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EMERGENZA CLIMATICA

Jacopo Pasotti, dipendente da Repubblica (il quotidiano italiano fondato nel


1976), ha pubblicato un articolo il 05 novembre del 2019, titolato emergenza
climatica.
L'articolo mette in evidenza le idee principali del rapporto "Avvertimento
degli scienziati riguardo all'emergenza climatica", pubblicato sulla rivista
Bioscience e scritto principalmente da William Ripple, Oregon, Thomas
Newsome, provenienti dalle università di Oregon, Sydney, e Tuffs;
sottoscritto da 11258 scienziati di tutto il mondo.
Uscire dai laboratori
Nel rapporto citato precedentemente i scienziati e firmatari si offrono di
aiuto ai politici e così poter aiutarli a prendere delle decisioni più
consapevoli sugli argomenti referenti alla crisi climatica. Per raggiungere
questo obiettivo loro si sono impegnati nel sintetizzare, enumerare e spiegare
chiaramente -per mezzo dei grafici, e dati sulle tendenze sociali, economiche
ed ecosistemiche- i problemi attuali legati alla crisi climatica ed eventuali
soluzioni.
Sei raccomandazioni per un pianeta malmesso
Nella frase "Come in un ospedale, il Pianeta e i suoi abitanti possono
osservare qui la propria cartella clinica degli ultimi 40 anni e, dopo essersi
preoccupati, pensare alle cure. O fingere di niente. Cure che dipendono ora
da chi deve prendere decisioni politiche ed economiche" si chiama tutti ad
agire nell'hic et nunc e a farlo il più in fretta possibile. Nel rapporto i
ricercatori ci danno sei suggerimenti da prendere in considerazione molto
seriamente:
Il primo punto è riferente al settore energetico e propone l'utilizzo di fonti
rinnovabili e la cessazione dell'uso del petrolio. Quest'ultimo si potrebbe fare
aumentando le tasse.
Il secondo, sinteticamente, propone di ridurre le emissioni di metano. Questo
potrebbe ridurre la tendenza al riscaldamento climatico in modo veloce ed
evidente.
Il terzo punto, riferente alla natura, consiglia di proteggere gli ecosistemi,
perché questi riducono la quantità di anidride atmosferica che si trova sul
pianeta.
Il quarto parla sul cibo, propone di ridurre il consumo di carni rosse. Le carni
rosse vengono da animali che emettono dei gas serra e indirettamente
generano deforestazione.
Il quinto riguarda l'economia e ne propone una carbon-free e ci dice che il
cambiamento climatico porterà dei problemi all'economia se non si agisce
subito.
L'ultimo punto tratta il tema della popolazione, sinteticamente, cominciamo
a essere in troppi.
“è perfino quanto indicava Papa Francesco nella enciclica Laudato Sì, dove
invitava l'umanità ad una conversione ecologica”
Con queste parole il sommo pontefice ci invita a partecipare ad un
cambiamento. Proprio come fece San Francesco d’Assisi nel cantico delle
creature
Fernando di Boero dell'Università Federico II, uno zoologo, dice che tutte le
nazioni dovrebbero considerare tutti i sei punti citati previamente e che il
PNIEC dell’Italia (piano nazionale integrato energia e clima) ne tiene conto
accuratissimamente.
RISPOSTE ALLE DOMANDE
1) Jacopo Pasotti, dipendente da Repubblica (il quotidiano italiano fondato
nel 1976), ha pubblicato un articolo il 05 novembre del 2019, titolato
emergenza climatica.
2)Nella frase "Come in un ospedale, il Pianeta e i suoi abitanti possono
osservare qui la propria cartella clinica degli ultimi 40 anni e, dopo essersi
preoccupati, pensare alle cure. O fingere di niente. Cure che dipendono ora
da chi deve prendere decisioni politiche ed economiche" si chiama tutti ad
agire nell'hic et nunc e a farlo il più in fretta possibile. La cartella clinica
nono tutti i dati raccolti dagli scienziati nel tempo.
3) Il Laudato Sì, scritta da papa Francesco, prende il nome da «Laudato sì’,
mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. È la sua seconda inciclica e ci
invita a rispettare la natura. Proprio come fece San Francesco d’Assisi nel
cantico delle creature

