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4-Gli stati europei e la crisi del 600 5-Risposte alla crisi 6-Mercantilismo
7-Potenza navale e mercantilismo 8-Spagna 9-Le province unite 10-Colbert e la Francia
11-L’Inghilterra 12-Russia 13-Prussia
1-Grande divergenza
Tra il 1500 e 1800, l'Europa fu interessata da una profonda trasformazione economica, la popolazione
crebbe circa di due volte e mezzo ,La agricultura accrebbe la sua produzione complessiva e la produttività
grazie alle bonifiche alle innovazioni all'introduzione di nuove piante alimentari come il mais la patata. in
Inghilterra ci fu la via della rivoluzione industriale che porta un processo di espansione economica che colpì
l'Europa. Ma perché furono gli europei a raggiungere l'Asia non viceversa, i motivi furono discussi dalla
California School, un gruppo di studiosi americani seconda quali in diverse zone erano presenti livelli di
ricchezza simili se non superiori agli europei. le condizioni del tutto simili, per speranza di vita consumi
mercato dei beni e dei fattori produttivi. a creare differenza erano il carbone e il commercio con le
Americhe.La combinazione di questi due fattori consentì all'Europa di svilupparsi secondo un modello basato
su un alto sfruttamento di risorse e una bassa intensità di lavoro, al contrario di quanto avvenne in Cina. la
Cina cade nella cosiddetta trappola malthusiana, cioè quando la crescita della produzione agricola non tiene
il passo con quella della popolazione. il commercio su lunga distanza fu un interesse vitale per le città
commerciali come Genova, Venezia, Amsterdam, le flotte europee dominavano i commerci marittimi in età
moderna, scoprirono nuove Terre, raggiunsero l'oriente, realizzarono una serie di avanzamenti in campo
Marittimo. l'intraprendenza degli europei, diede all'occidente quel primato in alcuni ambiti della conoscenza,
che contribuì a creare primi Scambi tra diversi continenti. ma mentre l'Europa fu spinto a ricercare mercati,
materie prime schiavi ,la Cina si considerava autosufficiente, tanto da interrompere le grandi spedizioni
marittime. secondo pomeranz due elementi fondamentali per l'Europa furono il cotone il carbone, Entrambi
questi elementi hanno contribuito al risparmio di terre coltivate. il Carbone ha fatto sì che il legno fosse
abbandonato come fonte energetica, con conseguente Liberazione di terre coltivabili, il cotone venendo
importato dalle Americhe, non necessitava di essere coltivato in patria. Ciò ha fatto sì che non si dovesse
impiegare la forza lavoro per rendere i terreni fertili. altri studiosi, hanno sostenuto che in età moderna,
l'Europa era un'economia secondaria rispetto alla Cina e all'asia, poiché la maggior parte dell'argento che
circolava nel nuovo mondo era Superiore rispetto all'Europa. la ricchezza Europea nasce dalla competizione
tra stati, poiché a causa della guerra, la capacità dello stato di competere Viene a dipendere, dalle risorse
economiche e finanziarie a disposizione, Così la ricchezza della popolazione diviene un obiettivo del
governo. per questo era importante l'equilibrio militare in quanto le guerre portano denaro .
3-Sistemi fiscali
Gli impegni militari, derivano da bisogni che avevano il carattere di urgenza. lo Stato doveva trovare la
liquidità necessaria solo se era affidabile è in grado di offrire delle garanzie sul futuro. il potenziale era
influenzato da diversi fattori: la crescita demografica, opportunità di attingere ai fondi della Corona, le
miniere, il grado di sviluppo commerciale e Urbano del governo, la capacità di ridurre i privilegi fiscali, l'entità
del debito accumulato in precedenza. vi sono diversi tipi di Stati 1- stato patrimoniale, in cui non esiste una
demarcazione patrimonio del re ed entrate pubbliche 2- TAx state, cioè lo stato che si fonda sulla fiscalità pur
mantenendo i privilegi 3- Fiscal state, caratterizzato tra spese e entrate e debito pubblico. già dalla metà del
Seicento, le corone non finanziavano più lo Stato, la la gran parte delle Entrate erano dovute alle imposte
dirette( messe direttamente sul denaro che una persona produce in un tale momento) e indirette (colpiscono
Quelle somme di denaro che vengono spese in qualsiasi momento) come dazi doganali pedaggi accise
gestiti da fermieri cioè appaltatori che rischiavano facendosi prestare i soldi. un modo di prendere soldi era la
vendita di cariche pubbliche. La Spagna fu la più grande potenza del primo secolo e mezza dell'età moderna,
ma l'incapacità di trovare un equilibrio tra costi della guerra e entrate fiscali condussero ad un indebitamento
crescente e insostenibile. Il grande territorio spagnolo in Europa, che oltre alla penisola iberica comprendeva
Sicilia, Sardegna, regno di Napoli, parte di Lombardia e Paesi Bassi meridionali, comportava un enorme
dispendio di energie militari, cosicché la Spagna fu praticamente sempre impegnata in guerre contro
numerosi nemici. Al bisogno di entrate si rispose con indebitamento e inasprimento fiscale, il debito
permanente aumentò di più di 100 volte tra 1500 e 1650, anche se le entrate sarebbero aumentate di 4 volte
nel corso del 500. La corona delegò a terzi i poteri fiscali, rinunciando alla riscossione diretta, in cambio di
pagamenti fissi e rinnovati. L'aumento delle entrate derivò sia dall'argento che arrivò dalle Americhe dall’alto
tasso di urbanizzazione e dalla produttività crescente dell'agricoltura, va però detto che Filippo II dovette
dichiararsi insolvente ben due volte a fine 500 e questa situazione provocò crisi ricorrenti durante tutto il 600.
