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FUOCOAMMARE

GENERE: documentario, drammatico

REGIA: Gianfranco Rosi

DATA DI USCITA AL CINEMA: 2016

Un ragazzino, Samuele Pucillo, taglia da un pino un rametto biforcuto per ricavarne una fionda.
Con il suo amico Mattias Cucina si diverte poi a intagliare occhi e bocca su alcune pale di fico
d'India e a tirar loro pietre con la fionda, come contro un esercito nemico. Questo succede
sull'isola di Lampedusa, mentre gli uomini dell'ufficio circondariale della Marina, ricevuta via radio
una richiesta di soccorso, attivano le ricerche in mare con unità navali ed elicotteri della guardia
costiera. Intanto la vita sull'isola prosegue. Una casalinga, Maria Signorello, mentre prepara il
pranzo, ascolta la radio locale condotta da Pippo Fragapane che manda in onda musica e
canzoni a richiesta e dà notizie su avvistamenti e salvataggi in mare.

Profughi e migranti provenienti dal Nordafrica su barconi stracarichi vengono imbarcati sulle navi
della Guardia costiera e poi, trasbordati su lance e motovedette, sono condotti a terra. Qui
trovano Pietro Bartolo, il medico che dirige il poliambulatorio di Lampedusa e che da anni compie
la prima visita ad ogni migrante che sbarca nell'isola. Vengono quindi trasferiti in autobus al centro
di accoglienza, perquisiti e fotografati. Samuele parla con Francesco Mannino, un parente
pescatore che gli racconta di quando faceva il marinaio sulle navi mercantili vivendo sempre a
bordo per sei, sette mesi, tra cielo e mare. Un sub, Francesco Paterna, si immerge a pesca di ricci
nonostante il mare mosso.

A casa, durante un temporale, Samuele studia e poi ascolta la nonna, Maria Costa, che gli
racconta di quando, in tempo di guerra, di notte passavano le navi militari lanciando i razzi
luminosi in aria e il mare diventava rosso, sembrava ci fosse il fuoco a mare. Maria Signorello
chiama la radio per dedicare al figlio pescatore ‘’Fuocoammare’’, un allegro swing, con l'augurio
che il brutto tempo finisca presto e si possa uscire in barca a lavorare. Il brano va in onda. Intanto,
nel centro d'accoglienza un gruppo di profughi intona un canto accorato accompagnato dal
racconto delle loro peripezie:

«Non potevamo restare in Nigeria, molti morivano, c'erano i bombardamenti. Siamo scappati nel
deserto, nel Sahara molti sono morti, sono stati uccisi, stuprati. Non potevamo restare. Siamo
scappati in Libia, ma in Libia c'era l'ISIS e non potevamo rimanere. Abbiamo pianto in ginocchio: -
Cosa faremo? Le montagne non ci nascondevano, la gente non ci nascondeva, siamo scappati
verso il mare. Nel viaggio in mare sono morti in tanti. Si sono persi in mare. La barca aveva novanta
passeggeri. Solo trenta sono stati salvati, gli altri sono morti. Oggi siamo vivi. Il mare non è un luogo
da oltrepassare. Il mare non è una strada. Ma oggi siamo vivi. Nella vita è rischioso non rischiare,
perché la vita stessa è un rischio... Siamo andati in mare e non siamo morti.»

Il medico, mostrando la foto di un barcone con 860 persone, racconta di quelli che non ce l'hanno
fatta. Soprattutto di quelli che per giorni navigano sottocoperta, stanchi, affamati, disidratati,
fradici e ustionati dal carburante. Commosso e sconvolto, il dottore racconta di quanti ne ha
potuti curare e di quanti, invece, ne ha dovuto ispezionare i cadaveri recuperati in mare, tra cui
tante donne e bambini, facendo molta fatica ad abituarsi. Così, mentre Samuele cresce e affronta
le sue difficoltà per diventare marinaio, infatti a Lampedusa tutti lo sono, in mare prosegue la
tragedia dei migranti e l'impegno dei soccorritori.

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cinematografo.it: Gianfranco Rosi è andato a Lampedusa, nell'epicentro del clamore mediatico,
per cercare, laddove sembrerebbe non esserci più, l'invisibile e le sue storie. Seguendo il suo
metodo di totale immersione, Rosi si è trasferito per più di un anno sull'isola facendo esperienza di
cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d'Europa raccontando i diversi destini di chi sull'isola
ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. Da questa
immersione è nato il documentario che racconta la storia di Samuele che ha 12 anni, va a scuola,
ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a
lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la
sua isola. Ma non è un'isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di
migranti in cerca di libertà. Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte
muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.

