Sei sulla pagina 1di 49

Rapporto

sui lavori relativi alla:



CONVENZIONE
per il supporto alla gestione delle attività legate al
miglioramento sismico di edifici monumentali

stipulata fra il

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali –
Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo per il Veneto

e il

Dipartimento di Matematica e Geoscienze
dell’Università degli Studi di Trieste


Trieste, 28 febbraio 2017

Riassunto operativo

Questo studio segue un percorso metodologico, noto come NDSHA (e.g. Panza et al., 2012; Magrin
et al., 2016) utile per una definizione affidabile, con solide basi fisiche, e nel totale rispetto della
normativa vigente, della pericolosità sismica e del suo impatto sul costruito. Tale percorso utilizza i
principi fisico-matematici che stanno alla base della generazione, propagazione e amplificazione
locale delle onde sismiche, come suggerito dalla norma NTC 2008 (§ C3.2.3.6 e § 3.2.3.6) e in pieno
accordo con il “Vademecum per la verifica sismica degli edifici esistenti” (Provincia di Trieste,
2015), scaricabile al sito:
http://www.provincia.trieste.it/opencms/opencms/it/attivita-servizi/cantieri-della-
provincia/immobili/Programma_verifiche_sismiche/index.html.

Sono stati calcolati gli scenari di scuotimento relativi ai siti di interesse per una serie di terremoti di
scenario, definiti a partire dalle informazioni disponibili, prossimi al Massimo Terremoto Credibile
(MCE, Maximum Credible Earthquake) per l’area in esame: a questo proposito, ci si limita a fornire
il suggerimento per uno studio parametrico ad hoc mirato a minimizzare le, pur ampie, incertezze,
utilizzando, fra l’altro, anche l’informazione contenuta nel documento Memorie Descrittive Della
Carta Geologica D'Italia (Panza et al., 2014), scaricabile al sito:
http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/periodici-tecnici/memorie-descrittive-della-
carta-geologica-ditalia/scenari-neo-deterministici-di-pericolosita-sismica-per-il-friuli-venezia-
giulia-e-le-aree-circostanti.

I sismogrammi sintetici ottenuti in corrispondenza dei siti considerati costituiscono il possibile
input per l’integrazione delle verifiche sismiche previste dalla normativa.

Questo studio risulta suddiviso nelle seguenti fasi:
Calcolo dell’azione sismica
Terremoti di scenario
Definizione dei modelli strutturali
Studi parametrici
Scenari di scuotimento
Elaborazione dell’input sismico
Analisi vibrometrica

Lo studio della vibrometria permette all'ingegnere di tarare e affinare il modello numerico


dell’edificio nella direzione suggerita dal risultato sperimentale di una misura fisica. Se a questo si
accompagna parallelamente lo studio NDSHA di input sismici specifici per il sito, contemplando
adeguatamente gli scenari conseguenti a diversi meccanismi di sorgente, allora l'approccio
permette di lavorare sia nella direzione di ottenere modelli con comportamento dinamico il più
possibile aderente a quello reale sia in quella di applicare agli stessi modelli le accelerazioni che in
fase di verifica risultino maggiormente conservative.



1. Terremoti di scenario

Basandosi su: a) analisi delle zone e sorgenti sismogenetiche adottate per la stima della
pericolosità sismica NDSHA a scala nazionale (Panza et al., 2012: Magrin et al., 2016), b) Piano
provinciale di emergenza – Appendice 13: Rischio Sismico (Assessorato alla Protezione Civile,
Provincia di Venezia, 2008) e c) Catalogue of Earthquakes and tsunamis in the Mediterranean area
from the 11th to the 15th century (Guidoboni e Comastri, 2005) sono state identificate nel DISS
3.2.0 (http://diss.rm.ingv.it/diss/; DISS Working Group, 2015) quattordici sorgenti sismogenetiche
composte (SSC) di interesse. I parametri dei meccanismi focali di tali sorgenti sono stati quindi
oggetto di studi parametrici per determinare l’input sismico predominante per Venezia (pin rossi
in Figura 1). A queste sono stati aggiunti due nodi sismogenetici (pin verdi in Figura 1), identificati
tramite la Zonazione Morfo-Strutturale (Gorshkov et al., 2013), associati a magnitudo inferiore ma
situati a minore distanza dalla città.


Figura 1: sorgenti di scenario selezionate per i siti in esame.

1.1 Sorgenti sismogenetiche

Di seguito si riporta l’elenco delle sorgenti sismogenetiche in ordine decrescente di intensità
macrosismica osservata nella città di Venezia e attribuita agli eventi sismici ad esse associati
(Guidoboni e Comastri, 2005; Rovida et al., 2016). Tra parentesi quadre si riporta la zona
sismogenetica associata. I parametri per ciascuna sono ricavati dal DISS 3.2.0. Si noti che la SSC
corrispondente alla sorgente B (Figura 1) non è riportata nel database DISS, ma in quello SHARE
(http://diss.rm.ingv.it/share-edsf/; Basili et al., 2013).


Profondità (km) 3 – 14
Strike (°) 240 – 260
A. ITCS076 Adige [ZS906] Dip (°) 30 – 50
(Veronese 1117-01-03, IMCS = 7 - 8) Rake (°) 80 – 100
Mmax 6.7
Distanza (km) 84 – 134
Profondità (km) 0 – 19
Strike (°) 260 – 300
B. ATCS010 Western Periadriatic [ZS204] Dip (°) 70 – 90
(Villach – Carinzia 1348-01-25, IMCS = 7) Rake (°) 130 – 170
Mmax 7.0
Distanza (km) 135 - 175
Profondità (km) 1 – 14
Strike (°) 270 – 285
C. ITCS102 Tarvisio [ZS204] Dip (°) 65 – 85
(Villach – Carinzia 1348-01-25, IMCS = 7) Rake (°) 140 – 160
Mmax 6.5
Distanza (km) 137 – 167
Profondità (km) 2 – 8
Strike (°) 270 – 300
D. ITCS066 Gemona – Tarcento [ZS905] Dip (°) 30 – 40
(Slovenia 1511-03-26, IMCS = 7) Rake (°) 90 – 110
Mmax 6.5
Distanza (km) 100 – 121
Profondità (km) 2 – 8
Strike (°) 270 – 300
E. SICS002 Tolmin – Idrija [ZS904] Dip (°) 30 – 40
(Slovenia 1511-03-26, IMCS = 7) Rake (°) 90 – 110
Mmax 6.5
Distanza (km) 100 – 121
Profondità (km) 0.5 – 6.5
Strike (°) 240 – 245
F. ITCS007 Thiene – Cornuda [ZS905] Dip (°) 30 – 40
(Asolano 1695-02-25, IMCS = 6) Rake (°) 80 – 100
Mmax 6.6
Distanza (km) 49 – 80
Profondità (km) 1 – 9
Strike (°) 210 – 245
G. ITCS060 Montebelluna – Montereale [ZS905] Dip (°) 30 – 50
(Sequals 1812-10-25, IMCS = 6) Rake (°) 60 – 100
Mmax 6.5
Distanza (km) 40 – 86


