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1
NORMATIVA SICUREZZA ANTINCENDIO NEGLI AMBIENTI DI
LAVORO
Decreto
Legislativo 9
aprile 2008
n.81 e s.m.i.
Decreto
Ministeriale
10 marzo
1998
2
NORMATIVA SICUREZZA ANTINCENDIO NEGLI AMBIENTI DI
LAVORO
Decreto
Legislativo
9 aprile È tutt’oggi il testo
2008 n.81 e normativo di
s.m.i.
riferimento per la
valutazione del
rischio di incendi
ai fini della tutela
Decreto della salute e
Ministeriale della sicurezza dei
10 marzo
1998 lavoratori sul
lavoro.
3
NORMATIVA SICUREZZA ANTINCENDIO NEGLI AMBIENTI DI
LAVORO
Decreto
Legislativo
9 aprile
2008 n.81 e
s.m.i. Testo unico per la
sicurezza che alla
Sezione VI del
Titolo I dispone le
modalità di
Decreto organizzazione
Ministeriale
10 marzo della gestione
1998 delle emergenza
4
RIFERIMENTI NORMATIVI
D.Lgs. 81/08 e s.m.i. Articolo 18
”Obblighi del datore di lavoro e del dirigente”
Il datore di lavoro, che esercita le attività di cui all’articolo 3 e i dirigenti, che organizzano e
dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono:
h) adottare le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare
istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato ed inevitabile,
abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;
e-bis: garantisce la presenza di mezzi di estinzione idonei alla classe di incendio ed al
livello di rischio presenti sul luogo di lavoro, tenendo anche conto delle particolari
condizioni in cui possono essere usati. L’obbligo si applica anche agli impianti di
estinzione fissi, manuali o automatici, individuati in relazione alla valutazione dei rischi.
OBIETTIVI DEL CORSO
RAPPRESENTA IL PROCEDIMENTO DI
VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO IN UN
LUOGO DI LAVORO DERIVANTE DALLE
CIRCOSTANZE DEL VERIFICARSI DI UN PERICOLO
DI INCENDIO.
RISCHIO BASSO 4 2
RISCHIO MEDIO 8 5
RISCHIO ELEVATO 16 8
CHI È L’ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO E QUALI SONO LE SUE RESPONSABILITÀ?
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L’ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO - generalità
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L’ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO
attività di prevenzione
Verifica che gli Ha la consapevolezza
estintori siano del sistema di vie di
posizionati fuga e uscite di
correttamente emergenza
Verifica che le porte
tagliafuoco non siano
forzate su posizione
aperta
Segnala al proprio
superiore eventuali
anomalie
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L’ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO
tentativo di spegnimento incendi
Accorre al luogo in cui Utilizza estintori per
si sta verificando lo spegnimento del
l’incendio principio di incendio
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L’ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO
messa in sicurezza per il contenimento di un incendio
Allontana eventuale
Ove possibile distacca
combustibile non
l’alimentazione gas
ancora interessato
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L’ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO
Evacuazione dei locali
Mantiene la calma e Si mette a
cerca di contenere il disposizione
panico nelle altre dell’Addetto al punto
persone di raccolta
Raggiunge il punto di
raccolta
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Procedure
procedure da adottare quando si scopre un incendio
INDIVIDUAZIONE DA PARTE DI ADDETTI
PRINCIPIO DI INCENDIO
ALLA LOTTA ANTINCENDIO
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PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE
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COS’È L’INCENDIO?
energia
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LO SVILUPPO DI UN INCENDIO
CURVA REALE DI SVILUPPO
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LO SVILUPPO DI UN INCENDIO
LE FASI DELL’INCENDIO
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LO SVILUPPO DI UN INCENDIO
LE FASI DELL’INCENDIO
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LO SVILUPPO DI UN INCENDIO
ALTRI SVILUPPI
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LA RILEVAZIONE ANTICIPATA
SISTEMI DI RILEVAZIONE INCENDI
25
LA RILEVAZIONE ANTICIPATA
SISTEMI DI RILEVAZIONE INCENDI
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L’INTERVENTO RAPIDO
ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO
27
ALTRIMENTI…
28
ALTRIMENTI…
29
ALTRIMENTI…
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ALTRIMENTI…
31
ALTRIMENTI…
32
IL TRIANGOLO DEL FUOCO
33
IL TRIANGOLO DEL FUOCO
Altre condizioni
innesco avente una energia calorifica sufficiente che induca una temperatura
superiore a quella di accensione del combustibile.
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PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE
COMBURENTE
• 78% di azoto
• 21% di ossigeno
• 1% di altri gas
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LE ETICHETTATURE
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LIQUIDI INFIAMMABILI
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PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE
TEMPERATURA DI ACCENSIONE
TEMPERATURA DI INFIAMMABILITÀ
CAMPO DI INFIAMMABILITÀ
LIMITI DI INFIAMMABILITÀ
PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE
TEMPERATURA DI ACCENSIONE
TEMPERATURA MINIMA ALLA QUALE LA MISCELA COMBUSTIBILE-
COMBURENTE INIZIA A BRUCIARE SENZA ULTERIORE APPORTO DI
ENERGIA O CALORE DALL’ESTERNO
Benzina 250
Gasolio 220
Carta 230
Idrogeno 560
PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE
TEMPERATURA DI INFIAMMABILITÀ
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LIQUIDI
INFIAMMABILI
Punto di infiammabilità
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LIQUIDI
INFIAMMABILI
Punto di infiammabilità
GAS INFIAMMABILI
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COMPORTAMENTO AL FUOCO DEI MATERIALI
Gas infiammabili
Campo di infiammabilità: range di concentrazione in volume
all’interno del quale il gas è potenzialmente infiammabile
0% 5% 15% 100%
Gas avente densità rispetto
all’aria inferiore a 0,8 (idrogeno,
metano) tendente quindi a
stratificare verso l’alto
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COMPORTAMENTO AL FUOCO DEI MATERIALI
Gas infiammabili
Vengono conservati allo stato aeriforme all’interno di
bombole ad una pressione maggiore di quella atmosferica.
