Domande fisica
1) Moto rettilineo vario: Come si ricava la velocità e la legge oraria dall'accelerazione?
Fare anche un esempio notevole (per es., moto unif. accelerato);
Il moto rettilineo vario è il moto descritto da una particella che si sposta su una traiettoria
Δv
rettilinea con velocità non costante. Dunque presenta un’accelerazione definita come a = Δt
dv
e con accelerazione istantanea a = dt
in quanto la velocità è dV = adt e integrando, nel
caso del moto uniformemente accelerato, si ha che v − v 0 = a(t − t0 ) .
dx
Essendo v = dt
integro per ottenere la legge oraria e, nel caso del moto uniformemente
accelerato, ottengo x − x0 = v o (t − t0 ) + 21 a(t − t0 ) 2
Se a è costante i grafici sono:
a − t : retta parallela a al tempo con x(0) = a
v − t : retta con coefficiente angolare m = a
x − t : ramo di parabola
2) Ricavare la relazione tra posizione x e quadrato della velocità. Che significato fisico
ha questa relazione?;
Nel moto uniformemente accelerato la velocità è definita come v = v 0 − a(t − t0 ) , da questa
v−v 0
relazione ricaviamo il tempo, definito come t − t0 = a
.
Questa relazione del tempo la sostituiamo nell’equazione che definisce la legge oraria del
2
moto uniformemente accelerato x(t) = x0 + v 0 (t − t0 ) + 12 a(t − t0 )
v 2 −v02
Ed otteniamo x − x0 = 2a
⇒ 2a(x − x0 ) = v 2 − v 20
Il significato fisico di questa relazione lo si può notare moltiplicando da entrambi i lati per la
massa: ma(x − x0 ) = 12 m(v 2 − v 20 ) , F = ma ⇒ F (x − x0 ) = 12 m(v 2 − v 20 )
la forza moltiplicata per uno spostamento definisce il lavoro della forza,questa relazione
fisica indica il lavoro di una forza crea una variazione di energia cinetica. L = ΔE c
3) Discutere il moto parabolico e ricavare l'equazione dell'arco di parabola e la gittata;
Il moto nelle due direzioni x e y è indipendente. Nella direzione x abbiamo un moto uniforme
e nella direzione y abbiamo un moto uniformemente accelerato con a =− g .
Il corpo ha una velocità totale V e nelle componenti x e y le equazioni del moto sono:
x = V cos(α)t (moto uniforme)
y = V sen(α)t − 12 gt2 (moto uniformemente acc)
equazione parabola:
x
dalla prima eq ricavo t = V cos(α) e sostituisco nella seconda:
2
x
y (x) = V sen(α) * ( V cos(α) ) − 12 g( v2 cos
x
2 (α) )
per ottenere la gittata uguaglio y (x) = 0 e ottengo x(tg(α) − 12 gx v2 cos12 (α) ) = 0 ⇒
sen(α) sen(2α)
x = 2v 2 cos(α) g = v2 g [2cos(α)sen(α) = sen(2α)]
4) Ricavare l'accelerazione centripeta del moto circolare uniforme. Discutere inoltre
come essa si scrive usando il vettore velocità angolare;
ΔV = 2vsen( θ2 )
ΔS Δt
θ= R =V R
ΔV 2vsen( θ2 ) 2vsen( vΔt ) v
a= = = e moltiplico per v e ottengo
2R 2R
Δt Δt Δt
divido per 2R
vΔt
v 2 sen( 2R )
a= R vΔt (acc centripeta diretta verso il centro, )
2R
v2
se Δt → 0 allora a =
R (per limiti notevoli) ed è
l’accelerazione centripeta.
ngolare ω = dθ
La velocità a 1 dS
dt = R dt = R
V
2
ac = VR accelerazione centripeta
ω = VR ⇒ ac = ω 2 R ( a = ω × (ω × R) è ha la direzione di ω , stesso verso se
perpendicolare al piano del moto e v
aumenta altrimenti verso opposto, ω è = ω ×R)
Nello spazio, la posizione di un punto in funzione del tempo la possiamo descrivere tramite il
vettore posizione r(t) . Consideriamo le posizioni P e P' del punto nei due istanti t e t’. Lo
spostamento del punto da P a P' lo diamo tramite la differenza dei vettori posizione e quindi
tramite un vettore spostamento
r = r(t′) − r(t) .
