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Istituto Superiore di Scienze Religiose S.

Apollinare

delle diocesi di Ravenna, Cesena, Imola, Faenza, Forlì

Anno Accademico 2013/2014

SHOAH: UN APPROCCIO CRITICO ALLE TEORIE


NEGAZIONISTE DI CARLO MATTOGNO

Esercitazione in Cultura Ebraica

Loris Dott. Derni

1
Premessa: il Negazionismo dell'Olocausto

Il negazionismo dell'Olocausto è l'opinione secondo la quale si nega la veridicità


dell'Olocausto, ossia l'esistenza del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista.

Secondo questa teoria questo non sarebbe altro che una gigantesca messinscena,
funzionale alla demonizzazione della Germania, alle politiche sotterraneamente perseguite dai
circoli ebraici mondiali ed alla creazione e difesa dello Stato d'Israele[1].

In alcuni paesi[2]. (Austria, Francia, Germania e Belgio) la negazione dell'Olocausto è


configurata come reato, mentre in altri (Israele, Portogallo e Spagna) viene punita la negazione di
qualsiasi genocidio. Norme antinegazioniste sono state introdotte anche nell'ordinamento dei
seguenti Stati: Nuova Zelanda, Svezia, Australia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania, Polonia e
Romania.

In genere è prevista come pena la reclusione, che in alcuni Paesi può arrivare fino a dieci
anni[3]. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione degli Stati Uniti che "condanna
senza riserve qualsiasi diniego dell' Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia
parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario"[4].

I negazionisti considerano tali leggi come un mezzo di limitare la libertà di parola, e


propugnano l'idea secondo la quale esista un enorme complotto allo scopo di rendere gli storici
succubi del "credo olocaustico", difeso in molti paesi con la forza della legge, eterodiretta dai poteri
ebraici o comunque filosemiti[5].

Secondo la tesi negazionista, l'antisemitismo è nato perché il sistema economico liberal-


capitalista è visto come una derivazione diretta della cultura ebraica trasposta nell'economia. La
contemporanea presenza nel mondo di sistemi economici completamente diversi - quale
il marxismo - viene risolta da una parte dei negazionisti secondo un assioma per cui il marxismo
diviene solo un diverso tipo di capitalismo (capitalismo di Stato)[11].

Secondo la corrente del negazionismo marxista, chi afferma la veridicità della Shoah, è di
fatto il servitore di un doppio imperialismo sovietico/americano, entrambi di fatto succubi degli
ebrei: "un popolo che aveva cessato di essere tale da circa duemila anni, per trasformarsi in un
influente gruppo sociale, a caratterizzazione religiosa"[7].

2
Tesi negazioniste nella loro evoluzione storica

Nel dopoguerra, le prime contestazioni della responsabilità tedesca nella Seconda guerra
mondiale furono formulate già negli anni cinquanta. Secondo tali tesi, sarebbe stato il cosiddetto
Weltjudentum, o "ebraismo mondiale", a dichiarare guerra alla Germania nel 1933, mentre i nazisti,
come partito al governo, avrebbero semplicemente risposto.

Le tesi principali dei negazionisti odierni sono che:

 non sia mai esistita la volontà da parte dei nazisti di sterminare gli ebrei, ma di rinchiuderli in
campi di concentramento[8];
 non siano mai esistite camere a gas per uccidere gli ebrei;
 il numero degli ebrei morti durante la Seconda Guerra Mondiale sia inferiore a quanto si
ritiene[9];
 che la narrazione della Shoah sia un utile artificio pensato per giustificare la costituzione
dello Stato di Israele nel dopoguerra, e giustificare i crimini commessi dagli eserciti e
governi Alleati durante la seconda guerra mondiale.

Oltre a queste tesi centrali, esiste tutta una serie ulteriore di affermazioni ricorrenti: la
concentrazione degli ebrei nei campi sarebbe avvenuta per proteggerli dai pogrom in vista di
un loro trasferimento in un luogo lontano dall'Europa[10]; a riprova di questo ci sarebbe il fatto
che inizialmente gli ebrei videro la conquista tedesca di Polonia e Ucraina come una
liberazione dalle persecuzioni delle popolazioni autoctone[11][12]; la "truffa di Auschwitz" sarebbe
solo una voce ispirata al principio di Goebbels per il quale "ripetete una bugia cento, mille, un
milione di volte e diventerà una verità"[13]; le testimonianze dei sopravvissuti e degli imputati
al processo di Norimberga si sarebbero in più punti rivelate palesemente incongruenti sui modi
dello sterminio[14]; il "mito olocaustico" sarebbe stato avallato con lo scopo di giustificare la
partecipazione degli Stati Uniti a una guerra impopolare[15].

