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BOTANICA FARMACEUTICA 2

LEGUMINOSE (Famiglia Mimosaceae)

Fiori con prevalente sviluppo degli stami. Distribuzione paesi tropicali e temperato caldi (Acacia, Mimosa).
Piante per lo più legnose, spesso spinescenti, con foglie composte e provviste di stipole fiori attinomorfi,
ermafroditi. Il frutto è il legume. Numerose specie coltivate quale ornamento di parchi e giardini.

Nome volgare: Gomma arabica

Nome scientifico: Acacia senegal

Famiglia: Mimosaceae

L’Acacia senegal è un piccolo albero, di 4-5 mt, che troviamo come pianta spontanea nella zona
subdesertica africana, dal Senegal al mar Rosso. Ha la caratteristica di avere i fusti con spine curve e corte.

Le foglie sono molto abbondanti, bipennato-composte. I fiori hanno stami gialli, sono molto più lunghi della
corolla, che generalmente è bianca. Essi sono raccolti in spighe ascellari allungate e cilindriche.

Il frutto è ovviamente un legume, dritto e appiattito.

La droga è la gomma arabica, che essuda spontaneamente da ferite o dopo incisione e scortecciamento dei
rami che va fatta avendo cura di non intaccare il cambio, infatti questo, rigenerando il floema, provoca la
fuoriuscita della gomma nel giro di alcune settimane (produzione in senso centrifugo).

La gomma arabica è un prodotto patologico correlato agli agenti climatici, infatti nei paesi caldi africani
dopo la stagione delle piogge, il clima diventa molto caldo e secco; a seguito di offesa o ferita si formano
delle lacerazioni nella corteccia degli alberi con conseguente spontanea essudazione della gomma che
forma delle goccioline attorno alle ferite (Gommosi). Per aumentare tale produzione si procede al taglio
graduale della corteccia avendo cura se possibile di non danneggiare troppo la pianta che deve avere 6-7
anni di vita.

La raccolta viene fatta durante la stagione secca, dopo la caduta delle foglie. La gomma, a contatto con
l’aria si rapprende in forma di lacrime di colore giallo più o meno intenso. La gomma viene poi raccolta e
selezionata soprattutto in base al colore.

È un eccipiente (E414) utilizzato soprattutto nell'industria alimentare come "stabilizzatore", ma ha anche


funzioni di controllo delle viscosità in certi inchiostri. La gomma arabica è una miscela complessa di
polisaccaridi e glicoproteine che le conferiscono una delle sue proprietà più importanti: la completa
edibilità (commestibilità).

È composta da diversi componenti: Arabinosio, D-galattopiranosio, Ramnopiranosio, Acido D-glucoronico,


Calcio Magnesio, Potassio, Sodio, Mucillagini.

Essendo un antidiarroico mucillaginoso e un emolliente, l'industria farmaceutica e cosmetica usano la


gomma arabica non solo come eccipiente, ma anche per la cura di alcuni disturbi come ad esempio la
dissenteria o alcune enteriti, oppure nelle creme per la pelle.

ALTRI UTILIZZI: rimane ancora un ingrediente importante nei soft drink e nelle caramelle gommose per la
sua caratteristica proprietà di impedire la cristallizzazione degli zuccheri. La sostanza è utilizzata anche dai
pittori come legante tradizionale per i colori acquerelli, e dagli incisori quando praticano la tecnica della
litografia. Se ne trova anche traccia nel lucido da scarpe. Infine, sotto forma di una piccola striscia adesiva
da inumidire con la saliva, è il collante presente in uno dei lati delle cartine da sigaretta.

LEGUMINOSE (Famiglia Cesalpiniaceae)

Piante tropicali o subequatoriali e alberi spontanei nella regione mediterranea. Fiori regolari costituiti da 5
petali liberi. Piante usate come ornamentali, sfruttate per il legname o droghe medicinali.