Alcuni gas compressi sono il metano e l’idrogeno
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COMPORTAMENTO AL FUOCO DEI MATERIALI
Gas infiammabili
48
GAS
INFIAMMABILI
Campo di infiammabilità
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COMPORTAMENTO AL FUOCO DEI MATERIALI
Solidi organici
PIROSCISSIONE
50
SOLIDI COMBUSTIBILI
51
COMPORTAMENTO AL FUOCO DEI MATERIALI
Solidi organici
Elementi
chimici
Grado di
Umidità
porosità
Pezzatura Ventilazione
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COMPORTAMENTO AL FUOCO DEI MATERIALI
LIQUIDI X X X X X
GAS X X X X
53
COMBURENTE
54
COMBURENTE
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INNESCO
56
INNESCO
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INNESCO
libere in genere
sigarette accese
FIAMME
fiammiferi
forni, caldaie, saldatrici a fiaccola
cortocircuiti elettrici
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INNESCO
59
INNESCO
Corto circuito elettrico
È una reazione fisica che avviene tecnicamente nel momento in cui il filo di fase ed il filo
neutro entrano in contatto, ottenendo così una tensione nulla che non impone nessun
vincolo sul passaggio all’interno di quest’ultimi. Ciò può accadere in seguito a guasti
oppure per la realizzazione erronea di parte dell’impianto elettrico.
Salvavita, corrisponde ad un dispositivo capace di cessare l’erogazione dell’energia elettrica in caso di eventuali
dispersioni di elettricità. Il suo nome tecnico è “interruttore differenziale” ed ha un compito importantissimo ,
ovvero quello di cessare in maniera istantanea la tensione elettrica del nostro impianto non appena si avverte la
presenza di un guasto che ha procurato una “fuga di elettricità”. Coopera in maniera efficiente con il filo di
massa(di cui abbiamo parlato negli articoli precedenti) in modo da dirigere la “fuga” verso terra.
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INNESCO
Salvavita
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INNESCO
Salvavita
COME VERIFICARE IL FUNZIONAMENTO DEL SALVAVITA?
Il controllo deve essere fatto spesso da una ditta specializzata che con l’ausilio
di un apposito strumento prova il tempo di intervento del nostro salvavita.
Il tempo di intervento, è quello che ci salva la pelle in caso di contatto con una
parte in tensione. Se un salvavita non interviene in tempo può causare danni
gravissimi sul nostro corpo fino a portare alla morte, oltre ad essere causa di
incendi.
Il salvavita però, è dotato di un pulsante di test, per poter effettuare il
controllo di un corretto funzionamento. Il pulsante solitamente (in base al
modello e alla marca) è di colore bianco con stampato una scritta T o test.
Premendo tale pulsante il salvavita, se funziona correttamente, interviene
immediatamente, aprendo l’interruttore e togliendo corrente a valle dei suoi
morsetti.
Se al contrario il salvavita, premendo il pulsante di test non apre il suo
contatto, è guasto e bisogna assolutamente provvedere alla sua sostituzione.
Per funzionare correttamente il salvavita, deve essere abbinato ad un ottimo
impianto di messa a terra. Per ottimo si intende fatto a regola d’arte e
controllato con cadenza biennale o quinquennale in relazione al tipo di
attività.
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INNESCO
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
Tossicità Riduzione
fumi visibilità
Azione
Anossia termica
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EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
[O2] <17% vol: aumento del ritmo respiratorio aumento assorbimento gas
combustione
12< [O2] <15% vol: respirazione difficile, vertigini, rapido affaticamento, difficoltà di
coordinamento muscolare
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
70
PRODOTTI DI COMBUSTIONE
Lacrimazione
Difficoltà respiratorie
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
Difficoltà respiratorie
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
La fiamma
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
Il fumo visibile
Irrita le mucose degli occhi e delle vie
del fumo
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PRODOTTI DI COMBUSTIONE
Il fumo visibile
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MISURE DI PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
OBIETTIVO:
Conseguire la sicurezza contro gli
incendi
Come?
SICUREZZA EQUIVALENTE
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PROTEZIONE ANTINCENDIO
PROTEZIONE PASSIVA PROTEZIONE ATTIVA
Sono tutte quelle, che per loro natura Intervenire prontamente sull’estinzione di
sono sempre presenti ed efficienti in un principio d’incendio, mediante azione
quanto NON necessitano di alcun tipo di sia di tipo manuale che automatico
azionamento per essere efficaci
Compartimentazione Estintori
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LA PREVENZIONE ANTINCENDIO
STOP
AGLI
INCENDI
LA PREVENZIONE ANTINCENDIO
MISURE PREVENTIVE
• FASE PROGETTUALE
• MODALITÀ COSTRUTTIVE
SICUREZZA” DI UN’ATTIVITÀ
LA PREVENZIONE ANTINCENDIO
Sono rappresentati dal “Parafulmine” e dalla “Gabbia di Faraday”, che creano una
via preferenziale per la scarica del fulmine a terra evitando che esso possa colpire
gli edifici o le strutture da proteggere.
Obbligatoria per alcune attività (scuole, attività a rischio rilevante o alto rischio di
incendio….) e dove stabilito mediante specifico calcolo probabilistico di fulminazione
LA PREVENZIONE ANTINCENDIO
Si realizzano attraverso:
• informazione e formazione
VERIFICHE E MANUTENZIONI
OBIETTIVI:
rilevare e rimuovere qualunque causa, deficienza, danno od impedimento che
possa pregiudicare il corretto funzionamento ed uso di apparecchiature o dei
presidi antincendio.
