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CAPITOLO 1: INTRODUZIONE

La scienza è lo studio dei fenomeni conseguito attraverso un’osservazione rigorosa e una valutazione
sistematica. La scienza è un modo particolare di conoscere. Si basa sulle informazioni che otteniamo dalla
nostra esperienza; tuttavia, comprende e valuta quell’esperienza con modalità più strutturate.

Il corpus di conoscenze in una determinata area disciplinare viene accumulato grazie a delle metodologie
convalidate, che stabiliscono come ottenere e verificare tale sapere. I processi e le caratteristiche
fondamentali della scienza sono:

- Generare teorie o spiegazioni concettuali dei fenomeni di interesse;


- Formulare ipotesi per verificare queste spiegazioni;
- Raccogliere dati in condizioni e circostanze particolari (es. esperimenti, contesti naturali);
- Valutare i dati per estrarre inferenze circa le ipotesi, ossia, giungere a delle conclusioni.

I processi NON sempre seguono questi ordini. Esempio: uno studio afferma che le donne immigrate hanno
maggiori probabilità di dare alla luce un bambino affetto da autismo rispetto alle donne del paese che le
ospita (ossia, nate e cresciute in quello stato). Che cosa potrebbe spiegare i risultati? Si è cercato di trovare
una spiegazione plausibile (teoria) e verificarla: un basso apporto di acido folico aumenta il rischio di
autismo. La dieta è solo una delle possibili spiegazioni. Con il tempo si apprenderanno maggiori conoscenze
su queste donne e sulla loro vita che porteranno a formulare una spiegazione più completa.

Perché abbiamo bisogno della scienza?

Quattro sono i motivi che dimostrano il perché abbiamo bisogno della scienza:

1. Abbiamo bisogno di metodi coerenti per acquisire conoscenze. Esistono diverse discipline
scientifiche ed è essenziale che condividano dei principi e delle pratiche coerenti. Questa coerenza è
fondamentale, considerando che gran parte della ricerca su un determinato argomento prevede
che scienziati di diversi settori collaborino tra loro per rispondere ad una domanda. Questi
scienziati devono:
→ Parlare la stessa lingua;
→ Basarsi sugli stessi principi per raggiungere la conoscenza scientifica;
→ Condividere le procedure e le pratiche (es. valutazione statistica, raccolta dei dati).
In una determinata scienza (es. psicologia), gli standard che vengono utilizzati da tutti gli scienziati
di tutto il mondo per raggiungere il sapere scientifico DEVONO essere coerenti.
Ci sono delle regole, ma se tutte le diverse aree scientifiche e tutti gli scienziati le rispettano, i
benefici che si possono trarne sono enormi.
2. La scienza è necessaria per identificare, individuare, isolare e rivelare molte delle relazioni delle
relazioni estremamente complesse che esistono nel mondo. Per cogliere la complessità dei
fenomeni che osserviamo, bisogna avvalersi di un metodo scientifico.
- La scienza si avvale di modalità controllate per isolare quelle influenze che, altrimenti,
sarebbe difficile, se non impossibile, individuare nella vita di tutti i giorni.
- La scienza spesso si affida a particolari metodi di assessment, che consentono di rivelare
dati che vanno ben oltre quelli che i nostri sensi rilevare dall’osservazione normale.
Sono diversi gli esempi di fenomeni (i confini dell’universo, l’estinzione dei dinosauri) che sarebbero
difficili o impossibili da discernere con un’osservazione casuale. Risultati complessi richiedono
procedure d’osservazione raffinate, effettuate in particolari condizioni, e spesso necessitano di
sofisticate analisi matematiche e statistiche.
3. Indipendentemente dalla complessità delle relazioni, per rispondere a molte delle questioni di
interesse, abbiamo bisogno di un’ampia quantità di informazioni (dobbiamo raccogliere molti

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dati) per poter giungere a delle conclusioni valide. Le modalità per ottenere tali informazioni
(assessment, campionamento) necessitano di procedure speciali, che consentano di generare
risultati affidabili. Esempio: quanti individui in un campione estratto dalla popolazione generale
soffrono di una qualche forma di disturbo psichiatrico? Per risponde a questa domanda, c’è bisogno
di un ampio campione che sia rappresentativo della popolazione di riferimento, e bisogna avvalersi
di procedure valide che forniscano informazioni consistenti e riflettano il fenomeno di interesse.
NON è possibile ottenere queste informazioni con la semplice osservazione casuale o sulla base
della propria esperienza personale. Per affrontare questioni del genere servono ampi set di dati, e
questi devono essere raccolti in modo sistematico: la scienza è indispensabile non solo per fornire
informazioni, ma per farlo in maniera affidabile.
4. Abbiamo bisogno della scienza per superare i limiti del nostro modo abituale di percepire
l’ambiente e di trarne conclusioni. Le nostre percezioni sono caratterizzate da molte distorsioni
soggettive, errori, limitazioni intrinseche, che interferiscono con l’acquisizione di una conoscenza
più oggettiva, ossia, un’informazione che sia il più possibile libera da soggettività e bias. Il modo in
cui percepiamo e pensiamo è adattivo per quel che riguarda la gestione della vita quotidiana e per
affrontare le sfide che ci vengono continuamente presentate (es. stare lontano dai pericoli, trovare
un partner, educare i bambini…). Questa caratteristiche estremamente adattive, possono
interferire, limitare e distorcere le informazioni che processiamo e riescono a farlo:
▪ Per omissione: la nostra percezione omette molti aspetti dell’esperienza che non rileviamo
bene.
▪ In modo attivo: distorciamo attivamente le informazioni in maniera sistematica.

Illustrazioni dei nostri limiti nella corsa verso la conoscenza


L’obiettivo della scienza è costruire un corpus di conoscenza affidabile (coerente, replicabile) sul mondo
naturale (fisico, biologico, psicologico). Ci si scontra però, con alcune limitazioni che fanno parte dell’essere
umano: le dobbiamo affrontare e superare.

I sensi e i loro limiti


Le limitazioni dei nostri sensi sono chiari esempi di quanto siamo selettivi nel cogliere le varie sfaccettature
della realtà. Questa selettività non ci permette di vedere molto dello spettro elettromagnetico. Quello che
vediamo prende il nome di “spettro visibile”. Lo spettro visibile è definito come quella parte dello spettro
che l’occhio umano riesce a percepire; da questa definizione cogliamo come sia più corretto parlare di uno
spettro visibile piuttosto che dello spettro visibile. Ci sfuggono molte parti dello spettro (es. infrarosso,
ultravioletto); molti animali percepiscono cose che noi non riusciamo a percepire. Lo stesso vale per suoni e
odori; molti animali sono provvisti di sensi che gli fanno percepire il mondo in maniera differente dalla
nostra. Quindi, esistono specie animali che superano di gran lunga la nostra vista, il nostro udito e il nostro
olfatto, mentre altre specie presentano differenze di percezione che non sono né migliori né peggiori delle
nostre, ma sono semplicemente diverse (vedono parti differenti dello spettro elettromagnetico). Gli esseri
umani vedono solo una parte del mondo e questa parte è piuttosto selettiva. Di conseguenza, uno dei
motivi per cui abbiamo bisogno della scienza è quello di superare le limitazioni della nostra “normale”
elaborazione delle informazioni.

Euristiche cognitive
I nostri limiti non si fermano al momento in cui le capacità dei nostri occhi e dei nostri sensi registrano la
nostra esperienza: potremmo infatti, incontrare ulteriori vincoli derivanti dal modo con cui elaboriamo
l’informazione percepita. Processiamo le informazioni del mondo intorno a noi in diversi modi; i processi
cognitivi spesso distorcono sistematicamente l’informazione spingendoci a fare affermazioni e inferenze
che non rispecchiano la realtà. Si parla di euristiche cognitive.
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• Le euristiche cognitive sono dei processi, che si svolgono al di fuori della nostra consapevolezza,
che fungono da “linee guida” o da “scorciatoie mentali” che ci aiutano a negoziare molti aspetti
della nostra esperienza quotidiana.

Queste “scorciatoie mentali” ci aiutano a categorizzare, a prendere decisioni, e a risolvere problemi. Le


euristiche ci fanno cadere in “errore” quando tentiamo di inferire relazioni accurate basandoci
esclusivamente sui nostri pensieri, sulle nostre impressioni e facendo riferimento alle nostre esperienze
passate. Esistono molte euristiche cognitive. Un esempio è:

→ Il bias di conferma: selezioniamo, ricerchiamo e ricordiamo quelle “evidenze” del mondo che sono
coerenti e supportano la nostra maniera di intenderlo (il nostro punto di vista). Ciò significa che non
consideriamo e non diamo lo stesso valore a tutte le esperienze che viviamo; inconsapevolmente,
estrapoliamo gli elementi che si accordano alla nostra visione e la confermano.

Gli stereotipi sono pericolosi. Esempio: se si è convinti che un gruppo etnico si comporti in un certo modo,
si vedranno solo le “evidenze” che supportano questa idea, mentre le “evidenze contrarie” non verranno
registrate come rilevanti.

Ulteriori informazioni sulle euristiche cognitive


La codifica delle informazioni è completamente al di fuori della nostra consapevolezza, ma guida
chiaramente la nostra interpretazione della realtà. Per questo motivo abbiamo bisogno della scienza, così
che ci aiuti almeno in parte, a superare queste influenze (stereotipi, pregiudizi). Alla luce del bias di
conferma, NON possiamo fidarci delle nostre percezioni. Esistono molti altri bias cognitivi che, per esempio,
ci spingono a sovrastimare una possibilità (es. essere colpiti da un fulmine) o a sottovalutarne altre (es.
essere coinvolti in un incidente stradale se, mentre si sta guidando, si parla al cellulare). Le euristiche
cognitive non sono l’unico insieme di influenze che guidano la nostra percezione. La nostra motivazione e il
nostro umore possono influenzare direttamente come e che cosa percepiamo della realtà. Le condizioni
biologiche (es. fame, sete) e le condizioni psicologiche (es. umore) possono dirigere attivamente il modo
con cui viene percepito il mondo. Si parla spesso di percezione motivata o percezione del desiderio. La
“realtà” che percepiamo è influenzata da noi stessi, che agiamo come una sorta di filtro; i cambiamenti dei
nostri stati fisici e psicologici hanno un impatto direttamente su quello che vediamo, ascoltiamo e
ricordiamo.

La memoria
La memoria fa riferimento alla capacità di ricordare informazioni ed eventi. Ci sono diversi tipi di memoria e
svariati modi di studiarli. Tutti noi pensiamo che la nostra memoria registri la realtà, ma la ricerca ha
dimostrato in maniera inequivocabile che noi ricodifichiamo la nostra esperienza; questo significa che, il più
delle volte NON ci ricordiamo le cose come effettivamente sono accadute. Questo fenomeno è emerso in
numerosi contesti.

1. Quando pensiamo alle storie del nostro passato (es. ricordi dell’infanzia) aggiungiamo dei
dettagli, a volte piccoli e a volte grandi, che diventano parte del ricordo della nostra storia. La
nostra memoria attinge informazioni dall’esperienza del mondo esterno, ma le riempie attraverso
processi interni (es. immaginazione, pensiero). Quando raccontiamo una vecchia storia
difficilmente siamo in grado di distinguere tra cosa sia realmente accaduto e cosa no. Il
monitoraggio della realtà è quella funzione della memoria che ci permette di distinguere tra ricordi
proveniente dall’esterno (il mondo) o dall’interno (pensieri e intuizioni). Gli errori si verificano
quando questa distinzione non viene fatta. Il monitoraggio della realtà varia in funzione di diversi
fattori, uno di questi è quanto gli eventi immaginati sono vividi e coerenti con gli stimoli esterni.
Esempio: ricordo molto vivido di un aneddoto accaduto in casa all’età di 6 mesi. Molto
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probabilmente, quell’episodio è stato raccontato così tante volte che il soggetto si è convinto di
ricordarlo. La memoria deve aver immagazzinato l’evento dagli innumerevoli racconti.
2. La nozione di “falsi ricordi” è nota al grande pubblico, così come alla letteratura scientifica. Molte
persone, durante un percorso di psicoterapia, hanno ricordato esperienze di abusi infantili. In molti
casi sembra che i ricordi siano stati indotti dal processo stesso della terapia. Questo non significa
che tutte le reminiscenze di abusi passati siano false, ma alcune lo sono. Attraverso determinati
esperimenti, i soggetti rievocano falsi ricordi (cose che non sono mai accadute) e li mischiano con
ricordi di fatti realmente accaduti.
3. Importanza che rivestono i ricordi in tribunale durante i procedimenti giudiziari. Nei processi con
giura, la prova più persuasiva è la deposizione dei testimoni oculari. Le giure sono persuase da una
persona che sale al banco dei testimoni per affermare di aver visto l’imputato commettere un
determinato crimine. Le deposizioni vengono considerate affidabili, anche se, attualmente esiste
una ricerca che dimostra quanto questo genere di testimonianza sia una prova estremamente
inaffidabile e potenzialmente pericolosa (è la principale responsabile dell’invio di vittime innocenti
in carcere).