Nome volgare: Senna

Nome scientifico: Cassia Senna (Senna di Alessandria e Senna angustifolia)

Famiglia: Caesalpiniaceae

La Senna, conosciuta anche con i nomi di “Senna” e “Vescicaria”, è una pianta molto antica, la cui
coltivazione era nota e già diffusa ai tempi degli antichi Greci e Romani. Appartenente alla numerosa
famiglia delle Leguminose e al genere Cassia, la Senna trova le sue prime origini in Arabia e in Somalia, in
seguito fu importata e naturalizzata nelle regioni dell’India meridionale. In Europa fu introdotta dagli Arabi
nell’XI secolo rappresentando una delle poche piante “straniere” che sono riuscite ad acclimatarsi e a
essere persino coltivate in Europa. Attualmente la Senna è da considerarsi una delle piante medicinali più
usate in fitoterapia e, data la sua grande richiesta, le foglie e i frutti, sono esportati proprio a scopo
medicinale dall’Africa, dall’Asia sudoccidentale e dall’India, i maggiori paesi produttori.

L'erborista inglese del Seicento Nicholas Culpeper, che fu vicino a prescrivere ogni erba per ogni malattia,
non potè trattenersi dall'affermare che la senna "depura lo stomaco, purga la melanconia e la flemma da
capo, cervello, polmoni, cuore, fegato e milza, depurando quegli organi dagli umori cattivi".

Gli altri erboristi raccomandavano la senna in genere soltanto come lassativo.

Gli indiani d'America riconobbero nella specie nativa di senna un'erba dotata di azione lassativa, ma la
usarono principalmente come febbrifugo.

Gli eclettici dell'Ottocento, influenzati dalla medicina indiana, ritenevano la senna "molto utile in tutte le
forme di malattie febbrili in cui è auspicabile un'azione lassativa".

Le piante della Senna sono arbusti o suffrutici di modeste dimensioni alti 0,6-1 m, eccezionalmente fino a 2
m, con fusto dritto. Sono piante di regioni subdesertiche; C. angustifolia è originaria della penisola arabica,
diffusa in tutta l’Africa orientale e attualmente coltivata in Pakistan ed in India; C. senna è originaria
dell’Africa di Nord-Est e coltivata in Sudan. Vale la pena di ricordare che sebbene le farmacopee distinguano
tra le due specie. Una recente revisione tassonomica accomuna i due taxa nell’unica specie Senna
Alexandrina.

Le foglie sono composte, paripennate, finemente pubescenti (pelose al tatto), di colore verde-giallastro/
verde grigiastro. Le foglie sono distintive delle due specie, infatti C. senna presenta foglie più corte e più
larghe, con apice mucronato, e base asimmetrica. Le foglie invece della C. angutifolia sono lanceolate
(quindi più strette e allungate), con apice acuto e possono essere leggermente asimmetriche alla base.

I fiori sono riuniti in racemi ascellari e terminali, hanno un calice pentamero e regolare, la corolla è
costituita da 5 petali di colore giallo intenso, che possono essere venati di bruno. Presentano 10 stami
liberi, di cui 3 sterili.
Il frutto è un legume lomentaceo (con strozzature che disarticolandosi danno segmenti indeiscenti
monospermi), più o meno lungo, liscio con 6-8 semi.

Il legume di C. angustifolia è allungato e presenta un tegumento, con rughe trasversali, sinuose, quello della
C. senna è più corto, arcuato, ed ha un tegumento con rughe prominenti.

La droga è costituita dalle foglioline essiccate private del rachide e dai baccelli di entrambe le specie. Le
fogli e i legumi hanno composizione chimica molto simile, con differenze più quantitative, che qualitative.

I principi attivi caratterizzanti sono i sennosidi. I più abbondanti sono il sennoside A e B. Nella droga secca
sono presenti anche tracce di antrachinoni liberi e loro eterosidi. Il contenuto medio in derivati antracenici
varia dal 2 al 5%.

Categoria: purganti.

Della Senna si registra un enorme consumo in tutto il mondo (circa 5000 t/anno) in quanto costituisce uno
dei più importanti purganti farmaceutici. La droga, impiegata sotto forma di infuso, di polvere e di estratto
è utilizzata come lassativo, a forti dosi come purgante.