La Corona non riuscì a eguagliare le entrate nemmeno vendendo cariche pubbliche, assegnando nuovi
appalti delle imposte e impegnando i tesori americani; i troppi impegni bellici in paesi distanti e la necessità di
pagare le truppe in oro, spinsero la monarchia ad affidarsi a banchieri stranieri, soprattutto genovesi. La
trasformazione del sistema fiscale fu possibile solo dopo guerra di successione spagnola, terminata con la
perdita dei territori europei non iberici e con l'ascesa al trono dei Borbone, il modello di riferimento era quello
francese .fu creato il Banco di San Carlos, un embrione di banca nazionale, finalizzata a ridurre il debito e ad
emettere titoli pubblici. L'espansione economica del 700 e le riforme portarono a un notevole incremento
delle entrate, si trattò di una crescita in termini reali del 250%. La situazione fu causata da: un efficace
sfruttamento delle colonie (riforme amministrative nelle Americhe e politiche mercantilistiche); il raddoppio
delle entrate di argento proveniente dalle Americhe; l'aumento delle entrate doganali. Anche la Francia fece i
conti con una politica estera aggressiva ed espansionistica che provocò un aumento incontrollato delle spese
militari, inoltre, nonostante fosse la monarchia con il più alto potenziale di contribuenti, fu anche quella col
maggior numero di esenzioni fiscali e privilegi. La guerra dei trent'anni comportò un aumento delle spese
militari, accresciute ulteriormente con Luigi XIV, gli uomini in armi aumentarono di 10 volte mentre le spese
militari 40 volte. Il debito rimase stabile fino alla guerra dei trent'anni, dopodiche aumentò in maniera
esponenziale, questo perché l'aumento della spesa non fu sostenuto da un efficiente sistema fiscale.e
l'incapacità di stabilizzare le finanze pubbliche nonostante le entrate fiscali aumentarono molto tra tra 1500 e
1788, il fatto che l'onere fiscale ricadesse solo su alcuni ceti o province lo rendeva insopportabile, inoltre era
molto al di sotto del potenziale del paese.La finanza francese fu profondamente segnata dal cosiddetto
sistema di Law, un tentativo di estinguere il debito pubblico, di unifica le entrate e nel contempo un
esperimento che aveva lo scopo di passare da un sistema monetario metallico A1 basato sulla cartamoneta.
John law, era un finanziere scozzese, ottenne il monopolio per lo sfruttamento dei diritti sui territori coloniali
della Louisiana, attraverso la compagnia d'Occidente, Ma siccome le entrate fiscali non decollavano e i
profitti coloniali neppure, dopo l'autorizzazione al cambiare i titoli del debito pubblico in azioni della
compagnia e Dopo una serie di sottoscrizioni, la bolla scoppiò quando gli speculatori decisero di monetizzare
i titoli in loro possesso quasi azzerando il valore. dopo il fallimento del sistema di Law, che alleggerisci il
debito, gli impegni militari si accrebbero nei 20 anni che precedettero la rivoluzione. la ragione principale
dell'incapacità di stabilizzare le finanze pubbliche derivano da una fiscalità caratterizzata, da per
sperequazione contributiva. Anche i ceti della nobiltà e dell'aristocrazia in quanto prestavano soldi al Re
furono esentati. La riscossione delle imposte indirette era gestita da appaltatori chiamati fermieri, formata da
un ristretto numero di famiglie aristocratiche che visti i continui prestiti alla monarchia non furono controllati a
dovere. La finanza statale francese era quindi corrotta.La situazione cambiò profondamente con la
rivoluzione del 1789. La Repubblica delle Province Unite si differenziava per un apparato fiscale
efficientissimo, un'economia urbanizzate e commercializzata, con il reddito Pro capite più alto d'Europa e un
alto grado di consenso politico e di fiducia dei risparmiatori. L'elemento che condizionò la formazione dello
stato olandese e del suo sistema fiscale fu la guerra degli ottant'anni (1568-1648), i Paesi Bassi ricorsero
pochissimo all'indebitamento e si concentrarono sulla tassazione indiretta, che, anche durante la guerra, fu il
principale sistema di finanziamento. Dalla formazione della nuova Repubblica dopo la rivolta agli spagnoli,
l’87% del bilancio fu assorbito dalle spese militari, in questo periodo era soprattutto la provincia d’Olanda a
raccogliere più della metà delle imposte.Il controllo decentrato e più diretto delle emissioni e del sistema
fiscale, unito a un'economia prospera e commercializzata, consentirono di fronteggiare l'aumento del debito
delle imposte. Il sistema basato sulle imposte indirette era perfetto per questo tipo di economia, altamente
commercializzata e con un'ampia gamma di prodotti da poter tassare. Le accise costituirono il 40-50% degli
introiti provinciali,Tra fine 600 e il 700 la Repubblica fu minacciata da un incubo fiscale, il debito aumentò
vertiginosamente a causa del gran numero di guerre che dovette affrontare, divenne necessario ricorrere alla
tassazione uniforme per tutte le province, ma proprio l'elemento di maggiore forza fu il principale ostacolo in
questo momento, tutte le proposte videro prevalere gli interessi singoli di ogni provincia.La guerra di
successione austriaca provocò un ulteriore aggravio delle spese, che causò un periodo di generale austerità
e provocò una rivolta che ebbe la conseguenza di eliminare gli appalti delle imposte. Ciononostante il paese
poteva contare su un certo benessere e la situazione delle finanze pubbliche era più stabile ed equilibrata
che negli altri paesi.L'Inghilterra fu privilegiata rispetto agli altri poiché dotato di un sistema fiscale
centralizzato e uniforme e di un consenso politico assicurato dal parlamento. Il fatto di non avere debiti prima
del 1688 permise di indirizzare le risorse verso, prima il ridimensionamento del commercio olandese, poi il
contenimento di quello francese ed infine il dominio dei mari e dei commerci internazionali. Come negli altri
paesi anche nel Regno Unito le imposte indirette, privilegiate su quelle dirette, erano affidate a privati che
anticipano una somma di guadagno presunta al sovrano. Dagli anni 60 del 600 però prese corpo l'idea della
