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Istituto Comprensivo Statale “G. Verdi - P.

Cafaro”

DALLA PESTE AL COVID-19

Anno scolastico 2020/21 Chiara Caldarola 3^A


INTRODUZIONE
Il tema trattato nella mia tesina è un argomento molto attuale, in TV, sui
giornali, sui social non si parla d’altro: il coronavirus messo in relazione
con l’epidemia di peste. Da più di un anno conviviamo con la pandemia e
le conseguenti limitazioni delle nostre libertà. Io personalmente considero
la pandemia una metafora della guerra, con la differenza che siamo in
battaglia contro un “Nemico invisibile”. È un virus altamente contagioso,
una malattia respiratoria apparente simile all’influenza, molto più grave
perché ha costretto migliaia di persone in terapia intensiva e ha ucciso
tantissime persone. Il coronavirus viene paragonato alla peste, che è
considerata una delle malattie infettive più letali e ha colpito l’uomo per
ben tre volte. La peste, a differenza del covid-19, è una malattia infettiva
causata da un batterio presente nelle pulci ospitate da animali come topi
e conigli ed è stato uno dei flagelli più pericolosi e catastrofici che hanno
colpito l’umanità. Nel 1377 venne messa a punto una misura di
contenimento non farmacologica che oggi ci è particolarmente familiare:
“LA QUARANTENA”. In ambedue i casi il fattore scatenante è stata una
malattia di grande virulenza. In ambedue i casi la scienza medica ha
dimostrato difficoltà a comprendere l’eziologia della malattia, fornendo
alle autorità sanitarie indicazioni confuse su come gestirla dal punto di
vista preventivo e curativo. In ambedue i casi hanno avuto dimensioni tali
da stravolgere la società e l’economia da intere aree geografiche. Le
motivazioni che mi hanno spinta ad approfondire tale tema sono state le
numerose conseguenze, che siamo stati costretti a subire tutti
indistintamente “dai più anziani ai più piccoli”. Mai prima d’ora un evento
globale aveva avuto un impatto così forte sulle nostre vite ed è strano
pensare che tutti noi stiamo vivendo un periodo storico che verrà
ricordato nei prossimi secoli.
VIRUS/VACCINI
La diffusione del coronavirus (covid-19) ha stravolto purtroppo la nostra
quotidianità, siamo stati obbligati a vivere il più possibile confinati in casa,
sono stati chiusi bar, ristoranti, negozi e persino il sistema scolastico ne ha
pagato le conseguenze. Sono state modificate le nostre abitudini e i nostri
stili di vita. Tutta l’umanità si è trovata a vivere questa assurda
condizione: si parla infatti di pandemia. Il termine pandemia deriva dal
greco pan (tutto) e demos (popolo), “che riguarda tutto il mondo” e si
utilizza quando una malattia dilaga in tutto il pianeta. Il fatto che una
malattia sia diffusa su tutta la terra però non necessariamente comporta
conseguenze drammatiche, infatti spesso assistiamo a pandemie di
influenze con tassi di mortalità molto bassi. Il termine viene spesso
contrapposto a epidemia che in greco significa “che riguarda il popolo”, e
che si usa quando una malattia si diffonde in un determinato momento in
un territorio, ma non in tutto il mondo. La pandemia è causata dalla
diffusione di microrganismi.

I microrganismi sono dovunque attorno a noi, popolano ogni angolo della


biosfera, compreso il nostro corpo. Si chiamano “patogeni” quando sono
pericolosi per la nostra salute. Tra i microrganismi più semplici, abbiamo i
virus: sono così semplici che non hanno una struttura cellulare. I virus
sono estremamente piccoli, visibili solo al microscopio elettrico. Essi non
sono in grado di riprodursi autonomamente ma possono farlo solo
all’interno delle cellule dei tessuti di un organismo. Quindi sono
microrganismi perché non possiamo definirli esattamente esseri viventi:
sono una via di mezzo tra la vita e la materia inanimata. I virus
contengono soltanto materiale genetico (DNA o RNA racchiuso in un
involucro di proteine) e per sopravvivere si comportano come parassiti di
altre cellule. In questo modo riescono a compromettere la sopravvivenza
di piante e animali. Sono di origine virale malattie come il vaiolo, l’AIDS, il
morbillo o le malattie causate da virus influenzali, dal banale raffreddore
alla SARS.
Tra i patogeni che scatenano malattie di una certa rilevanza ci sono anche
i batteri.
In questo caso si tratta di organismi viventi a tutti gli effetti, formati da
una singola cellula procariotica. Sono malattie batteriche la peste, la
tubercolosi, la polmonite batterica, la meningite, il tifo. Il virus entra nella
cellula tramite una proteina, detta “spike”, questa riconosce alcuni
recettori di membrana presenti sulla superficie cellulare e tramite essa
penetra nella cellula (un esempio è proprio il coronavirus).
Dentro la cellula, il virus ne utilizza le componenti per replicarsi e
diffondersi nei tessuti, danneggiandoli, distruggendo le cellule e
scatenando una forte reazione del sistema immunitario, che cerca di
difendersi, dall’aggressione. I coronavirus sono una famiglia di virus
responsabili di diverse malattie nei mammiferi e negli uccelli. Sono stati
identificati negli anni sessanta, e nell’uomo provocano infezioni delle vie
respiratorie. Il nome “coronavirus” deriva dalla parola “corona”, perché
osservati al microscopio elettronico presentano una serie di protuberanze
che ricordano una corona. Esso viene trasmesso attraverso le goccioline
prodotte dalle persone infette quando tossiscono, starnutiscono o
espirano.