Alcuni negazionisti hanno inoltre sostenuto che alcune delle prove e delle testimonianze
presentate al processo di Norimberga si sarebbero in più punti rivelate incongruenti o false, ad
esempio nel sostenere che:

i cieli fossero costantemente coperti di fumo nero, quando invece le foto aeree dei lager scattate
dagli americani non ne darebbero conferma

 gli operatori entrassero nelle camere a gas dei campi di sterminio, immediatamente dopo il
decesso delle vittime (invece delle necessarie 24 ore di aerazione in una stanza contenente
1.500 corpi), comportamento che nella realtà - secondo i negazionisti - avrebbe provocato la
morte degli stessi operatori anche se muniti della più moderna delle maschere antigas[16].

3
 le immagini riprese dagli americani, che testimoniano le terrificanti condizioni dei prigionieri,
sarebbero da contestualizzare in quanto si riferiscono a luoghi e persone abbandonati a se
stessi nei campi di concentramento, senza rifornimenti da parecchi giorni in seguito allo
sfaldamento dell' organizzazione causata dal ritiro delle forze militari[17].

Essi sostengono inoltre che originariamente sarebbero stati ritenuti veritieri alcuni elementi
che oggi non vengono più considerati da nessuno storico come plausibili (ad esempio l'utilizzo di
parti umane per creare suppellettili o sapone), e che venne attribuita la qualifica di "campo di
sterminio" a campi che in seguito sarebbe stato dimostrato non essere atti a tale scopo (come per
esempio Dachau)[18].

4
Il Negazionismo

Negli anni i negazionisti hanno identificato come proprio "capostipite" il francese Paul
Rassinier, politico socialista, partigiano antinazista, e internato nei campi di concentramento
di Buchenwald e Mittelbau-Dora. Ma in realtà i primi testi di critica della cosiddetta verità impostasi
a Norimberga, apparvero già negli anni immediatamente seguenti il termine della Seconda Guerra
Mondiale, a opera dell'ex collaborazionista francese Maurice Bardèche, nel dopoguerra amico
personale di Rassinier.

Il punto focale del movimento negazionista è costituito dall'Institute for Historical


Review (fondato nel 1978 negli Stati Uniti). Tale istituto pubblica un periodico e organizza un
congresso, cui negli anni hanno partecipato persone quali il direttore dell'istituto Mark
Weber, David Irving, Robert Faurisson, Ernst Zundel, Jürgen Graf, David Cole.

Fra questi, il britannico Irving è senza dubbio la personalità più conosciuta. Dello stesso
istituto è membro il più noto negazionista italiano Carlo Mattogno. Nel tempo, partendo da
un'attività prettamente analitico-speculativa l'Institute for Historical Review ha cercato di coltivare le
proprie relazioni con i rappresentanti degli stati apertamente o velatamente negazionisti, primo fra i
quali l'Iran.

David Irving
Irving cominciò dagli anni ottanta a negare alcuni elementi fondamentali
dell'Olocausto (come l'uso delle camere a gas per lo sterminio di massa) oltre al coinvolgimento
di Adolf Hitler. Per reazione, molte librerie del Regno Unito, annullarono le ordinazioni del suo
libro: “Hitler’s War e diversi governi tra cui Canada, Australia, Nuova Zelanda,
Italia, Germania e Sudafrica gli hanno negato l'ingresso, anche se queste interdizioni non sempre
vennero applicate. Nel maggio 1992, durante un raduno in Germania, Irving affermò che la camera
a gas ricostruita ad Auschwitz era “un falso fabbricato dopo la guerra”.

Robert Faurisson
Altra personalità di notevole interesse è l'ex professore di critica letteraria all'Università
di Lione Robert Faurisson, che è stato soprannominato dai negazionisti australiani il “Papa
del revisionismo” per i suoi instancabili sforzi tesi a consolidare la prima delle tre colonne portanti
della negazione dell'Olocausto: le camere a gas non sono mai esistite, e se strutture simili sono
esistite, non avevano la funzione di sterminare le persone, ma solo quella di uccidere i pidocchi, di
cui il campo era sempre infestato.

