Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Titolo originale
Geografia del post-umano: linguaggio e separazione
Printed by CreateSpace
CreateSpace, Charleston SC
ISBN-13: 978-1519771759
ISBN-10: 1519771754
INDICE
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Avvertenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
I. Osservare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
«Che cosa è la geografia?» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
Tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
Realtà terrestre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
Relazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Legami e ramificazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
Uomo e ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
II. Occupare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Etichette . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
Adattare e crescere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Hockey sticks . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
Misurare un organismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
Caratteristiche distributive . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
III. Abitare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
Specializzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
Comunicare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
La nascita delle città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
Dimensione urbana e rurale . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
IV. Separare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
Retroazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
Confini naturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104
6 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
V. Nutrire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
Ecosistema, dieta, specie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112
In polvere ritornerai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
Rivoluzioni verdi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119
Epilogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
Riferimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151
GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
PRESENTAZIONE
Claudio Greppi
Claudio Greppi
Dicembre 2015
AVVERTENZA
Tesi
La tesi del volume viene qui scomposta in due congettu-
re. Esse fanno riferimento a un unico problema che viene
scisso per una maggiore chiarezza dell’esposizione.
a) linguaggio. La scienza e la comprensione della realtà
– e in particolare quella terrestre – si scontrano con un gra-
ve limite legato al linguaggio. Il linguaggio naturale non è
sufficiente per la descrizione della realtà, e pertanto per
la sua comprensione e, men che meno, per la sua analisi
(Wittgenstein 1964, 5.6). Premesso che oggetto del testo
non è la promozione di argomentazioni eterodosse come
la definizione di nuovi linguaggi, si assume che quello a di-
sposizione rappresenti il migliore compromesso possibile
e con questo si deve in ultima istanza fare i conti (Olsson
1987, 29-32). Se, come è già affermato sopra, contenuto
della tesi non è la negazione dei nomi, la negazione delle
I. OSSERVARE 27
Realtà terrestre
La geografia è caratterizzata fin dalle sue origini da una
continua attività riflessiva. Franco Farinelli (2003, 8-9) ha
ripetuto più volte come la geografia e la filosofia appar-
30 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Relazioni
Anche una distratta osservazione della realtà permette di
evidenziare il profondo grado di interconnessione fra tut-
te le cose. Ad esempio, è evidente che l’esistenza stessa
dell’uomo è possibile grazie al cibo che quotidianamente
consuma. L’esistenza è una funzione di tale cibo. Senza
cibo, il pensiero che detta le parole e le frasi in queste pa-
gine non può manifestarsi. Perciò il pensiero è uno stadio
della trasformazione del cibo o, più semplicemente, come
affermato sopra, il pensiero è una funzione del cibo. Quel-
la tra carboidrati e righe di questo scritto non è però una
relazione chiusa. Il cibo esiste perché il sole attraverso i fo-
toni consente la fotosintesi. Per quanto possa apparire ec-
centrico (e per qualcuno ovvio), il pensiero umano è una
funzione del sole. A prescindere dal fatto che si decida di
considerare questo come ovvio o trascendentale, è chia-
ro che tale principio di interconnessione è inconfutabile.
[Per quanto la mente possa sognare o immaginare queste
righe come una entità a sé, in assenza del sole, l’aria e i
carboidrati, esse non si sarebbero mai manifestate.]
L’utilizzo di un esempio che coinvolge anche il pensiero
come oggetto in relazione con altre entità della realtà ter-
restre è voluto. Serve per evidenziare come tutto sia effet-
tivamente in relazione con tutto. Il primo attributo della
realtà è il costante mutamento di tutte le sue parti; il se-
condo è la perenne relazione e interazione fra tutte le parti.
Eppure gli esseri umani, nel corso della loro evoluzione,
hanno sviluppato uno schema neuro-linguistico che porta
alla suddivisione della realtà in categorie separate. Perciò,
quando osserviamo un albero su un prato, la categoria
(in questo caso ‘albero’ appunto) si sostituisce alla realtà.