Il
nostro sistema immunitario cerca di far fronte alle infezioni batteriche o
virali attraverso la produzione di difese specifiche, tra cui ci sono gli
anticorpi che sono in grado di riconoscere un determinato agente
patogeno e nella fase attiva della malattia di debellarlo. Successivamente
questa “memoria immunitaria” consente all’organismo di non infettarsi
più, diventando così un “soggetto immune”. L’immunizzazione, inoltre, si
può acquisire anche senza sviluppare la malattia, attraverso la
vaccinazione. Le vaccinazioni ci proteggono da malattie gravi e anche
mortali e costituiscono uno dei più potenti strumenti di prevenzione a
disposizione della sanità pubblica. Grazie alle diverse vaccinazioni, nel
corso degli anni, sono state eliminate malattie come il vaiolo o il colera.
Inoltre altre malattie come il morbillo, la rosolia, la pertosse, la parotite
sono diminuite notevolmente. La vaccinazione contro le infezioni si basa
sulla somministrazione di una piccolissima quantità di un agente infettivo
inattivo (virus o batterio, ucciso o attenuato) o di componenti del
microrganismo resi sicuri (sostanze che alcuni microrganismi producono)
oppure di proteine ottenute sinteticamente. In questo modo si evoca una
risposta immunologica simile a quella prodotta dall’infezione naturale
senza causare la malattia. Quindi, una volta iniettato, il vaccino viene
intercettato dal sistema immunitario e determina una “memoria
immunologica”. Nel caso in cui il soggetto vaccinato venga
successivamente a contatto con l’agente patogeno, le cellule destinate
alla difesa lo riconoscono, lo neutralizzano ed evitano l’infezione o la
malattia. Nella maggior parte dei casi, le vaccinazioni proteggono per
tutta la vita, in altri casi invece è necessario, come quella per il tetano,
effettuare una o più dosi di richiamo dato che la protezione decade con il
tempo. In questo periodo siamo di fronte alla più grande campagna di
vaccinazione della storia. L’obbiettivo è quello di prevenire le morti da
covid-19 e raggiungere una immunizzazione diffusa: l’immunità di gregge.
La campagna tutela la salute di ognuno di noi ma ha anche lo scopo di
mettere in sicurezza la rete dei nostri ospedali, garantire i ricoveri ordinari
e le terapie intensive. Solo se tutti ci vacciniamo potremo sconfiggere la
pandemia riducendo la circolazione del virus. Nell’anno segnato dal covid-
19 l’obbiettivo 3 dell’agenda 2030 “assicurare a tutti salute e benessere”,
assume una rilevanza del tutto particolare rispetto agli altri obbiettivi.
Tale obbiettivo è una sfida importante contro tutte le malattie e le
condizioni di estremo malessere che mira a garantire in tutto il mondo un
medesimo standard di prevenzione, assistenza e cura, annullando
l’ingiusto divario tra paesi ricchi e poveri. La salute dell’uomo ha fatto
enormi progressi negli ultimi secoli, però va sottolineato che in alcuni
ambiti restano ancora deficitari e destano grande preoccupazione. Tra gli
aspetti che rallentano il raggiungimento dell’obbiettivo salute dell’agenda
2030 riveste un ruolo importante la disuguaglianza economica che priva
moltissime persone nel mondo della possibilità di accedere ai servizi
sanitari essenziali: infatti povertà, mancanza di cibo e malnutrizione
privano di buona salute e benessere. La strada da fare è ancora molta e
per compiere nuovi progressi è necessario:
- Porre fine alle epidemie di malattie trasmissibili;
- Sostenere la ricerca di vaccini e farmaci;
- Fornire ai paesi in via di sviluppo l’accesso ai farmaci e vaccini
essenziali;
- Aumentare i fondi destinati alla sanità,
- Migliorare le condizioni igieniche in cui milioni di persone vivono,
- Garantire a tutti l’accesso alle risorse alimentari e idriche.
L’obbiettivo salute è ambizioso ma è imprescindibile per dare all’umanità
un futuro dignitoso in un pianeta vivibile.

LES REGLES DE COVID-19

Pour contenir le virus, il est très important de suivre les recommandations


mèdicales et sanitaires pour la prévention de la contagion:
- Se laver les mains le plus souvent possible avec du savon ou une
solution hydroalcoolique.
- Se couvrir la bouche et le nez avec un mouchoir en cas de toux ou
d’eternuement, sans mouchoir, utilizer le pil de son coude.
- Jeter immédiatement le mouchoir après usage dans une poubelle
fermée.
- Eviter de se toucher le visage, particulièrement les yeux, le nez et la
bouche.
- Eviter les contacts proches, en maintenant une distance d’au moins
1 métre avec d’autres personnes, surtout si elles toussent ou
èternuént.
- Rester à la maison si vous ne vous sentez pas bien. Ne pas se rendre
chez le médicin ou a l’hopital.

