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IL SANGUE

E’ un tipo di tessuto connettivo liquido che scorre nei vasi ed è in continuo movimento grazie al
cuore che lo pompa in tutto il corpo, per tale motivo le sue funzioni sono correlate al
trasporto.

FUNZIONI DI TRASPORTO:

- Respiratorie : trasporto dei gas respiratori O2 e CO2


- Nutritizie: trasporto di elementi nutritivi assorbiti a livello intestinale
- Escretorie: trasporto delle scorie da espellere
- Termoregolative: quando scorre passa vicino ad organi che emanano calore per via della
loro attività metabolica e il sangue trasporta questo calore in periferia.
- Ormonali: trasporta gli ormoni
- Difesa
- Equilibrio acido-base

Il sangue è costituito da una componente liquida (PLASMA) e una componente corpuscolata


(globuli rossi, piastrine, globuli bianchi). I globuli bianchi o leucociti si dividono in :

 GRANULOCITI  neutrofili, eosinofili


e basofili
 AGRANULOCITI  monociti e linfociti

Cos’è l’EMATOCRITO? È il rapporto


volumetrico tra la componente liquida e quella
corpuscolata, cioè tra il plasma e gli eritrociti.

EMATOCRITO DI WINTROBE = VOLUME


ERITROCITI / VOL. TOTALE SANGUE x 100

Come si ottiene la separazione delle due


componenti? Il sangue insieme ad eparina o
EDTA viene posto in un capillare graduato ( 0-
10 oppure 0-100)e viene centrifugato. La
componente corpuscolata sedimenta (le
piastrine e i globuli bianchi creano il “buffy-
coat” sopra il sedimento di globuli rossi). Nel
maschio l’ematocrito fisiologico è compreso
tra il 42-52% (5 milioni per mm^3) mentre
nelle femmine è tra il37-47%. L’anemia è la
diminuzione dell’ematocrito, mentre la
policitemia è l’aumento dell’ematocrito che può
indicare la possibile presenza di tumori al
midollo osseo. Il numero di globuli rossi nelle
femmine è leggermente più basso rispetto ai
maschi.
EMOPOIESI

E’ un processo che avviene nel tessuto emopoietico cioè nel midollo osseo rosso delle ossa
piatte o nelle epifisi delle ossa lunghe nell’adulto. Alla terza settimana di vita embrionale si
aggregano nel sacco vitellino alcune cellule che poi daranno luogo sia alle cellule del sangue che
alle cellule dell’endotelio. Più avanti nella gravidanza questa funzione emopoietica nell’embrione
è svolta dal fegato e dalla milza e verso la fine della vita intrauterina è svolta anche dal
midollo osseo. Con la nascita, fegato e milza perdono la capacità emopoietica. Fino ai 5 anni, le
cellule vengono prodotte da tutto il midollo osseo; dopo, solo dal midollo osseo rosso delle ossa
piatte e delle epifisi delle ossa lunghe. L’emopoiesi avviene a partire da un’unica cellula
totipotente che sotto influenza di fattori di crescita ,come le citochine, viene orientata a
diventare cellula della serie rossa, serie bianca o piastrine.
ERITROCITI

Grazie al pigmento dato dall’emoglobina appaiono rossi. Gli eritrociti sono cellule anucleate nei
mammiferi, a forma di disco biconcavo. Nel maschio sono circa 5 mln/m m3 mentre nella
femmina circa 4,5 mln/ /m m3 . Gli eritrociti sono larghi circa 8 μm e spessi 2,5 μm . La
SPECTRINA (proteina del citoscheletro) permette la flessibilità del globulo rosso in modo da
passare attraverso i capillari più piccoli senza deformarsi. Hanno vita breve, circa 120 giorni,
e vengono distrutti dalle cellule endoteliali della milza. La vasta quantità di globuli rossi
permette di aumentare la superficie di scambio.

ERITROPOIESI

La nascita degli eritrociti parte dalle cellule


staminali pluripotenti che si differenziano in
PRO-ERITROBLASTI sotto il controllo
dell’ERITROPOIETINA. Il pro-eritroblasto
subisce una serie di modifiche passando per gli
stadi di ERITROBLASTO BASOFILO,
ERITROBLASTO ACIDOFILO,
NORMOBLASTO, poi nell’ultimo stadio di
RETICOLOCITA presenta tracce di cromatina e
può trovarsi in circolo insieme agli eritrociti, in
minore quantità. Dopo il reticolocita si forma
l’eritrocita maturo. Nello stadio di normoblasto
invece si ha la scomparsa del nucleo. La sintesi
dei globuli rossi è stimolata dall’eritropoietina
che è una citochina sintetizzata ed immessa in
circolo dal rene in base alle condizioni di ipossia
( bassa [O2]). L’ipossia tissutale stimola il rene
a produrre eritropoietina (EPO) che stimola
l’eritropoiesi nel midollo osseo rosso e quindi si
ha l’incremento del numero di eritrociti. Questo
incremento aumenta la capacità di trasporto
dell’ossigeno, riducendo così l’ipossia tissutale
(MECCANISMO A FEEDBACK NEGATIVO). La sintesi dell’EPO è stimolata dal FATTORE 1
IPOSSIA-INDOTTO.

