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5-11-2010 16:45 Pagina 5

NUOVE RICERCHE
SULLA LEGGE GRANARIA ATENIESE
DEL 374/3 a.C.

a cura di
Anna Magnetto, Donatella Erdas, Cristina Carusi

Edizioni ETS
00_pp.ed. 19-10-2010 10:55 Pagina 6

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ISBN 978-884672826-5
03_Ampolo_39 5-11-2010 16:12 Pagina 39

LE MOTIVAZIONI DELLA LEGGE SULLA TASSAZIONE


DEL GRANO DI LEMNO, IMBRO E SCIRO
E IL PREZZO DI GRANO E PANE

Carmine Ampolo

La legge proposta da Agyrrhios nel 374/3 a.C. introduce il


pagamento in grano della tassa relativa alle isole (certamente
della dodekate, più incerto il caso della pentekoste), affinché il
popolo – secondo la proposta – disponga di grano in proprietà
pubblica (ejn tw`i koinw`i)1. Questa specificazione del carattere
pubblico del grano distingue chiaramente la normativa dalla
sfera privata, cioè dal grano gestito dai mercanti per il mercato
(oJ ejn ajgora`i si`to~). Giustamente Stroud sottolineava che i ce-
reali in questione appartenevano agli Ateniesi in quanto prodot-
to di una imposizione fiscale che riguardava le isole di Lemno,
Imbro e Sciro, possedimenti ateniesi; ma faceva anche riferi-
mento al senso forte dell’espressione ejn tw`i koinw`i, richiaman-
dosi a quanto aveva scritto Pauline Schmitt-Pantel («tout koi-
non contient donc en lui la virtualité du partage»)2. E qui
Stroud aggiungeva con cautela un riferimento anche al possibile
significato concreto di koinon, inteso come deposito per il gra-
no pubblico, in analogia con il significato di «tesoro di stato»,
ben attestato dai testi (Hdt., 7, 144, 1; 9, 87, 2; Thuc., 1, 80, 4;
6, 6, 3). Può essere utile un parallelo in latino, peraltro riferito

1 Così traduce ad es. U. Fantasia in MIGEOTTE 2003b, 181; cfr. altre traduzioni:
«in the public domain» STROUD 1998, 25; «publicly available» Rhodes, Osborne, GHI
26, 120; «sur le marché public» DESCAT 2003a, 595; «dans le domaine public» BRUN
2005, 179; «scorta di grano pubblico» FARAGUNA 1999. Per i dubbi sul pagamento in
natura della pentekoste cfr. HARRIS 1999, l’analisi acuta di FANTASIA 2004 e BRUN 2005,
179 sgg. Se a l. 8 s’intende pentekoste sito come la tassa del 2 % su importazione ed
esportazione del grano (gestita com’è noto separatamente: Demosth., 59, 27), essa va
considerata come non percepita in natura ma in moneta; se invece s’intende con l’edi-
tore e Osborne e Rhodes come «in terms of grain» o «in grain» riferita a entrambe le
imposte, dodekate e pentekoste, il pagamento in natura avrebbe carattere più ampio, e
ancor più significativo delle finalità annonarie della legge. Sull’espressione dhmovsio~
si`to~ e altre analoghe cfr. MIGEOTTE 1998, 229 n. 1 con riferimenti.
2 STROUD 1998, 26, con documentazione alle note 37 e 38; SCHMITT-PANTEL
1992, 109.
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40 Carmine Ampolo

alle misure preventive in una città greca, Massalia, assediata:


frumenti quod inventum est in publicum conferunt (Caes., civ., 1,
36, 3; cfr. 1, 34, 5 e 2, 22, 1). Tale espressione è stata tradotta
«raccolgono in un ammasso pubblico tutto il frumento trovato»
(così A. La Penna), ma ad es. P. Fabre la rendeva con «tout ce
qu’on a trouvé de blé est rassemblé dans un grenier public»3.
L’allestimento di granai e locali per deposito, che secondo la
legge di Agyrrhios va fatta in un santuario (lo Aiakeion), e in
altri casi per la distribuzione o vendita di cereali e pane, ha
com’è noto paralleli e precedenti ad Atene4. L’esistenza di que-
sti per il grano pubblico sembra confermata da quanto scrive lo
scoliaste ad Aristofane (Ach., 548 cit. a n. 4) a proposito della
stoa alphitopolis, il portico per la vendita della farina: lì si ven-
deva il grano della città (o{pou kai; ãoJÃ si`to~ ajpevkeito th`~ pov-
lew~)5.

3 Il secondo ed il terzo passo di Cesare, cui ho fatto riferimento nel testo, permet-
tono di seguire bene la vicenda; si noti che in 2, 22, 1 i Marsigliesi panico enim vetere
atque hordeo corrupto omnes alebantur, quod ad huius modi casus antiquitus paratum in
publicum contulerant, il che rafforza l’interpretazione di in publicum come granai pub-
blici. L’espressione latina che ricorre di frequente frumentum publicum, spesso con ac-
cipere, com’è noto si riferisce generalmente al diritto a partecipare alle frumentationes
romane; documentazione e discussione in VIRLOUVET 1995, 233 sgg. e passim. Per la
custodia frumenti publici cfr. Fest., 370 L, s.v. Sempronia horrea, CIL I2 2500, l. 23; NI-
COLET 1980, 96 sgg., NICOLET 1994. In generale RICKMAN 1971 e i saggi nella seconda
parte del volume Mémoire perdue 1998.
4 Stoai, portici vari e altri edifici ospitavano già prima depositi provvisori e distri-
buzioni o vendite di cereali; la prima attestazione nota sembra Aristoph., Ach., 548
(rappresentata nel 425 a.C.), con menzione di un portico risuonante e distribuzione di
razioni di grano; altri riferimenti a stoa alphitopolis, stoa makra (la cui identificazione
con un unico portico è discussa) e altri edifici utilizzati (Pompeion, Odeion): Thuc., 8,
90, 5 (nell’estate del 411 a.C., i Quattrocento obbligano a portare il grano disponibile e
quello importato nella grande stoa del Pireo); Aristoph., ec., 684-686 (lo scolio colloca
la stoa alphitopolis al Pireo, probabilmente a torto perché l’associazione del portico per
la farina con la stoa Basileios e un altro portico vicino fa pensare all’agora del Cerami-
co: JUDEICH 1931, 364-365 e n. 1; WYCHERLEY 1957, 193-194, cui si rimanda per le al-
tre testimonianze, e 222); Demosth., 34 (c. Phorm.), 37 e 39. Stroud (STROUD 1998, 85-
108) identifica lo Aiakeion o temenos di Eaco (di cui parla già Hdt., 5, 89, 3) con il
grande peribolos all’angolo sud-ovest dell’agora ateniese, interpretato in precedenza co-
me la Heliaia. In sintesi per la documentazione nota prima dell’edizione della legge del
374/3 e i confronti con gli edifici di Roma e Ostia: VIRLOUVET 1995, in particolare per
Atene p. 32 sgg.
5 BOECKH 1886, 110 n. a (= 165 n. a), osservava che dovrebbe quindi trattarsi di
grano di proprietà dello Stato, ma è dubbio che lo scoliaste si debba prendere alla let-
tera. Cfr. MIGEOTTE 1998, cui rimando in generale anche per le attestazioni di edifici
pubblici per lo stoccaggio dei cereali (235-237).
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Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 41

Si può aggiungere che l’immagazzinamento in granai collo-


cati in aree centrali almeno in età ellenistica divenne un fatto
concreto in città di Sicilia (Siracusa, Morgantina, Entella, Mon-
te Adranone); i dubbi in proposito espressi da Gallant anche
per Olinto, Morgantina e altri casi sembrano eccessivi e sono
smentiti anche dagli esempi di Entella e Monte Adranone, cen-
tri non greci nella Sicilia occidentale6. L’uso per lo stoccaggio
di cereali, non di edifici appositi con caratteristiche particolari
ma di portici, ha suscitato sorpresa. Basti qui rimandare alla
monografia di Coulton sulla stoa, da cui cito:
These references to grain being sold in stoas are at first sight sur-
prinsing, for an ordinary stoa is obviously not a suitable place for
keeping corn. For that reason it has sometimes been suggested that
the stoas in which grain were sold did not have a colonnaded façade,
but were long closed halls. It is true that the normal form of store-
room in classical Greece, whether for grain or for anything else, was a
long closed hall, and this is probably what lies behind the association
of stoa and tamieion (storehouse) in the Suda. The association of the
two words is also found in Pollux and Hesychios, but they see the
tamieion as a courtyard with porticoes fronting the store-rooms, like
the granaries at Rome and Ostia. The stoa and sitoboleion (portico
and granary) mentioned in an inscription at Pharsalos was presum-
ably either a building of the same sort, or a stoa with rooms behind
the portico, for the portico and the grain-store are separate parts of
the building7.

6 Per Siracusa: Liv., 24, 21, 11-12. Per Morgantina: SJÖQVIST 1960, e più di recen-
te DEUSSEN 1994 e BELL 2007. Per Entella, edificio con funzioni miste: PARRA 1995 (si
veda in particolare per l’interpretazione pp. 31-37, il fotopiano alle figg. 48-50 a p. 62,
la pianta di fig. 4 a p. 12, la ricostruzione di tav. II, 2, i pithoi a fig. 8 a p. 15; per un ag-
giornamento PARRA, FACELLA cds. Il decreto di Entella A 1 Ampolo (SEG XXX 1121;
per la corrispondenza con altre edizioni SEG LI 1185) elenca contributi in cereali di
comunità e privati ma non fa riferimento a luoghi di stoccaggio, né il tipo di testo lo ri-
chiedeva. Per Monte Adranone, due edifici di cui uno con grandi quantità di cereali:
DE MIRO, FIORENTINI 1976-1977. Un granaio in un centro sicano non nominato è ri-
cordato da Polyaen., strat., 5, 1, 3 (i sitophylakes, corrotti da Falaride, danneggiano il
tetto per far marcire il grano). Tra le menzioni epigrafiche di granai pubblici oltre a
quelle in MIGEOTTE 1998, loc. cit. si veda anche quella nelle Tabulae Heracleenses, IG
XIV 645, I, l. 102. In generale contro le identificazioni come granai proposte da ar-
cheologi GALLANT 1991, 179 sgg. Mi sono soffermato sulla documentazione della Sici-
lia e dell’Occidente greco perché, a parte Morgantina e pochi altri casi, è meno nota
agli studiosi rispetto a quella della Grecia propria.
7 COULTON 1976a, 11 sgg.: cfr. Suda, s.v. stoav; Poll., 1, 78; Hsch., s.v. ajbhvr; per
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L’esempio fornito ora dalla legge del 374/3 mi sembra chia-


