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SIGMUND FREUD

La prima concezione topica dell’apparato psichico fa la sua comparsa nel capitolo VII dell’
Interpretazione dei Sogni.

Entrando più nello specifico, nel modello della prima topica freudiana la mente umana viene
suddivisa in tre distinti sistemi:

- Inconscio

- Preconscio

- Conscio

Con una celebre metafora, Freud paragona la mente ad un iceberg: l’attività cosciente (tutte le
riflessioni che facciamo, delle quali siamo pienamente consapevoli), rappresenta la punta di tale
iceberg (CONSCIO).  La parte più rilevante della nostra attività psichica si svolge però in una
dimensione sommersa, non visibile, non immediatamente accessibile, e quindi inconsapevole
(INCONSCIO). I pensieri che giungono alla coscienza e le azioni che ne derivano appaiono in
questo quadro come l’esito di forze psichiche inconsapevoli.

In una fascia intermedia dell’iceberg si collocano i pensieri normalmente non disponibili alla
coscienza ma che possono essere richiamati tramite un atto di volontà (PRECONSCIO).

L’inconscio della prima topica freudiana è un sistema in cui agiscono pulsioni e istinti non
compresi dalla coscienza e a cui viene rifiutato l’accesso al sistema conscio.

Pulsioni e istinti che restano attivi e che cercano di accedere alla coscienza e ne sono ostacolati
dagli aspetti di rimozione, ovvero forze contrarie provenienti dalla censura. Così i contenuti
inconsci possono esprimersi solo nei sogni o attraverso sintomi fisici e lapsus.

Per preconscio si intende una condizione inconsapevole, ma facilmente richiamabile dalla


coscienza.

Il preconscio è separato dall’inconscio da una censura che cerca di impedire ai contenuti inconsci
l’accesso al preconscio ed è separato dal conscio da un altro tipo di censura di tipo selettivo, il
cui compito è far emergere solo contenuti che non siano perturbanti per la coscienza. Al
preconscio appartengono i ricordi infantili e non attualizzati che possono emergere. Il preconscio
è legato infatti oltre che ai ricordi alle  funzioni automatiche che vengono integrate come
conoscenza e che restano disponibili, ma inconsce. Ad esempio i movimenti necessari per andare
in bicicletta, per guidare l’automobile o per sciare sono legati al preconscio. Movimenti che
vengono compiuti senza pensare, perchè sono stati appresi  e restano in una sorta di memoria
interna sommersa quale è appunto il preconscio.

Il conscio, come il temine stesso indica, è legato alla consapevolezza  della realtà. E’ una funzione
a cui ogni essere umano accede per il solo fatto di essere senziente e di avere coscienza di sé. Da
Freud è posto in relazione con l’istanza critica.

La seconda topica formulata da Freud, nel 1950, è caratterizzata da tre istanze principali: l’Es, l’Io
ed il Super-io.

Iniziando dall’Es, questa è rappresentabile come una vera e propria pulsione irrazionale che ha
come contenuto la soddisfazione di se stessa. La parola es, in tedesco, si traduce con la terza
persona singolare neutra. Questa forza, o pulsione, pregna di energia ha come unico obiettivo la
soddisfazione personale, in quanto comporta piacere. L’obiettivo è, quindi, quello di procurare
piacere all'individuo appagando la libido.

L’Es è la componente più irrazionale tra le tre ed è permanente e si rapporta con il Super-io.

Il Super-io, invece, è la suddetta coscienza morale. Questo comprende tutte le norme morali che
sono state trasmesse sin dall'infanzia e che contengono regole di condotta e di convivenza
sociale, impartite dalle figure genitoriali e/o dagli educatori.

Il super-io non è uguale per tutti: infatti l’ etica del Super-io si può ergere come un muro di diverse
altezze a seconda della persona considerata (tutto dipende dalla formazione ricevuta).