VERIFICHE E MANUTENZIONI
VERIFICHE E MANUTENZIONI
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PROTEZIONE ATTIVA
Le classi dei fuochi
I fuochi sono classificati in base alla
sostanza combustibile da cui si originano.
Il Decreto Ministeriale del 07/01/2005
recepisce integralmente le norme
europee in materia. Le classi d’incendio
per cui un estintore è adatto sono
riportate sull’etichetta dello stesso in
forma di pittogramma.
94
94
PROTEZIONE ATTIVA
Le classi dei fuochi
95
95
PROTEZIONE ATTIVA
Le sostanze estinguenti
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PROTEZIONE ATTIVA
Le sostanze estinguenti
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LE SOSTANZE ESTINGUENTI
A: solidi SI NO SI SI
B: liquidi SI SI NO SI
C: gas SI SI NO NO
D: metalli SI NO NO NO
E: elettrici SI SI NO NO
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
100
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
101
PROTEZIONE ATTIVA A polvere: 36 mesi
Ad acqua con serbatoio in acciaio al carbonio ed
Estintori portatili estinguente premiscelato: 24 mesi
Ad acqua con estinguente in cartuccia e/o serbatoio
in alluminio/acciaio inox: 48 mesi
A CO2: 60 mesi.
• esame interno dell'apparecchio per la verifica del buono stato di conservazione
• esame e controllo funzionale di tutte le parti
• controllo di tutte le sezioni di passaggio del gas ausiliario, se presente, e dell'agente
estinguente, in particolare il tubo pescante, i tubi flessibili, i raccordi e gli ugelli, per
verificare che siano liberi da incrostazioni, occlusioni e sedimentazioni
• controllo dell'assale e delle ruote, quando esistenti
• ripristino delle protezioni superficiali, se danneggiate
• sostituzione dei dispositivi di sicurezza contro le sovrapposizioni se presenti
• sostituzione dell'agente estinguente
• sostituzione delle guarnizioni
• sostituzione della valvola erogatrice per gli estintori a biossido di carbonio per garantire
sicurezza ed efficienza
• rimontaggio dell'estintore in perfetto stato di efficienza.
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PROTEZIONE ATTIVA Serbatoio a bassa pressione a polvere: 12 anni
Serbatoio a bassa pressione idrico in acciaio al carbonio ed
103
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
104
Protezione attiva
Estintori
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintore portatile a inibizione chimica
È probabilmente l'agente estinguente più usato. Hanno caratteristiche particolari,
in quanto si modificano chimicamente per azione del calore e liberano gas inerti,
dando un residuo incombustibile o addirittura attivo. La tipologia più diffusa, per
la sua universalità d'impiego e l'elevata efficacia, è la cosiddetta polvere
polivalente (conosciuta come polvere ABC); composta prevalentemente da
fosfato d'ammonio in percentuale compresa tra il 40% (polvere standard) ed il
90% (alta capacità estinguente). Di uso limitato l'urea (polveri Monnex) e il
bicarbonato di potassio (polveri Purple-K), denominate come polveri BC ad
altissima capacità estinguente, sono utilizzate nell'industria petrolchimica e negli
aeroporti per la loro eccezionale efficacia sui fuochi di combustibili liquidi e
gassosi; non efficaci su materiale solido. Di uso speciale il cloruro di sodio,
efficace sui fuochi generati da metalli (sodio, magnesio, alluminio), che soffoca
fondendo e ricostituendo una crosta impermeabile. Il bicarbonato di sodio è
anch'esso un estinguente, prodotto base delle polveri BC ad ordinaria capacità
estinguente, ormai in disuso.
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintore portatile a CO2
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PROTEZIONE ATTIVA
Principali differenze
PRINCIPALI DIFFERENZE
Cono di espansione
Maggiore pressione
interna (80 bar)
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
109
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
110
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
111
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Erogazione non
efficace
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Come si utilizza
DIRIGENDO IL GETTO VERSO LA SOMMITA’ DELLE
FIAMME L’INCENDIO NON VIENE ESTINTO, MA SI
DISPERDE INUTILMENTE LA SOSTANZA ESTINGUENTE
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Come si utilizza
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Come si utilizza
E’ SUFFICIENTE CHE LA SCHIUMA RAGGIUNGA LA ZONA DOV’E’ IN ATTO
L’INCENDIO E SI DEPOSITI A TOTALE COPERTURA DEL COMBUSTIBILE. LUNGHEZZA
UTILE DEL GETTO = 5/7 m.
115
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Come si utilizza
116
PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Come si utilizzano gli estintori a polvere
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PROTEZIONE ATTIVA
Estintori portatili
Come si utilizzano gli estintori ad anidride cabonica
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PROTEZIONE ATTIVA
Impianti idrici antincendio
IDRANTI
A protezione delle attività industriali o civili a rischio
d'incendio viene di norma istallata una re-te idrica
antincendio collegata direttamente, o a mezzo di
vasca di disgiunzione, all’acquedotto cittadino.
La presenza della vasca di disgiunzione è necessaria
ogni qualvolta l’acquedotto non garantisca continuità
di erogazione e sufficiente pressione.
In tal caso le caratteristiche idrauliche richieste agli
erogatori (idranti UNI 45 o idranti UNI 70) vengono
assicurate in termini di portata e pressione dalla
capacità della riserva idrica e dal gruppo di
pompaggio.
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PROTEZIONE ATTIVA
Impianti idrici antincendio
IDRANTI
La rete idrica antincendi deve, a garanzia di affidabilità e funzionalità, rispetta-re i seguenti
criteri progettuali:
• Indipendenza della rete da altre utilizzazioni.