rire bene come edifici non specializzati (come l’Aiakeion) ve-
nissero opportunamente adattati all’uso; lo stesso doveva avve-
nire per i portici, al cui interno si potevano ricavare spazi sia
per deposito sia per distribuzioni. Del resto le stoai avevano
funzioni molto diverse e questa commistione era rilevata ironi-
camente proprio per luoghi posti ad Atene, evidentemente nel-
l’agora8.
Per tale motivo – avere grano pubblico per la comunità – la
legge fissa in particolare due punti di cui mi occupo brevemente:
1. il pagamento in natura, in sitos, cioè in cereali in genere
(qui grano e orzo) almeno della tassa detta dodekate (ma anche
della pentekoste, secondo Stroud e altri; vedi supra e n. 1);
2. il prezzo di vendita sia del grano che dell’orzo sarà fissato
dall’assemblea (ll. 44 sgg. oJ de; dh`mo~ taxavtw th;n tªiºmh;n tw`n
purw`n kai; tw`n kriqw`n oJpovsou cªrºh; pwle`n tou;~ aiJreqevnta~).
Queste due prescrizioni non sono affatto isolate, ma s’inseri-
scono in serie di testimonianze, diverse per area e cronologia,
sufficienti però a comprendere la natura dell’operazione di
Agyrrhios, anche se non i dettagli più problematici.
Per il primo punto (pagamento in cereali e non in moneta)
un confronto parziale è offerto dall’esistenza di canoni di affit-
to in natura. Così per l’Elide nel V secolo a.C., l’iscrizione
I.Olympia 18 (DGE3 419, RIJG I, p. 256) prescrive un affitto in
orzo da pagare nel mese di Alphioios. Anche nel caso dei terre-
ni di Senofonte a Scillunte, che sono della dea Artemide, va
versata una decima ogni anno per la cura del tempio della dea
(Xenoph., an., 5, 3, 13). Più interessante l’esistenza di canoni di
affitto (in orzo) ad Eraclea in Lucania (Tab. Heracl., IG XIV
645, I, ll. 50-54; 100-105 e II, passim, per le indicazioni dell’im-

l’iscrizione da Farsalo vd. IG IX 2, 243. L’associazione di stoa e tamieion è però in rap-


porto al testo di Aristofane, ec., 14-15.
8 Così in un frammento del poeta della commedia di mezzo Eubulo, dalla Olbia,
(PCG V F 74, citato da Ath., 14, 640 b-c), che viene riferito all’agora (WYCHERLEY
1957, 185), che elenca accanto a prodotti alimentari di vario genere anche testimoni,
dispositivi per il sorteggio (kleroteria), clessidre, leggi, graphai. Si veda anche Theophr.,
char., 8, 14 («In che stoa, in che ergasterion, in che parte dell’agora passano tutto il
giorno …?»).
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Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 43

porto degli affitti in orzo) ed a Locri Epizefiri, anche per terre


non coltivate a cereali (Tabella nr. 16), fatto indicativo della vo-
lontà delle città di procurarsi cereali per la comunità. Siamo
qui in un quadro diverso, quello dell’affitto di terreni sacri e in
zone meno evolute e più tradizionali rispetto all’Attica, ma i
pagamenti in cereali erano comunque una realtà più diffusa di
quanto si pensa9. Pagamenti in sitos sono attestati anche da Li-
sia (32, 15), nell’elenco di beni e rendite di Diodotos10. Potreb-
be trattarsi di un pagamento di interessi, dato che un credito
dello stesso nella Chersoneso è menzionato poco prima nella
stessa orazione Contro Diogeiton11. E i coltivatori del territorio
di Anaia (nella perea di Samo in Asia Minore) verso il 260 ca.
a.C. versavano alla Hera di Samo il 5 % del prodotto in cereali
(poi usato per distribuzioni di grano, vedi sotto e n. 16).
Resta naturalmente aperta una questione: pagare in natura,
in proporzione di un prodotto e non in termini monetari (reali
o solo calcolati) è una novità introdotta allora o non è altro che
il recupero di una prassi che poteva essere più antica o tradi-
zionale? L’esistenza di numerosi pagamenti fiscali come ad es.
le tasse doganali, che prendono la loro denominazione proprio
da una percentuale (dekate, dodekate, pentekoste ecc. in greco,
ma l’uso è generale) è un fenomeno di lunghissima durata; del
resto in società senza moneta o in cui questa era poco diffusa i
versamenti dovevano avvenire o in beni che servivano da misu-
ra del valore o in una porzione dei beni tassati (così in TADAE
C.3, per i beni trasportati da navi fenicie, nel decimo anno di
regno di Serse, 475 a.C.). Nel caso di Atene nel IV secolo a.C.,
mi sembra una innovazione solo in apparenza ‘primitivista’,
dovuta in questo caso ad una finalità pratica, squisitamente po-
litico-economica (avere cereali ejn tw`i koinw`i), non certo per
conformarsi a modelli di comportamento economico tradizio-

9 A MPOLO 1995; U GUZZONI , G HINATTI 1968, 213 sgg. Contra H EICHELHEIM

1935, in particolare col. 840.


10 Lys., 32, 15: foita` n de; kai; si` t on auj t oi` ~ ej k Cerronhv s ou kaq∆ e{ k aston

ejniautovn.
11 Lys., 32, 6; così ad es. COHEN 1992, 50 n. 48, che a questo proposito fa riferi-

mento per confronto proprio al pagamento in cereali della tassa nella legge sul grano
delle isole.
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nale, come forse avveniva invece in altre aree. Tanto più che lo
scopo annonario era per così dire integrato da una finalità fi-
nanziaria e militare: il ricavato della vendita del grano a prezzo
fissato dal popolo andava poi versato nella cassa militare (stra-
tiotika)12. E persino se si accettasse la tesi di Moreno della tra-
sformazione di una dodekate «in cash (a relatively painless
yearly payment of 500 drachmas) into a much more onerous
dodekate in grain, equaling a yearly payment of five hundred me-
dimnoi from each cleruch», il significato della legge, il suo scopo
annonario non cambierebbe completamente, anche se tale rico-
struzione implicherebbe una pressione molto forte sui cleruchi
proprietari terrieri e quantità di cereali molto elevate (una
eisphora annua costante non è convincente)13.
Passiamo ora a trattare della fissazione del prezzo dei cereali
da parte dell’assemblea popolare (ll. 44-46). Stroud e Migeotte
hanno fatto eccellenti trattazioni di questo punto importante,
con riferimento ai confronti ateniesi e dalla Grecia, isole com-
prese14. Particolarmente significativo è il noto conto degli epi-
statai eleusinii del 329/8 a.C., IG II2 1672, ll. 282-287, in cui sia
per l’orzo che per il frumento si fa riferimento al prezzo, rispet-
tivamente fissato in 3 e 6 dracme per medimno wJ~ oJ dh`mo~
e[taxen15. Un decreto di Coronea del III secolo a.C., studiato

12 Per FARAGUNA 1999 la legge del 374/3 e l’amministrazione delle miniere mo-

strano come non fossero infrequenti ad Atene procedure di appalto che prevedevano
versamenti in natura (citando anche IG II2 2495). FANTASIA 1999 valorizza il proposito
di garantire una ulteriore entrata al fondo militare in un periodo di ripetute ostilità,
con una «saldatura fra la cura dell’approvvigionamento alimentare e gli interessi finan-
ziari della città», come supposto per i 15 talenti ricavati dalla vendita del grano di
Leukon amministrati da Callistene nel 357/6 (Demosth., 20, 33).
13 MORENO 2003; cfr. MORENO 2007, 107.
14 STROUD 1998, 73-76; MIGEOTTE 1997 e 1998.
15 Per tali prezzi vedi ad es. JARDÉ 1925, 178-182, e STROUD 1998, 73-75. Per la

competenza dell’assemblea popolare ateniese in materia di approvvigionamento di gra-


no, nella kyria ekklesia, il cui ordine del giorno era fissato dai pritani, vedi Arist., Ath.
pol., 43, 4; l’espressione usata è peri; sivtou (cfr. RHODES 1981, 523; in Xenoph., mem.,
3, 6, 13, Socrate sostiene rivolto al giovane Glaukon, fratello di Platone, il quale voleva
dhmhgorei`n al fine di prostateuvein th`~ povlew~, che per fare il leader politico do-
vrebbe conoscere anche per quanto tempo il grano prodotto nel paese basta a nutrire
la città e di quanto ha bisogno ogni anno. Importazione ed esportazione di cereali sono
tra i cinque argomenti più importanti per Arist., rh., 1, 1359 b). È possibile che anche
la fissazione del prezzo dei grani di proprietà pubblica rientrasse in questo punto del-
l’ordine del giorno.
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da Migeotte, contiene anch’esso la menzione del prezzo del


grano pubblico deliberato dal damos. Un riferimento al prezzo
fissato dal popolo compare anche nel celebre regolamento per
le distribuzioni di grano di Samo (ca. 260 a.C.; IG XII 6, 172,
Syll.3 976, ll. 23-26, Pouilloux, Choix 34)16. Segnalo inoltre che
sempre in un testo dell’archivio di Locri Epizefiri (Tabella nr.
5) si menziona un decreto del consiglio e dell’assemblea che ri-
duce il prezzo del grano (e delle fave)17. Il Consiglio e il popolo
hanno decretato che i hieromnamones addetti ai cereali (epi toi
sitoi) facciano iscrivere la riduzione del prezzo del frumento e
delle fave. Anche qui le finalità sono annonarie: in una tavolet-
ta dello stesso anno, come dimostra il fatto che gli eponimi so-
no gli stessi, (è la nr. 4), si fa iscrivere sul bronzo un prestito
anteriore, non ancora restituito alla cassa di Zeus, per l’impor-
tazione di cereali (tw` sivtw tw` ejpaktw`), il che fa pensare che il
ribasso avvenisse dopo un periodo di difficoltà18. Qui natural-
mente si trattava del grano prodotto sui terreni sacri di Zeus,
che probabilmente viene calcolato secondo il nuovo prezzo sta-
bilito dalla polis. Non è possibile valutare quale proporzione
dei vari territori fosse occupata da terre di dei ed eroi (temene)
e quali ne fossero le rendite per la comunità. Alcuni indizi per
Atene fanno pensare ad un’estensione notevole. Dopo la con-
quista di Lesbo e la repressione della defezione dei Mitilenesi
nel 327, tutto il territorio fu diviso in 3.000 kleroi e di questi
300 furono attribuiti agli dei, cioè il 10 per cento, come affer-
ma Tucidide (3, 50, 2). Anche se nulla prova che i lotti fossero
uguali tra loro, l’estensione deve essere stata notevole. I Mitile-
nesi pagavano ai cleruchi un canone in denaro di 2 mine l’anno
per ogni lotto. Non sappiamo se ciò valesse anche per i lotti as-
16 Per l’epigrafe di Coronea cfr. MIGEOTTE 1998, cui rimando per la bibliografia

precedente (il testo è alle pp. 244-245; si vedano soprattutto le ll. 22-24). Per l’iscrizio-
ne di Samo si veda in generale FANTASIA 1998, con indicazione di edizioni e bibliogra-
fia precedenti. Sul punto specifico pp. 209-210.
17 DE FRANCISCIS 1972, 19 e fig. 5; sui cereali nei testi dell’archivio, 122 e 125 sg.;

COSTABILE 1992, 239 e fig. a p. 238; la Tabella nr. 5, ll. 6-9: ejpi; touvtwn e[doxe ta`i bw-
la`i kai; tw`i davmwi tw;~ iJeromnavmona~ tw;~ ejpi; tw`i sivtwi gravyai to; meivwma ta`~ ti-
ma`~ tw`n purw`n kai; tw`n kuavmwn ta`~ tima`~. Ho richiamato l’attenzione sull’importan-
za di questo testo in AMPOLO 1995, 27.
18 Tabella nr. 4: DE FRANCISCIS 1972, 18 e fig. 4; COSTABILE 1992, 237 e fig. a p.

