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Antonia Fiori
Sapienza University of Rome
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All content following this page was uploaded by Antonia Fiori on 02 September 2021.
RIVISTA
INTERNAZIONALE
DI
DIRITTO
COMUNE
27
ANTONIA FIORI
Codice era riportata anche nel Decretum di Graziano, in C.2 q.8 c.2.
3 Innocenzo III, decr. Literas Vestras (1206), 3 Comp. 2.14.1 = X 2.23.14: “cum
Aureae, Consilium CCX (Venezia 1571) fol. 90v: “Regularis habet traditio quod in
omni crimine, ut condemnatio sequi possit, debent esse probationes luce
clariores, ut C. de probationibus l. Sciant (C. 4.19.25) et de procu. (rectius: de
poenis) l. Qui sententiam (C. 9.47.16), et si hoc in aliquo crimine, multo fortius in
crimine haeresis, ubi simul et quis criminaliter condemnatur et civiliter punitur,
et eius posteritas perpetua notatur infamia, sola eis vita quadam levitate relicta
et in quo breviter concurrere videtur omnia cognitionum genera […], cum ubi
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ANTONIA FIORI
maius periculum vertatur, ibi utique cautius sit agendum […]”. Su questo
consilium, databile agli anni Venti-Trenta del Trecento, e sulla sua fortuna, cfr.
C. Valsecchi, Oldrado da Ponte e i suoi consilia. Un’auctoritas del primo Trecento
(Università degli Studi di Milano-Bicocca, Facoltà di Giurisprudenza 6; Milano
2000) 146 e 713-716.
5 Nel Decretum di Graziano si poteva leggere anche un testo pseudoisidoriano
(C.2 q.1 c.13) che imponeva ai giudici di non condannare in base a un sospetto
(“nullum iudicetis suspicioni arbitrio, sed primum probate”), ma senza specifico
riferimento all’eresia.
6 Prospero Farinacci, Tractatus de haeresi, Quaestio 187 § 1 (Antwerp 1616)
(Clem. 5.3.1) n. 19 (Lyon 1525) fol. 127vb-130ra: “In § verum querit Guil(lelmus)
quid debeant in dubio facere inquisitores, et episcopus respondet quod licet in
aliis criminibus in dubio tutius sit nocentem absolvere quam innocentem
condemnare, ff. de penis l. Absentem (D. 48.19.5), tamen in hoc crimine in dubio
presumendum est pro heresi […], ad hoc quod notat Innocentius de simonia Sicut
(X 5.3.6) ubi dicit quod licet in aliis criminibus requirantur probationes luce
meridiana clariores, tamen in crimine heresis sufficiunt minores C. de hereticis l.
ii (C. 1.5.2) et quia secundum eum levia signa sufficiunt ad presumendum quem
hereticum, de presumptionibus Literas (X 2.23.14). Certe hoc dictum Innocentii
intelligo secundum no. in d. l. ii et secundum dictum Guil(lelmi)”. L’autore citava
Innocenzo IV, che nel commentare il c. Sicut simoniacas (X 5.3.6), Super libros
quinque Decretalium (Frankfurt 1570) fol. 498vb aveva detto che, a differenza
degli altri crimini, in cui erano necessarie prove “luce clariores”, “in crimine
simoniae minores probationes sufficiunt, quinimo sola signa, sicut in haeresi, C.
de haereticis l. 2 (C. 1.5.2). Nos dicimus quod levia signa sufficiunt ad
praesumendum aliquem haereticum, sed illa signa oportet plene probari”. Tanto
la simonia come l’eresia erano crimina excepta per i quali, ad esempio, le regole
sull’accusa e sulla testimonianza erano diverse da quelle ordinarie; sui rapporti
tra i due crimini O. Ruffino, ‘Ricerche sulla condizione giuridica degli eretici nel
pensiero dei glossatori’, Rivista di storia del diritto italiano 46 (1973) 30-190 (in
particolare alle pp. 100-105). Il Guglielmo citato è il canonista francese
Guillaume de Montlauzun (Guglielmo de Monte Lauduno), Apparatus super
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
categoria di “crimine enorme” nel basso Medioevo (XII-XIV sec.)’, Quaderni storici
131 (2009) 329-375 e D. von Mayenburg, ‘Die enormitas als Argument im
mittelalterlichen Kirchenrecht’, Der Einfluss der Kanonistik auf die europäische
Rechtskultur, Bd. 3: Straf- und Strafprozessrecht, a cura di O. Condorelli – F.