L’eritropoietina si può trovare anche come farmaco per contrastare le anemia o per
coadiuvare le terapie contro il cancro e anche nello sport, dove viene assunta come sostanza
dopante. Una elevata concentrazione di globuli rossi aumenta la viscosità del sangue che
affatica il cuore e questo ha effetti negativi a livello cardiovascolare. In alta montagna si ha
una condizione di ipossia , in quanto la pressione atmosferica è più bassa, quindi viene
stimolata maggiormente la sintesi di eritropoietina. Per un certo tempo, anche quando si
ritorna a livello del mare, si ha una maggiore efficienza data dalla maggiore produzione di
globuli rossi (es. dei calciatori che prima di un campionato vanno ad allenarsi in posti in alta
montagna).

EMOGLOBINA

Esistono 3 tipi di emoglobina (Hb) :

 Hb A1  emoglobina adulta, formata da 2 catene alfa (116 aa) e 2 catene beta(141 aa)
 Hb A2  presente in piccole percentuali, formata da 2 catene alfa e 2 catene delta
 Hb F  emoglobina fetale, formata da 2 catene alfa e 2 catene gamma; è presente nel
feto, più piccola dell’emoglobina adulta. Nell’anemia mediterranea o talassemia, non
vengono sintetizzate le catene beta e rimangono solo quelle gamma.

L’emoglobina è una cromoproteina globulare a struttura quaternaria, costituita da 4 subunità


proteiche (alfa1,alfa2,beta1,beta2) di cui ognuna è paragonabile strutturalmente alla
mioglobina ma con differente numero di amminoacidi e di eliche. Ognuna delle 4 subunità è
legata covalentemente ad un gruppo prostetico o gruppo eme; esso è costituito da una
struttura che deriva dalla protoporfirina XI che consta di 4 anelli pirrolici i cui sostituenti
sono 4 gruppi metili, 2 gruppi propionici e 2 vinilici. Al centro della struttura ad anello della
protoporfirina si trova un atomo di ferro che forma 6 legami di coordinazione: 4 legami con gli
atomi di azoto dell’anello porfirinico (che lo stabilizzano nello stato ferroso Fe2+) , 1 legame
con l’istidina F8 e 1 legame con l’ossigeno , quest’ultimo legame è caratterizzato da
reversibilità, condizione assolutamente necessaria per la funzione di trasporto di ossigeno
dell’emoglobina. La globina , la porzione proteica dell’Hb, forma una tasca idrofobica per il
gruppo eme al fine di evitare che l’atomo di Fe2+ si ossidi in ambiente ossidativo. L’ossigeno si
lega al Fe2+, quindi ogni emoglobina possiede 4 gruppi eme (4 atomi di Fe2+) dunque può legare
4 molecole di ossigeno per volta. Il Fe2+ può ossidarsi in presenza di O2 e diventare ferro
ferrico Fe3+ , allora l’enzima METAEMOGLOBINA REDUTTASI, presente nel citoplasma,
riduce il Fe3+ a Fe2+; infatti il ferro nello stato ferrico non lega l’ossigeno, per tale motivo è
necessario ridurlo e mantenerlo nello stato ferroso. Quando l’emoglobina lega il Fe3+ diviene
metaemoglobina.

Alterazioni dei geni che controllano la sintesi di emoglobina possono portare a una struttura
dell’emoglobina anomala, come nel caso dell’ANEMIA FALCIFORME in cui si ha la sostituzione,
in posizione 6 della catena beta dell’Hb, del glutammato con la valina. Questa mutazione causa
la deformazione degli eritrociti che assumono una caratteristica forma a falce o mezzaluna;
questi diventano anche rigidi, viscosi e facilmente aggregabili ostacolando il movimento
attraverso i vasi sanguigni, quindi rallentando o bloccando il flusso di sangue.

Per una corretta eritropoiesi sono necessari elementi come il ferro, la vitamina B12 e l’acido
folico. In carenza di ferro si può sviluppare l’anemia sideropenica.