gestione statale creando così una burocrazia più esperta.L'apparato fiscale inglese era quello più
centralizzato e uniforme dell'epoca, oltre a non prevedere esenzioni e ad essere gestito dallo Stato.Nel primo
700 il 60% delle entrate proveniva da imposte indirette, mentre le imposte dirette, anche se decise dal
parlamento, venivano riscosse dalle élites provinciali. Il bisogno di espansione del bilancio statale dovuto alle
tante guerre comportò l'aumento della tassazione.Il debito pubblico crebbe mostruosamente ma fu sostenuto
dalla crescita demografica ed economica del paese, oltre ad un efficiente tassazione e al grande livello di
fiducia del sistema finanziario da parte degli investitori. Dal 1715 al 1815 le entrate aumentarono ancora,
oltre a favorire la marina e le difesa, le entrate fiscali vennero utilizzate per promuovere le
esportazioni.Nell'Europa centro orientale e settentrionale la guerra dal 1618 in poi fu la componente
fondamentale, tutte le potenze della zona dovettero ricorrere agli armamenti. Come negli altri stati, anche in
Germania si ricorse all’indebitamento presso gruppi di potenti finanzieri, in molti furono rovinati dalla guerra
dei trent'anni. La Germania introdusse in campo pubblico molte innovazioni olandesi e inglesi, tuttavia per
tutta l'età moderna, tutti gli stati tedeschi ebbero un mercato interno meno sviluppato rispetto agli altri e
dovette ricorrere ancora sulle entrate demaniali della corona e sulla tassazione
6-Mercantilismo
Le politiche economiche in età moderna rientrano sotto la definizione di mercantilismo. il mercantilismo è
usato anche per indicare gli insiemi degli scritti economici del 600, che cercano di rispondere ai problemi
della vita economica ponendo al centro della riflessione le cause della ricchezza e della povertà delle
Nazioni. Insieme all’ascesa dello Stato militare-fiscale, tra i fattori di lungo periodo che più influenzano
l'intervento pubblico in economia è opportuno ricordare i flussi di metalli preziosi provenienti dalle Americhe e
l'aumento dell'uso del denaro. L'espansione dei commerci su lunga distanza provocò l'allargamento delle
ostilità ai traffici coloniali, soggetti agli attacchi dei corsari, anche in tempo di pace sostenuti dai governi a
danno delle potenze rivali. Il traffico su lunga distanza fu dapprima riorganizzato sotto lo stretto controllo
pubblico e poi dalle grandi compagnie commerciali in mano ad investitori privati con lo scopo di sottrarre
mercati agli avversari. L'opinione prevalente nel XVII secolo era che occorreva esportare più di quanto si
importasse e sottrarre mercati ai concorrenti, è indispensabile il perseguimento di un attivo commerciale che
può essere considerato il perno del mercantilismo.Occorreva proibire l'uscita dal paese delle materie prime e
vietare l'importazione di produzioni estere concorrenti. Limitare le importazioni e sostituirla con la produzione
nazionale. Per ampliare le industrie molti governi favorirono l'immigrazione di manodopera specializzata
dall'estero e vietarono la fuoriuscita di quella nazionale. Inoltre diventava man mano evidente che bisognava
agevolare gli scambi interni nel paese, migliorare le infrastrutture di trasporto, limitare i pedaggi e i dazi
interni. il perseguimento di un attivo commerciale può essere considerato il perno del mercantilismo.
Riguardo alla popolazione, un aumento demografico fu considerato positivamente per l'economia, sia perché
le zone sotto popolate apparivano tra le più povere del continente, sia perché più uomini significano più
domanda e minore costo del lavoro per gli imprenditori. Le versione più elementare della teoria monetaria
mercantilista era il bullionismo, che misurava l'arricchimento di paese in termini di accumulazione e
circolazione dei metalli preziosi all'interno. Il bullionismo risulta superato perlomeno dagli inizi del 600,
quando i mercantilisti spiegarono che l'oro e l'argento rappresentavano la forma esteriore e non la sostanza
della ricchezza, derivante invece dalla produzione di beni e dalla tecnologia. Secondo gli economisti classici,
un aumento della disponibilità di metalli preziosi ottenuto grazie alla prevalenza delle esportazioni e
importazioni avrebbe portato automaticamente ad un aumento dei prezzi interni e quindi a un riequilibrio
derivante dalla perdita di competitività con l'estero.In breve, dato che oro ed argento erano indispensabili
nella vita economica, non c'è da stupirsi che i due principali obiettivi delle politiche mercantiliste implicassero
un'aspra lotta per la sottrazione dei mercati ai rivali. gli economisti Liberali, Come si è accennato,
attaccarono il mercantilismo considerandolo confusionario, oltre ad identificarlo col bullionismo, ritenevano
che fosse una dottrina che non derivava dall'interesse della nazione, Ma alla prevalenza di gruppi
monopolistici. In opposizione ai Liberali, la scuola storica tedesca, Ha riaffermato l inseparabilità
dell'economia dalla politica e ha considerato il mercantilismo un elemento essenziale del processo di
costruzione di uno Stato.Nell'area germanica, dopo la guerra dei trent'anni e nel 700, si affermò un indirizzo
politico economico, il cameralismo,caratterizzata da un mercato di capitali meno sviluppato, una presenza
più radicata delle élites signorili e una gestione più diretta delle attività economiche da parte di amministratori
pubblici.La differenze tra mercantilisti e cameralisti era che gli ultimi si dedicarono prevalentemente a un
costante intervento di miglioramenti dei propri territori, piuttosto che ad ambiziose imprese coloniali
espansionistiche. Mentre i mercantilisti inglesi erano interessati principalmente ai vantaggi pubblici derivanti
dal commercio, i cameralisti si sforzano di sistematizzare e istituzionalizzare la formazione degli ufficiali
pubblici. Come il mercantilismo, il cameralismo fu una risposta ai bisogni fiscali dei sovrani, ma si distinse per
la funzione decisamente dirigistica e coordinatrice assegnata al potere politico, caratteristica permanente,
d'allora in poi, della concezione dello stato in Germania.