Mentre è evidente che, ad esempio, quel cipresso specifico
esiste come espressione dell’acqua presente nell’ambiente,
34 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Legami e ramificazioni
In La terra e l’evoluzione umana Lucien Febvre (1980),
con grande semplicità, scriveva:
«La geografia dev’essere evidentemente cercata dove si
trova: presso i geografi […].»
Ma ci sono enunciazioni ancora più paradossali per de-
scriverla, come quella dell’Oxford Dictionary of Geography
(Mayhew 2004, 220-221) che conclude la sintetica voce di
cinque righe della voce ‘geografia’ con:
«A volte è più facile definire cosa non è la geografia.
Vedi la prossima voce.» [Segue la voce geography, hi-
story of.]
Alla luce degli elementi essenziali di questa tesi, ac-
quista importanza semmai cogliere gli elementi distintivi
della disciplina attraverso una descrizione dell’approccio
dei geografi. Interpretando il pensiero di Febvre, si può
concludere che la geografia non sia tanto quello che il ge-
ografo fa, quanto ciò che il geografo pensa.
Se non è possibile in definitiva descrivere la geografia,
appare come una strategia più utile fare una descrizione
socio-epistemologica del gruppo che pratica questo me-
stiere. Ne emergerà un’immagine che conferma i due ele-
menti della tesi.
Quel che contraddistingue la disciplina è proprio la
sua capacità di osservare relazioni e rapporti ben al di là
della normale sensibilità e interessi di altri scienziati so-
ciali. La stessa definizione dell’Oxford Dictionary sottoli-
nea nel penultimo rigo come si tratti di un «approccio che
incoraggia un’attenzione alla complessità.» Questo corri-
sponde a quell’attributo della geografia che ho definito
come organico. Il suo modo di pensare non si ferma a un
36 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Uomo e ambiente
Il tema centrale intorno al quale si è evoluta la parte più
significativa del pensiero geografico è il rapporto uomo-
ambiente. Lo è da quando Friedrich Ratzel dette vita
all’Anthropogeographie (1899). Intorno a questa relazione
– senza che mai le parti divenissero effettivamente l’una
antitesi dell’altra – si sono organizzate le due principali
correnti della disciplina: ‘determinismo geografico’ e ‘pos-
sibilismo’. Uomo e ambiente costituiscono elementi es-
senziali per la formulazione e la strutturazione delle due
scuole di pensiero.
Quelli precedentemente definiti come problemi del
linguaggio e dei confini diventano strumenti utili per af-
frontare, in modo in qualche misura nuovo, alcuni aspetti
del vincolo uomo-ambiente. La mia tesi è che tale vincolo
sia l’entità principale che caratterizza la realtà. Specie (o
geni) e ambiente sono solo due delle metafore o dei rifles-
si di quella relazione.
Parte consistente della dialettica geografica ruota at-
torno a una forza generata dalle negazioni reciproche tra
determinismo e possibilismo. D’altro canto, non vi sono
geografi che possano essere definiti integralmente deter-
ministi o possibilisti. L’interpretazione dell’opera di un
geografo è ora determinista, per poi trasformarsi, nel suc-
cessivo articolo, pagina o perfino riga, possibilista.
40 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Etichette
Il significato o il valore di 7 miliardi è qualcosa che va al
di là delle nozioni e dell’intelligenza di chiunque. È facile
presumere che 7 miliardi di persone siano il doppio di 3,5
miliardi. Ma cifre simili sono essenzialmente etichette pri-
ve di un significato semantico.
II. OCCUPARE 49
Adattare e crescere
La specie umana ha due caratteristiche peculiari. Da una
parte è l’unica, fra quelle complesse, ad avere visto incre-
mentare ininterrottamente (salvo brevi intervalli storici), il
numero dei propri esemplari. Questa crescita l’ha vista di-
ventare la forma più diffusa in questo pianeta. Sorpassa il
numero di esemplari di qualsiasi altra specie di mammiferi
superiori, seguita solo da quelle sfruttate per il proprio be-
neficio come cani, mucche, cavalli, polli o i parassiti come
topi e scarafaggi. Questo è stato possibile proprio perché
si tratta della specie che, grazie alla sua intelligenza, ha sa-
puto adattare le proprie strategie, trovare soluzioni a par-
tire dall’introduzione del fuoco fino alla messa in orbita
dei satelliti. L’homo sapiens ha saputo mettere al proprio
servizio la sua peculiare creatività.