In breve, codificare richiamare un’esperienza potrebbe non rispecchiare quello che è realmente accaduto.
Abbiamo bisogno di strumenti più affidabili per codificare esperienze attuali e passate, che superino alcuni
dei limiti intrinseci della nostra memoria, e non solo.

Commenti generali
Sono molti gli elementi della nostra percezione, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni che influenzano
il modo in cui definiamo il mondo. Questi vincoli possono avere un impatto minimo o enorme. In ogni caso,
ci consentono di affrontare abbastanza bene la nostra esistenza. Ma accumulare una conoscenza scientifica
è un’altra cosa. Le nostre limitazioni ci permettono di capire quanto sia essenziale, per poter sviluppare una
conoscenza fondata di come è fatto il mondo naturale, avvalersi di strumenti che si contrappongono alla
nostra “normale” esperienza, percezione e memoria.

• La sfida è: sappiamo di avere di limiti intrinseci nella nostra percezione e nella nostra capacità di
acquisire conoscenze, motivo per abbiamo bisogno di una serie sistematica di aiuti.
• Il paradosso: noi, con le nostre imperfezioni, abbiamo la responsabilità di sviluppare metodi che ci
consentano di superare i nostri limiti.
• La metodologia: fa riferimento ai principi, le pratiche e le procedure che abbiamo escogitato per
aiutarci a superare, o a minimizzare, i bias che possono oscurare la nostra conoscenza del mondo.

La metodologia è stata inventata dalle persone, quindi difficilmente è perfetta ed impeccabili. Possiamo
pensare alla scienza come a un sentiero verso la conoscenza pieno di controlli e verifiche. Il controllo più
importante è la ripetizione dei risultati ottenuti da parte di altri scienziati (replicazione). Risultati che
nessuno è in grado di replicare sono risultati inaffidabili; potrebbero dipendere da qualche fattore
sconosciuto, oppure essersi verificati per un colpo di fortuna. In questi casi, i risultati non possono essere
considerati attendibili e, quindi, bisogna continuare con la ricerca. L’ultima cosa che uno scienziato vuole
inciampare in una “falsa” conoscenza, ossia, in risultati che non siano riproducibili da altri ricercatori.

La metodologia è la risposta che gli uomini hanno sviluppato per ottenere le migliori informazioni possibili,
in maniera che possano essere convincenti, accumulabili, affidabili e ripetibili.

• La metodologia NON elimina tutti gli errori e tutti i problemi, e quindi è importante avere una
buona dose di umiltà rispetto alle procedure impiegate;
• La metodologia è un processo dinamico e in costante sviluppo: si scoprano in continuazione nuove
modalità con cui si potrebbero verificare bias, e nuovi modi di controllarli.

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• La metodologia si evolve, migliora e corregge le fonti di errore o le influenze che possono
interferire con la costruzione del sapere scientifico;
• La metodologia può apportare un enorme contributo alle nostre vite; consente di ottenere le
informazioni di cui abbiamo bisogno per migliorare la vita delle persone.

Metodologia
La psicologia, per raggiungere i propri obiettivi di studio, si avvale spesso sia della ricerca di base che della
ricerca applicata.

→ La ricerca di base si riferisce all’interesse che abbiamo per la comprensione delle fondamenta di
svariati fenomeni; che cosa, perché, quando e come un determinato evento si verifica. È possibile
studiare il fenomeno in condizioni altamente controllate (es. studi di laboratorio).
→ La ricerca applicata si riferisce all’interesse che riserviamo all’impiego della conoscenza teorica per
scopi pratici e alla sua traslazione in contesti inerenti la vita di tutti i giorni. Si cerca di comprendere
come impiegare le informazioni raccolte con la ricerca di base, per migliorare la vita delle persone.

Definizione e componenti della metodologia

La metodologia fa riferimento ai diversi principi, alle molteplici procedure, e alle innumerevoli pratiche che
governano la ricerca scientifica. Cinque componenti della metodologia:

1. Disegno di ricerca: fa riferimento al piano o progetto sperimentale usato per esaminare la


questione o ipotesi d’interesse.
2. Assessment: fa riferimento alle misurazioni sistematiche impiegate per ottenere i dati.
3. Valutazione dei dati: fa riferimento ai metodi che verranno utilizzati in relazione alla gestione dei
dati per la caratterizzazione del campione, per la descrizione delle misure delle prestazioni e per la
deduzione delle inferenze legate alle ipotesi
4. Questioni etiche e integrità scientifica: fanno riferimento alla serie di responsabilità che lo
sperimentatore ha nella conduzione dello studio e può comprendere tutte le altre componenti
della metodologia. Le responsabilità etiche sono verso i partecipanti e verso l’aderenza agli
standard professionali della propria disciplina. L’integrità scientifica comprende le responsabilità
verso la comunità scientifica.
5. Divulgazione dei risultati: fa riferimento a come i risultati vengono comunicati in molte diverse
sedi. Emergono diversi problemi in relazione alle questioni fondamentali della scienza, ma anche in
relazione all’opportunità che i contenuti e le modalità con cui comunichiamo con i colleghi e con la
stampa siano (o meno) differenti.
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I termini “partecipanti” e “soggetti” verranno impiegati in maniera intercambiabile per riferirsi agli individui che
partecipano a uno studio. Nel testo, i termini “soggetti”, “partecipanti”, e “clienti” verranno utilizzati per delineare il
gruppo di persone che sarà oggetto di investigazione, ossia, coloro che parteciperanno alla ricerca e che forniranno i
dati necessari allo studio. In senso più ampio, i partecipanti della ricerca possono comprendere i ricercatori, gli
sperimentatori e i fruitori della ricerca (altri professionisti, il pubblico in generale).

Un modo di pensare e risolvere i problemi

La metodologia, oltre agli elementi tecnici, ci indica un modo di pensare e di risolvere i problemi. Questo
modo di pensare è il modo con cui ci approcciamo alla comprensione della realtà che ci circonda. Esistono
delle linee guida che dobbiamo seguire.

Il ruolo della teoria

La scienza vuole spiegare cosa siano gli oggetti della sua indagine, come funzionino, che relazioni sussistano
con altri fenomeni, come sia possibile ottenerli, e così via.
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• A livello più generale, la teoria si riferisce a una spiegazione. Una teoria è in grado di legare insieme
descrizione, previsione e spiegazione.

È utile sottolineare che i risultati ottenuti in uno studio non corrispondono direttamente (stanno su un
piano diverso rispetto) alle conclusioni che lo sperimentatore può raggiungere.

Risultati e conclusioni

• I risultati di uno studio fanno riferimento ai dati ottenuti. Sono la caratteristica descrittiva dello
studio e di ciò che è emerso.

Una considerazione sui risultati potrebbe essere: “un gruppo risulta migliore o peggiore di un altro”.

• Le conclusioni si riferiscono alla spiegazione delle basi (dell’origine) del risultato, sono la parte
interpretativa e teorica.

Esempio:

- Risultato: le punizioni corporali nei bambini, risultano essere in relazione a (sono correlate con)
livelli di maggior aggressività infantile. Più i bambini vengono puniti fisicamente a casa, più tendono
a essere aggressivi a scuola (risse, bullismo).
Il risultato, puramente descrittivo e fattuale, potrebbe non essere generalizzabile e non significativo
per tutti i bambini, di tutte le famiglie, in qualsiasi cultura e nazione.
- Conclusioni: vogliamo ottenere una spiegazione del perché le punizioni corporali e l’aggressività
siano correlate. Nello specifico, vogliamo una teoria che spieghi le relazioni emerse, una teoria che
ci consenta di generare delle ipotesi che ci guideranno nell’elaborazione di una spiegazione e che ci
permetteranno di verificare la teoria stessa, di rivederla e di espanderla, se necessario. Attraverso
una teoria vogliamo tentare di comprendere le origini e i percorsi che conducono all’aggressività e
perché, se possibile, vogliamo anche tentare di intervenire e prevenire l’aggressività.
- Tre possibili spiegazioni:
▪ Un modello genitoriale aggressivo comporta maggior aggressività nel bambino: più i
bambini vengono puniti fisicamente a casa, più tendono a essere aggressivi a scuola (risse,
bullismo).
▪ Il comportamento aggressivo del bambino provoca l’aggressività del genitore: i bambini più
aggressivi spingono i genitori ad applicare punizioni più severe.
▪ Esistenza di influenze genetiche condivise: dal momento che condividono lo stesso
patrimonio genetico, la condotta aggressiva dei genitori potrebbe venire ereditata dai figli.
Il nostro obiettivo non è semplicemente formulare delle spiegazioni, ma dobbiamo anche testarle
empiricamente. Tutte e tre le spiegazioni hanno qualche valido supporto, ma la prima spiegazione
sembra esercitare un’influenza più decisiva.

Generare spiegazioni ci permette di sviluppare ipotesi che elaborano quello che potrebbe essere
accaduto e che ci aiutano ad andare avanti. Come potremmo fare a provare che l’esposizione
all’aggressività dei genitore spinge in bambini a mettere in atto condotte aggressive? Una
possibilità è quella di far venire i bambini in laboratorio: alcuni di loro guarderanno un videoclip o
film che mostrano comportamenti violenti, mentre altri guarderanno videoclip o film che
presentano interazioni sociali non violente. In un secondo momento si darà ai bambini
l’opportunità di mettere in atto un comportamento aggressivo (es. in relazione a una bambola). In
sostanza, abbiamo selezionato una spiegazione che giustificasse i nostri dati originali (risultati) e
abbiamo impiegato questa spiegazione per ottenere ulteriori risultati.

Informazioni aggiuntive sui risultati e sulle conclusioni


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Nella vita di tutti i giorni, il senso comune attribuisce al termine “teoria” un significato leggermente
differente. Espressioni come “in teoria, ma non in pratica” spesso si riferiscono a qualcosa che è pura
speculazione, che è difficilmente dimostrabile, e che ha lo stesso valore di una fiaba. Questa diversa
attribuzione di significato emerge anche nell’interminabile disputa tra “la teoria della creazione” e “la
teoria dell’evoluzione”. È vero, che molto della teoria dell’evoluzione NON è dimostrato o chiaro; nessuna
teoria è in grado di spiegare tutto ciò che ha a che fare con l’evoluzione, quindi, è presente una
speculazione a tutti gli effetti. Tuttavia, moltissimi aspetti sono stati esplorati e sono conosciuti, quindi
possiamo dire che la teoria dell’evoluzione poggia su un terreno solido e non speculativo. La teoria è una
spiegazione o un modello, che sviluppiamo per orientare i nostri passi verso la conoscenza scientifica.

Parsimonia

Mentre selezioniamo la nostra teoria o la nostra spiegazione, ci facciamo guidare dal principio di
parsimonia, che è un concetto fondamentale e un modo di pensare della scienza. La parsimonia è un
principio o un’euristica, riconosciuta dalla scienza, che guida le nostre interpretazioni dei dati e dei
fenomeni di interesse.