LA CINA

La città di Wuhan è stato primo focolaio di epidemia da covid-19,


successivamente i contagi si sono diffusi in gran parte della Cina,
specialmente nella provincia dell’Hubei (nella Cina centrale). Erano i primi
giorni di Gennaio, quando iniziarono a circolare le prime voci relative ai
casi di polmonite in Cina e nei giorni successivi purtroppo sono stati
coinvolti tutti i paesi del mondo.
La Cina è il terzo paese più grande del mondo dopo la Russia e il Canada,
confina con il maggior numero di stati in assoluto: ben quattordici. Il
territorio può essere diviso in due grandi parti: la parte occidentale
(ovest) e la parte orientale (est). Gran parte della Cina occidentale è
percorsa da molte montagne (per questo non è molto abitata): ci sono
l’Himalaya tra cui l’Everest, il monte più alto del mondo con 8844 m (i
cinesi lo chiamano “madre dell’universo”), Karakoram e l’altopiano del
Tibet. Il clima in questa zona è molto rigido e le temperature arrivano a
-30°. La zona est è percorsa invece da moltissimi fiumi e il principale è lo
Huang He lungo 4845 km. Viene chiamato anche fiume giallo per il suo
colore giallastro, causato dagli abbondanti sedimenti, un altro fiume
importante è il Chang Jiang ( o fiume azzurro), il più lungo dell’Asia (5800
km) e il terzo del mondo. La sua grande portata d’acqua è fondamentale
per la fertilità delle pianure, ma è molto irregolare. Lungo questo fiume è
stata costruita una diga, la diga delle tre gole: grazie a questa la Cina
produce tantissima energia elettrica. La Cina è il paese più popolato al
mondo, infatti la popolazione cinese cresce molto rapidamente. Metà
della popolazione vive in campagna, ma negli ultimi anni molti si sono
trasferiti in città per lavorare nelle fabbriche, infatti ogni anno molti
ragazzi e ragazze lavorano in fabbriche con bassi stipendi. Questa
manodopera assicura bassi costi di produzione e perciò l’economia cinese
sta ormai raggiungendo quella degli stati uniti. Il 60% della popolazione
oggi si dichiara non credente, mentre il restante 40% segue il
confucianesimo o il taoismo. La lingua ufficiale è il cinese; per scrivere in
cinese si utilizza un gran numero di ideogrammi differenti, con segni che
indicano ciascuno un oggetto, un’idea, una qualità. La repubblica
popolare cinese nacque nel 1949 con la fine della guerra civile e la vittoria
dei comunisti di Mao Zedong. Oggi la Cina è uno stato socialista, e negli
ultimi anni sono state fatte delle modifiche alla costituzione che hanno
creato un mercato aperto. La Cina è diventata una delle superpotenze
economiche del pianeta. Nel settore primario, l’agricoltura ha avuto
grande successo, inoltre il paese ha raggiunto l’autosufficienza
alimentare, cioè ha sconfitto la fame. Si coltiva maggiormente riso, ma
sono importanti anche patate, frumento, mais, soia e cotone. Notevole
anche l’allevamento suino, ovino e caprino. Il settore secondario è al
primo posto per l’estrazione di petrolio, carbone, ferro, piombo, zinco e
alluminio. Il paese inoltre, è il primo produttore mondiale di materie di
base (acciaio, cemento, fertilizzanti…), di beni di consumo (frigoriferi,
televisori, lavatrici…) e sta rapidamente sviluppando anche i settori ad
alta tecnologia dell’informatica. Sono molto esportati anche capi
d’abbigliamento, tessuti e giocattoli a basso prezzo.

La città più grande della Cina è Shanghai che vanta oltre 34 milioni di
abitanti ed è anche il cuore economico del paese: ha più grattacieli di
New York, negozi di lusso e uno dei porti più trafficati del mondo. La
capitale della Cina è Pechino e si trova a nord-est e conta circa 25 milioni
di persone. A Pechino si trova la famosa “città proibita”, il palazzo
imperiale più grande e meglio conservato di tutta la Cina. La Cina è il più
grande produttore mondiale di dispositivi di protezione individuale, per i
cinesi, quindi, è stato più semplice aumentare la produzione di camici e
mascherine chirurgiche. La mascherina lì la portavano tutti e in cielo
volavano dei droni dotati di altoparlanti che rimproveravano i cinesi che
non rispettavano le regole. Decine di città hanno imposto restrizioni
anche all’aperto: solo un membro di ogni famiglia era autorizzato a
lasciare la casa ogni due giorni per la spesa. In tutta la Cina c’è stata una
soppressione fortissima delle libertà personali, che però ha portato al
contagio quasi zero.
“I PROMESSI SPOSI” ROMANTICISMO