La Senna possiede tropismo elettivo nei confronti dell’intestino crasso, con attivazione della peristalsi
capace di accelerare l’avanzamento del contenuto intestinale. Aumenta la motilità intestinale. Si prende la
sera prima di dormire. La Senna deve essere assunta con moderazione e per brevi periodi. L’uso prolungato
può portare a dolori addominali, diarrea, vomito, ecc.

Nome volgare: Carruba

Nome scientifico: Ceratonia siliqua

Famiglia: Caesalpiniacae

Il carrubo esisteva come albero spontaneo nelle terre del bacino orientale del Mediterraneo. La sua
coltivazione pare ebbe inizio soltanto al tempo dei Greci, che la estesero in Sicilia, ma furono gli Arabi che
ne intensificarono la coltivazione e la propagarono fino in Marocco e in Spagna. Altri Autori sostengono che
l'originaria diffusione del carrubo in Sicilia sarebbe dovuta ai Fenici, che della Sicilia furono i colonizzatori
più antichi e provenivano da territori, quali il Libano, dove il carrubo può considerarsi originario. Questa
pianta per le sue proprietà e caratteristiche fu sicuramente uno degli alberi da frutto più apprezzati dai
Fenici e dai Cartaginesi. Nei tempi medioevali furono certamente gli Arabi a interessarsi del carrubo,
diffondendolo e intensificandone la coltivazione in tutto il bacino del Mediterraneo.

Sul finire del periodo medioevale il carrubo sicuramente doveva essere coltivato in tutte le terre del
mediterraneo accessibili alla sua coltura. Il suo frutto, noto a tutte le popolazioni cristiane d'Europa, veniva
utilizzato per la preparazione di prodotti medicinali e di dolci. Nella seconda metà del Settecento
interessanti notizie sulla coltura del carrubo in Sicilia vengono fornite dall'abate Sestini, il quale elenca tra le
zone di maggiore produzione i territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A quel tempo, la
produzione siciliana di carrube era valutata in 60 mila quintali l'anno. Di questa enorme produzione, circa
40 mila quintali venivano esportati, mentre il resto era utilizzato come alimento per il bestiame e per la
povera gente, oltre che per usi medicinali.

La pianta è un albero, caratteristico della regione mediterranea, sempre verde, alto 8-10 mt, che presenta
un fusto scanalato e ramificato.
Le foglie sono paripennato-composte, alterne, picciolate, costituite da 2-5 coppie di foglioline che sono
persistenti, hanno una consistenza cuoiosa (coriacee), e con un margine intero.

I fiori sono piccoli, e sono unisessuati o ermafroditi, generalmente sono di colore rossastro e sono portati in
grappoli ascellari.

Il frutto è legume, grande, coriaceo, pendente. L’epicarpo è di color bruno cioccolato lucido, duro a
maturità. All'interno vi è il mesocarpo dotato di una polpa dolciastra, suddivisa in loculi, ciascuno dei quali
contenente un seme durissimo ovale, schiacciato all'apice, di colore bruno-rossiccio, lucido e durissimo.
Ciascun frutto, detto carruba, contiene 4-12 semi separati fra loro da setti carnosi. Anticamente i semi,
grazie alla loro uniformità di peso, col nome di "carati" venivano usati per pesare oro o pietre preziose.

Parte impiegata: frutti freschi ed essiccati.

Principi attivi: i frutti contengono soprattutto monosaccaridi e saccarosio, poche pectine e mucillagine,
abbondante nell’endosperma dei semi. Più del 90% dell’endosperma è costituito dalla carrubina
(polisaccaride).

Impiego: I frutti da freschi hanno proprietà emollienti catarrali e la loro polpa ha proprietà lassative; da
essiccati si ricava la farina di carrubo con proprietà antidiarroiche, per disturbi intestinali di lattanti ed
anziani. Dall'albume dei semi si ricava una gomma gelatinosa, indigeribile priva di valore alimentare, con
proprietà emollienti e decongestionanti, utilizzata anche in preparati dietetici ipocalorici, contro il vomito
dei lattanti e come addensante nella preparazione industriale dei cibi da catering.

