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Storia

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1. La serie imponente di innovazioni si intrecciò con quella che gli storici chiamano
"seconda rivoluzione industriale", ossia la radicale trasformazione che, a partire dagli
anni Settanta dell'Ottocento, investì la produzione in fabbrica, dalle modalità di
organizzazione del lavoro alle fonti di energia impiegate. una netta discontinuità con
le età precedenti. In realtà, negli ultimi decenni de Quando si usa il termine
"rivoluzione" ci si riferisce a un fenomeno che segna XIX secolo, l'economia
mondiale era sempre sotto il segno degli elementi che aveva. no caratterizzato la
prima rivoluzione industriale, la quale era stata legata alla tecnologia del vapore e del
ferro. Anche per le fonti di energia, il carbone restar quella più importante
(alimentava il 95% delle industrie europee,Russia esclusa). Quelle nuove, l'elettricità
e il petrolio, non avevano ancora l'importanza odierna Eppure è proprio dalle fonti di
energia che dobbiamo partire per comprendere il carattere compiutamente innovativo
assunto dallo sviluppo industriale di quegli anni. Decisiva fu, ad esempio, la
realizzazione di un motore piccolo, leggero e potente in grado di sostituirsi con
efficacia alle ingombranti macchine a vapore: il motore a scoppio, che utilizzava
come carburante la benzina, produsse il “miracolo" prima delle automobili
(1880-1890) e poi degli aerei (1903), invenzioni destinate a rivoluzionare i sistemi di
trasporto e a cambiare per sempre la vita delle persone. A registrare i maggiori
progressi furono l'industria chimica e quella metallurgica, quest'ultima in particolare
per quanto riguarda la produzione dell'acciaio, Questo metallo- una lega di ferro
contenente carbonio (in quantità inferiore al 2%) e piccole quantità di altri elementi
come silicio, manganese, zolfo, fosforo ecc. - venne il materiale più usato: macchine,
navi, tutte le infrastrutture dei paesi industrializzati furono modellate in acciaio. Nuove
fonti di energia (l'elettricità e il petrolio), nuove invenzioni (prima di tutto il motore a
scoppio) e nuovi settori produttivi (l'industria chimica e la produzione dell'acciaio)
furono quindi i principali elementi caratterizzanti della seconda rivoluzione industriale.
2. A partire dal 1893, nelle grandi fabbriche queste innovazioni si tradussero in un
nuovo sistema di organizzazione del lavoro, il taylorismo, che prese il nome
dall'ingegnere americano che lo mise a punto, Frederick W. Taylor (1856-1915).
Secondo i suoi principi, la lavorazione di un prodotto veniva suddivisa in tante fasi,
ognuna da svolgersi nel tempo prefissato dalla direzione aziendale. In un tempo
dato, ogni operaio eseguiva soltanto i compiti relativi a quel segmento di lavorazione,
che erano sempre gli stessi e regolati secondo la velocità delle macchine. Il principio
del taylorismo fu integralmente applicato nella catena di montaggio, introdotta da
Henry Ford (1863-1947) per produrre automobili nelle sue fabbriche di Detroit. Si
trattava di un sistema basato sull'impiego di un nastro trasportatore che conduceva i
pezzi da assemblare davanti ai singoli operai fermi ai loro posti, consentendo di
ridurre i tempi e i costi della lavorazione, e dunque di aumentare fortemente la
produzione: in sostanza, più auto, in meno tempo, a prezzi più contenuti. Nel 1907
dalla catena di montaggio uscì la prima vettura prodotta su larga scala, il famoso
modello Ford T, e l'automobile cominciò a diventare un bene via via accessibile a un
numero sempre maggiore di persone. Era nato un nuovo modo di produrre, in grado
di fornire su vasta scala prodotti standardizzati, con caratteristiche sempre identiche,
facilmente riconoscibili ovunque: la produzione di massa.
3. Il nưovo modo di produrre contribuì a trasformare il mercato: la riduzione dei costi e
la disponibilità di nuovi prodotti in grandi quantità, infatti, per la prim volta nella storia
dell'umanità resero possibili i consumi di massa. In Europa e negli Stati Uniti,
l'aumento della popolazione, l'urbanizzazione, la crescita dei redditi dischiusero le
porte a un mercato di vaste dimensioni, non più limitato agli alimentari e al vestiario,
cioè ai bisogni elementari di sussistenza. I ceti più ricchi potevano ora accedere
anche al consumo di beni durevoli (biciclette, macchine per scrivere e per cucire,
cucine a gas, in seguito automobili ed elettrodomestici). Contemporaneamente
cominciarono ad affermarsi catene commerciali e grandi magazzini (il primo dei quali,
chiamato "Bon Marché", era stato aperto a Parigi nel 1852). Nelle città, divenute via
via più affollate, iniziò a formarsi un mercato del tempo libero: la frequentazione dei
caffè, la lettura di libri e giornali , le attività sportive, le sere a teatro e al cinema
presero a scandire la vita quotidiana di un numero sempre più ampio di persone.