5
Carlo Mattogno

Ufficiale in congedo dell’esercito italiano, secondo le biografie presenti in alcuni siti


negazionisti,[19] avrebbe condotto studi avanzati in latino, greco ed ebraico occupandosi di analisi e
tecnica testuale. Dagli anni settanta ha iniziato ad occuparsi della storia dell'Olocausto:
nel 1985 ha pubblicato Il mito dello sterminio ebraico e Il rapporto Gerstein: anatomia di un
falso con la casa editrice "Sentinella d'Italia", della destra radicale italiana[20]. Negli stessi anni,
Mattogno ha collaborato con la rivista della destra radicale italiana Orion, unitamente al fratello
Gian Pio, un cattolico fondamentalista[21]. Altre opere di Mattogno sono state invece pubblicate
unicamente in internet.

Mattogno è membro dal 1988 dell'"Editorial Advisory Committee" dell'Institute for Historical
Review, un'associazione negazionista[22], contribuisce alla rivista trimestrale dei Vierteljahreshefte
für freie Geschichtsforschung, sempre di contenuto apertamente negazionista, e a partire
dal 1989 ha partecipato come relatore a diverse conferenze internazionali negazioniste.

Nelle sue numerose pubblicazioni, Mattogno nega che siano state pianificate e poste in
essere azioni di sterminio nella Germania nazista, in particolare contro ebrei e zingari:
i lager sarebbero stati quindi dei meri luoghi di concentramento, transito, lavoro o soggiorno,
funzionali ad una politica di evacuazione di alcune categorie di persone potenzialmente pericolose.

Per Mattogno i tedeschi desideravano unicamente far emigrare gli ebrei dalla Germania, in
quanto gli ebrei stessi sarebbero stati i primi a dichiarare la propria opposizione verso il regime
nazista. L'Olocausto non sarebbe altro che un'enorme macchinazione propagandistica, nata negli
ambienti dei lager ad opera delle cellule resistenziali ebraiche, sistematizzata in seguito dai
Sovietici, imposta da tutti gli Alleati alla fine della guerra grazie ai processi di Norimberga - che egli
ritiene in gran parte basati su prove e testimonianze false o falsificate - e definitivamente accettata
dagli storici e dai principali stati del mondo.

Per evitare qualsiasi dissenso, i governi avrebbero quindi delegato ad una serie di leggi
liberticide ed alle aule di giustizia il compito di far calare una definitiva pietra tombale sulla
questione. Il movimento negazionista mondiale quindi sarebbe la vittima predestinata di un enorme
complotto planetario[23].

Dopo aver visitato a partire dalla fine degli anni settanta gli ex campi di Auschwitz-
Birkenau, Stutthof, Dachau, Gusen, Mauthausen, Gross-Rosen, Buchenwald, Lublino-
Majdanek, Płaszów,Bełżec, Treblinka, l'ex-ghetto di Terezin e Sobibór, e aver consultato numerosi
archivi, nelle sue prime opere (1985-1995) ha concentrato i suoi interessi sulla critica delle
testimonianze relative alle modalità di sterminio degli ebrei tramite camere a gas, le quali
presenterebbero, secondo Mattogno, numerose contraddizioni ed inverosimiglianze che ne

6
inficerebbero l'attendibilità. Tutte le testimonianze relative allo sterminio degli ebrei analizzate, da
qualsiasi parte provengano, risulterebbero secondo Mattogno false[24].

A partire dal 1995, Mattogno ha frequentato gli archivi moscoviti appena riaperti agli
studiosi, in cui ha avuto la possibilità di esaminare numerosi documenti (circa 90.000 pagine)
precedentemente sequestrati dai Sovietici: tra questi hanno avuto particolare rilievo nelle sue
opere successive quelli relativi alla "Zentralbauleitung" ("Ufficio centrale delle costruzioni") di
Auschwitz.

Una delle sue argomentazioni consiste nell'impossibilità fisica dei forni crematori esistenti di
eliminare l'enorme massa di cadaveri dei prigionieri uccisi nelle camere di sterminio, per questioni
di tipo tecnico e ingegneristico. Allo stesso tempo, vengono considerate fisicamente impossibili - e
comunque non avvenute - anche le cremazioni dei cadaveri nelle fosse scavate all'aperto. Le sue
conclusioni non sono entrate nel circolo delle argomentazioni storiografiche sull'Olocausto, pur
tuttavia sono state criticate da alcuni studiosi, come l'americano John C. Zimmerman[25] o il medico
italiano Francesco Rotondi[26].