ASSORBIMENTO DEL FERRO

Il ferro viene introdotto con la dieta con alimenti soprattutto di origine animale (carni, tuorlo,
ecc..) e raggiunge l’intestino dove viene assorbito. Il ferro è un metallo di cui viene regolata
l’assunzione ma non l’escrezione. Il ferro può essere assorbito come ione bivalente ( Fe2+ - il
ferro proveniente dalle verdure è in forma Fe3+) o come ferro eme, derivato dall’emoglobina o
dalla mioglobina. Il ferro-eme entra nella cellula intestinale tramite carrier e ad opera di un
enzima l’eme viene aperto liberando il ferro. Il ferro nella forma bivalente entra tramite co-
trasporto con l’H+ tramite DMT (= trasportatore di metalli bivalenti). Una volta nella cellula
passa nel sangue attraverso la FERROPORTINA. Nel sangue, viene ossidato a Fe3+ e si lega
alla TRANSFERRINA (proteina plasmatica) che lo porta in circolo. Se vi è una elevata
concentrazione di ferro,, questo entra nelle cellule dell’intestino dove induce la sintesi della
proteina APO-FERRITINA che lega il ferro ( l’apo-ferritina ha numerosi siti di legame e può
legare fino a 4500 ioni), divenendo FERRITINA. Le cellule intestinali sono soggette a turn-
over ogni 2-3 giorni e dunque il ferro legato alla ferritina viene poi eliminato attraverso le
feci.

L’assorbimento di ferro è regolato dall’EPCIDINA che è un ormone prodotto dal fegato,


organo deposito di ferro tra l’altro. Se nel fegato vi sono abbondanti scorte di ferro, l’organo
induce la sintesi dell’epcidina che stimola la degradazione della ferroportina che, non essendo
più presente, non può più far uscire ferro che quindi rimane nella cellula. Più ferro è presente
nella cellula, più viene indotta la sintesi di apo-ferritina.

VITAMINA B12  Anche detta cobalamina, è un coenzima che serve per la sintesi del
deossiribosio. In carenza di vitamina b12 si ha carenza di sintesi di DNA e dunque carenza di
sintesi di globuli rossi. Inoltre la vitamina b12 trasforma l’acido folico in acido folinico (forma
attiva) che è un trasportatore di unità monocarboniose, importanti per la sintesi di DNA. La
carenza di vitamina b12 inoltre può portare a patologie come l’anemia perniciosa o
megaloblastica che è caratterizzata dal fatto che nel sangue si riscontrano forme immature
di eritrociti, ancora nucleati e più grandi del normale. Una delle cause della carenza di questa
vitamina è il fatto che lo stomaco non sintetizza una proteina chiamata FATTORE
INTRINSECODI CASTLE, che serve per l’assorbimento della vitamina b12.alcuni soggetti non
riescono a sintetizzare HCl nello stomaco il che porta all’incapacità di sintetizzare questa
proteina e all’incapacità di assorbire la vitamina b12, sviluppando così l’anemia. La vitamina b12
viene introdotta con l’alimentazione e proviene soprattutto da alimenti di origine animale.

ASSORBIMENTO VITAMINA B12: una volta ingerita con gli alimenti, le ghiandole salivari
cominciano a secernere APTOCORRINA (che protegge la vitamina) e una volta raggiunto lo
stomaco, l’acidità gastrica distacca la vitamina b12 dall’alimento, consentendo all’aptocorrina
di legarsi alla vitamina. Le cellule parietali dello stomaco secernono poi il fattore intrinseco di
Castle mentre le proteasi pancreatiche scindono l’aptocorrina nell’intestino tenue ,rilasciando
la vitamina b12 che può così legarsi al fattore intrinseco. Questo complesso (vitamina
b12+fattore intrinseco di Castle) viene assorbito a livello dell’ileo terminale dove sono
presenti recettori per il fattore intrinseco; la vitamina b12 ,liberata dal fattore, raggiunge il
sangue dove si lega alla proteina plasmatica TRANS-COBALAMINA.

METABOLISMO DELL’EMOGLOBINA

I globuli rossi vengono distrutti ogni 120 giorni circa, soprattutto a livello della milza che è un
organo emocateretico. Durante l’’ERITROCATERESI, cioè quando il globulo rosso viene
distrutto, l’eme si stacca dall’emoglobina, gli amminoacidi vengono riciclati, e viene aperto
l’anello portando alla formazione di BILIVERINA. La biliverdina viene ossidata a BILIRUBINA
(insolubile) che si lega all’albumina. La bilirubina e l’albumina si spostano dalla milza al fegato
dove la bilirubina viene coniugata con due molecole di acido glicuronico, divenendo
BILIRUBINA DIGLICURONATA (solubile) che viene immessa nella bile e successivamente
nell’intestino. Nell’intestino viene eliminata in parte con le feci (STERCOBILINA) , in parte
viene assorbita e tramite la vena porta epatica ritorna al fegato dove viene immessa nel
sangue (UROBILINOGENO) e poi eliminata dal rene (UROBILINA).