La seconda caratteristica è quella di essere la specie che
ha dimostrato nel corso della sua storia la maggiore capaci-
tà di adattamento ad ambienti fisici diversi. Qualità che le
ha consentito di occupare sostanzialmente tutto il pianeta
e diventare anche la prima grande specie globale (Moran
2007, 23-25). Possiamo trovare esemplari di umani prati-
camente ovunque. Una tale distribuzione a livello plane-
tario è la premessa stessa della globalizzazione. Ma questa
56 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Hockey sticks
Uno degli aspetti caratteristici della crescita demografica
è stata la sua accelerazione esponenziale. La popolazione
umana raggiunge 7 miliardi di esemplari nel 2011. Il pun-
to chiave precedente era dei 6 miliardi raggiunti nel 1999.
Si tratta di 1 miliardo di persone in più in 12 anni. Si pre-
sume che dal neolitico, tra alti e bassi, la popolazione sia
cresciuta con relativa stabilità per gran parte della sua sto-
ria. Questo andamento piatto si è interrotto verso l’inizio
della rivoluzione industriale. Ecco i dati:
1804 1 miliardo
1927 2 miliardi
1959 3 miliardi
1974 4 miliardi
1987 5 miliardi
1999 6 miliardi
2011 7 miliardi
Le implicazioni dell’andamento che si rileva sono signi-
ficative. Lo hockey stick è la forma tipica della curva di in-
cremento per ogni attività collegata alla specie umana. La
crescita della produzione e del consumo di petrolio, del
mais o degli elettrodomestici, per citarne solo alcuni, sono
fenomeni che hanno uno sviluppo rappresentabile sotto
curve da hockey stick. Il loro aumento semplicemente se-
gue quello dell’evoluzione dell’homo sapiens.
Paul Crutzen (2005) ha interpretato l’impatto massic-
cio delle attività umane come una nuova fase geologica
successiva all’Olocene. L’Antropocene sarebbe una nuova
II. OCCUPARE 59
Misurare un organismo
Le implicazioni delle curve della popolazione, così come
di quelle del modello di transizione, sono diverse e non
sono immediatamente assimilabili. La crescita della po-
polazione determina condizionamenti reciproci con altri
aspetti della società e dell’ambiente: produzione, consumi,
sviluppo, salute e benessere.
In geografia, la definizione di popolazione può essere
sintetizzata come «l’insieme degli individui della medesi-
60 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Caratteristiche distributive
Si è già detto che la distribuzione della popolazione non
è omogenea. Vi sono regioni ad altissimo o alto livello di
occupazione antropica, mentre ci sono territori comple-
tamente disabitati. La conformazione della distribuzione
della popolazione segue una serie di condizionamenti.
Indubbiamente quello ambientale è il più importante. A
livello geografico è possibile notare come il 90% della
popolazione abiti nell’emisfero nord (Ogden 2003). In
questo caso, le condizioni che portano a ciò sono elemen-
tari: il 67% delle terre emerse si trova da quella parte del
globo. Escludendo l’Antartide, tale rapporto sale al 76%.
Nello stesso modo, l’avvicinamento alle aree polari deter-
mina una rarefazione della popolazione. Le risorse e le
caratteristiche ambientali portano alla circostanza di dar
vita e forma a gruppi sociali sempre a frequenza e intensi-
tà variabile. Un altro fattore che può determinare le sorti
64 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Specializzazione
L’insediamento offrirà una nuova forma di stabilità par-
ticolarmente benefica per le costruzioni mentali. La sto-
ria degli insediamenti segue un’evoluzione che va verso
la specializzazione. La specializzazione come prodotto
della cristallizzazione delle tradizioni crea lo spazio che
consente alla neuro-elasticità di prende il sopravvento. In
questo nuovo spazio, i cuccioli di homo sapiens riceveran-
no in modo più efficiente il sapere prodotto dai proge-
nitori: imparare, insegnare, conservare, scrivere, leggere.
