A-A 2008-2009
1. INTRODUZIONE
Il comportamento di una struttura durante un terremoto dipende, oltre che dalle caratteristiche
dell'azione sismica, dalla qualità della struttura stessa, che è funzione della tipologia strutturale,
della procedura di progettazione, del dettaglio degli elementi strutturali e della cura della
realizzazione. Nel seguito si affronterà in termini generali il tema dell'interazione fra azione-
sistema strutturale, dalla quale dipende l'efficienza del comportamento di una struttura sollecitata da
sisma, nonché il modello meccanico adeguato a descriverlo e la scelta del metodo di analisi.
L'aspetto concettuale del progetto di un edificio è di grande importanza in campo sismico:
concepire un edificio dove le forze laterali possono essere facilmente trasferite a terra senza
eccessive deformazioni e con comportamento duttile ne assicura il buon funzionamento sotto azione
sismica. Questo obiettivo può essere raggiunto se si seguono alcuni principi guida.
La normativa italiana OPCM 3274 e succ. mod. detta tali principi al punto 4.3.1: “ Gli edifici devono avere
quanto più possibile caratteristiche di semplicità, simmetria, iperstaticità e regolarità…”. In particolare:
- semplicità strutturale: assicura l'esistenza di percorsi evidenti e diretti per la trasmissione delle
forze sismiche riducendo le incertezze insite nelle varie fasi di progettazione ed esecuzione e
quindi rende più affidabile la previsione del comportamento della struttura sotto sisma;
- uniformità e simmetria: assicurano una distribuzione bilanciata ed adeguata degli elementi
strutturali in pianta ed in altezza inducendo la struttura ad avere una risposta globale uniforme e
quindi riducono i rischi legati alla presenza di eccentricità, zone di concentrazioni di sforzi e di
elevata richiesta di duttilità;
- iperstaticità: assicura una ridondanza di elementi e quindi una più favorevole e più ampia
ridistribuzione degli effetti dell'azione sismica e dissipazione di energia;
- resistenza e rigidezza flessionali secondo due direzioni ortogonali: assicurano un buon
comportamento della struttura qualunque sia la direzione del moto sismico. La presenza di due
sistemi resistenti orditi secondo direzioni ortogonali e aventi valori di rigidezza e resistenza
simili è estremamente importante se si considera l'aleatorietà del moto sismico e quindi
l'impossibilità di prevederne la direzione di azione;
- resistenza e rigidezza torsionali: assicurano limitati effetti torsionali nella struttura e quindi
riducono il rischio che spostamenti differenziati, dovuti a tali effetti nei diversi elementi
strutturali, inducano sollecitazioni non uniformi;
- rigidezza e resistenza dei solai nel piano: assicurano capacità di ridistribuzione delle forze
indotte dal sisma sul sistema proporzionale alle rigidezze e resistenze degli elementi resistenti
ed un comportamento globale uniforme;
- fondazoni adeguate: assicurano che l'intero edificio sia soggetto ad un'uniforme eccitazione
sismica, riducendo eventuali spostamenti dovuti a input non sincrono.
Il soddisfacimento di tali requisiti permette di realizzare strutture che, durante sismi di media ed
elevata intensità, hanno una capacità di deformazione anelastica e dissipazione di energia tali da
permettere alla struttura di mantenere anche dopo l'evento la propria capacità portante pur avendo
ammesso danni negli elementi strutturali e non.
Progettare seguendo la filosofia della gerarchia delle resistenze, richiede quindi di considerare due
aspetti fondamentali: da una parte cercare di realizzare una struttura regolare al fine di sfruttare la
capacità deformativa globale della struttura in modo adeguato, evitando di concentrare le
deformazioni in pochi elementi, dall'altra assicurare che non solo i sistemi principali resistenti alle
forze laterali, ma tutti gli elementi della struttura siano in grado di sopportare le deformazioni
indotte dall'azione sismica mantenendo la capacità di soddisfare le prestazioni richieste. In
particolare anche gli elementi non-strutturali devono essere verificati per un'adeguata sicurezza e
funzionalità mentre si deformano con la struttura alla quale sono collegati.
2. FORME STRUTTURALI
La normativa italiana, al punto 4.1, definisce i sistemi costruttivi trattati dalle norme stesse.
