forme esplicite: si fa riferimento alle regole che possono essere presentate in forma deduttiva: do prima la
regola e poi esempi o induttiva: prima esempi linguistici e poi si aiutano gli studenti a desumere la regola.
Entrambe guardano a forme esplicite.
Forme implicite
TIPI DI FOCALIZZAZIONE
1 sul contenuto : focus on meaning, FoM: in questo caso si cerca di dare molto materiale, di cultura,
letteratura, con i testi in L2, didattica Task based, si richiama l’attenzione dello studente sul contenuto e
non sulla forma. Mentre ci si concentra sul contenuto la forma come se fosse uno strumento parassitario si
attacca, studiando il contenuto impari anche la forma, in maniera spontanea e con meno ansia legata al
filtro affettivo, si fa molto con i bambini piccoli a cui si danno delle filastrocche in cui ci sono le regole.
2 sul contenuto e sulla forma (focus on Form, FoF) : si cerca un approccio bilanciato, concentrazione sul
contento ma si fanno pause per parlare delle regole, questi inserti possono essere spontanei, su richiesta
del discente, o pianificati quindi prima di iniziare la lezione pianifico che porto una canzone e dopo aver
spiegato il contenuto pianifico una parte in cui i contenuti ci servono per le regole.
3 fasi:
3 sfide del nuovo millennio: nel senso che i cambi nelle tecnologie, bisogna trovare un modo per
coinvolgere meglio gli studenti con modi familiari e con cui lavorano bene, sfide perché c’è un gap
generazionale tra insegnante e studenti, quindi riuscire da un lato ad avere dimestichezza con i nuovi
strumenti tecnologici, dall’altro bisogna riuscire a utilizzarli in una lezione di lingua, non tutte le tecnologie
si prestano bene
APPROCCIO FORMALISTICO (tradizionale)
Lezione id lingua significa memorizzare liste di regole, di schemi o di regole esplicite. Esse possono
riguardare fonologia: regole di pronuncia da imparare in maniera astratta, conoscerle in maniera descrittiva
La lingua studiata rimane quella scritta e letteraria, nessun interesse per la variazione
Maestro: prestigio altissimo e indiscutibile, fonte di ogni sapere che emana verso gli studenti.
APPROCCI ALTERNATIVI già dalla fine dell’800: sviluppo di alcuni approcci alternativi, di nicchia
1 approcci naturali
2 il reading method
Sono minoritari, non modificano quindi l’approccio tradizionale che rimane maggioritario
L’approccio naturale è rivoluzionario, anticipa cose che verranno introdotte negli anni 60, poche scuole
limitate, di élite, in cui viene offerto l’insegnamento linguistico adeguato, ma raggiungono una minoranza,
solo chi ha la fortuna di poterselo permettere, gli altri invece secondo il metodo tradizionale. Questo
approccio nasce negli Stati Uniti che in quel periodo vedevano masse di immigrazioni enormi e le persone
che arrivavano avevano una competenza di inglese nulla o quasi nulla. Ci sono queste masse di persone che
imparano l’inglese elementare e ci si chiede come fare in modo che possano parlare meglio l’inglese, gli
immigrati non dovevano parlare come shakespeare, ma scrivere e parlare in inglese, la lingua degli USA,
quindi un’esigenza.
si concentra sulle lingue moderne, non prende spunto da latino e greco, lingue parlate, vive e varie, visione
diversa. Egli è il primo che dice che l’insegnante deve essere madrelingua.
L’importanza dell’oralità, proporre soluzioni per un problema reale e concreto, le persone dovevano
comunicare, sviluppare una capacità di leggere e comprendere un testo. Le scuole di Berlitz si
diffonderanno anche in Europa, ma rimarranno un fenomeno di élite.
READING METHOD
Si sviluppa tra le due guerre mondiali, contatti interlinguistici ridotti al minimo, punta tutto sulle capacità
passive.