Roumy – M. Schmoeckel (Norm und Struktur. Studien zum sozialen Wandel in
Mittelalter und Früher Neuzeit, 37/3; Köln-Weimar-Wien 2012) 259-292.
10 Supra, nt. 1.
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ANTONIA FIORI
Masini nel suo Sacro arsenale, un manuale in volgare per l’Inquisizione romana
di grande successo, pubblicato per la prima volta a Genova nel 1621 (sul quale A.
Errera, Processus in causa fidei. L’evoluzione dei manuali inquisitoriali nei secoli
XVI-XVIII e il manuale inedito di un inquisitore perugino [Archivio per la storia
del diritto medioevale e moderno, 4; Bologna 2000] 105-108 e 264-272 e A.
Santangelo Cordani, ‘“Del modo di procedere contro alle streghe nel Santo
Officio”. Il Sacro Arsenale di Eliseo Masini e gli albori del declino della caccia alle
streghe’, Historia et Ius 7/2015 paper 4): Sacro arsenale overo Prattica dell’Officio
della S. Inquisitione (qui cit. nell’ed. Roma 1705) 7s.
All’inizio del XVIII secolo Anselmo Dandini, cesenate, referendario di
ambedue le Segnature e consultore della Congregazione dell’Indice dei libri
proibiti, diede alle stampe un trattato De suspectis de haeresi (Roma 1703) nel
quale indicava sette attività dalle quali poteva derivare sospetto di eresia: la
188
ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
Bullettin of Medieval Canon Law, (n.s.) 19 (1989) 1-11 (in particolare p. 9); cfr.
anche A. Padovani, ‘L’inquisizione del podestà. Disposizioni antiereticali negli
statuti cittadini dell’Italia centro-settentrionale nel secolo XIII’, Clio 21 (1985)
345-393, alle pp. 349-352.
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ANTONIA FIORI
alla luce della sua vita et conversatio, mi permetto di rimandare ad A. Fiori, ‘La
valutazione processuale della personalità dell’accusato: dall’infamia alla
“capacità a delinquere del colpevole”’, Der Einfluss der Kanonistik auf die
europäische Rechtskultur, bd. 4: Prozessrecht, a cura di Y. Mausen – O.
Condorelli – F. Roumy – M. Schmoeckel (Norm un Struktur. Studien zum
sozialen Wandel in Mittelalter und Früher Neuzeit, 37/4; Köln-Weimar-Wien
2014) 157-172.
19 1 Comp. 5.6.11 = X 5.7.9.
20 Fiori, Il giuramento di innocenza, passim.
21 In questo caso il procedimento sarebbe stato avviato non dallo scandalum,
ma dal pericolo che uno scandalo potesse verificarsi, Flatten, Der Häresieverdacht
34. Sull’infamatio come presupposto della purgazione Fiori, Il giuramento di
innocenza, 377-384 e 480-486, e la letteratura ivi citata.
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
5.6.11), ma fu espunta dal Liber Extra (X 5.7.9) dove il medesimo paragrafo era
ripetuto nel c. Excommunicamus (X 5.7.13); per averne la percezione è preferibile
consultare l’edizione di Antonio Agustín, Antiquae Collectiones Decretalium
(Lerida 1576), al fol. 74v, perché l’edizione implicita di Emil Friedberg, Quinque
Compilationes antiquae (Leipzig 1882; rist. anast. Graz 1956) 57, richiama il
corrispondente capitolo nella sua stessa edizione del Liber Extra, in cui le parti di
testo omesse nella vulgata sono riportate in corsivo.
24 Constitutiones Concilii quarti Lateranensis una cum Commentariis
glossatorum, ed. A. García y García (Monumenta Iuris Canonici, A/2; Città del
Vaticano 1981) 47-51.
25 Ibid., p. 47s.
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ANTONIA FIORI
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
Codice: l’auth. Statuimus nel titolo de episcopali audientia (post l. Iubemus [C.
1.4.19, vulg. C. 1.7.20]); le authenticae Si vero e Credentes (post l. Manichaeos [C.
1.5.4, vulg. C. 1.8.4]), e l’authentica Gazaros (post. l. Cognovimus [C.1.5.19, vulg.