236; cfr. 114 sgg. (Costabile) e 154 (Migeotte).


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segnati agli dei o se, come negli esempi occidentali citati, questi
avessero canoni in cereali. Comunque l’importanza delle terre
degli dei, eroi e relativi luoghi di culto non va sottovalutata,
neanche per quel che riguarda la produzione cerealicola.
Passiamo ora a chiederci se vi è un rapporto tra l’esistenza –
ormai assolutamente certa – della fissazione del prezzo dei ce-
reali da parte di istituzioni di Atene e di altre città (almeno in
un certo numero di casi) relativamente alla produzione su ter-
reni della città stessa, compresi quelli di Lemno, Imbro e Sciro,
e di santuari o comunque di cereali spettanti agli dei, e le atte-
stazioni della cd. kaqesthkuiva timhv (kathestekyia time, che
abbrevio in k.t.).
Di questa espressione, con il verbo al participio perfetto, so-
no state date interpretazioni molto diverse. Vi è infatti un con-
trasto tradizionale tra chi vede in k.t. un ‘prezzo corrente’ e chi
lo interpreta ‘prezzo fissato, stabilito’. Com’è noto, già August
Boeckh considerava la k.t. come ‘il prezzo usuale, tradizionale,
corrente’, il quale nel caso della orazione demostenica Contro
Phormion (34, 39) corrisponderebbe al prezzo di costo («Ko-
stenpreis»)19. Tale spiegazione fu sostanzialmente seguita da L.
Gernet e poi da A. Jardé, per citare gli autori di due autorevoli
studi20. Una spiegazione opposta e molto più soddisfacente a
mio parere fu data da Wilamowitz. Trattando dei sitophylakes
nell’Athenaion politeia aristotelica, egli scriveva che la k.t. era il
prezzo di vendita fissato ufficialmente («amtlich festgestellt»),
per così dire alla borsa dei cereali, e al quale in periodi di emer-
genza lo stato vende i cereali («zu dem in der not der staat das
getreide verkauft»)21. Si noti che Wilamowitz osservava che co-

19 BOECKH 1886, 118 e n. d, con la nota 163 di M. Fraenkel (trad. it. p. 172);

Fraenkel modifica la seconda definizione di Boeckh in prezzo corrente in condizioni


normali – «den unter normalen Verhältnissen bestehenden Preis» – e osserva che la
traduzione «prezzo di costo» avrebbe richiesto il participio aoristo ed è esclusa con il
participio perfetto.
20 GERNET 1909 (cfr. infra per la sua edizione) e JARDÉ 1925, 178 sgg. («ce qu’il

nous faut, c’est ce qu’on appelait hJ kaqesthkuiva timhv, c’est-à-dire le cours normal, tel
qu’il resulte de la situation générale sur l’ensemble des marchés, sans aucune intervention
que puisse fausser le jeu naturel de l’offre et de la demande»). Cfr. anche CORSETTI 1893,
68, FRANCOTTE 1910, 296 n. 4 e MIGEOTTE 1997, 47 n. 24, che giustamente segnala la
non omogeneità delle varie interpretazioni. Per le opinioni più recenti vd. infra e n. 23.
21 WILAMOWITZ 1893, 219-221 e in partic. n. 67 a p. 220.
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Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 47

munque lo stato non interveniva per proibire il commercio a


prezzi maggiorati ma si limitava ad adoperare tutti i mezzi per
far vendere il grano ai mercanti a prezzo normale e rimandava
alla testimonianza delle due orazioni demosteniche, di cui trat-
teremo in breve anche noi, e ad A. Wilhelm per la documenta-
zione epigrafica allora nota22. Fino a tempi molto recenti la pri-
ma interpretazione ha avuto molto seguito, mentre solo negli
ultimi anni sono state proposte o riproposte interpretazioni vi-
cine a quella di Wilamowitz o che comunque vanno nel senso
di un prezzo in qualche modo stabilito ufficialmente23.
Le due traduzioni, o meglio i due gruppi di interpretazioni,
sono entrambe corrette dal punto di vista grammaticale. Segna-
lo che lo stesso participio è ben attestato a proposito dell’età
(helikia), con il significato indubbio di ‘età stabilizzata, assesta-
ta, età di mezzo tra giovani e vecchi’ nell’espressione hJ kaqe-
sthkui`a hJlikiva, un parallelo che potrebbe essere utile anche
nel nostro caso24. Riconsideriamo i due passi del corpus Demo-

22 IG II2 400; WILHELM 1889, in partic. 146-148 (= 356-358) e l’ampia n. 1. Vedi

anche WILHELM 1974, 21-23.


23 Per k.t. = prezzo corrente o normale si veda di recente soprattutto PAZDERA 2006,

30 sgg.; COHEN 2006, 12 sgg. respinge la traduzione «established price» e preferisce net-
tamente «market price»; anche MORENO 2007, 295 segue la traduzione «the normal pri-
ce». Più sfumata l’interpretazione di Fantasia (FANTASIA 1991, 71-72, che mostra la con-
traddizione tra i due passi citati del corpus Demosthenicum, come anche BRESSON 2000),
che comunque predilige «prezzo corrente», il prezzo prevalente a cui la città preferisce
vendere il grano in condizioni normali. Cfr. anche GALLO 1997, 22 e 28 n. 9 (che riporta
altri giudizi analoghi). In genere questi autori non considerano o svalutano le testimo-
nianze epigrafiche. Per l’interpretazione come prezzo stabilito ufficialmente, ma in un
quadro divergente nei vari autori, si vedano limitatamente agli ultimi decenni: AMPOLO
1986 (prezzo fissato dalla polis, cioè ‘prezzo politico’, distinto ma accanto al prezzo libe-
ro di mercato; in periodi non di crisi i due prezzi tendono a coincidere); REGER 1993, 313
(«price below market set by law or strongly recommended by city officials … for the sale
of grain during periods of shortage»); MIGEOTTE 1997 (limitatamente al grano pubblico
acquistato dalla città, come proposto da Wilhelm); BRESSON 2000 (prezzo ufficiale per
tutto il grano, ma prodotto di un negoziato tra gl’ importatori e la città; cfr. le osservazio-
ni di MIGEOTTE 2003b). Anche per Descat si tratta di «prix fixé» e di «prix officiel» ma
in una congiuntura di rialzo durevole dei prezzi (DESCAT 2004a, 372, 379-380).
24 Cfr. Thuc., 2, 36, 3, dove indica l’età di mezzo, cioè ‘stabile’. «The settled pe-

riod of life, say from 50 or more probably 40…, to 60 or 65», da confrontare con
[Plat.], ep., 3, 316c, in cui la stessa espressione è strettamente connessa a mevshi (rese in
latino da Cic., de sen., 20, 76: constans aetas, quae media dicitur). Cfr. GOMME 1956,
105, con altri confronti, da cui ho ripreso la definizione. Nulla in proposito è nel com-
mento di Hornblower, mentre nel recente commento di Fantasia al II libro (FANTASIA
2003, 373) c’è l’accostamento alla k.t. con il riferimento a Krüger.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 48

48 Carmine Ampolo

sthenicum, che sono ben noti e indagati, e possono essere quin-


di trattati in breve. Nella orazione Contro Phormion ([Demo-
sth.] 34, 39), del 327/6 a.C., Chrysippos enfatizza i benefici da
lui recati agli Ateniesi per l’approvvigionamento in tre occasio-
ni e fa riferimento ad eventi che vanno dal 336 al 328/7. Egli
afferma che quando il grano rincarò fino a 16 dracme (scil. al
medimno), aveva importato ad Atene più di 10.000 medimni e
li aveva distribuiti alla k.t. di 5 dracme al medimno, senza for-
nire in questo caso una data precisa25. In tale contesto la con-
trapposizione con il prezzo di mercato, quello a cui si vendeva
il grano in quel momento, è molto netta. Per salvare la spiega-
zione della k.t. come prezzo di mercato si è fatto ricorso a vari
espedienti. Così Koehler aveva proposto d’inserire ajntiv, accol-
to nelle edizioni procurate da Thalheim e Gernet, in modo da
far dire al testo che Chrysippos avrebbe venduto il grano ad un
prezzo di favore invece che al prezzo di mercato (= k.t.)! Ger-
net quindi traduceva «puis lorsqu’une première fois le blé ren-
chèrit et monta jusqu’à 16 drachmes, nous avont importé plus
des 10.000 médimnes de froment et nous les avons distribués
non pas au cours du blé, mais a 5 drachmes le médimne: vous le
savez tous pour avoir participé à cette distribution dans le ma-
gasin des fêtes publiques» (corsivo mio). La proposta, di Koeh-
ler, già contestata da Fränkel, non è stata poi accolta nell’edi-
zione oxoniense di Rennie né da ultimo in quella curata da
Dilts ed ora è generalmente abbandonata26. Per giustificare co-
munque una traduzione di k.t. diversa da quella del secondo
passo demostenico in cui l’espressione ricorre ci si è basati an-
che sul fatto che nel primo caso si tratta di un singolare e nel

25 Demosth., 34, 39: o{te d∆ oJ si`to~ ejpetimhvqh ãto;Ã provteron kai; ejgevneto

eJkkaivdeka dracmw`n, eijsagagovnte~ pleivou~ h] murivou~ medivmnou~ purw`n diemetrhv-


samen uJmi`n th`~ kaqesthkuiva~ timh`~, pevnte dracmw`n to;n mevdimnon, kai; tau`ta
pavnte~ i[ste ejn tw`/ pompeivw/ diametrouvmenoi: pevrusi de; eij~ th;n sitwnivan th;n uJpe;r
tou` dhvmou tavlanton uJmi`n ejpedwvkamen ejgwv te kai; oJ ajdelfov~. kaiv moi ajnavgnwqi
touvtwn ta;~ marturiva~.
26 Vedi in BOECKH 1886, la già citata nota 163: qui Fraenkel che pure seguiva l’in-

terpretazione come ‘prezzo corrente’, giustamente respingeva la correzione, perché do-


po le parole che precedono kai; ejgevneto eJkkaivdeka dracmw`n sarebbe stata «una in-
concludente tautologia». Sia Rennie che Dilts segnalano la correzione di Koehler in ap-
parato.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 49

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 49

secondo invece è usato il plurale.


