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Energy Efficiency Report

L’efficienza energetica in impresa:


soluzioni tecnologiche, fattibilità
economica e potenziale di mercato

Novembre 2012

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Energy Efficiency Report
L’efficienza energetica in impresa:
soluzioni tecnologiche,
fattibilità economica
e potenziale di mercato

Novembre 2012

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Indice

Introduzione 15 3.2.1.3 Motori a combustione interna 100


3.2.1.4 Piccola e micro cogenerazione 102
Executive Summary 17 3.2.2 Recupero calore e generazione
elettrica mediante tecnologia ORC 104
3.3 Quadro di sintesi 107
L’efficienza energetica:
una leva per la competitività delle
1 imprese italiane 23
Il potenziale di diffusione delle
soluzioni per l’efficienza energetica
4 in impresa 115
Il quadro normativo europeo 4.1 Il mercato potenziale delle soluzioni
e italiano per l’efficienza energetica per l’efficienza energetica in impresa 115
2 in impresa 33 4.2 L’impatto delle soluzioni per l’efficienza
2.1 L’impianto normativo europeo 33 energetica nei principali settori
2.2 Le norme UNI-ISO in tema industriali 130
di efficienza energetica 37
2.3 L’impianto normativo italiano 45
2.3.1 Gli obiettivi di efficienza energetica
nel settore industriale 48 La cultura dell’efficienza energetica
2.3.2 I sistemi di incentivazione nelle imprese italiane: stato dell’arte
dell’efficienza energetica nel settore 5 e principali barriere allo sviluppo 141
industriale 49 5.1 Il grado di consapevolezza del
2.3.1 La “Strategia Energetica Nazionale” 59 “problema energetico” per le imprese
italiane 142
5.2 I driver decisionali degli investimenti in
La sostenibilità economica delle efficienza energetica 147
soluzioni per l’efficienza energetica 5.3 Le principali barriere agli investimenti
3 in impresa 65 in efficienza energetica 149
3.1 Le soluzioni per la riduzione del
consumo di energia 66
3.1.1 Motori elettrici 66
3.1.2 Inverter 72
3.1.3 UPS 75
3.1.4 Rifasamenti dei carichi elettrici 77 Gruppo di lavoro 155
3.1.5 Aria compressa 80
Metodologia 157
3.1.6 Refrigerazione 85
3.1.7 Sistemi di combustione efficienti 89 Bibliografia 165
3.2 Le soluzioni per la riduzione della Elenco delle organizzazioni
dipendenza dall’approvvigionamento di intervistate 167
energia elettrica o di combustibile 93
3.2.1 Cogenerazione 93 La School of Management e l’Energy
3.2.1.1 Impianti a vapore 94 & Strategy Group 169
3.2.1.2 Turbine a gas e cicli combinati 97 Le imprese partner 171

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Indice delle figure

1. L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane

Figura 1.1 Dipendenza energetica dei Paesi UE-27 registrata nel 2010 [Fonte:Eurostat] 24
Figura 1.2 Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 20 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] 24
Figura 1.3 Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 2 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] 25
Figura 1.4 Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 10 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] 25
Figura 1.5 Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 0,25 GWh/
anno, registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu] 26
Figura 1.6 Classificazione delle soluzioni di efficienza energetica considerate nel Rapporto 28
Figura 1.7 Le principali soluzioni per la riduzione dei consumi di energia considerate nel Rapporto 28
Figura 1.8 Le principali soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento
(a parità di consumi) considerate nel Rapporto 29

2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa

Figura 2.1 Occorrenze delle principali “barriere” che ostacolano la realizzazione di investimenti in
efficienza energetica da parte delle imprese 37
Figura 2.2 Posizione delle imprese rispetto alla norma ISO 50001 41
Figura 2.3 Fasi del processo di un servizio di miglioramento dell’efficienza energetica
[Fonte: UNI CEI EN 15900] 43
Figura 2.4 Relazione fra i concetti di addizionalità e baseline [Fonte:ENEA] 57

3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa

Figura 3.1 Soluzioni per l’efficienza energetica nell’industria considerate nell’analisi 65


Figura 3.2 Total Cost of Ownership di un sistema ad aria compressa su un orizzonte temporale
di 10 anni 81
Figura 3.3 Consumi elettrici relativi dei principali componenti di un sistema di refrigerazione
industriale [Fonte: Energy efficiency practices in industrial refrigeration
– Energy design resources] 86
Figura 3.4 Costo specifico (€/kW) dei motori a combustione interna al variare della taglia
del motore 101

4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa

Figura 4.1 Il progetto H-REII 126


Figura 4.2 Potenziale di recupero energetico in Italia (in termini di energia elettrica prodotta,
espressa in GWh) nei settori attualmente investigati dal Progetto H-REII [Fonte: HREII
project database] 127

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Indici

Figura 4.3 Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia delle soluzioni di
efficienza energetica nell’industria 129
Figura 4.4 Evoluzione per settore dei consumi energetici finali in Italia, espressi in Mtep [Fonte:
elaborazione su dati MiSE] 131
Figura 4.5 Ripartizione per settore dei consumi energetici finali in Italia nel 2010 [Fonte: elabora-
zione su dati MiSE] 131
Figura 4.6 Andamento dei consumi energetici nei principali settori industriali in Italia, espressi in
Mtep [Fonte: elaborazione su dati MiSE e Terna] 132
Figura 4.7 Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2005 ed
il 2007, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2005 [Fonte: elaborazione su dati MiSE,
ISTAT, Enea] 133
Figura 4.8 Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2007 ed
il 2010, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2007 [Fonte: elaborazione su dati MiSE,
ISTAT, Enea] 133
Figura 4.9 Dinamica dell’incidenza della bolletta energetica sul fatturato e della marginalità tra il
2005 ed il 2010 nei diversi settori industriali [Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT,
Terna] 137
Figura 4.10 Dinamica dei volumi produttivi nei diversi settori industriali,fatto 100 il valore dell’in-
dicatore nel 2005 [Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE] 138

5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e


principali barriere allo sviluppo

Figura 5.1 Presenza della figura dell’energy manager all’interno del campione analizzato 142
Figura 5.2 Presenza della figura dell’energy manager nelle imprese non soggette all’obbligo di no-
mina dell’energy manager all’interno del campione analizzato 143
Figura 5.3 Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese analizzato 144
Figura 5.4 Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese
analizzato 145
Figura 5.5 Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI analizzato 145
Figura 5.6 Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI ana-
lizzato 146
Figura 5.7 Giudizio sulle ESCo da parte delle imprese 146
Figura 5.8 Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficien-
za energetica da parte delle imprese 148
Figura 5.9 Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficien-
za energetica da parte delle imprese di grande dimensione 149
Figura 5.10 Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimenti in efficien-
za energetica da parte delle imprese appartenenti a settori energivori 149
Figura 5.11 Presenza di barriere all’interno del processo decisionale di un intervento di efficienza
energetica 150
Figura 5.12 Occorrenze delle principali barriere che ostacolano la realizzazione di investimenti in
efficienza energetica da parte delle imprese 151

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Indice delle tabelle

1. L’efficienza energetica: una leva per la competitività delle imprese italiane

Tabella 1.1 Incidenza del costo della “bolletta energetica” sul fatturato in alcuni settori industriali
in Italia 26
Tabella 1.2 Incidenza della bolletta energetica sul margine operativo lordo in alcuni settori industriali
in Italia 27

2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa

Tabella 2.1 Risparmio energetico annuale atteso al 2010 ed al 2016 (Fonte: PAEE 2007) 46
Tabella 2.2 Risparmio energetico annuale conseguito al 2010 (Fonte: PAEE 2011) 46
Tabella 2.3 Risparmio energetico annuale conseguito dal settore industriale al 2010 con riferimento
agli interventi previsti dal PAEE 2007 (Fonte: PAEE 2011) 47
Tabella 2.4 Obiettivi stabiliti per il settore industriale dal PAEE 2011 49
Tabella 2.5 Risparmio Specifico Lordo di energia primaria conseguibile per singola unità fisica di
riferimento 52
Tabella 2.6 Valori del coefficiente di durabilità attribuiti alle diverse categorie di interventi in ambito
industriale valutati con il metodo a consuntivo 53
Tabella 2.7 Impatto del coefficiente di durabilità sul tempo di Pay-Back nel caso di motore elettrico
ad alta efficienza 54
Tabella 2.8 Ripartizione dei progetti a consuntivo realizzati dall’inizio del meccanismo, suddivisi per
tipologia d’intervento (Fonte:AEEG) 55
Tabella 2.9 Risorse stanziate per il primo Ciclo di Programmazione del Fondo Rotativo Kyoto, con
riferimento alle misure riferibili all’efficienza energetica 58

3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa

Tabella 3.1 Peso percentuale delle differenti componenti del Total Cost of Ownership di un motore
elettrico al variare della classe di efficienza 68
Tabella 3.2 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad
efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE2 69
Tabella 3.3 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad
efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE3 69
Tabella 3.4 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla
classe IE2 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a
riavvolgimento 70
Tabella 3.5 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla
classe IE3 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a
riavvolgimento 70
Tabella 3.6 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore di classe IE3 rispetto ad
uno di classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa essere riavvolto 71
Tabella 3.7 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un motore
funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE2 71

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Tabella 3.8 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un motore
funzionante ad efficienza standard con uno appartenente alla classe di efficienza IE3 71
Tabella 3.9 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore
appartenente alla classe IE2 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard
sottoposto a riavvolgimento 72
Tabella 3.10 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore
appartenente alla classe IE3 rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard
sottoposto a riavvolgimento 72
Tabella 3.11 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un motore di
classe IE3 rispetto ad uno di classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa
essere riavvolto 72
Tabella 3.12 Grado di applicabilità dell’inverter sul motore elettrico e percentuale di risparmio
energetico ottenibile 73
Tabella 3.13 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter su una pompa azionata
da un motore di efficienza standard 74
Tabella 3.14 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter ad un compressore
azionato da un motore di efficienza standard 74
Tabella 3.15 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un inverter ad
una pompa azionata da un motore di efficienza standard 74
Tabella 3.16 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un inverter ad
un compressore azionato da un motore di efficienza standard 75
Tabella 3.17 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un UPS ad efficienza standard
(funzionante) con uno ad alta efficienza 76
Tabella 3.18 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un UPS ad alta efficienza rispetto
a uno ad efficienza standard 77
Tabella 3.19 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dalla sostituzione di un UPS ad
efficienza standard (funzionante) con uno ad alta efficienza 77
Tabella 3.20 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un UPS ad alta
efficienza rispetto a uno ad efficienza standard 77
Tabella 3.21 Corrispettivi tariffari energia reattiva (c€/kvarh) per l’anno 2012 (Fonte: Enel Distribuzione) 78
Tabella 3.22 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso
di cosφ iniziale pari a 0,75) 79
Tabella 3.23 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso
di cosφ iniziale pari a 0,85) 79
Tabella 3.24 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un sistema di
rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,75) 80
Tabella 3.25 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato derivante dall’installazione di un sistema di
rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,85) 80
Tabella 3.26 Lista di possibili interventi su un impianto di aria compressa (Fonte: Rielaborazione da
Compressed air systems in the European Union, FraunhoferInstitute - 2001) 82
Tabella 3.27 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di riduzione delle perdite di aria in un
sistema ad aria compressa 82
Tabella 3.28 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di riduzione delle
perdite di aria in un sistema ad aria compressa 83
Tabella 3.29 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di recupero di calore dal compressore
in un sistema ad aria compressa 84
Tabella 3.30 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di recupero di calore
dal compressore in un sistema ad aria compressa 84
Tabella 3.31 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di adozione di serbatoi d’accumulo
all’interno di un sistema ad aria compressa 85
Tabella 3.32 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di adozione di serbatoi
d’accumulo all’interno di un sistema ad aria compressa 85
Tabella 3.33 Lista di possibili interventi su un impianto di refrigerazione industriale (Fonte:
Rielaborazione da ENEA) 86

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Tabella 3.34 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di installazione della strumentazione
necessaria per il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema di refrigerazione 87
Tabella 3.35 Costo medio (€/kWh) del kWh risparmiato associato all’intervento di installazione della
strumentazione necessaria per il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema
di refrigerazione 87
Tabella 3.36 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti
con bruciatori auto-recuperativi 89
Tabella 3.37 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non
funzionanti con bruciatori auto-recuperativi 90
Tabella 3.38 Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori auto-recuperativi 90
Tabella 3.39 Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori auto-recuperativi 91
Tabella 3.40 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti
con bruciatori rigenerativi 91
Tabella 3.41 Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non
funzionanti con bruciatori rigenerativi 91
Tabella 3.42 Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori rigenerativi 92
Tabella 3.43 Costo medio (€/kWh) del kWh termico risparmiato associato alla sostituzione di
bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori rigenerativi 92
Tabella 3.44 Vantaggi e svantaggi delle principali tipologie di impianti motore utilizzati a fini
cogenerativi 94
Tabella 3.45 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in
cui il motore primo è una turbina a vapore 96
Tabella 3.46 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore 96
Tabella 3.47 Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore 97
Tabella 3.48 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a vapore (calcolato
secondo la “valorizzazione termica”) 97
Tabella 3.49 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in
cui il motore primo è una turbina a gas 98
Tabella 3.50 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas 99
Tabella 3.51 Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas 99
Tabella 3.52 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è una turbina a gas (calcolato secondo
la “valorizzazione termica”) 99
Tabella 3.53 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione a
ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas 99
Tabella 3.54 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione a ciclo combinatoin cui il motore primo è una turbina a gas 100
Tabella 3.55 Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas 100
Tabella 3.56 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore primo è una turbina a gas
(calcolato secondo la “valorizzazione termica”) 100
Tabella 3.57 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in
cui il motore primo è un motore a combustione interna 102
Tabella 3.58 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna 102

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Tabella 3.59 Costo medio (€/kWh) del kWh termico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna 102
Tabella 3.60 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
(calcolato secondo la “valorizzazione termica”) 103
Tabella 3.61 Confronto del Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto
di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una
microturbina a gas 103
Tabella 3.62 Confronto del costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto associato all’installazione
di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
e una microturbina a gas 104
Tabella 3.63 Confronto del costo del kWh termico prodotto associato all’installazione di un impianto
di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una
microturbina a gas 104
Tabella 3.64 Confronto del costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto associato all’installazione
di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore a combustione interna
e una microturbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”) 104
Tabella 3.65 Principali caratteristiche delle tecnologie meno diffuse per la microcogenerazione 105
Tabella 3.66 Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di recupero termico
tramite tecnologia ORC 106
Tabella 3.67 Costo medio (€/kWh) del kWh elettrico prodotto derivante dall’installazione di un
impianto di recupero termico tramite tecnologia ORC 107
Tabella 3.68 Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di
sostituzione di una tecnologia “standard” funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di
Pay-Back (anni) 108
Tabella 3.69 Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di
una tecnologia “standard” funzionante, attraverso il calcolo del costo medio (€/kWh) del
kWh risparmiato o prodotto 109
Tabella 3.70 Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una
tecnologia “standard” non funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di Pay-Back (anni) 110
Tabella 3.71 Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di
una tecnologia “standard” non funzionante, attraverso il calcolo del costo medio (€/kWh)
del kWh risparmiato o prodotto 110

4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa

Tabella 4.1 Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza
di classe IE3 116
Tabella 4.2 Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza
di classe IE2 116
Tabella 4.3 Ripartizione per classe di efficienza del parco attuale di motori elettrici e delle nuove
installazioni 117
Tabella 4.4 Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di motori elettrici
ad alta efficienza 117
Tabella 4.5 Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di inverter su motori elettrici 118
Tabella 4.6 Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di inverter su motori
elettrici 118
Tabella 4.7 Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di UPS ad alta efficienza 119
Tabella 4.8 Potenziale di risparmio realizzato dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di UPS ad alta
efficienza 119
Tabella 4.9 Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi ad aria compressa. 120
Tabella 4.10 Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi ad
aria compressa. 121
Tabella 4.11 Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi di refrigerazione 121

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Tabella 4.12 Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi di
refrigerazione. 121
Tabella 4.13 Potenziale teorico di risparmio derivante dalla cogenerazione 122
Tabella 4.14 Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione della cogenerazione 122
Tabella 4.15 Potenziale teorico di produzione derivante dalla tecnologia ORC 123
Tabella 4.16 Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione della tecnologia
ORC 123
Tabella 4.17 Potenziale teorico di produzione derivante dal fotovoltaico 124
Tabella 4.18 Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del fotovoltaico 124
Tabella 4.19 Potenziale teorico di produzione derivante dal mini-eolico 125
Tabella 4.20 Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del mini-eolico 125
Tabella 4.21 Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in TWh)
associato alle diverse soluzioni per efficienza energetica in impresa 128
Tabella 4.22 Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in Mtep )
associato alle diverse soluzioni per efficienza energetica in impresa 129
Tabella 4.23 EBITDA Margin dei principali settori industriali in Italia (Fonte: elaborazione su dati
ISTAT, MiSE) 134
Tabella 4.24 Profilo di un’azienda-tipo appartenente al settore della carta 135
Tabella 4.25 Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione di motori ad alta efficienza
di classe IE2 in imprese “tipo” appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte:
elaborazione su dati ISTAT, MiSE, AIDA) 135
Tabella 4.26 Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione della tecnologia ORC in
imprese “tipo” appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte: elaborazione su
dati ISTAT, MiSE, AIDA) 136
Tabella 4.27 Incidenza della bolletta energetica e del costo del lavoro sul fatturato nei diversi settori
industriali (Fonte: elaborazione su dati ISTAT e MiSE) 136

5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e


principali barriere allo sviluppo

Tabella 5.1 Principali caratteristiche del campione di indagine utilizzato per la survey 141
Tabella 5.2 Possibili approcci alla misura e al controllo dei consumi energetici 143
Tabella 5.3 Principali driver decisionali che motivano gli investimenti di efficientamento energetico 147

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Indice dei box

2. Il quadro normativo europeo e italiano per l’efficienza energetica in impresa

Box 2.1 La Direttiva 2006/32/CE 33


Box 2.2 I criteri minimi per gli audit energetici presso le imprese 35
Box 2.3 L’indagine sulle barriere all’adozione delle soluzione di efficientamento energetico nelle
imprese italiane 36
Box 2.4 I Sistemi per la Gestione dell’Energia prima della norma ISO 50001 38
Box 2.5 Le “prescrizioni” della ISO 50001 39
Box 2.6 L’implementazione della ISO 50001: il caso Arneg 40
Box 2.7 Esempi di supporto alla certificazione ISO 50001 per le PMI 41
Box 2.8 La detrazione fiscale per motori elettrici e inverter 48
Box 2.9 Esempi di bandi locali di supporto all’efficienza energetica nell’industria 50
Box 2.10 Esempio di intervento di risparmio energetico valutabile con il metodo standardizzato 52
Box 2.11 Il calcolo del Risparmio Netto Integrale ed il coefficiente di durabilità 52
Box 2.12 Il concetto di addizionalità nei progetti a consuntivo 56
Box 2.13 La strategia energetica nazionale in sintesi 59

3. La sostenibilità economica delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa

Box 3.1 Il ciclo frigorifero ad assorbimento 88


Box 3.2 Ripartizione dei costi di un impianto di cogenerazione tra produzione elettrica e termica 96

4. Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’efficienza energetica in impresa

Box 4.1 Il Progetto H-REII 125


Box 4.2 Simulazione di investimento in efficienza energetica ed impatto sulla redditività 135

5. La cultura dell’efficienza energetica nelle imprese italiane: diffusione e


principali barriere allo sviluppo
Box 5.1 Il campione di indagine 141
Box 5.2 Il caso Tholos 152
Box 5.3 Le iniziative delle banche italiane per l’efficienza energetica 153
Box 5.4 Il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI 153

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Introduzione

Come è noto, le imprese italiane scontano un im- ne attualmente in essere ed in fase di definizione sul
portante deficit di competitività sui mercati interna- mercato e la filiera dell’efficienza in ambito indu-
zionali dovuto al prezzo a cui acquistano l’energia, striale; (ii) fornisce una stima della fattibilità eco-
che è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto nomica e del potenziale di mercato delle principali
alla media europea. Ciò è dovuto in primo luogo al soluzioni per l’efficienza energetica nei processi pro-
mix energetico del nostro Paese, che si caratterizza duttivi; (iii) identifica le più importanti leve su cui
per una dipendenza dall’estero superiore all’80%, agire per favorire una più capillare diffusione delle
cui corrisponde una bolletta energetica di oltre 60 soluzioni per l’efficienza energetica in impresa, con
mld € all’anno. particolare riferimento al ruolo delle ESCo, dell’e-
nergy manager e degli istituti di credito.
Nonostante sino ad oggi sia stata messa in secondo
piano nel dibattito pubblico e politico, a vantaggio Come sempre, la ricerca è stata resa possibile dal
delle tecnologie per la produzione di energia da fon- supporto delle imprese partner e sponsor, cui va un
ti rinnovabili, l’efficienza energetica rappresenta un particolare ringraziamento per l’interesse che da più
fondamentale strumento per affrontare e risolvere anni mostrano verso le nostre attività. Il continuo
questo problema. Tale potenziale è stato recepito confronto con loro e con molti altri operatori di
anche dalla recente bozza della Strategia Energetica mercato è alla base delle analisi e delle interpreta-
Nazionale (SEN), che ha indicato l’efficienza ener- zioni presentate nell’Energy Efficiency Report 2012.
getica come primo obiettivo strategico per il Paese.
Oltre ad essere un tema “caldo” nel dibattito politico Un ultimo cenno alle attività future dell’Energy &
(in un periodo di attesa per l’emanazione delle li- Strategy Group. Nel corso del 2013 verrà pubblicata
nee guida sul funzionamento dei Certificati Bianchi la quinta edizione del Solar Energy Report e la terza
dopo il 2012 e del cosiddetto Conto Energia Ter- dell’Energy Efficiency Report, che offrirà da un lato
mico, oltre che di dibattito sulla bozza della SEN), un aggiornamento sugli sviluppi tecnologici, norma-
gli operatori energetici stanno dedicando crescente tivi e di mercato più recenti nell’ambito dell’efficien-
attenzione all’efficienza energetica come opportuni- za energetica negli edifici e nei processi industriali,
tà di business, mettendo a punto prodotti, servizi e dall’altro proporrà un focus sulla Pubblica Ammini-
proposte commerciali sempre più innovativi. strazione. Verrà inoltre pubblicata la seconda edizio-
ne dello Smart Grid Report, con un focus particolare
In questo contesto, la seconda edizione dell’Energy sui temi dello storage e della mobilità elettrica, mentre
Efficiency Report, che si basa su oltre 150 intervi- alle bioenergie ed alla produzione elettrica da fonte
ste ad operatori ed esperti del settore, intende for- eolica sarà dedicato un nuovo Osservatorio sulle rin-
nire gli elementi necessari a supportare il dibattito novabili elettriche non fotovoltaiche. Verranno infine
pubblico e ad orientare le scelte degli operatori di attivati due nuovi filoni di ricerca, che riguarderanno
mercato sul tema dell’efficienza energetica in ambi- il tema della circular economy e dello sfruttamento
to industriale. In particolare, lo studio: (i) analizza delle materie prime seconde, e delle tecnologie per la
l’impatto dei sistemi di regolazione ed incentivazio- sostenibilità ambientale in impresa.

Umberto Bertelè Vittorio Chiesa


Presidente School of Management Direttore Energy & Strategy Group

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Executive Summary

La seconda edizione dell’Energy Efficiency Report precedentemente adottata con una più efficiente – e
affronta il tema – indubbiamente più “complesso” quindi per la quale l’investimento da considerarsi è
di quello oggetto del Rapporto dello scorso anno – solo quello “differenziale” per avere a disposizione
dell’efficienza energetica nei processi industriali. una tecnologia più efficiente – sia il caso di sosti-
Più complesso perché sono diverse e più trasversali tuzione “volontaria” di una tecnologia ancora
(dai motori agli inverter fino agli impianti di coge- funzionante. Così facendo, la nostra analisi ci ha
nerazione) le tecnologie alla base degli interventi di permesso di simulare due momenti decisionali
efficientamento, perché più articolato è il sistema differenti, ma ugualmente importanti per la dif-
delle imprese nel nostro Paese, caratterizzato fusione delle soluzioni di efficienza energetica in
come noto da una forte presenza di PMI, e perché ambito industriale. Da un lato, il caso in cui si vuo-
più numerosi sono gli attori in gioco (fornitori di le capire se conviene intervenire per migliorare le
tecnologie, ESCo, energy manager, EGE, …); ma prestazioni energetiche di una soluzione esistente e
allo stesso tempo anche un indispensabile comple- funzionante, dall’altro quello in cui si desidera com-
tamento dell’analisi condotta dall’Energy & Strategy prendere se orientarsi, in sede di sostituzione a fine
Group in merito alle potenzialità che il nostro Paese vita di una soluzione, verso un’analoga tecnologia
ha con riferimento all’efficientamento energetico. tradizionale (normalmente meno costosa), piutto-
Un’analisi che appare in questo momento anco- sto che verso una soluzione più efficiente, ma che
ra più di attualità se si considera che la Strategia comporta un investimento maggiore.
Energetica Nazionale recentemente predisposta
dal Governo – e attualmente sottoposta a consul- Il quadro che ne esce – rimandando al testo inte-
tazione pubblica – pone l’efficienza energetica al grale del Rapporto per gli indispensabili dettagli – è
primo posto fra le priorità di intervento, accredi- decisamente interessante. Se si guarda alla conve-
tandole circa 60 (33%) dei 180 miliardi di inve- nienza “assoluta”, ovvero alla differenza fra il co-
stimenti complessivi e 8 (57%) dei 14 miliari di sto del kWh risparmiato con un intervento di effi-
risparmio da conseguire sulla “bolletta energetica” cientamento e quello di acquisto dello stesso kWh
dell’Italia da qui al 2020. da fonte tradizionale, quasi tutte le tecnologie per
l’efficientamento energetico (inverter, rifasamento
Il punto di partenza del lavoro – come ormai do- dei carichi elettrici ed interventi sul sistema ad aria
vrebbe essere familiare al lettore – è la ricognizione compressa, UPS ad alta efficienza, tecnologie di ac-
dello stato dell’arte della tecnologia e la sua “in- cumulo nel sistema ad aria compressa, sistemi per il
terpretazione” economica. Per ognuna delle possi- controllo dinamico della pressione in un impianto
bili soluzioni di efficientamento energetico – inteso di refrigerazione, cogenerazione con turbina a gas
nell’accezione sia di riduzione dei consumi ener- o motore a combustione interna, sistemi di combu-
getici che di riduzione, attraverso la produzione in stione efficienti) appaiono essere economicamente
loco, della dipendenza dall’approvvigionamento di sostenibili, in tutte le situazioni e anche in assen-
energia elettrica o del combustibile impiegato per za di sistemi di incentivazione. Solo i motori elet-
gli usi termici – si è calcolato il costo medio ne- trici ad alta efficienza ed i sistemi ORC paiono mo-
cessario per risparmiare (o produrre) un singo- strare ancora qualche problema di sostenibilità, ma
lo kWh elettrico o termico considerando l’intera con un trend di riduzione dei costi della tecnologia
vita utile di ciascuna tecnologia e lo si è comparato che lascia indubbiamente ben sperare per il futuro
con il costo evitato dell’approvvigionamento da fon- anche prossimo di queste applicazioni. Il tempo di
ti tradizionali. Queste valutazioni economiche sono rientro dell’investimento, tuttavia, appare essere
state condotte, inoltre, considerando sia il caso di ancora in media piuttosto elevato – tra 3 e 7 anni
sostituzione “obbligata” a fine vita della tecnologia – se comparato con le soglie massime di “accetta-

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Executive Summary

bilità” tipicamente fissate dalle imprese per que- ossia soltanto un quarto di quanto teoricamente a
sto tipo di investimenti, forse un po’ troppo pru- disposizione.
dentemente definite nell’attorno di 2 o 3 anni.
Le ragioni sono fondamentalmente due ed ovvia-
Un quadro che – con l’unico “neo” (si vedrà poi mente interrelate fra loro: (i) il quadro normativo
quanto rilevante) del tempo di rientro dell’inve- che nel nostro Paese sconta un “ritardo” signifi-
stimento – sembra quindi particolarmente “posi- cativo rispetto ad esempio al benchmark europeo;
tivo” e che potrebbe trarre giovamento dalla par- (ii) una vera “cultura” dell’efficienza energetica
ticolare situazione di “arretratezza” del sistema – negli operatori industriali, ma anche nelle ban-
industriale del nostro Paese in tema di efficienta- che e negli istituti di credito – ancora assai poco
mento energetico. diffusa.

L’industria ha un peso comunque importante, L’11 settembre del 2012 si è chiuso l’iter legislativo
anche se in decrescita negli ultimi anni per effetto relativo all’approvazione in prima lettura da parte
della sfavorevole congiuntura economica, sui con- del Parlamento Europeo della “nuova” Direttiva
sumi energetici finali nazionali. In particolare, il europea in materia di efficienza energetica, de-
peso è passato dal 28% del 2005 (cui corrispon- stinata a sostituire l’ormai famosa – e relativamente
deva un consumo di 41 Mtep, su un totale di 145,2 recente – Direttiva 2006/32/CE. La “nuova” Diret-
Mtep) al 23% nel 2010 (corrispondente ad un con- tiva – esplicitamente riconoscendo il ruolo “stra-
sumo di 32 Mtep, su un totale di 137,5 Mtep). Se si tegico” dell’efficientamento nei settori industriali
utilizza come indicatore di efficienza il rapporto per il raggiungimento degli obiettivi europei ed allo
tra consumi energetici e produzione nei diversi stesso tempo prendendo atto delle maggiori difficoltà
settori industriali – in particolare nell’alimenta- (entità dell’investimento, ottica di lungo termine dei
re, cartario, chimico, metallurgico, tessile, vetra- ritorni ad esso associati, errata percezione da parte
rio, meccanico e dei prodotti dell’edilizia, su cui si degli operatori industriali dell’efficienza energetica
è concentrato il Rapporto e che comunque sono come obiettivo “marginale” nel proprio business) che
altamente rappresentativi del totale dei consumi questo incontra – prevede misure specifiche per l’ef-
energetici industriali in Italia – la nostra anali- ficientamento energetico nell’industria, imponen-
si rileva come, soprattutto negli ultimi anni, la do alle grandi imprese di sottoporsi ad audit ener-
maggior parte dei settori (metallurgia, vetreria, getici almeno ogni quattro anni e “incoraggiando”
meccanica e prodotti per l’edilizia, ovvero pari a fare lo stesso anche per le PMI. Si prevede poi un
a circa il 60% del totale dei consumi) abbia peg- “sistema informativo” che possa coinvolgere tutti gli
giorato il proprio livello di efficienza energeti- attori del processo: (i) elenchi pubblici (o sistemi
ca, ossia registrato una contrazione dei consumi analoghi di informazione e trasparenza) di forni-
energetici meno che proporzionale rispetto al calo tori di servizi energetici “qualificati”, secondo re-
(legato inevitabilmente alla crisi economica) della gimi di certificazione e/o accreditamento e/o regimi
produzione. Se a ciò si aggiunge che in tre setto- equivalenti di qualificazione, che dovrebbero entrare
ri sui quattro citati sopra, l’incidenza della spe- in vigore auspicabilmente entro l’1 gennaio 2015; (ii)
sa energetica – come risulta dalle nostre analisi diffusione di informazioni alle banche e alle altre
estensive dei bilanci aziendali – è misurabile oggi istituzioni finanziarie sugli strumenti di finanzia-
in più di 6 punti percentuali rispetto al fatturato, mento delle misure di miglioramento dell’efficienza
ci si rende conto di quanto spazio ci sia per inter- energetica;(iii) creazione di un meccanismo indi-
venti di efficientamento. Sommando i risparmi pendente per garantire il trattamento efficiente dei
elettrici “teorici” conseguibili a seguito dell’ado- reclami e la risoluzione stragiudiziale delle contro-
zione delle sopraccitate tecnologie (comprensivi versie nate in relazione a contratti relativi ai servizi
anche della produzione da fonti rinnovabili), la energetici.
riduzione potenziale dei consumi energetici da
qui al 2020 è pari a 64 TWh, ossia quasi la metà Tra il 2009 e il 2011 il sistema delle norme ISO e
del fabbisogno attuale (con riferimento alla parte UNI ha fatto passi in avanti estremamente signi-
elettrica) ascrivibile al settore industriale. ficativi, definendo – con la ISO 50001 del 2011, la
UNI CEI 11352:2010 e la UNI CEI 11339:2009 – i
Rispetto al potenziale teorico, l’obiettivo che il no- requisiti cui dovrebbero sottostare tre attori fon-
stro studio ritiene invece sia plausibile raggiunge- damentali della filiera dell’efficienza, soprattutto
re in Italia da qui al 2020 è nell’ordine di 16 TWh, in ambito industriale, ovvero le imprese “utilizza-

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Executive Summary

trici di energia”, le ESCo ed i professionisti nella mento a questo tema è invece piuttosto desolante.
“gestione dell’energia” (EGE). Poco meno del 17% delle imprese – se si escludono
ovviamente quelle obbligate dalla Legge 10/91 per-
Nel frattempo però in Italia il recepimento della già ché aventi consumi annui superiori ai 10.000 tep –
citata Direttiva 32/2006/CE sull’efficienza energe- dispone di un energy manager.
tica è avvenuto con due anni di ritardo con il D.lgs.
115/08 ed in una “versione” depotenziata, senza mec- Solo il 22% delle imprese adotta un approccio
canismi di qualificazione prescrittivi e con il fondo strutturato alla “gestione dell’energia”, contro un
rotativo di finanziamento degli interventi(Fondo 69% di operatori che adotta invece ancora oggi
Rotativo “Kyoto” previsto dalla Finanziaria 2007) approcci piuttosto “rudimentali” di misura e con-
che è divenuto effettivamente operativo soltanto trollo dei consumi energetici, e quasi il 15% che
nel 2012. Solo un “manipolo” di operatori industriali addirittura non ha attivato nemmeno questi.
si è certificato ISO 50001, cui si affiancano 27 ESCo
(l’1,2% del totale di quelle accreditate presso l’AEEG) Nel 90% dei casi il driver decisionale primario
certificate UNI CEI 11352:2010 e 30 (!) professionisti che ha guidato gli investimenti di efficientamento
in “gestione dell’energia”. energetico è legato all’obsolescenza o all’efficien-
tamento produttivo, ossia non ha quasi nulla a che
Anche sul fronte dei TEE – dove pure non sono vedere con la ricerca specifica di un risparmio nei
mancati segnali positivi legati alla riduzione della consumi e/o nei costi energetici. E’ evidente, infatti,
soglia minima per la presentazione dei progetti e che se si sostituisce un impianto ormai completa-
la introduzione, più volte chiesta a gran voce dal mente “ammortizzato”, magari acquistato oltre dieci
mercato, del coefficiente di durabilità “τ” che tiene anni fa, con un nuovo impianto si ottiene anche un
conto della vita tecnica attesa degli interventi – ri- risparmio energetico, perché nel frattempo il pro-
mane come una “spada di Damocle” sui progetti gresso tecnologico associato a questo tipo di im-
di investimento in corso di valutazione l’incer- pianti ne ha comunque incrementato l’efficienza e
tezza sul futuro del meccanismo a partire dal 1 quindi (a parità di output) ne ha ridotto i consumi.
gennaio 2013. Qualche speranza giunge in questo Di contro, solo nel 10% dei casi la riduzione dei
senso dalla Strategia Energetica Nazionale che ri- consumi energetici, ossia l’essenza stessa dell’effi-
badisce il ruolo e l’importanza dei TEE, ma che è cientamento, è stata il driver primario di scelta.
purtroppo ancora lontana dall’essere tradotta in mi-
sure operative. Nel 71% dei casi i progetti di investimento si sono
scontrati con “barriere” di natura economica e
E pensare che basterebbe concentrare gli sforzi più precisamente con tempi di ritorno giudicati
sulle tecnologie a maggior potenziale per otte- inizialmente troppo lunghi (anche a causa dell’in-
nere risultati molto significativi. Se si riuscisse ad certezza normativa che contraddistingue il settore),
esempio ad incrementare del 10% – con un sistema cui si sono affiancati nel 40% dei casi anche proble-
di stimoli ad hoc e proporzionato alla rilevanza della mi legati al reperimento delle risorse finanziarie
tecnologia – il grado di penetrazione sul mercato necessarie. Gli operatori qui “puntano il dito” in
dei sistemi di cogenerazionesi potrebbero rispar- particolare contro le banche italiane, che al mo-
miare ulteriori 2 TWh, +12,5% rispetto alle nostre mento si rivelano essere piuttosto riluttanti rispetto
previsioni (a condizioni “fissate”) per il 2020. al finanziamento degli interventi di efficienza ener-
getica, sia quando essi sono direttamente realizzati
Altro presupposto indispensabile affinché il po- dalle imprese sia quando lo sono in “cordata” con le
tenziale di mercato si trasformi in reali investimenti ESCo. Il problema non è di facile soluzione, tutta-
in efficientamento energetico da parte delle imprese via, in quanto – se ci si mette nella prospettiva del
è che si diffonda all’interno del sistema industria- finanziatore – il rischio relativo ad esempio al per-
le del nostro Paese la “cultura” – intesa come con- durare dei meccanismi di incentivazione si abbatte
sapevolezza del problema della gestione dell’energia sulla capacità di costruire piani di rientro sufficien-
e conoscenza degli strumenti più idonei ad affron- temente “garantiti”.
tarlo – dell’efficienza energetica.
Solo due fattori paiono addolcire un poco il qua-
Il quadro che esce dalla nostra indagine – che ha dro: il 64% delle imprese del campione conosce le
coinvolto oltre 100 imprese, fra PMI e grandi ope- ESCo ed ha valutato o sta valutando l’opportunità
ratori, sia in settori energivori che non – con riferi- di usufruire dei loro servizi, anche se ancora il 40%

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Executive Summary

di queste imprese indica come unica funzione della Non è chiaro – e si lascia qui al lettore di inter-
ESCo l’espletamento dell’iter burocratico di otteni- pretare i dati contenuti nel Rapporto – se questi
mento dei TEE (e la eventuale successiva gestione), fattori, assieme all’enfasi, da cui si è partiti in que-
mentre solo il restante 24% le reputa un interlocutore sto summary, che all’efficienza energetica viene
potenzialmente interessante per competenze tecni- data nella Strategia Energetica Nazionale, possano
che e capacità finanziarie al fine di realizzare inter- rappresentare i primi segnali di una “inversione di
venti di efficienza energetica; lo “sblocco” del Fondo rotta” in positivo del nostro Paese, oppure siano
Centrale di Garanzia per le PMI agli interventi di l’ennesimo esempio di “distonia” del quadro com-
efficienza energetica può permettere di incrementa- plessivo di cui abbiamo dato ampie prove nel pas-
re, per lo meno sulla carta, il merito di credito delle sato recente un po’ su tutti i pillar del Pacchetto
ESCo italiane nei confronti delle banche. 20-20-20.

Davide Chiaroni Federico Frattini Simone Franzò


Responsabile della Ricerca Responsabile della Ricerca Project Manager

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1.
L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ
DELLE IMPRESE ITALIANE
1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

L
a seconda edizione dell’Energy Efficiency ti, ha assunto una grande importanza nella politica
Report affronta il tema dell’efficienza ener- energetica italiana ed in quella internazionale. Ciò
getica nei processi industriali, ambito che ha è dovuto innanzitutto alla crescente domanda di
un’importanza paragonabile a quella del comparto energia a livello globale che, in base alle recentis-
degli edifici, che è stato oggetto della prima edizio- sime stime elaborate dall’IEA2, dovrebbe attestarsi
ne di questo studio.1 Essa ha evidenziato le enormi intorno al 30% tra il 2010 ed il 2035. Questa cre-
opportunità di risparmio energetico esistenti negli scita del fabbisogno energetico verrebbe soddisfatta,
edifici, in primo luogo quelli residenziali, che posso- in massima parte, attraverso il ricorso ai combustibili
no contribuire in maniera decisiva al raggiungimen- fossili, che oggi sono responsabili dell’81% del fab-
to degli obiettivi nazionali di riduzione dei consumi bisogno mondiale, e che rimarranno preponderanti
finali di energia fissati dal PAEE 2011, che, in conti- anche negli anni a venire (l’IEA stessa stima che al
nuità con il precedente PAEE 2007, ha aggiornato gli 2035 il contributo delle fonti fossili sarà pari al 75%
obiettivi precedentemente previsti al 2016 ed esteso del fabbisogno globale). Ciò ovviamente porta con
l’orizzonte temporale di riferimento al 2020. sé, da un lato, importanti impatti negativi in termini
di inquinamento, dall’altro esaspera il problema della
Adottando un approccio analogo a quello seguito dipendenza energetica, in primis dei Paesi europei (a
nella prima edizione del Rapporto, in questo docu- questo proposito SI VEDA FIGURA 1.1), tra cui l’Italia si
mento si analizzano nello specifico le soluzioni per colloca – è quanto mai il caso di dire purtroppo – ai
l’efficienza energetica applicabili in ambito indu- primi posti per mancanza di autonomia energetica.
striale, che è responsabile di una parte importante,
nell’ordine del 25%, dei consumi energetici nazio- Focalizzando l’attenzione sul nostro Paese, si nota
nali. Il PAEE 2011 attribuisce al settore industria- come esso sconti una fortissima dipendenza energeti-
le una quota importante, circa il 16%, dei risparmi ca (in termini di importazioni energetiche “nette” sul
energetici attesi a livello nazionale al 2016 ed al consumo interno lordo), che al 2010 supera l’80%, va-
2020. Il focus del presente studio si giustifica anche lore notevolmente maggiore della media europea (pari
per il fatto che la filiera dell’efficienza energetica in a circa il 50%) e dei principali player continentali, ad
ambito industriale è caratterizzata da una maggiore eccezione della Spagna, che si pone leggermente al di
complessità rispetto ad altri comparti. Ciò è dovu- sotto della soglia dell’80%. A parziale consolazione dei
to innanzitutto all’eterogeneità delle tecnologie che dati esaminati, se si osserva l’andamento del livello di
possono essere alla base degli interventi di efficien- dipendenza energetica nell’ultimo decennio, si nota
za energetica, alle specificità e forte eterogeneità che come l’Italia abbia fatto segnare una leggera riduzione
caratterizzano le imprese industriali, molte delle (-2,8%), anche se indubbiamente legata alla posizione
quali di piccole e medie dimensioni. Infine, biso- di partenza molto svantaggiata.
gna considerare la molteplicità degli attori coinvolti
nella filiera, quali ad esempio Energy Manager ed Il problema della forte dipendenza energetica,
Esperti in Gestione dell’Energia, che si affiancano cui si lega quello della sicurezza dell’approvvigio-
agli altri operatori della filiera quali ESCo ed istituti namento, ha posto recentemente il tema dell’effi-
di credito rendendo vieppiù frammentato ed artico- cienza energetica al centro del dibattito politico
lato il network delle relazioni. ed istituzionale in Italia. Nonostante sino ad oggi
sia stata messa in secondo piano nel dibattito pub-
Il ruolo dell’efficienza energetica nella politica blico e politico, a vantaggio delle tecnologie per la
energetica nazionale produzione di energia da fonti rinnovabili, l’efficien-
za energetica rappresenta infatti un fondamentale
Come è ben noto, il tema dell’efficienza energetica, strumento per affrontare e risolvere questo tipo di
tanto nel settore industriale quanto in altri ambi- problemi. La recente bozza della Strategia Energe-

1
Cfr. Energy Efficiency Report 2011
2
Fonte: World Energy Outlook 2012

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1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

Figura 1.1
Dipendenza energetica dei Paesi UE-27 registrata nel 2010 [Fonte:Eurostat]

100%

80%

60%

40%

20%

0%
Estonia
Romania
Rep.Ceca
U.K.
P.Bassi
Polonia
Svezia

Lettonia
Finlandia
Francia
Slovenia
Croazia
EU 27
Svizzera

Germania

Slovacchia

Spagna

Lituania
Austria

Turchia
Bulgaria

Ungheria

Grecia

Portogallo

Italia
Belgio

Irlanda
Lussemburgo
tica Nazionale (SEN) sembra andare in questa dire- (iii) la sicurezza di approvvigionamento delle fonti
zione, indicando l’efficienza energetica come primo energetiche, in modo tale da poter ridurre signifi-
obiettivo strategico per il Paese ed inoltre sottoline- cativamente la dipendenza estera che da anni gra-
ando il nesso fra energia e competitività. Le azio- va sul Paese, in particolar modo per il settore del
ni in essa proposte puntano al raggiungimento di gas; (iv) la crescita economica sostenibile, favoren-
4 macro-obiettivi: (i) la competitività nei settori a do importanti investimenti nel settore energetico e
più elevata incidenza di consumi elettrici e di gas, nell’indotto, per il rilancio della ricerca e dell’inno-
al fine di ridurre il differenziale di costo dell’ener- vazione nel settore.
gia che oggi esiste fra i consumatori finali e le im-
prese; (ii) il rispetto verso l’ambiente non, tuttavia, L’importanza dell’efficienza energetica nei pro-
a discapito della qualità del servizio di fornitura cessi industriali
dell’energia, con lo scopo di preservare le risorse at-
tualmente utilizzate per raggiungere e superare gli Oltre ad essere un tema caldo nel dibattito politico,
obiettivi ambientali definiti nel Pacchetto 20-20-20; il che è testimoniato, oltre che dalla sopraccitata

Figura 1.2
Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 20 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte www.energy.eu]

0,16

0,12
€/kWh

0,08

0,04

0
Finlandia
Estonia

P.Bassi

Lituania
Svezia
Francia
Portogallo
Bulgaria
Lussemburgo
Romania

Grecia
Slovenia
Irlanda

Spagna
Polonia

U.K.

Danimarca
Lettonia
Belgio

Ungheria

Germania
Rep.Ceca

Slovacchia
Austria

Italia
Cipro
Malta

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1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

Figura 1.3
Prezzo dell’energia elettrica per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 2 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte www.energy.eu]

0,16

0,12
€/kWh

0,08

0,04

0
Romania
Estonia

Finlandia

Spagna
Bulgaria

Francia

Slovenia
Polonia

P.Bassi

Danimarca

Lituania
Lussemburgo

Svezia
Grecia

Ungheria
Irlanda

Lettonia
U.K.
Portogallo

Belgio

R.Ceca

Germania
Slovacchia

Italia
Austria

Cipro
Malta
bozza in consultazione della nuova Strategia Ener- dovuto al prezzo a cui acquistano energia, che
getica Nazionale, anche dall’attesa degli operatori è mediamente di oltre il 25% superiore rispetto
per l’emanazione delle linee guida sul funziona- alla media europea. Considerando in particolare
mento dei Certificati Bianchi dopo il 2012 e del l’energia elettrica, che insieme al gas naturale rap-
cosiddetto Conto Energia Termico, gli operatori presenta il vettore energetico maggiormente uti-
attivi nella filiera dell’efficienza energetica stanno lizzato nei diversi settori industriali (con un peso
rivolgendo ad essa crescente attenzione come op- che va dal14% al 49% in termini “energetici” e dal
portunità di business, mettendo a punto prodotti, 39% al 68% in termini “monetari”), le FIGURE 1.2
servizi e proposte commerciali sempre più innova- e 1.3 mostrano in maniera netta l’importante gap
tivi. Questo nel tentativo di favorire l’adozione di di prezzo che grava sulle imprese italiane rispet-
soluzioni per l’efficienza energetica nelle imprese to ai principali competitor europei, distinguendo
industriali, che scontano oggi un importante de- il caso di un’impresa con un importante e con un
ficit di competitività sui mercati internazionali medio consumo annuo.

Figura 1.4
Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 10 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]

0,10

0,08
€/kWh

0,06

0,04

0,02

0
Romania

Estonia

Spagna
U.K.

Lettonia

Italia

Polonia
P.Bassi
Bulgaria

Rep.Ceca

Belgio

Ungheria
Portogallo

Lituania
Slovacchia

Francia
Irlanda
Austria
Finlandia
Lussemburgo
Slovenia
Germania
Svezia
Danimarca

www.energystrategy.it 25
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1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

Figura 1.5
Prezzo del gas naturale per clienti industriali in Europa, con consumi pari a 0,25 GWh/anno,
registrato a Maggio 2012 [Fonte: www.energy.eu]

0,10

0,08
€/kWh

0,06

0,04

0,02

0
Romania

Estonia
Lettonia
Lituania
Polonia
Bulgaria

Irlanda
U.K.

Finlandia

Italia

Danimarca
Spagna
Austria
Rep.Ceca
Germania
Slovacchia

Francia
Ungheria

Lussemburgo
Belgio

Slovenia

P.Bassi
Portogallo

Svezia
È evidente come lo o “spread” tra il prezzo dell’ener- loro competitività, è possibile innanzitutto conside-
gia elettrica pagato da un’ utenza industriale italiana rare il peso della “bolletta energetica” sul fatturato
rispetto ad una tedesca è pari mediamente a circa il di queste ultime. Come mostra la TABELLA 1.1, che
20%, gap ancora più ampio se si considerano come si riferisce all’anno 2010, questo indicatore assume
riferimento altri fra i principali Paesi europei. La si- dei valori importanti specialmente per alcuni set-
tuazione appare più equilibrata con riferimento al tori industriali (tra cui i prodotti per l’edilizia, il
gas naturale, come mostrano le FIGURE 1.4 e 1.5, seb- vetro, la metallurgia e la carta), in cui supera ab-
bene i piccoli consumatori risultino maggiormente bondantemente il 5%. Si tratta di un’incidenza per-
penalizzati. centuale che non è distante da quella di altri fattori
di costo, come ad esempio il lavoro, che in alcuni dei
Per comprendere in che misura questo extra-prezzo settori sopraccitati arriva a pesare poco più del 10%.
che le imprese industriali italiane sono chiamate a
sostenere per approvvigionarsi di energia pesi sulla Ancora più interessante è l’analisi condotta sul rap-

Tabella 1.1
Incidenza del costo della “bolletta energetica” sul fatturato in alcuni settori industriali in Italia

Settore Energia/Fatturato

Prodotti per l’edilizia 8,2%

Vetro 6,2%

Metallurgia 5,9%

Carta 5,5%

Chimica 2,2%

Alimentare 2,1%

Tessile 1,9%

Meccanica 1,3%

Media industria 2,4%

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UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

Tabella 1.2
Incidenza della bolletta energetica sul margine operativo lordo in alcuni settori industriali in Italia

Energia/MOL
Settore
2007 2010

Prodotti per l’edilizia 63% 220%

Vetro 38% 51%

Metallurgia 54% 204%

Carta 63% 8,2%

Chimica 26% 151%

Alimentare 26% 27%

Tessile 19% 28%

Meccanica 54% 204%

Media industria 24% 34%

porto tra il costo della bolletta energetica e le mar- nostra analisi fa emergere come l’aspetto fonda-
ginalità operative lorde (MOL) nei principali set- mentale qui non sia tanto la scarsa comprensione
tori industriali. Analizzando la TABELLA 1.2, si nota da parte degli imprenditori italiani dell’impatto
come l’incidenza media a livello industriale della del costo dell’energia sulla struttura di costo del-
bolletta energetica sul MOL si attesta, sempre fa- le loro aziende, quanto piuttosto la mancanza di
cendo riferimento all’anno 2010, su valori prossi- una consapevolezza del fatto che essa rappresenti
mi al 34%. In molti dei settori considerati, tuttavia, una variabile che può e deve essere opportuna-
il costo della bolletta energetica supera (anche del mente gestita.
doppio) la marginalità operativa lorda media del-
le imprese attive nel settore industriale. Alla luce Attraverso una corretta gestione di questa variabile,
della generalizzata riduzione delle marginalità che è evidente che le aziende possano trarre dei cospi-
ha colpito duramente i principali settori industriali cui vantaggi in termini di redditività. Considerando
in Italia negli ultimi anni per effetto della duratura ad esempio due settori completamente diversi (in
congiuntura economica sfavorevole, la TABELLA 1.2 termini di incidenza dell’energia sul MOL), ossia
riporta anche il valore dell’indicatore di incidenza i Prodotti per l’edilizia (con un’incidenza del 63%
del costo dell’energia sul MOL nell’anno 2007. nel 2007) ed il Tessile (con un’incidenza del 19%),
é facile comprendere come una riduzione del 10%
Nonostante nel 2007, come è ragionevole attender- del costo della bolletta energetica in uno di questi
si, il peso medio della bolletta energetica sul MOL settori determinerebbe, coeteris paribus, un incre-
(pari al 24%) fosse nel complesso minore di dieci mento della marginalità rispettivamente del 6% e
punti percentuali rispetto al 2010, si nota come del 2%, ed una corrispondente riduzione dell’inci-
questo indicatore mantenga dei valori importan- denza della bolletta energetica sul MOL del 15% e
ti, compresi tra il 19% ed il 63%. del 12%. Si tratta di valori di risparmio energetico
che le analisi sviluppate in questo report dimostra-
Se si leggono questi dati in ottica prospettica, con no essere possibili attraverso l’adozione di soluzioni
un’attesa di importanti incrementi del prezzo dei per l’efficienza energetica che hanno un accettabile
vettori energetici e della probabile continua contra- livello di convenienza economica.
zione, o comunque stagnazione, delle marginalità
industriali delle nostre imprese, è facile comprende- Partendo da queste considerazioni, il progetto di ri-
re come la gestione dell’energia abbia una rilevanza cerca i cui risultati sono raccolti in questo Rapporto
strategica fondamentale per le imprese e continue- si è proposto di fornire un quadro delle principali
rà ad averla nei prossimi anni. In questo senso, la soluzioni tecnologiche con cui è possibile fare ef-

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1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

Figura 1.6
Classificazione delle soluzioni di efficienza energetica considerate nel Rapporto

Tipologie di
soluzioni

Riduzione Riduzione
consumi di dipendenza da
energia approvvigionamento,
a parità di consumi

Produzione elettrica
e/o termica "efficiente" da Produzione
Soluzioni singole Interventi "sistemici"
combustibile tradizionale (o elettrica da FER
recupero cascami termici)

ficienza energetica in ambito industriale, con un In particolare, le soluzioni considerate in questo


focus in particolare sulle tecnologie mature e com- Rapporto sono state classificate in base al fatto che
mercialmente disponibili, quelle cioè che le aziende esse consentano di conseguire una riduzione dei
oggi considerano nel momento in cui valutano la consumi di energia piuttosto che una riduzione
possibilità di realizzare un investimento sul rispar- della dipendenza dell’impresa dall’approvvigio-
mio energetico. In particolare, di queste tecnologie namento di energia elettrica o di combustibile
ci si è proposti di fornire una valutazione della (tipicamente gas naturale) utilizzato per la pro-
loro convenienza economica e delle potenzialità duzione di energia termica, a parità di consumi.
che esse hanno di contribuire al raggiungimento
degli obiettivi che il nostro paese si è dato in tema La FIGURA 1.6 riporta un quadro sintetico di queste
di efficienza energetica per i prossimi anni. soluzioni.

Figura 1.7
Le principali soluzioni per la riduzione dei consumi di energia considerate nel Rapporto

Riduzione
consumi di energia

Soluzioni Interventi
singole "sistemici"

Sistemi
Motori Rifasamento Aria
Inverter UPS efficienti di Refrigerazione
elettrici carichi elettrici compressa
combustione

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1. L’EFFICIENZA ENERGETICA:
UNA LEVA PER LA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

Figura 1.8
Le principali soluzioni per la riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento (a parità di consumi)
considerate nel Rapporto

Riduzione dipendenza
da approvvigionamen-
to, a parità di consumi

Produzione elettrica e/o


termica "efficiente" da com- Produzione elettrica
bustibile tradizionale da FER
(o recupero cascami termici)

Cogenerazione ORC Fotovoltaico Mini-eolico

Nella prima categoria rientrano le soluzioni di ef- voltaico e del mini-eolico (SI VEDA FIGURA 1.8).
ficienza energetica nell’accezione più propria del
termine, che possono a loro volta essere distinte Oltre all’analisi di convenienza economica delle
tra soluzioni singole, che consistono nell’adozione principali alternative tecnologiche oggi esistenti e
di uno specifico componente o apparecchiatura ad del relativo potenziale di diffusione tra le imprese
alta efficienza, ed interventi di natura sistemica, italiane, lo studio si propone di offrire un quadro
che invece si sostanziano nell’introduzione di modi- aggiornato delle normative e dei regolamenti
fiche alle caratteristiche di sistemi complessi, quali in vigore in Italia ed in Europa che interessano
come ad esempio gli impianti ad aria compressa o di il tema dell’efficienza energetica nelle imprese,
refrigerazione. Le soluzioni di efficienza energetica in modo da interpretare l’impatto che essi hanno
in grado di consentire una riduzione dei consumi avuto e che verosimilmente avranno nello svilup-
di energia considerate nel progetto di ricerca sono po di questo importante comparto. Infine, si pre-
rappresentate in FIGURA 1.7. senteranno i risultati di uno studio sulle imprese
industriali del nostro Paese, il cui obiettivo è, in
Per quanto riguarda invece le soluzioni che consen- primo luogo, di valutare il grado di diffusione
tono, a parità di consumi, di ridurre la dipendenza all’interno del sistema industriale italiano della
dell’impresa dalla rete di approvvigionamento dell’e- “cultura” dell’efficienza energetica – intesa come
nergia elettrica o del combustibile utilizzato per la consapevolezza del problema della gestione dell’e-
produzione di energia termica, esse comprendono nergia e conoscenza degli strumenti più idonei ad
sostanzialmente i sistemi di cogenerazione, di re- affrontarlo – ed, in secondo luogo, di identificare
cupero dei cascami termici per la valorizzazione quali siano le ragioni che spingono le imprese in-
elettrica tramite tecnologia ORC ed infine l’auto- dustriali a valutare gli investimenti in efficienza
generazione di energia elettrica da fonti rinnova- energetica e le principali barriere riscontrate du-
bili, tra cui vengono valutate le tecnologie del foto- rante il processo decisionale.

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2.
IL QUADRO NORMATIVO
EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
IN IMPRESA
2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

L
’obiettivo di questo capitolo è di fornire al let- quella afferente i settori industriali – riveste nella
tore un quadro delle più importanti normati- nuova Strategia Energetica Nazionale, sviluppata
ve che regolano l’efficienza energetica nei set- in bozza dal Governo nel corso del Luglio 2012 ed
tori industriali. Come si è avuto modo di discutere ora oggetto di consultazione pubblica, in attesa del-
nella precedente edizione dell’Energy Efficiency la sua “definizione” finale a valle della chisura della
Report1, focalizzata sui building residenziali e non, consultazione, prevista per il 30 Novembre 2012.
l’impatto della normativa sul tema dell’efficien-
za energetica è sempre duplice: (i) “prescrittivo”
da un lato, con l’individuazione di obiettivi ed i
2.1 L’impianto normativo
conseguenti obblighi da rispettare; (ii) “incenti- europeo
vante” dall’altro, con la definizione di strumenti e
meccanismi economici per favorire l’adozione di L’11 Settembre del 2012 si è chiuso l’iter legisla-
soluzioni energeticamente efficienti. tivo relativo all’approvazione in prima lettura
da parte del Parlamento Europeo della “nuova”
Seguendo la medesima distinzione, il capitolo si oc- Direttiva europea in materia di efficienza ener-
cupa dapprima di presentare i dettami “prescrit- getica, destinata a sostituire l’ormai famosa – e
tivi” definiti a livello europeo e quelli – sempre di relativamente recente – Direttiva 2006/32/CE (SI
natura “prescrittiva” ma lasciati all’adesione volon- VEDA BOX 2.1).
taria dei soggetti interessati – delle norme ISO ed
UNI relative all’efficienza energetica, e successi- Le ragioni che hanno costretto l’Europa a “correre
vamente di discutere come le “prescrizioni” siano ai ripari” e a rivedere la propria politica “prescritti-
state adottate a livello italiano e quali meccanismi va” in termini di adozioni di soluzioni di efficienza
di “incentivazione” siano stati ad esse affiancate energetica risalgono alla ricognizione – effettuata
nel nostro Paese. Fa da premessa a ciascuna dei due per la prima volta con riferimento al Dicembre 2009
paragrafi una “ricognizione” dello stato dell’adozione – che mostrava come, senza interventi correttivi,
delle tecnologie per l’efficienza energetica, da cui in l’Unione Europea avrebbe potuto raggiungere
realtà è mossa la recente attività normativa sul tema. solamente la metà dell’obiettivo di riduzione del
20% del proprio consumo di energia primaria ri-
Un ultimo cenno, in chiusura del CAPITOLO, è fatto spetto alle previsioni di 368 Mtep con riferimento al
al ruolo che l’efficienza energetica – e in particolare famoso “Pacchetto 20-20-20”.

Box 2.1
La Direttiva 2006/32/CE

La Direttiva 2006/32/CE del Parlamento Europeo e del al 9% rispetto alla media dei cinque anni precedenti l’en-
Consiglio del 5 Aprile 2006, concernente l’efficienza de- trata in vigore della direttiva (2001-2005)2, ad esclusione
gli usi finali dell’energia e i servizi energetici (recepita dei consumi energetici dei settori3 inclusi nella Direttiva
in Italia con il D.lgs. 115/08) era caratterizzata dal non sull’Emission Trading Scheme.
prevedere obblighi giuridicamente vincolanti per gli Sta- La Direttiva prevedeva che ciascuno Stato Membro ela-
ti membri. La Direttiva fissava un obiettivo nazionale borasse dei piani a livello nazionale che illustrassero le
indicativo globale di risparmio energetico al 2016 pari modalità con cui intendeva raggiungere gli obiettivi di

1
Cfr. Energy Efficiency Reporto 2011, CAPITOLO 2.
2
Il consumo di energia primaria di riferimento ad esempio per l’Italia era pari a 113 Mtep, corrispondente ad un obiettivo di riduzione cumulato dal 2008 al
2016 pari a 10,9 Mtep.
3
Combustione energetica, produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, lavorazione di prodotti minerari (cemento, calce, vetro, prodotti ceramici e laterizi),
produzione di pasta per carta, carta e cartoni.

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PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

miglioramento previsti al 2016, da presentare alla Com- carico); (v) cogenerazione ad alto rendimento (ad esem-
missione Europea con cadenze prestabilite (30 Giugno pio, apparecchi di cogenerazione).
del 2007, 2011 e 2013). La Direttiva si focalizzava principalmente su due aspet-
Appare ai fini del presente Rapporto particolarmente ti, ossia il finanziamento degli interventi di efficienza
interessante sottolineare come, con riferimento al set- energetica e la “qualità” dei soggetti che offrono tali ser-
tore industriale, la Direttiva non prevedesse alcuna mi- vizi. Sul primo tema, era auspicata da parte degli Stati
sura specifica se non un generico richiamo – contenuto membri la creazione di fondi (nella forma di sovven-
nell’Allegato III – alle generiche misure di efficientamen- zioni, prestiti, garanzie finanziarie e/o altre tipologie)
to adottabili in industria: (i) processi di fabbricazione che sovvenzionassero programmi di miglioramento
di prodotti (ad esempio, uso più efficiente di aria com- dell’efficienza energetica e lo sviluppo di un mercato dei
pressa, condensato e interruttori e valvole, uso di sistemi servizi energetici. In particolare, questi fondi andavano
automatici e integrati, modi di stand-by efficienti); (ii) rivolti ai settori dell’uso finale in cui i rischi o i costi
motori e sistemi di trasmissione (ad esempio aumento di transazione sono più elevati. Riguardo alla “qualità”
dell’uso dei controlli elettronici, variatori di velocità, dei soggetti che offrono servizi di efficienza energetica,
programmazione di applicazione integrata, conversione invece, si auspicava la definizione da parte degli Stati
di frequenza, motore elettrico ad alto rendimento); (iii) membri di opportuni sistemi di qualificazione, accre-
ventole, variatori di velocità e ventilazione (ad esempio, ditamento e/o certificazione, volti a garantire un livello
nuovi dispositivi/sistemi, uso di ventilazione naturale); elevato di competenza tecnica, obiettività ed attendibi-
(iv) gestione della risposta alla domanda (ad esempio, lità dei soggetti deputati ad offrire servizi di efficienta-
gestione del carico, sistemi di livellamento delle punte di mento energetico.