8-Spagna
L'enorme massa di metalli preziosi che comincio ad arrivare annualmente dalle colonie furono ipotecate in
anticipo per finanziare le guerre del Re, sicché l'indebitamento raggiunse le dimensioni che abbiamo già
visto. La chiesa e la nobiltà locale riuscirono ad appropriarsi delle terre demaniali.In seguito alla scoperta del
nuovo mondo i traffici atlantici furono controllati dalla Casa de Contratacion e concentrati a Siviglia, dove si
era obbligati a convogliare tutte le merci, di provenienza interna o esterna. La crescita, però, nascondeva
alcune debolezze strutturali che si manifestarono chiaramente quando la domanda cominciò a crescere oltre
una certa soglia. Per quanto riguarda l'agricoltura, si è già illustrata l'influenza negativa delle strutture sociali
del paese, che non offrivano condizioni favorevoli ai necessari investimenti e alla crescita della produzione.
Gli interessi aristocratici si opponevano a una maggiore commercializzazione della terra, scoraggiando gli
investimenti, mentre la ricchezza basata sul potere locale continuava a sostenere le importazioni di beni di
lusso. Riguardo l'industria, i due problemi maggiori erano la bassa qualità e gli alti prezzi.Le strutture
dell'agricoltura e dell'industria che si sono tratteggiate fecero salire i prezzi degli alimentari e dei prodotti
tessili, e l'afflusso di metalli preziosi contribuiva a spingerli sempre più in alto. Quindi in un primo tempo il
mercato fu sollecitato.La conquista delle colonie americane il controllo politico di numerose e ricche regioni
europee aprirono delle opportunità straordinarie al paese ma la politica economica ha creato problemi invece
di risolverli.Quando cominciarono ad arrivare i galeoni carichi d'argento, Filippo II fu incoraggiato a lanciarsi
in imprese sempre più impegnative. Invaso il Portogallo, intensificò l'attacco contro le Province unite ribelli
dei Paesi Bassi, tentò di invadere l'Inghilterra e si inserì nelle lotte religiose in Francia. I debiti, le sconfitte
militari e la struttura economica del paese portarono alla bancarotta del 1596, che comportò la sospensione
dei pagamenti ai banchieri. La crisi del 600 fu particolarmente grave in Spagna le classi dirigenti non furono
guidate da una chiara visione dei bisogni del paese. Nella prima metà del XVII secolo i sovrani spagnoli
furono coinvolti nei maggiori conflitti bellici dell'epoca e i costi militari si rilevarono insostenibili per un impero
che ereditava un debito pubblico enorme, un sistema fiscale inefficiente e un'economia in declino. Nel primo
ventennio del 600 gli osservatori spagnoli furono consapevoli dei mali del paese sul lato economico, e
colsero con lucidità, il legame tra stagnazione economica e rigidità della struttura sociale. Essi attribuirono
l'impoverimento del paese alla mancanza di classi medie e all'estrema polarizzazione delle ricchezze,
sottolineando lo spopolamento della Castiglia e il vagabondaggio. Condannarono inoltre il caos monetario e
l'oppressione fiscale, i vincoli sulla terra e l'eccesso di religiosi. Tutti i progetti di riforma fallirono
essenzialmente per tre ordini di motivi. Primo, a causa della guerra dei trent’anni il debito e le richieste di
contribuzione fiscale della corona non diminuirono. Secondo, la struttura sociale illustrata sopra favorì il
consolidamento di modelli culturali poco favorevoli allo spirito di iniziativa, sbarrando la strada a ogni
trasformazione in campo agricolo e manifatturiero. Terzo, le misure di politica economica furono spesso
confuse.Nel 700, sebbene l'economia spagnola restasse poco competitiva, le politiche mercantilistiche della
nuova dinastia borbonica raggiunsero alcuni risultati importanti, che furono possibili proprio perché le
dimensioni dell'impero si ridussero con la pace di Utrecht, che comportò la perdita dei possedimenti italiani e
dei Paesi Bassi.Per incrementare le entrate bisognava realizzare un maggiore controllo dei commerci
coloniali, perciò fu accresciuta la flotta commerciale e militare. le reti mercantili spagnole si svilupparono,
incentivando la cantieristica, le assicurazioni, il credito.Nell'insieme, il 700 fu un'epoca di riprese di crescita
per la Spagna, sebbene non si devono esagerare i risultati raggiunti, poiché i sistemi di tassazione, la
ripartizione della proprietà terriera, l'influenza del clero e della nobiltà non subirono modificazioni sostanziali.
