosière, che nel febbraio del 2009 presenta un
rapporto alla Commissione europea con alcune raccomandazioni per rafforzare la sorveglianza sul
sistema finanziario europeo. Le raccomandazione del Rapporto del gruppo Larosière vengono
accolte dagli organi comunitari. Il Consiglio dell'Unione europea nella riunione del 18 e 19 luglio
2009 approva la creazione di un Comitato europeo per il rischio sistemico per il monitoraggio della
stabilità finanziaria a livello europeo. Contestualmente il Consiglio approva anche l'istituzione di tre
nuove autorità europee all'interno di un nuovo Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF) (in
L'Autorità bancaria europea (in inglese, European Banking Authority – EBA) per la
Insurance and Occupational Pensions Authority - EIOPA) per la sorveglianza del mercato
assicurativo;
L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets
all'efficacia a breve, medio e lungo termine del sistema finanziario, a beneficio dell'economia
dell'Unione, dei suoi cittadini e delle sue imprese. L'Autorità opera nel settore di attività delle
banche, dei conglomerati finanziari, delle imprese di investimento, degli istituti di pagamento e
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finanziari;
una pietra miliare nella realizzazione dell’unione bancaria in Europa. L’unione bancaria è uno dei
salvaguardare la stabilità finanziaria e ridurre al minimo il costo dei fallimenti delle banche. Le sue
componenti saranno il Meccanismo di vigilanza unico e i nuovi quadri integrati di garanzia dei
L’unione bancaria si baserà su un corpus unico di norme per i servizi finanziari, esaustivo e
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IL MOLTIPLICATORE CREDITIZIO
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Università Telematica Pegaso Banca e sistema bancario,
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Sitografia
Tancredi Bianchi – 1991- http://www.treccani.it/enciclopedia/banca-e-sistema
bancario_(Enciclopedia_delle_scienze_sociali)/ - Economia
http://www.bankpedia.org/index.php/it/99-italian/e/20049-evoluzione-del-testo-unico-delle-
leggi-in-materia-bancaria-e-creditizia-fino-al-2005-enciclopedia
http://www.dirittiglobali.it/2014/05/11/danno-denaro-creato-dalle-
banche/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=danno-denaro-creato-dalle-
banche
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“GLI STRUMENTI DI MITIGAZIONE DEL
RISCHIO”
Indice
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
banche dovevano detenere mezzi patrimoniali in misura pari all’8% dell’importo dei propri attivi
patrimoniali. Il valori di questi ultimi utilizzato per il calcolo non doveva essere il valore nominale
bensì un valore che tenesse conto anche del grado di rischio del singolo impiego. A questo riguardo
considerazione:
Per effetto del fattore di ponderazione ciascun finanziamento assume nella formula un peso
- 0% per gli impieghi verso governi centrali, banche centrali e Unione Europea
- 20% per gli impieghi verso enti pubblici, banche e imprese di investimento
- 200% per le partecipazioni in imprese non finanziarie con risultati di bilancio negativi
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
La logica di Basilea 1 fu, quindi, quella di legare il rischio insito nel portafoglio attività delle
• Si prescinde dalla diversa solvibilità delle imprese. Ciò penalizza i prestiti alle imprese più
affidabili
• Non si considerano i diversi gradi di rischio connessi alle singole forme contrattuali dei
Tenendo conto di tali limiti è stato predisposto il nuovo accordo BASILEA 2 (2004)
rischio di credito. Tuttavia, rispetto a prima (con Basilea 1), i coefficienti di ponderazione non sono
più fissi e predeterminati (nell’approccio dei rating interni) ma sono quantificati caso per caso sulla
base di diverse variabili, alcune relative all’impresa e sintetizzate nel rating attribuito alla stessa,
altre riferite alla forma tecnica del prestito e a eventuali garanzie collaterali
• Si permetterà di affinare i giudizi sui rischi assunti, sul pricing, sul fabbisogno di capitale
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
Dunque, l’Accordo di Basilea 2 è stato emanato per fronteggiare i limiti insiti nell’Accordo
di Basilea 1. La formula alla base dell’accordo di Basilea 2 è rimasta formalmente invariata rispetto
almeno l’8% delle proprie attività ponderate per il rischio. Il rischio degli impieghi bancari, però,
viene suddiviso in rischio di credito, rischio di mercato, rischio operativo. Ciò che cambia è
l’introduzione della nuova metodologia di valutazione del Rischio di Credito, e quindi della
determinazione dei coefficienti di ponderazione dei singoli investimenti. Basilea 2, infatti, prevede
l’abbandono dei coefficienti fissi in funzione della tipologia di debitore (0%, 20%, 50%, 100%, e
200%), e l’introduzione di opportuni modelli di rating, per l’attribuzione a ciascun debitore (Stati,
Basilea 3 è un insieme di nuove regole relative alla vigilanza bancaria, pubblicato in risposta
alla recente crisi finanziaria 2007-2011. Le nuove regole, che sono state oggetto di un’ampia
consultazione con l’industria bancaria, sono entrate in vigore all’inizio del 2013. È stato tuttavia
previsto un lungo periodo transitorio fino al 1.1.2019 così da favorire un graduale adeguamento
delle strategie operative delle banche ed evitare ricadute sulla ripresa economica. L’obiettivo che si
persegue con questa riforma è di prevenire l’eccessiva assunzione di rischi da parte degli operatori,
rendere il sistema finanziario più solido, stabilire un terreno di gioco davvero uniforme. Le misure
patrimoniali
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
ecc
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
rischio già affermato da Basilea 1 (1988), ma ne riconosce una gamma più ampia di quella
1. garanzie reali;
2. garanzie personali;
3. derivati su credito.
ammissibilità e la loro presenza permette, a seconda dei casi e a determinate condizioni, di:
- incidere sul tasso di interesse praticato sui finanziamenti, poiché possono contribuire a
migliorare la LGD (Loss Given Default, cioè la percentuale di perdita in caso di insolvenza, misura
la probabile quota del finanziamento concesso al cliente insolvente che la banca riuscirà a
recuperare effettivamente una volta terminate le procedure di contenzioso avviate nei confronti del
cliente), insomma la percentuale di perdita complessiva sul prestito concesso che la banca si attende
- migliorare il rating, nel caso in cui siano concesse da un soggetto pubblico o da una
banca che disponga di un rating migliore di quello del cliente oppure da imprese con rating uguale
rating.
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
Pertanto le garanzie sono utili per ottenere credito a condizioni migliori. Tuttavia sarebbe
rapporto banca/impresa.
L’Accordo prevede infatti che ciascuna banca accantoni capitale in proporzione ai prestiti
insolvenza.
Una ponderazione di rischio pari a 0% comporta assenza di rischio per la banca, la quale non
conseguenza l’aumento di costo per la banca si traduce in un maggior costo del denaro per il cliente.
valutazione (Standard o IRB) adottato dalla banca e, nell’ambito di questo, del metodo di
parziale) non può avere una ponderazione di rischio più sfavorevole dello stesso credito in
assenza di garanzie.
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
Ciò appare ovvio e ci si aspetterebbe che un tale effetto non rischi mai di verificarsi, ma le
regole previste da Basilea 2 sono così articolate e complesse che non si possono escludere casi
eccezionali.
beni residenziali a favore di una azienda con un rating pari ad AA – o superiore. Infatti il
rischio pari al 35%, mentre i crediti a favore di aziende in possesso di un rating uguale o superiore
ad AA- vengono trattati con una ponderazione di rischio pari al 20%. Nel caso si verificasse una
tale evenienza, quindi, sulla base di questa prima regola, il finanziamento garantito da ipoteca su
immobili residenziali sarebbe trattato alla stessa stregua di un finanziamento non garantito, pertanto,
si applicherà un coefficiente di ponderazione del 20%, in luogo del 35% come sarebbe
ordinariamente previsto;
c) non sono di regola ammessi rating riferiti alla sola esposizione in linea capitale, ma anche
d) quando ad una banca, in accordo con i principi generali di Basilea 2, è lasciata la facoltà
di optare tra diverse alternative (ad esempio tra metodo semplificato e metodo integrale), la banca
deve operare una scelta definitiva, non potendo variarla in funzione dei singoli casi al fine di
di consentire un tasso di ponderazione più favorevole di quello ordinariamente previsto dalla norma
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
(per esempio, decidere, per le garanzie rilasciate da enti pubblici o banche di un determinato paese
estero, di allineare il rating a quello del governo dello stesso paese), tale decisione deve essere
portata a conoscenza dell’intero sistema bancario ed estesa a tutte le banche, le quali dunque, in
ossequio all’obiettivo di tutela della libera concorrenza, beneficeranno tutte della medesima
facilitazione;
f) la presenza di diverse forme di garanzia a tutela di una stessa esposizione, così come la
eventuale presenza di una quota non garantita, comporta la scomposizione della esposizione stessa
in diversi finanziamenti, ognuno garantito dal proprio specifico strumento oppure non garantito. Si
calcolerà pertanto un distinto coefficiente di ponderazione per ciascuno di essi. Cioè, se per esempio
un finanziamento di 100 è garantito da denaro per 40 e da ipoteca di primo grado per 50, tale
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
1. Certezza giuridica: tutti i documenti relativi alla garanzia devono essere di indiscussa
validità dal punto di vista giuridico, pienamente vincolanti per tutte le parti e legalmente opponibili
in ogni giurisdizione;
2. Dotazione, da parte della banca, di adeguati sistemi e strumenti che siano in grado di
assicurare: il mantenimento nel tempo della validità legale e della opponibilità delle garanzie, la
3. Netta ed oggettiva separazione dei beni in garanzia da quelli del patrimonio del
depositario, nel caso in cui le garanzie siano conservate presso un terzo depositario;
4. Bassa correlazione con l’esposizione sottostante, vale a dire non devono sussistere
elementi di dipendenza tra la evoluzione della capacità di restituzione da parte del debitore
originario ed il valore del bene posto a garanzia (per esempio non sono ammessi alla funzione di
garanzia reale titoli di partecipazione o di credito emessi a carico dallo stesso debitore principale);
5. Assenza di disallineamenti, vale a dire la durata residua della garanzia deve essere
allineata con la scadenza del debito garantito. Sono ammesse eccezioni nell’ambito di alcune
specifiche condizioni e comunque solo per garanzie di durata residua superiore ad un anno. Per
poter essere riconosciute garanzie con scadenza inferiore all’anno, questa deve coincidere con
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
l’esposizione sottostante. In ogni caso non sono riconosciute garanzie con disallineamenti di
scadenza nel metodo semplificato o quando la loro scadenza residua è pari o inferiore a 3 mesi;
6. Solidi processi di gestione del rischio: è opportuno che vengano assunte adeguate misure
per prevenire e, ove possibile assicurare con polizze, i rischi connessi sia alla possibile perdita della
garanzia (distruzione, deterioramento strutturale, furto ecc.), sia alle possibili imputazioni per danni
7. Privilegio di primo grado sulla garanzia. Tuttavia garanzie di grado superiore al primo
sono ammesse nella misura in cui esse conservino chiaramente una capacità di copertura del rischio
dopo la escussione della prima garanzia, tenuto conto di tutti gli oneri finanziari connessi al ritardo
di incasso ed i costi diretti ed accessori, incluse le spese figurative dovute alla procedura di
escussione.
La tipologia di garanzie ammesse ed il tipo di trattamento ai fini della riduzione dei requisiti
Le banche infatti che hanno optato per il sistema di valutazione standard possono scegliere
Le banche che hanno optato per il sistema di valutazione IRB base o IRB avanzato devono
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
dalla tipologia e dalle caratteristiche della garanzia stessa. Ciò comporta che la ponderazione di
rischio applicabile alla garanzia reale si sostituisca, per l’ammontare corrispondente, a quella del
soggetto garantito. La ponderazione di rischio sarà soggetta ad una soglia minima del 20%, eccetto
negli specifici casi di cui agli artt. 182-185 dell’Accordo Basilea 2, che riceveranno una
ponderazione da 0% a 10%. Alla eventuale parte restante, vale a dire alla quota di credito non
Nell’ambito del metodo semplificato un garanzia reale viene riconosciuta se prestata per
metodo integrale, invece, prevede che l’ammontare dell’esposizione venga ridotto nella misura
Ciò comporta che sulla parte di prestito coperta da garanzia reale non venga applicato alcun
requisito patrimoniale per la banca, che vi associa quindi una ponderazione di rischio pari a 0%.
Tale metodo si basa su di un sistema di calcolo più complesso. Infatti, il valore sia
dell’esposizione che della garanzia devono essere corretti per volatilità, eccetto il caso in cui
entrambi siano rappresentati da contanti. La correzione viene effettuata tenendo conto del tipo di
valute diverse, il valore della garanzia deve essere ulteriormente corretto al ribasso al fine di tenere
dell’esposizione originaria e il valore della garanzia corretto per volatilità ed eventualmente per
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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La correzione dei valori viene effettuata attraverso l’impiego di scarti prudenziali calcolati
sulla base di parametri indicati dal Comitato di Basilea (scarti prudenziali standard) oppure di
parametri stimati internamente dalla banca stessa (scarti stimati), previa autorizzazione
La banca quindi non applica alcun requisito patrimoniale sulla parte di prestito coperta da
garanzia reale, ma calcola il rischio solo sulla eventuale differenza positiva tra il valore corretto
In altre parole, se la stima della perdita per la banca in caso di inadempienza (default) del
debitore principale è, ad esempio, pari al 20% del finanziamento concesso (perché l’80% è coperto
da garanzia e pertanto sarà recuperato attraverso la escussione della stessa), ai fini del calcolo dei
requisiti di capitale l’80% integralmente coperto dalla garanzia viene del tutto ignorato, mentre il
residuo 20% viene trattato alla stregua di finanziamento non garantito, con ponderazione dipendente
consentendo con ciò una maggior coerenza con la prassi operativa delle banche in fatto di gestione
del rischio.
La gamma delle garanzie ammesse dipende, tra l’altro, anche dal sistema di valutazione del
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- Standard;
- IRB base, che ammette alcune forme di garanzia non considerate nel sistema standard;
- IRB avanzato, che ammette alcune forme di garanzia non considerate nel sistema standard
e in cui sono previste forme di calcolo più sofisticate di quelle statuite per il sistema IRB base.
Come già evidenziato, le banche che hanno optato per il sistema di valutazione standard possono
scegliere tra due possibili metodi di calcolo: il metodo semplificato ed il metodo integrale. Le
banche che hanno optato per il sistema di valutazione IRB base o IRB avanzato devono
Nell’ambito sia del sistema Standard che nel sistema IRB base o avanzato sono ammesse le
- oro;
- obbligazioni con rating pari almeno a BB- o emessi da stati o da enti pubblici che sono
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- azioni quotate o obbligazioni convertibili non comprese nei principali indici purché quotate
in mercati ufficiali;
Limitatamente alle banche che usano il metodo IRB (base o avanzato) sono ammessi a
commerciali e residenziali, nonché altre garanzie reali, a condizione che soddisfino i requisiti
che costituiscono la maggioranza di questa categoria), dipendono dalla valuta e dal tipo di emittente
Il pegno in denaro o titoli emessi dalla stessa banca finanziatrice e nella sua stessa valuta di
è sottoposta a una soglia minima del 20%, con la eccezione dei titoli emessi da governi dei paesi di
primario rating e dalle istituzioni finanziarie internazionali (es. Banca Mondiale e FMI), che godono
Nel caso delle operazioni PcT (pronti contro termine), si ha ponderazione dello 0% anche se
la controparte non è un governo o una istituzione di cui sopra ma è un operatore primario del
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mercato di cui all’art. 171 dell’Accordo (soggetti sovrani, banche centrali, banche e società di
- che l’adeguamento degli scarti sul valore della garanzia sia giornaliero o, in caso contrario,
che il tempo tra l’ultima valutazione e la escussione del credito non superi i 4 giorni;
- che l’operazione sia coperta da adeguata documentazione contrattuale che dia diritto ad
effettuare l’escussione della garanzia ed il conseguente sequestro immediato dei titoli qualora si
esplicitamente previste quale strumento di garanzia solo nell’ambito del sistema di valutazione IRB
(base e avanzato) per il quale è obbligatorio pertanto l’applicazione del metodo di ponderazione
“integrale”.
Tuttavia è opinione corrente che nel metodo standard, pur non figurando la garanzia
ipotecaria tra quelle ammissibili, trattasi di una esclusione solo apparente: le operazioni garantite da
ipoteca infatti sono disciplinate come categoria di operazione a sé stante, la cui ponderazione di
rischio già incorpora la valutazione della garanzia. Di conseguenza anche le banche che usano il
metodo standard possono ammetterle, ma perdono la facoltà di scelta fra metodo semplificato ed
integrale.
L’Accordo inoltre associa agli immobili non residenziali un’alta volatilità. Infatti i prestiti
ipotecari su immobili residenziali hanno una ponderazione di rischio del 35% mentre i prestiti
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ipotecari su immobili non residenziali hanno una ponderazione del 100% (cioè pari a quella di
prestiti non garantiti). Tuttavia le Autorità di Vigilanza locali possono decidere di ridurre
quest’ultima ponderazione fino alla soglia minima del 50%, nel rispetto di alcune condizioni
accessorie.
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ammissibilità. Tuttavia, ai requisiti soggettivi ed oggettivi minimi comuni sono previsti dei requisiti
Condizioni di ammissibilità
ed operativi) e soggettivi.
Requisiti Minimi
garante;
cui il garante assume l’impegno in modo specifico, esplicito, chiaro ed incontrovertibile. Ciò
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c) irrevocabile: non sono ammesse clausole nel contratto a favore del garante che gli
consentano la revoca della garanzia o un eventuale aumento del costo effettivo a seguito del
deterioramento della qualità creditizia dell’esposizione garantita (ad es. la scadenza concordata non
soggetta a condizioni che possano impedire al garante di essere obbligato a pagare tempestivamente
nel caso in cui il debitore originale sia inadempiente; solo nel metodo IRB avanzato possono essere
Requisiti operativi
possa rivalersi tempestivamente sul garante senza dover previamente intraprendere azioni legali;
b) documentata specificatamente;
c) estesa alla totalità degli obblighi di pagamento a carico del debitore principale, cioè deve
coprire non solo il debito nozionale, ma anche interessi e costi accessori. Nel caso sia stabilito
considerarsi garantita, e nella parte relativa ad interessi ed oneri legali, vari ed accessori, da
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1) soggetti sovrani (Stati nazionali, Banca dei Regolamenti Internazionali, Fondo Monetario
Internazionale, Banca Centrale Europea, Comunità Europea, Banche Mondiali di Sviluppo), enti
2) imprese con rating esterno pari almeno ad A- (metodo standard) ovvero con Probabilità di
3) non sono poste restrizioni al tipo di garanti idonei, pertanto il garante potrebbe avere
anche una valutazione di rating inferiore a quello dell’obbligato principale, purché rientrante in
specifici criteri, chiaramente definiti dalla banca stessa, e tali da assicurare una corretta valutazione
della capacità del garante di adempiere all’impegno assunto (metodo IRB avanzato).
Il calcolo della ponderazione del rischio si basa sul principio di sostituzione, vale a dire alla
quota protetta dell’esposizione è attribuita la ponderazione del garante, mentre la quota non coperta
di ammissibilità di cui al precedente paragrafo, il rating del garante si sostituisce al rating del
1. il garante deve essere un soggetto dotato di rating e ciò esclude le persone fisiche;
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2. il garante deve possedere un rating minimo, non inferiore (eccetto il caso sub 3 “requisiti
soggettivi”) a quello della controparte, altrimenti l’operazione conserva la stessa ponderazione del
La presenza di garanzie personali idonee consente nei sistemi Standard e IRB (base o
avanzato) un aggiustamento della probabilità di insolvenza (PD), incidendo pertanto sul rating,
mentre nel sistema IRB avanzato con stime interne di LGD (presunta perdita in caso di insolvenza
Sono ammesse tutte le forme tipiche di garanzia, che possono variare leggermente a seconda
avallo.
Tuttavia occorre sottolineare che, mentre oggi una parte dei prestiti bancari è prevista la
peculiarità, ma non avrà influsso sulla quantità di patrimonio assorbito dai prestiti da essa garantiti.
Ciò appare evidente se si considera che il calcolo della ponderazione del rischio si basa sul principio
di sostituzione, ma se il garante è una persona fisica, essa non è un soggetto dotato di rating e,
pertanto, non può aver luogo la sostituzione del suo giudizio a quello del soggetto garantito per
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5 I derivati su crediti
Gli strumenti finanziari derivati sono contratti il cui valore e i cui diritti derivano dalle
dinamiche dei prezzi di altre attività che sono sottostanti il contratto stesso.
valore deriva dall’andamento del prezzo di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento
osservabile oggettivamente. L’attività o l’evento, che possono essere di qualsiasi natura o genere
(beni di natura reale, ad esempio oro, caffè, etc., oppure strumenti finanziari tipici come azioni
obbligazioni etc.), sono definiti “sottostante” del prodotto derivato. I prodotti derivati sono
- finalità speculativa: per conseguire, con operazioni ad alto profilo di rischio, elevati profitti
combinate sul derivato e sul sottostante tali da cogliere eventuali differenze di valorizzazione;
portafoglio preesistente.
La finalità di copertura, che è l’unica rilevante ai fini di Basilea 2, può essere assicurata
attraverso modalità diverse: con contratto a termine, con una opzione put, con un contratto swap.
Tuttavia si anticipa che, ai fini dei vincoli di capitale, l’Accordo ammette solo il contratto
swap, ed in particolare le fattispecie di “credit default swap” e “total return swap”. Gli altri
derivati su credito, con finalità di copertura, possono servire solo a ridurre o ad eliminare lo scarto
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che deve essere calcolato sul valore della garanzia, ai fini del calcolo della LGD (perdita in caso di
inadempienza).
Diversi sono infatti gli effetti prodotti da: il contratto a termine, la put option e il contratto
swap.
Con un contratto a termine la banca può garantirsi dall’eventuale deprezzamento dei titoli avuti
in garanzia, vendendo a termine i titoli stessi, con scadenza coincidente a quella della
operazione garantita. Alla scadenza dell’operazione la banca avrà comunque la certezza della
copertura, sia che i titoli si siano apprezzati sia che essi si siano deprezzati. La controparte del
contratto a termine si accolla il rischio del caso che i titoli si deprezzino e beneficia invece del
Con l’acquisto di una opzione put (put option) la banca acquisisce il diritto di vendere i titoli
aumento del prezzo degli stessi (perché in questo caso si asterrà dalla vendita), sia la copertura
della garanzia qualora i titoli si deprezzino. Il venditore dell’opzione put, e quindi della
copertura, si assume il rischio contro il pagamento di un compenso (fee), che costituisce il suo
guadagno nel caso in cui i titoli non si deprezzino. Tale compenso è tanto più alto quanto più
probabile viene considerato il rischio di un deprezzamento. Nella pratica, avendo fini di sola
copertura dal deprezzamento, il compenso di una opzione put risulta eccessivamente oneroso e
Con un contratto swap la banca acquisisce direttamente la garanzia del finanziamento concesso
poiché trattasi di contratto che copre il rischio dell’eventuale inadempienza del debitore
principale. La traduzione letterale di swap, cioè scambio, identifica la sostanza del contratto:
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due parti si accordano per scambiare tra di loro flussi di pagamenti a date certe. I pagamenti
possono essere espressi nella stessa valuta o in valute differenti ed il loro ammontare è
I contratti swap sono generalmente costituiti in modo tale che, al momento della stipula, le
prestazioni previste sono equivalenti. In altri termini, è reso nullo il valore iniziale del contratto,
così da non generare alcun flusso di cassa iniziale che dovrebbe altrimenti compensare la parte
gravata dalla obbligazione di maggior valore. La variazione nel tempo del valore delle prestazioni
scambiate genera il profilo di rischio/rendimento: la parte che è tenuta ad una prestazione il cui
valore si è deprezzato rispetto al valore iniziale (e, quindi, rispetto alla controprestazione) maturerà
un guadagno e viceversa.
Anche gli swap possono essere sfruttati in funzione delle esigenze, di copertura, di
Le principali tipologie di contratti swap osservati sui mercati finanziari sono: interest rate
swap, currency swap, asset swap, credit default swap, total return swap, equità swap, zero-coupon
1. I “credit defauft swap”(CDS) sono contratti in cui un soggetto (protection buyer), a fronte di
pagamenti periodici effettuati a favore della controparte (protection seller), si protegge dal
rischio di credito associato ad un determinato sottostante (reference asset), che può essere
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da un intero portafoglio di strumenti finanziari. I rischi coperti dal CDS sono connessi ad
alcuni eventi (credit event) indicati nel contratto (tipico il default dell’emittente
strumento finanziario oggetto del CDS, al netto del valore residuo di mercato dello stesso (valore di
recupero o recovery value), e il protection buyer cessa il versamento dei pagamenti periodici (cash
settlement);
strumento finanziario oggetto del CDS e il protection buyer, oltre a cessare il versamento dei
pagamenti periodici, consegna il reference asset (physical delivery). Nella prassi, il protection buyer
nell’ambito del contratto e, in tal caso, sfrutterà questa facoltà scegliendo quello per lui più
conveniente. La funzione tipica del contratto è quindi una copertura dei rischi molto vicina a quella
assicurativa.
Nella definizione di un contratto di credit default swap vanno specificati i seguenti elementi:
- il capitale nazionale, rispetto a cui vengono calcolati i pagamenti a carico del protection
- l’importo di ciascuno di tali pagamenti, pari al il risultato del prodotto di un tasso fisso
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- gli eventi relativi al reference asset identificabili come credit events (per esempio:
Nel caso in cui il CDS abbia come sottostante una specifica emissione obbligazionaria, la
scadenza del contratto tende a coincidere con la vita residua dell’obbligazione e, naturalmente,
l’importo di ciascuno dei pagamenti effettuati dal protection buyer è strettamente legato alla
Per questa ragione la evoluzione dei prezzi dei contratti CDS può anche svolgere una
funzione indicativa della valutazione della rischiosità dell’attività che ne forma oggetto.
2. I “total return swap” (TRS) sono contratti in cui il protection buyer cede al protection seller
base di un tasso variabile maggiorato di uno spread (TRS spread). L’obiettivo del TRS è la
stessa dei credit default swap, cioè coprire il rischio connesso ad un titolo, ma sono diverse
le modalità per conseguirlo. Con il TRS il detentore del titolo, ad esempio un’obbligazione,
non corrisponde un pagamento periodico in cambio della protezione, come per il credit
default swap, ma corrisponde l’intero rendimento del proprio titolo (cedole e aumenti in
conto capitale) in cambio di pagamenti periodici, definiti al momento della stipulazione del
contratto, e della compensazione di eventuali perdite in conto capitale sul sottostante, ivi
compresa la perdita estrema in caso di inadempienza. In questo senso il possessore del titolo,
cioè il protection buyer, è anche chiamato total return seller, mentre il protection seller è
anche denominato total return buyer. Nei TRS, al verificarsi dell’evento di default, si
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Università Telematica Pegaso Gli strumenti di mitigazione del rischio
perdita realizzata, c.d. loss given default, pari alla differenza fra valore nominale del titolo e valore
- physical delivery: il protection buyer consegna il titolo oggetto del TRS al protection seller
il quale gli corrisponde il valore nominale, ovvero quello contrattualmente definito, del titolo stesso.
Gli elementi contenuti in un contratto di total return swap sono simili ai casi precedenti:
- il capitale nazionale rispetto a cui vengono calcolati i pagamenti a carico del protection
- l’importo di ciascuno dei suddetti pagamenti, pari al risultato del prodotto di un tasso
Condizioni di ammissibilità
garanzie personali. Tuttavia, ai requisiti soggettivi ed oggettivi minimi comuni sono previsti dei
REQUISITI OGGETTIVI
Requisiti minimi (validi sia nel metodo Standard che IRB) – si rimanda a quanto illustrato
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a) diretti
b) espliciti;
c) irrevocabili;
d) incondizionati.
Requisiti operativi:
eventi relativi al credito (credit events), tra cui: il mancato pagamento della obbligazione
- il contratto derivato non deve estinguersi prima del termine necessario a coprire la
eventuale inadempienza;
riconosciuta solo in presenza di robuste procedure di valutazione del valore del sottostante e di
- se il regolamento è previsto alla consegna (on delivery), non devono essere presenti limiti
obligation);
underlying asset e reference obligation (ossia l’obbligazione impiegata per determinare il valore di
regolamento per contante), a tutela della costante copertura del valore del finanziamento garantito.
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- soggetti sovrani (Stati nazionali, Banca dei Regolamenti Internazionali, Fondo Monetario
Internazionale, Banca Centrale Europea, Comunità Europea, Banche Mondiali di Sviluppo), enti
- imprese con rating esterno pari almeno ad A- (metodo standard) ovvero con Probabilità di
- non sono poste restrizioni al tipo di garanti idonei, pertanto il garante potrebbe avere anche
una valutazione di rating inferiore a quello dell’obbligato principale, purché rientrante in specifici
criteri, chiaramente definiti dalla banca stessa e tali da assicurare una corretta valutazione della
Come già anticipato, ai fini di Basilea 2 assumono rilievo soltanto i derivati idonei ad
contratto swap, il solo che fornisce una copertura piena, ed in particolare sono ammesse due
Gli altri derivati su credito, con finalità di copertura, possono servire solo a ridurre o ad
eliminare lo scarto che deve essere calcolato sul valore della garanzia, ai fini del calcolo della LGD
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Come per le garanzie personali, il calcolo della ponderazione del rischio si basa sul principio
di sostituzione, vale a dire alla parte di finanziamento protetta con un contratto derivato è assegnata
la ponderazione di rischio del fornitore della protezione, mentre la quota non coperta viene
considerata alla stregua di un finanziamento non garantito, vale a dire ad essa è assegnata la
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6 Conclusioni
La presenza di garanzie è in grado di incidere significativamente nel rapporto vincoli
patrimoniali/rischio e di conseguenza nel rapporto banca/impresa. Esse infatti sono utili per ottenere
agendo sugli aspetti qualitativi, quantitativi ed andamentali, migliorando così il proprio merito
creditizio.