C. 1.8.19]) nel titolo de haereticis et manichaeis.
32 Auth. Gazaros § Qui autem, post. l. Cognovimus C. de haereticis et
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ANTONIA FIORI
Con l’aggiunta del c. Adicimus insuper, MGH Const. II 195 (n. 157).
34
35 Con l’aggiunta del c. Patarenorum receptatores (che faceva parte del Liber
decretale è stata inserita nel titolo de haereticis del Liber Extra (X 5.7.15, c.
Excommunicamus), ma limitatamente alle parti che non ripetevano il contenuto
di X 5.7.13 (che aveva identico incipit ed era il c. 3 del IV concilio lateranense),
quindi senza il paragrafo sui sola suspicione notabiles.
38 Con la decretale Noverit universitas, del 15 giugno 1254 (Potthast 15425),
Les registres d’Innocent IV, ed. É. Berger (Paris 1897) III 465 (n. 7790); G.G.
Sbaraglia, nel Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum (Roma 1759) I
303, la data invece al 1243.
39 La decretale di Alessandro IV è la riproposizione della Noverit universitas
nt. 38): Les registres de Nicolas IV, ed. E. Langlois (Bibliothèque des écoles
françaises d’Athènes et de Rome, 2. ser.; Paris 1886-1891) I 83, n. 434 del 23
dicembre 1288 (Potthast 22846) e II 649, n. 4476 del 3 marzo 1291 (Potthast
23589), che in alcuni casi è attribuita a Niccolò III, ad esempio dal Bullarium
diplomatum et privilegiorum SS. Romanarum Pontificum (Torino 1859) IV 47s.
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contributo canonistico alla teoria delle presunzioni’, Der Einfluss der Kanonistik
auf die europäische Rechtskultur, Bd. 1 Zivil- und Zivilprozessrecht, a cura di O.
Condorelli – F. Roumy – M. Schmoeckel (Norm un Struktur. Studien zum
sozialen Wandel in Mittelalter und Früher Neuzeit, 37/1; Köln-Weimar-Wien
2009) 75-106.
44 Supra nt. 3.
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
qualcosa di più di ciò che oggi definiremmo una “prova critica”, che
presupponga un’attività inferenziale dell’interprete: si identificava con
una prova piena che induceva il giudice a sentenziare. La praesumptio
vehemens cui si era riferito Innocenzo III, per quanto intensa, era
tecnicamente una presunzione probabile45.
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ANTONIA FIORI
Tradition (Cambridge Mass. 1983), trad. it. (qui cit.) Diritto e rivoluzione. Le
origini della tradizione giuridica occidentale (Bologna 1998) 220.
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
chiavi del papa: il disprezzo poteva consistere nel non osservare una
sentenza di scomunica, oppure – ed è il nostro caso – nell’osservarla
continuando però a non comparire, cioè non facendo nulla per essere
assolto dalla scomunica52.
L’ostinazione nel non giurare, la “perseveratio in excommuni-
catione”53, era sintomo di pertinacia, e la pertinacia – come si sa – era
elemento essenziale del crimine di eresia54. Era la pertinacia nella
scomunica, insomma, la prova dell’eresia; dunque era la persistenza nella
contumacia a trasformare in violenta una presunzione inizialmente solo
probabilis. L’Ostiense aggiungeva che, essendo la condanna al termine
dell’anno prevista dalle norme canoniche, non solo la contumacia
trasformava la presunzione da probabile in violenta, ma la modificava da
presunzione iuris tantum in iuris et de iure, che non ammetteva prova
contraria55.
Il rapporto tra contemptus e pertinacia era talmente stretto che nel
1260 Alessandro IV chiarì, con la decretale Cum contumacia (VI 5.2.7)56,
ciò che molti giuristi erano già stati costretti a ribadire: che non qualsiasi
scomunica annuale avrebbe portato alla condanna per eresia, ma solo
quella dei sospetti eretici. Altrimenti – diceva Gaspare Calderini –
“saremmo tutti eretici”, e gli inquisitori avrebbero svuotato la
giurisdizione vescovile, condannando come eretico qualsiasi scomunicato
Accursio al Codice di Giustiniano: una ricerca sullo status giuridico degli eretici
(Quaderni del Dip. di Scienze giuridiche 39; Trento 2003) 26-28.
55 Ostiense, Lectura ad c. Excommunicamus (X 5.7.13), v. velut haeretici, n. 4
fol. 38va.
56 Bullarium ordinis ff. Praedicatorum I 394, inc. Consultationi vestre breviter
(Potthast 17876).