comporta Δt tendente a zero non facciamo altro che far tendere il punto P' al punto P: quindi
il vettore dr diventa il vettore tangente alla curva che si può scrivere come:
Ogni vettore si può infatti scrivere come uno scalare moltiplicato per un versore. Il vettore
unitario (versore) è tangente alla traiettoria: questo vettore è funzione del tempo poiché
segue la traiettoria che può cambiare da punto a punto. La velocità istantanea sarà allora:
con v che è la derivata di uno scalare. E' quindi la "velocità scalare
lungo" la curva. Per la precisione, se indichiamo con s la coordinata
curvilinea sulla traiettoria, con origine o, e legge oraria s(t) , la
velocità scalare è ds
dt .
Il vettore unitario ur ne caratterizza la direzione ed il verso della velocità.
Per calcolare la velocità istantanea dobbiamo operare il limite della velocità media:
Se derivando il vettore unitario in questa espressione si arriva, dopo opportuni calcoli, alla
seguente formula: dove at e ac sono dette la componente
tangenziale e centripeta (o anche normale) dell'accelerazione. La prima componente ha la
direzione del vettore tangente alla traiettoria ed è legata alla variazione della velocità
scalare. La seconda componente ha la direzione normale alla traiettoria stessa ed è legata
alla variazione della direzione della velocità. Con R si indica il raggio di curvatura della
traiettoria ed è il raggio della circonferenza che meglio approssima la curva nel punto
considerato.
Osserviamo come possa esistere una accelerazione anche nel caso in cui la velocità scalare
non cambi: basta che esista una variazione della direzione della velocità ed è presente la
componente dell’accelerazione centripeta.
L’accelerazione vettoriale, descritta in coordinate intrinseche è la somma di due vettori
componenti: uno ha la direzione della tangente (la traiettoria), l’altro ha la direzione verso il
centro del cerchio osculatore di raggio R, la cui circonferenza è tangente alla traiettoria.
Sono dette accelerazione tangenziale e centripeta.
Il cerchio osculatore è il cerchio tangente alla curva che approssima la curva intorno al
tempo t fino al secondo ordine: ha cioè le stesse derivate prima e seconda di s(t) nel
punto. In questo modo posso pensare di sostituire localmente la curva con la circonferenza
percorsa con la stessa velocità e la stessa accelerazione di quelle che hanno sulla
traiettoria vera.
6) Qual è la relazione tra velocità osservata in un riferimento fisso e quella osservata
in un riferimento che ruota con velocità angolare costante? Che relazione c'è tra le
accelerazioni? Supporre fissa l'origine del riferimento rotante;
Consideriamo il piano dell’angolo ed il vettore velocità angolare ad esso perpendicolare. Il
vettore unitario ruota attorno ad esso, come in figura.
Vettori unitari sono quei vettori che danno le direzioni dei tre assi cartesiani.
Supponiamo un riferimento rotante nello spazio con vettori unitari i’,j’,k’.
Prendiamo ora un riferimento fisso ed un riferimento rotante con velocità angolare ω
costante. I riferimenti siano cartesiani. Per semplificare il calcolo pensiamo a scegliere le
origini dei due riferimenti, O e O’, come coincidenti. Fissato un punto P, il vettore posizione
può essere dato rispetto ad O oppure rispetto a O’.
Adesso calcoliamo la derivata rispetto al tempo del vettore posizione, ricordando che x,y,z
sono funzioni del tempo, i,j,k, sono fissi, x’,y’,z’ sono variabili nel tempo ed infine i’,j’,k’ che
ruotando sono anche loro funzioni del tempo.
Si possono calcolare le accelerazioni nella stessa maniera e si ottiene:
L’accelerazione osservata nel riferimento fisso è uguale a quella osservata nel sistema
rotante più il termine di Coriolis più il termine centripeto.