Le modifiche previste dalla “nuova” Direttiva4 del risultino inadempienti (almeno in prospettiva) del-
Settembre 2012 – che riprende, estende e definisce le diverse e più restrittive “prescrizioni”.
i contenuti del “Piano d’Azione Europeo per l’Effi-
cienza Energetica”5 elaborato dalla Commissione Inoltre, la “nuova” Direttiva – esplicitamente
Europea nel Marzo 2011 – sono estremamente si- riconoscendo il ruolo “strategico” dell’efficien-
gnificative, soprattutto se si considera il loro impat- tamento nei settori industriali per il raggiungi-
to sull’adozione di tecnologie energeticamente effi- mento degli obiettivi europei ed allo stesso tempo
cienti per gli usi “industriali” (secondo l’accezione prendendo atto delle maggiori difficoltà (entità
utilizzata in questo Rapporto6). dell’investimento, ottica di lungo termine dei ri-
torni ad esso associati, errata percezione da parte
Innanzitutto, la “nuova” Direttiva prevede che degli operatori industriali dell’efficienza energetica
ciascuno Stato membro debba fissare degli obiettivi come obiettivo “marginale” nel proprio business)
nazionali indicativi in materia di efficienza energe- che questo incontra – prevede misure specifiche
tica per il 2020. La Commissione Europea ha però per l’efficientamento energetico nell’industria.
il compito di valutare entro il 30 Giugno 2014 i pro-
gressi compiuti e l’effettiva raggiungibilità del target In particolare vengono elaborate “prescrizioni”
previsto per il 2020 (consumo energetico dell’Unio- nei seguenti quattro ambiti:
ne Europea non superiore a 1474 Mtep di energia •• audit energetici e sistemi di gestione dell’ener-
primaria e/o non superiore a 1078 Mtep di energia gia per le grandi imprese. Le grandi imprese7
finale), potendo anche proporre ai singoli Stati che saranno obbligate, ogni quattro anni, a sotto-

4
European Parliament legislative resolution of 11 September 2012 on the proposal for a directive of the European Parliament and of the Council on energy
efficiency and repealing Directives 2004/8/EC and 2006/32/EC.
5
Il Piano viene redatto nel Marzo 2011 in risposta alle stime elaborate dalla Commissione Europea, che prevedevano il raggiungimento di circa la metà
dell’obiettivo di riduzione del 20% del consumo di energia primaria al 2020. Il Piano, prevedendo misure ad hoc per ciascun settore, si pone pertanto l’obiet-
tivo di “correggere il tiro”, prevedendo un approccio a due step: una prima fase di “libertà” per gli stati membri di fissare i propri obiettivi
nazionali coerenti con il target al 2020, ed una seconda fase (a partire dal 2013) che subentri nel caso in cui la Commissione reputi gli sforzi degli
Stati Membri insufficienti, nel qual caso sarebbe prevista la definizione di obiettivi vincolanti.
6
Cfr. Capitolo 1.
7
Per grande impresa si intendono quelle realtà che superano 250 numero di occupati (ULA), hanno fatturato maggiore a 50 mln di € e presentano un valore
totale dello stato patrimoniale superiore a 43 mln di € (Def. UE).

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Box 2.2
I criteri minimi per gli audit energetici presso le imprese

Gli audit energetici – secondo quanto previsto dall’Al- • ove possibile, si basano sull’analisi del costo del ciclo
legato VI della “nuova” Direttiva – devono tenere conto di vita, invece che su semplici periodi di ammorta-
dei seguenti orientamenti: mento, in modo da tener conto dei risparmi a lun-
• sono basati su dati operativi relativi al consumo di go termine, dei valori residuali degli investimenti a
energia aggiornati, misurati e tracciabili e (per l’e- lungo termine e dei tassi di sconto;
nergia elettrica) sui profili di carico; • sono proporzionati e sufficientemente rappresen-
• comprendono un esame dettagliato del profilo di tativi per consentire di tracciare un quadro fedele
consumo energetico di edifici o di gruppi di edifi- della prestazione energetica globale e di individuare
ci, di attività o impianti industriali, ivi compreso il in modo affidabile le opportunità di miglioramento
trasporto; più significative.

porsi ad audit energetici svolti in modo indi- gestione dell’energia, anche attraverso il coin-
pendente da esperti qualificati e/o accreditati o volgimento delle rispettive organizzazioni inter-
comunque sorvegliati da autorità indipenden- medie di rappresentaza;
ti conformemente alla legislazione nazionale. •• qualificazione e trasparenza degli operatori
L’inizio di questi cicli di audit deve avvenire en- di efficienza energetica a livello industriale.
tro tre anni dall’entrata in vigore di questa diret- La “nuova” Direttiva prevede in questo senso
tiva. Le grandi imprese che attuano un sistema di un “sistema informativo” che possa coinvol-
gestione dell’energia o ambientale - certificato da gere tutti gli attori del processo: (i) elenchi
un organismo indipendente secondo le pertinen- pubblici (o sistemi analoghi di informazione
ti norme europee o internazionali - sono esentate e trasparenza) di fornitori di servizi energeti-
da tale obbligo, a condizione che gli Stati membri ci “qualificati”, secondo regimi di certificazio-
assicurino che il sistema di gestione in questione ne e/o accreditamento e/o regimi equivalenti di
includa un audit energetico sulla base dei criteri qualificazione, che dovrebbero entrare in vigore
minimi fondati sui principi definiti dalla Diretti- auspicabilmente entro l’1 Gennaio 2015; (ii) dif-
va all’Allegato VI (SI VEDA BOX 2.2); fusione di informazioni alle banche e alle altre
•• audit energetici e sistemi di gestione dell’e- istituzioni finanziarie sugli strumenti di finan-
nergia per le piccole e medie imprese. Le PMI ziamento delle misure di miglioramento dell’effi-
sono escluse dall’obbligo di audit energetico, e cienza energetica; (iii) creazione di un meccani-
pur tuttavia la Direttiva suggerisce che gli Sta- smo indipendente per garantire il trattamento
ti membri elaborino adeguati programmi per efficiente dei reclami e la risoluzione stragiudi-
incoraggiare le PMI a sottoporsi ad audit ener- ziale delle controversie nate in relazione a con-
getico e favorire la successiva attuazione delle tratti relativi ai servizi energetici;
raccomandazioni risultanti da tali audit, an- •• inteventi specifici per la cogenerazione ad
che attraverso l’istituzione di regimi di sostegno alto rendimento (CAR), il teleriscaldamento
(voucher) per coprire i costi di un audit energe- e teleraffrescamento. La cogenerazione ad alto
tico e dell’attuazione di interventi altamente ef- rendimento e il teleriscaldamento/teleraffred-
ficaci in rapporto ai costi da sostenere. Devono damento, che presentano significative possibili-
inoltre essere diffuse informazioni chiare e ac- tà di risparmio di energia primaria e sono larga-
cessibili su: (i) contratti relativi ai servizi ener- mente inutilizzate nell’Unione Europea, devono
getici, con particolare attenzione alle clausole essere supportate mediante la messa a punto da
che dovrebbero esser previste per la tutela dei ri- parte degli Stati membri di piani nazionali su
sparmi e dei diritti delle piccole e medie imprese un orizzonte temporale di lungo periodo, così
che effettuino un intervento di efficientamenteo da creare un contesto stabile e favorevole agli
energetico; (ii) strumenti finanziari, incentivi, investimenti. La “nuova“ Direttiva si spinge
sovvenzioni e prestiti per sostenere i progetti in questo caso molto nel dettaglio con la “pre-
nel campo dei servizi di efficienza energetica; scrizione” di: (i) strumenti di promozione da
(iii) best practice di settore relative ai sistemi di parte degli Stati membri della realizzazione

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di impianti di cogenerazione con una potenza delle ipotesi la norma sull’obbligatorietà dell’au-
termica nominale totale inferiore a 20 MW, al dit energetico per le grandi imprese non entrerà
fine di promuovere la generazione distribuita di in vigore a livello europeo prima del 30 Giugno
energia; (ii) strumenti di analisi costi-benefici 2017 e con possibili ritardi anche lunghi nell’a-
per valutare la predisposizione del funziona- dozione da parte degli Stati Membri8) l’impatto
mento di un impianto (progettato o soggetto della “nuova” Direttiva sia piuttosto limitato.
ad un ammodernamento sostanziale) di po- Appare però altrettanto evidente come (SI VEDA
tenza termica totale superiore a 20 MW come BOX 2.3) essa colga gli aspetti fondamentali
impianto di cogenerazione ad alto rendimento; dell’adozione delle soluzioni di efficientamen-
(iii) strumenti di analisi costi-benefici dell’u- to energetico nei settori industriali e in questo
tilizzo del calore di scarto prodotto da un senso vada a colmare il gap della precedente Di-
impianto industriale (progettato o soggetto ad rettiva 2006/32/CE.
un ammodernamento sostanziale) con potenza
termica superiore a 20 MW per soddisfare una La diffusione della “cultura” dell’efficienza ener-
domanda economicamente giustificabile, anche getica – che ha come primo passo la “misura” (l’au-
attraverso la cogenerazione, e per l’eventuale dit energetico) dello stato di inefficienza – è uno dei
connessione di tale impianto ad una rete di te- capisaldi della “nuova” Direttiva, che obbliga ad-
leriscaldamento e teleraffreddamento. dirittura le grandi imprese a dotarsi di sistemi di ve-
rifica e, con riferimento alle PMI, prevede una azio-
Appare evidente come, soprattutto nell’imme- ne “a tenaglia” che riguarda la circolazione di best
diato (si consideri, ad esempio, che nella migliore practice e la “promozione” all’auditing energetico,

Box 2.3
L’indagine sulle barriere all’adozione delle soluzione di efficientamento energetico nelle imprese italiane

Si riporta in questo box un estratto dell’indagine condot- rimento principalmente alla ridotta conoscenza e sensi-
ta dall’Energy&Strategy Group – e di cui viene dato più bilità delle imprese rispetto al tema efficienza energetica,
dettagliatamente conto nel CAPITOLO 5 – con riferimen- con il 25% delle imprese che non attribuisce alla gestione
to alle principali problematiche incontrate dalle imprese dell’energia una rilevanza strategica in quanto non ine-
italiane nella adozione di soluzioni di efficientamento rente il core business (percentuale che sale al 40% se si
energetico. considerano le piccole e medie imprese).
Appare in maniera evidente come le principali barriere Riguardo a barriere derivanti dagli altri stakeholder
che ostacolano la realizzazione di interventi di efficienza dell’efficienza energetica, emergono in primo luogo cri-
energetica siano in primo luogo di natura economica (SI ticità nel rapporto con gli istituti di credito (sopra men-
VEDA FIGURA 2.1), legate in primis al tempo di pay-back zionati) e con le ESCo, legate sia alla ridotta conoscenza
degli interventi di efficienza energetica (che tocca ben il delle opportunità di carattere tecnico e finanziario offerte
70% delle imprese intervistate), tipicamente superiore da questi soggetti che, in taluni casi, dalla “diffidenza”/
alla soglia ritenuta oggi accettabiledi 2-3 anni; subito se- ritrosìa a condividere informazioni necessarie a questi
guita (con il 40% delle occorrenze) dalla difficoltà – an- soggetti per operare. Infine, emerge con una certa fre-
che per l’arretratezza (almeno nelle parole degli operato- quenza un giudizio critico nei confronti del policy ma-
ri industriali) del sistema bancario e finanziario italiano ker, dipendente in prima battuta dall’instabilità di alcuni
nel dotarsi di adeguati strumenti di analisi – di reperire impianti normativi (come ad esempio quello riguardante
a condizioni accettabili le risorse finanziarie necessarie la cogenerazione ad alto rendimento o l’incentivazione
per effettuare gli investimenti, oltre che le risorse interne, delle fonti rinnovabili) che scoraggia la realizzazione di
tipicamente rivolte verso altre tipologie di investimenti. investimenti o, nel caso peggiore, impatta negativamente
Le barriere di natura non economica fanno invece rife- sugli economics di investimenti effettuati.

8
Per il caso italiano basti pensare, ad esempio, alla Direttiva comunitaria 2002/91/CE che è stata tradotta ben 3 anni dopo nel Decreto legislativo
192/2005.

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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Figura 2.1
Occorrenze delle principali “barriere” che ostacolano la realizzazione di investimento in efficienza energetica
da parte delle imprese

100%

80% assenza di barriere


71%
tempi di ritorno
dell'investimento "eccessivi"
60%
difficoltà di accesso
al capitale proprio
40% difficoltà di accesso
40% 36% al capitale terzi
29% interazione con
26%
22% processo d'acquisto
20% scarsa consapevolezza
7% del top management
interazione con
0% processo produttivo

ovvero un aumento della consapevolezza delle op- può non prendere in considerazione il sistema
portunità legate all’efficienza energetica che faccia delle norme ISO9 e/o UNI10, dato il ruolo svolto
superare la logica “residuale” con cui vengono oggi dell’Ente Nazionale di Unificazione e visto che il
allocate le risorse per gli investimenti in efficienza Rapporto comunque si rivolge al lettore italiano.
energetica.
Ovviamente sono diverse le norme – soprattutto di
Altrettanto interessanti in questo senso sono le carattere “tecnico” – che impattano sulla attività dei
“prescrizioni” in termini di qualificazione e tra- soggetti operanti nel mondo dell’efficienza energeti-
sparenza degli operatori di efficienza energetica a ca, soprattutto a livello industriale. Considerando,
livello industriale. Per quanto gli “elenchi pubblici” tuttavia, gli obiettivi del presente Rapporto, appare
non siano esenti da problematiche, è evidente infatti qui utile concentrarsi solo su tre norme – specifi-
come siano, da un lato, importanti “segnalatori” catamente la ISO 50001, la UNI CEI 11352:2010
di affidabilità degli operatori della filiera (in par- e la UNI CEI 11339:2009 – che “prescrivono” i
ticolare utile per le ESCo) e, dall’altro lato, per- requisiti cui devono sottostare tre attori fonda-
mettano alle banche una più semplice “verifica” mentali della filiera dell’efficienza, soprattutto in
del merito del progetto di investimento che viene ambito industriale, ovvero le imprese “utilizzatrici
loro sottoposto. di energia”, le ESCo ed i professionisti nella “ge-
stione dell’energia”.

2.2 Le norme UNI-ISO in tema Si tratta, è importante sottolinearlo anche per dif-
di efficienza energetica ferenza rispetto a quanto evidenziato nel paragrafo
precedente, di norme che regolano forme “volon-
Accanto ai meccanismi “prescrittivi” di cui si è di- tarie” di certificazione, in questo senso quindi de-
scusso nel paragrafo precedente, il quadro regola- finendo delle “prescrizioni” ma lasciando ai soggetti
torio europeo – o per meglio dire in questo caso economici la libertà di adeguarvisi. E’ altrettanto
“globale” – entro cui va inserita la discussione evidente tuttavia che per loro stessa natura que-
dell’efficienza energetica a livello industriale non ste norme: (i) si propongono di definire delle best

8
L’ISO (International Organization for Standardization) è il più grande ente sviluppatore di norme tecniche volontarie internazionali. Dal 1947, data di fon-
dazione, ad oggi sono stati definiti più di 19.000 standard internazionali.
10
L’UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione - è un’associazione privata senza scopo di lucro fondata nel 1921 e riconosciuta dallo Stato e dall’Unione
Europea, che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario (tranne in quelli elettrico
ed elettrotecnico).

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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

practice nei rispettivi ambiti, diventando inevita- zione della UNI EN ISO 14001:200411 “un insieme
bilmente dei termini di paragone per valutare la si- di elementi correlati usato per stabilire una politi-
tuazione degli operatori economici (anche di quelli ca, degli obiettivi e per conseguire tali obiettivi” –
che non sono certificati); (ii) hanno come premes- dell’energia “dovrebbe avere”. La norma è impor-
sa indispensabile la creazione di sistemi ad hoc di tante per almeno due motivi: (i) da un lato, perchè è
gestione e controllo dei requisiti, introducendo una intrinseca affermazione (se ve ne fosse ulteriore
comunque nel sistema industriale in cui si applica- bisogno) della crescente importanza per il sistema
no competenze di verifica e monitoraggio dello delle imprese di gestire in maniera sistematica la
“stato dell’arte” ed offrendo inoltre la possibilità variabile energetica; (ii) dall’altro lato, perché si
di comparare Paesi diversi con metri di giudizio propone l’obiettivo di sostituire – ed allo stesso
“standardizzati” appunto; (iii) sono spesso – an- tempo rendere omogenee – norme o procedure
che se come si vedrà meglio più avanti non sempre che si stavano nel frattempo sviluppando a livello
– accompagnate da meccanismi di premialità per europeo e non (sI VEDA BOX 2.4).
gli operatori economici che le adottano, creando
quindi potenzialmente dei differenziali competiti- La ISO 50001 fornisce alle imprese un quadro di ri-
vi che nella maggior parte dei casi rappresentano ferimento per l’integrazione delle prestazioni ener-
la ragione ultima per cui le imprese optano per la getiche nella gestione quotidiana delle varie attività,
certificazione. ed è in particolare attenta ad individuare i fattori
di consumo energetico lungo tutta la catena pro-
Nel proseguo di questo paragrafo, con riferimen- duttiva dell’impresa, sino a ricomprendere (alme-
to proprio alle tre norme citate in precedenza, si no per le componenti più rilevanti) le interazioni
fornirà un quadro delle principali “prescrizioni” con i principali fornitori.
che ad esse si possono far risalire e se ne discuterà
– preparando in qualche modo il terreno al succes- Non vengono quindi, giacchè non è questo l’obiet-
sivo PARAGRAFO 2.3 – l’effettiva diffusione ad oggi tivo, definiti degli obiettivi “numerici” di miglio-
nel nostro Paese. ramento energetico cui allinearsi, bensì vengono
nel dettaglio della norma – e con un approccio che
La ISO 50001 “Energy management systems - Re- segue il cosiddetto “ciclo di Deming” Plan-Do-
quirements with guidance for use” Check-Act – definiti gli strumenti e le procedure
considerati indispensabili per avviare e sistema-
La gestione dell’energia da parte delle imprese rap- tizzare il processo di misura e incremento delle
presenta uno dei temi cardine dello sviluppo del- prestazioni energetiche delle imprese (SI VEDANO
la “cultura” dell’efficienza energetica nei sistemi BOX 2.5 e 2.6).
industriali. In questo senso, la norma ISO 50001,
emanata nell’anno 2011, definisce i requisiti fon- Fra le ragioni che spingono un’ impresa a certifi-
damentali che un sistema di gestione – nell’acce- carsi volontariamente secondo le “prescrizioni”

Box 2.4
I Sistemi per la Gestione dell’Energia prima della norma ISO 50001

Gli standard per i Sistemi di Gestione dell’Energia fanno europeo (quali la Corea del Sud e la Cina). Nel 2006, il
la loro prima apparizione nei primi anni 2000, sia ne- Comitato Europeo di Normalizzazione (CEN) ed il Co-
gli Stati Uniti che soprattutto in Europa, dove Olanda e mitato Europeo di Normalizzazione Elettrotecnica (CE-
Danimarca furono i primi due Paesi (rispettivamente nel NELEC) hanno avviato un processo di sintesi dei diversi
2000 e nel 2001) ad introdurli. standard presenti a livello europeo, culminato nel 2009
Essi furono poi introdotti anche in altri Paesi a livello con la pubblicazione dello standard EN 16001 “Energy
europeo (Svezia, Irlanda, Spagna e Germania) ed extra- Management System”.

11
ISO 14001:2004 “Sistemi di gestione ambientale - Requisiti e guida per l’uso”.

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Box 2.5
Le “prescrizioni” della ISO 50001

Le principali operazioni definite dalla norma ISO 50001 perseguire un miglioramento continuo nell’utiliz-
per implementare un corretto Sistema di Gestione dell’E- zo dell’energia e (v) comunicare l’iniziativa a tutti i
nergia conforme allaISO 50001 possono essere raggrup- livelli aziendali ed agli altri stakeholder che hanno
pate come segue: un impatto su di essa (fornitori, appaltatori,..), (vi)
•• Plan (Pianificazione), che comprende: provvedere alla revisione sistematica del sistema
•• la profilatura della situazione energetica dell’im- di gestione.
presa, che consiste (i) nell’individuare le fonti ener- •• Do (Piano di azione), che comprende:
getiche utilizzate, (ii) misurare il consumo energe- •• il coinvolgimento del personale, sia interno che
tico passato e presente e stimare quello futuro, (iii) esterno all’impresa (es. fornitori), attraverso la
individuare le variabili rilevanti che influenzano il definizione di procedure operative, la formazione
consumo energetico (quali ad esempio mix pro- e l’informazione circa gli obiettivi da raggiungere
duttivo, scheduling produzione, condizioni atmo- ed i risultati conseguiti;
sferiche, etc.), (iv) individuare i centri di consumo •• la definizione dei criteri di gestione delle attività
più rilevanti, stabilire la baseline (si veda anche il operative e di manutenzione più significative in
PARAGRAFO 2.3.2) da usare come benchmark per termini di usi energetici;
valutare i miglioramenti conseguiti nella perfor- •• la definizione delle specifiche d’acquisto per la
mance energetica, (v) stabilire i KPI per la misura fornitura di energia e per i prodotti che utilizzano
delle performance energetiche, (vi) individuare le energia;
opportunità di miglioramento esistenti; •• lo sviluppo/ri-progettazione di processi, impian-
•• la definizione “strategica” di obiettivi e piani d’a- ti o altre facility per migliorarne la performance
zione per raggiungere tali obiettivi. Grande rile- energetica.
vanza è attribuita al top management, che deve •• Check (Verifica e monitoraggio continui), che com-
supportare l’implementazione del Sistema di prende:
Gestione dell’Energia (SGE) assicurando (i) la •• il monitoraggio e l’analisi delle performance ener-
disponibilità di risorse (in termini di tempo, per- getiche, in maniera continuativa tramite un siste-
sonale e disponibilità finanziarie), (ii) la nomina ma di misura, e periodicamente tramite la verifica
di un suo rappresentante in qualità di responsa- dell’applicazione del SGE in conformità a quanto
bile dell’implementazione, applicazione e conti- previsto sia dalla ISO 50001 che in sede di proget-
nuo miglioramento del SGE, e (iii) di un Energy tazione da parte dell’impresa;
Team, ovvero di un gruppo di persone all’interno •• l’individuazione ex ante degli interventi correttivi
dell’organizzazione appartenente a funzioni diver- possibili in caso di performance non in linea con
se (acquisti, progettazione, produzione, qualità, gli obiettivi prefissati.
risorse umane, amministrazione, controllo di ge- •• Act (Azioni continue), che comprende:
stione,…), che ha la responsabilità di mantenere •• la raccolta di informazioni necessarie al top ma-
in funzione il sistema e di verificare la sua appli- nagement per valutare nella continuità dell’attività
cazione all’interno delle varie funzioni aziendali, dell’impresa l’efficacia del SGE;
(iv) deve definire una politica energetica aziendale •• l’individuazione e il reporting continuo al top mana-
in cui sono dichiarati gli obiettivi e l’impegno a gement sulle opportunità di miglioramento del SGE.

della ISO 50001 vi è indubbiamente il fatto di po- Appare evidente poi come l’adozione di un siste-
terla utilizzare a fini commerciali nei confronti ma di gestione dell’energia “certificato” costringa
dei clienti o – probabilmente più efficacemente l’impresa a dedicare delle risorse per la stesura di
– di signaling verso investitori e stakeholder isti- obiettivi e delle modalità per perseguirli e faccia sì
tuzionali, ma vi è anche un valore “interno” di che la figura dell’energy manager assuma maggiore
sistematizzazione delle iniziative che comunque rilevanza e “potere decisionale” all’interno dell’im-
l’impresa ha in essere o è in procinto di adottare. presa stessa.

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Box 2.6
L’implementazione della ISO 50001: il caso Arneg

Arneg, azienda padovana che si occupa della progetta- sumo energetico e dei diversi vettori energetici utilizzati (in
zione, produzione ed installazione di attrezzature com- primis energia elettrica, calore ed aria compressa), l’azienda
plete per il settore del retail (mobili frigoriferi, mobili ha assunto consapevolezza sui propri consumi energetici (e
non refrigerati, tavole calde ed impianti refrigeranti) ha sulle principali determinanti), ed è riuscita ad intervenire in
implementato un sistema di gestione dell’energia (SGE), maniera mirata per ridurre tali consumi, anche attraverso
che è in corso di certificazione ISO 50001,in grado di pratiche “gestionali” a costo pressochè nullo. Ad esempio,
monitorare tutte le utenze presenti sul sito produttivo. grazie al monitoraggio dei diversi centri di consumo ci si
L’implementazione del SGE ha richiesto un investimen- è resi conto che la ricarica dei carrelli elevatori avveniva in
to inferiore ai 100.000 €, il cui tempo di rientro è stato fascia diurna, tipicamente alla fine del turno di lavoro, e si è
inferiore ai due anni, grazie ai risparmi energetici con- provveduto a programmare tale ricarica nella fascia nottur-
seguibili stimabili nell’ordine del 20% del consumo pre- na di tariffazione dell’energia, conseguendo notevoli rispar-
cedente. mi di costo (nella fattispecie, non si hanno evidentemente
Grazie alla mappatura ed al monitoraggio dei centri di con- risparmi di energia in senso stretto).

La natura estremamente “pratica” della norma ha certificazione.


inoltre ricadute concrete sul business delle imprese
e permette di “consolidare” ed attivare piani di ri- Il quadro che ne esce, pur con tutti i caveat del caso
sparmio energetico anche importanti. Interessante circa la sua validità statistica assoluta, è decisamente
da questo punto di vista il caso dell’Irlanda, che già desolante (SI VEDA FIGURA 2.1):
da circa un ventennio aveva un sistema di certifi- •• solo il 10% del campione, costuito per lo più
cazione degli SGE simile a quello poi sistematiz- da imprese di grandi dimensioni appartenenti
zato dalla ISO 50001 e che, secondo la FIRE12, ha a settori energivori (metallurgico, chimico), ha
avuto una ricaduta nell’ordine del 40% di energia già conseguito la certificazione ISO 50001 (o
risparmiata rispetto alla baseline del 1995 per le precedente);
imprese adottatrici. • • un altro 34% dichiara di avere messo la
certificazione ISO 50001 nel suo program-
Focalizzando l’attenzione sul contesto italiano, ma triennale, anche se in taluni casi si tratta
non esistendo delle statistiche ufficiali recenti di operatori che già da qualche tempo “ri-
sull’adozione da parte delle imprese italiane della mandano” anche l’adesione alla UNI CEI EN
ISO 50001 (il numero di imprese a livello mon- 16001;
diale dotate di un Sistema di Gestione dell’Ener- •• ben il 56% del campione ignora – od ha appena
gia certificate ISO 50001 al Marzo 2012 è pari a qualche rudimento senza però sapere come ap-
circa 10013, distribuite in 26 Paesi, mentre a li- plicarlo al proprio caso – la ISO 50001. Percen-
vello italiano il numero di imprese dotate di tuale, come è scontato attendersi, che sale sino
Sistema di Gestione dell’Energia certificato, al 75% dei casi se si considerano all’interno del
secondo lo standard UNI CEI EN 1600114 o ISO campione le sole PMI.
50001, è pari a 2415), si è condotta una survey su
un campione16 di 115 imprese del nostro Paese, al Le ragioni che sono state addotte dagli operatori in-
fine di riportare l’interesse da parte di esse verso tervistati possono essere sostanzialmente riassunte
l’implementazione del Sistema di Gestione dell’E- per tipologia come segue:
nergia conforme alla ISO 50001 e conseguente •• le grandi imprese sono ancora nel nostro Pae-

12
Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia
13
Fonte: ISO
14
La norma, in vigore a partire dal 2009 e superata nel 2011 dalla ISO 5001 (SI VEDA BOX 2.6), specifica i requisiti utili a stabilire, implementare, mante-
nere e migliorare un Sistema di Gestione dell’Energia.
15
Fonte: Fire (Il valore comprende anche imprese non afferenti al settore industriale).
16
Per ulteriori informazioni relativamente al campione di indagine si faccia riferimento al CAPITOLO 5

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Figura 2.2
Posizione delle imprese rispetto alla norma ISO 50001

10%

34% in programma

sconosciuta/poco considerata
56%
certificata

se piuttosto “scettiche” circa l’effetto di signa- •• le piccole imprese, per le quali (come si ve-
ling effettivo, soprattutto con riferimento allo drà meglio anche nel CAPITOLO 5) è più diffi-
stakeholder bancario, e lamentano l’assenza cile percepire i benefici futuri in termini di
di premialità per le imprese certificate. Non vi risparmio energetico e dove sono ancora più
sono ad esempio – come invece auspicato dalgli significative le problematiche di signaling di
operatori intervistati – premi addizionali sul nu- cui sopra, lamentano invece – per lo meno nei
mero di TEE ottenuti grazie agli interventi effet- casi in cui l’adozione della ISO 50001 è stata
tuati a seguito dell’implementazione del piano, valutata – i “costi” della certificazione e auspi-
oppure – come accade ad esempio in Germania cano quindi che si sviluppino meccanismi di
– una riduzione sulle tariffe di distribuzione elet- sostegno adeguati, sulla falsariga degli esempi
trica e del gas; riportati nel BOX 2.7.

Box 2.7
Esempi di supporto alla certificazione ISO 50001 per le PMI

La Camera di Commercio di Avellino nel Giugno 2012 La Camera di Commercio di Prato nel Gennaio 2012 ha
ha attivato un bando per la certificazione dei sistemi di attivato un bando per disciplinare i criteri e le modalità
gestione, che ha l’obiettivo di promuovere la realizzazione di erogazione di contributi per incentivare la certifica-
di interventi aziendali a garanzia della qualità, della tu- zione dei sistemi aziendali (fra i quali quelli di gestione
tela dell’ambiente, della sicurezza sul lavoro e sui sistemi dell’energia), i cui beneficiari sono imprese e cooperative
di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari, attraverso che abbiano la sede operativa per la quale viene ottenuta
la concessione di contributi alle PMI della Provincia di la certificazione nella Provincia di Prato, e consorzi e so-
Avellino che ottengono specifiche certificazione volon- cietà consortili che risultino composti per almeno i 2/3
tarie. Tra le certificazioni oggetto del contributo, vi è la da imprese aventi sede legale o operativa nella Provincia
ISO 50001. Il contributo accordato a ciascuna impresa di Prato. Il contributo accordato sarà pari al 50% delle
richiedente sarà pari al 50% delle spese sostenute (al net- spese sostenute (al netto di IVA e di altre imposte, tas-
to dell’IVA e di eventuali altre imposte e tasse) e docu- se ed oneri accessori) per il conseguimento ed il rilascio
mentate e sarà per la ISO 50001 al massimo di 3.000 €. della certificazione fino al limite massimo di € 5.000 €,

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aumentato di 1.000 € nel caso di impresa femminile. di 5.000 € (contributo effettivo pari al 60% dell’impor-
La Camera di Commercio di Ferrara, infine, nel to complessivo delle spese sostenute, al netto di IVA)
Giugno 2012 ha emanato il bando “Contributi alle per il conseguimento della certificazione di sistemi
imprese della Provincia di Ferrara per l’introduzione di gestione ambientale della qualità di prodotto e di
di sistemi di qualità, di gestione ambientale e di re- processo ed a 3.000 € (contributo effettivo pari al 50%
sponsabilità sociale” rivolto alle imprese ed ai loro dell’importo complessivo delle spese sostenute al net-
consorzi, con sede e/o unità operativa nella Provincia to di IVA) per l’acquisizione di servizi di consulenza
di Ferrara. I finanziamenti sono pari ad un massimo finalizzati alla certificazione stessa.

La UNI CEI 11352:2010 “Gestione dell’Energia. So- un miglioramento dell’efficienza energetica di un


cietà che forniscono servizi energetici (ESCo) – Re- sistema di domanda e consumo di energia, nel
quisiti generali e lista per la verifica dei requisiti ” rispetto di tutti i criteri prestazionali concorda-
ti e determinato sulla base dei dati raccolti e re-
La seconda norma “tecnica” che vale la pena ana- lativi al consumo energetico. Tale servizio deve
lizzare in questo contesto è ovviamente quella che comprendere l’identificazione, la selezione e
fa riferimento alle “prescrizioni” cui devono sot- l’implementazione di azioni e la verifica del mi-
tostare le ESCo, ossia le società preposte a fornire glioramento, per un periodo definito contrat-
servizi di efficienza energetica. tualmente e tramite metodologie concordate;
•• offrire un “servizio energetico integrato”, con-
E’ evidente come, in un sistema virtuoso, l’intera- forme alla EN 15900 (SI VEDA FIGURA 2.2), ossia
zione fra una ESCo “certificata” ed una impresa che ricomprenda tutte17 le attività di diagnosi
con un Sistema di Gestione dell’Energia “certifi- energetica, la verifica della rispondenza degli im-
cato” sia particolarmente semplice, giacchè le pro- pianti e delle attrezzature alla legislazione di rife-
cedure di intervento dell’una ben si sposano con le rimento, l’elaborazione di studi di fattibilità con
informazioni a disposizione dell’altra. In questa re- analisi tecnico-economica e la scelta delle soluzio-
ciprocità sta una parte delle ragioni che hanno spin- ne più vantaggiose, la progettazione degli inter-
to a stendere la UNI CEI 11352, ma è indubbio che venti da realizzare, la realizzazione degli interven-
– ancora in analogia con quanto visto prima – ci si ti di installazione, la conduzione degli impianti
attenda anche un impatto significativo in termini garantendone la resa ottimale, la manutenzione
di signaling verso il cliente (soprattutto quello in- ordinaria (preventiva e correttiva), il monitorag-
dustriale) che dalla “certificazione” della ESCo può gio del sistema di domanda e consumo di energia,
trarre un’ indicazione circa la bontà delle sue pro- la presentazione di adeguati rapporti periodici al
cedure operative, e verso lo stakeholder bancario, cliente, il supporto tecnico, la gestione degli in-
che allo stesso modo dovrebbe assegnare un mag- centivi e delle pratiche burocratiche, l’attività di
gior “merito” alle ESCo che abbiano adeguato i formazione e informazione dell’utente;
loro processi di intervento alla norma. •• offrire una “garanzia contrattuale” di miglio-
ramento dell’efficienza energetica, con assun-
Anche in questo caso la UNI CEI 11352:2010, pub- zione in proprio dei rischi tecnici e finanziari
blicata l’8 Aprile 2010, non definisce delle proce- connessi con l’eventuale mancato raggiungimen-
dure “rigide” bensì individua dei requisiti generali to degli obiettivi concordati;
da soddisfare. •• collegare la remunerazione dei servizi e del-
le attività fornite al miglioramento effettivo
In particolare, per ottenere la certificazione la dell’efficienza energetica ed ai risparmi conse-
ESCo deve dimostrare di: guiti.
•• offrire un “servizio di efficienza energetica”,
ossia un servizio finalizzato al conseguimento di Appare evidente come, soprattutto gli ultimi due

17
La norma prescrive in realtà che sia ammissibile, ma con specifica indicazione in sede contrattuale, che alcune di queste attività siano svolte da altre
imprese. In ogni caso è la ESCo che le contrattualizza e ne è quindi responsabile nei confronti del cliente.

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Figura 2.3
Fasi del processo di un servizio di miglioramento dell’efficienza energetica (Fonte: UNI CEI EN 15900)

Misure e
Analisi e Implemantazione verifica
Preparazione interventi di
diagnosi prestazioni
efficienza (garantite)

Dati di
Descrizione Descrizione
consumo attuali
degli interventi Registrazione del nuovo
e definizione
e delle degli interventi livello di
della efficienza
procedure di eseguiti Efficienza
energetica di
verifica energetica
riferimento

requisiti, siano particolarmente “stringenti” per la diffusione anche con l’applicazione di premialità
le ESCo, costringendole a “legare” la propria at- nelle modalità di attribuzione dei TEE. Tuttavia,
tività a quella del cliente per un certo periodo di come molte volte purtroppo accade nel nostro Paese, i
tempo, quello appunto necessario a che si manife- problemi emergono quando si passa dagli indirizzi
stino i risparmi contrattualizzati e quindi si risol- normativi generali alle regole applicative, conside-
vano sia gli aspetti di rischio che di remunerazione rando che non è stato ancora ad oggi definito l’enti-
oggetto dell’intervento. Dall’altro lato, tuttavia, è tà del “premio” e le modalità per la sue erogazione.
anche evidente come sia proprio in questa condi- In realtà dietro questo ritardo vi sono obiezioni “so-
visione dei rischi e dei benefici – si rammenta qui stanziali” alla forma della norma UNI CEI 11352 che
favorita dalla presenza di un SGE nell’impresa a onore del vero si basa sulla sussistenza per la ESCo
cliente – a connotare la “vera” natura di una Ener- in questione di requisiti ex ante relativi al modello di
gy Service Company. business adottato (ad esempio vi è l’opportunità di di-
mostrare la presenza di procedure e/o modelli per la
Guardando alla situazione attuale in Italia, in ma- redazione di contratti con garanzia di risultato, anche
niera non diversa da quanto visto nel caso precedente, senza averne mai effettuati). In altre parole – ed è que-
essa non è affatto “rosea”. Ad Ottobre del 2012 ri- sta la fonte principale delle perplessità dell’AEEG –
sultano aver ottenuto la certificazione soltanto 27 è possibile che una ESCo si certifichi dimostrando
ESCo18, ossia poco meno dell’1,2% del totale delle di essere “in teoria” in grado di erogare servizi con-
ESCo accreditate per la presentazione dei progetti formemente a quanto previsto dalla norma, senza
ai fini dell’ottenimento dei TEE presso l’AEEG19 ed essere chiamata invece a darne evidenza.
il 8% di quelle effettivamente “attive”20 nella richie-
sta di TEE. Numeri tutto sommato limitati che ap- Qualcosa sembra tuttavia muoversi, se si conside-
paiono ancor più modesti se si considera che sia il ra che nella prima metà del 2012 è stato avviato un
“Decreto Rinnovabili” (28/2011) all’articolo 29 sia processo di revisione della norma condotto dal
soprattutto il PAEE 201121 riconoscono l’importan- CTI (Comitato Termotecnico Italiano22) volto ad
za di questo strumento e ne intendano promuovere un “irrigidimento” della certificazione, che sia

18
Fonte: EnergyINlink.
19
2.173 ESCo accreditate presso l’AEEG al 31 Maggio 2012, di cui 329 “attive” (Fonte: AEEG).
20
Cfr. Energy Efficiency Report 2011, CAPITOLO 5.
21
Si rimanda al PARAGRAFO 2.3 per l’analisi estensiva di tale documento.
22
Il Comitato Termotecnico Italiano (CTI), ente federato all’UNI, ha lo scopo di svolgere attività normativa ed unificatrice nei vari settori della termotecnica.

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2. IL QUADRO NORMATIVO EUROPEO ED ITALIANO
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

basata sulla verifica degli interventi fatti. La di- do l’effetto “scala” e la similitudine delle imprese per
rezione intrapresa appare essere quella che richiede supportarle sia nella prospettiva demand side (uso
per la certificazione (i) l’avere in essere o già ese- dell’energia e relative opportunità di efficientamen-
guito almeno un contratto di servizio di efficienza to) che in quella supply side (acquisto dell’energia).
energetica con garanzia di miglioramento dell’effi-
cienza energetica e remunerazione legata al risulta- Giova sottolineare che la presenza di un meccani-
to e (ii) l’avere, per i contratti in esecuzione, almeno smo di certificazione distingue con chiarezza l’E-
una relazione di verifica dei risultati ottenuti in sperto in Gestione dell’Energia dalla figura dell’e-
termini di miglioramento dell’efficienza energeti- nergy manager (detto anche “Responsabile per l’uso
ca in grado di coprire un arco temporale minimo razionale dell’energia”), che invece è una funzione
di 12 mesi. Infine, la nuova versione della norma organizzativa e non una qualifica professionale.
dovrebbe fornire le linee guida da seguire per la ve-
rifica ispettiva ai fini della certificazione (in modo La UNI CEI 11339:2009, emanata nel Dicembre
da rendere il processo uniforme), che deve essere 2009, definisce i requisiti generali e la procedura di
eseguita sia presso la sede della ESCo sia presso uno qualificazione per l’esperto in gestione dell’energia,
o più clienti dove si è svolto un servizio di efficienza delineandone i compiti (quali in primis analizzare il
energetica con prestazioni garantite. sistema energetico, implementare la politica energe-
tica e il sistema di gestione dell’energia, pianificare,
Modifiche che appaiono indubbiamente “vir- ottimizzare, gestire e controllare), le competenze
tuose” sulla carta, ma che rischiano di ritardare (quali conoscere la EN 16001 – ora ISO 50001, le tec-
ulteriormente il processo di certificazione delle nologie anche innovative, i mercati, la contrattualisti-
ESCo e di lasciare quindi il mercato italiano sprov- ca, la legislazione anche ambientale) e le modalità di
visto di un meccanismo che altrove ha dimostrato valutazione delle competenze (in termini di espe-
di funzionare nel “selezionare” i soggetti più adatti rienza, formazione scolastica e titoli).
ad operare.
La norma, riguardo alle modalità di valutazione
La UNI CEI 11339:2009 “Requisiti generali della rispondenza dell’individuo alle competen-
per la qualificazione degli Esperti in Gestione ze richieste, ammette (i) la autovalutazione, o
dell’Energia ” “valutazione di prima parte”, (ii) la valutazione
da parte dell’azienda in cui lavora il candidato,
Un ultimo aspetto che merita un approfondimen- o “valutazione di seconda parte”, e (iii) la valuta-
to è collegato alla figura dell’Esperto in Gestione zione da parte di un soggetto terzo, o “valutazio-
dell’Energia (EGE), previsto dalla già citata Diretti- ne di terza parte”.
va Europea 2006/32/CE e riconosciuto per la prima
volta nel nostro Paese con il D. Lgs 115/08 (si veda a Appare con evidenza come la “valutazione di pri-
questo proposito il PARAGRAFO 2.3). ma parte” sia in aperto contrasto con il principio
di terzietà che dovrebbe invece caratterizzare i
L’EGE – che si colloca in una posizione interme- meccanismi di certificazione ed è quindi facile
dia rispetto agli operatori economici oggetto del- intuire come – a parità di compliance con la norma
le due norme precedentemente analizzate – è un UNI CEI 11339: 2009 – vi sia un valore percepito
“soggetto che ha le conoscenze, l’esperienza e la significativamente diverso da parte dello stakehol-
capacità necessarie per gestire l’uso dell’energia in der o del cliente a seconda della modalità di valuta-
modo efficiente”. Obiettivo dell’EGE è quindi quel- zione utilizzata. La mancata “trasparenza” circa il
lo di “facilitatore” del mercato in grado di promuo- modello utilizzato, d’altro canto, rischia di ridurre
vere un processo di incremento del livello di qualità complessivamente l’autorevolezza della certifica-
e competenza tecnica per i fornitori di servizi ener- zione stessa e la conseguente “garanzia” dei sogget-
getici e di far emergere con più efficacia la domanda ti cui l’EGE si rivolge.
da parte degli operatori industriali. In questo, appa-
re possibile per l’EGE rivolgersi anche a un insieme In Italia, l’unico organo di certificazione rico-
di imprese afferenti ad un unico distretto o cluster nosciuto dall’ente di accreditamento Accredia23
industriale geograficamente ben definito, sfruttan- come titolato alla “valutazione di terza parte”

23
Accredia è l’ente italiano di accreditamento, unico organismo nazionale autorizzato dallo Stato a svolgere attività di accreditamento.

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per la UNI CEI 11339: 2009 è il SECEM (Sistema dente: non è quindi un caso che buona parte delle
Europeo di Certificazione in Energy Management) ESCo che impiegano oggi un EGE rientrino anche
appositamente creato all’interno della FIRE24. Nel- nella categoria (come visto nel paragrafo precedente
le sue lineee guida per la “valutazione di terza piuttosto esigua) delle ESCo “certificate”.
parte” riveste un ruolo fondamentale il fattore
esperienziale, indubbiamente il vero fattore diffe- Anche in questo caso fra le condizioni rilevate da-
renziale in un contesto così articolato e multidisci- gli operatori come “freno” allo sviluppo di EGE
plinare dell’efficienza energetica. Per poter accedere “certificati” vi è soprattutto la mancanza di pre-
alla procedura di valutazione per l’ottenimento della mialità per i soggetti che impiegano (o che uti-
certificazione sono infatti richiesti alternativamen- lizzano come consulente) un EGE. La possibilità,
te: (i) la Laurea Magistrale (di II livello) di tipo tec- di cui si è discusso anche se non con grande vigore
nico-ingegneristico e più di 3 anni di esperienza a onor del vero in sede di AEEG, di estendere alla
specifica nell’energy management; (ii) oppure la figura dell’EGE il novero dei soggetti volontari che
Laurea (di I livello) di tipo tecnico-ingegneristico e possano prendere parte al meccanismo dei TEE
più di 4 anni di esperienza specifica nell’energy ma- rappresenta da questo punto di vista un’interessante
nagement; (iii) il Diploma di perito o laurea non in- opportunità.
gegneristica e più di 5 anni di esperienza nell’energy
management; (iv) 10 anni di esperienza specifica La ridotta diffusione di soggetti – sia imprese, che
nell’energy management. ESCo, che EGE – “certificati” nel nostro Paese, da
un lato, è il risultato di un circolo vizioso che vede
L’attivazione del processo di accreditamento tra- questa terna di certificazioni rafforzarsi (o come
mite “valutazione di terza parte” è stato avviato nel nostro caso indebolirsi) a vicenda con il cre-
in Italia nel 2010, ma ad oggi risultano certificati scere della loro diffusione e, dall’altro lato, è il sin-
per il settore industriale25 soltanto 30 professioni- tomo – che verrà discusso nel successivo paragra-
sti. Un numero certo non all’altezza delle attese fo e più a lungo nel CAPITOLO 5 – di una “cultura”
rispetto al ruolo che avrebbe dovuto rivestire nel- dell’efficientamento energetico ancora poco svi-
le intenzioni del normatore e soprattutto in consi- luppato nel sistema industriale italiano.
derazione dello sviluppo significativo che il tema
dell’efficienza energetica ha avuto – anche dal punto
di vista della riqualificazione professionale – negli 2.3 L’impianto normativo
ultimi anni. italiano
Degli EGE oggi certificati tramite valutazione di terza Il primo Piano d’Azione italiano per l’Efficienza
parte nel nostro Paese, circa la metà lavora come libe- Energetica (PAEE26) è stato presentato alla Com-
ro professionista o come consulente di imprese che missione Europea nel Luglio del 2007 e prevede-
offrono soluzioni tecnologiche nell’efficienza ener- va (SI VEDA TABELLA 2.1) l’adozione di programmi
getica, favorendone appunto l’interfaccia con le ESCo, e misure di miglioramento corrispondenti ad un
mentre l’altra metà è impiegata direttamente all’in- obiettivo pari al 9,6% (126.327 GWh/anno) al 2016
terno delle ESCo, con un ruolo per certi versi duale (superiore al valore del 9% indicato dalla direttiva
rispetto al precedente. 2006/32/CE), fissandone uno intermedio al 2010
pari al 3%.
E’ interessante sottolineare come la presenza di un
EGE all’interno delle ESCo incrementi la com- Come si vede in TABELLA 2.1, al settore industriale
pliance di queste ultime rispetto all norma UNI era assegnato circa il 20% degli obiettivi di rispar-
CEI 11352:2010, discussa nel paragrafo prece- mio al 2010 e poco più del 17% di quelli al 2016.

24
La Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia è un’associazione tecnico-scientifica il cui scopo è promuovere l’uso efficiente dell’energia, sup-
portando attraverso le attività istituzionali e servizi erogati chi opera nel settore e promuovendo un’evoluzione positiva del quadro legislativo e regolatorio.
Inoltre, su incarico del MiSE, gestisce dal 1992 la rete degli energy manager individuati ai sensi della Legge 10/91, recependone le nomine e promuoven-
done il ruolo.
25
Per cercare di dare maggiore specificità alle competenze dell’EGE, la norma prevede due differenti classi: (i)EGE del settore produttivo (agricoltura e
pesca, industria manifatturiera, industria dell’energia e dell’acqua, industria dei servizi, attività produttiva in generale); (ii) EGE del settore civile (costruzioni
pubbliche e private, trasporti, pubblica amministrazione, commercio, servizi pubblici e privati). Sussiste tuttavia la possibilità di certificarsi in entrambe le
classi previste.
26
Cfr. Energy Efficiency Report 2011, CAPITOLO 1.

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Tabella 2.1
Risparmio energetico annuale atteso al 2010 ed al 2016 (Fonte: PAEE 2007)

Risparmio energetico Risparmio energetico


annuale atteso al 2010 annuale atteso al 2016
Interventi

[GWh/anno] [GWh/anno]

Totale Settore Residenziale 16.998 56.830

Totale Settore Terziario 8.130 24.700

Totale Settore Industria 7.040 21.537

Totale Settore Trasporti 3.490 23.260

Totale Risparmio Energetico 35.658 126.324

Non molto effettivamente, considerando che i In controtendenza rispetto alla situazione euro-
consumi energetici per l’industria sono pari nel pea, il consuntivo dei risparmi conseguiti si è at-
nostro Paese a circa il 23%27 del totale, valore che testato su un livello di performance abbondante-
risente peraltro della contrazione, abbastanza gene- mente superiore rispetto al target (+34%), con un
ralizzata, dei volumi produttivi dei principali settori valore di risparmio conseguito pari a 47.711 GWh/
industriali (ad esempio, nel 2005 era pari al 28%). anno.

Se dagli obiettivi si passa ai risultati, prendendo Tale risultato tuttavia è solo per il 68% circa attri-
come riferimento la ricognizione fatta a livello buibile agli interventi previsti dal PAEE 2007 (se si
italiano con riferimento il Dicembre 2010, ovvero guarda ai quali si vede che l’obiettivo di 35,6 TWh/
un anno dopo quella europea citata in precedenza, anno di risparmio non è raggiunto), mentre un con-
il quadro che emerge merita più di qualche com- tributo importante è dato da interventi diversi da
mento (SI VEDA TABELLA 2.2). quelli previsti dal PAEE 2007. Se si guarda la riga

Tabella 2.2
Risparmio energetico annuale conseguito al 2010 (Fonte: PAEE 2011)

Risparmio Risparmio energetico Risparmio energetico


Totale Risparmio
energetico annuale annuale conseguito al annuale conseguito al
energeticoannuale
atteso al 2010 2010 per interventi 2010 per interventi non
Interventi conseguito al 2010
(PAEE 2007) previsti nel PAEE 2007 previsti dal PAEE 2007

[GWh/anno] [GWh/anno] [GWh/anno] [GWh/anno]


Totale Settore Residenziale 16.998 25.359 6.068 31.427

Totale Settore Terziario 8.130 653 4.389 5.042

Totale Settore Industria 7.040 3.350 4.920 8.270

Totale Settore Trasporti 3.490 2.972 – 2.972

Totale Risparmio Energetico 35.658 32.334 15.377 47.711

27
Statistica del 2010 (Fonte: Ministero dell’Ambiente).

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Tabella 2.3
Risparmio energetico annuale conseguito dal settore industriale al 2010 con riferimento agli interventi previsti dal
PAEE 2007 (Fonte: PAEE 2011)

Risparmio energetico
annuale conseguito al Risparmio energetico
2010 per interventi annuale atteso al
Interventi settore industria previsti nel PAEE 2010 (PAEE 2007)
2007

[GWh/anno] [GWh/anno]

IND-1 Lampade efficienti e sistemi di controllo 617 700


Sostituzione motori elettrici di potenza 1-90 kW
IND-2 16 1.100
da classe EFF2 a classe EFF1
IND-3 Installazione di inverter su motori elettrici di potenza 0.75-90 kW 121 2.100
IND-4 Cogenerazione ad alto rendimento 2.493 2.093
IND-5 Impiego di compressione meccanica del vapore 103 1.047
Totale Settore Industria 3.350 7.040

relativa al settore industriale, la “sproporzione” i servizi energetici e abrogazione della direttiva


appare evidente: degli 8,27 TWh/anno di rispar- 93/76/CEE”). La Direttiva – che già come visto
mio energetico solo poco più del 40% è dovuto a nella sua versione originale contiene molto poco
misure previste dal PAEE 2007, mentre quasi il con riferimento agli impieghi industriali – nel-
60% del risultato complessivo è ottenuto tramite la sua “versione” italiana viene ulteriormente
misure di efficientamento che non erano previste depotenziata: (i) alla prevista creazione di un
dal PAEE 2007. Fondo di rotazione per gli interventi di efficien-
za energetica realizzati in regime di Finanzia-
Se si fa esclusivamente riferimento alle misure mento Tramite Terzi (quello in altri Paesi più dif-
previste dal PAEE 2007 (TABELLA 2.3) per il set- fuso proprio per gli interventi di efficientamento
tore industriale, si nota come solo nel caso della industriale) dalle ESCo per un ammontare pari
cogenerazione ad alto rendimento28 i risparmi a 25 mln € non si è mai dato seguito con il De-
conseguiti siano stati effettivamente in linea con creto attuativo, sino alla definitiva abrogazio-
le previsioni (+19% anzi rispetto alle attese), il che ne avvenuta nel 2011 con il D.lgs. 28/201129;
ancora una volta non fa che rafforzare la positività (ii) il processo di “qualificazione” per le ESCo
del giudizio sulla “nuova” Direttiva Europea che al e gli esperti in gestione dell’energia (come di-
tema del CAR dedica ampio spazio. E’ prossimo scusso nel precedente paragrafo importanti so-
all’obiettivo l’uso di lampade efficienti e sistemi di prattutto per vincere le “barriere culturali” all’ef-
controllo (-11%), mentre in tutti gli altri casi la ficientamento da parte delle imprese) si è risolto
percentuale di raggiungimento non supera il 10%. con meccanismi di natura volontaria30;
•• il Fondo Rotativo “Kyoto”, di cui si parlerà an-
Un dato – quello del mancato sviluppo delle so- che più avanti, istituito con la Legge Finanzia-
luzioni previste dal PAEE 2007 – che tuttavia non ria Italiana del 2007 (legge 27 dicembre 2006,
deve stupire per almeno tre ragioni: n. 296) e concepito per sostenere diversi in-
•• il recepimento della già citata Direttiva terventi di efficientamento (ad esempio le so-
32/2006/CE sull’efficienza energetica avviene stituzioni dei motori elettrici se si guarda alle
in Italia con due anni di ritardo con il D.lgs. applicazioni industriali) non è divenuto opera-
115/08 (“Attuazione della direttiva 2006/32/CE tivo che dal Marzo 2012, quindi ben oltre l’in-
relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e tervallo di analisi considerato nella TABELLA 2.3;

28
Si rimanda al PARAGRAFO 3.2.1 per l’analisi della convenienza economica associata a questa tecnologia.
29
Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle
direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE.
30
UNI CEI 11352 – Requisiti delle ESCO e UNI CEI 11339 – Requisiti degli EGE – Esperti in gestione dell’energia.

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•• il meccanismo di incentivazione fiscale, ovve- al 2010 4.920 GWh/anno di risparmio, per i quali
ro la detrazione del 20% in vigore dal 2007 al evidentemente il Governo aveva sottostimato l’effet-
2010, per la sostituzione di motori e inverter to dei TEE (SI VEDA PARAGRAFO 2.3.2).
(SI VEDA BOX 2.8) non ha colto le ragioni “rea-
li” di adozione di questo tipo di tecnologie, 2.3.1 Gli obiettivi di efficienza
non essendo da un lato sufficiente a “spingere” energetica nel settore industriale
ad una sostituzione anticipata e dall’altro lato –
come sempre purtroppo in Italia – essendo in- L’effetto della ricognizione effettuata nel 2010 ha
vece appesantito (o percepito tale) da eccessive portato ad una significativa revisione del Piano d’A-
complicazioni burocratiche. zione per l’Efficienza Energetica che ha visto una
sua seconda release31 nel Luglio del 2011. Il “nuovo”
Quello che è accaduto invece “al di fuori” del PAEE 2011 estende e traguarda gli obiettivi di ri-
PAEE 2007 fa riferimento in maniera esclusiva alla sparmio energetico al 2020, mantenendo però un
classe di intervento rubricata come IND-6 “Refri- momento di verifica all’anno 2016.
gerazione, inverter su compressori, sostituzione
caldaie, recupero cascami termici” cui si devono Complessivamente, a fronte dei 47.711 GWh/anno

Box 2.8
La detrazione fiscale per motori elettrici e inverter

Contenuto nella Legge Finanziaria 2007 (commi 358 e nismo di detrazione fiscale sono stati circa 5.400 unità,
359), il provvedimento istituiva la possibilità di detrazio- contro una base installata complessiva di oltre 250.000
ne d’imposta (riconosciuta sia alle persone fisiche sia agli unità.
enti e alle società di persone e di capitali) pari al 20% Il risultato migliore associato agli inverter, peraltro non
delle spese sostenute per l’acquisto e la sostituzione di certo “entusiasmante”, può essere fatto risalire alla mag-
motori elettrici ad alta efficienza, nonché per l’acquisto giore convenienza economica associata all’adozione di
di inverter, comprese le spese di installazione. La Legge questa tecnologia rispetto ai motori elettrici (SI VEDANO
Finanziaria 2008 ha prorogato le detrazioni alle spese so- PARAGRAFI 3.1.1 e 3.1.2).
stenute entro il 31 Dicembre 2010. Data oltre la quale il In generale, comunque, le cause dello scarso appeal di
provvedimento ha poi perso di efficacia. questo meccanismo incentivante non devono sicura-
Più nel dettaglio si poteva godere del beneficio fiscale mente essere attribuite ad una ridotta convenienza eco-
(non cumulabile, se non con i TEE) nel caso di acquisto nomica in assoluto. Prendendo ad esempio il caso di
di motori elettrici efficienti di potenza nominale compre- sostituzione di un motore elettrico ancora funzionante
sa tra 5,5 e i 90 kW, e per l’acquisto di inverter installati con un motore a più alta efficienza di classe IE2, a 4 poli,
su impianti di potenza nominale compresa tra i 7,5 e i 90 di potenza pari a 15 kW risulta che la detrazione fisca-
kW.Erano inoltre fissati un tetto massimo di spesa am- le riduce il tempo di ritorno dell’investimento di circa il
missibile (quella su cui calcolare la detrazione del 20%) 22%, attestandosi sui 2,8 anni, valore analogo a quello
ed un massimo detraibile, che è di 1.500 euro per singolo riscontrato nel caso di ottenimento dei TEE (a valle delle
motore e inverter. Delibera 9/11).
Tra il 2007 ed il 2010, tuttavia, meno di 3.000 motori Ciononostante, è interessante riflettere sul fatto che,
hanno complessivamente goduto della detrazione fisca- come è emerso dall’analisi dei driver che spingono le
le, contro una base installata stimabile nell’ordine dei 5-6 imprese ad effettuare investimenti in efficienza ener-
milioni (la massima parte dei quali obsoleti, con livelli di getica, tipicamente la determinante è la sostituzione di
efficienza bassi) e con un numero di nuove unità/sosti- una tecnologia giunta a fine vita, piuttosto che un’ocula-
tuzioni nell’ordine delle 500.000 unità/anno. Nello stesso ta valutazione tecnico-economica basata sul Total Cost
periodo, gli inverter che hanno avuto accesso al mecca- of Ownership.

31
Piano d’Azione Italiano per l’Efficienza Energetica 2011

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Tabella 2.4
Obiettivi stabiliti per il settore industriale dal PAEE 2011

Risparmio Risparmio Risparmio


energetico energetico energetico
Interventi di miglioramento
annuale annuale annuale
dell’efficienza energetica conseguito al 2010 atteso al 2016 atteso al 2020

Interventi Settore industria: [GWh/anno] [GWh/anno] [GWh/anno]

IND-1 Lampade efficienti e sistemi di controllo 617 1.360


Installazione di motori elettrici a più alta
IND-2 16 2.600
efficienza
IND-3 Installazione di inverter su motori elettrici 121 300
IND-4 Cogenerazione ad alto rendimento 2.493 6.280
Refrigerazione, inverter su compressori,
IND-5 sostituzione caldaie, recupero cascami 5.023 9.600
termici
Totale Settore Industria 8.270 20.140 28.678

complessivamente risparmiati nel 2010, si è fissa- 2016 e +0,6 rispetto all’obiettivo al 2016 fissato
to un obiettivo al 2020 pari a 184.672 GWh/anno, dal PAEE 2007. Il contributo di riduzione dei
che diviene di 126.540 GWh/anno se ci si arresta consumi è imputabile per oltre il 15% ad interven-
al 2016, sostanzialmente invariato rispetto a quanto ti su illuminazione, motori ed inverter su sistemi
previsto dal PAEE 2007). di pompaggi (IND1, IND2, IND3), per il 23% alla
cogenerazione ad alto rendimento (IND4), per il
Focalizzando l’attenzione sul settore industria- restante 62% alla misura IND 5.
le, rispetto agli 8.270 GWh/anno risparmiati nel
2010 nel settore industria, ci si è dati un obiettivo 2.3.2 I sistemi di incentivazione
al 2020 pari a 28.678 GWh/anno, che diviene di dell’efficienza energetica nel settore
20.140 GWh/anno se ci si arresta al 2016 (93,5% industriale
di quanto previsto dal PAEE 2007). LA TABELLA 2.4
riporta il dettaglio degli obiettivi. Le soluzioni di efficienza energetica nel settore
industriale sono attualmente incentivate in Italia
Oltre alla scomparsa dell’intervento inerente alla essenzialmente attraverso due meccanismi:
“compressione meccanica del vapore”, sostituito •• i Titoli di Efficienza Energetica, che introduco-
come evidente dagli interventi “refrigerazione, in- no un meccanismo di mercato per rendere “li-
verter su compressori, sostituzione caldaie e recu- quidi” e “monetizzabili” gli effetti di risparmio
pero cascami termici”, si nota la sensibile riduzione energetico resi possibili dall’adozione di deter-
dei risparmi annuali attesi al 2016, pari a -38% per minate soluzioni tecnologiche;
le lampade efficienti e sistemi di controllo, -24% per •• la concessione di prestiti a tasso agevolato, con
motori elettrici ad alta efficienza32 e -95% per l’in- il cosiddetto Fondo Rotativo “Kyoto”.
stallazione di inverter su motori elettrici33, mentre
per la cogenerazione ad alto rendimento il target Il proseguo del paragrafo dettaglierà i contenuti
risulta invariato. ed i risultati di questi, mentre non si farà qui men-
zione – visto che se ne è ampiamente discusso nei
L’estensione delle misure rispetto al PAEE 2007 Rapporti dedicati alle fonti di energia rinnovabile34-
determina tuttavia nel 2020 un risparmio com- dei meccanismi di incentivazione delle soluzioni
plessivo di quasi 2,5 Mtep, +0,7 rispetto al target per ridurre la dipendenza dall’approvvigionamento

32
Il precedente obiettivo era riferito alla sostituzione di motori elettrici nel range di potenza 1-90 kW da classe EFF2 a EFF1.
33
Il precedente obiettivo era riferito all’installazione di inverter su motori elettrici nel range di potenza 1-90 kW.
34
In particolare si rimanda alle rispettive sezioni “Normativa” del Solar Energy Report, del Biomass Energy Report e del Wind Energy Report.