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ANTONIA FIORI
hoc ideo dicit, quia si ecclesia sine delectu personarum semper et indifferenter
per hanc viam vellet procedere, forsan non omnes receperent verbum istud,
maxime laici […] et potissime nobiles et potentes, quibus non possumus esse
pares […] unde non expedit per hanc viam procedere, nisi per raro, et contra
publicum et famosum peccatorem et aliis diversis criminibus irretitum […].
Alioquin si indifferenter procederent hac via, ut dictum est, posset de idem grave
schisma, et grave scandalum suscitari, quod vitandum est”; Giovanni d’Andrea,
In quintum Decretalium librum Novella Commentaria, ad loc. cit., v. scrupulo n.
3 (Venezia 1581) fol. 122vb-123va: “parcit autem huic nobili, quia nec illi
purgationem indicit, nec illum excommunicat, ut possit postea de haeresi
damnari. Licet enim sic possit ecclesia procedere, ut prae. c. Excommunicamus (X
5.7.13), potest etiam praetermittere ex causa, ut propter conditionem personae.
Nam si sine delictu personarum semper illo modo procederet, suscitari possent
scismata, et scandala, quae vitanda sunt”.
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
purgazione la pena veniva comminata secondo la regola del modus agendi, cioè in
base alla forma processuale che aveva preceduto il giuramento (accusatio o
inquisitio). Per alcuni crimini enormi, tra i quali l’eresia, tuttavia, la pena
prevista – anche in caso di inquisitio – era sempre la pena ordinaria, più grave,
prevista in caso di condanna per accusationem (ibid. 543-546).
62 In questo caso la differenza con gli altri crimini era che la purgazione
poteva essere indetta per un sospetto senza che fosse intervenuta l’infamatio,
ordinario presupposto della purgatio canonica (ibid. 377ss.).
63 Le due decretali parlavano di “superstitione damnabili” (così anche nell’ed.
García y García dei canoni del IV Concilio Lateranense, 50), ma nel Liber Extra,
in 5.7.13, si leggeva “obstinatione damnabili”, e sulla parola “ostinazione” si
soffermarono i decretalisti.
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ANTONIA FIORI
64 Sul tema è ancora fondamentale A. Vauchez, ‘Le refus du serment chez les
mentre i Credenti potevano giurare in caso di necessità, Vauchez, ‘Les refus’ 257
(ed. 2014, 181).
66 M.T. Brolis, ‘Quibus fuit remissum sacramentum. Il rifiuto di giurare presso
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
n. 147, p. 476 riteneva che in caso di rifiuto del giuramento si dovesse procedere
alla scomunica annuale, non alla condanna immediata.
71 Il riferimento è alle decretali di Innocenzo III (Incumbit nobis) del 1201, e di
Gregorio IX del 1227, rivolte agli Umiliati, ed edite da G. Tiraboschi nei Vetera
Humiliatorum monumenta (Milano 1767) II 128-134 e 166s. Cfr. Vauchez, ‘Les
refus’ 259s. (ed. 2014, 182-184) e Brolis, ‘Quibus fuit remissum sacramentum’
253.
72 Damaso, gl. iudicentur ad 1 Comp. 5.6.11, ms. Bamberg SB can. 19 fol.
66va: “Qui enim iurare non vult similis est ei qui neque defendit neque exibet, et
condemnatur ut contumax, ff. de noxalibus Quociens § In potestate. Vinc.” La
glossa è riportata sostanzialmente identica, e con la sigla di Vincenzo, da
Tancredi nel suo apparato ordinario, gl. iudicentur ad loc. cit., ms. Vaticano BAV
Borgh. 264 fol. 61vb. Il contenuto della glossa parafrasa il testo del passo del
Digesto allegato, un paragrafo della l. Quotiens dominus (D. 9.4.21.4) che recita
“quod si reus iurare nolit, similis est ei qui neque defendit absentem neque
exhibet: qui condemnantur quasi contumaces”.
73 Supra nt. 70.
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redatti dopo la promulgazione, ripeteva la glossa cit. supra alla nt. 72 (gl.
noluerint ad X 5.7.13, ms. Paris BNF lat. 3967 fol. 185rb).
77 Goffredo da Trani, gl. noluerunt ad X 5.7.13, ms. Montecassino 266 fol. 258:
“est ei praesumptio iuris et de iure quod sint haeretici, eo ipso quod noluerunt
iurare quasi execrentur iuramentum”.