7) Discutere la macchina di Atwood nei due casi, ossia che la carrucola abbia massa
trascurabile e che la massa della carrucola sia non trascurabile;
La macchina di Atwood è costituita da due blocchi collegati da un filo
inestensibile che può scorrere su una carrucola di massa
trascurabile. Consideriamo due masse 1 scende e 2 sale. Il peso di 1
è concorde con la sua accelerazione. Il peso di 2 è discorde con la
sua accelerazione. Le equazioni sono:
m1 g + T = m1 a1 (sono eq vettoriali)
m2 g + T = m2 a2
Essendo che le due accelerazioni devono essere uguali (se si
trascura la massa della carrucola) si può ricavare l’accelerazione
ottenendo
m −m 2m1 m2
a = g m1 +m2 e la tensione T = m1 +m2
1 2
In base al segno di a si capisce il senso di rotazione del sistema.
(se invece si una una carrucola mobile si ha che mg = 2T in caso di equilibrio oppure si ha
mg − 2t = ma in caso dinamico.)
se invece si considera la carrucola con massa M bisogna tener conto del momento delle
forze → I α = τ = al braccio della forza per la sua distanza dal centro dell’origine.
per α si intende l’accelerazione angolare definita come a/R.
se si considera la figura per descriverne il moto avremo le due equazioni precedenti e in più
I α = (T 1 − T 2 ) * R (consideriamo come polo il centro di massa della carrucola).
m1 g−m2 g
quindi l’accelerazione trovata sarà uguale ad a = m1 +m2 + 12
R
Nel caso statico bisogna porre il momento torcente uguale a zero.
8) Discutere la reazione normale al vincolo nel caso della ruota panoramica e nel caso
dell'ottovolante;
L’ottovolante è diverso dalla ruota panoramica, in quanto i loop non sono dei cerchi perfetti
ma presentano dei tratti di raccordo per diminuire lo “strappo”, che è la derivata
dell’accelerazione.
Anche in questo caso si può dividere il moto in due casi:
1) carrozza nel punto più alto:
la normale N, azione della rotaia, e il peso P del corpo hanno la stessa direzione e quindi la
forza risultante sarà la somma delle due forze:
Fnet = N + P = N + mg
9) Forze d'attrito e loro proprietà, con discussione del piano inclinato;
10) Definizione di lavoro e teorema dell'energia cinetica e del lavoro;
Il lavoro è definito come il prodotto scalare tra la forza e lo spostamento.
- L > 0 se l’angolo compreso è α < 90 ;
- L = 0 se l’angolo è α = 90 ;
- L < 0 se l’angolo è α > 90 .
Il lavoro complessivo è definito dalla somma dei lavori elementari lungo il percorso
curvilineo, L è definito come l’integrale curvilineo tra i due estremi del percorso di ds . Le
uniche forze che compiono lavoro sono le forze parallele allo spostamento.
Dunque la derivata del lavoro dL = F ds ⇒ mads = m dv
dt ⇒ ds = mvdv .
Integrando dL = mvdv si ottiene L = 12 mv f2 − 12 mv 2i = K f − K i = ΔK
Quindi il lavoro di una forza produce variazione dell’energia cinetica di una particella.
Si prenda un punto materiale di massa m appeso tramite una fune inestensibile e di massa
trascurabile: esso costituisce il cosiddetto pendolo semplice. Se spostiamo il punto dalla
verticale, esso inizia ad oscillare intorno a questa posizione che è la posizione di equilibrio.
Le forze che agiscono sulla massa sono il peso e la tensione della
fune.
L'accelerazione è in parte parallela ed in parte ortogonale alla traiettoria, poiché la risultante
R vettoriale delle forze ha componenti parallela ed ortogonale:
Il segno negativo ( − mg sin(θ) = maparall )deriva dal fatto che la forza si oppone alla crescita
dell'angolo θ: è quindi una forza di richiamo. Sappiamo, dallo studio della cinematica, che
l'accelerazione ortogonale alla traiettoria è l'accelerazione centripeta:
che è la derivata della velocità lungo la linea (velocità scalare, data dall'incremento dell'arco
rispetto al tempo).
