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E’ un tipo di tessuto connettivo liquido che scorre nei vasi ed è in continuo movimento grazie al
cuore che lo pompa in tutto il corpo, per tale motivo le sue funzioni sono correlate al
trasporto.
FUNZIONI DI TRASPORTO:
E’ un processo che avviene nel tessuto emopoietico cioè nel midollo osseo rosso delle ossa
piatte o nelle epifisi delle ossa lunghe nell’adulto. Alla terza settimana di vita embrionale si
aggregano nel sacco vitellino alcune cellule che poi daranno luogo sia alle cellule del sangue che
alle cellule dell’endotelio. Più avanti nella gravidanza questa funzione emopoietica nell’embrione
è svolta dal fegato e dalla milza e verso la fine della vita intrauterina è svolta anche dal
midollo osseo. Con la nascita, fegato e milza perdono la capacità emopoietica. Fino ai 5 anni, le
cellule vengono prodotte da tutto il midollo osseo; dopo, solo dal midollo osseo rosso delle ossa
piatte e delle epifisi delle ossa lunghe. L’emopoiesi avviene a partire da un’unica cellula
totipotente che sotto influenza di fattori di crescita ,come le citochine, viene orientata a
diventare cellula della serie rossa, serie bianca o piastrine.
ERITROCITI
Grazie al pigmento dato dall’emoglobina appaiono rossi. Gli eritrociti sono cellule anucleate nei
mammiferi, a forma di disco biconcavo. Nel maschio sono circa 5 mln/m m3 mentre nella
femmina circa 4,5 mln/ /m m3 . Gli eritrociti sono larghi circa 8 μm e spessi 2,5 μm . La
SPECTRINA (proteina del citoscheletro) permette la flessibilità del globulo rosso in modo da
passare attraverso i capillari più piccoli senza deformarsi. Hanno vita breve, circa 120 giorni,
e vengono distrutti dalle cellule endoteliali della milza. La vasta quantità di globuli rossi
permette di aumentare la superficie di scambio.
ERITROPOIESI
L’eritropoietina si può trovare anche come farmaco per contrastare le anemia o per
coadiuvare le terapie contro il cancro e anche nello sport, dove viene assunta come sostanza
dopante. Una elevata concentrazione di globuli rossi aumenta la viscosità del sangue che
affatica il cuore e questo ha effetti negativi a livello cardiovascolare. In alta montagna si ha
una condizione di ipossia , in quanto la pressione atmosferica è più bassa, quindi viene
stimolata maggiormente la sintesi di eritropoietina. Per un certo tempo, anche quando si
ritorna a livello del mare, si ha una maggiore efficienza data dalla maggiore produzione di
globuli rossi (es. dei calciatori che prima di un campionato vanno ad allenarsi in posti in alta
montagna).
EMOGLOBINA
Hb A1 emoglobina adulta, formata da 2 catene alfa (116 aa) e 2 catene beta(141 aa)
Hb A2 presente in piccole percentuali, formata da 2 catene alfa e 2 catene delta
Hb F emoglobina fetale, formata da 2 catene alfa e 2 catene gamma; è presente nel
feto, più piccola dell’emoglobina adulta. Nell’anemia mediterranea o talassemia, non
vengono sintetizzate le catene beta e rimangono solo quelle gamma.
Alterazioni dei geni che controllano la sintesi di emoglobina possono portare a una struttura
dell’emoglobina anomala, come nel caso dell’ANEMIA FALCIFORME in cui si ha la sostituzione,
in posizione 6 della catena beta dell’Hb, del glutammato con la valina. Questa mutazione causa
la deformazione degli eritrociti che assumono una caratteristica forma a falce o mezzaluna;
questi diventano anche rigidi, viscosi e facilmente aggregabili ostacolando il movimento
attraverso i vasi sanguigni, quindi rallentando o bloccando il flusso di sangue.
Per una corretta eritropoiesi sono necessari elementi come il ferro, la vitamina B12 e l’acido
folico. In carenza di ferro si può sviluppare l’anemia sideropenica.