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GARANZIE REALI
GARANZIE PERSONALI
COEFFICIENTI DI PONDERAZIONE
DERIVATI SU CREDITI
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Bibliografia
Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Macerata - Gli strumenti di
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Sitografia
http://www.irdcec.it/node/71
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“GESTIONE DEL PORTAFOGLIO
FINANZIARIO”
Indice
1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 GLI OBIETTIVI E LA FORMAZIONE DEL PORTAFOGLIO ---------------------------------------------------- 4
3 LA GESTIONE ATTIVA ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 6
4 LA GESTIONE PASSIVA ---------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
5 IL RENDIMENTO DELLA GESTIONE ATTIVA DEI GESTORI PROFESSIONALI ----------------------- 10
6 IL RENDIMENTO DELLA GESTIONE ATTIVA DEGLI INVESTITORI AL DETTAGLIO -------------- 12
7 IL COMPORTAMENTO DEGLI INVESTITORI ITALIANI ------------------------------------------------------ 14
8 SERVIZIO SU BASE INDIVIDUALE DI GESTIONE DI PORTAFOGLI DI INVESTIMENTO ---------- 16
9 LA GESTIONE DI PORTAFOGLI DI INVESTIMENTO: LE CARATTERISTICHE DEL SERVIZIO - 18
10 IL SERVIZIO DI GESTIONE INDIVIDUALE DI PORTAFOGLIO FINANZIARIO ------------------------ 22
10.1. LA NOZIONE DI GESTIONE INDIVIDUALE TRA IL SISTEMA COMUNITARIO ED IL DIRITTO NAZIONALE------------22
10.2. LA GESTIONE INDIVIDUALE E LE ALTRE ATTIVITÀ DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA ---------------------------25
10.3. L’ATTIVITÀ DI GESTIONE INDIVIDUALE ED IL RELATIVO CONTRATTO -----------------------------------------------26
10.4. LA DISCIPLINA DEL RAPPORTO DI GESTIONE -----------------------------------------------------------------------------29
11 PAROLE CHIAVE DELLA LEZIONE ---------------------------------------------------------------------------------- 34
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Università Telematica Pegaso Gestione del portafoglio finanziario
1 Premessa
In finanza, un portafoglio (in inglese portfolio) è un insieme di attività finanziarie,
portafoglio di titoli risulta essere meno rischioso dell'allocazione di un capitale su un'unica tipologia
di titoli (solo azioni o solo obbligazioni) se opportunamente diversificati, nel senso che tra le attività
finanziarie vi deve essere una correlazione negativa. Sebbene la statistica avesse già scoperto da
tempo la relativa legge, i principali studi in campo finanziario si devono ai Premi Nobel Harry
Markowitz, Merton Miller e William Sharpe (1990). La creazione di un portafoglio si spiega con
l'esigenza per l'investitore di operare una diversificazione dei propri investimenti, così da ridurre il
più possibile il rischio di subire perdite a causa della perdita di un singolo titolo. La denominazione
portafoglio si deve all'estensione del significato originario della parola, che indica un contenitore di
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Università Telematica Pegaso Gestione del portafoglio finanziario
decresce a causa delle spese di consumo; inoltre, fluttua a causa del reddito finanziario (reddito da
capitale) che viene conseguito in un certo periodo di tempo. Le fluttuazioni del patrimonio,
attribuibili ai redditi da capitale e alle variazioni del valore di mercato, dipendono dalla
suddivisione del patrimonio stesso. Devono essere fatte due considerazioni importanti a riguardo,
La prima è che l’ammontare del patrimonio a fine anno non è certo. Se il patrimonio è
investito in titoli obbligazionari di lungo periodo, titoli azionari o altri titoli rischiosi, il reddito e/o il
valore di mercato di fine periodo non sono noti con certezza. Il patrimonio di fine anno quindi è una
variabile incerta, che tuttavia è possibile controllare: si può restringerla investendo in titoli
individuo razionale può scegliere di aumentare l'incertezza sul valore del patrimonio di fine
periodo? Perché le scelte più rischiose sono anche quelle che in genere consentono un maggior
rendimento atteso. Un patrimonio investito in titoli più rischiosi, a parità di condizioni, è quindi
anche un patrimonio che tende a salire a un tasso più veloce. Naturalmente per l'investitore è
importante sapere quale è la relazione tra rischio e rendimento atteso per i vari titoli compresi in
portafoglio.
semplice “guida” per effettuare le proprie scelte. E' necessario programmare l'investimento in
maniera attenta, guardando non solo alla fine dell'anno in corso, ma anche degli anni successivi,
tenendo conto della dinamica prevedibile dei redditi da lavoro e delle esigenze di consumo, incluse
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sia le spese abituali per la vita quotidiana sia le spese episodiche legate al fruire del ciclo vitale (ad
esempio l'acquisto dell'abitazione, le spese per l'istruzione propria e dei figli, l'acquisto di un
autoveicolo). La scelta finanziaria deve allora essere inserita in un contesto simile e la decisione
sulla rischiosità del portafoglio e sul suo rendimento atteso deve essere presa tenendo presente le
esigenze del futuro più e meno prossimo. La scelta finanziaria è uno strumento in mano
all'investitore per programmare la propria vita, non una scommessa fatta per diventare ricchi in
fretta. Il rendimento di un portafoglio finanziario può essere influenzato, oltre che dall'andamento
dei singoli titoli o strumenti finanziari che lo compongono, anche dallo stile di gestione adottato dal
gestore professionista ovvero dall'investitore fai-da-te: è possibile infatti distinguere tra gestione
attiva e gestione passiva. L'evidenza scientifica dimostra come nel breve e medio periodo l'attività
operazioni di stock picking e market timing, apportare valore aggiunto alla gestione, influenzandone
1
(pron. 'baiəs) in psicologia cognitiva indica un giudizio (o un pregiudizio), non necessariamente corrispondente
all'evidenza, sviluppato sulla base dell'interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o
semanticamente connesse tra loro, che porta dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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3 La gestione attiva
La gestione attiva è una strategia di investimento con la quale il gestore prende una
molteplicità di decisioni di investimento nel tempo, finalizzate a ottenere una performance superiore
a quella di un indice di riferimento, detto benchmark. Il concetto alla base di questa strategia è il
maggior rischio genera un maggiore rendimento, la strategia ha successo. Ma quanto spesso tale
strategia ha successo? A questa domanda non è possibile dare una risposta univoca: dipende
dalla capacità del gestore e dalle condizioni dei mercati in cui opera. È però possibile trarre
interessanti conclusioni con un'analisi storica dei rendimenti delle gestioni attive, sia da parte
I principali strumenti a disposizione del gestore per mettere in atto tale strategia sono:
- asset allocation: variare nel tempo l'esposizione del portafoglio ai diversi mercati di riferimento, al
fine di sfruttare - idealmente - le tendenze positive di alcuni di questi, abbandonando quelli che
prevalgono le attività sottostimate dal mercato (quindi con un maggiore potenziale di crescita)
Le decisioni di investimento, peraltro, sono vincolate dal fatto che, individuando un indice
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- sull'ipotesi implicita che i mercati finanziari non siano efficienti, ovvero non incorporino
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4 La gestione passiva
La gestione passiva è una strategia di investimento con la quale il gestore di un portafoglio
di mercato (detto benchmark) o di una composizione di indici di mercato. Tale approccio è più
comune nella gestione dei portafogli azionari, attraverso la creazione dei cosiddetti fondi indice, che
Il concetto di gestione passiva si fonda su due elementi fondamentali della teoria della
finanza:
diffusa, è impossibile "battere il mercato", cioè realizzare una performance migliore di quella del
competenze, che non permette all'investitore (principale) di monitorare adeguatamente l'attività del
finanziarie nella stessa proporzione dell'indice scelto. Questo pone un importante vincolo
all'efficacia di questa strategia: dato che le attività finanziarie non sono infinitamente divisibili, per
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evitare che la diversa granularità delle attività finanziarie imponga una replica non perfetta del
Uno dei principali vantaggi della gestione passiva è legato al minor numero di operazioni di
compravendita di attività finanziarie eseguito dal gestore nell'unità di tempo. Questo riduce i costi
di transazione e, nel caso di fondi comuni, fondi pensione e altri organismi collettivi di risparmio,
rendimento della gestione, la minore entità delle commissioni permette di avere una performance
netta superiore.
permette, in alcuni casi e in alcuni regimi fiscali, di rinviare la tassazione dei guadagni in conto
capitale, che vengono rilevati nel momento in cui le attività finanziarie sono cedute, come
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fondamentale per la valutazione della performance e il confronto. Ma proprio sui dati - o, meglio,
sulla loro interpretazione - da almeno quindici anni si è acceso un dibattito che coinvolge
Due studi, condotti da Brinson, Hood e Beebower sembrerebbero dimostrare che i due
elementi fondanti della gestione attiva di portafoglio, la selezione delle attività finanziarie e il
market timing, abbiano un'influenza limitata sulla performance della gestione. La maggior parte di
essa, infatti, sarebbe da attribuire alla scelta di fondo di diversificazione del portafoglio fra le
D'altra parte, non ci si deve illudere che sia possibile determinare razionalmente e
correttamente l'asset allocation di un portafoglio e lasciare che la selezione dei singoli titoli e del
In termini generali, l'attività del gestore influisce sulla performance nel breve e medio
termine: nel lungo e nel lunghissimo periodo, la qualità della gestione attiva sembra avere meno
impatto sulla performance, sulla quale tenderebbe a prevalere l'influenza delle grandi decisioni
strategiche di diversificazione.
Investments, una grande società finanziaria americana, sui dati di performance relativi ai fondi
comuni d'investimento americani in tutto il corso degli anni '90. Da questa ricerca emerge che i
gestori migliori non sono gli stessi in diversi periodi: solo poco più della metà dei gestori classificati
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nel primo quartile nel periodo 1994-1996 (cioè quelli che hanno ottenuto una performance che li ha
collocati nel primo quarto della graduatoria) sono rimasti fra i migliori nel periodo successivo
(1997-1999). Analogamente, poco meno della metà dei gestori peggiori (quarto quartile) nel
periodo 1994-1996 si è collocata nelle posizioni di testa della graduatoria nel periodo successivo.
D'altra parte, questi dati e queste ricerche sono stati contestati da più parti e, allo stato
attuale del dibattito, non è possibile prendere una posizione non equivoca a favore o contro la
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gestione attiva da parte degli investitori al dettaglio, contrariamente a quanto accadeva per i fondi
comuni di investimento, uno dei comparti più studiati nell'intera finanza empirica.
Molti risultati sono però stati sviluppati negli ultimi anni, soprattutto grazie alla possibilità di
utilizzare ampie banche dati, riguardanti le operazioni effettuate da migliaia di individui. Le banche
Barber e Odean sono i ricercatori più attivi nell'analisi di queste banche dati. Essi cercano di
interpretare le operazioni di investimento svolte dagli individui alla luce dei bias comportamentali
individuati dalle analisi di finanza comportamentale, facendo particolare riferimento alla tendenza
degli individui ad essere troppo fiduciosi in se stessi. In alcune analisi, Barber e Odean analizzano
la relazione tra la quantità di turnover (vale a dire la frequenza degli acquisti e delle vendite di titoli
rendimenti al lordo dei costi di transazione sono indipendenti dal turnover, ma che i rendimenti al
netto dei costi di transazione hanno una forte relazione inversa con il turnover. Un'interpretazione
possibile è che gli individui inclusi nel campione (di oltre 66mila soggetti) non hanno una
particolare capacità di selezione dei titoli e non tendono perciò a guadagnare di più facendo molte
transazioni. Al contrario, l'aumento dei costi di transazione associati al maggior turnover non viene
compensato da più elevati rendimenti medi, lasciando quindi una relazione inversa tra transazioni e
rendimenti. In altre analisi Barber e Odean trovano che i titoli che in genere vengono venduti dagli
individui hanno una variazione futura dei prezzi (per un periodo sino a due anni dopo l'operazione)
più ampia dei titoli che vengono acquistati: su un orizzonte biennale il differenziale di rendimento
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tra titoli venduti e titoli acquistati è leggermente superiore a 3,5%. Inoltre gli studi rivelano la
tendenza degli investitori a detenere titoli in perdita eccessivamente a lungo, quasi come se il
tendenze preoccupanti. Benartzi ad esempio mostra che circa un terzo dei contributi ai piani
pensionistici aziendali negli Stati Uniti sono investiti in titoli della stessa azienda presso cui si
lavora, un comportamento che contrasta con elementari principi di diversificazione del portafoglio.
Si riscontra inoltre una forte tendenza da parte degli individui nel seguire le indicazioni dell'impresa
che offre il piano pensionistico, sia per quanto riguarda l'ammontare annuale di contribuzione sia
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dalla metà degli anni novanta sono state effettuate varie analisi sul comportamento dei piccoli
investitori statunitensi, soprattutto per merito di studiosi come Barber ed Odean, che hanno potuto
utilizzare un dataset concesso da un discount broker in merito alle scelte effettuate dai singoli
clienti.
Nel caso dell'Italia varie evidenze sono state portate a partire dalla fine degli anni novanta
per merito di vari studi, tra i quali possiamo ricordare quelli contenuti nel Rapporto annuale sul
investitori (individuali, non istituzionali). Nel caso degli Stati Uniti ad esempio si è mostrato che gli
investitori:
- detengono troppo a lungo i titoli in perdita, probabilmente essendo restii ad ammettere gli errori
compiuti nella scelta ed ignorando le caratteristiche dei titoli per studiare le prospettive future dei
prezzi;
il rendimento conseguito da chi movimenta tanto il portafoglio e quello di chi movimenta poco il
- privilegiano in maniera sistematica i titoli azionari che avranno performance poco brillanti
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- nel caso di scelta di fondi comuni di investimento, gli investitori sono molto
al livello delle commissioni di gestione. Inoltre tendono ad acquistare e a vendere fondi comuni che
hanno conseguito rendimenti positivi nel passato, detenendo troppo a lungo in portafoglio i fondi
Anche in Italia gli investitori sembrano essere afflitti da simili problemi di irrazionalità. Ad
pochissimi titoli; ma soprattutto emergono vari problemi legati alla scarsa informazione ed alla
scarsa conoscenza dei mercati finanziari. Un'analisi relativamente nota eseguita nel Rapporto del
Centro Einaudi e BNL ad esempio mostra che gli italiani si informano pochissimo sui temi
finanziari. Su 100 italiani intervistati, 66 non sanno quanto tempo dedicano ogni settimana
all'informazione finanziaria, e ben metà del restante 33 dedica meno di mezz'ora alla settimana a
questo tema.
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che può essere svolto da una banca, una SGR, una società di intermediazione mobiliare (SIM) o
A differenza dei fondi comuni e delle SICAV, il patrimonio di ogni singolo cliente non
per ogni cliente. Il patrimonio dell’investitore è separato a tutti gli effetti da quello degli altri clienti
del gestore e da quello del gestore medesimo; non può, in particolare, essere utilizzato in nessun
obiettivi e all’interno di limiti (ad esempio una percentuale massima del patrimonio investito in
azioni) definiti nel contratto con il cliente. I risultati positivi o negativi degli investimenti effettuati
dal gestore ricadono direttamente sul patrimonio dell’investitore. Tale patrimonio, al termine del
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servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi, da non
confondersi con il servizio di gestione collettiva del risparmio, ossia la gestione dei fondi comuni di
investimento.
Il servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento per conto terzi è quel
servizio offerto dai soggetti abilitati che si realizza gestendo il patrimonio mobiliare del cliente
individuale con la gestione collettiva del risparmio consiste nel fatto che la prima non è gestita in
monte ma è gestita separatamente e nell’interesse del singolo cliente e ha come punti chiave la
Mobiliare (Gpm), in cui il patrimonio del cliente è investito principalmente in strumenti finanziari
come azioni, obbligazioni e derivati, e la Gestione Patrimoniale in Fondi (Gpf), in cui il patrimonio
fiduciario, nel quale il cliente consegna del denaro all’intermediario per la costruzione di un
cliente, che l’intermediario può seguire però con un certo grado di discrezionalità.
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Per tali motivi, nella prestazione del servizio, gli intermediari devono attenersi
scrupolosamente a determinate norme e regole, che, tenendo conto della specificità del servizio,
I principi base sono stabiliti dall’articolo 24 del Testo unico della finanza, che si aggiungono
a quelli previsti dall’articolo 30 per i servizi di investimento in generale, mentre la Consob, con
regolamento 11522 del 1998, ha disciplinato i singoli aspetti della materia. Il contratto, da redigersi
obbligatoriamente in forma scritta, deve indicare, in primo luogo, le caratteristiche della gestione,
intendendo con questa espressione le categorie di strumenti finanziari nelle quali può essere
investito il patrimonio gestito e gli eventuali limiti, la tipologia delle operazioni che l’intermediario
può effettuare sui suddetti strumenti finanziari, la misura massima della leva finanziaria che
tenuto a riportare la leva finanziaria a un valore pari a uno, e il parametro oggettivo di riferimento al
Per categorie di strumenti finanziari si intendono: i titoli di debito, i titoli rappresentativi del
All’interno di ogni categoria, gli strumenti finanziari si differenziano in funzione della valuta di
delle categorie di emittenti (emittenti sovrani, Enti Sopranazionali, emittenti societari) e dei settori
industriali. Inoltre, si differenziano in funzione di alcuni parametri specifici alle singole categorie:
la durata media finanziaria (duration) e il merito creditizio dell’emittente (rating) per i titoli
di debito; il grado di capitalizzazione dell’emittente per i titoli rappresentativi del capitale di rischio;
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la conformità alle disposizioni dettate dalla normativa comunitaria e la volatilità per le quote o le
per gli strumenti finanziari derivati non utilizzati per finalità di copertura e per i titoli strutturati.
Chiariti questi concetti, poniamo l’accento sulla leva finanziaria e sui parametri oggettivi di
riferimento. Per leva finanziaria si intende il rapporto fra il controvalore di mercato delle posizioni
nette in strumenti finanziari e il controvalore del patrimonio affidato in gestione calcolato secondo
certi criteri. Qualora la leva finanziaria utilizzata superi l’unità, l’intermediario può contrarre
I parametri oggettivi di riferimento sono degli indicatori finanziari, elaborati da soggetti terzi e di
comune utilizzo, che l’intermediario deve indicare all’investitore, coerenti con i rischi connessi al
Continuando ora a parlare degli aspetti contenutistici, oltre agli aspetti relativi alle caratteristiche
della gestione appena visti, il contratto, inoltre, deve: individuare espressamente le operazioni che
l’intermediario non può compiere senza la preventiva autorizzazione dell’investitore (ove non siano
previste restrizioni tale circostanza deve essere espressamente indicata); indicare se gli strumenti
finanziari derivati possono essere utilizzati per finalità diverse da quella di copertura dei rischi
terzi l’esecuzione dell’incarico ricevuto, specificando, nel caso in cui la delega non riguardi l’intero
portafoglio, gli strumenti finanziari, i settori o i mercati di investimento con riferimento ai quali
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l’autorizzazione viene rilasciata e, in ogni caso, gli eventuali limiti e condizioni dell’autorizzazione;
specificare che l’investitore può recedere in qualsiasi momento dal contratto ovvero disporre, in
tutto o in parte, il trasferimento o il ritiro dei propri valori, senza che a esso sia addebitata alcuna
penalità.
Terminati gli aspetti relativi al contratto, si riprendano quelli relativi al servizio di gestione
più in generale. Oltre alla forma scritta del contratto, il servizio di investimento prevede la
possibilità da parte del cliente di impartire istruzioni vincolanti in ordine alle operazioni da
compiere, il divieto per l’impresa di investimento, la società di gestione del risparmio o la banca,
salvo specifica istruzione scritta, di contrarre obbligazioni per conto del cliente che lo impegnino
l’esercizio dei diritti di voto inerente agli strumenti finanziari in gestione, con procura da rilasciarsi
per iscritto e per singola assemblea nel rispetto dei limiti e delle modalità previsti.
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individuale di portafogli di investimento per conto terzi”. Si tratta di un’ attività che si differenzia
dagli altri servizi elencati dall’ art. 1, 5° comma t.u.f., soprattutto in considerazione del
discrezionalità di cui gode l’intermediario nell’esecuzione dell’incarico.[1] Del resto, gli indizi della
peculiarità di tale servizio emergono con evidenza già dalla previsione di una specifica disciplina
Il testo normativo, tuttavia, non fornisce alcuna formula definitoria dell’attività in parola,
limitandosi ad offrire una mera indicazione evocativa di una determinata realtà economica ed
operativa. La nozione di gestione individuale, pertanto, può essere ricavata solo dallo studio delle
norme del testo unico finanziario, talvolta dalle disposizioni regolamentari delle autorità di
adottare, entro margini di discrezionalità più o meno ampi, decisioni di investimento, mediante
operazioni su strumenti finanziari finalizzate alla valorizzazione del patrimonio gestito ed i cui
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Il termine “portafoglio”, che trascorre nel lessico legislativo dal vocabolario degli
investimento in valori mobiliari (cd. ISD), nel testo italiano, inglese (portfolio of investiment) e
francese (portefeuille). Il legislatore italiano, già dal d.lgs. 23 luglio 1996, n. 415 (cd. Decreto
Eurosim), ha preferito adeguarsi alla scelta terminologica della direttiva, accogliendo la nozione di
presente nella previgente legge del 2 gennaio 1991, n. 1 (cd. Legge sulle SIM), giacché non allude
Autorevole dottrina[3], infatti, definisce il “portafogli” come insieme di valori fungibili, quali sono il
denaro e gli strumenti finanziari, rispetto ai quali coesistono “un vincolo di indisponibilità del
valore del coacervo e una libertà di alienazione delle specie ivi presenti”.
Occorre, peraltro, sottolineare alcune differenze tra il sistema comunitario e quello del testo
unico in ordine alla nozione del servizio di investimento in esame. La gestione individuale, infatti, è
qualificata dalla ISD come discrezionale e avente ad oggetto portafogli di investimento che
includono uno o più strumenti finanziari. La stessa definizione è riportata dall’attuale direttiva n.
2004/39/CE relativa ai mercati degli strumenti finanziari (nota anche come Mifid o ISD2): ai sensi
dell’art. 4, paragrafo 1, n. 9) della suddetta direttiva la “gestione del portafoglio” è definita come
mandato conferito dai clienti, qualora tali portafogli includano uno o più strumenti finanziari”.
disciplina comunitaria le sole gestioni discrezionali e non quelle esercitate con il preventivo assenso
(“includono”) strumenti finanziari, ma anche altri beni. Nella disciplina italiana, invece, formano
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oggetto di riserva di attività tutte le gestioni individuali, più o meno discrezionali, mentre è dubbia
La questione sulla suddetta difformità è stata rimessa in via pregiudiziale[4] alla Corte di
Nella relativa pronuncia[5], il giudice comunitario ha evidenziato gli elementi distintivi del
l’impresa di investimento di svolgere scelte discrezionali, nel rispetto delle linee strategiche scelte
dall’investitore. Nulla osta a che il legislatore nazionale adotti una definizione più ampia del
servizio in questione.
Sul punto è intervenuta anche la Consob, precisando che l’attività di gestione patrimoniale
portafogli nella destinazione a terzi del servizio, nella finalità di valorizzazione del patrimonio,
nell’attribuzione all’intermediario di uno spazio di discrezionalità, nella natura dei beni oggetto del
Pur nella laconicità delle definizioni normative, risulta chiaro che la gestione consiste in
attraverso scelte più o meno discrezionali del gestore, laddove l’ampiezza della discrezionalità
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quelle collettive, o “in monte”, per il carattere potenzialmente personalizzato della gestione. Questa
viene svolta nell’interesse del singolo cliente che ha conferito l’incarico, sia pure con la
societaria (SICAV). Indice della distinzione in parola è il potere di impartire istruzioni vincolanti,
spettante al cliente nelle gestioni individuali e che incide necessariamente sull’individuazione degli
obblighi del gestore e sulle relative responsabilità. È opportuno, peraltro, sottolineare la presenza di
indici normativi (il modello del “gestore unico” introdotto dal testo unico finanziario[10]) e della
prassi (il diffondersi di “gestioni patrimoniali in fondi” ed i “fondi di fondi”), tali da legittimare
Ai fini di una corretta individuazione del servizio in esame, è opportuno individuare, inoltre,
una concettuale distinzione tra l’attività di gestione individuale e la negoziazione per conto terzi: la
discrezionalità[12] nella scelta delle operazioni da porre in essere, tali che, in mancanza di un apporto
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individuabile[13].
che dette valutazioni si traducano in operazioni. In sostanza, è previsto in capo al gestore anche un
rilevanti problemi nella elaborazione della disciplina del mercato finanziario, come testimoniato dal
sofferto iter normativo da cui è stata contrassegnata. Solo il testo unico finanziario ha posto
carattere finanziario e nel corrispondente interesse del cliente alla redditività dell’investimento[15].
Nell’impostazione del d.lgs. 58/1998, il legislatore ha previsto, accanto alle regole generali
di comportamento dettate per tutti i servizi di investimento nell’art. 21 t.u.f., regole specifiche ed
ulteriori per l’attività di gestione di portafogli di investimento e per la disciplina del relativo
rapporto.
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all’intermediario denaro (o denaro e valori), chiedendo una allocazione di risorse e una loro
“gestore”[16]. La scelta di una disciplina normativa più complessa, articolata e in ultima analisi, più
stringente, rispetto a quella prevista per gli altri servizi di investimento dovrebbe avere, pertanto,
In particolare, l’art. 24, 1° comma t.u.f. contiene doveri di comportamento specifiche per il
contratto relativo alla prestazione del servizio di gestione di portafogli di investimento. Tali regole
risultano più elastiche della precedente disciplina, senza al contempo comportare una riduzione
della tutela offerta agli investitori; esse sono infatti a loro volta integrate dalla normativa secondaria
La lett. a) del medesimo art. 24, 1°comma t.u.f. prevede, inoltre, l’obbligo di forma scritta.
Anche se non indicato espressamente, deve ritenersi che tale forma sia richiesta ad substantiam,
argomentando dalla disposizione del 2°comma, che commina la nullità dei patti contrari alle
disposizioni dell’articolo in esame. L’obbligo di forma scritta va posto sullo stesso piano di quello
disposto in via generale per i contratti relativi ad altri servizi di investimento dall’art. 23, 1°comma.
Secondo autorevole dottrina[18], però, l’importanza della forma scritta nel servizio di gestione
l’inderogabilità in sede regolamentare anche in caso di contratto concluso con operatori qualificati
dall’art. 23 per gli altri servizi di investimento, per ragioni tecniche o per la natura professionale dei
contraenti.
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Quanto al contenuto minimo del contratto di gestione, esso è fissato dalla normativa
edotto dei rischi che gravano sulla conservazione del patrimonio gestito.
In aggiunta a quanto fissato dall’art. 30 regolamento Consob n. 11522/98 per tutti i servizi di
investimento, il contratto di gestione deve indicare le “caratteristiche della gestione”; il potere del
cliente di impartire istruzioni vincolanti; le operazioni vietate senza preventiva autorizzazione del
predeterminazione di linee di gestione, con riferimento alle categorie di strumenti finanziari oggetto
di gestione, a loro volta suddivise in relazione alla divisa in cui sono espressi, al mercato in cui sono
si tratti di titoli di debito (art. 39); alla tipologia delle operazioni (compravendita a pronti e a
termine; vendite allo scoperto; compravendite a premio; operazioni di prestito titoli e di riporto;
pronti contro termine: art. 40); alla misura massima della leva finanziaria utilizzabile (art. 41); al
parametro oggettivo di riferimento per valutare il rendimento della gestione (art. 42).
del cliente e di realizzazione dei flussi informativi prima e durante lo svolgimento del rapporto (art.
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Alcune disposizioni dell’art. 24, 1° comma t.u.f. sono rivolte, invece, alla disciplina del
rapporto di gestione, attraverso la definizione dei diritti e degli obblighi dei contraenti. In
particolare, sono contenute previsioni finalizzate a limitare, nell’interesse del cliente, il rischio del
gestito.
In questa prospettiva rientra innanzitutto la regola di cui alla lett. b), secondo la quale il
cliente può impartire “istruzioni vincolanti in ordine alle operazioni da compiere”. Con
potere di disposizione dei propri beni e si contribuisce a delimitare la discrezionalità del gestore.
L’individuazione delle operazioni che l’intermediario non può compiere senza la preventiva
autorizzazione dell’investitore deve essere effettuata nel contratto di gestione, così come in esso
deve essere indicata l’assenza di tali limitazioni (art. 37, 1° comma, lett. b) regolamento Consob n.
11522/98); rientra, infatti, nel potere di impartire istruzioni, in positivo, quello di indicare le
Nella stessa prospettiva della tutela dell’interesse del cliente attraverso il regolamento
contrattuale va inserita la regola della lett. c), con la quale si vieta alle imprese di investimento, alle
società di gestione del risparmio ed alle banche di contrarre obbligazioni per conto del cliente che lo
impegnino oltre il patrimonio gestito, salvo “specifica istruzione scritta” del cliente stesso. La
violazione di tale obbligo comporterà l’applicazione della disciplina della rappresentanza senza
poteri (art. 1398 c.c.), per cui il contratto con il terzo non sarà valido, mentre il gestore dovrà
risarcire il terzo nei limiti del cd. interesse contrattuale negativo. In ogni caso, ed in via esclusiva
nell’ipotesi di gestione in nome proprio, sarà configurabile nei rapporti interni la fattispecie
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dell’eccesso dai limiti del mandato (art. 1711 c.c.); con la conseguenza che l’operazione, in sé
valida, finirà per vincolare il gestore per la parte eccedente, salvo la ratifica del cliente.[20]
l’obbligo di indicare nel contratto se gli strumenti finanziari derivati possano essere utilizzati per
“finalità diverse da quella di copertura dei rischi connessi alle posizioni detenute in gestione (cd.
hedging), in quanto l’uso con finalità speculative comporta il rischio di perdite superiori al valore
del patrimonio (art. 37, 1° comma, lett. d) regolamento Consob n. 11522/1998). Sullo stesso piano
si pone l’obbligo di autorizzare l’intermediario a fare uso della leva finanziaria in misura superiore
Nella disciplina del rapporto rientra, infine, la previsione della lett. d), relativa al diritto di
recesso dal contratto di gestione sia da parte del cliente che dell’intermediario. Al cliente è attribuito
il diritto di recedere dal contratto in ogni momento, anche in mancanza di giusta causa, nonostante
si tratti di contratti a tempo indeterminato (v anche art. 37, 1° comma, lett. e), regolamento Consob
n. 11522/98). Inoltre, risolvendosi una questione controversa, si stabilisce che al cliente non è
addebitata alcuna penalità, onde il carattere gratuito del recesso. In alternativa al recesso viene
previsto espressamente il diritto del cliente di trasferire o di ritirare in tutto o in parte le somma o i
valori mobiliari di cui è titolare. Ciò discende dalla disciplina introdotta dall’art. 21, 2° comma,
secondo cui la gestione, così come gli altri servizi di investimento, può essere svolta
dall’intermediario anche in nome proprio; pertanto, tale diritto non è più ricollegabile alla
preesistente titolarità in capo al risparmiatore del denaro e dei valori conferiti in gestione. È tuttavia
pacifico che il cliente recedente potrà giovarsi a tale fine del regime di separazione patrimoniale
di operazioni sul patrimonio gestito, salvo gli atti necessari alla conservazione del patrimonio
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gestito e le operazioni non ancora eseguite, già disposte dall’investitore e da costui non revocate
della società di gestione del risparmio, sulla base dell’art. 1727 c.c.; e dunque se il contratto di
gestione è a tempo determinato prevede un obbligo di risarcimento del danno al cliente in mancanza
di una giusta causa del recesso, mentre in caso di contratto a tempo indeterminato richiede un
congruo preavviso, salvo il risarcimento dei danni. Nell’ipotesi in cui, però, il cliente vada
configurato come consumatore, occorrerà rispettare le regole previste dall’art. 1469-bis, 4° comma
c.c., per i contratti aventi ad oggetto la prestazione di servizi finanziari, e quindi, nel caso di recesso
senza preavviso dal contratto di gestione a tempo determinato, sarà richiesta, affinché la relativa
[1]
Cfr., sul punto, SARTORI, F. Le regole di condotta degli intermediari finanziari, 2004, Milano, pagg. 98 e ss.