L’aumento della bilirubina nel sangue è responsabile di una condizione patologica chiamata
ITTERO. La bilirubina non è insolubile in acqua ma in composti lipidici, quindi si accumula dove i
lipidi sono abbondanti, come nel sistema nervoso a livello delle guaine mieliniche, che sono
fatte da lipidi, e può quindi causare coma e morte quando si verifica l’ittero.

FISIOPATOLOGIA DELL’ITTERO:

 Ittero da iperbilirubinemia non coniugata = si verifica quando vi è un’elevata


distruzione dei globuli rossi o per difetti epatici di captazione o di coniugazione
 Ittero da iperbilirubinemia coniugata = si verifica quando vi sono condizioni di malattie
epatobiliari od ostruzioni delle vie.

Possibili cause dell’iperbilirubinemia totale o diretta non coniugata :

 Anemia emolitica, falciforme o perniciosa


 Mononucleosi
 Epatiti e cirrosi
 Reazioni a trasfusioni
 Eritroblastosi fetale
 Guarigione da un vistoso ematoma
 Ittero fisiologico (tipico dei neonati)

Possibili cause dell’iperbilirubinemia diretta coniugata:

 Ostruzione dei dotti biliari per la presenza di calcoli (calcolosi della colecisti o delle vie
biliari), processi infiammatori (colecisti) o tumori a carico del pancreas
 Cirrosi epatica ed epatiti
 Colecisti intra-epatica (accumulo di bile nel fegato)

ANEMIE:

 Per insufficiente produzione: anemia perniciosa o sideropenica


 Per eccessiva distruzione o perdita: anemie emolitiche, postemorragiche ed
emorragiche

LE PIASTRINE

Le piastrine sono elementi corpuscolati del sangue,


non sono cellule ma frammenti cellulari, più piccoli dei
globuli rossi. Sono circa 150.000-400.000/m m3 . Si
originano con la PIASTRINOPOIESI, un processo
quasi di gemmazione a partire dal MEGACARIOCITA
il quale deriva dal MEGACARIOBLASTO, formatosi a
sua volta dalla cellula staminale totipotente. Il
controllo del processo è a carico della
TROMBOPOIETINA, un fattore di crescita che
stimola la cellula staminale a diventare
megacarioblasto. E’ un fattore sintetizzato sia dal
fegato che dal rene, è una citochina.

Le piastrine sono frammenti cellulari dalla forma


discoidale che contengono un enorme quantità di
granuli, detti GRANULI ALFA e CORPI DENSI. Il
citoscheletro presenta delle proteine contrattili,
perlopiù actina, mentre la membrana plasmatica si
invagina diverse volte.

EMOSTASI

E’ quel processo che porta alla riparazione d un vaso in


caso di lesione (emorragia) e si divide in 3 fasi:

1) Fase vascolare
2) Fase piastrinica
3) Fase plasmatica
La fase vascolare si ha quando vi è una lesione l’endotelio dei vasi libera dei mediatori chimici
come l’ENDOTELINA. L’endotelina è un potente agente contrattile (fattore paracrino) che
serve a ridurre il flusso e quindi la perdita di sangue. Inoltre il meccanismo nervoso riflesso
mediato dal SN simpatico si attiva e fa liberare noradrenalina con effetto di vasocostrizione.
Durante la fase piastrinica che segue quella vascolare, l’endotelio del vaso lesionato espone
delle fibre di collagene che richiamano le piastrine dal torrente circolatorio, queste
aderiscono alla lesione (fase di ADESIONE), si aggregano tra loro richiamando altre piastrine
(AGGREGAZIONE) e si attivano rilasciando il loro contenuto in granuli (ATTIVAZIONE). Alla
fine si arriva alla formazione del TROMBO BIANCO (o tappo piastrinico). Nell’ultima fase,
quella plasmatica, avviene il fenomeno della COAGULAZIONE. Entra in gioco il
FIBRINOGENO (proteina plasmatica) che viene trasformato in FIBRINA. Questa proteina
polimerizza diventando insolubile e precipita formando il TROMBO ROSSO o coagulo.
Successivamente una proteina va lisando il coagulo.

E’ bene far attenzione che l’emostasi e la coagulazione non sono la stessa cosa: la coagulazione
è parte del processo di emostasi.

