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La visione eudaimonistica dell’amore ne “I dolori del giovane Werther”

Non mi era mai capitato di immedesimarmi tanto in un libro di quanto ho fatto con “I
dolori del giovane Werther”, d'altronde un’opera costruita sul rapporto natura
umana/amore non può che affascinare un adolescente.
Quest’opera è stata scritta nel 1774 ed è uno dei primi successi dell’ancora giovane
Johann Wolfgang von Goethe.
In questo libro il protagonista è Werther, un giovane che va a vivere in un villaggio
tedesco (di cui non si cita il nome) per ritrovare un po’ di serenità interiore. Tuttavia
Werther si innamora di una giovane promessa sposa di nome Lotte. L’opera viene
infatti costruita attraverso le numerose lettere che Werther manda al suo amico
Wilhelm parlando del suo amore per Lotte.
In queste missive traspare una visione eudaimonistica dell’amore, dove l’amore ed il
pensiero per Lotte diventano l’unico strumento di Werther per essere felice, quasi
come unico mezzo di sostentamento.
Si può notare anche un parallelismo con la visione aristotelica dell’etica
eudaimonistica, la quale afferma che l’uomo è felice quando realizza la propria
natura, ovvero quella di vivere secondo ragione.
Ne “I dolori del giovane Werther” la realizzazione della natura umana è quella di
vivere secondo amore, dove attraverso l’amore per la donna amata l’uomo può
raggiungere la felicità, e basta anche un pensiero rivolto a lei per trascurare tutti i
problemi e le vicissitudini della vita.
Werther infatti trova rifugio dai dilemmi che quasi lo dilaniano in un disegno
realizzato da lui raffigurante la sua amata Lotte. Al giovane basta infatti guardarlo,
ogni tanto baciarlo, per rivivere i ricordi dei bei momenti passati insieme a lei, alla
sua bellezza, al suo fascino così travolgente e così persuasivo.

Questa visione dell’amore mi ha profondamente colpito perché mi ci sono ritrovato


con la mia esperienza personale. Come dicevo prima, quest’opera non può che
affascinare un adolescente ed infatti ne sono rimasto affascinato. Anch’io sono stato
innamorato, anch’io ho passato e provato i sentimenti e le emozioni di Werther, in lui
mi sono immedesimato e quando parlava di Lotte come unico mezzo per raggiungere
la felicità mi venivano in mente i ricordi dell’amore che ho provato e che provo nei
confronti delle persone che mi stanno a cuore e anche solo quei ricordi mi hanno
strappato un sorriso.
Posso dunque confermare ed affermare che l’amore e l’affetto possono essere la via
per la felicità.
Ma cosa succede se l’amore diventa malattia e si è tanto ossessionati dal raggiungere
la felicità che alla fine ci sembra ogni volta sempre più irraggiungibile?
Questo Werther lo sa bene. Il suo problema è che è innamorato di una donna sposata,
ed ogni volta che la vede in compagnia del marito prevale in lui un sentimento di
invidia che prevale su quello dell’amore, e dunque se manca l’amore manca la strada
per raggiungere la felicità e senza strada non si può raggiungere la meta.
Werther cade in depressione, ossessionato dal pensiero di Lotte sposata e col dubbio
atroce di essere contraccambiato in amore.
Dilaniato da questi pensieri e sconfitto dai suoi sentimenti contrastanti, Werther si
suicida.
Questo però non va ad intaccare la visione eudaimonistica dell’amore espressa nel
libro. L’amore è sempre stato la via per essere felici, ma per essere percorribile
questa via dev’essere pulita da tutte le sporcizie come l’invidia, la gelosia, la brama
ed il possesso.
Se questa strada è impercorribile non si arriverà mai alla meta, ma se si prova a
pulirla e percorrerla con l’amore per le persone a noi care, allora ognuno di noi sarà
sempre un po’ più felice.

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