conferma le mie tesi: i non vaccini Covid non entrano nelle cellule, non
producono nessuna proteina Spike, ma fanno enormi danni a tutti gli
organi. Con una risposta ai falsologi di Facta.
“Scoglio cita alcuni articoli scientifici di rassegna usciti negli anni passati, in cui si
discutevano le difficoltà tecnologiche relative ai vaccini a mRna per argomentare
che, per far funzionare i vaccini, ci sarebbero ancora problemi insormontabili:
l’mRna contenuto nei vaccini non sarebbe in grado di entrare nelle cellule e, se lo
facesse, verrebbe immediatamente distrutto da enzimi specifici, noti come
ribonucleasi endocellulari. Non serve entrare nel dettaglio delle argomentazioni di
1
Scoglio per sapere che sono errate: abbiamo i dati sperimentali, che ci dicono che
il vaccino induce effettivamente la produzione nell’organismo della proteina Spike.”
In sintesi, loro affermano che le mie affermazioni sono false, e per dire ciò
“non serve entrare nel dettaglio delle mie argomentazioni”! Come scrissi in un altro
articolo sui falsologi: è così perché è così!
E’ quasi penosa la figura di questi soggetti, che per poter dire che le mie
tesi sono false, devono anche ridurre la mia posizione ai minimi termini: dei 5
fattori indicati sopra, citano solo le ribonucleasi endocellulari, l’ultimo e meno
importante dei fattori, falsificando così la mia posizione e riducendola al suo
argomento meno importante. I falsologi affermano poi :
Che ci sia ricerca in questo senso è vero, ma è altrettanto vero che gli stessi
ricercatori affermano che questa ricerca non è ancora soddisfacente, e che il
problema della protezione del materiale genico non solo dall’unico fattore di cui i
falsologi vogliono parlare, ma anche dagli altri fattori da me elencati sopra, è un
problema ancora aperto. Non sto a ripetere qui tutto quanto detto nell’articolo
commentato in maniera volutamente parziale e manipolatoria dai falsologi, ma lì
troverete tutte le citazioni che confermano quanto affermo, dal fatto che la cellula
costituisce una “barriera formidabile” per tutto ciò che si vuole immettere in essa,
al fatto che il sistema endosomi/lisosomi elimina oltre il 98% del materiale che
eventualmente riuscisse a entrare.
I falsologi sostengono che, al di là della discussione teorica, il fatto che i
vaccini a RNA/DNA sintetico riescano a produrre le proteine che sono deputati a
produrre è confermato dai dati sperimentali, ovvero dal fatto che in pochissimi
studi i ricercatori hanno concluso di aver ritrovato nell’organismo la proteina
specifica (nel caso dei corona virus la proteina spike) che RNA/DNA dovevano
produrre.
Non so se per ignoranza o per volontà mistificatoria, ma i falsologi oscurano
la differenza tra il reperimento diretto di queste proteine nel sangue dal
reperimento indiretto via anticorpi, forse perché non vogliono far sapere che le
proteine, dopo il “vaccino”, non sono mai ritrovare direttamente, ma sempre e solo
tramite gli anticorpi.
Questo è un’altro punto cruciale: ritrovare proteine direttamente nel corpo
non è difficile, eppure chissà perché i ricercatori non vanno a cercare le proteine
stesse, ma gli anticorpi alle proteine. E se, come sostengo io, gli anticorpi non
sono specifici, è chiaro che il loro valore come indicatore della presenza di una o
l’altra proteina, è pari a zero.
Anche qui, i falsologi non entrano nel merito delle mie affermazioni, ma si
limitano, come in passato, ad appellarsi al principio di autorità:
“Si tratta di affermazioni grossolanamente errate, in contrasto con le basi
dell’immunologia”.
Cioè, sbaglio perché non accetto la vulgata dominante. In realtà sono essi
stessi che aprono alla possibilità della non specificità degli anticorpi:
2
“Come dice la ricercatrice del Cnr citata da Scoglio alla pagina 12 del
documento, è vero che in alcuni casi un anticorpo può reagire con più molecole
diverse, fenomeno che porta per esempio alle allergie crociate, in cui l’allergia a
una sostanza può indurre anche l’allergia a un’altra, ma questo non vuol dire che
gli anticorpi si leghino indiscriminatamente a qualunque antigene.”
Mi rendo conto che la messa in discussione del metodo degli anticorpi tocca
un nervo scoperto, e che anche molti critici della tesi del virus SARS-Cov2 non se
la sentono di andare così a fondo nella critica della virologia. Ma occorre che
3
qualcuno lo faccia, anche a costo di prendersi accuse e diffamazioni da parte del
mainstream.