10-Colbert e la Francia
Lo stato francese impegnò una gran parte delle sue energie nella costruzione di una macchina
amministrativa, fiscale e finanziaria che dovete venire a patti con i corpi privilegiati. Benché la Francia sia
spesso indicata come il paese in cui si affermò in modo più compiuto il potere assoluto del sovrano, per
lunghi periodi di tempo l'autorità della corona fu molto instabile, a cominciare dalle guerre di religione che
insanguinarono il suo territorio tra il 1562 e il 1598, seguite da laceranti scontri e disordini interni, da rivolte
popolari e dalla nuova drammatica crisi della Fronda, che ebbe come posta proprio la natura del potere
statale. Solo durante il regno di Luigi XIV, la monarchia godette di un potere indiscusso, ma in quei decenni
le guerre del Re portarono quasi al collasso finanziario. Nel corso del 700, proprio nell'epoca in cui la Francia
godeva di grande prestigio in Europa, in numerose occasioni emerse il crescente indebolimento della
monarchia. Una monarchia incapace di riformare il sistema fiscale e finanziario.A questo si aggiunge una
politica estera espansionistica e le conseguenti smisurate spese militari che portarono a un indebitamento
che non fu sostenuto da un apparato fiscale adeguato. La costruzione di un mercato nazionale fu tra gli
obiettivi della politica economica, ma conobbe un'accelerazione solo nel 700.Tuttavia la Francia non seguì il
destino della Spagna, anche perché la politica economica, pur tra forti limiti e contraddizioni, fece uno sforzo
notevole per valorizzare le risorse umane naturali del paese. Nel primo secolo dell'età moderna le maggiori
preoccupazioni della politica economica furono rivolte alla circolazione monetaria, alle manifatture nazionali
e, soprattutto, al carattere quasi coloniale dell'economia del paese. L'espansione demografica e commerciale
del XVI secolo accrebbe i timori per l'esportazione eccessiva di numerario.Tutte le iniziative che vennero
prese dietro frutti limitati, ed esse rappresentarono la premessa del colbertismo. Colbert non fu l'inventore del
mercantilismo francese, ma dimostrò una tale energia e coerenza che le sue direttive dietro forma un
apparato industriale e istituzionale destinato a lasciare tracce profonde nella storia successiva del paese. Gli
obiettivi furono: risanare l'economia, realizzare una grande flotta per accrescere il commercio coloniale,
soprattutto creare una Francia ben regolata, ordinata, lavoratrice, autosufficiente, con un'industria
diversificata basata sull'alta qualità capace di competere in patria e in tutto il mondo. Nella concezione del
ministro, sostenere il commercio e l'industria significava proteggere il lavoro, fondamento dell'ordine della
stabilità sociale.Occorreva sostituire le importazioni proteggendo le manifatture interne con alte tariffe,
sgravare le tariffe doganali su importazioni di materie prime da lavorare in patria,incoraggiare le industrie
nascenti, attirare personale specializzato estero. Gli olandesi trasportavano merci dalle stesse colonie
francesi,appropriandosi in tal modo di gran parte delle ricchezze valutarie del paese. Occorreva quindi partire
subito con sovvenzioni,proteggendo le industrie nazionali in grado di fare a meno dei prodotti esteri. La
grande espansione commerciale francese del 700 non potrebbe essere spiegata senza considerare questa
forte spinta iniziale.In campo industriale, ciò che distingueva l'insieme delle idee forza e delle pratiche definite
colbertismo dalle altre forme di mercantilismo era una precisa regolamentazione intesa a creare degli
affidabili standard di qualità e una solida capacità di controllo sociale da parte delle istituzioni dello stato.
Anche se le imprese accentrate che godevano di un monopolio sono state talvolta presentate come l'aspetto
essenziale del colbertismo, in realtà per il ministro e i suoi successori la struttura di base dell'industria erano
le associazioni corporative. I risultati del colbertismo probabilmente divennero apprezzabile in un tempo
molto lungo. Il colbertismo ebbe una chiara consapevolezza della necessità di raggiungere in campo
commerciale e industriale una massa critica che consentisse al sistema paese di competere sui mercati
esteri. Anche se le compagnie commerciali risultarono un insuccesso erano stati rafforzati gli insediamenti
coloniali in Canada e nelle Antille, che in seguito avrebbero rappresentato una fonte notevole di profitti. I limiti
dell'azione di Colbert sono connessi, in una certa misura, al fatto che la sua azione ebbe un indirizzo
prevalentemente rivolto a sostenere le finanze pubbliche delle guerre del re, con la conseguente riduzione
dei possibili investimenti pubblici nelle infrastrutture commerciali e civili. Inoltre, la pesante fiscalità ricadeva
sulla massa di contadini e quindi sulla domanda. L'enfasi posta sui mercati esteri portò il ministro a rivolgere
minori sforzi all'unificazione di quello interno, che in realtà pesava in misura notevolmente maggiore. Infine,
ma non ultima, la principale critica rivolta al colbertismo è quella riguardante ogni dirigismo, lo stato non si
può sostituire all'iniziativa privata.