Nel caso non si abbia avuto una formazione etica adeguata allora il muro risulta essere molto
basso e, conseguentemente l’es non trova barriere che delimitano l’espressione dei propri impulsi
e, conseguentemente, l’individuo potrebbe rappresentare minaccia per gli altri, in quanto libero di
muoversi secondo proprio arbitrio e pulsioni.

se muro, invece, è estremamente elevato (causato da un proibizionismo eccessivo) l’es non riesce
a trapassare e, conseguentemente non riesce ad astenersi e appagarsi. Infine, se l'educazione è
risultata adeguata allora il muro sarà di un'altra media e riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra
l'esternazione dell’es e le regole morali da rispettare.

L’Io, infine, rappresenta quello che è il ‘’volto’’, la parte consapevole, l'istanza della psiche che è in
relazione in contemporanea con il mondo esterno e quello della propria interiorità (es e super-
io).Questa è la parte più organizzata ed intelligente della psiche che sorveglia ed equilibra le
istanze prima citate, le quali si trovano sempre in contrasto tra loro.

Infine, è importante sottolineare le dinamiche che generano la nevrosi, che si instaura quando l’Io
non riesce a governare in maniera adeguata sulle altre due istanze, non riuscendo quindi a gestire
adeguatamente la situazione. Nello specifico caso della nevrosi, bisogna determinare i rapporti di
relazione esistenti tra es e super-io.

Quando l’es ha esigenze eccessive, o il super-io è troppo debole, può accadere che l'es abbia il
sopravvento sul super-io e possa portare l’io a svolgere comportamenti inadeguati o proibiti
oppure, nel caso il super-io sia troppo rigido questo potrebbe provocare la rimozione di alcune
istanze dell’es che, diventate inconsce, si manifestano sotto forma di nevrosi.

Freud idealizza la teoria della sessualità, una delle teorie più scandalose fino ad allora proposte in
quanto implica l'esistenza di pulsioni sessuali fin dalla tenera età. Fino ad allora, difatti, era
consuetudine considerare la sessualità come un istinto che subentrasse una volta raggiunta la
pubertà, e del tutto mancante nell’infanzia.

Strettamente collegato a questa teoria è il complesso di Edipo: questo prende il nome dalla
vicenda mitica di Edipo che, senza saperlo, uccide il padre e sposa la madre.

Prima di parlare del complesso edipico, è importanta trattare della dottrina di sessualità infantile
elaborata da Freud.

Il bambino, un essere perverso (quindi capace di desideri sessuali differenti da quelli destinati alla
procreazione) e polimorfo (quindi capace di sfruttare i più diversi organi corporei per soddisfare le
proprie esigenze), è un essere sessuale, che inizia ad avvertire le prime pulsioni alla tenera età dei
primi mesi di vita che si sviluppano in tre fasi:

- fase orale: avviene durante i primi mesi di vita, fino ad un anno e mezzo, e ha come zona
erogena la bocca (il bambino, infatti, inizia a poppare);

- fase anale: si estende dall’età di un anno e mezzo fino ai tre anni, e ha come zona erogena
l’ano (siccome il bambino inizia a provare piacere dalle funzioni di defecazione);

- fase genitale: questa a sua volta è diramata in due differenti fasi:

- fase fallica: durante questa fase c’è la scoperta del pene, che costituisce un oggetto di paura
per il bambino (che ha paura di essere castrato) ed un senso di gelosia da parte della bambina
(che si sente di fatto castrata, in quanto mancante del genitale tipicamente maschile tanto
desiderato e pervasa da invidia).

- fase genitale in senso stretto: va dal declino della sessualità infantile (4/6 anno di vita) fino
all’inizio della pubertà ed in questa fase i due giovani iniziano a concepire le proprie pulsioni
sessuali attraverso le proprie zone genitali (la clitoride per le ragazze e il pene per i maschi).