E così, vengo ora alla vengo alla prova definitiva che quello che dico
sull’impossibilità per i sieri genici di entrare nella cellula è vero: lo studio del
governo giapponese sulla bio-distribuzione del vaccino Pfizer.
Si tratta di uno studio effettuato dal Governo Giapponese e che Pfizer ha
fatto di tutto per mantenere secretato, ma che grazie a un FOIA è stato reso
pubblico.
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nucleici derivati dalla scomposizione endocellulare dello mRNA si formassero,
anche se le conclusioni dello studio, come vedremo, dimostrano l’esatto contrario.
Infatti, la narrativa ufficiale sul funzionamento di questi pseudo-vaccini
genici, ripresa pari pari anche da ricercatori “alternativi”, è che il materiale
vaccinale entri nella cellula grazie ai lipidi che fanno da trasportatori tramite il
meccanismo della endocitosi; così che lo mRNA arrivi ai ribosomi cellulari per
istruirli a generare la proteina spike del presunto virus. In questo modello, lo
mRNA, una volta compiuta la sua opera, viene degradato dagli enzimi endocellulari
in acidi nucleici (non si capisce perché questi enzimi endocellulari, le ribonucleasi
ma anche il sistema endosomi/lisosomi dovrebbero degradare lo mRNA dopo e
non prima che abbia compiuto la sua azione). La stessa cosa accadrebbe ai lipidi
che avrebbero trasportato lo mRNA dentro la cellula, anche essi verrebbero
degradati nei loro metaboliti lipidici, come i chilomicroni nel caso del colesterolo. In
questo senso, se il modello proposto da Pfizer, Moderna e Astra Zeneca
funzionasse, i lipidi e le ammine incapsulanti, ALC-0315 e ALC-0159 nel caso di
Pfizer, dovrebbero essere a loro volta degradati, attraverso la proteolisi per quanto
riguarda le ammine e attraverso la lipolisi per i lipidi, e dunque non dovrebbero
ritrovarsi nella loro forma originaria nell’organismo del vaccinato. Invece, questo è
esattamente quello che i ricercatori giapponesi hanno ritrovato!
Dato che in allegato troverete la traduzione dell’articolo, mi limiterò a
riportare i punti principali. Prendiamo questo primo risultato riportato nello studio:
Il fatto che il materiale con luciferasi si ritrovi subito nel fegato e molto meno nel
sito di iniezione dimostra subito che il vaccino non funziona come previsto: infatti,
secondo la narrativa ufficiale, il materiale vaccinale, una volta iniettato, dovrebbe
essere rapidamente assorbito dalle cellule dendritiche, dove dovrebbe appunto
stimolare la produzione di proteina spike. Invece, qui vediamo che il materiale
iniettato viene quasi istantaneamente traslato nel fegato, come dimostra il fatto
che lo si ritrovi sia nel sito di iniezione che nel fegato dopo le stesse 6 ore. Il fatto
stesso che dopo 9 giorni il farmaco inalterato si ritrovi in quantità nel sito di
iniezione è un ulteriore prova che non entra nelle cellule, dove sarebbe
rapidamente metabolizzato, ma resta nei tessuti in forma ancora inalterata.
Come si vede nella Tabella 1 (articolo tradotto), il materiale vaccinale passa
quasi subito nel fegato in grandi quantità, pari al 60% del totale nel caso dell’ALC-
0315 e pari al 20% nel caso dell’ALC-0159. Dal fegato, come vedremo il materiale
passa in circolo in tutti gli organi, dove si deposita, tranne che per la quota che
viene escreta.