Profondità (km) 1 – 10
Strike (°) 200 – 245
H. ITCS105 Bassano – Vittorio Veneto [ZS905] Dip (°) 30 – 50
(Bosco Cansiglio 1936-10-18, IMCS = 6) Rake (°) 60 – 100
Mmax 6.5
Distanza (km) 58 – 76
Profondità (km) 2 – 10
Strike (°) 110 – 140
I. ITCS011 Ascensione – Armaia [ZS912] Dip (°) 25 – 45
(Romagna 1688-04-11, IMCS = 6) Rake (°) 80 – 100
Mmax 6.0
Distanza (km) 115 – 138
Profondità (km) 2 – 8
Strike (°) 110 – 140
J. ITCS001 Castel San Pietro Terme – Meldola Dip (°) 30 – 40
[ZS914] (Romagna 1781-04-04, IMCS = 6) Rake (°) 80 – 100
Mmax 5.8
Distanza (km) 130 – 150
Profondità (km) 2 – 8
Strike (°) 85 – 150
Dip (°) 20 – 40
K. ITCS012 Malalbergo – Ravenna [ZS912]
Rake (°) 80 – 120
Mmax 6.0
Distanza (km) 86 – 115
Profondità (km) 1 – 8
Strike (°) 85 – 115
Dip (°) 25 – 55
L. ITCS050 Poggio Rusco – Migliarino [ZS912]
Rake (°) 80 – 100
Mmax 5.5
Distanza (km) 74 – 116
Profondità (km) 3.5 – 10
Strike (°) 110 – 120
Dip (°) 40 – 50
M. ITCS103 Finale Emilia – Mirabello [ZS912]
Rake (°) 80 – 100
Mmax 6.1
Distanza (km) 96 – 118
Profondità (km) 2 – 10
Strike (°) 50 – 120
Dip (°) 25 – 45
N. ITCS051 Carpi – Poggio Renatico [ZS912]
Rake (°) 80 – 100
Mmax 6.0
Distanza (km) 98 – 138




1.2 Nodi sismogenetici

Sono stati selezionati i due nodi sismogenetici con MN = 5.5 più vicini a Venezia (Gorshkov et al.,
2013). I nodi di magnitudo MN = 6.5 più vicini a Venezia sono situati entro le aree sismogenetiche
zs905 e zs906, la cui magnitudo massima (da informazioni storiche) è 6.6 e di cui si è già tenuto
conto nelle SSC.

a) N75
Coordinate (°) lon 11.78 lat 45.31
Profondità (km) 7.5
Strike (°) 270
Dip (°) 45
Rake (°) 90
Mmax 5.5
Distanza (km) 46

b) N82
Coordinate (°) lon 12.35 lat 45.72
Profondità (km) 7.5
Strike (°) 228
Dip (°) 40
Rake (°) 80
Mmax 5.5
Distanza (km) 32

2. Definizione dei modelli strutturali

2.1 Struttura regionale (Bedrock)



Sono state prese in considerazione più ipotesi per la scelta del bedrock regionale, considerando
tutti i percorsi dalle sorgenti selezionate a Venezia, a grandi linee analoghi per struttura geologica
(tutti partono dalla zona subalpina/appenninica e attraversano la Pianura Padana); l’unica
eccezione è data dal caso della SSC B (ATCS010), il cui primo tratto attraversa le Alpi, ma che è
stato comunque omologato agli altri casi. Tutte le strutture considerate sono a strati piani
paralleli, come approssimazione della struttura media data nelle Osservazioni macrosismiche e
informazioni sismotettoniche per Venezia. Foglio 128 VENEZIA (A.P.A.T. – Dipartimento Difesa del
Suolo).
La struttura regionale (al basamento) è stata tratta dal modello regionale utilizzato per la stima
NDSHA della pericolosità sismica a scala nazionale (Panza et al., 2012). Essa è caratterizzata da alti
valori del fattore Q tra 0.55 e 100 km di profondità. È dunque una struttura poco attenuante ma
che porta a scenari più conservativi, ed è stata denominata modello HQ, poi utilizzato in tutte le
simulazioni:



thk(km) rho Vp(km/s) Vs(km/s) Qp Qs depth(km) layer
0.5500 1.800 2.000000 1.000000 220.00 100.00 0.55000 1
0.4500 2.200 2.400000 1.400000 2200.00 1000.00 1.00000 2
1.5000 2.300 2.400000 1.400000 2200.00 1000.00 2.50000 3
1.0000 2.400 2.400000 1.400000 2200.00 1000.00 3.50000 4
1.5000 2.500 3.800000 2.200000 2200.00 1000.00 5.00000 5
2.0000 2.600 4.500000 2.550000 2200.00 1000.00 7.00000 6
5.0000 2.650 5.400000 3.100000 2200.00 1000.00 12.00000 7
13.0000 2.750 6.200000 3.500000 2200.00 1000.00 25.00000 8
10.0000 2.900 7.500000 4.200000 2200.00 1000.00 35.00000 9
65.0000 3.350 8.200000 4.600000 2200.00 1000.00 100.00000 10

Tabella 1: i primi 100 km della struttura regionale HQ.


Figura 2: rappresentazione grafica della struttura regionale HQ, con l’andamento di velocità
P ed S e della densità in funzione della profondità.

2.1 Struttura locale



La definizione di una struttura locale per la laguna di Venezia non è semplice, in quanto mancano
studi litostratigrafici sufficientemente dettagliati e profondi per la zona. La bibliografia disponibile
mostra infatti una forte complessità di sedimentazione nell’area, che richiederebbe una maggior
densità spaziale di sondaggi per una costruzione fedele del modello attraversato dalle onde
sismiche. Sono stati costruiti una serie di profili basandosi sui dati delle indagini geognostiche
contenute nel database Web-Gis del Servizio Geologia, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio
della Città Metropolitana di Venezia, su Indexes and physical parameters for the litho-stratigraphic
model of Venice (Boaga et al., 2010) e su Geologia urbana di Venezia – Atti del convegno
(Bondesan et al., 2008). Dai dati dei due pozzi più profondi sembra che la collocazione del bedrock


per l’area di Venezia sia oltre i 230 m, ma dal momento che non è possibile stabilirla ovunque con
esattezza e che la maggior parte dei dati riguarda solo gli strati più superficiali si è scelto di
lavorare con modelli fino a 100 m di profondità, per i quali sono state considerate due diverse
geometrie al fine di stimare l’influenza delle proprietà strutturali sugli scenari di scuotimento:

• Strati piani paralleli: si è modificato il profilo presente per Malamocco in Geologia urbana –
Atti del convegno utilizzando i dati per gli strati più superficiali forniti da Boaga et al. (2010) per
ottenere una struttura a cinque strati piani paralleli (5strati.pof).