 FASE DI ADESIONE DELLE PIASTRINE: l’adesione avviene quando le pareti del vaso
espongono le fibre di collagene che richiamano molte piastrine che aderiscono alle
pareti del vaso. In condizioni fisiologiche, le piastrine non aderiscono perché viene
rilasciato OSSIDO DI AZOTO, che è un vasodilatatore e antiaggregante, e
PROSTACICLINA, un altro antiaggregante che deriva dal metabolismo dell’acido
arachidonico. Quando il vaso è leso, il metabolismo delle cellule endoteliali cambia. La
fosfolipasi A2 idrolizza il fosfolipide con formazione di acido arachidonico. L’acido
arachidonico quando il vaso è integro forma la prostaciclina, ma quando il vaso è leso
attiva l’enzima CICLO-OSSIGENASI che forma il TROMBOXANO (TxA2) che causa
l’adesione e l’aggregazione nonché la successiva attivazione delle piastrine che quindi
rilasciano granuli. L’aspirina blocca l’enzima ciclo-ossigenasi e quindi impedisce la
formazione di trombi. In condizioni fisiologiche vi è una repulsione elettrostatica
travaso e piastrine. La piastrina presenta il recettore GP1A che si lega al collagene.
Quando la piastrina si attiva, cambia forma e questo porta al rilascio del contenuto dei
granuli. Il cambiamento è dato da un processo AUTOCATALITICO: inizialmente si ha il
rilascio di pochi granuli che stimolano il rilascio ulteriore di granuli e questo fa
cambiare forma perché il citoscheletro cambia.
 FASE DI COAGULAZIONE: consiste nella trasformazione della proteina plasmatica
fibrinogeno in monomeri di fibrina che polimerizzano prima con legami deboli e poi con
legami covalenti in presenza di Ca2+ e di un enzima, il FATTORE 13. Si formano
polimeri insolubili che precipitando si trascinano i globuli rossi intrappolandoli nel
trombo. Questo è un tipo di meccanismo a feedback positivo. Essendo un meccanismo a
“cascata” esso viene amplificato. La coagulazione ha a monte due vie:

-VIA INTRINSECA  partecipazione degli elementi del plasma

-VIA ESTRINSECA intervento dei fattori tissutali appartenenti al tessuto leso

La via estrinseca è più


rapida, prevede meno
tappe ma porta alla
formazione di un
coagulo meno stabile.
Quando la via
intrinseca è alterata
(malattie come
l’emofilia modificano il
fattore 13) si ha
difficoltà a coagulare.
Il fattore 13 è una
proteina plasmatica
normalmente silente
che viene attivata
dalla trombina, lo
stesso enzima che
trasforma il
fibrinogeno in fibrina.
La forma inattiva
della trombina è la
protrombina.

Il fibrinogeno è
sintetizzato dal
fegato (il fegato
sintetizza tutte le proteine plasmatiche tranne le globuline), ed è un dimero, di cui ogni
monomero è formato da 3 catene polipeptidiche: Aα, Bβ, γ. La trombina stacca il peptide A
e B in modo che vengano esposti i siti di legame per formare il polimero. Ogni monomero
stacca 2 peptidi quindi ogni fibrinogeno stacca 4 peptidi. La protrombina diviene trombina
attraverso la via intrinseca ed estrinseca.

VIA INTRINSECA: inizia con l’esposizione del collagene da parte del tessuto leso che
attiva il FATTORE XIII o fattore di contatto; il contatto agisce sul FATTORE XI che va
ad attivare il FATTORE IX. Il fattore IX attiva il FATTORE VII e insieme attivano il
FATTORE X che trasforma la protrombina in trombina. Il fattore X in presenza di
fosfolipidi, Ca2+ e FATTORE V attivano la TROMBOPLASTINA. Ogni reazione biochimica
necessita della presenza di calcio. La modifica del FATTORE IX porta all’emofilia del tipo
B, mentre quella del fattore VII porta all’emofilia di tipo A.

VIA ESTRINSECA: prevede l’intervento del fattore tissutale (FATTORE III) che è
rilasciato dal tessuto leso e va ad attivare insieme al fattore VII, il fattore X. Il fattore
VII è attivato dal fattore X per retroazione positiva. La trombina per retroazione positiva
attiva il fattore XI. Nell’endotelio le due vie agiscono simultaneamente ma in provetta la
via estrinseca non si attiva. Molti di questi fattori sono proteine plasmatiche che quindi
sono sintetizzate dal fegato. Per la loro sintesi e quella della trombina è necessaria una
vitamina liposolubile, che è la VITAMINA K.

FIBRINOLISI: la trombina attiva anche il PLASMINOGENO (altra proteina plasmatica)


che diviene PLASMINA, un enzima idrolitico che ha l’effetto opposto cioè la dissoluzione
dei polimeri di fibrina. L’attivazione del plasminogeno è dovuta anche a tPA (attivatore
plasminogeno tissutale). Se arriva un segnale che il vaso è stato riparato, la trombina
attiva la plasmina e si ha la dissoluzione del coagulo.