Passiamo quindi all’orazione Contro Dionysodoros (Demo-
sth., 56, 8), anch’essa di paternità controversa, pur se da vari
editori considerata di Demostene. Denunziando i traffici del
famoso Kleomenes di Naukratis che, in combutta con Diony-
sodoros e Parmeniskos, aveva messo su una rete d’informatori
per far andare le navi con il grano dove i prezzi erano più alti –
danneggiando anche Atene perché la nave carica di grano era
andata a venderlo a Rodi invece che ad Atene come previsto
dal contratto di prestito marittimo – ritorna la stessa espressio-
ne al plurale27. Gernet traduceva ovviamente «D’après les cours
du moment, ceux qui étaient sur place envoyaient des instruc-
tions à ceux qui étaient en voyage …» (corsivo mio). Nell’edi-
zione curata da C. Carey e R.A. Reid, leggiamo «Then those
who remained here would send letters to these abroad advising
them of the prevailing price, so that …»28. L’orazione è datata al
322 (o a fine del 323). Gli avvenimenti sono del 323/22 e si
rapportano all’azione di Kleomenes, governatore o satrapo
d’Egitto, che speculava sul grano egiziano29. A lui ed ai suoi
collaboratori interessava ovviamente conoscere il prezzo e le
sue variazioni. Per questo l’uso del plurale (kathestekyiai timai)
appare significativo30.
La fiducia nell’interpretazione come prezzo corrente, di
mercato, può apparire legittima solo in base all’orazione Con-
tro Dionysodoros (56, 8), ma come si è visto essa è almeno ap-
parentemente in contrasto con il testo tradito della Contro
Phormion (34, 39). In realtà il problema era stato avviato a so-

27 Demosth., 56, 8: oiJ me;n ga;r aujtw`n ajpevstellon ejk th`~ Aijguvptou ta; crhvma-

ta, oiJ d∆ ejpevpleon tai`~ ejmporivai~, oiJ d∆ ejnqavde mevnonte~ dietivqento ta; ajpostel-
lovmena: ei\ta pro;~ ta;~ kaqesthkuiva~ tima;~ e[pempon gravmmata oiJ ejpidhmou`nte~
toi`~ ajpodhmou`sin, i{na eja;n me;n par∆ uJmi`n tivmio~ h\/ oJ si`to~, deu`ro aujto;n komivsw-
sin, eja;n d∆ eujwnovtero~ gevnhtai, eij~ a[llo ti katapleuvswsin ejmpovrion. o{qen per
oujc h{kista, w\ a[ndre~ dikastaiv, sunetimhvqh ta; peri; to;n si`ton ejk tw`n toiouvtwn ej-
pistolw`n kai; sunergiw`n.
28 CAREY, REID 1985, seguita da GARNSEY 1988, 152 n. 8 (con rimando anche a

ISAGER, HANSEN 1975, 200 sgg.).


29 Su quest’ultimo cfr. GARNSEY 1988, 152 sg.; cfr. anche POLANYI 1977 (trad. it.

1983), 283-310, che ne fa quasi il creatore del mercato mondiale dei cereali. Di recente
LE RIDER 1997, PAZDERA 2006, 128 sgg. con bibl. precedente, BRESSON 2008, 180).
30 Così giustamente BRESSON 2000, 180.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 50

50 Carmine Ampolo

luzione già da Wilhelm, a proposito del decreto onorario ate-


niese, purtroppo frammentario, IG II2 400 – come ha ricordato
Migeotte –, e da Wilamowitz. In questo decreto ricorre, par-
zialmente integrata, l’espressione kaqistamevnh~ timh`~31. Qui
non si tratta di participio perfetto (come in k.t.) ma di partici-
pio presente, e quindi per prudenza potremmo considerarli
persino non del tutto equivalenti (il primo com’è noto può as-
sumere il carattere di acquisizione precedente o definitiva e
quindi potrebbe significare nel nostro caso «il prezzo che era
stato precedentemente stabilito», mentre nel caso del partici-
pio presente si può rendere genericamente come «prezzo stabi-
lito»)32. Ma comunque siamo nello stesso quadro di riferimen-
to sia per la cronologia sia per l’argomento e preferisco consi-
derarli sostanzialmente corrispondenti.
Più importante, se non decisiva, è la testimonianza di un’al-
tra epigrafe. Si tratta di un decreto del demo di Ramnunte, in
onore dello stratego ateniese incaricato della difesa costiera
Epichares, del 264/3 o di poco più recente33. Epichares infatti
tra le altre benemerenze aveva anche portato 1000 medimni di
grano (500 di frumento e 500 di orzo) anticipando il prezzo e li
aveva dati a cittadini e militari di stanza a Ramnunte (ll. 17-19):
eijsekovmise de kai; purw`n medivmnou~ kai; krªiºqw`n ,
proeuporhvªsa~º a≥uj≥to;~ ta;~ tima;~, kai; dievdwken toi`~ te≥
p≥olivtai~ kai; toi`~ stratiwvtai~ th`~ ªkºa≥qesthkeiva~ timh`~.
Trattandosi del periodo di guerra e di difficoltà annonarie all’i-
nizio della guerra Cremonidea è evidente che non può trattarsi

31 IG II2 400, decreto onorario per Eucharistos dall’acropoli. Una datazione è of-

ferta dalla menzione di Demade e dei symproedroi, secondo la cronologia proposta nel-
le IG all’inizio dell’anno 320/319, subito prima la morte di Demade. ª..6.. kai; sumpro-
ev drºoi: e[doxeªn t|w`i dhvmwi: Dhmavdh~ Dhºmevou Paianªie|u;~ ei\pen: ejpeidh; Eujºcavri-
sto~ Cei. | ..12.. si`tºon a[gwn ∆Aqhvnaªz|e creiva~ parevcetºai tw`i dhvmwi tw`ªi| ∆Aqh-
naivwn, fhsi;n dºe; aujtw`i h[dªhº ojªkºta|kiscilivou~ medivºmnou~ paradªwvºsªeº|in th`~
kaqistamºevnh~ timªh`º~ kai; tªo;| loipo;n a[llou~ tºetrakiscilivouª~| medivmnou~ kai;
ejnº tw`i provsqen crªov|nwi kai; nu`n provxenoº~ w]n kai; eujerg|evth~ tou` dhvmou tou`
∆Aqºhnaªivºwn poiªeº|i` ktl. Cfr. n. 22.
32 Cfr. ad es. HUMBERT 1945, 156-158.
33 BIELMAN 1994, nr. 24, 95 sgg., dal santuario di Nemesi. Epichares fu stratego

sotto l’arconte Peithidemos, la cui data è controversa (268/7 o poco dopo, comunque
all’inizio della guerra Cremonidea). Sul documento rimando anche alle indicazioni in
HABICHT 2000, n. 29 a p. 43 e n. 83 a p. 439 e BRESSON 2000.
03_Ampolo_39 5-11-2010 16:13 Pagina 51

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 51

di una distribuzione al ‘prezzo corrente’ in quel momento o ‘di


mercato’ o simili ma ad un prezzo ‘fissato’, stabilito ufficial-
mente, proprio come nel passo discusso sopra dalla orazione
Contro Phormion ([Demosth.] 34, 39).
Espressioni relative a prezzi ‘fissati’ compaiono in fonti di
vario tipo (letterarie, papiri documentari, iscrizioni) e nell’in-
sieme vanno in questa stessa direzione – quella di un prezzo
comunque fissato e non di un prezzo libero, prodotto diretta-
mente dal mercato senza interventi esterni (come ad es. pensa-
va JARDÉ, cit. a n. 20 e come sembra ancora ritenere COHEN,
cit. a n. 23).
Una tetagmene time ricorre nell’Economico pseudo-aristote-
lico, tra i tanti espedienti per ottenere risorse finanziarie ([Ari-
st.], oec., 2, 17b). A Selymbria, dov’era proibita l’esportazione
dei cereali, fu decretato che i privati consegnassero il grano alla
polis al «prezzo fissato» (th`i povlei paradou`nai tou;~ ijdiwvta~
to;n si`ton th`~ tetagmevnh~ timh`~), tranne quello necessario al
mantenimento per un anno; poi chi lo voleva, lo esportava fis-
sando un prezzo che sembrava loro vantaggioso (tavxante~
timh;n h}n ejdovkei kalw`~ e[cein aujtoi`~). La differenza tra due
prezzi, quello ufficiale stabilito per l’occasione, e quello libero
fissato in base alla convenienza (si noti l’avverbio kalw`~), è di
grande interesse, malgrado non tutto sia chiaro nel passo; nel-
l’insieme sembra si fosse introdotto un doppio regime dei prez-
zi (una operazione grazie alla quale in questo caso la città ri-
cavò un guadagno).
La stessa espressione ricorre anche in un frammento di ora-
zione Contro Andocide attribuita a Lisia, citata da Polluce (7,
14)34: «e non vendono a un prezzo fissato, ma hanno venduto a
prezzi altissimi, rincarando la merce più che potevano» (trad.
E. Medda). Bolkestein, trattando dei sitophylakes e della Athe-
naion politeia aristotelica (51, 3), considerava questa time tetag-
mene o prezzo fissato («vorgeschriebene Preis») del frammento
citato come testimonianza di una misura conosciuta dallo stato
ateniese, che però in generale non l’aveva applicata: la determi-

34 Lys., VIII, fr. 7 Thalheim = XX Gernet: Ou[te timh`~ tetagmevnh~ pwlou`sin,

ajll∆ wJ~ a]n duvnainto pleisthriavsante~ pleivstou ajpevdonto.