Figura 3: modello locale a strati piani paralleli (5strati.pof)

• Geometria più complessa: si è provato a modificare il profilo per renderlo più


realistico, ricreando la struttura multistorey sandbody presente sotto la Biblioteca
Nazionale Marciana, variando inoltre lo spessore degli strati più profondi
(thickmodif.pof).


Figura 4: modello locale con spessori modificati (thickmodif.pof)


3. Studi parametrici di sorgente


Ad ogni sorgente è stato associato un meccanismo focale definito dai parametri di strike, dip e
rake, i quali individuano l'orientazione del piano di faglia e il verso del movimento relativo ai lati
della faglia. In Figura 5 è mostrata una rappresentazione di tali parametri.

Lo strike è l'angolo che individua l'orientazione della faglia rispetto al Nord, il dip è l'angolo che
definisce l'inclinazione del piano di faglia rispetto alla superficie terrestre, mentre il rake è l'angolo
usato per descrivere il tipo di movimento relativo fra i blocchi della faglia tramite un vettore di
movimento.

tion of angles: phideg = strike/receiver angle


deldeg = dip angle
: strike-receiver
: dip xlmdeg = slip angle
: rake
: strike of the fault
: phideg-phide2

EW component
from SH (lew)

onent
(rad)
summed EW component (sew)

NS component
from SH (lns)

ponent resultant summed NS


ra) NS component component (res) component (sns)
from P-SV (rns)
N

Figura 5: schema dei parametri del meccanismo focale.
EW component from P-SV (rew) phide3
rad
rns N

ve direction of components:
sew
W lew E
Sono direction
stati fatti variare strike, dip e rake negli intervalli indicati nel DISS mantenendo fisse la
rew
n the propagation direction
o the left of propagation
orth
distanza sorgente – sito, res scelta come la minore tra quelle possibili, e la profondità ipocentrale,
sns
est

al component (not represented): up lns


scelta secondo il seguente criterio: tra
W E
RECEIVER
ents:
- 6 km per M ≤ 6.1
on and sum of horizontal
S
SOURCE
rad*sin(phide3) - 8 km per 6.2 ≤ M ≤ 6.6
rad*cos(phide3)

-tra*sin(phide3)
tra*cos(phide3)
- 10 km per M ≥ 6.7
rns+lns S
rew+lew
Solo per il caso dei nodi sismogenetici si è scelto di fissare la profondità a 10 km, in conformità a
quanto in uso per le stime di pericolosità a scala nazionale, e di non vincolare a priori il
meccanismo focale; sono poi stati selezionati i valori massimi di scuotimento ottenuti per
meccanismi compatibili con quelli della Pianura Padana (compressivi o trascorrenti).
In tutti i casi, per ottenere il Maximum Credible Earthquake (MCE) e lo scenario di scuotimento
associato sono stati studiati separatamente i massimi per le accelerazioni trasversali T (onde SH,
modi di Love) e radiali R e verticali Z (onde P-SV, modi di Rayleigh).
Una volta identificato il meccanismo predominante per ciascuna componente, per i sei contributi
più significativi è stata condotta una seconda serie di test parametrici variando la distanza
sorgente-sito per individuare il massimo input in accelerazione per ogni meccanismo focale e
definire gli scenari associati alle sorgenti su cui lavorare.


Distanza sorgente
Sorgente T (cm/s2) R (cm/s2) Z (cm/s2)
– sito (km)
SSC A 90 49.9 73.6 43.1
SSC B 140 72.1 34.5 20.6
SSC C 140 28.1 14.8 9.0
SSC D 100 20.6 47.5 18.4
SSC E 130 44.7 20.5 12.2
SSC F 50 104.3 107.7 53.8
SSC G 40 129.5 153.2 67.7
SSC H 60 77.0 73.2 29.8
SSC I 120 12.6 19.0 11.2
SSC J 130 6.5 9.2 5.4
SSC K 90 20.2 39.9 18.3
SSC L 80 8.0 13.9 8.2
SSC M 100 18.5 30.2 18.5
SSC N 100 19.7 26.1 15.1
Nodo N75 45 39.3 27.4 14.2
Nodo N82 32 69.2 56.1 25.1
Tabella 2: risultati del primo insieme di test parametrici; sono evidenziati i sei contributi più
significativi all’input in accelerazione.

Distanza sorgente
Sorgente T (cm/s2) R (cm/s2) Z (cm/s2)
– sito (km)
SSC A 85 51.5 / /
85 / 95.2 37.8
SSC B 140 72.1 / /
135 / 41.0 18.4
SSC F 50 104.3 / /
70 / 122.7 46.8
SSC G 40 129.5 152.5 67.7
SSC H 55 93.0 / /
70 / 108.1 35.8
Nodo N82 32 69.2 56.1 25.1
Tabella 3: risultati del secondo insieme di test parametrici per i sei contributi più significativi
all’input in accelerazione.


Per ogni sorgente sono riportati gli scenari di scuotimento relativi ai meccanismi focali
predominanti realizzati tramite la WebApp XeRiS (Vaccari, 2016).
Tutti i risultati si riferiscono solo alla struttura media regionale HQ (modellazione 1D), che da uno
studio preliminare è risultata fornire l’input sismico maggiore.

• Scenario A. (SSC A)
Strike- Distanza sorgente-sito
Componente Rake (°) Dip (°) Strike (°) (km)
receiver (°)
radiale 80 30 260 180 85
trasversale 100 30 240 200 85

a) b)

Figura 6: PGA per la componente radiale (a) e trasversale (b) del moto per lo scenario SSC A.

• Scenario B. (SSC B)
Strike- Distanza sorgente-sito
Componente Rake (°) Dip (°) Strike (°)
receiver (°) (km)
radiale 140 70 300 256 135
trasversale 170 90 270 294 140

a) b)

Figura 7: PGA per la componente radiale (a) e trasversale (b) del moto per lo scenario SSC B.

• Scenario F. (SSC F)
Strike- Distanza sorgente-sito
Componente Rake (°) Dip (°) Strike (°)
receiver (°) (km)
radiale 80 30 245 232 70
trasversale 100 35 240 265 50

a) b)

Figura 8: PGA per la componente radiale (a) e trasversale (b) del moto per lo scenario SSC F.

• Scenario G. (SSC G)
Strike- Distanza sorgente-sito
Componente Rake (°) Dip (°) Strike (°)
receiver (°) (km)
radiale 60 30 235 277 40
trasversale 60 50 210 302 40

a) b)

Figura 9: PGA per la componente radiale (a) e trasversale (b) del moto per lo scenario SSC G.


