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Stepchild adoption in Francia è trascrivibile in Italia

In tema di riconoscimento del provvedimento ottenuto all’estero, di adozione di minore straniero da coppia omosessuale, stante
l’applicazione degli articoli 64 e seguenti della Legge n. 218/1995, il preminente interesse del minore, alla base della normativa
nazionale ed internazionale in materia di adozione, e quindi il diritto del minore a vivere in modo stabile in un ambiente domestico
armonioso e ad essere educato e assistito nella crescita con rispetto dei suoi diritti fondamentali, opera necessariamente come un limite
alla stessa valenza della clausola di ordine pubblico, che va sempre valutata con cautela ed alla luce del singolo caso concreto.
Ancora un caso di adozione coparentale riconosciuto dalla Corte di Cassazione in favore di due minori nati all’estero da una coppia omosessuale.
Con l’ordinanza del 31 maggio 2018, n. 14007, la prima sezione della Cassazione, ha confermato la decisione della Corte d’appello di Napoli che
aveva riconosciuto l'efficacia, nell'ordinamento giuridico italiano, delle sentenze del giudice francese di adozione di due bimbi nati dalla coppia same
sex con la fecondazione artificiale.
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Il caso
Le due donne, una cittadina francese e l’altra di doppia cittadinanza italiana e francese, unite da una relazione stabile sin dagli anni ‘80, avevano
stipulato nel 2000, presso il Consolato francese a Napoli, un "patto civile di solidarietà". Nel 2013, avevano contratto matrimonio in Francia, in
virtù della legge n. 404/2013 che ha autorizzato i matrimoni omosessuali e le adozioni.
Attraverso le pratiche d’inseminazione artificiale, ognuna di loro aveva partorito un figlio e ciascuna adottava il figlio biologico dell’altra, con
adozione piena di diritto francese, per effetto di sentenze del giudice civile francese. La coppia, dagli anni 90 residente in Italia, aveva chiesto il
riconoscimento del matrimonio celebrato in Francia.
La Corte d'appello di Napoli, nell'ambito di un procedimento di rettificazione degli atti di stato civile, promosso ai sensi dell’art. 95 D.P.R. n.
396/2000, a fronte del rifiuto alla trascrizione opposto dal Sindaco del Comune, aveva invece ritenuto trascrivibile in Italia il matrimonio di cittadini
stranieri dell'Unione, a prescindere dal loro orientamento sessuale e/o appartenenza di genere, poiché non contrario all’ordine pubblico nazionale o
internazionale.
La decisione era stata impugnata in Cassazione e il procedimento era stato definito con sentenza del 31.1.2017 (R.G. 2487/2017), con la quale,
per errore formale (il mancato deposito della copia notificata del provvedimento impugnato), per effetto del giudicato, il matrimonio omosessuale
contratto all’estero era divenuto pienamente produttivo di effetti giuridici nell'ordinamento italiano.

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La decisione sull’adozione
L’attribuzione di efficacia in Italia dell'adozione piena francese, nella specifica fattispecie, è disciplinata dagli articoli 64 e seguenti della L. n.
218 del 1994, che regolano il riconoscimento di provvedimenti in materia emanati dal giudice straniero.
Le norme individuano come limite al riconoscimento la contrarietà all’ordine pubblico.
In relazione alla definizione del concetto di ordine pubblico, la sentenza ribadisce alcuni principi già elaborati dalla giurisprudenza della Corte.
Da tempo la Cassazione, ha fornito un’interpretazione del termine, nel senso di non limitarsi all’ordinamento interno, ma di estenderlo alle altre fonti
di diritto internazionale.
Si parla, infatti, di ordine pubblico internazionale per indicare quel complesso di principi e regole di carattere universale che tutelano i diritti
fondamentali dell’uomo (Cass. Civ. n. 19405/2013).
Secondo la Cassazione (sentenza n. 19599/2016), il giudice italiano, chiamato a valutare la compatibilità con l'ordine pubblico dell'atto straniero, i
cui effetti si chiede di riconoscere in Italia, deve verificare non se l'atto straniero applichi una disciplina della materia conforme o difforme rispetto
alle norme interne (seppure imperative o inderogabili), ma se esso contrasti con le esigenze di tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, ricavabili
dalla Carta costituzionale, dai Trattati fondativi e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, nonché dalla Convenzione Europea dei
diritti dell'uomo.
La sentenza della Corte ribadisce che occorre riferirsi ad una “nozione circoscritta di ordine pubblico”, con riferimento ai soli principi supremi o
fondamentali e vincolanti della Carta costituzionale, fra cui di quello relativo all'interesse superiore del minore, non anche alle norme che
costituiscono esercizio della discrezionalità legislativa, quali ad es. la disciplina sulle unioni civili di cui alla Legge n. 76 del 2016, o quella relativa
alla fecondazione assistita – contenente limiti e divieti in relazione ad alcune pratiche – di cui alla Legge n. 40 del 2004, che possono venire in
rilievo nel caso specifico.
La Legge n. 76 del 2016, con riguardo alla filiazione nell’ambito della coppia omosessuale, al comma 20 dell'articolo 1, ha previsto la non
applicabilità della disposizione "alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla
Legge 4 maggio 1983, n. 184", precisando che "resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti".
Così facendo, secondo l’attuale interpretazione giurisprudenziale, non è stata specificamente disciplinata l'adozione da parte di coppia dello stesso
sesso, unita da unione civile.
In definitiva, le sentenze di adozione del giudice francese di cui si chiede il riconoscimento in Italia, non risultano contrarie all'ordine pubblico,
valutato in relazione al superiore interesse dei minori ed al mantenimento, già vagliato dal giudice straniero, della stabilità della vita familiare già
costruita con ambedue le figure genitoriali.
La Cassazione resta ancorata al principio di diritto già affermato, in relazione alla fattispecie analoga del riconoscimento di un atto di nascita
formato all’estero di un minore nato da coppia omosessuale, secondo cui:
Il riconoscimento e la trascrizione nei registri dello stato civile in Italia di un atto straniero, validamente formato all’estero, nel quale
risulti la nascita di un figlio da due donne, non contrastano con l'ordine pubblico per il solo fatto che il legislatore nazionale non preveda
o vieti il verificarsi di una simile fattispecie sul territorio italiano, dovendosi avere riguardo al principio, di rilevanza costituzionale
primaria, dell'interesse superiore del minore, che si sostanzia nel suo diritto alla continuità dello status di figlio, validamente acquisito
all'estero.
Il preminente interesse del minore, alla base della normativa nazionale e internazionale in materia di adozione, e quindi il diritto del bambino a vivere
in modo stabile in un ambiente domestico armonioso ed ad essere educato e assistito nella crescita con equilibrio e rispetto dei suoi diritti
fondamentali, vale ad integrare lo stesso concetto di ordine pubblico nella materia specifica.

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(Altalex, 10 luglio 2018. Nota di Giuseppina Vassallo)

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