L’epidemia da covid-19 è solo l’ultima di una lunga serie di epidemie che


hanno piagato il mondo nel corso dei secoli. Alessandro Manzoni nel suo
romanzo storico “i promessi sposi” fa riferimento alla terribile epidemia
che si scatenò nel nord Italia tra il 1630 e il 1631 decimando e infuriando
con particolare virulenza nella città di Milano. L’epidemia si propagò
facilmente grazie allo stato di estrema povertà in cui si trovava il popolo
in quel periodo. Il romanzo storico nacque durante il romanticismo
perché era molto forte l’attrazione verso il passato ed è un testo narrativo
nel quale elementi storici realmente accaduti si mescolano con
personaggi inventati. “I promessi sposi” è un romanzo storico perché
l’argomento ha delle verità, Manzoni ha scelto il “vero” come soggetto e
narra vicende immaginare ambientate in un contesto storico reale.
Questo è un romanzo composto 38 capitoli preceduti da un’introduzione.
Il capitolo XXXIV è uno dei più famosi e commoventi di tutto il romanzo:
descrive l’episodio della madre di Cecilia, una donna addolorata per la
perdita della figlia di 9 anni a causa di quella terribile malattia che causò la
morte di migliaia di persone. La donna scende lenta e composta dalla
scala di una delle tante case, con in braccio, ben pettinata e vestita tutta
in bianco, (come se dovesse andare ad una festa) la sua bimba. Quando il
monatto arriva per strapparle dalle braccia la bambina, la donna lo paga
affinché lui e gli altri monatti la trattino con rispetto e dignità, e la pone,
sul carro dopo averle dato un bacio sulla fronte. La donna è descritta
come povera, ma il suo dolore la rende in qualche modo forte e potente.
La morte di Cecilia è un episodio commovente che esprime pietà, una
pietà che fa pensare quanto sia stato doloroso e difficile vivere in quel
periodo in mezzo alla miseria e alla morte; fa riflettere su quanto sia
penoso per una madre vedere la propria figlia morire e fa pensare alla
rassegnazione di questa povera madre che sta per perdere anche la più
piccola delle figlie a causa di quella terribile malattia. La donna si
abbandona alla volontà divina, sapendo di trovare la serenità che nella
vita terrena invece non è riuscita a trovare. L’epidemia di coronavirus è
paragonata alla peste raccontata da Alessandro Manzoni nei promessi
sposi. Le due storie si assomigliano per diversi aspetti: il modo in cui la
gente ha convissuto con la diffusione dell’epidemia (paura, caccia
all’untore, la non accettazione, a morte…) e il modo in cui si è diffuso
inizialmente nella zona del nord Italia.

THE GREAT PLAGUE

The Great Plague of London, lasting from 1665 to 1666, was the major
epidemic of the bubonic plague to occur in England. It happened during a
period of intermittent bubonic plague epidemics that lasted until 1750.
The Great Plague killed an estimated 100,000 people-almost a quarter of
London’s population-in 18 months. The plague was caused by the Yersinia
pestis bacterium, which is usually transmitted through the bite of a
human flea. The 1665-66 epidemic was on a much smaller scale than the
earlier Black Death pandemic. It became known afterwards as the “great”
plague mainly because it was the last widespread outbreak of bubonic
plague in England. The plague in London largely affected the poor, as the
rich were able to leave the city by either retiring to their country estates
or residing with kin in other parts of the country. The subsequent Great
Fire of London ruined many city merchants and property owners. As a
result of these events, London was largely rebuilt. It became a healthier
environment in which to live. The Black Death was terrifyingly contagious
and deadly. People who were perfectly heathly when they went to bed at
night could be dead by morning. The bacillus travels from person to
person through the air, as well as through the bite of infected fleas and
rats. Both of these pests could be found almost everywhere in medieval
Europe, but particularly aboard ships of all kinds-which is how the deadly
plague made its way through one European port city after another.
Medieval doctors relied on superstitious practices such as burning
aromatic herbs and bathing in rosewater or vinegar. Meanwhile, in a
panic, healthy people did all they could to avoid the sick. Doctors refused
to see patients; priests refused to administer last rites; and shopkeepers
closed their stores. Many people fled the cities for the countryside, but
even there, they could not escape the disease: It affected cows, sheep,
goats, pigs and chickens as well as people. Because they did not
understand the biology of the disease, many people believed that the
Black Death was a kind of divine punishment for sins against God such as
greed, blasphemy, heresy. By this logic, the only way to overcome the
plague was to win God’s forgiveness. Some people believed that the way
to do this was to purge their communities of heretics and other
troublemakers-so, for example, many thousands of Jews were massacred
in 1348 and 1349. Modern sanitation and public-health practices have
greatly slowed down the impact of the disease but have not eliminated it.
While antibiotics are available to treat the Black Death, according to The
World Health Organization, there are still 1,000 to 3,000 cases of plague
every year.