03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 52

52 Carmine Ampolo

nazione, fissazione del prezzo, o almeno un sistema che ci an-


dava molto vicino, verosimilmente relativo proprio ai cereali35.
Purtroppo ignoriamo il contesto e non sappiamo neanche se la
frase si riferiva ad una vendita di grano, come pure è possibile,
se non probabile. La fissazione di prezzi è infatti attestata an-
che per alcune altre categorie di alimenti36.
Per capire il valore delle menzioni di k.t. e di prezzo fissato
(tetagmene time), occorre tener presente che relativamente fre-
quente è nei documenti epigrafici di epoca ellenistica il riferi-
mento a vendite di cereali a prezzi inferiori a quello del merca-
to, a prezzi buoni e vantaggiosi per la città o al prezzo richiesto
dal popolo, ma senza menzione esplicita di prezzo fissato uffi-
cialmente o prescritto37. Senza alcuna pretesa di completezza
richiamo alcune delle testimonianze significative, generalmente
epigrafi in onore di mercanti e agoranomi benemeriti, confron-
tandole con quanto già visto. Herakleides di Salamina di Cipro
nell’anno 330/29 fu il primo mercante a vendere grano al prez-
zo di 5 dracme a medimno, e a tale prezzo fornì ben 3.000 me-
dimni agli ateniesi e donò poi 3.000 dracme per la sitonia38.
Qui non si fa riferimento ad alcuna k.t. o simili; sono ovvia-
mente gli studiosi a collegare il prezzo qui menzionato di 5
dracme a quello a cui nel periodo tra 336 e 328/7 Chrysippos
nell’orazione Contro Phormion (34, 39) sostenne di aver vendu-

35 BOLKESTEIN 1939, 258 «eine Massnahme gekannt, die er sonst nie angewandt

hat: “Preisfestsetzung” oder wenigstens ein System, das einer Preisfestsetzung sehr nahe
kam: die timé tetagmene, … hat sich wahrscheinlich auch auf Getreide bezogen»). Si
noti però che egli a p. 258 a n. 2 distingue nettamente questa time tetagmene dalla k.t.
delle orazioni demosteniche citate, che egli interpreta invece come «Marktpreis», prez-
zo corrente, come Boeckh e altri, ma senza discussione. Comunque Bolkestein era ben
consapevole del fatto che il testo dell’Athenaion Politeia, capitolo 51, presuppone un
controllo del prezzo dei cereali e forme d’intervento dei magistrati della comunità.
36 MIGEOTTE 1997, 37 sgg. Opinione contraria di COHEN 2006, 16.
37 Una sintesi in MORETTI 1977. Cfr. anche GARNSEY 1988, 70-86, 150-164.
38 IG II2 360, ll. 8-10, 29-31, 66-71 (con datazione arcontale al 330/29) ; Syll.3 304;

di recente CULASSO 2004, 165 sgg., con bibl. precedente, tra cui si veda soprattutto
BRESSON 2000, 190 sgg. Si noti che nell’ultimo decreto riportato nel dossier in onore di
Herakleides si incaricano della faccenda espressamente i proedri della kyria ekklesia.
Ciò può essere dovuto o all’imminenza di questa seduta dell’assemblea popolare oppu-
re al fatto che almeno in quegli anni del IV secolo all’ordine del giorno della kyria ek-
klesia vi era di norma anche il grano (peri; sivtou: Arist., Ath. pol., 43, 3). Vedi ad es.
CULASSO 2004, 176 con altra bibliografia.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 53

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 53

to 10.000 medimni, cioè all k.t. di 5 dracme invece di 16 drac-


me cui era salito il prezzo. La convergenza delle cifre è natural-
mente impressionante, ma nel caso di Herakleides l’enfasi è sul
fatto che costui fu il primo a vendere a 5 dracme, ma non si di-
ce affatto che quello era il prezzo ufficiale o corrente o norma-
le; invece nell’orazione citata Chrysippos tiene a specificare che
si tratta proprio della k.t., e molto inferiore al prezzo di 16
dracme cui era salito il medimno di grano. I prezzi attestati so-
no tra il 340 e 330 – grazie a IG II2 408 – 9 dr. per il frumento
e 5 dr. per l’orzo; negli anni attorno al 330 la k.t. è di 5 dr., a
fronte di un prezzo arrivato fino a 16 dr. secondo l’orazione
Contro Phormion più volte citata. Sempre verso il 330 secondo
la Contro Phainippos l’orzo venduto a 6 dracme salì a 18 drac-
me. Nel 329/8, nei conti di Eleusi, il demos fissò il prezzo del
frumento a 6 dr., mentre solo 10 medimni sono venduti al prez-
zo doppio di 10 dr. e quello dell’orzo a 3 dracme (ma a 3 dr. e 5
oboli invece l’orzo di Imbro giunto in ritardo, indizio ulteriore
della variabilità anche dei prezzi ‘ufficiali’!)39. Quindi se le ven-
dite a 5 dracme a medimno si riferiscono esattamente allo stes-
so periodo (anno o frazione di anno), secondo la spiegazione
tradizionale e più semplice, Herakleides di Salamina è stato il
primo a distribuire il grano al prezzo ufficiale, seguito poi da
Chrysippos. Oppure, se tra i benefici dei due mercanti è inter-
corso un lasso di tempo imprecisato (peraltro limitato), le 5
dracme a medimno erano un buon prezzo di favore cui ha cor-
risposto in qualche momento il prezzo ‘ufficiale’, il quale peral-
tro già nel 329/8 appare più alto (6 dracme invece di 5).
Pochi decenni dopo, verso il 300, gli Efesini onorarono
Agathokles di Rodi che non solo portò ad Efeso 14.000 hekteis
(corrispondenti a ca 2.333 medimni) di grano, ma che «visto
che il grano si vendeva sul mercato a più di 6 dracme, lasciatosi
convincere dall’agoranomo, e volendo far cosa gradita al popo-
lo, vendette tutto il grano a prezzo più basso di quello del mer-
cato» (trad. L. Moretti)40. Si noti che qui si parla esplicitamen-

39 Discussione dei prezzi per questi anni in JARDÉ 1925, 43 sgg. e 178 sgg.
40 Syll.3 354, ll. 1-6; I.Ephesos 1455: ejpeidh; ∆Agaqoklh`~ | ªAºghvmono~ ïRovdio~
si`ton eijsagagw;n eij~ th;m povlin purw`n eJktei`~ murivou~ | tetrakiscilivou~, kai; ka-
03_Ampolo_39 5-11-2010 16:14 Pagina 54

54 Carmine Ampolo

te di un prezzo inferiore a quello di mercato (eujwnovteron tou`


ejn th`i ajgora`i pwloumevnou), anzi il riferimento al prezzo di
vendita nell’agora compare ben due volte per enfatizzare i me-
riti del mercante di Rodi. Anche qui, com’è logico, il beneficio
sta – oltre all’aver portato un carico di grano – nel prezzo di
vendita inferiore rispetto al prezzo di mercato. Il fatto che non
si dica quale fu il prezzo fa pensare che esso fosse di poco più
basso di quello di mercato. Un prezzo molto più basso sarebbe
stato molto probabilmente ricordato nell’epigrafe, a maggior
gloria del signor Agathokles.
Anche a Delo durante la I metà del III secolo a.C. si onora
Dionysios di Bisanzio «poiché… ha venduto grano alla città,
500 medimni di frumento, al prezzo che gli aveva chiesto il po-
polo…»41.
Qui il prezzo ridotto è richiesto dal popolo (come in altri ca-
si da magistrati), ma purtroppo non è specificato né quale fosse
né a quanto ammontasse invece il prezzo di mercato in quel
momento.
L’intervento dei magistrati cittadini è espressamente ricorda-
to in un’importante decreto da Oropos, in onore di due mer-
canti di Tiro e Sidone, databile al 190-180 a.C. o alla fine del
III secolo. Questi «avendo importato grano, su invito dei pole-
marchi consentirono a cederlo alla città a un prezzo convenien-
te» (trad. L. Moretti)42. La richiesta dei magistrati si ritrova an-
che a Calcide, nella prima metà del II sec. a.C., a proposito di
un altro mercante di Sidone, Sokrates, il quale «importò grano
più volte e lo cedette al prezzo cui lo esortavano i magistrati»

talabw;n to;n si`ton to;n ejn th`i ajgora`i pwlouvme|nom plevono~ dracmw`n e{c~, pei-
sqei;~ uJpo; tou` ajgoranovmou kai; boulovmeno~ | carivzesqai tw`i dhvmwi ejpwvlhse to;n
si`tom pavnta eujwnovteron tou` ejn | th`i ajgora`i pwloumevnou.
41 IG XI 4, 627; DURRBACH 1921-22, nr. 46, 57-58, con riferimenti ad altri decreti

in onore di stranieri, che a suo parere potrebbero aver rapporto con il grano e col desi-
derio di mantenere buone relazioni con città dell’Ellesponto.
42 IG VII 4262, Syll.2 547, ISE 64, I.Oropos 210, pp. 153-154, con fig. 9 a p. 154:

Dionysios figlio di Ariston di Tiro e Heliodoros figlio di Mousaios di Sidone eijsaga-


govnte~ si`ton avevano fornito grano, ajxiosavntwn tw`n polemavrcwn ajpodovsqai th`i
povlei kaquphvkousan th`~ kalw`~ ejcouvsh~ timh`~. In I.Oropos, loc. cit., si trovano
confronti con problemi di approvvigionamento in Beozia, in particolare a Tespie, con
bibl. Per gli onori a importatori di grano ROBERT 1981, 341 sgg. (OMS VI, 435 sgg.) e
MAGNETTO in questo volume, 155 sgg.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 55

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 55

(trad. L. Moretti). La richiesta dei magistrati (e del popolo?) si


ritrova altrove, ad es. anche a Istro43. Anche un decreto atenie-
se in onore di un cittadino di Mileto (?) ha elementi utili. Tale
decreto si data ca. 321/0 - 319/844. Non mi occupo qui né dei
contributi finanziari alle sitoniai, né di altri evergeti che contri-
buivano ad acquistare cereali e/o ad un euonismos, cioè a far
vendere a buon mercato i cereali (come ad es. in ISE 128, l. 9 o,
per molti atti di evergetismo, Protogenes di Olbia in Syll.3
495), che interessano meno direttamente il tema in oggetto;
quello che qui si voleva mettere in luce era l’intervento di magi-
strati o altri organi della polis per convincere mercanti stranieri
a portare grano nelle città e soprattutto a venderlo a prezzo in-
feriore rispetto a quello di mercato o corrente. È il tema della
contrattazione o della mediazione che porta alla fissazione di
un prezzo di vendita di almeno una parte delle forniture di ce-
reali, tema su cui torneremo tra breve.
Per completare il quadro delle menzioni di prezzi fissati e
ufficiali, occorre rivolgersi anche alla documentazione offerta
dai papiri. Proprio per possibili confronti con la k.t., Sally
Humphreys aveva richiamato, su segnalazione di Oswyn Mur-
ray, l’importante P. Tebt. III 703 (rr. 174-182) studiato da Ro-
stovcev45. Ma è merito di Bresson aver sviluppato recentemen-
te il confronto con la terminologia attestata nella documenta-
zione papirologica (almeno apparentemente senza conoscere lo
studio di S. Humphreys, che egli non cita)46.
In questo papiro il dioiketes dà all’economo queste direttive:
Vigila inoltre a che le merci da vendere (w[nia) non si vendano a
prezzi più alti di quelli prescritti (tw`n diagegrammevnwn). Dovrai an-
che investigare accuratamente sulle merci che non hanno prezzi fissi
(o{sa d∆ a]n h\i tima;~ oujc eJsthkuiva~) e sulle quali i negozianti posso-
no mettere (tavssein) i prezzi che loro aggradano, e dopo un’equa