L’analisi del comportamento dei principali sistemi strutturali sotto forze laterali permette di mettere
in evidenza vantaggi e svantaggi delle diverse tipologie in relazione alla loro capacità deformativa e
dissipativa:
- Telai resistenti a momento (Fig. 1 a): sono costituiti da travi rigidamente connesse ai pilastri e
costituiscono una delle tipologie comunemente utilizzate per realizzare edifici in cemento
armato. Sebbene la progettazione di edifici a telaio con l'ipotesi "shear type" sia estremamente
diffusa, grazie soprattutto alla facilità di calcolo che questa presuppone, è importante
sottolineare sia che non è facile soddisfare pienamente tale ipotesi nella pratica, sia che un
eventuale suo soddisfacimento non è auspicabile in un ottica di progettazione secondo la
gerarchia delle resistenze. Affinché un edificio a telaio abbia una buona duttilità deve
permettere la formazione di cerniere plastiche solamente nelle travi e alla base dei pilastri: ciò
non si può realizzare in telai del tipo "shear type".
Si presta particolarmente all'applicazione del metodo delle gerarchie delle resistenze, invece,
una struttura a telaio in cui le colonne hanno resistenza superiore rispetto alle travi (modello
trave debole-colonna forte), in modo che queste ultime possano ruotare, e si ha una buona
regolarità nella distribuzione di rigidezze e resistenze lungo l'altezza: tali caratteristiche
assicurano che l'effetto delle forze laterali venga assorbito dall'intera struttura tramite una
distribuzione uniforme del danno e minimizzazione delle deformazioni locali.
- Telai con controventi concentrici o eccentrici(Fig. 1 b-c): è la tipologia più utilizzata per la
progettazione di edifici in acciaio con elevato numero di piani. Dal punto di vista della duttilità
strutturale, sotto l’azione di forze laterali gli elementi di controventi concentrici sono soggetti in
prevalenza a forze assiali. Le zone dissipative sono pertanto concentrate nelle aste tese e la
dispersione energetica risulta molto meno vantaggiosa rispetto a quella che si ottiene in elementi di
tipo flessionale. A ciò si aggiunga che detta dissipazione può realizzarsi solo a patto che la
plasticizzazione delle aste tese non venga anticipata dal collasso dei giunti, quindi solo in presenza
di collegamenti a completo ripristino. Le prove sperimentali hanno dimostrato che la duttilità dei
controventi può essere aumentata facendo ricorso a controventi eccentrici. In particolare, i
controventi a Y (Fig. 1 d) introduce un regime flessionale che si sovrappone al tipico regime
estensionale e aumenta la capacità dissipativi della travatura.
- Sistemi a parete singola o accoppiate(Fig. 1 d): sono sistemi in cui la resistenza necessaria a
sopportare le forze orizzontali dell'azione sismica è interamente attribuita a pareti strutturali in
muratura o cemento armato. Agli altri elementi strutturali presenti spetta il solo compito di reggere i
carichi verticali. Sotto azioni laterali, si comportano come una mensola. Gli spostamenti relativi dei
piani derivano dalla deformazione flessionale dei muri: ne consegue che gli spostamenti elastici tra i
piani sono più alti nella parte superiore. Inoltre il comportamento a mensola implica che lo
spostamento della struttura (duttilità globale) sia completamente controllato dalla rotazione alla
base (duttilità locale). Essendo sistemi molto rigidi sono generalmente in grado di sopportare
notevoli azioni sismiche a fronte però di elevatissimi momenti alla base. Questo comporta che la
richiesta di duttilità locale in corrispondenza delle base sia elevata e quindi che la crisi venga
raggiunta a causa di un danno concentrato e non, come preferibile, a causa di un danno distribuito.
L'utilizzo di pareti pone inoltre dei limiti in termini architettonici che possono solo parzialmente
essere superati introducendo pareti accoppiate. In questo caso particolare attenzione deve essere
posta nella progettazione delle travi di collegamento fra le pareti, che devono avere una elevata
duttilità per deformarsi seguendo le pareti senza perdere la capacità portante nei confronti dei
carichi verticali.
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- Sistemi telaio-parete (Fig. 1 e): sono costituiti da telai in cemento armato accoppiati a pareti
in muratura o cemento armato, i quali forniscono insieme la necessaria resistenza alle forze del
sisma, mentre ciascuno porta la sua quota di carichi verticali. L'effetto dell'accoppiamento è quello
di unire i benefici dei due sistemi: la duttilità del telaio e la rigidezza della parete ovviando anche ai
limiti architettonici presenti nei sistemi a parete. Il risultato è un edificio che mostra una risposta
duttile con un'uniforme e significativa capacità di dissipazione di energia lungo tutta la struttura a
deformabilità controllata.