Il regista è rimasto per un anno a Lampedusa entrando così realmente nei ritmi di un microcosmo a
cui voleva rendere una testimonianza assolutamente onesta. Samuele è un ragazzino con
l'apparente sicurezza e con le paure e il bisogno di capire e conoscere, tipici di ogni
preadolescente. Con lui e con la sua famiglia entriamo nella quotidianità delle vite di chi abita un
luogo che è, per comoda definizione, costantemente in emergenza. Grazie a lui e al suo 'occhio
pigro', che ha bisogno di rieducazione per prendere a vedere sfruttando tutte le sue potenzialità,
ci viene ricordato di quante poche diottrie sia dotato lo sguardo di un'Europa incapace di
rivolgersi al fenomeno della migrazione. Samuele non incontra mai i migranti. A farlo è invece il
dottor Bartolo, unico medico di Lampedusa costretto dalla propria professione a constatare i
decessi ma capace di non trasformare tutto ciò, da decine d'anni, in una macabra routine,
conservando intatto il senso di un'incancellabile partecipazione. Rosi non cerca mai il colpo basso,
neppure quando ci mostra situazioni al limite.

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WELCOME

GENERE: drammatico

REGIA: Philippe Lioret

DATA DI USCITA AL CINEMA: 2009

Welcome è un film del 2009 diretto da Philippe Lioret. Il film è ambientato a Calais e tratta il tema
dell'immigrazione clandestina prendendo a pretesto la vicenda di un giovane curdo-iracheno
intenzionato a raggiungere la sua fidanzata a Londra.

Il diciassettenne Bilal giunge a Calais da Mosul, nell'Iraq curdo, dopo un viaggio attraverso l'Europa
durato oltre tre mesi, con lo scopo di ricongiungersi alla fidanzata Mina, residente a Londra con la
sua famiglia. Una volta essersi fatto scoprire mentre si nascondeva tra la merce di un camion, il
ragazzo, benché condannato, non è perseguibile per il doppio status di minorenne e proveniente
da uno Stato in guerra. Vedendo la piscina pensa all'idea di imparare a nuotare per attraversare la
Manica a nuoto quindi, con i soldi rimanenti, si paga due lezioni di nuoto da Simon.

Simon che inizialmente tratta il ragazzo con diffidenza, dopo un fugace incontro con la moglie
Marion, dalla quale è separato e che è impegnata nel volontariato ad assistere i clandestini, si
offre di ospitare Bilal e un suo amico a casa sua.

La cosa è malvista in particolare dal suo dirimpettaio e d'altronde è illegale. Marion resta colpita
positivamente dalla generosità e sensibilità di Simon e nonostante provi ancora qualcosa per lui,
ribadisce l'intenzione di portare a termine la separazione.

Nel frattempo Mina viene promessa sposa, dal padre, ad un ricco cugino, che gli promette in
cambio una posizione importante nella gestione di un ristorante di Londra di cui è proprietario.
Tutto questo però non basta a fermare Bilal che vuole comunque raggiungere la fidanzata a
nuoto fino in Inghilterra, nonostante ora sia conscio dei pericoli costituiti dalle forti correnti, dal
grande traffico mercantile, dalla bassa temperatura delle acque e alle dieci ore che dovrà
impiegare per compiere la traversata.

Così, al secondo tentativo fallito e dopo che Simon a seguito di una denuncia è in libertà vigilata
per "traffico di clandestini", Bilal, seppure avvertito da Mina che non era più necessario che la
raggiungesse riprova l'impresa solitaria. Stavolta riesce ad arrivare in vista della costa inglese dove
però, per sfuggire alla locale Guardia Costiera, si immerge più volte fino a non riuscire più a tornare
in superficie. Simon, noncurante delle restrizioni cui è stato costretto, va a Londra per incontrare ed
informare Mina dell'accaduto. È distrutto e sconsolato ma quando Marion lo chiama per avvertirlo
di ritornare, coglie una nuova opportunità per riaprire il rapporto con la moglie

cinematografo.it: ‘’Quel che accade oggi a Calais mi ricorda ciò che è accaduto in Francia
durante l'occupazione tedesca: aiutare un clandestino è come aver nascosto un ebreo nel '43, si
rischia il carcere”. Parola del regista francese Philippe Lioret: il suo film, Welcome, ha totalizzato 10
milioni di incassi e le sue parole hanno acceso le polemiche.

Girato con apprezzabile realismo e asciuttezza, Welcome è un "film per tutti", capace di accogliere
lo spettatore per farlo riflettere di cuore e di pancia sulla non accoglienza che riserviamo ai
migranti.

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