Carlo Mattogno, secondo i metodi propri del negazionismo, ha spesso polemizzato con
diversi studiosi della Shoah, accusandoli di malafede, dilettantismo, falsificazione della storia,
improvvisazione e ignoranza[27]. Esemplare tra queste diatribe è quella suscitata dalla tesi di
dottorato in semiotica di Valentina Pisanty che accusava Mattogno di metodi capziosi e scorretti e
di falsificazione dei documenti.

Sulla stessa falsariga, Carlo Mattogno afferma di "(essere) il revisionismo storico in Italia" e
di aver "gettato nella costernazione i santoni della nuova religione olocaustica", che si imporrebbe
nel mondo tramite una "nuova Santa Inquisizione Olocaustica"[28].

7
Critiche al Negazionismo scientifico dell'Olocausto

L'argomento cardine della polemica negazionista è l'inesistenza delle camere a gas. Robert
Faurisson e Fred Leuchter per primi hanno sostenuto questa teoria, cercando di dimostrare
scientificamente l'impossibilità tecnica di stermini di massa mediante gas velenosi. A tal scopo
pubblicarono nel 1988 un rapporto noto come Leuchter Report, una perizia tecnica nella quale la
dimostrazione dell'inesistenza di camere a gas sarebbe stata confermata dall'assenza di residui di
cianuri nei resti delle camere a gas stesse ad Auschwitz. Su questo filone si sono susseguiti una
serie di tentativi analoghi di altri autori negazionisti (Lüftl Report, Rudolf Report...) che hanno
abbandonato l'atteggiamento apertamente antisemita del negazionismo "prima maniera" per
adottarne uno più distaccato, con pubblicazioni che spesso ricalcano gli schemi della pubblicistica
scientifica.

Le critiche e le risposte a questa nuova e più persuasiva forma di negazionismo, sono


giunte inizialmente dal chimico e storico francese Georges Wellers, deportato ad Auschwitz e
sopravvissuto all'Olocausto[29][30] dal farmacista e storico francese Jean-Claude Pressac, autore di
un'analisi senza precedenti sulle tecniche di sterminio nei campi di concentramento
nazisti,[31][32][33] e successivamente da altri studiosi, quali Robert Van Pelt, professore presso
l'Università di Waterloo in Canada[34], Richard J. Green, chimico americano membro dell' Holocaust
History Project[35] oMichael Shermer, fondatore ed editore dello Skeptic magazine, direttore di The
Skeptics Society e collaboratore di Scientific American[36].

8
Critica ai metodi del Negazionismo dell’Olocausto in Carlo
Mattogno

Nella sua critica ai metodi dei negazionisti, ed in particolare di Carlo Mattogno, Pierre
Vidal-Naquet ( nota 1) distingue anzitutto tra principi e metodi di lavoro dei negazionisti. Riguardo
ai primi, egli afferma:
"Di fatto i "negazionisti" condividono tutti più o meno alcuni principi estremamente
semplici:
1. Non c'è stato genocidio, e lo strumento che lo simboleggia, la camera a gas, non
è mai esistito.
2. La "soluzione finale" non è mai stata altro che l'espulsione degli ebrei verso l'est
europeo, il "refoulement", come dice elegantemente Faurisson (Vérité, p.90). Poiché "la
maggior parte [degli ebrei di Francia] proveniva dall'est", se ne dedurrà che non si trattava
che di un rimpatrio, un po' come le autorità francesi rimpatriarono gli algerini
nell'ottobre 1961 verso i loro "villaggi" d'origine.
3. La cifra delle vittime ebraiche del nazismo è molto inferiore a quella che si è
detta: "Non esiste nessun documento degno di questo nome che valuti la perdita totale
della popolazione ebraica durante l'ultima guerra a più di 200.000”.
4. La Germania hitleriana non ha la maggiore responsabilità della seconda guerra
mondiale; la condivide, per esempio, con gli ebrei (Faurisson, in Vérité,p.187) oppure non
ne ha proprio nessuna.
5. Il maggior nemico del genere umano durante gli anni Trenta e Quaranta non è la
Germania nazista, ma l'Urss di Stalin.
6. Il genocidio è un'invenzione della propaganda alleata, specialmente ebraica, e in
particolare sionista, che si può facilmente spiegare, mettiamo, con la propensione degli
ebrei a fornire cifre immaginarie sotto l'influenza del Talmud" (pp.19-20).