• Scenario H. (SSC H)
Strike- Distanza sorgente-sito
Componente Rake (°) Dip (°) Strike (°)
receiver (°) (km)
radiale 70 45 245 278 70
trasversale 60 50 210 304 55

a) b)

Figura 10: PGA per la componente radiale (a) e trasversale (b) del moto per lo scenario SSC
H.

• Scenario N82 (Nodo N82)
Strike- Distanza sorgente-sito
Componente Rake (°) Dip (°) Strike (°)
receiver (°) (km)
radiale 90 70 90 92 32
trasversale 15 90 180 2 32

a) b)

Figura 11: PGA per la componente radiale (a) e trasversale (b) del moto per lo scenario N82.


4. Calcolo dell’input sismico

La modellazione dell'input sismico è descritta nella normativa NTC 2008 tramite uno spettro di
risposta in accelerazione funzione del periodo. Tale spettro assume valori differenti che dipendono
dalla localizzazione geografica dell'opera, dalla topografia e dalle caratteristiche del sottosuolo al
sito oltre che da una serie di parametri relazionati all'opera stessa, quali lo stato limite rispetto al
quale ci si vuole cautelare, la classe d'uso e la vita nominale della costruzione.

Tale procedura, tuttavia, non tiene conto in maniera adeguata degli effetti di sito sulla
propagazione delle onde, né delle caratteristiche delle aree sismogenetiche locali, con i relativi
possibili meccanismi di rottura ipotizzabili lungo le faglie.

Inoltre si osserva che la norma fornisce un unico spettro per la componente orizzontale
dell'accelerazione, senza distinguere tra componente radiale e corrispondente componente
trasversale perpendicolare, ed uno spettro per la componente verticale.

In questo lavoro è stato confrontato lo spettro semplificato fornito dalla norma, con alcuni spettri
ottenuti da sismogrammi sintetici, generati in mezzi anelastici lateralmente eterogenei, e
rappresentativi di terremoti di scenario compatibili con la storia sismica e la sismotettonica
regionale.

Il metodo utilizzato per la determinazione di tali sismogrammi sintetici, a larga banda spettrale, è
noto come "approccio ibrido" (Panza et al, 2001), ed è illustrato schematicamente in Figura 12.

Distanza dalla sorgente

Superficie libera

Sorgente A
Profondità

Modello stratificato di riferimento (bedrock)

Limiti artificiali della griglia FD Siti

Zona di alta attenuazione, dove Q


A
decresce verso i limiti artificiali Linee di griglia adiacenti dove il campo
d’onda incidente, calcolato con il
Modello locale lateralmente metodo della somma multimodale,
eterogeneo viene introdotto nella griglia FD

Figura 12: diagramma schematico del metodo ibrido.


Esso consta di due parti:
- la prima applica il metodo della somma modale (MS), in mezzi anelastici lateralmente omogenei,
per modellare la propagazione delle onde dalla sorgente all'inizio del profilo locale oggetto di
studio. Il modello strutturale utilizzato è rappresentativo delle proprietà regionali medie della
crosta terrestre. In questa fase si calcolano gli autovalori, ossia le velocità di fase, e le relative
autofunzioni associate ai modi di Rayleigh e di Love, moto P-SV e moto SH rispettivamente, nel
semispazio stratificato. Utilizzando in ogni strato del modello strutturale un fattore Q, espressione
dell'attenuazione spaziale e temporale, si tiene conto degli effetti prodotti dall'anelasticità.
Tali segnali ottenuti al bedrock mediante somma multimodale costituiscono l'input per la
propagazione del campo d'onda nei profili locali, secondo il metodo delle differenze finite;
- la seconda applica la tecnica delle differenze finite (FD), che permette di tener conto delle
eterogeneità laterali, anche articolate, stimando così gli effetti di sito. In particolare, si traccia un
profilo stratigrafico (2D) del terreno lungo una sezione contenente i siti d’interesse, assegnando ai
vari strati, sulla base delle informazioni geotecniche e geologiche fornite da materiale cartografico
inerente l'area e studi specifici di settore, le caratteristiche meccaniche ed il fattore di
attenuazione pertinente.

Inoltre, applicando il metodo delle FD al profilo, privo però dell'andamento topografico locale e
delle eterogeneità laterali, e pertanto rappresentativo del modello strutturale di riferimento,
usato nella prima parte (MS), si ottengono i sismogrammi e i relativi spettri di risposta
caratteristici del bedrock, che quindi non risentono dell'influenza degli strati di terreno più
superficiali, così come definiti nel profilo locale dettagliato. Dal rapporto fra gli spettri di risposta
ottenuti per il modello lateralmente eterogeneo e quelli ottenuti per il modello di bedrock si
possono stimare le amplificazioni (o deamplificazioni) osservate a ciascun sito di interesse. Tali
valori sono mappati lungo il profilo in funzione della frequenza e permettono quindi di identificare
le costruzioni più a rischio in base al loro periodo fondamentale di risonanza.

Per le sorgenti più lontane, dove la maggior durata del segnale ottenuto al sito può mettere in
difficoltà la parte FD del metodo ibrido, e per il solo caso del modello locale 5strati.pof, il calcolo
dei sismogrammi sintetici è stato eseguito con la tecnica dell’accoppiamento modale, che
permette di considerare in maniera oltremodo efficiente modelli strutturali affiancati, ciascuno
caratterizzato da una diversa sequenza di strati piani e paralleli (e.g. Panza et al., 2001).

Ottenuti i sismogrammi sintetici per momento sismico unitario, è possibile scalarli per il valore
della magnitudo associata al terremoto di scenario, considerando funzioni temporali di sorgente
che tengono in conto anche degli effetti di direttività generati dal processo di rottura lungo la
faglia. Il processo di scaling è quindi ovviamente non lineare.

Tale procedura permette di ottenere sismogrammi sintetici a tre componenti (radiale, trasversale
e verticale) nel dominio degli spostamenti, velocità e accelerazioni. Queste ultime, in particolare,
sono i dati di maggiore interesse (più popolari) nelle applicazioni ingegneristiche, per lo studio
degli effetti del moto del suolo sulle strutture soggette a storie temporali di moto, anche se va


prendendo sempre più piede la consapevolezza che il potenziale distruttivo di un terremoto è
meglio rappresentato da funzioni della velocità del moto del suolo (Bertero e Uang, 1992; Decanini
e Mollaioli, 1998; Mollaioli et al., 2003).
L'input sismico derivante da una simile modellazione può essere scelto tra un'ampia serie di
possibili storie temporali e relativi spettri, e relazionato all'input sismico previsto dalla normativa.
Nelle analisi successive e nella Sezione 5 si sono considerati due siti specifici: il primo, in
corrispondenza della chiesa di San Giacomo dell’Orio (SGO), è stato selezionato in quanto il
campanile, danneggiato a seguito del terremoto del 1348, è stato osservato con specifica
attenzione, effettuando il rilievo delle manifestazioni di danno e la lettura stratigrafica interna ed
esterna, nel corso dello studio relativo alla stabilità dei campanili di Venezia, elaborato nell’ambito
della convenzione Università IUAV- Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia
(Lionello, 2011); il secondo, in corrispondenza della sede della Biblioteca Nazionale Marciana
(BNM), è stato selezionato in quanto caso studio finalizzato a un possibile studio successivo di
analisi e verifica ingegneristica. A tal fine la sede della BNM è stata oggetto anche di una
campagna di misura vibrometrica, i cui risultati salienti sono riportati nella Sezione 6.