INFLUENZA SPAGNOLA

Negli anni 1918-1919 da una violenta epidemia di “febbre spagnola”,


chiamata così perché all’inizio ne parlarono solo i giornali della Spagna
che non era soggetta alla censura militare.
Colpendo popolazioni stremate alla scarsa alimentazione e dalle fatiche
della guerra, l’epidemia causò nella sola Europa un milione di decessi.
A più di un anno di distanza dalla diffusione del nuovo coronavirus, i
numeri relativi al contagio sono davvero significativi, con oltre 76,8
milioni di casi confermati e più di 1,69 milioni di decessi a livello globale.
Ma non è il primo virus pandemico a raggiungere numeri esorbitanti. Sin
dalla civiltà, i virus, gli agenti patogeni e le malattie infettive hanno
accompagnato l’umanità attraverso un tortuoso percorso di diffusione
epidemica. L’influenza spagnola provocata dal virus H1N1, nel giro di un
anno, provocò la morte di 50 milioni di persone a fronte di un numero di
contagi di circa 500 milioni, pari circa ad un terzo dell’allora popolazione
mondiale, secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanità. Il
covid-19 è causato da un virus completamente diverso dai virus che
causano l’influenza come quello che ha causato la spagnola. L’influenza
spagnola fu letale perché ad un certo punto il virus si combinò con
l’influenza degli uccelli. Tutto questo inserito nel contesto e nelle
condizioni che la prima guerra mondiale aveva creato. Nel Luglio e Agosto
del 1918 nelle trincee francesi erano ammassati centinaia di migliaia di
soldati, ed è da lì che si innescò la catena epidemica che infettò 500
milioni di persone. Alla fine della prima guerra mondiale si contavano 9
mila morti al giorno causati dalla spagnola. Mentre nelle campagne si
festeggiava per la fine della guerra in molte città si seppellivano i morti
della spagnola. Tuttavia la spagnola fu volutamente dimenticata per
volontà dei totalitarismi in ascesa in Europa che preferirono enfatizzare i
morti di guerra. A parte ciò l’influenza spagnola rimane una delle malattie
che ha causato più morti nella storia insieme alla peste nera.
Nei primi anni Venti l'influenza Spagnola era stata domata, lasciandosi
alle spalle un'umanità profondamente cambiata. Eliminando anche i
malati di tubercolosi, malaria e altre patologie, aveva selezionato una
popolazione più sana e robusta, rispetto a chi non ce l'aveva fatta: i
sopravvissuti (magari reduci anche della guerra) sposarono altrettante
sopravvissute e ci fu un evidente aumento della fertilità.
I Roaring Twenties (i “ruggenti anni Venti”) negli Stati Uniti sono
identificati come una fase di espansione industriale, che portò
all'introduzione di un'ampia gamma di beni di consumo, dopo avere
attuato con successo il passaggio da un'economia di guerra a
un'economia di pace.

Riavvolgendo nuovamente la bobina del tempo, nel 1920 la nostra lira


valeva un quinto della lira del 1914 e questo significò per certi gruppi
sociali l'impoverimento e per altri addirittura la rovina.
Eravamo un Paese essenzialmente agricolo, ma i nove decimi dei
proprietari non possedevano nemmeno un ettaro, in tutto quasi tre
milioni di ettari sul totale di 22 milioni. C'erano inoltre fortissimi squilibri
nei salari fra il Nord e il Sud, dove per i braccianti il lavoro era assicurato
solo per una parte dell'anno, secondo le stagioni, consentendo un livello
di vita quanto mai modesto, se non miserabile.
Finita la guerra, nelle campagne risuona il grido “la terra ai contadini!”,
mentre per gli operai delle industrie del Nord il modello da imitare è la
Russia sovietica.
Il 1919 è stato l'anno dell'assalto ai negozi, nel 1920 si ha l'occupazione
delle fabbriche, che costituisce il punto culminante della crisi.
Esistono pochissimi studi economici sulle conseguenze di questa
pandemia e il suo impatto economico è poco noto. Nei volumi di storia
economica dell’epoca l’influenza spagnola era trattata al meglio come un
epifenomeno citato in qualche riga. Altrimenti veniva semplicemente
ignorata.
La crisi della domanda e dell’offerta che si teme oggi si verificò anche
all’epoca. Ma diversamente da ciò che si sta verificando con il Covid-19, la
spagnola decimò soprattutto individui in età adulta e con il sistema
immunitario solido, quindi mano d’opera e consumatori, bloccando al
tempo stesso l’offerta dei servizi, la produzione dei beni e il consumo di
questi stessi beni.
Nei paesi al centro del conflitto, Francia, Belgio, Italia, Germania, dove i
disastri della guerra avevano già provocato una grave crisi economica, gli
effetti dell’epidemia potevano in effetti passare quasi inosservati. Ma non
nei paesi meno direttamente toccati dal conflitto, come gli Stati Uniti.
Il livello sanitario e di igiene è superiore oggi rispetto al 1918, ma non si
devono sottovalutare le politiche di austerità nel settore della sanità a cui
spesso i paesi occidentali hanno fatto ricorso. E se i media oggi sono più
diffusi che nel 1918, non va dimenticato che la malattia si è propagata lo
stesso su tutto il pianeta, colpendo anche le isole del Pacifico e l’Alaska.
Per adesso, nel 2020, le autorità dei paesi occidentali sembrano
comportarsi con più trasparenza e prendono misure preventive. Ciò non
impedisce ritardi, errori e impreparazione, come è accaduto in Francia
con la carenza di mascherine. Alcuni elementi lasciano tuttavia
intravedere scenari difficili per l’economia globale.
AUTORITRATTO DI EDVARD MUNCH

L’influenza spagnola non faceva distinzioni di specie e non risparmiò


neanche tanti personaggi illustri. Cento anni fa la quarantena era davvero
un isolamento “completo e totalizzante”, e chi faceva l’artista, occupava
quel tempo continuando a realizzare opere straordinarie, che riflettevano
gli stati d’animo angosciati di quei giorni, infatti gli artisti colpiti da questa
immane catastrofe lasciarono il segno di quel tormento sulle proprie tele:
uno di questi fu Edvard Munch. Durante l’inverno tra il 1918 e il 1919,
Munch, contrasse l’influenza spagnola, incredibilmente superò l’attacco
del virus, trasformando quell’esperienza in un flusso pittorico di
incontenibile energia espressiva. Nel 1918 in Irlanda furono imposte
norme rigorose, tra cui l’isolamento, per combattere la pandemia. Munch
si ammalò all’età di 56 anni, non era ancora anziano, eppure il suo
aspetto nel suo “autoritratto durante l’influenza spagnola”, appare
estremamente vecchio. La barba e i capelli sono ormai grigi, diradati, il
volto scarno; l’artista è seduto nella solitudine della sua camera, dove è
costretto a stare in quarantena, indossa una vestaglia, su le gambe una
coperta e in lontananza possiamo intravedere il letto con la coperta
scomposta. I colori vivi dell’opera non sono intonati, mettono in evidenza
proprio l’isolamento di quel periodo. Possiamo solo provare ad
immaginare lo strazio di quei giorni con la febbre alta, le difficoltà
respiratorie, i dolori in tutto il corpo, il totale senso di sposatezza
esistenziale data dalla paura di non riuscire a sopravvivere alla malattia
(proprio quello che molti hanno provato a causa del covid-19).