11-L’Inghilterra
Se si mette a confronto l'Inghilterra della metà del XVI secolo con quella degli anni 60 del 700 ci si trova di
fronte a un'economia radicalmente mutata. Un paese agrario si trasformò in questo periodo nella prima
potenza commerciale dell'Europa, con un esteso impero coloniale. Questa metamorfosi si spiega, in
generale, col fatto che il paese intero seppe indirizzare la propria dotazione di risorse umane materiali e
l'assetto istituzionale verso una serie di cambiamenti favorevoli alla crescita.Rispetto alle Province Unite, le
risorse naturali erano più copiose e il paese non fu soggetto alla minaccia diretta di una qualche potenza
confinante. Diversamente dalla Francia o dalla Germania, il mercato interno era unificato grazie alle vie
fluviali navigabili che consentivano di rimediare al pessimo stato delle strade e di abbassare i costi di
trasporto, soprattutto di merci voluminose. Il mercantilismo inglese ebbe un carattere pragmatico. Nel
commercio marittimo, fino al 1600, si seguì una strategia basata sull' appoggio a singole compagnie dotate di
privilegi pubblici in una particolare area di commercio; poi, dalla metà del 600, attraverso gli Atti di
Navigazione, si passò a una sorta di monopolio nazionale nel settore dei servizi marittimi del commercio
estero, senza speciali privilegi a individui o gruppi di imprese.Le prime trasformazioni agricole si ebbero nel
XVI secolo. Le misure daziarie, erano allora intese a tutelare i consumatori, più che i produttori. Diversi
provvedimenti vietarono l'esportazione dei grani quando i prezzi superarono una certa soglia e tassarono
decisamente gli invii all'estero di lana greggia allo scopo di riservarla all'industria nazionale. Il cambiamento
più importante dell'epoca fu la mobilità della proprietà terriera.A parte le stoffe di lana, il paese non esportava
altri beni manifatturieri, mentre era dipendente dalle industrie italiane, francesi, fiamminghe, olandesi e
tedesche per un'ampia varietà di merci. L’Inghilterra era consapevole della propria inferiorità e cercò in vari
modi di raggiungere il livello di competenze già presente negli altri paesi dell'Europa.Uno degli aspetti più
importanti della storia dell'industria inglese nelle epoche dei Tudor e degli Stuart fu l'introduzione di tecniche
continentali portate da immigrati esteri.Alcune compagnie erano sostanzialmente delle corporazioni
mercantili, altre presero la forma della società per azioni, operando in mercati distanti e sottoposte a rischi
marittimi, commerciali e militari ben maggiori, quest’ultime disponevano di grandi navi pesantemente armate
e godettero di speciali prerogative diplomatiche. La svolta più importante della politica economica si ebbe
con l'Atto di Navigazione del 1651, che ebbe il chiaro scopo di rimuovere il predominio dei Paesi Bassi nel
trasporto marittimo. Fu stabilito che le merci introdotte in Inghilterra dovevano giungere direttamente dal
paese produttore oppure dal primo esportatore; che qualunque bene doveva essere importato su navi inglesi
o dalla nazionalità d’origine dei beni stessi; che era vietata l'importazione di merci coloniali di ogni
provenienza di prodotti ittici che giungessero su navi straniere. . I britannici furono anche favoriti dai successi
militari, dalle relazioni coi coloni americani e da una serie di misure protezionistiche a sostegno delle
manifatture nazionali. Nei traffici con l'Europa vi fu nel 600 una certa continuità, con un grande rilievo delle
spedizioni di stoffe a cui si aggiungevano minerali e pesce secco, diretti in buona parte nel Mediterraneo.
Nell'ultimo decennio del XVII secolo il commercio inglese era ormai condotto liberamente e aperto alla
concorrenza interna, seppur protetto a livello nazionale dal sistema mercantile. Nel settore agricolo il secolo
successivo al 1650 fu probabilmente il periodo di massima accelerazione della produzione e della
produttività. la posizione economica raggiunta dal Regno Unito alla vigilia della Rivoluzione Industriale
possono essere spiegate solo se si tiene conto del contesto geopolitico. Infatti, non solo era difficile sottrarsi
alle guerre, ma le loro conseguenze ebbero un'influenza determinante nell’orientare gli sviluppi dell'economia
del paese. La rivoluzione commerciale, l’efficiente sistema fiscale fondato sulle accise e sulle dogane, la
rivoluzione finanziaria e la crescita delle esportazioni rappresentarono fenomeni tra loro strettamente
indipendenti. Riguardo l'industria, la trasformazione manifatturiera della Gran Bretagna a cui abbiamo
accennato, era in corso almeno dall'ultimo decennio del 600 e ricevette un supporto non trascurabile dal
protezionismo statale, dal non interrotto afflusso di specialisti esteri ed agli altri provvedimenti governativi di
quest'epoca. Il sistema mercantilista fu perfezionato e consolidato, con proibizioni, altre tariffe protettive,
sussidi e premi per rinforzare, in particolare, le manifatture che lavoravano materie prime nazionali. Si
scoraggiarono o si proibirono le esportazioni di materie prime nazionali.La rivoluzione industriale non fu
realizzata dallo stato, ma dal mondo della produzione, in primo luogo dagli imprenditori.le vicende politiche e
militari e il sistema mercantile contribuiranno in misura determinante a orientare il destino economico del
paese, creando quelle precondizioni politiche e commerciali su cui si innescherà la rivoluzione industriale.