Anche in questi edifici, comunque, si possono verificare condizioni di elevato rischio di
concentrazioni di danno o di rottura fragile. Ad esempio, come nei sistemi a parete, in
corrispondenza delle fondazioni del muro per effetto del momento dovuto al sisma si può
manifestare un'elevata richiesta di duttilità con conseguente danno localizzato. Altri meccanismi di
rottura localizzata si possono verificare nei casi di discontinuità del muro al di sopra o al di sotto di
un certo piano.
- Sistemi a nucleo (Fig. 1 f): i nuclei in cemento armato, impiegati frequentemente in edifici
in acciaio come nucleo-scala o ascensore, presentano caratteristiche simili alle pareti sopra descritte.
Da queste si differenziano per due principali ragioni. Innanzitutto i nuclei offrono resistenza
tridimensionale alle forze sismiche eccitatrici. In secondo luogo, la tridimensionalità del nucleo
conferisce al sistema una rigidezza ben superiore a quella che si otterrebbe con le pareti isolate.
Questo fatto è molto importante dal punto di vista della distribuzione in pianta delle rigidezze.
Fig. 1: Forme strutturali (alzato): a) telaio resistente a momento; b) telaio a controventi concentrici; c) telaio a
controventi eccentrici; d) telaio a pareti in c.a. accoppiate; e) sistema telaio-parete; f)sistema a nucleo
3. REGOLARITÀ STRUTTURALE
Prima di affrontare il tema della regolarità strutturale è utile introdurre due elementi fondamentali
per caratterizzare la risposta della struttura all'azione del sisma: il centro di massa ed il centro di
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rigidezza. Il punto dove, nel singolo piano, agisce la forza di inerzia è il centro di massa (CM). Il
baricentro delle forze di taglio V è il centro di rigidezza (CR). Se il centro di massa ed il centro di
rigidezza coincidono, il movimento teorico del piano sarà puramente traslatorio e, nell'ipotesi di
solai rigidi nel piano, tutti i punti del piano subiranno un uguale spostamento. Invece, se il centro di
massa ed il centro di rigidezza non coincidono, forza agente (F) e forza resistente (V) non posso
equilibrarsi senza che nasca anche un momento (M) e quindi venga anche indotta una rotazione
relativa del piano (Fig. 2). Ciò comporta sia un aumento della forza di taglio su alcuni elementi
resistenti sia ulteriori spostamenti di interpiano che possono diventare eccessivi. La conoscenza,
quindi, della posizione di centro di massa e di centro di rigidezza, nonché la minimizzazione della
loro distanza, risulta un aspetto di fondamentale importanza per evitare effetti torsionali sfavorevoli
e quindi eccessive deformazione degli elementi più lontani dal centro di rigidezza con conseguente
richiesta non uniforme di duttilità.
CR
V CM
M
F
I terremoti del passato hanno messo in evidenza l’estrema importanza dell’aspetto morfologico in
relazione al comportamento sismico delle costruzioni, evidenziando l’opportunità di realizzare
strutture nel loro complesso regolari.
L’analisi del concetto di regolarità viene nel seguito affrontata separatamente dal punto di vista
planimetrico ed altimetrico. Per ciascuno dei due vengono in particolare esaminati i tre elementi
che maggiormente influiscono sul requisito di regolarità:
- la forma
- la distribuzione delle rigidezze;
- la distribuzione delle masse.
3.1.1. La forma
I problemi dimensionali
Le dimensioni strutturali costituiscono in zona sismica un elemento di primaria importanza. Le
forze inerziali dovute al terremoto sono infatti proporzionali alla massa della costruzione e pertanto
al suo volume.Quanto più questo è grande, tanto maggiore è il cimento sismico al quale la struttura
è sottoposta e conseguentemente maggiore è la necessità di progettare ed eseguire sistemi sismo-
resistenti idonei. Pertanto, pur riconoscendo il rilevante interesse di alcune opere strutturali
dimensionalmente eccezionali in zone sismiche, appare motivata l'indicazione di limitare tali opere
ai casi in cui sono effettivamente necessarie, e, come orientamento generale, di realizzare organismi
ragionevolmente contenuti.