• Il principio di parsimonia si riferisce alla pratica di fornire la versione o la spiegazione dei dati più
semplice rispetto alle interpretazioni o alle giustificazioni alternative che sono disponibili.

Questo non significa in alcun modo che le spiegazioni siano semplici. Piuttosto, il principio fa riferimento
alla prassi di evitare di aggiungere costrutti, osservazioni, relazioni tra variabili e spiegazioni complesse, se
può essere fornita una giustificazione più semplice e ugualmente plausibile. Aggiungiamo complessità alle
nostre spiegazioni solo se necessario. Accanto al termine “parsimonia”, ne esistono altri che designano il
principio e che sottendono il medesimo significato:

- Il principio di economia;
- Il principio dell’inutile pluralità;
- Il principio di semplicità;
- Il rasoio di Occam.
Il rasoio di Occam deriva da Guglielmo Occam, un filosofo e un frate francescano inglese. Egli credeva che non
dobbiamo aggiungere più concetti (pluralità) se non sono necessari per spiegare un dato fenomeno. La sua frequente
e “tagliente” invocazione del principio spiega perché il termine “rasoio” sia stato aggiunto al suo nome per formare il
“rasoio di Occam”.

Come la parsimonia si lega alla metodologia

Il principio di parsimonia è strettamente correlato alla metodologia. Quando terminiamo uno studio, ci
chiediamo come possiamo spiegare i risultati (o la mancanza di risultati) che abbiamo ottenuto. Prima di
rivolgersi a qualsiasi spiegazione nuova e complessa, dobbiamo frugare nel nostro paniere di spiegazioni già
disponibili che attingono, sia alla conoscenza esperienziale della vita quotidiana, sia alla conoscenza
scientifica, e chiederci se c’è qualche teoria che può spiegare i dati che abbiamo ottenuto, senza dover
ricorrere a spiegazioni più complesse. Esempio: riusciamo a spiegare gli avvistamenti di oggetti non
identificati (UFO) con i concetti che abbiamo già a disposizione e senza aggiungere nuove complessità? Nel
caso degli UFO, potrebbero esserci alcuni avvistamenti non spiegabili a partire da questi concetti, e
potremmo dover ricorrere ad altre interpretazioni, facendo attenzione ad aumentare la complessità un po'
alla volta e solo se necessario. Dobbiamo iniziare sempre chiedendoci: “qual è la spiegazione più
parsimoniosa capace di giustificare quello che sappiamo, di interpretare i dati ottenuti e di spiegare in che
cosa consistano i fatti rilevati?”.

Ipotesi rivale plausibile

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Un’ipotesi rivale plausibile è un altro concetto fondamentale che guida il pensiero scientifico. Insieme alla
parsimonia, sono entrambi concetti legati all’interpretazione dei risultati, ed entrambi rappresentano
caratteristiche essenziali del pensiero metodologico.

• Un’ipotesi rivale plausibile fa riferimento a un’interpretazione dei risultati di una sperimentazione


che considera altre influenze rispetto a quella che il ricercatore ha studiato o intende discutere.

La domanda che al termine dello studio deve trovare una risposta è se esistano altre interpretazioni che
potrebbero spiegare i risultati in modo plausibile. È importante distinguere tra il concetto di parsimonia e di
ipotesi rivale plausibile. (tabella 1.2 pagina14)

Un esempio di ipotesi rivale plausibile

• Esiste un’ipotesi plausibile che potrebbe spiegare gli effetti che lo sperimentatore attribuisce alle
barrette ai frutti di bosco? Sì, si chiama testing. Gli individui spesso ottengono punteggi più alti su
una misura (es. intelligenza) quando la stessa misurazione gli viene proposta più volte (re-test). È
un fenomeno che si incontra di frequente. Questa ipotesi rivale sostiene che l’effetto potrebbe
essere dovuto al testing ripetuto: si sarebbe ottenuto lo stesso risultato anche se il gruppo non
avesse mangiato le barrette ai frutti di bosco.
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• Il testing è un’ipotesi plausibile? Sì, appartiene a un’area di ricerca ben conosciuta. Bisogna
aggiungere allo studio almeno un secondo gruppo, che varrà sottoposto alla prima e alla seconda
valutazione, ma che non mangerà alcuna barretta alla frutta. Se il secondo gruppo rivelerà dei
cambiamenti simili a quelli del primo, allora il testing potrebbe essere la spiegazione più plausibile
dei cambiamenti osservati in entrambi i gruppi.

Un’ipotesi plausibile può essere parsimoniosa, così i due concetti si sovrappongono. Nel nostro esempio, il
testing ripetuto è l’ipotesi rivale plausibile, in alternativa all’effetto delle barrette ai frutti di bosco (2
interpretazioni). Entrambe le ipotesi potrebbero essere plausibili, ma la parsimonia ci viene in aiuto, dal
momento che il testing è in grado di spiegare i risultati di molti altri studi. Quindi, al di là del singolo studio,
la parsimonia ha il vantaggio di supportare un concetto (il testing) che spiega molte scoperte.

Come si fa ad identificare delle ipotesi rivali plausibili? Molte di queste ipotesi sono ben codificate, ed è
importante conoscerle con precisione prima di progettare un proprio studio o quando si analizzano gli studi
degli altri ricercatori.

La versione Semmelweis del Problem Solving

Altre notizie sulla storia di Semmelweis

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Semmelweis voleva spiegare (trovare una teoria) perché il tasso di decessi nelle due cliniche variasse così
eccessivamente. Si sommava alla complessità il fatto che le madri che partorivano per strada, in condizioni
poco auspicabili, raramente morivano per la febbre puberale.

Che cosa c’era di particolare nella prima clinica? Semmelweis escluse che:

- Le differenze tra le cliniche fossero legate all’affollamento;


- Le differenze fossero legate alle pratiche religiose delle partorienti;
- Le madri che venivano ricoverate nelle due cliniche rappresentassero due popolazioni diverse

I ricoveri nelle due strutture avveniva a giorni alterni; l’assegnazione non era esattamente su base casuale,
ma non si ravvisava alcun bias sistematico che avrebbe potuto spiegare la diversa percentuale di decessi. La
principale differenza era che la prima clinica si occupava della formazione dei medici, la seconda no.
Questa è semplicemente una descrizione delle differenze tra le due cliniche non spiega ancora il tasso di
mortalità. In seguito alla morte di un medico dell’ospedale a causa di un taglio al dito con il bisturi che stava
utilizzando per sezionare un cadavere (il medico morì a causa della stessa malattia delle partorienti),
Semmelweis ipotizzò una teoria: alcune “particelle cadaveriche” si erano probabilmente trasferite, tramite
il bisturi, sul suo collega; queste “particelle” causavano la malattia che portava al decesso. Semmelweis
suppose che lo stesso fenomeno dovesse essersi verificano con le partorienti (dal momento che NON
esisteva ancora la prassi di sterilizzare gli strumenti e di lavarsi le mani tra una visita e l’altra).

1. La prima sfida: la sua teoria era in grado di spiegare perché il tasso di morte era molto alto nella
prima clinica e piuttosto basso nella seconda? Sì. Nella seconda clinica non venivano svolte le
autopsie perché non erano oggetto della formazione delle ostetriche. In questo modo, la malattia
non veniva trasmessa dai dottori ai pazienti.
2. La seconda sfida: testare delle ipotesi. Se esistevano delle “particelle” che causavano la malattia,
bisogna liberarsene. Se queste ipotetiche particelle fossero state eliminate, allora anche il tasso di
decessi avrebbe dovuto diminuire.

Una nuova procedura

Semmelweis introdusse una nuova procedura: ai medici venne imposto di lavarsi le mani con una
soluzione a base di cloruro (composto impiegato per disinfettare) prima di passare dalla dissezione dei
cadaveri all’assistenza per il parto. La teoria di Semmelweis era plausibile e anche parsimoniosa. Una
singola spiegazione era in grado di giustificare:

• La morte di molte persone nella clinica;


• La morte del suo collega medico;
• Il diverso tasso di decessi tra la prima e la seconda clinica;
• Il fatto che le madri che partorivano in strada, anche se in condizioni antigeniche, non
presentavano un altro tasso di mortalità;
• La riduzione dei decessi a seguito della verifica della sua teoria sulle “particelle cadaveriche”, grazie
alle procedure igieniche progettate per la disinfezione di queste particelle.

Semmelweis sviluppa una teoria che spiega diversi fatti e testa le ipotesi che derivano dalla teoria stessa.
Nel corso degli anni, Semmelweis lavorò in diversi ospedali e non appena introduceva le pratiche di igiene
in una nuova struttura, il tasso di morte delle partorienti diminuiva vistosamente. Si osservava una
ripetizione dei medesimi risultati impiegando lo stesso intervento, , ma su pazienti differenti e in diversi
ospedali.

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Con il passare degli anni, l’importanza della scoperta di Semmelweis per l’assistenza medica e la base
scientifica del suo lavoro divenne chiara (la teoria dei germi). Quello che un tempo veniva rigettato è
diventato oggi uno standard della pratica clinica.

Commenti generali

La storia del dottore è stata illustrata per evidenziare il suo modo scientifico di pensare per risolvere un
problema. Già molto tempo prima della formalizzazione delle attuali pratiche metodologiche, esistevano
diversi modelli di riferimento che indicavano come tentare di comprendere un problema, in cui si
sperimentavano le possibili soluzioni e si osservava se una soluzione, una volta dimostrata, poteva essere
replicata. Facciamo riferimento alla scienza e ai suoi metodi come supporto per la risoluzione dei problemi
che incontriamo. Le pratiche metodologiche hanno lo scopo di aiutarci a raggiungere delle conclusioni,
riducendo al minimo ambiguità ed errore. Una volta terminato uno studio, per spiegare in maniera ottimale
i risultati ottenuti, si cerca la miglior interpretazione possibile (la più plausibile). Questa interpretazione si
ottiene progettando lo studio in modo tale che altre spiegazioni non sembrino per niente plausibili o
parsimoniose.

CAPITOLO 4: LE IDEE PER INIZIARE IL PROCESSO DELLA RICERCA

Sviluppare l’idea di ricerca

Il processo di sviluppo dell’idea di ricerca può essere affrontato in diversi modi. La ricerca comincia con
un’idea o una questione che serve come base dello studio. La domanda può emergere da diverse fonti e/o
dagli sforzi di pensare a un fenomeno in un modo nuovo. Le idee o fonti di ricerca sono punti di partenza
per cominciare a vedere che tipi di idee possono essere testate e che spinta ci possa essere per
un’indagine.

Fonti di idee per gli studi

Le idee o le fonti di ricerca non devono essere per forza indipendenti o esaustive; sono elementi utili per
cominciare a prendere in considerazione quali tipi di idee possono essere testate e quali motivazioni ci
potrebbero essere per sviluppare uno studio. Diverse fonti di idee:

1. Curiosità: molte idee nascono dalla semplice curiosità verso un fenomeno.

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• La curiosità non è una spiegazione del perché si porta avanti una certa linea di ricerca, ma aiuta a
trasmettere l’idea che la motivazione a porsi specifiche domande nel contesto della ricerca
empirica non ha per forza bisogno di emergere da nozioni teoriche complesse o sofisticate.
La curiosità può portare alla descrizione di relazioni tra variabili che non erano conosciute e quindi
servire come base per generare una teoria e poi ulteriori test della teoria che elaborano la natura di
quella relazione più in profondità. La curiosità è un concetto complesso, che implica in molti modi
altre fonti di idee presentate successivamente.
2. Lo studio di caso: lo studio di caso favorisce la generazione di nuove idee, stimolando la curiosità
del ricercatore.
• Lo studio di caso si riferisce allo studio intensivo di un individuo.

Nella psicologia clinica, solitamente lo studio di caso si concentra sul cliente individuale, spesso nel contesto
dello sviluppo o del trattamento di una disfunzione clinica.