Francois Bordes (1971) descrive già dal paleolitico supe-
riore un lungo percorso evolutivo parallelo tra la specie
e la propria tecnologia. Al nuovo spazio insediativo si
potrà attribuire un nuovo ciclo, non solo produttivo, ma
l’accelerazione dei meccanismi di accumulo culturale. La
reinterpretazione dello spazio permetterà di tramandare
questo sapere ai propri discendenti. Nello stesso modo, il
nuovo spazio darà la possibilità di costruire nuove forme
di interazione tra ecosistema e neuro-elasticità. Il ‘mon-
do nuovo’ permetterà alla specie umana di reinterpretare
III. ABITARE 73
Comunicare
Secondo una visione organica, l’insediamento, al di là di
qualsiasi interpretazione, è componente relazionale della
realtà. Non è mai un oggetto, un nome, un prodotto o
un’idea a sé. Come tale, ogni insediamento interagisce al
di là dei confini, non solo con l’ambiente, ma anche con
altri insediamenti. Proprio sull’interrelazione fra gli inse-
diamenti August Lösch (1954, 3) scriveva:
«Nessuno di questi [sistemi] è conclusivo proprio per-
ché si ignora la causa finale delle cose. Sappiamo solo
una relazione reciproca, non una semplice catena di
cause […]. È insignificante dove inizia la nostra rap-
presentazione, poiché non è possibile contemplare le
parti senza considerare il tutto.»
Gli insediamenti hanno pertanto necessità di meccanismi
relazionali o sistemi di funzioni per interagire. Queste re-
lazioni sono quelle che comunemente vengono chiamate
vie di collegamento o, più semplicemente, strade. Ma lo
stesso principio di interrelazione vale – e forse acquista
maggiore rilevanza – per le telecomunicazioni. Infatti,
queste sono state responsabili dell’introduzione, attraver-
so l’ubiquità, di nuovi forme spaziali. Si tratta della costru-
zione di forme spaziali astratte ed esotiche.
III. ABITARE 77
Retroazione
Naturalmente il problema è che le idee di classificazione
della mente non sono passive, intese come incapaci di
alterare la realtà. La particolarità del ‘problema corpo-
mente’ sta forse qui: la mente non appare come un ambito
isolato incapace di interferire con la realtà. Adottando le
definizioni canoniche del problema corpo-mente di Pop-
per, «mondo 2» (e forse anche «mondo 3») è in grado di
esercitare un influsso su «mondo 1». Le idee sul mondo
non sono entità passive. Le idee sono in grado di costruire
muri, far scoppiare conflitti e introdurre elementi di sepa-
razione molto concreti. I pensieri, e le parole, sono pro-
motori di azioni. Azioni che prendono forma nella realtà
stessa. Per il geografo, il valore della reciprocità tra realtà
e pensiero è evidente. Giuseppe Dematteis (1994, 102-
103) spiega come la logica geografica sia «performativa»;
reale in quanto «promessa di un territorio realizzabile».
Massimo Quaini (2006, 158) rimarca come «il paesaggio
[sia] una delle tante nostre mappe, che la carta geome-
trica formalizza». Franco Farinelli (2003, 14-15) descrive
la transizione dal medioevo alla modernità come una fase
dove la carta non sarà più «la copia del mondo ma è il
mondo la copia della carta».
Un esempio prematuro di questo processo è il Trattato
di Tordesillas, firmato il 1494 tra il re Giovanni II di Por-
togallo e il re Ferdinando d’Aragona, che attribuisce uso
98 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Confini naturali
Le differenze linguistiche, religiose o etniche non sono
frutto di un processo neuro-cognitivo di classificazione. Le
distinzioni etniche o, comunque, quelle che comunemente
vengono interpretate come separazioni, hanno un’origine
geografica ben definita. Come ha illustrato Cavalli-Sforza
(1996, 53-54) citando gli studi di Barbujani e Sokal (1990,
1818), le zone di cambiamenti decisi nella genetica delle
popolazioni europee corrispondono, nei 33 casi sotto esa-
me, a barriere geografiche associate in molti casi anche a
barriere linguistiche.