[2]
MIOLA, M. Commento all’art. 24, in Testo unico della Finanza, Commentario diretto da CAMPOBASSO, G. F.,
[3]
Cfr., sul punto, COSSU, M. La “gestione di portafogli di investimento” tra diritto dei contratti e diritto dei mercati
[4]
Cfr. TAR Toscana, sez. I, 11 luglio 2000, n. 6225, Giur. Comm., 2001, II, 62, con nota di MINERVINI, G., Gestione
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[5]
Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, del 21 novembre 2002, C-365/2000, Testa c. Consob.
[6]
Comunicazione Consob, n. DAL/RM/95010385 del 5 dicembre 1995.
[7]
Cfr., anche per ulteriori riferimenti, SEPE, M., Il risparmio gestito, Bari, 2000, 121.
[8]
BASSO, M., Gestioni patrimoniali garantite, in Mondo bancario, 2003, 3, 70.
[9]
Cfr., inter ceteros, MIOLA, M. Commento all’art. 24, in Testo unico della Finanza, Commentario diretto da
CAMPOBASSO, G. F., Torino, 2002, 214; COSTI, R. Il mercato mobiliare, Torino, 2000; FALCONE - GRECO –
ROTONDO, La responsabilità nella prestazione dei servizi di investimento, 2004, Milano, 72 e ss.
[10]
Ai sensi dell’art. 33, 2° comma, lett. a), t.u.f. le società di gestione del risparmio possono prestare anche il servizio
[11]
Cfr., sul punto, VALENTINO, P. Intermediari e servizi di investimento, Milano, 2000, 287-
288.
[12]
Da intendere in riferimento al rapporto complessivo, e non alla singola operazione, considerato che nella gestione
individuale non è affatto escluso che il cliente dia istruzioni vincolanti al gestore, anzi è un tratto distintivo rispetto alla
gestione collettiva.
[13]
MACCARONE, M., La regolamentazione e i controlli dell’attività di gestione di patrimoni mobiliari, in Dir. banc.,
1989, 56.
[14]
Cfr. comunicazione Consob, n. BOR/RM/94005134 del 23 maggio 1994, Bollettino Consob, 1994, fasc. 5, 223. Sul
punto, anche De MARI, M., Orientamenti in tema di intermediari e promotori finanziari, in Foro it., 2002, I, 579.
[15]
MIOLA, M., Commento all’art. 24, in Testo unico della Finanza, Commentario diretto da CAMPOBASSO, G. F.,
[16]
BESSONE, M., I mercati mobiliari, cit., 154.
[17]
Cfr., sul punto, SARTORI, F. Le regole di condotta degli intermediari finanziari, 2004, Milano, pag. 106.
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[18]
Cfr., MIOLA, M. Commento all’art. 24, in Testo unico della Finanza, Commentario diretto da CAMPOBASSO, G.
[19]
Cfr., MIOLA, M. Commento all’art. 24, in Testo unico della Finanza, Commentario diretto da CAMPOBASSO, G.
[20]
Cfr., MIOLA, M. Commento all’art. 24, in Testo unico della Finanza, Commentario diretto da CAMPOBASSO, G.
[21]
MAZZINI, F. Regole prudenziali e obblighi di comportamento nella prestazione dei servizi di investimento, in
Intermediari finanziari, mercati e società quotate, a cura di PATRONI GRIFFI-SANDULLI-SANTORO, Torino, 1999,
178.
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RAPPORTO DI GESTIONE
GESTIONE INDIVIDUALE
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“LA POLITICA MONETARIA E IL
CONTROLLO DEL CREDITO”
Indice
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l’intreccio tra queste è così complesso che spesso risulta difficile stabilire se un’azione di politica
Esistono certamente relazioni reciproche tra politica monetaria e politica economica che
bilancio” e “politica dei redditi”, le quali, insieme, costituiscono il corpo principale della
Occorre che la politica economica agisca in un quadro strutturale – inteso e definito, per
esempio, in termini di grado di concorrenza nel mercato dei beni, dei servizi e del lavoro, ruolo
dello Stato, proprietà pubblica delle imprese – che rappresenta un fattore propedeutico al
provvedimenti che, avvalendosi della politica monetaria, della politica di bilancio e della politica
o La crescita dell’occupazione;
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hanno adottato l’euro come moneta (Paesi dell’area euro); la sua nascita è l’atto finale di un
percorso che ha attraversato numerose tappe, la prima delle quali è iniziata nel 1961 con la
proposta da parte del Comitato per gli Stati Uniti dell’Europa di realizzare l’Unione Europea delle
Riserve Monetarie; l’ultima tappa risale al 1° gennaio 1999, quando l’euro diventa moneta unica
Poiché la realizzazione di un’Unione monetaria richiede che tutti i paesi aderenti abbiano
situazioni economico-finanziarie compatibili tra loro, al fine di non generare tensioni sulla futura
moneta con il Trattato di Maastricht (1992) si decise di prevedere quattro obblighi di convergenza:
Stabilità dei prezzi. Il tasso di inflazione del singolo pese non doveva superare di oltre 1,5% la
media dei tre paesi aderenti a più bassa crescita dei prezzi;
Stabilità del cambio. Non dovevano essersi verificati riallineamenti sulla parità centrale nello
Costo del denaro contenuto. Il tasso di interesse a lungo termine dei singoli Paesi nell’anno
precedente la richiesta di adesione non poteva superare di oltre il 2% la media dei tre paesi
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L’attuazione della politica monetaria unica è affidata al SEBC (Sistema Europeo delle
Banche Centrali) (Figura 1) , previsto dall’art. 107 del Trattato istitutivo dell’Unione. Il SEBC è
un’organizzazione complessa, nata dall’esigenza di attuare una politica monetaria unica in più
Paesi, ognuno dei quali ancora dotato di autonomia politica ei fiscale, e costituita da:
BCE (Banca Centrale Europea), alla quale sono conferiti i poteri decisionali in materia di
BCN (Banche Centrali Nazionali) dei Paesi aderenti all’UME (Unione Monetaria Europea) con
Banche Centrali dei Paesi dell’UE non aderenti all’UME con un ruolo consultivo.
decisionale nella BCE; decentrare la fase operativa alle BCN aderenti all’UME; dare un ruolo, sia
pure di natura consultiva e di raccordo, anche alle banche centrali dei Paesi non aderenti all’UME.
dalla BCE e dalla sole BCN aderenti all’UME, organizzazione che sovrintende, delibera e attua la
politica monetaria europea: la necessità di generare questa nuova aggregazione nasce dalla non
coincidenza tra Paesi partecipanti all’UE e Paesi aderenti all’UME. Poiché vi partecipano anche le
banche centrali di Paesi che non adottano l’euro, il SEBC non può essere l’organizzazione alla
quale conferire la responsabilità della politica monetaria; da qui la necessità di un’aggregazione più
ristretta (l’Eurosistema, appunto) composta dalla BCE e dalle BCN dei Paesi che hanno adottato
l’euro. Nelle pubblicazioni della BCE (Relazione annuale e Bollettini mensile) i dati forniti sono
reattivi all’Eurosistema e risultanti dall’aggregazione dei dati della BCE e della BCN aderenti.
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monetaria europea e di assicurare il buon funzionamento del sistema dei pagamenti; tale seconda
funzione è propedeutica alla prima, in quanto solo se la liquidità può fluire rapidamente da un
Paese all’altro e con costi di transazione trascurabili, si porranno le basi perché esista un mercato
monetario unico e, quindi, un tasso di mercato interbancario unico nell’ambito dell’UME (Pittaluga,
2007): da questa necessità nasce l’istituzione del Sistema dei pagamenti transfrontalieri TARGET
La governance della BCE, il cui capitale è stato sottoscritto e versato dalla BCN per un
ammontare determinato dalla quota relativa dello Stato di appartenenza sul Prodotto Interno Lordo
Due organi decisionali con competenze su preparazione, conduzione e attuazione della politica
Il Consiglio Direttivo, formato dai sei membri del Comitato Esecutivo e dai Governatori
Adottare le decisioni e gli indirizzi necessari ad assicurare l’assolvimento dei compiti affidati
all’Eurosistema;
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1. Quello nazionale affidato loro dal proprio Paese di origine (per esempio, alla Banca d’Itala è
BCN:
strutturale);
d. Assistono inoltre la BCE nella raccolta delle statistiche dalle competenti autorità
1
Orientamento di politica economica («perfetta sintonia») di derivazione keynesiana, che consiste nel ritenere necessari
continui interventi delle autorità governative in risposta a fluttuazioni all’interno del sistema economico. Si tratta
essenzialmente di considerare come oggetto della politica monetaria e fiscale tutti i cambiamenti indesiderati di variabili
economiche quali il tasso di disoccupazione, il tasso di crescita dell’offerta di moneta e il livello dei prezzi. Le maggiori
critiche all’attuazione del f., mosse soprattutto da M. Friedman e dalla scuola monetarista negli anni 1960, sono state
essenzialmente basate sul fatto che continui interventi di stabilizzazione dell’economia in reazione a fluttuazioni di lieve
entità sono inutili e la stabilizzazione dell’economia deve invece essere affidata alle spontanee forze riequilibratrici del
sistema economico.
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Banco de España
Suomen Pankki
Banque de France
Banca di Grecia
Luxembourg
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stabilità dei prezzi. Incentrando su tale obiettivo la politica monetaria della BCE, il Trattato riflette
il pensiero economico moderno per quanto concerne il ruolo, la portata e i limiti della politica
monetaria e stabilisce il fondamento per l’assetto istituzionale e organizzativo del sistema di banche
Vi sono valide ragioni per la definizione dell’obiettivo di preservare la stabilità dei prezzi.
conseguimento di una stabilità durevole dei prezzi rappresenta il maggiore contributo che la politica
può incidere, in ultima istanza, esclusivamente sul livello dei prezzi, mentre non esercita alcuna
influenza durevole sulle variabili dell’economia reale, se non attraverso gli effetti positivi della
stabilità dei prezzi. Mantenere stabili i prezzi rappresenta, quindi, il solo obiettivo realizzabile per la
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Partendo dall’equazione degli scambi di Fisher2, in base alla quale il valore totale delle
transazioni - dato dal numero di transazioni (T) per il prezzo medio di transazione (P) - è pari al
volume necessarie per coprirle, a sua volta dato dalla quantità di moneta in circolazione (M) per la
MxV = PxT
Data poi la difficoltà di misurare il numero di transazioni (T) alcuni studiosi3 hanno ritenuto
opportuno sostituire il numero di transazioni T con il reddito reale Y, nel presupposto che vi è
proporzionalità tra reddito reale e numero di transazioni, in quanto più sono i beni prodotti,
MxV = PxY
dalla quale si ricava la funzione di domanda di moneta che evidenzia chiaramente come - a
parità di velocità di circolazione e di reddito reale – il livello dei prezzi varia in funzione della
La “base monetaria” è la quantità di moneta creata direttamente dalla banca centrale che
vien fatta coincidere con la sommatoria di moneta legale (banconote e monete metalliche) in
circolazione e di depositi liberi e obbligatori detenuti dalle banche presso la banca centrale; questo
2
http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_quantitativa_della_moneta
3
Marshall e gli economisti di Cambridge - www.treccani.it › Enciclopedia
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aggregato (al netto del patrimonio, dei fondi rischi e delle monete metalliche emesse dal Tesoro),
di fatto, costituisce il passivo della banca centrale. Insomma, la base monetaria rappresenta la
quantità di moneta che vien messa in circolazione (solo e soltanto ad opera della banca centrale) e
che vien detenuta sia dal pubblico, sotto forma di contante, sia dalle banche , sotto forma di
Dunque, la “base monetaria” si genera (“creazione”) quando la banca centrale eroga credito
o effettua un pagamento alle proprie controparti, tipicamente, le banche, l’estero e il Tesoro (anche
se va ricordato che è fatto divieto alle BCN e alla BCE di finanziare direttamente gli Stati).
Seguiamo in dettaglio il meccanismo: se la banca centrale concede un prestito a una banca, allora
accende un credito e fornisce euro in contropartita e gli auro a disposizione del pubblico
aumentano: così si genera un aumento sia dell’attivo (in relazione al credito concesso) sia al
passivo (per la moneta emessa). Simmetricamente, quando una banca estingue un prestito ottenuto
dalla banca centrale, gli euro saranno sottratti la mercato e quindi la base monetaria diminuisce
(“distruzione”). In termini contabili, nello stato patrimoniale della banca centrale si riducono sia
l’attivo (riduzione dei crediti in essere) sia il passivo (riduzione della moneta in circolazione) ; di
fatto la banca centrale non ha all’attivo “euro in cassa” in quanto tutti gli euro incassati vanno a
ridurre la voce del passivo “euro emessi”. In sintesi, la banca centrale, quando immetto euro o con
cede credito incrementando il proprio attivo , “crea” base monetaria; quando ritira euro o vengono
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centrale, ma non l’intera moneta a disposizione del pubblico, in quanto le banche possono essere
loro stesse creatrici di moneta bancaria; pertanto l’offerta di moneta è rappresentata dal circolante
più i depositi bancari utilizzati per effettuare pagamenti. Questo consente di effettuare due
Poiché le riserve bancarie possono essere detenute sotto forma di riserva libera (RL) o di
riserva obbligatoria presso la banca centrale (RO), l’equazione [5] può essere riscritta come segue:
BM = C + RL + RO [6]
Dove:
C/D rappresenta la proporzione deal raccolta tra moneta legale e moneta bancaria, indicata con
p;
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RL/D è il coefficiente di riserva libera che le banche detengono rispetto allo stock dei depositi
RL/D + RO/D rappresenta il totale delle riserve, liberamente e a vario titolo detenute dalle
M/D = p + 1 [7’]
BM/D = p + b [8’]
M = BM x (p + 1)/(p + b) [9]
L’equazione [9] fa rilevare che la quantità di moneta è direttamente proporzionale alla base
monetaria, alla quale è legata dal rapporto (p + 1)/(p + b), correntemente definito moltiplicatore
L’offerta di moneta è un multiplo della base monetaria, per cui ogni aumento della moneta in
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rappresentata dal circolante e tanto maggiore quella rappresentata dalle riserve bancarie.
p, ossia la propensione del pubblico a detenere moneta legale rispetto ai depositi, dipende
dal livello dei tassi di interesse: più essi sono elevati, meno è conveniente detenere
contante;
b, ossia la propensione a detenere riserve, dipende dal costo implicito nel detenere riserve
(rendimenti alternativi), dal vincolo di riserva obbligatoria imposto dalla banca centrale e
monetaria.
La moneta può essere definita come l’insieme delle attività che possono essere facilmente
I depositi in c/c , che grazie all0utilizzo di assegni , bonifici e giroconti consentono di effettuare
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Gli altri strumenti che per scadenza, vita residua, mercato di negoziazione sono liquidabili
facilmente e senza costi per consentire l’effettuazione dei pagamenti, ossia i depositi a
risparmio liberi, , con preavviso o a scadenza breve, i tioli di mercato monetario, le operazioni
sono stati definiti, in funzione del carattere monetario delle attività incluse, i seguenti tre aggregati:
M1, aggregato ristretto, costituito dalla moneta legale e dai depositi a vista immediatamente
(depositi in c/c);
M2, aggregato intermedio, costituito da M1 e dai depositi bancari - quelli con scadenza fissa
fino a due anni e quelli rimborsabili con preavviso fino a tre mesi – che, grazie al lor grado di
liquidità, possono essere convertiti in contante o in depositi a vista velocemente e con costi
minimi;
M3, aggregato ampio, costituito, oltre che da M2, da quelli strumenti - pronti contro termine,
scadenza fino a due anni – caratterizzati da elevato grado di liquidità e certezza del prezzo di
liquidazione.
Questi tre aggregati fanno riferimento solo alle attività, denominate in euro e in valuta,
detenute dai “residenti” dell’area euro presso le cosiddette IFM (Istituzioni Finanziarie Monetarie)
situate nell’area: le IFM sono costituite da banche centrali, banche, fondi comuni monetari, e altre
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istituzioni finanziarie residenti, la cui attività consiste nel ricevere depositi e/o strumenti altamente
sostituibili ai depositi da enti diversi dalle IFM e nel concedere crediti e/o effettuare investimenti
La politica monetaria ottimale è dunque il risultato della definizione del miglior equilibrio
tra gli aggregati (tra ristretto, intermedio e ampio), e deve corrispondere prioritariamente alle
dei prezzi; rilevabile, misurabile e controllabile (nel senso di “gestibile”) dalle autorità monetarie.
M3 di solito mostra maggiore stabilità e migliori proprietà anticipatorie di quelli ristretti (M1 e
M2);
trade-off : gli aggregati ristretti M1 sono più controllabili ma hanno una relazione meno stabile
con i prezzi, mentre il contrario avviene con gli aggregati più ampi M3.
Da qui la scelta della BCE di monitorare tutti e tre gli aggregati, ma di dare un peso maggiore
ad M3 che, pur essendo meno controllabile nel breve termine, presenta, rispetto a quelli
tassi di interesse influenzano, attraverso vari canali, le scelte degli operatori di mercato, l’attività
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il controllo del credito
Posto che obiettivo finale è quello del contenimento dell’inflazione, la strategia di politica
strumenti a diretta disposizione della banca centrale; 2) lasciare che l’obiettivo intermedio
eventualmente conseguito esplichi i suoi effetti. Per esempio si decide il rialzo dei tassi policy
(!), il quale provocherà una riduzione della massa monetaria; una volta conseguito tale
Nello schema a uno stadio, grazie a meccanismi di trasmissione automatica tra variabili
monetarie e variabili reali, la banca centrale influisce sull’ obiettivo inflattivo usando
il controllo di alcuni aggregati monetari. In base a questo approccio, l’offerta di moneta è l’obiettivo
pertanto, dato il valore desiderato della crescita dei prezzi (obiettivo finale) si determina il valore da
assegnare alla quantità di moneta (obiettivo intermedio). Questo comportamento non è risultato
ovunque vantaggioso. La strategia del “inflation targeting” rappresenta invece quel regime dove la
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annunciato pubblicamente. Questo obiettivo impone alla Banca Centrale di intervenire quando si
registra una deviazione dei valori effettivi dal valore obiettivo prestabilito, ne consegue che tale
dell’inflation targeting consiste nel fatto che l’orientamento della Banca Centrale è delineato in
modo chiaro e visibile, esso si consolida direttamente all’obiettivo di stabilità dei prezzi, di contro,
lo svantaggio più evidente è rappresentato dal fatto che, il tasso di inflazione non è direttamente
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Per raggiungere questo obiettivi la BCE si avvale dei seguenti strumenti: le operazioni di
Le operazioni sul mercato aperto (open market operations) sono transazioni che la banca
centrale effettua in Borsa. Il termine è usato con riferimento alle sole banche centrali, che per
statuto non hanno profitti e, diversamente dagli altri operatori, agiscono non con finalità di lucro,
ma per sostenere la moneta nazionale. Mediante operazioni sul mercato aperto la banca centrale
acquista/vende titoli di Stato, immettendo o assorbendo moneta. I titoli di Stato vengono collocati in
un'asta (esterna alla Borsa), riservata a grandi investitori istituzionali che rivendono i titoli ai
risparmiatori e ad altri soggetti economici. In Borsa esiste un mercato secondario dei titoli, in cui i
titoli scambiati non sono degli emittenti, ma di acquirenti (piccoli risparmiatori e imprese, ma anche
banche che li rivendono alla clientela), che decidono di vendere. La compravendita dei titoli di
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Stato è il principale canale con il quale la Banca centrale assolve il suo compito statutario di
regolare la quantità di moneta. Comprando titoli, inietta moneta nel sistema; vendendoli, raccoglie
liquidità necessaria al sistema bancario, come è riportato nei testi di economia. Da notare che non è
affatto equivalente ad assicurare la liquidità al sistema economico (di cui quello bancario è solo un
sottosistema), ovvero a monetizzare il mercato. Le operazioni sul mercato aperto sono quindi il
modo in cui tecnicamente le banche centrali danno attuazione alla politica monetaria, a seguito di
Entrambi gli strumenti hanno scadenza overnight e sono disponibili a richiesta delle
controparti; la Banca d’Italia gestisce tali operazioni nei confronti delle banche presenti sul
territorio nazionale.
La BCE impone alle istituzioni creditizie di mantenere un deposito sui conti aperti presso le
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principali dell’Eurosistema. La Banca d’Italia accerta l’importo della riserva dovuta da ciascuna
istituzione creditizia residente in Italia e applica il regime sanzionatorio previsto dalla BCE in caso
di inadempienza dell’obbligo.
L’aggregato soggetto agli obblighi di riserva comprende le seguenti passività delle banche:
depositi, titoli di debito, strumenti di raccolta a breve termine, . Sono escluse le passività nei
confronti della BCE e delle BCN. Si applica un’aliquota pari a zero alle passività con scadenza
superiore a due anni e ai pronti contro termine, pari al 2% alle rimanenti, con un’esenzione di
Fonte: Pubblicazione della BCE del febbraio 2005 intitolata “L’attuazione della politica
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POLITICA MONETARIA
UNIONE MONETARIA
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Bibliografia
L. Nadotti, C. Porzio, D. Previati – Economia degli intermediari finanziari, Milano,
McGraw-Hill, 2010
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Sitografia
Marshall e gli economisti di Cambridge - www.treccani.it › Enciclopedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_quantitativa_della_moneta
http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/escb_it_webit.pdf
http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/escb_it_webit.pdf
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“LA DIRETTIVA MIFID”
Indice
1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 L’ELIMINAZIONE DELL’OBBLIGO DI CONCENTRAZIONE NELLA DIRETTIVA MIFID – LA
RATIO DELL’OBBLIGO ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 4
3 DALLA ISD ALLA MIFID--------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
4 GLI OBIETTIVI DELLA MIFID------------------------------------------------------------------------------------------- 9
5 L’ORGANIZZAZIONE DEI MERCATI -------------------------------------------------------------------------------- 10
6 LE RELAZIONI CON LA CLIENTELA -------------------------------------------------------------------------------- 12
7 ADEGUATEZZA, APPROPRIATEZZA E MERA ESECUZIONE DEGLI ORDINI ------------------------- 13
8 CLIENTI PROFESSIONALI, CLIENTI AL DETTAGLIO E CONTROPARTI QUALIFICATE ---------- 15
9 I REQUISITI ORGANIZZATIVI DEGLI INTERMEDIARI ------------------------------------------------------- 18
10 IL RECEPIMENTO DELLA MIFID NELL’ORDINAMENTO ITALIANO ------------------------------------ 19
11 IL QUESTIONARIO MIFID ----------------------------------------------------------------------------------------------- 20
12 MIFID, LE NOVITÀ DELL'ACCORDO SULLE NUOVE REGOLE --------------------------------------------- 26
13 PAROLE CHIAVE DELLA LEZIONE ---------------------------------------------------------------------------------- 29
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 30
SITOGRAFIA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 31
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1 Premessa
MiFID è l’acronimo inglese di Markets in Financial Instruments Directive – in italiano
"Direttiva sui Mercati degli Strumenti Finanziari" (Direttiva 2004/39/CE). Approvata dal
Parlamento Europeo nell’aprile del 2004, la MiFID sostituisce ed abroga la precedente Investment
Services Directive (Direttiva 93/22/CEE, cd. ISD), innovando radicalmente il quadro giuridico
comunitario in tema di offerta di servizi di investimento. Insieme alla Direttiva in materia di abusi
di mercato (cd. Market Abuse o MAD), alla Direttiva sui prospetti informativi e alla Direttiva
sull’armonizzazione degli obblighi di informativa degli enti quotati, la MiFID costituisce parte
integrante del Piano di Azione sui Servizi Finanziari adottato dalla Commissione Europea nel
il primo livello, rappresentato dalla citata Direttiva 2004/39/CE, che definisce i principi generali
della regolamentazione;
il secondo livello, rappresentato dal Regolamento 1287/2006/CE (relativo alla disciplina dei
mercati e in particolare alle questioni della trasparenza pre e post-trade) e dalla Direttiva
livello nazionale di tutti gli atti normativi adottati ai primi due livelli.
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esclusivamente nei mercati ufficiali in cui gli stessi sono quotati è stato introdotto nel nostro
l’obbligo di esecuzione delle negoziazioni su tale mercato avrebbe dovuto contribuire ad aumentare
il volume degli scambi, accrescendo la trasparenza di operazioni altrimenti concluse fuori borsa, e
quindi ignote al mercato, laddove invece la correttezza nella formazione dei prezzi dovrebbe venire
come indirettamente dimostrato dalla norma che prevedeva l’obbligo per l’intermediario di eseguire
le negoziazioni alle migliori condizioni possibili; tale condizione si considerava soddisfatta, per
presunzione, nel caso in cui la negoziazione fosse avvenuta nei mercati regolamentati.
Mentre l’ordinamento italiano muoveva verso la concentrazione delle negoziazioni, già nel
’93 l’orientamento comunitario, che trovava applicazione con la Direttiva 93/22/CE1, era indirizzato
invece sulla libertà di esecuzione delle negoziazioni al di fuori dei mercati regolamentati, lasciando
all’organo di controllo dei singoli Stati membri l’individuazione delle ipotesi in cui l’obbligo
trovava applicazione. La piena apertura concorrenziale dei mercati agli operatori esteri2 , e di
1
Direttiva 93/22/CE del 10 maggio 1993
2
La Direttiva 93/22/CE art. 14, aveva disposto che le banche e le Sim italiane, e specularmente gli operatori stranieri,
potessero operare in mercati europei secondo il principio dell’Home country control: “Gli Stati membri provvedono a
che qualsiasi servizio d'investimento nonché gli altri servizi elencati nella sezione C dell'allegato possano essere
prestati nei loro territori, conformemente agli articoli 17, 18 e 19, mediante la creazione di una succursale o mediante
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conseguenza la possibilità che il medesimo titolo venisse trattato su più mercati, aveva fatto venir
meno uno dei presupposti economici della regola della concentrazione degli scambi, la cui ratio è
che la significatività dei prezzi sia massima quando gli stessi sono formati dall’incrocio di tutta la
domanda e di tutta l’offerta. In sede comunitaria però, a sistemi giuridici come quello anglosassone,
concentrazione; in tal senso la Direttiva sembrava tentare una conciliazione tra due posizioni agli
antipodi, benché propendesse con evidenza per la libertà di negoziazione fuori borsa come risultava
dalla lettera dell’art.14 comma 3 e 43. Con l’entrata in vigore del decreto di recepimento della
concentrazione: secondo l’Autorità rappresentava una strumento di garanzia di liquidità del mercato
e avrebbe contribuito a migliorare la qualità del processo di formazione dei prezzi, nonché a ridurre
i costi di transazione. L’obbligo trovava delle limitazioni nel caso in cui il cliente avesse
espressamente autorizzato ad operare fuori dal mercato regolamentato ovvero le negoziazioni svolte
al di fuori dei mercati consentissero di realizzare il miglior prezzo possibile per il cliente (c.d. best
execution). Per la soddisfazione di tale condizione la negoziazione fuori mercato doveva aver luogo
la prestazione di servizi, da un'impresa d'investimento autorizzata e controllata dalle autorità competenti di un altro
Stato membro, conformemente alla presente direttiva, purché tali servizi siano coperti dall'autorizzazione”.
3
Direttiva 93/22/CE art. 14 comma 3 e 4: 3.Uno Stato membro può richiedere che le transazioni relative ai servizi di
cui al paragrafo 1 siano eseguite su un mercato regolamentato se soddisfano globalmente i requisiti seguenti:
- l'investitore risiede abitualmente o è stabilito in detto Stato membro;
- l'impresa d'investimento esegue la transazione tramite uno stabilimento principale o una succursale situati nello Stato
membro in questione o nell'ambito della libera prestazione di servizi in tale Stato membro;
- la transazione verte su uno strumento negoziato su un mercato regolamentato di detto Stato membro. 4. Allorché uno
Stato membro applica il paragrafo 3, esso accorda agli investitori residenti abitualmente o stabiliti nel suo territorio il
diritto di derogare all'obbligo imposto a norma del paragrafo 3 e di fare effettuare al di fuori di un mercato
regolamentato le transazioni di cui al paragrafo 3. Gli Stati membri possono subordinare l'esercizio di tale diritto ad
un'autorizzazione esplicita, tenuto conto delle diverse esigenze degli investitori in materia di protezione, e segnatamente
delle capacità degli investitori professionali ed istituzionali di agire al meglio dei loro interessi. Tale autorizzazione
deve comunque essere accordata a condizioni che non compromettano la rapida esecuzione degli ordini dell'investitore.