LEUCOCITI

Sono cellule nucleate deputate alla difesa, nel nostro organismo sono circa 7000-10000/
m m3 e hanno una vita di circa 10 giorni. Si dividono in due classi principali:
 GRANULOCITI: presentano un citoplasma con dei granuli e hanno affinità per
coloranti acidi o basici. I neutrofili non assumono nessuna colorazione,
rappresentano circa il 60%. Gli eosinofili presentano dei granuli rossi, reagiscono a
coloranti acidi, rappresentano circa il 2-5% mentre i basofili presentano dei granuli
blu, reagiscono a coloranti basici e rappresentano lo 0,1%. I granulociti sono
polimorfonucleati.
 AGRANULOCITI: sono privi di granuli. Abbiamo i monociti che sono le più grandi
cellule del sangue, il cui nucleo è a forma di fagiolo e rappresentano il 2-8%; i
linfociti si distinguono per il rapporto nucleo-citoplasma (il nucleo occupa quasi
tutto lo spazio) e rappresentano il 25%.

FORMULA LEUCOCITARIA: rappresenta la percentuale di leucociti. Questo permette di


identificare la presenza di infezioni e patologie, quando la percentuale aumenta. Per esempio,
un’elevata percentuale di eosinofili indica che possono esserci allergie in corso o presenza di
agenti parassitari. I monociti sono i macrofagi del plasma sanguigno mentre i basofili
diventano poi mastociti.

I globuli bianchi si formano nel midollo osseo per effetto delle INTERLEUCHINE, prodotte
dai globuli bianchi stessi. La cellula staminale si differenzia in:

- Cellula della LINEA MIELOIDE : responsabile dell’IMMUNITA’ INNATA. Si divide in


MIELOBLASTO (granulocita) e in MONOBLASTO (monocita).
- Cellula della LINEA LINFOIDE: responsabile dell’IMMUNITA’ ACQUISITA che si
instaura con il primo contatto con il patogeno di cui il sistema conserva la memoria.
Queste cellule migrano nel TIMO dove si differenziano in: LINFOCITI B (responsabili
dell’immunità umorale tramite anticorpi, costituiti da plasmacellule e cellule della
memoria) e LINFOCITI T (responsabili dell’immunità cellulo-mediata).

I globuli bianchi sono MARGINATI cioè stanno sulla parete del vaso e del midollo rosso.
L’infezione porta via via ad un aumento del numero di globuli bianchi che da marginati del
midollo rapidamente vengono messi in circolo.

Proprietà dei leucociti:

- Diapedesi: riescono ad attraversare le pareti dei vasi infilandosi tra gli spazi del vaso
stesso
- Chemiotassi: vengono attirati da molecole chimiche provenienti da una infezione, da
morte cellulare o da danno tissutale ecc.
- Fagocitosi: ne sono capaci i neutrofili ma anche i monociti. Possono farlo direttamente
o dopo OPSONIZZAZIONE, inglobando l’agente e immettendolo nel fagosoma (vacuolo)
dove avviene la lisi con successiva morte del neutrofilo. L’opsonizzazione si verifica
quando il batterio è rivestito di anticorpi (opsonina) e il fagocita riconosce l’opsonina.

FUNZIONI DEL SISTEMA IMMUNITARIO:

 BASOFILI E MASTOCITI: sono rari granulociti che rilasciano sostanze chimiche che
mediano le risposte allergiche e infiammatorie. Il basofilo contiene nei suoi granuli
l’INSTAMINA, che permette la vasodilatazione e la permeabilità, e l’EPARINA che è un
anticoagulante.
 NEUTROFILI: rappresentano il 50-70%, sono granulociti e fagociti che inglobano e
distruggono particelle estranee.
 EOSINOFILI: rappresentano l’1-3% sono granulociti, fagociti e cellule citotossiche, che
distruggono gli agenti estranei, particolarmente i parassiti.
 MONOCITI E MACROFAGI: rappresentano 1-6%, sono fagociti e cellule che presentano
l’antigene, sono capaci di inglobare e distruggere l’agente patogeno.
 LINFOCITI E PLASMACELLULE: rappresentano il 20-35%, sono perlopiù cellule
presentanti l’antigene e alcune cellule citotossiche. Queste sono: linfociti B, plasmacellule,
linfociti T (citotossici e T-helper), cellule natural-killler (NK) e cellule della memoria. Sono
tutte responsabili di risposte specifiche contro agenti estranei, inclusa la produzione di
anticorpi.
 CELLULE DENDRITICHE: sono cellule che presentano l’antigene, definite anche cellule del
Langherans e cellule velate, riconoscono i patogeni e attivano altre cellule di difesa
mediante presentazione degli antigeni nei linfonodi.

