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DIDATTICA DELL’ITALIANO

15/12/2021

Il manuale della Cognigni è un aggiornamento sulla realtà attuale e sulle tendenze attuali nella didattica
delle lingue in generale e in particolar modo dell’italiano L2. È una lettura che va analizzata criticamente.
Bisogna elaborare un riassunto, una lettura personale del libro, valutare cosa è più importante ed
esprimere un parere. È un manuale che tratta temi nuovi, di attualità, utili ad allargare i propri orizzonti.

CLIL (Content and Language Integrated Learning) è l’insegnamento di una disciplina non linguistica (chimica,
storia, geografia) spiegata o veicolata in lingua straniera. Si parla di CLIL nell’ambito della didattica
dell’italiano L2 perché per un bambino straniero che arriva in Italia e inizia a frequentare la classe
corrispondente alla sua età, è tutto CLIL. Avrebbe bisogno di un laboratorio di italiano L2 e di un mediatore
linguistico-culturale. Per un bambino straniero in una scuola italiana è tutto un “apprendimento integrato di
lingua e contenuti”, è un CLIL continuo. Il CLIL per l’italiano L2 è diverso dal CLIL destinato alle scuole
superiori. Quest’ultimo, dalla riforma Gelmini in poi, prevede l’insegnamento nell’ultimo e penultimo anno
di tutti gli istituti superiori di una disciplina non linguistica (DNL) totalmente in lingua veicolare (nei licei
linguistici anche di più), che sia l’inglese o un’altra lingua della Comunità Europea. La lingua veicolare (LSV =
Lingua Straniera Veicolare) è una lingua diversa da quella che si parla in un dato paese, ma con la quale
vengono veicolati i contenuti. A questo scopo, i presidi affiancano al professore di chimica, storia, geografia,
ecc. un professore di lingua straniera per far eseguire agli studenti almeno qualche modulo di CLIL. Il
discorso per l’italiano è un po' diverso, perché si tratta proprio di acquisire una sensibilità nuova, una
coscienza nuova, sia quando si vanno a insegnare discipline umanistiche, sia, per quanto riguarda gli
insegnanti di lingue, quando bisogna aiutare i colleghi delle altre discipline a insegnare agli studenti
stranieri contestualmente lingua e contenuti disciplinari. L’insegnante di lingua può trovarsi a lavorare
come affiancamento a un altro docente, a cui deve spiegare come insegnare la sua materia con un occhio
alla lingua. Per esempio, un insegnante di matematica sa come insegnare la matematica, ma non sa che
occorre fare un test di reading comprehension sulla regola che ha insegnato, non sa che deve far fare agli
studenti degli esercizi di traduzione interlinguistica (riformulazione, parafrasi) e traduzione intersemiotica
(grafici, disegni) di ciò che ha spiegato per verificare se hanno capito, se sono in grado di tradurre in un
linguaggio che loro comprendono quello che hanno ascoltato. Oggigiorno esistono svariati esercizi che si
possono fare nel web, che l’insegnante può creare in dei contenitori presenti nel web e assegnare agli
studenti da fare a casa, perché non c’è mai il tempo di fare tutto in classe e con il web è tutto più motivante
per i ragazzi. Al livello metodologico il CLIL è un qualcosa di trasversale, perché va bene sia per le lingue
straniere, sia per l’italiano. Si parla di CLIL da tanti anni, i primi studi risalgono alla fine degli anni ’90 in nord
Europa. In generale in CLIL si può insegnare una seconda lingua intesa come lingua straniera o un’altra
lingua ufficiale della nazione o anche una lingua minoritaria, regionale. Si può parlare di cicli che durano
poche settimane fino ad un anno. In francese il CLIL si definisce anche con l’acronimo EMILE.
Il CLIL serve per sviluppare sia le BICS (Basic Interpersonal Communication Skills), l'insieme delle
competenze legate alla lingua della comunicazione, sia le CALP (Cognitive Academic Language Proficiency),
la padronanza della lingua accademica cognitiva, in poche parole CALP vuol dire lingua per lo studio. Il
distinguo tra BICS e CALP è stato operato da Jim Cummins dell’Università di Toronto (1979). I canadesi
