Ogni comunità ha bisogno del diritto (dal latino directus) per organizzarsi e vivere pacificamente
assicurando le regole della civile convivenza. Il diritto proviene dall’uomo ed è in funzione di esso in
quanto portatore di interessi; molti di questi interessi non sono realizzabili autonomamente dagli
uomini, ma richiedono una aggregazione di uomini in gruppi e l’impiego di beni e mezzi, dando così
vita ad organizzazioni collettive (associazioni, società, ecc.). Possiamo dunque dire che il diritto mira
alla regolazione degli interessi e dei comportamenti delle diverse entità sociali attraverso precetti
giuridici.
La valutazione giuridica della realtà materiale.
Una tradizionale raffigurazione porta ad attribuire due significati al diritto: il diritto oggettivo indica
l’insieme dei precetti giuridici vigenti su cui si fondano i rapporti tra consociati o tra le diverse
comunità (es. la normativa sulla proprietà), mentre il diritto soggettivo indica il potere attribuito al
privato di assumere un determinato comportamento per realizzare un proprio interesse (es. il diritto
del proprietario di godere e disporre di un bene). Si dividono in diritti reali e di credito: i reali possono
esercitare direttamente il bene per soddisfare il proprio interesse, il diritto di credito significa che per
soddisfare un interesse ho bisogno della mediazione di un altro soggetto/debitore. E nel diritto
oggettivo abbiamo una serie di regole che formano l’ordinamento giuridico.
Esistono diversi tipi di regole: quelle dettate dalla morale, quelle dettate dalla religione ad esempio
rientrano nelle norme comportamentali. Quando è dettata da una fonte istituzionale diventa una
regola cogente e dunque una vera e propria norma giuridica. (esempio del vigile). Le norme giuridiche
hanno delle caratteristiche specifiche: sono dettate dalle istituzioni e hanno una rilevanza giuridica e la
loro trasgressione implica delle conseguenze penali e giuridiche. Sono strutturate dunque da:
1. Precetto: regola del comportamento
2. Sanzione: in caso di trasgressione l’ordinamento giuridico ha una reazione
Ordinamento giuridico.
L’ordinamento giuridico è il complesso di regole vincolanti di cui si dota una determinata comunità;
tali regole sono ordinate secondo una tavola formale ( l’ordinamento) attraverso un’organizzazione
che ne consente la formazione e ne presidia l’osservanza.
Per quanto riguarda le istituzioni di riferimento, l’ordinamento statale è tradizionalmente
configurato come sovraordinato a tutti gli altri ordinamenti delle singoli formazioni sociali sussistenti
sul territorio statale. All’apice degli ordinamenti giuridici statali delle società moderne vi sono le
Costituzioni quali tavole dei valori e delle strutture nei quali le società civili si riconoscono.
Venendo alla definizione del tessuto normativo, è possibile definire alcuni concetti basilari quali la
norma giuridica che è l’unità elementare dell’ordinamento, ossia la singola regola di comportamento
e di organizzazione della società; l’istituto giuridico esprime il compendio delle regole che
disciplinano un singolo fenomeno giuridico (es. matrimonio, proprietà). Il termine principi invece
presenta diverse accezioni: sono indicati con tale termine i valori fondamentali dell’ordinamento,
assolutamente inderogabili, oppure con tale termine si intendono anche le tecniche organizzative di
singole discipline giuridiche.
La legge ad esempio è una norma giuridica che proviene dal parlamento, e cioè dal potere legislativo.
Diritto positivo e diritto naturale. (POSITIVO DA POSTO-PORRE)
a)Il diritto positivo è il complesso delle regole costituenti l’ordinamento giuridico; vale a garantire la
certezza del diritto.
A sua volta il diritto positivo si svolge in due dimensioni: diritto materiale e diritto strumentale.
Il diritto materiale (detto diritto sostanziale) regola i rapporti tra i soggetti, selezionando gli
interessi considerati meritevoli di tutela e quelli destinati a soccombere, attribuendo diritti ed obblighi
(tali sono il diritto civile e il diritto penale).
Il diritto strumentale (detto diritto formale) disciplina i meccanismi necessari per l’attuazione degli
interessi protetti(tali sono il diritto processuale e il diritto internazionale privato).
b) Il diritto naturale indica l’insieme di principi che derivano da fonti non formali, quali la natura
umana o la ragione etc. Esprime in sostanza le aspirazioni della società antagoniste al diritto
formalmente posto.
I principali sistemi giuridici: civil law e common law.
Le esperienze giuridiche dei singoli paesi sono ricollegabili a due famiglie ordinamentali.
1)Il sistema di Civil law è il modello ordinamentale dominante a livello mondiale; si riconducono a
tale modello il nostro paese, i paesi dell’Europa continentale, i paesi del Sud America e dell’America
centrale, la Cina e molti altri paesi asiatici. Trattasi di un diritto di fonte legislativa, in quanto i
giudici sono tenuti ad applicare il diritto espresso dalle leggi; i precedenti giudiziari non sono
vincolanti, ma svolgono solo una funzione persuasiva dei giudici.