the world’s biggest environmental problem


Dibattito continuo fra scienziati
Il rapporto di Ripple, Thomas e Newsome, è sostenuto da più di 1100
scienziati. Questo numero sembra elevato, però diventa piccolissimo se
teniamo in conto che al mondo ci sono più di 15 milioni di scienziati. Fra
questi possiamo distinguere due gruppi più o meno uniformi: quelli che
mettono enfasi nel cambiamento climatico e quelli che sostengono che ci
sono problemi più importanti. Logicamente, il fatto che esista un dibattito
impiega che non vi sia una risposta precisa e universale.
Loro tesi si basa principalmente su prove d’autorità, sostenute de una parte
piccolissima di tutti gli scienziati. Per questo motivo non mi convince
pienamente la loro tesi.
Relazione fra scienziati e politici
Anche se è un motivo di rispetto e ammirazione la disponibilità dei scienziati
verso i politici; secondo me, è evidente che loro non parlano “la stessa
lingua”. Mi spiego, uno scienziato capisce i dati e li interpreta, questa abilità
la si sviluppa col passare degli anni, però quello che gli esperti hanno fatto è
sintetizzare -secondo me troppo- i dati reali, affinché i politici possano
capire. Durante questa transazione di informazioni fra loro, nessuno dei due
sarà in grado di prendere una decisione sicura, dipendono l’uno dall’altro.
Per questo motivo penso sia migliore avere dei politici con una conoscenza
in entrambi i campi, che siano in grado di difendere le loro idee da due punti
di vista diversi.
Qualche raccomandazione utopica
La prima raccomandazione proposta dagli scienziati è giusta, però
improvabile.
L’utilizzo delle fonti rinnovabili è notevolmente beneficente, ad esempio
l’energia nucleare, la quale nel tempo ha migliorato i protocolli di sicurezza,
oggigiorno ha una tecnologia e disegno diverse. Il problema è che non è ben
vista dovuto all’ignoranza della gente rispetto all’argomento. L’energia
nucleare non emette gas tossici, quello che si vede uscire dalle piante è
vapore d’acqua; basta informarsi un pochino sul sistema in sé. Molta gente
non accetta questo per quello che è successo a Chernobyl, però non è un
paragone giusto perché è come paragonare un aereo modernissimo con uno
di 50 anni fa. Il problema con le altre fonti di energia è che dipendono dalla
fonte: l’eolica dall’aria e solare dal sole. L’energia nucleare invece non
presenta questi problemi ed è in grado di adattarsi alle nostre necessità.
Un altro consiglio (che va legato anche al quinto punto poiché parla
dell’economia), è quello di ridurre l’utilizzo del petrolio. Questo si può fare
aumentando le tasse alle aziende petroliere, secondo gli 1100 scienziati.
Teoricamente funziona, l’aumento delle tasse logicamente scoraggia la
produzione, da un’altra parte però, le nazioni che producono di più petrolio
sono quelle che ne dipendono, gli stati si beneficiano delle tasse già fissate,
alzarle causerebbe soltanto dispute ed eventuali crolli economici nei paesi la
cui fonte principale di ingressi è il settore petrolifero.
Esagerazione pericolosa
Bjørn Lomborg, un accademico che per un tempo è stato direttore
dell'Environmental Assessment Institute di Copenaghen. L’esperta ha scritto un
libro nominato “The Skeptical Environmentalist” il quale gli ha generato
molte critiche, argomentazioni che dicono che lui non ha utilizzato bene i dati e
che fa vedere le cose in modo diverso della realtà. Mi sento nell’obbligo di dire
che d’altra parte ci sono molti altri scienziati che sostengono la sua tesi, creando
così una diatriba interessante, visto che ogni scienziato sa bene che le prove
sono la cosa più importante da evidenziare.

Lui non dice che il cambiamento climatico non esiste, ma dice che ci sono altri
problemi più importanti:

nel rapporto scritto in collaborazione con gli 1100 scienziati troviamo questa
frase: “Come in un ospedale, il Pianeta e i suoi abitanti possono osservare qui
la propria cartella clinica degli ultimi 40 anni e, dopo essersi preoccupati,
pensare alle cure”, sembra allarmante… però vediamo cosa ci dicono le
statistiche
negli ultimi anni le morti causate da eventi climatici come inondazioni,
siccità, tempeste, temperature estreme, ecc. si sono ridotti più che
notevolmente. Questo confuta la drammatizzazione innecessaria da parte
degli scienziati americani:
Quello che sostiene Lomborg è che il cambio climatico non è il maggior
problema che abbiamo:

Il maggior problema è…

La povertà, e per molto.

Posso riassumere la sua tesi dicendo che Il cambio climatico esiste, ma non
è sicuramente il problema più grande al mondo.

Vorrei citare Saadi di Shiraz, Shiraz , Iran,1203 – 1291:

Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo, sono della stessa essenza.
Quando il tempo affligge con il dolore una parte del corpo (anche) le altre
parti soffrono.
Se tu non senti la pena degli altri, non meriti di essere chiamato uomo.
Questa poesia si trova nell’atrio dell’ONU a New York.
Per concludere voglio dire che, come tanti altri, il cambio climatico è un
problema reale, però non dobbiamo dimenticare che molte persone muoiono
di fame ogni secondo, dobbiamo risolvere prima il problema dei nostri
fratelli. Soprattutto se siamo in grado di farlo.

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