Metodo “minimalista”, concentrato sulle competenze passive di lettura, i testi utilizzati sono in L2, graduati
per difficoltà. Percorso di apprendimento: induttivo
Si scelgono dei testi con difficoltà graduate a seconda delle competenze degli studenti, si predilige un
approccio induttivo, si danno testi e dopo aver visto i fenomeni si ragiona su di essi. Da questo punto di
vista innovativo ma non come gli altri approcci, guarda solo alla competenza passiva. Quindi sono le basi
prima degli anni 60. Con gli anni 60 invece
IL NUOVO ORIENTAMENTO
Dopo il 1945 vi è una presa di coscienza che i metodi dell’anteguerra non sono efficaci,
2 strutturalismo: analisi delle componenti minime di una lingua, adatta ad essere inserita negli esercizi
stimolo : risposta : rinforzo di Skinner
Poi abbiamo
3 la possibilità di toccare con mano le lingue straniere, anche le culture (area studies) grazie
all’immigrazione, nel 900 il fenomeno si fa marcato in Europa in cui a causa della guerra molta manodopera
era venuta a mancare, quindi c’è bisogno di lavoratori, forza lavoro, e si richiamano da altri paesi come
l’Italia, le persone entrano in contatto anche in Europa non solo in America
4 nuove tecnologie di diffusione del suono, giradischi, video, registratore, fonte di parlato autentico e
possibilità per gli studenti di esercitare la propria pronuncia e di riascoltarsi. Questo rivoluziona le modalità
con cui si studia e impara una lingua.
Approccio comunicativo
metodi situazionali
metodi funzionali-nozionali
glottodidattica umanistica
SLAT di Krashen
Psicodidattica
L’APPROCCIO COMUNICATIVO
Il concetto chiave è l’attenzione rivolta alle funzioni comunicative, apprendere la lingua significa ESSERE IN
GRADO DI COMUNICARE, non apprenderne le regole. Cambia lo scopo e anche il metodo per raggiungerlo.
Le idee chiave riguardano : quali parole di usano per un determinato scopo? Come si chiede l’età? Come si
fa per comunicare x?
Delle lingue si creano due repertori interlinguistici, uno una lista di espressioni o formule comunicative, cioè
come ci si presenta, e il secondo è le notions, cioè elementi che non hanno una funzione reale pragmatica
in sé ma modificano, uniscono etc. (aggettivi, coordinazioni) quindi elementi “aggiuntivi” la cui mancanza
non pregiudica la comunicazione
dell’Hymes: fa notare che la competenza linguistica non garantisce una competenza comunicativa. Se io
conosco le regole ma non so quale applicarla in un contesto non avrò una buona conoscenza della lingua,
se non ho la capacità di utilizzarla per la comunicazione.
- Presentazione
- Pratica
- Produzione
Prima si presentano i dati linguistici, quando si inizia una nuova unità, il primo momento è dell’insegnante,
poi abbiamo la pratica, sulla base di quello che ha detto l’insegnante tramite esercizi di vario tipo, e poi la
produzione completa, la pratica è usare le regole in esercizi tipo “completa le frasi” la produzione invece è
spontanea, tutto viene fatto dal discente, non è un esercizio da completare, per esempio scrivere un testo.
Con questo step si conclude l’unità, lo studente produce con successo.
Combinazione degli esercizi (drills) strutturalistici con il nuovo focus sulla comunicazione. Per esempio
quando bisogna inserire delle parole, esercizi di completamento, sopravvive l’approccio, che si sposa con il
nuovo focus comunicativo, mentre i drills guardavano solo alla dimensione linguistica (fonologia, lessico,
morfologia ec..) adesso i drills sono usati per migliorare gli aspetti comunicativi.
METODI NOZIONALI-FUNZIONALI
Sono l’evoluzione, si basano su riflessioni sulla comunicazione e approccio comunicativo in generale, sono
l’approccio comunicativo più diffuso, prendono avvio nel 1967, questo termine fa riferimento alle notions e
atti comunicativi, due elementi che compongono il linguaggio e funzionali perché comunicare espleta
determinate funzioni (per es- chiedere informazioni)
Se l’atto comunicativo è un ordine devo formularla in un modo, se una richiesta, formulo in un altro ec..