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dell’energia elettrica, dei combustibili o dell’energia- Il meccanismo di funzionamento dei TEE è stato
termica. Allo stesso modo il BOX 2.9, senza alcuna ampiamente dettagliato nella precedente edizione
pretesa di completezza, riporta alcuni esempi di si- (cui si rimanda) del Rapporto35, e tuttavia appare
stemi di incentivazione e supporto a livello locale. utile riprenderne i principali capisaldi, soprattutto
alla luce delle modifiche introdotte dalla Delibe-
I Titoli di Efficienza Energetica ra AEEG EEN 9/11 del 27 ottobre 2011 (“Aggior-
namento, mediante sostituzione dell’Allegato A alla
I Titoli di Efficienza Energetica (TEE), detti anche deliberazione dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il
Certificati Bianchi, sono i titoli che attestano il ri- Gas 18 Settembre 2003, n. 103/03 e successive modi-
sparmio di energia e sono rilasciati in misura pari fiche ed integrazioni, in materia di Linee guida per
all’energia primaria risparmiata, ossia un TEE la preparazione, esecuzione e valutazione dei progetti
per ogni tep risparmiato. di cui all’articolo 5, comma 1, dei Decreti Ministeriali

Box 2.9
Esempi di bandi locali di supporto all’efficienza energetica nell’industria

Si riportano in questo box alcuni dei più “noti” bandi lo- emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra.
cali attualmente attivi ed aventi per oggetto investimenti Le risorse finanziarie ammontano ad 1.087.108 € ed è
nell’ambito dell’efficienza energetica nell’industria. prevista la concessione per la realizzazione degli inter-
La Giunta Regionale della Liguria, con la Deliberazio- venti di un contributo pubblico in conto capitale fino al
ne n°1012 del 03/08/2012 ha approvato la riapertura del 40% del costo dell’investimento ammissibile.
bando “Agevolazioni a favore delle imprese dei distretti La Regione Umbria ha pubblicato il 22/02/2012 sul
industriali, delle filiere produttive, delle reti e delle aggre- BUR un bando per la presentazione delle domande di
gazioni d’impresa per interventi mirati al risparmio ed contributo per interventi di cui al PER FESR 2007-2013
efficienza energetica e all’utilizzo di energia rinnovabile”. Regione Umbria. Asse III – Attività b3 Sostegno agli in-
Il fondo destinato all’attuazione del bando ha una do- vestimenti volti all’efficienza energetica ed alla diffusione
tazione finanziaria pari a 2.121.300 € e si propone di della produzione di energia da rinnovabili.
supportare i soggetti sopra definiti negli investimenti In particolare, si vogliono sostenere gli investimenti del-
per il risparmio energetico, l’incremento dell’efficienza le imprese (grandi, medie e piccole extra-agricole) per
energetica, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili al fine l’efficienza energetica, finalizzati a migliorare la tutela
di ridurre le emissioni in atmosfera ed all’incremento di ambientale e realizzati anche in integrazione con inve-
produzione energetica da fonti rinnovabili. E’ concessa stimenti (non agevolabili) per la produzione di energia
un’ agevolazione nella misura massima dell’80% del co- da fonte rinnovabile. Le risorse per il finanziamento am-
sto ammissibile sino alla concorrenza di € 200.000 €, così montano complessivamente a 4 mln €, di cui 2 verranno
ripartiti: (i) un contributo a fondo perduto nella misura utilizzati per il finanziamento degli interventi proposti
del 50% dell’agevolazione concessa; (ii) un finanziamen- da imprese che si impegnino a realizzare o dimostrino il
to a tasso agevolato dello 0,50% nella misura del 50% possesso di impianto di produzione di energia elettrica
dell’agevolazione concessa. La durata del finanziamento mediante sistema fotovoltaico, e 2 mln € per il finanzia-
è fissata in otto o in cinque anni a seconda del tipo di mento degli interventi non ricompresi tra gli interventi
investimento effettuato. sopra menzionati. Gli interventi incentivabili fanno ri-
La Regione Marche ha emesso il 20/07/2012 un bando, ferimento alla riduzione dei consumi termici o elettrici,
nell’ambito dell’Asse 3 del POR FESR 2007/2013, per favo- o ad interventi sul ciclo produttivo. L’incentivo è pari al
rire la realizzazione di investimenti finalizzati al risparmio 20%, 30% e al 40% rispettivamente per le grandi, medie e
energetico ed all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili piccole imprese, con la possibilità di scegliere tra regime
in contesti produttivi ed alla conseguente riduzione delle in esenzione o in “de minimis”36.

35
Cfr. Energy Efficiency Report 2011 CAPITOLO 2.
36
Modalità semplificata attraverso la quale la Commissione Europea autorizza l’istituzione da parte degli Stati membri di alcuni tipi di regime di aiuto per
le imprese. Tale facilitazione si basa sul presupposto che gli aiuti di Stato, se inferiori ad una certa soglia (200.000 € in 3 anni) non violano la concorrenza
tra imprese.

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20 Luglio 2004 e s.m.i. e per la definizione dei criteri metri devono comportare un risparmio netto
e delle modalità per il rilascio dei titoli di efficienza integrale non inferiore a 40 tep (prima 50, o 100
energetica”), volte ad incrementarne l’efficacia. tep nel caso di progetti proposti da grandi distri-
butori, ovvero con più di 50.000 clienti finali);
La citata Delibera, che è entrata in vigore il 1 •• metodi di valutazione a consuntivo, che per-
Novembre 2011, introduce tre importanti modi- mettono di quantificare il risparmio conseguibi-
fiche, che come si vedrà meglio nel proseguo del le, attraverso uno o più interventi, in conformità
paragrafo, hanno un impatto soprattutto per le ap- ad un programma di misura proposto dal sog-
plicazioni in ambito industriale: getto titolare del progetto, unitamente ad una
•• viene ridotta la soglia minima per la presen- descrizione del progetto medesimo approvato
tazione dei progetti ed innalzato a 180 giorni il dal soggetto responsabile delle attività di verifica
tempo massimo entro cui presentare un progetto e di certificazione dei risparmi. Per essere am-
che ha raggiunto la dimensione minima; messi a questo tipo di valutazione, i progetti a
•• viene introdotto un coefficiente di durabilità consuntivo devono aver generato nel corso dei
“τ”, che tiene conto della vita tecnica attesa degli primi dodici mesi della misura un risparmio
interventi, aumentando i certificati bianchi rila- netto integrale non inferiore a 60 tep (prima
sciati nel corso della vita utile (cinque anni tipi- 100, o 200 tep per i grandi distributori).
camente) rispetto al passato;
•• viene introdotto un registro contenente le ti- A solo titolo di esempio, per comprendere la portata
pologie di interventi realizzati e la eventuale della riduzione delle soglie è possibile considerare i
certificazione UNI-CEI 11352 posseduta dalle seguenti due casi: (i) una azienda di piccole dimensio-
società di servizi energetici che hanno ottenu- ni che voglia installare degli inverter sui propri motori
to il rilascio di TEE. elettrici che azionano sistemi di pompaggio avvalen-
dosi della scheda standardizzata 9T (SI VEDA BOX 2.10),
Riguardo al primo punto, com’ è noto, ai fini del- la quale vede ridursi la “soglia minima”, in termini di
la valutazione dei risparmi conseguibili attraverso potenza installata di motori elettrici (e quindi del ri-
le cinque tipologia di intervento e dei conseguenti sparmio ad essi associato grazie all’adozione di inver-
TEE ammissibili, si distinguono tre diversi metodi ter) necessaria per poter presentare un progetto stan-
con cui rendicontare gli interventi, ciascuno con- dardizzato, ed (ii) un’impresa che sia obbligata ad
traddistinto da una soglia minima richiesta di di- avere un Energy Manager (SEM), ossia con un con-
mensione dei progetti: sumo di almeno 10.000 tep, e che può a seguito della
•• metodi di valutazione standardizzata, che si ap- citata Delibera AEEG EEN 9/11 presentare progetti
plicano ai progetti anche di più piccole dimen- a consuntivo per un risparmio annuo di almeno lo
sioni (con un risparmio netto integrale minimo 0,6%, valore quasi dimezzato rispetto a quello pre-
di 20 tep37, contro i 25 previsti in precedenza) cedentemente richiesto (pari all’1%).
e chesi caratterizzano dal fatto di quantificare il
risparmio specifico lordo annuo dell’intervento La decisione da parte dell’autorità di ridurre la soglia
senza procedere a misurazioni dirette ma trami- minima richiesta per l’accesso al meccanismo dei TEE
te l’utilizzo di schede standardizzate predisposte gioca quindi, da un lato, a vantaggio della realizzazio-
dall’AEEG, in collaborazione con l’ENEA38; ne di interventi anche di minore dimensione, e, dal’al-
•• metodi di valutazione analitica, che consentono tro lato, favorisce le aziende dotate di Energy Manager,
di quantificare il risparmio lordo conseguibile at- che si stanno affacciando, seppur in numero ancora
traverso una tipologia di intervento sulla base di ridotto, al meccanismo (22 al 31 Maggio 2012).
un algoritmo di valutazione predefinito e della
misura diretta di alcuni parametri di funziona- L’introduzione del coefficiente di durabilità τ, che
mento del sistema dopo che è stato realizzato permette di tenere conto della vita tecnica attesa degli
l’intervento. Per essere ammessi a questo tipo di interventi, aumentando i certificati bianchi rilascia-
valutazione, i progetti di risparmio energetico ti nel corso della vita utile (usualmente cinque anni)
nei primi dodici mesi di misurazione dei para- è però dagli operatori considerata la principale novità

37
Come per le altre soglie minime per l’accesso al meccanismo tramite i diversi metodi di valutazione, questo valore è al lordo del cosiddetto “coefficiente
di durabilità” τ, che riduce la soglia minima di un fattore moltiplicativo 1/τ.
38
Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

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Box 2.10
Esempio di intervento di risparmio energetico valutabile con il metodo standardizzato

La scheda standardizzata n. 9T fa riferimento alla “In- verter. I TEE riconosciuti all’intervento sono di tipo I.
stallazione di sistemi elettronici di regolazione di fre- Si consideri ad esempio il caso di un’azienda che intenda
quenza (inverter) in motori elettrici operanti su siste- applicare degli inverter sul suo parco motori (pari a 60
mi di pompaggio con potenza inferiore a 22 kW”. La kW) che azionano sistemi di pompaggio. Considerando
scheda permette di calcolare il risparmio derivante il caso di funzionamento per i dispositivi su 2 turni di
dall’adozione di inverter su pompe in funzione della lavoro ed una prevalenza statistica del 20%, l’azienda rag-
tipologia di attività e della prevalenza statistica della giunge esattamente la soglia minima di 20 tep necessaria
pompa (SI VEDA TABELLA 2.5). Il risparmio complessi- per poter realizzare un progetto standardizzato.
vo (“risparmio netto integrale”) è dato da τ*a*RSL*NUFR τ x a x RSL x NUFR= 2,65 x 1 x 127,28 x 10-3 x 60 = 20 tep
dove il coefficiente di durabilità τ è fissato pari a 2,65 ,
il coefficiente di durabilità a è fissato pari a 1, il Rispar- A parità di condizioni di funzionamento, l’impresa non
mio Specifico Lordo è visibile in TABELLA 2.5, che fa avrebbe potuto realizzare il progetto con le soglie previste
riferimento ad una Unità Singola di Riferimento (nella in precedenza dalla normativa, a meno di disporre di una
fattispecie, pari ad 1 kW di potenza elettrica nominale capacità installata di motori elettrici su cui applicare gli
installata, riferita alle pompe alle quali si applicano in- inverter pari a 74 kW (+23% rispetto al caso precedente).

Tabella 2.5
Risparmio Specifico Lordo di energia primaria conseguibile per singola unità fisica di riferimento

RSL [10-3 tep/anno/kW] Prevalenza statistica39 (% della prevalenza nominale):

Tipologia di attività 0 20 40 60
Industriale 1 turno di lavoro 83,16 63,64 44,12 24,61
Industriale 2 turni di lavoro 166,3 127,28 88,25 49,22
Industriale 3 turni di lavoro 319,3 244,38 169,44 94,5
Industriale stagionale 89,8 68,73 47,65 26,58

introdotta dalla Delibera EEN 9/11. Il coefficiente terventi che generavano risparmi energetici per un
“corregge” l’approccio originario technology neutral40 numero di anni superiore a quello convenzionale.
dei TEE.In precedenza, infatti, il meccanismo conta-
bilizzava ed incentivava i risparmi energetici per un Il concetto di “Risparmio Netto Integrale” (RNI)
numero di anni convenzionale (tipicamente 5 anni) introdotto dalla Delibera fa invece riferimento al ri-
nella maggior parte dei casi inferiore alla vita effettiva sparmio che si stima venga conseguito nell’arco della
delle tecnologie installate, penalizzando di fatto gli in- intera vita tecnica41 di un intervento (SI VEDA BOX 2.11).

Box 2.11
Il calcolo del Risparmio Netto Integrale ed il coefficiente di durabilità

Il “Risparmio Netto Integrale” (RNI) è costituito dalla sparmio netto conseguito dal termine della vita utile al
somma del risparmio netto conseguito nel corso della termine della vita tecnica dell’intervento stesso (“rispar-
vita utile (“risparmio netto contestuale” - RNc) e il ri- mio netto anticipato” – RNa).

39
Il termine prevalenza fa riferimento al dislivello massimo di sollevamento che una pompa è in grado di far superare ad un fluido.
40
Si intende un incentivo basato sull’effettivo risparmio conseguito, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata per conseguirlo.
41
Fa riferimento al numero di anni successivi alla realizzazione dell’intervento durante i quali si assume che gli apparecchi o dispositivi installati funzionino
e inducano effetti misurabili sui consumi di energia.

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Il rapporto fra RNI e RNc è denominato “coefficiente di integrale riconosciuta è calcolata moltiplicando il
durabilità” (τ): risparmio lordo (calcolato in base all’algoritmo indi-
cato all’interno delle diverse schede tecniche) per il
coefficiente di addizionalità ed il coefficiente di du-
dove: rabilità;
T è la vita tecnica espressa in anni; • per i progetti a consuntivo, si applicano i coefficienti
U è la vita utile espressa in anni; della classe cui appartiene la soluzione tecnologica
δ è il tasso di decadimento annuo dei risparmi pari a: considerata (SI VEDA TABELLA 2.6): ad esempio, il coeffi-
• 0% per valori di i compresi tra 0 e U-1 ciente è pari a 2,65 per la categoria “IND-E” (Processi
• 2% per valori di i compresi tra U e T-1. industriali: sistemi di azionamento efficienti, auto-
A seconda del metodo di valutazione del progetto: mazione e interventi di rifasamento,) e pari a 3,36
• per i progetti standardizzati, la quota di risparmio per la categoria “IND-GEN” (Processi industriali:
netto integrale riconosciuta è calcolata come prodot- generazione di energia elettrica da recuperi o da fon-
to del numero di UFR42 oggetto dell’intervento, del ti rinnovabili o cogenerazione). Tuttavia, è possibile
RSL43, del coefficiente di addizionalità44 e del coeffi- proporre valori alternativi a quelli indicati, purché
ciente di durabilità; ben documentati e valutati sulla base di un criterio
• per i progetti analitici, la quota di risparmio netto prudenziale.

Tabella 2.6
Valori del coefficiente di durabilità attribuiti alle diverse categorie di interventi in ambito industriale valutati
con il metodo a consuntivo45
Coefficiente
Categoria Esempi di intervento di durabilità
(tau)
• recupero energetico nei sistemi di rigassificazione del GNL
• dispositivi per la combustione delle fonti energetiche non rinnovabili - In-
terventi per la sostituzione di dispositivi esistenti con altri a più elevata
IND-T) Processi industriali:
efficienza
generazione o recupero di
• essiccazione con dispositivi a microonde e radiofrequenza
calore per raffreddamento, 3,36
• fusioni e cotture con forni a conduzione e irraggiamento
essiccazione, cottura,
• dispositivi per la riqualificazione termodinamica del vapore acqueo at-
fusione, etc.
traverso compressione meccanica
• utilizzo di calore di recupero
• impiego di impianti alimentati a biomassa per la produzione di calore

IND-GEN) Processi
industriali: generazione di
• utilizzo di calore di recupero per la generazione di energia elettrica
energia elettrica da recuperi 3,36
• generazione di energia elettrica dalla decompressione del gas naturale
o da fonti rinnovabili o
cogenerazione

• rifasamento presso l’utenza finale


• installazione di sistemi elettronici di regolazione in frequenza
• installazione motori e meccanismi di trasmissione della forza motrice a
IND-E) Processi industriali:
più alta efficienza
sistemi di azionamento
• misure di efficientamento energetico nel settore della distribuzione
efficienti (motori, inverter, 2,65
idrica
ecc.), automazione e
• applicazione di sistemi informatici hardware e software per
interventi di rifasamento
l’automazione industriale
• uso delle tecnologie delle comunicazioni ai fini del risparmio energetico

42
Unità Fisica di Riferimento (UFR): prodotto,apparecchio, componente di impianto o grandezza fisica definita ai fini della valutazione del risparmio indicata
nelle schede tecniche di valutazione standardizzata.
43
Risparmio Specifico Lordo (RSL): risparmio specifico lordo annuo conseguibile dall’applicazione di una UFR, definito in base ad alcuni parametri di riferi-
mento (Es: ore annue di funzionamento, potenza di targa,…).
44
Il coefficiente di addizionalità, come dettagliato nel seguito della trattazione, fa riferimento al risparmio (“addizionale”) effettivamente conseguibile rispet-
to alla situazione media di mercato.
45
Fonte: Delibera EEN 9/11, TABELLA A.

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IND-FF) Processi
industriali: interventi
diversi dai precedenti, per
• integrazione di più fasi della linea produttiva, al fine di limitare le neces-
l’ottimizzazione energetica
sità di raffreddamento e riscaldamento dei prodotti
dei processi produttivi e dei
• ridisposizione degli impianti al fine di ridurre le perdite di energia con-
layout d’impianto finalizzati 3,36
nesse con il trasporto dei fluidi
a conseguire una riduzione
• coibentazioni atte a ridurre i fabbisogni di riscaldamento e raffredda-
oggettiva e duratura dei
mento
fabbisogni di energia finale
a parità di quantità e qualità
della produzione

Per quantificare la portata del coefficiente di durabi- intermedio relativo all’anno d’obbligo 2011, il quale
lità, il cui impatto è ovviamente variabile in funzione evidenza che i risparmi ottenuti attraverso il mecca-
sia del tipo di intervento che della modalità di valu- nismo dei TEE sono in forte crescita (si è assistito
tazione adottata, consideriamo un caso pratico, che infatti ad un raddoppio del risparmio energetico
consiste nella sostituzione di un motore elettrico an- mensile mediamente conseguito), soprattutto a li-
cora funzionante con un motore a più alta efficienza vello industriale, grazie all’aumento fortissimo dei
di classe IE2, a 4 poli, di potenza pari a 15 kW46. In progetti a consuntivo presentati.
coerenza con le ipotesi utilizzate per il calcolo del-
la convenienza economica di questa operazione (si Dall’analisi del Rapporto si evince che le novità in-
veda a tal proposito la sezione Metodologia, nelle trodotte dalla Delibera EEN 9/11 hanno promosso
pagine finali del Rapporto), si ha che l’impatto del la realizzazione di progetti più strutturali ed a più
coefficiente di durabilità è pari al 16% di riduzio- lunga ‘vita utile’, capaci di produrre risparmi ener-
ne del Tempo di Pay-Back dell’investimento, come getici complessivi più elevati per i consumatori e
mostrato nella TABELLA 2.7. per l’intero sistema-paese.

La bontà del provvedimento è dimostrata in primo L’ultimo aspetto interessante introdotto dalla Deli-
lugo dalla soddisfazione mostrata da parte degli bera EEN 9/11 riguarda la segnalazione per le so-
operatori, che si è tradotta, in alcuni casi, nella scel- cietà di servizi accreditate e presenti nell’elenco
ta di riprendere dei progetti “riposti nel cassetto” dei soggetti che hanno ottenuto TEE dell’eventuale
proprio in virtù del miglioramento della redditività certificazione secondo la norma UNI CEI 11352.
dei progetti stessi. In secondo luogo, è stato recente- L’iniziativa va nella direzione di promuovere una
mente pubblicato da parte dell’Autorità per l’Ener- maggiore informazione a tutela dei clienti finali. In-
gia Elettrica ed il Gas il Secondo Rapporto statistico fatti, la presenza della certificazione, seppur con tutte

Tabella 2.7
Impatto del coefficiente di durabilità sul Tempo di Pay-Back nel caso di motore elettrico ad alta efficienza

PBT attualizzato PBT attualizzato


TEE/anno ottenuti TEE/anno ottenuti
senza considerare considerando il
senza considerare considerando il
il coefficiente di coefficiente di
il coefficiente di coefficiente di
durabilità durabilità
durabilità durabilità
[anni] [anni]

Motore a più alta


efficienza di classe 0,4 1,07 3,2 2,7
IE2, a 4 poli, di
potenza pari a 15 kW

46
Il risparmio ottenibile a seguito dell’intervento è inferiore alla soglia minima per la richiesta dei TEE, tuttavia si è scelto di adottare le stesse ipotesi del
calcolo della convenienza economica, al fine di rendere confrontabili le analisi.

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le limitazioni discusse nel PARAGRAFO 2.2, dovrebbe te degli attori industriali al meccanismo dei TEE
rappresentare una “garanzia” per il cliente finale. per finanziare i propri progetti di efficientamento
energetico.
Ad oggi, tuttavia, passato un anno dall’entrata in vi-
gore della Delibera, non risulta che l’Autorità abbia Gli interventi realizzati nel settore industriale dall’i-
integrato l’elenco delle ESCo che hanno ottenuto la nizio del meccanismo al dicembre 2011 sono stati
certificazione dei risparmi energetici conseguiti pari al 21% del totale, rilevanza quasi quadrupli-
con questa informazione. Ciò sembra essere dovuto cata rispetto al 6% registrato al 2008.
probabilmente allo “scetticismo” che l’Autorità nutre
nei confronti dell’attuale procedura di certificazione, A crescere in maniera significativa sono poi nello
basata su aspetti formali piuttosto che sostanziali, da specifico i progetti “a consuntivo” – per il 90% af-
cui si può far dipendere sia la mancata segnalazio- ferenti al mercato industriale – e che hanno visto
ne delle ESCo certificate secondo la UNI CEI 11352 il trend riportato in tabella, con crescite per gli
che, non meno importante, l’assenza di meccanismi interventi T-IND, GEN-IND e E-IND pari com-
di premialità per questi soggetti all’interno del mec- plessivamente al 15% nell’ultimo triennio, ma
canismo dei Titoli di Efficienza Energetica. con un’interessante dinamica che vede gli in-
terventi di tipologia T-IND, ossia di riduzione
Le modifiche introdotte, quindi, vanno nella di- dei fabbisogni termici, prendere il sopravvento
rezione “giusta” di incrementare il ricorso da par- nel 2011.

Tabella 2.8
Ripartizione dei progetti a consuntivo realizzati dall’inizio del meccanismo, suddivisi per tipologia d’intervento
(Fonte: AEEG)

Quota % Quota % Quota % Quota %


Sigla della
Descrizione della tipologia di interventi al 31 Mag al 31 Mag al 31 Mag al 31 Dic
tipologia
2009 2010 2011 2011

Interventi di riduzione dei fabbisogni termici nel


T – IND settore industriale (es. efficientamento delle 6% 19% 42% 45%
centrali termiche, recupero di cascami termici)

Installazione di impianti di cogenerazione per la


GEN – IND fornitura di calore nell’ambito di 60% 47% 32% 28%
processi industriali

Interventi sugli usi elettrici nel settore


industriale (es. efficientamento di sistemi per
E – IND 13% 18% 16% 18%
la refrigerazione, applicazione di inverter a
compressori, ventilatori, ecc.)
Riduzione dei fabbisogni termici nel settore
civile (sostituzione di caldaie e scaldabagno
T – CIV 9% 8% 5% 5%
con modelli ad alto rendimento, interventi
sull’involucro edilizio, ecc.)

Interventi sugli usi elettrici nel settore civile


E – CIV (sostituzione di lampadine ed elettrodomestici 3% 3% 2% 2%
con modelli a basso consumo, ecc.)

Interventi su sistemi di produzione e


distribuzione di energia in ambito civile (panneli
GEN - CIV 5% 3% 2% 1%
fotovoltaici, impianti di cogenerazione, sistemi di
teleriscaldamento, etc.)

Miglioramento dell’efficienza nell’illuminazione


pubblica (lampade ad alta efficienza, 4% 2% 1% 1%
IP
sistemi di regolazione automatica dei livelli di
illuminazione, ecc.)

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Gli operatori industriali italiani intervistati47– dicando molti dettagli in merito; dall’altro lato, il Mi-
che nel 50% dei casi considerano i TEE un mecca- nistero dello Sviluppo Economico ha precisato che il
nismo di incentivazione interessante di cui tenere provvedimento si trova in fase avanzata di istruttoria
conto in sede di business planning per la valutazione e che il ritardo non è dovuto alla scarsa attenzione
dei progetti di efficienza energetica – ritengono tut- da parte del Governo, quanto piuttosto alla necessità
tavia che vi sia ancora della strada da fare per ren- di coordinamento del meccanismo con altri sistemi
dere il meccanismo dei TEE efficace per la totalità di incentivazione dell’efficienza energetica che hanno
degli interventi di efficientamento industriali. visto la luce recentemente o che la vedranno presu-
mibilemente a breve (detrazioni fiscali e Conto Ener-
Innanzitutto andrebbero chiariti gli obiettivi per gia Termico in primis).
gli anni successivi al 2012. Sin dal 2008 è emerso
infatti il rischio di mancato rispetto degli obiettivi Vi è poi incertezza sul sistema di governance del
di risparmio vincolanti imposti ai soggetti obbligati meccanismo. Il D.Lgs n. 28/1149 ha introdotto dispo-
a seguito di scarsità di offerta. Per il sesto anno di sizioni di modifica di parti importanti del modello
funzionamento del meccanismo (1° Giugno 2010 di gestione del meccanismo (da demandare a futuri
– 31 Maggio 2011) la copertura dell’obiettivo è decreti attuativi), come ad esempio il passaggio al
stata pari al 62,3%, a cui va aggiunta la compensa- GSE dell’attività di gestione connessa con la cer-
zionedi 39 delle 41 inadempienze rispetto all’obiet- tificazione dei risparmi energetici conseguiti dai
tivo fissato per l’anno precedente48. Gli incrementi progetti, e la definizione di nuovi criteri generali per
cospicui degli obiettivi imposti ai soggetti obbligati l’aggiornamento del contributo tariffario per il con-
dal DM 21 Dicembre 2007 si sono rivelati quindi seguimento degli obblighi da parte dei distributori.
superiori alla effettiva capacità dei soggetti afferenti
al meccanismo di conseguire i risparmi energetici. Vi è infine un punto specifico che sta molto a
In assenza di chiarezza sugli obiettivi, c’è estrema cuore agli operatori che riguarda l’auspicata mo-
incertezza sul valore economico che i TEE po- difica del concetto di addizionalità (SI VEDA BOX
tranno assumere a partire dal 2013. 2.12), attualmente applicato con maggior “peso”
nei progetti a consuntivo. E’ evidente come una
Appare ragionevole ipotizzare, anche in virtù del maggiore vicinanza del calcolo al “reale” rispar-
confronto con i soggetti preposti, che la definizione mio energetico conseguito possa fare da “volano”
dei nuovi obiettivi arriverà a stretto giro: da un lato, la soprattutto per gli interventi dal punto di vista
bozza della nuova Strategia Energetica Nazionale al- energetico più necesssari¸ proprio perché riferiti a
lude al rilancio del meccanismo dei TEE, pur non in- impianti obsoleti anche se tuttora funzionanti.

Box 2.12
Il concetto di addizionalità nei progetti a consuntivo

Il concetto di addizionalità, soprattutto in ambito indu- quindi effettuare opportune valutazioni caso per caso. In
striale dove la predominanza di progetti valutati a con- particolare, il proponente, al fine di stabilire i risparmi
suntivo richiede particolare attenzione all’osservanza di energetici realmente addizionali (su cui si baserà il nu-
questo principio, richiama l’essenza stessa del meccani- mero di TEE ottenuti dall’intervento) deve identificare
smo dei TEE, che mira a premiare il “reale” migliora- la tecnologia che risulta la pratica corrente nel settore
mento dell’efficienza energetica negli usi finali, al netto (“media di mercato”), da identificarsi sulla base di varie
cioè di interventi che si stima si sarebbero comunque re- fonti come indagini di mercato, letteratura tecnica o ri-
alizzati per effetto dell’evoluzione tecnologica, normativa ferimenti normativi. Questa sarà confrontata con la co-
e di mercato. siddetta “baseline”, che indica la situazione impiantistico-
Nel caso di progetti valutati a consuntivo è necessario gestionale pre-intervento.

47
Si veda a tal proposito il CAPITOLO 5.
48
A tal proposito, giova ricordare che è prevista per i soggetti obbligati la possibilità di compensare nell’anno successivo l’eventuale inadempienza registra-
ta in un determinato anno senza incorrere in sanzioni, purchè tale inadempienza sia non superiore al 40% dell’obiettivo di propria competenza.
49
Attuazionedelladirettiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle
direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE.

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LA FIGURA 2.4 riassume la relazione tra i concetti di ba- in figura) a maggior potenziale di risparmio energetico,
seline ed addizionalità: ma anche perché ha introdotto un elemento di critici-
•• se la baseline corrisponde alla media di mercato, l’ad- tà nella valutazione stessa dei benefici conseguibili, so-
dizionalità è pari a 1 (o 100%); prattutto per quei soggetti non in possesso di un idoneo
•• se la baseline è inferiore alla media di mercato, l’addi- background tecnico.
zionalità è <1. Al fine di facilitare la presentazione di proposte di pro-
Da quanto descritto si evince che la corretta definizio- getto e di programma di misura (PPPM) a consuntivo
ne dell’addizionalità per i progetti valutati a consuntivo nell’ambito della Convenzione stipulata nel Maggio del
rappresenta un elemento di criticità per l’ottenimento dei 2009 (Deliberazione 26 Maggio 2009), l’Autorità ha af-
TEE, dal momento che necessita di competenze e risorse fidato all’ENEA il compito di definire le linee guida per
per condurre le necessarie indagini di mercato e review l’elaborazione di queste proposte per specifiche macro-
della letteratura scientifica. tipologie di progetto. Ad oggi tuttavia tali linee guida,
Inoltre, questo principio è oggetto di critica da parte di anche per la oggettiva complessità della materia, non
chi ritiene che in questo modo non si incentivano gli risulta siano state emanate tanto che l’Autorità, dal canto
interventi (riferiti ad esempio alla sostituzione di mac- suo, sta valutando l’opportunità di occuparsene in prima
chinari particolarmente obsoleti, come nel caso 1 visto persona.

Figura 2.4
Relazione fra i concetti di addizionalità e baseline (Fonte: ENEA)
Efficienza energetica

ηpost impianto nuovo

η vecchio impianto, caso 3

η vecchio impianto, caso 2 η Baseline

η vecchio impianto, caso 1

Il Fondo Rotativo “Kyoto” contribuiscono alla riduzione delle emissioni e, di


conseguenza, al rispetto degli obblighi imposti dal
Il Fondo Rotativo istituito con la Legge Finanzia- Protocollo di Kyoto. Il Fondo è stato reso opera-
ria Italiana del 2007 (Legge 27 Dicembre 2006, n. tivo dall’emanazione di una Circolare applicativa
296), noto come “Fondo Rotativo Kyoto”, mette a del 16 Febbraio 201250del Ministero dell’ambiente e
disposizione risorse pubbliche per la concessione della tutela del territorio e del mare, che ha permes-
di credito agevolato a sostegno di investimenti che so l’avvio del primo ciclo il 16 Marzo 2012, ben 5

50
Circolare attuativa, ex articolo 2, comma 1, lettera s), del Decreto del 25 novembre 2008 “Disciplina delle modalità di erogazione dei finanziamenti a
tasso agevolato ai sensi dell’articolo 1, comma 1110-1115, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 – Fondo Rotativo per il finanziamento delle misure
finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto”.

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anni dopo la sua istituzione. mestrali, costanti e posticipate, con l’applicazione


di un tasso fisso dello 0,5%.
Gli interventi finanziabili sono raggruppati in 7
“misure”51, di cui solo 3 (riportate di seguito) rife- LA TABELLA 2.9 mostra la ripartizione delle risorse
ribili all’efficienza energetica: stanziate per il primo Ciclo di Programmazione
•• misura “microcogenerazione diffusa” per il fi- con riferimento alle 3 misure evidenziate sopra,
nanziamento di impianti di generazione com- per un totale di 170 mln €. La prima tranche di fi-
binata di energia elettrica e/o termica e/o mec- nanziamenti, il cui processo di richiesta si è chiu-
canica fino a 50 kW e che utilizzano quali fonti so il 14 Luglio 2012, ha visto arrivare in sole due
energetiche gas naturale, Biomassa Vegetale Solida, ore dall’apertura il 16 Marzo 2012 della la piatta-
biocombustibili liquidi di origine vegetale, Biogas, forma on line oltre 7.000 accessi, 605 domande e
o in co‐combustione gas naturale‐biomassa; 60 mln € complessivamente richiesti.
•• misura “motori elettrici” per il finanziamento
della sostituzione di motori con potenza nomi- L’interesse complessivo si è però concentrato sulle
nale superiore a 90 kW con apparecchiature ad rinnovabili (in primis fotovoltaico), mentre le do-
alta efficienza; mande per l’efficienza energetica hanno riscon-
•• misura “usi finali” per il finanziamentodi in- trato scarso successo, registrando valori presso-
terventi di risparmio energetico e incremento ché nulli con riferimento ai “motori elettrici” e la
dell’efficienza negli usi finali dell’energia, sull’in- “micro cogenerazione diffusa”.
volucro degli edifici esistenti, sulla climatizzazio-
ne e teleriscaldamento o da impiego di geotermia, Il nuovo ciclo di finanziamenti agevolati avrà una
per gli impianti di cogenerazione fino a 5 MW. dotazione di 470 mln € ed è prevista per i prossimi
mesi, probabilmente entro l’anno corrente, l’emana-
La dotazione del Fondo, pari complessivamente zione di una nuova circolare ministeriale che do-
a 600 mln € ripartiti in tre cicli di programma- vrebbe prevedere, stando ai “rumors” provenienti
zione annuale, va a finanziare al massimo il 70% dai soggetti preposti, la definizione di correttivi
dell’investimento per i privati52 ed il 90% per gli in termini di misure e soggetti che possono acce-
enti pubblici. I soggetti che possono beneficiare dei dere all’incentivazione, anche in virtù delle novità
finanziamenti agevolati (di durata non inferiore a introdotte dal Decreto Sviluppo, come nuovi vincoli
tre anni e non superiore a sei anni per i sogget- a favore delle imprese che assumono nel campo del-
ti privati, e non superiore ai 15 anni per i soggetti la green economy, escludendo invece dalla lista dei
pubblici) previsti dal Fondo Rotativo sono le im- potenziali beneficiari gli enti pubblici ed il retail.
prese di tutti i settori, comprese le ESCo, persone
fisiche, persone giuridiche private comprese fon- Inoltre appare plausibile prevedere un aumento
dazioni e associazioni, soggetti pubblici e condo- delle risorse disponibili – si parla di 250 mln €
mini comprendenti almeno 10 unità abitative. Tali l’anno, rifinanziando il Fondo con i proventi de-
soggetti, attraverso il circuito bancario, potranno rivanti dalle aste dei permessi della CO2 – e di un
ottenere finanziamenti agevolati che assumono la allungamento dell’orizzonte di validità del Fondo
forma di prestiti di scopo, da restituirsi a rate se- – fino al 2020.

Tabella 2.9
Risorse stanziate per il primo Ciclo di Programmazione del Fondo Rotativo Kyoto, con riferimento alle misure riferibili
all’efficienza energetica

Misura Microcogenerazione diffusa Motori elettrici Usi finali

Risorse stanziate [€] 25.000.000 15.000.000 130.000.000

51
“Misura microcogenerazione diffusa”, “Misura rinnovabili”, “Misura motori elettrici”, “Misura usi finali”, “Misura protossido di azoto”, “Misura ricerca”,
“Misura gestione forestale sostenibile”
52
l’intensità del beneficio per le imprese non può superare la quota di aiuto di Stato c.d. “de minimis”, di cui al Regolamento (CE) n. 1998/2006

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2.3.3 La “Strategia Energetica zare una serie di interventi che avevano dato talora
Nazionale” l’impressione di sottendere visioni contrastanti del fu-
turo energetico del nostro Paese, il documento – che
Negli ultimi giorni di Agosto 2012 ha iniziato a circo- va analizzato con tutte le cautele del caso trattando-
lare per la consultazione pubblica una bozza di docu- si di un testo ancora in gestazione e precisando che
mento concernente la “Strategia Energetica Nazio- si fa qui riferimento alla “bozza” (SI VEDA BOX 2.13)
nale, per un’energia più competitiva e sostenibile”. a disposizione al 17 Ottobre 2012 - merita tuttavia
Atteso in realtà ormai da tempo, anche per armoniz- qualche commento anche in questo Rapporto.

Box 2.13
La Strategia Energetica Nazionale in sintesi

Le azioni proposte nella Strategia Energetica Nazionale 4. lo sviluppo di un mercato elettrico coerentemente in-
– che guarda al 2020 come principale orizzonte di rife- tegrato con quello europeo, caratterizzato da prezzi
rimento – puntano a far sì che l’energia non rappresenti competitivi con l’Europa e con la graduale integrazio-
più per l’Italia un fattore strutturale di svantaggio compe- ne della produzione rinnovabile, grazie ad importanti
titivo, attraverso il raggiungimento di 4 macro-obiettivi: investimenti nelle infrastrutture che lo costituiscono;
(i) la competitività nei settori a più elevata incidenza di 5. la ristrutturazione del settore della raffinazione e della
consumi elettrici e di gas, al fine di ridurre il differenziale rete di distribuzione dei carburanti, verso una confi-
di costo dell’energia che oggi esiste fra i consumatori fi- gurazione sostenibile e con caratteristiche di compe-
nali e le imprese. Questo obiettivo, oltre a permettere una titività e qualità del servizio affini a quelle europee;
migliore distribuzione della ricchezza, consentirebbe un 6. la crescita ragionevole della produzione nazionale di
graduale allineamento ai costi e prezzi dell’energia euro- idrocarburi, nel rispetto dei più elevati standard inter-
pei; (ii) il rispetto verso l’ambiente, non, tuttavia, a di- nazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale;
scapito della qualità del servizio di fornitura dell’energia, 7. la modernizzazione del sistema di governance, al fine
con lo scopo preservare le risorse attualmente utilizzate di rendere i processi decisionali degli stakeholder del
per raggiungere e superare gli obiettivi ambientali definiti settore energetico meno dispendiosi in termini di ri-
nel Pacchetto 20-20-20; (iii) la sicurezza di approvvigio- sorse e maggiormente efficaci.
namento delle fonti energetiche, in modo tale da poter ri- La realizzazione di questa strategia consentirà un’evolu-
durre significativamente la dipendenza estera che da anni zione del sistema graduale ma significativa ed il supera-
grava sul Paese, in particolar modo per il settore del gas; mento degli obiettivi europei 20-20-20, con i seguenti
(iv) la crescita economica sostenibile, favorendo impor- risultati attesi al 2020:
tanti investimenti nel settore energetico e nell’indotto, •• allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli euro-
per il rilancio della ricerca e dell’innovazione nel settore. pei per tutte le fonti energetiche: elettricità, gas ecar-
Per il raggiungimento di questi risultati la strategia si ar- buranti;
ticola in sette priorità con specifiche misure concrete a •• - 14 mld €/anno di fattura energetica estera (rispet-
supporto avviate o in corso di definizione: to ai 62 mld € attuali), con la riduzione dall’84 al
1. la promozione dell’Efficienza Energetica, considerato 67% della dipendenza dall’estero, grazie a efficienza
uno strumento ideale per perseguire tutti gli obiettivi energetica, aumento produzione rinnovabili, minore
sopra menzionati e per la quale si auspica il supera- importazione di elettricità e maggiore produzione di
mento degli obiettivi europei; risorse nazionali;
2. lo sviluppo di un mercato del gas competitivo, inter- •• 180 mld € di investimenti da qui al 2020, sia nella
connesso a quello europeo sia in termini di approv- green e white economy (rinnovabili e efficienza ener-
vigionamento che in termini di prezzi, creando l’op- getica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e
portunità di diventare il principale hub sud-europeo; gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi);
3. lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, per •• - 19% di emissioni di gas serra, superando gli obiet-
le quali il Paese intende superare gli obiettivi europei tivi europei per l’Italia pari al 18% di riduzione rispet-
(“20-20-20”), contenendo al contempo l’onere ripar- to alle emissioni del 2005;
tito in bolletta ai clienti finali; •• 20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui con-

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sumi primari (rispetto a circa il 10% del 2010) con mo periodo (2030 e 2050), l’Italia condivide lo spirito
una riduzione dall’86 al 76% dei combustibili fos- della Roadmap europea 2050 di sostanziale decarbo-
sili. In particolare, ci si attende che le rinnovabili nizzazione dell’economia, che punta ad un abbattimen-
diventinola prima fonte nel settore elettrico, supe- to fino all’80% delle emissioni. L’Italia si propone una
rando il gas, con oltre il 38% dei consumi (rispetto al strategia di lungo periodo flessibile ed efficiente per
23% del 2010); perseguire la scelta di fondo di decarbonizzazione, pre-
•• - 24% dei consumi primari rispetto all’andamento stando attenzione e facendo leva – soprattutto tramite
inerziale al 2020 (ovvero, -4% rispetto al 2010), su- la ricerca e lo sviluppo tecnologici – sui possibili ele-
perando gli obiettivi europei di -20%, principalmen- menti di discontinuità (quali, tra gli altri, una più rapi-
te grazie alle azioni di efficienza energetica. da riduzione dei costi nelle tecnologie rinnovabili e di
accumulo, nei biocarburanti, o nella cattura e stoccag-
Per quanto riguarda l’orizzonte di lungo e lunghissi- gio della CO2).

E’ interessante sottolineare come la prima pri- Il giudizio degli operatori è sicuramente positivo.
orità per la Strategia Energetica Nazionale sia La definizione degli obiettivi per i soggetti ob-
l’efficienza energetica, cui si attribuiscono 60 sui bligati dopo il 2012 rappresenta indubbiamente
180 mld € di investimenti totali mobilizzati nel una conditio sine qua non per la sopravvivenza
periodo ed un contributo in termini di riduzione e sviluppo del meccanismo. Com’è noto, infatti, il
dei consumi energetici primari al 2020 del 24% ritardo nella fissazione degli obiettivi ha rallentato
rispetto ai valori tendenziali, a cui corrispondono le attività di ottenimento dei titoli, “smorzando” sul
circa 8 mld € di risparmio sulle importazioni ed nascere di fatto i benefici attesi derivanti dall’intro-
una riduzione di circa 55 mln di tonnellate di CO2 duzione della Delibera EEN 9/11. Anche l’estensio-
emesse. ne dei soggetti “abilitati” ad operare con i TEE è
apprezzata dagli operatori, che anzi auspicano –
Per quanto concerne l’efficienza energetica in mentre non ve ne è traccia nell’attuale versione della
ambito industriale il documento programmati- SEN – di estendere all’EGE53 il novero dei soggetti
co del Governo è molto chiaro – ed in questo co- “volontari” che possono accedere al meccanismo
erente con le nostre rilevazioni – nell’individuare dei TEE, abilitando questi soggetti ad operare anche
le cause che inibiscono la diffusione “pervasiva” come “energy manager di distretto” e quindi aggre-
degli interventi di efficienza energetica, sebbene gatori di cluster di imprese.
(come mostrato peraltro dalle nostre analisi) siano
spesso economicamente convenienti, nella limitata L’introduzione di premialità, che tengano conto
disponibilità di competenze interne specializzate, della “virtuosità” delle diverse tecnologie, e la ri-
soprattutto per le aziende medio-piccole, la bassa duzione degli adempimenti burocratici rappre-
propensione a realizzare interventi con pay-back sentano “due facce della stessa medaglia”, ossia
spesso lunghi e la scarsità di attori specializzati il miglioramento dell’appetibilità dei TEE. In
per interventi spesso complessi, questo senso la SEN sembra andare nella stessa di-
rezione della Delibera EEN 9/11 ed è evidente che
Per superare queste barriere, la SEN si focalizza gli operatori si aspettino ora un intervento (dopo
innanzitutto sul rafforzamento del meccanismo quello sulla durabilità) anche sul concetto di addi-
dei TEE, attraverso una serie di proposte: (i) defi- zionalità (SI VEDA BOX 2.14). La laboriosità dell’iter
nizione degli obiettivi post-2012; (ii) estensione di ottenimento dei TEE, che nel caso industriale si
della lista dei soggetti obbligati; (iii) introduzione riferiscono in massima parte a progetti a consunti-
di nuove schede ed aree di intervento; (iv) intro- vo, ha fatto emergere in taluni casi delle storture
duzione di premialità per tecnologie virtuose ed come nel caso di ESCo che operano come “gestori
un raccordo alla vita utile dei benefici; (v) ridu- della carta” per l’ottenimento di TEE su interventi
zione degli adempimenti burocratici. da realizzare o già realizzati, indipendentemente

53
Esperto in Gestione dell’Energia, soggetto che ha le conoscenze, l’esperienza e la capacità necessarie per gestire l’uso dell’energia in modo efficiente”.
(Fonte: Norma UNI CEI 11339)

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dal fatto che abbiano avuto un ruolo attivo nel- •• al paragone con la “nuova” Direttiva Euro-
la realizzazione degli stessi. La semplificazione pea approvata in prima lettura nel Settembre
dell’iter burocratico potrebbe portare le imprese- 2012, rispetto alla quale la SEN invece non si
ad occuparsi in prima persona dell’ottenimento dei sbilancia sulla promozione di audit energeti-
TEE sui progetti eseguiti, lasciando però alle ESCo ci, che invece può avere, a detta degli operato-
il compito – ad esse più naturale ed in questo ri – se opportunamente “dosata” ed evitando il
chiaramente riconosciuto dalla SEN – di suppor- rischio di “svilire” l’audit stesso, alla stregua di
tare le imprese nella definizione e realizzazione di quanto accaduto con l’Attestato di Certificazione
programmi di intervento. Energetica degli edifici – un impatto importan-
te nel colmare uno dei gap più significativi nel
L’introduzione di nuove schede tecniche standar- nostro Paese, ovvero la mancanza di “cultura”
dizzate rappresenta, invece, per il settore indu- dell’efficienza energetica soprattutto nel siste-
striale, un elemento da valutare con attenzione: è ma industriale;
indubbio che la definizione di una scheda, soprat- •• all’assenza di riferimenti espliciti alla ISO
tutto se standardizzata, faciliti l’iter di richiesta e 50001 sui Sistemi di Gestione dell’Energia e
ottenimento titoli, tuttavia non si può ignorare il più in generale alle “certificazioni” cui si è fatto
fatto che il settore industriale presenti forti speci- prima riferimento in questo capitolo, segno for-
ficità che mal si adattano ad essere “standardizza- se di un ridotto commitment del nostro Paese
te”, con il rischio concreto di sottostima dei bene- verso questi sistemi di controllo che tuttavia
fici dell’intervento54. hanno dato prova, dove sono stati correttamen-
te implementati, di un effetto “volano” (e senza
Rimangono alcuni “nei”– sulla cui entità gli ope- costi per la collettività) rispetto alla diffusione
ratori non sono concordi – che fanno riferimento: della cultura dell’efficienza energetica.

54
La Delibera EEN 9/11 preveda la possibilità di applicare il metodo a consuntivo anche per interventi per i quali sono disponibili schede standardizzate
o analitiche, “purchè tale scelta sia opportunamente motivata”, come ad esempio nel caso in cui si voglia proporre un coefficiente di durabilità diverso o
godere di una diversa tempistica nella presentazione-istruttoria della proposta. In tal caso, ovviamente, verrebbero meno i benefici della standardizzazione.

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3.
LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA
DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
IN IMPRESA
3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

L
’obiettivo di questo capitolo è fornire un qua- ticolare gli impianti di cogenerazione, gli impianti
dro delle principali soluzioni che possono ORC ed i sistemi per la produzione di energia elet-
essere adottate per realizzare interventi di ef- trica da fonti rinnovabili, con riferimento a fotovol-
ficienza energetica in ambito industriale ed illustrar- taico e mini-eolico (SI VEDA FIGURA 3.1).
ne la relativa convenienza economica. Le soluzioni
che saranno considerate in questo capitolo possono Per ogni soluzione adottabile in ambito industriale,
essere classificate in: (i) soluzioni che consentono in questo capitolo si procederà innanzitutto a descri-
una riduzione dei consumi di energia elettrica o verne il principio di funzionamento e l’architettu-
termica; (ii) soluzioni che consentono una riduzio- ra, analizzando, qualora ve ne fossero, le principali
ne della dipendenza dall’approvvigionamento di alternative tecnologiche disponibili a livello com-
energia elettrica o di combustibile (tipicamente merciale. Per ogni soluzione si fornirà quindi un’a-
gas naturale) utilizzato per la produzione di energia nalisi della convenienza economica, in modo tale da
termica, a parità di consumi. poterle rendere confrontabili nell’ottica dell’investito-
re. In particolare, per quanto riguarda le tecnologie
Tra le prime, si considereranno in particolare l’ado- per il risparmio energetico in senso stretto, si calco-
zione di motori elettrici ad alta efficienza, l’utilizzo lerà il costo medio necessario per risparmiare un
di inverter, la realizzazione di interventi di rifasa- singolo kWh (elettrico o termico) lungo la vita uti-
mento, l’adozione di UPS ad alta efficienza, l’adozio- le della tecnologia. Questo indicatore potrà quindi
ne di sistemi di combustione efficienti e migliora- essere paragonato con il costo che l’utilizzatore finale
menti in termini di efficienza realizzabili a livello di dovrebbe sostenere per acquistare un kWh dal mer-
sistemi di refrigerazione ed aria compressa. Tra le cato (nel caso di energia elettrica1) o per produrlo
seconde, si prenderanno in considerazione in par- in loco, utilizzando una tecnologia tradizionale (nel

Figura 3.1
Soluzioni per l’efficienza energetica in impresa considerate nell’analisi

Tipologie di
soluzioni

Riduzione dipendenza
Riduzione consumi da approvvigionamento,
di energia a parità di consumi

Soluzioni Interventi Produzione elettrica Produzione


singole "sistemici" e/o termica elettrica
"efficiente" da FER

Motori Rifasamen- Sistemi Aria com- Refrigera-


Inverter UPS to carichi efficienti di Cogenera- Fotovol-
elettrici pressa zione taico
elettrici combu- zione
stione
ORC Mini-eolico

1
Si considererà come prezzo di riferimento dell’energia elettrica 13 c€/kWh (che scende a 10 c€/kWh per alcune particolari applicazioni riferibili ad imprese
“energivore”. Per quanto riguarda il calore, si considererà 4,7 c€/kWh come costo di produzione dell’energia termica nel caso di generazione con caldaia
tradizionale alimentata a gas naturale.

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

caso di calore). Ciò permette di fornire una prima per migliorare le prestazioni energetiche di una so-
importante valutazione della sostenibilità economica luzione esistente e funzionante, dall’altro quello in
degli investimenti in efficienza energetica considerati cui si desidera comprendere se orientarsi, in sede di
in questo studio. Per quanto riguarda invece le alter- sostituzione a fine vita di una soluzione, verso un’a-
native tecnologiche per la riduzione della dipen- naloga tecnologia tradizionale (normalmente meno
denza dall’approvvigionamento di energia elettri- costosa), piuttosto che verso una soluzione più effi-
ca o di gas naturale utilizzato per la produzione di ciente, ma che comporta un investimento maggiore.
energia termica a parità di consumi, la convenienza Infine, si è introdotta per ogni soluzione un’analisi di
economica è stata valutata calcolando il costo medio sensitività del costo del kWh risparmiato o generato
del kWh prodotto durante la vita utile dell’impian- e del Tempo di Pay-Back dell’investimento al variare
to. Anch’esso può essere confrontato con il prezzo di di alcuni parametri “critici” di funzionamento, primo
acquisto dell’energia elettrica dalla rete o con il costo su tutti il numero di ore annue di utilizzo della tecno-
della generazione di calore presso il sito industriale, logia. Anche l’entità dell’investimento chiavi in mano
con tecnologia tradizionale. A questa prima analisi della soluzione energeticamente efficiente è stata og-
viene affiancata una stima del Tempo di Pay-Back getto di analisi di sensitività.
dell’investimento in ciascuna delle soluzioni ener-
geticamente efficienti. Questo in quanto, come chia- La sezione Metodologia, nelle pagine conclusive del
ramente emerso dal confronto con gli operatori del Rapporto, riporta in dettaglio tutte le ipotesi assun-
settore, il Tempo di Pay-Back dell’investimento rap- te e i dati utilizzati per il calcolo degli indicatori di
presenta il principale indicatore utilizzato per valuta- convenienza economica che saranno presentati di
re la bontà degli investimenti in efficienza energetica. seguito in questo capitolo.
Per le valutazioni della convenienza economica degli
impianti di produzione di energia elettrica da fonti In conclusione, l’obiettivo dell’analisi riportata in
rinnovabili, si rimanda al Solar Energy Report 2012 questo capitolo è di rendere confrontabili tra loro,
ed al Wind Energy Report 2012. dal punto di vista ecnomico, differenti soluzioni
di efficienza energetica applicabili in ambito in-
Queste valutazioni economiche sono state condotte, dustriale, così da offrire uno strumento utile a chi
per le soluzioni ove tale possibilità appaia sensata, lavora nelle varie fasi della catena del valore dell’ef-
considerando sia il caso di sostituzione “obbligata”, ficienza energetica per valutare la convenienza re-
a fine vita, della tecnologia precedentemente adot- lativa di differenti interventi in ambito industriale.
tata con una più efficiente, sia il caso di sostituzione
“volontaria” di una tecnologia ancora funzionante, 3.1 Le soluzioni per la riduzione
con una più efficiente. Nel secondo caso si assume
che l’investitore possa scegliere, fatte le opportune
del consumo di energia
valutazioni economiche, di sostituire una soluzione
consolidata che risulta ancora potenzialmente utiliz- 3.1.1 Motori elettrici
zabile (ad esempio, un motore elettrico tradizionale) Un motore elettrico è una macchina elettrica che,
con una tecnologia a maggiore efficienza energe- data una potenza in ingresso di tipo elettrico, resti-
tica (ad esempio, un motore ad alta efficienza). In tuisce in uscita una potenza di tipo meccanico, il
quest’ottica, l’investimento che l’adozione del siste- cui funzionamento si basa sul principio del campo
ma energeticamente efficiente comporta e che viene magnetico rotante. A livello generale, prescinden-
considerato nell’analisi è dato dal costo di acquisto do quindi dalle peculiarità di ciascuna macchina,
di quest’ultimo. Viceversa, nel caso di sostituzione essa è tipicamente costituita da due cilindri coas-
“forzata”, l’investimento che l’adozione del sistema a siali separati da uno spessore uniforme di aria, de-
maggiore efficienza energetica comporta è assunto nominato “traferro”. In uno dei due cilindri è posi-
pari al costo di acquisto differenziale della tecnologia zionata una bobina di spire messe in serie tra loro.
a maggiore efficienza energetica (nel nostro esempio, Nel momento in cui queste ultime sono percorse
il motore ad alta efficienza), rispetto alla tecnologia da corrente, si genera un campo magnetico, il qua-
tradizionale (ossia il motore tradizionale). Così fa- le interagendo con il campo magnetico statorico
cendo, la nostra analisi ci permette di simulare due produce una coppia di forze che costringono la bo-
momenti decisionali differenti, ma ugualmente bina (e quindi il cilindro) a ruotare. Tale rotazione
importanti per la diffusione delle soluzioni di effi- è impartita ad un albero rotante, che può far fun-
cienza energetica in ambito industriale. Da un lato, zionare un qualsiasi apparecchio ad esso collegato
il caso in cui si vuole capire se conviene intervenire (come ad esempio una pompa, un compressore o

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

un nastro trasportatore). dimensione, con conseguente riduzione delle perdi-


te meccaniche. Bisogna anche notare che, grazie a
La capillare diffusione di questa tecnologia a li- questi accorgimenti, i motori ad alta efficienza, a pa-
vello industriale, nell’ordine dei 15 milioni di uni- rità di potenza, sono caratterizzati da una curva del
tà installate ad oggi in Italia, fa sì che circa i tre rendimento che risulta essere più “piatta” al variare
quarti dell’energia elettrica consumata nel settore del fattore di carico, tale cioè da garantire anche in
industriale in Italia è attribuibile al funzionamen- caso di carico ridotto un rendimento prossimo, o
to di motori elettrici, valore che corrisponde a circa comunque non eccessivamente distante, da quello
il 40% del consumo elettrico nazionale. Considerati ottimale.
questi dati, il tema dell’efficienza energetica dei mo-
tori elettrici assume un’importanza preponderante. Un’altra classe di interventi volti a conseguire una
riduzione dei consumi di elettricità a parità di
La riduzione dei consumi energetici in un motore utilizzo del motore elettrico è legata al suo funzio-
elettrico può essere conseguita attraverso diversi ap- namento. Si fa qui riferimento in primis all’utilizzo
procci, che riguardano sia le caratteristiche costrut- di inverter (di cui si parlerà nel paragrafo successi-
tive del motore stesso che le condizioni di funzio- vo), i quali permettono di variare la frequenza del-
namento. Riguardo alle prime, un motore elettrico la corrente di alimentazione di un motore elettrico
ad alta efficienza ha caratteristiche costruttive, e, di conseguenza, la sua velocità di rotazione in
rispetto ad un motore tradizionale, tali da ridur- funzione del carico (riducendo quindi il consumo
re le perdite di natura meccanica (per attrito e per energetico del motore). In secondo luogo, giocano
ventilazione), nel ferro a vuoto (proporzionali al un ruolo importante i dispositivi di trasmissione,
quadrato della tensione e costituite da perdite per impiegati per trasmettere il moto dal motore elet-
isteresi e per correnti parassite) e per effetto Jou- trico alla macchina operatrice, nel caso in cui, come
le (proporzionali al quadrato della corrente, negli accade di frequente, non vi sia accoppiamento di-
avvolgimenti di statore e rotore). In particolare, la retto tra i due. I dispositivi di trasmissione, infatti,
migliore performance è ottenuta grazie all’utilizzo di non sono in grado di trasmettere a quest’ultima tut-
materiali diversi rispetto ai tradizionali. Nei motori ta la potenza fornita dal motore, pertanto la scelta
ad alta efficienza le parti conduttrici sono realizzate di sistemi a maggior rendimento si traduce in un
in rame, materiale caratterizzato da bassa resistività contenimento delle perdite e dei consumi di ener-
e da ottime proprietà tecnologiche quali trafilabili- gia. Ad esempio, sostituendo uno dei sistemi di tra-
tà, facilità di laminazione, saldabilità ed elevate pro- smissione maggiormente diffusi, come le cinghie
prietà meccaniche, oppure in alluminio, che è meno trapezoidali, con un sistema più efficiente a cinghie
costoso del rame ed ha valori inferiori di peso speci- dentate, il maggior costo d’investimento associabile
fico e temperatura di fusione, che si traducono però a queste ultime permette di ottenere un risparmio
in caratteristiche elettriche e meccaniche inferiori. energetico nell’ordine del 5-10%, ripagando l’inve-
L’aumento di efficienza nei motori viene conseguito stimento nel giro di uno o pochi anni (in funzione
anche grazie alla modifica di alcuni elementi co- della taglia del motore e dell’utilizzo dello stesso).
struttivi, come ad esempio il nucleo, che nei motori
più efficienti è realizzato con lamierini a basse per- Focalizzando l’attenzione sulle caratteristiche co-
dite in modo da diminuire quelle a vuoto, oppure struttive del motore, esiste una norma che a livello
utilizzando una sezione maggiorata dei conduttori internazionale definisce le classi di rendimento per i
dello statore e del rotore per ridurre le perdite per motori elettrici. Si fa riferimento qui alla IEC 60034-
effetto Joule, oppure ancora grazie ad un’attenta 30:2008, che stabilisce le classi di rendimento per i
scelta delle cave e della geometria delle stesse in motori asincroni trifase a bassa tensione2 (che rap-
funzione di quella che sarà l’applicazione del mo- presentano l’ampia maggioranza dei motori utilizza-
tore in questione. Tali modifiche portano anche ad ti in ambito industriale). Ogni classe di rendimento
una minore produzione di calore, pertanto è possi- prevede la sigla “IE” che sta per “Efficienza Inter-
bile impiegare ventole di raffreddamento di minore nazionale” a cui si affianca un numero, in ordine

2
Il campo di applicazione di tale norma fa riferimento a motori asincroni trifase, a 50 e 60 Hz, con rotore a gabbia ad una sola velocità con le seguenti carat-
teristiche: (i) tensione nominale fino a 1000 V; (ii) potenza nominale compresa tra 0,75 kW e 375 kW; (iii) 2, 4 o 6 poli; (iv) targati in base al tipo di servizio
S1 (servizio continuo) o S3 (servizio intermittente periodico) con un rapporto di intermittenza nominale uguale o superiore all’80%; (v) in grado di funzionare
collegati direttamente alla linea di alimentazione; adatti per le condizioni di funzionamento secondo la IEC 60034-1. Rientrano nella norma anche i motori
con flange, piedi o alberi di dimensioni meccaniche diverse da quelle stabilite nella IEC 60072-1, ed anche i motoriduttori ed i motori auto frenanti con anche
alberi e flange speciali.

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crescente di efficienza. Per questo motivo, la sigla L’efficienza energetica costituisce un elemento fon-
IE1 fa riferimento a motori con rendimento “stan- damentale per un motore elettrico anche perché,
dard”, IE2 a motori con rendimento “elevato” ed IE3 per questa tipologia di macchine, il costo dell’e-
a motori con rendimento “premium”3. Tale classifi- nergia consumata rappresenta, lungo la loro vita
cazione permette successive integrazioni a seguito utile, una porzione molto importante del cosid-
degli sviluppi futuri della tecnologia. Ad esempio, è detto Total Cost of Ownership (TCO)4. Si consideri
oggi in fase di progetto da parte dei principali produt- ad esempio un motore elettrico che aziona un ven-
tori di motori elettrici la nuova classe di efficienza IE4, tilatore del condensatore all’interno di un sistema
definita “super premium”. Secondo alcuni costruttori di refrigerazione, avente le seguenti caratteristiche:
(ad esempio ABB), l’adozione di dispositivi IE4 con- •• potenza: 37 kW;
sentirà, rispetto ai motori di classe IE2, una riduzione •• classe energetica: IE2;
delle perdite energetiche pari al 40% ed una maggiore •• ore annue di funzionamento: 4.000 h;
affidabilità, grazie ai benefici della tecnologia a ma- •• fattore di carico: 75%;
gneti permanenti combinata con la semplicità e facili- •• vita utile: 15 anni;
tà di utilizzo dei motori ad induzione. •• costo dell’energia: 0,13 €/kWh.