43 IG XII 9, 900; SEG XXIV 1098.


44 IG II2 407 da completare con SEG XXXII 94 secondo Walbank (SEG XXXVII
83; SEG XL 79).
45 ROSTOVTZEFF 1933, ristampato in ROSTOVTZEFF 1995, 265-304; il testo del papiro

si legge anche in HUNT, EDGAR 1963, nr. 204. HUMPHREYS 1978, p. 52, n. 86 a p. 286
(trad. it. 110-111 e n. 86), sempre a proposito della k.t., del ‘giusto prezzo’ e di Polanyi.
46 BRESSON 2000.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 56

56 Carmine Ampolo

maggiorazione sulle merci che si vendono, permettere che … ne di-


spongano47.

Come osservava già Rostovcev, il dioiketes divideva i beni in


due classi, quelli prodotti statalmente o oggetto di monopolio, e
quelli che non avevano un prezzo fissato. Qui ejsthkuia` i timaiv
means fixed price, while ejsthkui`ai timaiv is used for current pri-
ce, e.g. B.G.U. 1220. 27, though sometimes the current price if enfor-
ced by the government became equivalent to fixed price; cf. e.g. Dit-
tenberger, [97] Syll.3 799. 20.1 o{pw~ ... mhde; ei|~ tw`n pipraskovntwn
ti kata; mhdevna trovpon pleivono~ ejpibavllhtai pipravskein th`~ ej-
nestwvsh~ teimh`~. In the absence of ejsthkui`ai timaiv it was left to
the ejrgazovmenoi to fix them (ROSTOVTZEFF 1995, 297).

Sul documento esistono studi importanti; comunque esso


prova in generale l’esistenza di due tipi di prodotti, quelli con
prezzi fissati, oggetto di monopoli, e quelli con prezzo libero,
ma oggetto di controllo (per esso e per le altre testimonianze
basti rimandare a CRISCUOLO cds. con bibl., in particolare a n.
10). Il grano nell’Egitto tolemaico non era monopolio e inter-
venti sul prezzo sono a quanto pare attestati solo occasional-
mente. Un intervento di tipo calmieristico è attestato da P.
Köln V 217 (forse del 195 a.C.); qui un preposto alla distribu-
zione del grano spiega di averlo venduto a 10 dracme meno del
prezzo dell’agora di Memfi. Comunque, quali che siano le ov-
vie differenze tra l’Egitto ellenistico e le città greche e i tanti
problemi aperti, la terminologia segnalata da Bresson è signifi-
cativa. Inoltre, come osservato dalla Criscuolo, sia i prezzi fis-
sati che quelli liberi sono soggetti a variazioni e subiscono con-
dizionamenti amministrativi. E ciò richiama almeno in parte
quanto avveniva nelle città elleniche, anche se il ruolo dell’am-
ministrazione e della proprietà regia è ben diverso.
Se quindi interpretiamo sempre la k.t. come un prezzo fissa-

47 P. Tebt. III 703, col. i v, rr. 174-182: melevtw dev soi kai;_ ªi{ºn≥a≥ t≥a;≥ ªw[º|n≥i≥a≥ mh;

pleiv o no~ pwlh` t ai tw` n diagegram|ªmºev n wn timw` n : o{ s a d∆ a] n h\ i tima; ~ ouj c


eJsth|ªkºu≥iva~ e[≥c≥o≥nta, ejpi; de; toi`~ ejrgazomevnoi~ |ªejs≥ti;n t≥ªavsºs≥ein a}~ a]n boªuvºlwn-
tai, ejxetazevs|ªqºw kai; tou`to mh; parevrgw~, kai; to; suvm|metron ejpigevnhma ªªtaºº
tavxa~ tw`n pw|ªl≥oumevnwn f≥o≥r≥tivwn sunanavgka·i≥‚ze≥ t≥o≥u;≥~⁄ª ≥º ≥k≥o≥u≥ª ≥ ≥º ≥~ t≥a;~ diaqev-
sei~ poiei`sqaªiº.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 57

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 57

to ufficialmente, resta un problema centrale che va chiarito:


perché dei mercanti o loro agenti e collaboratori (come nel ca-
so di Kleomenes di Naukratis, di cui si è detto sopra) volevano
conoscere dei prezzi fissati, prezzi ufficiali, applicati in primo
luogo alle distribuzioni e vendite di grano pubblico? Non mi
pare che un tale comportamento abbia molto senso se si attri-
buisce a k.t. il senso di ‘prezzo ufficiale frutto di una trattativa
tra la città e i mercanti’ e valido in generale per tutto il grano,
come pensa Bresson48. Se il prezzo del grano era in qualche
modo negoziabile, conoscerne l’importo in un certo momento
sarebbe stato di scarsa utilità (in teoria esso sarebbe stato nuo-
vamente negoziabile verso l’alto o verso il basso). Tale informa-
zione sarebbe stata invece necessaria se l’espressione avesse il
significato di ‘prezzo di mercato’ in quel momento in base alla
legge della domanda e dell’offerta – un’interpretazione come
quella di Boeckh, che però va rigettata per i motivi già indicati.
Ma conoscerlo era utilissimo proprio nel caso di un prezzo fis-
sato ufficialmente dalle autorità per le vendite del frumento pub-
blico, prezzo che, come mostrano l’uso del plurale kathestekyiai
timai nella Contro Dionysodoros e le variazioni presenti nei
conti di Eleusi del 329/8, era anch’esso soggetto a variazioni.
In questo caso infatti i mercanti grazie ai loro informatori pote-
vano valutare quale era ad Atene o altrove il prezzo delle ven-
dite di grano pubblico (o privato, queste ultime a volte adegua-
te a quello stesso prezzo per motivi vari, evergetismo o altro).
In pratica i mercanti sapevano che il prezzo ufficiale costituiva
una sorta di prezzo minimo garantito a cui avrebbero venduto il
loro grano sul mercato e che probabilmente avrebbero guada-
gnato di più dove o quando il prezzo ufficiale era più alto. L’e-
strema variabilità nel corso dell’anno, non solo stagionale ma
addirittura giornaliera, del prezzo del grano sul mercato rende-
va difficile per i mercanti conoscere un prezzo di riferimento
realmente indicativo. Le testimonianze su questa variabilità so-
no note e sono state valorizzate anche di recente (ad es. da RE-
GER 1993 e 2000). Tanto più che l’arrivo di navi cariche di ce-
reali poteva abbassare drasticamente il prezzo e notizie false di

48 BRESSON 2000.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 58

58 Carmine Ampolo

assedi e blocchi potevano far dirottare le navi cariche di cereali


e creare problemi persino agli appaltatori della tassa sulle im-
portazioni (la pentekoste)49. Questa, più che quella di un prez-
zo frutto di trattativa, mi sembra la spiegazione logica che con-
sente di interpretare al meglio e in modo organico tutte le testi-
monianze sulla k.t. ateniese, anche quelle apparentemente in
contraddizione tra loro. E ciò conferma quanto già proposto
per i cereali: l’esistenza di un mercato a prezzo ufficiale, fissato
dalla città e dalle sue istituzioni accanto ad un mercato, libero
ma che la città si sforzava di influenzare per il benessere dei
suoi cittadini. Tali meccanismi sono ben noti, e tra essi va an-
noverata in misura forse maggiore di quanto si pensi anche la
vendita, a prezzo fissato ufficialmente, del grano pubblico frut-
to di terreni controllati dalla città.

Insomma mi sembra che ormai si debbano considerare di-


mostrati due punti importanti per quel che riguarda il prezzo
del grano ad Atene (almeno nei secoli IV-III) e in parte anche
altrove:
1. esiste un prezzo stabilito dalla città, un prezzo ufficiale
che riguardava in primo luogo almeno i cereali prodotti su ter-
re pubbliche (e/o sacre);
2. esiste un prezzo ufficiale, fissato ma non fisso, anzi varia-

49 Nella orazione citata Contro Dionysodoros ([Demosth.], 56, 8-11) si spiega co-

me all’arrivo ad Atene delle navi dalla Sicilia il prezzo che prima era abbastanza elevato
si abbassò e Parmeniskos – informato del calo – vendette il carico a Rodi. È istruttivo
anche un episodio che riguarda Roma: nel 202 a.C., alla fine della II guerra punica,
l’arrivo di navi con grano proveniente da Sicilia e Sardegna provocò un tale abbassa-
mento del prezzo che i mercanti lasciarono il frumento ai trasportatori come compenso
per il trasporto (Liv., 30, 38, 5). Per la fragilità del commercio dei cereali nel IV secolo
a.C., esposto già prima della creazione dell’organizzazione di Kleomenes a variazioni in
base a notizie gravi, vere o false che fossero cfr.: Lyc., Leocr., 18: Leokrates diffonde a
Rodi la falsa notizia di un assedio del Pireo dopo Cheronea e emporoi e naukleroi do-
vettero scaricare a Rodi il sitos e le altre merci. Significativa la lettera a Zenone di Phili-
nos (P.Cair.Zen. III 59363) del 242 a.C. in cui si informa che i prezzi calavano ogni
giorno, di mezzo obolo o di un quarto.
Ovviamente le variazioni stagionali dei prezzi a Delo danno un’idea molto concreta
del fenomeno e sono state giustamente indagate da Glotz fino a Reger (cui rimandia-
mo: REGER 2000). Il decreto onorario IG XII 5, 714 (con Suppl. p. 119), SEG XLIV
699, mostra che il prezzo dello xenikos sitos nel III sec. a.C. era arrivato a ben 22 drac-
me al medimno e che il personaggio onorato pare abbia fornito grano a 5 dracme.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 59