Munch, dopo aver superato l’influenza spagnola, proseguì l’elaborazione


di quella esperienza realizzando il suo “autoritratto dopo l’influenza
spagnola” (olio su tela 1919). L’aspetto in quest’ultimo è ancora quello
segnato di chi ha dovuto affrontare una terribile malattia, il volto carico di
malessere, l’oppressione toracica data dalla mancanza d’aria e la
disperazione per il totale isolamento. Eppure, se pur lievi, sono tangibili i
segni verso la ripresa, l’uomo è in piedi, la camera ha ripreso. Vitalità,
l’inquietudine dell’opera precedente si è attenuato, la vita ora può
ricominciare.
L’artista Edvard Munch è stato uno dei più grandi pittori del XX secolo. I
suoi dipinti sono considerati capolavori dell’arte espressionistica. Gli
artisti espressionisti si interessano nelle loro opere al mondo reale, ai
problemi sociali e alla coscienza degli individui. Munch nacque ad Oslo nel
1863, la sua infanzia è segnata da 2gravi lutti, quello della morte della
madre, quando egli ha solo cinque anni e più tardi quello della sorella
maggiore. Il padre, medico dei poveri, talvolta lo conduce con sé durante
la visita ai malati; questo precoce contatto con il dolore segnerà
profondamente lo spirito di Munch, inculcandogli l’angoscia e il senso di
lutto che farà grande la sua arte. Munch dipinge, infatti, prevalentemente
scene cupe e violente, pervase da un senso di minaccia, animate da colori
vivi e irreali. Dipinge immagini deformate e consumate dal tormento
interiore.

INTERNET

La pandemia ha modificato le nostre abitudini, il nostro modo di studiare,


di lavorare e comunicare: tutto è stato possibile grazie alle nuove
tecnologie. Molte persone hanno potuto proseguire la propria attività
lavorativa attraverso lo smart working, e le riunioni lavorative si sono
potute svolgere attraverso videochiamate collettive, grazie a numerosi
programmi. Anche noi studenti abbiamo potuto proseguire il programma
scolastico attraverso la didattica a distanza svolta su piattaforme digitali:
tutti gli insegnanti, collegati in modalità video, a noi studenti hanno
potuto spiegare, interrogare e ricevere compiti svolti. L’app “Google
Classroom” ha permesso a tutti gli insegnanti di dare informazioni sulla
lezione del giorno, fornendo il materiale di riferimento grazie a un drive.
L’uso di queste tecnologie informatiche è legato “alla disponibilità della
rete internet”, conosciuta anche come “rete delle reti”.

La nascita della rete internet ha fatto si che milioni di computer potessero


comunicare tra loro scambiandosi dati di varia natura. È nata negli anni
sessanta negli stati uniti come sistema di comunicazione, ma a partire
dagli anni novanta iniziò a diffondersi in tutti i settori e nel giro di pochi
anni divenne un fenomeno globale. Internet dunque è una rete mondiale
di reti di computer ad accesso pubblico. Attualmente rappresenta il
principale mezzo di comunicazione di massa, che offre all’utente una
vasta serie di contenuti potenzialmente informativi e servizi. Il successo di
internet è dovuto al World Wide Web (abbreviato con www) nato nel
1991. Esso ha reso l’accesso a internet più semplice e immediato,
permettendo a chiunque di accedere facilmente ad una notevole quantità
di informazioni. Il web ha una struttura ipertestuale: i vari documenti
vengono messi in relazione tra loro usando “parole chiave” e attraverso
speciali collegamenti (link) l’utente ha la possibilità di passare da un
documento all’altro. Le informazioni su internet viaggiano attraverso la
commutazione a pacchetto: il computer del mittente suddivide le
informazioni in tanti piccoli pezzi che viaggiano ognuno per conto proprio
per poi ricombinarsi nel computer del destinatario. Internet, oggi, è
sinonimo di globalizzazione. Avere un sito internet significa possedere
una vetrina sul mondo “farsi conoscere dappertutto”. Da parte nostra,
però, bisogna che ci sia la responsabilità nell’usare questo strumento che
appunto utilizzato nei giusti modi, può essere un valido aiuto per la nostra
crescita sociale e culturale.
LA MUSICA DURANTE IL COVID

La crisi pandemica ha messo a dura prova anche l’intero settore dello


spettacolo, pagando un prezzo altissimo.
Gli artisti teatrali sono stati costretti a dover interrompere la loro attività
con la chiusura forzata e l’impossibilità di proseguire. Per chi lavora in
questo settore “il sipario si è abbassato”, sia per i professionisti, come
attori, cantanti, direttori d’orchestra e sia scenografi, costumisti, tecnici
del suono e delle luci… insomma chiunque contribuisca alla realizzazione
degli spettacoli dal vivo.