Le classi di rendimento definite dalla norma IEC Una macchina di questo tipo ha un costo di acquisto
60034-30:2008 sono state recepite in Europa dal Re- medio, comprensivo di installazione, pari a 2.210 €.
golamento della Commissione 640/2009, il quale Quest’ultimo pesa per l’1,5% del TCO, mentre l’e-
prevede che, con scadenze temporali predefinite, nergia pesa per il 97,8%, a fronte di uno 0,7% im-
siano immessi sul mercato solo motori elettrici putabile ai costi di manutenzione necessari durante
aventi un’efficienza minima via via crescente: la vita utile. La TABELLA 3.1 mostra come questi dati
•• dal 16 Giugno 2011, i motori immessi sul merca- cambino al variare della classe di efficienza (IE1, IE2
to per la prima volta devono appartenere ad una ed IE3). È interessante notare come quest’ultima
classe di rendimento minima IE2; non incida in maniera rilevante sul peso delle diver-
•• dal 1 Gennaio 2015, i motori con una potenza se voci di costo sul TCO.
nominale compresa tra 7,5 – 375 kW dovranno
essere di una classe di rendimento minima IE3 o Nella valutazione economica di questa tecnologia
IE2, se dotati di nverter; sono stati considerati due casi:
•• dal 1 Gennaio 2017, i motori con una potenza •• il caso di sostituzione di un motore funzionante
nominale tra 0,75 – 375 kW dovranno essere di ad efficienza standard con uno ad efficienza più
una classe di rendimento minimo IE3 IE2, se elevata. Si valuterà in particolare la sostituzione di
equipaggiati con inverter. un motore standard (classificato IE1) sia con un

Tabella 3.1
Peso percentuale delle differenti componenti del Total Cost of Ownership di un motore elettrico al variare della classe
di efficienza

Classe di efficienza/
Componenti del TCO IE1 IE2 IE3

% costo di acquisto e installazione 1,0% 1,5% 2,1%

% costo di manutenzione 0,5% 0,7% 1,0%

% costo dell’energia 98,5% 97,8% 96,8%

3
In precedenza, i motori trifase a bassa tensione erano classificati secondo tre classi di efficienza, denominate EFF 1, EFF2 ed EFF3 (dalla più efficiente alla
meno efficiente), definite sulla base di un accordo volontario tra i produttori di motori e la Commissione Europea. Sebbene vi siano delle differenze tra le due
classificazioni, legate in primis al metodo utilizzato per determinare l’efficienza di un motore, si possono considerare valide le seguenti equivalenze: EFF1=IE2
ed EFF2=IE1, mentre la classe IE3 non ha una classe equivalente.
4
Il Total Cost of Ownership (o TCO) tiene conto di tutti i costi associati ad un’apparecchiatura o macchina industriale lungo l’intero ciclo di vita, opportuna-
mente attualizzati per tenere conto dei diversi istanti temporali in cui tali costi si verificano. Nella fattispecie, le voci di costo considerate sono: acquisto,
installazione, energia e manutenzione.

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Tabella 3.2
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard con uno apparte-
nente alla classe di efficienza IE2

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 11,51 9,67 19,70 31,21 >> vita utile >> vita utile

4.000 4,96 4,27 7,57 10,16 12,70 12,85

7.680 2,43 2,11 3,59 4,67 5,64 5,69

dispositivo con classe di efficienza IE2 che con un dello stesso con un motore di classe IE2 non risul-
dispositivo con classe di efficienza IE3; ta economicamente conveniente, con un Tempo di
•• Il caso di sostituzione di un motore ad efficien- Pay-Back che corrisponderebbe per le taglie mag-
za standard non funzionante. In questo caso si giori al termine della vita tecnica del nuovo motore
valuterà sia l’installazione di un motore di classe o addirittura oltre. Nel caso di un numero di ore di
IE2 ed IE3 rispetto all’opportunità di riavvolgi- funzionamento maggiore (in particolare, 4.000 o
mento5, sia l’installazione di un motore di classe 7.680 all’anno), il Tempo di Pay-Back migliora sen-
IE3 rispetto ad uno di classe IE2, qualora il mo- sibilmente, anche se livelli accettabili dell’indicato-
tore non funzionante non possa essere riavvolto. re si raggiungono solo per motori di taglia piccola,
non superiore ai 15 kW. Le importanti variazioni
La TABELLA 3.2 riporta il Tempo di Pay-Back asso- del Tempo di Pay-Back al variare della taglia del
ciato alla sostituzione di un motore funzionante ad motore presa in considerazione sono dovute al
efficienza standard con uno appartenente alla classe diverso costo di investimento specifico ed al dif-
di efficienza IE2, calcolato in funzione della potenza ferenziale tra l’efficienza del motore standard e
del motore e delle ore di funzionamento annue. quello ad alta efficienza, che varia al variare della
taglia della macchina.
Analizzando i risultati ottenuti è evidente, com’è
ragionevole attendersi, che il Tempo di Pay-Back La TABELLA 3.3 riporta invece il Tempo di Pay-
diminuisce all’aumentare delle ore di funziona- Back associato alla sostituzione di un motore
mento del motore. Nel caso in cui si stia lavorando funzionante ad efficienza standard con uno ap-
con un motore ad efficienza standard che funziona partenente alla classe di efficienza IE3, calcolato in
solo per un numero di ore ridotto, la sostituzione funzione della potenza del motore e delle ore di

Tabella 3.3
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard con uno apparte-
nente alla classe di efficienza IE3

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 10,88 9,46 17,42 24,21 31,06 >> vita utile

4.000 4,73 4,19 6,91 8,72 10,14 11,80

7.680 2,33 2,08 3,31 4,08 4,46 5,30

5
Il riavvolgimento di motori elettrici è un intervento di manutenzione che si rende necessario per ripristinare la corretta funzionalità del rotore, ossia l’ele-
mento sul quale vengono avvolte le spire di rame destinate a creare, attraversate da energia elettrica, il campo magnetico che interagendo con quello dello
statore causerà il moto rotatorio. La perdita di efficienza associata all’operazione di riavvolgimento varia tipicamente tra lo 0,5% ed il 4%, pertanto si assume
una perdita media costante del 2%.

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Tabella 3.4
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla classe IE2 rispetto ad un motore
non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 5,92 10,94 21,19 32,89 >> vita utile >> vita utile

4.000 2,75 4,75 7,97 10,45 12,89 12,94

7.680 1,38 2,34 3,77 4,78 5,71 5,73

funzionamento annue. pare coerente con una soglia di rientro nell’ordine


di 2 o 3 anni, normalmente assunta dalle imprese
Nonostante valgano anche in questo caso le mede- intervistate.
sime considerazioni svolte con riferimento alla TA-
BELLA 3.2, si nota come il Tempo di Pay-Back sia in Infine, le TABELLE 3.5 e 3.6 riportano l’andamento
questo caso leggermente migliore. Questo spiega del Tempo di Pay-Back associato all’installazione di
che, mediamente, l’incremento di efficienza ottenu- un motore di classe IE3 rispetto al riavvolgimento
to passando da un motore di classe IE2 ad uno di di un motore non funzionante standard e rispetto
classe IE3 più che controbilancia il differenziale di ad un motore di classe IE2, qualora il motore non
costo che l’investimento nel motore più efficiente possa essere riavvolto.
(in questo caso, il motore di classe IE3) comporta.
L’analisi svolta sino a qui sui motori ad alta efficien-
La TABELLA 3.4 riporta invece l’andamento del Tem- za mostra come la sostituzione di una macchina
po di Pay-Back associato all’installazione di un ancora funzionante non risulta compatibile con
motore appartenente alla classe IE2 rispetto ad un il tempo di rientro massimo ritenuto accettabile
motore non funzionante, ad efficienza standard, dalla maggioranza delle imprese (ossia 2 o 3 anni),
sottoposto a riavvolgimento. ad eccezione dei motori di taglia minore (fino a 15
kW) utilizzati su 3 turni lavorativi. Come ovvio,
La sostituzione di un motore non funzionante esiste una maggiore convenienza per l’investitore
con un motore di classe IE2, rispetto al ripristino nel caso di sostituzione di motori non funzionanti,
del motore standard mediante riavvolgimento, ma anche in questo caso, se valutato utilizzando la
appare più conveniente per l’investitore. Confron- prospettiva del Tempo di Pay-Back, l’investimento
tando i valori del Tempo di Pay-Back riportati nella pare poco redditivo. Nel caso in cui il motore non
TABELLA 3.4 con quelli della TABELLA EEE 3.2, si nota funzionante non possa essere rimesso in operati-
infatti come i primi siano sempre inferiori. In par- vità tramite riavvolgimento, la scelta di un motore
ticolare, per le taglie medio-piccole e su un numero di classe IE3 rispetto ad uno di classe IE2 appare
di ore di funzionamento elevato, l’investimento ap- giustificata nel caso di funzionamento su 3 turni.

Tabella 3.5
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore appartenente alla classe IE3 rispetto ad un motore
non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 6,57 9,95 17,94 24,63 31,40 >> vita utile

4.000 3,02 4,38 7,07 8,82 10,20 11,84

7.680 1,52 2,16 3,38 4,12 4,68 5,32

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Tabella 3.6
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un motore di classe IE3 rispetto ad uno di classe IE2, qualora il
motore non funzionante non possa essere riavvolto.

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 9,22 8,98 13,69 16,62 18,25 31,02

4.000 4,09 4 5,72 6,67 7,16 10,13

7.680 2,03 1,99 2,78 3,20 3,42 4,65

Se è vero che il Tempo di Pay-Back è un criterio Come si nota, considerando l’intera vita utile del
di scelta frequentemente utilizzato dalle imprese, motore ad alta efficienza, esiste un’evidente con-
un altro indicatore che potrebbe aiutare nella valu- venienza economica associata all’adozione di mo-
tazione di una soluzione per efficienza energetica tori ad alta efficienza, sia nel caso di sostituzione
è il costo del kWh risparmiato grazie all’adozione forzata che volontaria, fatte salve alcune eccezio-
di una particolare tecnologia. Di seguito, viene ri- ni, quale ad esempio il caso dei motori di grande
portato l’andamento del costo medio del kWh di taglia che lavorano su 1 turno. Emerge quindi una
energia elettrica risparmiato lungo la vita utile del situazione in cui, in assenza di alcuna forma di
motore elettrico ad alta efficienza, che è da con- incentivazione, l’adozione di motori ad alta effi-
frontare con il costo di acquisto dell’energia elettri- cienza è in generale un investimento caratteriz-
ca da rete, mediamente assunto pari a 13 c€/kWh. zato da un ritorno economico positivo, anche se
Si vedano a questo proposito le TABELLE 3.7, 3.8, l’investimento iniziale richiede molto tempo per
3.9, 3.10 e 3.11. essere ripagato.

Tabella 3.7
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dalla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard
con uno appartenente alla classe di efficienza IE2

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 0,074 0,065 0,107 0,136 0,160 0,161

4.000 0,037 0,033 0,54 0,068 0,080 0,081

7.680 0,019 0,017 0,028 0,035 0,042 0,042

Tabella 3.8
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dalla sostituzione di un motore funzionante ad efficienza standard
con uno appartenente alla classe di efficienza IE3

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 0,071 0,064 0,099 0,120 0,135 0,15

4.000 0,036 0,032 0,050 0,060 0,068 0,076

7.680 0,019 0,017 0,026 0,031 0,035 0,040

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Tabella 3.9
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un motore appartenente alla classe IE2
rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 0,043 0,030 0,050 0,051 0,049 0,054

4.000 0,022 0,015 0,025 0,025 0,025 0,027

7.680 0,011 0,008 0,013 0,013 0,013 0,014

Tabella 3.10
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un motore appartenente alla classe IE3
rispetto ad un motore non funzionante ad efficienza standard sottoposto a riavvolgimento

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 0,048 0,036 0,058 0,061 0,061 0,070

4.000 0,024 0,018 0,029 0,031 0,031 0,035

7.680 0,012 0,009 0,015 0,016 0,016 0,018

Tabella 3.11
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un motore di classe IE3 rispetto ad uno di
classe IE2, qualora il motore non funzionante non possa essere riavvolto.

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 1,5 7,5 15 37 90 160
[h/anno]

2.000 0,063 0,061 0,084 0,096 0,102 0,135

4.000 0,31 0,031 0,042 0,048 0,051 0,068

7.680 0,016 0,016 0,022 0,025 0,027 0,035

3.1.2 Inverter re alle esigenze del processo produttivo (come ad


esempio nel caso in cui occorre modificare la porta-
Un inverter, detto anche azionamento a velocità va- ta di un fluido, rallentare lo spostamento di un ca-
riabile, è un dispositivo che modula la frequenza di rico, diminuire la velocità di trasporto di un certo
alimentazione di un motore elettrico e quindi la sua materiale), l’effetto voluto è ottenuto attraverso va-
velocità in funzione del carico. Tale velocità (n), in rie soluzioni, ad esempio mediante l’introduzione
assenza di inverter, risulta fissa, e dipende dal nu- di perdite di carico per variarne la portata, oppu-
mero di poli del motore (p) e dalla frequenza di ali- re il riciclo del materiale per modificare la quantità
mentazione (che ha un valore costante, tipicamente trasportata, le quali sono evidentemente fonte di
pari a 50 o 60 Hz), in base alla relazione n = (2 x 60 spreco di energia elettrica.Questo in quanto non è
x f)/p. Frequentemente, nei casi in cui sia richiesto possibile adeguare la velocità del motore e di con-
che una macchina operatrice azionata da un motore seguenza quella della macchina. La soluzione più
elettrico vari la velocità di rotazione per risponde- opportuna per risolvere questo problema consiste

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invece nel variare la velocità della macchina, ade- (anche se si tratta di un valore cautelativo rispet-
guandola alle esigenze del processo produttivo, to allo studio della Commissione Europea);
agendo sulla velocità del motore elettrico che la •• l’applicazione di inverter su compressore, per
aziona, tramite l’utilizzo di un inverter. cui si è stimato un risparmio medio pari al 10%
del consumo senza inverter, in linea con quanto
L’utilizzo di inverter permette di variare la veloci- suggerito dagli operatori del settore intervistati
tà del motore in funzione dell’effettivo bisogno, e (anche se si tratta di un valore cautelativo rispet-
di conseguenza la potenza elettrica da esso assor- to allo studio della Commissione Europea).
bita, ottenendo importanti vantaggi in termini di
risparmio di energia elettrica. Da un’indagine della Per ciascuno dei due casi, sono state analizzate tre
Commissione Europea6 risulta che, considerando diverse taglie rappresentative di inverter, ossia 7,5,
le diverse applicazioni che i motori elettrici hanno 37 e 160 kW (scelta in linea con l’analisi precedente-
all’interno del panorama industriale, è possibile mente effettuata sui motori elettrici), valutando per
riscontrare un’elevata applicabilità di inverter (che ciascuna di esse il risparmio conseguito grazie all’a-
dipende dalle caratteristiche delle diverse appli- dozione dell’inverter su motore standard (IE1), IE2
cazioni) e soprattutto ottenere ingenti risparmi ed IE39. Analogamente a quanto fatto per i motori
sul consumo di energia elettrica, come sintetizzato elettrici, per ogni caso si è valutato il funzionamen-
in TABELLA 3.12. to su 1, 2 o 3 turni lavorativi.

È da rilevare che, oltre alla riduzione del consumo La TABELLA 3.13 riporta l’andamento del Tempo di
energetico, l’adozione di inverter comporta ulteriori Pay-Back associato all’installazione di un inverter
vantaggi, come la funzione di soft starter7 e l’innal- su una pompa azionata da un motore di efficienza
zamento del fattore di potenza, con impatti positivi standard.
sulla necessità di rifasamento8. Per valutare la con-
venienza economica associata all’installazione di in- È interessante rilevare come in questo caso il Tem-
verter su motori elettrici, sono stati valutati due casi po di Pay-Back dell’investimento, che ovviamente
tipici di applicazione, in virtù del diverso risparmio diminuisce all’aumentare delle ore di funziona-
conseguibile: mento, si collochi sempre al di sotto della soglia
•• l’applicazione di inverter su pompa, per cui si di 2-3 anni, ritenuta in massima parte accettabile
è stimato un risparmio medio pari al 30% del dalle imprese. In virtù del fatto che il costo speci-
consumo senza inverter, in linea con quanto fico di acquisto dell’inverter risente in misura rile-
suggerito dagli operatori del settore intervistati vante del fattore scala, si ha che le applicazioni di

Tabella 3.12
Grado di applicabilità dell’inverter sul motore elettrico e percentuale di risparmio energetico ottenibile

Applicazioni del Grado di applicabilità Risparmio medio di


motore elettrico dell’inverter energia elettrica

Pompe 60% 35%


Ventilatori 60% 35%
compressori d’aria 30% 15%
compressori frigoriferi 40% 15%
Trasportatori 60% 15%
Altro 60% 15%

6
Fonte: European Commission “Improving the penetration of Energy-Efficient motors and drivers” (2000)
7
I Soft Starter sono degli avviatori statici utilizzati per l’avviamento di motori asincroni. A causa della loro natura induttiva i motori asincroni possono, all’av-
viamento, generare potenti coppie esponendo sia il motore che i dispositivi di trasmissione a stress non necessari che a lungo termine possono generare
usura delle parti meccaniche ed un aumento dei costi di manutenzione. I Soft Starter lavorano controllando la tensione applicata al motore durante la fase di
avviamento, limitando le correnti associate e riducendo notevolmente lo sforzo sul motore e sui componenti meccanici.
8
Per ulteriori dettagli sul rifasamento, si rimanda alla sezione 3.1.4 di questo capitolo.
9
I motori ad alta efficienza, coeteris paribus, consumano meno energia, pertanto il risparmio in valore assoluto derivante dall’adozione di inverter è minore

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Tabella 3.13
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter su una pompa azionata
da un motore di efficienza standard

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 37 160
[h/anno]

2.000 3,20 1,70 1,61

4.000 1,50 0,82 0,78

7.680 0,76 0,42 0,40

taglia maggiore risultano più convenienti. Le ana- tutti i casi analizzati rispetto all’applicazione su
lisi condotte riguardo l’applicazione di inverter su pompa, a causa del minore risparmio energetico
un motore ad alta efficienza (IE2 ed IE3) che aziona conseguibile grazie all’installazione dell’inverter.
una pompa non portano a modifiche sostanziali dei Anche in questo caso, l’analisi condotta nel caso
risultati ottenuti. di inverter su motori ad alta efficienza (IE2 o IE3)
non porta a variazioni sostanziali di risultati ot-
La TABELLA 3.14 riporta invece l’andamento del tenuti.
Tempo di Pay-Back associato all’installazione di un
inverter su di un compressore azionato da un moto- Le TABELLE 3.15 e 3.16 riportano invece i valori del
re di efficienza standard. costo medio del kWh risparmiato durante la vita
utile dell’inverter grazie alla sua adozione su moto-
In questo caso, il Tempo di Pay-Back dell’inve- ri ad efficienza standard, rispettivamente nel caso
stimento è, come è facile intuire, maggiore in di applicazione su pompe e compressori.

Tabella 3.14
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un inverter ad un compressore azionato da un motore
di efficienza standard
Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 37 160
[h/anno]

2.000 13,42 6,04 5,69

4.000 5,16 2,65 2,51

7.680 2,43 1,30 1,24

Tabella 3.15
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un inverter ad una pompa azionata
da un motore di efficienza standard
Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 37 160
[h/anno]

2.000 0,041 0,023 0,022

4.000 0,020 0,012 0,011

7.680 0,011 0,006 0,006

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 3.16
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un inverter ad un compressore azionato
da un motore di efficienza standard

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 37 160
[h/anno]

2.000 0,122 0,070 0,066

4.000 0061 0,035 0,033

7.680 0,032 0,018 0,017

Come visto in precedenza in questo capitolo discu- sensibili a queste problematiche sono l’alimenta-
tendo il caso dei motori ad alta efficienza, anche per- re, l’automobilistico, il chimico, i materiali da co-
quanto riguarda gli inverter esiste una convenienza struzione, il meccanico e il tessile. In questo tipo
economica assoluta se si considera il costo del kWh di applicazioni, le potenze in gioco variano all’in-
risparmiato e lo si confronta con il costo di acquisto terno di un range molto ampio, tipicamente da
dell’energia elettrica dalla rete, fissato mediamente pari qualche decina fino a qualche centinaio di kVA.
a 13 c€/kWh. Ancora una volta, abbiamo a che vedere
con un investimento che richiede un tempo non bre- I gruppi di continuità sono generalmente costitu-
vissimo per ripagarsi, ma che assicura poi un ritorno iti da tre blocchi principali: (i) un raddrizzatore-
economico positivo all’investitore, anche in assenza di caricabatterie per convertire la corrente alternata in
alcuna forma di incentivazione o agevolazione. corrente continua e caricare la batteria; (ii) un set
di batterie per immagazzinare l’energia e trasferirla
all’utenza, a seconda delle necessità; (iii) un con-
3.1.3 UPS vertitore statico (inverter) per trasformare questa
tensione continua in alternata perfettamente sta-
Gli UPS (acronimo di Uninterruptible Power Sup- bilizzata e filtrata in tensione e/o frequenza. Questi
ply), noti anche come gruppi di continuità, sono tre blocchi possono essere integrati con apparec-
apparecchiature elettriche la cui funzionalità con- chiature supplementari, come ad esempio un gene-
siste nel garantire la qualità ed il mantenimento ratore elettrico, normalmente presente nel caso di
del servizio di alimentazione dell’utenza in caso di un’alimentazione statica di elevata potenza, il quale,
sospensione dell’alimentazione di rete. Per quanto in caso di blackout prolungato, permette di incre-
concerne la qualità dell’alimentazione, si definisco- mentare l’autonomia delle batterie.
no “disturbi” quei fenomeni che, a seconda dell’in-
tensità e della durata, possono influire sul funzio- Il tema dell’efficienza energetica ha assunto no-
namento dei carichi sensibili, quali ad esempio tevole rilevanza per il settore degli UPS. A di-
interruzioni e microinterruzioni, buchi di tensione, mostrazione di ciò, i costruttori di UPS si sono
variazioni di tensione, effetto “flicker” o armoniche. mobilitati per introdurre miglioramenti della
Le applicazioni degli UPS sono le più svariate, si prestazione energetica dei propri prodotti, contri-
tratta infatti di dispositivi che si trovano utilizzati buendo alla redazione del Code Of Conduct da parte
ad esempio in aeroporti, sale operatorie, processi della Commissione Europea in collaborazione con
industriali, ICT, locali pubblici. In ambito indu- il CEMEP (Comitato europeo che raccoglie le prin-
striale, le principali applicazioni fanno riferimento cipali associazioni europee operanti nel settore delle
ai sistemi di controllo e monitoraggio delle linee di macchine elettriche e dell’elettronica di potenza), la
produzione, la cui mancata alimentazione può cau- cui ultima versione10, pubblicata nel Marzo 2011,
sare danni alle linee stesse o ai materiali in corso definisce i valori minimi di rendimento per le appa-
di produzione. Alcuni dei settori particolarmente recchiature di potenza superiore a 0,3 kVA immesse

10
La prima versione del Codice di Condotta sull’efficienza energetica e la qualità dei Gruppi Statici di Continuità è stata redatta nel 2006. Essa poneva limiti
di rendimento a tutti i prodotti immessi sul mercato a partire dal 2007

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
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nel mercato dal 2011 al 2014. •• Il caso di sostituzione di un UPS funzionante


ad efficienza standard con un UPS ad alta effi-
L’evoluzione tecnologica dei componenti ha consen- cienza11;
tito una sensibile riduzione del consumo energetico •• Il caso di acquisto di un UPS ad alta efficienza
degli UPS, che ha un impatto non trascurabile se si rispetto ad uno ad efficienza standard12.
considera che essi tipicamente funzionano per un
numero elevato di ore all’anno. Più nel dettaglio, Le TABELLE 3.17 e 3.18 riportano l’andamento del
parlare di un UPS ad alta efficienza significa riferirsi Tempo di Pay-Back associato all’investimento di un
ad un dispositivo che: UPS ad alta efficienza in ciascuno di questi due casi.
•• adotta inverter a più livelli, che permette in pri-
mo luogo di ridurre le perdite; L’analisi di questi dati mostra come la sostituzione
•• adotta la soluzione transformerless (e/o magne- di un UPS ancora funzionante non sia giustifica-
tiche ad alto rendimento) che riduce le perdite ta, da un punto di vista economico, se si considera
dovute alle parti magnetiche; come indicatore il Tempo di Pay-Back dell’inve-
•• adotta uno stadio di ingresso ad assorbimento stimento. Questo tranne che nei casi di macchine
sinusoidale che permette di ridurre le armoniche di grande taglia e di utilizzo per un numero di ore
di corrente evitando così di introdurre ulteriori all’anno elevato, dato che l’investimento da soste-
dispositivi che aggiungono perdite; nere (corrispondente all’intero costo d’acquisto
•• adotta architetture che utilizzano alte tensioni dell’UPS ad alta efficienza) non è sufficientemen-
interne, che consentono di ridurre le correnti te controbilanciato dal risparmio energetico con-
in gioco e gli stadi di conversione, diminuendo seguibile. Nel caso invece di nuovo acquisto (o,
conseguentemente le relative perdite. similmente, di sostituzione forzata a fine vita di
un UPS), la scelta di un sistema energeticamen-
Con riferimento al settore industriale italiano, il te efficiente risulta in generale premiante, regi-
consumo attribuibile agli UPS rappresenta una strando Tempi di Pay-Back in linea con le soglie
porzione sicuramente poco rilevante del consu- normalmente utilizzate dalle imprese, fatta ecce-
mo elettrico complessivo, nell’ordine di 1 TWh, zione per le taglie ridotte con un numero di ore di
motivo per cui l’efficienza energetica del dispositivo funzionamento annuo pari a 2.000.
rappresenta un elemento secondario rispetto all’af-
fidabilità dello stesso, nonostante sia oggetto di cre- Anche in questo caso, è possibile completare l’ana-
scente interesse sia da parte degli utilizzatori finali lisi calcolando il costo medio del kWh risparmiato
che degli installatori. lungo la vita utile dell’UPS, in funzione delle poten-
ze in gioco e dei diversi scenari di funzionamento,
Per valutare la convenienza economica associata all’a- sia nel caso di sostituzione di un dispositivo ad effi-
dozione di un UPS ad alta efficienza rispetto ad uno ad cienza standard funzionante che di nuovo acquisto.
efficienza standard sono stati valutati i seguenti casi: Si vedano a questo proposito le TABELLE 3.19 e 3.20.

Tabella 3.17
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di un UPS ad efficienza standard (funzionante)
con uno ad alta efficienza
Potenza [kVA] /
Ore di funzionamento 10 40 80 160
[h/anno]

2.000 >> vita utile >> vita utile 14,66 21,17

4.000 26,06 10,84 6,05 7,96

7.680 9,63 4,93 2,93 3,76

11
In questo caso, il valore di efficienza “standard” è rappresentativo del parco di UPS attualmente installato, mentre il valore di efficienza dei dispositivi ad
alta efficienza è in linea con quanto previsto dal Code Of Conduct del 2011 e con il valore di efficienza dei prodotti “top di gamma” a portafoglio dei principali
produttori di UPS.
12
In questo caso, il valore di efficienza “standard” è rappresentativo dell’efficienza dei prodotti “tradizionali” a portafoglio dei principali produttori di UPS,
mentre i valori di efficienza dei dispositivi “ad alta efficienza” sono in linea con quanto previsto dal Code Of Conduct del 2011 e con il valore di efficienza dei
prodotti “top di gamma” a portafoglio dei principali produttori di UPS.

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Tabella 3.18
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un UPS ad alta efficienza rispetto a uno ad efficienza standard

Potenza [kVA] /
Ore di funzionamento 10 40 80 160
[h/anno]

2.000 18,66 12,46 2,48 2,35

4.000 7,28 5,30 1,20 1,14

7.680 3,47 2,59 0,62 0,59

Tabella 3.19
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dalla sostituzione di un UPS ad efficienza standard (funzionante)
con uno ad alta efficienza
Potenza [kVA] /
Ore di funzionamento 10 40 80 160
[h/anno]

2.000 0,155 0,118 0,030 0,028

4.000 0,078 0,059 0,015 0,014

7.680 0,040 0,031 0,008 0,007

Tabella 3.20
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un UPS ad alta efficienza rispetto a uno
ad efficienza standard
Potenza [kVA] /
Ore di funzionamento 10 40 80 160
[h/anno]

2.000 0,064 0,052 0,013 0,014

4.000 0,032 0,026 0,007 0,007

7.680 0,017 0,014 0,003 0,004

Questi dati mostrano che, adottando come indica- due tipologie di carichi elettrici, resistivi puri o
tore di riferimento il costo del kWh risparmiato, la resistivo-induttivi. Quest’ultimo tipo di carichi
sostituzione di un UPS funzionante con uno a mag- (che si riscontrano in dispositivi quali motori, tra-
giore efficienza risulta economicamente conveniente, sformatori e saldatrici) funziona tipicamente crean-
fatta eccezione per le macchine di piccola taglia e nel do campi magnetici. Essi necessitano quindi di pre-
caso di un numero ridotto di ore di funzionamento. levare dalla rete anche energia reattiva, per cui in
Viceversa, l’investimento associato al nuovo acquisto loro presenza il generatore che alimenta l’impianto
(o sostituzione forzata) di un UPS ad alta efficienza si trova ad erogare, oltre alla potenza attiva necessa-
rispetto ad uno ad efficienza standard risulta ampia- ria per compiere lavoro, anche una potenza reattiva,
mente conveniente in ogni scenario considerato. la cui entità dipende dal fattore di potenza del cari-
co. Il fattore di potenza, denominato cosφ, può esse-
re quantificato attraverso il rapporto tra la potenza
3.1.4 Rifasamento dei carichi elettrici attiva (P) e reattiva (Q) assorbite dal carico, secondo
la relazione cosφ=cos arc tg (Q/P), in cui l’angolo φ
Un impianto industriale presenta tipicamente rappresenta l’angolo tra i vettori corrente e tensione

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di fase. Al fine di rendere disponibile a questa tipo- necessaria per rifasare.


logia di carichi l’energia reattiva di cui necessitano,
la quale in realtà non viene consumata ma conti- Il corretto rifasamento di un impianto elettrico
nuamente scambiata tra il generatore che alimenta assicura i seguenti vantaggi da un punto di vista
l’impianto ed i carichi stessi, gli impianti di genera- tecnico ed economico:
zione e le linee elettriche devono necessariamente •• evitare le penali applicate dai distributori
gestire una corrente maggiore a parità di energia dell’energia agli utenti con basso cosφ. Secondo
attiva, che quindi crea complessivamente maggio- le indicazioni dell’Autorità per l’Energia Elettrica
ri costi di produzione e gestione. ed il Gas (delibera 348-07), le imprese distribu-
trici sono obbligate ad applicare dei corrispettivi
Rifasare significa aumentare il cosφ, ovvero dimi- tariffari a ciascun utente con potenza impegnata
nuire l’angolo φ e conseguentemente diminuire, maggiore di 16,5 kW sulla potenza reattiva pre-
fino ad eventualmente annullare, l’esigenza di pre- levata in eccesso, qualora il cosφ sia inferiore a
levare dalla rete potenza reattiva Q da parte del 0,9 (il che significa che l’energia reattiva prelevata
carico industriale. All’aumentare della componen- eccede il 50% dell’energia attiva consumata). Si
te induttiva (quindi per cosφ decrescenti), infatti, veda in proposito la TABELLA 3.21.
aumenta la potenza reattiva assorbita dal carico, ed •• per impianti nuovi, ottimizzare il dimensiona-
a questa va posta attenzione sia per quanto riguarda mento dell’impianto in funzione dell’effettiva ca-
il dimensionamento dell’impianto di distribuzione, pacità produttiva pianificata;
ma anche perché è causa di perdite per effetto Joule •• per impianti esistenti, recuperare capacità senza
sulle linee di distribuzione stesse. aggiungere/aumentare le prestazioni di quanto
già installato (ad esempio, trasformatori e cavi);
Il rifasamento si può eseguire installando, a mon- •• ridurre le cadute di tensione in linea (che pos-
te del carico, dispositivi che generano potenza re- sono causare problematiche nell’avviamento dei
attiva e quindi forniscono alla macchina elettrica motori, o in impianti serviti da linee di media
l’energia reattiva necessaria per sostenere il cam- tensione lunghe e con bassa potenza di corto cir-
po elettromagnetico, evitando quindi che que- cuito);
sta venga prelevata dalla rete. Si fa riferimento in •• ridurre le perdite di energia per effetto Joule nei
particolare a motori sincroni rotanti sovraeccitati trasformatori e nei cavi.
e condensatori statici in derivazione. Entrambi in-
fatti assorbono dalla rete una corrente sfasata di A seconda dell’applicazione industriale e delle ca-
90° in anticipo sulla tensione, che può compensa- ratteristiche ed esigenze in gioco, il rifasamento può
re, in toto o in parte, la corrente sfasata di 90° in essere effettuato secondo diverse modalità. Il rifasa-
ritardo corrispondente alla potenza reattiva assor- mento centralizzato a potenza fissa è il metodo più
bita dalla rete in cui sono installati. La misura più semplice per ottenere l’energia reattiva necessaria.
diffusa prevede l’installazione, in parallelo con il Esso consiste nell’installazione di condensatori a
carico da rifasare o nel punto desiderato della rete, valle del punto di consegna dell’energia, i quali ri-
di condensatori statici di appropriata capacità. Un mangono permanentemente inseriti e quindi ali-
condensatore è composto da numerosi elementi mentati ogniqualvolta lo è l’impianto utilizzato-
capacitivi collegati tra loro in serie e parallelo al re. Nel caso di rifasamento centralizzato a potenza
fine di realizzare la tensione e la potenza nominale modulata, invece, la potenza rifasante totale viene

Tabella 3.21
Corrispettivi tariffari energia reattiva (c€/kvarh) per l’anno 2012 (Fonte: Enel Distribuzione)

Energia reattiva tra il 50% e Energia reattiva eccedente il


Tipologie di contratto
75% dell’energia attiva 75% dell’energia attiva

Utenze in bassa tensione 3,23 4,21

Utenze in media tensione 1,51 1,89

Utenze in alta e altissima tensione 0,86 1,10

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frazionata su più condensatori, la cui attivazione/ diverse situazioni di partenza, ossia un cosφ φ ini-
disattivazione, in base alle necessità delle utenze, ziale di 0,75 ed uno di 0,85, in base ai quali è stato
avviene attraverso l’uso di automatismi che sfrut- possibile calcolare il quantitativo di energia attiva
tano un sistema di rilevamento di tipo varmetrico. e reattiva “consumato” nel caso, rispettivamente, di
Il rifasamento distribuito rappresenta invece la 2.000, 4.000 e 7.680 ore di funzionamento annuali.
configurazione ideale per conseguire al massimo Le TABELLE 3.22 e 3.23 riportano i valori del Tempo
i benefici del rifasamento. Ad ogni carico che lo di Pay-Back associato all’investimento nel sistema
necessita è associato un condensatore che genera in di rifasamento, rispettivamente nel caso di cosφ
loco la potenza reattiva richiesta, senza che quindi iniziale pari a 0,75 ed a 0,85.
vi siano correnti reattive in circolazione in alcuna
porzione dell’impianto. Esiste anche il cosiddetto L’analisi dei dati mostra come l’intervento di
rifasamento per gruppi, configurazione interme- rifasamento dei carichi elettrici risulti ampia-
dia tra quella distribuita e quella centralizzata, che mente conveniente, sia nel caso di sistema cen-
prevede un rifasamento per gruppi di carichi ali- tralizzato che distribuito, con Tempi di Pay-Back
mentati da una stessa linea o da più linee ma in quasi sempre inferiori o pari a 2 anni. L’unica
uno stesso reparto. Infine, il rifasamento misto eccezione è rappresentata dal caso di rifasamento
viene spesso adottato negli impianti utilizzatori di distribuito di un’utenza di piccola taglia (7,5 kW).
dimensioni significative. In questo caso, si cerca Si nota inoltre come, all’aumentare della distan-
di rifasare in maniera distribuita i carichi con il za tra il cosφ di partenza (0,75 nel primo caso e
maggiore assorbimento di potenza reattiva, men- 0,85 nel secondo caso) ed il cosφ “target” (assunto
tre i rimanenti vengono rifasati per gruppi. pari a 0,90), aumenti in generale la convenienza
economica del rifasamento, poiché l’investimento
Per valutare la convenienza economica associata addizionale nell’acquisto del condensatore a mag-
ad interventi di rifasamento, sono stati considera- giore capacità è più che compensato dal risparmio
ti una serie di scenari, ossia il caso di rifasamento conseguito in termini di mancato pagamento delle
distribuito di carichi da 7,5 kW e 30 kW ed il ri- penali.
fasamento centralizzato di un carico da 300 kW.
Per ognuno di questi scenari si sono ipotizzate due Riportiamo inoltre il calcolo del costo medio del

Tabella 3.22
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,75)

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 Distribuito 30 Distribuito 300 Centralizzato
[h/anno]

2.000 8 1,9 1

4.000 2,8 0,8 0,5

7.680 1,26 0,38 0,23

Tabella 3.23
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un sistema di rifasamento (nel caso di cosφ iniziale pari a 0,85)

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 Distribuito 30 Distribuito 300 Centralizzato
[h/anno]

2.000 >> vita utile 7,1 1,34

4.000 14 2,45 0,6

7.680 5,10 1,1 0,3

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Tabella 3.24
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un sistema di rifasamento
(nel caso di cosφ iniziale pari a 0,75)

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 Distribuito 30 Distribuito 300 Centralizzato
[h/anno]

2.000 0,018 0,009 0,004

4.000 0,009 0,005 0,002

7.680 0,005 0,002 0,001

Tabella 3.25
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) derivante dall’installazione di un sistema di rifasamento
(nel caso di cosφ iniziale pari a 0,85)

Potenza [kW] /
Ore di funzionamento 7,5 Distribuito 30 Distribuito 300 Centralizzato
[h/anno]

2.000 0,029 0,011 0,004

4.000 0,015 0,006 0,002

7.680 0,008 0,003 0,001

kWh13 risparmiato nei due casi considerati in pre- applicazioni che vanno dall’utilizzo in specifiche
cedenza (si vedano le Tabelle 3.24 e 3.25), che ri- lavorazioni (in utensili per lavorazioni meccani-
badisce ulteriormente la convenienza economica che, quali ad esempio avvitatori, oppure in processi
dell’adozione di questa soluzione per l’efficienza come la verniciatura a spruzzo), ad utilizzi meno
energetica nei processi industriali. appropriati, alla luce del suo costo notevole, quali la
pulizia o il raffrescamento.

3.1.5 Aria compressa Un sistema ad aria compressa è composto essenzial-


mente da:
In ambito industriale, il problema della corretta •• macchina di compressione, di cui fanno parte
gestione del vettore aria compressa è molto ri- il motore, il compressore, il sistema di raffredda-
levante, poiché circa l’11% dei consumi elettrici mento, la centralina e la trasmissione (che può
delle imprese è ad essa ascrivibile, con un’inciden- essere a cinghia oppure ad ingranaggi);
za del consumo di energia associato al sistema ad •• serbatoio, che ha la funzione di disaccoppiare la
aria compressa che può arrivare a rappresentare più produzione dell’aria compressa dal suo prelievo,
del 30% dell’energia elettrica consumata da un’im- consolidare la pressione e di far fronte ai picchi
presa (come ad esempio nella produzione del poli- di domanda. Infine, la permanenza dell’aria nel
stirolo espanso o la produzione di bottiglie in PET). serbatoio permette l’accumulo e lo spurgo di
L’aria compressa è utilizzata in una moltitudine di eventuali condense. Questi dispositivi hanno di-
settori, dall’industria meccanica a quella chimica e mensioni variabili che vanno dalle decine di litri
petrolchimica, dall’alimentare, alle costruzioni, sia per le applicazioni su impianti da pochi kW fino
nell’uso di processo che in quello di servizio, con a diverse migliaia di litri per applicazioni nell’or-

13
Per poter confrontare la tecnologia del rifasamento con le altre analizzate nel presente Rapporto sulla base dei medesimi indicatori di convenienza eco-
nomica, la quantità di energia reattiva sottoposta a penale è stata “tradotta” in energia attiva (tramite il cosφ), così da poter calcolare anche un “costo del
kWh risparmiato”.

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Figura 3.2
Total Cost of Ownership di un sistema ad aria compressa su un orizzonte temporale di 10 anni

12%

13% consumo energetico

75% acquisto ed installazione

manutenzione

dine di centinaia di kW; Ownership fa riferimento al consumo di energia,


•• sistema di trattamento dell’aria, composto mentre la restante parte si ripartisce abbastanza
dall’essiccatore e dai filtri, la cui funzione deriva equamente tra costi di investimento ed installa-
dal fatto che nell’aria, una volta compressa, au- zione e costi di manutenzione. Si veda in proposito
menta la concentrazione di polveri, umidità ed la FIGURA 3.2.
altri contaminanti;
•• rete di distribuzione; Alla luce di queste evidenze, il tema del risparmio
•• terminali o utenze. energetico assume in questo comparto una gran-
de importanza. Entrando nel merito delle possibili
Il principale componente di un sistema ad aria azioni sull’impianto dell’aria compressa finalizzate
compressa è ovviamente il compressore. Si tratta all’efficienza energetica, la TABELLA 3.26 mostra una
di una macchina operatrice che eleva la  pressio- lista di possibili interventi, individuando per cia-
ne  di un  gas tramite l’impiego di  energia  mec- scuno di essi una percentuale indicativa di rispar-
canica, derivante da un motore elettrico cui è mio energetico che consentono di ottenere rispetto
accoppiata. Esistono numerose classificazioni al consumo globale del sistema. Nel seguito è pre-
dei diversi tipi di compressori. Una di esse fa ri- sentata una rassegna di alcuni dei principali inter-
ferimento alla distinzione, in base al principio di venti eseguibili sul sistema ad aria compressa, cui è
funzionamento, tra compressori volumetrici (i associata una valutazione della relativa convenienza
quali sono maggiormente utilizzati nell’industria, economica.
soprattutto con riferimento alla tipologia “a vite”)
e compressori dinamici. Nei primi, infatti, l’in- Una prima tipologia di intervento finalizzato a mi-
cremento della pressione del fluido è ottenuto tra- gliorare le prestazioni energetiche del sistema ad
mite la riduzione del volume dello stesso ad opera aria compressa fa riferimento all’ottimizzazione del-
del compressore, mentre nei secondi il trasferi- le utenze che utilizzano l’aria compressa stessa. In
mento dell’energia dal compressore al fluido che questo ambito, uno degli aspetti critici riguarda
l’attraversa avviene provocando una variazione la destinazione d’uso del vettore aria compressa.
della quantità di moto del fluido. Come accennato in precedenza, in ambito indu-
striale l’aria compressa viene talvolta utilizzata in
Per comprendere l’importanza del risparmio sulla applicazioni, quali la pulizia o il raffrescamento, che
componente energetica necessaria al funzionamen- sono non economiche considerati gli elevati costi
to di un sistema ad aria compressa, basti pensa- di generazione ed utilizzo dell’aria compressa (circa
re che mediamente circa il 75% del Total Cost of 1-3 c€/Nm3). È opportuno pertanto valutare l’op-

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Tabella 3.26
Lista di possibili interventi su un impianto ad aria compressa
(Fonte: Rielaborazione da Compressed air systems in the European Union, Fraunhofer Institute - 2001)

Intervento Risparmio conseguibile14 [%]

Ottimizzazione di alcune utenze 40


Riduzione delle perdite di aria 20
Recupero del calore di scarto per altri scopi 20
Miglioramento degli azionamenti (variatori di velocità, ASD) 15
Usi di sistemi di controllo sofisticati 12
Progetto complessivo dell’impianto 9
Aggiornamento dei compressori 7
Miglioramento del raffreddamento, essicazione e filtraggio 5
Riduzione perdite per attrito 3
Miglioramento dei motori (motori ad alta efficienza, HEM) 2
Sostituzione più frequente dei filtri 2

portunità di sostituire l’utilizzo dell’aria compres- per il cliente (con Tempi di Pay-Back anche inferio-
sa con una soluzione alternativa meno costosa (ad ri all’anno), ad un costo d’investimento contenuto.
esempio, nel caso di raffrescamento di componen- Considerando ad esempio un sistema di aria com-
ti di macchinari o di prodotti, si possono valutare pressa in uno stabilimento industriale caratterizzato
soluzioni quali l’utilizzo di ventilatori o il raffresca- da compressori installati per un totale di 1.000 kWe,
mento ad acqua). che funzionano mediamente per 6.000 ore all’anno,
ed un livello di perdite nell’ordine del 10-15%15 del-
Un altro degli interventi più promettenti, in ter- la portata totale, il costo della diagnosi può essere
mini di risparmio energetico conseguibile (stima- stimato intorno ai 3.000 €. I risparmi annui conse-
bile nel 20% del consumo di energia elettrica del guibili a seguito della riduzione delle perdite16(circa
compressore), fa riferimento alla riduzione delle 70.000 €/anno) determinano un Tempo di Pay-Back
perdite di aria, che possono essere presenti nella dell’intervento (che consiste nel rifacimento delle
rete di distribuzione oppure a livello delle uten- sigillature, sostituzione delle guarnizioni, sostitu-
ze. Tra tutte le modalità con cui realizzare efficien- zione di tubazioni e/o utenze danneggiate, per un
za energetica, la ricerca delle perdite è sicuramente investimento stimabile nell’ordine di 60.000 €) in-
quella più immediata, poiché viene effettuata trami- feriore ad un anno. Le TABELLE 3.27 e 3.28 riporta-
te procedure standard e genera ritorni molto rapidi no rispettivamente i valori del Tempo di Pay-Back

Tabella 3.27
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di riduzione delle perdite di aria in un sistema ad aria compressa

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 2,6

4.000 1,3

7.680 0,6

14
Le percentuali di risparmio conseguibile a seguito dei possibili interventi sono valutate per interventi effettuati singolarmente, pertanto non risulta sensato
sommarle per stimare il risparmio globalmente conseguibile.
15
Sebbene si riscontrino di frequente valori di perdite anche superiori al 20%, questo rappresenta un valore che può essere considerato una media di mercato
16
Tipicamente si considera un tasso di perdite “fisiologico”, non eliminabile, nell’ordine del 5-7%.

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Tabella 3.28
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) associato all’intervento di riduzione delle perdite di aria
in un sistema ad aria compressa

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 0,063

4.000 0,031

7.680 0,016

dell’investimento e del costo del kWh risparmiato caldaia di backup, per far fronte all’eventualità di
al variare delle ore di funzionamento dell’impianto. guasto del sistema di recupero del calore). Indipen-
dente dal sistema di raffreddamento utilizzato nel
Entrambi gli indicatori di convenienza economi- compressore, oltre il 90% del calore generato può
ca sono concordi nel mostrare la forte convenien- essere potenzialmente recuperato e riutilizzato, a
za di suddetto intervento, anche nel caso di un nu- fronte di un recupero reale che si attesta intorno
mero di ore di funzionamento del sistema ridotto. al 70-80%. Considerando ad esempio il caso dell’in-
stallazione di un sistema di recupero di calore ad
Un terzo intervento piuttosto promettente in ter- acqua su un compressore centrifugo a due stadi, con
mini di risparmio energetico conseguibile fa ri- taglia di compressore pari a 250 kWe, che può com-
ferimento al recupero di calore dal compressore. portare un investimento complessivo nell’ordine di
Le tecnologie per scambiatori di calore utilizzabili a 30.000 €, i risparmi derivanti da tale recupero di
questo fine sono: calore (utilizzato in luogo di una tradizionale cal-
•• scambiatore ad acqua, che rappresenta l’opzione daia a metano che produce acqua calda per usi di
più comune, specialmente su compressori di tipo processo) sono stimabili nell’ordine di 128.000 €, in
volumetrico. In questi casi l’aria in uscita rag- caso di funzionamento del compressore per 6.000
giunge i 200°C ed il calore è recuperabile trami- ore all’anno, da cui si evince un Tempo di Pay-Back
te lo scambio termico con acqua che sale a 80°C inferiore all’anno ed un costo del kWh termico ri-
circa e può essere usata sia per usi sanitari sia per sparmiato di 0,3 c€/kWh.
il riscaldamento degli ambienti. Recentemente si
è assistito all’adozione di questi scambiatori an- Le TABELLE 3.29 e 3.30 riportano rispettivamente i
che su compressori rotativi, specie quelli centri- valori del Tempo di Pay-Back dell’investimento e
fughi. L’aria in uscita da questo tipo di compres- del costo del kWh termico risparmiato al variare
sori, solitamente utilizzati per grosse potenze, ha delle ore di funzionamento dell’impianto.
una temperatura che raramente supera i 140°C,
per cui è possibile generare acqua calda intorno Entrambi gli indicatori di convenienza econo-
ai 70°C; mica, anche in questo caso, sono concordi nel
•• scambiatore ad aria, che viene applicato princi- mostrare la grande convenienza di suddetto in-
palmente per il recupero di calore da compres- tervento, anche nel caso di un numero di ore di
sori di taglie ridotte, a causa del basso coefficien- funzionamento del sistema ridotto, se confrontati
te di scambio termico dell’aria. L’aria calda così rispettivamente con la soglia di Tempo di Pay-Back
generata può essere utilizzata direttamente per accettata dalle imprese (2-3 anni) e con il benchmark
il riscaldamento degli ambienti attigui alla sala di produzione dell’energia termica mediante tecno-
compressori. logia tradizionale (4,7 c€/kWh). A fronte di questi
risultati incoraggianti, giova sottolineare, in primo
Per quel che riguarda i costi di installazione del si- luogo, che vi sono casi in cui è necessario effettua-
stema di recupero calore, essi dipendono sia dalle re investimenti addizionali da tenersi in debita
potenze calorifiche in gioco, che impattano in ma- considerazione, come ad esempio la realizzazione
niera importante sul costo dello scambiatore, sia di sistemi di distribuzione del calore recuperato o di
dall’installazione di circuiti alternativi (come una un sistema di backup (tipicamente una caldaia tra-

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Tabella 3.29
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di recupero di calore dal compressore in un sistema ad aria compressa

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 1,5

4.000 0,7

7.680 0,37

Tabella 3.30
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) associato all’intervento di recupero di calore dal compressore
in un sistema ad aria compressa

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 0,01

4.000 0,005

7.680 0,002

dizionale) per sopperire all’eventuale indisponibilità pianto, al fine di stabilizzare la pressione di rete e
del calore recuperabile dal compressore. In secondo consentire una riduzione della pressione di lavoro
luogo, evidentemente, la bontà dell’investimento di- nominale dei compressori e di conseguenza una
pende dall’effettiva presenza di una domanda termi- riduzione del consumo energetico stesso (si stima
ca che sfrutti il calore recuperato. che la riduzione di 1 bar della pressione di esercizio
equivalga ad un risparmio di energia pari o superio-
Un quarto possibile intervento fa riferimento al re al 5%, che può essere stimato fino a circa il 10%
re-design degli impianti esistenti, che tipicamente del consumo energetico ante-intervento). Conside-
riguarda i livelli di pressione e portata del sistema, rando l’adozione di un sistema di serbatoi da 5 m3 su
o, nei casi più “drastici”, il cambiamento del layout un sistema con un compressore da 250 kWe che la-
stesso dell’impianto. Un’opportunità interessante in vora per 6.000 ore all’anno, l’investimento stimabile
quest’ottica riguarda l’adozione di serbatoi di accu- nell’ordine dei 20.000 € si ripaga in 1,5 anni. Consi-
mulo. Una prima applicazione di questo tipo, già derando una vita utile dell’intervento pari a 5 anni,
citata in precedenza, riguarda i serbatoi a valle del il costo del kWh elettrico risparmiato si attesta sui
compressore (installati tipicamente sui compressori 3 c€/kWh. Le TABELLE 3.31 e 3.32 riportano rispet-
a vite non dotati di inverter, non essendo questi in tivamente i valori del Tempo di Pay-Back dell’inve-
grado di parzializzare la portata), in cui un possibile stimento e del costo del kWh elettrico risparmiato
intervento che ha impatto sull’efficienza del sistema al variare delle ore di funzionamento dell’impianto.
fa riferimento all’adeguato dimensionamento del
serbatoio in base alle esigenze dell’impianto, le quali Al variare del numero di ore di funzionamento, si
possono differire da quelle riscontrate al momen- nota che l’intervento appare sempre conveniente
to della progettazione del sistema (si consideri che se si guarda al costo del kWh elettrico risparmia-
i compressori sono macchinari piuttosto longevi, to, sebbene nel caso di 2.000 ore tale costo si attesti
con una vita utile anche nell’ordine di diverse de- sui 10 c€/kWh, soglia limite per le imprese gran-
cine di anni). Una seconda applicazione riguarda di consumatrici di energia. Viceversa, guardando
invece gli impianti di grossa taglia, nei quali si può al Tempo di Pay-Back, questo varia tra poco più di
procedere all’installazione di serbatoi lungo l’im- un anno nel caso di funzionamento per 7.680 ore,

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Tabella 3.31
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di adozione di serbatoi d’accumulo all’interno di un sistema
ad aria compressa

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 4,2

4.000 2,1

7.680 1,1

Tabella 3.32
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) associato all’intervento di adozione di serbatoi d’accumulo all’interno di un
sistema ad aria compressa

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 0,10

4.000 0,05

7.680 0,03

ed oltre 4 anni nel caso di funzionamento per 2.000 bustione, superfici di lavorazione), di macchinari
ore all’anno, attestandosi pertanto (in quest’ultimo (ad esempio, controllo della temperatura dell’olio di
caso) su un livello ritenuto frequentemente inaccet- raffreddamento), oltre che dell’ambiente, arrivando
tabile dalle imprese. ad avere una rilevanza primaria in alcuni settori in-
dustriali, come ad esempio quello alimentare, dove
Come ultimo possibile intervento, vale la pena ci- si stima che fino al 25% dei consumi elettrici siano
tare il miglioramento degli azionamenti, ossia il ad essa imputabili.
ricorso a metodi di regolazione efficienti, in primis
l’inverter, di cui si è ampiamente discusso nel PARA- I sistemi di refrigerazione tradizionali si basano
GRAFO 2.1.2, al quale si rimanda per le analisi di con- sul classico ciclo frigorifero, in cui il fluido refri-
venienza economica (si veda in particolare il caso di gerante assorbe e poi dissipa calore, ricevendo in
applicazione di inverter su compressore). ingresso lavoro (di compressione) che viene usato
per far passare il fluido dallo stato di gas a quello
liquido. Il calore così generato viene estratto dal
3.1.6 Refrigerazione ciclo tramite uno scambiatore di calore (conden-
satore), ed il fluido viene successivamente fatto
Al pari dell’aria compressa, un altro ambito che a li- espandere ed evaporare, producendo quindi l’ef-
vello industriale ha un grande peso è rappresenta- fetto frigorifero.
to dalla refrigerazione. Essa infatti è responsabile
di una quota del consumo elettrico totale associa- Considerati i principali componenti di un sistema
to all’industria, paragonabile a quella della pro- di refrigerazione, come si nota dalla FIGURA 3.3,
duzione e distribuzione di aria compressa, pari a che riporta un’indicazione dei consumi elettrici dei
circa il 10%. La refrigerazione ha svariati ambiti di principali componenti di un sistema di refrigera-
applicazione, tra cui il raffreddamento di prodotto zione industriale, il compressore è in assoluto re-
(ad esempio, alimenti, materie plastiche e gomma, sponsabile della maggior parte del consumo glo-
metalli), di processo (ad esempio, aria, fumi di com- bale (pari ad oltre il 60%).

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Figura 3.3
Consumi elettrici relativi dei principali componenti di un sistema di refrigerazione industriale
(Fonte: Energy efficiency practices in industrial refrigeration – Energy design resources)

12%

14% compressore

62% evaporatore
12%

condensatore

pompe e ausiliari

Gli interventi possibili sul sistema di refrigerazio- complesso, questi sistemi frequentemente funzio-
ne per migliorare la sua efficienza energetica sono nano in maniera stabile secondo parametri prefis-
molteplici, e fanno riferimento principalmente alla sati. Uno di questi fa riferimento alla pressione di
corretta gestione dell’impianto ed all’utilizzo di ap- picco del ciclo, vale a dire la pressione di mandata
parecchiature efficienti. È utile sottolineare che del compressore. Spesso accade che la pressione di
l’ottimizzazione globale del sistema deriva sì dalla picco sia predeterminata, ed i sistemi di controllo
scelta oculata dei diversi componenti del sistema e intervengano esclusivamente al fine di mantenere
della loro regolazione, ma anche dall’interazione fra costante questo valore. Avere invece la possibilità
essi. La TABELLA 3.33 riassume i principali interventi di variare la pressione di picco a seconda del ca-
ed i relativi risparmi energetici potenzialmente con- rico a cui è sottoposto l’impianto ed alle condi-
seguibili. zioni esterne permette di evitare inutili consumi
energetici e può portare a risparmi a livello di
Guardando all’impianto di refrigerazione nel suo impianto fino al 10-25%25% del consumo energeti-

Tabella 3.33
Lista di possibili interventi su un impianto di refrigerazione industriale (Fonte: Rielaborazione da ENEA)

Intervento Risparmio conseguibile17 [%]

Controllo sulla pressione massima 10 – 25

Ottimizzazione del sistema 8 -10

Adeguato spessore dell’isolamento 5 – 10

Adeguate misure di gestione e manutenzione 4–8


Uso di apparecchiature efficienti (motori elettrici ad alta 2 – 6 (per intervento su singola apparecchiatura)
efficienza ed inverter su compressori, ventilatori e pompe)
Recupero di calore 80 (calore)

17
Le percentuali di risparmio conseguibile a seguito dei possibili interventi sono valutate per interventi effettuati singolarmente, pertanto non risulta sensato
sommarle per stimare il risparmio globalmente conseguibile.

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Tabella 3.34
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’intervento di installazione della strumentazione necessaria per il controllo
dinamico della pressione di picco in un sistema di refrigerazione

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 5,8

4.000 2,8

7.680 1,2

co complessivo (principalmente del compressore risparmi di energia conseguibili. Se si considera il


e delle ventole del condensatore). Questo si ottie- Tempo di Pay-Back (SI VEDA TABELLA 3.34), si nota
ne dotando un sistema di refrigerazione (sia esso come l’intervento non risulti economicamente
di nuova realizzazione od esistente) di strumenti conveniente (assumendo sempre la prospettiva
hardware (ossia sensori, come ad esempio trasmet- dell’impresa) nel caso di funzionamento dell’im-
titori di pressione e organi di regolazione, e inverter pianto per 2.000 ore all’anno, mentre il costo del
su ventilatore del condensatore) e software (che in- kWh elettrico risparmiato (SI VEDA TABELLA 3.35) ri-
tervengono introducendo la logica di gestione della sulta in tutti i casi abbondantemente al di sotto del
pressione di picco), al fine di abilitare la regolazione benchmark di acquisto dell’energia elettrica da rete.
dinamica della pressione di picco.
Per quel che riguarda i consumi elettrici diretti, al
Considerando ad esempio il caso di un impianto di momento della scelta dei componenti dell’impianto
refrigerazione avente un compressore da 250 kWe, occorre selezionare opportunamente i motori elettri-
su cui si voglia adottare la strumentazione necessa- ci per il compressore, pompe e ventilatori del con-
ria per il controllo dinamico della pressione di pic- densatore e ventilatori dell’evaporatore, oltre a pre-
co, le TABELLE 3.34 e 3.35 riportano rispettivamente vedere qualora opportuno una velocità modulabile
i valori del Tempo di Pay-Back dell’investimento e di queste apparecchiature tramite l’installazione di
del costo del kWh risparmiato al variare delle ore di inverter. Per la valutazione economica dell’adozione
funzionamento dell’impianto. di motori elettrici ad alta efficienza (sia nel caso di so-
stituzione “volontaria”, ossia su un dispositivo ancora
Analizzando le due tabelle, si nota in primo luogo funzionante, che di sostituzione “obbligata”, ossia su
che la convenienza economica dell’investimento un dispositivo non funzionante) e dell’adozione di
risente fortemente delle ore di funzionamento inverter su compressore, pompa e ventilatore, si ri-
dell’impianto, da cui dipendono evidentemente i manda rispettivamente ai PARAGRAFI 3.1.1 e 3.1.218.

Tabella 3.35
Costo medio del kWh risparmiato (€/kWh) associato all’intervento di installazione della strumentazione necessaria per
il controllo dinamico della pressione di picco in un sistema di refrigerazione

Ore di funzionamento
[h/anno]

2.000 0,074

4.000 0,037

7.680 0,019

18
Come mostra la TABELLA 3.12, l’adozione di inverter su ventilatore permette di conseguire mediamente gli stessi risparmi energetici derivanti dall’adozio-
ne dello stesso su pompa.

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In terzo luogo, analogamente a quanto visto per il sia per quanto riguarda i locali refrigerati sia per il
compressore presente nel sistema ad aria compressa sistema di distribuzione, che può portare a rispar-
(SI VEDA IL PARAGRAFO 3.1.5 per le valutazioni sulla mi energetici fino al 10%. La coibentazione degli
convenienza economica dell’investimento), esiste impianti è una prassi consolidata nel settore della
l’opportunità di recuperare il calore dissipato da refrigerazione, tuttavia spesso si riscontrano degli
questo dispositivo, nella misura di circa il 70-80% interventi approssimativi, sia in termini di materiali
del calore complessivamente generato. utilizzati che di modalità con cui l’intervento è stato
realizzato. Una corretta coibentazione, realizza-
Vi sono infine una serie di interventi che riguarda- bile con investimenti nell’ordine delle decine di
no la manutenzione del sistema di refrigerazio- migliaia di €, porta ad ingenti risparmi, che per-
ne (come la pulizia dell’impianto o il controllo del mettono di rientrare in pochi anni (tra i 2 e i 4)
fluido refrigerante), grazie ai quali sono ottenibili dall’investimento effettuato.
interessanti risparmi energetici, nell’ordine del
4-8%. Una tematica correlata riguarda la coiben- Il BOX 3.1 descrive infine il caso dell’adozione del ci-
tazione e più in generale la riduzione delle perdite, clo frigorifero ad assorbimento.