LEGUMINOSE (famiglia Fabaceae)

Piante legnose ed erbacee, corolla papillionacea. Grande interesse industriale, agronomico, per
l’alimentazione umana e i foraggi. Circa 18.000 specie di alberi, arbusti, piante rampicanti ed erbacee.

Famiglia di rilevante importanza dal punto di vista agricolo, sia per i legumi, importante fonte di alimento
per uomini e animali, sia per le simbiosi radicali con batteri in grado di fissare l'azoto Per questa ragione le
Leguminose sono particolarmente valide nella "rotazione agraria", essenziali dove i fertilizzanti sintetici a
base di nitrati non sono usati.

 foglie composte, spesso trifogliate, raramente singole, di solito munite di stipole;


 Molte sono rampicanti con alcune foglie o parti di foglie modificate in viticci;
 i frutti sono dei baccelli.

Nome volgare: Fava del Calabar

Nome scientifico: Physostigma venenosum

Famiglia: Fabaceae

I semi di questa pianta, considerata sacra in alcune regioni dell'Africa, possono uccidere nel giro di un'ora.
La Fava del Calabar, chiamata anche Eserè oppure Djiron (o killer bean of Calabar in inglese, "fagiolo
assassino"), era considerata sacra presso le popolazioni africane che abitavano sulla costa del Calabar
(fiume da cui prende il nome). Per ordine reale, la pianta poteva essere coltivata solo in queste zone e i
semi, importantissimi per amministrare la giustizia, erano raccolti sotto stretto controllo da una cerchia
ristretta di persone e conservate nelle capanne dei capo-villaggio. Durante i processi, un giudice costringeva
l'accusato a ingerire un certo numero di semi, masticarli e di camminare in cerchio. Se l'imputato fosse
riuscito a rigettarli e quindi sopravvivere era segno della sua innocenza, al contrario sarebbe morto
"colpevole". Molto spesso la concentrazione di veleno era talmente alta che il vomito non sopraggiungeva e
l'individuo moriva in brevissimo tempo.

Attualmente, gli avvelenamenti da fava del Calabar, causati dall'Eserina (Fisostigmina) contenuta nei semi,
sono solitamente accidentali. Nel 1864, sessanta ragazzi di Liverpool si avvelenarono ingerendo i semi che
trovarono su una nave proveniente dalla Guinea e solo uno riuscì a salvarsi. I sintomi dell'intossicazione
insorgono con dolorose coliche, diarrea e vomito, lacrimazione ed abbondante sudorazione. Seguono
debolezza, dispnea e paralisi che dagli arti inferiori a quelli superiori. Sopraggiungono poi disturbi alla vista,
causati dal rapido restringimento della pupilla, alterazioni della coscienza e la morte, che può
sopraggiungere nel giro di un'ora, è causata da paralisi respiratoria e cardiaca.

La quantità di agenti tossici contenuti nel seme varia in base a diversi fattori tra cui periodo di raccolta e
condizioni climatiche. Non esistono "antidoti", l'unico è rimedio è l'eliminazione rapida dallo stomaco dei
semi ingeriti attraverso emetici e la somministrazione di eccitanti.

È una pianta che cresce lungo la costa del Golfo di Guinea, nell’Africa Occidentale. È un arbusto volubile (si
può arrampicare), presenta delle foglie trifogliate, e può, sviluppandosi, raggiungere i 15 mt di lunghezza.

I fiori sono di colore rosa, papilionacei, e sono raggruppati in grappoli penduli.

Il frutto è un legume, che contiene da 1 a 3 semi, che sono lunghi generalmente 3 cm.