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 59

bile anch’esso, che in qualche modo faceva da prezzo di riferi-


mento.
Questi due dati mi sembrano ormai sicuri; invece non è af-
fatto certo che essi siano la stessa cosa (anche se ciò pare molto
probabile). Inoltre sappiamo che il prezzo era fissato dall’as-
semblea per quel che riguarda il punto 1. Possiamo pensare
che l’ekklesia kyria ad ogni pritania potesse fissare il prezzo
quando si decideva peri sitou (Arist., Ath. pol., 43; vedi sopra
nn. 15 e 38), ma in tale caso dovremmo necessariamente pensa-
re che il prezzo ufficiale riguardasse solo quella parte dei cerea-
li disponibili che erano controllati dalla città, e non quelli che
arrivavano sul mercato ed erano soggetti a variazioni rapide,
persino nel corso della giornata nella vendita al dettaglio (come
sappiamo dalla orazione di Lisia, 22, Contro i mercanti di
grano). L’intervento sul frumento pubblico poteva ad es. avere
effetto calmieratore nei periodi stagionali di minore disponibi-
lità (come mostra ad es. la disposizione temporale presente nel-
la legge sul grano delle isole).
Insomma si può concludere provvisoriamente che esistevano
contemporaneamente due circuiti in teoria distinti ma che di
fatto interferivano tra loro:
a) la vendita di grano a prezzo fissato ufficialmente, che ri-
guardava in primo luogo quello prodotto su terreni pubblici,
ma che in virtù di opera di convincimento o di pressioni da
parte di magistrati o del desiderio di comportarsi da evergeti,
ricevere onori pubblici o altre forme di negoziazione tra mer-
canti e città, veniva anche seguito da mercanti o fornitori vari.
b) La vendita a mercato ‘libero’, più fluttuante e soggetta a
variazioni repentine, sia all’ingrosso che al dettaglio. I motivi
delle variazioni del prezzo di mercato erano i più vari, come si
è visto (ad es. n. 49), e le vendite a prezzo ufficiale fissato dove-
vano influire anch’esse su disponibilità e prezzi di mercato.

Parlare di un mercato controllato in opposizione ad un mer-


cato libero – condizionato solo dalla legge della domanda e
dell’offerta – è comunque improprio. La situazione annonaria
ateniese (produzione variabile, importazione variabile) aveva
imposto comunque alcune misure, che ci sono note dalle fonti
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 60

60 Carmine Ampolo

e che peraltro trovano confronto sia in altre città antiche sia in


altri periodi storici. Per restare ad Atene, sono ben note le nor-
me su grano e approvvigionamenti50:
– proibizione di esportare prodotti agricoli tranne l’olio (Plut.,
Sol., 24, 1). Divieti di esportazione o di fornitura di cereali
da parte di città sono attestati per Selymbria ([Arist.], oec.,
cit.); ISE 66, degli inizi del II sec. a.C., per città della Beozia;
ISE 55, circa 189 a.C., per le città achee; giuramento degli
efebi di Chersonesos in Crimea: Syll.3 36051;
– proibizione di acquistare più di 50 phormoi (la cui misura
non è nota) di grano insieme (Lys., 22, 6);
– pena di morte se un ateniese trasporta grano altrove: Lyc.,
Leocr., 26-27; [Demosth.] 35 (c. Lacrit.), 50; 34 (c. Phorm.),
37;
– divieto a chi risiede ad Atene di concedere prestiti marittimi
a chi porta grano fuori Atene ([Demosth.], 35 (c. Lacrit.),
51; 56 (c. Dionysod.), 6, 11);
– di ogni carico di grano giunto al Pireo, due terzi almeno
vanno portati in città (Arist., Ath. pol., 51, 4; un terzo resta
al Pireo, secondo l’interpretazione di GAUTHIER 1981).

Se consideriamo l’insieme delle misure adottate dagli Ate-


niesi, sia quelle di ordine legislativo sia quelle legate alla ‘con-
trattazione’ con mercanti e fornitori, gli interventi su tasse e
dogane (di stati esportatori e di città che controllavano il pas-
saggio degli Stretti, cioè Bisanzio), l’immissione di grano pub-
blico a prezzo fissato ufficialmente, sembra veramente difficile
(se non paradossale) parlare di ‘prezzo di mercato’ in senso
stretto, se con tale espressione si intende il mercato libero. Ma
nello stesso tempo sembra improprio parlare di ‘prezzo ammi-
nistrato’ data la variabilità del prezzo libero e persino di quello

50 Cfr. ad es. ANDREADES 1961, 286-287; ISAGER, HANSEN 1975, 27-29; HARRIS
2003.
51 Nelle conclusioni generali Garnsey (GARNSEY 1988, 272) affermava: «The most

governments did in time of crisis was to issue temporary prohibitions on the export of
grain and order the release and sale of private grain stocks». Ma la legge attribuita a
Solone contro l’esportazione di grano dall’Attica non pare affatto una norma tempora-
nea o eccezionale (su questo punto ha ragione MORENO 2007).
03_Ampolo_39 5-11-2010 16:13 Pagina 61

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 61

ufficiale. In realtà, dato che in questo settore dell’approvvigio-


namento si toccano strettamente economia e politica, iniziativa
individuale (mercanti, almeno in teoria) e presenza della comu-
nità attraverso i suoi organi e i suoi magistrati, definizioni e ter-
minologia unilaterali sono insoddisfacenti. Sia i prezzi ufficiali
che i prezzi liberi erano influenzati – e non poco – dalla situa-
zione di mercato e dagli interventi della comunità. La cosa di-
venta molto chiara se si considera il caso del pane. Già negli
anni ’80 ho potuto dimostrare che anche nel mondo antico il
pane di norma non variava di prezzo ma di peso, proprio come
fu per secoli in epoca preindustriale e com’è ben noto agli sto-
rici dell’età moderna52. Anche se la panificazione riguardava
solo una parte dei cereali prodotti e importati, nondimeno era
una parte importante specialmente nelle città; gli indizi che
possediamo per Atene mostrano il peso del settore almeno dal-
la fine del V secolo a.C. Comunque ciò che qui importa è il
controllo della città sul pane, il quale era necessariamente in
rapporto con il grano. È fondamentale il passo già citato della
Athenaion politeia aristotelica (51, 3) che spiega le competenze
dei sitophylakes. Esso può essere compreso a fondo solo se si
tiene presente il dato di cui ho trattato: il pane varia di peso e
non di prezzo!

Arist., Ath. pol., 51, 3: h\san de; kai; sitofuvlake~ klhrwtoi; ãiVÃ,
pevnte me;n eij~ Peiraieva, pevnte d∆ eij~ a[stu, nu`n d∆ ei[kosi me;n eij~
a[stu, pentekaivdeka d∆ eij~ Peiraieva. ou|toi d∆ ejpimelou`ntai,
prw`ton me;n o{pw~ oJ ejn ajgora`/ si`to~ ajrgo;~ w[nio~ e[stai dikaivw~,
e[peiq∆ o{pw~ oi{ te mulwqroi; pro;~ ta;~ tima;~ tw`n kriqw`n ta; a[lfi-

52 AMPOLO 1984 e 1986; BRAUDEL 1979, trad. it. 1982, I, 114 sgg.; KULA 1987, 76

sgg.; REINHARDT 1991; MARTINAT 2004; quanto scrive ROSIVACH 2000, 50 n. 59 («the
notion of a loaf of bread varying in weight from day to day seems quite impractical, if
not a bit fantastic») è chiaramente smentito dalla pratica durata secoli nelle società
preindustriali, attestatissima dalla documentazione (ad es. nella Roma pontificia: MAR-
TINAT 2004, 245 sgg., sulla tendenza a mantenere il peso del pane il più possibile stabi-
le, tanto che tra 1605 e 1721 ci furono cinque periodi di almeno nove anni durante i
quali il peso del pane non è variato: grafico a p. 246. Ma ci furono variazioni da 10 a 12
once per baiocco per stabilizzarsi a 12 once e poi 8 once a baiocco). Inoltre, con buona
pace dei contraddittori, l’enfasi sul peso che poteva variare è chiara se si legge con at-
tenzione la documentazione antica, a partire dall’Athenaion politeia (51, 3; vedi sotto)
che insiste chiaramente sulla fissazione del peso dei pani.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 62

62 Carmine Ampolo

ta pwlhvsousin, kai; oiJ ajrtopw`lai pro;~ ta;~ tima;~ tw`n purw`n


tou;~ a[rtou~, kai; to;n staqmo;n a[gonta~ o{son a]n ou|toi tavxwsin. oJ
ga;r novmo~ touvtou~ keleuvei tavttein.
C’erano anche, eletti per sorteggio, dieci sorveglianti del grano,
cinque per il Pireo e cinque per la città; ma ora ce ne sono venti per la
città e quindici per il Pireo. Costoro hanno cura in primo luogo che il
grano non lavorato sia posto in vendita sul mercato al giusto prezzo,
poi che i mugnai vendano la farina d’orzo in proporzione al prezzo
dell’orzo e i fornai vendano i pani in proporzione al prezzo del grano
e che i pani abbiano il peso che questi funzionari stabiliscono. La leg-
ge infatti prescrive loro di stabilire il peso dei pani (trad. A. Santoni;
corsivo mio).