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Che il materiale circolante nel sito di iniezione e, come stiamo per vedere, in
tutti gli organi, sia in effetti il farmaco non modificato e dunque che non è mai
entrato nelle cellule, è provato anche dall’analisi dei tessuti degli animali vaccinati
post-inoculo:
Questo dato, di per sé, pone fine alla illusione della entrata nelle cellule e alla
produzione della proteina spike. L’82% si riferisce al totale del materiale contenuto
nei tessuti, non al totale del materiale iniettato, perché l’analisi del contenuto di
materiale vaccinale nelle urine e nelle feci conferma che circa il 50% del materiale
iniettato viene escreto:
Quindi, circa il 50% del totale iniettato vien escreto nella forma inalterata in cui è
stato iniettato. Del restante 50% che è rimasto nell’organismo, l’82% è rimasto
inalterato, nella forma in cui è stato iniettato, mentre il restante 18% circa è stato
metabolizzato, non a livello endocellulare ma attraverso meccanismi enzimatici
descritti nelle figure 3 4. Se i metaboliti fossero il prodotto della degradazione
endocellulare, si ritroverebbero già formati nel torrente sanguigno; invece si
formano attraverso una serie progressiva di meccanismi di degradazione
enzimatica nel sangue e nel fegato. Questo conferma che anche quel restante
18% del materiale non escreto, pari al 9% del totale iniettato, viene comunque
degradato, magari per finire nelle urine, al di fuori delle cellule. Da ciò emerge che il
91% (50% + 82% del 50%) del materiale inoculato viene o escreto o si deposita
in organi e tessuti, come vedremo; mentre il restante 9% viene degradato
enzimaticamente nel sangue e nel fegato, prima che possa entrare in qualsiasi
cellula.
Quello che rileva fortemente è la presenza importante del materiale
vaccinale inalterato, con le sue infinitesimali particelle nanometriche, in tutti gli
organi, con una presenza massiccia in organi come fegato, milza, ghiandole
surrenali e ovaie, come dimostrato dalle Tabelle 2.6.5.5B allegate allo studio:
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Come di vede da queste tabelle, i lipidi incapsulanti lo mRNA ALC- 0315 e ALC-
0159, sono dispersi, nella loro formulazione originaria in nanoparticelle inalterate,
in tutti gli organi. I lipidi e lo mRNA, codificati con un marcatore
7
radioattivo o fluorescente (luciferasi), se fossero entrati nelle cellule per far
produrre la proteina spike, sarebbero stati metabolizzati, degradati nei loro
metaboliti, e dunque non sarebbe stato possibile ritrovarli inalterati in tutti gli
organi, come invece è accaduto. Questo conferma la mia affermazione per cui la
intrinseca tossicità di questo materiale, la cosiddetta immunogenicità dello
pseudo-vaccino, scatena una tale reazione immunitaria da far esplodere il
materiale vaccinale nelle sue innumerevoli nano-particelle costitutive, che si
diffondono e depositano in tutti gli organi del corpo, in particolare, come
evidenziato dalle sottolineature gialle, nel fegato (liver), milza (spleen), surrenali
(adrenal glands) e ovaie (ovaries).
Il principale luogo di deposito resta comunque il sito di iniezione, dove il
materiale vaccinale è rimasto per ben 9 giorni prima di essere escreto tramite le
feci (direttamente) e le urine (metabolizzato) per circa il 50%, il resto essendo poi
finito negli organi inalterato. Se si guarda infatti alla progressione delle
concentrazioni, si vede che man mano che la concentrazione di lipidi nel sito di
iniezione diminuisce, passando da 394 dopo 1 ora e 164 dopo 48 ore, le
concentrazioni degli stessi lipidi aumentano progressivamente in tutti gli organi, ad
esempio passando dai 4.63 dopo un’ora nel fegato ai 24,3 dopo 48 ore. Questo
conferma ulteriormente che il materiale vaccinale, una volta inoculato, resta per 9
gg nel sito di iniezione, quindi senza essere assorbito dalle cellule dendritiche,
diminuendo progressivamente la sua concentrazione, e cedendo la sua quota
di materiale a tutti gli organi viacircolo sanguigno.
C’è un ultimo punto relativo alla entrata nelle cellule. Nello studio
giapponese, nella Figura 3, si parla di metabolizzazione dei due composti lipidici
anche negli epatociti, che sono le cellule del fegato, e questo lascerebbe
presupporre che allora il materiale vaccinale entra negli epatociti, e avrebbe
dunque qualche chances di arrivare ai ribosomi. Ma se si guarda bene, si vede che
gli autori palano di epatociti di scimmia e umani, cioè dei tessuti utilizzati per
l’analisi in vitro, non dei topi e ratti, gli unici animali su cui è stata valutata la bio-
distribuzione. Dunque, non solo tale dato non è rilevante per l’effettivo
metabolismo del siero, ma va anche detto che in vitro le cellule sono molto più
deboli, non costituiscono più quella “formidabile barriera”1 che sono le le cellule
vive e parte di un organismo vivente, e quindi in vitro qualcosa si può anche far
entrare.