Il ferro viene introdotto con la dieta con alimenti soprattutto di origine animale (carni, tuorlo,
ecc..) e raggiunge l’intestino dove viene assorbito. Il ferro è un metallo di cui viene regolata
l’assunzione ma non l’escrezione. Il ferro può essere assorbito come ione bivalente ( Fe2+ - il
ferro proveniente dalle verdure è in forma Fe3+) o come ferro eme, derivato dall’emoglobina o
dalla mioglobina. Il ferro-eme entra nella cellula intestinale tramite carrier e ad opera di un
enzima l’eme viene aperto liberando il ferro. Il ferro nella forma bivalente entra tramite co-
trasporto con l’H+ tramite DMT (= trasportatore di metalli bivalenti). Una volta nella cellula
passa nel sangue attraverso la FERROPORTINA. Nel sangue, viene ossidato a Fe3+ e si lega
alla TRANSFERRINA (proteina plasmatica) che lo porta in circolo. Se vi è una elevata
concentrazione di ferro,, questo entra nelle cellule dell’intestino dove induce la sintesi della
proteina APO-FERRITINA che lega il ferro ( l’apo-ferritina ha numerosi siti di legame e può
legare fino a 4500 ioni), divenendo FERRITINA. Le cellule intestinali sono soggette a turn-
over ogni 2-3 giorni e dunque il ferro legato alla ferritina viene poi eliminato attraverso le
feci.
VITAMINA B12 Anche detta cobalamina, è un coenzima che serve per la sintesi del
deossiribosio. In carenza di vitamina b12 si ha carenza di sintesi di DNA e dunque carenza di
sintesi di globuli rossi. Inoltre la vitamina b12 trasforma l’acido folico in acido folinico (forma
attiva) che è un trasportatore di unità monocarboniose, importanti per la sintesi di DNA. La
carenza di vitamina b12 inoltre può portare a patologie come l’anemia perniciosa o
megaloblastica che è caratterizzata dal fatto che nel sangue si riscontrano forme immature
di eritrociti, ancora nucleati e più grandi del normale. Una delle cause della carenza di questa
vitamina è il fatto che lo stomaco non sintetizza una proteina chiamata FATTORE
INTRINSECODI CASTLE, che serve per l’assorbimento della vitamina b12.alcuni soggetti non
riescono a sintetizzare HCl nello stomaco il che porta all’incapacità di sintetizzare questa
proteina e all’incapacità di assorbire la vitamina b12, sviluppando così l’anemia. La vitamina b12
viene introdotta con l’alimentazione e proviene soprattutto da alimenti di origine animale.
ASSORBIMENTO VITAMINA B12: una volta ingerita con gli alimenti, le ghiandole salivari
cominciano a secernere APTOCORRINA (che protegge la vitamina) e una volta raggiunto lo
stomaco, l’acidità gastrica distacca la vitamina b12 dall’alimento, consentendo all’aptocorrina
di legarsi alla vitamina. Le cellule parietali dello stomaco secernono poi il fattore intrinseco di
Castle mentre le proteasi pancreatiche scindono l’aptocorrina nell’intestino tenue ,rilasciando
la vitamina b12 che può così legarsi al fattore intrinseco. Questo complesso (vitamina
b12+fattore intrinseco di Castle) viene assorbito a livello dell’ileo terminale dove sono
presenti recettori per il fattore intrinseco; la vitamina b12 ,liberata dal fattore, raggiunge il
sangue dove si lega alla proteina plasmatica TRANS-COBALAMINA.