Per quanto la realtà sia rappresentata in queste pagine
come un continuum, elementi di anche forte discontinuità
sono evidenti alla scala di interazione umana. Le barriere
naturali determinano irrimediabilmente l’isolamento delle
società e delle loro dinamiche. La sfida geografica si trova
proprio su questo spartiacque. La capacità di riconoscere
i legami che viaggiano al di là di qualsiasi confine e, al tem-
po stesso, l’abilità di comprendere e padroneggiare quei
IV. SEPARARE 105
In polvere ritornerai
In questa lettura dell’evoluzione del processo di nutri-
mento va evidenziato un aspetto fondamentale. Non im-
porta la fase storica: la nutrizione è sempre un ciclo che
parte dalla Terra, passa dagli organismi, per poi tornare
al punto d’inizio. Per essere più precisi, è necessario un
salto di scala: il punto di passaggio è nell’intestino tenue.
E, compiendo un altro salto, la nutrizione prende effetti-
vamente forma nei villi intestinali che sono quelli che si
occupano di assimilare le molecole nutritive indispensa-
bili per l’organismo.
Da questo resoconto sommario dell’evoluzione del
rapporto tra nutriente e consumatore emerge qualcosa di
molto importante. Per il consumatore, l’aspetto che subi-
sce la maggiore trasformazione in questo processo è quel-
lo relativo dunque ai nomi, alle costruzioni spaziali e alle
relazioni mentali. Il movimento va sempre più verso nomi
astratti o comunque verso la trasformazione semantica dei
medesimi. Le diverse forme geografiche e figure spaziali
della produzione agraria diventano schemi linguistici privi
di significato. Nello stesso modo, le figure geografiche e
i termini perdono la ricchezza di una volta. Ad esempio,
il significato di ‘seminativo arborato’ diventa un’entità
astratta per la maggior parte della popolazione.
Considero che, all’interno della realtà, le relazioni non
possano essere qualificate. Possono semmai esistere (come
evidenziato nel capitolo II) relazioni o rapporti in equili-
brio o squilibrio. Le prime sono quelle che possono pro-
trarsi per tempi lunghissimi senza particolari variazioni o
118 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Rivoluzioni verdi
Ma non si è assistito solo alla trasformazione e al cambia-
mento dal punto di vista del consumatore, cioè di colui
che deve nutrirsi. Altrettanto traumatiche sono state le fasi
di trasformazione della produzione stessa. L’agricoltura si
è modificata grazie a tre grandi rivoluzioni: a) l’adozio-
ne dell’agricoltura durante il neolitico b) l’introduzione
dell’aratro e della rotazione triennale nel medioevo c) la
meccanizzazione durante l’era industriale. Appendice di
quest’ultima fase è stata la rivoluzione verde di Borlaugh e
probabilmente, a breve, occorrerà annoverare anche quel-
la più recente delle manipolazioni genetiche.
Ognuna delle rivoluzioni agricole comporta evidente-
mente la trasformazione del grado e dell’intensità delle
relazioni produttive a livello spaziale e, con questa, la va-
riazione (positiva o negativa) del volume e della densità
120 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Post-umanità
Il nome post-umano ha in questa sede un significato pre-
ciso. Fa riferimento a una condizione della società caratte-
rizzata da elementi evidenziati nel corso degli anni Novan-
ta del XX secolo da David Harvey e Marc Augé. Harvey
(2002, 347-361) parla in particolare di compressione
spazio-temporale. Marc-Augé (1995, 31-36) ha elabora-
to invece il concetto di surmodernità come risultato delle
«tre figure dell’eccesso». Ai fini di questa tesi, post-umano
rappresenta un nome correlato ai due termini preceden-
ti. È stato voluto per evidenziare con enfasi le difficoltà
che l’individuo incontra nel contesto della surmodernità
e della compressione spazio-temporale, nel manifestare
comportamenti, reazioni, sogni o aspirazioni compatibili
con quello che idealmente e comunemente viene definito
‘umano’. Ad esempio, quando le condizioni presenti por-
tano un padre e una madre a non poter dedicare il tempo
necessario alla propria prole, allora ci si trova nella con-
dizione di post-umanità. Quando l’individuo diventa una
macchina da consumo e cessa di agire come essere razio-
nale capace di prendere le proprie decisioni, si assiste alla
formazione della post-umanità.