Box 3.1
Il ciclo frigorifero ad assorbimento

Il ciclo frigorifero ad assorbimento rappresenta un’in- • una pompa, che invia la soluzione dall’assorbitore al
teressante alternativa al ciclo frigorifero tradizionale. In desorbitore ed aumenta la pressione del fluido;
ambito industriale, esso può essere adottato nel caso in • un desorbitore, in cui la soluzione rilascia una parte
cui si abbia la presenza di cascami termici da smaltire, del soluto per evaporazione, grazie ad un flusso di ca-
tipicamente derivanti dal processo o da impianti di co- lore proveniente dall’esterno;
generazione (nel qual caso si parla più correttamente di • un condensatore, in cui il vapore proveniente dal de-
trigenerazione). sorbitore condensa, con trasferimento di calore all’e-
Un impianto frigorifero ad assorbimento è un sistema che sterno, mediante il medesimo fluido esterno che ha
trasferisce calore da una sorgente fredda ad una sorgente operato il raffreddamento presso l’assorbitore;
calda mediante l’impiego di una ulteriore quantità di calo- • una valvola di laminazione, che riporta il fluido nell’e-
re fornito al sistema da una sorgente a temperatura elevata vaporatore e ne riabbassa la pressione.
(maggiore dei quella della sorgente calda). Il frigorifero ad La prima generazione di frigoriferi ad assorbimento è
assorbimento si basa sull’impiego di una miscela binaria quella che sfrutta l’ammoniaca come refrigerante (soluto)
di fluidi, di cui uno si comporta come fluido refrigeran- e l’acqua come assorbente (solvente). Questa applicazione
te e l’altro come solvente, in cui il refrigerante è disciolto ha il vantaggio di operare a pressioni superiori a quella at-
in concentrazione più o meno elevata.Rispetto al classico mosferica e di permettere di raggiungere temperature ben
ciclo frigorifero tradizionale, questo sistema differisce per al di sotto dello 0 (fino anche a -60 °C). Successivamen-
l’introduzione delle fasi di generazione e assorbimento, in te si è passati ad applicazioni in cui l’acqua viene invece
luogo del tradizionale compressore. utilizzata come refrigerante (soluto) e il bromuro di litio
L’impianto è costituito dai seguenti componenti: come assorbente (solvente), il quale presenta i vantaggi di
• un evaporatore, in cui avviene la sottrazione di calore essere non tossico e di avere grande affinità con l’acqua,
dall’ambiente da raffreddare con l’evaporazione del oltre ad un alto punto di ebollizione. Il vantaggio di avere
fluido refrigerante; l’acqua come refrigerante risiede nella sua stabilità, nella
• un assorbitore, nel quale il refrigerante evaporato non tossicità, nell’alto calore di evaporazione e nella sua
(fortemente concentrato) viene riassorbito dalla so- facile reperibilità. Il grosso limite è dato invece dal punto
luzione (diluita) grazie ad una differenza di concen- di cristallizzazione dell’acqua per cui questo tipo di abbi-
trazione e con un raffreddamento con fluido esterno namento viene usato nella maggior parte dei casi per solu-
al ciclo; zioni di raffescamento degli ambienti.

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3.1.7 Sistemi di combustione efficienti stione. Per superare questo problema, si ricorre alla
cosiddetta combustione flameless.

Per quanto riguarda i sistemi che prevedono il Nei bruciatori auto-recuperativi, l’elemento di recu-
processo di combustione, gli sforzi degli operatori pero circonda il bruciatore, ed il preriscaldamento
industriali sono rivolti allo sviluppo di sistemi ad dell’aria comburente viene realizzato facendo passa-
elevata efficienza ed alla minimizzazione delle emis- re una certa quantità di fumi esausti caldi attraverso
sioni inquinanti. Fare efficienza in quest’ambito la sezione anulare compresa tra il recuperatore di
implica la riduzione del calore disperso dai pro- calore ed il mantello esterno del forno. La loro effi-
dotti della combustione, recuperandolo prima cienza nel recupero energetico può variare anche
dell’espulsione dall’impianto dei prodotti della di molto sulla base delle dimensioni dell’impian-
combustione. L’efficienza termica dei sistemi che to e della temperatura di processo, permettendo
utilizzano la combustione può essere infatti calcola- un risparmio del consumo di combustibile rispet-
ta come rapporto tra la differenza fra il calore entra- to alla situazione pre-intervento nell’ordine del
te ed uscente ed il calore entrante stesso. La variabile 15-20%. Tipicamente l’intervento sul bruciatore si
su cui agire fa riferimento al calore (uscente) perso inserisce all’interno di una più ampia “revisione” del
dai fumi esausti. Si ha infatti che, all’aumentare della funzionamento del forno, mediante l’installazione
temperatura di processo, il rendimento termico si o la taratura di opportuni strumenti di regolazio-
riduce, pertanto aumentano le potenzialità di effi- ne del funzionamento stesso, i quali permettono di
cientamento (in termini di aumento del rendimento amplificare notevolmente i benefici conseguibili.
termico) conseguibili grazie al recupero del calore
contenuto nei fumi esausti preriscaldando l’aria Nella valutazione economica di questa tecnologia
comburente. sono stati considerati due casi:
•• La sostituzione di bruciatori tradizionali fun-
Per ottenere questi risultati, si sono affermate solu- zionanti con bruciatori auto-recuperativi;
zioni che utilizzano bruciatori capaci di provve- •• La sostituzione di bruciatori tradizionali non
dere direttamente al recupero di calore dei fumi, funzionanti con bruciatori auto-recuperativi
sfruttando il principio dello scambiatore di calore in (concettualmente analogo al caso di “nuovo ac-
controcorrente (si parla in questo caso di bruciatori quisto”).
“auto-recuperativi”) o il principio del recupero con
masse rigeneranti (si parla in questo caso di brucia- Le TABELLE 3.36 e 3.37 riportano rispettivamente il
tori “rigenerativi”). Il miglioramento dell’efficienza Tempo di Pay-Back associato alla sostituzione di
degli impianti di combustione industriale, ottenu- bruciatori tradizionali funzionanti con bruciato-
to grazie a queste tecnologie, a fronte del risparmio ri auto-recuperativi su un forno industriale, ed il
energetico che permettono di conseguire, determi- Tempo di Pay-Back associato alla sostituzione di
na l’incremento della produzione di ossidi di azoto bruciatori tradizionali non funzionanti con brucia-
(NOx) nei sistemi ad alta efficienza, che dipende tori auto-recuperativi, calcolati in funzione delle ore
direttamente dalla temperatura dell’aria di combu- di funzionamento annue19.

Tabella 3.36
Tempo di Pay-Back associato alla sostituzione (€/kWh) di bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori auto-recuperativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 11,9

7.680 6,2

19
Nella fattispecie, non appare ragionevole valutare il caso di funzionamento per 2.000 h/anno.

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Tabella 3.37
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti
con bruciatori auto-recuperativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 7,9

7.680 4,1

Si nota come la sostituzione di bruciatori tradizio- Le TABELLE 3.38 e 3.39 mostrano come entrambi
nali funzionanti con bruciatori auto-recuperativi gli interventi siano economicamente convenienti,
abbia un Tempo di Pay-Back nell’ordine dei 6 anni, indipendentemente dalle ore di funzionamento,
nel caso di funzionamento del forno per 7.680 ore registrando costi del kWh termico risparmiato
all’anno. Esso tuttavia pare non coerente con la so- inferiori alla soglia del costo di produzione dell’e-
glia di 2 o 3 anni ritenuta accettabile dalla maggior nergia termica mediante tecnologia tradizionale,
parte delle imprese intervistate. Nel caso invece di pari a 4,7 c€/kWh.Come è ovvio che sia, in virtù del
sostituzione di bruciatori non funzionanti, l’in- minore costo associato all’investimento nel caso di
tervento mostra un Tempo di Pay-Back di poco sostituzione di bruciatori non funzionanti (dato che
superiore ai 4 anni nel caso di funzionamento del si considera solo la parte differenziale tra il costo
forno per 7.680 ore all’anno, prossimo quindi alla d’acquisto della tecnologia più efficiente e della tec-
soglia di accettabilità delle imprese. Nel caso di fun- nologia tradizionale), i risultati in questo caso sono
zionamento per un numero ridotto di ore all’anno, più incoraggianti.
l’investimento continua ad essere non conveniente.
Per quanto riguarda i bruciatori rigenerativi, essi
Le TABELLE 3.38 ed 3.39 riportano il costo del kWh sono composti da due bruciatori in materiale cera-
termico risparmiato associato rispettivamente alla mico che funzionano alternativamente come bru-
sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti ciatore e come scarico dei gas esausti. Durante un
con bruciatori auto-recuperativi su un forno indu- ciclo, uno dei due svolge la funzione vera e propria
striale ed alla sostituzione di bruciatori tradizionali di bruciatore, preriscaldando l’aria comburente me-
non funzionanti con bruciatori auto-recuperativi. diante il calore recuperato dai prodotti della com-
Anche in questo caso si considera l’effetto sulla con- bustione nel precedente ciclo, mentre l’altro utilizza
venienza economica del numero di ore di funziona- i prodotti della combustione recuperandone il con-
mento annue del dispositivo20. tenuto termico. L’efficienza di recupero si aggira su

Tabella 3.38
Costo medio del kWh termico risparmiato (€/kWh) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti
con bruciatori auto-recuperativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 0,037

7.680 0,019

20
Nella fattispecie, non appare ragionevole valutare il caso di funzionamento per 2.000 h/anno.

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Tabella 3.39
Costo medio del kWh termico risparmiato (€/kWh) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti
con bruciatori auto-recuperativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 0,025

7.680 0,013

valori molto elevati, permettendo di conseguire Anche nella valutazione economica di questa tecno-
un risparmio sul consumo di combustibile rispet- logia sono stati considerati due casi:
to alla situazione pre-intervento nell’ordine del •• La sostituzione di bruciatori tradizionali funzio-
25-30%, a fronte di un costo d’investimento unita- nanti con bruciatori rigenerativi;
rio maggiore rispetto alla soluzione auto-recupera- •• La sostituzione di bruciatori tradizionali non
tiva. Analogamente a quanto detto per i bruciatori funzionanti con bruciatori auto-rigenerativi.
auto-recuperativi, tipicamente un intervento del ge-
nere comprende anche la regolazione dei parametri Le TABELLE 3.40 e 3.41 riportano il Tempo di Pay-Back
di combustione, grazie ai quali il vantaggio conse- rispettivamente associati alla sostituzione di bruciatori
guibile cresce anche in maniera notevole (chiara- tradizionali funzionanti e non funzionanti con bru-
mente in funzione della “bontà” della regolazione ciatori rigenerativi su un forno industriale, calcolati in
ante-intervento). funzione delle ore di funzionamento annue21.

Tabella 3.40
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti con bruciatori
rigenerativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 9,5

7.680 4,8

Tabella 3.41
Tempo di Pay-Back (anni) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti con bruciatori
rigenerativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 5,3

7.680 3

21
Nella fattispecie, non appare ragionevole valutare il caso di funzionamento per 2.000 h/anno.

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Tabella 3.42
Costo medio del kWh termico risparmiato (€/kWh) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali funzionanti
con bruciatori rigenerativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 0,028

7.680 0,015

Dall’analisi delle tabelle si evince che la sostituzio- costo di produzione dell’energia termica, pari a
ne di bruciatori tradizionali funzionanti con bru- 4,7 c€/kWh.
ciatori rigenerativi mostra un Tempo di Pay-Back
inferiore ai 5 anni nel caso di funzionamento del I sistemi efficienti di combustione analizzati si
forno per 7.680 ore all’anno.Focalizzando l’atten- pongono in parziale contrapposizione al recupero
zione sulla sostituzione di bruciatori tradizionali di calore per preriscaldo dell’aria comburente ef-
non funzionanti, si nota invece che il Tempo di Pay- fettuato in maniera “centralizzata” a valle del forno,
Back assume un valore più in linea con i limiti im- soluzione che tipicamente viene utilizzata quando
posti dalle imprese nel caso di funzionamento per le temperature di esercizio del forno (inferiori ai
7.680 ore all’anno, mentre presenta un valore mag- 900-1000°C) non sono tali da giustificare l’investi-
giore, superiore ai 5 anni, nel caso di funzionamen- mento nei bruciatori sopracitati. Nella scelta fra le
to per 4.000 ore all’anno. diverse tipologie di bruciatori, devono essere con-
siderati una serie di parametri, quali ad esempio il
Le TABELLE 3.42 e 3.43 riportano il costo del kWh numero di ore di funzionamento ed il numero di
termico risparmiato rispettivamente nel caso di so- bruciatori da installare/sostituire (da cui dipende
stituzione di bruciatori tradizionali funzionanti e l’ammontare dell’investimento da sostenere ed il
non funzionanti con bruciatori rigenerativi su un tempo di ritorno dello stesso). Esistono inoltre una
forno industriale, calcolati in funzione delle ore di serie di vincoli tecnologici legati ad esempio alla
funzionamento annue22. qualità dei fumi da trattare ed alla dimensione dei
bruciatori stessi che non possono essere trascurati
Si nota in questo caso come l’investimento risulti (ad esempio, la taglia massima dei bruciatori au-
piuttosto conveniente in entrambi i casi analiz- to-recuperativi non supera tipicamente i 400 kW,
zati, sia nel caso di funzionamento del forno per a causa dell’eccessiva dimensione di dispositivi di
7.680 che per 4.000 ore all’anno, registrando va- taglia maggiore), mentre per quelli rigenerativi si
lori abbondantemente inferiori al benchmark di va anche oltre il MW.

Tabella 3.43
Costo medio del kWh termico risparmiato (€/kWh) associato alla sostituzione di bruciatori tradizionali non funzionanti
con bruciatori rigenerativi

Ore di funzionamento
[h/anno]

4.000 0,017

7.680 0,009

22
Nella fattispecie, non appare ragionevole valutare il caso di funzionamento per 2.000 h/anno.

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3.2 Le soluzioni per la riduzione I principali vantaggi legati all’utilizzo di un im-


della dipendenza dall’approvvi- pianto cogenerativo in luogo di un sistema per la
generazione separata di calore ed energia elettrica-
gionamento di energia elettrica sono:
o di combustibile •• minor consumo di energia primaria, grazie
alla maggior efficienza del sistema. Con impianti
cogenerativi è possibile raggiungere rendimenti
3.2.1 Cogenerazione anche superiori all’80% (ovvero si riesce a sfrut-
tare utilmente oltre l’80% dell’energia messa a di-
L’idea alla base della cogenerazione è molto semplice. sposizione dall’impianto), con conseguente mi-
In ogni ciclo termodinamico motore, che generi nor consumo di combustibile a parità di servizio
energia elettrica utilizzando come fonte energeti- reso;
ca calore ad alta temperatura, è necessario cedere •• minori emissioni in atmosfera di gas serra ed
calore a più bassa temperatura, in genere all’am- altre sostanze inquinanti. La migliore efficien-
biente. Il calore ceduto dai gas combusti è una quota za complessiva dei sistemi cogenerativi consente
rilevante del calore introdotto nel ciclo ed è, a tutti gli una riduzione nel consumo di combustibili e di
effetti, una perdita che penalizza le prestazioni ener- conseguenza minori emissioni in atmosfera di
getiche del ciclo motore. Se questo calore, in tutto o gas serra, quali ad esempio la CO2 e altre sostan-
in parte, viene recuperato perché esiste un utilizza- ze inquinanti che risultano dai processi di com-
tore termico, si realizza un processo cogenerativo e bustione;
si migliora l’efficienza termodinamica del processo. •• riduzione delle perdite per trasmissione. L’ap-
Il vantaggio, rispetto alla generazione separata, è plicazione della cogenerazione, essendo l’im-
misurabile in termini di rendimento, che può au- pianto di norma localizzato vicino all’utente
mentare fino all’ 80%-85%, contro un rendimento finale, rende minime le perdite per la distribu-
tradizionale di generazione separata pari al 40- zione e il trasporto dell’energia.
50% per la generazione elettrica e 85-90% per la
produzione termica. Nel complesso, questo si tra- E’ bene comunque sottolineare anche i principali
duce in una riduzione del consumo di combustibi- limiti che occorre considerare nella valutazione di
le nell’ordine del 25-30%. un impianto cogenerativo. Il principio della coge-
nerazione, seppure valido in generale, talvolta non
In generale, un sistema cogenerativo è costituito da può essere applicato in maniera energeticamente ed
un impianto motore primo, da un generatore elet- economicamente conveniente, se non sono soddi-
trico che, mosso dall’impianto motore, è in grado sfatte le seguente condizioni:
di produrre elettricità, e da recuperatori di calore •• presenza e vicinanza dell’utenza termica. È
(scambiatori di calore). Per quanto riguarda i mo- necessario che nelle vicinanze dell’impianto co-
tori primi, le tecnologie ad oggi maggiormente im- generativo sia presente un’utenza termica, indu-
piegate sono: striale o civile;
•• gli impianti turbogas, utilizzati in ciclo sempli- •• contemporaneità delle utenze. La richiesta di
ce con recupero di calore per la cogenerazione energia termica ed elettrica devono essere con-
direttamente dai gas di scarico, o in ciclo com- temporanee. Un impianto di cogenerazione ti-
binato, che consiste nel recupero di calore per la picamente è in grado di mettere a disposizione
cogenerazione dopo aver utilizzato i gas di scari- calore ed energia elettrica simultaneamente, per-
co anche per la produzione di vapore di alimento tanto è necessario che le utenze nello stesso mo-
per una turbina a vapore; mento assorbano tale energia. Per questa ragione
•• gli impianti a vapore, che possono essere a con- ad esempio spesso gli impianti cogenerativi sono
tropressione, se il calore è recuperato dal vapore allacciati alla rete elettrica nazionale cedendo a
scaricato dalla turbina, o a spillamento, se il ca- questa l’energia elettrica prodotta in eccedenza;
lore è ottenuto da vapore estratto in uno stadio •• compatibilità delle temperature. Non tutti gli
intermedio della turbina; impianti cogenerativi rendono disponibile calore
•• i motori alternativi a combustione interna, a ci- alla medesima temperatura. Può accadere dun-
clo Diesel o ciclo Otto. In entrambi i casi il calore que che un sistema cogenerativo non sia adatto a
proviene principalmente dai gas di scarico e dal servire un’utenza termica perché questa richiede
liquido di raffreddamento del corpo motore. calore a temperature troppo elevate. È necessa-

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rio pertanto scegliere correttamente il sistema Di seguito vengono descritti i principali impianti
cogenerativo da accoppiare ad una certa utenza, motore utilizzati a fini cogenerativi, evidenzian-
oppure introdurre modifiche all’impianto stesso do anche le eventuali modifiche che è necessario
tali da innalzare la temperatura del calore messo introdurre per sfruttare anche il cascame termi-
a disposizione; co. Si tratta principalmente di tecnologie impiegate
•• flessibilità dell’impianto. Pur essendo presenti in impianti di taglia media e grande (non inferiore
in maniera contemporanea la domanda di calore a 1MWe). La TABELLA 3.44, in particolare, sintetizza
ed energia elettrica da parte di una utenza, tal- i principali vantaggi e svantaggi delle tecnologie og-
volta il rapporto tra l’energia richiesta nelle due getto di analisi.
forme può variare. È solitamente apprezzato che
un sistema cogenerativo sia in grado di variare il
3.2.1.1 Impianti a vapore
proprio rapporto di cogenerazione, tuttavia non
tutti i sistemi su cui si basa un impianto cogene- I cicli a vapore sono i più sfruttati per la generazione
rativo offrono tale possibilità. Va detto tuttavia di energia elettrica. Il vantaggio di tale tecnologia
che per poter operare con alti rendimenti com- consiste nella possibilità di utilizzare combustibili
plessivi tali da giustificare l’investimento, occor- di bassa qualità, quale carbone, oli combustibili pe-
re mantenere entro limiti ben definiti il rapporto santi e biomasse, grazie al fatto che sono sistemi a
tra l’energia elettrica prodotta e l’energia termica. combustione esterna, in cui dunque i prodotti della

Tabella 3.44
Vantaggi e svantaggi delle principali tipologie di impianti motore utilizzati a fini cogenerativi

Tipologie di impianti
Vantaggi Svantaggi
motore

• possibilità di impiego di una vasta


• sottrazione di calore all’ impianto che
gamma di combustibili
determina riduzione del rendimento
• disponibilità di calore sottoforma
termodinamico (spillamento del
Impianti a vapore di vapore a vari livelli di pressione e
vapore)
temperatura
• ingombri elevati
• lungo ciclo di vita
• lenta risposta alle variazioni di carico
• buona flessibilità

• necessità di utilizzare combustibili puliti


e quindi costosi
• elevati rendimenti
• necessità di controlli periodici e
• rapidi tempi d’installazione
Impianti a turbogas revisioni programmate per le turbine
• energia termica disponibile ad alta
• necessità di personale specializzato
temperatura
• necessità di evitare frequenti
avviamenti ed arresti

• alti costi d’ impianto


• necessità di controlli periodici e
Cicli combinati • rendimenti elevatissimi
revisioni programmate per le turbine
• necessità di personale specializzato

• ampia disponibilità di potenze


• elevati indici prestazionali
• buona risposta ai cambiamenti di
carico • elevato rumore e vibrazioni
• possibilità di effettuare frequenti • richiedono combustibili pregiati per
Motori a combustione interna avviamenti ed arresti evitare lo sporcamento
• calore disponibile a più livelli di • buona parte del calore è disponibile a
temperatura temperature medie e basse
• rapidità e semplicità d’installazione
• tecnologia consolidata e matura
• basso costo per KW installato

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combustione cedono il loro calore ad un altro fluido Il costo medio chiavi in mano di un impianto co-
anziché evolvere direttamente nelle macchine. Per generativo di questo tipo può variare in maniera
rendere l’impianto idoneo alla cogenerazione, notevole, soprattutto in funzione dell’efficienza di
così da fornire calore a temperature compatibili produzione di energia elettrica che si intende otte-
con quelle delle utenze, devono essere introdotte nere. In generale per impianti destinati prevalen-
alcune modifiche al ciclo termodinamico di base. temente alla cogenerazione in cui non è richiesto
A seconda della modifica introdotta, si parla di im- un elevato rendimento di produzione di energia
pianti con turbina a contropressione o con turbina elettrica, è possibile stimare un costo in 500-1.300
a spillamento. €/kWeed un costo annuo di manutenzione di 3-9
€/MWhe.
Negli impianti a contropressione il condensatore
di vapore viene by-passato ed il vapore in uscita Per quanto concerne la convenienza economica di
dalla turbina è inviato ad uno scambiatore di ca- un investimento in un impianto di cogenerazio-
lore, dove condensa cedendo calore ad un altro ne in cui il motore primo è una turbina a vapore,
mezzo termovettore che alimenta una utenza ter- sono state considerate alcune taglie-tipo in fun-
mica. La maggiore temperatura a cui avviene la zione dell’applicabilità della tecnologia. Per le di-
condensazione determina in questo caso maggiori verse taglie d’impianto, è stato calcolato il Tempo
pressioni di condensazione, con perdita di lavoro di Pay-Back dell’investimento ed il costo del kWh
meccanico e quindi di energia elettrica. Qualora elettrico e termico generati. Questi ultimi vanno
non sia richiesto calore dall’utenza, il vapore può confrontati con i valori benchmark di 0,10 €/kWhe
condensare in un condensatore normale, permet- e 0,047 €/kWht, che fanno rispettivamente riferi-
tendo dunque al sistema di operare in sola genera- mento all’acquisto di energia elettrica da rete ed
zione di energia elettrica. alla produzione di energia termica mediante cal-
daia tradizionale a gas.
Negli impianti a spillamento di vapore la cogenera-
zione viene realizzata prelevando una certa quantità Giova precisare che in questo caso, analogamente
di vapore in uno stadio intermedio della turbina (il alle altre tecnologie di cogenerazione valutate,
prelievo potrebbe essere effettuato anche a monte non si è ritenuto opportuno distinguere tra il
della turbina) per essere inviato ad una utenza ter- caso di nuova installazione ed il caso di sosti-
mica. Tale configurazione è adottata in larga parte tuzione dell’esistente, in quanto le simulazioni
in contesti industriali dove, per necessità tecnolo- non portano a differenze apprezzabili nella va-
giche e produttive, siano necessari contestualmente lutazione. Considerando come “caso-base” l’ap-
energia elettrica e vapore. Variando la quota di por- provvigionamento dell’energia elettrica da rete e la
tata spillata è dunque possibile variare il rapporto di produzione in loco di calore tramite caldaia tra-
cogenerazione dell’impianto. dizionale a metano, si ha che, in primo luogo, il
costo della caldaia tradizionale è minimo rispetto
L’applicazione di cogenerazione da impianti a all’impianto di cogenerazione (nell’ordine dei 15 €/
vapore si limita per lo più ad applicazioni indu- kW per le taglie considerate nella trattazione, di
striali in cui sarebbe comunque necessario pro- due ordini di grandezza inferiore rispetto al costo
durre in maniera continuativa vapore per finalità di un impianto di cogenerazione) e che, in secon-
tecnologiche (ad esempio, industrie cartarie, chi- do luogo, sarà comunque presente una caldaia di
miche, alimentari). Sistemi cogenerativi basati su back-up per far fronte ad eventuali malfunziona-
impianti a vapore si collocano su taglie importan- menti dell’impianto principale.
ti, nell’ordine delle decine di MWe (comunque non
inferiori ai 2 MWe). Solitamente vengono impiega- La TABELLA 3.45 riporta i valori del Tempo di Pay-
ti in applicazioni dove c’è la necessità di produrre Back per un impianto di cogenerazione in cui il
vapore e l’energia termica viene privilegiata rispetto motore primo è una turbina a vapore, in funzione
alla produzione elettrica, dal momento che questi della taglia e del tempo di funzionamento, oltre che
impianti sono caratterizzati da rendimenti di la connessione alla rete elettrica. Guardando a que-
produzione di energia elettrica che raramente sto indicatore, si nota come l’investimento mostri
superano il 15%, rendendo disponibile quindi circa tempi di ritorno comunque interessanti (nell’or-
il 60-70% dell’energia primaria del combustibile dine dei 3-4 anni) in caso di utilizzo dell’impian-
come energia termica sotto forma di vapore a varie to su un numero di ore elevato, mentre l’utilizzo
pressioni e temperature. meno continuativo porta a pesanti allungamenti

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Tabella 3.45
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è
una turbina a vapore

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 16,2 11,5

4.000 7,1 5,5

7.680 4 3,4

Tabella 3.46
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è una turbina a vapore

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 0,073 0,068

4.000 0,063 0,060

7.680 0,058 0,055

del tempo di rientro. Se si confrontano i valori con manutenzione) vengano ripartiti tra la produzione
la soglia di 2 o 3 anni ritenuta spesso accettabile dal- elettrica e termica, convertite in energia primaria
le imprese (anche se, nel caso della cogenerazione, (espressa in tep), come mostra il BOX 3.2.
dal confronto con gli operatori emerge che talvol-
ta le imprese sono disposte ad accettare Tempi di Dall’analisi delle TABELLE 3.46 e 3.47 emerge come il
Pay-Back più elevati), solo nel caso dell’impianto costo del kWh elettrico prodotto sia in tutti i casi
di taglia 10MWe con funzionamento su 7.680 ore di gran lunga inferiore al costo d’acquisto dello
all’anno l’investimento appare giustificabile. stesso dalla rete, mediamente pari a 10 c€/kWh
per tali utenze. Discorso analogo può essere fatto
Per il calcolo del costo del kWh prodotto, essendo- con riferimento al kWh termico, che rimane sempre
vi la produzione combinata di energia elettrica e inferiore al valore soglia fissato in 0,047 €/kWh.
termica, sono stati adottati due approcci. Il primo
prevede che i costi lungo la vita utile della tecno- Il secondo approccio, invece, prevede il calcolo del
logia (ossia i costi d’investimento, installazione e costo del KWh elettrico prodotto considerando la

Box 3.2
Ripartizione dei costi di un impianto di cogenerazione tra produzione elettrica e termica

Per tenere conto del fatto che per produrre le medesime cui il motore primo è una turbina a vapore da 5MWe,
quantità di energia termica ed elettrica sono necessari si ha una produzione totale energia elettrica di 140.000
apporti di energia primaria diversi, i valori di produzione MWh (ossia 26.168 tep) ed una produzione totale ener-
elettrica e termica riferibili alle diverse taglie d’impianto gia termica di 256.760 MWh (ossia 22.134 tep).
di cogenerazione sono stati tradotti in tep. Ad esempio, La componente elettrica risulta pertanto pari al 54% del
considerando il caso di un impianto di cogenerazione in totale, mentre il restante 46% è relativa alla parte termica.

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Tabella 3.47
Costo medio del kWh termico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è una turbina a vapore

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 0,034 0,031

4.000 0,029 0,027

7.680 0,027 0,025

Tabella 3.48
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è una turbina a vapore (calcolato secondo la “valorizzazione termica”)

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 0,073 0,064

4.000 0,055 0,05

7.680 0,047 0,043

cosiddetta “valorizzazione termica”, ossia imputan- sfruttamento per fini termici, ossia per alimentare
do tutti i costi associati all’investimento lungo la sua direttamente un’utenza termica (in questo caso il
vita utile ai kWh elettrici generati e sottraendo a tali sistema turbogas è in assetto cogenerativo), oppu-
costi il costo evitato del gas naturale necessario per re per alimentare un ciclo a vapore, realizzando
produrre separatamente l’energia termica (ottenuta così un impianto a ciclo combinato, come descrit-
dalla cogenerazione) mediante tecnologia tradizio- to successivamente in questo capitolo. Il modo più
nale. La TABELLA 3.48 riporta i valori del costo me- semplice di recuperare il calore è quello di posizio-
dio del kWh elettrico prodotto durante la vita utile nare una caldaia a recupero (nota come HRB, Heat
dell’impianto di cogenerazione, calcolato secondo Recovery Boiler) sul percorso fumi, al fine di scal-
tale approccio. dare un fluido termovettore (ad esempio acqua) da
inviare ad un’utenza termica.
Si nota anche in questo caso come l’investimento
risulti ampiamente conveniente, essendo il costo Lo schema d’impianto turbogas a ciclo semplice
del kWh elettrico prodotto sempre inferiore alla può essere ulteriormente modificato portando
soglia dei 10 c€/kWh. alla realizzazione di un ciclo combinato, che si ot-
tiene dalla combinazione di due impianti motore in
3.2.1.2 Turbine a gas e cicli combinati cui uno alimenta termicamente l’altro. I gas scaricati
della turbina a gas sono infatti a temperature com-
I sistemi turbogas (basati sul ciclo Brayton-Joule) patibili con le temperature massime di un impian-
sono oggi largamente utilizzati nella propulsione to a vapore e possono essere usati per alimentare
aeronautica in ragione della loro compattezza, ma un generatore di vapore a recupero (detto HRSG,
sono sempre più apprezzati anche in applicazio- Heat Recovery Steam Generator), con cui produrre
ni stazionarie, rappresentando in particolare la vapore per alimentare una turbina. In un impianto
base di impianti cogenerativi ed impianti a ciclo a ciclo combinato si osserva come, a parità di com-
combinato. I gas scaricati dalla turbina infatti si bustibile impiegato, l’energia elettrica generata sia
trovano ad una temperatura assai elevata (prossi- maggiore di quella che si otterrebbe da un turbogas
ma o superiore ai 500°C), tale da consentirne lo in ciclo semplice, determinando un incremento nel

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Tabella 3.49
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione
in cui il motore primo è una turbina a gas

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 10,7 8,5

4.000 5,5 4,4

7.680 3 2,5

rendimento globale del sistema. Proprio per que- zione di 4-6 €/MWhe.
sto motivo i cicli combinati gas-vapore si stanno
diffondendo parecchio, con rendimenti elettrici Per quanto concerne la convenienza economica di un
prossimi al 60%. investimento in un impianto di cogenerazione in cui
il motore primo è una turbina a gas, sono state consi-
Gli impianti di cogenerazione con turbine a gas derate alcune taglie-tipo in funzione dell’applicabilità
sono per la quasi totalità impianti di tipo indu- della tecnologia. La TABELLA 3.49 mostra i valori del
striale con taglie superiori a 1MWe, anche se esi- Tempo di Pay-Back dell’investimento in funzione della
stono installazioni di microturbine da alcune cen- taglia dell’impianto e delle ore di funzionamento.
tinaia di kWe, che saranno analizzate separatamente
nel prosieguo del capitolo. Questa predominanza di Dall’analisi dei dati si nota come l’investimento mo-
impianti di grande taglia è legata ai rendimenti di stri tempi di ritorno interessanti (nell’ordine dei 2-3
produzione, che diminuiscono molto al diminuire anni) in caso di utilizzo dell’impianto su un numero
della potenza. Di conseguenza, per assicurare suf- consistente di ore all’anno, mentre nel caso di fun-
ficienti livelli di efficienza, tali impianti necessi- zionamento per 4.000 h/anno o, addirittura, più
tano di utenze con richiesta continua di ingenti contenuto, il tempo di rientro è decisamente più
quantitativi di energia termica ad alta temperatu- dilatato. Se si confronta questo con la soglia massima
ra, condizione soddisfatta esclusivamente da alcu- per il tempo di rientro normalmente assunta dalle im-
ne produzioni industriali con assorbimenti termici prese, solo nel primo caso (ossia con funzionamento
confrontabili con quelli elettrici. Tali impianti sono su 3 turni) l’investimento appare giustificabile.
in gran parte alimentati a metano e sono caratte-
rizzati da rendimenti di produzione di energia elet- Le TABELLE 3.50 e 3.51 riportano invece il costo del
trica mediamente intorno al 25%, con un’efficienza kWh elettrico e termico prodotto in un impianto di
complessiva di circa il 70-75% per le migliori appli- questo tipo, in funzione delle ore di funzionamento e
cazioni. Essi sono adatti per un funzionamento in della taglia, ripartendo i costi lungo l’intera vita utile
continuo che non preveda più di uno spegnimento della tecnologia tra la produzione elettrica e termica.
a settimana. Inoltre il loro funzionamento ottimale
si ottiene solo con carichi alquanto prossimi a quel- Dall’analisi dei dati si nota come il costo del kWh
lo nominale dell’impianto. I settori principali in cui elettrico prodotto sia in tutti i casi di gran lunga
sono installati questi impianti sono: industria ce- inferiore al costo d’acquisto da rete dello stesso
ramica, cartaria, petrolchimica (con prevalenza di (assunto pari a10 c€), attestandosi al di sotto dei
cicli combinati), industria della raffinazione del pe- 7 c€/kWh. Anche nel caso dell’energia termica pro-
trolio (con prevalenza di cicli combinati) e industria dotta, indipendentemente dalle taglie di impianto, il
siderurgica. costo del kWh termico generato è sempre inferiore
al valore assunto come riferimento, ossia il costo per
Il costo medio di un impianto di cogenerazione la produzione termica da caldaia tradizionale a me-
con turbogas è di 500-1.000 €/KWe per impianti tano, fissato in 0,047 €/kWh. Considerando invece
di grande taglia, con un costo annuo di manuten- il costo del kWh elettrico prodotto con la sopra-
zione stimabile in 3-5 €/MWhe. Per i cicli combi- citata metodologia della “valorizzazione termica”,
nati, invece, il costo d’investimento specifico è di l’investimento risulta ancora una volta conveniente,
800-1.500 €/KWe, con un costo annuo di manuten- come illustrato in TABELLA 3.52.

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Tabella 3.50
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è una turbina a gas

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 0,067 0,063

4.000 0,060 0,057

7.680 0,056 0,054

Tabella 3.51
Costo medio del kWh termico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è una turbina a gas

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 0,031 0,029

4.000 0,028 0,027

7.680 0,026 0,025

Per quanto concerne l’impianto a ciclo combina- del Tempo di Pay-Back associato all’investimento
to, sono state valutate due taglie di impianto, 10 in funzione della taglia di impianto e del tempo di
MWe e 20 MWe . La TABELLA 3.53 riporta il valore funzionamento.

Tabella 3.52
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è una turbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”)

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 0,062 0,057

4.000 0,048 0,047

7.680 0,041 0,041

Tabella 3.53
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo combinato in cui il motore
primo è una turbina a gas

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 5 10
[h/anno]

2.000 >> vita utile >> vita utile

4.000 13,5 8

7.680 6 4

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 3.54
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo
combinato in cui il motore primo è una turbina a gas

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 10 20
[h/anno]

2.000 0,089 0,076

4.000 0,069 0,062

7.680 0,06 0,055

Tabella 3.55
Costo medio del kWh termico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo
combinato in cui il motore primo è una turbina a gas

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 10 20
[h/anno]

2.000 0,041 0,035

4.000 0,03 0,029

7.680 0,028 0,025

È interessante rilevare, dall’analisi dei dati, come i della sua vita utile, ma che richiede un notevole
valori del Tempo di Pay-Back non siano in linea tempo per poter essere completamente ripagato.
con la soglia massima di accettabilità imposta
dalle imprese, anche per quegli impianti che fun- Risultati analoghi si ottengono calcolando il costo
zionano su più turni. Il discorso cambia nel caso di del kWh prodotto utilizzando il metodo della “valo-
valutazione del costo medio del kWh prodotto lun- rizzazione termica”, come riportato in TABELLA 3.56.
go la vita dell’impianto. In questo caso, come si nota
dalle TABELLE 3.54 e 3.55 (i cui valori sono ottenuti 3.2.1.3 Motori a combustione interna
ripartendo i costi lungo l’intera vita utile della tec-
nologia tra la produzione elettrica e termica), l’in- I motori a combustione interna (o MCI) si prestano
vestimento appare conveniente indipendentemente alla cogenerazione in un campo di potenze piutto-
dalla taglia d’impianto e dalle ore di funzionamento sto ampio, con le più piccole unità da poche decine
dello stesso. Si tratta quindi di un investimento di kWe, fino ad arrivare a potenze nell’ordine di di-
in una tecnologia che nel complesso può aiutare versi MWe. Esistono due tipologie di motori a com-
l’impresa a creare valore economico lungo l’arco bustione interna, denominati in base al ciclo termo-

Tabella 3.56
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione a ciclo
combinato in cui il motore primo è una turbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”)

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 10 20
[h/anno]

2.000 0,094 0,077

4.000 0,069 0,06

7.680 0,057 0,051

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PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

dinamico che li contraddistingue. Il motore Otto (o efficienza i carichi dell’utenza, se collegati in pa-
ad accensione comandata) e quello Diesel (o ad ac- rallelo con la rete elettrica, e di poter funzionare in
censione spontanea). I principali vantaggi di questa maniera discontinua con fermate giornaliere e par-
tecnologia sono il grado di maturità, l’affidabilità, i tenze improvvise su richiesta dell’utenza. Tale flessi-
rendimenti elevati (superiori al 35% già per taglie bilità di esercizio li rende ancor più idonei per tutte
intorno al MWe) e costi d’investimento contenuti. le utenze industriali che non lavorano a ciclo con-
Gli svantaggi invece sono rappresentati dal costo di tinuo su tre turni. I settori in cui è impiegata que-
manutenzione piuttosto elevato, dalla notevole ru- sta tecnologia sono svariati: industria farmaceutica,
morosità e dalla presenza di vibrazioni. industria alimentare, industria lattiero-casearia,
industria della plastica, industria tessile, industria
Grazie al fatto di rendere disponibile l’energia ter- chimica, industria siderurgica e altre.
mica a differenti livelli di temperatura, questi im-
pianti sono particolarmente indicati per quelle Il costo medio di un impianto di cogenerazione
utenze che necessitano di energia termica per con motore alternativo è di circa 800-1.100 €/
processo (tipicamente ad alta temperatura) e/o kWe per potenze maggiori di 1MWe, con un costo
condizionamento ambientale a bassa tempera- annuo di manutenzione di 10-16 €/MWhe. È inte-
tura. Nel settore industriale la cogenerazione con ressante sottolineare come vi sia un rilevante fattore
motore a combustione interna ha come concorrente scala, che fa sì che gli impianti sotto 1MWe siano
quella con turbogas, soprattutto per taglie d’impian- caratterizzati da un costo specifico molto maggiore,
to dai 4MWe in avanti, e quella con impianti a vapo- secondo la relazione mostrata nella FIGURA 3.4.
re per alcuni particolari settori, quali il cartario o le
distillerie, caratterizzati da processi continui e non Per quanto concerne la convenienza economica,
stagionali che richiedono l’utilizzo di ingenti quan- sono state considerate due potenze tipo per questo
tità di vapore. impianto, da 1 e 5 MWe. La TABELLA 3.57 illustra il
valore del Tempo di Pay-Back, in funzione della ta-
La grande maggioranza degli impianti cogenerati- glia e del tempo di funzionamento.
vi con motore a combustione interna presenti sul
territorio nazionale sono alimentati a gas metano, I tempi di ritorno appaiono interessanti nel caso
ma esistono anche esempi di impianti alimentati a di funzionamento per 7.680 ore/anno, mentre ne-
gasolio, GPL o a biogas. Una peculiarità che acco- gli altri casi risultano nettamente superiori alle
muna questi impianti è quella di essere in grado soglie ritenute accettabili dalle imprese, attestan-
di seguire senza eccessive difficoltà e perdite di dosi addirittura, in certi casi, su valori superiori alla

Figura 3.4
Costo specifico (€/kW) dei motori a combustione interna al variare della taglia del motore (inferiore ad 1 MW)

5.000

4.000
€/kW

3.000

2.000

1.000

0
5 10 50 100 1.000

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Tabella 3.57
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è un motore
a combustione interna

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 1 5
[h/anno]

2.000 >> vita utile 15

4.000 9 6,8

7.680 4,7 3,8

vita utile dell’investimento (ossia oltre i 15 anni). zata da un elevato Tempo di Pay-Back, ma una
convenienza economica nel complesso positiva
Guardando viceversa al costo del kWh prodotto, lungo la sua vita utile.
sia elettrico che termico, l’investimento risulta
abbondantemente conveniente. Le TABELLE 3.58 e
3.59 riportano questi valori con l’ipotesi di riparti- 3.2.1.4 Piccola e Micro Cogenerazione
zione dei costi lungo l’intera vita utile della tecnolo-
gia tra la produzione elettrica e termica. Le principali tecnologie commerciali per cogene-
razione di piccola taglia (con potenze inferiori al
Analoghi risultati si ottengono guardando al costo MWe) o per micro-cogenerazione (con potenze
del kWh elettrico calcolato con il metodo della valo- fino a 50kWe) sono:
rizzazione termica, il cui andamento in funzione di •• motori a combustione interna (di cui si è parlato
taglia di impianto e ore di utilizzo è riportato nella in precedenza in questo capitolo);
TABELLA 3.60. Si tratta quindi di un ulteriore caso •• microturbine a gas;
di soluzione per efficienza energetica caratteriz- •• motori Stirling;

Tabella 3.58
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione
in cui il motore primo è un motore a combustione interna

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 1 5
[h/anno]

2.000 0,076 0,071

4.000 0,065 0,060

7.680 0,059 0,055

Tabella 3.59
Costo medio del kWh termico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione
in cui il motore primo è un motore a combustione interna

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 1 5
[h/anno]

2.000 0,035 0,033

4.000 0,03 0,028

7.680 0,027 0,025

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Tabella 3.60
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è un motore a combustione interna (calcolato secondo la “valorizzazione termica”)

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 1 5
[h/anno]

2.000 0,078 0,070

4.000 0,061 0,055

7.680 0,053 0,048

•• celle a combustibile. •• minori pesi e ingombri, minore rumore e vibra-


zioni;
Ad oggi, gli elevati costi specifici che caratteriz- •• manutenzione richiesta ridotta (ogni 8.000-
zano queste tecnologie ne stanno rallentando la 10.000 h);
diffusione sul mercato. Nel range di potenze che •• affidabilità elevata;
interessa la cogenerazione di piccola taglia o la mi- •• recupero termico più semplice a partire da un’u-
cro-cogenerazione, tipico del settore delle piccole e nica fonte.
medie industrie, le tecnologie più diffuse e consoli-
date sono rappresentate dai motori a combustione Il grado attuale di diffusione delle MTG è piuttosto
interna, che hanno caratteristiche analoghe a quelle ridotto, a causa dei costi d’investimento elevati,
descritte precedentemente in questo capitolo, segui- nell’ordine dei 1.300-1.600 Euro/kW per taglie in-
te dalle microturbine a gas (o MTG). Per quanto ri- torno ai 100 kWe, a fronte di costi di manutenzione
guarda queste ultime, esse consistono in un sistema nell’ordine di 1-1,5 c€/KWh. Tuttavia ci si attende
di generazione di potenza di piccola taglia (tipica- una riduzione sensibile di tali voci di costo a seguito
mente non superiore ai 500 kWe) basato su di un ci- di una consistente diffusione. La competizione con
clo a gas rigenerativo, costituito da un compressore, i MCI, come mostrano le analisi i cui risultati sono
una turbina, un recuperatore, un turboalternatore riportati nelle TABELLE 3.61, 3.62, 3.63 e3.64), è resa
e una parte elettrica per la cessione della potenza anche più complessa dalla minore convenienza eco-
elettrica alla rete. Le microturbine si basano sull’im- nomica che assicurano.
piego di un ciclo recuperativo e di turbomacchine
radiali, assai più economiche e operanti a numero Il confronto fra un motore a combustione interna
di giri elevatissimo. ed una micro-turbina a gas da 125 kW, realizzato
a parità di output (ossia a parità di energia elettrica
Confrontando questa tecnologia con il principale e termica prodotte) mostra come la prima tecnolo-
concorrente, cioè i MCI, le MTG hanno i seguenti gia sia maggiormente conveniente, sia in termini di
vantaggi: Tempo di Pay-Back che di costo del kWh elettrico e
•• emissioni minori rispetto al kWh prodotto; termico prodotti (SI VEDA TABELLA 3.61).

Tabella 3.61
Confronto del Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il motore primo è
un motore a combustione interna e una microturbina a gas

Tecnologia/
Ore di funzionamento Motore a combustione interna Microturbina a gas
[h/anno]

2.000 18,7 >> vita utile

4.000 8 11

7.680 4,4 5,8

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Tabella 3.62
Confronto del costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione
in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas

Tecnologia/
Ore di funzionamento Motore a combustione interna Microturbina a gas
[h/anno]

2.000 0,092 0,10

4.000 0,077 0,084

7.680 0,070 0,076

Tabella 3.63
Confronto del costo medio del kWh termico prodotto (€/kWh) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione
in cui il motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas

Tecnologia/
Ore di funzionamento Motore a combustione interna Microturbina a gas
[h/anno]

2.000 0,042 0,046

4.000 0,036 0,039

7.680 0,032 0,035

Per quanto riguarda le altre tecnologie che possono es- ratterizzato da una molteplicità di possibili ap-
sere utilizzate per impianti di piccola e micro-generazio- plicazioni, con differenti soluzioni impiantistiche
ne, ossia le celle a combustibile e i motori a ciclo Stirling, e tecniche, finalizzate al recupero per usi termici,
hanno oggi una diffusione ancora più limitata a causa alla valorizzazione elettrica o ad entrambe. Esso
della loro scarsa maturità tecnologica, che si traduce in rappresenta quindi un’opportunità per realiz-
un elevato investimento specifico ed un livello di affida- zare efficienza energetica soprattutto per quei
bilità ancora da migliorare. La TABELLA 3.65 riporta in settori altamente energivori (quali, ad esempio,
ottica comparative le principali caratteristiche di queste il settore dei cementifici, l’industria del vetro, la
due soluzioni per piccola e micro-cogenerazione. siderurgia, la produzione di metalli non ferrosi, il
settore oil & gas) mediante l’utilizzo della tecno-
3.2.2 Recupero calore e generazione logia ORC (Organic Rankine Cycle) per la produ-
elettrica mediante tecnologia ORC zione elettrica con impianti di taglia tipicamente
comprese tra qualche decina o centinaia di kWe a
Il settore del recupero termico da processo è ca- 5-10MWe.

Tabella 3.64
Confronto del costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) associato all’installazione di un impianto di cogenerazione in cui il
motore primo è un motore a combustione interna e una microturbina a gas (calcolato secondo la “valorizzazione termica”)

Tecnologia/
Ore di funzionamento Motore a combustione interna Microturbina a gas
[h/anno]

2.000 0,099 0,11

4.000 0,074 0,085

7.680 0,061 0,072

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Tabella 3.65
Principali caratteristiche delle tecnologie meno diffuse per la microcogenerazione

Tecnologia/ Celle a combustibile Motori a ciclo Stirling


Caratteristiche

Nelle celle a combustibile l’energia chimica


Si basa su ciclo chiuso che impiega un gas
viene trasformata direttamente in energia
Descrizione come fluido di lavoro (elio, azoto, aria). Si real-
elettrica tramite reazioni elettrochimiche.
tecnologia izza una sequenza di trasformazioni compren-
Il combustibile gassoso (generalmente
dente l’introduzione e la cessione di calore da
idrogeno) è alimentato all’anodo mentre il
sorgenti esterne tramite scambiatori di calore
comburente (aria) può essere rifornito al
e lo scambio di lavoro tramite pistoni.
catodo. La reazione chimica avviene medi-
ante scambio di ioni attraverso l’elettrolita
e produce corrente elettrica chiudendo il
circuito tra gli elettrodi (catodo e anodo).
Solitamente vengono classificate in base all’
elettrolita utilizzato.

• PEM (elettrolita polimerico): 3.000-


6.000 €/kW
• PAFC (ad acido fosforico): 2.000 €/kW
• MCFC (carbonati fusi di k o Na): 3000- Costo specifico:1.500 €/kW per potenze di
Costi specifici 6000 €/kW qualche decina di kW
• SOFC ( ad ossidi solidi): 4.000-8.000 Costo manutenzione: 1,5 c€/kWh
€/kW

• PEM (elettrolita polimerico): 35-40%


Rendimenti • PAFC (ad acido fosforico): 40-42%
elettrici • MCFC (carbonati fusi di K o Na): 45- 10-20%
50%;
• SOFC ( ad ossidi solidi): 45-60%;

• PEM (elettrolita polimerico): ricerca


• PAFC (ad acido fosforico): Riduzioni dei costi e miglioramento
commerciale, esistono nel mondo oltre dell’efficienza sono previsti
250 impianti per un totale di 60 MW dall’industrializzazione di soluzioni “freepiston”
installati basate sull’ accoppiamento del pistone con un
• MCFC (carbonati fusi di K o Na): generatore lineare che genera direttamente
Grado di maturità/ ricerca, esistono decine di impianti corrente alternata.
Sviluppi futuri dimostrativi di potenza nominale I vantaggi che si prospettano per questa
di 250-300 KW e in California un soluzione sono:
impianto da 1,8 MWel • riduzione dei costi
• SOFC ( ad ossidi solidi): ricerca su • semplificazione dei problemi di lubrificazione
materiali e sulla loro produzione e tenuta
per diminuirne i costi. Gli impianti • facilità di avviamento
dimostrativi piu’ grandi hanno una
potenza di 100-220 kW.

Un sistema di recupero calore è composto tipica- cato dal ciclo di potenza in fase di condensazione
mente da uno scambiatore primario, che consente il viene ceduto all’ambiente per mezzo di un sistema
trasferimento del calore dai gas esausti ad un vettore a secco, con aircoolers (radiatori), o a umido, con
termico (olio diatermico, acqua pressurizzata o va- torri evaporative, o addirittura sfruttando l’eventua-
pore saturo), da un impianto ORC e da un sistema le capacità disponibile nell’impianto di raffredda-
per la dissipazione del calore di condensazione sca- mento acqua esistente a servizio dell’impianto.
ricato dal turbogeneratore ORC. Il vettore termico
caldo, proveniente dallo scambiatore di recupero, Il ciclo ORC utilizza un fluido organico con ele-
alimenta il turbogeneratore ORC, che converte l’e- vato peso molecolare. La scelta del fluido, per ot-
nergia termica entrante in energia elettrica e calore timizzare il rendimento del ciclo termodinamico, è
ad un basso livello di temperatura. Il calore scari- effettuata in funzione della temperatura della sor-

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
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gente termica a disposizione. Il funzionamento del tecnologia ORC per recupero di calore in ambito
modulo ORC risponde alle variazioni dei carichi industriale in Italia23. Questo è dovuto non tanto
termici imposti dall’esterno senza alcuna difficol- a ragioni legate alla tecnologia in sé, nonostante
tà, adattandosi automaticamente alle condizioni di essa abbia dei Tempi di Pay-Backpiuttosto eleva-
carico che si presentano durante il funzionamento. ti (SI VEDA TABELLA 3.66), quanto piuttosto alla
Per esempio, nel caso la sorgente primaria di calo- scarsa conoscenza e consapevolezza dei vantaggi
re sia variabile nel tempo, l’ORC segue la sorgente associati a questi sistemi da parte dei potenzia-
producendo quanto possibile e senza alcun proble- li clienti ed alle difficoltà che le imprese italiane
ma di gestione o di tipo funzionale (diversamente stesse trovano nell’autofinanziarsi e nell’accesso
da un ciclo a vapore surriscaldato, dove il livello di al credito, aspetto fondamentale per un investi-
surriscaldamento a carico parziale non è facilmente mento importante come quello richiesto per un
gestibile). impianto ORC, che peraltro risulta un intervento
poco “standardizzato”.
I settori di applicazione della tecnologia ORC
sono molteplici. Tra di essi possiamo elencare Per valutare la convenienza economica associa-
l’industria dei materiali da costruzione (cemento, ta all’installazione di un impianto ORC, sono stati
ceramica), del vetro, l’industria siderurgica (fab- calcolati il Tempo di Pay-Back ed il costo del kWh
bricazione di ferro, acciaio e ferroleghe), il setto- elettrico auto prodotto al variare della dimensione
re oil & gas e l’industria dei metalli non ferrosi. dell’impianto e delle ore di funzionamento annue.
Ciò che accomuna questi settori è il fatto che essi La TABELLA 3.66 riporta i valori del Tempo di Pay-
hanno a disposizione calore di scarto da proces- Backper questa tecnologia.
so di tipo continuo o ciclicamente continuo (è il
caso ad esempio della produzione di acciaio liqui- È evidente come, anche in caso di funzionamento
do), aspetto che riveste un ruolo fondamentale per per 7.680 ore/anno, i tempi di rientro dell’investi-
conseguire Tempi di Pay-Back accettabili. Il costo mentosiano superiori ai 5 anni e salgano a circa
specifico della tecnologia è piuttosto variabile 10 anni nel caso di installazioni di piccola taglia.
in base al settore di applicazione (in particolare, In caso di funzionamento su un numero di ore ri-
in funzione della qualità dei fumi da recuperare), dotto, ciò fa sì che l’investimento non si ripaga nel
attestandosi mediamente intorno ai 3.500-5.000 corso della sua vita utile.
€/kWe (per taglie inferiori ad 1 MWe) e i 2.500-
3.500 €/kWe (per taglie intorno ai 5 MWe). Il co- La TABELLA 3.67 riporta invece il costo del kWh
sto specifico è sicuramente importante, ma la con- prodotto in un impianto ORC, in funzione della di-
venienza economica dell’investimento deriva dalla mensione dello stesso e delle ore di funzionamento
possibilità di sfruttare un cascame termico nei fatti annue. L’analisi mostra come il costo del kWh elet-
gratuito. Il costo annuo di manutenzione varia tra trico prodotto sia inferiore rispetto al benchmark
i 3 e i 9 €/MWhe. assunto come riferimento (ossia il costo d’acqui-
sto dello stesso dalla rete, mediamente pari a 13
Attualmente esistono rare installazioni della c€/kWh nel caso di applicazione di minore taglia

Tabella 3.66
Tempo di Pay-Back (anni) associato all’installazione di un impianto di recupero termico tramite tecnologia ORC

Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 0,03 1,1 4,9
[h/anno]

2.000 >> vita utile >> vita utile >> vita utile

4.000 >> vita utile 15,8 10,9

7.680 10,2 6,7 5,3

23
Viceversa, la tecnologia ORC nella generazione distribuita da fonti rinnovabili, tipicamente da biomassa, ha avuto negli ultimi anni una diffusione importante
in Italia, con circa 70 impianti installati per una potenza complessiva di circa 60 MW.

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Tabella 3.67
Costo medio del kWh elettrico prodotto (€/kWh) derivante dall’installazione di un impianto di recupero termico
tramite tecnologia ORC
Potenza [MWe]/
Ore di funzionamento 0,03 1,1 4,9
[h/anno]

2.000 0,0296 0,146 0,111

4.000 0,148 0,073 0,005

7.680 0,077 0,038 0,029

e di 10 c€/kWh per quelle di maggiore dimensio- venienza economica degli investimenti in efficienza
ne)solo nel caso di impianti di grandi dimensioni energetica, ossia il Tempo di Pay-Back, che rappre-
che lavorano almeno su due turni. Rispetto ad al- senta indubbiamente lo strumento principale con
tre soluzioni per efficienza energetica in ambito cui le imprese valutano se intraprendere o meno
industriale, quindi, gli impianti ORC sembrano un progetto di investimento, le TABELLE 3.68 e 3.70
essere mediamente più distanti dalla convenienza mettono in ordine (in termini di convenienza de-
economica in assenza di forme di incentivazione. crescente) le tecnologie che sono state analizzate
Visto il loro importante contributo potenziale all’ef- in questo capitolo, con riferimento rispettivamente
ficienza energetica in ambito industriale in Italia, agli interventi di sostituzione volontaria (di un di-
sarebbe opportuno che venissero introdotti dei si- spositivo ancora funzionante) e sostituzione forzata
stemi che favoriscano l’investimento in questo tipo (di una tecnologia non funzionante o in caso di ac-
di impianti, considerando attentamente le loro ca- quisto di una nuova tecnologia).
ratteristiche peculiari.
Poiché l’analisi è resa più complessa dalla contem-
poranea presenza, per alcune tecnologie, di sva-
riate alternative (ad esempio in termini di dimen-
3.3 Quadro di sintesi sioni e di livello di efficienza energetica, come nel
caso dei motori elettrici), si è scelto di concen-
Nei precedenti paragrafi di questo capitolo sono sta- trarsi in questa sintesi sulle taglie intermedie e
te analizzate le principali tecnologie per l’efficienza sulle alternative (all’interno delle stessa famiglia
energetica in ambito industriale, siano esse rivolte tecnologica) a maggiore efficienza, indicando per
alla riduzione dei consumi di energia termica ed ciascuna di esse il range all’interno di cui si sposta
elettrica o alla produzione in loco di energia in so- il Tempo di Pay-Back in funzione della variazio-
stituzione dell’approvvigionamento “tradizionale”. ne del parametro fondamentale che influenza la
Per ognuna di esse è stata valutata la convenienza valutazione economica, ossia il numero di ore di
economica, intesa sotto la duplice prospettiva (ad funzionamento annue dell’impianto. Per l’analisi
eccezione delle tecnologie per la produzione elet- esaustiva della convenienza economica delle di-
trica da fonte rinnovabile) del Tempo di Pay-Back verse alternative all’interno della medesima fami-
dell’investimento e del costo necessario per rispar- glia tecnologica, si rimanda ai rispettivi paragrafi
miare o per produrre un kWh (elettrico o termico) di questo capitolo.
di energia rispetto alla soluzione standard, a bassa
efficienza, di riferimento. Nel caso di sostituzione volontaria di una tecnolo-
gia funzionante, e considerando il Tempo di Pay-
Obiettivo di questo paragrafo è quello di riassu- Back, è possibile distinguere tra:
mere e sintetizzare – introducendo ovviamente • tecnologie che sono al di sotto della soglia
delle semplificazioni che saranno discusse a breve massima di accettabilità per le imprese, quali
– i risultati dell’analisi, offrendo un quadro d’as- inverter, rifasamento dei carichi elettrici ed in-
sieme che permetta una rapida comparazione fra terventi sul sistema ad aria compressa (ad ecce-
le diverse soluzioni esistenti. zione dell’introduzione di sistemi di accumulo);
• tecnologie la cui permanenza all’interno della
Ponendo l’attenzione sul primo indicatore di con- soglia di accettabilità delle imprese dipende

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 3.68
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di sostituzione di una tecnologia
“standard” funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di Pay-Back (anni)

Tecnologia efficiente Tempo di Pay-Back Taglia-tipo considerata

Sistemi ad aria compressa - Recupero calore 0,37-1,5 –


Inverter 0,4-1,7 37 kW
Rifasamento dei carichi elettrici 0,4-1,9 30 kVAr (distribuito)
Sistemi ad aria compressa - Riduzione perdite 0,6-2,6 –
Sistemi ad aria compressa - Introduzione sistemi di accumulo 1,1-4,2 –
Sistemi di refrigerazione - Controllo dinamico pressione 1,2-5,8 –
Cogenerazione – Turbina a gas 3-10,7 5 MW
UPS ad alta efficienza 3-15 80 kVA
Cogenerazione –Motore a combustione interna 3,8-15 5 MW
Cogenerazione - Turbina a vapore 4-16,2 5 MW
Motori elettrici ad alta efficienza 4-24 37 kW (IE3)
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori rigenerativi 4,8-9,5 –
Cogenerazione - Ciclo combinato 6 - > v,u, 10 MW
Sistemi efficienti di combustione- Bruciatori auto-recuperativi 6,2-11,9 –
ORC 6,7 - > v.u. 1,1 MW

dal tempo di funzionamento annuo. Si tratta in Tempo di Pay-Back (e che, come è lecito atten-
particolare di UPS ad alta efficienza, di tecnolo- dersi, continuano ad esserlo considerando il co-
gie di accumulo nel sistema ad aria compressa, sto del kWh risparmiato o autoprodotto), paiono
sistemi per il controllo dinamico della pressione esserlo anche tutte quelle che si trovavano in
in un impianto di refrigerazione, cogenerazione una situazione intermedia e parte di quelle che
con turbina a gas o motore a combustione inter- invece risultavano lontane dalla convenienza
na. Queste soluzioni per l’efficienza energetica in economica. Tra queste ultime, solamente gli im-
ambito industriale divengono tipicamente con- pianti ORC ed i motori elettrici ad alta efficienza
venienti, per quanto riguarda il calcolo del Tem- continuano a non sembrare economicamente so-
po di Pay-Back, solo nel caso di utilizzo su due o stenibili, in assenza di incentivazione, anche uti-
più turni; lizzando il criterio del costo del kWh. Peraltro, è
• tecnologie più o meno lontane dalla conve- da sottolineare che essi risulterebbero comunque
nienza economica, indipendentemente dal- convenienti se si considerasse come benchmark il
le ore di funzionamento annue, ossia motori costo di acquisto dalla rete dell’energia elettrica
elettrici ad alta efficienza, sistemi efficienti di che mediamente sostengono le imprese non ener-
combustione, cogenerazione (eccetto il caso givore, ossia 13 c€/kWh.
della turbina a gas o del motore a combustione
interna) e ORC. Le TABELLE 3.70 e 3.71 riportano invece i risultati
dell’analisi economica, per quanto riguarda rispetti-
Considerando invece anche il costo del kWh ri- vamente il Tempo di Pay-Back ed il costo del kWh,
sparmiato o prodotto è molto interessante notare nel caso di sostituzione a fine vita della soluzione
come i risultati dell’analisi economica cambino tecnologica standard, poco efficiente.
completamente. Si veda in questo senso la TABEL-
LA 3.69. In questo caso, come è ragionevole attendersi, la
convenienza economica migliora in modo evi-
Oltre alle soluzioni per l’efficienza energeti- dente, sia in valore assoluto (si nota la generalizza-
ca che già sembravano convenienti in base al ta riduzione dei Tempi di Pay-Back associati ai di-

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 3.69
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una tecnologia “standard”
funzionante, attraverso il calcolo del costo del kWh risparmiato o prodotto (€/kWh)

Costo medio del kWh


Tecnologia efficiente Taglia-tipo considerata
risparmiato/prodotto24
Rifasamento dei carichi elettrici 0,002-0,009(e) 30 kVAr (distribuito)
Sistemi ad aria compressa - Recupero calore 0,002-0,01 (t) –
Inverter 0,006-0,023 (e) 37 kW
UPS ad alta efficienza 0,008-0,03 (e) 80 kVA
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori rigenerativi 0,015-0,028 (t) –
Sistemi ad aria compressa - Riduzione perdite 0,015-0,063 (e) –
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori auto-recuperativi 0,019-0,037 (t) –
Sistemi di refrigerazione - Controllo dinamico pressione 0,019-0,074 (e) –
Sistemi ad aria compressa - Introduzione sistemi di accumulo 0,03-0,10 (e) –
Cogenerazione - Turbina a gas 0,041-0,062 (e*) 5 MW
Cogenerazione - Turbina a vapore 0,047-0,073 (e*) 5 MW
Cogenerazione - Motore a combustione interna 0,048-0,07 (e*) 5 MW
Cogenerazione - Ciclo combinato 0,057-0,094 (e*) 10 MW
Motori elettrici ad alta efficienza 0,03-0,12 (e) 37 kW (IE3)
ORC 0,038-0,146 (e*) 1,1 MW

versi investimenti25) che in termini relativi: si nota alla soglia di convenienza, se una tale variazione del
infatti che solamente quattro delle tecnologie ana- costo di adozione determini o meno un cambiamen-
lizzate (bruciatori autorecuperativi, cogenerazione to sostanziale nel loro livello di sostenibilità econo-
con turbina a vapore o ciclo combinato ed impianti mica. In modo molto interessante, si nota come il
ORC) non raggiungono la soglia di convenienza risultato delle nostre analisi non vari al modificarsi
economica in termini di Tempo di Pay-Back, men- del costo di investimento nella massima parte dei
tre tutte le altre si pongono a ridosso o al di sotto casi. Si può quindi sostenere che un incremento o
di tale soglia. Coerentemente con quanto visto in decremento del costo di investimento, seppur di
precedenza, la situazione appare ancora più “rosea” misura rilevante, non determina sostanziali va-
se si guarda al costo del kWh risparmiato o auto- riazioni nella convenienza economica dell’inve-
prodotto, in cui si nota che solo la tecnologia ORC stimento. Questo ad ulteriore testimonianza della
si pone al di là della soglia di benchmark. rilevanza che per la sostenibilità economica delle
tecnologie di efficienza energetica in ambito indu-
Per completare lo studio, si è ritenuto opportuno- striale ha la variabile consumo energetico e l’asso-
condurre, per ogni soluzione tecnologica con- ciato risparmio conseguibile.
siderata un’analisi di sensitività del Tempo di
Pay-Back e del costo del kWh risparmiato o au- In conclusione, il quadro delineato in questo capito-
toprodotto al variare (in un range di + o - 20%) lo suggerisce che, per diverse soluzioni di efficien-
del costo di investimento specifico. In particolare, za energetica in impresa, l’investimento è già oggi
è interessante valutare, per le soluzioni che risultano economicamente conveniente anche in assenza
economicamente convenienti e per quelle prossime di alcuna forma di incentivazione, sia nel caso

24
Il costo del kWh risparmiato o prodotto deve essere confrontato con i rispettivi valori benchmark: nel caso di risparmio o produzione di energia elettrica
(contrassegnato con “e”, il benchmark è di 13 c€/kWh, che scende a 10 c€/kWh per alcune particolari applicazioni riferibili ad imprese “energivore”, con-
trassegnate con “e*”); nel caso di risparmio o produzione di energia termica (contrassegnato con “t”, il benchmark è di 0,047 €/kWh).
25
È da sottolineare che, per alcune delle tecnologie esaminate, non appariva sensata la distinzione tra il caso di sostituzione “volontaria” e “forzata”, da cui
deriva il fatto che i corrispondenti valori nelle TABELLE 3.68 – 3.70 ed 3.69 - 3.71 risultano i medesimi. Si fa riferimento in particolare agli inverter, al rifasa-
mento dei carichi elettrici, agli interventi sui sistemi ad aria compressa e di refrigerazione, alla cogenerazione ed all’ORC.