Sui metodi di lavoro dei negazionisti, ed in particolare di Carlo Mattogno, Pierre Vidal-
Naquet ribadisce:
"Di fatto si possono così riassumere i principi del metodo negazionista:
1.Ogni testimonianza diretta fornita da un ebreo è una menzogna o una fantasia.
2.Ogni testimonianza, ogni documento, anteriore alla liberazione è un falso o è ignorato e
considerato una "voce".
3.Ogni documento, in generale, che ci dà informazioni di prima mano sui metodi dei nazisti è un
falso o è un documento truccato.

9
4. Ogni documento nazista che fornisce una testimonianza diretta è preso al suo valore nominale
se è scritto in codice, ma ignorato (o sottointerpretato ) se è scritto in un linguaggio diretto, come
certi discorsi di Himmler.
5. Ogni testimonianza nazista posteriore alla fine della guerra resa in un processo all'est o
all'ovest, a Varsavia o a Colonia, a Gerusalemme o a Norimberga, nel 1945 o nel 1963, è
considerata come ottenuta sotto tortura o per intimidazione.
6. Tutto un arsenale pseudotecnico è mobilitato per mostrare l'impossibilità materiale della
gassazione di massa.
7. Un tempo l'esistenza di Dio veniva provata col fatto che l'esistenza era insita nel concetto stesso
di Dio. E' la famosa "prova ontologica". Si può dire che per i "negazionisti” le camere a gas non
esistono perché la non esistenza è uno dei loro attributi. E' la prova non ontologica.
8. Infine e soprattutto, tutto ciò che può rendere conveniente, credibile, questa spaventosa storia,
che può segnare l'evoluzione, fornire termini di paragone, è ignorato o falsificato.

Inoltre, si possono reperire queste altre affermazioni sui principi e sulla metodologia dei
negazionisti: "Così, respingere, per principio, tutte le testimonianze dirette per ammettere come
decisive le testimonianze di coloro che, a quanto essi stessi dicono, non hanno visto niente, come i
delegati del Comitato internazionale della Croce Rossa. (p.48).

"Mentre l'antisemitismo francese tradizionale -- quello di Maurras -- è spesso filoisraeliano,


tutti i negazionisti sono risolutamente antisionisti. Alcuni scivolano dall'antisionismo
all'antisemitismo, ed è questo il caso di una certa ultrasinistra. Altri compiono il cammino inverso.

L'assoluta necessità del discorso antisionista nel revisionismo si spiega benissimo. Si tratta
di giocare d'anticipo sulla creazione dello Stato d'Israele. Israele è uno Stato che usa i mezzi della
violenza e del dominio”.

10
Critica alla metodologia stilistico-logica del Negazionismo in
Carlo Mattogno

La semiologa Valentina Pisanty, in un saggio pubblicato nel 1998[37] ci ha offerto un'analisi


sulla metodologia stilistica dei negazionisti al fine di capire quella che è la struttura logica o
paralogica sottesa agli scritti degli stessi, in particolare del Mattogno, per capire se vi sia
un'ossatura argomentativa costante in tali testi, e se (ed eventualmente come) tale ossatura si
discosti sensibilmente dal metodo interpretativo comunemente impiegato dagli storici di
professione.

L'autrice ritiene che Robert Faurisson sia la figura di transizione tra la


fase propagandistica del fenomeno negazionista e il tentativo di conquistare una certa rispettabilità
scientifica. Faurisson, insieme ad alcuni suoi allievi, fra cui spiccano Henry Roques e Carlo
Mattogno, tenterebbero di legittimare il negazionismo attraverso l'utilizzo di strategie retoriche
“oggettivanti”.

Lo scopo dei negazionisti “ricercatori” sarebbe quello di dare l'impressione, del tutto
illusoria, che sia in corso un serio dibattito storiografico tra la “storiografia ufficiale” da un lato e la
“storiografia revisionista” dall'altro.

Le strategie usate dai negazionisti, ed in particolare da Carlo Mattogno, a detta della


Pisanty sono semplici, ma efficaci.