Ricordiamo che la velocità lineare è legata alla velocità angolare dalla relazione:
In questa equazione L è la lunghezza del filo che è anche il raggio della
circonferenza cui l'arco della traiettoria del pendolo appartiene. Ricordiamo
che dθ/dt è la velocità angolare. Quindi l’accelerazione parallela è:
Poniamo
La soluzione dell'equazione è del tipo: θ=θo cos(ωt+ф), dove θo è detta ampiezza e ф è la
fase iniziale. Verifichiamo che questa è soluzione dell'equazione, calcolando la derivata
seconda dell'angolo:
E quindi si verifica l’equazione. I parametri θo e φ dipendono dalla condizione iniziale del
moto. Supponiamo che al tempo t=0, il pendolo formi un angolo Θ rispetto alla verticale,
allora:
L’angolo iniziale è dato dall’ampiezza moltiplicata per il coseno della fase iniziale.
Immaginiamo ora di lasciar andare la massa da ferma: la fase iniziale è nulla e Θ=θo.
Allora possiamo descrivere il moto con la funzione:
Il periodo delle oscillazioni è il periodo della funzione coseno:
10
Il periodo di oscillazione del pendolo dipende dalla lunghezza del filo e dall'accelerazione di
gravità. Non dipende dalla massa e dal valore di θo.
L’equazione che abbiamo trovato per le piccole oscillazioni del pendolo è una equazione
armonica: è la stessa equazione che descrive il moto di una massa vincolata ad una molla.
Un oscillatore armonico è un sistema che, se spostato dalla sua posizione di equilibrio,
sperimenta una forza di richiamo F proporzionale allo spostamento x secondo la legge di
Hooke: F =− k Δx dove k è una costante positiva. Se F è l'unica forza che agisce sul
sistema, il sistema è detto oscillatore armonico semplice, ed è sottoposto al moto armonico
semplice: oscillazioni sinusoidali attorno al punto di equilibrio, con un’ampiezza costante e
una frequenza costante (che non dipende dall'ampiezza). Se è anche presente una forza di
attrito (smorzamento), proporzionale alla velocità, l'oscillatore armonico è descritto come un
oscillatore smorzato. In tale situazione, la frequenza delle oscillazioni è più piccola rispetto al
caso non smorzato, e l'ampiezza delle oscillazioni diminuisce con il tempo. Se una forza
esterna dipendente dal tempo è presente, l'oscillatore armonico è descritto come un
oscillatore forzato.
● L'oscillatore armonico semplice non ha alcuna forza motrice e nessun attrito
(smorzamento), quindi la forza netta è solo F =− k Δx . Usando la seconda legge di
Newton: F = ma , otteniamo:
Definiamo ω 02 = mk ,
La soluzione generale è: x=Acos(ωot+ф), dove l’ampiezza è A e la fase iniziale ф, che
soddisfano le condizione iniziali.
11
dove b (coefficiente di smorzamento) è determinato sperimentalmente dalla relazione
F=−bv. Un esempio è un oscillatore posto sott’acqua, se si suppone che la forza
esercitata dall’acqua sia lineare in v. La pulsazione dell’oscillatore smorzato è:
b
dove Ξ = 2m . La pulsazione data dalla radice quadrata si dice pulsazione ridotta. Per
trovare questo risultato applichiamo il metodo di soluzione dell’equazione tramite i numeri
complessi. Proponiamo che la soluzione sia:
Sostituisco nell’eq(*):
Per essere soddisfatta l’equazione, il numero complesso in parentesi quadra deve essere
nullo. Devono essere nulle quindi la parte reale e la parte immaginaria.
12
Notiamo che quest'ultima equazione può dar luogo a pulsazioni reali oppure a pulsazioni
immaginarie.
b
Nel caso che ωo è maggiore di 2m , allora ω è reale e la soluzione è un'oscillazione
b
smorzata (smorzamento debole). Se invece ωo è minore o uguale a 2m , allora ω è
complessa e pari a ω = iq (smorzamento forte) ; la soluzione è un esponente decrescente
b
e si dice che il moto e "sovrasmorzato". Se ωo è uguale a 2m (smorzamento critico).