Da un punto di vista planimetrico risulta pertanto opportuno che l'area della superficie strutturale
non assuma dimensioni eccessive. Quando ciò non accade si presentano nella norma quattro
problematiche di grande rilievo:
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1) La presenza di piante di grande estensione determina forze inerziali di piano estremamente
elevate.
2) La realizzazione di costruzioni con grandi dimensioni planimetriche rende gli elementi
perimetrali estremamente sensibili alle azioni torcenti. In questi casi piccole rotazioni torsionali
inducono grandi spostamenti orizzontali in prossimità del perimetro; ciò determina l'insorgere di
stati tensionali elevati sulle colonne e sulle mensole di controvento poste in questa zona.
3) L'analisi sismica delle costruzioni viene abitualmente eseguita ipotizzando un moto uniforme alla
base della struttura. Questa ipotesi, che ovviamente comporta notevoli semplificazioni in sede di
calcolo, appare di fatto accettabile nella situazione assi frequente in cui lo sviluppo planimetrico
della costruzione sia sufficientemente limitato, perdendo gradualmente di validità al crescere di
questo.
In presenza di strutture di grande estensione appare pertanto opportuno temere nella giusta
considerazione la presenza di moti differenziali del terreno.
4) Quanto più estesa è la pianta della costruzione, tanto minore è la rigidezza dei diaframmi di
piano.
Di fatto la realizzazione di costruzioni il cui sviluppo planimetrico è veramente rilevante, è spesso
legato alla stessa finalità dell'opera e pértanto talvolta irrinunciabile. È tipico in tal senso l'esempio
dei grandi magazzini, dei centri industriali, dei centri d'acquisto e degli autoparcheggi. In questi casi
è sovente necessario far ricorso ad opportuni accorgimenti tecnici fra i quali si segnalano in
particolare:
1) la suddivisione del corpo strutturale mediante giunti di separazione
2) la realizzazione di strutture fondazionali adeguatamente irrigidite
3) l'irrigidimento dei diaframmi di piano
4) il raffittimento degli elementi resistenti verticali.
Problematiche del tutto analoghe a quelle sopra descritte si verificano non soltanto in presenza di
costruzioni di grande superficie, ma altresì in concomitanza di strutture estremamente allungate.
I problemi distributivi
La definizione della forma planimetrica della costruzione si rivela il più delle volte fondamentale
nel comportamento sotto sisma della struttura.
Questo argomento può essere affrontato in relazione a due soli concetti basilari: la simmetria e la
semplicità della pianta.
Per quanto concerne il primo concetto le costruzioni vengono normalmente classificate in relazione
al numero di assi di simmetria che la pianta possiede. Si distinguono in particolare:
1) le strutture con più di due assi di simmetria
2) le strutture con due assi di simmetria
3) le strutture con un asse di simmetria
4) le strutture prive di assi di simmetria.
Per quanto attiene invece al concetto della semplicità, questo può essere reso esplicito definendo
semplici le forme planimetriche convesse, complesse le forme planimetriche concave (Fig. 3).
Ragionando in questo modo la semplicità strutturale tende ad identificarsi con l'assenza di angoli
rientranti. In base a questa osservazione si dirà che una costruzione è tanto più semplice quanto
minore è il massimo rapporto fra i lati della pianta che si affacciano sugli angoli rientranti e la
dimensione trasversale della struttura.
La mancanza di simmetria e di semplicità comporta problematiche di grande rilievo.
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Fig. 3: Forme convesse (semplici) e concave (complesse)
L'esecuzione di forme asimmetriche tende ad allontanare il centro di rigidezza dal centro di massa;
questa situazione induce sulla costruzione effetti torsionali che rappresentano notoriamente una fra
le insidie peggiori durante il terremoto. A ciò si aggiunga che gli assi di simmetria coincidono
abitualmente con le direzioni pessimali del sisma in relazione al comportamento strutturale. La
realizzazione di costruzioni con uno oppure con nessun asse di simmetria rende incognita la
direzione di massima sollecitazione imponendo al progettista un notevole aggravio computazionale.