• Dotazione di valvole di sezionamento.
• Disponibilità di riserva idrica e di costanza di pressione.
• Ridondanza del gruppo pompe.
• Disposizione della rete ad anello.
• Protezione della rete dall’azione del gelo e della corrosione.
• Caratteristiche idrauliche pressione - portata (es. 50 % degli idranti UNI 45 in fase di
erogazione con portata di 120 lt/min e pressione residua di 2 bar al bocchello).
• Idranti (a muro, a colonna, sottosuolo o naspi) collegati con tubazioni flessibili
(manichette) a lance erogatrici che consentono, per numero ed ubicazione, la copertura
protettiva dell’intera attività.
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PROTEZIONE ATTIVA
Impianti idrici antincendio
NASPI DN25
Apparecchiatura antincendio costituita da una bobina mobile
su cui è avvolta una tubazione semirigida collegata ad una
estremità con una lancia erogatrice.
La rete antincendi costituita da naspi rappresenta, per la
possibilità di impiego anche da parte di personale non
addestrato, una valida alternativa agli idranti soprattutto per
le attività a minor rischio.
I naspi hanno prestazioni inferiori rispetto agli idranti e in
alcune attività a basso rischio possono essere collegati
direttamente alla rete idrica sanitaria.
Le reti idriche con naspi dispongono di tubazioni in gomma
avvolte su tamburi girevoli e sono provviste di lance da 25
mm. con getto regolabile (pieno o frazionato) con portata di
50 lt/min ad 1,5 bar.
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PROTEZIONE ATTIVA
Impianti idrici antincendio
Come si utilizza un impianto a idranti
• Aprire lo sportello o rompere il safe crash della cassetta
di contenimento dell’idrante per prelevare la manichetta
dalla cassetta
• Provvedere a stendere la manichetta sul pavimento,
eliminando ogni eventuale piega, strozzatura o nodo
• Avvitare la manichetta al bocchettone antincendio
utilizzando l’attrezzatura in dotazione (femmina al
rubinetto)
• Avvitare la lancia di erogazione all’altro capo della
manichetta (maschio alla lancia – femmina al rubinetto)
• Portarsi in prossimità del luogo dell’incendio
posizionandosi in direzione dello stesso
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PROTEZIONE ATTIVA
Impianti idrici antincendio
123
PROTEZIONE ATTIVA
Impianti a sprinkler
IMPIANTI A SPRINKLER
Un impianto automatico di estinzione ad acqua
Sprinkler consta di più parti:
• Fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi,
vasca, serbatoio in pressione);
• Pompe di mandata;
• Centralina valvolata di controllo e allarme;
• Condotte montanti principali;
• Rete di condotte secondarie;
• Serie di testine erogatrici (sprinkler).
L’erogazione di acqua può essere comandata da un impianto di rilevazione incendi, oppure essere provocata
direttamente dalla apertura delle teste erogatrici: per fusione di un elemento metallico o per rottura, a determinate
temperature, di un elemento termosensibile a bulbo che consente in tal modo la fuoriuscita d’acqua. La progettazione,
installazione e manutenzione dei sistemi automatici a sprinkler sono fissati dalla norma UNI EN 12845.
124
TIPOLOGIE DI IMPIANTI IDRICI
Gli impianti sprinkler possono essere
AD UMIDO
Gli Impianti a secco hanno le tubazioni, a monte della stazione di
A SECCO controllo, permanentemente riempite d'acqua in pressione e quelle a
A PREALLARME valle della stazione medesima permanentemente riempite d'aria in
A DILUVIO pressione. La caduta di pressione dell'aria, conseguente all'apertura
di uno o più erogatori, provoca l'emissione dell'acqua nelle tubazioni
di distribuzione. Questi impianti vengono utilizzati ogni qualvolta vi
sia pericolo di congelamento o di vaporizzazione dell'acqua nella rete
di distribuzione.
Gli impianti a diluvio non sono impianti del tipo sprinkler ma hanno molte analogie in riferimento al
loro dimensionamento, elemento fondamentale per il riconoscimento di un impianto a diluvio è che gli
erogatori sono sempre del tipo aperto.
La particolare efficacia di questa tipologia di impianto, che ha le tubazioni a secco quando è inattivo,
sta nel fatto che a differenza di quello a sprinkler eroga l’estinguente contemporaneamente da tutti
gli ugelli e quindi su tutta l’area protetta, a prescindere da dove si è manifestato il principio d’incendio.
Unisce pertanto all’efficacia di intervento localizzato un’azione di inibizione dell’innesco di
incendio su tutta l’area protetta.
PROTEZIONE ATTIVA
Impianti a schiuma
IMPIANTI A SCHIUMA
sono concettualmente simili a quelli ad umido e differiscono per la presenza di un serbatoio
di schiumogeno e di idonei sistemi di produzione e scarico della schiuma (versatori).
126
PROTEZIONE ATTIVA
Impianti a saturazione (locale CED)
127
PROTEZIONE ATTIVA
Impianto rilevazione incendi
Tali impianti rientrano quindi tra i provvedimenti di
protezione attiva e sono finalizzati alla rivelazione
tempestiva del processo di combustione prima che
questo degeneri nella fase di incendio generalizzato.
Dal diagramma a lato si deduce che è fondamentale
riuscire ad avere un tempo d’intervento
possibilmente inferiore al tempo di prima
propagazione, ossia intervenire prima che si sia
verificato il “flash over”; infatti siamo ancora nel
campo delle temperature relativamente basse,
l’incendio non si è ancora esteso a tutto il sistema e
quindi ne è più facile lo spegnimento ed i danni sono
ancora contenuti.
Dal diagramma qualitativo riportato si può vedere che
l’entità dei danni, se non si interviene prima, ha un
incremento notevole non appena si verifica il “flash
over”.