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 3.70
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una tecnologia “standard” non
funzionante, attraverso il calcolo del Tempo di Pay-Back (anni)

Tecnologia efficiente Tempo di Pay-Back Taglia-tipo considerata

Sistemi ad aria compressa - Recupero calore 0,37-1,5 –


Inverter 0,4-1,7 37 kW
Rifasamento dei carichi elettrici 0,4-1,9 30 kVAr (distribuito)
UPS ad alta efficienza 0,6-2,5 80 kVA
Sistemi ad aria compressa - Riduzione perdite 0,6-2,6 –
Sistemi ad aria compressa - Introduzione sistemi di accumulo 1,1-4,2 –
Sistemi di refrigerazione - Controllo dinamico pressione 1,2-5,8 –
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori rigenerativi 3-5,3 –
Cogenerazione - Turbina a gas 3-10,7 5 MW
Cogenerazione - Motore a combustione interna 3,8-15 5 MW
Motori elettrici ad alta efficienza 3-17 37 kW (IE3)
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori auto-recuperativi 4,1-7,9 –
Cogenerazione - Turbina a vapore 4-16,2 5 MW
Cogenerazione - Ciclo combinato 6 - > v.u. 10 MW
ORC 6,7 - > v.u. 1,1 MW

in cui si utilizzi il Tempo di Pay-Back come riferi- to. In generale, tuttavia, gli investimenti in queste
mento che il costo del kWh risparmiato o prodot- soluzioni sono caratterizzati da tempi di rientro

Tabella 3.71
Quadro della convenienza economica delle soluzioni di efficienza energetica, nel caso di una tecnologia “standard” non
funzionante, attraverso il calcolo del costo medio del kWh risparmiato o prodotto (€/kWh)

Costo medio del kWh


Tecnologia efficiente Taglia-tipo considerata
risparmiato/prodotto
Rifasamento dei carichi elettrici 0,002-0,009 (e) 30 kVAr (distribuito)
Sistemi ad aria compressa- Recupero calore 0,002-0,01(t) –
UPS ad alta efficienza 0,003-0,013 (e) 80 kVA
Inverter 0,006-0,023 (e) 37 kW
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori rigenerativi 0,009-0,017 (t) –
Sistemi efficienti di combustione - Bruciatori auto-recuperativi 0,013-0,025 (t) –
Sistemi ad aria compressa - Riduzione perdite 0,015-0,063 (e) –
Sistemi di refrigerazione - Controllo dinamico pressione 0,019-0,074 (e) –
Motori elettrici ad alta efficienza 0,025-0,093 (e) 37 kW (IE3)
Sistemi ad aria compressa - Introduzione sistemi di accumulo 0,03-0,01(e) –
Cogenerazione-Turbina a gas 0,041-0,062 (e*) 5 MW
Cogenerazione – Turbina a vapore 0,047-0,073 (e*) 5 MW
Cogenerazione - Motore a combustione interna 0,048-0,07 (e*) 5 MW
Cogenerazione –Ciclo combinato 0,057-0,094 (e*) 10 MW
ORC 0,038-0,146 (e*) 1,1 MW

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3. LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

piuttosto lunghi, in molti casi superiori alle soglie mente importante promuovere la definizione di
massime accettabili dalle imprese. Questo suggeri- un organico schema di misure per la promozio-
sce agli operatori della filiera ed ai policy maker una ne dell’efficienza energetica in impresa, che tenga
strada piuttosto chiara su come sarebbe necessario adeguatamente conto delle profonde diversità che
agire se intendono promuoverne la diffusione. Sicu- esistono tra varie soluzioni tecnologiche disponi-
ramente il sistema dei Certificati Bianchi e il prossi- bili, in termini di livelli di convenienza economica
mo Conto Energia Termico (si rimanda al CAPITOLO senza incentivi e potenziale di risparmio energetico
2 per ulteriori dettagli) potranno avere un ruolo cri- realizzabile, tema che si discuterà nel prossimo Ca-
tico in questo processo. Tuttavia, sarebbe estrema- pitolo del presente Rapporto.

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4.
IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE
DELLE SOLUZIONI PER
L’EFFICIENZA ENERGETICA IN
IMPRESA
4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Q
uesto capitolo si propone, nella prima par- incrementi dei cascami termici in alcuni settori indu-
te, di offrire un quadro sulle potenzialità striali, ad esempio attraverso la produzione elettrica
di diffusione delle soluzioni di efficien- mediante tecnologia ORC).
za energetica in impresa descritte nel CAPITOLO 3.
L’intento è quello di offrire al lettore uno strumento Ovviamente il potenziale fornisce un’idea del con-
che lo metta nelle condizioni di comprendere in qua- tributo massimo che una certa soluzione di efficien-
le misura le diverse tecnologie possano contribuire za energetica potrebbe assicurare in linea teorica,
al raggiungimento degli obiettivi che il nostro Paese senza considerare la sua reale convenienza econo-
si è dato in tema di efficienza energetica nel PAEE mica né la presenza o meno di provvedimenti nor-
2011, il che diventa a sua volta fondamentale per de- mativiche ne promuovano la diffusione. Per questo
finire delle adeguate politiche di incentivazione per motivo, in questo capitolo si procederà anche a
l’efficienza energetica che siano economicamente effi- stimare un verosimile grado di penetrazione, tan-
cienti. Nella seconda parte del capitolo, si entrerà in- to nel parco installato esistente quanto nelle futu-
vece nel dettaglio di alcuni tra i principali settori in- re installazioni, che le diverse tecnologie potranno
dustriali italiani, con l’obiettivo di studiare, da un lato, sperimentare nei prossimi anni in Italia. A questo
l’impatto che il costo dell’energia ha sul conto eco- fine si considererà la possibile evoluzione della con-
nomico delle imprese che in essi lavorano ed indi- venienza economica di queste tecnologie e si inter-
viduare le potenzialità di miglioramento conseguibili preteranno le opinioni degli esperti di settore rac-
con l’adozione delle soluzioni di efficienza energetica colte durante le interviste effettuate. Così facendo,
considerate in questo studio e, dall’altro, il grado di il lettore disporrà di elementi che gli permetteranno
potenziale interesse che i diversi settori industriali di valutare dei ragionevoli scenari di sviluppo del
verosimilmente manifesteranno nei prossimi mesi comparto dell’efficienza energetica in impresa in
rispetto al tema dell’efficienza energetica. Italia e quindi di pianificare al meglio possibili
investimenti e nuove attività di business.
4.1 Il mercato potenziale
delle soluzioni per l’efficienza Motori elettrici
energetica in impresa
Il consumo annuo di energia elettrica in Italia associa-
Dal punto di vista metodologico, in questo capito- to all’uso di motori elettrici nell’industria è stimabile
lo verrà innanzitutto stimato un potenziale teorico in circa 120 TWh, pari a quasi il 40% dell’intero fab-
di diffusione delle soluzioni di efficienza energetica, bisogno elettrico italiano al 20111.Questo valore, estre-
considerando un orizzonte temporale di riferimento mamente rilevante, è influenzato, oltre che ovviamente
di otto anni, da qui al 2020. In questo modo si in- dalla diffusione massiccia di questi dispositivi, anche
tende valutare il contributo potenziale in termini di dalla presenza di motori elettrici appartenti a classi di
risparmio energetico che ogni soluzione assicure- efficienza “standard” (ossia caratterizzati da bassa effi-
rebbe in Italia, sia nel caso in cui la sua adozione si cienza, riferibili a livelli pari od inferiori a quelli previsti
estendesse a tutto il parco installato (ove ciò appa- dalla norma IEC 60034-30:2008 per la cosiddetta classe
re tecnicamente fattibile, come ad esempio nel caso IE1), che si stima abbiano una penetrazione nel settore
della cogenerazione o del recupero di calore tramite industriale ancora superiore al 96%. Ciò lascia intendere
tecnologia ORC), sia nel caso si applicasse alle future come esistano ampi spazi di riduzione dei consumi at-
installazioni (il che va inteso sia come l’installazione traverso l’adozione di motori elettrici ad alta efficienza.
di nuove soluzioni per efficienza energetica, sia come
opportunità di soddisfare futuri incrementi del fabbi- Considerando la tecnologia migliore in termini di
sogno termico, ad esempio tramite la realizzazione di efficienza energetica presentata nel PARAGRAFO 3.1.1
impianti di cogenerazione, oppure di sfruttare futuri (ossia i motori elettrici di classe IE3), se tutti i moto-

1
Il fabbisogno elettrico italiano nel 2011 (al netto delle perdite di rete) è pari a 313,8 TWh, di cui 140 riferibili al settore industriale. (Fonte: Terna)

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.1
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza di classe IE3

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero motori installati/sostituiti [mln di unità] 15,3 1,3

Risparmio energetico [TWh/anno] 7 0,2

Volume d’affari [mld €] 67,5 5,6

ri elettrici attualmente installati a livello industriale tuno valutare il risparmio energetico conseguibile
appartenessero a questa classe di efficienza, si otter- attraverso nuove installazioni di motori elettrici di
rebbe un risparmio annuo di energia elettrica sti- classe IE2 in quanto, come discusso nel PARAGRAFO
mabile in circa 7 TWh, con la sostituzione di circa 3.1.1, a partire dal Luglio 2011 la classe IE2 rappre-
15 mln di motori ed un giro d’affari complessivo senta la classe minima dei nuovi motori elettrici
corrispondente di 67,5 mld €. Se si considerano immessi sul mercato. La TABELLA 4.2 fornisce una
anche le nuove installazioni di motori elettrici attese rappresentazione sintetica di questi dati.
da qui al 2020, nel caso in cui essi fossero di classe
IE3, si stima di ottenere un ulteriore risparmio an- Chiaramente non è verosimile pensare che que-
nuo teorico a regime (rispetto alle dinamiche atte- sto potenziale teorico si concretizzi nella sua to-
se dell’installato) di circa 0,2 TWh elettrici, per un talità nei prossimi anni. Considerando il livello di
volume d’affari di circa 700 mln € all’anno. convenienza economica delle tecnologie efficienti
e gli obblighi normativi in merito alle classi mini-
La TABELLA 4.1 fornisce una rappresentazione sin- me di efficienza dei nuovi motori elettrici immessi
tetica di questi dati, da cui si desume che, grazie sul mercato SI VEDA PARAGRAFO 3.1.1, oltre che le
all’uso di tecnologie efficienti, esiste il potenziale opinioni degli operatori di mercato intervistati,
teorico di ridurre di circa il 6% il consumo annuo è ragionevole pensare che nei prossimi otto anni
di elettricità in Italia dovuto all’utilizzo di motori in Italia il potenziale teorico “massimo” (corri-
elettrici nel settore industriale. spondente all’adozione di motori di classe IE3)
si realizzerà per il 35-40%, corrispondente ad un
Un analogo ragionamento può essere condotto mix di installato analogo a quello mostrato in TA-
considerando la sostituzione dei motori elettrici at- BELLA 4.3.
tualmente installati con dispositivi ad alta efficien-
za di classe IE2. Nella fattispecie, si otterrebbe un Questo corrisponderebbe ad un risparmio annuo
risparmio annuo di energia elettrica stimabile in a regime di circa 2,8 TWh elettrici e ad un giro
4,6 TWh, con la sostituzione di circa 14,7 mln di d’affari complessivo di 29,5 mld € (SI VEDA TABELLA
motori ed un giro d’affari complessivo corrispon- 4.4). Se consideriamo invece le nuove installazio-
dente di 43,4 mld €. In questo caso, non è oppor- ni, è verosimile ritenere che la penetrazione del-

Tabella 4.2
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di motori elettrici ad alta efficienza di classe IE2

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero motori installati/sostituiti [mln di unità] 14,7 –

Risparmio energetico [TWh/anno] 4,6 –

Volume d’affari [mld €] 43,4 –

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.3
Ripartizione per classe di efficienza del parco attuale di motori elettrici e delle nuove installazioni

Nuove
Installato atteso al 2020
Classe di efficienza Installato attuale installazioni
(evoluzione del parco attuale)
al 2020

“standard” (IE1 o inferiore) 96-97% 40% –

IE2 3-4% 49% 82%

IE3 0 11% 18%

Tabella 4.4
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di motori elettrici ad alta efficienza

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero motori installati/sostituiti [mln unità] 14,7 1,3

Risparmio energetico [TWh/anno] 2,8 0,04

Volume d’affari [mld €] 29,5 1

le tecnologie efficienti sarà, anche in virtù degli alta efficienza.


obblighi normativi, decisamente più accentuata,
come mostra la TABELLA 4.3. A questo potenziale Considerando le diverse applicazioni dei motori elet-
verosimilmente realizzabile corrisponderebbe un trici (ad esempio, pompe, compressori e ventilatori)
risparmio annuo a regime di circa 0,04 TWh elet- e l’attuale tasso di diffusione degli inverter, che può
trici ed un giro d’affari annuo stimabile in circa essere stimato nell’ordine del 7-10% (variabile in base
125 mln € da qui al 2020. La TABELLA 4.4 fornisce alle diverse applicazioni), si stima che, se tutti i mo-
una rappresentazione sintetica dei dati relativi al tori elettrici per cui l’inverter risulta tecnicamente
potenziale atteso dell’adozione di motori elettrici applicabile ne fossero effettivamente dotati, si otter-
ad alta efficienza al 2020. rebbe un risparmio annuo di energia elettrica sti-
mabile in circa 10,2 TWh, con l’adozione di circa
Inverter 7 mln di inverter ed un giro d’affari complessivo
corrispondente di circa 27 mld €. Se si considerano
L’applicazione di inverter sui motori elettrici, anche le nuove installazioni di motori elettrici ed i
come ampiamente discusso nel PARAGRAFO 3.1.2, medesimi tassi di applicabilità degli inverter, si stima
permette di variare la velocità del motore in fun- di ottenere un ulteriore risparmio annuo teorico di
zione dell’effettivo fabbisogno, e di conseguenza circa 1 TWh elettrico, per un volume d’affari di cir-
la potenza elettrica da esso assorbita, conseguen- ca 323,5 mln € all’anno. La TABELLA 4.5 fornisce una
do in tal modo un risparmio di energia elettrica rappresentazione sintetica di questi dati.
importante rispetto al mancato utilizzo di questi
dispositivi. Il consumo annuo di energia elettri- Da questi dati si desume che, grazie all’uso di questa
ca in Italia dovuto al funzionamento dei moto- tecnologia efficiente, esiste il potenziale teorico di
ri elettrici nell’industria, che come discusso in ridurre di circa il 9% il consumo annuo di elettri-
precedenza rappresenta circa la il 40% dell’intero cità in Italia dovuto all’utilizzo di motori elettrici
fabbisogno elettrico italiano nel 2011, può essere nel settore industriale.
ridotto in maniera notevole grazie all’adozione di
inverter (si veda a tal proposito la TABELLA 3.12), Anche in questo caso, non risulta verosimile pen-
oltre che mediante l’adozione di motori elettrici ad sare che questo potenziale teorico si concretizzi

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Tabella 4.5
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di inverter su motori elettrici

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero inverter installati [mln unità] 7 0,7

Risparmio energetico [TWh/anno] 10,2 1

Volume d’affari [mld €] 26,9 2,6

Tabella 4.6
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di inverter su motori elettrici

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero inverter installati [mln unità] 1,8 0,2

Risparmio energetico [TWh/anno] 2,7 0,3

Volume d’affari [mld €] 7,2 0,7

nella sua totalità nei prossimi anni. Considerando 1 TWh, pari a circa lo 0,3% dell’intero fabbisogno
il livello di convenienza economica associato alle elettrico italiano al 2011. Sebbene questo valore rap-
diverse applicazioni degli inverter, gli obblighi nor- presenti una porzione ridotta del fabbisogno elet-
mativi in merito alle classi minime di efficienza dei trico globale nel settore industriale, l’interesse per
nuovi motori elettrici immessi sul mercato ed all’a- dispositivi ad alta efficienza si registra in forte cre-
dozione di inverter (SI VEDA PARAGRAFO 3.1.2), oltre scita, sia da parte delle imprese utilizzatrici che dei
ovviamente alle opinioni degli operatori di mercato fornitori delle tecnologie.
intervistati durante l’analisi, è ragionevole pensare
che nei prossimi otto anni in Italia il potenziale te- Ad oggi, la diffusione di dispositivi poco efficienti2
orico si realizzerà per il 25-30%. Questo corrispon- è ancora massiccia, stimabile nell’ordine del 75-
derebbe ad un risparmio annuo a regime di circa 80%. Ciò lascia intendere come esistano interes-
2,5-3 TWh elettrici e ad un giro d’affari complessivo santi spazi di riduzione dei consumi attraverso l’a-
nell’ordine dei 7 mld €, con riferimento all’installato dozione di soluzioni UPS ad alta efficienza. Se tutti
attuale. Se consideriamo invece le nuove installa- gli UPS attualmente installati a livello industriale
zioni, si ritiene che il tasso di penetrazione sia in li- fossero ad alta efficienza (considerando come rife-
nea con quanto previsto per l’installato attuale, il che rimento i valori medi di efficienza presenti attual-
corrisponderebbe ad un risparmio annuo a regime mente sul mercato), si otterrebbe un risparmio
di circa 0,3 TWh elettrici e ad un giro d’affari an- annuo di energia elettrica stimabile in circa 0,05
nuo stimabile mediamente in circa 90 mln € da qui TWh, con la sostituzione di circa 40.000 UPS ed
al 2020, come mostrato in TABELLA 4.6. un giro d’affari complessivo corrispondente di
oltre 400 mln €. Se si considerano anche le nuove
UPS installazioni di UPS, se queste prevedessero l’uti-
lizzo di dispositivi ad alta efficienza (rispetto alle
Il consumo annuo di energia elettrica in Italia dinamiche attese dell’installato), si stima di ottene-
dovuto agli UPS installati nell’industria è di circa re un ulteriore risparmio annuo teorico di circa

2
Si fa riferimento ai valori previsti dal Code Of Conduct del 2011 redatto dalla Commissione Europea in collaborazione con il CEMEP (si veda a riguardo il
PARAGRAFO 3.1.3)

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.7
Potenziale teorico di risparmio derivante dall’adozione di UPS ad alta efficienza

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero UPS installati/sostituiti [unità] 40.600 5.200


-2
3,5*10-
6
Risparmio energetico [TWh/anno] 5*10

Volume d’affari [mld €] 0,4 0,05

Tabella 4.8
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione di UPS ad alta efficienza

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Numero UPS installati/sostituiti [unità] 20.300 2.600


-2
1,7*10-
6
Risparmio energetico [TWh/anno] 3*10

Volume d’affari [mld €] 0,2 0,03

4 MWh elettrici, per un volume d’affari di circa atteso a regime sarà di circa 2 MWh elettrici, corri-
7 mln € all’anno. spondente ad un giro d’affari annuo stimabile in 3,3
mln € da qui al 2020.
La TABELLA 4.7 fornisce una rappresentazione sinteti-
ca di questi dati, da cui si desume che, grazie all’uso Aria compressa e refrigerazione
di tecnologie efficienti, esiste il potenziale teorico
di ridurre di quasi il 5% il consumo annuo di elet- Per quanto concerne gli interventi di efficienza
tricità in Italia dovuto all’utilizzo di UPS nel set- energetica sui sistemi ad aria compressa e di refri-
tore industriale. gerazione, illustrati rispettivamente nei PARAGRAFI
3.1.5 e 3.1.6, si è discusso di come essi facciano ri-
Chiaramente non è verosimile pensare che que- ferimento sia ad interventi di tipo hardware (come
sto potenziale teorico si concretizzi nella sua to- ad esempio l’adozione di motori elettrici ad alta ef-
talità nei prossimi anni. Considerando il livello ficienza e di inverter, o la riparazione delle perdite
di convenienza economica delle diverse classi di lungo l’impianto), sia che di tipo gestionale (come
potenza efficienti e gli accordi volontari stipulati a ad esempio la regolazione dei parametri di funzio-
livello europeo tra i principali produttori di UPS in namento del sistema ed una corretta manutenzione
merito alle classi minime di efficienza che dovran- dello stesso).
no avere i nuovi sistemi immessi sul mercato (SI
VEDA PARAGRAFO 3.1.3), oltre ovviamente alle opi- Stimare in modo puntuale un potenziale di rispar-
nioni degli operatori intervistati durante l’analisi, è mio energetico (con volumi d’affari annessi) associa-
ragionevole pensare che nei prossimi otto anni in to a questi interventi di efficienza energetica risulta
Italia il potenziale teorico si realizzerà per il 40- piuttosto complesso, considerate le forti specificità
50%. Questo corrisponderebbe ad un risparmio an- che caratterizzano i diversi impianti esistenti a livel-
nuo a regime di circa 0,03 TWh elettrici e ad un giro lo industriale e l’eterogeneità dei possibili interventi.
d’affari complessivo nell’ordine dei 200 mln €, con Per superare queste criticità, a partire dai possibi-
riferimento all’installato attuale. Se consideriamo li interventi effettuabili nei due ambiti (di cui un
invece le nuove installazioni, è verosimile pensare campione rappresentativo, ma non certo esaustivo,
che, come mostra la TABELLA 4.8, il risparmio annuo è riportato nelle TABELLE 3.26 e 3.33), si è raccolto il

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.9
Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi ad aria compressa

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Risparmio energetico [TWh/anno] 3,5-4 0,4

Volume d’affari [mld €] 0,4-0,6 0,05-0,07

parere delle imprese industriali, dei fornitori di tec- nella sua totalità nei prossimi anni. Consideran-
nologie, delle ESCo che hanno esperienza su questi do il livello di convenienza economica di alcuni dei
interventi e delle associazioni di categoria, per poter principali interventi realizzabili su un sistema ad
fornire una stima delle potenzialità di risparmio aria compressa (SI VEDA PARAGRAFO 3.1.5) ed i pare-
energetico conseguibili e, ove possibile, dei livel- ri degli operatori intervistati, è ragionevole pensare
li di penetrazione attesi per i diversi interventi. che nei prossimi otto anni in Italia il potenziale
In generale, gli operatori intervistati sono piuttosto teorico si realizzerà per il 20-30%. Ad interventi
concordi nel ritenere che il potenziale di risparmio cui tipicamente sono associati costi di investimento
energetico associato ai sistemi ad aria compressa e relativamente ridotti e performance economiche po-
di refrigerazione sia particolarmente importante. sitive (in termini di Tempo di Pay-Back) fa da con-
traltare una consapevolezza ancora non molto dif-
Per quanto riguarda i sistemi ad aria compressa, fusa dei consumi energetici associati al vettore aria
a fronte di un consumo annuo per questi sistemi compressa. Questo si spiega principalmente con il
stimabile in oltre 15 TWh elettrici (che corrispon- fatto che i consumi elettrici associati a quest’ultima
de a circa l’11% del consumo elettrico complessivo sono misurati a livello aggregato e non allocati in
del settore industriale), si stima che il potenziale maniera puntuale al sistema ad aria compressa. Il
globale di risparmio energetico sia nell’ordine del tasso di penetrazione stimato corrisponderebbe ad
30% del consumo attuale, per un risparmio po- un risparmio annuo a regime di circa 0,7-1,2 TWh
tenziale nell’ordine dei 4-5 TWh elettrici. Questo elettrici e ad un giro d’affari complessivo nell’ordine
potenziale deve essere tuttavia depurato dal rispar- dei 80-180 mln €, con riferimento all’installato at-
mio associato all’adozione di motori elettrici ad alta tuale. Se consideriamo invece le nuove installazioni,
efficienza ed inverter, già precedentemente stimati, è verosimile pensare che, come mostra la TABELLA
che con riferimento ai sistemi ad aria compressa pe- 4.10, il risparmio annuo atteso a regime sarà di circa
sano per circa 0,6-0,8 TWh all’anno, dando luogo 100 GWh elettrici, corrispondente ad un giro d’affa-
quindi ad un risparmio effettivo associato ai sistemi ri annuo stimabile in 2 mln € da qui al 2020. La TA-
ad aria compressa nell’ordine dei 3,5-4 TWh, con un BELLA 4.10 fornisce una rappresentazione sintetica
giro d’affari complessivo nell’ordine dei 500 mln €, di questi dati.
facendo riferimento all’installato attuale.
Per quanto concerne invece i sistemi di refrigera-
A questo va inoltre aggiunto il potenziale di rispar- zione, il cui consumo annuo è stimabile in 11-12
mio associabile alle nuove installazioni da qui al TWh elettrici (che corrisponde a circa il 9% del
2020. Su un consumo relativo a queste installazioni consumo elettrico complessivo del settore indu-
nell’ordine dei 1,5-2 TWh annui al 2020, si può sti- striale), seguendo il medesimo approccio utilizzato
mare un risparmio su questi valori nell’ordine del per i sistemi ad aria compressa, si stima un rispar-
25%, corrispondente a circa 0,5 TWh all’anno, che mio globalmente conseguibile nell’ordine del 20%
diventano 0,4 TWh al netto degli interventi su mo- del consumo attuale. Questo darebbe luogo ad una
tori elettrici ed inverter, per un giro d’affari medio riduzione in valore assoluto dei consumi nell’ordine
stimabile in circa 10 mln €. La TABELLA 4.9 fornisce dei 2 TWh con riferimento all’installato attuale, che
una rappresentazione sintetica di questi dati. si riduce ad 1,5 TWh se viene depurata della quota
parte di risparmio ascrivibile all’adozione di motori
Chiaramente anche in questo caso non è verosi- elettrici ad alta efficienza ed inverter. Il giro d’affari
mile che questo potenziale teorico si concretizzi corrispondente è nell’ordine dei 200 mln €.

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.10
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi ad aria compressa

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Risparmio energetico [TWh/anno] 0,7-1,2 0,08-0,12

Volume d’affari [mld €] 0,08-0,18 0,01-0,02

Tabella 4.11
Potenziale teorico di risparmio derivante dagli interventi sui sistemi di refrigerazione

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Risparmio energetico [TWh/anno] 1,5 0,15

Volume d’affari [mld €] 0,2-0,25 0,02-0,03

A questo va aggiunto il potenziale di risparmio mo invece le nuove installazioni, è verosimile pen-


associabile alle nuove installazioni da qui al 2020, sare che, come mostra la TABELLA 4.12, il risparmio
che risulteranno in un consumo di circa i 1-1,5 annuo atteso a regime sarà di circa 40 GWh elettrici,
TWh al 2020. Su questi consumi è possibile stima- corrispondente ad un volume d’affari annuo stima-
re un risparmio conseguibile nell’ordine del 15%, bile in 1 mln € da qui al 2020.
corrispondente a circa 0,2 TWh, che diventano
0,15 TWh al netto degli interventi su motori elet- Cogenerazione
trici ed inverter. Il giro d’affari corrispondente è di
circa 10 mln € all’anno. Si veda a tal proposito la Per quanto riguarda la produzione in loco di energia
TABELLA 4.11. elettrica e termica per soddisfare i fabbisogni delle
utenze industriali, i consumi medi annui in Italia
Per ragioni analoghe a quelle addotte nel caso dei per il settore industriale sono nell’ordine dei 140
sistemi ad aria compressa, è ragionevole pensare TWh elettrici e dei 250 TWh termici. La tecnologia
che nei prossimi otto anni in Italia il potenziale principale che permette di ridurre tale livello di
teorico associato agli interventi sui sistemi di re- consumi, grazie al maggior rendimento associato
frigerazione realizzerà per il 15-30%. Tale tasso di alla produzione contestuale di energia elettrica
penetrazione corrisponderebbe ad un risparmio an- e calore, è rappresentata dalla cogenerazione (SI
nuo a regime di circa 0,2-0,5 TWh elettrici e ad un VEDA PARAGRAFO 3.2.1).
giro d’affari complessivo nell’ordine dei 20-70 mln €,
con riferimento all’installato attuale. Se consideria- Sotto l’ipotesi, condivisa con gli operatori intervista-

Tabella 4.12
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie agli interventi sui sistemi di refrigerazione

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Risparmio energetico [TWh/anno] 0,2-0,5 0,02-0,04

Volume d’affari [mld €] 0,02-0,07 0,003-0,006

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.13
Potenziale teorico di risparmio derivante dalla cogenerazione

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica (termica) installata [MW] 4.125 (6.200) 290 (430)

Risparmio energetico [TWhe/anno] 15,4 1,1

Risparmio energetico [TWht/anno] 40,7 2,9

Volume d’affari [mld €] 3,8 0,25

ti, che l’impianto cogenerativo venga dimensionato (corrispondente a circa 300 MW elettrici), con un
sulla richiesta termica dell’utenza, considerando la risparmio a regime quantificabile in circa 3 TWh
quota-parte dell’attuale richiesta di calore prove- termici all’anno (o, tradotti in energia elettrica,
niente dalle utenze industriali non soddisfatta da un pari a 1 TWh), per circa 35 mln € di giro d’affari
impianto cogenerativo che tuttavia potrebbe esser- annuo da qui al 2020 (SI VEDA TABELLA 4.13).
lo (in base alla temperatura di utilizzo del calore, al
numero di ore di utilizzo del calore da parte dell’u- A fronte dell’elevato potenziale teorico stimato, con-
tenza ed alla variabilità della richiesta termica), si siderando i livelli di convenienza economica esamin-
otterrebbe un potenziale teorico di cogenerazio- ti nel PARAGRAFO 3.2.1 e le spinte di tipo normativo
ne pari ad oltre 6.000 MW termici (corrisponden- esistenti sia a livello comunitario (come ad esempio
te a circa 4.000 MW elettrici), cui sarebbe associato nel caso della nuova Direttiva Europea sull’efficien-
un risparmio annuo di oltre 40 TWh termici (16% za energetica, per la quale si rimanda al PARAGRAFO
del fabbisogno attuale), o 25 TWh se “tradotto” in 2.1) che a livello nazionale (come ad esempio nel
termini di energia elettrica3 (18% del fabbisogno caso dell’incentivazione della Cogenerazione ad Alto
attuale), generando un volume d’affari complessi- Rendimento4 – CAR – e della fiscalità agevolata del
vo di quasi 4 mld €. prodotto energetico utilizzato dalle unità di  coge-
nerazione), si stima che la tecnologia della cogene-
A ciò bisogna aggiungere il potenziale derivante razione è destinata, anche a detta degli operatori,
dalle nuove installazioni (concettualmente associa- a far registrare una penetrazione significativa in
bili all’incremento atteso del fabbisogno termico da Italia nei prossimi anni, nell’ordine del 30-40%. A
qui al 2020), stimabile nell’ordine del 7%, che da- tale tasso di penetrazione corrisponderebbe un ri-
rebbe luogo ad un potenziale teorico addizionale sparmio annuo a regime di 13-19 TWh termici con
di cogenerazione pari ad oltre 400 MW termici riferimento al parco installazioni esistente (oppure

Tabella 4.14
Potenziale di risparmio realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione della cogenerazione

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica (termica) installata [MW] 1.200-1.700 85-120


(1.800-2.570) (125-180)
Risparmio energetico [TWhe/anno] 5,7 0,3-0,5

Risparmio energetico [TWht/anno] 13-19 0,9-1,3

Volume d’affari [mld €] 1,1-1,6 0,07-0,1

3
Il risparmio di combustibile grazie alla produzione di energia elettrica e termica in assetto cogenerativo (in luogo della produzione separata tramite tecno-
logie “tradizionali”) può essere valorizzato in energia elettrica e/o termica risparmiata.
4
Cfr. Energy Efficiency Report 2011, BOX 3.7

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
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5-7 TWh elettrici), ed un volume d’affari comples- atteso della disponibilità di cascami termici da qui
sivo stimabile in 1,1-1,6 mld €. Per quanto riguarda al 2020, in virtù dell’attesa ripresa delle imprese ves-
invece le nuove installazioni, il tasso di penetrazione sate dall’attuale crisi economica, stimabile nell’or-
atteso porterebbe ad un risparmio annuo a regime di dine del 7%), che darebbe luogo ad un potenziale
circa 0,9-1,3 TWh termici (o 0,3-0,5 TWh elettrici) e teorico addizionale pari a 35 MW elettrici, con
ad un volume d’affari annuo di circa 10 mln €. Si veda una produzione annua a regime quantificabile in
a questo proposito la TABELLA 4.14. circa 0,3 TWh elettrici, per 13 mln € di giro d’affari
annuo (SI VEDA TABELLA 4.15).
Recupero di calore e generazione elettrica tramite
tecnologia ORC In base alle considerazioni sulla convenienza eco-
nomica svolte nel PARAGRAFO 3.2.2 ed al parere delle
Un’altra modalità interessante per la produzione in imprese intervistate, la tecnologia ORC è destina-
loco di energia elettrica, che utilizza come materia ta a far registrare una penetrazione interessante,
prima il calore di scarto da processo produttivo, fa anche se non particolarmente elevata, nei prossimi
riferimento alla tecnologia ORC. Si veda a tal propo- anni in Italia, a causa anche della carenza di policy
sito il BOX 4.1, che illustra i tratti salienti del progetto specifiche a maggiore impatto, stimabile nell’or-
europeo H-REII, il quale affronta il tema dei recuperi dine del 10-20% al 2020. A tale tasso di penetra-
di calore da processo nelle energy intensive industries. zione corrisponderebbe una produzione elettrica
annua a regime di 0,4-0,8 TWh, con riferimento
Considerando la quantità di cascami termici dei prin- all’attuale disponibilità di cascami termici (pari
cipali settori ove la tecnologia ORC risulta applicabile allo 0,5% del fabbisogno attuale), ed un volume
(tra cui il metallurgico, materiali da costruzione, ve- d’affari complessivo stimabile in 0,2-0,3 mld €.
tro, petrolchimica), si otterrebbe un potenziale teo- Per quanto riguarda invece le nuove installazioni
rico pari ad oltre 500 MW elettrici, corrispondente (come detto in precedenza, concettualmente legate
ad una produzione annua di quasi 4 TWh elettrici all’incremento di disponibilità di cascami termici
(3% del fabbisogno attuale), generando un volume al 2020), il tasso di penetrazione atteso porterebbe
d’affari complessivo di circa 1,5 mld €. ad una produzione elettrica annua addizionale a
regime di circa 0,03-0,06 TWh e ad un volume
A ciò bisogna aggiungere il caso delle nuove instal- d’affari annuo di circa 1-3 mln €. Si veda a questo
lazioni (concettualmente derivante dall’incremento proposito la TABELLA 4.16.

Tabella 4.15
Potenziale teorico di produzione derivante dalla tecnologia ORC

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica installata [MW] 530 3,5

Produzione elettrica [TWh/anno] 3,7 0,3

Volume d’affari [mld €] 1,55 0,1

Tabella 4.16
Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione della tecnologia ORC

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica installata [MW] 50-100 4-8

Produzione elettrica [TWh/anno] 0,4-0,8 0,03-0,06

Volume d’affari [mld €] 0,2-0,3 0,01-0,02

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.17
Potenziale teorico di produzione derivante dal fotovoltaico

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica installata (GW) 10 0,64

Produzione elettrica [TWh/anno] 12 0,8

Volume d’affari [mld €] 18 1,2

Fotovoltaico e mini-eolico orico è estremamente difficile da valutare, consi-


derato in particolare il livello di dipendenza che le
Passando alle tecnologie per l’autoproduzione di installazioni fotovoltaiche ancora scontano da un
energia elettrica da fonte rinnovabile, il fotovoltai- sistema di tariffe incentivanti, destinate però ad es-
coha un notevole potenziale teorico in Italia, di sere eliminate nel nostro Paese in tempi ragionevol-
cui una quota parte rilevante fa riferimento alle mente brevi. D’altro canto, per applicazioni di tipo
installazioni sulle superfici coperte degli edifici industriale e in alcune aree del Paese, pare non sia
industriali. Se si installassero impianti su tali su- molto distante il raggiungimento della cosiddetta
perfici (al netto di quelle già occupate), si arrivereb- grid parity5, ossia il punto in cui sarà conveniente
be ad installare circa 10 GW di potenza nominale, produrre energia da fonte fotovoltaica invece di ac-
per una produzione annua di circa 12 TWh elet- quistarla dalla rete (in assenza di incentivi). Consi-
trici ed un volume d’affari nell’ordine dei 18 mld derati questi elementi e le opinioni degli esperti in-
€. A ciò si potrebbe aggiungere una produzione tervistati, è possibile stimare una penetrazione negli
annua a regime di quasi 0,8 TWh elettrici deri- edifici industriali esistenti compresa tra il 5 ed il
vante dal potenziale teorico di installazione in 10% del potenziale teorico da qui al 2020, il che
nuovi edifici industriali realizzati da qui al 2020, corrisponde ad una produzione annua di energia
con un volume d’affari corrispondente di 0,15 mld elettrica compresa tra 0,6 e 1,2 TWh elettrici, ed un
€ all’anno e installazioni per 0,08 GW all’anno (SI volume d’affari totale di 0,9-1,8 mld €. Per quanto
VEDA TABELLA 4.17). riguarda gli edifici nuovi, la penetrazione è de-
cisamente maggiore stimabile in circa il 20-30%,
Come si evince chiaramente dalla TABELLA 4.17, il cui corrisponde una produzione annua a regime di
potenziale associato a questa tecnologia è piutto- 0,15-0,25 TWh elettrici, per un volume d’affari an-
sto rilevante, stimabile nell’ordine del 9% dell’at- nuo di 25-45 mln € (SI VEDA TABELLA 4.18).
tuale fabbisogno elettrico annuo dell’intero setto-
re industriale. Per quanto riguarda la tecnologia mini-eolica, che
oggi ha una penetrazione negli edifici industria-
L’effettiva realizzabilità di suddetto potenziale te- li esistenti pressoché nulla, il potenziale teorico di

Tabella 4.18
Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del fotovoltaico

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica installata (GW) 0,5 – 1 0,1 – 0,2

Produzione elettrica [TWh/anno] 0,6 – 1,2 0,15 – 0,25

Volume d’affari [mld €] 0,9 – 1,8 0,2 –0,35

5
Cfr. Solar Energy Report ed. Aprile 2012.

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
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Tabella 4.19
Potenziale teorico di produzione derivante dal mini-eolico

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica installata (GW) 4 0,3

Produzione elettrica [TWh/anno] 6 0,4

Volume d’affari [mld €] 10 0,65

Tabella 4.20
Potenziale di produzione realizzabile dal 2013 al 2020 grazie all’adozione del mini-eolico

Parco installazioni Nuove


esistente installazioni

Potenza elettrica installata (GW) 0,1 – 0,3 0,03 – 0,04

Produzione elettrica [TWh/anno] 0,2 – 0,5 0,04 – 0,06

Volume d’affari [mld €] 0,3 –0,8 0,07 – 0,1

diffusione è stato calcolato ipotizzando di installare corrispondente di circa 80 mln € all’anno (SI VEDA
un impianto (di taglia inferiore o uguale a 200 kW TABELLA 4.19).
elettrici) per ogni edificio presente in quelle aree del
Paese in cui la velocità media del vento è almeno Va detto tuttavia che il potenziale reale associato
pari alla velocità di cut-in6, che si assume essere in a questi impianti, in base alle stime dagli opera-
media 4 m/s. tori, corrisponde ad una produzione di circa 0,2-
0,5 TWh elettrici, con un corrispondente volume
Con queste ipotesi, si otterrebbe un potenziale teo- d’affari di circa 0,3-0,8 mld € sugli edifici esistenti.
rico di produzione annua pari a circa 6 TWh elet- Ciò determina un tasso di penetrazione di circa
trici (con un volume d’affari totale di circa 10 mld il 3-8%, mentre sui nuovi edifici industriali tale
€), a cui si aggiungerebbe una produzione annua valore è leggermente maggiore, nell’ordine del 10-
a regime di quasi 0,4 TWh elettrici derivante dal 15% e corrispondente a circa 0,04-0,06 TWh annui
potenziale teorico di installazione in nuovi edi- di produzione a regime e ad un giro d’affari di 8-13
fici realizzati fino al 2020, con un volume d’affari mln € all’anno (SI VEDA TABELLA 4.20).

Box 4.1
il Progetto H-REII

Il progetto H-REII - Heat Recovery in Energy Intensive per la diffusione in ambito industriale, contribuendo a
Industries, co-finanziato dal programma LIFE+ della promuovere azioni di policy e governance atte ad elimi-
Commissione Europea, nasce a Brescia nel 2008 con l’o- nare o ridurre le barriere che di fatto ne hanno impedito
biettivo di sviluppare un modello pilota di approccio al la rapida diffusione.
tema dei recuperi di calore da processo nelle energy in- Il progetto, che vede la partecipazione di AIB (Asso-
tensive industries, basato su tecnologie esistenti e pronte ciazione Industriale Bresciana), CSMT (Centro Servizi

6
La velocità di cut-in rappresenta la soglia minima necessaria per attivare la produzione di elettricità in un impianto eolico.

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
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industriali;
Figura 4.1
Il progetto H-REII
•• definizione e classificazione di “aziende energy inten-
sive” e redazione di una lista di aziende classificabili
come “energy intensive”, cui è stato attribuito un indi-
ce di compatibilità in base alla fattibilità del sistema di
recupero calore (tenendo conto di parametri quali la
presenza di recupero calore nei processi interni, l’ac-
cesso alla fonte di calore senza procedimenti invasivi
per il processo industriale, le ore di funzionamento
annue del processo, i parametri tecnici e la qualità
della fonte di calore). Infine, sono stati identificati i
settori industriali più promettenti per installare un
impianto di recupero calore (siderurgia, vetro, ce-
mento, metalli non ferrosi, oil&gas);
•• realizzazione audit energetici preliminari per testare
il modello di audit sviluppato ad hoc per il progetto,
seguiti da 50 audit nel territorio italiano ed altrettanti
in Austria (approccio “replicabile”);
•• stima del potenziale dei diversi settori oggetto d’ana-
lisi, “estendendo” ad un intero settore industriale di
Multisettoriale e Tecnologico), FIRE (Federazione Italia- appartenenza il potenziale rilevato e stimato per una
na per l’uso Razionale dell’Energia), Provincia di Brescia o più imprese. Per far ciò è stato scelto di utilizzare le
e Turboden, quest’ultima in qualità di coordinatore del quote di emissione assegnate dallo schema EU-ETS
progetto, è il primo progetto pilota a livello italiano che (Emission Trading Scheme), poichè esse, assegnate
persegue l’obiettivo di mappare le potenzialità di recupe- sulla base della produzione annua di ciascuna azien-
ro di effluenti in aziende altamente energivore mediante da, possono essere ritenute, in prima approssimazio-
l’utilizzo della tecnologia ORC (Organic Rankine Cycle) ne, proporzionali al consumo energetico dell’azienda.
con taglie di generazione elettrica comprese tra 0,5 MWe Il potenziale massimo stimato (FIGURA 4.2) per i set-
e 5 MWe. tori investigati ambito ridotto rispetto a quello con-
Il progetto nasce dalla considerazione che le principali siderato nel Report, coerente con quello stimato nel
barriere alla realizzazione di sistemi di recupero calore in PARAGRAFO 4.1 del Report, certamente sottostima-
industrie altamente energivore sono prevalentemente di to, pari a circa 2 TWh di energia elettrica prodotta
tipo non tecnologico ma legate alla carenza di policy spe- annualmente per l’Italia, corrispondente a circa 798
cifiche, alla scarsa formazione e conoscenza dell’opportu- kton di CO2 annue evitabili.
nità per i differenti processi industriali, alla generale resi- •• promozione del tema del recupero calore a livello re-
stenza da parte di alcuni settori industriali ad introdurre golatorio e di policy, tramite ricognizione della nor-
nel processo produttivo tecnologie considerate no-core, mativa vigente (ad opera di FIRE), realizzazione di un
unitamente a problemi di accesso al credito per investi- modello di iter autorizzativo, ambientale ed energeti-
menti, spesso ingenti, specie in contesti di profonda crisi co, per impianti di recupero calore, realizzato dalla
economica come l’attuale. Provincia di Brescia in collaborazione con altre pro-
Le milestone principali del progetto sono sintetizza- vince italiane (cercando di uniformare un panorama
bili in: regolatorio incerto e frammentato);
•• costituzione di un Osservatorio, che ha coinvolto i •• proposta di linee guida per la revisione dei BREFs
partner di progetto ed altri importanti stakeholders esistenti, con l’inserimento del recupero calore nei
del mondo industriale, istituzionale e accademico, BREFs relativi al cemento e all’efficienza energetica;
con l’obiettivo di dibattere il tema del recupero calo- •• intensa campagna di disseminazione volta alla pre-
re come misura attuabile per aumentare l’efficienza sentazione e divulgazione delle attività di progetto
energetica e la compatibilità ambientale dei processi attraverso il road show efficienza energetica di Con-

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Figura 4.2
Potenziale di recupero energetico in Italia (in termini di energia elettrica prodotta, espressa in GWh) nei settori at-
tualmente investigati dal Progetto H-REII. [Fonte: HREII project database].

1.000

800

600

400

200

Flat Glass Nos ferrous* Cement Steel Gas Comp. Station**


(*) partial estimates Energy recovery at 5.000 h/yr
(**) only base load stations considered Energy recovery at 8.000 h/yr

findustria in svariate provincie nazionali, workshop, Tali valori hanno potenzialmente migliorato la fattibilità
conferenze, gruppi di lavoro, seminari tecnici ed isti- economica di alcuni interventi di recupero calore nell’in-
tuzionali, partecipazione a rassegne fieristiche, arti- dustria, per loro natura complessi e solitamente nell’ordi-
coli e paper su stampa generica e specialistica nazio- ne di qualche mln € di valore, ma l’incertezza normativa,
nale ed internazionale. legata all’assenza di un quadro regolatorio stabile e dura-
In conclusione, il progetto HREII ha consentito di evi- turo, rappresenta uno degli ostacoli al pieno sviluppo di
denziare il potenziale di un nuovo settore classificabile tale settore.
nella cosiddetta “white economy”, nel quale l’Italia ha cer- Inoltre sono molteplici gli aspetti emersi, legati a tema-
tamente una posizione di leadership. Tale evidenza trova tiche ambientali, industriali e di innovazione, che, grazie
riscontro ora nei documenti di policy nazionali quali il allo sviluppo del progetto, permettono di identificare il
Piano d’Azione Italiano per l’Efficienza Energetica 2011, recupero di calore da processi industriali energy intensive
dove il recupero cascami termici è raggruppato tra le come:
misure più efficaci di miglioramento dell’efficienza ener- •• uno strumento per il raggiungimento degli obiettivi
getica, indicate con “IND-5 - refrigerazione, inverter, so- di efficienza energetica a livello nazionale;
stituzione caldaie, recuperi termici”, con oltre il 47% del •• l’opportunità per una maggiore sostenibilità ambien-
risparmio energetico annuale atteso al 2016 per l’intero tale ed energetica dei processi industriali con risvolti
settore industriale. in termini di maggiore competitività;
Regione Lombardia ha riconosciuto, negli indirizzi del nuo- •• l’occasione per sviluppare strumenti di politica indu-
vo programma energetico ambientale regionale - PEAR, il striale che rilancino investimenti nei settori produtti-
recupero del calore di processo come misura per il miglio- vi, in grado di coinvolgere differenti attori della filiera
ramento dell’efficienza energetica di processi e prodotto. industriale;
Inoltre il meccanismo dei titoli di efficienza energetica, •• la possibilità di promuovere specifiche azioni di ricerca
così come revisionato dalla AEEG a fine 2011, ricono- e sviluppo atte a consolidare una posizione di leader-
sce specificatamente il recupero di calore come settore ship nazionale, con notevoli potenzialità di export.
eleggibile e introduce, come peraltro in altri settori, un L’esigenza di proiettare a livello europeo il modello pilota
coefficiente moltiplicativo (coefficiente tau = 3,36) che sviluppato sul territorio nazionale con il progetto H-REII
riconosce un numero maggiore di TEE ai progetti a con- ha dato vita al recente progetto H-REII DEMO, co-finan-
suntivo per tali applicazioni. ziato dal programma LIFE+ della Commissione Europea.

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Quadro di sintesi
Se si depurano i dati relativi al potenziale di merca-
Ciascuna delle soluzioni per l’efficienza energetica è to dalla componente di generazione di energia da
stata analizzata nel dettaglio nei paragrafi preceden- fonte rinnovabile e li si rende omogenei dimensio-
ti, con l’obiettivo di comprenderne, in primo luogo, nalmente, si ottiene un potenziale di risparmio
il potenziale teorico di mercato. Alla luce delle bar- acquisibile da qui al 2020 pari a 1,4 Mtep (rispetto
riere all’adozione che limitano la concreta possibili- al potenziale teorico di circa 3,9 Mtep), a cui vanno
tà di raggiungere questo potenziale, è stato stimato aggiunti circa 1 Mtep risultanti dalla base attual-
un tasso di penetrazione atteso per ciascuna tecno- mente installata7. In altre parole, ciò significa che
logia. La TABELLA 4.21 riassume il potenziale teori- l’impatto dell’adozione delle tecnologie per l’ef-
co e verosimilmente raggiungibile da qui al 2020 ficienza energetica entro il 2020 sarà, secondo le
delle soluzioni di efficienza energetica, misurato stime elaborate in questo Rapporto, in linea (pari
in TWh elettrici e termici, mentre la successiva TA- cioè a 2,4 Mtep8) con i 2,47 Mtep che sono stati
BELLA 4.22 traduce questi valori in Mtep. definiti nel PAEE 2011 (che peraltro tiene conto
dell’importante contributo, stimabile nell’ordine del
Sommando i risparmi elettrici teorici conse- 6-7%, derivante dall’adozione di “lampade efficienti
guibili a seguito dell’adozione delle sopraccita- e sistemi di controllo” e del contributo dell’inter-
te tecnologie (comprensivi anche della produzio- vento “sostituzione caldaie”, che si trova all’interno
ne da fonti rinnovabili), la riduzione di consumi della categoria di interventi IND-5, i quali esulano
che si stima possa essere teoricamente raggiun- dall’ambito di analisi del presente Rapporto9).
ta da qui al 2020 è pari a 64 TWh, ossia qua-
si la metà del fabbisogno attuale ascrivibile al Nel caso in cui si considerasse, con riferimen-
settore industriale. Considerando invece i tassi to alla cogenerazione, la produzione termica in
di penetrazione attesi e l’associato potenziale luogo della produzione elettrica, la performance
verosimilmente raggiungibile al 2020, si arrive- complessiva del sistema industriale risulterebbe
rebbe a risparmiare circa un quarto del poten- abbondantemente superiore (4,7 Mtep) rispetto ai
ziale teorico. valori sopraccitati.

Tabella 4.21
Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in TWh) associato alle diverse soluzioni per
l’efficienza energetica in impresa
Potenziale
Penetrato annuo
Tipologia Teorico annuo Grado di
Soluzione tecnologica a regime al 2020
energetica [TWh] penetrazione (%)
[TWh]
Motori elettrici ad alta efficienza elettrico 7,2 2,8 35-40
Inverter elettrico 11,2 3 25-30
UPS ad alta efficienza elettrico 0,05 0,03 40-50
Sistemi ad aria compressa elettrico 3,9 – 4,4 0,8 – 1,3 20-30
(+termico10 )
Sistemi di refrigerazione elettrico 1,7 0,2 – 0,5 15-30
(+termico11 )
Cogenerazione elettrico 16,5 (43,6) 5,3 – 7,5 (13,9 – 20,3) 30-40
(+termico )
ORC elettrico 4 0,4-0,9 10-20
Fotovoltaico elettrico 12,8 0,8 – 1,4 6-11
Mini-eolico elettrico 6,4 0,2 – 0,6 3-8
Totale – 64 16,1 –

7
Il valore a consuntivo del PAEE 2011, che riporta i risultati conseguiti al 2010 con riferimento alle diverse categorie di interventi, è pari a circa 0,7 Mtep
(con riferimento alle misure oggetto d’analisi del presente Rapporto). Si ipotizza che nel biennio 2011-2012 (intermedio tra i dati a consuntivo del PAEE
2011 e le elaborazioni effettuate nel presente CAPITOLO) la dinamica del risparmio conseguito sia in linea con quanto previsto dal PAEE, ossia un risparmio
medio di 0,15 Mtep/anno.
8
Considerando il risparmio energetico dovuto alla cogenerazione in termini di mancata produzione elettrica.
9
In realtà, il potenziale stimato nel presente rapporto tiene anche conto del contributo dell’adozione di UPS ad alta efficienza, non esplicitamente richiamati tra
le misure del PAEE 2011, seppur evidentemente marginale.
10
Nel caso in cui si effettui il recupero di calore.
11
In realtà, il potenziale stimato nel presente rapporto tiene anche conto del contributo dell’adozione di UPS ad alta efficienza, seppur evidentemente marginale.

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.22
Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia (espresso in Mtep) associato alle diverse soluzioni per
l’efficienza energetica in impresa
Potenziale
Penetrato annuo
Tipologia Teorico annuo
Soluzione tecnologica a regime al 2020
energetica [Mtep]
[Mtep]
Motori elettrici ad alta efficienza elettrico 0,6 0,25
Inverter elettrico 1 0,25
UPS ad alta efficienza elettrico 0,004 0,003
Sistemi ad aria compressa elettrico 0,3 – 0,4 0,07 – 0,1
(+termico12 )
Sistemi di refrigerazione elettrico 0,1 0,02 – 0,04
(+termico13 )
Cogenerazione elettrico 14 (3,8) 0,5 – 0,65 (1,2 – 1,75)
(+termico )
ORC elettrico 0,35 0,03-0,08
Fotovoltaico elettrico 1,1 0,07 – 0,12
Mini-eolico elettrico 0,55 0,02 – 0,05
Totale – 5,5 1,4

I medesimi dati, ma in un formato grafico di più sparmio energetico.


facile lettura, sono ripresi nella FIGURA 4.3. L’asse
orizzontale riporta il potenziale teorico di risparmio Se assumiamo, in chiusura di capitolo, la pro-
conseguibile con l’adozione delle diverse tecnologie, spettiva del regolatore – che deve decidere su qua-
l’asse verticale misura il tasso di penetrazione atteso li soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica
nell’orizzonte di riferimento, mentre la dimensione focalizzare la propria azione per raggiungere (e au-
della “bolla” è indicativa di quanto significativo sia spicabilmente superare) gli obiettivi prefissati dal
effettivamente il contributo atteso in termini di ri- PAEE 2011, è possibile “leggere” la FIGURA 4.3 di-

Figura 4.3
Quadro sinottico del potenziale di risparmio/produzione di energia delle soluzioni di efficienza energetica nell’industria

60
Grado di penetrazione [%]

50 Motori
UPS
40 elettrici
Aria
Inverter
30 compressa
Cogenerazione
20
Refrigera-
zione ORC
10
Mini-eolico Fotovoltaico
0
2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Potenziale teorico annuo [TWh]

12
Nel caso in cui si effettui il recupero di calore
13
Nel caso in cui si effettui il recupero di calore

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

stinguendo tra: industriale definiti nel PAEE 2011 siano in linea


• le tecnologie per l’efficienza energetica in im- con i possibili trend di diffusione delle principali
presa che hanno la maggiore facilità di pene- soluzioni per l’efficienza energetica considerate in
trazione del mercato. Stiamo parlando in par- questo Rapporto. Tuttavia, esiste un forte poten-
ticolare degli UPS ad alta efficienza, in grado ziale per conseguire superiori livelli di efficienza
di dispiegare al 2020 oltre il 40% del potenziale energetica che, considerando lo stato attuale del
teorico; sistema di incentivazione e di regolazione in essere
• le tecnologie per l’efficienza energetica che ne- nel nostro Paese ed i livelli di convenienza econo-
cessitano di un intervento ad hoc, ossia quelle mica associati agli investimenti in soluzioni ener-
che hanno un tasso di penetrazione stimato geticamente efficienti, appare di difficile realizza-
compreso fra il 25 ed il 40%. Ragionando in ter- zione. È su questo potenziale, il quale rischia di
mini relativi rispetto alla categoria percedente, rimanere inespresso, che varrebbe quindi la pena
è possibile ipotizzare che, attraverso interventi si concentrino le politiche per l’energia e lo svi-
specifici che agiscano ad esempio sugli obbli- luppo nel nostro Paese, orientando in particolare
ghi e/o sulla disponibilità di incentivi (SI VEDA gli sforzi verso le soluzioni a maggiore contributo
CAPITOLO 2), anche queste tecnologie possano potenziale di risparmio.
raggiungere livelli di penetrazione superiori ri-
spetto a quelli oggi stimati. L’interesse verso
questo tipo di soluzioni è ancora maggiore se
si considera che appartengono a questa catego- 4.2 L’impatto delle soluzioni
ria le tecnologie di efficientamento energetico
a maggior potenziale in assoluto, ossia i motori
per l’efficienza energetica nei
elettrici ad alta efficienza, gli inverter e la cogene- principali settori industriali
razione. Appare ragionevole, inoltre, pensare a
un sistema di stimoli per queste soluzioni che
sia proporzionato all’effettivo potenziale, ossia In questa seconda parte del capitolo si intende ap-
che si concentri in primis sulla cogenerazio- profondire l’analisi del potenziale delle soluzioni
ne. Se si riuscisse infatti ad incrementare il gra- per efficienza energetica considerando diversi set-
do di penetrazione di quest’ultima sino al 50%, tori industriali rappresentativi del tessuto produtti-
sarebbe possibile aggiungere quasi altri 2 TWh vo italiano e contraddistinti da significativi impatti
(ossia 0,2 Mtep) al risparmo energetico da qui al del costo dell’energia sui livelli medi di redditività.
2020 (il che garantirebbe un ulteriore contributo Come già sottolineato in questo Rapporto, l’indu-
del10% rispetto al risparmio globale precedente- stria ha un peso importante, anche se in decresci-
mente stimato); ta negli ultimi anni per effetto della sfavorevole
• le tecnologie per l’efficienza energetica che han- congiuntura economica, sui consumi energetici
no le maggiori difficoltà di adozione, ossia che finali nazionali. In particolare, il suo peso è pas-
– nell’orizzonte considerato – paiono destinate sato dal 28% del 2005 (cui corrispondeva un con-
a tradurre in pratica meno del 20% del loro po- sumo di 41 Mtep, su un totale di 145,2 Mtep) al
tenziale. Si tratta soprattutto delle tecnologie per 23% nel 2010 (corrispondente ad un consumo di
la generazione di energia elettrica da fonte rin- 32 Mtep, su un totale di 137,5 Mtep). Si vedano in
novabile, che sono però in larga parte soggette a proposito le FIGURE 4.4 e 4.5.
sistemi di obblighi e incentivazioni che solo par-
zialmente sono stati discussi in questo Rapporto14. In questo capitolo verranno presi in considerazione
i seguenti settori industriali:
Nel complesso, dall’analisi svolta emerge come - alimentare15 - carta16
gli obiettivi di efficienza energetica nel comparto - chimica17 - meccanica18

14
Si vedano a questo proposito il Solar Energy Report 2012 ed il Biomass Energy Report 2012.
15
ATECO - 10 (Industrie alimentari) – 11(Industria delle bevande) – 12 (Industria del tabacco)
16
ATECO - 17 (Fabbricazione di carta e di prodotti di carta)
17
ATECO - 20 (Fabbricazione di prodotti chimici) – 21 (Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati) – 22 (Fabbricazione di articoli in gomma
e materie plastiche)
18
ATECO - 25 (Fabbricazione di prodotti in metallo esclusi macchinari e attrezzature) – 26 (Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica;
apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi) – 27 (Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico
non elettriche) – 28 (Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca)– 29 (Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi) – 30 (Fabbricazione
di altri mezzi di trasporto)

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Figura 4.4
Evoluzione per settore dei consumi energetici finali in Italia, espressi in Mtep (Elaborazione su dati MiSE)

50
45
40
35
30
Mtep

25
20
15
10
5
0
2005 2006 2007 2008 2009 2010

terziario e residenziale industria bunkeraggi


trasporti usi non energetici agricoltura e pesca

- metallurgia19 - prodotti per l’edilizia20 nell’orizzonte temporale che è stato assunto come
- tessile21 - vetro22 riferimento, ossia il periodo 2005-2010 (SI VEDA FI-
GURA 4.6), si nota come negli ultimi anni, in tutti i
Analizzando la dinamica dei consumi energeti- settori considerati, si sia registrata una riduzione
ci che ha contraddistinto questi settori industriali più o meno marcata dei consumi energetici.