4.1 Accelerazioni massime per il sito della Biblioteca Nazionale Marciana (BNM)

DIFFERENZE FINITE CON PARAMETRI DA DISS 3.2.0 (MCE)


2
Distanza sorgente – Accelerazioni massime (cm/s )
Profilo locale
sito (km) T R Z
Scenario F 5strati.pof 50 315.9 / /
70 / 291.6 66.0
thickmodif.pof 50 255.4 / /
70 / 325.7 115.3
Scenario G 5strati.pof 42 468.3 497.2 175.7
Scenario H 5strati.pof 56.3 239.0 / /
65.0 / 262.4 59.8
Scenario N82 5strati.pof 31.9 189.2 165.4 41.9

ACCOPPIAMENTO MODALE CON PARAMETRI DA DISS 3.2.0 (solo componente trasversale)


2
Distanza sorgente – Accelerazioni massime (cm/s )
Profilo locale
sito (km) T R Z
Scenario A 5strati.pof 86 141.3 / /
Scenario B 5strati.pof 141 263.7 / /


4.2 Accelerazioni massime per il sito di San Giacomo dell’Orio (SGO)


DIFFERENZE FINITE CON PARAMETRI DA DISS 3.2.0 (MCE)
2
Distanza sorgente – Accelerazioni massime (cm/s )
Profilo locale
sito (km) T R Z
Scenario F 5strati.pof 50 315.4 / /
70 / 304.4 74.1
thickmodif.pof 50 260.9 / /
70 / 292.8 111.7
Scenario G 5strati.pof 42 495.1 523.9 176.5
Scenario H 5strati.pof 56.3 244.3 / /
65.0 / 274.7 60.0
Scenario N82 5strati.pof 31.9 192.1 172.5 42.5

ACCOPPIAMENTO MODALE CON PARAMETRI DA DISS 3.2.0 (solo componente trasversale)


2
Distanza sorgente – Accelerazioni massime (cm/s )
Profilo locale
sito (km) T R Z
Scenario A 5strati.pof 86 167.9 / /
Scenario B 5strati.pof 141 244.7 / /

Di seguito sono riportati i sismogrammi sintetici 2D e i rapporti tra spettri di risposta ottenuti per
lo scenario G, che risulta essere responsabile dell’ input sismico maggiore.


Vertical Acceleration (cm/s2) Radial Acceleration (cm/s2) Transverse Acceleration (cm/s2)
0 34
1143.23

1 35

2 36

3 37

Epicentral distance (km)

Distance along the profile (km)


4 38

5 39

6 40

Figura 13: accelerazioni ottenute con il metodo delle Differenze Finite per lo scenario G.
0.08 0.04 0.00
10 15 20 25 30 10 15 20 25 30 10 15 20 25 30
Depth (km)


Time (s) Time (s) Time (s)


Vertical Velocity (cm/s) Radial Velocity (cm/s) Transverse Velocity (cm/s)
0 34
76.788

1 35

2 36

3 37

Epicentral distance (km)

Distance along the profile (km)


4 38

5 39

Figura 14: velocità ottenute con il metodo delle Differenze Finite per lo scenario G.
6 40

0.08 0.04 0.00


10 15 20 25 30 10 15 20 25 30 10 15 20 25 30
Depth (km)


Time (s) Time (s) Time (s)


Vertical Displacement (cm) Radial Displacement (cm) Transverse Displacement (cm)
0 34
6.0314

1 35

2 36

3 37

Epicentral distance (km)

Distance along the profile (km)


4 38

5 39

6 40

Figura 15: spostamenti ottenuti con il metodo delle Differenze Finite per lo scenario G.
0.08 0.04 0.00
10 15 20 25 30 10 15 20 25 30 10 15 20 25 30
Depth (km)


Time (s) Time (s) Time (s)


Distance from the source (km)

34 35 36 37 38 39 40
6
Ver RSR 2D/1D SA5% FREE SURFACE
5
Frequency (Hz)

4
2
3
3 2
7 5
6 2
2
4

2
32 3 3 2
1 2
1

6
Rad RSR 2D/1D SA5% FREE SURFACE
5
Frequency (Hz)

4 3
5 4 4
3
4

2 3
3 3
3
1
2

6
Tra RSR 2D/1D SA5% FREE SURFACE
5
Frequency (Hz)

3
5

2
3
3
3 3 3
1 3
22

34 35 36 37 38 39 40

Distance from the source (km)


0.00
Depth (km)

0.04

0.08

0 1 2 3 4 5 6

Distance along the profile (km)


Figura 16: amplificazioni spettrali per lo scenario G.


5. Elaborazione dell’input sismico


Figura 17: sezione del profilo considerato con evidenziata la posizione dei due siti di interesse.


Per i siti specifici indicati con la freccia rossa in Figura 17, da sinistra rispettivamente SGO e BNM,
gli accelerogrammi sintetici calcolati per gli scenari F, G, H ed N82 sono stati scalati per i rispettivi
valori di magnitudo utilizzando sia il modello di sorgente puntiforme già utilizzato nella
preparazione degli scenari di scuotimento lungo il profilo, che modellando gli effetti di direttività,
che rappresentano possibili meccanismi di rottura rispetto alla posizione del ricevitore. Vengono
generati 99 modelli di rottura caratterizzati da variabilità stocastica della distribuzione dello slip
lungo la faglia e della velocità di propagazione della rottura. Una selezione degli accelerogrammi
calcolati a BNM (sito numero 100), e i corrispondenti spettri di risposta, per lo scenario G sono
mostrati nelle Figure 18 e 19 rispettivamente. Ogni figura riporta gli accelerogrammi (o gli spettri)
per le componenti trasversale (T), radiale (R) e verticale (Z).

Dal confronto fra i vari accelerogrammi relativi alle diverse realizzazioni si osserva come, in
generale e naturalmente, i segnali relativi alla sorgente estesa presentino un'ampiezza del picco
inferiore rispetto a quella data dalla sorgente puntiforme scalata; aumenta, invece, la durata dello
scuotimento quando si considera la sorgente estesa. In Figura 19 vengono mostrati gli spettri di
risposta in accelerazione smorzati al 5%, componenti trasversale, radiale e verticale, dello scenario
G per sorgente estesa; essi rappresentano lo scenario più conservativo dal punto di vista del
profilo di radiazione e pertanto il più adeguato per le successive analisi ingegneristiche. Le curve
grigie rappresentano la nuvola degli spettri di risposta ottenuti per le diverse realizzazioni del
processo di rottura; la curva rossa grossa rappresenta lo spettro medio; le curve rosse sottili
rappresentano lo spettro medio +/- la deviazione standard.