4
D.lgs. 23 luglio 1996 n. 415
5
Reg. 10358/96, poi confermato dal regolamento n. 11768/98 attuativo del Tuf
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durante l’apertura dei mercati ufficiali: solo in tal modo è possibile identificare il prezzo di
dallo sviluppo di sistemi alternativi alla negoziazione sui mercati regolamentati (quali ad esempio i
Sistemi di Scambi Organizzati operanti anche in Italia) e dalla diffusione di strutture informatiche
per la negoziazione oltre la chiusura dei mercati. Da tempo la tendenza in atto si rinveniva nella
nascita e nello sviluppo dei cosiddetti Electronic Communication Networks (ECN) – ATS
alternativi ai mercati tradizionali. Questi sistemi sono nati in risposta ad una sempre maggiore
esigenza di liquidità del mercato di un facile accesso e di trasparenza; si caratterizzano in tal senso
per l’estensione di orari di contrattazione, per la trasmissione di ordini con limiti di prezzo, per la
presenza di market maker e per un meccanismo di funzionamento del mercato ad asta continua. La
diffusione del c.d. trading after hours in alcuni sistemi di scambi organizzati ha costituito la base
per la creazione, da parte di Borsa Italiana S.p.A., di due nuovi comparti, il Trading after hours
(TAH) per il mercato di borsa, ed il Trading After Hours Nuovo Mercato (TAHnm), per il Nuovo
Mercato, in cui è consentita la negoziazione oltre l’orario di apertura dei mercati ufficiali. La
Consob ha approvato tali modifiche senza con questo estendere l’obbligo di concentrazione ai nuovi
avvenire sia sui comparti TAH e TAHnm, sia sul trading after hours di mercati non ufficiali, purché
si trattasse di sistemi di scambi organizzati, al fine cioè di garantire un certo livello di tutela degli
investitori.
La concorrenza tra borse non costituisce evidentemente una novità; la concentrazione delle
negoziazioni, in presenza di sistemi di scambi organizzati, riconosciuti e autorizzati, era già di fatto
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eliminata. Peraltro, gran parte degli stati che hanno da sempre imposto la concentrazione degli
ordini all’interno del mercato regolamentato, consentivano già la concorrenza tra borse e altri
metodi di negoziazione, per le operazioni effettuate da altri operatori anche fuori mercato.
Tale sistema garantiva però un notevole controllo sui prezzi di mercato che si formavano
ufficialmente nei mercati regolamentati, e che costituivano il principale riferimento per gli
investimenti operati da tutti gli intermediari finanziari, anche al di fuori degli stessi mercati
regolamentati.
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Mentre la ISD mirava ad armonizzare soltanto "... i requisiti di autorizzazione iniziale e di esercizio
condizioni riguardanti la gestione dei mercati regolamentati ...", la MiFID si propone di assicurare "
... il grado di armonizzazione necessario per poter offrire agli investitori un livello elevato di
protezione e consentire alle imprese di investimento di prestare servizi in tutta la Comunità ... sulla
base della vigilanza dello Stato membro di origine ..." (Direttiva 2004/39/CE, 1° e 2°
molto ampia, individuata come lo strumento per dar vita ad un mercato finanziario effettivamente
integrato ed unico. Anche quando l’intervento legislativo assume la forma della Direttiva, le norme
appaiono assai dettagliate: ciò limita fortemente la possibilità per gli Stati membri di introdurre, in
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prestazione di servizi nei paesi membri, altrimenti nota come "passaporto unico");
- assicurare protezione agli investitori ed uniformare le regole di condotta nei rapporti tra gli
intermediari e la clientela;
intermediari.
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Commissione europea segnalava che "... dall’epoca dell’adozione della ISD il mercato finanziario
dell’UE è diventato più complesso e il confine tra mercati e intermediari si è fatto meno preciso ...".
systems (ATS), noti nell’ordinamento italiano come Sistemi di Scambi Organizzati (SSO). Sulla
linea di confine tra intermediari e mercati è intervenuta la MiFID, con scelte ambiziose e fortemente
dell’esecuzione ... nonché l’integrità e l’efficienza globale del sistema finanziario ... E’ necessario
prendere atto dell’emergere, a fianco dei mercati regolamentati, di una nuova generazione di
sistemi di negoziazione organizzati, che dovrebbero essere sottoposti ad obblighi per preservare il
Per raggiungere gli obiettivi indicati, l’azione del legislatore comunitario si è sviluppata
-l’eliminazione della facoltà, in precedenza attribuita agli Stati membri, di imporre obblighi di
-l’apertura alla internalizzazione degli ordini, cioè alla negoziazione in casa da parte
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-la previsione - a carico degli internalizzatori sistematici, dei gestori di sistemi multilaterali
evitare gli effetti negativi connessi alla frammentazione delle sedi di esecuzione.
Il venir meno degli obblighi di concentrazione degli scambi comporta che gli ordini di acquisto e
vendita di strumenti finanziari possano attualmente essere eseguiti utilizzando tre sedi diverse di
negoziazione (trading venue) in concorrenza tra loro: i mercati regolamentati, i sistemi multilaterali
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-la definizione di un più complesso assetto delle regole di conoscenza del cliente e di valutazione
delle sue disposizioni, facendo leva sulle nozioni di "adeguatezza" (suitability), "appropriatezza"
-l’introduzione di una diversa classificazione della clientela, articolata nei due livelli generali dei
-l’obbligo per gli intermediari di dotarsi di una procedura in grado di instradare gli ordini verso la
sede di negoziazione che offre le condizioni migliori di esecuzione, "... tenuto conto del prezzo, dei
costi, della rapidità e della probabilità di esecuzione e di regolamento ..." (cd. best execution, art.
- l’estensione della nozione di strumenti finanziari e l’ampliamento del novero dei servizi di
investimento, con inclusione tra questi ultimi della consulenza in materia di investimenti.
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graduazioni diverse in relazione alla natura del servizio prestato (cfr. l’articolo 19 della Direttiva
2004/39/CE e relative disposizioni di applicazione). Nel caso dei servizi più complessi e a maggior
una conoscenza approfondita del cliente e una valutazione di "adeguatezza" delle operazioni
consigliate o degli investimenti compiuti per suo conto. L’intermediario dovrà raccogliere
informazioni utili a valutare il grado di esperienza del cliente in materia di investimenti, la sua
situazione finanziaria e i suoi obiettivi. Di seguito, controllerà che il servizio proposto corrisponda
effettivamente agli obiettivi dichiarati dal cliente e non ponga a suo carico rischi che non è in grado
di comprendere o sopportare. Nel caso non ottenga le informazioni necessarie alla valutazione di
adeguatezza, dovrà astenersi dal prestare i servizi di consulenza e gestione. Per i servizi finanziari
informazioni circa gli strumenti finanziari con cui ha maggiore dimestichezza, la frequenza delle
operazioni realizzate nel passato, il livello di istruzione e la professione svolta. Nel caso in cui il
conforme alle sue caratteristiche; potrà comunque procedere a fornirlo, una volta effettuato tale
avvertimento. Nel caso infine della "mera esecuzione di ordini", all’intermediario non corre
l’obbligo di valutare che l’operazione sia appropriata alle caratteristiche del cliente: non è pertanto
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tenuto a raccogliere alcuna informazione. La modalità della mera esecuzione di ordini può essere
applicata soltanto quando il servizio offerto abbia ad oggetto azioni quotate in un mercato
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appartenenza del cliente. E’ definito come "professionale" ai sensi della Direttiva 2004/39/CE il
cliente "... che possiede l’esperienza, le conoscenze e la competenza necessarie per prendere le
proprie decisioni in materia di investimenti e valutare correttamente i rischi che assume ...". Nella
assicurazione, gli OICR, le SGR, i fondi pensione, gli altri investitori istituzionali, i governi
nazionali e regionali, gli enti incaricati della gestione del debito pubblico, gli enti dedicati alla
(Banca Mondiale, FMI, BCE, BEI, etc.). Possono essere classificati come clienti professionali
anche: a) le grandi imprese, al ricorrere di determinate condizioni 1; b) i clienti non rientranti nelle
procedure descritte nell’Allegato II, Sezione II, della Direttiva 2004/39/CE 2. Le "controparti
qualificate" si configurano nella MiFID come un sottoinsieme della categoria dei clienti
professionali 3. L’attribuzione dello status di controparte qualificata risulta rilevante solo con
riferimento alla prestazione di specifici servizi di investimento e dei relativi servizi accessori 4: la
negoziazione per conto proprio, l’esecuzione di ordini per conto dei clienti, la ricezione e
trasmissione di ordini. La categoria dei "clienti al dettaglio" comprende infine tutti i soggetti non
compresi tra i clienti professionali e le controparti qualificate; include inoltre tutti coloro che
richiedono di essere trattati come tali, in linea generale o per singole operazioni. La classificazione
come controparte qualificata o come cliente professionale non pregiudica infatti la possibilità per il
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cliente di godere di un trattamento più tutelante, in via generale o per singola operazione;
dettaglio a godere del massimo livello di tutela previsto dalla MiFID. La Direttiva 2004/39/CE
specifica che, in tempo utile prima dell’erogazione del servizio, debbano essergli precisati tutti i
termini della prestazione, unitamente ad una serie di informazioni circa l’impresa di investimento e
i suoi servizi, la natura e i rischi dei prodotti finanziari, gli strumenti previsti a salvaguardia degli
strumenti o fondi della clientela, i costi e tutti gli oneri connessi alla prestazione. Al cliente
professionale dovranno invece essere fornite informazioni esclusivamente in relazione alla natura e
ai rischi dei prodotti o servizi offerti, alla salvaguardia degli strumenti finanziari e dei fondi della
investimento detiene o potrebbe detenere sui suoi strumenti finanziari o fondi. Prima di erogare
servizi di consulenza e gestione patrimoniale, l’intermediario acquisirà dal cliente al dettaglio tutte
le informazioni utili a consentirgli di effettuare una valutazione di adeguatezza; nel caso in cui la
prestazione abbia ad oggetto servizi diversi dalla consulenza o dalla gestione, richiederà al cliente
informazioni in merito solo alle sue conoscenze ed esperienze circa lo specifico prodotto o servizio
cliente professionale, vige nella MiFID la presunzione che quest’ultimo disponga del livello di
servizi in relazione ai quali è classificato come cliente professionale; con riferimento a tali servizi,
sopportare qualsiasi rischio ad essa connesso e compatibile con i propri obiettivi di investimento: la
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confronti dei clienti al dettaglio. Alcune delle regole poste dal legislatore europeo a tutela dei clienti
particolare, quando prestino a tali controparti i servizi di negoziazione per conto proprio e per conto
di terzi e/o di ricezione e trasmissione di ordini, le imprese di investimento non sono tenute ad
osservare gli obblighi di cui agli articoli 19, 21 e 22 comma 1 della Direttiva 2004/39/CE - relativi
alle norme generali di comportamento da rispettare in sede di prestazione dei servizi; all’obbligo di
eseguire gli ordini alle condizioni più favorevoli; all’obbligo di applicare procedure che assicurino
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requisiti minimi, lasciando gli intermediari liberi di strutturare in modo autonomo i propri modelli
proporzionato alla natura, alla dimensione e alla complessità dell’attività svolta dall’intermediario,
oltre che alla tipologia e alla gamma dei servizi prestati (cd. principio di proporzionalità). Le
della Direttiva 2004/39/CE e dettagliati nel Capo II della Direttiva 2006/73/CE. In estrema sintesi,
tali fonti definiscono gli obblighi degli intermediari in materia di requisiti generali di
l’istituzione della funzione di controllo di conformità alle norme; di gestione del rischio d’impresa;
di audit interno. Vengono inoltre tracciate le linee guida per le definizione di procedure, anche di
controllo interno, per una corretta e trasparente prestazione dei servizi; per il controllo di
conformità; per la percezione e corresponsione di incentivi; per il trattamento dei reclami; per le
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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con l’approvazione del Decreto Legislativo 17 settembre 2007, n°164, che ha apportato una serie di
rilevanti modifiche al Testo Unico della Finanza: il Decreto è entrato in vigore il 1° novembre 2007.
La trasposizione è proseguita in data 29 ottobre 2007 con l’introduzione da parte della Consob - a
d’Italia del "Regolamento in materia di organizzazione e procedure degli intermediari che prestano
ossequio agli obiettivi di ridurre al minimo i rischi di frammentazione e garantire un’effettiva parità
nazionali di recepimento evidenziano deviazioni minime rispetto al dettato del legislatore europeo.
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11 Il Questionario MiFID
La direttiva comunitaria sui servizi di investimento MiFID, richiede che gli intermediari
quantità di informazioni è graduata e modulata sulla base del valore aggiunto che viene riconosciuto
Il profilo del cliente deve essere a tutto tondo e riguardare le conoscenze ed esperienze in
(b) Servizi di collocamento, negoziazione per conto proprio, esecuzione di ordini per
conto dei clienti, ricezione e trasmissione di ordini (non in modalità di sola esecuzione):
L’intermediario è chiamato a verificare, sulla base delle informazioni fornite dal cliente
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Gli intermediari sono esentati dall’obbligo di acquisizione dalla clientela delle informazioni
relative alla conoscenza ed esperienza in materia di investimenti. Tali servizi possono essere attivati
solo se l’attività si concentra sui cosiddetti “strumenti finanziari non complessi” (azioni,
La banca ai fini della raccolta delle informazioni del cliente utilizza il questionario per la
Le sezioni del questionario sono tra loro indipendenti e hanno la stessa rilevanza, ad ognuna
di queste corrisponde un totale dei punteggi attribuiti alle risposte fornite dal cliente. Il punteggio
della singola sezione consente di individuare la tipologia di prodotto adeguata per il cliente, in
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ADEGUATEZZA MULTIVARIATA
Non è prevista la valutazione di profili sintetici dei singoli investitori (Prudente, Equilibrato,
afferenti, da un lato, alle caratteristiche del cliente e, dall’altro, a quelle del prodotto e non si limita
ad un mero raffronto di un indice sintetico di rischio del prodotto con il profilo di rischio, altrettanto
determinate dall’eventuale assunzione della posizione da parte del cliente. Pertanto, la valutazione
livello la cui verifica consente il passaggio a quello successivo. L’adeguatezza multivariata è quindi
un processo logico a step, nel quale la Banca valuta l’adeguatezza in relazione alle seguenti variabili
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
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risposta fornita a specifica domanda sulla conoscenza degli strumenti finanziari. In particolare:
APPROPRIATEZZA MULTIVARIATA
emittente, rischio di mercato, rischio di liquidità, rischio di concentrazione), allora è possibile (non
però per operazioni in conflitto di interessi), uscire dalla valutazione di adeguatezza ed impostare
in maniera speculare i primi due passaggi della valutazione di adeguatezza, cioè la conoscenza e la
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investimenti o di gestioni di portafogli. Nel caso degli altri servizi di investimento l’intermediario
deve avvertire il cliente che la mancanza o l’insufficienza di informazioni non gli consente di
assolvere compiutamente al test di appropriatezza vanificando in tal modo una norma finalizzata a
tutelare l’investitore.
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Sono sette i punti qualificanti dell'aggiornamento della direttiva Mifid II sui mercati degli strumenti
finanziari secondo l'accordo raggiunto (gennaio 2014) tra governi, Parlamento europeo e
Commissione. Tra le novità più rilevanti la possibilità di mettere freni alle negoziazioni
iperspeculative ad alta frequenza e alle speculazioni sui derivati su materie prime. Dopo una serie di
affinamenti su alcuni dettagli, la legislazione concordata dovrà passare al vaglio del Consiglio (un
passo a questo punto formale) ed entrerà in vigore due anni e mezzo dopo la pubblicazione. Alcuni
derivati sui mercati dell’elettricità e del gas saranno esentati dalle nuove regole Mifid perché'
rientrano in altri 'pezzi' di legislazione europea e ci saranno alcune esenzioni temporanee sul
passaggio alla stanza di compensazione per certi tipi di derivati su petrolio e carbone.
QUADRO GENERALE - MiFID II (cioè la direttiva aggiornata sui mercati degli strumenti
Inoltre le società di investimento che eseguono per conto dei clienti ordini su azioni, certificati di
deposito, fondi indicizzati quotati, certificati e altri strumenti finanziari analoghi su base
multilaterale devono essere autorizzate come 'sistema di negoziazione multilaterale' (MTF ). Infine
viene istituita una nuova sede di negoziazione multilaterale, il 'sistema organizzato di negoziazione'
(OTF) per gli strumenti 'non equity' da negoziare su piattaforme multilaterali di negoziazione
organizzati. La neutralità degli operatori OTF è assicurata da restrizioni nell'uso del capitale proprio
e nella discrezionalità sulle strategie di esecuzione . L'obbligo di negoziazione delle azioni e dei
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derivati che sono ammissibili alla compensazione ai sensi del regolamento Infrastrutture mercati
europei (Emir) e sono sufficientemente liquidi. Ciò sposterà il 'trade' di tali strumenti su piattaforme
meccanismo tetto sui volumi limita l'uso di deroghe sui prezzi di riferimento e sui prezzi negoziati
(4% per 'venue cap' e 8% per 'global cap') insieme all'obbligo di miglioramento del prezzo a un
punto medio per i primi. Restano quelle di Mifid I e deroghe su larga scala e sulla gestione degli
ordini. Viene ampliato anche il regime di trasparenza pre e post-negoziazione includendo strumenti
non equity anche se le deroghe saranno possibili per i grandi ordini. La trasparenza post-
negoziazione è previsto per tutti gli strumenti finanziari con la possibilità di pubblicazione differita
regime armonizzato sui limiti delle posizioni in derivati su materie prime. Le autorita' competenti
(nazionali) potranno imporre limiti alle posizioni di persone ' secondo un metodo di calcolo stabilito
da Esma. E' previsto anche l'obbligo di segnalazione della posizione per categoria di operatori .
discriminatorio alle sedi di negoziazione e alle controparti centrali. Piccole sedi di negoziazione e
regime di accesso non discriminatorio si applica anche ai parametri di riferimento per negoziazione
e compensazione.
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notevolmente aumentato la velocità del trading e può causare rischi sistemici. Chi opera con gli
algoritmi deve essere adeguatamente regolamentato e deve fornire la liquidità mettendo in opera
una di market-making.
Inoltre le società di investimento che forniscono un accesso elettronico diretto a una sede di
negoziazione dovranno disporre di sistemi e di controlli del rischio per evitare operazioni che
appropriati, informazioni piu' estese ai clienti. La consulenza indipendente deve essere chiaramente
distinto dal consiglio non indipendente e sono imposti limiti alle commissioni ricevute. Esma potrà
circostanze ben definite e poteri simili avrà l'Eba nel caso di depositi strutturati . Il nuovo quadro
PAESI TERZI - Un regime armonizzato per concedere l'accesso ai mercati europei alle
società di paesi terzi si basa sulla valutazione dell'equivalenza delle varie giurisdizioni da parte
della Commissione. Il regime si applica solo alla prestazione transfrontaliera di servizi e attività di
investimento prestati a controparti professionali e ammissibili. Per un periodo transitorio di tre anni
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LIBERTA’ DI NEGOZIAZIONE
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Bibliografia
Eleonora Faustini - novembre 2008 – LUISS - Dipartimento di Scienze giuridiche -
Reg. 10358/96, poi confermato dal regolamento n. 11768/98 attuativo del Tuf
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Sitografia
http://www.assonebb.it/
http://www.bankpedia.org/index.php/it/?option=com_content&view=article&id=21127
http://www.advisoronline.it/guide/questionario-mifid.action
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“L' INTERMEDIARIO FINANZIARIO:
ATTIVITÀ E MODELLO ORGANIZZATIVO”
Indice
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attività e modello organizzativo
1.1. Gli intermediari finanziari ex art. 106 TUB e ex art 107 TUB
Gli attuali Intermediari Finanziari ex art. 106 TUB sono i soggetti iscritti “nell’elenco
generale”, che esercitano, sino al completo passaggio alla nuova normativa, nei confronti del
partecipazioni, di intermediazione in cambi, così come definite dal Decreto del Ministero
Il Decreto Legislativo 13 agosto 2010 n. 141, attuativo alla direttiva comunitaria n. 48/2008
ha sottoposto a una complessiva revisione la disciplina dei soggetti operanti nel settore finanziario
contenuta nel Titolo V TUB ed ha previsto l’istituzione di un albo degli intermediari finanziari. Gli
distinzione tra elenco generale ex art.106 TUB ed elenco speciale di cui all’art. 107 TUB;
b. il rafforzamento dell’impianto delle regole e dei poteri sugli intermediari finanziari iscritti
nell’albo unico attraverso controlli più stringenti sull’accesso del mercato e sull’assetto proprietario
degli intermediari;
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attività e modello organizzativo
La norma transitoria (art.10 del D.lgs. 141/210) dispone che tutti i soggetti che svolgono
attività finanziaria (iscritti nell’elenco generale di cui all’articolo106 fatta esclusione per l’attività di
d’Italia la cancellazione dagli elenchi), “entro 9 mesi dall’entrata in vigore delle disposizioni
attuative, ovvero dalla costituzione degli organismi ove previsti, presentano istanza di
autorizzazione ai fini dell’iscrizione all’albo di cui all’articolo 106 TUB” ovvero istanza di
Lo stesso articolo dispone altresì che “4. Per assicurare un passaggio ordinato alla nuova
Omissis
a. entro tre mesi dall'entrata in vigore delle disposizioni attuative del presente Titolo III, gli
intermediari iscritti nell'elenco di cui all'articolo 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n.
385, vigente alla data del 4 settembre 2010 o inclusi nella vigilanza consolidata bancaria, che alla
data di entrata in vigore del presente decreto legislativo esercitano l'attività di concessione di
all'albo di cui all'articolo 106 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, come modificato
dal presente decreto. L'istanza è corredata della sola documentazione attestante il rispetto delle
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attività e modello organizzativo
previsioni di cui all'articolo 107, comma 1, lettere c), d), e) ed f), del decreto legislativo 1°
Disposizioni comuni
La norma transitoria (art.10 del D.lgs 141/210) dispone altresì che: “Gli intermediari
finanziari che, alla data di entrata in vigore delle norme risultino iscritti nell’elenco generale di cui
all’articolo106 o nell’elenco speciale di cui all’articolo 107 del Decreto legislativo 1° settembre
1993, n. 385, possano continuare a operare per un periodo di 12 mesi successivi al completamento
L’elemento caratterizzate della revisione della normativa è il passaggio dalla “verifica dei
requisiti per l’iscrizione” nel precedente elenco generale ex art 106 di un “soggetto controllato” da
disposizioni di vigilanza confermano la scelta, già effettuata in sede di definizione della disciplina
prudenziale degli intermediari finanziari iscritti nell’elenco speciale previsto dal previgente art.107
TUB.
L’iscrizione nel nuovo Albo degli Intermediari Finanziari (nel riscritto art. 106 TUB)
l’autorizzazione all’iscrizione nel nuovo albo, riscontrato il rispetto della sana e prudente gestione
assicura che il nuovo intermediario finanziario sia rispettoso della sana e prudente gestione e del
rischio sistemico e nello stesso tempo rappresenti un’alternativa finanziaria per gli operatori
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Per completezza di informazioni si evidenzia che decorsi i termini stabiliti, i soggetti che
deliberano la liquidazione della società ovvero modificano il proprio oggetto sociale eliminando il
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T.U.B. “L’intermediario finanziario 106 TUB esercita almeno una delle seguenti attività finanziarie:
a. concessione dei finanziamenti nei confronti del pubblico, il cui contenuto unitamente alle
circostanze in cui ricorra l’esercizio nei confronti del pubblico sono disciplinati con il decreto del
b. riscossione dei crediti ceduti e servizi di cassa e di pagamento ai sensi dell’art.2, commi 3,
6 e 6-bis della legge 30 aprile 1999, n. 130 in materia di cartolarizzazione dei crediti (c.d.
servicing).
L’art 2 del decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze (attualmente in fine
consultazione) dispone che le “attività di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma sono
rappresentate da:
concessione di crediti, ivi compreso il rilascio di garanzie sostitutive del credito e di impegni di
firma. Tale attività comprende, tra l'altro, ogni tipo di finanziamento connesso con operazioni di:
a. locazione finanziaria;
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d. credito ipotecario;
e. prestito su pegno;
impegno a concedere credito, nonché ogni altra forma di rilascio di garanzie e di impegni di firma.
a. l'acquisto dei crediti di imposta sul valore aggiunto relativi a cessioni di beni e servizi nei
della Banca d'Italia di crediti classificati in sofferenza. da patte di società titolari della licenza di
cui all'articolo 115 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza a condizione che: i) la società
acquirente non abbia ricevuto finanziamenti da terzi per un ammontare superiore al patrimonio
netto; ii) il recupero del credito acquistato avvenga senza la stipula di nuovi contratti di
finanziamento con i debitori ceduti, la novazione di quelli in essere, la modifica delle condizioni
contrattuali. L’art 3 dello stesso decreto definisce l’esercizio nei confronti del pubblico dell'attività
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(L. 22.04.1941/n. 633)
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eccezione dell'attività di acquisto di crediti vantati nei confronti di terzi da intermediari finanziari
b. l'acquisto di crediti vantati da terzi nei confronti di società del gruppo di appartenenza;
decreto, quando il garante e l'obbligato garantito facciano patte del medesimo gruppo;
distributiva del bene o del servizio quando ricorrano le seguenti condizioni: (i) i destinatari del
finanziamento non siano consumatori ai sensi dell'articolo 121, TUB, né utilizzatori finali del bene
somministrazione di beni o servizi, di natura continua ovvero di durata non inferiore a quella del
finanziamento concesso; (iii) le condizioni applicate s1ano più favorevoli di quelle di mercato e non
coloro che operano sulla base di rapporti che ne determinano l'inserimento nell'organizzazione del
datore di lavoro. anche in forma diversa dal rapporto di lavoro subordinato, al di fuori della
propria attività principale, senza interessi o a tassi annui effettivi globali inferiori a quelli
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L’art. 106, comma 2 del T.U.B. dispone che gli intermediari finanziari possono inoltre:
2. emettere moneta elettronica, ai sensi dell’art. 114-quinquies TUB quali iscritti nell’
3. prestare servizi d’investimento, nei casi e alle condizioni previste dalla Banca d'Italia ai
4. eseguire le “altre attività”, a condizione che siano svolte in via subordinata rispetto alle
A titolo esemplificativo (e quindi non esaustivo N.d.R.), tra tali attività rientrano:
qualsiasi forma e alla prestazione di servizi di pagamento (art.12 del D.lgs. n. 141 del 13 agosto
2010);
l’erogazione di finanziamenti agevolati e la gestione di fondi pubblici (cfr. art.110 TUB, che
estende l’applicazione dell’art.47 del medesimo testo unico agli intermediari finanziari);
la distribuzione di prodotti assicurativi previa iscrizione negli appositi registri (cfr. art.109,
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finanziario a un rischio maggiore (operativo, legale, reputazionale etc.) che dovrà essere presidiato,
patrimonio destinato che qualificherà l’Intermediario medesimo, “Ibrido finanziario” ove la società
gemmante rappresentata dall’Intermediario Finanziario 106 T.U.B. e per quanto concerne i servizi
costituito.
I servizi di pagamento che l’Intermediario Ibrido Finanziario IDP, potrà svolgere sono i
seguenti:
1
Il decreto legislativo n. 11 del 2010 ha istituito la figura degli istituti di pagamento (IDP), soggetti autorizzati dalla
Banca d’Italia alla prestazione dei servizi di pagamento e iscritti in un apposito albo. Tali intermediari sono
classificabili in tre categorie:
a) IDP costituiti in forma societaria (c.d. IDP “puri”);
b) IDP che operano come patrimoni destinati costituiti da intermediari finanziari ex art. 107 TUB (c.d. IDP
“ibridi finanziari”);
c) IDP che operano come patrimoni destinati costituiti da soggetti non finanziari (c.d. IDP “ibridi non finanziari”).
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di servizi di pagamento:
analoghi;
analoghi;
6. rimessa di denaro;
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servizi testé riportati, potrà emettere anche moneta elettronica. Nello specifico, la moneta
memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia emesso
per effettuare operazioni di pagamento come definite all’articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto
legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, e che sia accettato da persone fisiche e giuridiche diverse
L’intermediario 106 T.U.B., Ibrido Finanziario IDP o IMEL 2, assumerà qui il ruolo di
a) i servizi di pagamento che intende svolgere e / o la moneta elettronica che vorrà emettere
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d) gli obiettivi perseguiti e le strategie imprenditoriali che la società intende seguire per la
loro realizzazione.
L’intermediario finanziario può altresì esercitare attività strumentali o connesse rispetto alle
attività finanziarie esercitate. Per definizione, è considerata strumentale l’attività che ha carattere
ausiliario rispetto a quella esercitata da uno o più intermediari finanziari; a titolo indicativo,
soggetta a riserva, che consente di sviluppare l’attività finanziaria esercitata e che è svolta in via
accessoria rispetto all’attività principale. Sono connesse attività quali la prestazione di:
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ii) consulenza in materia di finanza d’impresa (ad es. in materia di struttura finanziaria e di
strategia industriale);
specifico, sono tali gli immobili che rivestono carattere di ausiliarietà all'esercizio dell'attività
parte, all'esercizio dell'attività istituzionale, ad essere affittati ai dipendenti, nonché gli immobili per
recupero crediti e ogni altro immobile acquisito ai fini del perseguimento dell'oggetto sociale della
può invece essere classificato tra le attività di carattere accessorio che consentono, nel
perseguimento dell’oggetto dell’impresa, il più funzionale utilizzo dei beni di pertinenza. Pertanto,
cessione in uso a terzi di capacità elaborative degli impianti EDP di cui un intermediario dispone in
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3.1. Premessa
che prevede:
organizzativa adeguati, con i rapporti gerarchici e suddivisione delle funzioni definiti in forma
chiara e documentata;
b) politiche di governo e procedure per la gestione e il controllo dei rischi aziendali e per la
prevenzione dei conflitti di interesse, idonee ad assicurare la sana e prudente gestione dei rischi
aziendali;
d) misure che assicurino che il personale e i soggetti terzi di cui l’intermediario si avvale per
lo svolgimento delle proprie attività conoscano le procedure da seguire per il corretto esercizio delle
proprie funzioni e siano provvisti delle qualifiche, delle conoscenze e delle competenze necessarie
soggetti terzi di cui l’intermediario si avvale per lo svolgimento delle proprie attività non sia tale da
impedire loro di svolgere in modo adeguato e professionale una qualsiasi di tali funzioni;
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attività e modello organizzativo
tempestivamente i servizi.
requisiti di onorabilità, la sua reputazione e la solidità finanziaria). Sono quindi tenuti a presentare
istanza di autorizzazione alla Bankitalia i soggetti che, da soli o di concerto, intendono acquisire
soglie del 20%, 30% e 50% del capitale sociale o dei diritti di voto;
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Bankitalia all’uopo, eseguirà una valutazione della “qualità” e la “solidità finanziaria” del
prudente dell’intermediario, tenendo conto del probabile grado d’influenza del candidato
La valutazione dell’organo di vigilanza sarà condotta sulla base dei seguenti criteri:
gruppo di cui diventerà ( eventualmente) parte deve disporre di una struttura che permetta di
proventi di attività illecite o di finanziamento del terrorismo o che la prevista acquisizione potrebbe
aumentarne il rischio.