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da parte dei reni. Questo può condurre all’accumulo del materiale da
delivery (mRNA e LNPs) nel fegato, nei polmoni e in altri organi.”2
E una volta negli organi, in tutti gli organi come abbiamo visto, anche se in
concentrazioni diverse, tali particelle LNP manifestano il loro carattere iatrogeno:
Cioè, il livello di tossicità dello mRNA rende difficile tenere sotto controllo
l’infiammazione generata e la reattività, o stimolazione di una risposta incontrollata
del sistema immunitario, che come abbiamo visto è la principale ragione
dell’inefficacia vaccinale e della sua dispersione in tutti gli organi nella forma di
nanoparticelle. Non dimentichiamo che nella stessa sperimentazione del vaccino
Pfizer di Fase I/II, si trovarono ingenti danni nelle cavie:
“Eventi avversi correlati sono stati riferiti dal 25% nel gruppo dei 10 μg,
e dal 50% nei gruppi dei 30 μg e 100 μg.”5
2 Kowalski PS et al., Delivering the Messenger: Advances in Technologies for Therapeutic mRNA
Delivery, Molecular Therapy Vol. 27 No 4 April 2019, p.5.
3Pardi N. et al., mRNA vaccines – a new era in vaccinology, Nature Reviews/ Drug Discovery, Vol
17, April 2018, pp. 261-279, p. 275.
4Pardi N. et al., mRNA vaccines – a new era in vaccinology, Nature Reviews/ Drug Discovery, Vol
17, April 2018, pp. 261-279, p. 262, p. 268.
5Mulligan MJ et al., PhaseI/PhaseII study of Covid-19 RNA vaccine BNT162b1 in adults, Nature,
Vol 568, 22 Oct 2020, pp. 589-93.
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“…hanno dimostrato una inaspettata tossicità mitocondriale.”6
Gli autori citano a tal proposito diversi articoli7, uno dei quali, addirittura del 1995,
dove si riscontrò che un nucleoside analogo artificiale, messo a punto per curare
l’epatite B cronica, in realtà causò una grave insufficienza epatica (hepatic failure) e
acidosi lattica.8 Questo è quello che conclude un’articolo recente sul tema:
Non male come effetti collaterali, inclusi alcuni mortali, e soprattutto tali da
coinvolgere tutti i comparti fisiologici, dai muscoli (miopatie) al pancreas, dal
fegato al sistema nervoso fino al metabolismo lipidico e glucidico (lipodistrofia).
Insomma, potremmo andare avanti per pagine su dati come questi,
perché è chiaro che tutti gli articoli scientifici, anche i più recenti, sottolineano la
tossicità ad ampio spettro sia dello mRNA sintetico sia dei composti lipidici LNP.
Che su queste basi scientificamente provate, l’inabilità del siero di entrare nella
cellula e produrre la proteina spike, assieme al suo ampio ed elevato livello di
tossicità, si siano concesse autorizzazioni all’immissione in commercio, o
addirittura a green pass e obbligo vaccinale, è crimine che grida vendetta.
6 Sahin U. et al., mRNA-based therapeutics - developing a new class of drugs, NATURE REVIEWS
| DRUG DISCOVERY VOLUME 13 | OCTOBER 2014 | 759.
7Lewis, W. et al. Fialuridine and its metabolites inhibit DNA polymerase γ at sites of multiple
adjacent analog incorporation, decrease mtDNA abundance, and cause mitochondrial structural
defects in cultured hepatoblasts, Proc. Nat.Acad. Sci. USA, 93, 3592–3597 (1996).
8 McKenzie R. et al.,Hepatic failure and lactic acidosis due to fialuridine (FIAU), an investigational
nucleoside analogue for chronic hepatitis B. N. Engl. J. Med. 333, 1099–1105 (1995). Lo studio
giapponese sembrerebbe smentire questa tossicità epatica, dato che i ricercatori concludono che
lo mRNA depositati nel fegato non ha causato tossicità epatica: ma i parametri del test di tossicità
utilizzato non sono dichiarati, quindi la conclusione non ha nessun valore.
9Liu Margaret A., A Comparison of Plasmid DNA and mRNA as Vaccine Technologies, Vaccines
2019, 7, 37, p.8; che cita: Feng J.Y. et al, Insights into the Molecular Mechanism of
Mitochondrial Toxicity by AIDS Drugs. J. Biol. Chem. 2001, 276, 23832–23837; Moyle, G. Toxicity
of antiretroviral nucleoside and nucleotide analogues: Is mitochondrial toxicity the only
mechanism? Drug Saf. 2000, 23, 467–481; Johnson A.A. et al., Toxicity of Antiviral
Nucleoside Analogs and the Human Mitochondrial DNA Polymerase. J. Biol. Chem. 2001, 276,
40847–40857.
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