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Meteorologia e riscaldamento globale « Il Poliedrico

http://ilpoliedrico.altervista.org/2010/02/meteorologia-e-riscaldamento-globale.html April 19, 2011

Di Umby, mercoledì 17 febbraio 2010, alle 12:50 pm

È difficile dare una risposta alla domanda “ma se c’è un problema di riscaldamento
globale, perché fa freddo e nevica?”, come non è facile spiegare che una cosa è
l’evoluzione delle condizioni meteorologiche e un’altra l’evoluzione climatica.
La prima si occupa di previsioni meteorologiche su scala temporale
breve e che queste sono meno accurate più è ampio l’arco di tempo a cui
si riferiscono, l’altra cerca invece di prevedere come potrà essere la
situazione climatica in un intervallo di tempo molto più ampio.
Quando si parla di evoluzione di un sistema comunque caotico come lo è
quello dell’atmosfera di un pianeta, il condizionale è d’obbligo, perché si
tratta sempre di tentare di estrapolare un risultato che è la sintesi di
migliaia di variabili, di cui molte frutto di ricerche e di nuove scoperte, che
si intrecciano fra loro in modi spesso imprevedibili e imprevisti; è proprio
vero il detto che “il battito d’ali di una farfalla può scatenare un uragano
dall’altra parte del mondo”
Un esempio lampante ce lo dette nel 1991 l’eruzione del Pinatubo: il
vulcano eruttò fino a 18 chilometri di altezza 20 milioni di tonnellate di
aerosol ricchi di diossido di zolfo che schermando la luce solare fecero
precipitare le medie climatiche di mezzo grado per due anni, rafforzando
però la circolazione dei venti artici che circolano in senso antiorario sopra
il Polo Nord facendo sì che aria calda e umida proveniente dagli oceani
mitigasse gli inverni alle alte latitudini dell’emisfero nord e creasse invece condizioni di siccità alle
medie latitudini. A questo meccanismo contribuì l’effetto dell’acido solforico nella troposfera il quale
intaccando lo strato di ozono che impedisce ai raggi ultravioletti di raggiungere le quote più basse
(per questo la proposta di inondare la troposfera con lo zolfo per raffreddare il pianeta è stupida
come curare il raffreddore col cannone) permise il rilascio dell’energia di questa radiazione negli
strati più bassi dell’atmosfera accentuando ulteriormente i venti circumpolari.

Quindi vediamo come un fenomeno banale (per un


pianeta geologicamente attivo) come un’eruzione
vulcanica possa alterare il clima in maniera
significativa anche a regioni molto lontane. Un
fenomeno significativo per noi europei e abitanti
dell’emisfero nord è la famosa Corrente del Golfo
che nasce nel golfo del Messico dove l’acqua
oceanica è piu calda per effetto dei raggi solari e
che per l’effetto Coriolis della rotazione terrestre
viene spinta fino alla Scandinavia.
Ovviamente per una corrente di superfice più calda
che sale, esiste anche una corrente più profonda di
aqua fredda che scorre all’inverso, come un anello,
che va a rimpiazzare l’acqua che sale con la
corrente.
Per questo gli inverni nordeuropei sono molto più miti di quelli nordamericani a parità di latitudine e
per contro le estati del centroamerica sono più temperate e umide di quelle delle coste
nordafricane dell’atlantico.

Questa corrente termoalina come dice anche il


nome (termo = temperatura – alina = salinità) è
sensibile alla presenza di acqua dolce come
appunto lo è quella originata dallo scioglimento del
ghiaccio; il Polo Nord è un grande mare ghiacciato,
che se nel caso dovesse sciogliersi per effetto del
riscaldamento globale provocherebbe l’interruzione
della Corrente del Golfo, facendo probabilmente
piombare il continente europeo in una nuova
improvvisa glaciazione, come appunto accadde nel
Dyras recente.
Questo meccanismo spiegherebbe bene
quest’ultimo inverno rigido e quanto accadde alla
fine degli anni ’60 quando fu osservata una sensibile variazione della salinità delle acque del Nord
Atlantico: il fenomeno, noto come Grande Anomalia Salina, fu caratterizzato dalla presenza di una
enorme pozza di acqua poco salata e poco densa che vagò, per mesi, nei mari più settentrionali
dell’Atlantico, limitando la produzione di acque profonde e rallentando il benefico flusso della
Corrente del Golfo verso l’Europa.
Gli effetti della Grande Anomalia Salina si fecero sentire soprattutto in Europa, colpita da inverni
particolarmente rigidi e da estati insolitamente fresche, tanto che qualche scienziato azzardò,
incautamente, l’imminente avvento di una nuova glaciazione.
Questi sono forse quindi i più eclatanti fenomeni di cui si sente discutere oggi riguardo al
cambiamento climatico, ma un punto che spesso è stato (spero non volutamente) dimenticato è
l’effetto del metano come gas serra sulla nostra atmosfera.
Con un potere 23 volte maggiore a quello del biossido di carbonio di trattenere la radiazione
infrarossa del Sole, è un temibile killer per l’ecosistema terrestre e una grande quantità di metano è
racchiusa nel… permafrost siberiano, che è a rischio disgelo come mostra la ricercatrice Katey
Walter Anthony in un video sul sito dell’università dell’Alaska di cui consiglio la visione.
Il calore è una forma di energia che si manifesta col movimento delle molecole e degli atomi, quindi
maggiore è l’energia accumulata per effetto serra e maggiore sarà di conseguenza l’intensità dei
fenomeni atmosferici e questo spiega da sola come l’intensità delle piogge monsoniche e degli
uragani si sia accentuata negli ultimi venti anni; per fortuna la superficie del nostro pianeta è
ricoperta dall’acqua, che è anche un potente regolatore dell’atmosfera sia assorbendo il biossido
di carbonio con il moto ondoso oceanico (producendo una specie di terribile seltz ma molto poco
frizzante) ma soprattutto evaporando, creando nubi.
Anche il vapore acqueo è un gas serra terribile, ma è bianco: ha quindi il potere di riflettere la luce
solare nello spazio (quindi di innalzare l’albedo del pianeta) e favorire così un calo generale delle
temperature.
Il blocco temporaneo della Corrente del Golfo potrebbe far precipitare l’Europa e più in generale
l’emisfero nord in una nuova era glaciale impedendo al permafrost siberiano di scongelarsi e
liberare nell’atmosfera ingenti quantità di gas serra.
In passato la temperatura del pianeta è stata anche più calda di oggi e molto più fredda di quello
che possiamo immaginare ma non c’erano stazioni metereologiche a prenderne i dati, le nostre
dirette misurazioni hanno 160 anni di intervallo temporale tant’è che agli inizi del 1800 il Tamigi
ghiacciava e nel 1830 Bologna veniva addirittura sepolta da ben 2 metri di neve!
Per questo non riesco a digerire completamente la causalità tutta umana sulle responsabilità del
cambiamento climatico che pur esiste ed è tangibile, ma apposta allora chiedo con forza che si
applichi il più stringente principio di precauzione; non conosciamo ancora appieno le cause e le
conseguenze di questo cambiamento climatico in atto, ma almeno limitiamo il più possibile il nostro
contributo ad esso: le tecnologie ci sono, manca solo la volontà politica globale perché avvenga.

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