Droga: Semi

I semi hanno un caratteristico aspetto reniforme che in qualche modo ricorda quello dei molluschi bivalve,
per il colore bruno scuro lucido del tegumento coriaceo e rugoso e la presenza di un solco che attraversa la
faccia convessa e termina con una piccola depressione (micropilo). Sono molto duri e resistenti; possono
essere aperti solo dopo immersione in acqua bollente e rivelano all'interno due grossi cotiledoni e
l'embrione. Non hanno né odore né sapore particolari.

Principi attivi: alcuni alcaloidi di cui il principale è la fisostigmina, ma anche eseramina.

La fisostigmina viene impiegata in colliri per il trattamento del glaucoma. La fisostigmina si comporta come
droga parasimpaticomimetica. E’ antagonista dell’atropina e provoca miosi, aumento delle secrezioni e
della peristalsi intestinale, vasocostrizione dei bronchi, rallentamento del cuore. Tuttavia nella terapia la
fisostigmina è stata in gran parte sostituita da derivati sintetici che ne richiamano la struttura, neostigmina
e piridostigmina.

Nome volgare: Liquirizia

Nome scientifica: Glycyrrhiza glabra

Famiglia: Fabaceae

La liquirizia era una pianta importante nell‘antico Egitto, in Assiria e in Cina, era già nota nell'antica
medicina greca ma solo nel XV secolo è stata introdotta dai frati domenicani in Europa. Come risulta dal
primo erbario cinese, in Asia la liquirizia viene utilizzata da circa 5.000 anni ed è una delle piante più
importanti. I medici cinesi la prescrivono da sempre per curare la tosse, i disturbi del fegato e le
intossicazioni alimentari.
La pianta è diffusa in Asia, in Europa centrale, e meridionale. In Italia è spontanea, ma viene anche coltivata
in Abbruzzo, e nel meridione. È una pianta erbacea, perenne, con una radice abbastanza ingrossata, da cui
si dipartono lunghi stoloni. Il fusto è eretto, con un’altezza di quasi 1,50 mt.

Le foglie sono impari-pennato-composte, alterne.

I fiori sono zigomorfi, piccoli, di colore lilla, portati in grappoli ascellari.

Il frutto è un piccolissimo legume appiattito.

La droga è costituita da radici e stoloni. La superficie esterna di radici e stoloni è grigio-bruna o rossastra
percorsa da solcature longitudinali, con alcune radichette laterali, se si tratta di radici, oppure cicatrici se si
tratta di stoloni. Nel tessuto corticale si trovano amido e cristalli di ossalato di calcio. La parte vascolare è
divisa in zone triangolari allungate, usata spesso in polvere, giallo chiaro. Il sapore è dolciastro e
caratteristico.

Principi attivi: la droga contiene 20-30% di amido, zuccheri, cumarine, steroli, molti flavonoidi, ma
soprattutto saponosidi triterpenici a cui è attribuita l’azione farmacologia.

La glicirrizina è il principale saponoside costituendo il 3-5% della droga secca. Per idrolisi la glicirrizina libera
2 molecole di acido D-glucuronico ed una molecola di acido glicirretico.

Categoria: espettoranti. Attività sedativa della tosse, espettorante e ipertensiva. Inoltre, può entrare nella
composizione di medicamenti ad azione cicatrizzante e antinfiammatoria, contro l'artrite reumatoide, per la
cura di dermatiti per l'azione dell'acido glicirretico. L'azione dei flavonoidi sembra essere quella
antimicrobica, spasmolitica e antiulcerogenica che si esplica attenuando la sensazione dolorosa dovuta alle
lesioni e proteggendo le mucose. In erboristeria è usata anche come dolcificante.

Nome volgare: Soia

Nome scientifico: Glicine max

Famiglia: Fabaceae

La soia è tra le specie di antica coltivazione; la sua storia si perde nei tempi. E' ricordata nella letteratura
cinese prima del 2838 a.C. La pianta di soia era considerata uno dei cinque grani sacri sui quali si basava la
civiltà cinese.

La pianta è erbacea annuale. Ha un apparato radicale formato da una radice principale fittonante dalla
quale si dipartono quattro palchi di radici secondarie sulle quali si formano diverse ramificazioni. Vi sono
poi radici avventizie molto diffuse. L'estensione delle radici, grazie alle numerose ramificazioni secondarie,
si sviluppa in orizzontale (40 cm) e in verticale (150cm).