128
PROTEZIONE ATTIVA
Impianto rilevazione e rivelazione incendi
129
PROTEZIONE ATTIVA
Illuminazione di sicurezza
130
PROTEZIONE ATTIVA
Illuminazione di sicurezza
131
PROTEZIONE ATTIVA
Evacuatori fumo e calore
132
PROTEZIONE PASSIVA
133
PROTEZIONE PASSIVA
Percorsi di esodo
Via di uscita (da utilizzare in caso di emergenza): percorso senza ostacoli al
deflusso che consente agli occupanti un edificio o locale di raggiungere un luogo
sicuro.
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PROTEZIONE PASSIVA
Percorsi di esodo
Locali con pericolo di esplosione o specifici rischi d’incendio con più di 5 lavoratori
1 porta da 1,20 mt ogni 5 lavoratori che si apra nel verso dell'esodo
Locali in genere
• fino a 25 lavoratori 1 porta da 0,80 mt
• tra 26 e 50 lavoratori 1 porta da 1,20 mt che si apra nel verso dell'esodo
• tra 51 e 100 lavoratori 1 porta da 0,80 mt , 1 porta da 1,20 mt che si aprano entrambe
nel verso dell'esodo
• con più di 100 lavoratori in aggiunta alle porte previste come sopra, una porta che si
apra nel verso dell'esodo da 1,20 mt per ogni 50 lavoratori o frazione compresa tra 10 e
50 da calcolarsi limitatamente all’eccedenza rispetto a 100.
• In tal caso il numero complessivo delle porte può anche essere minore, purché la loro
larghezza complessiva non risulti inferiore.
135
PROTEZIONE PASSIVA
Percorsi di esodo
Ogni luogo di lavoro deve disporre di vie d'uscita alternative, a eccezione di quelli di piccole dimensioni o dei locali a
rischio di incendio medio o basso
Ciascuna via d'uscita deve essere indipendente dalle altre e distribuita in modo che le
persone possano ordinatamente allontanarsi da un incendio
Dove è prevista più di una via d'uscita la lunghezza del percorso per raggiungere la più vicina uscita di piano non
dovrebbe essere superiore ai valori sotto riportati:
• 15 - 30 metri (tempo max di evacuazione 1 minuto) per aree a rischio di incendio elevato;
• 30 - 45 metri (tempo max di evacuazione 3 minuti) per aree a rischio di incendio medio;
• 45 - 60 metri (tempo max di evacuazione 5 minuti) per aree a rischio di incendio basso.
PROTEZIONE ATTIVA
Uscite di emergenza e luogo sicuro
Uscita
Apertura atta a consentire il deflusso
di persone verso un luogo sicuro
avente altezza non inferiore a 2.00
m.
Luogo sicuro
Spazio scoperto ovvero
compartimento antincendio,
separato da altri compartimenti
mediante spazio scoperto o filtri a
prova di fumo, avente caratteristiche
idonee a ricevere e contenere un
predeterminato numero di persone
(luogo sicuro statico), ovvero a
consentirne il movimento ordinato
(luogo sicuro dinamico).
137
PROTEZIONE PASSIVA
Compartimentazione
Compartimento antincendio
Parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di
resistenza al fuoco predeterminata e organizzato per
rispondere alle esigenze della prevenzione incendi.
138
LA PROTEZIONE ANTINCENDIO:
LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA
LA STABILITA’ MECCANICA R
LA TENUTA E
L’ISOLAMENTO TERMICO I
LA PROTEZIONE ANTINCENDIO:
LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA
R = STABILITÀ
E = TENUTA
I = ISOLAMENTO TERMICO
Quindi:
con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per
un determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico;
A TITOLO ESEMPLIFICATIVO:
R 30 R 60 R120
RE 30 RE 60 RE 120
LE CARATTERISTICHE
REI DEVONO ESSERE
OMOLOGATE MEDIANTE
SPECIFICHE PROVE
EFFETTUATE DA
LABORATORI
ACCREDITATI
LA PROTEZIONE ANTINCENDIO:
LE MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA
Le classi di reazione al fuoco dei materiali da costruzione sono sette (A1, A2, e da
B a F); sono differenziate per pavimenti, pareti, soffitti e installazioni
tecnologiche prevalentemente lineari. Le classi sono identificate da:
Resistenza al fuoco
Attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a
conservare, secondo un programma termico prestabilito e per un tempo
determinato, in tutto o in parte: la stabilità R, la tenuta E, l'isolamento termico I,
così definiti:
• stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza
meccanica sotto l'azione del fuoco;
• tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né
produrre, se sottoposto all'azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas
caldi sul lato non esposto;
• isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre,
entro un dato limite, la trasmissione del calore.
149
PROTEZIONE PASSIVA
Compartimentazione
150
PROTEZIONE PASSIVA
Compartimentazione
151
PROTEZIONE PASSIVA
Compartimentazione
152
PROTEZIONE PASSIVA
Compartimentazione
Esempio di scala con filtro a prova di fumo
153
PROTEZIONE PASSIVA
Compartimentazione
Esempio di scala con filtro a prova di fumo
PROTEZIONE PASSIVA
Porta tagliafuoco
155
PROTEZIONE PASSIVA
Porta tagliafuoco
156
PROTEZIONE PASSIVA
Porta tagliafuoco
157
PROTEZIONE PASSIVA
Reazione al fuoco dei materiali
La reazione al fuoco di un materiale rappresenta il comportamento al fuoco del
medesimo materiale che per effetto della sua decomposizione alimenta un fuoco al
quale è esposto, partecipando così all’incendio.