1. In primo luogo essi operano una drastica selezione sul materiale documentario di partenza.
Essi procedono con un metodo “negativo”, tentano cioè di smontare le testimonianze e i
documentari che attestano l'esistenza dello sterminio, ma non portano una testimonianza o
documentazione a garanzia della loro tesi. Come dire che non possono dimostrare in
modo “positivo” e quindi costruttivo, la loro teoria, dunque cercano di avvalorarla mettendo
in crisi la teoria opposta.
2. Procedono poi con una ulteriore selezione, eliminando tutto quel materiale che non torna
utile alla loro teoria. Essi, in pratica, si rendono ciechi e sordi davanti alle testimonianza dei
Sonderkommandos o dei Sanitäter, fanno finta di ignorare le dichiarazioni trascritte dei
discorsi in cui Hitler e gli altri grandi capi della gerarchia nazista dichiaravano a chiare
lettere, senza possibilità di incomprensioni, il programma di genocidio in corso, come
la conferenza di Posen dell'ottobre 1943, tenuta da Heinrich Himmler con alti ufficiali SS e
con i Gauleiter, o la Conferenza di Wannsee del gennaio 1942, diretta da Reinhard
Heydrich con la partecipazione di alti funzionari delle amministrazioni tedesche coinvolte
nello sterminio, di cui negano l'autenticità.
11
Quello che i negazionisti propongono sarebbe dunque una decostruzione, una dissezione
degli studi storiografici, quali il Poliakov, l'Hilberg ecc., e delle testimonianze dirette, per trovarvi,
talvolta in modo veramente forzato, delle contraddizioni e per porre l'accento su eventuali errori o
imprecisioni (reali o inesistenti). Essi, in fin dei conti, si “discostano dall'oggetto della discussione
per attaccarsi a ciò che l'avversario ha detto” .

La Pisanty cita, a tale proposito, l'argumentum ad personam descritto da Arthur


Schopenhauer nel suo saggio Sull'arte di ottenere ragione: “Quando ci si accorge che l'avversario
è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi
dall'oggetto della contesa (dato che in quella sede si ha partita persa) al contendere e si attacchi in
qualche modo la sua persona”.

I negazionisti sceglierebbero, fra le varie testimonianze ufficiali, quelle dei bersagli


simbolici, come Anna Frank, esprimendo dubbi sull'autenticità degli scritti o sulla comprensione del
testo, come nel caso di Rudolf Höß, o insinuando che la testimonianza è inventata o forzata o che
sia un falso, come in molti casi relativi alle deposizioni lasciate dai gerarchi nazisti al processo di
Norimberga.

I negazionisti, insomma, secondo l'autrice metterebbero in dubbio la veridicità di alcune


testimonianze simbolicamente importanti, per arrivare a sostenere che tutte siano state fraintese,
più o meno volutamente, nel loro vero significato. Appigliandosi ai minimi errori commessi dai
testimoni (sia da parte dei superstiti, sia da quella delle SS), i negazionisti saltano
precipitosamente alla conclusione che, se il testimone si è sbagliato su un dettaglio, nulla
garantisce che egli non sia sbagliato anche sul resto (è la logica del "Falsus in uno, falsus in
omnibus").

All'occorrenza, tali autori non esiterebbero a fabbricare fonti inesistenti, come il presunto
computo della Croce Rossa Internazionale, per cui le vittime della ferocia nazista non sarebbero
state più di trentamila.