Figura 4.5
Ripartizione per settore dei consumi energetici finali in Italia nel 201023 (Elaborazione su dati MiSE).

10%
23%
industria

36% trasporti

31% terziario e residenziale

altro

19
ATECO - 24 (Metallurgia)
20
ATECO - 23.2 (Fabbricazione di prodotti refrattari) – 23.3 (Fabbricazione di materiali da costruzione in terracotta) – 23.4 (Fabbricazione di altri prodotti
in porcellana e ceramica) – 23.5 (Produzione di cemento, calce e gesso) – 23.6 (Fabbricazione di prodotti in calcestruzzo ,cemento e gesso) – 23.7 (Taglio,
modellatura e finitura di pietre)– 23.9 ( Fabbricazione di prodotti abrasivi e di prodotti in minerali non metalliferica
21
ATECO - 13 (Industrie tessili) – 14 (Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia)
22
ATECO - 23.1 (Fabbricazione di vetro e prodotti in vetro)
23
La classe “altro” fa riferimento alle voci “agricoltura e pesca”, “bunkeraggi” ed “usi non energetici”. In particolare, “bunkeraggi” fa riferimento ai consumi
energetici per il rifornimento di navi ed aerei di qualsiasi bandiera su rotte nazionali e internazionali.

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Figura 4.6
Andamento dei consumi energetici nei principali settori industriali in Italia, espressi in Mtep
(Fonte: Elaborazione su dati MiSE e Terna )

9
8
7
6
5
Mtep

4
3
2
1
0
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

metallurgia chimica alimentare


prodotti per l'edilizia meccanica carta
tessile vetro

Considerando la situazione al 2010, si nota come traverso lo spegnimento di determinati impianti,


il settore più energivoro sia la metallurgia, che con come accade ad esempio nell’industria del vetro),
circa 8 Mtep è responsabile del 24% dei consumi oppure nel caso dei settori ove il peso (in termini
energetici industriali (e del 5,5% di quelli nazio- di consumi energetici) delle attività ausiliarie è ri-
nali), seguito dal settore prodotti per l’edilizia, con levante.
oltre 6 Mtep. Gli unici comparti in cui il consumo
energetico non ha subìto eccessive variazioni nel Le FIGURE 4.7 e 4.8 riportano la variazione del rap-
periodo di riferimento sono quelli del vetro e del- porto tra produzione24 e consumi25 registrata in Ita-
la carta. Quest’ultimo, in particolare, ha addirittu- lia nei vari settori tra il 2005 e il 2007 e tra il 2007 e
ra fatto registrare nel 2010 una crescita del proprio il 2010. I settori industriali che si collocano al di
fabbisogno di energia di circa il 14% rispetto all’an- sotto della retta bisettrice possono essere consi-
no precedente. derati efficienti (al netto delle precisazioni di cui
sopra), nel senso che il loro consumo è diminuito
È evidente come una parte di questa riduzione in maniera superiore rispetto alla diminuzione
dei consumi sia imputabile ad una contrazione della produzione, oppure il consumo è cresciuto
dei volumi produttivi, per effetto della sfavorevole in maniera minore rispetto all’aumento della pro-
congiuntura economica. È tuttavia interessante duzione.
analizzare come si sia evoluto nel tempo il rappor-
to tra consumi energetici e volumi produttivi nei Si notano delle differenze interessanti passando
settori considerati. Questo indicatore può fornire dal primo al secondo periodo di analisi, ricordan-
una valutazione degli sforzi compiuti dalle impre- do che dopo il 2007 ha iniziato a manifestarsi la
se in tema di efficienza energetica, sebbene sia da congiuntura economica negativa da cui le impre-
sottolineare come la relazione tra consumi e produ- se italiane non si sono ancora riprese. Il periodo
zione sia specifica per ciascun settore e non neces- 2005-2007 si è contraddistinto per un aumento ge-
sariamente lineare. La possibile non-linearità è ac- nerale della produzione industriale, come si evince
centuata, ad esempio, nel caso dei settori industriali dalla FIGURA 4.7, in cui si nota che la maggior parte
in cui vincoli tecnologici impediscano di rispondere dei settori si colloca nei quadranti “I” e “IV”, carat-
alle variazioni al ribasso dei volumi produttivi (at- terizzati da variazioni positive della produzione.

24
Misurata in termini di “indice della produzione industriale”, che misura la variazione nel tempo del volume fisico della produzione effettuata dall’indu-
stria (Fonte: ISTAT).
25
Misurati in Mtep.

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Figura 4.7
Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2005 ed il 2007, fatto 100 il valore
dell’indicatore nel 2005 (Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT, Enea)

II quadrante Consumi I quadrante


130
alimentare
120
carta
110 chimica
Produzione
100 metallurgia
70 80 90 100 110 120 130 tessile
90
vetro
80 meccanica
prodotti per l'edilizia
70
III quadrante IV quadrante

Inoltre, tutti i settori, ad esclusione della carta mente mutata negli anni successivi, come mostra
(seppur di pochi punti percentuali), hanno fatto la FIGURA 4.8. Vi è stata infatti una netta riduzione
registrare progressi in termini di miglioramen- della produzione industriale, complice la crisi, in
to del rapporto tra consumi energetici e volumi tutti i settori (ad eccezione dell’alimentare), atte-
produttivi, collocandosi al di sotto della retta bi- stata dallo shift generale verso il III° quadrante, ca-
settrice. In particolare, il tessile, il vetro e l’alimen- ratterizzato da una contrazione della produzione.
tare hanno ridotto in maniera importante (del 10- Per di più, i settori del vetro e della metallurgia
20%) i consumi a fronte di una sostanziale stabilità hanno peggiorato il loro rapporto tra consumi
o leggero aumento (+12%, nel caso del tessile) del- energetici e volumi produttivi, mentre l’alimen-
la produzione. La situazione è tuttavia profonda- tare, il tessile e la chimica rappresentano i setto-

Figura 4.8
Variazione percentuale del rapporto tra produzione e consumi registrata tra il 2007 ed il 2010, fatto 100 il valore
dell’indicatore nel 2007 (Fonte: elaborazione su dati MiSE, ISTAT, Enea)

II quadrante Consumi I quadrante


130
alimentare
120
carta
110 chimica
Produzione
100 metallurgia
70 80 90 100 110 120 130 tessile
90
vetro
80 meccanica
prodotti per l'edilizia
70
III quadrante IV quadrante

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ri in controtendenza, poiché la riduzione più o bile riduzione della loro marginalità ad essere ve-
meno marcata dei volumi produttivi è stata più rosimilmente più interessati ai potenziali risparmi
che compensata da un’importante riduzione dei di costo conseguibili con interventi di efficienza
consumi energetici. I settori rimanenti, quindi energetica. In questo senso, la TABELLA 4.23 sinte-
prodotti per l’edilizia, carta e meccanica, risultano tizza i valori medi di marginalità (misurata come
invece abbastanza allineati alla bisettrice, con ri- EBIDTA Margin, ossia come rapporto fra Margine
duzioni dei consumi in linea (o di poco inferiori) Operativo Lordo e Fatturato) riscontrati nei settori
con la riduzione dei volumi produttivi. oggetto d’analisi.

Per valutare l’applicabilità delle diverse soluzioni L’esame dei dati riportati in TABELLA 4.23 mostra uno
per l’efficienza energetica nei settori industriali og- scenario a tinte piuttosto fosche, in cui si registra una
getto di analisi, come emerso dalle interviste e dal pesante riduzione dei livelli di marginalità per tutti i
confronto con gli operatori del settore, sono state settori, ad eccezione della chimica e dell’alimentare.
esaminate alcune variabili fondamentali che carat- Solamente nel 2010 si nota una lieve inversione del
terizzano i diversi settori, ossia: (i) i livelli di mar- trend negativo, che comunque non riporta le margi-
ginalità, (ii) l’intensità energetica e (iii) la volatilità nalità ai livelli degli anni precedenti.
dei volumi produttivi.
Prendendo come riferimento la situazione al
Marginalità 2010, si nota che vi sono quattro settori (vetro,
meccanica, chimica ed alimentare) che mostrano
Un primo aspetto che è stato preso in considera- livelli di marginalità importanti, seppur media-
zione riguarda i livelli medi di marginalità indu- mente in ribasso rispetto agli anni precedenti, su-
striale delle imprese operanti nei diversi settori. A periori al 7%. A questi si affianca un secondo cluster
parità di risparmio sul costo dell’energia poten- di settori (composto da tessile, prodotti per l’edili-
zialmente ottenibile, è ragionevole ritenere che zia, carta e metallurgia) che, al contrario, registra
le imprese contraddistinte da una marginalità marginalità più modeste, inferiori al 5%.
più bassa siano più interessate a realizzare l’in-
vestimento in una o più delle soluzioni energe- Il BOX 4.1 riporta alcune simulazioni sull’impatto
ticamente efficienti considerate in questo studio. che l’adozione di soluzioni per l’efficienza energetica
In modo analogo, sono in particolare i settori che può avere sulla marginalità industriale delle impre-
hanno sperimentato negli ultimi anni una sensi- se in alcuni settori esaminati.

Tabella 4.23
EBITDA Margin dei principali settori industriali in Italia (Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE)

Variazione
Settore 2005 2006 2007 2008 2009 2010
2007-2010

Metallurgia 8,2% 8,6% 9,2% 6,4% 1,3% 2,4% -73,8%

Prodotti per l’edilizia 12,0% 13,5% 12,2% 7,6% 6,5% 4,0% -66,9%

Chimica 7,7% 6,6% 7,4% 5,9% 6,3% 7,2% -1,8%

Meccanica 9,8% 9,9% 10,1% 8,4% 6,7% 7,8% -23,6%

Alimentare 8,9% 7,8% 7,9% 6,9% 7,6% 7,1% -10,2%

Carta 9,7% 7,9% 8,0% 7,2% 4,8% 3,7% -53,3%

Tessile 9,4% 9,6% 9,7% 6,5% 5,1% 5,1% -48,1%

Vetro 14,1% 13,9% 15,6% 12,8% 9,2% 10,7% -31,3%

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Box 4.2
Simulazione di investimento in efficienza energetica ed impatto sulla redditività

Tabella 4.24
Profilo di un’azienda-tipo appartenente al settore della carta

Spesa energia
Spesa energetica/
Fatturato [€] EBITDA Margin elettrica/Spesa
Fatturato
energetica totale

200.000.000 3,7% 5,5% 39%

In questo BOX si riportano delle simulazioni su una so- tizzando che esso abbia una potenza complessiva di 20
luzione per l’efficienza energetica applicabile trasversal- MW, si avrebbe un incremento della marginalità di circa
mente in diversi settori industriali (in particolare, il mo- il 6,8%. Estendendo l’analisi ai diversi settori industriali e
tore elettrico ad alta efficienza) ed una soluzione che ha considerando comunque il caso di un’impresa di media-
un campo di applicabilità più limitato (in particolare, il grande dimensione e la sostituzione dell’intero parco
recupero di calore tramite tecnologia ORC). motori, si ottengono i risultati riportati in TABELLA 4.25.
Considerando innanzitutto il caso dei motori elettrici Dall’analisi della TABELLA 4.25 si nota come l’intervento
ad alta efficienza ed assumendo come riferimento una di sostituzione dell’intero parco motori, a fronte di un
medio-grande azienda operante nel settore della carta (SI investimento stimabile nel complesso in 1-1,5 mln €,
VEDA TABELLA 4.24 per i dati di riferimento per questa comporterebbe un incremento della marginalità annua
impresa), la sostituzione di un motore elettrico da 15 kW tra l’1% ed il 10%, in funzione del comparto produttivo
ad efficienza standard con uno ad alta efficienza (di clas- considerato.
se IE2) porterebbe ad un risparmio di circa 400 €/anno Passando invece al caso del recupero di calore tramite
(in caso di funzionamento su 3 turni lavorativi), deter- tecnologia ORC e considerando quei settori che, per loro
minando un impatto positivo sulla marginalità annuale caratteristiche distintive, si prestano all’adozione di que-
dell’impresa dello 0,005%. sta tecnologia, la TABELLA 4.26 mostra l’incremento di
Se l’impresa sostituisse il suo intero parco motori, ipo- marginalità ottenibile grazie all’introduzione di un im-

Tabella 4.25
Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione di motori ad alta efficienza di classe IE2 in imprese “tipo”
appartenenti ai settori industriali oggetto d’analisi (Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE, AIDA)

Spesa energia
Settori Fatturato Spesa energetica/ Variazione
elettrica/Spesa
Fatturato marginalità
energetica totale

Alimentare 400.000.000 2,1% 61,1% +1,7%

Carta 200.000.000 5,5% 39,1% +6,8%

Chimica 400.000.000 2,2% 67,9% +1,8%

Meccanica 1.000.000.000 1,3% 63,7% +0,7%

Prodotti per l’edilizia 150.000.000 8,2% 40% +8,4%

Metallurgia 600.000.000 5,9% 52,4% +3,5%

Tessile 100.000.000 1,9% 62,5% +10%

Vetro 60.000.000 6,2% 47% +7,9%

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Tabella 4.26
Potenziale impatto sulla marginalità derivante dall’adozione della tecnologia ORC in imprese “tipo” appartenenti ai
settori industriali oggetto d’analisi (Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE, AIDA)

Settori Variazione marginalità

Chimica + 2%
Prodotti per l’edilizia + 12%
Metallurgia + 5%
Vetro + 11%

pianto ORC da 1 MW per il recupero di calore da impie- li nell’ordine dei 3,5-4 mln € , si ottengono incrementi
gare nella produzione di energia elettrica. importanti di marginalità, variabili tra il 2 ed il 12%, nei
Anche in questo caso, a fronte di investimenti stimabi- diversi settori analizzati.

Intensità energetica catore di intensità energetica nei settori considerati,


affiancati ai valori relativi all’incidenza media del
Una seconda variabile rilevante che è stata analiz- costo del lavoro sul fatturato. Emerge un quadro
zata misura l’intensità energetica, considerata come abbastanza eterogeneo, che vede alcuni settori
l’incidenza della bolletta energetica sul fatturato del- (quali prodotti per l’edilizia, vetro, metallurgia e
le imprese dei diversi settori. Un’elevata incidenza, carta) attestarsi su un livello di incidenza nell’or-
infatti, determina una maggiore opportunità di dine del 5-8%, abbondantemente superiore alla
ottenere risparmi di costo in valore assoluto im- media di tutto il comparto industriale in Italia
portanti, a parità di contenimento percentuale dei (pari al 2,4%), mentre gli altri settori si attestano a
consumi. La TABELLA 4.27 mostra i valori dell’indi- ridosso o al di sotto di tale valore medio.

Tabella 4.27
Incidenza della bolletta energetica e del costo del lavoro sul fatturato nei diversi settori industriali
(Fonte: elaborazione su dati ISTAT e MiSE)

Settore Energia/Fatturato Lavoro/Fatturato

Prodotti per l’edilizia 8,2% 19,5%

Vetro 6,2% 20,0%

Metallurgia 5,9% 12,2%

Carta 5,5% 14,4%

Chimica 2,2% 12,6%

Alimentare 2,1% 10,7%

Tessile 1,9% 17,9%

Meccanica 1,3% 19,1%

Media industria 2,4% 15,9%

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Figura 4.9
Dinamica dell’incidenza della bolletta energetica sul fatturato e della marginalità tra il 2005 ed il 2010 nei diversi setto-
ri industriali (Fonte: Elaborazione su dati MiSE, Istat, Terna)

9%
Incidenza bolletta
8%

7% alimentare
carta
6%
chimica
5%
metallurgia
4% tessile
3% vetro
MOL/Fatturato
2% meccanica
0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14%
prodotti per l'edilizia
1%

0%

Considerando le prime due variabili prese in esame, efficienza energetica, seppur in quei settori in cui
ossia la marginalità industriale e l’intensità ener- esisterebbe a priori un importante interesse po-
getica media dei diversi settori industriali, è possi- tenziale. In questo senso, è possibile esaminare la
bile ottenere un’indicazione di massima di quanto volatilità dei volumi produttivi, di cui si parla nel
gli investimenti in sistemi per l’efficienza energeti- paragrafo successivo.
ca potrebbero essere attrattivi e di interesse per le
imprese. La FIGURA 4.9 rappresenta l’evoluzione del Volatilità dei volumi produttivi
valore assunto da queste due variabili nel periodo
2005-2010. Si nota come i settori della metallur- Uno dei fattori che più ostacolano gli investimenti
gia, dei prodotti per l’edilizia e della carta, oltre in soluzioni per l’efficienza energetica in impresa è
ad avere i livelli inferiori di marginalità e ad aver rappresentato dalla percezione del livello di rischio
fatto registrare il calo più importante di questo ad essi associato, in particolare alla difficoltà di sti-
indicatore negli anni, hanno anche i livelli più alti mare con un ragionevole livello di confidenza l’enti-
di incidenza della bolletta energetica sul fattura- tà del risparmio di costo realizzabile negli anni, che
to. Il settore del vetro, inoltre, seppur caratterizzato costituisce il fondamentale flusso di cassa positivo
dai livelli di marginalità più alti in assoluto, ha visto dell’investimento. In questo senso, i settori produt-
contrarsi questo indicatore in modo importante nel tivi che manifestano una più grande volatilità dei
periodo di analisi (da 14,1% a 10,7%), a fronte di volumi produttivi sono contraddistinti da una
un’incidenza della bolletta energetica pari a 6,2%, maggiore incertezza del risparmio conseguibile
abbondantemente superiore alla media industriale dall’investimento in efficienza energetica. Questo
in Italia (pari al 2,4%). non solo impatta negativamente sulla propensione
all’investimento da parte delle imprese clienti, ma
I settori della metallurgia, dei prodotti per l’edili- anche da parte degli operatori (quali ESCo e istitu-
zia, della carta e del vetro rappresentano quindi, ti di credito) che hanno un fondamentale ruolo nel
in base alle analisi svolte, i comparti produttivi promuovere e supportare questi investimenti, come
in cui maggiore potrebbe essere l’interesse delle si discuterà diffusamente nel CAPITOLO 5.
imprese rispetto all’adozione di soluzioni per l’ef-
ficienza energetica, dato che più importanti sareb- La FIGURA 4.10 rappresenta la dinamica dei volu-
bero i benefici ottenibili nel caso di investimento. mi produttivi fatta registrare negli ultimi anni nei
Bisogna tuttavia considerare anche quei fattori in settori industriali in Italia. Si nota come i settori
grado di ostacolare la realizzazione di interventi di della chimica, dell’alimentare, del tessile e della

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4. IL POTENZIALE DI DIFFUSIONE DELLE SOLUZIONI
PER L’EFFICIENZA ENERGETICA IN IMPRESA

Figura 4.10
Dinamica dei volumi produttivi nei diversi settori industriali, fatto 100 il valore dell’indicatore nel 2005
(Fonte: elaborazione su dati ISTAT, MiSE)

120

110

100

90

80

70

60
2005 2006 2007 2008 2009 2010

alimentare chimica prodotti per l'edilizia


carta meccanica metallurgia
tessile vetro

carta abbiano dimostrato una buona capacità di disponibilità delle imprese a questo tipo di inve-
resistenza alla crisi economica, riuscendo a man- stimenti. Queste valutazioni sono particolarmente
tenere la propria produzione su livelli in linea o importanti per gli operatori dell’efficienza energeti-
di poco inferiori ai livelli pre-crisi. Situazione dif- ca che ovviamente hanno interesse ad indirizzare i
ferente è quella dei settori dei prodotti per l’edilizia, loro sforzi commerciali verso quelle imprese in cui
metallurgia, vetro e meccanica, in cui si è registrato maggiori sono la propensione e la capacità di adot-
un crollo di circa il 20-30% dei volumi di produ- tare soluzioni energeticamente efficienti. Sono però
zione. delle informazioni utili anche per i policy maker, cui
viene fornito un quadro delle priorità di intervento
È importante notare come i settori della metallurgia, nella definizione di strumenti ed iniziative a sup-
del vetro e dei prodotti per l’edilizia, nonostante siano porto della diffusione delle soluzioni per l’efficien-
tra quelli contraddistinti da una maggiore propensione za energetica in ambito industriale. Ad esempio, lo
teorica agli investimenti in efficienza energetica, siano studio suggerisce che quei settori in cui le imprese
caratterizzati anche da un’importante volatilità dei possono avere dei grandi vantaggi potenziali da
volumi produttivi, il che ovviamente limita l’effettiva investimenti in efficienza energetica, ma percepi-
disponibilità delle imprese in essi operanti ad assu- scono verosimilmente un particolare livello di ri-
mersi i rischi connessi agli investimenti nelle soluzioni schio associato alla volatilità dei flussi finanziari
per l’efficienza energetica. Il settore della carta è in- risultati da questi, potrebbero trarre particolare
vece il comparto, tra quelli ad alta attrattività po- giovamento dalla disponibilità di strumenti in
tenziale degli investimenti in efficienza energetica, grado di stabilizzare i benefici derivanti dall’ado-
in cui si potrebbe registrare in Italia una maggiore zione di tecnologie efficienti.

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5.
LA CULTURA DELL’EFFICIENZA
ENERGETICA NELLE IMPRESE
ITALIANE: DIFFUSIONE
E PRINCIPALI BARRIERE
ALLO SVILUPPO
5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

L
’obiettivo di questo capitolo conclusivo del ne, appartenenti ai principali settori industriali,
Rapporto è di fare il punto su quanto sia dif- le quali rappresentano potenziali “utenti” di ser-
fusa all’interno del sistema industriale del no- vizi di efficienza energetica.
stro Paese la “cultura” – intesa come consapevolezza
del problema della gestione dell’energia e conoscen- La metodologia impiegata descritta in dettaglio
za degli strumenti più idonei ad affrontarlo – dell’ef- all’interno del BOX 5.1, ha consentito di fare luce su
ficienza energetica. tre aspetti, oggetto ciascuno del dettaglio dei suc-
cessivi paragrafi, fortemente interrelati fra di loro e
Da molte parti, soprattutto nel dibattito pubblico che offrono un quadro chiaro e coerente – si discu-
attorno a questo tema, si è fatto cenno alle difficoltà terà dopo se con una connotazione positiva o nega-
che in Italia si incontrano nell’adozione di soluzioni tiva – della situazione del nostro Paese:
energeticamente efficienti, ma sempre analizzando •• il grado di consapevolezza delle problemati-
il problema nella prospettiva del produttore di tec- che connesse con la gestione dell’energia per
nologie o del fornitore di servizi energetici. In que- gli operatori industriali, che rappresenta da un
sto capitolo, di contro, si ribalta la prospettiva di certo punto di vista il prerequisito indispensabi-
indagine e si offre uno spaccato sulla percezione le, la “presa di coscienza” della necessità di effi-
dell’efficienza energetica da parte di un campio- cientamento energetico;
nesignificativo (SI VEDA BOX 5.1) di imprese italia- •• i driver che stanno dietro la scelta di effettuare

Box 5.1
Il campione di indagine

Il campione di indagine utilizzato per la survey di cui si da tabase ad accesso riservato dell’Energy&Strategy Group.
conto in questo capitolo – e che è avvenuta tra il Febbraio ed Le interviste – basate su un questionario semistruttura-
il Settembre del 2012 – è costituito da 115 imprese, le cui ca- to – sono state condotte di persona o per telefono con
ratteristiche più rilevanti sono riportate nella tabella seguente. l’energy manager, ove presente, o con il management
La selezione delle imprese è stata realizzata tramite da- dell’impresa in tutti gli altri casi.

Tabella 5.1
Principali caratteristiche del campione di indagine utilizzato per la survey

Dimensione %
PMI 40
Grandi imprese 60
Area geografica della sede principale %
Nord 74
Centro 16
Sud 10
Settore di appartenenza1 %
Energivori2 55
Non energivori 45
Chimica [25%], meccanica [14%], prodotti per
Principali settori rappresentati
l’edilizia [13%], carta, metallurgia [8%]

1
SI VEDA PARAGRAFO 4.2 per la caratterizzazione dei settori oggetto d’analisi (in termini di codici ATECO 2007).
2
Si fa riferimento ai settori Prodotti per l’edilizia, Vetro, Metallurgia e Carta.

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5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

un investimento in efficientamento energetico, del soggetto impresa vesro il problema energeti-


con l’obiettivo quindi di comprendere su cosa si co. Più precisamente, questi “stimatori” sono stati
basa il processo di acquisto di una tecnologia individuati come:
energeticamente efficiente e soprattutto quali •• presenza “formale” di strutture o ruoli organiz-
condizioni spingono il decisore a valutare la zativi preposti alla gestione dell’energia, con-
sostituzione di un asset esistente con uno più siderati a buon conto come segnale del fatto che
efficiente dal punto di vista energetico; questa venga considerata alla stessa stregua di altri
•• le principali problematiche incontrate nella processi “rilevanti” per il business dell’impresa;
valutazione e/o esecuzione di un investimento •• caratteristiche dei sistemi impiegati per la mi-
in efficienza energetica, che rappresentano – sura dal consumo energetico, da quelli più “ru-
agli occhi degli “utenti” potenziali – le barriere dimentali” e caratterizzati da procedure “base”,
alla diffusione dell’efficienza energetica nel setto- per evitare gli sprechi più evidenti di energia, a
re industriale in Italia. quelli più sofisticati, che invece incorporano si-
stemi formali di misura, verifica e pianificazione
5.1 Il grado di consapevolezza dei consumi (per intendersi del tipo di quelli di-
scussi nel PARAGRAFO 2.2);
del “problema energetico” per le •• grado di conoscenza e/o interazione con le ESCo,
imprese italiane ossia con gli altri soggetti della “filiera” dell’efficien-
za energetica, che dovrebbero costituire la principa-
Il primo degli aspetti analizzati riguarda, come appena le interfaccia fra le imprese industriali “utilizzatrici”
discusso, la diffusione di una “cultura” dell’efficienza e gli altri attori della filiera dell’efficienza energeti-
energetica all’interno del tessuto industriale italiano. ca (in primis i fornitori di tecnologie di efficienza
energetica e gli istituti di credito).
Al fine di isolare e tentare di misurare questo gra-
do di consapevolezza, ossia l’attenzione delle im- Il quadro che esce dalla nostra indagine con rife-
prese al problema della gestione dell’energia al loro rimento a questo tema è, – vale la pena qui antici-
interno, si è adottato un approccio piuttosto origi- parlo – piuttosto desolante.
nale, che – invece di rivolgere all’intervistato, come
spesso accade leggere in altri studi, una domanda Se si guarda all’intero campione (FIGURA 5.1), si nota
in merito a quanto ritenga rilevante il “peso” della come il 65% delle imprese disponga di un energy
componente energia nella struttura di costo dell’im- manager o di un energy team, ovvero abbia istitu-
presa – identifica alcuni “stimatori” dell’interesse ito un ruolo organizzativo (o addirittura un’unità

Figura 5.1
Presenza della figura dell’energy manager all’interno del campione analizzato

35%
con energy manager
65%

senza energy manager

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5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

Figura 5.2
Presenza della figura dell’energy manager nelle imprese non soggette all’obbligo di nomina dell’energy manager
all’interno del campione analizzato

17%

con energy manager


83%
senza energy manager

organizzativa) ad hoc per la gestione dell’energia. l’energia nella migliore delle ipotesi alla stessa stregua
Una percentuale, tuttavia, che non deve trarre in (per le imprese che operano in settori energivori) o
inganno, giacché frutto dell’obbligo di nomina in subordine (in tutti gli altri casi) alle altre variabili
sancito dalla Legge 10/913 per le imprese aventi produttive e di costo che è chiamato a gestire. Nel re-
consumi annui superiori ai 10.000 TEP (che equi- stante 30% dei casi, le imprese intervistate attribu-
valgono ad oltre 40 GWh elettrici o a circa 12 mln iscono addirittura la responsabilità della gestione
m3 di gas naturale). Se si guarda, infatti, la FIGU- dell’energia in maniera “residuale”, facendola rica-
RA 5.2, che riporta la diffusione degli energy ma- dere, paradossalmente, o sulla proprietà dell’im-
nager fra i soggetti “non obbligati”, ci si arresta a presa o su qualche ruolo organizzativo minore.
poco meno del 17% del nostro campione.
La scarsa diffusione di figure organizzative pro-
Il 35% del totale delle imprese del campione e ben fessionalmente dedicate alla gestione dell’energia
l’83% di quelle non obbligate ex Lege alla nomina all’interno delle imprese del campione non può che
non hanno alcuna figura “formale” dedicata alla riflettersi in un’attenzione piuttosto “limitata”
gestione dell’energia. Nella maggior parte dei casi alla misura ed al controllo dei consumi energeti-
(70%) in cui non è individuato l’energy manager, è il ci. In questo caso all’interno della nostra indagine si
direttore delle operations a supplire a questa assen- sono definiti ex ante quattro possibili “approcci”,
za, ma con un approccio che evidentemente mette come riportato in TABELLA 5.2, con un grado cre-

Tabella 5.2
Possibili approcci alla misura e al controllo dei consumi energetici

“Approccio” alla misura ed al con-


trollo dei consumi energetici Descrizione

Sono state introdotte all’interno dell’impresa delle regole, in parte formalizza-


“Occhio allo spreco” te, in altra parte entrate nella consuetudine informale di operare, che mirano
a limitare i consumi energetici, evitando in maniera particolare gli sprechi.

3
Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso nazionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di
energia. (Cfr. Energy Efficiency Report 2011, CAPITOLO 2).

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5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

Sono stati introdotti modelli sintetici di misura che fanno emergere il costo
energetico associato a ciascun prodotto e/o processo rilevante dell’impre-
“Cost accounting energetico” sa. L’attribuzione di costo avviene tuttavia molto spesso “sulla carta” e come
ripartizione dei costi generali rilevati, senza che vi sia un’effettiva misura dei
consumi on site.

Sono stati introdotti modelli di riferimento per l’identificazione del consumo


“teorico” di un determinato processo industriale che vengono impiegati
“Benchmarking dei consumi”
come termine di paragone per le verifiche dei consumi effettivamente realiz-
zati, che vengono invece definiti on site.

Sono stati introdotti – indipendentemente dal fatto che l’impresa si sia o


meno certificata secondo la ISO 50001 o UNI CEI EN 16001 (SI VEDA
PARAGRAFO 2.2) – dei piani pluriennali con obiettivi specifici in termini ener-
“Sistema di gestione dell’energia” getici (riduzione consumi, riduzione dipendenza da una fonte specifica, abbat-
timento emissioni, …) che si basano anche su un monitoraggio costante dei
consumi on site e che prevede una disponibilità di budget
ad hoc per la realizzazione degli interventi.

scente di affidabilità da un lato ma anche di com- meno il “benchmarking dei consumi”, ovvero
plessità e costi dall’altro. implementa misure on site per lo meno per i pro-
cessi industriali ritenuti più rilevanti;
E’ evidente come l’ultimo approccio “inglobi” i •• il 69% delle imprese del campione adotta in-
precedenti e così accada via via risalendo a ritro- vece ancora oggi approcci piuttosto “rudimen-
so. Dall’analisi effettuata sul campione (SI VEDANO tali” di misura e controllo dei consumi ener-
FIGURE 5.3 e 5.4) emerge che: getici, con quasi il 15% che addirittura non ha
•• solo il 22% delle imprese del campione adot- attivato nemmeno il principio denominato
ta un approccio del tipo “Sistema di gestione “occhio allo spreco” ed un altro 17% che si è
dell’energia”, percentuale che sale al 39% se si fermata a quest’ultimo.
considerano – ma le ragioni qui sono ovvie – le
imprese che operano nei settori più energivori; E’ interessante sottolineare come gli squilibri siano
•• il 33% circa delle imprese del campione (solo ancora più evidenti se si isolano nel campione (SI
11% in più rispetto alle precedenti) adotta al- VEDANO FIGURE 5.5 e 5.6) le sole imprese di piccole

Figura 5.3
Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese analizzato

14%

nessuna gestione dell'energia


86%
gestione dell'energia

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DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

Figura 5.4
Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di imprese analizzato

100% nessuna gestione dell'energia


86%
80% occhio allo spreco
69%
cost accounting energetico
60%
benchmarking dei consumi
40% 33% sistema di gestione dell'energia
22%
20% 14%

0%

e medie dimensioni, dove la percentuale di ope- come il nostro sistema industriale sia piuttosto
ratori che non ha alcun approccio alla misura e “arretrato” da questo punto di vista e costituisca
controllo dei consumi energetici sale sino al 31% quindi un substrato certo non fertile per lo svi-
e sono solo poco più del 5% ad avere di contro un luppo dell’efficienza energetica.
“sistema di gestione dell’energia”.
L’ultimo parametro misurato rispetto alla consa-
Se si considera, come più volte ribadito, che un si- pevolezza del problema energetico per le imprese
stema di misura dei consumi rappresenta il primo italiane concerne l’interazione che i soggetti del
passo per vincere l’inerzia degli operatori ad occu- campione hanno o stanno pianificando di avere
parsi del problema energetico, ci si rende conto di con le ESCo, ovvero con le società deputate ad of-

Figura 5.5
Approccio alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI analizzato

31%

nessuna gestione dell'energia


59%

gestione dell'energia

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DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

Figura 5.6
Occorrenze degli approcci alla gestione dell’energia da parte del campione di PMI analizzato

100% nessuna gestione dell'energia

80% occhio allo spreco

59% cost accounting energetico


60%
41% benchmarking dei consumi
40% 31% sistema di gestione dell'energia

20% 15%
7%
0%

frire servizi di efficientamento energetico. mento dell’iter burocratico di ottenimento dei


TEE (e l’eventuale successiva gestione), mentre la
Come si evince dalla FIGURA 5.7, ad oggi: restante parte le reputa un interlocutore poten-
•• il 64% delle imprese del campione (percentuale zialmente interessante per competenze tecniche
che sale al 68% se si guardano solo le imprese di e capacità finanziarie al fine di realizzare inter-
grandi dimensioni e al 77% solo le imprese ener- venti di efficienza energetica;
givore) conosce le ESCo ed ha valutato o sta •• il 28%, pur essendo al corrente della loro esisten-
valutando l’opportunità di usufruire dei loro za, non le ritiene un soggetto utile con cui discu-
servizi. In realtà, il 40% di queste imprese in- tere dei problemi di efficientamento energetico
dica come unica funzione della ESCo l’espleta- (ed in questa quota ad onor del vero vanno ri-

Figura 5.7
Giudizio sulle ESCo da parte delle imprese

8%

interessanti
28%
64% non interessanti

non conosciute

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5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

comprese alcune imprese di grandi dimensioni ad esempio una caldaia che viene impiegata per il
che hanno risposto specificando come al proprio pre-riscaldamento nel processo di sterilizzazione
interno abbiano competenze adeguate al ruolo); alimentare acquistata oltre dieci anni fa, con un
•• il restante 8% ha risposto dichiarando di non nuovo impianto si ottiene anche un risparmio
aver mai sentito parlare delle ESCo. energetico, perché nel frattempo il progresso tec-
nologico associato alle caldaie ha comunque incre-
Quest’ultimo parametro, rispetto ai due prece- mentato la loro efficienza e quindi (a parità di ou-
denti, pare “addolcire” un poco il quadro, anche tput) ne ha ridotto i consumi. Si tratta in questo
se da solo non è certo sufficiente – perché si avver- caso di un investimento in efficienza energetica?
te, in particolare per quelle imprese che non hanno O forse meglio l’efficienza energetica non è che il
una struttura di energy management formalizzata, risultato (peraltro inevitabile) dell’adeguamento
la “mancanza” dell’energy manager come punto di impiantistico4? E’ diverso il caso di un’impresa che,
contatto fra ESCo e imprese e non è sufficientemen- invece, nella scelta della caldaia da acquistare, va-
te diffusa la cultura della “misura” del consumo per luti esplicitamente le alternative anche sulla base
permettere alla ESCo di intervenire più rapidamen- dei consumi energetici ad esse associati e sia dispo-
te ed efficacemente con le proprie competenze – ad sta anche a sopportare un eventuale extra-costo di
avviare un circolo “virtuoso” di diffusione della investimento a fronte di maggiori risparmi futuri.
consapevolezza del problema energetico presso le Ed è ancora diverso il caso di un’impresa che va-
imprese italiane. luti la sostituzione della propria caldaia non già
perché completamente “ammortizzata” o comun-
5.2 I driver decisionali degli que giunta a fine vita, quanto perché da questa
sostituzione può trarre un vantaggio economi-
investimenti in efficienza co (misurato nel lungo termine) relativo alla sola
energetica componente di efficientamento energetico. La
questione è ancora più complicata dal fatto che l’ef-
Il secondo aspetto su cui si è focalizzata l’indagine ficientamento energetico può essere visto – e se ne è
relativa alle imprese italiane riguarda le ragioni che già discusso nel CAPITOLO 2 a proposito del sistema
spingono queste ultime a valutare gli investimenti di gestione dell’energia e della norma ISO 50001 (SI
in efficienza energetica. Il tema merita a nostro giu- VEDA PARAGRAFO 2.2) – anche come un investimen-
dizio qualche riflessione nonostante possa apparire to di marketing, segnalando un comportamento
in prima battuta “scontato”; il fatto è, al contrario, ambientalmente sostenibile, o di signaling verso
che per gli investimenti in efficienza energetica è gli stakeholder dell’attenzione dell’impresa alla
spesso assai difficile distinguere se quest’ultima gestione dell’energia.
sia la “causa” ovvero l’effetto della decisione.
Anche in questo caso si sono identificati ex ante ed
E’ evidente, infatti, che se si sostituisce un im- in coerenza con i casi visti sopra alcuni possibili
pianto ormai completamente “ammortizzato”, driver decisionali (SI VEDA TABELLA 5.3) e si è chie-

Tabella 5.3
Principali driver decisionali che motivano gli investimenti di efficientamento energetico

Driver decisionale Descrizione


La decisione di intervenire è dovuta all’invecchiamento dell’apparecchiatura ed al decadimento delle
Obsolescenza o
sue prestazioni, che la rendono non più adeguata alla sua funzione. Oppure è legata alla volontà di incre-
efficientamento
mentare l’efficienza produttiva (ad esempio il numero di unità producibili per unità di tempo) a seguito di
produttivo
mutate condizioni di mercato.

La decisione di intervenire è volta primariamente all’efficientamento energetico, ovvero si è originata


Riduzione dei consumi
dalla volontà di contenere – su un orizzonte di medio-lungo periodo – i consumi ed i costi connessi all’u-
energetici
tilizzo dell’energia.

La decisione di intervenire è dettata dalla volontà di trasmettere al mercato o agli stakeholder l’immagi-
Marketing & signaling
ne di impresa sostenibile, attenta alle tematiche energetiche/ambientali.

4
Questo concetto è alla base del più volte richiamato principio dell’addizionalità, che rappresenta uno dei “pilastri” del meccanismo dei Titoli di Efficienza
Energetica (SI VEDA BOX 2.12)

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5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

Figura 5.8
Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimenti in efficienza energetica da parte delle imprese

100%

80%

60%

40% 89%
indipendente da
obsolescenza
20%
21% 26%
0%
obsolescenza o
riduzione dei
efficientamento marketing & signaling
consumi energetici
produttivo

sto alle imprese del campione di indicare quelli che dell’impresa.


si applicavano meglio (dando quindi la possibilità,
a differenza del caso precedente, di multiple choice) E’ fin troppo evidente che la sostituzione di un
agli investimenti di efficientamento energetico ef- macchinario soltanto in corrispondenza del “fine
fettuati di recente. Ovviamente si è data in prima vita” fa sì che si perdano importanti opportunità
battuta al concetto di investimento in efficienza in termini di efficienza energetica, come mostra-
energetica l’interpretazione più “lata”, di sostitu- to ad esempio nel PARAGRAFO 3.1.1 con riferimento
zione di asset che ha comportato la riduzione dei all’adozione di motori elettrici ad alta efficienza, ed
costi o dei consumi energetici. è ulteriore prova del fatto che nel contesto ita-
liano la diffusione del Total Cost of Ownership5
La FIGURA 5.8 mostra il risultato ottenuto nel cam- (TCO) come metrica di valutazione degli investi-
pione di imprese analizzato: menti è ancora assai limitata. Di fatto, più che un
•• in quasi il 90% dei casi il driver decisionale pri- vero e proprio driver decisionale, la sostituzione per
mario che ha guidato gli investimenti di effi- obsolescenza di un macchinario o per sopravvenu-
cientamento energetico è legato all’obsolescen- te esigenze di incremento dell’efficienza produttiva
za o all’efficientamento produttivo, ossia non ha rappresenta un “obbligo contingente”.
quasi nulla a che vedere con la ricerca specifica di
un risparmio nei consumi e/o nei costi energetici; Un segnale positivo tuttavia può essere colto se
•• solo nel 30% dei casi (e solo per un limitato si considera la distribuzione dei driver “riduzione
10% dei casi indipendenti dal precedente) si è dei consumi energetici” e “marketing & signaling”
guardato alla riduzione dei consumi energeti- nel sottoinsieme del campione che comprende le
ci, e quindi si è adottata una prospettiva coerente grandi imprese (SI VEDA FIGURA 5.9) e le imprese
con l’idea di efficienza energetica come strumen- energivore (SI VEDA FIGURA 5.10).
to in grado di creare “valore” per le imprese;
•• nel 26% dei casi, infine, ma completamente so- Sebbene anche per questa tipologia di imprese sia
vrapposti con i due precedenti, si è anche pre- chiaramente preponderante il driver legato all’ob-
so in considerazione esplicitamente l’impatto solescenza, è interessante notare come gli aspetti
dell’investimento sull’immagine “sostenibile” più propriamente legati all’efficienza energetica

5
Il Total Cost of Ownership tiene conto di tutti i costi associati ad un’apparecchiatura lungo l’intero ciclo di vita, opportunamente attualizzati per tenere
conto dei diversi istanti temporali in cui tali costi si verificano. Nella fattispecie, le voci di costo tipicamente considerate fanno riferimento ad acquisto,
installazione, energia e manutenzione.

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5. LA CULTURA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE ITALIANE:
DIFFUSIONE E PRINCIPALI BARRIERE ALLO SVILUPPO

Figura 5.9
Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimenti in efficienza energetica da parte delle imprese
di grande dimensione

100%

80%

60%
indipendente da
87% obsolescenza
40%

20% 32% 41%


0%
obsolescenza o
riduzione dei
efficientamento marketing & signaling
consumi energetici
produttivo

(per come la si è intesa in questo Rapporto) si af- 5.3 Le principali barriere


fiancano a questi ultimi in oltre il 40% dei casi per
le grandi imprese, che diventa il 60% nelle ener- agli investimenti in efficienza
givore. Se da un lato è ovvio che soprattutto queste energetica
ultime siano più “sensibili” – perché spesso sotto
la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica sui L’ultimo punto affrontato nell’analisi della “percezio-
temi ambientali – è anche altrettanto vero che la ne” dell’efficienza energetica nel sistema industriale
crescita della percezione “strategica” dell’efficienza italiano riguarda le criticità (“barriere”) incontrate
energetica anche come strumento di comunicazio- durante il processo decisionale di un intervento
ne non può che essere vista in maniera positiva. volto al miglioramento dell’efficienza energetica.

Figura 5.10
Occorrenze dei principali “driver decisionali” che motivano gli investimento in efficienza energetica da parte delle impre-
se appartenenti a settori energivori

100%

80%

60% indipendente da
Obsolescenza
85%
40%

20% 42% 46%

0%
obsolescenza o
riduzione dei
efficientamento marketing & signaling
consumi energetici
produttivo

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L’approccio utilizzato in questo caso è stato diver- guare le procedure dell’ufficio acquisti rispet-
so da quanto fatto in precedenza: in particolare, to all’acquisto di nuovi asset con l’inserimento
anziché definire ex ante delle possibili “barriere” di di parametri legati al consumo energetico dello
cui verificare la percezione nel campione d’indagi- stesso, da valutarsi insieme al costo di investi-
ne, si è chiesto alle imprese di “raccontare” le loro mento, e (iii) difficoltà ad interagire con i repar-
esperienze recenti di investimenti o valutazioni ti produttivi per giustificare “fermi macchina”
di investimenti rubricabili come legati esplicita- legati a sostituzioni di asset che non siano giunti
mente all’efficienza energetica6, provvedendo ex al loro naturale “fine vita” o, nel caso di interventi
post a razionalizzare i dati raccolti. maggiormente invasivi e “strutturali”, modifiche
al layout del processo produttivo.
Il quadro che ne è emerso permette di ricostruire –
in maniera a dire il vero non sorprendente per gli Nel campione analizzato (SI VEDANO FIGURE 5.11 e
addetti ai lavori – due “macro-barriere”: 5.12), la situazione appare la seguente:
•• quelle di natura economica, che possono a loro •• nel 29% dei casi non si sono registrate parti-
volta essere dettagliate in (i) tempi di rientro colari “barriere” all’investimento, segno di una
dell’investimento non in linea con le aspetta- crescente attenzione verso il tema dell’efficienta-
tive, che per un tipo di investimento comunque mento energetico, che consente di superare – a
giudicato come “laterale” rispetto al core business dire il vero soprattutto per le imprese di mag-
si attestano in media in 2-3 anni, in (ii) difficol- giori dimensioni – eventuali “inerzie” di natu-
tà di accesso a capitale di terzi per finanziare ra organizzativa e di reperire, magari interna-
gli interventi ed in (iii) difficoltà di accesso al mente o su linee di credito già esistenti, i fondi
capitale proprio, dal momento che i budget per necessari;
l’efficienza energetica sono destinati in maniera •• nell’altro 71% dei casi i progetti si sono scon-
“residuale”; trati con “barriere” di natura economica e più
•• quelle di natura “culturale”, che fanno riferi- precisamente con tempi di ritorno giudicati ini-
mento a (i) difficoltà da parte del proponente zialmente troppo lunghi, cui si sono affiancati nel
l’investimento a convincere il top management 40% dei casi anche problemi legati al reperimen-
della necessità di basare la scelta su obiettivi di to delle risorse finanziarie necessarie al proprio
efficientamento energetico, (ii) difficoltà ad ade- interno o (in percentuale leggermente minore,

Figura 5.11
Presenza di barriere all’interno del processo decisionale di un intervento di efficienza energetica

29%

assenza di barriere
71%
presenza di barriere

6
Si intende qui investimenti spiegati esplicitamente dalla riduzione dei consumi energetici, secondo l’accezione usata nel PARAGRAFO 5.2. Si è infatti rite-
nuto utile isolare questo tipo di interventi –pur avendone un numero minore da studiare – per evitare nei rispondenti l’equiparazione con gli investimenti di
sostituzione per obsolescenza, che evidentemente seguono logiche molto diverse.

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Figura 5.12
Occorrenze delle principali barriere che ostacolano la realizzazione di investimenti in efficienza energetica
da parte delle imprese

100%

80% assenza di barriere


71%
tempi di ritorno
dell'investimento "eccessivi"
60%
difficoltà di accesso
al capitale proprio
40% difficoltà di accesso
40% 36% al capitale terzi
29% interazione con
26%
22% processo d'acquisto
20% scarsa consapevolezza
7% del top management
interazione con
0% processo produttivo

pari al 36%) da terzi; vistati, pur rendendosi conto del fatto che 2-3 anni
•• solo nel 26% dei casi alle “barriere” di natura di rientro sono un tempo spesso insostenibile per
finanziaria si sono affiancate – ad aggravare gli investimenti di carattere più strutturale, dall’al-
ovviamente i problemi – anche quelle “cultu- tro lato lamentano la rischiosità dell’investimento
rali”, che tuttavia emergono dalla nostra inda- che costringe l’impresa a cautelarsi. Rischiosità,
gine come “secondarie” rispetto a quelle ben più si badi bene, che non è legata alla tecnologia in
significative legate alla componente economica sé, quanto all’affidabilità nel medio periodo della
della valutazione. stima legata ai risparmi energetici conseguibili,
dipendenti in primis dalla variabile costo dell’e-
Giova sottolineare come l’occorrenza delle “bar- nergia e dalla volatilità dei volumi produttivi,
riere” economiche sia piuttosto indifferente alle ed in secondo luogo (ma non meno importante)
variabili di segmentazione per dimensione di dall’accesso ai meccanismi incentivanti. Nel CAPI-
impresa o appartenenza a settori energivori, con TOLO 2, a questo proposito, si è dato conto dell’in-
percentuali che non variano in maniera significativa certezza correlata al meccanismo dei TEE, negli al-
rispetto alla media dell’intero campione. Crescono tri Rapporti7 cui si rimanda si è più volte discusso
invece di importanza fra le PMI, ma sempre af- circa l’instabilità (ed i relativi impatti negativi) dei
fiancate alle precedenti, le “barriere” culturali che sistemi di incentivazione per la produzione di ener-
arrivano a pesare per quasi il 40% dei casi e sono gia elettrica da fonti rinnovabili, mentre per quanto
soprattutto legate alla difficoltà di coinvolgere l’im- concerne l’energia termica si può piuttosto parlare
prenditore nella valutazione di un investimento in di speranze disattese da un anno a questa parte cir-
efficienza energetica. ca l’emanazione di un Conto Energia Termico8, che
“finalmente” vede la luce proprio nei giorni in cui si
Un approfondimento meritano indubbiamente i chiude il presente Rapporto. Nel CAPITOLO 4, invece,
problemi evidenziati a livello economico. In parti- si è dato conto dell’instabilità dei volumi produt-
colare, in merito alla problematica connessa con tivi, in primis ascrivibile al manifestarsi della crisi
il tempo di rientro degli investimenti in efficienza economica, che ha caratterizzato particolarmente
energetica, giudicato spesso come eccessivo, è pos- alcuni settori industriali negli ultimi anni (come
sibile sottolineare come molti degli operatori inter- ad esempio metallurgia, meccanica, vetro e prodot-

7
Cfr. Solar Energy Report 2012, Biomass Energy Report 2012 e Wind Energy Report 2012
8
Provvedimento che incentiva interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti
rinnovabili

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Box 5.2
Il caso Tholos

Tholos è una società di servizi energetici (ESCo) cer- nership di lungo termine. Si è evoluta poi da operatore
tificata secondo norma UNI CEI 11352 che opera qualificato nella certificazione dei risparmi energetici
all’interno del sistema italiano dei Titoli di Efficienza a promotore e finanziatore degli interventi stessi.
Energetica (TEE). Attualmente ha all’attivo oltre 500 L’evoluzione del sistema dei TEE ha infatti permesso
progetti di efficienza energetica tra standardizzati, la strutturazione di ESCo che non si limitano a certi-
analitici e consuntivo, collocandosi tra i primi 12 ope- ficare il risparmio di interventi di terzi, ma che sono
ratori sui 1300 totali. vocate alla promozione diretta dell’efficienza energe-
Attiva sin dall’inizio del meccanismo, si è specializza- tica impiegando risorse finanziarie proprie per la rea-
ta nell’attività di supporto e sostegno alle aziende che lizzazione dell’intervento, ovviamente con la garanzia
adottano soluzioni tecnologiche che comportano un del risultato in termini di risparmio, come definito
risparmio di energia per la gestione dei loro impianti, negli Energy Performance Contract. In questo contesto
offrendo un servizio basato su un rapporto di part- Tholos è attiva principalmente nel settore industriale.

ti per l’edilizia) e che impatta negativamente sulla Il primo riguarda una serie di iniziative (di cui si
propensione all’investimento da parte delle imprese riportano degli esempi nel BOX 5.3) di sviluppo di
afferenti a tali settori. linee di credito ad hoc per l’efficienza energetica
da parte delle più grandi banche italiane.
Per quanto riguarda invece il reperimento di fonti
di finanziamento adeguate, gli operatori puntano Il secondo segnale positivo fa riferimento all’ero-
il dito in particolare contro le banche italiane, che gazione di finanziamenti per gli investimenti in
al momento si rivelano essere piuttosto riluttanti ri- efficienza energetica da parte delle banche a fa-
spetto al finanziamento degli interventi di efficienza vore delle ESCo. Tipicamente, infatti, sul tema ef-
energetica, sia quando essi sono direttamente rea- ficienza energetica le banche stabiliscono se erogare
lizzati dalle imprese sia quando lo sono in “cordata” il finanziamento in base al merito creditizio della
con le ESCo9. Il problema non è tuttavia di facile controparte, seguendo il cosiddetto approccio “cor-
soluzione, tuttavia, in quanto – se ci si mette nella porate”, senza considerare (quantomeno esplicita-
prospettiva del finanziatore – il rischio citato pri- mente) le caratteristiche dell’investimento che viene
ma relativamente alla “valorizzazione” nel tempo finanziato in termini di beneficio indotto dall’effi-
dell’energia risparmiata10 ed al perdurare dei mec- cientamento energetico. Ad incrementare, tutta-
canismi di incentivazione si abbatte sulla capaci- via, per lo meno sulla carta, il merito di credito
tà di costruire piano di rientro sufficientemente delle ESCo italiane potrà intervenire il Fondo
“garantiti”. Inoltre, nel caso di coinvolgimento di Centrale di Garanzia per le PMI (SI VEDA BOX 5.4),
una ESCo per l’ottenimento del finanziamento un fondo di garanzia rotativo11 che recentemente è
necessario per l’intervento, essa sovente sconta, stato oggetto di modifica dalla circolare di Medio-
agli occhi degli istituti di credito, carenze in ter- credito Centrale n. 617 del 25/05/2012.
mini di solidità patrimoniale e, in certi frangenti,
di capacità tecniche, che rappresentano una “ga- La circolare introduce infatti nuovi criteri di valu-
ranzia” per il soggetto finanziatore. tazione per l’ammissione delle operazioni riguar-
danti imprese caratterizzate da “cicli produttivi ul-
Due segnali positivi però devono essere colti nella trannuali ed operanti su commessa o a progetto”,
recente evoluzione del contesto. tra cui quindi ricadono le ESCo. L’aspetto di mag-

9
Si fa riferimento in particolare al cosiddetto “Finanziamento Tramite Terzi”, definito dal D. Lgs 30 Maggio 2008 come “accordo contrattuale che com-
prende un terzo, oltre al fornitore di energia e al beneficiario della misura di miglioramento dell’efficienza energetica, che fornisce i capitali per tale misura
e addebita al beneficiario un canone pari a una parte del risparmio energetico conseguito avvalendosi della misura stessa. Il terzo può essere una ESco”.
10
A questo si aggiunge l’incertezza, di sui si è discusso nel PARAGRAFO 2.3.2, legata alla misura stessa della “baseline” su cui calcolare i risparmi (SI VEDA
BOX 2.12).
11
Il Fondo di Rotazione, istituito dalla legge 183/87, non è un’opportunità incentivante autonoma, ma lo strumento con il quale lo Stato garantisce la
copertura della quota parte nazionale degli interventi cofinanziati dai Fondi strutturali. Le risorse del Fondo - gestito dal Ministero del Tesoro, del Bilancio e
della Programmazione economica - sono ripartite tra le Regioni (ognuna intestataria di un conto corrente presso la Ragioneria Generale dello Stato) per la
copertura delle rispettive quote di cofinanziamento

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Box 5.3
Le iniziative delle banche italiane per l’efficienza energetica

Nel settembre del 2012 è stato stipulato un accordo fra al 100% dell’investimento.
Mediocredito Italiano (Gruppo Intesa Sanpaolo) e Enel Nell’ottobre 2012 Unicredit ha dato vita ad un ‘Desk
Green Power che prevede la possibilità per un cluster di Energia’, pensato per le Pmi con l’obiettivo di finan-
clienti delle 2 imprese (tipicamente caratterizzati da un ziare le imprese che vogliono diventare ecosostenibili
fatturato compreso tra i 2 ed i 150 mln €) di accedere ad attraverso fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Il
un pre-audit gratuito, cui far seguire un audit di detta- servizio, gestito con Officinae Verdi (compagnia nata
glio sempre effettuato da Enel Green Power in base ad un dalla joint venture con il WWF) offre alle imprese
protocollo di analisi e ad un modello analitico di valuta- consulenza tecnica e finanziaria per gestire in modo
zione concordato da entrambi i partner. Per le ipotesi di efficiente l’energia. Il Desk offre ai clienti servizi di
intervento identificate nell’audit è possibile accedere ad analisi energetica, di consulenza per identificare le
un finanziamento chirografario12, di importo minimo di tecnologie più ù idonee e soluzioni finanziarie a condi-
250.000€ e durata media pari a 5-7 anni, che finanzi fino zioni agevolate.

gior rilievo fa riferimento al fatto che la valutazione quisire le informazioni necessarie (struttura produt-
economico-finanziaria di tali imprese, effettuata sui tiva e organizzativa dell’impresa, fasi e tempi della
modelli di rating applicati ai dati storici degli ultimi realizzazione del progetto, esperienza dell’impresa
due bilanci, è integrata da un ulteriore modello di acquisita nella realizzazione di simili progetti, com-
analisi basato su business plan, con l’obiettivo di ac- ponenti di spesa, tempistica di realizzazione dell’i-

Box 5.4
Il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI

Il Fondo Centrale di Garanzia per le PMI è uno strumen- polizze assicurative) sugli importi garantiti dal Fondo. Il
to istituito con la Legge n. 662/96 (art. 2, comma 100, let- Fondo Centrale di Garanzia per le PMI interviene a garan-
tera a) e operativo dal 2000. Il Fondo sostiene lo sviluppo zia, secondo i casi, fino al 60-80% del finanziamento richie-
delle PMI Italiane concedendo una garanzia pubblica a sto e fino ad un massimo di 1,5 mln € (incrementabile sino
fronte di finanziamenti concessi dalle banche. L’impresa a 2,5 mln € nel solo caso delle Riserve PON e POI). Per la
che necessiti di un finanziamento finalizzato alla propria parte eccedente quella coperta dal Fondo, le banche hanno
attività può chiedere alla banca di garantire l’operazione facoltà di contrattare le condizioni con l’impresa richieden-
con la garanzia pubblica. L’attivazione di questa garan- te ed eventualmente di chiedere ulteriori garanzie. Possono
zia è a rischio zero per la banca, che, in caso di insol- sfruttare le opportunità offerte dal Fondo le PMI apparte-
venza dell’impresa, viene risarcita dal Fondo Centrale nenti a qualsiasi settore, ad eccezione dell’agricoltura, della
di Garanzia e in caso di eventuale esaurimento di fondi pesca, dei trasporti, dell’industria automobilistica, della
di quest’ultimo, direttamente dallo Stato. In alternativa, costruzione navale, delle fibre sintetiche, dell’industria
l’impresa può attivare la cosiddetta “controgaranzia” ri- carboniera e della siderurgia (i cosiddetti settori “sensibili”
volgendosi a Confidi13 o ad altri fondi di garanzia (gestiti esclusi dall’Unione Europea).
da banche e intermediari - artt.106-107 D.lgs. 385/93). Il Fondo centrale di garanzia non interviene però nel
Rivolgendosi al Fondo Centrale di Garanzia l’impresa rapporto Banca/Impresa, pertanto tassi di interesse,
quindi non ha un contributo in denaro, ma vede incremen- condizioni di rimborso, eventuale richiesta di garanzie
tare le proprie possibilità di ottenere finanziamenti senza aggiuntive sulla parte non coperta dal Fondo ecc., sono
garanzie aggiuntive (e quindi senza costi di fidejussioni o stabiliti attraverso la libera contrattazione tra le parti.

12
Letteralmente “scritto a mano”, fa riferimento ad una forma di finanziamento per la quale a livello di garanzia è sufficiente la sola firma, sia singola che di
uno o più eventuali terzi garanti
13
Consorzio di garanzia collettiva dei fidi: consorzio che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti, a
breve medio e lungo termine, destinati allo sviluppo delle attività economiche e produttive

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niziativa, piano dei costi, fonti finanziarie interne stema industriale del nostro Paese la “cultura”
ed esterne all’impresa per la copertura dell’opera,  dell’efficienza energetica che emerge dall’analisi
importi, qualificazione ed orizzonte temporale dei è complessivamente più caratterizzato da ombre
rientri attesi) per rilevare la capacità dell’impresa di che da aspetti positivi.
realizzare la commessa o il progetto e di remunera-
re l’iniziativa. L’introduzione di questa prospettiva Pur tuttavia questi ultimi – la crescente attenzione
“verso il futuro” potrebbe garantire alle ESCo più delle imprese verso le ESCo, la percezione in via di
virtuose uno strumento in più per valorizzare la loro diffusione dell’efficientamento energetico come stru-
esperienza progettuale ed alle imprese un’occasione mento di marketing, lo sviluppo di forme di supporto
per ridurre l’impatto delle barriere finanziarie. al finanziamento di questi interventi – appaiono tutti
concentrati nel periodo più recente. Che siano forse
Il punto su quanto sia diffusa all’interno del si- i primi “deboli” segnali di un’inversione di rotta?

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Gruppo di lavoro

Vittorio Chiesa - Direttore Energy & Strategy Group

Davide Chiaroni - Responsabile della Ricerca


Federico Frattini - Responsabile della Ricerca

Simone Franzò - Project Manager

Marco Alberti
Lorenzo Boscherini
Marco Chiesa
Lorenzo Colasanti
Riccardo Terruzzi
Annalisa Tognoni
Giovanni Toletti

Con la collaborazione di:

Eugenio Bacile
Miguel Cons
Dario Gallanti
Jacopo Stuflesser
Federica Turroni
Stefano Villa

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Metodologia

L
a ricerca i cui risultati sono raccolti nell’Ener- La sostenibilità economica delle soluzioni per l’ef-
gy Efficiency Report è stata condotta utiliz- ficienza energetica in impresa
zando approcci metodologici diversi, ancor-
ché complementari e tra loro interrelati. Il capitolo del Rapporto che discute le alternative
tecnologiche per realizzare efficienza energetica nel
Ciò si è reso necessario data l’ampiezza ed eteroge- settore industriale e ne studia la convenienza eco-
neità delle tematiche che il Rapporto ha affrontato: nomica si basa principalmente su:
la convenienza economica ed i possibili sviluppi di •• l’analisi estensiva della letteratura tecnica ed in-
mercato delle tecnologie per l’efficienza energetica gegneristica sul tema e delle ricerche promosse
nei processi produttivi, il quadro normativo in esse- dai principali centri ed istituti di ricerca a livello
re ed infine la diffusione della cultura dell’efficienza mondiale;
energetica nelle imprese industriali. •• la consultazione dei cataloghi e dei siti web delle
principali imprese che sviluppano e commercia-
Il quadro normativo europeo e italiano per l’effi- lizzano queste tecnologie, da cui sono stati rica-
cienza energetica in impresa vati dati su prezzi e livelli di efficienza raggiun-
gibili;
Il capitolo del Rapporto che esamina il quadro •• un panel study che ha coinvolto esperti del setto-
normativo in essere ed interpreta i suoi impatti re, ricercatori e professori afferenti ad istituzioni
sul business dell’efficienza energetica si basa in diverse dal Politecnico di Milano, per corrobora-
primo luogo sull’analisi estensiva della normati- re le informazioni raccolte.
va nazionale ed europea relativa al tema dell’ef-
ficienza energetica. A questo studio si aggiunge Al fine di favorire la comprensione delle valutazioni
la raccolta di opinioni di esperti ed operatori del svolte nel RAPPORTO ed offrire la possibilità di condur-
mercato, che ha consentito di comprendere più re una valutazione indipendente modificando – ove
nel dettaglio l’impatto che il quadro normativo lo ritenesse opportuno – i parametri di riferimento,
sta avendo e verosimilmente avrà nel futuro sulla nelle tabelle che seguono si riportano nel dettaglio i
diffusione per l’efficienza energetica nel settore valori medi di riferimento che sono stati considerati
industriale. per ogni soluzione tecnologica oggetto di studio.