La reazione al fuoco assume particolare rilevanza nelle costruzioni, per la
caratterizzazione dei materiali di rifinitura e rivestimento, delle pannellature, dei
controsoffitti, delle decorazioni e simili, e si estende anche agli articoli di arreda-
mento, ai tendaggi e ai tessuti in genere.
Per la determinazione della reazione al fuoco di un materiale non sono proponibili
metodi di calcolo e modelli matematici, essa viene effettuata su basi sperimentali,
mediante prove su campioni in laboratorio.
In relazione a tali prove i materiali sono assegnati alle classi:
0-1-2-3-4-5
con l’aumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di
classe 0 che risultano non combustibili.
158
PROTEZIONE PASSIVA
Segnaletica di divieto
Segnale di divieto: un
segnale che vieta un
comportamento che
potrebbe far correre o
causare un pericolo
159
PROTEZIONE PASSIVA
Segnaletica di avvertimento
Segnale di avvertimento:
un segnale che avverte di
un rischio o pericolo
160
PROTEZIONE PASSIVA
Segnaletica di prescrizione
Segnale di prescrizione:
un segnale che prescrive
un determinato
comportamento;
161
PROTEZIONE PASSIVA
Segnaletica di sicurezza
Segnale di salvataggio o
di soccorso: un segnale
che fornisce indicazioni
relative alle uscite di
sicurezza o ai mezzi di
soccorso o di salvataggio
162
DPI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
163
Tuta per avvicinamento al fuoco Tuta per attraversamento del fuoco
Protezioni per interventi meno gravosi
La protezione delle vie respiratorie si ottiene con l’uso di 2
tipi di apparecchi;
1. Le MASCHERE ANTIGAS;
2. Gli AUTORESPIRATORI.
Le maschere antigas depurano l’aria ambiente inquinata,
tramite filtri.
Gli autorespiratori forniscono all’operatore l’aria da
bombole e non dall’ambiente inquinato.
Per la protezione base esistono i filtri antipolvere che però
non hanno effetto contro i gas tossici.
Le MASCHERE ANTIGAS sono costituite da 2 parti:
1. la maschera vera e propria, che di norma copre tutto il
viso ed è anche detta facciale;
2. il filtro, che può essere:
1) monovalente, se protegge da un solo gas nocivo
od al massimo da una classe omogenea (vapori
organici);
2) polivalente, se protegge da più gas nocivi;
3) universale, se protegge da ogni tipo di gas.
Maschera Filtri
I filtri delle maschere antigas funzionano secondo 3 principi:
1. assorbimento: l’aria inquinata passa attraverso una
sostanza contenuta nel filtro che trattiene l’agente nocivo;
2. reazione chimica: il filtro contiene delle sostanze che
reagiscono con l’agente nocivo, neutralizzandolo;
3. catalisi: il filtro contiene delle sostanze che favoriscono la
reazione con composti chimici in grado di neutralizzare gli
agenti nocivi.
Identificazione dei filtri per maschere antigas
Identificazione dei filtri per maschere antigas
Uso delle maschere di protezione
• Indossare la maschera senza filtro;
• stringere bene la bardatura;
• verificare la tenuta;
• avvitare il filtro alla maschera;
• allontanarsi dalla zona di intervento non appena si
ricevono gli avvisi di esaurimento del filtro.
Gli AUTORESPIRATORI si usano quando non si conosce il tipo
di agente tossico e quando la carenza di ossigeno rende
l’aria irrespirabile.
Essi sono di due tipi:
1. a ciclo aperto: l’operatore inspira aria contenuta in un
bombola ed espira nell’ambiente;
2. a ciclo chiuso: l’operatore inspira ed espira aria
contenuta in un “sacco-polmone” che viene depurata ed
arricchita di ossigeno dopo ogni espirazione.
Autorespiratore
completo
Uso dell’autorespiratore a ciclo aperto
• Controllare il corretto montaggio e serraggio di tutti i
tubi ed i rubinetti per evitare perdite;
• provare l’erogatore;
• aprire il rubinetto dell’aria, verificare che non ci siano
perdite e il funzionamento del manometro.
Uso dell’autorespiratore a ciclo aperto
• Indossare la bombola in modo che sia aderente alle
spalle;
• indossare la maschera e verificare la tenuta contro
infiltrazioni di fumo e gas;
• effettuare l’intervento cercando di respirare ad un
ritmo normale;
• quando parte l’allarme acustico che indica che la
pressione residua è di 50 bar, abbandonare il locale
inquinato.
Uso dell’autorespiratore a ciclo chiuso
• Indossare il “sacco-polmone” e aprire il rubinetto
dell’ossigeno;
• indossare la maschera, serrando le cinghie per
assicurare la tenuta e provare a respirare per
verificare il corretto apporto di ossigeno;
• effettuare l’intervento, controllando il manometro
dell’ossigeno ;
• al termine, togliere la maschera, chiudere il rubinetto
dell’ossigeno e la togliere cartuccia chimica di
depurazione.
Autonomia
• L'autonomia è proporzionale al volume della riserva d'aria, e quindi alle
dimensioni della bombola.
• Tenendo conto che per un lavoro medio un operatore addestrato consuma
circa 30 litri d'aria al minuto, conoscendo il volume delle bombole è possibile
valutarne l'autonomia dell’apparecchio.
170
Esempio:
Volume bombola= 7 lt
Pressione= 200 atm
Autonomia = 7 x 200 : 30 » 45 minuti
180
OBIETTIVI DI UN PIANO DI EMERGENZA
181
IL PANICO
…si creano le
condizioni per
un riduzione del
panico
182
IL PANICO
GLI STATI DI ALLERTA DEL NOSTRO ORGANISMO IN CASO DI EMERGENZA
ANSIA
combinazione di emozioni
negative come apprensione
e preoccupazione, ed è
spesso accompagnata da
sensazioni fisiche come
palpitazioni, dolori al petto
e/o respiro corto, nausea,
tremore interno.