In realtà, il “caso” può essere un individuo, un gruppo, un’istituzione o una società. Lo studio di caso
storicamente ha ricoperto un ruolo fondamentale in psicologia nel promuovere una teoria e una ricerca
interessanti, perciò rappresenta una valida fonte di idee. Con il temine studio di caso si fa riferimento
principalmente allo studio di un caso aneddotico, nel quale la valutazione spesso non è sistematica e nel
quale non viene fatto ricorso a condizioni di controllo. La mancanza di condizioni di controllo non permette
di trarre inferenze valide.

Questo caso ha avuto un effetto enorme ed è considerato aver segnato l’inizio della talking cure (terapia
della parola) e del metodo catartico della psicoterapia. Da un punto di vista metodologico: non abbiamo
informazioni realmente sistematiche rispetto al caso, a che cosa è successo, ai “reali” cambiamenti dei
sintomi. La terapia della parola inoltre, era abbinata all’ipnosi e a grandi quantitativi di medicinali. Quindi, la
terapia difficilmente consistette sono nel parlare e infatti NON si poteva discernere se la parola avesse
qualche impatto. L’outcome di Anna O. comprese la sua successiva ospedalizzazione alla luce delle sue
disfunzioni cliniche, ciò condusse a porti delle domande sull’efficacia del trattamento combinato parola-
ipnosi-farmaci. Casi come questo non permettono di trarre inferenze su cosa e successo e perché; la
maggior parte delle minacce alla validità sono presenti.

La nostra attenzione non riguarda gli studi di caso di per sé ma l’utilizzo dei casi; il contatto con individui
che hanno avuto esperienze particolari diventa fonte di idee per la ricerca. L’esperienza di per sé non è un
buon modo di testare ipotesi, ma parliamo di fonti di idee e di casi che possono essere abbastanza utili al
pensare in modo creativo a correlati, fattori di rischio e altre caratteristiche degne di uno studio. In
12
generale, un contatto ravvicinato con i casi singoli fornisce informazioni uniche a causa dell’osservazione di
molte variabili, della loro interazione nel tempo, e di prospettive sulle basi della personalità e del
comportamento.

3. Lo studio di popolazioni particolari: lo studio di popolazioni particolari fa riferimento a questi tipi di


studi (Tabella 4.1 sottostante):
- Studio di popolazioni particolari;
- Studio delle eccezioni;
- Studio dei sottotipi;
- Estensione della validità esterna.

La ricerca spesso, si concentra su un gruppo particolare di individui e li confronta con altri che non hanno
quella caratteristica. Tra questi studi sono comuni i paragoni di individui con e senza una condizione clinica
(es. depressione vs nessun disturbo). La popolazione specifica potrebbe essere selezionata a causa di una
particolare esperienze passata o attuale. Un tipo di popolazione particolare che vale la pena esplorare è
quella definita come studio delle eccezioni. In base alle ricerche, sappiamo che individuo con alcune
esperienze o esposti ad alcuni fattori hanno un outcome particolare, ma ci potrebbero essere delle
eccezioni.

Esempio: tra i soldati schierati in combattimento, la maggior parte non sviluppa sintomi del disturbo post-
traumatico, ma alcuni lo fanno e non è meramente una questione di esperienze traumatiche alle quali sono
esposti.

Possiamo studiare le eccezioni, ovvero coloro che vanno incontro a un trauma? Un fattore di vulnerabilità
può essere può essere identificato in una reattività emotiva più alta, una reazione fisiologica ad alcuni
stimoli attivanti testati negli esperimenti di laboratorio. Gli individui che sono fisiologicamente più reattivi
sono più vulnerabili al disturbo post-traumatico da stress in guerra. Lo studio delle eccezioni potrebbe
comprendere qualsiasi gruppo di eccezioni. Ci sono persone esposte a esperienze difficili o terribili che
funzionano abbastanza bene nella vita di tutti i giorni. Quali sono i fattori che li hanno protetti da outcome
avversi? Se potessimo comprendere quali sono i fattori che hanno favorito questo outcome positivo,
potremmo essere in grado di utilizzare le informazioni per proteggere tutte o la maggior parte delle
persone.

Informazioni aggiuntive inerenti le popolazioni particolari

Le persone esposte a degli ambienti di cura apparentemente ottimali (relazioni positive tra fratelli e con i
genitori, opportunità e competenze precoci) possono andare incontro a vite molto difficili. Che cosa è
“andato male”? Che cosa porta gli individui con un tipo di esperienza particolare a seguire un pensiero
(funzionare bene) piuttosto che un altro (funzionare non bene)? La ricerca può iniziare identificando le
caratteristiche delle situazioni che costituiscono un’eccezione e sviluppando un’ipotesi relativa a chi sono
queste eccezioni, come potrebbero essere identificate e che cosa le rende tali. I soggetti che rappresentano
eccezioni rare emergono in un altro contesto nella metodologia. Spesso vi si fa riferimento con il termine
outlier e fanno sorgere questioni inerenti la valutazione dei dati e le analisi statistiche.

• Il termine outlier si riferisce agli individui i cui punteggi di performance si distanziano in modo
significativo dal resto del campione. Talvolta questi soggetti vengono rimossi dallo studio.

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Ora è possibile selezionare gli individui per i trattamenti di cui potrebbero più probabilmente beneficiare,
magari mediante l’identificazione dei fattori che potrebbero essere modificati per rendere gli individui più
responsivi rispetto al trattamento. Lo studio delle eccezioni ha prodotto importanti insight che hanno un
impatto su molte persone. Più in generale, lo studio delle eccezioni può far avanzare in modo significativo
la nostra comprensione dei processi nascosti, legati a esiti inaspettati e anche attesi.

Un’altra variazione nello studio delle eccezioni o di gruppi particolari è incentrata sul raggruppare gli
individui in vari sottotipi o variazioni di un problema. Questa tipologia inizia con l’interessarsi a un gruppo
(es. individui con una condizione particolare come la depressione) e considerare possibili sottogruppi basati
sull’esperienza clinica, su un’idea o sulla teoria. Si potrebbe supporre che gli individui affetti da depressione
maggiore non siano omogenei, ma includano molti sottogruppi. L’obiettivo della ricerca è quello di
mostrare che vi sono dei sottotipi e che le loro caratteristiche peculiari (ovvero correlati e fattori di rischio)
variano. Esempio: molti bambini sono vittime di bullismo. Tuttavia, tra le vittime si possono distinguere le
vittime “pure” e le vittime/bulli, ovvero, tra le vittime può essere identificato un sottotipo che è anche
coinvolto in atti di bullismo. La distinzione è importante; le vittime sono a rischio di tutti i tipi di problemi
legati alla salute mentale (es. ansia, depressione), fisica e scarso rendimento scolastico. Per le vittime che
sono anche bulli invece, queste caratteristiche e l’esito a lungo termine sono peggiori.

L’identificazione dei sottotipi è un focus importante della ricerca, infatti i risultati possono avere ampie
applicazioni. Se ci sono due sottotipi differenti di un problema, questo potrebbe essere abbastanza utile nel
prevenire o trattare il problema. I diversi sottotipi possono suggerire percorsi causali differenti e consentire
di concentrare l’intervento sulle influenze che faranno la differenza per uno, entrambi, o per la maggior
parte dei sottotipi.

Idee stimolate da altri studi

Un’ampia categoria per le fonti di idee è la ricerca stimolata da altri studi. Questa categoria raggruppa
alcune fonti di idee, tra cui risolvere una questione specifica che deriva dagli studi precedenti, estendere il
focus e estendere la validità esterna (es. popolazioni, setting). Il concetto chiave è che uno studio guida
diversi tipi di studi. Un tipo di lavoro potrebbe estendere dei risultati specifici a un problema clinico o a una
popolazione nuova, diversa. Anche l’estensione di un certo risultato a un nuovo set di variabili dipendenti o
outcome può essere una fonte interessante di idee di ricerca.

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L’estensione può essere concettuale, nel senso che un modello viene esteso. Esempio: si considera che le
droghe illecite diano dipendenza. La sostanza o l’attività che suscita la dipendenza deve inizialmente
causare sensazioni di piacere e cambiamenti nelle emozioni e nell’umore. La dipendenza crea un forte
desiderio di assumere la sostanza o praticare l’attività. Le dipendenze sono associate a un peggioramento
della performance, come il mantenimento delle aspettative sul lavoro o nelle relazioni. Una linee di ricerca
è rappresentata dall’estensione di queste caratteristiche ad aree di funzionamento che solitamente non
vengono considerate “dare dipendenza”; si parla ad esempio delle dipendenze da social media, sesso o
cibo. Queste dipendenze sono equivalenti? Questa ricerca rappresenta un’estensione, che considera il
nucleo della dipendenza per come viene studiato in un dominio familiare (uso di sostanze) e lo ripropone in
domini che solitamente non sono considerati importanti.
Un altro tipo di lavoro stimolato da altri studi si concentra sull’interpretazione dei risultati originali. Sulla
base dei risultati originali, il ricercatore fornisce un’interpretazione. Leggendo lo studio e mettendo in
discussione le interpretazioni, si può considerare di disegnare uno studio non molto diverso dall’originale,
ma in cui viene testato se le cognizioni sono o meno cambiate o se si possono spiegare i risultati in un altro
modo.

Traslazioni ed estensioni tra esseri umani e animali

Un modo è quello di estendere o traslare i risultati della ricerca sugli animali a un fenomeno clinico. In
psicologia, e in generale nella scienza di base, le estensioni della ricerca animale a quella umana si
muovono in entrambe le direzioni. Per esempio, studi sugli esseri umani relativi all’avvelenamento da
piombo e da fumo di sigaretta vennero elaborati a partire da studi sugli animali che guardavano ai processi
e ai meccanismi che potevano spiegare il modo in cui queste tossine danneggiavano vari organi (es. la
formazione di dendriti nel cervello e nei polmoni). In psicologia clinica, è più adeguato estrapolare i risultati
della ricerca sugli animali adattandoli al comportamento umano come base per uno studio. Alcuni processi
relativi allo sviluppo, alle interazioni sociali o all’interazione genitore-bambino, dimostrati nella ricerca di
base sugli animali, possono essere usati per ottenere informazioni sull’interazione umana. Naturalmente,
estendere la ricerca sugli animali agli esseri umani non implica che non ci siano caratteristiche uniche
proprie di una specie particolare. Inoltre, a volte il pubblico è riluttante ad apprendere le similitudini se con
questo si intende che “non siamo diversi dagli animali”. Per esempio, oggi sappiamo che i delfini non in
cattività sembrano chiamarsi l’un l’altro per nome, ovvero, hanno dei nomi propri come noi. Questo
risultato, insieme ad altri, non solo è interessante di per sé, ma hanno implicazioni legate al linguaggio, allo
sviluppo del cervello e alla socializzazione, a prescindere da qualsiasi specie.

• Molte linee di ricerca sugli animali (sul condizionamento classico o l’apprendimento


dell’evitamento) hanno finito per generare la ricerca sui trattamenti per gli esseri umani. Per
15
esempio i ricercatori del laboratorio di Pavlov identificarono una situazione in cui gli animali
diventavano molto ansiosi quando dovevano effettuare una scelta difficile.

Un’altra fonte di idee è l’estensione della validità esterna o generalizzazione di un risultato a popolazione e
outcome nuovi. Potrebbe essere rilevante estendere un risultato a gruppi di culture o età diverse, gruppi
con identità di genere o esperienze diverse. C’è bisogno di una razionale forte (motivazione forte) per
questo tipo di ricerca. Dal momento che le estensioni sono illimitate, ogni ricerca è tenuta a trasmettere
perché qualcuna risultati di speciale interesse, ovvero se ci siano motivazioni convincenti che vanno oltre il
“questo non è mai stato fatto prima”.