Per quanto riguarda invece la presenza degli angoli rientranti, questi costituiscono normalmente la
zona di massima debolezza nella costruzione. In questa situazione è infatti frequente che si
verifichino accentuate diversità di rigidezza fra parti della stessa struttura; ciò determina stati
deformativi differenziati che spesso producono elevate concentrazioni di sforzo in prossimità delle
rientranze (Fig. 4 a). I terremoti avvenuti nel passato hanno più volte dimostrato la potenzialità
degli angoli rientranti a dare innesco al collasso strutturale (Fig. 4 b).
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Fig. 5: forme planimetriche e indice di rischio
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Si può affermare in termini del tutto generali che la collocazione planimetrica ottima le delle
colonne comporta la realizzazione di una maglia quanto più fitta, simmetrica ed uniforme possibile.
Il raffittimento degli elementi verticali dà luogo innanzitutto ad un sostanziale incremento del grado
di iperstaticità della struttura e ad un aumento conseguente del numero delle zone dissipative
potenzialmente disponibili.
Una ripartizione planimetrica delle colonne conforme ai principi della simmetria ha inoltre l'effetto
di mantenere ravvicinati il centro di massa (CM) ed il centro di rigidezza (CR), in tal modo
minimizzando le azioni sismiche di tipo torsionale.
Per quanto riguarda invece le problematiche associate alla distribuzione planimetrica delle mensole
di controvento, è essenziale ricordare la necessità di realizzare almeno tre controventi i cui piani di
appartenenza non siano né paralleli né concorrenti in un'unica retta verticale. Questo criterio risulta
di fatto necessario ma non certo sufficiente per un corretto espletamento della funzione resistente
esercitata dalle mensole. È consigliabile che in ogni struttura sia presente un numero
sufficientemente elevato di mensole parallele ed opportunamente distanziate; in questo modo è
possibile realizzare, a parità di rigidezza traslazionale, un adeguato incremento della rigidezza
torsionale. Si osservi in particolare che questo accorgimento è comunque importante anche nei casi
in cui i momenti torcenti appaiano a prima vista trascurabili. I moti differenziali del suolo ed
eventuali ripartizioni anomale degli elementi non strutturali possono infatti dar luogo a coppie
torsionali a priori non prevedibili; la costruzione deve trovarsi in ogni caso pronta ad assorbirne gli
effetti. Si osservi ancora che queste considerazioni indicano con chiarezza l'opportunità di realizzare
mensole site in zone perimetrali.
In termini del tutto generali si può affermare che una distribuzione perimetrale simmetrica degli
elementi irrigidenti, siano questi strutturali o non strutturali, dà luogo a un'elevata rigidezza
torsionale in ogni caso molto opportuna (fig. 8, A, B). Le distribuzioni asimmetriche di detti
elementi comportano per contro un disassamento di grande entità fra il centro di massa ed il centro
di rigidezza, in tal modo provocando l'insorgere di rilevanti coppie torsionali (fig. 8, C, D).
I nuclei in cemento armato vengono molto spesso impiegati con funzione controventante in
relazione alle difficoltà talvolta connesse con l'uso delle pareti; queste comportano infatti gravosi
vincoli distributivi quando sono collocate all'interno della costruzione.
Il nucleo spesso risolve questi problemi concentrando su una superficie assai limitata un effetto
resistente che, in virtù delle connessioni d'angolo, risulta abbondantemente maggiore di quello che
competerebbe a quattro pareti di uguale dimensione fra loro sconnesse.
Di fatto proprio questa eccezionale rigidezza, associata a necessità distributive che spesso
richiedono il posizionamento del nucleo in prossimità del perimetro, costituisce la grande insidia di
questo elemento.
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In questa situazione il centro di rigidezza (CR) tende a migrare in direzione del nucleo; ciò produce
il massimo disassamento con il centro di massa (CM) e pertanto determina l'insorgere di coppie
torsionali di elevatissima entità (Fig. 9).
CR
CM
La presenza di un nucleo eccentrico può essere di fatto tollerata solo a patto di inserire
nell'organismo strutturale un certo numero di elementi resistenti verticali tali da riavvicinare il
centro di rigidezza al centro di massa.
La presenza di nuclei scala all'interno dell'organismo strutturale introduce un effetto irrigidente
localizzato la cui entità è talvolta accresciuta dal fatto che i regolamenti edilizi prescrivono
abitualmente di limitare i vani scala mediante tamponature con spessore maggiore di quello
occorrente. Simili circostanze comportano le seguenti problematiche:
- L'effetto irrigidente connesso al vano scala induce nella struttura uno stato tensionale diverso da
quello che si avrebbe in sua assenza. Poiché determinare l'entità di questo irrigidimento è possibile
soltanto mediante codici numerici estremamente onerosi, il progettista non è normalmente in grado
di valutare la consistenza di detta modifica.