Correlato fisiologico di varie
emozioni, corrispondente
all’attivazione generale
dell’organismo che si
prepara ad affrontare un
compito.
183
Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
GLI STATI DI ALLERTA DEL NOSTRO ORGANISMO IN CASO DI EMERGENZA
ANSIA
combinazione di emozioni
negative come
apprensione e
PAURA
preoccupazione, ed è Emozione derivante
spesso accompagnata da dall’essere esposto, o dal
sensazioni fisiche come pensare di esserlo, a
palpitazioni, dolori al presunte situazioni di
petto e/o respiro corto, pericolo, reputate
nausea, tremore interno. dall’individuo come
Correlato fisiologico di minacciose o dannose. E’
varie emozioni, quindi causata dalla
corrispondente percezione cognitiva di
all’attivazione generale una minaccia; ed è di
dell’organismo che si solito accompagnata da
prepara ad affrontare un un'accelerazione del
compito. battito cardiaco e delle
principali funzioni
fisiologiche di difesa.
184
Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
GLI STATI DI ALLERTA DEL NOSTRO ORGANISMO IN CASO DI EMERGENZA
ANSIA
combinazione di emozioni
negative come
apprensione e
PAURA PANICO!
preoccupazione, ed è Emozione derivante
dall’essere esposto, o dal Stato di terrore per lo più collettivo e
spesso accompagnata da
pensare di esserlo, a improvviso, non dominato dalla
sensazioni fisiche come
presunte situazioni di riflessione, improvviso, non dominato
palpitazioni, dolori al
pericolo, reputate dalla riflessione, che nasce a fronte di un
petto e/o respiro corto,
dall’individuo come pericolo reale o presunto, portando
nausea, tremore interno.
minacciose o dannose. E’ irresistibilmente ad atti avventati o
Correlato fisiologico di
quindi causata dalla inconsulti.
varie emozioni,
percezione cognitiva di Timore improvviso che nasce senza
corrispondente
una minaccia; ed è di motivo, accompagnato da tentativi
all’attivazione generale
solito accompagnata da frenetici di garantirsi la sicurezza
dell’organismo che si
prepara ad affrontare un un'accelerazione del
compito. battito cardiaco e delle
principali funzioni
fisiologiche di difesa.
185
Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
SINTOMATOLOGIA
REAZIONI DELL’ORGANISMO
AUMENTO
GIRAMENTI VISO SENSO DI STIMOLAZIONE
BATTITO MUSCOLARE
DI TESTA IMPALLIDITO ASFISSIA
CARDIACO
SENSAZIONE PAURA DI
PENSIERI
DI PERDERE IL
ANNEBBIATI
CATASTROFE CONTROLLO
186
Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
IMPARARE A RICONOSCERE LE MANIFESTAZIONI
L’organismo si trova in una situazione minacciosa imprevista
Per salvarsi bisogna reagire in fretta e spesso non c’è tempo per riflettere.
La ragione viene sostituita dall’istintività e dall’emotività che hanno reazioni più veloci
187
Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
IMPARARE A RICONOSCERE LE MANIFESTAZIONI
COMPRENDERE
LA DIFFERENZA
TRA PAURA E
PANICO
188
Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
IMPARARE A RICONOSCERE LE MANIFESTAZIONI
PALPITAZIONI
RICONOSCERE I
SEGNALI
189
GIRRAMENTO DI TESTA Fonte: Dott. Marco Tyrolt
IL PANICO
GLI STATI DI ALLERTA DEL NOSTRO ORGANISMO IN CASO DI EMERGENZA
PIANO DI EMERGENZA
190
COMPRENDIAMO IL FENOMENO DELL’INCENDIO
191
PIANO DI EMERGENZA
MISURE DI PREVENZIONE
PROTEZIONE ATTIVA
PROTEZIONE PASSIVA
FORMAZIONE
ADDESTRAMENTO
192
PIANO DI EMERGENZA
193
PIANO DI EMERGENZA
194
PIANO DI EMERGENZA
Strategia antincendio
RESPONSABILE
PROGETTISTA
ATTIVITÀ
Fornisce informazioni
sulla natura dell’azienda
Massimi affollamenti
SCELTA
PROGETTUALE Tipologia di occupanti
Limitazioni di esercizio
Tipologia di arredi e materiali
Misure antincendio per attività
Materiali combustibili e infiammabili
Manutenzione e controllo
195
PIANO DI EMERGENZA
L’organigramma
196
PIANO DI EMERGENZA
L’organigramma
• SCELTA PROGETTUALE
• ESTENSIONE DELL’ATTIVITÀ
• TIPOLOGIA DI RISCHIO DI INCENDIO
RESPONSABILE EMERGENZE
ADDETTI AI RAPPORTI CON I SOCCORSI
197
PIANO DI EMERGENZA
L’organigramma
RESPONSABILE ATTIVITÀ
198
PIANO DI EMERGENZA
L’organigramma
SCELTA PROGETTUALE: DM 03/08/15 (livello di prestazione II)
RESPONSABILE ATTIVITÀ
199
PIANO DI EMERGENZA
L’organigramma
SCELTA PROGETTUALE: DM 03/08/15 (livello di prestazione III)
RESPONSABILE ATTIVITÀ
COORDINATORE GSA
COORDINATORE GSA
ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO ADDETTI ALLA DISALIMENTAZIONE DI IMPIANTI ADDETTO ALLA LOTTA ANTINCENDIO
• Qualora siano presenti ditte esterne stanziali potrebbero essere coinvolte nella gestione
delle emergenze
201
PIANO DI EMERGENZA
Responsabile delle emergenze
NEL PIANO DI EMERGENZA DEVONO ESSERE PREVISTI UNO O PIU’ SOSTITUTI PER
GARANTIRE L’EFFETTIVA PRESENZA DEL RUOLO NELL’AMBIENTE DI LAVORO PER GESTIRE
L’EMERGENZA
202
PIANO DI EMERGENZA
Addetti alla lotta antincendio
203
PIANO DI EMERGENZA
Addetti delle emergenze
204
PIANO DI EMERGENZA
Lavoratori
205
PIANO DI EMERGENZA
Visitatori
206
PIANO DI EMERGENZA
Ditte esterne
207
PIANO DI EMERGENZA