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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concreto più idoneo ad assicurare l’efficienza e la correttezza della gestione e l’efficacia dei
controlli, avendo presente anche i costi connessi con l’adozione e il funzionamento del modello
sensi del codice civile o per disposizione statutaria - sono attribuite funzioni di indirizzo della
gestione dell’impresa, mediante, tra l’altro, esame e delibera in ordine ai piani industriali o
cui - ai sensi del codice civile o per disposizione statutaria - spettano o sono delegati compiti di
gestione corrente, intesa come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di
supervisione strategica. Il direttore generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale
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Regolamento del Ministro dell’Economia e delle finanze. L’art.26, richiamato dall’art.110 dello
stesso testo unico, che disciplina i requisiti di professionalità, di onorabilità e di indipendenza degli
del Ministro dell'economia e delle finanze adottato, sentita la Banca d'Italia, ai sensi dell'articolo 17,
2. Il difetto dei requisiti determina la decadenza dall'ufficio. Essa è dichiarata dal consiglio
di amministrazione, dal consiglio di sorveglianza o dal consiglio di gestione entro trenta giorni dalla
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nomina o dalla conoscenza del difetto sopravvenuto. In caso di inerzia la decadenza è pronunciata
altre attività di finanziamento, l’attività di concessione di finanziamenti nella forma del rilascio
delle garanzie.
Tale capitale iniziale potrà comprendere anche conferimenti in natura; detti conferimenti
non possono comunque eccedere i tre decimi dell’ammontare complessivo del capitale.
l’intermediario, neo costituito, disponga sin dall’inizio delle risorse patrimoniali necessarie per
2008/48/CE ha introdotto la nuova disciplina su agenti e mediatori e l’assetto dei controlli su questi
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operatori nel contesto più generale della riforma dell’intermediazione finanziaria e dei nuovi
compiti della Vigilanza. Il recepimento della normativa europea relativa ai contratti di credito ai
consumatori ha rappresentato l’occasione per una riforma più ampia che ha inserito la trasparenza e
la correttezza dei comportamenti con la clientela e quindi sui canali distributivi degli intermediari
professionali;
3. nell’introduzione del principio del mono mandato per gli agenti in attività finanziaria e
particolare con l’introduzione, per tutte e due le categorie di professionisti, dell’obbligo di stipula di
una polizza d’assicurazione della responsabilità civile per i danni arrecati, nell’esercizio
dell’attività, derivanti da condotte proprie o di terzi del cui operato essi rispondono a norma di
legge. Inoltre, è prevista la responsabilità solidale dell’intermediario per i danni causati dall’agente
responsabilità è prevista in capo agli agenti in attività finanziaria e ai mediatori creditizi per i danni
causati, nell’esercizio dell’attività, da dipendenti e collaboratori di cui gli stessi a loro volta si
avvalgono.
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dell’attività sia di agente sia di mediatore: essi potranno svolgere solo attività connesse o
strumentali con quella istituzionale. E’ stata fissata una separazione tra le due figure professionali.
Viene infatti prevista l’incompatibilità tra le due attività; essa sussiste anche per i dipendenti e i
collaboratori i quali non possono svolgere contemporaneamente la loro attività a favore di soggetti
Per quanto concerne il mandato, gli agenti in attività finanziaria possono avere un solo
mandato da un intermediario o da un gruppo di più intermediari. Una eccezione a tale regola, con la
possibilità di assumere due ulteriori mandati, è ammessa nel caso in cui l’intermediario offra solo
Per quanto concerne i requisiti per l’iscrizione negli elenchi, oltre i requisiti di onorabilità e
professionalità già previsti per l’iscrizione negli albi ed elenchi tenuti precedentemente dalla Banca
d’Italia, sono stati introdotti dal legislatore ulteriori requisiti professionali per le persone fisiche;
I nuovi requisiti per le persone giuridiche prevedono la forma di società di capitali per la
mediazione creditizia un capitale sociale minimo versato pari a 120.000 euro mentre le società da
iscriversi nell’elenco degli agenti si applicano i requisiti patrimoniali e di forma giuridica previsti
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valutaria della Guardia di Finanza permane altresì il compito di effettuare le verifiche in materia
distinti, soggetti ciascuno a obblighi e adempimenti specifici ma, nel momento in cui si dà corso a
proprio e diventa responsabile delle modalità con cui è stata instaurata la nuova relazione di
clientela;
reti di agenti in attività finanziaria, promotori finanziari o di altri soggetti legati all’intermediario da
vincoli contrattuali deve adottare ogni precauzione necessaria ad assicurare il rispetto delle
ha cura di:
soggetti esterni le regole di condotta a fini antiriciclaggio cui gli stessi devono attenersi
b. fornire agli addetti alla propria rete di vendita gli strumenti operativi e le procedure,
anche informatiche, che li assistano nell’esecuzione di ogni operazione e dei relativi adempimenti a
fini antiriciclaggio;
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c. approntare specifici e periodici programmi di formazione a favore degli addetti alla rete
di vendita, affinché abbiano adeguata conoscenza della normativa di riferimento e delle connesse
d. monitorare costantemente il rispetto da parte della rete di vendita delle regole di condotta
antiriciclaggio richiamate in sede contrattuale, verificando, in particolare, che gli agenti in attività
finanziaria di cui si avvale trasmettano, non oltre il termine di trenta giorni, i dati e le informazioni
richieste dall’art. 36, comma 2, del D.Lgs. 231/2007 ai fini della registrazione dell’operazione nel
e. effettuare verifiche periodiche presso i punti operativi degli addetti alla rete di vendita.
interni volti a prevenire l’utilizzo degli intermediari e degli altri soggetti che svolgono attività
finanziaria a fini di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, ai sensi dell’art.7 comma 2 del
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supporto;
rigore degli obblighi d’identificazione dei clienti al rischio di riciclaggio desumibile dalla natura
della controparte, dal tipo di servizio richiesto, dall’area geografica di riferimento (c.d. approccio
basato sul rischio). L’elemento rischio deve quindi essere preso in considerazione da parte
registrazione dei dati della clientela e registrerà tempestivamente il compimento delle operazioni
l’intermediario finanziario è tenuto ad inoltrare una segnalazione alla UIF “quando sanno,
sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare che siano in corso o che siano state compiute
Ai fini di un corretto adempimento dei suddetti obblighi e di un efficace governo dei rischi è
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cui articolazione va modulata alla luce delle specificità dell’attività svolta e delle relative
di sistemi informativi che - tenuto conto della natura, della dimensione e della complessità
dell’attività svolta nonché della tipologia e della gamma dei servizi prestati - siano comunque in
In linea con le disposizioni volte a rafforzare la gestione del rischio di non conformità,
l’intermediario finanziario introduce presidi specifici per il controllo del rischio di riciclaggio e
dell’I.F. in materia antiriciclaggio rientra tra le verifiche che la Banca d’Italia è chiamata a svolgere
In estrema sintesi il sistema dei controlli interni dell’Intermediario Finanziario deve essere
La funzione antiriciclaggio
organizzata in coerenza con il principio di proporzionalità comunque in modo tale che sia
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I diversi compiti in cui si articola l’attività della funzione antiriciclaggio possono essere
affidati a strutture organizzative diverse, già presenti nell’ambito dell’I.F., purché la gestione
complessiva del rischio in questione sia ricondotta ad unità mediante la nomina di un responsabile
conformità o di risk management. Le medesime attribuzioni non possono essere assegnate alla
Per quanto concerne la segnalazione delle operazioni sospette ai sensi dell’art. 42 comma 4
del decreto 231/2007, compete al titolare dell’attività, al legale rappresentante dell’I.F. ovvero ad un
suo delegato:
autorevolezza e professionalità. Il delegato non deve avere responsabilità dirette in aree operative né
deve essere gerarchicamente dipendente da soggetti di dette aree. Il ruolo e le responsabilità del
delegato ovvero del legale rappresentante devono essere adeguatamente formalizzati e resi pubblici
all’interno della struttura dell’I.F.. La delega per la valutazione e la trasmissione delle segnalazioni
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pervenute (ex art. 42, comma 4, D. Lgs. n. 231/2007) può essere attribuita al responsabile
antiriciclaggio. La delega non può essere conferita al responsabile della funzione di revisione
e coerenti con gli obiettivi aziendali e devono quindi disporre di affidabili di sistemi informativi che
dovranno essere adeguati al contesto operativo e ai rischi ai quali essi sono esposti. Tale pre-
a) fornire supporto alla conduzione delle attività e all’attuazione dei fatti di gestione
dell’intermediario, della sua organizzazione interna e di ogni operazione con il richiesto grado di
b) assicurare flussi informativi adeguati e tempestivi agli organi aziendali, alle funzioni di
controllo e a ogni livello dell’organizzazione aziendale, con particolare riferimento ai dati necessari
per il corretto esercizio delle proprie responsabilità e per seguire l’evoluzione dei rischi;
c) fornire alla Banca d'Italia un quadro fedele della posizione patrimoniale, economica e
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di governo societario ispirate a quelle delle banche che mirano ad assicurare che i sistemi di
Il sistema dei controlli dell’Intermediario Finanziario è modulato in tre livelli (di controllo):
delle operazioni connesse con l’attività di concessione di finanziamenti e le altre attività esercitate.
2. controlli sulla gestione dei rischi (controlli di secondo livello), che hanno l’obiettivo di
verificare: a) il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni; b) la coerenza
dell’operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio-rendimento assegnati; c) la
3. revisione interna - internal audit - (controlli di terzo livello), - in tale ambito rientra la
valutazione periodica della completezza, funzionalità e adeguatezza del sistema dei controlli interni,
inclusi quelli sul sistema informativo (EDP audit), quali controlli di terzo livello.
Premessa
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norme, di gestione del rischio e di revisione interna. Per assicurare l’indipendenza delle funzioni
a. tali funzioni dispongano dell’autorità, delle risorse e delle competenze necessarie per lo
sottoposte a controllo e siano nominati dall’organo con funzione di gestione, d’accordo con
l’organo con funzione di supervisione strategica, sentito l’organo con funzione di controllo. Essi
c. coloro che partecipano alle funzioni aziendali di controllo non partecipino direttamente
alla prestazione delle attività che essi sono chiamati a controllare. Fermo restando tale previsione, in
avvalersi di soggetti aventi anche funzioni operative, incardinati in strutture aziendali diverse da
quelle di controllo, se l’affidamento a tali soggetti di altri compiti oltre a quelle di controllo non
impedisca loro di svolgere in modo adeguato e professionale i compiti di controllo (cfr. Sez. I, par.
6, lett. e);
d. le funzioni aziendali di controllo siano tra loro separate sotto un profilo organizzativo.
Le funzioni aziendali di controllo presentano agli organi aziendali, almeno una volta l’anno,
relazioni sull’attività svolta e forniscono agli stessi organi consulenza per i profili che attengono ai
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Gli intermediari finanziari minori (intermediari finanziari appartenenti alla Classe 3 e con
attivo inferiore o uguale alla soglia di 100 milioni di euro ndr, ) diversi da quelli che svolgono
anche le attività di cui all’art. 106 TUB comma 2, (riportate dettagliatamente al titolo 1.2 di questa
sezione - ulteriori attività esercitabili) – ( es.: conclusione di contratti di finanziamento di terzi etc.)
- possono non applicare il requisito di cui al punto d); essi assicurano comunque funzioni di
incaricate dello svolgimento di controlli di secondo livello è ammessa solo per gli intermediari
finanziari che abbiano le seguenti caratteristiche: complessità operativa ridotta; esercizio della sola
attività di finanziamento (per cassa e/o firma). La Banca d’Italia si riserva di revocare tali facoltà
qualora riscontri che non sono assicurate l’efficacia e la qualità dei controlli.
a. collabora alla definizione delle politiche e del processo di gestione del rischio e delle
evidenziare situazioni di anomalia e inefficacia dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi;
c. monitora costantemente l’evoluzione dei rischi aziendali e il rispetto dei limiti operativi
d. analizza i rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall’ingresso in nuovi
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e. verifica l’adeguatezza e l’efficacia delle misure prese per rimediare alle carenze
c. predispone flussi informativi diretti agli organi aziendali e alle altre funzioni aziendali di
controllo;
rischio di non conformità. La funzione di conformità alle norme è coinvolta nella valutazione ex
ante della conformità alla regolamentazione applicabile di tutti i progetti innovativi (inclusa
l’operatività in nuovi prodotti o servizi) che l’intermediario intenda intraprendere nonché nella
prevenzione e nella gestione dei conflitti di interesse anche con riferimento ai dipendenti e agli
esponenti aziendali. Altre aree di intervento verifica della coerenza del sistema premiante aziendale
(in particolare retribuzione e incentivazione del personale) con gli obiettivi di rispetto delle norme,
dello statuto nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili
all’intermediario;
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materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità nonché la collaborazione nell’attività di
formazione del personale sulle disposizioni applicabili alle attività svolte, al fine di diffondere una
cultura aziendale improntata ai principi di onestà, correttezza e rispetto dello spirito e della lettera
delle norme.
La Funzione di revisione interna (funzione di terzo livello), nello specifico l’internal audit,
in base a un piano di audit, approvato dall’organo con funzione di gestione, valuta l’adeguatezza e
l’efficacia del sistema dei controlli interni, l’adeguatezza e sicurezza del sistema informativo (EDP
audit) nonché l’adeguatezza del piano aziendale di continuità operativa. Inoltre, anche mediante
verifiche su specifici eventi o circostanze aziendali ovvero accertamenti ispettivi, verifica i seguenti
profili:
d. rispetto dei limiti previsti dai meccanismi di delega nonché del pieno e corretto utilizzo
funzionamento dei controlli (attività di “follow-up”). Sulla base dei risultati delle verifiche
effettuate in base al piano di audit, formula raccomandazioni agli organi aziendali e ne verifica
l’osservanza.
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Sitografia
IL QUADRO NORMATIVO DEL NUOVO INTERMEDIARIO FINANZIARIO
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“L' INTERMEDIARIO FINANZIARIO:
VIGILANZA, PARTECIPAZIONE,
ISCRIZIONE E CANCELLAZIONE”
Indice
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La vigilanza prudenziale
a. assicurare una misurazione accurata dei rischi degli intermediari finanziari e una
ciascun intermediario;
rischi; valorizzare il ruolo disciplinante del mercato, attraverso specifici obblighi di informativa al
pubblico;
quello bancario.
La vigilanza informativa
Gli artt.108, comma 4, e 109, comma 3, lett.b) TUB disciplinano i poteri di vigilanza
informativa della Banca d’Italia nei confronti degli intermediari finanziari, rispettivamente su base
individuale e consolidata. Gli articoli richiamati prevedono che gli intermediari finanziari inviino
alla Banca d’Italia, con le modalità e nei termini da essa stabiliti, le segnalazioni periodiche nonché
ogni altro dato e documento richiesto. Essi trasmettono anche i bilanci con le modalità e nei termini
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vigilanza, partecipazione,
iscrizione e cancellazione
stabiliti dalla Banca d'Italia. L’art. 109 disciplina anche i casi in cui la Banca d'Italia può richiedere
a soggetti non inclusi nel gruppo finanziario i dati e le informazioni necessarie per consentire
specifico interesse per la sana e prudente gestione degli intermediari assume rilievo particolare.
Attraverso di essa, infatti, la Banca d'Italia può verificare l'osservanza delle disposizioni di
vigilanza da parte degli operatori, acquisire un complesso informativo necessario per la valutazione
presupposti per l’esercizio dei propri poteri di vigilanza (ad esempio, adozione di provvedimenti di
Le informazioni che gli intermediari finanziari trasmettono alla Banca d'Italia consentono,
Segnalazioni di vigilanza
Gli intermediari finanziari inviano alla Banca d’Italia, le segnalazioni di vigilanza, il cui
contenuto e termini di invio sono disciplinati dalla apposita Circolare. Condizione essenziale per la
naturalmente alla coerenza dei dati segnalati con le risultanze della contabilità aziendale, è
l’omogeneità dei criteri di classificazione dei fatti aziendali, assicurata dal rispetto delle
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Centrale dei Rischi e le condizioni che rendono obbligatorio l’invio di tali dati sono emanate dal
organizzativa secondo lo schema predefinito. Gli intermediari assicurano che la relazione sia
costantemente aggiornata.
Esponenti aziendali
Ai fini delle segnalazioni sugli organi sociali, gli intermediari finanziari si attengono a
quanto previsto dall’apposita comunicazione “Nuova segnalazione sugli Organi Sociali (Or.So.)-
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vigilanza, partecipazione,
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Bilancio d’impresa
Gli intermediari finanziari trasmettono alla Banca d'Italia il proprio bilancio d'impresa e, ove
c. verbale dell'assemblea dei soci (o di eventuali altri organi collegiali) che ha approvato il
bilancio,
Il decreto legislativo n.38 del 28 febbraio 2005, che definisce l’ambito di applicazione dei
principi contabili internazionali IAS/IFRS ai bilanci societari, ha infatti previsto – tra l’altro – che
gli intermediari finanziari iscritti nell’ ”elenco speciale” di cui all’art. 107 del Testo Unico Bancario
IAS/IFRS.
Bankitalia ha emanato disposizioni che disciplinano gli schemi del bilancio (stato
prospetto delle variazioni del patrimonio netto), e gli schemi del rendiconto dei patrimoni destinati
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vigilanza, partecipazione,
iscrizione e cancellazione
finanziario e prospetto delle variazioni del patrimonio destinato) nonché le principali informazioni
da fornire in nota integrativa del bilancio e del rendiconto. Resta fermo l’obbligo degli intermediari
di assolvere agli altri obblighi informativi stabiliti dai principi contabili internazionali, ancorché
Operazioni rilevanti
Nel proseguimento sono riportate le “operazioni rilevanti” che devono essere comunicate
preventivamente alla Banca d’Italia. In tale modo è assicurata all’organo di vigilanza un’adeguata
informativa sui momenti salienti della vita aziendale, e la possibilità di valutare la sussistenza dei
presupposti per l’esercizio dei propri poteri di vigilanza (ad esempio, adozione di provvedimenti di
carattere particolare).
b) fuori dai casi di ristrutturazione dei gruppi finanziari, da comunicare nelle modalità
rapporti giuridici il cui corrispettivo comporti il superamento della soglia dell’1% del patrimonio di
vigilanza ovvero che rientrino nel perimetro del consolidamento integrale o proporzionale. c)
modificazioni dello statuto che incidono su aspetti rilevanti dell’organizzazione aziendale (ad es.
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come raccolta del risparmio presso il pubblico; e) variazioni rilevanti della rete distributiva; f)
aumento e riduzione del capitale sociale; g) costituzione di un patrimonio destinato; h) fuori dai casi
previsti dall’art. 18 TUB, l’intenzione di operare in Stati diversi dall’Italia, nel rispetto delle
operazioni di cessione di aziende, rami d’azienda, beni e rapporti giuridici individuabili in blocco
realizzate tra soggetti che – anche in esito alla cessione stessa – non appartengono al medesimo
gruppo finanziario e il prezzo stabilito per la cessione superi il 10% del patrimonio di vigilanza
La vigilanza ispettiva
La Banca d’Italia può effettuare ispezioni presso gli intermediari finanziari con facoltà di
richiedere l’esibizione dei documenti e degli atti ritenuti necessari. Le ispezioni sono volte ad
accertare che l’attività degli Intermediari finanziari risponda a criteri di sana e prudente gestione e
Vigilanza. Gli accertamenti possono essere altresì rivolti a specifici settori dell’operatività
(generali) ovvero possono inoltre essere condotte ispezioni volte a verificare il rispetto delle
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descrizione circostanziata (c.d. costatazioni) dei fatti ed atti aziendali riscontrati, non in linea con i
criteri di corretta gestione ovvero con la normativa regolante l’esercizio dell’attività. Il rapporto
ricorrano i presupposti, si procede altresì alla contestazione formale delle irregolarità riscontrate.
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gruppo finanziario, in cui è definita la composizione del gruppo finanziario e la disciplina dell’albo
dei gruppi finanziari. Il perimetro del gruppo include gli intermediari finanziari, le società
All’interno del perimetro regolamentare la capogruppo svolge un ruolo di rilievo ai fini di vigilanza
società finanziarie — con sede legale in Italia e all'estero — e dalle banche extra-comunitarie
finanziari, dalle società finanziarie — con sede legale in Italia e all'estero — e dalle banche extra-
comunitarie controllati dalla capogruppo, quando tra essi vi sia almeno un intermediario finanziario.
a) l’intermediario finanziario che controlli almeno una società finanziaria e non sia
controllato da altro intermediario finanziario o società finanziaria che possa essere considerata
capogruppo;
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b) la società finanziaria con sede legale in Italia, purché sussistano le seguenti condizioni:
b1. la finanziaria controlli almeno un intermediario finanziario italiano e non sia controllata
da altro intermediario finanziario o società finanziaria che possa essere considerata capogruppo;
b3. nell'insieme delle società controllate dalla finanziaria risulti “prevalente” l’attività di
quelle finanziarie;
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imprese. Dopo la stipula dell’atto costitutivo e prima di dare corso al procedimento di iscrizione nel
registro delle imprese, gli amministratori inoltrano la domanda di autorizzazione alla Banca d’Italia.
Premessa
attività, la descrizione delle linee guida, la relazione previsionale sui profili tecnici e di adeguatezza
Il programma di attività
triennio. Tale documento va redatto avendo riguardo alla complessità operativa, dimensionale e
proporzionalità”).
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espansione in altre aree nonché il posizionamento sul mercato, incluse le quote di mercato attese
finanziario;
svalutazione;
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b. il calcolo dei requisiti prudenziali relativi ai rischi di primo pilastro, con evidenza delle
c. la stima del fabbisogno patrimoniale a fronte dei rischi di secondo pilastro cui la società
risulta esposta.
La Relazione individua altresì scenari avversi rispetto alle ipotesi di base formulate e
descrive i relativi impatti economici e patrimoniali, rappresentandone gli effetti sui profili
prudenziali; in tale ambito, la società individua le azioni rafforzamento patrimoniale necessarie, con
particolare riferimento alle soluzioni organizzative scelte per assicurare l’efficienza dell’azione
aziendale, la dialettica nel processo decisionale, nel rispetto di specifiche previsioni. In particolare:
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riferimento a composizione, ambiti di responsabilità, compiti e deleghe assegnate agli organi con
3. saranno descritti i processi che conducono alle decisioni di ingresso in nuovi mercati o
organi aziendali ai fini dell’adempimento delle rispettive funzioni, con specifica identificazione dei
soggetti responsabili. Evidenziare responsabili, tempistica e contenuto minimo dei flussi informativi
aziendale (includendo anche l’eventuale rete periferica, con indicazione dei nominativi dei preposti
alle varie unità, nonché il tipo di rapporto esistente con detti preposti o altri collaboratori diretti o
relativi limiti operativi, le modalità di controllo del delegante sull’azione del delegato;
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dei gruppi finanziari, in caso di accentramento, in tutto o in parte delle funzioni di controllo in capo
alla capogruppo, saranno descritte le modalità organizzative adottate per assicurare il rispetto dei
requisiti specifici;
controlli sui rischi assunti o assumibili nei diversi ambiti di operatività dell’intermediario, nonché
sui flussi informativi che devono essere assicurati agli organi aziendali. A tal fine si trasmetteranno
o saranno illustrati i presidi organizzativi idonei ad assicurare agli outsourcers una piena
accessibilità a tutte le informazioni utili per la valutazione dei processi e dei rischi nei limiti dei
compiti affidati;
o saranno descritte le modalità e la frequenza con la quale gli organi aziendali verificano
l’autonomia e l’indipendenza;
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o andranno indicati il numero delle filiali e descriverne i relativi ambiti operativi, dotazione
o saranno illustrati il numero di soggetti esterni di cui si avvale per la distribuzione dei
prodotti, allegando alla relazione un’attestazione circa l’iscrizione di tali soggetti ai rispettivi albi;
informativi.
Relativamente alla Gestione dei rischi, saranno descritti per ciascuna tipologia di rischio
Rischio di credito
tassi, ecc.); sarà descritto il processo che presiede all’erogazione dei crediti, indicando i criteri
utilizzati per la misurazione del rischio di credito e le fonti informative e tecniche di supporto alla
valutazione del merito di credito, trasmettendo il relativo regolamento dal quale risultino in
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particolare i soggetti a vario titolo coinvolti; saranno descritte le competenze deliberative nella fase
meccanismi di controllo e coordinamento adottati in caso di delega alle filiali di compiti istruttori,
con particolare riferimento alle attività relative alla valutazione del merito creditizio; saranno
Rischio di riciclaggio
professionale;
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Rischio di mercato
diverse tipologie
Rischio di liquidità
Altri Rischi
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saranno descritte le specifiche procedure poste in essere nel caso di utilizzo di reti
Per quanto concerne i Sistemi informativi, saranno descritte le caratteristiche del sistema
informativo in relazione alla propria dimensione operativa e al fabbisogno informativo degli organi
aziendali per assumere decisioni consapevoli e coerenti con gli obiettivi aziendali. A tal fine,
illustrati i presidi logici e fisici approntati per garantire la sicurezza del sistema
informatico e la riservatezza dei dati (individuazione dei soggetti abilitati, gestione di userid e
professionale;
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finanziamenti se verifica l’esistenza delle condizioni atte a garantire la sana e prudente gestione
b) presenza della sede legale e della direzione generale dell’intermediario finanziario nel
disposizioni vigenti;
riferimento:
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o a eventuali stretti legami tra l’intermediario finanziario, o i soggetti del suo gruppo di
a) l’adeguatezza del programma di attività rispetto agli obiettivi di sviluppo e alle attività
programmate;
Bankitalia in base agli esiti delle verifiche effettuate circa la sussistenza delle condizioni per
prudente gestione dell’istituto e il regolare funzionamento del sistema dei pagamenti - rilascia o
nega l’autorizzazione entro novanta giorni dalla data di ricevimento della domanda, corredata dalla
richiesta documentazione.
L’intermediario finanziario, una volta ottenuta l’autorizzazione inoltra alla Banca d’Italia il
certificato che attesta la data di iscrizione della società nel registro delle imprese; la Banca d’Italia
iscrive quindi l’intermediario all’albo degli intermediari finanziari di cui all’art. 107 TUB.
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delle attività indicate nell’art. 106 TUB, da parte dei soggetti aventi sede legale all’estero. Nello
specifico, gli intermediari finanziari comunitari non ammessi al mutuo riconoscimento, possono
esercitare le attività indicate nell’art. 106 TUB previa autorizzazione di Bankitalia e iscrizione
nell’Albo di cui al medesimo art. 106. Gli intermediari finanziari esteri “non comunitari” possono
altresì svolgere le attività previste dall’art. 106 TUB attraverso una “propria filiazione” autorizzata
dalla Banca d'Italia all’esercizio dell’attività di concessione di finanziamenti, ai sensi dell’art. 107
TUB.
attività indicate nell'art. 106, TUB, alle condizioni previste dall'articolo 18 e con le modalità di cui
agli articoli 15, comma 3 o 16, comma 3 del medesimo Testo Unico.
autorizzazione della Banca d'Italia ai sensi dell'articolo 107 del Testo Unico, iscrizione nell'albo
subordinata a possesso dei requisiti previsti dall'articolo 107, comma l, lettere d) e f), e al ricorrere
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al capitale sociale richiesto agli intermediari finanziari aventi sede legale in Italia; il versamento del
fondo di dotazione della stabile organizzazione è attestato dalla direzione generale della banca
organizzazione, dei requisiti previsti. per gli esponenti aziendali ai sensi dall'articolo 110, TUB;
nell'intermediario finanziario comunitario dei requisiti previsti ai sensi dell'articolo 110, TUB.
autorizzate della Banca d'Italia ai sensi dell'articolo 107, TUB, e iscritte nell'albo previsto
dall'articolo 106, TUB: l'autorizzazione è subordinata al possesso dei requisiti previsti dall'articolo
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1. rinuncia all’autorizzazione;
2. non si serve dell’autorizzazione entro dodici mesi dall’iscrizione all’albo. Prima della
scadenza di tale termine, l’intermediario può chiedere alla Banca d’Italia, in presenza di giustificate
Al di fuori delle ipotesi di cui all’art. 113-ter TUB, Bankitalia revoca l’autorizzazione
dell’autorizzazione previste.
Bankitalia procede quindi alla cancellazione dall'albo degli intermediari finanziari nei
seguenti casi:
1. autorizzazione revocata;
3. scioglimento volontario;
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VIGILANZA INFORMATIVA
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Sitografia
IL QUADRO NORMATIVO DEL NUOVO INTERMEDIARIO FINANZIARIO
http://www.bancaditalia.it/interventi/altri_int/2012/baldinelli-1-2-2012.pdf.
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“CONCORRENZA E TUTELA DEL
CONSUMATORE DI SERVIZI FINANZIARI”
Indice
1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO ------------------------------------------------------------------------- 5
3 RUOLO DELLA BANCA D’ITALIA: REGOLE, CONTROLLI E INTERVENTI ----------------------------- 8
4 PROSPETTIVE---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13
5 ARBITRO BANCARIO FINANZIARIO --------------------------------------------------------------------------------- 17
6 TUTELA DEI CONSUMATORI NEI SERVIZI FINANZIARI, IN AMBITO UNIONE EUROPEA ------- 19
7 PAROLE CHIAVE DELLA LEZIONE ---------------------------------------------------------------------------------- 27
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 28
SITOGRAFIA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 29
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consumatore di servizi finanziari
1 Premessa
La Direttiva 2004/39 del Parlamento Europeo “Markets in Financial Instruments Directive”
(MiFID) riconosce che a causa dell’intensificarsi delle attività degli intermediari, le situazioni di
conflitto di interesse sono fisiologiche e che è impossibile eliminarle a priori. Gli intermediari,
pertanto, sono tenuti ad adottare una politica aziendale (conflict policy) per individuare le
identificati possano incidere negativamente sugli interessi dei clienti, tenendo conto della propria
In particolare, la normativa contenuta nella sopraccitata Direttiva prevede che nella prestazione dei
servizi di investimento ed accessori l’intermediario deve elaborare in forma scritta una politica di
- informi chiaramente il cliente della natura generale e/o delle fonti di tali conflitti, qualora i
presidi predisposti per la gestione delle fattispecie di conflitto individuate non siano sufficienti ad
assicurare con ragionevole certezza che il rischio di nuocere agli interessi dei clienti sia evitato;
investimento o accessori per i quali sia sorto o possa sorgere un conflitto di interesse che rischia di
ledere gravemente gli interessi di uno o più clienti. I riferimenti normativi in materia sono di seguito
elencati:
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Interesse”.
