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Francesco Petrarca nasce ad Arezzo nel 1304 da Petrarco di Parenzo (bandito da Firenze nel 1302 a
causa del suo appoggio ai guelfi bianchi) e Eletta Canigiani.
Tra il 1320 e il 1326 inizia a studiare giurisprudenza a Bologna e nel 1327, dopo la morte del
padre, Petrarca vede Laura ad Avignone e se ne innamora. Inoltre la famiglia Colonna offrì a
Petrarca lavoro e sostegno economico. Nel 1348 fu l’anno in cui la donna di cui era tanto
innamorato, Laura, morì per la peste. Da questo momento in poi i legami con il mondo avignonese
vennero spezzati del tutto, e Petrarca inizio una vita piena di spostamenti rapidi e frequenti. Con
questi continui trasferimenti, Petrarca iniziò a trattare con cura le sue opere, come per esempio il
Secretum. Ma soprattutto iniziò a concentrarsi sull’opera che diventerà poi il perno della sua
attività poetica: il Canzoniere. Petrarca muore ad Arquà nel 1374, 4 anni dopo la trascrizione del
Canzoniere.
Petrarca è un uomo inquieto, con una personalità contraddittoria e in continua ricerca di un senso
della sua esistenza. Per tutta la sua vita si trasferì più volte da città a città, specialmente dopo la
morte di Laura. Fu quindi un uomo viaggiatore e senza sosta. Fu una persona molto
contraddittoria, in quanto era un Chierico e quindi legato al voto di castità ma ebbe comunque
una vita sentimentale e sessuale volubile (si innamorò di Laura, ebbe due figli). Adorava il mondo
classico ma era allo stesso modo legato alla sapienza cristiana, quella di sant’Agostino in
particolare. Considerava le sue rime in volgare sciocchezze in confronto a quelle dei grandi
progetti monumentali in latino, tuttavia le sue opere latine vennero lasciate incomplete per poi
concentrarsi con molta più dedizione e cura nelle rime volgari.
Petrarca fu quindi un uomo che fece della sua inquietudine interiore il dato fondante delle sue
idee e della sua poetica.
Petrarca disse più volte di essere una persona “impolitica”. Era indifferente alla storia che si
svolgeva intorno a lui ma preferiva concentrarsi su di sé e su o suoi propri dissidi interni. Tuttavia,
partecipò con molta passione alle grandi questioni politiche e attaccò più volte la corruzione
della Chiesa (anche nel Canzoniere). Petrarca ha quindi una partecipazione alla politica
principalmente intellettuale. Lui si limitava a scrivere i suoi pensieri e ad esporre le sue opinioni
pubblicamente, non ebbe quindi influenza sulla politica in generale e non causò eventi a questa.
Nella politica Petrarca interviene solo con la propria parola in favore di ciò che lui riteneva più
giusto.
SECRETUM
Il Secretum è scritto in prosa latina e parla di problemi e ansie nascoste, che appartengono
all’intimo dell’autore e non di un segreto da non divulgare. Questo Secretum non è perciò
destinato a rimanere nascosto, bensì non viene divulgato da Petrarca come opera finita. La
datazione dell’opera è controversa poiché Petrarca colloca il dialogo negli anni 1242-1243,
dicendo di averlo scritto 16 anni dopo l’innamoramento verso Laura. Le date più attendibili sono
quelle del 1347 e del 1353, e l’unica certezza è che quest’opera è stata composta nel tempo.
Il Secretum si divide in 3 libri e un proemio.
Nel proemio a Petrarca appare la Verità personificata e chiede a Sant’Agostino di cercare di
guarire le malattie spirituali del poeta.
Libro I: in questo primo libro Agostino tratta il tema della cronica infelicità di Petrarca, spiegando
allo stesso poeta che nessuno può essere infelice contro la propria volontà, ma dipende solo da
Francesco decidere se uscire da questo suo particolare stato di insoddisfazione.
Libro II: Agostino si veste da confessore e passa in rassegna i peccati di Petrarca, focalizzandosi
sulla paralisi della volontà.
Libro III: Agostino prende in considerazione l’aspirazione alla gloria e l’amore per Laura, cioè i due
principali problemi di Francesco. Quest’ultimo difende la sua devozione a Laura, dicendo che essa
ha avuto un’influenza positiva sulla sua vita morale. Agostino ovviamente non è d’accordo e
ritiene che lei sia addirittura una delle cause per cui il poeta non è riuscito a svilupparsi
pienamente. Per quanto rigurda la gloria, Agostino incita Petrarca ad abbandonare i propositi delle
grandi opere erudite, e iniziare a fare un esame di sé stesso.
Petrarca nonostante nell’opera abbia un ruolo di paziente, è comunque l’interlocutore del dialogo.
Le sue ragioni sono quelle che Petrarca adduce a se stesso per spiegarsi il motivo per cui egli non
riesce a curarsi. Quelle di Agostino invece rappresentano quelle di Petrarca. Questo dialogo viene
definito “dialogo interiore dell’autore”, caratterizzato dalla volontà, dalla pigrizia e da
un’intenzione di rinascita e incoraggiamento. Nel finale Agostino crede di aver raggiunto il suo
obiettivo, cioè di convincere Petrarca a lasciare da parte Laura e la sua solita accidia, basta con la
pretesa di grandi opere, che non lo proiettano alla principale finalità delle sedute di Agostino, cioè
guardare dentro di sé per prendersi cura della propria anima. Dopo la risposta sconsolata di
Petrarca, Agostino si rende conto nuovamente che la principale malattia del poeta è l’impotenza
della volontà.
Il secretum intrattiene rapporti molto stretti con il Canzoniere, per la comunanza delle
problematiche del poeta e la valenza autobiografica che le caratterizza. In entrambe le opere
Francesco cerca di mettere insieme i frammenti della sua anima.
SONETTO: Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono (ABBA ABBA CDE CDE)
Il Canzoniere si apre con un sonetto proemiale, nel quale il poeta si rivolge agli ascoltatori-lettori
delle sue poesie. A coloro che hanno avuto esperienza di amore, il poeta rivolge la preghiera di
perdonarlo e avere compassione delle sue poesie. Poesie che sono l’eco dell’amore nutrito dal
poeta per Laura quando era giovane.
Egli sa che per molto tempo è stato oggetto di derisione a causa del suo amore, ora però il poeta,
che si vergogna molto di ciò, ha compreso chiaramente che il suo amore è vano come tutto ciò che
è terreno.
Analisi
In questo sonetto Petrarca utilizza il topos della recusatio.
Recusatio significa in latino rifiuto, protesta, ed era una figura retorica utilizzata dai poeti elegiaci
latini per dedicarsi alle lievi poesie d’amore. Il poeta dichiara la propria incapacità a scrivere testi
più impegnati e importanti e chiede scusa per la propria poesia d’amore, leggera e disimpegnata.
Così Petrarca nel sonetto proemiale chiede perdono per la sua poesia d’amore.
Il sonetto presenta un lungo e complesso periodo iniziale, che occupa le due quartine del sonetto,
la frase principale del periodo si trova alla fine della seconda quartina “spero trovar pietà, nonché
perdono”; la prima terzina si apre con l’avversativa “Ma” in posizione di rilievo, il periodo delle due
terzine si compone di relative e coordinate.
L’allitterazione iniziale del suono S, accompagnata dalle vocali A e O danno una musicalità intensa
ai primi due versi, le parole in rima core , errore e dolore, amore indicano il tema dominante del
testo e della raccolta: il cuore rende l’uomo errante, amore e dolore sono inestricabilmente legati
tra loro.