Site = BNM; Source: Mw = 6.5, bilateral rupture, directivity angle = 0

TRA RAD VER


800 001
cm/s2

−800

800 002
cm/s2

−800

800 003
cm/s2

−800

800 004
cm/s2

−800

800 005
cm/s2

−800

800 006
cm/s2

−800

800 007
cm/s2

−800

800 008
cm/s2

−800

800 009
cm/s2

−800

800 010
cm/s2

−800

0 10 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 60

Time (s) Time (s) Time (s)


Figura 18 a): esempio di accelerogrammi per il caso di sorgente estesa con rottura bilatera e
direttività 0°.


Site = BNM; Source: Mw = 6.5, unilateral rupture, directivity angle = 0

TRA RAD VER


800 001
cm/s2

−800

800 002
cm/s2

−800

800 003
cm/s2

−800

800 004
cm/s2

−800

800 005
cm/s2

−800

800 006
cm/s2

−800

800 007
cm/s2

−800

800 008
cm/s2

−800

800 009
cm/s2

−800

800 010
cm/s2

−800

0 10 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 60

Time (s) Time (s) Time (s)


Figura 18 b): esempio di accelerogrammi per il caso di sorgente estesa con rottura unilatera e
direttività 0°.


Site = BNM; Source: Mw = 6.5, unilateral rupture, directivity angle = 90

TRA RAD VER

400
001
cm/s2

−400

400
002
cm/s2

−400

400
003
cm/s2

−400

400
004
cm/s2

−400

400
005
cm/s2

−400

400
006
cm/s2

−400

400
007
cm/s2

−400

400
008
cm/s2

−400

400
009
cm/s2

−400

400
010
cm/s2

−400

0 10 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 60

Time (s) Time (s) Time (s)


Figura 18 c): esempio di accelerogrammi per il caso di sorgente estesa con rottura unilatera e
direttività 90°.


Site=BNM; Source: Mw = 6.5, bilateral rupture, directivity angle = 0

2500.0
RSA 05% tac (cm/s2)

2000.0

1500.0

1000.0

500.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)

3000.0
RSA 05% rac (cm/s2)

2500.0

2000.0

1500.0

1000.0

500.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)

1400.0

1200.0
RSA 05% zac (cm/s2)

1000.0

800.0

600.0

400.0

200.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)


Figura 19 a): spettri di risposta per il caso di sorgente estesa con rottura bilatera e direttività 0°.


Site=BNM; Source: Mw = 6.5, unilateral rupture, directivity angle = 0

2500.0
RSA 05% tac (cm/s2)

2000.0

1500.0

1000.0

500.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)

4500.0
4000.0
RSA 05% rac (cm/s2)

3500.0
3000.0
2500.0
2000.0
1500.0
1000.0
500.0
0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)

1600.0
1400.0
RSA 05% zac (cm/s2)

1200.0
1000.0
800.0
600.0
400.0
200.0
0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)


Figura 19 b): spettri di risposta per il caso di sorgente estesa con rottura unilatera e direttività 0°.


Site=BNM; Source: Mw = 6.5, unilateral rupture, directivity angle = 90

2000.0
RSA 05% tac (cm/s2)

1500.0

1000.0

500.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)

3000.0

2500.0
RSA 05% rac (cm/s2)

2000.0

1500.0

1000.0

500.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)

1400.0

1200.0
RSA 05% zac (cm/s2)

1000.0

800.0

600.0

400.0

200.0

0.0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4
T (s)


Figura 19 c): spettri di risposta per il caso di sorgente estesa con rottura unilatera e direttività 90°.


Le Figure 20 e 21 mostrano il confronto, per i siti SGO e BNM rispettivamente, fra gli spettri di
risposta ottenuti con la modellazione NDSHA (spettro medio per i modelli G, F e H) e gli spettri
previsti dalla normativa vigente NTC08, da cui si evidenzia come il tener conto delle specifiche
condizioni di sito e le possibili proprietà di rottura alla sorgente porti ad una stima più conservativa
dell’input sismico, in particolare ai periodi propri di vibrazione della Biblioteca Nazionale Marciana
(vedasi la sezione 6), prossimi a 0.3 s.


Figura 20: confronto fra gli spettri (componenti orizzontali) previsti dalla normativa sismica NTC08
per il sito SGO e quelli ottenuti mediante l’applicazione della metodologia NDSHA agli scenari
selezionati (componente trasversale e radiale del moto).


Figura 21: confronto fra gli spettri previsti dalla normativa sismica NTC08 per il sito BNM e quelli
ottenuti mediante l’applicazione della metodologia NDSHA agli scenari selezionati (componente
trasversale e radiale del moto).


6. Analisi vibrometrica degli edifici sede della Biblioteca Nazionale Marciana

Lo studio vibrometrico di un edificio consente di misurare i periodi propri dell’edificio stesso,
permettendo quindi all'ingegnere di tarare e affinare il modello numerico dell’edificio nella
direzione suggerita dal risultato sperimentale di una misura fisica. Tramite lo studio NDSHA di
input sismici specifici per il sito, contemplando adeguatamente gli scenari conseguenti a diversi
meccanismi di sorgente, l'approccio congiunto permette di lavorare sia nella direzione di ottenere
modelli con comportamento dinamico il più possibile aderente a quello reale sia in quella di
applicare agli stessi modelli le accelerazioni che in fase di verifica risultino maggiormente
conservative. Tale approccio è delineato anche nel Vademecum stilato per la Provincia di Trieste
(2015).

E’ stata quindi effettuata una campagna di misura vibrometrica nelle varie unità strutturali che
compongono la Biblioteca Nazionale Marciana, finalizzata a un possibile studio successivo di analisi
e verifica ingegneristica. La sede si trova nell'ex Zecca della Repubblica Veneta, Piazzetta San
Marco n. 7 e comprende tuttora il contiguo edificio della Pubblica Libreria di S. Marco, Piazzetta
San Marco n. 13, con l'antica Sala di lettura, il Salone Sansoviniano e il Vestibolo, ora
prevalentemente spazi espositivi e ospitanti eventi. Consistenti collezioni librarie e altri uffici sono
invece ospitati nell'edificio delle Procuratie Nuove e nel palazzo della Libreria Sansoviniana.
Le misure, di durata tipicamente di 12’, sono state effettuate in diversi ambienti a vari piani,
ottenendo la stima delle frequenze di risonanza. Le principali frequenze proprie di risonanza
individuate per ciascun’unità sono riportate In Tabella 4:

Tabella 4 – Principali frequenze proprie di oscillazione.