Lo sviluppo e la validazione della misura

Una quantità considerevole di ricerca si concentra sullo sviluppo o validazione delle misure. Lo sviluppo di
metodi di valutazione è centrale perché la misurazione rappresenta una precondizione per altra ricerca. La
ricerca ha iniziato a sviluppare una misura nuova e a stabilire vari tipi di attendibilità e validità della misura.
È importante sottolineare che lo sviluppo e la valutazione delle misure rappresentano una grande fonte di
idee per progetti di ricerca. (tabella pagina 26)

Studiare come due (o più) variabili si associano

L’obiettivo complessivo della ricerca è comprendere un fenomeno di interesse, ovvero conoscere le sue
caratteristiche, i fattori ai quali è associato, come opera e come può essere controllato. A volte l’obiettivo
della ricerca consiste nell’identificare le relazioni causali, e questo rappresenta un utile punto di partenza. A
ogni modo, c’è molto di più da sapere sulle relazioni tra variabili oltre alla loro connessione causale. Vi sono
tanti modi con cui le variabili possono essere associate; identificare questi modi e i concetti chiave che
riflettono, serve come base per sviluppare una studio. Ogni associazione tra variabili può essere studiata. È
utile organizzare la descrizione descrivendo e spiegando il fenomeno che desideriamo studiare.
Consideriamo la descrizione come il “cosa”, cioè cosa sia la relazione rispetto ad altre caratteristiche, e la
spiegazione come il “come”, cioè come o perché c’è una relazione e attraverso quali processi sono
connesse le variabili.

• Una fonte di idee per la ricerca sta nel considerare quali aspetti di descrizione o spiegazione
possono essere studiati.

Numerosi concetti chiave servono da guida alla ricerca descrittiva ed esplicativa (tabella 4.2 sottostante).

Associazione o correlazione tra le variabili

La ricerca nell’area clinica, si focalizza spesso sul comprendere se due variabili sono correlate (caso più
semplice in cui si correlano due variabili, ma si può anche testare la correlazione tra molte variabili). I

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soggetti vengono testati su diverse misure in un dato momento temporale per considerare variabili come:
sintomi (es. depressione), processi cognitivi, funzionamento familiare, e vengono studiate le correlazioni
predette dalla teoria. Identificare le caratteristiche delle cognizioni, del comportamento e dell’ambiente
che sono o meno correlate con un problema particolare può essere importante per elaborare la natura del
problema e per testare o sviluppare delle teorie circa l’insorgenza o il decorso di un problema. Esempio: da
uno studio correlazione, è emerso che l’incidenza della violenza era correlata positivamente con la
temperatura. Maggiore era la temperatura, più reati violenti erano commessi, ma la relazione positiva
esisteva sono fino a circa 27°C. La correlazione diventava negativa dopo i 32°C.
La correlazione tra due variabili è molto interessante e pone delle domande, che quando studiate, possono
avvicinarci ad un livello maggiore di comprensione. La correlazione rappresenta un interessante punto di
partenza. In seguito, dobbiamo identificare delle spiegazioni possibili o una teoria sul perché quella
relazione sussiste e testare che cosa potrebbe giocare un ruolo con un po' più di precisione. La correlazione
è la descrizione di una relazione che noi cerchiamo di approfondire, escludendo alcune interpretazioni e
rendendone altre meno plausibili.

Concetti che servono come spinta per la ricerca

Uno studio comincia con una ragione per considerare una specifica correlazione. La motivazione deve
cominciare con una prospettiva, teoria o una domanda interessante. La tabella 4.2 elenca alcuni concetti
che servono da motivazioni per la ricerca:
✓ Correlato: le due (o più) variabili sono associate in un dato momento in modo che non c’è evidenza diretta
che una variabile preceda l’altra.
✓ Fattore di rischio: una caratteristica o una variabile che è un antecedente di un outcome di interesse e
aumenta la probabilità che si verifichi. Un “correlato” in cui è stabilita una sequenza temporale.
✓ Fattore di protezione: un caratteristica o una variabile che previene o riduce la probabilità di un outcome
negativo. La sequenza temporale non è per forza determinata; si tratta spesso di correlazioni negative con
l’outcome.
✓ Causa: una variabile influenza, sia direttamente sia attraverso altre variabili, il verificarsi dell’outcome. Viene
dimostrato che il comportamento di una variabile conduce al cambiamento di un’altra variabile (outcome).

Fattori di rischio

La correlazione è la situazione nella quale due variabili sono associate in un determinato momento. Le
misurazioni vengono fatte nello stesso momento (es. altezza e peso misurati nello stesso giorno).

• Un fattore di rischio è un predittore di un outcome successivo.

Un fattore di rischio riflette un livello più profondo di comprensione della semplice correlazione. In altre
parole, i fattori di rischio sono una correlazione in cui sappiamo che una variabile viene PRIMA dell’altra;
un’esperienza, una variabile, un evento (es. abuso) sono correlati con una caratteristica che emerge in un
momento successivo (es. la soddisfazione coniugale). Il concetto di fattore di rischio nasce nell’ambito della
sanità pubblica. Il termine e i focus comuni in quel contesto si riferiscono alle “pratiche rischiose” (es.
fumare) e outcome terribili (es. morte).

→ Più in generale, il termine si riferisce in modo più ampio a eventi, esperienze o pratiche che
aumentano la probabilità di un outcome di interesse, indipendentemente da quale sia l’outcome.

Le esperienze (es. meditare) e gli outcome (es. gestire lo stress) possono essere anche positivi. Di
conseguenza, il termine viene usato per riflettere delle caratteristiche che sono correlate con un
determinato outcome a cui sono antecedenti, indipendentemente dal tipo di outcome. Per questo motivo,
gli psicologi spesso evitano il termine “rischio” parlando di “predittore”.

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Capire la differenza tra un correlato e un fattore di rischio

Spesso i ricercatori identificano un campione con un problema particolare (es. comportamenti autolesivi) e
allo stesso tempo somministrano delle misure di altre caratteristiche (es. esposizione a un evento
traumatico, livelli di ansia) e quindi correlano tali caratteristiche con i comportamenti autolesivi. Questi
sono studi con valutazioni concomitanti in cui si possono identificare solo correlati.

Invece, i fattori di rischio possono essere usati per sostenere che alcune caratteristiche sono precedenti
all’automutilazione, ma solo un disegno di ricerca longitudinale può in maniera inequivocabile stabilire una
linea temporale. I fattori di rischio NON devono essere confusi con la causa. Per esempio, i fattori di rischio
per le malattie cardiovascolari includono elevato colesterolo, fumare, mancanza di esercizio fisico ecc.
Nessuno di questi necessariamente causa un attacco di cuore, per quanto tutti contribuiscano ad
aumentarne il rischio. È possibile impostare il focus di una ricerca nel passaggio dai fattori di rischio alle
cause, modificando alcuni fattori di rischio (es. l’ambiente), per poi chiedersi: “modificando il fattore in
questione, si è verificato qualche cambiamento nell’outcome?”. In questo modo ci si sposta nell’area della
causa. I ricercatori spesso sono sprezzanti circa le correlazioni e l’associazione tra le variabili e dicono cosa
tipo: “è solo una correlazione?”. In realtà, le correlazioni e le associazioni sono molto importanti, e la
maggior parte della nostra comprensione dei disturbi fisici e mentali inizia con le correlazioni.
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l’epidemiologia si riferisce allo studio e alla distribuzione delle malattie e delle condizioni relative a queste, oltre che
dei fattori che ne influenzano la distribuzione.

Fattore di protezione

Il fattore di protezione, come il fattore di rischio, è caratterizzato da una linea del tempo, cosicché vi è un
fattore che è associato a un outcome successivo.

• Il fattore di protezione è una variabile che previene o riduce la probabilità di un outcome


successivo.

Alcune caratteristiche interne all’individuo, alla famiglia, alla comunità, alla situazione di vita o ad altri
fattori, prevengono o diminuiscono certi outcome. I fattori di protezione possono essere concepiti come
l’opposto dei fattori di rischio, cioè sono correlati negativamente con l’esordio di un certo problema
successivo. Avere un fattore di rischio aumenta la probabilità di un certo outcome mentre, avere un fattore
di protezione diminuisce la probabilità dell’outcome. Esempio: i bambini esposti ad abuso fisico e
trascuratezza sono a rischio di sviluppare vari problemi deleteri legati alla salute mentale e fisica.

Quali sono le variabili che separano i bambini a rischio che mostrano e che non mostrano l’outcome? Ci
potrebbe essere qualche fattore genetico, qualche fattore ambientale e una varietà di fattori che riducono
la probabilità dell’outcome. Identificarli può essere importante, perché può suggerire spiegazioni possibili o
meccanismi chiave che possono essere coinvolti. I ricercatori studiano coloro che sono a rischio e mostrano
dei segni nell’outcome e coloro che sono a rischio ma non mostrano problemi. Le variabili che sono
caratteristiche di questi ultimi, ma non dei primi, sono chiamate fattori protettivi.

I fattori di rischio e di protezione sono simili. Essi stabiliscono che qualcosa è associato a un outcome
successivo. NON sono cause. Una volta che si identifica un fattore di protezione, vengono sviluppati dei
programmi per promuovere la resilienza e proteggere le persone da un certo esito. Questo obiettivo parte
dall’assunto che se si aumenta il fattore di protezione, diminuirà un certo outcome negativo. La ricerca
però, deve studiare SE il fattore di protezione ha un ruolo causale. Identificare un fattore di protezione è
importante, ma non abbastanza.

“Per esempio, il fatto che una famiglia mangi insieme è associato…

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Fattori causali

Come già detto, la correlazione non deve essere svalutata, in quanto i risultati sono spesso provocatori,
intriganti e capaci di generare una grande quantità di ricerca. A volte i correlati (es. fattori di rischio),
quando vengono studiati a fondo, possono portare alla comprensione di relazioni causali. In questi casi, la
variabile passa dall’essere un fattore di rischio all’essere un fattore causale; ovviamente la variabile non
cambia, ma cambia come la classifichiamo. Esempio: nel campo della medicina, alti livelli di colesterolo
erano stati identificati come un fattore di rischio. Con il passare del tempo e con la manipolazione delle
concentrazioni di colesterolo, divenne chiaro che il colesterolo giocava un ruolo causale. La riduzione di
colesterolo diminuisce la probabilità di malattie cardiovascolari.
La definizione di relazione causale può essere applicata a diversi tipi di cause, che supportano varie
relazioni temporali in funzione di un outcome. Esempio: una macchina passa troppo velocemente su un
dosso e il motore cade a terra. Qual è la causa? Sicuramente la velocità con la quale la macchina è passata
sul dosso, ma ci sono anche altre possibilità: il motore potrebbe non essere stato sistemato correttamente
oppure con il passare del tempo i supporti potrebbero essersi allentati. Spesso non c’è “la” causa ma ci
sono numerose cause. Alcune condizioni sembrano avere una causa singola, lineare e riconoscibile (es. la
rabbia, la gamba rotta), ma anche in questo caso altre variabili potrebbero aver influenzato il modo con cui
la causa più ovvia conduce all’outcome.

I criteri chiave per inferire una relazione causale

Numerosi criteri possono essere usati come linee guida per inferire una relazione di tipo causale. Devono
essere considerate delle linee guida e non dei requisiti rigidi, e non devono verificarsi per forza tutti perché
si possa parlare di causa.
(tabella pagina 40)

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La ricerca sugli interventi si concentra sulle cause del cambiamento, che potrebbero essere diverse dalle
cause originali che hanno portato allo sviluppo del problema e non necessariamente a esse associate.

Moderatori, mediatori e meccanismi

Un’altra fonte di idee sta nel focalizzarsi su moderatori, mediatori e meccanismi. (tabella pagina 41)

Moderatori

• Il termine moderatore si riferisce ad alcune caratteristiche che influenzano la dimensione o la


direzione della relazione tra intervento e outcome.