METABOLISMO DELL’EMOGLOBINA
I globuli rossi vengono distrutti ogni 120 giorni circa, soprattutto a livello della milza che è un
organo emocateretico. Durante l’’ERITROCATERESI, cioè quando il globulo rosso viene
distrutto, l’eme si stacca dall’emoglobina, gli amminoacidi vengono riciclati, e viene aperto
l’anello portando alla formazione di BILIVERINA. La biliverdina viene ossidata a BILIRUBINA
(insolubile) che si lega all’albumina. La bilirubina e l’albumina si spostano dalla milza al fegato
dove la bilirubina viene coniugata con due molecole di acido glicuronico, divenendo
BILIRUBINA DIGLICURONATA (solubile) che viene immessa nella bile e successivamente
nell’intestino. Nell’intestino viene eliminata in parte con le feci (STERCOBILINA) , in parte
viene assorbita e tramite la vena porta epatica ritorna al fegato dove viene immessa nel
sangue (UROBILINOGENO) e poi eliminata dal rene (UROBILINA).
L’aumento della bilirubina nel sangue è responsabile di una condizione patologica chiamata
ITTERO. La bilirubina non è insolubile in acqua ma in composti lipidici, quindi si accumula dove i
lipidi sono abbondanti, come nel sistema nervoso a livello delle guaine mieliniche, che sono
fatte da lipidi, e può quindi causare coma e morte quando si verifica l’ittero.
FISIOPATOLOGIA DELL’ITTERO:
Ostruzione dei dotti biliari per la presenza di calcoli (calcolosi della colecisti o delle vie
biliari), processi infiammatori (colecisti) o tumori a carico del pancreas
Cirrosi epatica ed epatiti
Colecisti intra-epatica (accumulo di bile nel fegato)
ANEMIE:
LE PIASTRINE
EMOSTASI
1) Fase vascolare
2) Fase piastrinica
3) Fase plasmatica
La fase vascolare si ha quando vi è una lesione l’endotelio dei vasi libera dei mediatori chimici
come l’ENDOTELINA. L’endotelina è un potente agente contrattile (fattore paracrino) che
serve a ridurre il flusso e quindi la perdita di sangue. Inoltre il meccanismo nervoso riflesso
mediato dal SN simpatico si attiva e fa liberare noradrenalina con effetto di vasocostrizione.
Durante la fase piastrinica che segue quella vascolare, l’endotelio del vaso lesionato espone
delle fibre di collagene che richiamano le piastrine dal torrente circolatorio, queste
aderiscono alla lesione (fase di ADESIONE), si aggregano tra loro richiamando altre piastrine
(AGGREGAZIONE) e si attivano rilasciando il loro contenuto in granuli (ATTIVAZIONE). Alla
fine si arriva alla formazione del TROMBO BIANCO (o tappo piastrinico). Nell’ultima fase,
quella plasmatica, avviene il fenomeno della COAGULAZIONE. Entra in gioco il
FIBRINOGENO (proteina plasmatica) che viene trasformato in FIBRINA. Questa proteina
polimerizza diventando insolubile e precipita formando il TROMBO ROSSO o coagulo.
Successivamente una proteina va lisando il coagulo.
E’ bene far attenzione che l’emostasi e la coagulazione non sono la stessa cosa: la coagulazione
è parte del processo di emostasi.
FASE DI ADESIONE DELLE PIASTRINE: l’adesione avviene quando le pareti del vaso
espongono le fibre di collagene che richiamano molte piastrine che aderiscono alle
pareti del vaso. In condizioni fisiologiche, le piastrine non aderiscono perché viene
rilasciato OSSIDO DI AZOTO, che è un vasodilatatore e antiaggregante, e
PROSTACICLINA, un altro antiaggregante che deriva dal metabolismo dell’acido
arachidonico. Quando il vaso è leso, il metabolismo delle cellule endoteliali cambia. La
fosfolipasi A2 idrolizza il fosfolipide con formazione di acido arachidonico. L’acido
arachidonico quando il vaso è integro forma la prostaciclina, ma quando il vaso è leso
attiva l’enzima CICLO-OSSIGENASI che forma il TROMBOXANO (TxA2) che causa
l’adesione e l’aggregazione nonché la successiva attivazione delle piastrine che quindi
rilasciano granuli. L’aspirina blocca l’enzima ciclo-ossigenasi e quindi impedisce la
formazione di trombi. In condizioni fisiologiche vi è una repulsione elettrostatica
travaso e piastrine. La piastrina presenta il recettore GP1A che si lega al collagene.