78 Ostiense, Lectura ad c. Excommunicamus (X 5.7.13), v. obstinatione
damnabili n. 28 fol. 40rb: “Hoc ideo dicit, quia et quando religiosi non rebelliter
sed ex quadam honestate iurare renuunt […]. Quod si omnino iurare renuat, de
secta Valdensium, qui omnino iurare renuunt, praesumitur, et hoc solo
haereticus reputatur, ut sequitur, et hoc argumento levi a fide devians haereticus
censetur”. Cfr. anche Giovanni d’Andrea ad loc. cit., v. obstinatione damnabili, n.
23 fol. 52ra, Antonio da Budrio ad loc. cit., v. Si qui vero n. 43 fol. 44vb,
Panormitano ad loc. cit, ver. Si qui vero n.12 fol. 133ra.
79 Ostiense, Summa Aurea ad tit. de haereticis n. 3 (Venezia 1574) col. 1531:
“Sed quod vocas tu leve argumentum? Intelligo leve id est probabile, et quod de
facili apparet. Sic vocatur leve propter levem probationem, puta suspectus est, ne
Valdensis sit, qui non iurat”.
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
80D. 48.17.1, 4-5. Giovanni Teutonico, gl. ex tunc velut heretici condempnentur
ad IV Conc. Lat. c. 3, 188 e Tancredi, Ordo iudiciarius, ed. F.C. Bergmann,
Pillius, Tancredus, Gratia. Libri de ordine iudiciorum (Göttingen 1842, rist.
anast. Aalen 1965) 136; cfr. Fiori, Il giuramento di innocenza 569s.
81 L’espressione è di Paolo Grillandi, Tractatus de hereticis et sortilegiis, l. i q.
viii n. 2 (Lyon 1536) fol. 12v: “iste non dicitur ex levi presumptione damnari sed
ex violentissima que facit indicium indubitatum et presumptionem iuris
expressam, quae ut dixi recipit incrementum ex pertinacia illius qui stetit in
excommunicatione per annum et illius contumacia”.
82 Chi aveva contatti con uno scomunicato rischiava a sua volta la scomunica,
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ANTONIA FIORI
excommunicatum vitare tenetur (Lyon 1516) fol. 70ra,: “Si autem publica fama est
aliquem esse excommunicatum ex facto occulto contra quem non est publica
sententia super hoc non teneor vitare talem, nisi tunc demum cum super hoc
recusaverit se purgare vel in purgatione defecerit”. Sulla difficoltà di trovare
compurgatori per i sospetti eretici scomunicati, Fiori, Il giuramento di innocenza
576s. Sull’autore, P. Evangelisti, ‘Monaldo da Capodistria’, Dizionario biografico
degli italiani 75 (2011) 187s.
88 Diego de Simancas, Institutiones Catholicae, cap. 54 n. 6-8 (Valladolid 1552)
fol. 193.
89 I riferimenti alla provenienza da “province sospette” o “infette” come
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
5. I “(re)lapsi”
Illos quoque, qui post abiurationem erroris, vel postquam se, ut diximus,
proprii antistitis examinatione purgaverint, deprehensi fuerint in
abiuratam haeresim recidisse, saeculari iudicio sine ulla penitus
audientia decernimus reliquendos92.
verbo futuri temporis quod post annum adhuc necessaria sit sententia. Unde post
annum antequam sententia feratur purgare potest vitium”. La stessa glossa è
anche nell’apparato di Vincenzo al Liber Extra, gl. condempnentur ad X 5.7.13,
ms. Paris BNF lat. 3967, fol. 185ra.
91 Ostiense, Lectura ad c. Excommunicamus (X 5.7.13), n. 7-8, fol. 38vb: “hodie
vero non est necesse, quod tales per ecclesiam condemnetur, sicut patet per l.
Federici positam C. de haereticis in modum auth. quae sic dicit ‘Gazaros’ […].
Ergo hodie non est necesse, quod per ecclesiam excommunicentur, vel
condemnentur, sed sufficit, quod talibus purgationem indicat, quam si
praestiterit bene quidem, alioquin ipso iure banniti et infames habentur, et si sic
per annum permanserit, ipso iure sine aliqua sententia velut haeretici sunt
damnati, ut patet per praedictam constitutionem. Nec obstat, quod crimen
haeresis est de foro ecclesiae: quia dicta constitutio fuit per Romanam ecclesiam
non solum approbata, sed procurata”. Cfr. supra nt. 27.