Tutto ciò ha significato per loro restare senza lavoro e stipendio per mesi.
Anche il mondo della musica ha affrontato e affronta tutt’ora un periodo
molto difficile: interi tour in giro per il mondo sono stati annullati. Il
Venerdì 13 Marzo 2020 alle ore 18:00 l’Italia viene inondata di musica. Da
migliaia di balconi le canzoni si diffondono ovunque per le strade deserte
in un momento di grande emozione collettiva. Voci e suoni si diffondono
e si connettono, virtualmente, per condividere i sentimenti più intimi e
profondi di un’esistenza stravolta all’improvviso. A Milano, nella regione
più colpita dal covid-19, in un mezzo giorno qualsiasi, note nostalgiche di
“o mia bella madunina” risuonando da una tromba dietro un’inferriata:
sono quelle del musicista Raffaele Kohler dopo circa una settimana di
entusiasmo, l’ondata di esibizioni dai balconi si interrompe, quando il
bollettino delle infezioni e dei decessi si aggrava al punto da far riflettere
sulla gravità della situazione, sul rispetto dei morti. Gli eventi musicali si
sono spostati online, l’Italia è stata la prima a sperimentare l’uso dello
streaming. Molti artisti hanno cominciato a fare concerti dal loro salotto
di casa. Un esempio, è Jovanotti con il “ Jova Houseparty”, un
appuntamento quotidiano di quattro ore su instagram nel quale il
cantante ha coinvolto molti ospiti. In seguito Lorenzo è stato imitato da
altri musicisti italiani come Diodato, Gianni Morandi e i Coma_cose.
Durante la pandemia, sono state scritte canzoni per raccontare questo
momento storico, per riflettere, per lanciare un messaggio di speranza,
per sentirsi uniti anche se distanti. I più grandi artisti italiani hanno
dedicato parole e musica all’emergenza covid-19: da Elisa ai Negramaro,
dai fratelli Bennato a Tommaso Paradiso, da Lorella Vanoni a Fiorella
Mannoia. Tra i primi a raccontare di questo momento così difficile, dando
un messaggio di speranza, sono stati Elisa e Tommaso Paradiso con la
canzone “Andrà tutto bene”, ispirata ai bambini che, con i loro arcobaleni
esposti dai balconi, hanno emozionato e strappato un sorriso. Anche il
concerto del 1^ Maggio quest’anno, per la seconda volta in piena
pandemia, non si è svolto come di consueto in piazza San Giovanni. Si è
svolto alla cavea dell’auditorium parco della musica, a Roma. Erano
presenti solo 500 persone con posti già assegnati e adeguatamente
distanziati. Lo spettacolo ha avuto inizio alle 16:30 e si è concluso prima
del coprifuoco delle 22:00.
Questa tradizionale maratona musicale organizzata da CGIL, CISL e UIL
quest’anno ha avuto come titolo “L’Italia si cura con il lavoro”, proprio per
ribadire che la ripartenza in sicurezza per il nostro paese è possibile.
L’emozione dell’ascolto della musica dal vivo è però una cosa
diversa. Innanzitutto la componente emotiva e l’effetto del suono
live al nostro orecchio sono cose che il supporto digitale non può
assolutamente tradurre. E comportano reazioni emotive e sensoriali
imprevedibili e ogni volta nuove. Inoltre trovo che vi sia sempre più
la tendenza alla ricerca della perfezione nelle registrazioni, spesso
frutto di forti interventi di post produzione. Questo si traduce in
registrazioni assolutamente perfette ma talvolta piuttosto fredde…E
cosa c’è di più bello di una vitale imperfezione?