Quando la piastrina si attiva, cambia forma e questo porta al rilascio del contenuto dei
granuli. Il cambiamento è dato da un processo AUTOCATALITICO: inizialmente si ha il
rilascio di pochi granuli che stimolano il rilascio ulteriore di granuli e questo fa
cambiare forma perché il citoscheletro cambia.
FASE DI COAGULAZIONE: consiste nella trasformazione della proteina plasmatica
fibrinogeno in monomeri di fibrina che polimerizzano prima con legami deboli e poi con
legami covalenti in presenza di Ca2+ e di un enzima, il FATTORE 13. Si formano
polimeri insolubili che precipitando si trascinano i globuli rossi intrappolandoli nel
trombo. Questo è un tipo di meccanismo a feedback positivo. Essendo un meccanismo a
“cascata” esso viene amplificato. La coagulazione ha a monte due vie:
Il fibrinogeno è
sintetizzato dal
fegato (il fegato
sintetizza tutte le proteine plasmatiche tranne le globuline), ed è un dimero, di cui ogni
monomero è formato da 3 catene polipeptidiche: Aα, Bβ, γ. La trombina stacca il peptide A
e B in modo che vengano esposti i siti di legame per formare il polimero. Ogni monomero
stacca 2 peptidi quindi ogni fibrinogeno stacca 4 peptidi. La protrombina diviene trombina
attraverso la via intrinseca ed estrinseca.
VIA INTRINSECA: inizia con l’esposizione del collagene da parte del tessuto leso che
attiva il FATTORE XIII o fattore di contatto; il contatto agisce sul FATTORE XI che va
ad attivare il FATTORE IX. Il fattore IX attiva il FATTORE VII e insieme attivano il
FATTORE X che trasforma la protrombina in trombina. Il fattore X in presenza di
fosfolipidi, Ca2+ e FATTORE V attivano la TROMBOPLASTINA. Ogni reazione biochimica
necessita della presenza di calcio. La modifica del FATTORE IX porta all’emofilia del tipo
B, mentre quella del fattore VII porta all’emofilia di tipo A.
VIA ESTRINSECA: prevede l’intervento del fattore tissutale (FATTORE III) che è
rilasciato dal tessuto leso e va ad attivare insieme al fattore VII, il fattore X. Il fattore
VII è attivato dal fattore X per retroazione positiva. La trombina per retroazione positiva
attiva il fattore XI. Nell’endotelio le due vie agiscono simultaneamente ma in provetta la
via estrinseca non si attiva. Molti di questi fattori sono proteine plasmatiche che quindi
sono sintetizzate dal fegato. Per la loro sintesi e quella della trombina è necessaria una
vitamina liposolubile, che è la VITAMINA K.
LEUCOCITI
Sono cellule nucleate deputate alla difesa, nel nostro organismo sono circa 7000-10000/
m m3 e hanno una vita di circa 10 giorni. Si dividono in due classi principali:
GRANULOCITI: presentano un citoplasma con dei granuli e hanno affinità per
coloranti acidi o basici. I neutrofili non assumono nessuna colorazione,
rappresentano circa il 60%. Gli eosinofili presentano dei granuli rossi, reagiscono a
coloranti acidi, rappresentano circa il 2-5% mentre i basofili presentano dei granuli
blu, reagiscono a coloranti basici e rappresentano lo 0,1%. I granulociti sono
polimorfonucleati.
AGRANULOCITI: sono privi di granuli. Abbiamo i monociti che sono le più grandi
cellule del sangue, il cui nucleo è a forma di fagiolo e rappresentano il 2-8%; i
linfociti si distinguono per il rapporto nucleo-citoplasma (il nucleo occupa quasi
tutto lo spazio) e rappresentano il 25%.