92 X 5.7.9 § Illos quoque.
207
ANTONIA FIORI
Nel 1260 una decretale di Alessandro IV, poi introdotta nel Liber
Sextus, tornò sul tema, introducendo una significativa distinzione. Il c.
Accusatus (VI 5.2.8)93 precisava, infatti, che solo il vehemens suspectus
che avesse abiurato, qualora dopo l’abiura fosse stato colto nell’eresia,
sarebbe stato considerato relapsus. La sua condizione, in virtù di una
fictio iuris, sarebbe stata equiparata a quella dell’eretico condannato,
ricaduto nell’eresia. Inoltre, poiché l’abiura prevedeva una detestatio di
tutte le eresie, era possibile diventare relapso per un’eresia diversa da
quella di cui si era stati sospettati.
Non sarebbe stato punito come relapso, invece, il leviter suspectus
che fosse caduto nell’eresia dopo l’abiura, fatta salva una più dura
sanzione:
Inc. Quod super nonnullis, Bullarium ordinis ff. Praedicatorum I 388 (n.
93
Inquisition in Early Modern Italy (New York 1991), trad. it. qui cit. Il giudice e
l’eretico. Studi sull’Inquisizione romana (Milano 1997) 85s. e 114-120 le pene,
anche quelle ordinarie, potevano essere facilmente mitigate se il condannato
avesse dato segni di pentimento, e anche la reclusione “perpetua” in carcere
poteva concludersi trascorsi i primi tre anni. Tedeschi ha inoltre osservato che,
con riferimento all’Inquisizione romana, la frequenza delle condanne a morte era
piuttosto bassa, proprio perché riservata ai soli impenitenti e relapsi.
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
209
ANTONIA FIORI
abolendam (X 5.7.9) n. 9, v. sine ulla audientia, fol. 36va): “Sin autem statim
sponte redire voluerit, admittendus est, secundum quosdam, ita tamen quod in
perpetuum carcerem retrudatur”. Il giurista non sembra a conoscenza della
decretale di Alessandro IV del 1258, che sarà poi inserita nel Liber Sextus (c.
Super eo, VI 5.2.4).
101 Paolo Grillandi, Tractatus de hereticis, l. i q. x n. 2, fol. 13v-14r: “et ratio
est: quia per hanc secundam deprehensionem expressam declaratur animus illius
quod prima vice fuerit in mala opinione contra fidem Christi, in qua semper
praesumitur continuasse usque ad secundam deprehensionem […]. Ex quo nota
casum valde singularem, quod in criminibus atrocioribus quis punitur ultimo
supplicio propter fictas probationes, contra regulam l. Sciant cuncti C. de
probationibus (C. 4.19.25) et 2 q.8 Quisquis et c. Sciant (C.2 q.8 c. 3 e 2) […].
Idem sentit Abbas in c. Excommunicamus I in gl. in ver. condemnetur extra
eodem titulo, quia alias potuisset per penitentiam evitare penam: sed tu dic quod
non punitur propter fictas probationes, imo propter veras et expressas ex quo fuit
deprehensus in heresi, et propterea punitur ultimo supplicio, sed illa prior
suspitio hoc operatur quod presumitur sive fingitur esse relapsus, ex qua fictione
sive presumptione denegatur sibi facultas revocandi et abiurandi heresim, et hoc
est quod in effectu operatur illa suspitio”.
Diego de Simancas, Institutiones Catholicae, cap. I n. 9 fol. 2v: “insurgit enim
ex facinore subsequenti adeo violenta praesumptio praecedentis criminis
perpetrari, ut pro vera illius probatione iure habeatur”.
102 Pietro da Ancarano ad c. Ad abolendam (X 5.7.9) n. 6 fol. 61rb: “no. […]
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ET SI HAERETICUS NON SIT... LA CONDANNA DEI SOLA SUSPICIONE NOTABILES
6. “Suspicio” e “praesumptio”
adversus eos sanctionibus debent succumbere, qui vel levi argumento iudicio
catholicae religionis et tramite detecti fuerint deviare”.