Le foglie sono trifogliate, e le foglioline sono di forma ovale, con apice acuto e pubescenti (pelose).

I fiori sono molto piccoli, quasi impercettibili, possono essere bianchi o violacei, e sono portati in piccoli
racemi ascellari, costituiti da un numero di fiori da 3 a 15. Li troviamo su tutti i nodi dello stelo, ma non in
quelli più bassi.

Il frutto è un legume scuro, vellutato, contenente 1-4 semi, rotondeggianti, di colore variabile. I semi hanno
un peso oscillante tra 50 e 450 mg (100-200 nelle cultivar da olio). L’olio e le proteine sono concentrati per
la massima parte nei cotiledoni.
La soia esiste solo come pianta coltivata. E’ molto simile a G. soja Siebold e Zucc. Che probabilmente è il suo
antenato. Sembra sia una specie originaria della Cina, ampiamente coltivata in tutto l’Estremo Oriente,
dove costituisce la base per varie preparazioni alimentari (latte di soia, tofu,…). La coltura si è diffusa, a
partire dagli inizi del XX secolo, prima negli Stati Uniti, poi in tantissime altre parti del mondo, Europa ed
Italia, comprese. I semi vengono utilizzati per estrarre l’olio che viene usato nell’alimentazione. In farmacia
può essere impiegato, dopo raffinazione, nell’alimentazione parenterale per un apporto calorico e di
aminoacidi essenziali.

I semi di soia sono interessanti anche per il loro contenuto in proteine. Queste, adoperate in sostituzione
delle proteine animali, hanno dimostrato la capacità di abbassare sia i trigliceridi che il colesterolo nel
sangue, per cui viene raccomandata l’introduzione nella dieta della soia, nei casi di ipercolesteolemia. La
soia è inoltre la principale sorgente di lecitina, una glicoproteina utilizzata nell’industria agro-alimentare
(margarina, cioccolata) per la sua proprietà di formare emulsioni stabili.

COLTIVAZIONE Nonostante la facilità di coltivazione, la maggior parte della soia coltivata nel continente
americano, ed esportata in Europa, è di origine transgenica. Questo prodotto non viene usato che in modo
molto limitato per l'alimentazione umana diretta, prediletta dai vegetariani, ma per l'alimentazione animale
in cui, nei mangimi bilanciati, essa rappresenta il fondamentale apporto proteico.

La soia è una leguminosa che entra in simbiosi con un microrganismo azotofissatore specifico, Rhizobium
japonicum, che nei terreni nuovi alla coltivazione della soia è assente. Per questo, quando si vuole coltivare
la soia su un terreno che non l'ha mai ospitata, è indispensabile inoculare il seme con apposite colture
microbiche.

La soia può arrivare sulle nostre tavole sotto diverse forme:

 La farina di soia è simile alla farina estratta dai cereali, con la differenza che si utilizza come fonte il
seme della soia. A differenza delle farine da cereali, non contiene glutine quindi può essere una
valida alternativa per i celiaci;
 La carne di soia è l'ultimo metodo di trasformazione di questo legume in ordine di tempo; la farina
viene lavorata e resa simile alla carne;
 I germogli si ricavano dalla pianta appena nata e sono consumati come verdure.

Il latte di soia è forse il derivato più comune e facilmente reperibile, anche se è quello che contiene una
percentuale di proteine minore. Si ottiene dalla macerazione dei semi di soia in acqua. Usato come
sostituto del latte vaccino, tuttavia, a differenza di quest'ultimo, non contiene vitamina D e calcio; per
questo motivo in commercio sono in vendita versioni di latte di soia "integrate" con i minerali e vitamine
aggiunte. In compenso il latte di soia è privo di lattosio, lo zucchero tipico del latte di origine animale e,
come tale, può essere adatto per chi presenta intolleranza a questo componente. Come tutti i derivati della
soia è privo di colesterolo ed è ricco di acidi grassi polinsaturi.