Siamo ora interessati all'oscillatore forzato, che è un oscillatore armonico al quale si applica,
oltre alla forza elastica, anche una forza esterna, armonica anch'essa, di frequenza
arbitraria. L'equazione del moto diviene: ma(t) + k x(t) = F (t) dove F (t) = F 0 cos(ωt) , è la forza
esterna. Assumiamo che il moto risultante sia ancora un moto armonico, e sostituiamo
nell'equazione del moto la soluzione di prova: x(t) = Acos(ωt)
Otteniamo l'equazione (− mω 2 + k )A cos(ωt) = F 0 cos(ωt) , da cui otteniamo l'ampiezza del
moto risultante in funzione dell'ampiezza F 0 della forza applicata, e della pulsazione:
Finora si è considerato l'oscillatore soggetto solamente alla forza di richiamo elastica e alla
forza esterna periodica F (t) = F 0 cos(ωt) . Nelle situazioni reali i sistemi oscillanti sono
soggetti a fenomeni dissipativi, che smorzano cioè l'ampiezza delle oscillazioni dissipando
energia. Ci possono essere diversi effetti dissipativi, quali l'attrito radente (se la massa
scivola su di una superficie di appoggio scabra), all'attrito tra parti interne del sistema
oscillante, all'attrito che il sistema incontra per la presenza di un mezzo viscoso.
Quest’ultimo attrito è descrivibile per basse velocità da un'espressione del tipo:
dx(t)
F attr =− y v(t) =− y dt
L'equazione del moto diviene: ma(t) = F (t) − k x(t) − y v(t) (*) dove, a secondo membro,
abbiamo messo la forza totale agente sull'oscillatore.
L'equazione è quindi:
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Per determinare una soluzione della nuova equazione, assumiamo stavolta una soluzione
di prova x(t) = A cos (ωt+ф)
con l'idea di determinare le costanti A e ф in modo che essa fornisca una soluzione
dell'equazione del moto (*). Ricordiamo che ω 0 =
√ k
m
. Dopo una serie di derivazione e
sostituzioni, si arriva al risultato che:
se γ tende a zero non c’è attrito e se ω tende a ω 0 ,A tenderà ad infinito. La risonanza
ω
dell’ampiezza si ha quando ω tende a 1 mentre la risonanza della fase è assimilabile alla
0
potenza assorbita.
13) Definire impulso e quantità di moto. Dimostrare il teorema relativo;
La quantità di moto è un vettore che ha la stessa direzione e verso della velocità p = mv se la
dp
massa del corpo scelto è costante, derivandola ottengo: dt = m dv dt = ma = F quindi se la
forza applicata alla massa è nulla p = mv = costante (quantità di moto costante, ricorda il
primo principio di Newton).
L’impulso di una forza applicata ad un punto materiale provoca la variazione della quantità di
t2
moto, è dato da J = ∫ F dt , dato che la forza può cambiare in modulo, direzione e verso è
t1
solo il calcolo dell’integrale a dare l’impulso; consideriamo la massa costante, quindi
t2 t2 t2 v2
avremo: J = ∫ F dt = ∫ ma dt = m ∫ dv
dt dt = m ∫ dv = mv2 − mv1 = p2 − p1 = Δp
t1 t1 t1 v1
definito come teorema dell’impulso in quanto l’impulso di una forza applicata ad un punto
materiale provoca la variazione della quantità di moto, se la massa è costante allora
J = mΔv . Questo teorema è utilizzabile per calcolare effettivamente Δp solo se si conosce
la funzione F(t).
Quando F è nulla, Δp = 0 e pertanto p=costante; vale il principio di conservazione della
quantità di moto, il quale afferma che in assenza di forze applicate la quantità di moto di un
punto materiale rimane costante, ovvero si conserva.
Le forze impulsive agiscono in tempi molto brevi, e il carattere impulsivo è caratteristico degli
urti.