F(Hz) Longitudinale F(Hz) Trasversale F(Hz) MAX
A1 piano primo 3.34±1.32 3.22±1.15 3.34 ± 0.10
A2 Sansovino 3.69±0.41 3.31±1.43 3.63 ± 0.04
A3 Procuratie 3.75±0.21 3.50±0.21 3.72 ± 0.11
A4 piano secondo 5.50±1.94 3.38±1.84 3.41 ± 0.40
A5 piano secondo 3.94±0.17 3.78 ± 0.12
non evidente
A6 piano terzo 5.44±1.04 3.53±1.72 5.38 ± 0.41
A7 piano terzo 3.63±0.30 3.28±1.79 3.53 ± 0.15


Le più importanti analisi spettrali dettagliate sono fornite nell’Appendice (A1-A7).
Le misurazioni sono state eseguite mediante strumentazione “Tromino”, espressamente
progettata per l’identificazione della frequenza propria di risonanza di edifici utilizzando il rumore
sismico presente in natura, in maniera passiva e non invasiva. Le caratteristiche strumentali e delle
registrazioni sono fornite nell’Appendice (A8).


Riferimenti bibliografici

Assessorato alla Protezione Civile, Provincia di Venezia (2008).Piano provinciale di emergenza –


Appendice 13: Rischio Sismico.

Basili, R., Kastelic, V., Demircioglu, M.B., Garcia Moreno, D., Nemser, E.S., Petricca, P., Sboras, S.P.,
Besana-Ostman, G.M., Cabral, J., Camelbeeck, T., Caputo, R., Danciu, L., Domac, H., Fonseca, J.,
García-Mayordomo, J., Giardini, D., Glavatovic, B., Gulen, L., Ince, Y., Pavlides, S., Sesetyan, K.,
Tarabusi, G., Tiberti, M.M., Utkucu, M., Valensise, G., Vanneste, K., Vilanova, S., Wössner J. (2013).
The European Database of Seismogenic Faults (EDSF) compiled in the framework of the Project
SHARE. http://diss.rm.ingv.it/share-edsf/, doi: 10.6092/INGV.IT-SHARE-EDSF.

Bertero, V.V., Uang, C.M. (1992). Issues and future directions in the use of energy approach for
seismic-resistant design of structures. In: Nonlinear seismic analysis of RC Buildings, p. 3-22,
Elsevier.

Boaga, J, Iliceto, V., Zezza F. (2010). Indexes and physical parameters for the litho-stratigraphic
model of Venice. Rend. Fis. Acc. Lincei (2010) 21 (Suppl 1):S229–S238.

Bondesan, A., Bassan,V., Vitturi, A., (a cura di, 2008). Geologia urbana di Venezia – Atti del
convegno, SIGEA.

Decanini, L., Mollaioli, F. (1998). Formulation of elastic earthquake input energy spectra.
Earthquake engineering and structural dynamics, 27, 1503-1522.

DISS Working Group (2015). Database of Individual Seismogenic Sources (DISS), Version 3.2.0: A
compilation of potential sources for earthquakes larger than M 5.5 in Italy and surrounding
areas. http://diss.rm.ingv.it/diss/, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia;
DOI:10.6092/INGV.IT-DISS3.2.0.

Gorshkov, A., Peresan, A., Soloviev, A., Panza, G.F. (2013). Morphostructural zonation and pattern
recognition of earthquake prone areas in the Po Plain. From: atti GNGTS 2013.

Guidoboni, E., Comastri, A. (2005). Catalogue of earthquakes and tsunamis in the Mediterranean
area from the 11th to the 15th century. INGV-SGA, Bologna, 1037 pp.

Lionello A. (a cura di, 2011). Tecniche costruttive, dissesti e consolidamenti dei campanili di
Venezia. Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza per i beni architettonici e
paesaggistici di Venezia e Laguna: Corbo e Fiore editori.

Magrin, A., Gusev, A., Romanelli, F., Vaccari, F., Panza, G.F. (2016). Broadband NDSHA
computations and earthquake ground motion observations for the Italian territory. Int. J.
Earthquake and Impact Engineering, Vol. 1, Nos. 1/2, pp.131–158.

Mollaioli, F., Decanini, L., Bruno, S., Panza, G.F. (2003). Analysis of the response behaviour of
structures subjected to damaging pulse-type ground motions. OECD/NEA Workshop on the


Relations between Seismological DATA and Seismic Engineering, Istanbul, 16-18 October 2002,
NEA/CSNI/R (2003) 18, pp. 109-119.

Osservazioni macrosismiche e informazioni sismotettoniche per Venezia. Foglio 128 VENEZIA.


A.P.A.T. – Dipartimento Difesa del Suolo

Panza, G.F., Romanelli, F., Vaccari, F. (2001). Seismic wave propagation in laterally heterogeneous
anelastic media: theory and applications to the seismic zonation. Advances in Geophysics, 43, 1–
95.

Panza, G.F., La Mura, C., Peresan, A., Romanelli, F., Vaccari, F. (2012). Seismic Hazard Scenarios as
Preventive Tools for a Disaster Resilient Society. Advances in Geophysics (ISSN:0065-2687), 53, 93-
165.

Panza, G.F., Peresan, A., Margin, A. (2014). Scenari neo-deterministici di pericolosità sismica per il
Friuli Venezia Giulia e le aree circostanti, Memorie Descrittive Della Carta Geologica D'Italia. ISPRA
Servizio Geologico D'Italia, 94, 1-103.

Provincia di Trieste (2015). Vademecum for the seismic verification of existing buildings.
http://www.provincia.trieste.it/opencms/export/sites/provincia-trieste/it/attivita-servizi/cantieri-
della-provincia/allegati-cantieri/allegati-edilizia-
scolastica/ProvinciaTS_Vademecum_verifica_sismica_luglio2015_eng.pdf

Rovida A., Locati M., Camassi R., Lolli B., Gasperini P. (eds) (2016). CPTI15, the 2015 version of the
Parametric Catalogue of Italian Earthquakes. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
doi:http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15.

Servizio Geologia, Difesa del Suolo e Tutela del Territorio della Città Metropolitana di Venezia.
Web-Gis del Servizio di Geologia.
http://webgis.cittametropolitana.ve.it/mapguide/fusion/templates/mapguide/maroon_geo/index
.html?ApplicationDefinition=Library://stratigrafie/app_stratigrafie.ApplicationDefinition&locale=e
n

Vaccari, F. (2016). A web application prototype for the multiscale modelling of seismic input.
Earthquakes and Their Impact on Society (Ed. S. D’Amico). Springer Natural Hazards, 563-583.