Ipotesi “trasversali” (salvo nei casi in cui espressamente specificato)

Tasso di attualizzazione 5%

Costo dell’energia elettrica [€/kwh] 0,13

Motori elettrici
Taglia [kWe]/
Ipotesi 1,5 7,5 15 37 90 160

Efficienza motore standard 0,765 0,85 0,879 0,909 0,929 0,934

Efficienza motore IE2 0,828 0,887 0,906 0,927 0,942 0,949

Efficienza motore IE3 0,853 0,904 0,921 0,939 0,952 0,958

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Metodologia

Costo riavvolgimento [€] 53 154 215 464 969 2.023


Costo motore IE2 [€] 150 440 1.025 2.210 4.615 9.635

Costo motore IE3 [€] 225 660 1.537 3.315 6.923 14.453
Costo installazione [€] 100 100 200 200 200 200
Fattore di carico 0,75
Vita utile [anni] 15

Inverter

Taglia [kWe] /
7,5 37 160
Ipotesi

Risparmio medio installazione


inverter su pompa 30%

Risparmio medio installazione


inverter su compressore 10%

Costo inverter [€] 950 3.050 12.250

Costo installazione [€] 475 610 2.450

Costo manutenzione [€/anno] 24 76 306

Vita utile [anni] 10

UPS

Taglia [kVA] /
10 40 80 160
Ipotesi

Efficienza media attuali installazioni 0,88 0,90 0,90 0,92

Efficienza “standard”
0,92 0,93 0,93 0,94
nuove installazioni

“Alta efficienza” nuove installazioni 0,95 0,955 0,955 0,96

Costo UPS efficienza “standard” [€] 3.700 6.000 9.000 16.500

Costo UPS “alta efficienza” [€] 4.500 8.000 11.000 18.000

Costo installazione [€] 100 200 200 200

Fattore di potenza
1
nuove installazioni

Fattore di potenza medio attuali


0,8
installazioni

Fattore di carico 0,75

Vita utile [anni] 10

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Metodologia

Rifasamento dei carichi elettrici (cosφ di partenza = 0,75)

Taglia carico da rifasare [kWe] / 7,5 (distribuito) 30 (distribuito) 300 (centralizzato)


Ipotesi

Costo condensatori + installazione [€] 700 900 5.690

Costo manutenzione [€/anno] 60 165 500

Fattore di carico 0,75

Cosφ obiettivo 0,90

Tensione nominale di alimentazione [v] 380

Tensione nominale condensatore [v] 400

Vita utile [anni] 15

Rifasamento dei carichi elettrici (cosφ di partenza = 0,85)

Taglia carico da rifasare [kWe] / 7,5 (distribuito) 300 (centralizzato)


30 (distribuito)
Ipotesi

Costo condensatori + installazione [€] 700 700 2.030

Costo manutenzione [€/anno] 25 70 315

Fattore di carico 0,75

Cosφ obiettivo 0,90

Tensione nominale di alimentazione [v] 380

Tensione nominale condensatore [v] 400

Vita utile [anni] 15

Aria compressa

Riduzione perdite di aria

Taglia compressori [kWe] 1.000

Giornate lavorative necessarie per diagnosi [giorni] 3

Retribuzione oraria addetto [€/h] 125

Riduzione consumo associato a perdite 10%

Costo riduzione perdite [€] 60.000

Vita utile [anni] 5

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Metodologia

Recupero calore da compressore

Taglia compressori [kWe] 250

Percentuale di recupero calore generato 80%

Costo scambiatore [€] 30.000

Costo manutenzione [€/anno] 3.000

Vita utile [anni] 10

Adozione serbatoi di accumulo

Taglia compressori [kWe] 250

Capacità serbatoi [m3] 5

Costo serbatoi [€/m3] 4.000

Risparmio energetico conseguibile 10%

Costo manutenzione [€/anno] 1.000

Vita utile [anni] 5

Refrigerazione

Controllo dinamico pressione di picco

Costo intervento [€] 40.000

Risparmio energetico conseguibile 15%

Costo manutenzione [€/anno] 2.000

Vita utile investimento [anni] 10

Sistemi di combustione efficienti

Bruciatore auto-recuperativo

Consumo gas naturale forno [mln m3/anno] 2

Costo unitario bruciatore auto-recuperativo [€/u] 8.000

Costo unitario bruciatore tradizionale [€/u] 5.500

160 www.energystrategy.it
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Metodologia

Costo manutenzione [€/anno] 10.000

Risparmio annuo di combustibile 25%

Costo metano [€/m3] 0,4

PCI metano [kWh/m3] 10

Rendimento combustione 0,9

Vita utile [anni] 10

Bruciatore rigenerativo

Consumo gas naturale forno [mln m3/anno] 2

Costo unitario bruciatore auto-recuperativo [€/u] 15.000

Costo unitario bruciatore tradizionale [€/u] 8.500

Costo manutenzione [€/anno] 15.000

Risparmio annuo di combustibile 35%

Costo metano [€/m3] 0,4

PCI metano [kWh/m3] 10

Rendimento combustione 0,9

Vita utile [anni] 10

Cogenerazione (di grande taglia)

Motore a
Tecnologia Turbina a vapore Turbina a gas Ciclo combinato combustione
interna
Taglia [MWe] / 5 10 5 10 10 20 1 5
Ipotesi
Uso energia elettrica prodotta autoconsumata al 100% (valore 0,10 €/kWh)

Uso energia termica prodotta autoconsumata al 100% (valore 0,047 €/kWh1 )

Costo impianto [mln €] 5 8 4 6 14 20 0,95 4,25

Costo manutenzione [€/MWh*anno] 6 4 5 3 15 12 16 10

Vita utile [anni] 15

1
Considerando un prezzo del gas naturale pari a 0,40 €/Nm3.

www.energystrategy.it 161
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Metodologia

Cogenerazione (Micro)

Tecnologia Microturbina a gas Motore a combustione interna

Taglia [MWe] /
10
Ipotesi
Uso energia elettrica prodotta autoconsumata al 100% (valore 0,10 €/kWh)

Uso energia termica prodotta autoconsumata al 100% (valore 0,047 €/kWh2 )

Costo impianto [mln €] 0,19 0,18

Costo manutenzione [€/MWh*anno] 13 16

Vita utile [anni] 15

ORC

Tecnologia 0,03 1,1 4,9

autoconsumata al 100% autoconsumata al 100% (valore 0,10 €/kWh )


Uso energia elettrica prodotta
(valore 0,13 €/kWh)

Costo impianto [mln €] 0,15 3,8 14

Costo manutenzione [€/MWh*anno] 10.000 70.000 120.000

Vita utile [anni] 15

Il potenziale di diffusione delle soluzioni per l’ef- tenziale interesse che i diverse settori industriali
ficienza energetica in impresa verosimilmente manifesteranno nel breve periodo
rispetto al tema dell’efficienza energetica è stata con-
La stima del potenziale teorico di diffusione delle dotta attraverso:
tecnologie e della loro penetrazione verosimile è •• la consultazione dei database pubblici dei prin-
stata condotta attraverso: cipali enti di ricerca a livello nazionale e di da-
•• interviste dirette ad oltre 150 operatori del set- tabase ad accesso riservato dell’Energy&Strategy
tore; Group;
•• l’analisi comparativa e l’interpolazione delle pre- •• l’analisi estensiva delle ricerche promosse dai
visioni contenute in rapporti di ricerca o studi di enti di ricerca a livello nazionale.
settore, messi a punto da associazioni ed enti di
ricerca italiani ed internazionali; La cultura dell’efficienza energetica tra le imprese
•• lo sviluppo e l’applicazione di modelli di simula- industriali
zione costruiti e validati attraverso un confronto
con esperti di settore. Il capitolo del Rapporto che approfondisce la diffu-
sione della cultura dell’efficienza energetica nelle im-
L’analisi dell’impatto del costo dell’energia sui fon- prese industriali italiane si basa principalmente su:
damentali delle imprese e delle relative potenzialità •• il censimento e la raccolta di informazioni
di miglioramento conseguibili con l’adozione delle anagrafiche ed economiche (attraverso l’esa-
soluzioni di efficienza energetica ed il grado di po- me di siti web istituzionali, la consultazione

2
Considerando un prezzo delgas naturale pari a 0,40 €/Nm3

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Metodologia

del database AIDA, l’analisi di annual report lità telefonica;


e altra documentazione pubblica) di oltre 100 •• la realizzazione di una serie casi di studio, con-
imprese operanti nei diversi settori industria- dotti attraverso interviste dirette e raccolta di
li; documentazione da fonti secondarie, su un cam-
•• la somministrazione di una survey a queste im- pione di imprese selezionate tra quelle a cui è sta-
prese, tramite intervista in presenza o in moda- ta somministrata la survey.

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Bibliografia

Si riportano di seguito le principali fonti di natura bi- Piano Straordinario di efficienza energetica 2010
bliografica che sono state consultate nell’ambito della – Allegato tecnico sui settori industriali.
ricerca: •• CTI (2012), L’evoluzione della norma UNI CEI
11352. Presentazione delle novità previste nella
•• ACEEE (2012) International Energy Efficiency nuova edizione della norma.
Scorecard. •• ENEA (2006), Guida Tecnica, Soluzioni per ren-
•• AEEG (2012), Secondo Rapporto Statistico Inter- dere più efficienti gli azionamenti elettrici.
medio. •• ENEA (2011), Quaderno – L’efficienza energetica
•• AEEG (2012), Primo Rapporto Statistico Inter- nel settore industria.
medio. •• ENEA (2012), I titoli di efficienza energetica. Cosa
•• AEEG (2012), Sesto Rapporto Annuale sul mec- sono e come si ottengono i “certificati bianchi” alla
canismodei titoli di efficienza energetica. luce della nuova Delibera EEN 9/11 – Guida ope-
•• ANIE (2010), Efficienza energetica dei gruppi rativa/2.
statici di continuità. •• ENEA (2012), Rapporto Annuale Efficienza Ener-
•• A.N.I.M.A.C. (2012), I quaderni dell’aria com- getica.
pressa. •• ENEA (2012), Rapporto energia e ambiente.
•• ASSOAUTOMAZIONE (2011), Una guida per la •• ENERGY DESIGN RESOURCES (2010), Energy
continuità. efficiency practices in industrial refrigeration.
•• ATLAS COPCO (2000), Manuale dell’aria com- •• ERSE (2010), Analisi di profittabilità dell’investi-
pressa. mento di acquisto di Tecnologie Efficienti nel set-
•• ATLAS COPCO (2011), Uso razionale dell’ener- tore Residenziale, Industriale e dei Trasporti.
gia per la produzione di aria compressa nell’indu- •• EU JRC (2009), Code of conduct on energy ef-
stria, applicazioni innovative, case history e otte- ficiency and quality of ac uninterruptible power
nimento di Titoli di Efficienza Energetica. systems (ups) – version 2.0.
•• Beretta, De Carlo, Introna, Saccardi (2012), Pro- •• EU JRC (2009), Reference Document on Best
gettare e Gestire l’Efficienza Energetica. Available Techniques for Energy Efficiency.
•• BIO INTELLIGENCE SERVICE (2010), Refrig- •• EUROPEAN COMMISSION (2000), Improving the
erating and freezing equipment. penetration of Energy-Efficient motors and drivers
•• Capozza (2006), Efficienza degli utilizzi elettrici •• EUROSTAT (2011), Energy, transport and envi-
nell’industria: motori ad alta efficienza ed azio- ronment indicators.
namenti a velocità variabile. •• FEDERCHIMICA (2011), Il Manuale CARE+
•• CARE+ (2010), Il manuale delle migliori prassi per l’Efficienza Energetica nelle PMI Chimiche.
per l’efficienza energetica. Volume 2°: Le 8 Migliori Prassi per l’Efficienza
•• CASCADE ENERGY ENGINEERING (2007), Energetica.
Industrial Refrigeration Best Practices Guide. •• FRAUNHOFER INSTITUTE, ADEME, ECE,
•• CEMEP (2011), Electric Motors and Variable UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL’AQUILA
Speed Drives. Standards and legal requirements (2001), Compressed Air Systems in the European
for the energy efficiency of low-voltage three-phase Union.
motors. •• GSE (2009), Analysis of the Italian potential for
•• CONFINDUSTRIA - Task force efficienza ener- the application of high-efficiency cogeneration.
getica (2010), Proposte di Confindustria per il •• IEA (2011), Key World Energy Statistics.
Piano Straordinario di efficienza energetica 2010. •• IEA (2012), World Energy Outlook.
•• CONFINDUSTRIA - Task force efficienza ener- •• ISTAT (2011), Struttura e competitività del siste-
getica (2010), Proposte di Confindustria per il ma delle imprese industriali e dei servizi.

www.energystrategy.it 165
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Bibliografia

•• ISTAT (2012), Produzione industriale. cazioni industriali e del terziario.


•• Macchi, Camapanari, Silva: (2012), La climatiz- •• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2009), Pro-
zazione a gas naturale e ad azionamento termico. mozione delle elettrotecnologie innovative negli
•• Macchi, Camapanari, Silva (2005), La microco- usi finali.
genrazione a gas naturale. •• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2009) Rico-
•• Milani (2010), Bruciatori a elevata efficienza. gnizione sulle tecnologie elettriche nelle applica-
•• MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMI- zioni industriali e del terziario.
CO (2007), Piano d’Azione Italiano per l’Efficien- •• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2009), Stato
za Energetica 2007. dell’arte sulla simulazione della combustione fla-
•• MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMI- meless.
CO (2011), Bilancio Energetico Nazionale. •• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2011), Fon-
•• MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMI- di di garanzia: esempi per il settore dell’energia.
CO (2011), Monitoraggio statistico industria. •• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2011), Fon-
•• MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMI- di di garanzia: linee guida.
CO (2011), Piano d’Azione Italiano per l’Efficien- •• RSE (2011) Progetto 9 – Studi e valutazioni sull’u-
za Energetica 2011. so razionale dell’energia elettrica.
•• MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMI- •• Vignati (2006), Trasmissioni con cinghie. Come
CO (2011), Report Statistico Settoriale: analisi risparmiare energia elettrica.
economica congiunturale dei settori industriali. •• Vignati (2008), I variatori elettronici di velocità.
•• MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMI- Aspetti tecnici ed economici.
CO (2012), Strategia Energetica Nazionale: per •• Vignati (2008), Motori elettrici ad elevata effi-
un’energia più competitiva e sostenibile - Docu- cienza e variatori di velocità. Analisi dei risultati
mento per consultazione pubblica. di applicazione del Decreto 19 febbraio 2007.
•• NEW SOUTH WALES GOVERNMENT – OF- •• SOCOMEC (2009), Sistemi statici di continuità.
FICE OF ENVIRONMENT AND HERITAGE Guida pratica alla scelta, installazione e manuten-
(2011), Technology Report – Industrial refrigera- zione.
tion and chilled glycol and water applications. •• SUSTAINABILITY VICTORIA (2009), Energy
•• Palestra, Vescovo (2011), Applicazione di Cicli efficiency Best Practice Guide – Compressed Air
ORC a Recuperi Termici da Processi Industriali. Systems.
•• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2010), Op- •• SUSTAINABILITY VICTORIA (2009), Energy
portunità di ottimizzazione dei consumi nella pro- Efficiency Best Practice Guide - Industrial Refrig-
duzione, distribuzione, utilizzo dell’aria compres- eration.
sa nei settori industriali più sensibili. •• TERNA (2011), Dati Statistici sull’energia elettri-
•• RICERCA SISTEMA ELETTRICO (2009), Le ca in Italia.
tecnologie innovative ed efficienti nei sistemi di ge- •• Wuning (2009), Nuovi bruciatori recuperativi
nerazione in assetto co-trigenerativo e nei sistemi e rigenerativi riducono emissioni e perdite al
integrati con unità a pompa di calore nelle appli- camino.

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Elenco delle organizzazioni intervistate
Si ringrazia infine, per la disponibilità e le informazioni forniteci, le imprese e le organizzazioni intervistate
nel corso della ricerca:

•• AB ENERGY •• COLOROBBIA ITA- •• GRUPPO MINERA- •• SAINT-GOBAIN


•• ABB LIA LI MAFFEI •• SALUMIFICIO FRA-
•• ACCIAIERIA AR- •• CPL CONCORDIA •• GRUPPO PSA TELLI BERETTA
VEDI •• DIESEL •• HEAT & POWER •• SAN GABRIELE
•• ACEA •• DIPARTIMENTO •• HENKEL •• SANOFI
•• AGESI DI DESIGN – PO- •• HUNTSMAN SUR- •• SAPIO GAS TECNICI
•• AGRATI LITECNICO DI FACE SCIENCES •• SASOL ITALY
•• AICARR MILANO •• HYSYTECH •• SCHNEIDER ELEC-
•• AICEP •• DIPARTIMENTO •• ICAM TRIC
•• AIR LIQUIDE DI ENERGIA – PO- •• ICENOVA •• SGS
•• AITEC LITECNICO DI •• INDUSTRIA CE- •• SIEL
•• ALTAIR CHIMICA MILANO MENTI GIOVANNI •• SIEMENS
•• ANIE •• E. ON ROSSI •• SIRAM
•• ANIMAC •• EATON •• INGECO •• SISTEMA MODA
•• ARKEMA •• ENEA •• INGERSOLL RAND ITALIA
•• ARNEG •• ENEL DISTRIBU- •• INTERESCO •• SOCIETÀ EUROPEA
•• ARVEDI TUBI AC- ZIONE •• INTERGEN VEICOLI LEGGERI
CIAIO •• ENEL GREEN POWER •• IREN EMILIA SEVEL
•• ASCOMAC •• ENER-G •• ISOVER •• SOCOMEC
•• ASSIL •• ENERGIKA •• ITALCEMENTI •• SOL
•• ASSOAUTOMA- •• ENERSIEL •• ITALIANA COKE •• SOLGEN
ZIONE •• ENGINET •• K-FLEX •• SOLVAY
•• ASSOCARTA •• ENI •• LANIFICIO ERME- •• SORGENIA
•• ASSOGASTECNICI •• ENTALPICA NEGILDO ZEGNA •• SPARK ENERGY
•• ASSOPIASTRELLE •• ESCO ITALIA •• LIABEL •• STUDIO BARTUCCI
•• ASSOVETRO •• EXERGY •• LUCOS ALTERNA- •• SUPERBETON
•• ATLAS COPCO •• FABRICA ITALIA- TIVE ENERGIES •• TENARIS
•• AUTOMOBILI NA SINTETICI •• MAPEI •• TENAX
LAMBORGHINI •• FARCHEMIA •• MARANGONI •• THOLOS
•• AUTORITA’ PER •• FEDERCHIMICA •• MEDIOCREDITO •• TURBODEN
L’ENERGIA ELET- •• FEDERESCO ITALIANO •• UNICALCE
TRICA E IL GAS •• FEDERLEGNO •• MONDIALCARTA •• UNICREDIT LEA-
•• BREMBO •• FEDERMACCHINE •• MWH SING
•• BURGO ENERGIA •• FENICE •• NEWEN •• UNIONE PETROLI-
•• CARGILL •• FERRARI •• PILKINGTON FERA
•• CARTIERA DI •• FERRERIE NORD •• POLYNT •• VESTA
CARMIGNANO •• FIRE •• QONSULTING •• VETRERIA DI BOR-
•• CARTIERA FA- •• FONDERIE OFFI- •• RAFFINERIA GONOVO
BRIANO CINE PIETRO PI- ROMA •• VETRERIE RIUNITE
•• CARTIERE SACI LENGA •• RHOSS •• VISCOLUBE
•• CASALGRANDE •• GE LIGHTING •• RIELLO UPS •• VITREX
PADANA •• GENERALE ENERGIA •• RIVOIRA GAS •• VMF
•• CGT •• GREEN & CO2 TECNICI •• WARTSILIA
•• CHLORIDE •• GRUPPO CAVA •• RODACCIAI •• YOUSAVE
•• CLN GROUP GOLA DELLA ROSSA •• RSE •• ZIGNAGO VETRO

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La School of Management
e l’Energy & Strategy Group

School of Management L’Energy & Strategy Group


La School of Management del Politecnico di Milano L’Energy & Strategy Group della School of Mana-
è stata costituita nel 2003. gement del Politecnico di Milano è composto da
Essa accoglie le molteplici attività di ricerca, formazi- docenti e ricercatori del Dipartimento di Ingegne-
one e alta consulenza, nel campo del management, ria Gestionale e si avvale delle competenze tecnico-
dell’ economia e dell’ industrial engineering, che il Po- scientifiche di altri Dipartimenti.
litecnico porta avanti attraverso le sue diverse strut- L’Energy & Strategy Group si pone l’obiettivo di
ture interne e consortili. Fanno parte della Scuola: istituire un Osservatorio permanente sui mercati
il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, i Corsi e sulle filiere industriali delle energie rinnovabili e
Undergraduate e il PhD Program di Ingegneria dell’ efficienza energetica in Italia, con l’intento di
Gestionale e il MIP, la business school del Politec- censirne gli operatori, analizzarne strategie di bu-
nico di Milano che, in particolare, si focalizza sulla siness, scelte tecnologiche e dinamiche competitive,
formazione executive e sui programmi Master. e di studiare il ruolo del sistema normativo e di in-
La Scuola può contare su un corpo docente di più centivazione.
di duecento tra professori, lecturer, ricercatori, tu- L’ Energy & Strategy Group intende presentare i ri-
tor e staff e ogni anno vede oltre seicento matricole sultati dei propri studi attraverso:
entrare nel programma undergraduate. • rapporti di ricerca “verticali”, che si occupano di
La School of Management gode dal 2007 del prestigio- una specifica fonte di energia rinnovabile (sola-
so accreditamento EQUIS, creato nel 1997 come pri- re, biomasse, eolico, geotermia, ecc.);
mo standard globale per l’auditing e l’accreditamento • rapporti di ricerca “trasversali”, che affrontano
di istituti al di fuori dei confini nazionali, tenendo il tema da una prospettiva integrata (efficienza
conto e valorizzando le differenze culturali e norma- energetica dell’edificio, sostenibilità dei processi
tive dei vari Paesi. industriali, ecc.).

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I Partner della ricerca

ABB
ACEA-Arse
Edison
Enel Green Power
Energika
E.On
Lucos Alternative Energies
Mediocredito Italiano
SGS
Siemens
Sorgenia
Turboden
YouSave

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Imprese partner

ABB è leader globale nelle tecnologie per l’energia e tutto dall’introduzione di tecnologie già accessibili e
l’automazione che consentono alle utility ed alle in- testate. Un’analisi dell’impatto di queste tecnologie
dustrie di migliorare le loro performance riducen- ha dimostrato ampiamente che l’efficienza energeti-
do al contempo l’impatto ambientale. Le società del ca è un investimento che si ripaga da sé.
Gruppo ABB impiegano circa 130.000 dipendenti Un importante progetto firmato ABB Italia a so-
in oltre 100 Paesi. stegno e supporto delle decisioni aziendali in ambi-
ABB come produttore e fornitore ha da sempre to di efficientamento energetico è stato lo sviluppo
operato per offrire prodotti e soluzioni orientati alla della “Piattaforma per gli Audit energetici” onli-
riduzione dell’impatto ambientale. In un mondo in ne che ha come obiettivo quello di consentire la re-
cui le risorse diminuiscono al crescere della doman- alizzazione di audit scalabili in funzione della com-
da, ABB ha focalizzato la sua ricerca nello sviluppo plessità delle realtà analizzate e sono in grado di:
di sistemi efficienti e sostenibili per la generazione, • Identificare le aree di intervento prioritarie
la trasmissione, la distribuzione e l’impiego dell’e- • Identificare opportunità personalizzate attraver-
nergia elettrica. so possibili soluzioni di intervento
Nell’arco degli ultimi 20 anni, sono stati fatti note- • Valorizzare il ritorno degli investimenti in effi-
voli passi avanti sul fronte dell’efficienza energetica cienza energetica
nei settori che fanno un uso intensivo dell’energia • Stabilire criteri, parametri e procedure sistema-
ma da alcune indagini svolte da ABB, come la stesu- tizzati per la misura nel tempo del raggiungi-
ra del rapporto “Trend globali nell’efficienza ener- mento degli obiettivi prefissati
getica 2011” emerge come esista un notevole poten- L’audit può essere effettuato in tutti i settori (utili-
ziale, soprattutto in virtù di una spinta più decisa, ties, industriale, terziario e building) e in tutti gli
consapevole e informata sui benefici che l’efficienza ambienti (aree produttive coperte e scoperte, aree
energetica può apportare sul fronte ambientale, ma logistiche, utilities e building). L’analisi è eseguita
soprattutto su quello economico, essendo l’efficien- sui vettori/processi energetici: energia elettrica, gas
za energetica una scelta che supporta il mondo delle e combustibili in genere, aria e acqua, analizzando i
industrie e delle utility a rafforzare la propria com- sistemi elettrici e termodinamici dal punto di vista
petitività di lungo termine. tecnico, economico ed organizzativo. Le soluzioni
L’uso dell’energia nell’industria, in Italia come in sono raggruppate in 6 principali aree di interven-
molte parti del Mondo, è lontano dall’essere effi- to: prodotti, sistemi, tecnologie di processo, con-
ciente e ci sono ampi spazi per miglioramenti. Per tratti energetici, affidabilità e ottimizzazione.
questo l’efficienza energetica, anche alla luce di un L’utilizzo di questi strumenti di audit, è oggi alla
accesso ristretto all’energia e alle preoccupazioni le- base della politica di efficienza energetica di nume-
gate ai cambiamenti climatici, non è più considerata rose imprese, che interagiscono con la piattaforma
una scelta opzionale, bensì un irrinunciabile pre- per realizzare i check-up online che rappresentano
requisito per la crescita finanziaria a lungo termine il primo step per avviare un processo di audit.
e per il miglioramento della competitività, soprat- Un segno che indica che l’innovazione nell’efficien-
tutto in settori energy-intensive. za energetica passa attraverso una politica ben pre-
L’efficienza energetica è vista anche come uno stimo- cisa che può essere fatta sia da piccoli che da grandi
lo all’innovazione tecnologica, pur nella consape- passi, ma soprattutto sostenuta da una visione e da
volezza che i principali miglioramenti arriveranno una strategia volta ad individuare, misurare e valo-
dall’ottimizzazione dei processi produttivi e soprat- rizzare i risultati concreti degli interventi realizzati.

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Imprese partner

Acea Reti e Servizi Energetici SpA è la ESCo del no ad oltre 76 MWp (40% Terzi). Il parco impianti
Gruppo Acea SpA. Opera nel settore dell’energia, gestito assicura una produzione di energia di oltre
proponendo al mercato soluzioni sostenibili finaliz- 100 milioni di kWh/anno con conseguenti evitate
zate al risparmio e all’efficienza. emissioni di CO2 quantificabili in 45 milioni di ton-
Con crescente convinzione Acea RSE stà oggi rin- nellate/anno.
novando il suo impegno nella divulgazione di stili Cogenerazione/Trigenerazione:
di comportamento e metodi di lavoro che mirano In sinergia con la controllata Ecogena SpA è impe-
a sensibilizzare aziende e consumatori ad un uso gnata nello sviluppo di Studi di fattibilità, di Proget-
cosciente e razionale delle fonti energetiche al ser- ti, nella realizzazione e gestione di impianti.
vizio delle attività imprenditoriali, della comunità e Settori di intervento: Residenziale, Terziario, Sanità
dell’ambiente. I risultati ottenuti attraverso ala sua pubblica e privata, Industria e Complessi sportivi.
operatività e il portafoglio di offerta, sono vincenti, Efficienza Energetica:
concreti e stimolanti. L’impegno di Acea nella promozione dell’efficienza
Acea RSE progetta, realizza e gestisce impianti fina- energetica negli usi finali è evidenziato nei risultati
lizzati al risparmio energetico, anche attraverso l’u- conseguiti in termini di TEE, che superano ampia-
tilizzo di fonti rinnovabili di energia e della cooge- mente gli obiettivi di Acea Distribuzione (Società
nerazione; effettua diagnosi energetiche, controllo del Gruppo con obbligo) per il quinquennio.
e revisione dei costi energetici di utenze complesse I principali settori d’intervento hanno interessato
per uso civile, industriale e commerciale; svolge at- gli impianti di illuminazione (Pubblica Stradale e
tività finalizzate all’incremento dell’efficienza negli trasporti, Terziario, Servizi e famiglie), del settore
usi finali dell’energia, fornendo servizio integrati, idrico (Inverter, motori ad alta efficienza e kit idrici
prestazioni e lavori per iniziative ammissibili ai sen- alle famiglie) ed Edilizio.
si del DM 20 luglio 2004. Acea RSE spa è determinata nel perseguire obiettivi
Settore Fotovoltaico: volti alla riduzione dei consumi energetici tramite
Realizza e gestisce impianti fotovoltaici di proprietà l’applicazione di tecnologie innovative quali: LED,
del Gruppo Acea SpA, creando valore per gli azio- Smart Grid, Microcogenerazione e Servizio energia.
nisti e tutti gli stakeholder coinvolti; inoltre, realiz- Missione:
za impianti “chiavi in mano” EPC/O&M per conto Presidio del meccanismo dei Titoli di Efficienza Ener-
terzi ed offre un “servizio energia”, con la certezza di getica (TEE); Presidio di attività finalizzate alla for-
riuscuire a proporre le migliori condizioni di mer- nitura di servizi energetici integrati; Supporto alle So-
cato. cietà del Gruppo per lo sviluppo di progetti finalizzati
Al 30 giugno 2012 gli impianti fotovoltaici realizzati al risparmio energetico; Presidio della innovazione
e gestiti, per il Gruppo e per conto Terzi ammonta- Tecnologica.

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Edison è uno dei principali operatori in Italia nel rinnovabile o a basso impatto ambientale con finali-
settore dell’energia, attivo nell’approvvigionamento, tà di autoconsumo, supportando il recupero di com-
produzione e vendita di energia elettrica e di gas. petitività del cliente, l’abbattimento delle emissioni
Nel settore dell’energia elettrica Edison dispone di climalteranti e la minimizzazione dei costi dell’ener-
una capacità di generazione elettrica di circa 7,7 gia. Consapevole che, tra le principali esigenze dei
GW e gestisce circa 1,85 GW di capacità produttiva propri interlocutori, oltre alla garanzia del risultato
da fonte rinnovabile. Nel settore idrocarburi, Edi- c’è il reperimento delle risorse finanziarie, Edison si
son copre oltre il 19% del fabbisogno nazionale. propone anche con il modello ESCo: è disponibile,
Dal 2008, Edison ha affiancato alla storica presenza cioè, ad intervenire con proprie risorse finanziarie
nell’offerta a clienti industriali un’offerta per la forni- per sostenere l’investimento condividendo i benefi-
tura di energia elettrica e gas dedicata alle famiglie. ci misurati con il cliente.
Nel settore dell’efficienza energetica Edison si pro- Edison ha realizzato diverse iniziative con questa
pone come partner dell’energia dei propri clienti in filosofia, da impianti fotovoltaici e cogenerativi per
grado di affiancarli nell’ottenimento dei Titoli di Ef- l’autoconsumo dei propri clienti, anche con tecnolo-
ficienza Energetica, nella predisposizione dei siste- gie d’avanguardia, a progetti di analisi e ottimizza-
mi di gestione dell’energia e nell’ottimizzazione dei zione dei consumi in ambito industriale (ad es. aria
consumi, dall’analisi preliminare delle opportunità compressa e recuperi termici) e nel settore terziario
di efficientamento fino alla realizzazione e gestio- (ad es. illuminazione), a sperimentazioni nell’illu-
ne degli interventi. Mettendo a disposizione la sua minazione pubblica e nei sistemi di controllo e ge-
esperienza di operatore energetico, Edison analizza stione consumi nonché nel demand side manage-
le modalità di produzione (se presenti), trasforma- ment.
zione e consumo di energia del cliente e si propone Queste attività sono ampiamente supportate dal
per la realizzazione degli interventi impegnandosi centro ricerche di Edison dove, da diversi anni,
sul conseguimento del risultato. Una volta eliminati vengono monitorate e verificate le innovazioni nel
gli sprechi e resi efficienti gli usi dell’energia, Edison settore dell’efficienza energetica e delle energie rin-
si propone anche per la produzione in loco da fonte novabili.

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Enel Green Power, nata nel dicembre 2008, è la so- MW, con oltre 690 impianti in 16 Paesi e un mix di
cietà del Gruppo Enel dedicata allo sviluppo e alla generazione che include eolico, solare, idroelettrico,
gestione delle attività di generazione di energia da geotermico e biomasse.
fonti rinnovabili a livello internazionale, presente in Attraverso la struttura Enel.Si – Enel Green Power
Europa e nel continente americano. Retail e la propria rete in franchising “Punto Enel
È tra i principali operatori a livello internazionale Green Power” presidia il mercato dell’efficienza
nel settore della generazione di energia da fonti energetica e dei certificati bianchi per le famiglie e
rinnovabili con una produzione su base annuale di le imprese.
22,5 miliardi di chilowattora prodotti principalmente Contribuiamo con il nostro impegno ad uno sviluppo
da acqua, sole, vento e calore della terra, in grado di sostenibile. Riteniamo che le fonti rinnovabili e l’effi-
soddisfare i consumi di oltre 8 milioni di famiglie ed cienza energetica costituiscano uno strumento im-
evitare ogni anno più di 16 milioni di tonnellate di portante per promuovere la competitività del sistema
emissioni di anidride carbonica. produttivo dei diversi Paesi e per garantire la sicurezza
Enel Green Power ha una capacità installata di 7.606 dell’approvvigionamento delle fonti di energia.

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Fondata nel 1997, Energika opera nel settore delle amministrativi, 6 ingegneri in discipline diverse,
consulenze e dell’ingegneria in ambito energetico 4 figure con competenze in campo di economia,
dell’industria e del terziario. A maggio del 2005 riceve finanza e statistica. I servizi proposti possono essere
la qualifica di ESCO da parte della AEEG, questo ha standardizzati per una rapida gestione oppure
consentito ad Energika di superare la titubanza del personalizzati in funzione di esigenze specifiche.
cliente nell’affrontare il difficile problema dell’efficienza L’area consulenza si occupa di monitorare
energetica, garantendo di fatto risultati di efficienza mensilmente i prezzi dell’energia, del gas e dei principali
economica degli interventi proposti al cliente finale. combustibili, realizzando un benchmark rispetto ai
Questa caratteristica, vantaggiosa ancora oggi, parametri di mercato per la valutazione economico
consente ad Energika la possibilità di ottenere per il finanziaria di rischio/opportunità di negoziazione
cliente il rilascio da parte dell’AEEG dei TEE (Titoli di dei contratti di fornitura. Vengono in oltre eseguite
Efficienza Energetica) anche per interventi in campo verifiche amministrative sulle singole voci delle fatture
di efficienza eergetica realizzati nel passato fino a circa energetiche con segnalazioni puntuale sulle rettifiche
5 anni di retroattività. Ulteriore peculiarità di Energika da apportare. I settori di intervento riguardano:
è l’assoluta indipendenza da qualsiasi fornitore •• l’acquisto e trading energia;
di energia, associazione di categoria o consorzio, •• il monitoraggio e controllo dei costi energetici;
scegliendo il posizionamento di mercato Demand •• la formazione;
Side Management (dalla parte del consumatore). Ha •• i finanziamenti e gli incentivi nel settore
maturato esperienza pluriennale nel settore dell’Audit energetico.
Energetico, che ad oggi viene proposto nel rispetto L’area progettazione opera nei settori che
della norma UNI CEI/TR 11428, con caratteristiche riguardano:
innovative e personalizzate, grazie all’ausilio del •• l’ingegneria di processo;
portale http://admin.energika.it ponendo particolare •• la meccanica (macchine/apparecchiature);
attenzione al controllo dei consumi energetici in •• il piping;
funzione degli indici più significativi a seconda •• le strutture;
della tipologia di consumatore. Energika si occupa •• l’automazione e strumentazione (elettrica ed
in oltre di progettazione dei sistemi di produzione, elettronica);
trasformazione e trasporto dell’energia oltre alle •• l’urbanistica e l’ambiente;
principali tecnologie di efficienza energetica quali: •• l’energia e la finanza.
•• impianti di cogenerazione e trigenerazione; Partendo dalle specifiche generali del cliente
•• ottimizzazione di processi di combustione in vengono elaborati:
Centrali Termiche industriali; •• Schemi elettrici, elettronici, unifilari di circuiti di
•• impianti di produzione energia da fonte potenza e ausiliari;
rinnovabile (geotermico, eolico, solare); •• Schemi funzionali di impianti meccanici;
•• rifasamento, inverter, soft starter, motori ad alta •• Diagrammi P & I;
efficienza, sistemi di monitoraggio consumi. •• Disegni di particolari costruttivi ed As Built;
I servizi vanno dallo studio di fattibilità con valutazioni •• Specifiche funzionali di sistema;
tecnico economiche, fino alla progettazione esecutiva •• Dimensionamento dei componenti di impianti;
per il rilascio della documentazione tecnica necessaria •• Redazione di elaborati di specifiche tecniche per
alle pratiche autorizzative e alla valutazione di impatto acquisto di componenti;
ambientale. •• Computi metrici e tabulati di Richiesta di Offerta;
L’organico è in grado di sviluppare 25.000 ore/ •• Tabulazioni tecniche-economiche ed esame offerte;
anno ed è composto da 17 persone di cui: 4 •• follow-up dei fornitori per apparecchiature ed
figure tecnico-commerciali, 3 direzionali e impianti.

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E.ON Energia è la società di vendita del Gruppo Efficienza energetica


E.ON che fornisce energia elettrica e gas naturale in E.ON aiuta i propri clienti a realizzare progetti per la
Italia a più di 900.000 clienti residenziali e aziende. riduzione dei consumi, affiancandoli anche nell’ot-
Offre l’esperienza di un grande gruppo energetico tenimento dei Titoli di Efficienza Energetica attra-
internazionale e l’attenzione di un fornitore locale. verso un team di specialisti di grande esperienza.
Con l’obiettivo di garantire un approvvigionamen- Fotovoltaico
to energetico sicuro, prezzi competitivi e la tutela E.ON fornisce ai clienti residenziali, alle piccole e
dell’ambiente, E.ON assicura un mix energetico grandi imprese proposte personalizzate nell’appli-
sempre più equilibrato. Inoltre, lavora continua- cazione di tecnologie fotovoltaiche, supportandoli
mente per migliorare l‘efficienza produttiva e l’eco- in tutte le fasi, dalla progettazione fino all’installa-
compatibilità, investendo in nuove tecnologie e nel- zione di impianti a tetto. E.ON è il partner giusto
le fonti rinnovabili. per un progetto “chiavi in mano” ritagliato sulle esi-
La strategia di E.ON – Cleaner & Better Energy - genze specifiche dei clienti.
è un impegno concreto per un’energia più pulita e Energia pulita ed efficiente
migliore. “Pulita” significa che intendiamo fornire I prodotti “100% energia rinnovabile E.ON” per-
un contributo sostanziale verso un’offerta di ener- mettono di conciliare il fabbisogno di energia
gia sostenibile e a ridotte emissioni. “Migliore” per con il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente.
E.ON significa utilizzare le migliori tecnologie che “E.ON EnergiaPremiata”, il programma fedeltà per
il Gruppo conosce e opera, fornendo prodotti e ser- tutti i clienti residenziali, premia la riduzione dei
vizi efficienti ai propri clienti. consumi e promuove il consumo intelligente di
Le nuove aree di speciale impegno per E.ON sono: energia.

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Lucos Alternative Energies S.p.A. è una società riqualificazione e messa a norma degli impianti,
controllata al 70% da TerniEnergia S.p.A., realtà ai ed il collaudo degli stessi;
primi posti nell’industria verde italiana ed interna- •• la conduzione e la manutenzione dell’impianto,
zionale, nei settori delle energie rinnovabili, dell’ef- con la garanzia del buon funzionamento dello
ficienza energetica, e del waste management. stesso.
Lucos Alternative Energies è una ESCo (Energy Ser- • I benefici per i clienti sono così riassumibili:
vice Company) accreditata presso l’Autorità per l’E- •• la riqualificazione dell’impianto a costo zero, che
nergia Elettrica e il Gas (AEEG), autorizzata ad ope- determina quindi un pay-back immediato dell’o-
rare dal Gestore dei Mercati Energetici (GME) sul perazione;
mercato dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE). •• un risparmio sui costi energetici netti e sui costi
Tale attività include la valutazione dei risparmi di manutenzione;
energetici ottenuti, la loro verifica e certificazione, •• l’esternalizzazione del rischio tecnologico;
il relativo ottenimento dei TEE, nonché la gestione •• un impatto positivo sul bilancio ambientale, con
e la vendita degli stessi sui mercati di riferimento. una diminuzione delle emissioni climalteranti in
Lucos Alternative Energies opera attraverso una atmosfera.
struttura ingegneristica dedicata, volta all’indivi- Tra gli altri, Lucos Alternative Energies ha concluso
duazione di opportunità di interventi di efficienza la realizzazione in Finanziamento Tramite Terzi di
energetica sia nell’ambito del settore privato che di un intervento di razionalizzazione e riqualificazio-
quello pubblico. La società investe proprio capitale ne degli impianti di illuminazione di un primario
in progetti di efficienza energetica che generano ri- operatore internazionale, riconvertendo l’intero
sparmi per i propri clienti. Dal 2008 ad oggi la Lu- parco luci da sorgenti tradizionali a tecnologie LED.
cos Alternative Energies ha realizzato interventi che Si tratta di uno dei primi stabilimenti industriali di
hanno determinato risparmi energetici complessivi grossa taglia presso i quali è stato effettuato tale tipo
per oltre 200 milioni di kWh. di intervento. L’operazione ha comportato il finan-
L’attività della società include: ziamento, la realizzazione e la relativa gestione per
•• l’identificazione delle aree di potenziale inter- 10 anni di circa 6.000 punti luce, con risparmi ener-
vento, al fine di conseguire l’eliminazione degli getici garantiti del 50%.
sprechi ed un uso più efficiente dell’energia; Altre tipologie di intervento di efficienza energetica
•• la verifica della fattibilità tecnica, economica e includono quelle relative a impianti meccanici ed
finanziaria del progetto; apparati elettrici, nonché la gestione di impianti di
•• la progettazione dell’intervento, che include la pubblica illuminazione e di cogenerazione su tutto
fornitura dei materiali e l’esecuzione dei lavori, la il territorio nazionale.

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Mediocredito Italiano è la banca del gruppo Inte- predispongono nuovi prodotti da mettere al servi-
sa Sanpaolo che rappresenta il centro di eccellenza, zio del gruppo Intesa Sanpaolo, che si propone di
innovazione e specializzazione a supporto delle pic- diventare il partner primario per lo sviluppo e la
cole e medie imprese. Riunisce tutte le competenze crescita delle PMI.
e le esperienze di un grande Gruppo per rispondere, In particolare, per il settore dell’energia, l’attività
con attività specialistiche e centri di eccellenza, alle del Desk specialistico si pone nell’ottica di un ser-
esigenze di finanziamento degli investimenti delle vizio completo di assistenza e consulenza rispetto
PMI. a tutte le problematiche che riguardano soprattutto
Opera all’interno della Banca dei Territori, al servi- lo sviluppo di energie da fonti rinnovabili e di effi-
zio della rete di tutto il gruppo Intesa Sanpaolo. Si cienza energetica. Il Desk Energia di Mediocredito
rivolge principalmente alle imprese con fatturato da Italiano si compone di un team di professionisti del
2,5 a 150 milioni lungo la filiera del credito indu- settore dedicato a esaminare la sostenibilità dei pro-
striale e specialistico. getti e a ricercare le soluzioni più idonee a supporto
Mediocredito Italiano, che può contare sulla pro- delle diverse iniziative d’investimento.
fessionalità di circa 400 professionisti, ha svilup- Gli specialisti del Desk mettono a disposizione le
pato un modello operativo che prevede di soste- loro competenze sia in sede di valutazione delle
nere la rete bancaria più capillare esistente sul caratteristiche progettuali sia di costruzione della
territorio italiano con oltre 5.400* filiali (di cui 390 struttura finanziaria anche indicando, se richiesto,
esclusivamente dedicate alle aziende) attraverso una partner tecnici e/o industriali. Il supporto consu-
duplice logica di eccellenza e di specializzazione. lenziale è mirato inoltre ad illustrare agli imprendi-
Da un lato sono stati creati dei centri di eccellenza tori i migliori percorsi di accesso alle agevolazioni
per tutte le attività di credito a medio lungo termi- di volta in volta disponibili.
ne, dal credito ordinario e agevolato agli incentivi Il Desk Energia fa ricorso a modelli di analisi e di
alla ricerca & sviluppo, sino alla finanza struttura- valutazione creati ad hoc che tengono conto, oltre
ta. Dall’altro il modello di servizio si basa su desk che degli elementi economico-patrimoniali delle
specialistici che operano nei settori cosiddetti “ad aziende investitrici, anche delle caratteristiche tec-
alta velocità” del nostro Paese: Energia, Reti e Ri- nologiche e ambientali più specifiche dei progetti e
cerca, Turismo, Cinema & Entertainment, Navale, della loro capacità di generare flussi di cassa, con-
Alimentare, Meccanica, Sistema Casa e Costruzio- sentendo un esame accurato del merito complessivo
ni. Le logiche che hanno portato all’individuazione delle iniziative.
di questi desk sono basate sui seguenti parametri: Nell’individuare nuovi trend e spazi di opportunità,
settori in espansione con un livello di investimenti Mediocredito Italiano ha concretizzato l’attenzio-
superiori alla media; elevata specializzazione con ne al tema dell’efficienza energetica partecipando
conseguente richiesta di soluzioni finanziarie non a tavoli operativi di confronto con interlocutori
riscontrabili in strutture ordinarie; operatività in istituzionali e strutturando con primari operatori
settori che danno un forte contributo sul valore del- nazionali iniziative di partnership su proposte di fi-
la produzione. nanziamento dedicate.
Tali centri specialistici garantiscono un’approfon- Il Desk fornisce quindi un servizio completo, che
dita e puntuale analisi e gestione dei progetti di spazia dagli aspetti tecnici, amministrativi, legali,
maggiore complessità, un continuo aggiornamento regolatori e creditizi fino alla consulenza sui nuovi
sull’andamento e le tendenze dei mercati specifici e indirizzi tecnologici e i trend di mercato.

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SGS, leader mondiale nei servizi di ispezione, veri- Formazione: L’SGS Training Lab è la struttura for-
fica, analisi e certificazione, è universalmente rico- mativa ideata da SGS per rispondere agli stimoli e
nosciuta dal mercato come punto di riferimento per alle proposte delle Imprese e dei Professionisti in-
la qualità e l’integrità con cui opera nell’erogazione teressati a progettare nuovi percorsi formativi. L’ap-
dei propri servizi. A livello internazionale SGS è proccio si basa sullo sviluppo di percorsi formativi
presente in oltre 140 Paesi e impiega complessiva- disegnati per il raggiungimento di obiettivi perso-
mente 70.000 persone in oltre 1.350 sedi fra uffici e nali, professionali e delle Imprese.
laboratori. SGS opera in qualità di Organismo di Verifica e
La sua struttura è quindi in grado di fornire risposte Certificazione Indipendente su tutte le principali
tempestive alle diverse esigenze dei propri Clienti. tematiche inerenti la Sostenibilità ambientale me-
SGS offre una vasta gamma di servizi personalizzati, diante attività di audit, verifica, attestazione, conva-
per consentire ai clienti di misurare – e quindi mi- lida e certificazione.
gliorare – sistemi, prestazioni e processi. Le principali aree di intervento sono riconducibili a:
SGS offre servizi in tutti i settori merceologici, attra- •• audit e certificazione ambientale ISO 14001 e Re-
verso tecnici e professionisti propri, altamente qua- golamento EMAS
lificati e organizzati in 10 linee di business. •• audit e certificazione sistemi di gestione energia
Ispezione :I servizi di ispezione interessano tutti i ISO 50001 e UNI/CEI 11352
contesti e scenari di produzione e movimentazione •• audit energetici secondo gli standard UNI CEI
di merci e materiali. Le attività ispettive sono svolte EN 16247-1:2012 e UNI CEI/TR 11428:2011
sia durante le diverse fasi del ciclo produttivo che •• verifica e convalida di inventari e asserzioni di
nei punti critici della movimentazione dei prodotti. gas ad effetto serra secondo gli standard GHG
Verifica: Le attività di verifica assicurano che pro- Protocol e ISO 14064-1
dotti e servizi siano conformi a standard internazio- •• verifica e convalida di comunicazioni di emissio-
nali e locali. La combinazione di presenza globale ni di gas ad effetto serra nell’ambito della Diret-
con conoscenza locale, esperienza e competenza in tiva 2003/87/CE
ogni settore, consente di coprire l’intera filiera, dalle •• convalida di Dichiarazioni Ambientali di Pro-
materie prime al prodotto finito. dotto EPD ISO 14025
Analisi: L’attività consiste nell’esecuzione di test •• convalida di asserzioni e comunicazioni relative
qualitativi e prestazionali dei prodotti a fronte di al Cabon Footprint di Prodotto PAS 2050 e ISO/
standard tecnici, di sicurezza e di legge attraverso DIS 14067
un network mondiale di laboratori dotati delle più •• certificazione della sostenibilità di Biocarburanti
moderne e sofisticate strumentazioni. e Bioliquidi secondo lo schema Nazionale DM
Certificazione: L’attività certificativa si estende dai si- 23/01/2012
stemi di gestione (qualità, ambiente, sicurezza, energia, SGS offre inoltre un’ampia proposta di attività di
etica sociale, ecc.) ai servizi e prodotti e consiste nell’at- training su tutte le principali tematiche inerenti la
testazione di conformità sia agli standard nazionali e Sostenibilità Ambientale sia con corsi a catalogo sia
internazionali riconosciuti che a quelli direttamente con offerte formative progettate ed erogate su speci-
elaborati dai singoli Clienti per specifiche esigenze. fiche richieste dei propri clienti.

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Siemens rappresenta una delle più importanti mul- nologico, sia per tipologia di cliente: grande indu-
tinazionali operanti a livello mondiale. Con circa stria, piccola media industria, officina, system inte-
360.000 collaboratori e un fatturato 2010/11 di 74 grator, costruttori di macchine, rivenditori, clienti
miliardi di Euro, Siemens opera nei settori indu- finali, distributori.
stria, energia, sanità e infrastrutture & città. SETTORE ENERGY
Con 27.800 collaboratori e circa 4 miliardi di Euro Il Settore Energy, con le sue divisioni Fossil Power
(5% del fatturato) investiti nel 2011 in Ricerca e Generation, Wind Power, Solar & Hydro, Energy
Sviluppo, 8.600 invenzioni e 53.300 brevetti atti- Service, Oil & Gas e Power Transmission, si rivolge
vi, l’azienda è una della maggiori realtà industria- a fornitori e aziende operanti in ambito energetico,
li orientate all’innovazione, pioniere nell’ambito offrendo loro prodotti, soluzioni e service per la ge-
dell’efficienza energetica, della produttività indu- nerazione, trasmissione e distribuzione di energia.
striale, della sanità sostenibile e personalizzata e Le innovazioni Siemens in questo campo si foca-
delle soluzioni per infrastrutture intelligenti. lizzano sull’efficienza nella generazione di energia
Il portafoglio ambientale Siemens, tra i più ampi puntando sull’eccellenza nelle fonti rinnovabili e
e significativi al mondo, vale 30 miliardi di Euro e sulle tecnologie di trasmissione, che consentono
comprende prodotti e soluzioni che danno un con- una sostanziale riduzione delle emissioni di CO2.
tributo diretto, quantificabile alla protezione di cli- SETTORE HEALTHCARE
ma e ambiente. L’offerta del Settore Healthcare comprende prodotti
I prodotti e le soluzioni del portfolio ambientale e soluzioni in grado di coprire tutte le fasi della cura,
Siemens hanno permesso ai clienti nel 2011 di ab- dalla prevenzione alla diagnosi, fino alla terapia e
battere circa 320 milioni di tonnellate di CO2, un alla riabilitazione, grazie ad un approccio integrato
dato equivalente alle emissioni totali di CO2 prodot- che include prodotti e soluzioni per la diagnostica
te ogni anno da Berlino, Delhi, Hong Kong, Istan- in vivo e in vitro oltre a specifiche competenze nel
bul, Londra, New York, Singapore e Tokyo. campo dell’information technology applicata alla
Una delle maggiori realtà industriali attive nel no- gestione dei processi clinici ospedalieri.
stro Paese Siemens in Italia ha chiuso l’esercizio Le innovazioni Siemens offrono al cliente un por-
2010/11 con un fatturato di 2,5 miliardi di Euro tfolio completo di soluzioni mediche che coniuga
e ordini per 2,6 miliardi di Euro. Conta su 4.800 tecnologie all’avanguardia per la diagnostica di la-
collaboratori, sei stabilimenti produttivi e nove tra boratorio, strumenti per l’imaging e soluzioni IT
centri di competenza e R&S, alcuni dei quali di ec- in grado di definire le patologie in modo precoce,
cellenza mondiale. aumentare la precisione diagnostica e ottimizzare la
SETTORE INDUSTRY cura del paziente (Rilevazione e Diagnosi, Angio-
Il Settore Industry, con le sue divisioni Drive grafia, Tomografia computerizzata, Fluoroscopia,
Technologies, Industry Automation, e la nuova Cu- Risonanza Magnetica, PET, Ultrasuoni, ecc)
stomer Services, offre prodotti, soluzioni e servizi SETTORE INFRASTRUCTURE & CITIES
nell’ambito dell’automazione, grazie alle sue tecno- Il Settore Infrastructures & Cities composto da
logie e servizi end-to-end per l’automazione inte- cinque Divisioni: Rail Systems, Mobility and Logi-
grata e per i software industriali. stics, Low and Medium Voltage, Smart Grid e Buil-
L’ampio portafoglio di prodotti, sistemi, servizi e ding Technologies, gestisce il mercato delle città e
soluzioni dà l’opportunità a Siemens di vantare un delle infrastrutture offrendo soluzioni per la mobi-
parco clienti molto differenziato sia per settore tec- lità, la tutela ambientale e il risparmio energetico.

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Sorgenia è il primo operatore privato del mercato tramite il ricorso alle tecnologie più efficienti e com-
italiano dell’energia elettrica e del gas naturale con patibili oggi esistenti.
circa 500mila clienti in tutta Italia, concentrati in Nell’insieme queste attività riflettono il posiziona-
particolare nel segmento business, e con impianti mento di Sorgenia che fa capo al concetto di energia
di produzione per oltre 4.500 MW di potenza in- sensibile verso l’individuo, la collettività e l’ambien-
stallata. te. Sempre in quest’ottica, nel 2011 la società ha re-
Consolidata la posizione di secondo fornitore delle alizzato il Manuale per il Consumatore, una guida
imprese italiane, a partire dal 2011 sta sviluppando sulle buone pratiche di relazione con il consumatore
un’azione commerciale mirata in particolare ai con- a garanzia della trasparenza e dei suoi diritti che illu-
sumatori domestici. stra le azioni poste in essere da Sorgenia per miglio-
Ai clienti finali Sorgenia propone un’offerta nuova rare gli standard minimi previsti dalla normativa di
per l’energia, nel contempo proponendo una serie settore, a partire dalla fase di vendita. Il Manuale è
di servizi per il miglioramento dell’efficienza ener- stato realizzato grazie alla “giurisprudenza” dell’Au-
getica. Efficienza per Sorgenia  significa risparmio torità Garante della Concorrenza e del Mercato e
in bolletta attraverso una significativa riduzione alle segnalazioni dell’Autorità per l’energia elettrica
dei consumi, ma anche un modo per contribuire e il gas e delle Associazioni dei consumatori.
a diffondere un uso consapevole e sostenibile Con lo stesso obiettivo di trasparenza verso il con-
delle risorse energetiche. La proposta comprende sumatore, a ottobre 2012 Sorgenia ha presentato an-
strumenti e tecnologie per il monitoraggio dei che la Carta della Qualità dei Servizi, un documen-
consumi, come la nuova presa elettrica MyPresa che to che impegna la società a garantire ai consumatori
controlla e gestisce gli elettrodomestici da remoto, standard di servizio superiori rispetto a quelli previ-
per l’eliminazione degli stand-by di TV e computer, sti dalla normativa di settore in tutte le fasi del rap-
i servizi di analisi energetica per le piccole e medie porto contrattuale. L’intento è migliorare ulterior-
imprese, gli apparati Dibawatt per l’ottimizzazione mente il servizio per i propri clienti, raggiungendo
dell’illuminazione esterna, rivolti in particolare alla livelli di eccellenza nel settore dell’energia. Per veri-
pubblica amministrazione. ficare il rispetto degli impegni contenuti nella Carta
Per Sorgenia l’attenzione al risparmio energetico è, e individuare nuove aree di miglioramento, Sorge-
inoltre, uno dei fondamentali criteri guida rispetto nia ha istituito un Osservatorio con le associazioni
alle attività nell’ambito della generazione elettrica, dei consumatori.

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Turboden è leader europeo nella produzione di tur- di Heat Recovery in Energy Intensive Industries,
bogeneratori ORC (Organic Rankine Cycle) per la co-finanziato dal programma LIFE+ della Direzio-
generazione elettrica e cogenerazione di energia ne Generale Ambiente della Commissione Europea,
elettrica e calore da fonti rinnovabili quali biomas- (LIFE08 ENV/IT/000422). I partner del progetto
sa, geotermia, solare termodinamico e da recupero HREII sono: Associazione Industriale Brescia-
di calore di scarto da processi industriali, da motori na (AIB), Federazione Italiana per l’uso Razionale
e turbine a gas. dell’Energia (FIRE), Provincia di Brescia e Centro
La società è stata fondata a Milano nel 1980 dall’ing. Servizi Multisettoriale e Tecnologico (CSMT). Pro-
Mario Gaia, ex professore presso il Dipartimento di vincia di Brescia e CSMT sono sponsor del report
Energetica del Politecnico di Milano e oggi Ammi- Efficienza Energetica di Energy Strategy.
nistratore Delegato, che nel corso degli anni ha coin- La provincia di Brescia è la più estesa della Lombar-
volto in azienda alcuni dei suoi studenti più brillanti. dia, con una superficie di 4.784,36 km² e una densi-
La realizzazione di turbogeneratori basati sulla tec- tà abitativa di circa 264 abitanti per km², e rappre-
nologia ORC è stata per Turboden un’autentica vo- senta uno dei principali poli industriali italiani. Per
cazione e costituisce da sempre l’elemento principa- il progetto H-REII hanno collaborato attivamente
le della propria mission. il settore Energia, competente per l’adozione di in-
Turboden ha dimostrato la possibilità di “fare im- terventi per la promozione e l’incentivazione delle
presa” e creare valore mediante l’utilizzo della tec- fonti energetiche rinnovabili e del risparmio ener-
nologia ORC, contribuendo così a promuovere getico, e il settore Ambiente, competente ai fini del
la generazione primaria di energia rinnovabile, il rilascio, del rinnovo e del riesame dell’autorizzazio-
risparmio e l’efficienza energetica, in linea con le ne integrata ambientale (AIA).
direttive europee e con gli attuali protocolli inter- CSMT è un centro di ricerca e trasferimento tecno-
nazionali. logico, che promuove su base no-profit la collabora-
Nel 2009 entra a far parte di Pratt & Whitney (so- zione tra il mondo della ricerca e quello industriale
cietà di UTC), leader mondiale nella progettazione, attraverso una serie di attività quali: formazione tec-
costruzione e manutenzione di motori per aviazio- nico-applicata, ricerca applicata, progetti di ricerca
ne, sistemi di propulsione spaziale e turbine a gas finanziata europei e nazionali, organizzazione even-
industriali. Oggi Tuboden è inserita nella divisione ti e conferenze. Le attività sono svolte da uno staff
Pratt & Whitney Power Systems (PWPS), per svi- tecnico, affiancato dai ricercatori universitari coin-
luppare soluzioni basate su tecnologia ORC per la volti nelle varie attività di progetto e di laboratorio.
generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili All’interno della sede – nelle vicinanze del campus
e da recupero calore in tutto il mondo. di ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia
Turboden ha attualmente circa 250 impianti in con cui CSMT collabora intensamente – sono in
più di 25 paesi e propone un’offerta tra i 600kW e funzione numerosi laboratori pesanti e leggeri. L’e-
i 10MW elettrici per le unità standard e fino a 15 dificio dispone anche di numerose sale di formazio-
MW per soluzioni personalizzate. ne e di spazi per l’insediamento di spin-off di ricerca
Turboden è capofila del progetto H-REII, acronimo o start-up tecnologiche.

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Imprese partner

Costituita nel 2008, Innowatio si è affermata in Ita- Portfolio Management e Demand Side Management;
lia fra i protagonisti del mercato libero dell’energia Yousave SpA, operante nel settore dell’efficientamen-
con servizi d’avanguardia per la gestione del por- to energetico ed Innowatio tecnologie specializzata
tafoglio energetico e l’ottimizzazione dei consumi in impianti di produzione energetica.
(elettricità, gas, energia prodotta da fonti tradizio-
nali e rinnovabile). Yousave per l’efficienza energetica e i nuovi progetti
Le sue attività si rivolgono ai grandi consumatori Attraverso la controllata Yousave SpA, Innowatio
d’energia. Vanno dalla contrattazione continua sui offre servizi e know how e capacità progettuali per
mercati nazionali ed internazionali delle forniture l’efficientamento energetico.
per conto della clientela, ai servizi di efficientamen- Yousave è accreditata come ESCo (Energy Service
to energetico. Company), e cioè come società che opera riorganiz-
E’ stata fondata ed è guidata da un team di manager zazioni finalizzate ad accrescere l’efficienza energetica,
con una riconosciuta esperienza internazionale nel riducendo il consumo di energia primaria a parità di
settore, che detiene la maggioranza del capitale. Ad servizi finali, acquisendo la responsabilità di risultato
essa partecipano società di investimento e venture nei confronti del soggetto per cui svolge il servizio.
capital di rilevanza nazionale: MISMA Partecipa- Con Yousave, Innowatio opera lungo l’intera filie-
zioni, FLOW FIN, e TQ4. ra dell’efficientamento prevedono il finanziamento
Caratteristica distintiva di Innowatio è quella di ri- parziale o totale delle soluzioni, con contratti di tipo
volgersi ai grandi consumatori d’energia in ambito “saving sharing”, e cioè con gli oneri di investimen-
industriale e commerciale e, soprattutto, di operare to che si ripagano con i risparmi ottenuti in tempi
per conto della clientela con un approccio esclusivo, predefiniti.
indipendente, coerente e senza conflitti di interesse. Yousave gestisce inoltre aggregazioni industriali
Innowatio infatti opera in totale indipendenza dai finalizzate a rendere i servizi di contenimento dei
fornitori operanti sul mercato “tradizionale”, pro- consumi di gas naturale e di interrompibilità di
ponendo la remunerazione dei propri servizi secon- energia elettrica, come nel caso del Consorzio Ce-
do la formula del profit/saving sharing, e cioè esclu- ramica Interrompibilità, che nel 2011 ha messo a
sivamente sulla base della condivisione dei vantaggi disposizione del sistema elettrico circa 126 MW su
effettivamente conseguiti. 44 siti industriali.
Con sede a Bergamo, presso il Parco Scientifico e Tec- Infine, attraverso YouSave, Innowatio assiste la
nologico Kilometro Rosso, Innowatio annovera nella clientela nell’ottenimento dei TEE (Titoli di Effi-
sua squadra più di 70 specialisti e opera attraverso tre cienza Energetica) e nella loro negoziazione sul
società: Youtrade SpA, dedicata ai servizi di Energy mercato.

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