Direttiva 2006/73/CE (L2): Considerando 24; 25; 26; 27; 29; 30; 32; art. 21 “Conflitti di
conflitti di interesse”; art. 23 “Registro dei servizi o delle attività che danno origine a
suoi servizi”
interesse.
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sistema organico di tutele nei confronti dei clienti finali: depositanti, utenti di servizi di pagamento,
imprese e consumatori che chiedono finanziamenti. Questa tendenza si è consolidata con il decreto
legislativo n. 11/2010 in materia di servizi di pagamento (che ha recepito la c.d. direttiva PSD 1) e
più ancora con il decreto legislativo n. 141/2010 (di recepimento della Direttiva sul credito a
contrattuali e la correttezza dei rapporti tra intermediari e clientela quale finalità autonoma
dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia, accanto ai tradizionali obiettivi della supervisione
prudenziale. La tutela dei clienti rientra così tra gli interessi pubblici perseguiti dalla disciplina di
vengono ampliati e resi più stringenti gli obblighi di trasparenza e correttezza che
l’intermediario è tenuto a osservare nella conduzione del rapporto con il cliente (dalla fase
valutarne l’adeguatezza rispetto alle proprie esigenze e alla propria situazione finanziaria
consultazioni di banche dati sul merito creditizio; nuovi obblighi di trasparenza anche a carico
1
Direttiva 2007/64/CE sui servizi di pagamento nel mercato interno.
2
Direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori.
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La Banca d’Italia viene dotata di nuovi e più pervasivi strumenti di intervento per assicurare il
rispetto delle norme. I poteri sanzionatori riguardano non più solo le norme in materia di
contrattuali, comunicazioni periodiche al cliente, ecc.). Sono stati introdotti poteri inibitori.
Le sanzioni per ogni singola violazione possono arrivare sino a € 65.000, comminabili nei
confronti dei responsabili aziendali e anche dei dipendenti dell’intermediario; i poteri inibitori,
delle somme indebitamente percepite dall’intermediario; può essere disposta la sospensione in via
Da ultimo, i decreti “Salva Italia” (d.l. n. 201/2011) e “Cresci Italia” (d.l. n. 1/2012) hanno
attribuito alla Banca d’Italia poteri regolamentari e di controllo in materia di “conto corrente di
categoria del settore, ha stipulato una Convenzione per la definizione delle caratteristiche del
“conto corrente di base” che ciascun intermediario deve offrire ai consumatori a fronte di un
svantaggiati nei confronti dei quali il conto di base è offerto senza spese;
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in materia di remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti, sulla base dello schema
predisposto e messo in consultazione dalla Banca d’Italia, è stato adottato il 30 giugno scorso il
decreto n. 664/20123, che estende il nuovo regime delle commissioni anche ai conti di
pagamento e alle carte di credito, stabilisce le ipotesi in cui, a fronte di utilizzi occasionali e di
ammontare limitato, nessuna commissione può essere addebitata ai consumatori, impone agli
commissione di istruttoria veloce e rimette alla Banca d’Italia il potere di adottare disposizioni
3
Il decreto è stato adottato in via d’urgenza dal Ministro dell’Economia e delle Finanze in qualità di Presidente del
CICR.
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contrattuali fra banche e clienti, aggiornandole e adeguandole poi via via per tener conto
fanno perno su due leve: innalzare il grado di comprensibilità e comparabilità dei documenti
destinati agli utenti, così favorendo la concorrenza; chiedere agli intermediari di introdurre e
mantenere presidi organizzativi interni per meglio perseguire questi scopi, proporzionati al tipo di
insufficienze di tutela, le disposizioni emanate dalla Banca d’Italia – in coerenza con la citata
normativa del TUB – richiamano i principi generali della buona fede e correttezza.
L’intervento della Banca d’Italia a tutela degli utenti dei servizi bancari e finanziari si basa
su un sistema di controlli di tipo integrato (cartolare e ispettivo) che riguarda sia i singoli
intermediari sia il sistema nel suo complesso. Sui singoli intermediari vengono regolarmente
condotti:
accertamenti on site a spettro esteso presso le direzioni generali di banche, da cui promanano
le scelte strategiche e gli indirizzi alle strutture periferiche e alla rete di vendita (ne sono
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analisi delle criticità del sistema desumibili dagli esposti presentati dalla clientela bancaria
(nel 2011 sono pervenuti alla Banca d’Italia 6.560 esposti, con un incremento di oltre il 15%
rispetto al 2010);
Sulla base dei controlli svolti, la Banca d’Italia ha richiamato numerosi intermediari a una
più scrupolosa osservanza della disciplina di trasparenza, invitandoli a far conoscere alla Vigilanza
gli interventi – anche di carattere organizzativo – adottati al fine di superare le lacune emerse.
Nel 2011 sono stati adottati 25 provvedimenti sanzionatori per violazioni in materia di
trasparenza e correttezza nei rapporti con la clientela e sono stati avviati 23 nuovi procedimenti per
violazioni della stessa natura. Nei primi mesi del 2012, la Banca d’Italia ha anche avviato, nei
confronti di due intermediari, procedimenti amministrativi ai sensi dell’art. 128-ter del TUB,
finalizzati alla restituzione di somme indebitamente percepite; i procedimenti sono stati poi
archiviati solo in quanto gli intermediari avevano nel frattempo provveduto a retrocedere ai clienti
finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione (comunicazioni del
commissioni sul prelievo di contanti allo sportello (lettera all’ABI dell’8 aprile 2011);
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rilascio di garanzie da parte di operatori non bancari privi delle necessarie autorizzazioni
verificare la conformità dei siti internet delle banche e degli altri intermediari alla normativa
Perché le tutele previste dalla normativa siano efficaci è necessario che il singolo
consumatore possa valersene facilmente in ogni singola controversia: per questo nel 2009 la Banca
d’Italia ha istituito l’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), che assicura decisioni rapide e imparziali,
con costi molto contenuti per il cliente. Si tratta di un sistema specialistico di risoluzione
stragiudiziale delle controversie nel settore bancario finanziario la cui rilevanza si sta rapidamente
affermando.
Nel 2011 sono pervenuti all’ABF 3.578 ricorsi (+5% rispetto al periodo 2009-2010) e sono
state adottate 2.760 decisioni (1788 nel 2010). Dei 2.760 ricorsi giunti a decisione nel 2011, quasi
due terzi hanno avuto un esito favorevole per il cliente (attraverso una pronuncia che gli ha dato, in
tutto o in parte, ragione) o comunque una conclusione soddisfacente per i suoi interessi (cessazione
della materia del contendere). Dall’inizio dell’operatività del sistema si sono verificati tre soli casi
di inadempienza alle decisioni dei Collegi da parte, peraltro, di soggetti non più operanti sul
mercato.
Spetta poi agli Uffici reclami degli intermediari – che rappresentano il primo presidio a
tutela della clientela – verificare se la questione sollevata dal cliente rientri in fattispecie analoghe a
quelle già esaminate dall’ABF e tener conto degli orientamenti già maturati. L’efficace
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funzionamento degli uffici reclami è oggetto di valutazione da parte della Vigilanza, sia sotto il
profilo dell’adeguatezza degli assetti organizzativi, sia sul piano dell’effettivo grado di trasparenza
L’azione della Banca d’Italia si avvale poi del confronto costante con le Associazioni di
nella fase di predisposizione delle regole, attraverso la partecipazione delle Associazioni alla
abbiamo partecipato all’iniziativa comunitaria di verifica dei siti internet degli operatori
collaborazione tra le Autorità aventi compiti di tutela dei consumatori nelle controversie
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Commissione Europea nel 2001 che riunisce i sistemi di risoluzione stragiudiziale delle
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4 Prospettive
La normativa del settore bancario e dell’intermediazione finanziaria, con il TUB, con le
delibere del CICR, con le disposizioni della Banca d’Italia, annovera ormai la tutela dei
consumatori di servizi bancari e finanziari come una sua parte integrante, specifica e completa. Le
fonti abilitano l’Autorità di settore, cioè la Banca d’Italia, a integrare ulteriormente la disciplina e a
offrire una tutela tempestiva ed efficace, perché operante sin dalla fase pre-contrattuale e basata su
Resta da affrontare la questione se, a seguito delle riforme legislative, la Banca d’Italia
bancari-finanziari, anche nella repressione delle pratiche commerciali scorrette poste in essere dalle
banche e dagli altri intermediari, o se quest’ultimo compito spetti all’Autorità Garante della
funzioni anche regolatorie. Occorreva capire se anche in tali settori la repressione delle pratiche
commerciali scorrette restasse affidata all’Autorità Antitrust; se invece tale compito dovesse essere
Il quesito ha trovato una risposta netta da parte del supremo giudice amministrativo, senza
dunque la necessità di un intervento del legislatore. L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato,
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settore4, purché ricorrano in concreto due condizioni: che tra gli interessi pubblici perseguiti dalla
disciplina di settore la tutela del consumatore sia esplicitamente prevista; che detta disciplina non
del buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.) postula in ciascun settore
l’accentramento dei poteri di controllo e repressivi in capo a una sola Autorità, sia per alleviare gli
oneri gravanti sugli operatori, sia per contenere i costi a carico della collettività. Si tratta di esigenze
Consiglio di Stato – in Adunanza Plenaria – si è sinora trovato ad affrontare un caso relativo alla
commercializzazione di carte di credito presso grandi magazzini da parte di una società finanziaria
disciplinato dalle norme del TUB antecedenti al recepimento (con il richiamato d.lgs. 141/2010)
della Direttiva sul credito ai consumatori5. Con riferimento a questa ipotesi, l’Adunanza Plenaria,
dopo aver rilevato che all’epoca non c’era una normativa di settore completa ed adeguata sotto il
profilo della tutela dei consumatori, ha affermato la competenza dell’Antitrust in materia di pratiche
commerciali scorrette. La stessa sentenza apre però la strada, per il futuro, alla soluzione opposta,
4
Consiglio di Stato (parere), sez. I, n. 3999/2008, che ha ritenuto la competenza esclusiva della CONSOB in materia di pratiche
commerciali scorrette nel settore dei servizi finanziari; Consiglio di Stato (sentenza), Ad. Plen., n. 11/2012 che nel settore delle
comunicazioni elettroniche ha affermato la competenza dell’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (AGCOM) per il contrasto
delle pratiche commerciali scorrette.
5
Consiglio di Stato (sentenza), Ad. Plen., n. 14/2012.
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Queste sentenze, in definitiva, applicano un comune criterio che fa perno su una diagnosi
concreta della disciplina di settore vigente e dell’attività svolta dalle diverse Autorità
Una pluralità di Autorità egualmente competenti nella tutela del consumatore bancario –
oltre a elevare il rischio di duplicazioni e sovrapposizioni, con potenziale lesione del principio del
ne bis in idem – può condurre a orientamenti difformi, lesivi delle aspettative sia dei consumatori
sia dei produttori di questi servizi a conoscere preventivamente l’esatto quadro dei diritti e degli
obblighi: rischi che possono essere mitigati ma non eliminati dalla stipula di protocolli d’intesa tra
le Autorità amministrative coinvolte, come ad esempio quello sottoscritto dalla Banca d’Italia e
La maggior parte dei settori economici non necessita di una regolamentazione specifica a
tutela del consumatore, bastando i presidi contemplati nella disciplina generale dettata dal Codice
del consumo. In tali casi è razionale ed efficiente affidare il controllo a un’Autorità amministrativa,
per così dire, “generalista” o, se si preferisce, “non dedicata”, quale è per definizione l’Autorità
garante della concorrenza, in grado di assicurare con la sua azione un adeguato livello di
Un discorso diverso va fatto – invece – in relazione ai settori, come quello bancario, che per
la portata degli interessi pubblici in gioco, per lo spiccato tecnicismo delle discipline speciali, per le
complesse implicazioni del rapporto tra consumatori e imprese, richiedono un’Autorità che vigili
costantemente sugli operatori e assicuri l’adeguamento, nel continuo, della regolamentazione che
quegli stessi operatori sono chiamati a osservare: un’Autorità che può al tempo stesso garantire la
tutela dei consumatori in piena sinergia con l’azione di vigilanza prudenziale, attenta alla stabilità
dell’intermediario.
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La stabilità di una banca è condizione necessaria della fiducia dei suoi clienti; tutelando
questi da pratiche commerciali scorrette la si accresce, con ciò perseguendo anche gli obiettivi di
stabilità ed efficienza del sistema finanziario che sono attribuiti alla Banca d’Italia dall’art. 5 del
TUB.
Il sistema dei controlli pubblici non può comunque prescindere da una convinta azione degli
intermediari, che debbono considerare la trasparenza e la correttezza nei confronti degli utenti valori
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La composizione di ciascun Collegio assicura che siano rappresentati gli interessi dei diversi
consumatori).
Il Presidente resta in carica per cinque anni e gli altri membri per tre anni; il mandato è
rinnovabile una sola volta. Tutti i componenti devono possedere requisiti di esperienza,
svolta da personale della Banca d'Italia. Le tre segreterie tecniche hanno il compito di:
ricevere ed esaminare il ricorso, verificando in primo luogo che sia completo, regolare e
presentato all'intermediario
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L'Arbitro Bancario Finanziario (ABF) è stato istituito nel 2009 in attuazione dell'articolo
128-bis del Testo unico bancario (TUB), introdotto dalla legge sul risparmio (legge n. 262/2005).
Il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR) - che opera presso il Ministero
dell'Economia e delle Finanze - con Delibera del 29 luglio 2008 ha stabilito i criteri per lo
svolgimento delle procedure di risoluzione delle controversie e ha affidato alla Banca d'Italia il
In applicazione della Delibera del CICR la Banca d'Italia ha adottato le disposizioni che regolano il
funzionamento del sistema stragiudiziale ABF nel suo complesso (Normativa - Funzionamento
dell'ABF).
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L’accesso dei consumatori ai conti di pagamento di base dovrebbe essere garantito in tutti i
paesi dell’Unione europea (UE). In tale ottica, la Commissione presenta i principi generali
sull’accesso a un conto di pagamento di base (Testo rilevante ai fini del SEE) [GU L 190 del
21.7.2011].
avere la facoltà di aprire e disporre di un conto di pagamento di base, indipendentemente dalla loro
raccomanda che, in ciascuno Stato membro, almeno un prestatore di servizi di pagamento * offra
tale servizio.
di pagamento;
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L'acquisto di servizi accessori non dovrebbe costituire una condizione d’accesso al conto di
pagamento di base.
Gli Stati membri dovrebbero garantire che il conto di pagamento di base sia offerto
gratuitamente o con una spesa ragionevole. Ove non sia prevista la gratuità, l’entità totale delle
spese applicate per l’utilizzo dei servizi di pagamento minimo dovrebbe essere ragionevole.
In ogni caso, tutte le altre spese previste in relazione al contratto del conto, comprese quelle
applicate per il mancato rispetto degli obblighi contrattuali da parte del consumatore, dovrebbero
essere ragionevoli.
L’entità delle spese applicate al consumatore dovrebbe essere calcolata sulla base:
della media delle commissioni applicate ai conti di pagamento in tale Stato membro;
dei costi complessivi di un conto di pagamento di base sopportati dal prestatore del servizio.
Gli Stati membri dovrebbero designare autorità indipendenti dai prestatori dei servizi,
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controversia.
Informazioni ai consumatori
Il prestatore che rifiuti una richiesta di apertura del conto dovrebbe giustificare tale rifiuto e
informarne il consumatore per iscritto. Tuttavia, tale diritto di informazione può essere limitato
mediante misure legislative per motivi di pubblica sicurezza o di ordine pubblico. I prestatori
dovrebbero fornire informazioni adeguate in relazione alle caratteristiche specifiche dei conti
offerti, alle spese addebitate e alle relative condizioni d’uso. Gli Stati membri dovrebbero lanciare
pagamento. A tal fine, essa sostituisce le norme nazionali in vigore nei 27 Stati membri con un
ATTO - Direttiva 2007/64/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre
2007, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 97/7/CE,
2002/65/CE, 2005/60/CE e 2006/48/CE, che abroga la direttiva 97/5/CE [Cfr. atti modificativi].
SINTESI
mercato integrato dei pagamenti, nel quale saranno eliminati gli ostacoli all'ingresso di nuovi
prestatori di servizi. Inoltre, essa mira a rafforzare la concorrenza e a offrire agli utenti una scelta
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più ampia. Infine essa assicura un livello di protezione elevato grazie alla previsione di obblighi in
materia di informazione e grazie alla definizione dei diritti e dei doveri degli utenti e dei prestatori
di servizi di pagamento.
Ambito di applicazione
i pagamenti effettuati in euro o in altre monete nazionali dell'Unione europea (UE). Infine, la
direttiva non si applica alle operazioni di pagamento effettuate in contanti o con assegno cartaceo, e
disciplina la concessione di crediti da parte degli istituti di pagamento solo se strettamente connessi
a servizi di pagamento.
gli enti creditizi (ai sensi della direttiva riguardante "l’accesso all’attività degli enti
creditizi"), ivi inclusi le succursali e gli enti creditizi con sede nell’UE o al di fuori dell’UE;
gli istituti di moneta elettronica (ai sensi della direttiva riguardante l'"attività e la vigilanza
gli istituti di pagamento (persone fisiche o giuridiche che avranno ottenuto l'autorizzazione
in quanto tali);
la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali ove non agiscano in quanto autorità
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gli Stati membri o le rispettive autorità regionali e locali ove non agiscano in quanto autorità
pubbliche.
origine, viene concessa unicamente alle persone giuridiche stabilite in uno Stato membro. La
contabili, dei meccanismi di controllo interno, delle procedure di gestione dei rischi,
l'autorizzazione se non sono convinte dell'idoneità degli azionisti o dei soci che detengono
partecipazioni qualificate.
dell'autorizzazione, un capitale iniziale, il cui importo varia in funzione del servizio di pagamento
ritiro dell'autorizzazione deve essere motivato, notificato agli interessati e reso pubblico.
L'autorizzazione in quanto istituto di pagamento è valida in tutti gli Stati membri e viene
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Autorità competenti
Gli Stati membri devono designare le autorità responsabili della vigilanza degli istituti di
pagamento. Deve trattarsi di organismi pubblici o riconosciuti dal diritto nazionale o di autorità
pubbliche competenti a tal fine, indipendenti rispetto agli operatori economici. Le autorità
Esse sono autorizzate a esigere dagli istituti di pagamento tutte le informazioni necessarie ai
istituti di pagamento.
servizi di pagamento sia nelle operazioni di pagamento a carattere isolato, sia in quelle disciplinate
prestatore e dell'utente, spese, indicazione della legge applicabile, delle procedure di ricorso
e reclamo, ecc.);
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informazioni per il beneficiario dopo il ricevimento dei fondi (riferimento del pagatore,
La direttiva introduce norme riguardanti i diritti e gli obblighi degli utenti dei servizi di
pagamento, ad esempio:
moneta di uno Stato membro non appartenente all’area dell’euro e se il pagamento comporta
una sola conversione tra euro e la moneta ufficiale di uno Stato membro non appartenente
all’area dell’euro, l'importo dell'ordine di pagamento deve essere accreditato sul conto di
pagamento del beneficiario entro la fine del primo giorno lavorativo successivo al momento
dell'accettazione. Nel periodo transitorio che scade il 1° gennaio 2012, il pagatore può
concordare con il suo prestatore di servizi di pagamento un termine non superiore a tre
giorni;
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strumento di pagamento (a concorrenza massima di 150 euro). Questa norma non si applica
indicato nell'ordine di pagamento deve essere accreditata sul conto del beneficiario, senza
deduzioni;
doveva esserlo;
possibilità di rifiutare un pagamento che gli è stato attribuito per errore. Inoltre, spetta al
inconvenienti.
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CONSUMATORE
TUTELA
CONFLITTO DI INTERESSI
TRASPARENZA
CONTROLLI
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Bibliografia
della Banca d’Italia - Intervento del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Salvatore
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Sitografia
http://www.arbitrobancariofinanziario.it/
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“INVESTIRE I PROPRI RISPARMI.
CONSOB”
Indice
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1 Perché investire
Il risparmio accumulato in una nazione assicura benefici per l’intero sistema economico,
per i quali il risparmio assolve alla funzione di accantonare ricchezza per i bisogni futuri. Questa
funzione, anche a causa dei cambiamenti già avvenuti nel sistema previdenziale, sta assumendo
rilevanza sempre maggiore. La nostra idea di prestazioni pensionistiche è legata a quello che
abbiamo visto succedere con i nostri genitori (o nonni), la cui “pensione” era quasi pari all’ultimo
stipendio. Per molti di noi, invece, non sarà così: quanto riceveremo non ci assicurerà il tenore di
vita cui saremo abituati e potrebbe non garantirci un’esistenza sufficientemente dignitosa. I
lavoratori di oggi, pertanto, se vogliono assicurarsi una vecchiaia serena dovranno destinarvi parte
dei propri risparmi, per fare in modo che alle inevitabili difficoltà fisiche, psicologiche e affettive di
questa fase della vita non si sommino anche difficoltà economiche. Ma se il risparmio è così
importante, perché a volte non si dedica la dovuta attenzione al suo investimento, la stessa
attenzione che invece si dedica ad acquisti di minore importanza? Facciamo un esempio: l’acquisto
economicità d’uso;
- si assumono informazioni sulle marche e sui modelli presenti sul mercato per valutare
- scelto il modello, si visitano più concessionari ufficiali alla ricerca della migliore offerta;
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- si valutano attentamente offerte troppo allettanti, per scoprire “quel che c’è sotto”;
- si presta attenzione alle clausole de contratto di acquisto (consegna, garanzia, ritiro usato,
ecc.).
Ecco. Questo è il percorso giusto e razionale per chi intende impegnare una certa cifra in un
bene di una certa importanza. A maggior ragione un percorso analogo deve essere seguito da chi si
accinge ad investire cifre spesso maggiori e destinate a soddisfare bisogni ben più importanti di
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Non siamo tutti uguali e neanche lo sono gli avvenimenti che ci riguardano. Ognuno ha
degli obiettivi finanziari che derivano dalle nostre esigenze e preferenze in materia di investimenti.
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Un’attenta definizione degli obiettivi ci consente di stabilire quando avremo bisogno del
denaro investito e il livello dei rendimenti attesi, ovviamente in relazione al rischio che siamo
disposti ad assumerci.
L'orizzonte temporale è il periodo di tempo per il quale intendiamo rinunciare alle nostre
Esso dipende dalle situazioni soggettive. Ad esempio, le esigenze possono essere di breve
periodo, quali il pagamento delle tasse, o di lungo periodo, come l'acquisto di una casa tra qualche
anno. L'orizzonte temporale dipende anche dall'età del risparmiatore: ad esempio, nell'investimento
sessantenne.
basso rischio e, quindi, tenda soprattutto a conservare il capitale: il breve periodo temporale,
rischio lo consenta, accettare rischi maggiori per conseguire maggiori guadagni: il lungo orizzonte
temporale rende infatti possibile compensare eventuali perdite dovute ad andamenti negativi dei
mercati.
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patrimoniali dovute all'andamento negativo del mercato: quanto più siamo propensi al
tolleranza al rischio, quantificando la percentuale del patrimonio investito che siamo disposti a
realizzeranno.
Quanto più tolleriamo il rischio, tanto più possiamo scegliere investimenti il cui valore può
subire forti oscillazioni, come ad esempio i titoli azionari. Se, invece, soffriamo al solo pensiero di
vedere diminuire il nostro patrimonio, allora sono preferibili investimenti più tranquilli, come, ad
dall'andamento dei mercati finanziari, che può variare repentinamente, interrompendo prolungati
periodi positivi. E soprattutto, si deve essere consapevoli che a maggiori rendimenti corrispondono
maggiori rischi.
informazioni in materia finanziaria si assumono come per qualsiasi altra materia: leggendo giornali,
riviste, libri, ascoltando trasmissioni radio e televisive, parlando con persone più esperte di noi e
navigando su internet. Anche il sito Consob è una ricca fonte di dati e notizie. Siccome, però, in
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essere obbligatoriamente consegnati dei documenti come, ad esempio, il prospetto informativo o gli
documentazione. Purtroppo, però, a volte capita di leggerla solo dopo, per scoprire troppo tardi che
Nel nostro Paese gli intermediari (banche, imprese di investimento ecc.) devono essere
L'autorizzazione, infatti, viene rilasciata solo in presenza dei requisiti richiesti e gli intermediari
possiamo impiegare, sotto varie forme, i nostri risparmi in prodotti finanziari. I servizi e le attività
di investimento, puntualmente individuati dalla legge (Testo Unico della finanza - la principale
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dell'emittente;
d) gestione di portafogli;
Tutti i servizi di investimento hanno ad oggetto strumenti finanziari, termine con il quale ci
si riferisce ad azioni, obbligazioni, titoli di Stato, quote di fondi, contratti e strumenti derivati, ecc.,
ossia quegli strumenti attraverso i quali è possibile effettuare investimenti di natura finanziaria. Per
saperne di più è disponibile, anche sul sito www.consob.it, una iniziativa relativa ai servizi di
investimento.
possedute dalle autorità di vigilanza; altrimenti possiamo contattare le autorità stesse con i mezzi
tradizionali. L’autorizzazione è rilasciata dalla Consob o dalla Banca d'Italia, secondo quanto
previsto dal Testo Unico della finanza (d.lgs. n. 58 del 1998). Gli intermediari abilitati ad offrire
possono essere autorizzate dalla Consob ad offrire tutti i servizi di investimento. La verifica può
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essere fatta consultando l’albo tenuto dalla Consob, pubblicato nella sezione Intermediari del sito
www.consob.it;
- banche italiane: possono essere autorizzate dalla Banca d'Italia ad offrire tutti i servizi di
investimento. La verifica può essere fatta consultando l’albo tenuto dalla Banca d’Italia, pubblicato
investimento; la verifica può essere fatta consultando l’albo tenuto dalla Banca d’Italia, pubblicato
SGR
Le Società di gestione del risparmio (SGR) sono, insieme alle SICAV, gli unici soggetti che
possono svolgere l'attività di gestione collettiva del risparmio (e cioè gestire fondi comuni di
investimento). Sono, anzi, società specializzate nell’attività di gestione, in quanto, oltre alla
gestione collettiva e alle relative attività connesse e strumentali, possono svolgere solo l'attività di
investimenti. Per operare devono essere autorizzate dalla Banca d'Italia (sentita la Consob), la quale
rilascerà l'autorizzazione solo in presenza dei requisiti previsti per legge (art. 40, comma 1, del
Testo Unico della finanza). Fra questi, si sottolinea l'ammontare del capitale sopra un certo valore
(stabilito dalla Banca d'Italia con provvedimento del 14 aprile 2005), il fatto che gli amministratori,
(stabiliti dal Ministro dell'economia e delle finanze con d.m. 11 novembre 1998, n. 468) e che gli
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azionisti abbiano i requisiti di onorabilità sempre determinati dal Ministro dell'economia e delle
finanze con lo stesso decreto. L'obiettivo di queste regole è far sì che l'attività di gestione, per la sua
rilevanza economica e sociale, venga svolta da soggetti qualificati. Inoltre, il legislatore ha anche
posto delle regole di condotta a questi soggetti, contenute nell'art. 34 del Testo Unico della finanza
e nel regolamento intermediari della Consob. In particolare: devono operare con diligenza,
correttezza e trasparenza nell'interesse dei partecipanti ai fondi; organizzarsi in modo tale da ridurre
al minimo il rischio di conflitti di interesse; adottare misure idonee a salvaguardare i diritti dei
partecipanti ai fondi.
- intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto dall'art. 107 del Testo Unico bancario e
tenuto dalla Banca d'Italia: possono essere autorizzati alla negoziazione per conto proprio ed
all’esecuzione degli ordini dei clienti (limitatamente agli strumenti finanziari derivati), nonché al
servizio di sottoscrizione o collocamento; la verifica può essere fatta consultando l’elenco tenuto
- banche di Paesi comunitari: possono offrire i servizi per i quali sono state autorizzate
dall'autorità di vigilanza del Paese d'origine; la verifica può essere fatta presso gli uffici della Banca
d'Italia;
- imprese di investimento di Paesi comunitari: possono offrire i servizi per i quali sono state
autorizzate dall'autorità di vigilanza del Paese d'origine; la verifica può esser fatta consultando
l’elenco tenuto dalla Consob, pubblicato nella sezione Intermediari del sito www.consob.it;
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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offrire tutti i servizi di investimento; la verifica può esser fatta consultando l’albo tenuto dalla
- banche extra-comunitarie: possono essere autorizzate dalla Banca d'Italia ad offrire tutti i
servizi di investimento; la verifica può essere fatta presso gli uffici della Banca d'Italia;
- agenti di cambio iscritti nel ruolo unico nazionale tenuto dal Ministero dell’economia e
delle finanze: possono svolgere l'attività di esecuzione di ordini, collocamento, gestione individuale
di portafogli, ricezione e trasmissione di ordini e consulenza; la verifica può essere fatta presso il
servizi di investimento o prodotti finanziari viene svolta "fuori sede" e quindi anche presso il
esame, in un albo tenuto dalla Consob e consultabile sul sito, sezione "Intermediari", dove il
ripensamento (detta anche di recesso) e recedere dal contratto senza spese. Questa facoltà si applica
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Queste regole si applicano anche alle sottoscrizioni presso i cosiddetti "negozi finanziari". Si
tratta, generalmente, degli uffici dei promotori finanziari, strutture dove questi si "appoggiano" per
Una volta accertato che chi abbiamo di fronte sia autorizzato, dobbiamo sfruttare
Abbiamo visto che per investire occorre essere consapevoli di più aspetti: in primo luogo le
nostre esigenze e preferenze e le caratteristiche dei prodotti finanziari che meglio possono
soddisfarle.
da una proficua collaborazione con l’intermediario che presta il servizio di investimento (banche e
profilo finanziario del cliente nonché di fornire, a sua volta, informazioni sull’investimento. Allo
stesso tempo, il cliente dovrebbe comunicare all’intermediario le proprie esigenze personali prima
Dallo spirito di collaborazione tra cliente e intermediario può senz'altro nascere una più
adeguata ed approfondita definizione degli obiettivi di investimento del singolo e, quindi, una più
Soprattutto se si tratta di prodotti particolarmente complessi. Esistono sul mercato molti prodotti
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caratterizzati da una struttura complessa, spesso con denominazioni fantasiose e con profili di
questioni:
complessi?