104 Bartolo da Sassoferrato, Super Secunda Digesti Veteris Commentaria, cum
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ANTONIA FIORI
105 Baldo degli Ubaldi, In vii. […] xi. Codicis libros Commentaria, ad l.
Quamvis adulterii (C. 9.9.29 [30 vulg.]) n. 6 (Venezia 1577) fol. 221rb: “notate
differentiam inter suspicionem et praesumptionem, quia suspicio stans in suis
finibus, numquam est causa condemnationis, sed praesumptio sic”. Ad auth. Si
quis, post l. Quamvis adulterii, n. 3 fol. 221va: “una suspicio non introducit
praesumptionem, sed multe sic”.
106 Domenico da San Gimignano, ad c. Cum contumacia (VI 5.2.7) n. 2 fol.
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Summa Aurea ad tit. de haereticis n. 3, col. 1531: “et tunc purgat se, id est
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abiurat haeresim”.
114 Lectura ad c. Inter solicitudines n. 12, fol. 92ra: “sed et merito tenetur
erano in effetti due: da un lato chi, come Francisco Peña, riteneva – con maggiore
aderenza al testo normativo e alla tradizione dottrinale – che la prestazione del
giuramento di purgazione fosse efficace sia contro l’infamia che contro il sospetto,
e che l’abiura fosse necessaria non in relazione al sospetto di eresia, ma alla sola
familiarità con gli eretici che aveva alimentato il sospetto (Francisco Peña,
Commentarium XIIII, Directorium Inquisitorum p. II p. 115; nel Directorium di
Eymerich che Peña commentava, però era prevista come septimus modus
terminandi processum fidei la prestazione congiunta di purgazione ed abiura per
l’infamato che fosse anche sospetto, p. 500-502). Dall’altro lato chi, come Camillo
Campeggi, riteneva invece che si indicesse la purgazione ratione infamiae e
l’abiura ratione suspicionis; Campeggi espresse questa posizione in una additio al
Tractatus super materia haereticorum di Zanchino Ugolini, opera della quale
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aveva curato l’editio princeps del 1568 (si cita qui la seconda edizione, Roma
1579, con additiones di Campeggi e adnotationes di Diego de Simancas, add. ad c.
11, p. 78). Sul domenicano Camillo Campeggi e sulla sua opera V. Marchetti,
‘Campeggi, Camillo’, Dizionario biografico degli italiani 17 (1974) 439-440 ed
Errera, Processus in causa fidei 112-115.
117 Directorium Inquisitorum, p. III, de secundo modo finiendi processum n.
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c. Accusatus (VI 5.2.8) n. 1 (Bologna 1583) p. 388: “nam leviter suspectus post
abiurationem deprehensus non damnatur ut relapsus, ut ibi: quod intelligo, nisi
post deprehensionem constet de illo crimine, de quo prius erat leviter suspectus”.
Il suo pensiero è condiviso da Matteo d’Afflitto, In Utriusque Siciliae Neapolisque
Sanctiones et Constitutiones novissima Praelectio. In primum earundem
Constitutionum Librum, ad c. Inconsutilem tunicam (Const. I.1) n. 32 (Venezia
1580) fol. 28ra. Francisco Peña indicherà come erronea (“haec enim opinio falsa
est”) la tesi dei due giuristi (Commentarium XXXIII alla quaestio 58 p. II del
Directorium Inquisitorum, p. 387).
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124 Anche nel caso del fallimento della purgazione canonica Bernardo da
Parma, nella glossa al Liber Extra, aveva indicato la condanna per eresia come
convictio praesumptiva o interpretativa, che richiedeva una pena più mite
rispetto a quella imposta al condannato vere o directe: “huic enim non fuit
probatum quod sit hereticus verus”, gl. in arctum monasterium ad X 5.34.10; cfr.
anche la gl. condemnandi ad X 2.1.4. Sulla posizione di Bernardo da Parma
rinvio ancora a Fiori, Il giuramento di innocenza, 558-563.
125 Gl. rursus ad C.11 q.3 c.36. L’opinione è riferita a Pietro Ispano. I canonisti
indicati come Petrus Hispanus sono diversi, e l’attribuzione delle opere non è
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Licet in veritate possit esset quod non est haereticus, tamen ac si esset
propter tantum contemptum ecclesiae et clavium, ex quo sic
condemnatus est, poena haeretici incurrit […], et ita et si haereticus non
sit, tamen velut haereticus condemnatur126.
univoca: per orientarsi A. Pérez Martin, El derecho procesal del “ius commune” en
España (Murcia 1999) 60, indicazioni bibliografiche alle nt. 156-157.