RISPOSTA INFIAMMATORIA
I sintomi dell’infiammazione sono: il rossore, il dolore, il gonfiore e il calore. Sono dovuti al
rilascio di istamina che fa aumentare il flusso di sangue (rossore e calore), aumenta la
permeabilità dei vasi (esce il plasma e si ha gonfiore) e attiva dei recettori dolorifici.

GRUPPI SANGUIGNI

Ogni individuo ha un determinato fenotipo che si manifesta in caratteri trasmessi


geneticamente. A livello dei globuli rossi, sulla membrana, sono presenti delle glicoproteine
che non sono sempre uguali e che possono scatenare reazioni anticorporali se immesse in un
organismo che possiede glicoproteine differenti.

SISTEMA AB0  E’ quello più noto. Un individuo può essere:

 Di tipo A se presente l’antigene A nel globulo rosso


 Di tipo B se presenta l’antigene B
 Di tipo 0 se non presente alcun antigene
 Di tipo AB se presenta entrambi gli antigeni A e B

Queste proteine sono chiamate anche agglutinogeni perché la reazione anticorporale provoca
agglutinazioni. Il sistema AB0 è accompagnato nel plasma da iso-anticorpi (agglutinine) che
sono presenti dalla nascita e sono anticorpi per proteine che non sono presenti enll’organismo.
Nel tipo A ci sarà l’agglutinina B ( anti-B, distrugge i globuli rossi con l’antigene B), nel tipo B
ci sarà l’agglutinina A (anti-A) e nel tipo AB non vi sono agglutinine, mentre nel tipo 0 sono
presenti antiA e antiB. Questa determinazione è importante sia al fine trasfusionale che per
la medicina legale (test di paternità, ecc..). ai fini trasfusionali il gruppo AB è il RICEVITORE
UNIVERSALE, non avendo anticorpi può ricevere sangue da tutti i gruppi, mentre il gruppo 0 è
il DONATORE UNIVERSALE poiché non avendo antigeni può donare a tutti.
SISTEMA RH  E’ un altro sistema per la determinazione del gruppo sanguigno, chiamato RH
da Rhesus, un tipo di scimmia a cui è stato scoperto questo fattore. Il fattore Rh è costituito
da un complesso di proteine che si trovano sulla membrana del globulo rosso che si chiamano
C,D ed E di cui la più potente come antigene è la proteina D. il sistema Rh non è accompagnato
fin dalla nascita dalla presenza di anticorpi a differenza del sistema AB0. Per cui un soggetto
sarà:

 RH + se presenta il complesso CDE e non ha anticorpi


 RH- se non presenta il complesso CDE e possiede anticorpi

L’80% degli individui è RH+ (gene dominante). Può comunque succedere che una madre RH-
partorisca un figlio RH+ per cui alla prima gravidanza non accadrà nulla ma svilupperà degli
anticorpi contro RH+. Quindi alla seconda gravidanza il feto potrebbe entrare in sofferenza
sviluppando l’eritroblastosi fetale (si agglutinano i globuli rossi con successiva emolisi).

PLASMA

Rappresenta la componente liquida del sangue (circa il 55%) ed è costituito da: 90% di acqua e
10% da sostanze organiche e inorganiche. La parte più cospicua delle sostanze organiche è
data dalle proteine (7-8%); rappresentano glucosio, amminoacidi e lipidi che si legano a
proteine (lipoproteine). Attraverso l’elettroforesi si separano le proteine in base al PM. Le
proteine si raggruppano in classi:

 ALBUMINE: le più numerose e piccole (PM = 70kDa circa)


 GLOBULINE: alfa1, alfa2, alfa3, beta1, beta2, gamma (uniche globuline non
sintetizzate dal fegato)
 FIBRINOGENO

Le proteine hanno funzioni che possono essere specifiche (trasportano bilirubina, acidi grassi,
ferro, ecc) e comuni. Le funzioni comuni sono:

- Riserva di amminoacidi
- Tampone: regolazione del ph
- Conferiscono al sangue una PRESSIONE ONCOTICA determinante per gli scambi
capillari

[ cos’è un tampone? Una soluzione di acido debole/base debole con il suo rispettivo sale che
può accettare o cedere H+ in base al ph ]