L’uso del verbo tattein ripetuto qui due volte enfatizza chia-
ramente tale prescrizione.
Le competenze dei vari magistrati sono state probabilmente
oggetto di mutamenti nel tempo, come appare dal confronto
con altre fonti, come del resto lo stesso numero dei sitophy-
lakes53. Mi sembra molto importante il fatto che almeno negli
ultimi decenni del IV secolo la legge prescrivesse a questi di fis-
sare il peso delle pagnotte. Le operazioni di controllo prescritte
provano che la panificazione è un settore ben controllato dalla
città (almeno in teoria) e che deve esistere una giusta propor-
zione tra il prezzo del grano e quello del pane a peso (per il
frumento; per la farina d’orzo meno adatta alla panificazione ci
si limita alla proporzione tra farina e orzo da molare).
Come avvenisse tale controllo e soprattutto come si calcolas-
se l’aggiustamento tra le varie componenti del costo, dal prezzo
del grano a quello della molitura e poi della panificazione, non
sempre nelle mani delle stesse persone, non ci è noto per
Atene54. Possiamo solo ipotizzare che come in altre situazioni

53 RHODES 1981, 577 sg. PAZDERA 2006, 187 n. 30 vorrebbe togliere valore alla te-

stimonianza di Xenoph., symp., 2, 20 che mostra la pesatura dei pani da parte degli
agoranomoi, perché si tratta di un paragone e non di una situazione reale; invece è vero
il contrario: Senofonte mette in bocca a Socrate un paragone che doveva rendere chia-
ro e comprensibile a tutti il suo significato e per questo non poteva inventare un dato
irreale, ma riferirsi ad una scena ben presente al pubblico!
54 Cfr. ad es. BATTAGLIA 1989 per la documentazione dei papiri egiziani in partico-

lare per gli artokopoi. Nella maggior parte dei casi sono attestati mugnai, produttori di
03_Ampolo_39 5-11-2010 16:14 Pagina 63

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 63

la variabilità del prezzo del grano si trasferisse sul peso (e forse


sulla qualità) del pane, ma in modo attenuato dall’intervento di
altri fattori del costo – presumibilmente meno variabili come il
lavoro di molitori e panificatori – e dei magistrati. Il rapporto
tra magistrati competenti quali gli aediles e i panettieri è ben
attestato, nel bene da manifesti elettorali di Pompei e nel male
da un passo del Satyricon di Petronio55. Al tempo dell’edile Sa-
finius, dice un personaggio della cena Trimalchionis, «illo tem-
pore annona pro luto erat. Asse panem quem emisses, non po-
tuisses cum altero devorare. Nunc oculum bublum vidi maio-
rem». E i panettieri della città campana raccomandavano (pi-
stores rogant) – non sappiamo quanto solo per simpatia – di
eleggere come edile C. Iulius Polybius alla carica di duoviro,
garantendo panem bonum fert. La serie di iscrizioni di Efeso in
onore degli agoranomi con indicazione del peso del pane, che
varia mentre il prezzo restava uguale, conferma la validità e la
diffusione del sistema; con buona pace di recenti tentativi di
sminuire il valore di tali testimonianze (ignorando ad es. la do-
cumentazione offerta dall’Athenaion politeia, sopra citata) il
peso del pane era controllato dalle autorità municipali e sem-
bra ovvio che, quando ciò avveniva con successo anche nel ca-
so di feste con afflusso di molta gente, lo si ricordasse a tutti
con enfasi in iscrizioni onorarie56.
Sono perfettamente consapevole che le testimonianze a favo-
re della variazione di peso dei pani appartengono prevalente-
mente ad età romana (ma anche in ambienti greci o ellenizzati
come Efeso e Ossirinco!) e che per Atene solo la Athenaion

pane e rivenditori insieme, pp. 177-178, ma con casi di specializzazioni separate dalla
metà del II sec. d.C., p. 173.
55 Petr., Sat., 44, 11-12; CIL IV 429 e 886 + addendum. In generale rimando a

AMPOLO 1984.
56 I.Ephesos 910, 923, 924, 925a, 929, 934, 935, 938, 3010. Cfr. AMPOLO 1984, con

tabella a p. 117; GARNSEY, VAN NIJF 1998. Di questo studio va accolta solo la sottoli-
neatura del rapporto dell’azione degli agoranomi con le feste; il resto è fondato sull’iso-
lamento totale dalle altre fonti sul pane e sul controllo relativo, che sono sistematica-
mente ignorate. Comunque nella celebre iscrizione sui misteri di Andania in Messenia
(Syll.3 736, del 92 a.C.) si prescrive riguardo al mercato (ll. 99 ss.) che gli agoranomoi
non possono stabilire essi stessi i prezzi. La tabella in GARNSEY, VAN NIJF 1998, p. 311,
non è organizzata in base al prezzo in oboli, il che è ingannevole.
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 64

64 Carmine Ampolo

politeia, 51, 3 attesta chiaramente (ripetendolo due volte!) che i


magistrati dovevano fissare il peso delle pagnotte di pane. Ma
qui si tratta di fenomeni che sono di lunga durata, com’è ben
attestato per l’età moderna su un ampio spazio di tempo ed in
varie società europee. Si tratta del funzionamento di un sistema
sostanzialmente semplice (che aveva variazioni a seconda delle
diverse società e delle epoche, anche per quel che riguarda i
modi concreti della fissazione del peso e del controllo) e che
solo le società industrializzate moderne hanno col tempo supe-
rato. Le tariffe e i calmieri dei pani erano infatti correnti (ad es.
nella Roma dei pontefici con la sua annona: REINHARDT 1991;
MARTINAT 2004, 19, 241 sgg.). Il modello (o i modelli) offerti
dall’età moderna in questo caso non sostituiscono certo le po-
che fonti disponibili, ma ne consentono una interpretazione
soddisfacente e fanno capire il funzionamento di massima del
sistema vigente. Intervenire sul peso del pane, lasciando finchè
possibile inalterato il prezzo dell’unità (pane o pagnotta) che in
genere corrisponde ad un’unità monetaria semplice, era un al-
tro modo di consentire di non scaricare nei momenti difficili gli
aumenti di prezzo dei cereali sul pane, aggravando la crisi: nel-
la fissazione del peso entravano in gioco altre componenti che
potevano restare invariate, senza il rischio di sbalzi repentini.
In età moderna era necessario un aggiustamento tra i corsi del
grano e il peso del pane (MARTINAT 2004, 242 sgg., che ne illu-
stra le variazioni nei metodi e negli interventi). La fissazione è
di durata varia, a Perugia e Bologna annuale, altrove, a Milano,
Parma, Pavia settimanale, a Modena trimestrale. È logico che i
sitophylakes si dovessero preoccupare del giusto prezzo (un fat-
to importante, da considerare per la storia dei primordi della
dottrina del giusto prezzo) e del rapporto tra il prezzo dell’orzo
e quello della farina dopo la molitura e che il prezzo del pane
fosse in proporzione con i prezzi del grano. La conclusione di
queste attività descritta nell’opera non è la pura e semplice fissa-
zione del prezzo del pane ma la fissazione del peso (ton stath-
mon) per legge (nomos). Di conseguenza quella parte della po-
polazione – specialmente urbana – che si cibava di pane poteva
soffrire per la riduzione di peso del pane quotidiano, ma in
questo modo le conseguenze dei repentini aumenti del prezzo
03_Ampolo_39 19-10-2010 14:07 Pagina 65

Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano 65

dei cereali (dalle 5 dracme a medimno della k.t. più diffusa e


normale fino a 18 o 22 dracme – vale a dire anche più di 4 vol-
te) erano più ridotte: il peso non era in funzione del solo costo
del grano ma anche delle altre componenti del costo (il lavoro
della molitura in primo luogo) e quindi in quelle circostanze
critiche le pagnotte pur rimpicciolite non si riducevano proba-
bilmente a meno di un quarto. Senza contare la disponibilità di
grano e farina venduti a prezzo ufficiale, alla k.t., o perché pro-
prietà della città (come il grano delle isole secondo la legge di
Agyrrhios), o dono alla comunità, o perché alcuni mercanti si
erano adeguati a tale prezzo per desiderio di magistrati, popolo
o volontà di ben figurare ed essere onorati in una società in cui
il biasimo e l’elogio pubblico avevano un ruolo importante. Ciò
che purtroppo ignoriamo è ogni quanto tempo avvenisse la fis-
sazione del peso del pane ad opera dei magistrati ateniesi.
Piace concludere con alcune citazioni da una delle opere più
importanti sul commercio dei cereali, in un periodo ben lonta-
no dall’Atene classica (di cui non si occupa), ma che può esser
utile a comprendere i due circuiti su cui abbiamo insistito. Mi
riferisco ai celebri Dialogues sur le commerce des blés dell’abate
Galiani, pubblicati a Londra nel 1770 (cito dall’edizione Paris,
Fayard, 1974), favorevole al libero commercio dei cereali e os-
tile alla regolamentazione annonaria dello stato pontificio ed
alle limitazioni imposte tradizionalmente da molti regimi. Pro-
prio il personaggio che più nell’opera si batte per il libero com-
mercio, il Cavaliere, fa un’eccezione apparente per la fissazione
del prezzo: «Règle générale, le prix du pain ne doit être fixé
que quand c’est le gouvernement lui même qui l’a acheté, et
que c’est le grenier public qui le fournit au peuple. Alors c’est
n’est plus une spéculation des particuliers ni une affaire de
commerce. La puissance souveraine fait vendre le pain avec
quelque profit dans les années abondantes; elle y perd dans les
années de disette; mais elle soutient toujours le même prix» (p.
44) e più oltre «Le grenier public peut seul vendre à un prix
fixé par la loi» (p. 46). E più in generale osserva: «Le blé peut
être regardé comme une production du sol, et sous cette vue il
appartient au commerce et à la législation économique. Ensuite
il peut et doit ètre regardé comme la matière de premiere né-
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66 Carmine Ampolo

cessité et le premier soin dans l’ordre civile des sociétés, et sous


ce point de vue il appartient à la politique et à la raison d’État»
(p. 33). «Nos ancêtres ne regardaient le blé qu’aux lumieres de
la politique et de la raison d’État; aujourd’hui nous ne voulons
le regarder que comme un objet de commerce; il n’est pas
étonnant que sous deux rapports différents la législation de-
vienne différente» (p. 36). Anche la legge sul grano rientrava
nel quadro tradizionale cui si riferisce l’abate Galiani.
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INDICE

Presentazione 9

Ronald S. Stroud
Introduction 11

Léopold Migeotte
Le grain des îles et l’approvisionnement d’Athènes
au IVe siècle avant J.-C. 27

Carmine Ampolo
Le motivazioni della legge sulla tassazione del grano
di Lemno, Imbro e Sciro e il prezzo di grano e pane 39

Ugo Fantasia
La politica del grano pubblico nelle città greche:
alcune riflessioni a partire dalla legge di Agirrio 67

Mauro Corsaro
Il nomos di Agirrio e la tassazione diretta del grano
nel mondo greco 99

Michele Faraguna
Il sistema degli appalti pubblici ad Atene nel IV sec. a.C.
e la legge di Agirrio 129

Luigi Gallo
Il nomos di Agirrio e una testimonianza di Demostene 149

Anna Magnetto
Incentivi e agevolazioni per i mercanti nel mondo greco
in età classica ed ellenistica 159
17_indice_303 19-10-2010 14:21 Pagina 304

304 Nuove ricerche sulla legge granaria ateniese del 374/3 a.C.

Donatella Erdas
Il ricorso ai garanti solvibili nei documenti ateniesi
di età classica 187

Cristina Carusi
La legge di Agirrio e le syngraphai ateniesi di IV secolo 213

Ronald S. Stroud
Future Research on the Athenian Grain Tax Law 235

La legge
Editio princeps (R.S. Stroud) 243
English translation (R.S. Stroud) 245
Traduzione italiana (U. Fantasia) 247
Illustrazione 249

Bibliografia generale 251

Indice delle fonti antiche 283

Indice dei nomi antichi 295

Indice dei luoghi 299

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