Il miso è particolarmente diffuso in Giappone. Salsa vegetale, costituita da miscele fermentate di semi di
soia, acqua, sale e riso. Si usa generalmente come insaporitore di minestre e a volte viene venduta in
versione aromatizzata. L'olio di soia reperibile sul mercato è quello lavorato a caldo e trattato
chimicamente; non ha particolari qualità. La salsa di soia viene prodotta mediante la fermentazione della
soia e del frumento, dell'orzo e del riso, cotti in precedenza in acqua e con aggiunta di sale. di uova o carne.

Il tofu (formaggio di soia) si ottiene dalla coagulazione del latte di soia effettuata con composti del sodio
(cloruro o solfato). Esistono molte versioni di tofu e non tutte ugualmente appetibili per il gusto italiano.
Cremoso e denso, ha l'aspetto simile al tomino o alla mozzarella. Essendo un derivato del latte di soia, ne
presenta tutti i lati positivi (assenza di colesterolo e grassi saturi) e i lati negativi (assenza di calcio e scarso
apporto di sali minerali). Può essere un parziale sostituto.
È stato dimostrato che la soia:

 abbassa il colesterolo;
 favorisce la mineralizzazione delle ossa prevenendo l’osteoporosi;
 aiuta l’apparato digerente in caso di intestino pigro;
 grazie agli Isoflavoni, la soia è un buon rimedio contro i disturbi della menopausa. Questo perchè
gli Isoflavoni aiutano a reintegrare parte degli estrogeni, non prodotti più dalle ovaie.

Nome volgare: Fieno greco

Nome scientifico: Trigonella Foenum-graecum

Famiglia: Fabaceae

Conosciuto soprattutto per la sua proprietà galattogena, a tale scopo veniva usata nell'800 in Francia come
pure grande uso se ne faceva presso la scuola di Medicina di Salerno; da non dimenticare inoltre il suo uso
alimentare ed aromatizzante. Il Fieno greco è una delle più antiche piante medicinali, usata, dagli Egiziani,
Greci e Romani. Era raramente usata in Gran Bretagna durante il periodo d'oro della medicina erboristica
per le difficoltà di procurarsi questa spezie. Dopo essere divenuta facilmente disponibile e reperibile, è
stata spesso trascurata perché la tradizione erboristica la citava raramente. E' ampiamente usata dalla
tradizione medica Indiana, l'Ayurveda. Ha valore come vulneraria, per curare e ridurre infiammazioni in casi
di ferite, scottature, irritazioni, fistole e tumori. Il suo sapore amaro ne spiega il ruolo nel calmare la
digestione difficile. E' un forte stimolante della produzione di latte nelle puerpere, per le quali è totalmente
sicuro, e ha una reputazione come stimolatore dello sviluppo del seno.

La pianta è una pianta erbacea, annuale, di altezza usuale di 50 cm, originaria del Medio Oriente, coltivata
anche in Nord Africa e India.

Le foglie sono alterne, trifogliate, con foglioline ovali, arrotondate all’apice, con base ristretta a cuneo e
margine dentato, e possiedono la pagina superiore pelosa.

I fiori sono di tipo papilionaceo, di colore bianco-giallastro, solitari o a coppie, all’ascella delle foglie e
sessili.

Il frutto è un legume, che contiene da 10 a 20 semi, appiattiti, molto duri, di odore sgradevole e sapore
amaro.

Droga: I semi, appiattiti, quasi quadrati

Principi attivi: i semi sono ricchi di proteine e lecitine, saponine, glucidi, mucillagini.

Impieghi: Come stimolante dell’appetito, cardiotonico, ipoglicemizzante, diuretico, antiipertensivo. A


seguito di trattamento in acqua bollente i semi rilasciano una gran quantità di mucillagine, solitamente
utilizzata nelle paste come emolliente nei dentifrici, nelle infiammazioni gastrointestinali, come cataplasma
negli stati infiammatori locali ed infine in oftalmia.

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