A questo punto dobbiamo ancora domandarci: fermo restando che a chi lo offre conviene
- dello scenario peggiore per noi e di quali conseguenze, in termini di mancato guadagno o
Se non riusciamo ad aver ben chiaro tutto questo asteniamoci dall’investire: è come giocare
una partita a carte con chi conosce le regole ed il valore delle singole carte mentre noi, invece, non
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Un famoso studioso disse che in economia non esistono pasti gratis. Un altro famoso
economista espresse il concetto che se ogni mattina possiamo acquistare il pane caldo non è per la
benevolenza del fornaio ma per il suo desiderio di guadagno. Noi che non siamo famosi economisti
E’ una regola ferrea, da cui non si scappa: la maggiore possibilità di guadagno la si paga con
il maggior rischio da sopportare, in quanto il guadagno si può tradurre in una perdita altrettanto
rilevante nel caso di andamento avverso del mercato di riferimento. Probabilmente ci sarà capitato,
soprattutto negli ultimi anni, di andare in banca, informarci del rendimento dei Bot, storcere un po’
Domanda legittima, doverosa per chi vuole impiegare al meglio i risparmi. Però dobbiamo
essere consapevoli che ogni attività che renda più di un titolo di Stato a breve (ovviamente di uno
E allora, prima di dirigerci verso l’investimento più remunerativo, dobbiamo capire in cosa
consiste la quota aggiuntiva di rischio, quali sono le condizioni (e la probabilità del loro verificarsi)
che potranno determinare conseguenze negative per noi e la natura e la misura di tali conseguenze.
Solo se abbiamo chiaro questo, possiamo correttamente valutare l’attività più rischiosa, e
decidere anche di acquistarla, consapevoli però del maggior rischio cui andiamo incontro, che altro
Per finire, esistono dei prodotti oggettivamente più rischiosi di altri. E' bene quindi:
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- considerare con estrema attenzione l'acquisto di titoli non quotati su mercati regolamentati:
per questi titoli è difficile verificare il prezzo di mercato e potrebbe essere non facile e penalizzante
la loro vendita. E' possibile verificare, almeno per le società italiane, se gli strumenti finanziari che
si intende acquistare sono nell'elenco dei titoli quotati sulle pagine economiche dei principali
quotidiani, oltre che sul sito www.borsaitaliana.it e su altri siti internet specializzati;
- valutare sempre molto attentamente l'acquisto di strumenti derivati (future, swap, contratti
a termine, opzioni - per un approfondimento vedi box in basso), obbligazioni strutturate e covered
warrant;
- essere molto cauti nel valutare proposte che coinvolgono intermediari, società o titoli di
Strumenti derivati
deriva dall’andamento del valore di una attività ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento
osservabile oggettivamente.
L’attività, ovvero l’evento, che possono essere di qualsiasi natura o genere, costituiscono il
matematiche – che lega il valore del derivato al sottostante costituisce il risultato finanziario
del derivato, anche detto “pay-off”. I prodotti derivati sono utilizzati, principalmente, per tre
finalità:
hedging);
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- conseguire un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul
Per saperne di più è disponibile sul sito www.consob.it una iniziativa sui Prodotti derivati
(elementi base)
Vale quanto appena già detto: nessuno dà nulla per nulla. Dobbiamo diffidare di proposte di
investimento che assicurano un rendimento molto alto e non in linea con quelli di mercato o "a
rischio zero". Alla promessa di alti rendimenti corrispondono di regola rischi molto elevati o, in
Stiamo alla larga dalle "catene di sant’Antonio", cioè da quelle proposte che promettono
guadagni legati alla successiva adesione di altri soggetti, che spesso devono essere convinti dallo
stesso investitore ad aderire. Queste "operazioni", infatti, non possono assicurare nessun tipo di
rendimento, essendo di norma alimentate esclusivamente dalla continuità delle adesioni. In altre
parole, nel momento in cui le nuove adesioni non sono più sufficienti a pagare gli "interessi" ai
Diffidiamo anche delle proposte di investimento vaghe e generiche, per le quali non sono
dettagliatamente illustrate le modalità di impiego dei soldi raccolti (che tipo di titoli verranno
acquistati, a quali prezzi, su quali mercati, con quali profili di rischio - di tasso di interesse, di
rischi).
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Questa regola non dovremmo neanche menzionarla, per quanto è ovvia. Eppure, spesso
capita di firmare contratti e moduli senza averli prima letti o, addirittura, senza che siano stati
E' una prassi pericolosissima, che apre la possibilità ad operatori disonesti di commettere
abusi che nei loro effetti potrebbero non discostarsi molto da quelli che possono verificarsi se
di pagamento previsti dal contratto. Nel caso si venga contattati da un promotore finanziario, poi,
non bisogna mai effettuare versamenti di denaro in contante, né con assegni privi di intestazione
oppure intestati al promotore; bisogna utilizzare sempre, invece, assegni bancari o circolari, intestati
(o girati) a nome dell'intermediario per il quale il promotore opera ovvero del soggetto i cui servizi
E' anche possibile utilizzare il bonifico o strumenti similari, ma anche in questo caso mai a
favore del promotore finanziario. Seguire queste prescrizioni diminuisce il rischio di brutte sorprese
contanti, assegni intestati in bianco, ovvero intestati all'intermediario senza la clausola di non
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risparmiatore. Non si tratta di casi di scuola, ma di casi realmente verificatisi, molte volte alla base
disonesti.
Il promotore deve sempre rilasciare copia al cliente dei documenti e degli atti da questo
sottoscritti.
Investire i propri risparmi non si esaurisce nel momento della scelta e dell’acquisto. Nel
tempo possono cambiare le caratteristiche del prodotto scelto (si pensi ad un’obbligazione il cui
emittente non sia più così solido) e possono cambiare le nostre esigenze (ad esempio, abbiamo
messo la testa a posto, vogliamo metter su famiglia invece di tenere tutti i nostri risparmi liquidi
Anche in questo caso l’informazione gioca un ruolo fondamentale: dobbiamo seguire i nostri
investimenti e acquisire il maggior numero di notizie. A questo fine, oltre alle notizie sulla stampa e
sugli altri mezzi di comunicazione di massa, dobbiamo attentamente leggere la documentazione che
interessanti. Ma vanno letti, perché ci informano sullo stato di salute del nostro investimento e ci
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Con la rete internet si sono moltiplicate le possibilità di contatto fra le persone, e quindi
Disporre operazioni dal proprio computer è comodo e veloce, senza essere poi
particolarmente complicato. Occorre utilizzare però qualche cautela per stare al riparo da brutte
sorprese.
Innanzi tutto, il codice utente e la password e altri dati relativi al nostro rapporto non devono
essere, mai, dati ad altre persone, neanche a quelle in cui riteniamo di poter riporre la massima
fiducia: sarebbe come consegnare un libretto di assegni già firmati. Attenzione, inoltre, a non
comunicarli inconsapevolmente, magari rispondendo a e-mail che sembrano provenire dalla nostra
Il fatto che un’operazione venga conclusa via internet non esclude che l’intermediario
rispetti le regole cui è tenuto. Lo farà con modalità diverse che, nella maggior parte dei casi,
consisteranno in messaggi a video e e-mail. Prestiamo attenzione, quindi, ad ogni messaggio che
tutela. Internet ha anche moltiplicato la possibilità di iniziative illecite. Se riceviamo una proposta
via e-mail, o se vogliamo aderire ad un’offerta su un sito internet, è bene fare qualche verifica in
più:
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- verificare che gli indirizzi forniti (telefono, fax e sede del soggetto) corrispondano
effettivamente a quelli del soggetto, avvalendosi magari dei servizi "elenco abbonati telefonici";
- verificare sempre direttamente presso l'autorità di vigilanza che il soggetto sia abilitato.
un'autorità pubblica o di link a siti di autorità di controllo non comporta alcuna assunzione di
conservarla.
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RENDIMENTO ATTESO
GRADO DI RISCHIO
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Bibliografia
Novembre 2007
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Sitografia
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-05-14/relazione-consob-vegas-
lancia-110722.shtml?uuid=AbXHvNcF
http://www.repubblica.it/economia/2014/05/05/news/vegas_consob_crisi_borsa-
85263748/?ref=NRCT--2
http://www.carilo.it/viewdoc.asp?co_id=57
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“GLOSSARIO DI ECONOMIA DEGLI
INTERMEDIARI FINANZIARI - ITALIANO”
Indice
1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 GLOSSARIO DELLA BANCA D’ITALIA, SISTEMA BANCARIO ----------------------------------------------- 4
3 GLOSSARIO DELLA BORSA ITALIANA ----------------------------------------------------------------------------- 10
4 GLOSSARIO TITOLI DI STATO, AZIONI, BOND ------------------------------------------------------------------ 16
5 GLOSSARIO INTERMEDIARI FINANZIARI ------------------------------------------------------------------------ 21
6 PAROLE CHIAVE DELLA LEZIONE ---------------------------------------------------------------------------------- 25
SITOGRAFIA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 26
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intermediari finanziari - Italiano
1 Premessa
Questa Dispensa è stata realizzata per rispondere ad una esigenza che scaturisce dalle
docente, pertanto, ritiene di fare cosa utile, realizzando questa Dispensa denominata, “GLOSSARIO
consistente di termini, tra i più diffusi e complessi degli strumenti finanziari. Tali termini sono tratti
da fonti autorevoli che saranno appositamente citate. Vengono messi a disposizione degli studenti,
ovviamente, anche i link, con i quali sarà possibile, auspicabilmente, la consultazione completa dei
singoli glossari. Va da sé che il presente Glossario rappresenta una esemplificazione tutt’altro che
esaustiva del fiorentissimo vocabolario del mondo della finanza e degli intermediari della finanza.
Infine, tutte le Dispense contengono un paragrafo dedicato al Glossario del tema trattato e,
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intermediari finanziari - Italiano
contabilità nazionale, le unità istituzionali le cui funzioni principali consistono nel produrre servizi
non destinabili alla vendita e nell’operare una redistribuzione del reddito e della ricchezza del
amministrazioni centrali dello Stato e gli enti economici, di assistenza e di ricerca, che estendono la
loro competenza su tutto il territorio del Paese (Stato, organi costituzionali, Anas, altri). Le
Amministrazioni locali comprendono gli enti pubblici la cui competenza è limitata a una sola parte
del territorio. Il sotto settore è articolato in: a) enti territoriali (Regioni, Province, Comuni); b)
commercio, industria, artigianato e agricoltura, enti provinciali per il turismo, istituti autonomi case
popolari, enti regionali di sviluppo, comunità montane, altri). Gli Enti di previdenza comprendono
le unità istituzionali centrali e locali la cui attività principale consiste nell’erogare prestazioni sociali
depositi e prestiti spa, classificata nelle statistiche armonizzate del Sistema europeo delle banche
centrali come “altra istituzione finanziaria monetaria”, rientrante nella categoria delle istituzioni
creditizie.
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intermediari finanziari - Italiano
aderenti all’Unione Monetaria Europea. Si riunisce periodicamente per analizzare la situazione delle
economie degli stati europei e per decidere di modificare il tasso ufficiale di sconto
CLASSIFICAZIONE IN CATEGORIE
Popolari 37
TOTALE 685
gruppi dimensionali è stata rivista nella Relazione sull’anno 2012; la classificazione per dimensioni
delle banche appartenenti a gruppi bancari si basa ora sulla dimensione del gruppo. La suddivisione
in classi dimensionali è effettuata sulla base della composizione dei gruppi bancari a dicembre 2013
e del totale dei fondi intermediati non consolidati a dicembre 2008. I Primi 5 gruppi includono
banche appartenenti ai gruppi UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena, UBI
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appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati, nell’ordine, superiori a 21,5
miliardi di euro, compresi tra 3,6 e 21,5 miliardi, inferiori a 3,6 miliardi.
Banche al 31.12.2013
Primi 5 gruppi 42
Piccole 42
Minori 472
TOTALE 685
calcola sommando al valore della Circolazione (vedi) i depositi in conto corrente delle istituzioni
creditizie residenti in Italia presso la Banca d’Italia e i depositi overnight delle stesse presso
l’Eurosistema.
con sede a Basilea, fondato nel 1930 in attuazione dell'Accordo dell'Aja dai governi di Belgio,
Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Le sue funzioni riguardano l'assistenza finanziaria alle
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europea che si occupa di investimenti pubblici o privati in linea con gli obiettivi dell'Unione.
la rispondenza patrimoniale, cioè il valore dei beni (specie immobili) posseduti dal
richiedente;
la capacità reddituale, ovvero il totale dei ricavi (per le aziende) o dei redditi personali (per i
privati);
FONDO DI GARANZIA PER LE PMI Il Fondo – istituito, in base all’art. 2, comma 100,
lettera a), della L. 23.12.1996, n. 662, dal Ministero delle Attività produttive (ora dello Sviluppo
natura di finanziamento ovvero partecipativa, a favore di piccole e medie imprese. Gli interventi del
intermediari finanziari iscritti nell’elenco speciale di cui all’ art. 107 del TUB e in “contro-
garanzie” a fronte delle garanzie rilasciate da confidi. Il Fondo rilascia garanzie per un importo
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multiplo rispetto alle risorse disponibili (“moltiplicatore”), nei limiti imposti dall’osservanza di uno
elettronica, alla prestazione di servizi di pagamento in regime di mutuo riconoscimento. Gli istituti
altri intermediari vigilati (requisiti all’accesso, regole sul capitale, presidi organizzativi); possono
concedere credito a breve termine in connessione con i servizi di pagamento prestati e svolgere altre
dalla società MTS, in cui vengono negoziati contratti pronti contro termine in titoli di Stato; è stato
istituito con DM 24.10.1997 e le negoziazioni hanno avuto inizio il 12.12.1997. I contratti pronti
contro termine consistono in una vendita di titoli a pronti e contestuale impegno di riacquisto a
prezzo è espresso in termini di tasso di interesse annuo. Esistono due tipi di contratti: general
collateral e special repo. Il primo, per il quale non viene indicato il titolo sottostante, ha come
controparte; il secondo tipo, che presenta di norma tassi di interesse più bassi del primo, ha come
tipologie di strumenti (bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento) che rappresentano servizi di
base standardizzati a cui i diversi intermediari potranno aggiungere funzionalità ulteriori. In ambito
EPC (vedi) sono stati definiti il SEPA Credit Transfer Scheme Rulebook e il SEPA Direct Debit
Scheme Rulebook, in cui sono descritte le regole, le prassi e gli standard interbancari relativi,
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rispettivamente, ai servizi di bonifico e di addebito diretto. Per le carte di pagamento invece è stato
denominato SEPA Cards Framework. Dal primo gennaio 2008 le carte di pagamento di nuova
emissione sono conformi agli standard SEPA che, tra l’altro, prevedono l’utilizzo della tecnologia
del micro-chip; il 28 gennaio 2008 è stato introdotto il bonifico SEPA e il 2 novembre 2009
contiene disposizioni che modificano il Trattato di Roma istitutivo della CEE e i Trattati istitutivi
della CECA e dell’EURATOM, nonché disposizioni relative alla politica estera e di sicurezza
comune e alla cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni. La parte III del Trattato
sulla UE riguarda la UEM. È stato modificato dal Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997 e da
quello di Nizza del 26 febbraio 2001. Si fa presente che il 13 dicembre 2007 i Capi di Stato e di
governo dei paesi della UE hanno firmato il Trattato di Lisbona, che ha rilevanti implicazioni per il
funzionamento delle istituzioni europee. Il Trattato è entrato in vigore il 1° dicembre 2009 ed è stato
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Università Telematica Pegaso Glossario di economia degli
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privilegiate, acquista, vende o compie operazioni (per conto proprio o di terzi) su strumenti
finanziari avvalendosi di quelle stesse informazioni, oppure comunica a terzi tali informazioni,
privilegiate grazie al fatto che partecipa al capitale di una società, è membro di organi di
amministrazione, direzione o controllo, oppure esercita una funzione (anche pubblica), una
Per informazione privilegiata (detta anche price sensitive) si intende un'informazione specifica di
contenuto determinato, di cui il pubblico non dispone, concernente strumenti finanziari o emittenti
di strumenti finanziari, che, se resa pubblica, sarebbe idonea a influenzarne sensibilmente il prezzo.
europeo); esso è disciplinato nel Decreto legislativo n° 58 del 24 febbraio 1998 (Testo Unico
recepimento della normativa europea sugli abusi di mercato, la direttiva 2003/6/CE). Tale disciplina
afferma che è punito con la reclusione da 3 a 8 anni e con una multa variabile da 200.000€ a
3.000.000€, chiunque utilizzi a proprio vantaggio (e a danno del mercato) tali informazioni e
chiunque compia le medesime operazioni dopo aver ottenuto, direttamente o indirettamente, tali
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mercato.
1998 n.58, in armonia con l'art. 2357 codice civile, che ne stabilisce le modalità e ne pone i vincoli.
Questi sono:
1) l’acquisto di azioni proprie avviene nei limiti degli utili distribuibili risultanti dall’ultimo bilancio
regolarmente approvato;
in particolare il numero massimo di azioni da acquistare, la durata, non superiore ai diciotto mesi,
4) in nessun caso il valore nominale delle azioni acquistate può eccedere la decima parte del
capitale sociale, tenendosi conto a tal fine anche delle azioni possedute da società controllate. Tali
limitazioni si applicano anche agli acquisti fatti per tramite di società fiduciaria o per interposta
persona.
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intermediari finanziari - Italiano
AGGIOTAGGIO
Definizione: Reato compiuto da colui che diffonde notizie false oppure pone in essere
operazioni simulate o altri artifici concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del
diffonde notizie false o pone in essere operazioni simulate o altri artifizi concretamente idonei a
provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari. Tale reato è punito con la
ALLA PARI
Definizione: Termine usato per indicare una situazione in cui il prezzo di un titolo è uguale
Approfondimento: Il termine "alla pari" viene utilizzato per identificare quelle situazioni in
cui il prezzo di uno strumento finanziario (in genere il prezzo di emissione oppure il prezzo di
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Definizione: Procedura attraverso la quale uno strumento finanziario viene ammesso alla
l'inserimento per la prima volta di un titolo nel listino di una borsa valori, viene effettuata sulla base
di quanto stabilito nella Direttiva n. 93/22/CE con l'obiettivo di verificare l'esistenza dei requisiti
minimi sia con riguardo all'emittente, sia con riguardo allo strumento oggetto di quotazione.
Per quanto riguarda i mercati gestiti da Borsa Italiana S.p.A. tale procedura è descritta nel
Regolamento dei Mercati (Parte 2). In particolare l'ammissione di uno strumento finanziario al
listino può avvenire su specifica domanda dello stesso emittente, oppure anche in assenza di tale
domanda (ad esempio dietro domanda di un operatore aderente al mercato). Borsa Italiana ha la
tutte le condizioni previste dal Regolamento, sia con riferimento all'emittente, sia con riferimento
l’andamento di borsa di un titolo azionario alla valutazione d’impresa attraverso lo studio dei
bilanci e delle prospettive di crescita dell’emittente. Quando il prezzo di borsa è inferiore al valore
fondamentale, detto fair value, il titolo è sottovalutato e rappresenta una buona occasione
d’acquisito
titolo è il valore che si ottiene moltiplicando il prezzo di mercato del titolo per il numero totale dei
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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titoli della specie emessi. Sommando la capitalizzazione di tutti i titoli del listino si ottiene la
soggetto che intende acquisire copertura dal suddetto rischio (protection buyer) a un soggetto che
intende prestarla (protection seller). Tra le più diffuse tipologie di contratti derivati su crediti si
ricordano i credit default swap, nei quali il protection seller, a fronte di un premio periodico, si
impegna a effettuare un pagamento finale al protection buyer in caso di inadempienza da parte del
cui si fa più comunemente riferimento – è calcolata come media ponderata delle scadenze dei
modificata misura la semielasticità del prezzo di un titolo rispetto al rendimento (rapporto tra
ASSOGESTIONI
risparmio italiane, le più importanti società di gestori estere operanti in Italia, le SIM e le banche
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diffusione delle diverse forme di gestione del risparmio avendo a riguardo lo sviluppo del mercato
dei contratti che hanno luogo sui mercati azionari e dei derivati organizzati e gestiti da Borsa
Italiana o gestiti da altre società, eliminando il rischio di controparte, ovvero agendo come debitrice
nei confronti del contraente in attivo e creditrice verso il contraente in passivo. Ai partecipanti è
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ASTA
degli ordini provenienti dagli investitori e nel loro soddisfacimento in base a un insieme di regole
stabilito a priori.
driven; essa consiste nella concentrazione di tutti gli ordini di acquisto e di vendita su un supporto
consiste nell'abbinamento degli ordini in acquisto disposti a pagare i prezzi più elevati con gli ordini
che sia espressione delle caratteristiche della domanda e dell'offerta presenti sul mercato in un
determinato istante.
Con riferimento ai mercati secondari e sulla base delle modalità di incontro dei partecipanti all'asta,
è possibile distinguere tra asta gridata e asta telematica, mentre in funzione delle modalità di
conclusione delle transazioni e di fissazione del prezzo si distingue tra asta a chiamata e asta
continua.
Secondo la modalità della negoziazione continua gli operatori possono concludere transazioni
durante l’intero periodo di apertura del mercato, mentre secondo la modalità della negoziazione a
chiamata periodica gli scambi possono avvenire soltanto durante la chiamata che viene effettuata ad
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Nell’asta gridata (detta anche “open outcry auction” o “marché à la criée”) gli operatori si
raccolgono in un unico luogo (detto “floor” o “corbeille”) nel quale, grazie alla presenza di un
dichiarano a voce alta il quantitativo che sono disposti ad acquistare o vendere al prezzo annunciato.
modifica continuamente il prezzo in modo da minimizzare gli sbilanci tra acquisti e vendite; nel
dichiara il fixing del prezzo e passa alla negoziazione del titolo successivo.
sono inviate a un sistema telematico che le ordina secondo determinati criteri e aggiorna
continuamente il prezzo d’asta teorico. Al momento del fixing il sistema diviene inaccessibile agli
operatori, ossia non è più possibile inviare proposte di negoziazione, determina il prezzo definitivo
d’asta e abbina tutte le proposte compatibili con tale prezzo, trasformandole in contratti.
Sia l’asta gridata sia l’asta telematica possono svolgersi a chiamata oppure nel continuo; nel primo
caso si giungerà alla conclusione di un unico prezzo in base al quale verranno eseguiti tutti gli
ordini compatibili, mentre nel secondo caso si ha la formazione di un nuovo prezzo per ogni
transazione conclusa e, quindi, la determinazione di prezzi multipli per l’esecuzione dei singoli
contratti.
In Italia, il Mercato Telematico Azionario prevede tre distinte fasi di contrattazione: l’asta di
apertura, che si svolge secondo la modalità dell’asta a chiamata (simultanea per tutti i titoli)
telematica, la negoziazione continua, che si svolge secondo la modalità dell’asta continua telematica
Con riferimento al mercato primario, l'asta può essere impiegata per l'emissione di nuovi titoli (ad
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esempio i titoli di stato). La modalità dell'asta, che comporta il simultaneo confronto degli interessi
determinato titolo sulla base delle caratteristiche della domanda degli investitori. Esistono numerose
tecniche di svolgimento delle aste, in Italia le più utilizzate sono l’asta marginale (per i titoli a
ASTA COMPETITIVA
Definizione: Tipologia d'asta di emissione di strumenti finanziari nella quale ogni soggetto
Ordinari del Tesoro. Ogni soggetto ammesso a partecipare all'asta ed interessato ad acquistare un
certo quantitativo di BOT, può presentare al massimo 3 richieste differenziate nel prezzo di almeno
un centesimo di punto e per almeno 1,5 milioni di euro ciascuna. Da qui deriva la denominazione di
asta "competitiva".
prezzo (quindi iniziando a soddisfare le richieste di chi ha offerto i prezzi più elevati), fino ad
esaurimento del quantitativo offerto. Ogni richiesta risultata aggiudicataria viene soddisfatta al
prezzo indicato dal richiedente. Qualora la domanda risulti superiore all'offerta, si procede al riparto
a favore dei richiedenti che hanno presentato domande al prezzo più basso tra quelli accolti.
un prezzo di esclusione al di sotto del quale le domande di sottoscrizione non sono considerate. A
tal fine viene calcolato il rendimento corrispondente al prezzo medio ponderato delle richieste che
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coprono la prima metà dell'ammontare offerto e viene aumentato di 100 basis point. Il prezzo
Il prezzo di emissione dei BOT è pari al prezzo medio ponderato del quantitativo assegnato.
ASTA DI APERTURA : Sistema tipico di negoziazione dei mercati di borsa che prevede
due fasi a) fase di pre-apertura o pre-asta che è l'intervallo di tempo in cui si raccolgono le proposte
di compravendita b) fase di apertura o asta definitiva che indica quel momento futuro in cui si avrà
ASTA NON COMPETITIVA: Asta tenuta dal ministero del Tesoro nella quale ad una
prima assegnazione dei titoli secondo la prassi del miglior offerente, segue un'offerta che stabilisce
come prezzo di riferimento la media ponderata dei prezzi ottenuti durante la competizione, così da
capitale sociale di una società. Hanno tutte uguale valore nominale e si suddividono in varie
categorie a seconda dei diritti che attribuiscono al possessore. Le tipologie più comuni sono:
b. privilegiate che pur comportando una limitazione dei diritti amministrativi danno
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c. risparmio che non danno diritto di voto ma danno diritto a percepire un dividendo
d. a voto limitato le quali sono azioni privilegiate che danno diritto di voto solo nelle
assemblee straordinarie.
BUONO ORDINARIO DEL TESORO (BOT): titolo senza cedola, di durata inferiore o
uguale ai 12 mesi, emesso dal governo italiano per finanziare il debito pubblico ha durata variabile
e non vengono pagate cedole periodiche ma solo il rimborso del capitale alla scadenza
titolo è il valore che si ottiene moltiplicando il prezzo di mercato del titolo per il numero totale dei
titoli della specie emessi. Sommando la capitalizzazione di tutti i titoli del listino si ottiene la
MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato): Comparto della
Borsa valori italiana in cui si negoziano, per quantitativi minimi (lotto minimo) o loro multipli,
OBBLIGAZIONE : Titolo di credito che rappresenta una parte di debito acceso da una
società o da un ente pubblico per finanziarsi. Garantisce all'acquirente il rimborso del capitale più
un tasso di interesse
discrezione del sottoscrittore, attraverso la consegna di titoli di altra specie e di uguale valore, in
genere azioni
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sociale per l’ammontare versato e delle riserve computabili nel patrimonio di base
CONSOB: autorità amministrativa indipendente italiana, la cui attività è rivolta alla tutela
degli investitori
assoggettate alla disciplina fiscale della previdenza complementare, volte a integrare il trattamento
pensionistico pubblico e quello derivante dall’adesione ai Fondi pensione. Possono essere costituite
sia attraverso l’adesione individuale a fondi pensione aperti, sia sottoscrivendo contratti assicurativi
TUB
prestazione delle attività di cui all’art. 106, comma 1 e 2, TUB e iscritto nell’albo di cui al
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unitariamente, alla gestione dell’impresa e possono quindi essere incardinate nello stesso organo
aziendale
raccolgono capitali tra i risparmiatori e li investono nei mercati finanziari per farli fruttare al
meglio. Ogni SICAV può essere divisa in più comparti, ciascuno specializzato in un tipo di
perdite
prospettiche delle società emittenti e sull'esame dei rispettivi settori di attività di appartenenza.
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SOCIETÀ FINANZIARIE EX ART. 106 DEL TUB Soggetti, diversi dalle banche,
iscritti nell’elenco generale di cui all’art. 106 del Testo unico bancario, nella formulazione
preesistente alla riforma introdotta dal D.lgs. 13.8.2010, n. 141 e successive modifiche. Essi
dall’attuazione della riforma prevista dal D.lgs. 13.8.2010, n. 141, agli intermediari finanziari
iscritti nell’albo di cui al nuovo art. 106 del Testo unico bancario sarà riservato esclusivamente
l’esercizio nei confronti del pubblico dell’attività di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi
forma; tali intermediari potranno inoltre essere autorizzati a prestare servizi di pagamento e servizi
di investimento, nonché esercitare altre attività consentite dalla legge e attività connesse o
base ai criteri fissati dal Ministro dell’Economia e delle finanze, nell’elenco speciale previsto
dall’art. 107 del Testo unico bancario, nella formulazione preesistente alla riforma introdotta dal
D.lgs. 13.8.2010, n. 141 e successive modifiche, e sottoposti a vigilanza della Banca d’Italia.
SOCIETÀ VEICOLO Società che ha per oggetto esclusivo la realizzazione di una o più
assoggettate alla disciplina fiscale della previdenza complementare, volte a integrare il trattamento
pensionistico pubblico e quello derivante dall’adesione ai Fondi pensione. Possono essere costituite
sia attraverso l’adesione individuale a fondi pensione aperti, sia sottoscrivendo contratti assicurativi
con finalità previdenziale, vale a dire polizze che prevedono l’erogazione della prestazione solo al
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TERMINI ANGLOSASSONI
GLOSSARIO
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Sitografia
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/glossary.bit?target=GlossarySearch
http://www.bancaditalia.it/footer/glossary/glo/glossario.pdf
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“GLOSSARIO DI ECONOMIA DEGLI
INTERMEDIARI FINANZIARI. INGLESE”
Indice
1 PREMESSA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 GLOSSARIO BANCA D’ITALIA, SISTEMA BANCARIO ---------------------------------------------------------- 4
3 GLOSSARIO BORSA ITALIANA S.P.A, NEGOZIAZIONI IN BORSA ------------------------------------------ 7
4 GLOSSARIO TITOLI DI STATO, AZIONI, BOND ------------------------------------------------------------------ 15
5 GLOSSARIO INTERMEDIARI FINANZIARI ------------------------------------------------------------------------ 17
6 PAROLE CHIAVE DELLA LEZIONE ---------------------------------------------------------------------------------- 20
SITOGRAFIA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 21
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1 Premessa
Questa Dispensa è stata realizzata per rispondere ad una esigenza che scaturisce dalle
docente, pertanto, ritiene di fare cosa utile, realizzando questa Dispensa denominata, “GLOSSARIO
consistente di termini, tra i più diffusi e complessi degli strumenti finanziari. Tali termini sono tratti
da fonti autorevoli che saranno appositamente citate. Vengono messi a disposizione degli studenti,
ovviamente, anche i link, con i quali sarà possibile, auspicabilmente, la consultazione completa dei
singoli glossari. Va da sé che il presente Glossario rappresenta una esemplificazione tutt’altro che
esaustiva del fiorentissimo vocabolario del mondo della finanza e degli intermediari della finanza.