- Il vano scala presenta una configurazione strutturale profondamente anomala. Il telaio che
contiene la trave a ginocchio tende ad un controvento del tutto privo delle proprietà di simmetria
che per contro caratterizzano le travature reticolari classiche. Alla luce di queste osservazioni
appare evidente l'opportunità di introdurre i vani scala in posizioni planimetricamente simmetriche,
adottando al tempo stesso, ove possibile, accorgimenti tecnici volti a migliorarne l'inserimento
nell'organismo strutturale. Si segnalano in particolare i seguenti interventi:
1) Inserimento di una coppia di pareti in cemento armato in corrispondenza dei pianerottoli
intermedi (fig. 10 a). In questo modo si realizza un effetto irrigidente di cui si sa valutare l'entità, al
tempo stesso favorendo una migliore distribuzione dello stato tensionale trasmesso dalla trave a
ginocchio alla colonna.
2) Realizzazione delle rampe a cavallo di un solo telaio (fig.10 b). Questa soluzione comporta la
formazione di un traliccio che, seppure non simmetrico (fig. 10 c), risulta comunque notevolmente
più regolare
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3.1.3. La distribuzione delle masse
Alcune configurazioni, pur essendo regolari in relazione alla forma ed alla rigidezza, risultano per
contro irregolari a causa della distribuzione planimetrica delle masse strutturali. Gli esempi più
tipici di questa situazione sono rappresentati dalla presenza localizzata di apparecchiature pesanti,
di grandi masse d'acqua contenute in serbatoi oppure in piscine, o ancora dall'impiego di parti di
piano in qualità di archivi o di biblioteche. In termini del tutto generali si può affermare che la
distribuzione planimetrica delle masse è tanto migliore quanto più essa è uniforme e simmetrica.
Una distribuzione uniforme determina in primo luogo una migliore ripartizione delle forze inerziali
di piano. Per quanto concerne invece il requisito della simmetria, esso ha l'effetto di mantenere
ravvicinati il centro di rigidezza ed il centro di massa.
3.2.1. La forma
Molti dei concetti introdotti nei confronti della regolarità in pianta, si possono estendere al caso
della regolarità in altezza.
I problemi dimensionali
I In termini del tutto generali si può infatti sostenere l'opportunità di evitare la realizzazione di
costruzioni con altezza eccessiva oppure con forma troppo snella.
Quanto più la costruzione è alta, tanto più questa nella norma diventa flessibile. Ciò comporta una
riduzione dell'accelerazione eccitatrice cui fa seguito una conseguente diminuzione delle singole
forze di piano. L'aumento dell'altezza dà luogo per contro ad un aumento del numero dei piani e di
riflesso ad un aumento delle masse strutturali, cosicché la risultante delle forze inerziali tende
globalmente ad aumentare. A ciò si aggiunga che lo sviluppo altimetrico della costruzione comporta
un innalza mento del baricentro strutturale cui corrisponde un aumento conseguente del momento
ribaltante.
Per quanto concerne invece la problematica della snellezza, si può ritenere che forme
eccessivamente slanciate comportino due tipi di implicazioni:
1) l'aumento della snellezza determina un aumento delle azioni ribaltanti
2) l'aumento della snellezza accentua la deformabilità strutturale; questa situazione può determinare
l'insorgere di effetti P-∆, niente affatto trascurabili e condurre all'instabilizzazione complessiva
della costruzione. Possono inoltre insorgere danneggiamenti degli elementi secondari.
I problemi distributivi
La forma altimetrica delle strutture può essere analizzata facendo riferimento a tre concetti basilari:
la tipologia dell'elevazione, la simmetria rispetto a piani verticali e la semplicità.
Per quanto concerne il primo concetto, gli edifici possono essere classificati secondo due categorie:
1) le costruzioni a forma rientrante, nelle quali la superficie della sezione orizzontale tende a ridursi
con l'aumento della quota (fig. 11 a); tali configurazioni risultano ottimali nei riguardi delle azioni
sismiche in quanto producono un abbassamento del baricentro delle masse e quindi una sensibile
riduzione del momento ribaltante. Inoltre, quanto più estesa è la pianta strutturale, in rapporto
all'altezza, tanto minore è lo stato tensionale indotto dal sisma sugli elementi di perimetro.