studiano già da molto tempo su testi bilingui, poiché all’inizio c’era la minoranza francofona rispetto a
quella anglofona, quindi i primi studi sono nati da questo discorso. Inoltre, in Canada studiano tanti
immigrati di tutte le nazionalità già da molti decenni, per cui i canadesi sono più avanti negli studi
dell’inserimento degli alluni alloglotti nelle scuole.
Ovviamente anche qui bisogna avere ben in mente una delle ipotesi di Krashen, quella dell’input
comprensibile: non bisogna esagerare nella difficoltà dei contenuti, il testo non deve essere troppo difficile,
non deve contenere troppi termini nuovi.
C’è un altro meccanismo molto interessante che entra in gioco: il noticing. Un insegnante di fisica, per
esempio, non fa caso alla morfologia della derivazione tipica dei linguaggi specialistici della fisica (condurre
 conduttore), invece è utile far notare, contestualmente alla lezione, questi meccanismi al bambino
straniero, perché comincia a orientarsi meglio nella terminologia se ha degli elementi minimi di morfologia
della derivazione o della flessione. Inevitabilmente il ragazzo sarà portato a chiedersi “Come si dice questo
in ittaliano?” e a riflettere sui fatti di lingua. In questo modo, l’insegnante riesce a realizzare un
apprendimento integrato di lingua e contenuti.
Languaging = tradurre, nel senso di non far dare una risposta secca, ma far dare molte riformulazioni, in
altre parole o anche grafiche, purché si instauri un clima tale che l’apprendente si senta libero di esprimersi
come meglio può, che non si senta costretto. Bisogna essere più aperti nel repertorio linguistico e semiotico
dell’apprendente.
Programmazione language enhanced = programmazione focalizzata sulla lingua, non soltanto sui contenuti
della disciplina che la lingua straniera va a veicolare. Si tratta di programmazioni che tengono conto di
spiegare agli studenti anche i fatti di lingua, non solo i contenuti disciplinari. In programmi di full immersion
totale non è detto che automaticamente il bambino cresca nella lingua straniera se non lo si fa riflettere
anche sulla lingua. Ricordiamo che l’insegnante deve sempre specificare cosa prepara nel programma. Le
programmazioni sono già una grande parte del programma del lavoro dell’insegnante. Bisogna dire quello
che si farà in un anno e quello che si fa di volta in volta a lezione. Quando si fa questa programmazione si
deve mettere in conto che, oltre ai contenuti, bisogna spiegare fatti di lingua, per migliorare la CALP degli
studenti alloglotti della classe. L’attenzione sarà posta a tutto quel discorso accademico necessario per
esprimersi nella disciplina che studiano i ragazzi. Si devono far riflettere i ragazzi stranieri su come si dice
una cosa in una lingua e nell’altra. Bisogna insegnare tutto il lessico e i tipi testuali specifici di quella
disciplina. Il testo argomentativo è il tipo testuale più complesso già per gli italiani, ancor di più per gli
stranieri. L’insegnante di lingua è chiamato ad affiancare il collega matematica, storia, geografia per aiutarlo
a riservare un’attenzione particolare a tutti questi aspetti. Dovrebbe esserci il potenziamento di tutt’e
quattro le abilità linguistiche di base, ascolto, lettura, parlato e scrittura in lingua straniera.
Purtroppo in Italia è tutto ancora da fare, anche se la legge sul CLIL per le lingue straniere c’è dal 2010 e gli
alunni stranieri in classe ci sono da sempre. Il sistema scolastico italiano, a differenza di altre nazioni, non
prevede per un bambino appena arrivato in Italia almeno un anno in una classe solo per l’insegnamento
della lingua italiana e non prevede, nel paese di provenienza del bambino che sta per arrivare in Italia, degli
aiuti anche solo online per l’apprendimento dell’italiano L2. In regioni come la Toscana c’è una tradizione
molto seria di italiano L2, ma non è sempre così, come non lo è per il CLIL fatto in inglese o in tedesco agli
alunni italiani. Nei test del CLIL si fanno delle domande in genere a scelta multipla sui contenuti della
lezione, ma non sulla lingua.