BENESSERE FISICO DURANTE IL COVID

La pandemia di coronavirus ha reso difficile mantenere uno stile di vita


attivo. Sappiamo ormai tutti che questo virus è dotato di un potenziale di
trasmissibilità molto alto. Per questo le disposizioni e le raccomandazioni
ministeriali sono tutte improntate all’evitare quanto più possibile il
contatto con gli altri. Queste misure hanno delle controindicazioni ed una
di queste è la difficoltà di svolgere attività fisica: sono rimaste chiuse le
palestre, i centri fitness e le piscine. Proprio la loro chiusura e le
limitazioni alle uscite di casa hanno danneggiato non solo gli sportivi
professionisti, ma soprattutto la massa di popolazione a rischio obesità,
diabete e problemi vascolari. Il nostro ministero della salute, durante la
pandemia, non ha potuto fare molto di meglio che consigliare piccole
attività casalinghe, come:
- BALLARE A SUON DI MUSICA;
- FARE ESERCIZI DI STRETCHING;
- SALTARE LA CORDA;
- PROVARE VIDEOGIOCHI DI MOVIMENTO;
- SEGUIRE ESERCIZI ONLINE IN DISCIPLINE COME YOGA E AEROBICA;
- CORSA SUL POSTO;
- GINNASTICA A CORPO LIBERO;
Comunque ha consigliato anche per un allenamento domestico seguire
uno schema ideale:
- ESERCIZI DI RISCALDAMENTO;
- ESERCIZI PER LA MOBILITà ARTICOLARE;
- ESERCIZI PER RAFFORZARE LA MUSCOLATURA;
- ESERCIZI DI STRETCHING FINALE.
Inoltre è indispensabile essere consapevoli che una regolare attività fisica
oltre a farci perdere peso, ci aiuta anche a:
- AUMENTARE LE DIFESE IMMUNITARIE DEL’ORGANISMO;
- RIDURRE LO STRESS E L’ANSIA CHE IN QUESTO PERIODO SONO
SICURAMENTE AUMENTATI;
- MIGLIORARE LA QUALITà DEL SONNO E DI CONSEGUENZA IL
NOSTRO BENESSERE PSICO-FISICO.
Durante il lockdown era consentita solo la camminata nei pressi della
propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da altre
persone e con l’obbligo di utilizzo dei dispositivi individuali. Anche dopo il
lockdown, dopo mesi passati chiusi in casa, molti italiani hanno riscoperto
la voglia e la gioia di fare lunghe passeggiate: camminare è diventato lo
sport più praticato. La camminata oltre a dare benefici alla salute fisica,
può portare benefici anche alla salute mentale perché aiuta a ridurre
ansia e stress e a favorire il buon umore. Noi adolescenti siamo stati
particolarmente penalizzati per l’assenza di sport. Infatti per molti ragazzi
e ragazze che in adolescenza si trovano ad affrontare periodi di crescita
critici, lo sport svolge un ruolo fondamentale: è una valvola di sfogo.
L’attività motoria è un ottimo antistress, e si è rivelato estremamente
efficace anche nel contrastare l’insorgere della depressione. Questo
spiegherebbe perché nell’ultimo periodo diversi genitori hanno visto i
loro figli più nervosi e irrequieti, oppure particolarmente apatici, privi
della loro energia. Grazie alla diffusione del vaccino si auspica che la
pandemia da sars-cov-2 veda ridurre in un tempo breve i suoi effetti più
pericolosi. È certo però che il mondo dello sport dovrà seguire con
protocollo preciso per evitare i contagi: dal distanziamento alle
mascherine, ma anche l’uso degli spogliatoi, degli attrezzi e delle docce.
I FUNERALI
Il covid-19 ha messo l’umanità intera di fronte al tema della morte in
maniera chiara e prepotente. Una morte che, con violenza, si è affacciata
alla soglia delle case e dentro la vita di molte persone. In questi lunghi
mesi sono morte tantissime persone, molte delle quali in completa
solitudine, con a fianco un infermiere, ma senza poter dare un ultimo
saluto a una moglie, un marito, una madre, un padre, un figlio o un amico.
Questa è stata “la tragedia nella tragedia”. La morte ai tempi del
coronavirus è ancora più spietata e la mancanza di un degno funerale è
ulteriormente traumatica. La veglia funebre è un momento fondamentale
del funerale cattolico, in quanto rappresenta per familiari e amici
l’occasione per avvicinarsi a Cristo e ricordare i diversi momenti della vita
del defunto. La veglia prevede momenti di preghiera e raccoglimento con
la partecipazione del parroco si ha a disposizione un supporto spirituale in
un momento così doloroso. In chiesa durante il funerale il parroco
esprime parole di conforto per i familiari e recita le formule previste per
richiedere a Dio la giusta accoglienza per l’anima che sta per raggiungerlo,
affinché possa aprirle le porte del paradiso. Dunque per chi ha dovuto
affrontare un lutto dovuto al covid, credo non sia stato facile elaborarlo
perché tutte queste limitazioni hanno intensificato sentimenti quali
dolore, solitudine e ingiustizia.

CONCLUSIONE
Il mio elaborato racchiude argomenti di tipo sanitario, economico,
politico, sociale, ma soprattutto psicologico. In questo periodo siamo stati
chiamati più volte a riflettere sulla solitudine e sull’impatto che ha avuto
un lungo periodo di permanenza nella propria casa senza avere contatti
con le persone a cui vogliamo bene, i nostri familiari e amici. A volte ci
siamo sentiti tristi, depressi e sconfitti, anche se la tecnologia ci ha dato la
possibilità di accorciare le distanze e sentirci uniti. Il virus ci ha messo a tu
per tu con uno stile di vita a cui nessuno era abituato. E, volendo o no,
tutti siamo stati costretti a seguirlo anche se spesso non è stato facile
mantenere la stessa positività e costanza. Il sistema scolastico, è stato
anch’esso, messo a dura prova coinvolgendo tutti, studenti e insegnanti.
Non è stato affatto facile, è vero, ma ce l’abbiamo fatta. A casa non
c’erano i miei compagni, non c’era la complicità tra i banchi di scuola, non
c’erano i miei professori. Tutto questo mi è mancato e mi è mancato
anche non aver potuto intensificare i rapporti con i miei compagni. Per
progettare questo elaborato mi sono servita di: ricerche su internet, libri
scolastici, testimonianze vissute e molte riflessioni e considerazioni
personali. Ritengo doveroso ringraziare tutti i miei docenti che con spirito
di sacrificio e dimostrando tanta professionalità e tanta “PAZIENZA”, tra
mille difficoltà, hanno compiuto ogni sforzo per garantire la continuità
didattica mantenendo un legame saldo con tutti noi. Un pensiero speciale,
però, va a tutti coloro che purtroppo hanno perso la vita a causa del
covid-19, ai loro parenti e a chi con grande coraggio ha combattuto in
prima linea, medici e infermieri, che hanno dato supporto ai pazienti
rimanendo in ospedale oltre il proprio orario di lavoro con i segni della
mascherina sul viso.

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