Infine, tutte le Dispense contengono un paragrafo dedicato al Glossario del tema trattato e,
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un'impresa per verificare la corrispondenza delle stesse con l'andamento della gestione aziendale e
debito nei confronti del creditore. In essa viene indicata la somma ricevuta, il tasso di interesse
dunque come una forma di finanziamento a breve durata, alternativa rispetto al mutuo bancario
CURRENT ASSETS: Attività correnti. Investimenti di una società utilizzati nel breve
termine, per le esigenze di gestione corrente, tra cui, i crediti commerciali, il magazzino, etc..
DEFAULT RISK: Rischio di insolvenza. Ossia, il rischio che un'azienda non adempia ai
calcolato giornalmente, che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in Euro
partecipazioni, crediti e altre attività finanziarie, controlla società le quali a loro volta ne controllano
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altre. Si ha la holding pura se è una semplice società finanziaria, e la holding mista se esercita anche
un'attività industriale
finanziaria i propri crediti commerciali, ottenendo immediatamente il pagamento del valore attuale
degli stessi calcolato al tasso di finanziamento stabilito. Unitamente alla concessione dei crediti, la
società di factoring si assume normalmente il rischio per l´eventuale insolvenza del debitore
commerciale
FISCAL COMPACT Parte del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla
governance nell’Unione economica e monetaria, sottoscritto il 2 marzo 2012 da tutti i paesi allora
aderenti alla UE con l’eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca ed entrato in vigore, a
partire dal 1° gennaio 2013, per i paesi della UE che l’hanno già ratificato. Il fiscal compact
scostamento, elaborato sulla base di principi comuni proposti dalla Commissione. Il disavanzo in
termini strutturali non può essere superiore allo 0,5 per cento del PIL; può raggiungere l’1,0 per
cento solo se il rapporto tra il debito e il prodotto è ampiamente inferiore al 60 per cento e se i rischi
per la sostenibilità di lungo periodo dei conti pubblici sono limitati. I paesi sottoposti alla Procedura
per i disavanzi eccessivi (vedi) sono tenuti a presentare alla Commissione e al Consiglio un
duraturo. Gli stati firmatari si impegnano infine a comunicare ex ante al Consiglio della UE e alla
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quale, allo scadere del contratto, può optare per il rinnovo della locazione a un canone molto
provvedono al collocamento dei prestiti obbligazionari lanciati dai loro clienti, raccolgono fondi per
finanziare maxi prestiti a Stati o a istituzioni, danno consulenza alle imprese, in particolare sulle
operazioni di fusione e acquisizione, finanziano le piccole e medie imprese che intendono lanciarsi
Austria; Belgium; Canada; Czech Republic; Denmark; Finland; France; Germany; Greece;
Hungary; Iceland; Irish Republic; Italy; Japan; Korea Republic; Mexico; Netherlands; New
PRIME RATE ABI: è il tasso di interesse applicato dalle banche di credito con raccolta a
breve termine ai clienti più affidabili sulle operazioni di finanziamento senza garanzia. Rappresenta,
in altre parole, il tasso attivo più basso che le banche richiedono su crediti non garantiti
STAND-BY: In ambito bancario vengono definite stand-by quelle linee di credito a favore
di un’impresa dalle quali quest’ultima può attingere liberamente, in una o più soluzioni, secondo le
proprie necessità
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ADVISOR
Definizione: Soggetto che svolge una funzione di supporto consulenziale generale nel corso
necessaria nel caso in cui la società, per la complessità e/o le dimensioni dell'operazione, non è in
L’advisor può assistere la società nella scelta dei soggetti che interverranno nelle successive
eventualmente mettendoli in concorrenza fra loro per l’assegnazione dell’incarico. L’advisor deve
poi coordinare i rapporti della società con i consulenti durante tutte le fasi del processo di
quotazione, supportare la società nella redazione del prospetto informativo, del business plan e di
tutta la documentazione da utilizzare per le presentazioni agli analisti e nella valutazione del
AFTER HOURS: Espressione che indica le contrattazioni che avvengono, dopo il normale
orario di borsa, su un mercato privato organizzato. E’ una delle principali novità del mercato
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finanziario italiano dopo la privatizzazione della borsa (oggi Borsa S.p.A.), che ha consentito un
notevole
(fondi comuni di investimento, Sicav, fondi pensione, polizze Vita, ecc.). E' la suddivisione del
patrimonio tra azioni, titoli di Stato e liquidità, titoli domestici ed esteri, settori e aree geografiche.
Essa consiste nella ripartizione del portafoglio tra azioni e obbligazioni all'interno dei diversi
mercati di investimento. Il rendimento finale di un portafoglio nel lungo periodo deriva, secondo
studi condotti sui fondi pensione statunitensi, al 91% proprio dal corretto svolgimento di questa
attività e solamente per il resto dalla scelta del momento in cui entrare e uscire dai mercati e
Definizione: Strumento finanziario i cui flussi (in termini di interessi e di capitale) sono
(SPV). Questo intermediario emette ABS per finanziare l'acquisto del portafoglio di attività oggetto
presenti nel portafoglio segregato e le ABS: i flussi di cassa provenienti dagli asset presenti nel
portafoglio ceduto vengono utilizzati per rimborsare interessi e valore nominale dei titoli emessi
dallo SPV.
costituito da mutui ipotecari, prestiti, obbligazioni, crediti commerciali, crediti derivanti da carte di
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credito o altro ancora. In funzione della tipologia di attivo sottostante, le ABS possono essere
classificate in:
titoli in generale);
immobili residenziali);
• commercial mortgage backed security (il portafoglio è costituito da mutui ipotecari su immobili
commerciali).
In Italia, dal 17 gennaio 2000, sul segmento EuroMOT sono quotate le ABS in possesso delle
seguenti caratteristiche:
• ogni singola emissione relativa ad una operazione di cartolarizzazione deve avere un valore
• sulle quali vi sia la presenza di almeno un operatore specialista che si impegna a sostenere la
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BLUE CHIP: sono le azioni di società a larga capitalizzazione e più scambiate sulle borse
valori di riferimento
prefissato periodo di tempo, i titoli acquistati in occasione di un'OPA; viene usato per fidelizzare gli
BROKER: Intermediario finanziario che esegue gli ordini di acquisto e vendita ricevuti dai
propri clienti ricevendone in cambio una commissione di solito espressa come percentuale del
valore dell'operazione.
BUY BACK (o Riacquisto): Operazione di riacquisto da parte di una società quotata di una
parte delle proprie azioni o obbligazioni emesse precedentemente. Tale operazioBUY AND HOLD:
letteralmente «Compra e Tieni» è la strategia di investimenti a lungo termine, che per definizione
CAPITAL GAIN: Guadagno in conto capitale. Guadagno proveniente dalla differenza tra il
CAPITAL LOSS: Perdita di capitali. Perdita proveniente dalla differenza tra il prezzo di
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CAPITAL GAIN: (guadagno da capitale) è il profitto realizzato all'atto della vendita del
proprio investimento. E' costituito dalla differenza tra il prezzo pagato all'acquisto e quello
incassato alla vendita del bene d'investimento. Il capital gain è soggetto ala tassazione del 12,5%.
ne può avvenire direttamente sul mercato o attraverso un’offerta pubblica di acquisto (OPA).
option, che dà diritto a chi lo acquista di comprare a scadenza o entro una certa data fissa una certa
dell’opzione). Per riservarsi questa opzione all’acquisto l’acquirente paga un premio. Se il contratto
crediti ed emesso da una società appositamente creata (vedi: Società veicolo), a cui vengono cedute
le attività poste a garanzia. I CDO sono solitamente garantiti da un portafoglio composto da prestiti,
titoli obbligazionari o credit default swap e suddivisi in più categorie (tranche), a seconda della loro
priorità di rimborso. Qualora i flussi di cassa generati dai crediti posti a garanzia del debito non
siano sufficienti a far fronte al pagamento degli interessi sul CDO o al suo rimborso, vengono
effettuati prima i pagamenti relativi alle categorie con priorità più alta (cosiddette senior e
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mezzanine) e, solo in via subordinata, quelli relativi alla categoria con minore priorità (cosiddetta
equity).
crediti ed emesso da una società appositamente creata (vedi: Società veicolo), a cui vengono cedute
le attività poste a garanzia. I CDO sono solitamente garantiti da un portafoglio composto da prestiti,
titoli obbligazionari o credit default swap e suddivisi in più categorie (tranche), a seconda della loro
priorità di rimborso. Qualora i flussi di cassa generati dai crediti posti a garanzia del debito non
siano sufficienti a far fronte al pagamento degli interessi sul CDO o al suo rimborso, vengono
effettuati prima i pagamenti relativi alle categorie con priorità più alta (cosiddette senior e
mezzanine) e, solo in via subordinata, quelli relativi alla categoria con minore priorità (cosiddetta
equity).
dell’emittente, al prioritario soddisfacimento dei diritti degli obbligazionisti. Per quanto la loro
disciplina vari da paese a paese, questi strumenti si contraddistinguono per il duplice livello di
protezione costituito dal portafoglio di attività poste a garanzia e dall’obbligo di rimborso in capo
obbligazioni bancarie garantite (art. 7-bis). Lo schema operativo prevede la cessione da parte di una
banca a una società veicolo di attivi di elevata qualità creditizia (crediti ipotecari e verso pubbliche
amministrazioni) e l’emissione da parte di una banca, anche diversa dalla cedente, di obbligazioni
garantite dalla società veicolo a valere sugli attivi acquistati e costituiti in un patrimonio separato. I
profili applicativi della disciplina sono contenuti nel regolamento ministeriale n. 310 del
14.12.2006, nel decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze del 12.4.2007 e nella Circolare
n. 263 del 27.12.2006. Una fattispecie diversa è quella dei covered bond emessi dalla Cassa depositi
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e prestiti spa (vedi) mediante l’istituzione, in base alla legge a essa applicabile, di un patrimonio
separato da quello generale della Cassa e da ogni altro patrimonio della specie.
DEALER: Soggetto autorizzato a operare in Borsa che negozia attività finanziarie in nome
proprio (o della società per cui lavora), nell’interesse proprio (o di quella), e con risorse proprie (o
Macaulay – quella a cui si fa più comunemente riferimento – è calcolata come media ponderata
delle scadenze dei pagamenti per interessi e capitale associati a un titolo obbligazionario. La durata
(rapporto tra variazione percentuale del prezzo e variazione assoluta del rendimento).
predefinito e a una data futura, valute, valori mobiliari o beni. Tali contratti sono negoziati su
INTEREST RATE SWAP: Tasso di interesse swap. Swap di interessi dove due controparti
che hanno preso a prestito lo stesso importo per lo stesso importo per uguale scadenza, effettuano
l'onere degli interessi. La forma più utilizzata è il fixed-for-floating swap in cui una controparte
corrisponde un tasso fisso, nel corso della durata del contratto swap, in cambio del pagamento del
tasso variabile da parte dell'altro sottoscrittore del contratto. I contratti in oggetto sono spesso
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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informazioni privilegiate, ottenute in virtù della propria posizione o da terzi. E’ punito con sanzioni
pecuniarie e penali (prigione). Il rischio che corre l’insider è dunque quello di finire inside (dentro)
JUNK BOND: Titolo spazzatura. E' una obbligazione emessa da una società caratterizzata
da un elevato rendimento, ma con un rating internazionale inferiore a BAA della Moody's investor
Service e a BBB della Standard & Poor Corp., e perciò ad elevatissimo rischio
LEVERED: Leva finanziaria intesa come arbitraggio tra capitali di terzi e capitali di rischio
NIKKEY INDEX: Indice Nikkey. E' l'indice statistico dei 225 titoli più importanti quotati
NYSE: Acronimo di New York Stock Exchange. E' la maggiore borsa americana ed è al
azionario telematico statunitense destinato alle imprese con elevate potenzialità di crescita.
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azioni, da un ente pubblico o da una banca, per la raccolta di capitale di debito. E’ un titolo di
relazioni fra i soggetti interni che a diverso titolo intervengono nello svolgimento dell’attività e alle
forme di tutela dei diversi interessi esterni coinvolti. L’obiettivo è di affidare la gestione
dell’impresa agli imprenditori più adatti, tutelando nel contempo gli interessi legittimi di piccoli
COUPON BOND: titoli con cedola (coupon bond) ovvero pagano un interesse (la cedola),
che comincia a maturare in corrispondenza delle cosiddette date di godimento e viene corrisposto a
DURATION: è la durata finanziaria di un titolo, ovvero la sua vita residua, ponderata con il
flusso di cedole che il titolo pagherà in futuro. La duration di un portafoglio è pari alla media
ponderata delle duration dei singoli titoli che lo compongono. Si utilizza per valutare gli
investimenti obbligazionari: il valore della duration espresso in anni e giorni indica la data entro cui
diritti più ampi (e.g.: il potere di incidere sensibilmente sulla gestione) di quelli che spettano
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normalmente ai possessori di azioni dello stesso tipo, anche dopo aver perso il controllo della
proprietà
non hanno specifici diritti di informazione circa le operazioni poste in essere dai gestori e che non
possono chiedere il rimborso della quota prima che sia trascorso un certo numero di anni dopo la
sottoscrizione
riferisce a colui che compie operazioni di vendita o di acquisto di attività finanziarie di entità tanto
SHAREHOLDER: Azionista
STOCK OPTION: Contratti di opzione sui singoli titoli azionari. Esse danno diritto a chi
ZERO COUPON: Obbligazione la cui quota di interessi maturati può essere riscossa
soltanto alla scadenza, quando i titoli vengono rimborsati per il loro intero ammontare; gli zero
coupon, in altre parole, non danno luogo al pagamento infrannuale degli interessi
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che permette di investire zero e, senza assumere alcun rischio, ottenendo comunque un rendimento
positivo.
ASSET ALLOCATION: E' la suddivisione del patrimonio tra azioni, titoli di Stato e
liquidità, titoli domestici ed esteri, settori e aree geografiche. Essa consiste nella ripartizione del
obbligazioni o liquidità
conto terzi
rischio di credito. È classificato come uno strumento di copertura ed è il più comune tra i derivati
creditizi
FEE: L´onere che il fornitore di un servizio deve ricevere dal beneficiario per la prestazione
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JOINT VENTURE: Accordo che viene stipulato tra due o più imprese appartenenti a
diversi paesi allo scopo di svolgere una certa attività economica. La forma più comune è quella che
prevede la costituzione di una società per azioni avente il capitale ripartito fra le due imprese, e
nelle quale vengono utilizzati metodi gestionali e operativi tali da creare sinergie tra le attività delle
due aziende
della giornata borsistica alla riapertura della successiva). Deposito overnight, deposito interbancario
a brevissimo termine estinto nel primo giorno lavorativo dalla sua costituzione. Overnight (express),
servizio di posta celere (nel giro di ventiquattro ore o nell'arco della nottata)
diritto, ma non l'obbligo, di vendere un titolo (detto sottostante) a un dato prezzo di esercizio. Al
valori mobiliari
SWAP: scambio, baratto. Viene definito commodity se oggetto dello scambio sono beni
materiali. Interest rate e currency swap se sono scambiati tassi di interesse e valute
TOTAL RETURN SWAP (TRS): operazione in base alla quale un soggetto total return
payer (protection buyer) cede ad un altro soggetto total return receiver (protection seller) tutto il
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scadenze
generalmente sotto forma di partecipazione di minoranza, spesso a imprese con alto potenziale di
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DELLA FINANZA
FINANZA
FINANZA
BROKER
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Sitografia
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/glossary.bit?target=GlossarySearch
http://www.bancaditalia.it/footer/glossary/glo/glossario.pdf
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“ESERCIZI DI ECONOMIA DEGLI
INTERMEDIARI FINANZIARI”
Indice
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1 Esercitazioni su capitalizzazione e
attualizzazione finanziaria
rappresenta quella quota di una certa somma presa a prestito che dovrà essere restituita dopo un
periodo, in aggiunta alla restituzione della somma stessa. Spesso la somma presa a prestito viene
chiamata capitale iniziale, o semplicemente capitale. Se oggi prendo a prestito un milione di euro e
il tasso di interesse pattuito è il cinque per cento all’anno, tra un anno dovrò restituire il milione e
pagare cinquantamila euro a titolo di interessi. In altri termini, gli interessi si calcolano
di unità. Dunque per ottenere il cinque percento di una somma la si deve moltiplicare per 0,05; per
ottenere il dieci percento la si moltiplica per 0,1; e così via. Dunque, il tasso di interesse può essere
considerato come il tasso di crescita della somma monetaria quando essa viene data a prestito.
Infatti, pagare un certo ammontare di interessi in aggiunta al capitale iniziale significa rendere
disponibile per il creditore una somma pari al capitale iniziale moltiplicato per un numero maggiore
di uno. Se esprimiamo il tasso di interesse come frazione dell’unità, la somma finale da restituire,
(2)
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Più alto è il tasso di interesse e più grande è il montante a parità di capitale iniziale. Il
processo di calcolo del montante a partire dal capitale iniziale e dal tasso di interesse è chiamato
capitalizzazione. Supponiamo che esista in un certo momento un unico tasso di interesse condiviso
da tutti gli operatori dell’economia: non solo chi deve prendere a prestito sa che dovrà pagare quel
tasso di interesse ogni periodo, ma anche chi ha risorse da prestare ad altri sa che potrà ottenere quel
tasso di interesse. Per un soggetto qualsiasi, dunque, non può essere la stessa cosa disporre oggi di
un milione oppure disporre dello stesso milione tra un anno. Se un individuo A la pensasse così,
qualche altro individuo B potrebbe sfruttare questa sua opinione a proprio favore, proponendogli il
seguente contratto: “tu, A, dammi oggi un milione e io ti do un milione tra un anno”. Dopo un anno
B avrà lucrato gli interessi e, trattenendoli, otterrà un guadagno senza fare fatica. Ben presto tutti
capiranno che un milione di oggi non equivale ad un milione disponibile fra un anno. Qual è dunque
la somma dell’anno prossimo che equivale ad un milione di oggi? Poiché si tratta semplicemente
della cifra di cui potrò disporre fra un anno per il fatto di aver prestato un milione oggi, quella
somma è il montante di un milione, che può essere calcolato tramite la formula Montante = Un
Milione · (1 + i). È poi ovvio che, se io do a prestito un Capitale per due anni anziché per uno, il
Montante = Capitale · (1 + i) 2
Poniamoci ora il problema opposto. Immaginiamo di sapere già oggi che fra un anno
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disponibile fra un anno? Il criterio di equivalenza deve essere lo stesso di prima: deve trattarsi di
una somma tale che, se presa a prestito oggi, necessita esattamente di un milione per saldare il
debito, cioè deve essere una somma il cui montante è un milione. Questa somma, dunque, deve
Più in generale, data una qualsiasi somma di cui si conosce la disponibilità certa futura, il
Questa operazione di calcolo dell’equivalente finanziario odierno di una cifra futura nota si
Infine, se io so che avrò a disposizione una certa Somma futura fra due anni, il suo valore
attualizzazione servono per trovare gli equivalenti finanziari a certe date di somme disponibili a
certe altre date. Ciò è molto importante quando si devono confrontare somme disponibili a date
diverse per prendere decisioni economiche. Supponiamo che una decisione comporti un costo oggi
e un ricavo domani. Per calcolare il saldo, cioè il profitto, di questa operazione non posso sottrarre il
costo di oggi dal ricavo di domani: prima devo attualizzare, cioè trovare il valore attuale, del ricavo
di domani. Solo dopo questa operazione le due cifre sono tra loro equivalenti dal punto di vista
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definizione sequenze di entrate e uscite nel corso del tempo, per cui occorrono talora operazioni
questa ragione occorre essere guardinghi nei confronti dei promotori di operazioni finanziarie
Esercitazione n. 1: investiamo un capitale di 1000 € al tasso del 5% annuo. Alla fine di ogni
1.0 0,05 = 50
Capitale · (1 + i) si ottiene
Dove:
Montante ????
Capitale 936
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Tempo 115/360*
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A seconda del tipo di investimento che si sceglie, il valore del proprio capitale può rimanere
piuttosto stabile o può aumentare e diminuire in modo considerevole, in risposta agli eventi
chiamato ‘volatilità’.
In generale, il valore degli investimenti piu' volatili tende ad oscillare piu' velocemente degli
investimenti stabili, ma sono anche i piu' rischiosi, dal momento che non c’è garanzia che i "rialzi"
siano superiori alle "discese". Il rischio dipende dalla possibilità che l'investimento produca
rendimenti inferiori rispetto a quelli attesi, inclusa la possibilità che il rendimento sia negativo
(ossia vi sia una perdita di parte della somma inizialmente investita). Non esiste un investimento
obbligazionario perché le azioni sono maggiormente volatili. Per i titoli azionari, infatti, il
rendimento dipende dai dividendi ma anche (e soprattutto) dal prezzo a cui si riesce a vendere il
titolo in un determinato momento. Questo prezzo è altamente volatile in ragione delle frequenti e
ampie oscillazioni dei corsi dei mercati azionari. L'incertezza che ne deriva aumenta la difficoltà di
l’ampiezza delle variazioni subite dal prezzo di un titolo. Definisce dunque la minore o maggiore
facilità con cui tale prezzo varia al variare del rendimento richiesto. E’ una componente da tenere in
considerazione durante la valutazione del rischio di un investimento in titoli. Una elevata volatilità,
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infatti, sta ad indicare che il prezzo di quel titolo tende ad ampie oscillazioni nel tempo, in
Per calcolare la media aritmetica tra due o più numeri ci basta sommarli e dividere il
risultato ottenuto per il numero di elementi. Ad esempio, se vogliamo trovare la media aritmetica
e dividere il risultato ottenuto per il numero di elementi (che è 5). Ragion per cui
Per esprimere il calcolo della media aritmetica con una formula, indicando con la media
abbiamo che:
in forma compatta:
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laddove "xi" è il singolo valore che assume il fenomeno da valutare; nel caso di un'attività
finanziaria si tratta delle performance periodiche, ed "n" il numero dei dati della serie storica. L'x
performance mensili:
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1) calcolo della media aritmetica delle performance (rapporto tra la somma dei valori e la
2) calcolo delle differenze al quadrato tra la performance dei rispettivi mesi e la relativa media:
4) rapporto della somma ottenuta con il numero delle performance -1: 6/(6-1)=1.2
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L'estrazione della radice quadrata consente di ottenere un valore con la stessa unità di
misura del fenomeno in analisi (singole osservazioni e media). Nel nostro caso la performance
dell'investimento oscilla mediamente tra ±1.095 punti percentuali di rendimento intorno alla media
(3).
La misura della deviazione standard presenta diversi vantaggi. Innanzi tutto consente di
sintetizzare tutte le fonti di rischio che vertono su un investimento in un unico "numero". Il secondo
consiste nel poter assumere la deviazione standard come un "metro" di misura del rischio in quanto
consente, almeno sommariamente, di affermare che "un investimento con deviazione standard pari a
4 è quattro volte più rischioso di quello con deviazione standard pari a 1".
Naturalmente la interpretazione della deviazione standard ha una natura più complessa. Quello che
è sufficiente comprendere è che la deviazione standard consente di effettuare una qualche misura
del rischio e di evitare termini qualitativi ambigui come "rischio basso" e "rischio alto" (di quanto è
maggiore il rischio alto rispetto a quello basso?) che, francamente, appartengono ad un approccio
che dovrebbe far parte della preistoria della valutazione degli investimenti.
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3.1. Premessa
Con l’accordo di BASILEA 1, avvenuto nel 1988, al fine di tutelare le banche dai rischi di
insolvenza dei clienti, fu convenuto che esse dovessero detenere mezzi patrimoniali in misura pari
all’8% dell’importo dei propri attivi patrimoniali. Il valore di questi ultimi utilizzato per il calcolo
non è il valore nominale bensì un valore che tiene conto anche del grado di rischio del singolo
impiego.
La logica di Basilea 1 fu, quindi, quella di legare il rischio insito nel portafoglio con la
dotazione patrimoniale.
Nel caso di una attività sotto forma di B.O.T. per 100 Euro, la banca non era obbligata ad
accantonare patrimonio di vigilanza a garanzia del credito, in quanto la controparte (lo Stato
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Esempio n. 2: Finanziamento ad una impresa con ultimo bilancio positivo (100 Euro)
Esempio n. 3: 1.000 euro prestati a una impresa appartenente alla classe con coefficiente
pari al 100%, richiede la disponibilità di mezzi patrimoniali, non già impegnati in altri attivi, per un
Se quei 1.000 euro fossero rientrati in una classe con coefficiente pari al 50 (erogazione di
da considerare era del 100%; pertanto a fronte di un finanziamento concesso di 100 Euro, la banca
finanziari, economici, e quant'altro potesse chiarire con precisione il “reale” stato di salute
dell'impresa stessa. Ne conseguiva che a parità di dotazione patrimoniale richiesta, le banche erano
incentivate a preferire, nell’ambito della stessa tipologia di clienti, investimenti più rischiosi per
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4.1. Premessa
Le gestione del rischio finanziario nel portafoglio del cliente è una peculiarità che, nel
tempo, sta acquistando sempre più importanza. In un periodo dove i tassi delle obbligazioni sono ai
minimi, generare rendimento è sicuramente cosa difficile se non caricando il dossier del cliente con
prodotto finanziari più rischiosi che, spesso e volentieri, non sono giustificabili per il modesto
premio al rischio.
La stessa normativa tende a tutelare soprattutto il cliente dal punto di vista della rischiosità.
La Direttiva MIFID prevede infatti i ben noti questionari che servono per collocare il risparmiatore
in una profilatura ben definita. Nell'ottica di una maggiore tutela del cliente, la Direttiva non si
limita a prevedere, a carico degli intermediari, degli obblighi informativi, ma stabilisce, infatti, che
esso sia tenuto ad effettuare dei test sulla natura del servizio di investimento offerto o richiesto dal
cliente. Il test di adeguatezza va effettuato nel caso di prestazione del servizio di consulenza
finanziaria. L'intermediario deve verificare che la consulenza fornita corrisponda agli obiettivi di
investimento del cliente al quale è rivolta e che sia adeguata alle sue risorse patrimoniali. Spetta
esperienze del cliente sono sufficienti per una corretta valutazione della consulenza fornita.
Il test di appropriatezza è previsto, invece, per tutti gli altri servizi di investimento. In
questo caso, i criteri sono le informazioni e le esperienze di cui il cliente dispone riguardo allo
specifico prodotto finanziario ed il livello generale di cultura finanziaria posseduta. mentre gli
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investitori con maggiore conoscenza ed esperienza in materia (clienti professionali) ricevono una
protezione minore. Fra i clienti professionali rientrano le banche, i governi, i fondi pensionistici, le
grandi società e, in via eccezionale, alcune persone fisiche. In determinate circostanze si può essere
trattati come cliente professionale. Si potrebbe averne bisogno per avere accesso a prodotti che non
sono a disposizione dei clienti al dettaglio, o se si vuole diventare cliente di un'impresa che non
opera con i clienti retail. Se si vuole diventare un cliente professionale è necessario essere in grado
di prendere le proprie decisioni sull'investimento, di valutare i rischi in cui si incorre e di non aver
connessi.
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Il Sig. Rossi si reca presso la filiale della sua banca in quanto ha appena venduto la casa al
mare acquistata anni prima ed intende investire in borsa il ricavato della vendita. Dopo essersi
investimento?
Quale ulteriore informazione dovrebbe ottenere il direttore dal Sig. Rossi per poter
Risposta 1
Con le domande che ha effettuato il direttore conosce la propensione al rischio del Sig.
Rossi, l’importo che vuole investire ed è in grado di stimare il suo grado di cultura finanziaria.
Dalle domande non emerge però nulla in merito all’orizzonte temporale di investimento. Il Sig.
Rossi infatti non ha detto se intende investire il proprio capitale per un mese, un anno o un
decennio.
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Dal colloquio tra il Sig. Rossi e il direttore della banca è emerso che il Sig. Rossi:
- dopo essersi brillantemente diplomato al liceo classico vent’anni fa, non si è mai iscritto
all’università;
- è un conducente di autobus;
- pensa di aver nuovamente bisogno del capitale non prima di 5 anni, ma non vorrebbe
trovarsi nella situazione di aver bisogno prima di questi soldi e non poterli utilizzare.
Risposta 2
professione
svolta che non riguarda i mercati finanziari e dal fatto di non aver mai investito in borsa),
nonché la sua bassa propensione al rischio (desunta dal fatto di voler solo salvaguardare il potere di
acquisto del suo capitale e dal fatto di non volersi impegnare in investimenti vincolati a scadenze
temporali impegnative) portano ad una classificazione del Sig. Rossi come “cliente al dettaglio”.
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Nel corso del colloquio del Dott. Neri con il Responsabile dell’area “Investimenti
multinazionale americana e si aggira sui 320 mila euro l’anno; in precedenza ha svolto una
Non si pone problemi eccessivi circa il periodo di tempo per il quale desidera conservare
l'investimento;
Non disdegna investimenti ad alto rischio purché non superino il 25% della propria liquidità;
1
www.consob.it/main/trasversale/risparmiatori/investor/servizi/
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Risposta 3
Il Dott. Neri potrà essere classificato come Cliente Professionale poiché soddisfa almeno
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DEVIAZIONE STANDARD
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intermediari finanziari
Sitografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/attualizzazione/
http://www.progetica.it/educationonline/InvestmentProfiler/LaStrategiaComportamentale
/int02/06int02d.htm
www.consob.it/main/trasversale/risparmiatori/investor/servizi/
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