14
14) Definire il momento della quantità di moto e della forza. Dimostrare il teorema
relativo;
Il momento angolare (o momento della quantità di moto) è una grandezza fisica importante
perché è legata alla simmetria per rotazione nello spazio. Il momento angolare di una
particella resta costante se non interviene il momento di una forza a variarlo. Il momento
angolare è definito come: dove m è la massa, v la velocità, r il raggio
vettore (o vettore posizione) rispetto al polo O. p è la quantità di moto. Nel SI, si misura in
N·m·s or kg·m2s-1. Il polo è fondamentale nel calcolo del momento angolare. Se cambiamo la
posizione del polo il valore di L cambia. La dipendenza dal polo nasce dal vettore posizione
(raggio vettore) che è ovviamente diverso se cambiamo origine. La relazione tra L ’ con polo
in O’ e L con polo in O è la seguente: con o vettore da O a O'.
Il momento della forza è definito come: Anche il momento della forza dipende dal
polo scelto. Il modulo del momento della forza è il modulo della forza moltiplicato per il
braccio.
Il teorema del momento angolare afferma che la derivata temporale del momento angolare è
uguale al momento della forza se entrambi i momenti sono riferiti allo stesso polo fisso in un
sistema di riferimento inerziale.
15) Definire il centro di massa, la sua velocità e la sua accelerazione. Ricavare
l'equazione che governa il moto del centro di massa (prima eq. cardinale);
Consideriamo un sistema fatto di N particelle ciascuna di massa mi che occupa ad un certo
istante la posizione ri in un dato riferimento inerziale.
15
Il centro di massa del sistema di particelle è definito come quel punto geometrico che ha
come vettore posizione nel riferimento scelto:
Il centro di massa non coincide necessariamente con
alcuna della masse. Su ciascuna delle particelle agiscono delle
forze: per esempio per la particella 1 vale la seconda legge della
dinamica:
Siccome vale il principio di azione e reazione, le forze interne si annullano a vicenda e
quindi:
Se consideriamo il centro di massa, la sua accelerazione è definita come:
16
L'ultima equazione rappresenta il teorema del moto del centro di massa ed è detta prima
equazione cardinale della dinamica.
In assenza di forze esterne (sistema isolato) o quanto la risultante delle forze è nulla,
l'accelerazione del centro di massa è nulla. Di conseguenza, se l'accelerazione è nulla, la
16) Discutere l'equazione che regola la variazione del momento angolare di un
sistema di particelle (seconda eq. cardinale), nel caso del polo fisso;
Il teorema del momento angolare per un sistema di particelle. Se il punto O rispetto a cui
calcoliamo il vettore posizione è fisso nel riferimento inerziale l'evoluzione nel tempo del
momento angolare del sistema di punti è determinato dal momento delle forze esterne
rispetto ad O, mentre le forze interne non portano alcun contributo.
Dato il momento totale delle forze esterne:
(seconda cardinale)
Quando si conserva il momento angolare? Quando il vettore τ ext è nullo e questo capita
quando il momento totale delle forze è nullo oppure quando non vi sono forze esterne che
agiscono sul sistema stesso e cioè il sistema è isolato.
Calcoliamo il momento totale delle forze che agiscono sulla particella i e sulla particella j:
Siccome le forze interne hanno la stessa retta d'azione e il modulo uguale ma verso
opposto:
Il prodotto esterno è nullo perché fatto tra due vettori paralleli. Rimangono solo i momenti
delle forze esterne al sistema.
17
17) Il teorema del lavoro nel caso dei sistemi di particelle. Fare qualche esempio
illustrativo;
Il lavoro complessivo fatto dalle forze esterne ed interne che agiscono su un sistema di punti
materiali è uguale alla variazione di energia cinetica dello stesso sistema tra le
configurazioni finali e quelle iniziali.