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Se l’effetto di una manipolazione sperimentale varia come funzione di alcune caratteristiche del campione
(es. sesso, etnia) o setting (es. clinica, scuola), queste caratteristiche sono moderatori. Abbiamo esperienza
dei moderatori della vita di tutti i giorni. Per esempio, sappiamo che non tutte le persone che fumano o si
abbuffano quotidianamente di cibo spazzatura soffrono delle probabili conseguenze (es. cancro, malattie
cardiovascolari). La relazione tra fumo, cibo spazzatura e un outcome negativo è influenzata da un’altra
variabile (o da altre variabili). Quella altre variabili vengono chiamate moderatori. I moderatori possono
essere molto importanti nello studio dei trattamenti in psicoterapia. Ci si chiede: “quale trattamento è più
efficace per questo individuo con questo specifico problema, e in quali circostanze?”. Inevitabilmente, NON
importa quale sia la forma di trattamento (es. psicologico, farmacologico), alcuni individui non vi
rispondono.

- Chi sono questi individui?


- Qual è il moderatore o quali sono i moderatori che differenzia(no) coloro che rispondono da coloro
che non rispondono o che influenza(no) il grado di responsività?

La ricerca dei moderatori

La novità della ricerca dei moderatori in relazione ai fenomeni clinici è la gamma di moderatori studiati e
come vengono studiati. Esempio: la terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento efficace per
l’ansia e per la depressione.

L’importanza dei moderatori è facile da notare in diversi esempi di vita quotidiana, che mostrano che la
relazione tra le variabili può essere drasticamente modificata sulla base di un moderatore.

I moderatori sono usati come base per disegnare lo studio. È importante considerare quali variabili
potrebbero fare una differenza o cambiare la relazione tra due variabili.

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Mediatori e meccanismi

La causa e la relazione causale sono utili punto di partenza per descrivere i mediatori e i meccanismi. Per
valutare come si genera il cambiamento, la ricerca guarda spesso ai mediatori e ai meccanismi.

• Un mediatore è un costrutto che mostra una relazione statistica tra un intervento e un outcome.
Questo è un costrutto interveniente, che suggerisce i processi su cui si fonda il cambiamento o dai
quali il cambiamento dipende.

Esempio: l’esercizio è un intervento efficace per ridurre la depressione clinica. La mediazione è evidente
quando numerose condizioni vengono soddisfatte:

1. L’intervento (es. esercizio fisico) conduce al cambiamento sulla misura di outcome (es. la
depressione).
2. L’intervento altera il mediatore proposto (es. si potrebbe proporre che il livello di stress giochi
questo ruolo).
3. Il mediatore è associato all’outcome (il livello di stress è associato ai sintomi).
4. Gli effetti sull’outcome (cambiamento della depressione) non sono evidenti o decisamente meno
evidenti se il mediatore proposto non è cambiato.

È possibile che l’esercizio fisico sia efficace solo se, durante il processo di cambiamento, i livelli di stress si
modificano. Questo indicherebbe la presenza di una mediazione. È anche possibile che l’esercizio fisico
abbia aiutato a ridurre la depressione anche se i livelli di stress non sono cambiati, ciò vorrebbe dire che
qualcos’altro oltre l’esercizio fisico potrebbe essere coinvolto nel processo di cambiamento. Queste
relazioni mostrano che il cambiamento sia mediato da qualche altro costrutto.

In riferimento all’esempio precedente avremo, una variabile indipendente o manipolazione (esercizio


fisico), una variabile dipendente (depressione) e un possibile mediatore (riduzione dello stress). L’ipotesi è
che la variabile indipendente o manipolazione (es. esercizio fisico) sia efficace nel modificare la variabile
dipendente (es. la depressione clinica). In sostanza, l’esercizio fisico funziona perché riduce lo stress, ed è
per questo che la depressione si riduce. Di conseguenza, ciò significa che l’esercizio fisico potrebbe non
funzionare affatto, oppure non molto bene, a patto che lo stress sia ridotto.

Anche quando i criteri sono rispettati, può rimanere un livello considerevole di ambiguità sul ruolo preciso
del mediatore. Alcuni casi:

- La mediazione può essere parziale, ossia c’è un grado di relazione ma non è così forte o completa.
- Il mediatore potrebbe stare per una o più variabili con cui è correlata.
- Il mediatore potrebbe non spiegare esattamente come si genera il cambiamento.

Una volta che viene identificato un mediatore, il ricercatore potrebbe riflettere su che cosa nel mediatore
genera il cambiamento e come emerge il cambiamento, ma la dimostrazione dell’esistenza di un mediatore
di per sé non mostra questo livello di dettaglio. Quindi, la mediazione ci avvicina a comprendere che cosa
potrebbe essere implicato nel processo di trasformazione (es. cambiamento dello stress). Il mediatore
mette in luce dei processi chiave che potrebbero spiegare bene i processi coinvolti nel cambiamento.

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→ Il meccanismo si riferisce al fatto che un livello di specificità maggiore del mediatore riflette i
passaggi del processo attraverso i quali l’intervento (o qualche tipo di variabile indipendente) in
realtà si dispiega e produce il cambiamento.

Potrebbero essere necessari molti studi per determinare come avviene il cambiamento e questi studi
spesso combinano ricerca di base e studi clinici.

Tutti: mettere insieme, moderatori, mediatori e meccanismi

Questi tre concetti devono andare insieme. I moderatori possono aiutare a riflettere sui mediatori e sui
meccanismi dell’azione. Esempio: effetto dell’esperienza infantile sui successivi comportamenti criminali,
dove una caratteristica genetica è un moderatore. I bambini con una storia di abuso fisico sono a elevato
rischio di sviluppare più tardi dei comportamenti antisociali, anche se la maggior parte delle persone che
sono state abusate non mette in atto comportamenti antisociali. Una caratteristica genetica modera la
relazione. È possibile che il mediatore o il meccanismo del cambiamento cambi in funzione di una variabile
moderatrice, un fenomeno conosciuto come mediazione moderata.

• La mediazione moderata si ha quando la forza (o la direzione) dell’associazione del mediatore con


la variabile di outcome dipende dal livello di un’altra variabile.

Cerchiamo di comprendere questo concetto, partendo dal riconoscere che un dato outcome può essere
ottenuto tramite mezzi diversi (mediatori). Esempio: sappiamo che il quoziente intellettivo (QI) può essere
aumentato in diversi modi nei bambini, tra i quali l’integrazione dell’alimentazione, interventi educativi
precoci e mandando il bambino all’asilo. Quindi, un singolo outcome (maggiore QI) ha diversi sentieri che vi
conducono e questi percorsi potrebbero riflettere diversi meccanismi che portano a un outcome. I diversi
meccanismi dipendono da altre variabili (moderatori), che sono le esperienze alle quali il bambino è stato
esposto.

Commenti generali

Nello sviluppare uno studio, è importante considerare che cosa potrebbe influenzare i risultati, così che
potrebbero essere più o meno forti sulla base di qualche tipo di altra variabile (moderatore). Infatti, è
probabile che molti effetti che consideriamo universali varino in funzione di qualche altra variabile, tra cui
altre influenze, date dalla cultura e dall’etnia. In altre parole, la cultura può rappresentare un moderatore.
Bisogna essere critici verso il proprio studio e mettere in discussione i risultati, sforzandosi di pensare per
chi quel risultato è probabile che non regga e perché.

Traslare i risultati dalla ricerca alla pratica

Negli ultimi anni, la nozione di ricerca traslazionale ha ricevuto molta enfasi. Una fonte di idee per uno
studio può essere “traslazionale”, cioè considera come un risultato può essere esteso all’uso clinico o anche
a un’applicazione più ampia. Il processo completo della ricerca traslazionale è caratterizzato dallo
spostamento dei risultati di una ricerca di base, all’assistenza dei pazienti, o alla comunità.

Ricerca di base e applicata

C’è sempre stata una chiara distinzione tra ricerca di base (detta anche “ricerca da bancone” e “ricerca di
laboratorio”) e applicata. La ricerca di base di solito, ha una o più delle seguenti caratteristiche:

• Fornisce un test di un prototipo o di una teoria per descrivere quello che può succedere.
• Compie uno sforzo per la comprensione di un fenomeno di interesse in condizioni molto
controllate.
• Isola dei processi o delle variabili in modi che potrebbero non essere come appaiono in natura.

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• Usa dei modelli animali che permettono valutazioni o osservazioni speciali di un processo chiave.
• Usa delle circostanze particolari (es. procedure, attrezzatura) che permettono di controllare o
valutare effetti che non sarebbero possibili altrimenti.

L’obiettivo della ricerca di base è identificare quello che succede. Esempio: gli studi della ricerca di base sui
topi possono controllare le esperienze che hanno fatto crescendo con varie condizioni di cura materna. La
ricerca di base è fondamentale, ma non conduce istantaneamente a dei risultati che permettono un
cambiamento immediato nella vita delle persone. L’obiettivo quindi, è quello di comprendere e questo può
essere raggiunto descrivendo e spiegando che cosa succede modificando un certo aspetto.

Distinguere la ricerca applicata dalla ricerca di base

La ricerca applicata si distingue dalla ricerca di base e di solito, ha una o più delle seguenti caratteristiche:

Come per le caratteristiche della ricerca di base, tutte queste caratteristiche NON sono richieste in ciascuno
studio. Una volta che sono state messe in luce le caratteristiche della ricerca di base e applicata, risulta
chiaro che la distinzione è netta solo agli estremi:

- Chiamiamo ricerca di base una ricerca che ha studiato la memoria e l’apprendimento in qualche
modello animale;
- Chiamiamo ricerca applicata una ricerca che propone la memoria e l’apprendimento come i target
di un intervento su larga scala per migliorare i risultati.

Quando ci si allontana dagli estremi, la distinzione diventa sfocata. La ricerca di base e la ricerca applicata
costituiscono due polarità di un unico continuum e possono variare su molte dimensioni (es. quanto è
realistico il setting). In psicologia clinica, c’è una distinzione tra ricerca di base e applicata nel contesto della
psicoterapia. La sua versione più recente ha usato i termini “efficacy”(efficacia) e “effectiveness”(efficacia
reale).

1. La ricerca sull’efficacy si riferisce a un trattamento che viene somministrato in condizione di


elevato controllo delle condizioni, spesso con campioni non clinici. Viene effettuato uno screening
dei clienti per massimizzare l’omogeneità dei soggetti e per fornire un test sperimentale forte.
L’enfasi è sulla validità interna.
2. La ricerca di effectiveness è pensata per valutare un trattamento all’interno di un setting clinico,
con pazienti “reali”, e in situazioni che si vedono spesso nella pratica clinica. La validità interna è

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importante, ma comincia a esserci un grande interesse per la validità esterna, cioè per lo sviluppo
di interventi che possono essere applicati in setting quotidiani.

Uno studio sul trattamento può avere molteplici caratteristiche (es. scelta del cliente e del terapeuta, se i
clienti vengono pagati e così via). Ciascuna caratteristica potrebbe rendere lo studio maggiormente
controllato e artificiale rispetto al “mondo vero”, oppure far sì che l’intervento si avvicini il più possibile alla
realtà della pratica clinica.

Ricerca traslazionale

Un problema della ricerca di base è che molti risultati richiedono molto tempo, spesso decine di anni, per
passare dal laboratorio ad aiutare le persone nella vita quotidiana. La ricerca traslazionale è emersa nel
tentativo di spostare i risultati dal laboratorio alle cliniche in modo più sistematico e veloce. Non c’è un
comune accordo sulla definizione di ricerca traslazionale e ci sono molto più argomenti di discussione di
quelli proposti; la cosa migliorare è considerare le caratteristiche chiave della ricerca traslazionale piuttosto
che qualsiasi singola definizione.

→ La ricerca traslazionale include argomenti di ricerca sia della ricerca di base sia di quella applicata,
ma ha anche degli aspetti di novità. Lo sforzo è quello di unificare la comprensione dei processi (es.
disfunzione clinica, malattia) e avvicinarli agli interventi terapeutici.