Il problema scientifico o tema della globalizzazione è
dunque – come d’altronde ogni argomento geografico –
intimamente legato a una dialettica linguistica. E, come
si dirà subito dopo, anche in questo caso è veramente
difficile individuare un compromesso funzionale e utile
sul significato dei termini, la loro portata e il loro valo-
VI. DETERRITORIALIZZARE 129
Mode
Globalizzazione non è l’unica etichetta o nome con il
quale si fa riferimento alla diagnosi del presente. Molte
etichette hanno avuto un successo inferiore e alcune ad-
dirittura, dopo una fase di grande popolarità, sono state
dimenticate. Un caso paradigmatico è ‘postmodernità’.
Concetto che ha goduto di una crescita esponenziale nella
prima metà degli anni Novanta (Lyotard 1981), di gran-
de successo nella seconda metà dello stesso decennio, per
poi iniziare il suo declino subito dopo il volgere del terzo
millennio. Mondializzazione, globalismo, surmodernità
sono altri termini che però restano rilegati ad ambiti spe-
cifici e che mettono in evidenza un aspetto trascurando-
ne altri. Si tratta pertanto di etichette che presentavano
delle peculiarità specifiche che le rendevano più precise
e adatte a una diagnosi sul presente che non il generico
concetto di globalizzazione.
Una definizione ortodossa, attenta e molto importante
di ‘globalizzazione’ ci viene regalata da Osterhammel e
Peterson (2005):
«l’estensione, l’intensificazione e l’accelerazione delle
relazioni su scala mondiale. »
VI. DETERRITORIALIZZARE 133
Modelli
La complessità che caratterizza i processi legati alla deterri-
torializzazione ha fatto sì che nel tempo si siano formati tre
paradigmi generali della globalizzazione: omogeneizzazio-
ne, polarizzazione e glocalizzazione. I tre modelli agiscono
semplicemente come tesi, antitesi e sintesi. Resta il fatto
che nessuno di questi appare come schema dominante.
La omogeneizzazione, o «cocacolonizzazione», è la
narrazione o mito più diffuso. Sotto questa chiave inter-
pretativa l’umanità vive una fase di riduzione di tutte le
differenze sia a livello tecnologico, che sociale, culturale
ed economico. Il primo segno distintivo fu la diffusione
del marchio di bibite gassate statunitense. La rivista Times
138 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO
Viaggiare
Trasporti e sistemi di telecomunicazione rappresentano lo
schema fondamentale di ciò che comunemente viene de-
finito globalizzazione. Dalla fine del medioevo e per gran
parte dell’età moderna, le esplorazioni non sono state al-
tro che la ricerca e il consolidamento di rotte commerciali.
La forza commerciale – e dunque la natura relazionale – è
sempre stata l’elemento peculiare di questo processo di di-
latazione dei confini. Ma proprio per le sue caratteristiche
di flusso, la navigazione e poi a seguire gli altri sistemi di
trasporto si sono evoluti in una progressiva riduzione dei
tempi di percorrenza.
Non è mai stato così facile viaggiare come oggi. Più
persone che si spostano e incontrano culture lontane. Si
assiste a un mondo con le prime famiglie con componen-
ti distribuiti stabilmente su più continenti. Il costo del
trasporto delle merci si è ridotto notevolmente, determi-
nando la riaffermazione dell’economia globale e, di conse-
guenza, di quella che ho definito post-cultura dei marchi.
La misura della globalizzazione è il TEU (twenty-foot equi-
valent unit). Navi mercantili sempre più colossali. Anno
dopo anno, il record della nave mercantile più grande vie-
ne battuto più volte.
La ricerca di un meccanismo per sconfiggere la barriera
spaziotemporale è stata una delle cause principali dello
sviluppo dell’occidente. Transatlantici, treni e aerei sem-
pre più veloci. Così, se le prime circumnavigazioni del
Globo richiedevano minimo un paio di anni, oggi, un
bombardiere militare ad ampio raggio può compiere la
rotta equatoriale in un tempo inferiore alle 48 ore.
142 GEOGRAFIA DEL POST-UMANO