126 Ostiense, Lectura ad c. Excommunicamus (X 5.7.13), n. 4, fol. 38va.
127 Ostiense, Lectura ad c. Gravem (X 5.37.13) n. 5, fol. 99r: “Igitur si per
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v. velut, (Venezia 1499, rist. anast. Graz 1963) 249: “quod sequitur est
expressivum veritatis”. Giovanni aggiungeva però anche che la condanna sarebbe
avvenuta “pro convicto, non tamen pro heretico”. Nel commentare la medesima
espressione nel Liber Extra aveva fatto proprio il pensiero dell’Ostiense: ad c.
Excommunicamus v. velut, fol. 50vb: “possibile est, quod non est haereticus,
tamen propter hanc violentam praesumptionem condemnatur ut haereticus,
secundum Hostiensem”.
131 Questa posizione venne espressa da Gaspare Calderini nel già citato, e
rinomato, consilium V (fol. 57ra): “ibi dicit non hereticus sed velut hereticus
condemnantur, sed dictio velut similitudinaria est, quia ponitur pro quasi […].
Dico quod non dicit illum hereticum”. Il dibattito tra l’Arcidiacono e Calderini è
ricordato da Domenico da San Gimignano, ad c. Cum contumacia (VI 5.2.7) n. 12,
fol. 246va.
132 Coloro che fallivano la purgazione erano considerati semplicemente
cap. 18 n. 5: “Et advertendum est, quod haec poena confiscationis, seu adeptionis
bonorum vendicat sibi locum solummodo in illis, quos constat fuisse haereticos,
vel qui de haeresi sunt damnati, ut dicto c. Ad abolendam (X 5.7.9) et de
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quintum Codicis libros Commentaria (Venezia 1577) fol. 46ra: “propter inopiam
probationis minuitur poena, hoc est, quia non potest plus punire in criminali
quam condemnare in civili, haec enim est sententia Innocentii, quod ubi
proceditur ex praesumptione imponatur minor poena […], et ista vocatur
probatio praesumptiva”.
142 Come sottolineava Bartolomeo Bellencini, Apostillae super domini Abbatis
quartum et quintum librum Decretalium Libros (Venezia 1582) fol. 86va (“iudex
debet temperare sententiam suam, quando procedit ex praesumptione hominis,
non autem ex praesumptione iuris”) e ad c. Afferte (X 2.23.2) n. 6, Commentaria
secundae partis in Secundum Decretalium Librum (Venezia 1582) fol. 129ra.
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il perdono, 298s.
Sul ruolo delle opere di Diego de Simancas (specialmente l’Enchiridion [infra
nt. 148] e la seconda redazione delle Institutiones Catholicae [infra nt. 153]) nel
momento di definizione dei rapporti tra Inquisizione spagnola e romana
all’indomani del Concilio di Trento, S. Pastore, ‘Roma, il Concilio di Trento, la
nuova Inquisizione: alcune considerazioni sui rapporti tra vescovi e inquisitori
nella Spagna del Cinqucento’, L’Inquisizione e gli storici: un cantiere aperto 109-
146, in particolare alle pp. 144-146 ed Ead. Il Vangelo e la spada. L’inquisizione
di Castiglia e i suoi critici (1460-1598) (Temi e testi, 46; Roma 2003) 403s.;
Lavenia, L’infamia e il perdono, 286-294.
147 Farinacci, Tractatus de haeresi, Quaestio 187 § 1 n. 9 p. 195; Giacomo
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perdono, 286-294; sulla seconda versione delle Institutiones (che dava “nuova
legittimazione alle pratiche dell’Inquisizione spagnola”), Pastore, ‘Roma, il
Concilio di Trento, la nuova Inquisizione’ 145s.
152 Sulla confisca dei beni dell’eretico, che colpiva anche gli eredi, per l’epoca
(Roma 1575) 372: “suspecti autem de crimine haeresis puniri poterunt poenis
pecuniariis arbitrio inquisitorum […]; sed has poenas applicare debent expensis
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officii sanctae inquisitionis […]. Caeterum haeredes eorum, qui suspecti erant de
crimine haeresis, condemnari non debent ad poenas istas pecuniarias
praestandas, etiam si mortui fuerint illi suspecti accusatione pendente: quia
suspiciones quantumvis vehementes morte reorum extinguuntur”.
154 Repertorium inquisitorum, ad v. Praesumptio p. 630: “in crimine haeresis
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