Fin dall’inizio un obiettivo è quello di sviluppare delle collaborazioni che abbiano in mente sia la ricerca di
base sia la sua estensione. L’obiettivo è favorire le collaborazioni, oppure che i gruppi di ricerca lavorino
insieme in modo che la distanza tra risultati di base e la loro applicazione alla clinica possa essere colmata
in modo più veloce di quanto non avvenga nel corso normale degli avvenimenti. Il corso normale degli
avvenimenti è caratterizzato da pochissimi contatti tra coloro che si occupano di ricerca di base e quelli che
si occupano di ricerca applicata; questo sembra essere uno dei principali motivi per cui la ricerca di base
non viene traslata molto bene. La ricerca traslazione sta imparando anche a muoversi in entrambe le
direzioni, in modo che non si vada solo dalla ricerca di base alle sue applicazioni, ma anche dalle
applicazioni alla ricerca di base (domanda da porsi: a partire da quello che osserviamo nei setting clinici, che
cosa possiamo analizzare meglio nella ricerca di base per capire che cosa sta succedendo?). La ricerca
traslazionale include studi sia dal laboratorio al letto del paziente, sia viceversa. L’obiettivo è tenere i due
aspetti fortemente associati.

Altre considerazioni sulla ricerca traslazionale

Una frase che contraddistingue la ricerca traslazionale è “dal laboratorio al letto del paziente” (Bench-to-
Bedside), dove “laboratorio” equivale a “di base” e letto equivale a “direttamente applicabile”. In realtà, la
ricerca traslazionale porta anche “dal letto alla comunità”, che significa portare i risultati e le loro
applicazioni alle persone su una scala più ampia. Questo comporta che i risultati clinici, vengano estesi al
livello della comunità.

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→ Per comunità ci si riferisce a interventi riguardanti la salute pubblica che possono essere estesi su
larga scala.

I vaccini possono essere tra gli esempi più familiari in cui vengono effettuati degli studi molto di base (es.
studi sugli animali), e poi da questi si passa ad applicazioni su piccola scala scala, passando infine, alle
applicazioni a livello della comunità. Si tratta di un processo molto lento. La ricerca traslazionale è pensata
per velocizzare questi passaggi, grazie alla strutturazione dei processi (es. per mezzo delle collaborazioni) e
specificando il bisogno di confini fluidi e bidirezionali tra i vari step (avanti e indietro dalla ricerca di base a
quella applicata). I trattamenti evidence-based sono trattamenti ben studiati, con controlli molto eleganti e
analisi meticolose, ma solo alcuni studi molto controllati vengono poi applicati nella pratica clinica.

→ Possiamo dire che abbiamo un problema con il passaggio dal laboratorio al letto, cioè a estendere i
risultati della ricerca controllata ai setting clinici. L’obiettivo è fare in modo che dei trattamenti ben
studiati vengano impiegati nella pratica clinica.
→ Un problema ancora maggiore è rappresentato dal passaggio da letto a comunità. La maggior parte
delle persone che ha bisogno di servizi psicologici non riceve nessun trattamento. Bisogna fare di
più per fare in modo che i nostri trattamenti siano non solo efficaci, ma anche utilizzati nelle loro
applicazioni cliniche, e su larga scala.

La ricerca traslazionale perché è fortemente associata alle fonti di idee. Una fonte di idee sta nel
considerare i risultati della ricerca di base e come potrebbero essere applicati in modo compatibili con la
vita di tutti i giorni. I risultati della ricerca di base possono essere usati come base per traslare (applicare) i
principi chiave a dei contesti più applicativi. C’è un forte interesse per la ricerca traslazionale tra le agenzie
di finanziamento, i ricercatori, il pubblico in generale e i politici. Il confronto per vedere dove le procedure
nuove raggiungono il pubblico in modo più efficiente è evidente nel mondo degli affari, nel quale le
innovazioni (es. smartphone) arrivano al pubblico il più velocemente possibile.

La teoria come guida della ricerca

I concetti come quelli di correlato, fattore di rischio, moderatore e altri, mostrano un movimento
importante dal semplice stabilire una relazione all’elaborare le caratteristiche critiche a proposito di quella
relazione.

Definizione e scopo

La teoria, definita in modo ampio, si riferisce alla concettualizzazione del fenomeno di interesse. La
concettualizzazione potrebbe riunire diverse prospettive sulla natura, antecedenti, cause, correlati. Ci sono
molti termini associati che sembrano servire da teoria o da rinforzo di un telefono di interesse, ad esempio
approccio, visione concettuale o modello, framework teorico. La teoria e anche questi altri concetti
tendono ad essere usati in maniera indistinta e a sovrapporsi.

• La teoria è un spiegazione di quello che sta succedendo, perché e come le variabili sono associate,
e che cosa sta succedendo per connettere quelle variabili in modi specifici. Le teorie possono
variare in base a quello che stanno cercando di spiegare (es. nelle teorie della psicopatologia e della
personalità vengono spiegati diversi aspetti del funzionamento umano).

Nel tempo, la ricerca in psicologia si è spostata da una visione ampia e onnicomprensiva a teorie più
specifiche e mirate. Una teoria prova a spiegare non solo che cosa potrebbe essere la connessione tra due
variabili, ma anche perché. In questo caso, i test di mediazione potrebbero essere applicabili in modo utile.

Teoria e focus

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Le teorie possono anche essere ampie, cioè rendono conto di diversi tipi di disturbi e di come variabili
diverse si uniscono e funzionano. In psicopatologia c’è interesse per i modelli transdiagnostici, cioè le
spiegazioni che hanno a che fare con diversi disturbi o diagnosi psichiatriche. Una delle ragione è che i
disturbi (es. depressione e ansia) hanno spesso dei sintomi che si sovrappongono e molti disturbi sono
spesso presenti negli stessi individui (comorbilità). Ci potrebbe essere bisogno di teorie ampie e specifiche
per spiegare come punti di partenza simili possono portare a delle disfunzioni e quindi perché questi si
distaccano e vanno a formare diverse alterazioni o pattern di sintomi. Al di là dello scopo della teoria, il
focus può cambiare. Tre esempi:

Le teorie ampie possono essere di grande valore, se in fin dei conti si può mostrare che sono in grado di
produrre delle predizioni su un fenomeno sul quale possono essere testate. Ad ogni modo, teorie piccole e
ben definite possono essere molto utili; nel loro piccolo sono importanti e possono essere estese come
richiede la teoria.

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Come mai ci serve la teoria?

Un obiettivo è quello di capire il funzionamento umano, piuttosto che accumulare semplicemente delle
evidenze o dei risultati empirici. È importante mettere in relazione questi risultati l’uno con l’altro e con
altri fenomeni in modo coerente. Dal punto di vista della ricerca, le spiegazioni teoriche guidano gli studi
successivi e i dati generati dagli studi richiedono delle modifiche della teoria stessa. Questo è un esercizio
importante, perché la teoria ci permette di proporre delle implicazioni che vanno al di là dei confini delle
specifiche relazioni supportate dai dati e dalle condizioni ristrette nelle quali sono state dimostrate tali
relazioni. Si può essere più specifici sul perché abbiamo bisogno delle teorie e i benefici che ne derivano.

1. La teoria può portare ordine in aree dove le evidenze sono sparse. Esempio: considerando l’area
della psicoterapia, sappiamo che ci sono centinaia e centinaia di tecniche per il trattamento
psicologico. La teoria potrebbe conferire unità a quest’area. Probabilmente, c’è un piccolo set di
meccanismi comuni o di processi che possono essere identificati e che abbracciano diversi
trattamenti.
2. La teoria potrebbe spiegare la base del cambiamento e mettere insieme diversi outcome. Esempio:
dalla terapia origina ogni tipi di cambiamento. La terapia ha un effetto su vari problemi sociali,
emozionali e comportamentali per cui gli individui cercano il trattamento. In più, la terapia migliora
i sintomi di salute fisica. Un’affermazione di tipo teorico può rappresentare un tentativo di
spiegazione che può essere testato empiricamente. Tale affermazione, quando elaborata da un
punto di vista empirico, può migliorare la nostra comprensione dei molteplici aspetti del
funzionamento umano.
3. La teoria può dirigere la nostra attenzione su quali moderatori studiare. In ogni area, c’è un
numero infinito di moderatori che possono essere proposti (es. sesso, età, genere, livello
socioeconomico). Noi non vogliamo che la ricerca si limiti semplicemente a catalogare quali fattori
hanno o non hanno delle influenze, ma cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione e le nostre
priorità per fare in modo che ciò che studiamo sia realmente importante. La teoria mette in luce
che cosa sarebbe meglio studiare e che cosa dovremmo assolutamente studiare.
4. La traslazione e l’estensione della conoscenza al mondo, cioè al di là dei laboratori, è un obiettivo
fondamentale nelle diverse aree della psicologia. Il modo migliore per andare avanti
nell’applicazione è attraverso la comprensione di come le cose funzionano, cioè, dei meccanismi
critici. La comprensione di come e perché qualcosa funziona può essere usata per ottimizzare gli
effetti di una particolare influenza. Senza comprensione, è difficile che si riesca ad estendere gli
interventi in modo che siano efficaci, perché non si è sicuri di che cosa sia meglio enfatizzare e
perché, o che cosa sia essenziale includere e che cosa escludere.

Alcune ragioni in più per cui la teoria è necessaria

In contesti diversi, oggetti transizionale (es. piccoli peluche) oppure i genitori, possono confortare i bambini
piccoli quando si trovano in situazioni di stress. Esempio: in un esperimento con dei bambini di tre anni che
venivano sottoposti a delle procedure mediche, gli oggetti transizionali e le mamme (strumenti di supporto)
erano ugualmente efficaci nel ridurre lo stress. Potrebbe essere che le persone in generale, possano essere
confortate in diversi modi, e comprendere le differenze e le similitudini con cui ciò avviene richiederebbe
sia la teoria sia la ricerca. La conoscenza, quando raggiunta, potrebbe avere numerose applicazioni su come
calmare la paura, affrontare la solitudine, insegnare strategie di coping. Sarebbe utile teorizzare perché, e
di conseguenza sotto quali condizioni, le mamme sono meglio degli oggetti transazionali. Si tratta non solo
di confrontare mamme e oggetti transizionali, ma anche di comprendere similarità e differenze tra le fonti
di conforto. L’obiettivo della scienza è comprendere e questo comporta connettere le relazioni empiriche
con l’esplicitazione dei meccanismi e dei processi. Il valore della comprensione è di importanza cruciale per
intervenire nel ridurre o prevenire il problema.

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Generare versus testare delle ipotesi

All’inizio di un singolo studio, i ricercatori sono spesso incoraggiati a cominciare con l’esplicitare una
prospettiva teorica o un modello delle variabili di interesse e quindi testare il modello empiricamente.
Testare le ipotesi a partire da un modello concettuale è a volte considerato il modo migliore per sviluppare
e condurre una ricerca.

• Dilemma: dove si trova una prospettiva concettuale dalla quale partire? Fondamentali sono le
intuizioni brillanti e perspicaci per generare spiegazioni sul perché le cose sono nel modo in cui
sono. Molto importanti sono anche le osservazioni dettagliate e il contatto con il fenomeno di
interesse. L’osservazione può essere molto utile, anche solo per dissipare gli stereotipi che possono
aver portato la ricerca nella direzione sbagliata. Infine, anche lo studio di caso può essere un modo
per generare delle idee di ricerca.

La ricerca qualitativa è una metodologia decisamente rilevante come fonte di idee e di teoria. Una
caratteristica della ricerca qualitativa è condurre interviste in profondità a individui o gruppi che fanno
esperienza di una situazione particolare. Da queste interviste si possono sviluppare delle idee sistematiche
su quali sono le dimensioni chiave di un problema e che cosa serve che venga studiato. Nella ricerca
qualitativa, il termine grounded theory (ricerca situata) viene usato per denotare che le ipotesi emergono
dalle osservazioni intensive del fenomeno, cioè la teoria si sviluppa dall’osservazione e su di essa è fondata.

Altre considerazioni sulla questione di generare ipotesi versus testarle

Nella ricerca psicologica, c’è spesso della riluttanza nei confronti dell’intervistare o chiacchierare con i
soggetti per formulare delle idee di ricerca.