12
Note

1. ^ Lettera del 26 dicembre 2005 di Robert Faurisson a Jawad Sharbaf, direttore generale dell'Istituto
di scienze politiche di Tehran, nella quale il massimo negazionista mondiale afferma: "L’impostura
dell’Olocausto è la spada e lo scudo dello Stato ebraico; essa ne è l’arma numero uno. Essa
permette agli ebrei e ai sionisti di mettere sotto accusa il mondo intero: in primo luogo la Germania
del III Reich che avrebbe commesso un crimine abominevole e senza precedenti, poi il resto del
mondo che l’avrebbe lasciata commettere questo stesso crimine.". Cfr. l'"Archivio Faurisson" presso
la sezione italiana del sito della Association des Anciens Amateurs de Récits de Guerres et
d'Holocaustes
2. ^ A.Di Giovine, Il passato che non passa: 'Eichmann di carta' e repressione penalein Diritto pubblico
comparato ed europeo, Giappichelli, Torino, 2006, fasc. 1, pp. XIV-XXVIII
3. ^ (DE) Verbotsgesetz, legge austriaca che proibisce il nazionalsocialismo, promulgata nel 1947 con
emendamenti del 1992
4. ^ Corriere della Sera, 27-01-2007 - L'Onu contro il negazionismo 22 stati non votano, no dell'Iran
5. ^ C.Mattogno, Come gli storici delegano alla giustizia il compito di far tacere i revisionisti
6. ^ Bochaca, J., La finanza e il potere, Ar, pag. 73
7. ^ C.Saletta, Per il revisionismo storico contro Vidal-Naquet, Graphos 1993, p. 30
8. ^ Paul Rassiner, “Il dramma degli ebrei europei”, Ed. Europa, 1967
9. ^ Richard E. Harwood, “Did Six Million Really Die?”, Samisdat Publishers, Ltd, 1974
10. ^ L’ipotesi Madagascar
11. ^ “Ogni cosa è illuminata”, minuto 33
12. ^ "I carnefici della porta accanto. 1941: il massacro della comunità ebraica di Jedwabne in Polonia",
Gross Jan T., Arnoldo Mondadori Editore, 2002
13. ^ Leon Degrelle, "Lettera al Papa sulla truffa di Auschwitz", Ed. Sentinella d' Italia, 1979
a b
14. ^ Dal dossier "66 domande e risposte sull' olocausto" pubblicato da Institute for Historical Review
15. ^ Roger Garaudy, "I miti fondatori della politica israeliana", Ed. Graphos, 1996
a b
16. ^ Dal dossier "66 domande e risposte sull' olocausto" pubblicato da Institute for Historical Review
17. ^ Jurgen Graf: “L’olocausto allo scanner”, Ed. Gideon Burg, 1993
18.^ Ibidem
19. ^ Breve profilo biografico di Mattogno sul sito Revisionist.com
20. ^ Mattogno ha quasi sempre pubblicato i suoi testi in lingua italiana per case editrici
d'area neofascista o neonazista: tra questi le "Edizioni AR", di proprietà di Franco Freda (sito), o la
casa editrice "Effepi" (vedi articolo del 30 marzo 2006 sul Corriere della Sera), oltre ad un testo
pubblicato da "Graphos", una casa editrice di negazionisti marxisti di
ispirazione bordighiana (vedi pagina sul negazionismo marxista sul sito Olokaustos.org).
21. ^ L. Vianelli, I negazionisti italiani].
22. ^ L'associazione non svolge ricerca in senso accademico in quanto le sue pubblicazioni non sono
sottoposte alla normale pratica del peer review: vedi quanto segnalato sul sito Nizkor.org.
23. ^ C.Mattogno, Il mito dello sterminio ebraico: in questo saggio si descrivono i capisaldi delle sue tesi.
24. ^ C. Mattogno, Dal vianellismo al visionarismo: i "concreti furori" di Vincenzo Sciacca.
25. ^ J. C. Zimmerman, Holocaust Denial: Demographics, Testimonies and Ideologies, University Press
of America. 2000 (capitolo 9). In rete si trova la risposta di Mattogno (nella traduzione italiana) e
la controrisposta di Zimmerman (in inglese, sul sito Holocaust-History.org), a cui è seguita
un'ulteriore critica di Mattogno (disponibile in rete in formato (PDF): G. Rudolf - C.
Mattogno, Auschwitz Lies, pp. 87-194).
26. ^ Francesco Rotondi Luna di miele ad Auschwitz. Riflessioni sul negazionismo della Shoah, Edizioni
Scientifiche Italiane, Napoli 2005, con scheda e indice in rete. In risposta Mattogno ha
pubblicato Ritorno dalla luna di miele ad Auschwitz. Risposte ai veri dilettanti e ai finti specialisti