12-Russia
La Russia di fine 600 era un immenso territorio esteso dal Dnepr al Pacifico e popolato da 15 milioni di
abitanti. Prima dell'ascesa al trono di Pietro il Grande la Russia era un’economia-mondo separata
dall'Europa.Gli scambi commerciali e le esportazioni di pellicce, ferro lavorato, miele, cera, tessuti e generi
alimentari si dirigevano in prevalenza verso i confini meridionali e verso est. Lo stato autocratico dominava
su un territorio immenso e su una società rigidamente sottomessa, compresa la chiesa. I contadini erano in
condizione di servitù e soggezione che impediva loro ogni libertà di movimento e li legava al signore in
un'economia di autoconsumo.Questa società chiusa nelle sue tradizioni dovette però prendere atto delle
ripetute sconfitte militari e dell'incapacità di assicurarsi un accesso al Mar Baltico, e quindi dell'arretratezza
del paese. Già Ivan IV desiderava mutare la condizione semicoloniale del commercio russo, ma i tentativi di
conquistare un porto nel Baltico furono impediti dalla Polonia e soprattutto dalla Svezia. Nel complesso, e
non diversamente dal resto dell'Europa, la consapevolezza della propria inferiorità e la volontà di apprendere
da altri paesi rappresentarono il punto di partenza della modernizzazione russa. Fu lui ad avviare il processo
di modernizzazione del paese, creando un organismo statale forte ed efficiente nel quale il potere del
sovrano non fosse più limitato dal Parlamento Duma o dalla chiesa ortodossa.Sostituì la Duma con un
consiglio scelto da lui organizza un efficiente apparato burocratico istituì un forte esercito rinforzo alla Marina
istituì un corpo di Polizia segreto Con lo scopo di reprimere ogni forma di opposizione politica. la la chiesa
ortodossa fu ridotta all'obbedienza incoraggio molto l'istruzione la ricerca scientifica e l'industrializzazione.
Una vera e propria politica economica prese piede in Russia solo dopo che lo zar Pietro, nel 1695, assunse
direttamente il potere e diede inizio all’ambizioso progetto di modernizzazione e occidentalizzazione,
soprattutto in seguito al suo viaggio, durato circa due anni, in Olanda, Inghilterra e Germania, dove si
interessò a ogni aspetto delle tecniche e della vita culturale dell'occidente. Tale programma fu portato avanti
con grande energia e con metodi persino brutali, in un costante stato di belligeranza che aveva come primo
obiettivo la sconfitta della Svezia nel Baltico.Nel 1700 intervenne accanto alla Polonia Danimarca per
fermare l'avanzata svedese, il predominio Svedese sul Baltico Fini e questo facilita il commercio con i paesi
occidentali.Il successo della politica nazionalistica di Pietro il Grande dopo la vittoria sulla Svezia nella
grande guerra del nord avrebbe modificato radicalmente il ruolo della Russia in Europa. Per la difesa del
paese e per la conquista di migliori porti la Russia doveva armarsi, e questo significava accelerare e
ampliare la padronanza delle tecniche occidentali, quindi aprire miniere, fabbriche e formare forza lavoro
qualificata; perciò bisognava attrarre imprenditori specialisti esteri, tradurre in russo un gran numero di libri,
alfabetizzare la popolazione, diffondere le tecniche e la scienza occidentali. In campo militare amministrativo
ci si attenne al principio che ogni suddito era tenuto a mettersi a disposizione dello stato, con la sua
persona.Verso la fine del regno di Pietro, la Russia aveva un esercito regolare, armato e istruito all'europea,
e una marina da guerra. Il sovrano si circondò di consiglieri imbevuti di principi mercantilistici, istituì leggi e
organi di promozione delle miniere, delle manifatture e dei commerci, con lo scopo di sviluppare le forze
produttive del paese in ogni campo.Per sostenere lo sviluppo del commercio interno e unire diversi corsi
fluviali furono costruiti canali e chiuse, ma, oltre ad alcune opere minori, fu completato solo il collegamento
tra il Volga e la Neva, sicché sui trasporti interni continuò a pesare il cattivo stato delle strade. È però
innegabile l'impulso dato al commercio estero, anche grazie alla fondazione di Pietroburgo, simbolo delle sue
riforme, progettato da architetti esteri, in particolare italiani, concepita come una finestra sull'occidente, ben
presto centro primario della cantieristica.Anche in campo agricolo furono incoraggiate le innovazioni, ma il
progresso economico e sociale del paese trovava un ostacolo insuperabile nel duro asservimento contadino,
oltre che nella mancanza di un ceto imprenditoriale capace di assumere comportamenti innovativi.