Il lavoro associato ad un sistema: dW = F i dr i = F ext dr + F int dr = dW ext + dW int
dW int implica che al lavoro delle forze interne è legato un cambiamento delle distanze
mutue tra i vari punti, è nullo solo se lo spostamento è nullo (nel corpo rigido).
dW = mvdv
n n
2
W =∑ 1
2 mv(B) − ∑ 21 mv(A)2 = E (B) − E (A)
i=1 i=1
quindi dW tot = dK il lavoro è uguale alla variazione di energia cinetica.
dW ext =− dU → se forze esterne sono conservative allora si ha che dK =− dU + dLint
Quando tutte le forze agenti (interne ed esterne) sono conservative, abbiamo il teorema
della conservazione dell’energia meccanica del sistema.
18) I due teoremi di Koenig (momento angolare ed energia cinetica);
● Il teorema di Koenig riguardante il momento angolare di un sistema:
Consideriamo un sistema di particelle in un riferimento inerziale. Scegliamo in questo
riferimento il punto fisso O. Prendiamo i raggi vettore che vanno da O a ciascuna particella e
il raggio vettore che individua la posizione del centro di massa. Indicando con i la i-esima
particella, definiamo r′i e v ′i come:
18
Una parte del momento angolare viene dal moto del centro di massa, come se tutta la
massa fosse concentrata in esso, ad esempio la rivoluzione del centro di massa della terra;
l'altra parte viene dal moto relativo al centro di massa delle particelle, ad esempio la
rotazione della terra su se stessa.
19
20
19) L'equazione che regola la variazione del momento angolare di un sistema di
particelle (seconda eq. cardinale), nel caso che detto momento angolare sia valutato
rispetto al centro di massa;
n
dL
Preso un polo fisso nel cm, sappiamo che dt = ∑ ri × F ext
i =τ
ext
e per Koenig
i=1
n
possiamo dire che L = L′ + M rcm × v cm
dL′
arriviamo a dire che dt = ∑ r′i × F ext
i
i=1
20) L'equazione che regola la rotazione di un corpo rigido attorno ad un asse fisso (e
fare esempi);
la seconda eq cardinale in un sistema di particelle è:
Invece di un sistema di punti staccati tra di loro e che quindi si possono muovere
relativamente l’uno rispetto all’altro, prendiamo un corpo rigido. Esso è un sistema di punti
materiali in cui le distanze tra tutte le possibili coppie di punti non possono variare.
Supponiamo che il corpo rigido sia in rotazione attorno ad un asse fisso. Tutti i punti del
corpo descriveranno un moto circolare con velocità angolare ω. Anche per un corpo rigido,
che è un sistema di punti, l’equazione della dinamica della rotazione è quella data sopra se
prendiamo come polo un punto dell’asse di rotazione, che è fisso. Il fatto che le posizioni
relative delle particelle non cambino ha notevoli conseguenze. Si può definire una nuova
grandezza che è il momento d’inerzia I.
In specifiche condizioni, quando il momento angolare è parallelo al vettore velocità angolare,
la seconda equazione cardinale si può scrivere come:
dove α come vettore rappresenta l’accelerazione angolare. z indica l’asse di rotazione fisso.
Il vettore velocità angolare ω può solo cambiare in modulo e verso ma non in direzione. Se
l’accelerazione angolare è costante ω=ωo+αt. Con ωo si è indicata la velocità angolare
iniziale.
L’equazione dice che il momento delle forze esterne agenti sul corpo, valutato con polo
sull’asse di rotazione è pari al “momento d’inerzia” del corpo valutato rispetto allo stesso
asse che moltiplica l’accelerazione angolare. Questa equazione vale se il momento angolare
21
(vettore L) è parallelo al vettore velocità angolare ω. L’equazione è detta “equazione del
moto di rotazione”.
21) Definire il momento d'inerzia rispetto ad un asse e ricavare il valore nel caso
dell'anello e del disco;
Il momento d’inerzia è definito come un’integrazione su tutto il volume del corpo nella
seguente maniera. Prendiamo un corpo di forma generica e un asse z nello spazio, esso
dipende solo dalla distribuzione delle masse rispetto l’asse di rotazione
Suddividiamo il corpo in tante piccole masse i, ciascuna avrà la sua distanza dall’asse. Si
definisce I rispetto all’asse z come:
Se la suddivisione è fine, invece della somma consideriamo un integrale.