13
dell’anti-“negazionismo”, Effepi, Genova, 2006 ed ha inoltre controreplicato in rete (qui (PDF)); le
risposte di Rotondi sono presenti sul suo blog.
27. ^ Articoli vari di Carlo Mattogno (specificamente il saggio Olocausto: dilettanti allo sbaraglio),
all'interno dei quali polemizza con Valentina Pisanty, John C. Zimmerman, Pierre Vidal-Naquet,
Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard ed altri studiosi.
28. ^ Wellers G: Les chambres a gaz ont existe : des documents, des temoignages, des chiffres,
Gallimard, 1981 (ed.it : Le camere a gas sono esistite: documenti testimonianze cifre. Torino, 1997
29. ^ Wellers G: A propos du "rapport Leuchter" et les chambres a gaz d'Auschwitz. Le Monde Juif 134
(Apr-June 1989)
30. ^ Pressac JC: Les carences et incohérences du Rapport Leuchter, Jour J., la lettre télégraphique
juive, 12.12.1988 versione on line.
31. ^ Pressac JC: Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers, The Beate Klarsfeld
Foundation, New York, 1989 versione on line.
32. ^ Pressac JC: Les crématoires d’Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, CNRS Éditions,
1993
33. ^ Report Of Professor Robert Jan Van Pelt.
34. ^ Rich Green's Homepage.
35. ^ Michael Shermer and Alex Grobman: Denying History.Who Says the Holocaust Never Happened
and Why Do They Say It?
36. ^ Robert Faurisson, Vérité historique ou vérité politique : le dossier de l’affaire Faurisson : la
question des chambres à gaz, Paris: La Vieille Taupe, 1980.pag. 90
37. ^ Ibidem pag. 187
38. ^ Ibidem pagg. 19-20
39. ^ Valentina Pisanty, L’irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo
Bompiani 1998

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Bibliografia

Sul negazionismo
 Alberto Burgio, L' invenzione delle razze: studi su razzismo e revisionismo, Roma, Manifestolibri, 1998
 Richard J. Evans, Negare le atrocità di Hitler. Processare Irving e i negazionisti, Sapere 2000 ediz.
Multimediali, 2003
 Marcello Flores, Storia, Verità e Giustizia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001
 Francesco Germinario, Estranei alla democrazia. Negazionismo e antisemitismo nella destra radicale
italiana, Pisa, BFS, 2001
 Leonelli R., Muscatello L., Perilli V., Tomasetta L., "Negazionismo virtuale: prove tecniche di
trasmissione", in Altreragioni, n. 7, 1998
 Deborah Lipstadt, Denying The Holocaust, New York Free Press 1986
 Valentina Pisanty, L'irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Milano, Bompiani,
1998
 Gian Enrico Rusconi, Germania un passato che non passa
 Michael Shermer, Alex Grobman, Negare la storia. L'olocausto non è mai avvenuto: chi lo dice e
perché (tit. orig. Denying History: Who Says the Holocaust Never Happened and Why Do They Say It?),
Roma, Editori Riuniti, 2002
 L.Canfora L'uso politico dei paradigmi storici, Laterza, Roma-Bari 2010.
 D.Losurdo, Il revisionismo storico. Problemi e miti. Laterza, Roma-Bari 1996.
 M.Testa, Il revisionismo storico. Le opinioni di studiosi e intellettuali. Historica edizioni, Cesena 2013.

Scritti Negazionisti

 Christophen T., La fandonia di Auschwitz, Parma, La Sfinge, 1984


 Cole D., Six important Unanswered Questions Regarding The Nazi Gas Chambres, manoscritto inserito
in www.codoh.com

Bibliografia di Carlo Mattogno

 1. La Risiera di San Sabba: un falso grossolano, Sentinella d'Italia, 1985.


 2. Il rapporto Gerstein: Anatomia di un falso. Sentinella d’Italia, 1985.
 3. Il mito dello sterminio ebraico. Introduzione storico-bibliografica alla bibliografia revisionista.
Sentinella d’Italia 1985.
 4. Auschwitz: due false testimonianze. La Sfinge, Parma, 1986.
 5. Auschwitz: un caso di plagio. La Sfinge, Parma, 1986.
 6. Wellers e i “gasati” di Auschwitz. La Sfinge, Parma, 1987.
 7. Auschwitz: le “confessioni” di Höss. La Sfinge, Parma, 1987.
 8. “Medico ad Auschwitz”: Anatomia di un falso. La Sfinge, Parma, 1988.
 9. Come si falsifica la storia: Saul Friedländer e il “rapporto” Gerstein. La Sfinge, Parma 1988.
 10. La Soluzione finale. Problemi e polemiche. Edizioni di Ar, Padova 1991.
 11. Auschwitz: la prima gasazione. Edizioni di
 Ar, Padova, 1992.

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