PRESSIONE ONCOTICA
Le proteine plasmatiche non possono attraversare l’endotelio data la loro dimensione. Nel
plasma si trovano le proteine ma non se ne trovano nel liquido interstiziale. Dato che le
proteine non riescono a permeare attraverso le pareti endoteliali creano una forza di
riassorbimento dell’acqua. La pressione idraulica spinge il liquido sia verso l’estremità venosa
che verso l’esterno dell’endotelio. Il sangue arriva nel capillare con una pressione di 35mmHg,
man mano che avanza, la pressione diminuisce e all’estremità venosa la pressione giunge a
15mmHg. A questa pressione di spinta (data dal cuore) si oppone la pressione oncotica,
esercitata dalle proteine e di natura osmotica, che è di 25mmHg. Le proteine plasmatiche
richiamano acqua e soluti e per tale motivo si sviluppa la pressione oncotica che deriva
principalmente
dall’albumina.
Quando il sangue
arriva alla prima
metà ha una
pressione di
35mmHg che tende
a farlo uscire, ma
una pressione
oncotica di
25mmHg lo
trattiene, per cui di
fatto acqua e soluti
escono ma spinti da
una pressione di
10mmHg (FORZA
DI SPINTA),
questo serve a
rinnovare il liquido
interstiziale che
bagna le cellule e a facilitare gli scambi nutritizi. Nella seconda metà la pressione scende a
15mmHg, la pressione oncotica è sempre di 25mmHg, quindi nella seconda metà si ha una
pressione di -10mmHg che tende a richiamare acqua e soluti (FORZA DI RICHIAMO). Quindi
alla fine si ha una vera e propria FILTRAZIONE nella prima metà e un RIASSORBIMENTO
nella seconda metà di acqua e soluti. Questo processo va sotto il nome di LEGGE DI
STARLING, il nome deriva dallo studioso che lo studiò e che si occupò anche degli scambi
nutritizi capillari.

In sintesi, la pressione oncotica è determinante per gli scambi capillari (PRESSIONE


COLLOIDE-OSMOTICA) ed è importante per il richiamo e la fuoriuscita di soluti dai vasi che
impedisce l’accumulo di liquidi negli interstizi e favorisce il ricambio del liquido interstiziale.
La pressione oncotica è una PROPRIETA’ COLLIGATIVA delle proteine plasmatiche. La
pressione di fuoriuscita dei soluti in realtà è un po’ maggiore rispetto a quella di
riassorbimento ma i soluti non si accumulano fuori dai vasi poiché vengono drenati dal sistema
linfatico.

In caso di malnutrizione, si ha un abbassamento della concentrazione di proteine in quando


queste vengono degradate per recuperare i loro amminoacidi. Questa riduzione di proteine
causa una maggiore fuoriuscita di acqua che non viene riassorbita e quindi si verifica l’edema
addominale ( ASCITE) ovvero una trasudazione del plasma. Fisiologicamente la forza di spinta
supera quella di richiamo ma i vasi linfatici drenano il liquido che è nel tessuto. I capillari
linfatici sono a fondo cieco (iniziano nel tessuto) ed hanno una pressione bassa, il liquido per
gradiente pressorio entra nei capillari linfatici. Questi vasi linfatici alla fine sboccano nella
vena succlavia attraverso il dotto toracico, quindi si rimette il liquido nel circolo ematico.

LIPOPROTEINE

Le lipoproteine (lipidi + proteine) sono la forma attraverso cui i grassi (insolubili) viaggiano nel
sangue. Le lipoproteine vengono classificate in base alla loro densità. Se vengono poste in un
liquido sedimenteranno a livelli diversi in base alla loro pesantezza che è data dal rapporto
proteine/lipidi, più proteine ci sono più pesanti saranno e quindi più sedimenteranno.

Vengono classificate in:

 Chilomicroni = si trovano solo dopo un pasto nel plasma perché si formano


nell’enterocita. Sono costituiti principalmente da trigliceridi, sono i più leggeri perché
presentano solo una proteina.
 VLDL = lipoproteine a densità molto bassa
 LDL = lipoproteine a bassa densità. Il fegato metabolizza le VLDL, le unisce al
colesterolo e forma le LDL il cui componente principale è proprio il colesterolo, per tale
motivo vengono chiamate “colesterolo cattivo” (veicolano il colesterolo dal fegato ai
luoghi di utilizzo, se il colesterolo nell’organismo è in alte concentrazioni le LDL si
accumulano nelle pareti dei vasi formando placche aterosclerotiche, causano
aterosclerosi).
 HDL = lipoproteine ad alta densità, derivano dalle LDL quando queste scaricano tutto il
loro contenuto di colesterolo e sono composte perlopiù da proteine. Sono considerate il
“colesterolo buono” perché trasportano il colesterolo dai tessuti al fegato dove viene
immesso nella bile per eliminarlo.

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