Per quanto riguarda le idee utili nel contesto CLIL, si parla di strategie di facilitazione, ad esempio sul piano
della comprensione. Innanzitutto il paratesto: se non è previsto, l’insegnante può fare un disegno di tutto.
Dopodiché è consigliabile riformulare, utilizzare molti sinonimi e fare molti esempi durante la lezione,
soprattutto con gli studenti stranieri. È invece suggerito utilizzare poche nominalizzazioni: la
nominalizzazione è un costrutto sintattico tipico dei linguaggi specialistici, che tende a condensare le
informazioni, e questo non solo nelle scienze dure, ma anche nelle scienze umanistiche. Per esempio, è
meglio dire “Dopo che Colombo scoprì l’America” piuttosto che “Dopo la scoperta dell’America”, quindi
esplicitare per esteso quello che nei linguaggi specialistici si condensa sul piano informativo. Così come
nella lezione di inglese ci sono attività di pre-ascolto, ossia la fase di motivazione in cui si richiamano le
conoscenze pregresse sul tema e si coinvolge l’apprendente, attività da fare durante l’ascolto e la lettura e
attività da fare dopo l’ascolto e la lettura (pensiamo al testo pivot dell’unità didattica che viene anticipato,
sviscerato, riassunto, riusato), in teoria lo stesso si dovrebbe fare con i testi delle discipline non linguistiche,
anche se non a quel livello. In questo modo si insegnano anche dei metodi, delle strategie. Bisogna tenere
presente che ci sono diverse categorie al livello cognitivo che operano negli studenti. Queste categorie
fanno sì che un testo nuovo venga prima compreso in maniera globale e poi analizzato, valutato in senso
positivo o negativo dall’alunno stesso, che deve essere in grado di sintetizzarlo e di riusare in maniera
creativa quanto appreso. Se l’insegnante riesce ad attuare strategie di facilitazione mediante ripetizioni,
supporti e quant’altro, a lavorare sul testo al livello linguistico, con attività di pre-ascolto e lettura, attività
analitiche nell’ascolto e nella lettura e attività di comprensione del testo e riuso, automaticamente la CALP
(competenza nella lingua dello studio) dell’alunno cresce. Sul piano della produzione vale lo stesso che si fa
nella classe di lingua straniera: l’insegnante dovrà far sì che l’alunno non conosca solo i contenuti, ma
sappia anche interagire, prendere appunti, elaborare delle presentazioni, riassumere, discutere,
esattamente come in lingua straniera. Nell’anno in cui vengono inseriti alunni stranieri è meglio ridurre al
minimo il programma, ma svolgerlo in questo modo, focalizzandosi sulla lingua dello studio e di
conseguenza fornendogli gli strumenti per recuperare. Una programmazione language enhanced può
essere utile per un lettore di italiano all’estero. Già nella programmazione ci sono non solo i contenuti, ma
anche gli obiettivi che riguardano le quattro abilità linguistiche di base e la crescita nella lingua dello studio
(giusti fare le proprie scelte, descrivere una slide, presentare un progetto, ecc.). Già nella programmazione,
già mentre prepara l’unità didattica con gli studenti, l’insegnante è consapevole di quello che devono
sapere anche sul piano linguistico. Un esercizio che si potrebbe proporre è il WebQuest, un esercizio online
da iniziare in classe e terminare a casa, in singolo o meglio ancora in gruppo. È stato progettato alla fine
degli anni ’90 in America per tutte le materie. È un esercizio che guida gli studenti a fare a casa i lavori di
gruppo, incentrati su delle ricerche da fare solo online, facendo crescere anche la cosiddetta digital literacy,
l’alfabetizzazione digitale degli studenti. La digital literacy fa parte degli obiettivi scolastici, tanto che
all’estero gli insegnanti propongono dei percorsi guidati per indicare ai ragazzi le fonti giuste. Con il
WebQuest è possibile assegnare agli studenti degli esercizi coinvolgenti e carini, insegnare loro a leggere e
a capire testi in lingua, perfezionare la loro alfabetizzazione digitale. Fra i vari WebQuest il più completo che
esista è QuestGarden, un sito messo su dal fondatore di questa tipologia di esercizio. Abbiamo anche un
esempio di un WebQuest organizzato specificatamente per l’italiano L2 da far fare ai ragazzi stranieri
durante l’ora di educazione civica per illustrare le istituzioni italiane. Basta fornire allo studente un link al
quale si collegherà. L’insegnante in classe dovrebbe spiegare in dettaglio il compito e creare i gruppi di
lavoro. Il WebQuest è trasparente anche nella valutazione: gli studenti sanno già per cosa verranno valutati,
così sono responsabilizzati. Di solito i parametri di valutazione del lavoro di gruppo sono: pertinenza,
capacità di rielaborazione, capacità di saper produrre in tempo il lavoro richiesto, capacità di
collaborazione. La valutazione del lavoro individuale in genere si basa sui contenuti e sulla correttezza
linguistica. È importante fornire supporti come dizionari nonché strumenti utili per la loro alfabetizzazione
digitale.

Riassumendo, l’insegnante deve ricordare che:

 per lo studente alloglotto è tutto CLIL;


 è proficuo stabilire delle relazioni con gli altri docenti e cercare di sensibilizzarli sulla lingua oltre
che sui contenuti che insegnano;
 bisogna ricorrere in ogni lezione a delle strategie di semplificazione sul piano della comprensione e
su quello della produzione focalizzate sulla lingua (language enhanced).

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