Questa definizione è del tutto generale. Quindi la distribuzione della massa attorno all’asse
non deve avere necessariamente delle simmetrie per definire il momenti d’inerzia. Il calcolo
dei momenti d’inerzia è comunque agevole se ci sono delle simmetrie. Inoltre, se l’asse di
rotazione è un asse di simmetria, il momento angolare è parallelo al vettore velocità
angolare e l’equazione della rotazione è applicabile.
22
DISCO:
I= integrale (r^2 dm)
m=densità(p) * area=p*2pi *r → I=integrale(r^2 p 2 pi r dr)= 2 p*pi ∫ (r^3)=p 2 pi ¼ R^4
ANELLO: come disco perchè dipende solo dalla distribuzione delle masse sull’asse di
rotazione
Per quanto riguarda i momenti d'inerzia, ricordiamo che esiste il teorema di
Huyghens-Steiner. Il momento d'inerzia di un corpo di massa m rispetto ad un asse che
2
si trova a una distanza d dal centro di massa del corpo è dato da: I = I c + m * d , dove I c
è il momento d'inerzia del corpo rispetto ad un asse parallelo al primo e passante per il
centro di massa.
esempio: consideriamo il momento d’inerzia di un disco rispetto ad un asse distante r dal
centro di massa, quindi abbiamo che I = I cm + M r2 , sapendo che I cm = 21 M r2 ⇒ I = 23 M r2
23
24
24) Discutere il moto di puro rotolamento e il ruolo dell'attrito in tale moto. Definire
anche l'energia cinetica nel caso del puro rotolamento;
Di questo moto noi sappiamo che non c'è spostamento relativo tra il bordo del disco e la
superficie su cui si muove. Pensiamo di sovrapporre un moto di pura traslazione della ruota
a una pura rotazione attorno al centro, in modo tale che il punto di contatto C sia
istantaneamente fermo.
Nel rotolamento puro il punto di contatto con la superficie orizzontale è istantaneamente
fisso. Il disco ruota istantaneamente attorno a C con una velocità angolare omega; infatti, in
questo modo il centro del disco ha velocità v cm = ω × r . Il punto P che però si trova alla
distanza 2R da C ha una velocità che è il doppio di quella del centro del disco.
Prendiamo ora un disco che si muove su una superficie orizzontale. Il disco ruota attorno a
un asse passante per il centro. A questo asse è applicata la forza orizzontale T. Essa può
essere dovuta per esempio alla tensione di una fune passante su una carrucola a cui è
appesa una massa m.
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Abbiamo quindi l'accelerazione del centro di massa. Per determinarla discutiamo le forze e i
momenti.
Il risultato finale è uguale a quello ottenuto prima. nella figura si è posto l'attrito opposto a T.
Siccome T tende a spostare verso destra tutto il disco, l'attrito deve andare verso sinistra,
altrimenti C non potrebbe stare fermo. Se tiriamo troppo il corpo, la forza di attrito (statica)
tale da bilanciare in C l'effetto di T potrebbe dover essere maggiore del valore massimo
possibile dell'attrito statico. Il corpo, oltre a rotolare, striscerebbe anche.
la quale è la somma di due termini: il primo è l’energia
cinetica rotazionale dovuta al moto di rotazione attorno ad un asse passante per il centro di
massa e perpendicolare alla sezione circolare del corpo; il secondo è l’energia cinetica
dovuta alla traslazione del corpo, la quale dipende dalla massa e dalla velocità di
1 2 2 1 2
traslazione. se invece ho puro rotolamento K = 2 M r ω + 2 I c.m. ω
La precessione è il moto dell’asse di rotazione di un asse rotazionale di un corpo rotante.
L’asse di rotazione di un corpo che precede ruota attorno ad un altro asse. Ci sono due tipi
di precessione: libera ed indotta dal momento di una forza. Nella precessione libera, il
momento angolare resta costante, ma la velocità angolare può cambiare, se cambia il
momento d’inerzia. Nella precessione indotta dal momento di una forza si vede l’asse
dell’oggetto rotante che descrive un cono nello spazio, quando il momento di una forza è
applicato ad esso.
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