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Carica elettrica: La carica elettrica è una proprietà posseduta da alcune particelle che costituiscono l'atomo,
in particolare dai protoni (che insieme ai neutroni formano il nucleo dell'atomo) e gli elettroni che ruotano
attorno al nucleo. Tale proprietà consiste nella capacità di generare forze attrattive o repulsive reciproche.
Le cariche elettriche dello stesso tipo si respingono, mentre le cariche elettriche di tipo diverso si
attraggono. Convenzionalmente, l'elettrone viene chiamato carica elettrica negativa e il protone viene
chiamato carica elettrica positiva (il neutrone, che anch'esso si trova nel nucleo è privo di carica elettrica,
cioè, non possiede tale proprietà)
Unità di misura della carica elettrica: La carica elettrica si indica con la lettera q e la sua unità di misura è il
Coulomb.
1 elettrone possiede una carica elettrica pari a e =-1,602x10-19 Coulomb. (detta anche carica elementare)
L'elettrone e il protone sono indivisibili. E' impossibile ottenere una carica elettrica inferiore a quella di un
elettrone (o a quella di un protone), ovvero è impossibile ottenere una frazione della carica elettrica di un
elettrone o di un protone, poichè tali particelle sono indivisibili.
Quantizzazione della carica elettrica. In conseguenza all'assunto precedente, qualunque carica elettrica q è
sempre un multiplo intero della carica elettrica dell'elettrone (o del protone). Quindi, qualunque carica
elettrica può essere espressa come un multiplo intero della carica elettrica elementare, ovvero:
q=±Ne
Elettrizzazione per strofinio. E' possibile caricare un corpo neutro (cioè privo di carica elettrica)
strofinandolo con corpi di determinati materiali. Mediante questo processo è possibile strappare elettroni
agli atomi di tale corpo, squilibrando la sua neutralità elettrica (cioè rendendolo un corpo carico)
Conduttori e isolanti. Alcuni materiali, presentano, in normali condizioni ambientali un elevato numero di
elettroni non legati ai propri nuclei (elettroni liberi). Questi elettroni sono quindi liberi di muoversi se
sottoposti all'attrazione di altre cariche elettriche. Tali corpi si dicono conduttori. I corpi isolanti, sono
invece costituiti da materiali che in condizioni ambientali naturali presentano una quantità molto scarsa di
elettroni liberi (cioè non legati ai loro atomi).
Conservazione della carica elettrica. Sperimentalmente si dimostra che la carica elettrica non può essere
ne creata ne distrutta mo solo spostata.
Il campo elettrico. La presenza di cariche elettriche nello spazio, generano una modificazione dello spazio
stesso capace di indurre forze di tipo attrattivo o repulsivo su eventuali altre cariche elettriche che
dovessero trovarsi in tale spazio. Si dice così che lo spazio risulta interessato da un campo vettoriale E
(grandezza fisica vettoriale misurata in Newton/coulomb o in Volt/metri)
Corrente elettrica. Applicando ad un corpo conduttore una differenza di potenziale (esempio una batteria),
il movimento casuale delle cariche elettriche, viene ordinato in una ben precisa direzione, formando così
una corrente elettrica. Si definisce quindi corrente elettrica un movimento ordinato di cariche elettriche in
una data direzione.
Intensità di corrente elettrica. Data una corrente elettrica, sostenuta da una differenza di potenziale
applicata ai capi di un conduttore, si definisce intensità di corrente elettrica (e si indica con I) il rapporto tra
la quantità di carica ∆𝑞𝑞 che attraversa un'ideale sezione del conduttore e l'intervallo di tempo ∆𝑡𝑡 nel quale
tale carica è passata. Cioè:
∆𝑞𝑞
𝑖𝑖 =
∆𝑡𝑡
La resistenza. Le cariche elettriche che si muovono all'interno di un conduttore al quale è applicata una
differenza di potenziale, formano una corrente, cioè un movimento ordinato di cariche elettriche. Tale
movimento è però ostacolato dal reticolo cristallino del corpo conduttore stesso. Gli urti delle cariche
elettriche contro il reticolo cristallino, fanno perdere energia cinetica agli elettroni liberi. Tale meccanismo
di ostacolo al libero movimento viene detta resistenza R del corpo conduttore, ed è una grandezza fisica
misurata in Ohm [Ω].
Legge di Ohm. Sperimentalmente, si verifica la seguente relazione tra la differenza di potenziale V [volt]
applicata ai capi del conduttore, l'intensità di corrente I [Ampere] che scorre nel conduttore e la resistenza
R del mezzo conduttore:
𝑉𝑉 = 𝑅𝑅𝑅𝑅
detta Legge di Ohm.