2) le costruzioni a forma aggettante, nelle quali la superficie della sezione orizzontale tende ad
aumentare con l'incremento dell'altezza (fig. 11 b). Esse possiedono caratteristiche esattamente
opposte a quelle delle strutture a forma rientrante, e debbono pertanto ritenersi pessimali nei
riguardi delle azioni sismiche.
Per quanto attiene al concetto altimetrico della simmetria, analogamente al caso planimetrico, le
costruzioni vengono normalmente classificate in base al numero dei piani verticali di simmetria che
esse possiedono.
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Fig. 11: Tipologie rientranti e aggettanti
Per quanto concerne infine il concetto altimetrico della semplicità, questo può essere reso esplicito,
analogamente al medesimo concetto riferito ai problemi planimetrici, definendo semplici le
elevazioni convesse, compiesse le elevazioni concave; ragionando in questi termini la semplicità
tende ad identificarsi con la mancanza di angoli rientranti oppure aggettanti.
La presenza di zone verticali rientranti dà luogo alle stesse problematiche già analizzate trattando il
caso duale delle forme orizzontali rientranti. In questa situazione è frequente che si verifichino
accentuate diversità di rigidezza fra parti della stessa struttura; ciò produce stati deformativi
differenziati che favoriscono l'insorgere di concentrazioni localizzate di sforzo. In caso di angoli
rientranti, l'esecuzione di adeguati giunti di separazione può eliminare totalmente ogni causa di
irregolarità, riducendo il complesso strutturale iniziale ad un insieme di corpi di fabbrica
indipendenti ad uno ad uno regolari. In situazioni del genere appare peraltro necessaria l'estensione
dei giunti al complesso fondazionale.
La fig. 12 illustra un'ampia gamma di forme strutturali; caratterizzate da un indice di rischio
crescente con il livello di rischio associato alla forma altimetrica.
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3.2.1. La distribuzione degli elementi resistenti ed irrigidenti
Lo stato vibratorio indotto dal terremoto sulle costruzioni dà luogo ad un sistema di forze interne
che vengono convogliate, attraverso le membrature sismo-resistenti, verso le fondazioni.
Ogniqualvolta il flusso tensionale incontra sul suo percorso un improvviso cambio di resistenza
oppure di rigidezza, ed in particolar modo un brusco indebolimento, in questa zona si ingenera uno
stato localizzato di sforzo ed un conseguente innesco potenziale di collasso. Questa situazione
diventa più pericolosa quanto più ci si avvicina alla base della struttura, dal momento che l'intensità
delle forze interne tende ad aumentare in prossimità del terreno.
Lo studio di tale problematica può essere impostato analizzando da un lato le forme di
indebolimento che coinvolgono un intero piano della costruzione, e dall'altro le forme di
indebolimento a carattere localizzato.
La presenza nell'organismo strutturale di un piano la cui resistenza o la cui rigidezza sono
sensibilmente inferiori di quelle proprie degli altri piani (Fig. 13) (questo piano viene normalmente
chiamato "soffice", oppure "debole", o ancora "flessibile") rappresenta in zona sismica una fra le
condizioni di massimo rischio. Questa situazione si verifica prevalentemente in tre tipiche
circostanze:
1) Quando le colonne di un piano sono sensibilmente più lunghe, e pertanto più flessibili, di quelle
degli altri piani. Queste realizzazioni sono frequenti nei casi in cui un piano strutturale è adibito ad
uso speciale (autorimesse, grandi magazzini, cinema, teatri, sale conferenza, impianti ginnici, ...).
2) Quando una parte degli elementi resistenti verticali (le colonne oppure le mensole di
controvento) è interrotta in corrispondenza di un piano. Questa scelta costruttiva è spesso associata
alla presenza di piani ad uso speciale, quali quelli citati al punto 1).
3) Quando i muri di tampona mento sono interrotti in corrispondenza di un piano. Questa situazione
si verifica molto spesso quando il piano terra dell'edificio è adibito a negozi e le murature
perimetrali vengono pertanto sostituite dalle vetrine, oppure quando la costruzione è realizzata su
"pilotis" ed il piano terra è conseguentemente libero e pedona bile; oppure ancora quando ad un
piano sono praticamente assenti tutte le tramezzature interne (cinema, teatri, autorimesse) .