Procedure quando si scopre la presenza di un incendio
In relazione alla tipologia di attività le procedure potranno essere diverse, ma alcune sono comuni
alla diverse situazioni dei luoghi e degli eventi incidentali
208
PIANO DI EMERGENZA
Procedure quando si scopre la presenza di un incendio
209
PIANO DI EMERGENZA
Procedure quando si scopre la presenza di un incendio
210
PIANO DI EMERGENZA
Procedure quando si scopre la presenza di un incendio
INTERVENTO
FASE 4 – VERIFICA DELL’INTERVENTO
Un focolare non è un principio di incendio:
- Se dopo essere intervenuto con due estintori non si è riusciti quantomeno a
ridurne gli effetti
213
PIANO DI EMERGENZA
Procedure quando si scopre la presenza di un incendio
In ogni situazione:
• Far allontare le persone che possono essere esposte al pericolo
• Il focolare non deve frapporsi tra l’addetto e la via di fuga
• Erogare acqua o polvere sul combustibile non ancora coinvolto dall’incendio per limitarne il
coinvolgimento
• Qualora non sia possibile interrompere il principio di incendio:
o allontanare i combustibili prossimi al focolare e non ancora coinvolti
o chiudere le finestre per evitare nuovi apporti di ossigeno
o attivare l’allarme di evacuazione o, se non presente, dare l’allarme a voce
214
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
VOCALE
ALLARME
SONORO
L’addetto alla lotta antincendio, si reca sul luogo dell’incendio al fine di verificarne la
sua entità e la possibilità di intervento
L’addetto alla lotta antincendio attua le disposizioni del Piano di Emergenza qualora
sia noto che sul luogo dell’incendio sono già presenti altri addetti e le distanze di
percorrenza non gli permetterebbero di arrivare in tempo utile
L’addetto alla lotta antincendio coadiuva le persone presenti a evacuare gli ambienti,
indicando i percorsi di esodo e uscite di emergenza, contenendo il panico,
soccorrendo le persone in difficoltà
215
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
CHIAMARE I SOCCORSI
Il soggetto
designato deve
avere a
disposizione un
telefono ed
essere formato
circa le
disposizioni di
emergenza
216
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
CHIAMARE I SOCCORSI
Sulla base del Piano di Emergenza la chiamata dei soccorsi può avvenire
immediatamente dopo aver individuate l’incendio oppure dopo aver verificato
che non è controllabile
217
112 Numero Unico delle Emergenze (NUE)
Il Numero Unico di
Emergenza 112 (NUE 112)
è il numero di telefono per
chiamare i servizi di
emergenza in tutti gli Stati
dell’Unione Europea.
Il soggetto
designato deve
conoscere la
posizione
dell’interruttore
ed essere
formato circa le
disposizioni di
emergenza
219
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
220
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
Il soggetto designato
deve conoscere la
posizione della
valvola di
intercettazione ed
essere formato circa
le disposizioni di
emergenza
221
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
222
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
223
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di allarme
224
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
MANTIENI LA CALMA
Il panico è il peggior nemico negli incendi, in quanto:
• Fa perdere lucidità alle persone
• Non fa rispettare il piano di emergenza
• È causa di sovraffollamenti sui percorsi di esodo che
uscite di emergenza
• Immobilizza le persone
225
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
NON CORRERE
• Durante la corsa l’essere umano è costretto a respirare con una
frequenza maggiore, con il rischio di rimanere intossicato e/o vittima di
una ipertermia.
• Durante la corsa potresti scontrarti con alter persone, cadere o farle
cadere, con il rischio di venire calpestato e di ingombrare i percorsi di
esdo e uscite di emergenza.
• Camminando celermente, rispettando i percorsi di esodo indicati dalla
segnaletica di sicurezza, in pochi istanti raggiungerai un luogo sicuro.
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
227
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
228
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
229
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
PUNTO DI RACCOLTA
• RAGGIUNGI IL PUNTO DI RACCOLTA TRAMITE I PERCORSI DI ESODO E LE USCITE
DI EMERGENZA INDICATE DALLE PLANIMETRIE DI EVACUAZIONE AFFISSE E LA
SEGNALETICA DI SICUREZZA.
• QUALORA TU SIA IMPOSSIBILITATO DI SOCCORRERE UNA O PIU’ PERSONE,
PROCEDI CON L’EVACUAZIONE AVVERTENDO TEMPESTIVAMENTE IL
RESPONSABILE DELLE EMERGENZE CIRCA L’UBICAZIONE DELLE PERSONE
BLOCCATE
• NON ALLONTANARTI DAL PUNTO DI RACCOLTA FINO A NUOVA DISPOSIZIONE
DA PARTE DEL RESPONSABILE DELLE EMERGENZE OPPURE DIRETTAMENTE DAI
VIGILI DEL FUOCO.
• NON INTRAPRENDERE AZIONI CHE, SEPPUR CORAGGIOSE, POTREBBERO
METTERE A RISCHIO LA PROPRIA VITA E QUELLA DEI SOCCORRITORI
230
PIANO DI EMERGENZA
Procedure da adottare in caso di evacuazione
PUNTO DI RACCOLTA
232
Grazie per l’attenzione
233