Il simbolo della resistenza. La resistenza elettrica di un corpo conduttore viene indicato con la simbologia:
Resistenze in serie e in parallelo. Più corpi conduttori possono essere collegati tra loro in serie (uno di
seguito all'altro) oppure in parallelo (uno parallelamente all'altro), di conseguenza le loro resistenze
possono essere collegate in serie o in parallelo.
R eq = R1 + R2 + ... + R n R eq = 1 1
+ 1 + ... + R1
R1 R2 n
Il condensatore. Si chiama condensatore, un dispositivo costituito da due corpi conduttori (detti armature
del condensatore) separati da un mezzo isolante (detto dielettrico)
|𝑄𝑄|
𝐶𝐶 =
|𝑉𝑉|
Il campo magnetico. Il campo magnetico (simbolo B) è un tipo di forza che può essere generata da due
diverse tipologie di sorgenti, i magneti permanenti (le cosiddette calamite) e le correnti elettriche (fili
conduttori percorsi da corrente elettrica). Per visualizzare le linee di forza di un campo magnetico è
sufficiente adagiare un magnete permanente su un foglio di carta e cospergere quest'ultimo con della
limatura di ferro. Le particelle di ferro si disporranno secondo le linee di forza del campo
Differenza tra campi elettrici e campi magnetici. La differenza fondamentale tra i campi elettrici e quelli
magnetici consiste nella separabilità delle loro sorgenti. Le sorgenti del campo elettrico sono le cariche
elettriche (positiva e negativa) ed esse sono separabili, è cioè possibile avere una sola carica elettrica
positiva o negativa isolata. Le sorgenti dei campi magnetici sono le polarità magnetiche del magnete (polo
nord e polo sud) ed esse non sono separabili, cioè non è possibile ottenere un polo nord o un polo sud
isolato (tagliando in due un magnete permanente non si ottiene un polo nord separato da un polo sud, ma
due magneti permanenti ciascuno formato da un polo nord e un polo sud)
Campo magnetico generato da un filo percorso da corrente elettrica. I campi magnetici possono essere
generati (oltre che da magneti permanenti) anche da fili conduttori percorsi da corrente elettrica
(elettromagneti). Per visualizzare le linee di forza del campo magnetico generato da un filo percorso da
corrente elettrica, è sufficiente applicare una batteria ai capi di un filo conduttore, per generare in esso una
corrente elettrica. Si fa passare il filo attraverso un foro praticato su un foglio di carta cosparso di limatura
di ferro. Le particelle di ferro si disporranno secondo le linee di forza del campo
La creazione di campi magnetici attraverso correnti elettriche fu scoperto per la prima volta dallo scienziato
danese Anders Sandøe Oersted (1778 – 1860).
Forza F agente su una carica elettrica q immersa in un campo elettrico E e in un campo magnetico B. Si
dimostra sperimentalmente che una carica elettrica q immersa in un campo elettrico E e in un campo
magnetico B, risulta sempre sottoposta ad una forza F data da:
dove, F (misurata in Newton) è la forza a cui risulta soggetta la carica elettrica q. q (misurata in Coulomb) è
la carica elettrica immersa nel campo elettrico E e nel campo magnetico B. E (misurato in volt/metri) è il
vettore intensità del campo elettrico, B (misurato in Tesla) è il vettore densità di flusso magnetico, v
(misurato in metri al secondo) è il vettore velocità con cui si sposta la carica elettrica q. Una carica elettrica
ferma non può quindi essere soggetta ad alcuna forza magnetica. La forza F agente su una carica elettrica q
dovuta al solo campo magnetico B non compie mai lavoro.
𝑑𝑑Φ𝑚𝑚 (𝑡𝑡)
𝑓𝑓. 𝑒𝑒. 𝑚𝑚. = −
𝑑𝑑𝑑𝑑
Il segno meno presente nella formula (e dovuto a Lenz) ha lo scopo di soddisfare il principio di
conservazione dell'energia (l'energia non si crea e non si distrugge ma si trasforma), affermando che la
corrente indotta nella spira dal campo magnetico variabile ha un verso tale da generare a sua volta un
secondo campo magnetico (campo magnetico indotto) avente un verso opposto a quello che lo ha
generato. In pratica, l'effetto tende a contrastare la causa. Se così non fosse si avrebbe una tendenza a
generare energia all'infinito.