Appendice: Rapporto di Elaborazione Dati Vibrometrici













Analisi vibrometrica degli edifici sede della

Biblioteca Nazionale Marciana:

Piazzetta San Marco n.7, Venezia
















A1) Piano primo

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

2 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 3.34 ± 0.1 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 3.34 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 2407.5 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 162 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 2.406 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 5.781 Hz OK
A0 > 2 2.36 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.031| < 0.05 OK
σ f < ε(f0) 0.10364 < 0.16719 OK
σ A(f0) < θ(f0) 0.223 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

3 di 16 (A)
A2) Piano primo (Sansovino)

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

4 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 3.63 ± 0.04 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 3.63 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 2537.5 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 175 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 2.406 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 6.063 Hz OK
A0 > 2 2.15 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.0111| < 0.05 OK
σ f < ε(f0) 0.04023 < 0.18125 OK
σ A(f0) < θ(f0) 0.1626 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

5 di 16 (A)
A3) Piano primo (Procuratie)

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

6 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 3.72 ± 0.11 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 3.72 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 2677.5 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 180 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 1.781 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 8.5 Hz OK
A0 > 2 1.35 > 2 NO
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.03091| < 0.05 OK
σ f < ε(f0) 0.11494 < 0.18594 OK
σ A(f0) < θ(f0) 0.0784 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

7 di 16 (A)
A4) Piano secondo

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

8 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 3.41 ± 0.4 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 3.41 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 2452.5 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 164 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 2.594 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 5.906 Hz OK
A0 > 2 4.15 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.11806| < 0.05 NO
σ f < ε(f0) 0.40216 < 0.17031 NO
σ A(f0) < θ(f0) 0.4227 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

9 di 16 (A)
A5) Piano secondo

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

10 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 3.78 ± 0.12 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 3.78 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 2722.5 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 182 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 2.063 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 NO
A0 > 2 3.28 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.03065| < 0.05 OK
σ f < ε(f0) 0.11588 < 0.18906 OK
σ A(f0) < θ(f0) 0.1931 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

11 di 16 (A)
A6) Piano terzo

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

12 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 5.38 ± 0.41 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 5.38 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 3870.0 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 259 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 2.844 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 6.5 Hz OK
A0 > 2 5.41 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.07587| < 0.05 NO
σ f < ε(f0) 0.40778 < 0.26875 NO
σ A(f0) < θ(f0) 0.5315 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

13 di 16 (A)
A7) Piano terzo

HORIZONTAL TO VERTICAL SPECTRAL RATIO

H/V TIME HISTORY DIRECTIONAL H/V

14 di 16 (A)
[According to the SESAME, 2005 guidelines. Please read carefully the Grilla manual before interpreting
the following tables.]

Max. H/V at 3.53 ± 0.15 Hz (in the range 1.0 - 20.0 Hz).

Criteria for a reliable H/V curve


[All 3 should be fulfilled]

f0 > 10 / Lw 3.53 > 0.50 OK


nc(f0) > 200 2542.5 > 200 OK
σ A(f) < 2 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 > 0.5Hz Exceeded 0 out of 170 times OK
σ A(f) < 3 for 0.5f0 < f < 2f0 if f0 < 0.5Hz

Criteria for a clear H/V peak


[At least 5 out of 6 should be fulfilled]

- -
Exists f in [f0/4, f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 2.094 Hz OK
+ +
Exists f in [f0, 4f0] | AH/V(f ) < A0 / 2 4.719 Hz OK
A0 > 2 3.91 > 2 OK
fpeak[AH/V(f) ± σ A(f)] = f0 ± 5% |0.04275| < 0.05 OK
σ f < ε(f0) 0.15095 < 0.17656 OK
σ A(f0) < θ(f0) 0.5174 < 1.58 OK

Lw window length
nw number of windows used in the analysis
n c = L w n w f0 number of significant cycles
f current frequency
f0 H/V peak frequency
σf standard deviation of H/V peak frequency
ε(f0) threshold value for the stability condition σf < ε(f0)
A0 H/V peak amplitude at frequency f0
AH/V(f) H/V curve amplitude at frequency f
– -
f frequency between f0/4 and f0 for which AH/V(f ) < A0/2
+ +
f frequency between f0 and 4f0 for which AH/V(f ) < A0/2
σA(f) standard deviation of AH/V(f), σA(f) is the factor by which the mean AH/V(f) curve should
be multiplied or divided
σlogH/V(f) standard deviation of log AH/V(f) curve
θ(f0) threshold value for the stability condition σA(f) < θ(f0)

Threshold values for σf and σA(f0)


Freq. range [Hz] < 0.2 0.2 – 0.5 0.5 – 1.0 1.0 – 2.0 > 2.0
ε(f0) [Hz] 0.25 f0 0.2 f0 0.15 f0 0.10 f0 0.05 f0
θ(f0) for σA(f0) 3.0 2.5 2.0 1.78 1.58
log θ(f0) for σlogH/V(f0) 0.48 0.40 0.30 0.25 0.20

15 di 16 (A)
A8) Strumentazione Utilizzata

Per le misure effettuate presso gli edifici sono stati utilizzati N.2 tromografi digitali a 9
canali (3 velocimetri alto guadagno, 3 velocimetri basso guadagno e 3 accelerometri), con
digitalizzatore interno a 24bit, 1Gb di memoria interna e un range di acquisizione tra 0.1 e
256 Hz.
Le specifiche tecniche degli strumenti sono di seguito riportate:
Numero di canali 9+1 analogici GPS 12 channels with time-
marker (precisione 1 µs), può
essere visualizzato anche
durante l'acquisizione
Amplificatori tutti canali con input Livella sferica di elevata
differenziali precisione, sensibilità 5' d'arco
(0.083°)
Rumore < 0.5 muV r.m.s. @128 Hz Connessioni porta USB, tipo
sampling B
Impedenza dell'input 106 Ohm Registrazione dati memoria
interna 1Gb
Range di frequenze DC – 360 Hz Dimensione e peso 10 x 14 x
7.7 cm; 1.1kg -contenitore di
alluminio

Frequenza di campionamento Accoppiamento col terreno


16384 Hz per canale su punte e cuscinetto
reologico
Frequenze di sovra- Condizioni operative
campionamento 32x, 64x, 128x temperatura - 10 / +70°C
umidità 0-90% senza
condensa
Conversione A/D equivalente a 24 Impermeabilità indice di
bit protezione IP = 65 (resistente
alla polvere, resistente agli
spruzzi)
Massimo input analogico 51.2 mV Sensori 3 velocimetri
(781 nV/digit) elettrodinamici ortogonali ad
alta risoluzione, 3
accelerometri elettrodinamici
ortogonali, autobloccaggio a
riposo;

Sono state eseguite complessivamente 18 misurazioni con una frequenza di


campionamento di 128 Hz, della durata di 12’ ciascuna, eliminando porzioni di
registrazione laddove non fossero soddisfatte le condizioni previste dalle linee guida
dell’European Commission – Research General Directorate Project No. EVG1-CT-2000-
00026 SESAME.

16 di 16 (A)

Potrebbero piacerti anche