I globuli bianchi si formano nel midollo osseo per effetto delle INTERLEUCHINE, prodotte
dai globuli bianchi stessi. La cellula staminale si differenzia in:
I globuli bianchi sono MARGINATI cioè stanno sulla parete del vaso e del midollo rosso.
L’infezione porta via via ad un aumento del numero di globuli bianchi che da marginati del
midollo rapidamente vengono messi in circolo.
- Diapedesi: riescono ad attraversare le pareti dei vasi infilandosi tra gli spazi del vaso
stesso
- Chemiotassi: vengono attirati da molecole chimiche provenienti da una infezione, da
morte cellulare o da danno tissutale ecc.
- Fagocitosi: ne sono capaci i neutrofili ma anche i monociti. Possono farlo direttamente
o dopo OPSONIZZAZIONE, inglobando l’agente e immettendolo nel fagosoma (vacuolo)
dove avviene la lisi con successiva morte del neutrofilo. L’opsonizzazione si verifica
quando il batterio è rivestito di anticorpi (opsonina) e il fagocita riconosce l’opsonina.
BASOFILI E MASTOCITI: sono rari granulociti che rilasciano sostanze chimiche che
mediano le risposte allergiche e infiammatorie. Il basofilo contiene nei suoi granuli
l’INSTAMINA, che permette la vasodilatazione e la permeabilità, e l’EPARINA che è un
anticoagulante.
NEUTROFILI: rappresentano il 50-70%, sono granulociti e fagociti che inglobano e
distruggono particelle estranee.
EOSINOFILI: rappresentano l’1-3% sono granulociti, fagociti e cellule citotossiche, che
distruggono gli agenti estranei, particolarmente i parassiti.
MONOCITI E MACROFAGI: rappresentano 1-6%, sono fagociti e cellule che presentano
l’antigene, sono capaci di inglobare e distruggere l’agente patogeno.
LINFOCITI E PLASMACELLULE: rappresentano il 20-35%, sono perlopiù cellule
presentanti l’antigene e alcune cellule citotossiche. Queste sono: linfociti B, plasmacellule,
linfociti T (citotossici e T-helper), cellule natural-killler (NK) e cellule della memoria. Sono
tutte responsabili di risposte specifiche contro agenti estranei, inclusa la produzione di
anticorpi.
CELLULE DENDRITICHE: sono cellule che presentano l’antigene, definite anche cellule del
Langherans e cellule velate, riconoscono i patogeni e attivano altre cellule di difesa
mediante presentazione degli antigeni nei linfonodi.
RISPOSTA INFIAMMATORIA
I sintomi dell’infiammazione sono: il rossore, il dolore, il gonfiore e il calore. Sono dovuti al
rilascio di istamina che fa aumentare il flusso di sangue (rossore e calore), aumenta la
permeabilità dei vasi (esce il plasma e si ha gonfiore) e attiva dei recettori dolorifici.
GRUPPI SANGUIGNI
Queste proteine sono chiamate anche agglutinogeni perché la reazione anticorporale provoca
agglutinazioni. Il sistema AB0 è accompagnato nel plasma da iso-anticorpi (agglutinine) che
sono presenti dalla nascita e sono anticorpi per proteine che non sono presenti enll’organismo.
Nel tipo A ci sarà l’agglutinina B ( anti-B, distrugge i globuli rossi con l’antigene B), nel tipo B
ci sarà l’agglutinina A (anti-A) e nel tipo AB non vi sono agglutinine, mentre nel tipo 0 sono
presenti antiA e antiB. Questa determinazione è importante sia al fine trasfusionale che per
la medicina legale (test di paternità, ecc..). ai fini trasfusionali il gruppo AB è il RICEVITORE
UNIVERSALE, non avendo anticorpi può ricevere sangue da tutti i gruppi, mentre il gruppo 0 è
il DONATORE UNIVERSALE poiché non avendo antigeni può donare a tutti.