LA GLOTTODIDATTICA UMANISTICA
Attenzione agli aspetti cognitivi e di elaborazione delle informazioni linguistiche. Approcci mentali, approcci
umanistici
- Psicodidattica
- SLAT di Krashen (basata sul modello del monitor)
- Teoria dell’interlingua (dato oggettivo di fatto negato da nessuno)
- Teoria della processabilità
PSICODIDATTICA
All’epoca si pensava che il linguaggio fosse nell’emisfero sinistro. Tuttavia con la psicodidattica si da molto
peso alla teoria della lateralizzazione non solo del linguaggio ma in generale, si inizia a parlare di emozioni,
intelligenza “alternativa” e logico-matematica: si critica ogni riferimento alla razionalità e a favore della
dimensione emozionale e olistica che permette un approccio più creativo alle lingue in cui ci si sente più a
suo agio. La versione estrema basa tutto sulla dimensione olisitica
Esiste una versione attenuata: sensibilità per i vari stili di apprendimento che cambiano con l’età, cambia
anche a secondo della persona. In una classe per esempio non sono tutti uguali, ogni studente ha approcci
diversi e modi di apprendere diversi.
Il ruolo fondamentale lo hanno le emozioni, si guarda alla motivazione, al clima in classe, ci si fissa sui
contenuti e sulla forma
La strategia è di coinvolgere lo studente nell’apprendimento, allo studente si spiega qual è l’obiettivo che si
raggiunge, si coinvolge lo studente nel processo, se aiuto lo studente a capire dove si va a parare, e quindi
so qual è lo scopo e i miglioramenti che mi portano ad esso, più in generale si aiuta lo studente a vedere
quale ruolo avrà nella vita. Posso formulare un progetto di vita da studente e devo negoziare con il docente
le modalità di didattica.
Tutta l’attività diventa una cooperazione, docente e studente negoziano i metodi per apprendere e si ha un
apporto di interazione, questo funziona se siamo insegnanti privati e abbiamo un solo studente, ma con 25
persone non puoi farlo.
La psicodidattica comporta una rottura con la tradizione scolastica italiana in cui c’era una forte gerarchia
verticale tra insegnanti e studenti. Il modello tradizionale per cui l’insegnante stava al vertice e gli studenti
in basso è durato tanto. La psicodidattica mette in discussione l’approccio, bisogna negoziare i metodi
didattici ed è impossibile in un modello verticale come quello italiano. Quindi questa trasmissione ex
cattedra negli insegnamenti di lingue viene sostituita con :
Gli studenti prima erano soggetti passivi, dovevano solo assorbire, adesso sono coinvolti attivamente nella
lezione.
1 tiene conto della diversità individuale, non tutti sono uguali, ogni individuo è diverso, da un lato si
possono fare dei gruppi, sottogruppi, ognuno è unico gli approcci comunicativo invece guardavano poco a
questi aspetti
2 il processo di elaborazione cognitiva inizia con la dimensione olistica, prima vediamo l’insieme e dopo i
dettagli, quindi l’insegnamento se tiene conto di questa nostra proprietà
Presuppone l’esistenza del LAD (Language Acquisition Device) nella teoria di Chomsky
Quando acquisiamo la L1 ottimizziamo entrambi gli emisferi che concorrono per acquisire la L1 con
successo. Nel caso dell’apprendimento della L1 noi utilizzeremo l’emisfero sinistro. Quindi gli insegnanti
puntano tutto su questo. Ed è uno dei motivi principali per cui l’apprendimento non ha lo stesso successo
dell’acquisizione, se usiamo metà cervello l’apprendimento non è completo, dobbiamo coinvolgere
entrambi gli emisferi. La L2 è monca, mancano alcuni aspetti. Lo scopo dell’insegnamento oltre a quello già
detto è far si che l’apprendimento assomigli il più possibile all’acquisizione che ha sempre successo, se
imitiamo il modello di acquisizione di L1 avremo risultati positivi in L2.
Si basa su conoscenze cognitive, cosa sappiamo del cervello umano, si basa sul fatto che il cervello si
concentra prima sulle cose facili che chiedono uno sforzo cognitivo minore. Se lo traduciamo in
insegnamento di lingua, le cose più facili sono quelel che si acquisiscono in fase pre-basica o basica. A livello
didattico bisogna tener conto dei fattori in gioco e di dinamiche dell’interlingua.
la nostra competenza linguistica è divisa in una parte visibile di cui siamo consci, e una parte inconscia più
grande. Se apprendiamo una L2 spunta un nuovo iceberg separato dalla L1, competenze metalinguistiche
sempre le stesse, in cui rientrano le competenze di L1 e delle altre lingue che abbiamo mentre le
competenze esplicite