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1. Quasi tutte le guerre combattute negli scenari coloniali, in cui gli eserciti dei paesi
colonizzatori si scontrarono con forze locali irregolari, inferiori per armamenti e
organizzazione , si configurano come guerre “asimmetriche”, in quanto c’era una
netta sproporzione tra gli schieramenti contrapposti, sia per la quantità , la qualità e
la potenza delle dotazioni militari a disposizione, sia per il numero delle perdite
subite. Al contrario quelle che si svolsero su un piano di relativa parità tra le due
parti, in possesso di armi e mezzi analoghi, si configurano come guerre
“simmetriche”.
2. Nel 1876 regina Vittoria si proclamò "imperatrice delle Indie", cioè non soltanto
dell'India propriamente detta, ma di tutto l'immenso dominio coloniale britannico. Da
questo titolo possiamo far derivare il termine "imperialismo", con cui i contemporanei
definirono l'espansione coloniale europea della fine dell’Ottocento. Si trattava di un
fenomeno radicalmente nuovo rispetto al precedente colonialismo. Lîniziativa, infatti,
fu presa direttamente dagli Stati, che si sostituirono alle compagnie di sfruttamento
(le compagnie delle Indie inglesi, francesi, olandesi) e ai privati, determinando
l'annessione giuridica e amministrativa dei territori dominati. Ai mercanti alle agenzie
commerciali subentrarono quindi le istituzioni statali (gli eserciti, le marine militari, i
funzionari ministeriali, la burocrazia amministrativa); insieme ai burocrati e ai militari
arrivarono ondate consistenti di coloni, che si insediarono stabilmente nei territori
occupati. Alla conquista e al dominio politico si aggiunse uno sfruttamento
economico sistematico e capillare. Un flusso continuo di materie prime (dal rame allo
stagno, dal caucciù al caffè) fu convogliato dalle miniere e dalle piantagioni dei paesi
coloniali verso le fabbriche europee, alimentando la spinta alla produzione di massa
innescata dalla seconda rivoluzione industriale. In questo senso, visto con gli occhi di
oggi, l'imperialismo appare come l'avvio del processo di creazione di un'unica
economia globale, man mano estesa agli angoli più remoti del mondo, attraverso la
rete sempre più fitta di operazioni economiche, comunicazioni e movimenti di merci,
denaro e persone che collegava i paesi sviluppati tra loro e con quelli sottomessi.

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1. È una politica economica con la quale gli Stati intendono "proteggere" la produzione
nazionale dalla concorrenza estera, in primo luogo attraverso l'introduzione di elevati
dazi doganali (tasse) che, facendo aumentare i prezzi delle merci straniere, ne
scoraggiano l'acquisto. In questo senso il protezionismo si contrappone al
"liberismo", basato sulla convinzione della capacità del mercato di regolarsi da solo e
contrario a interventi statali finalizzati a disciplinarlo.
2. Nacquero allora i partiti politici massa, protagonisti del XX secolo loro organizzazione
si estendeva all'intero territorio nazionale, con sezioni locali distribuite nelle varie
città. Erano portatori di un’unica ideologia (il socialismo, la democrazia ecc.), di un
progetto generale per il governo della società, di un programma politico esplicito e
facilmente riconoscibile. Rappresentarono quindi una novità profonda rispetto alle
vecchie formule organizzative, fondate sulla rappresentanza di interessi particolari, di
piccoli gruppi locali, senza strutture stabili, con un'iniziativa politica che diventava
visibile soltanto al momento delle elezioni, in una parola 1 vecchi partiti dei notabili,
quelli per i quali si votava il singolo candidato, che si giudicava disposto a dare voce
a interessi particolari e dal quale ci si aspettava spesso favori in cambio del voto.

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