13-Prussia
La Prussia emerse dopo la guerra dei trent'anni e fu caratterizzato da uno stato sempre più accentrato
autoritario, in cui le risorse umane, materiali e l'intera società furono disciplinate e asservite alla macchina
militare.di tre grandi sovrani, Federico I il grande elettore, Federico Guglielmo I e Federico II il Grande,
l'efficienza dell'esercito prussiano consenti di unificare larga parte dei vasti possedimenti della Corona e di
svolgere un ruolo chiave nell'equilibrio europeo. Sul piano politico diplomatico i sovrani di Prussia furono
favoriti dall’indebolimento della Svezia, conseguente all'entrata in scena della Russia, dalla disintegrazione
della Polonia, dai problemi dinastici e militari dell'Austria e dal fatto che la Francia era dislocata in un altro
quadrante e non rappresentava un serio pericolo. Uno stato relativamente piccolo e frammentato, che usciva
da una guerra devastante, con ampie zone spopolate, divenne, in poco più di un secolo, una delle cinque
maggiori potenze del continente, con una popolazione che aveva raggiunto i 6 milioni di abitanti e
un'economia abbastanza solida da sostenere tale considerevole espansione. sin dal 1641 si introdussero
delle accise che gravavano sui beni di consumo principali. I proventi fiscali si moltiplicarono decine di volte,
tanto che alla fine del 600 l'onere pro capite di un suddito prussiano sarebbe stato il doppio di quello
sostenuto da un francese. Siccome la borghesia imprenditoriale era debole, l'afflusso di imprenditori, in
particolare ugonotti, diede un contributo notevole allo sviluppo di manifatture e competenze tecniche, dopo la
revoca dell'Editto di Nantes. In campo agricolo si realizzarono progressi in ogni ambito, tanto da determinare
una crescita delle esportazioni verso l'Inghilterra e altri paesi, pur senza modificare il sistema sociale.Nel 700
si passò al cosiddetto affitto generale concesso fino a nove anni a fittavoli borghesi, i quali dovettero pagare
affitti cospicui, ma erano interessati a gestire la terra in modo imprenditoriale per massimizzare i profitti,
assumendo il ruolo di agenti principali del progresso agricolo, dando una notevole spinta all'innovazione e
all'aumento della produzione. I vari regni che ricadevano sotto la sovranità degli Asburgo d'Austria erano
accomunati da un'unione personale che somigliava quasi una confederazione di stati. Dal terzo decennio del
500 i domini ereditari si trovarono in prima linea contro l'Impero Ottomano, allora al culmine della sua
potenza. La costante minaccia dei turchi ottomani contribuì alla legittimazione dell'imperatore e all'estensione
delle sue prerogative, assicurandogli una tassazione regolare e il contributo dei diversi regni e regioni che
giunsero a formare i domini asburgici. Senza il consenso delle diete, dei grandi nobili, di dignitari
ecclesiastici, l'imperatore era impossibilitato a far eseguire qualunque misura di ordine amministrativo,
fiscale, giudiziario o riguardante il reclutamento militare.La vita economica e sociale era regolata in larga
misura dai ceti privilegiati che in ogni regno facevano capo a un gruppo relativamente ristretto di famiglie
aristocratiche, che riuscivano a controllare pure il governo centrale, dato che siedevano anche nei consigli
statali.In materia fiscale, le entrate destinate ai bisogni civili erano formalmente distinte da quelle versate da
tutti i territori dell'impero per sostenere le spese militari.Le controffensive militari sul confine ungherese della
seconda metà del 500 fallirono, ma fecero triplicare le spese per l'esercito, quando i due terzi delle entrate
provenivano dalla corona di Boemia e un terzo dai territori ereditari austriaci. Si dovettero aggiungere
straordinarie e specifiche tasse contro i turchi e altre imposte sul patrimonio e sulle persone fisiche.La
sconfitta dei turchi in Ungheria, nel 1683, consentì di accrescere le entrate.Il successo più significativo, ma di
portata relativamente limitata, fu raggiunto nel 700 in Lombardia, dove fu realizzato il catasto più avanzato
d'Europa.Solo sotto Maria Teresa, insomma, cominciò a prevalere il principio che tutti dovevano contribuire
in base ai propri mezzi, compresi la nobiltà e il clero, alleggerendo l'onere fiscale che gravava soprattutto sui
ceti urbani e sui contadini.La guerra dei trent'anni ebbe conseguenze devastanti pure nei territori asburgici,
che persero un quarto della loro popolazione. Ai contadini si offrirono perciò incentivi, terre, vantaggi fiscali.
L'imperatore Leopoldo I abbracciò pienamente le idee del mercantilismo e i suoi obiettivi: creazione ed
estensione delle manifatture; valorizzazione in patria delle materie prime; equilibrio della bilancia
commerciale; lotta contro la disoccupazione allo scopo di accrescere la ricchezza dei popoli e perciò quelli
del sovrano. I risultati furono però modesti. In campo commerciale, nel 1667 fu fondata una compagnia per il
commercio nel Mediterraneo. Essa ottenne il monopolio, un prezzo minimo garantito, del rifornimento di
carne ungherese destinata a Vienna, un privilegio che mandò in rovina un certo numero di mercanti magiari.
L'Ungheria diventava così, per una scelta di Vienna una sorta di colonia, prefigurando la situazione del 700,
cioè lo sfruttamento del paese come riserva di materie prime di beni alimentari e come mercato per i beni
manifatturieri prodotti nelle terre ereditarie. In campo agricolo, perdurava il sistema servile. Nel settore
industriale furono avviate, con il contributo pubblico, diverse imprese che prefiguravano quelle della seconda
metà del secolo. Fu solo nel 1746, al tempo di Maria Teresa, che si creò una nuova struttura amministrativa
per tutti i paesi della monarchia.Industrie esportatrici furono liberate dalle restrizioni imposte dalle autorità
locali, si istituirono scuole tecniche di filatura e tessitura. Riguardo le corporazioni, furono mantenuti i privilegi
e le regolamentazioni.L'agricoltura rimase invece soggetta alle rigide regolamentazione d'antico regime. I
contadini vivevano poveramente, con ridotte capacità di consumo, costretti alle corvées: tutti i fattori che
limitavano le capacità fiscali e le possibilità di progresso agricolo. La questione agraria è un problema
centrale nella politica riformatrice della monarchia, che aspettava la formazione di una classe di piccoli e
medi contadini proprietari, ma l'atteggiamento di Giuseppe II fu ambiguo e anche le caute riforme intraprese
da Maria Teresa non impedirono lo scoppio di rivolte contadine.In un contesto di scarso sviluppo urbano, non
solo i proprietari fondarono fabbriche e imprese che gestirono in prima persona, ma cercarono di favorire tale
attività, dato che ne ricavavano grandi vantaggi. Attuando una sorta di supplenza dello stato, i signori
garantivano diritti di monopolio alle case mercantili in cambio del pagamento di una tassa per ogni pezzo di
lino.