I terremoti avvenuti nel passato hanno più volte prodotto il collasso totale di costruzioni
caratterizzate dalla presenza del piano soffice, denunciando l'eccezionale pericolosità di questa
tipologia strutturale.
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una grande biblioteca universitaria); lo schema (d) è frequente nelle strutture realizzate su terreni in
pendio.
La realizzazione di questo schema strutturale è assolutamente sconsiglia bile.
Per quanto concerne invece le forme di indebolimento delle mensole di controvento, queste possono
essere sostanzialmente ricondotte a due problematiche di massimo interesse.
La prima riguarda le interruzioni dei controventi cui fanno seguito flussi tensionali discontinui ed
irregolari, capaci di produrre pericolosissimi stati localizzati di sforzo in membrature non idonee a
sopportarne gli effetti.
La seconda riguarda la distribuzione delle aperture nelle pareti in cemento armato. Essa può
assumere caratteristiche tali da snaturare completamente le proprietà della parete, sino a che questa
si riduce, a tutti gli effetti, ad un telaio composto da elementi dotati di resistenza e rigidezza
profondamente differenziata). Non v'è dubbio a questo riguardo che l'adozione di una maglia di
aperture ben ripartite all'interno della parete elimini completamente questo problema e consenta di
affrontare l'argomento secondo l'impostazione classica
La normativa italiana, al punto 4.3.1 definisce le caratteristiche richieste ad un edificio per essere
considerato regolare in pianta e in elevazione. Tali caratteristiche riprendono molte delle
osservazioni fatte nei paragrafi precedenti.
“Un edificio è regolare in pianta se tutte le seguenti condizioni sono rispettate:
a) la configurazione in pianta è compatta e approssimativamente simmetrica rispetto a due direzioni
ortogonali, in relazione alla distribuzione di masse e rigidezze;
b) il rapporto tra i lati di un rettangolo in cui l’edificio risulta inscritto è inferiore a 4;
c) eventuali rientri o sporgenze non superano il 25 % della dimensione totale dell’edificio nella
direzione del rientro o della sporgenza;
d) i solai possono essere considerati infinitamente rigidi nel loro piano rispetto agli elementi
verticali.
Un edificio è regolare in altezza se tutte le seguenti condizioni sono rispettate:
e) tutti i sistemi resistenti verticali dell’edificio (quali telai e pareti) si estendono per tutta l’altezza
dell’edificio;
f) massa e rigidezza rimangono costanti o si riducono gradualmente, senza bruschi cambiamenti,
dalla base alla cima dell’edificio (le variazioni da un piano all’altro non superano il 20 %)
g) il rapporto tra resistenza effettiva e resistenza richiesta dal calcolo non è significativamente
diverso per piani diversi;
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h) eventuali restringimenti della sezione dell’edificio avvengono in modo graduale, rispettando i
seguenti limiti: ad ogni piano il rientro non supera il 30 % della dimensione corrispondente al
primo piano, né il 10 % della dimensione corrispondente al piano immediatamente sottostante.”
4. ADIACENZA E MARTELLAMENTO
Durante il terremoto, i corpi strutturali adiacenti siano soggetti a vibrazioni tali da indurre il
reciproco martellamento (fig. 15 a). Questo fenomeno può infatti determinare due tipiche
conseguenze:
1) l'urto ripetuto dà luogo al danneggiamento localizzato delle parti a contatto (fig. 15 b);
2) l'urto ripetuto dà luogo ad una coppia ribaltante di alta pericolosità nei riguardi degli elementi
perimetrali (fig.15 c).
Affinché ciò non si verifichi è necessario che i corpi adiacenti siano tanto più distanziati quanto
maggiore è lo stato di spostamento relativo previsto. Esso tende ovviamente ad aumentare con
l'altezza e la flessibilità delle strutture a contatto.
La normativa italiana tiene conto di questi effetti. Al punto 4.2 definisce distanze e altezze per gli
edifici di nuova costruzione. In particolare, l’altezza risulta limitata in base alla larghezza della
carreggiata prospiciente, in modo tale da assicurare uno spazio opportuno per i soccorsi in caso di
vento sismico. La distanza tra due edifici adiacenti è invece proporzionata in base ai loro
spostamenti massimi a collasso e, in ogni caso, maggiore di 1/100 della quota dei punti considerati.
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