2) Il sistema del Common law è invece un modello ordinamentale di matrice anglosassone.
E’ attualmente in vigore in Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti d’America (escluso lo Stato della
Lousiana), Canada, Australia. È un diritto di formazione giudiziaria.
Le codificazioni in senso moderno. Il codice civile francese (Cod. Nap.) e il codice civile del
1865.
I codici sono considerati universali ed immutabili e quindi utilizzabili nel tempo e in più paesi.
Nella compilazione, il codice si presenta come un sistema di norme strutturato in modo organico (per
riguardare un intero settore dell’esperienza giuridica) e sistematico (per l’ordinamento logico che lo
sorregge).
Massima espressione di tale impostazione è il code civil des francais promulgato il 21 marzo 1804,
forgiato secondo i principi espressi dalla rivoluzione francese. Il diritto privato con il codice
napoleonico, diviene diritto dello Stato, che fa propri i valori e le aspirazioni della società civile.
Al codice napoleonico si conformeranno prima i codici di singoli Stati italiani preunitari, poi il cod. civ.
del 1865 , il quale nel prendere a modello il cod. nap., ebbe il torto di non riflettere la realtà socio-
economica che nel frattempo si era andata evolvendo.
Con la sentenza di rigetto la Corte dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale
prospettata dall’ordinanza di rimessione; sono peraltro frequenti sentenze interpretative di rigetto
con le quali la Corte dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale perché il
dubbio sollevato dal giudice si fonda su una errata interpretazione della disposizione impugnata:
la Corte, nel rigettare la questione, fornisce l’interpretazione conforme a Costituzione che vale ad
evitare la illegittimità costituzionale della disposizione impugnata.
Diritto Europeo
Il tradizionale diritto internazionale era in origine formato di regole tra Stati; il diritto europeo supera
l’ottica del diritto internazionale e si atteggia come un sistema di diritti fondamentali che si articola
in due componenti: diritto europeo convenzionale, rappresentato dai Trattati con i quali la
Comunità europea e l’Unione europea si sono costituite e modificate, e il diritto europeo derivato,
costituito dagli atti normativi provenienti dagli organi costituzionali (il diritto convenzionale è
gerarchicamente sovraordinato al diritto derivato).
Il diritto convenzionale ha gradualmente segnato la nascita formale dell’ordinamento europeo.
Con il Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 viene istituita l’Unione Europea, articolata su
3 pilastri di impegno: innanzitutto l’Unione è fondata sulle Comunità europee; assolve funzioni di
politica estera e di sicurezza comune; infine incide sulla cooperazione di polizia in materia
penale.
Fallito il tentativo di formazione di una costituzione europea, l’intero impianto è soggetto ad una
revisione ad opera del Trattato di vigil che modifica il Trattato sull’Unione europea.
L’Unione europea non è più solo spazio di libera circolazione di persone, merci, servizi, capitali ma
anche una unione monetaria.
Con l’art. 3 vengono riformulati i principi indicati dal Trattato CE: attribuzione, sussidiarietà e
proporzionalità.
Per il principio di attribuzione l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze ad essa
attribuite nei Trattati dagli Stati membri, per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti.
Per il principio di sussidiarietà nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, l’Unione
interviene soltanto se gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in misura
sufficiente dagli Stati membri, ma possono essere conseguiti meglio a livello di Unione.
Il principio di sussidiarietà si esplica in una duplice direzione: orizzontale e verticale.
Il principio di sussidiarietà orizzontale delimita e protegge la sfera dell’autonomia dei privati
dall’intervento pubblico: l’intervento dei pubblici poteri si svolge quando determinate esigenze non
sono realizzabili attraverso l’azione dei privati.
Il principio di sussidiarietà verticale ha invece la funzione di ripartizione dei poteri tra le diverse
istituzioni
Infine per il principio di proporzionalità, il contenuto e la forma dell’azione dell’Unione si limitano a
quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi dei Trattati.
b) Le fonti del diritto derivato sono state confermate dal Trattato di Lisbona del 2007 che vi ha
apportato le precisazioni emerse nella giurisprudenza della Corte di giustizia: per esercitare le
competenze dell’Unione, le istituzioni adottano regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e
pareri.
Il regolamento ha portata generale; è obbligatorio in tutti i suoi elementi ed è direttamente
applicabile in ciascuno degli Stati membri.
La direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta, fissa degli obiettivi.
Le direttive sono atti normativi sforniti di immediata applicabilità. La Corte di giustizia ha ritenuto che
se la direttiva è precisa e priva di condizioni ha efficacia diretta.
Tale efficacia opera nei rapporti tra cittadino e Stato (efficacia verticale), per il diritto al risarcimento
dei danni riconosciuti al cittadino, contro lo Stato che ne ha ritardato l’attuazione; non ha invece
efficacia nei rapporti tra cittadini (efficacia orizzontale).
La decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi per i destinatari designati.
Le raccomandazioni ed i pareri invece non sono vincolanti.