Proprio durante la fase fallica (in cui bambino matura comprensione della zona del piacere) si
scaturisce quello che è il complesso edipico. questo, elaborato su base sperimentale da Freud, è
un senso di colpa che tutti abbiamo ma del quale non ricordiamo l’origine.

Intorno ai tre anni l’infante sviluppa un attaccamento libidico nei confronti della madre e
vorrebbe essere l'unico oggetto delle attenzioni di lei e quindi invidia padre, in quanto egli gli
sottrae l’amore della madre (per le bambine, avviene la medesima cosa ma per il sesso opposto,
quindi attaccamento nei confronti padre e gelosia verso la madre).

Ciò genera un senso di colpa, causato dall’intensità di questo sentimento che porta i due a
sviluppare addirittura intenzioni omicide, che però non porteranno a compimento in quanto si ha
paura (nel caso del maschio) di una inferiorità nei confronti dell’altro e, quindi, una possibile
castrazione e, nella bambina, la necessità non rimpiazzabile delle attività nutritive e vitali alle quali
la madre provvede.

In conclusione, a seconda che il complesso venga superato o meno, questo andrà a strutturare la
personalità dell’individuo.

È carattere peculiare della psicoanalisi l'ampia sovrapposizione tra il metodo di indagine e la


terapia: viene pertanto utilizzato proprio il fatto che l'analista sia bersaglio ricorrente di quei
desideri e conflitti che stanno alla base dei disturbi del soggetto, riferendosi a tale processo con le
espressioni di transfert-controtransfert, coppia di termini che indica le interazioni affettive tra
l'analizzando e l'analista, e viceversa.

In senso lato il transfert è il processo per il quale si sposta su un'altra persona o cosa un moto
affettivo in precedenza rivolto a un certo individuo, specialmente dell'ambito familiare.

Nel senso più stretto e comunemente usato, il transfert qualifica il rapporto affettivo che
l'analizzando instaura con l'analista nel corso della cura: riproduce nei suoi confronti i desideri, le
paure, le aspettative già proprie del rapporto con i genitori.

È detto positivo quando prevalgono sentimenti affettuosi, negativo nel caso di sentimenti ostili.

Esso da una parte è una resistenza alla cura, giacché l'analizzando riproduce situazioni patogene,
anziché prenderne coscienza con la parola, dall'altra è un mezzo importante di cui l'analista
dispone per cogliere il mondo interno del soggetto.

Propriamente la psicoanalisi non è un metodo introspettivo, giacché l'introspezione presuppone


un ruolo attivo dell'osservatore: al contrario è richiesto al soggetto di lasciarsi andare al flusso
delle idee che gli vengono in mente, libere associazioni, tecnica per la quale si lascia correre il
pensiero al fine di lasciar emergere immagini inconsce.

Già utilizzata nella psicologia introspezionistica, in psicoanalisi è la regola fondamentale per


arrivare ai pensieri inconsci. Al soggetto è richiesto di lasciarsi andare, raccontando tutto ciò che
gli viene in mente, comprese le cose che ritiene di poco conto, le immagini spiacevoli o
imbarazzanti. L'esposizione può consistere in una libera narrazione, oppure può prendere spunto
dalle immagini di un sogno, da un lapsus, da un sintomo nevrotico. All'analista è richiesto invece
di prestare un'attenzione fluttuante, non centrata sui particolari, così da riuscire a cogliere nel
discorso del soggetto quelle espressioni inconsuete, perturbanti, che sono indizi di un altro
discorso, inconscio. Compito dell'analista è dunque l'interpretazione dei vissuti narrati dal
soggetto, allargandone la comprensione e mettendo in evidenza quei significati che rivelano
desideri e rappresentazioni inconsci.

La terapia mira a rendere consapevole il soggetto dei suoi processi inconsci: la presa di coscienza
dovrebbe portare allo scioglimento del conflitto inconscio e del sintomo nevrotico che da quello
deriva.

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