SISTEMA RH E’ un altro sistema per la determinazione del gruppo sanguigno, chiamato RH
da Rhesus, un tipo di scimmia a cui è stato scoperto questo fattore. Il fattore Rh è costituito
da un complesso di proteine che si trovano sulla membrana del globulo rosso che si chiamano
C,D ed E di cui la più potente come antigene è la proteina D. il sistema Rh non è accompagnato
fin dalla nascita dalla presenza di anticorpi a differenza del sistema AB0. Per cui un soggetto
sarà:
L’80% degli individui è RH+ (gene dominante). Può comunque succedere che una madre RH-
partorisca un figlio RH+ per cui alla prima gravidanza non accadrà nulla ma svilupperà degli
anticorpi contro RH+. Quindi alla seconda gravidanza il feto potrebbe entrare in sofferenza
sviluppando l’eritroblastosi fetale (si agglutinano i globuli rossi con successiva emolisi).
PLASMA
Rappresenta la componente liquida del sangue (circa il 55%) ed è costituito da: 90% di acqua e
10% da sostanze organiche e inorganiche. La parte più cospicua delle sostanze organiche è
data dalle proteine (7-8%); rappresentano glucosio, amminoacidi e lipidi che si legano a
proteine (lipoproteine). Attraverso l’elettroforesi si separano le proteine in base al PM. Le
proteine si raggruppano in classi:
Le proteine hanno funzioni che possono essere specifiche (trasportano bilirubina, acidi grassi,
ferro, ecc) e comuni. Le funzioni comuni sono:
- Riserva di amminoacidi
- Tampone: regolazione del ph
- Conferiscono al sangue una PRESSIONE ONCOTICA determinante per gli scambi
capillari
[ cos’è un tampone? Una soluzione di acido debole/base debole con il suo rispettivo sale che
può accettare o cedere H+ in base al ph ]
PRESSIONE ONCOTICA
Le proteine plasmatiche non possono attraversare l’endotelio data la loro dimensione. Nel
plasma si trovano le proteine ma non se ne trovano nel liquido interstiziale. Dato che le
proteine non riescono a permeare attraverso le pareti endoteliali creano una forza di
riassorbimento dell’acqua. La pressione idraulica spinge il liquido sia verso l’estremità venosa
che verso l’esterno dell’endotelio. Il sangue arriva nel capillare con una pressione di 35mmHg,
man mano che avanza, la pressione diminuisce e all’estremità venosa la pressione giunge a
15mmHg. A questa pressione di spinta (data dal cuore) si oppone la pressione oncotica,
esercitata dalle proteine e di natura osmotica, che è di 25mmHg. Le proteine plasmatiche
richiamano acqua e soluti e per tale motivo si sviluppa la pressione oncotica che deriva
principalmente
dall’albumina.
Quando il sangue
arriva alla prima
metà ha una
pressione di
35mmHg che tende
a farlo uscire, ma
una pressione
oncotica di
25mmHg lo
trattiene, per cui di
fatto acqua e soluti
escono ma spinti da
una pressione di
10mmHg (FORZA
DI SPINTA),
questo serve a
rinnovare il liquido
interstiziale che
bagna le cellule e a facilitare gli scambi nutritizi. Nella seconda metà la pressione scende a
15mmHg, la pressione oncotica è sempre di 25mmHg, quindi nella seconda metà si ha una
pressione di -10mmHg che tende a richiamare acqua e soluti (FORZA DI RICHIAMO). Quindi
alla fine si ha una vera e propria FILTRAZIONE nella prima metà e un RIASSORBIMENTO
nella seconda metà di acqua e soluti. Questo processo va sotto il nome di LEGGE DI
STARLING, il nome deriva dallo studioso che lo studiò e che si occupò anche degli scambi
nutritizi capillari.
LIPOPROTEINE
Le lipoproteine (lipidi + proteine) sono la forma attraverso cui i grassi (insolubili) viaggiano nel
sangue. Le lipoproteine vengono classificate in base alla loro densità. Se vengono poste in un
liquido sedimenteranno a livelli diversi in base alla loro pesantezza che è data dal rapporto
proteine/lipidi, più proteine ci sono più pesanti saranno e quindi più sedimenteranno.