- Per molti argomenti di studio, i soggetti potrebbero NON essere in grado di comunicare
sull’argomento dello studio, ma risulta lo stesso importante comunicare con individui che hanno
fatto esperienza del fenomeno di interesse.
- Spesso gli essere umani NON sono in grado di riferire le influenze e le ragioni che guidano il
comportamento, ma è utile e significativo ascoltare che cosa hanno da dire per dirigere l’attenzione
a elle domande o a degli argomenti di interesse.

In psicologia, una ricerca puramente descrittiva che non sia guidata da una visione concettuale forte viene
spesso guardata negativamente se va male, con sospetto se va bene. Ci sono delle ragioni per preoccuparsi
di una ricerca che studia semplicemente la relazione tra due (o più) variabili, indipendentemente dal fatto
che queste variabili e la loro relazione siano importanti o abbiano delle implicazioni di qualche tipo.
Chiaramente, ci deve essere qualche base perché il fenomeno di studio abbia qualche interesse e perché lo
studio, se non basato su una teoria, possa essere utile a generare relazioni che potrebbero essere
informative. Esempio:

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L’obietto della ricerca è quello di comprendere e la teoria gioca un ruolo centrale nel mettere insieme
molteplici variabili e processi. Per giungere alla spiegazione di un determinato fenomeno, non per forza i
ricercatori devono cominciare con una visione concettuale (modello o teoria) seguita da delle predizioni. La
ricerca che prova a descrivere e a generare ipotesi per la ricerca successiva potrebbe non cominciare con
un’affermazione teorica e delle predizioni. Dei buoni dati su un determinato argomento sono un’ottima
base di partenza per sviluppare una teoria per la comprensione di quello che succede. Un buono studio può
fare entrambe le cose (generare ipotesi versus testarle):

Un’ipotesi (predizione della teoria) può essere testata, ma i dati raccolti vengono usati per
estendere la descrizione del fenomeno in modi che richiedono di avere una nuova teoria.
Uno studio potrebbe cominciare con un’attenta definizione e finire con un modello o una visione
concettuale che può essere testata in studi successivi.

Che cosa rende un’idea di ricerca interessante o importante? - Le domande-guida

Ci sono due modi per rispondere a questa domanda che si sovrappongono.

1. Il tipo di domanda che il ricercatore si pone influenza se la ricerca sia interessante o importante.
Uno studio è probabile che sia importante o interessante nella misura in cui:

2. Una seconda guida a produrre ricerca interessante integra alcuni dei punti precedenti, ma è più
pratica e realistica.

I ricercatori che cercano di persuadere qualcuno sul fatto che uno studio sia importante, spesso sono rapidi
nel mettere in luce che nello studio è la prima volta che qualcosa viene studiato. Per uno studio, imbattersi
in qualcosa che non è stato fatto prima non è una cosa particolarmente positiva, perché ogni tipo di idea
può essere “la prima”.

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Altre informazioni su come generare le domande-guida

• Un’idea di ricerca è importante se può essere mostrata per rispondere a una questione
importante, per riempire un gap importante, per testare qualche proposizione teorica, o per far
apparire qualcosa in una luce diversa o nuova.

Un’idea che può essere vista come un importante contributo alla letteratura spesso si concentra su un’area
problematica o su una questione irrisolta nella specifica area di ricerca che interessa al ricercatore. Per
sviluppare uno studio di un dato problema, una conoscenza dettagliata di quella letteratura è
estremamente utile. La letteratura però, può anche essere limitante: la letteratura in una data area riflette
una serie di assunzioni e metodi accettati, molti dei quali sono accettati per fede. Il vantaggio dei ricercatori
alle prime armi è che il loro pensiero non è confinato da degli argomenti, delle procedure e dei metodi
standard che sono diventati molto statici. È importante conoscere il contenuto di uno studio, cos’altro ha
mostrato la ricerca e che cosa manca che è fondamentale per far avanzare la conoscenza.

Dalle idee al progetto di ricerca

Decidere che cosa studiare e generare delle idee per la ricerca può essere la sfida più difficile per coloro che
si apprestano a cominciare. A partire dai diversi modi discussi per promuovere un’idea possiamo poi
sviluppare uno studio.

Rassegna delle fasi chiave - Identificazione delle fasi e degli snodi decisionali da seguire per passare
dall’idea al progetto

Il concetto della progettazione e della conduzione di una ricerca consiste in una serie di fasi e di snodi
decisionali. Si possono facilmente identificare le fasi di inizio e di fine di un progetto, come ad esempio
identificare l’idea di ricerca come primo step ed eventualmente scrivere l’articolo o fare un report del
progetto completato come step finale.

- C’è un modo in cui ci si rappresenta le varie fasi di uno studio empirico come una sequenza di
compiti da realizzarsi piano piano e in ordine. L’idea dello studio precede la raccolta e poi l’analisi
dei dati.
- C’è un modo meno ovvio in cui gli step non sono in sequenza ma è importante risolverli in qualche
modo tutti in una volta all’inizio dello studio prima che nessun soggetto partecipi.

Il trattamento etico dei partecipanti e come i dati verranno analizzati sono aspetti dello studio che devono
essere considerati nella fase di progettazione. Bisogna identificare un’idea ma anche inserirla in un
progetto fattibile. Sviluppare uno studio di solito include una proposta che deve essere rivista da una
Commissione Etica o un comitato di ricerca, cioè un gruppo di persone incaricate di valutare la proposta. Se
la domanda di ricerca non è importante, o il disegno non è adatto, oppure il campione è troppo piccolo,
allora emergono delle questioni etiche. Il punto è che la maggior parte di uno studio deve essere affrontato
prima che sia somministrato a un soggetto.

Dalle idee astratte alle ipotesi e alle operazionalizzazioni

L’idea generale deve andare verso qualcosa di più concreto e testabile. Si deve identificare esattamente
che cosa si sta cercando di predire; le predizioni possono essere formulate come ipotesi o aspettative di ciò
che succederà. La sfida è doppia:

• Si deve formulare l’idea in modo che possa essere testata; è il tratto caratteristico di un’ipotesi
scientifica.
• Una volta che è stata espressa in modo testabile, deve trattarsi di un’idea che può essere
supportata o rifiutata dai risultati di uno studio.

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Quale potrebbe essere un risultati coerente con la predizione che stai facendo? I ricercatori fanno delle
predizioni che possono essere testate e gli outcome potrebbero essere coerenti con le predizioni proposte.
Quale risultato potrebbe emergere che potrebbe mettere in discussione la mia teoria? La falsificabilità è
stata considerata uno dei criteri principali nella ricerca scientifica. Non è possibile provare in maniera
inequivocabile una teoria perché potrebbero esserci altre spiegazioni. Ciò che possiamo fare è falsificarla (è
impossibile provare “l’assunto che tutti i metodologici sono felici”, però è facile da falsificare trovando un
metodologo triste).
Per quanto riguarda la nostra teoria, noi cerchiamo dei modi per testarla ma anche per vedere se la teoria
regge quando emerge una possibile messa alla prova che potrebbe richiedere un rifiuto o una modifica
delle teoria, cioè possiamo trovare qualcosa che disconferma la teoria o rende necessario un cambiamento
della teoria stessa (es. messa in discussione della teoria della relatività). È essenziale includere nella
prospettiva di uno studio ciò che potrebbe fornire delle prove non coerenti con quella prospettiva, per
evitare di avere un teoria che include qualsiasi risultato indipendentemente da come viene fuori o quelle
che sembrano eccezioni. Perché una teoria sia una teoria scientifica deve poter essere confutata e corretta.

Verso le operazioni, i costrutti e le procedure


Arrivare alle ipotesi rappresenta uno step verso l’essere più concreto su come l’idea di assesterà all’interno
dello studio. Le ipotesi includeranno dei costrutti (concetti) e anch’essi devono essere resi più concreti. I
concetti inclusi nella nozione astratta (es. ansia, situazioni sociali) devono essere operazionalizzati, cioè
posti in definizioni operative.

• Il termine definizioni operative si riferisce alla definizione del concetto sulla base delle specifiche
procedure e dei metodi (“operazioni”) che devono essere usati per lo studio.

Tre punti sono fondamentali:

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1. In ambito scientifico è essenziale fornire la definizione dei costrutti a cui ci si riferisce, come
saranno misurati e i punteggi di cut-off o i criteri per rispettare la definizione quando questo può
essere rilevante. Queste informazioni sono necessarie per interpretare i risultati e provare a
replicarli.
2. Per la maggior parte dei costrutti che studiamo non c’è una definizione definitiva o una singola
definizione. I costrutti sono studiati in modo estensivo; variano nelle loro definizioni operazionali
ed è difficile sostenere che una sia la definizione corretta.
3. Le definizioni operazionali quindi, possono variare tra gli studi, ed è per questo che i risultati finali
potrebbero non essere identici. La selezione delle misure per valutare un costrutto è un compito
chiave nello sviluppo di un progetto di ricerca. Le misure definiscono i costrutti, ed è importante
chiedersi se una certa misura rende conto del costrutto nella maniera in cui vuole il soggetto e se
c’è un modo migliore per definire il costrutti.

Una comprensione completa della definizione operazionale è necessaria per i costrutti chiave. Inoltre, le
procedure messe in atto dal ricercatore devono essere descritte in modo completo ed esplicito. Le
procedure si riferiscono a ciò che succede quando il soggetto entra nello studio dall’inizio alla fine (chi
incontra il soggetto, quanto tempo ci vuole, il numero di sedute). La stessa chiarezza ci vuole anche per gli
studi che vengono somministrati online. In sostanza, ciò che il ricercatore fa in uno studio deve essere
trasparente ed esplicito.

Il campione da includere

Una decisione cruciale è chi includere nello studio come soggetti. Molta ricerca è fatta con studenti
universitari. Fare affidamento sugli studenti è sempre più complementare al reclutamento dei soggetti
tramite piattaforme online, sistema che tende a ottenere campioni di età maggiore degli studenti e molto
più vari per educazione, occupazione e momento della propria vita.
Perché usiamo questo gruppi di soggetti?
• Si crede che il principio o il concetto che stiamo testando non sia influenzato da quale, tra i
campioni disponibili, seleziono.
• La risposta più usuale è la convenienza, cioè i soggetti sono selezionati perché si possono trovare
facilmente o in un certo lasso di tempo (cosa alla quale stare attenti).

L’obiettivo è sempre fornire il test più forte per le proprie ipotesi, cioè definire le circostanze migliori in cui
l’ipotesi è più probabile che sia supportata. Per far questo bisogna tener conto delle misure (definizioni
operazionali) ma anche del campione. La questione del campione può essere associata al fornire un test
forte per la validità esterna. È importante che il campione fornisca un test per le ipotesi di qualità
sufficiente e ragionevole.

• C’è una popolazione speciali che è un test perfetto per le mie ipotesi?
• C’è un gruppo speciale che è più probabile che mostri il risultato atteso?

Uno studio con il test più forte possibile per un’ipotesi, può cominciare con un’attenta selezione dei
partecipanti.

Le opzioni per il disegno di ricerca

Il disegno di ricerca si riferisce alle organizzazioni o ai modi per disporre le condizioni di valutazione delle
ipotesi. C’è una varietà di opzioni per la ricerca associata all’idea e alle condizioni in cui lo studio è
condotto. Le opzioni hanno delle implicazioni per diverse minacce alla validità e quindi alle conclusioni del
ricercatore. La ricerca in psicologia fa ricorso a tre principali tipi di studi:

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1. Veri esperimenti: consistono in investigazioni in cui le condizioni permettono il massimo controllo
sulla variabile indipendente o la manipolazione di interesse. Il ricercatore è in grado di assegnare i
soggetti alle diverse condizioni su una base randomizzata, di variare le condizioni (es. condizione
sperimentale e condizione di controllo), e di controllare le possibili fonti di errore all’interno
dell’esperimento che permette il confronto di interesse. I veri esperimenti permettono di avere la
base più forte per fare inferenze.
→ Un “vero esperimento” è un termine generico che si applica agli studi in cui i soggetti
possono essere assegnati in modo randomizzato alle condizioni e il ricercatore controlla chi
riceve e chi non riceve la manipolazione sperimentale o l’intervento.
Quando i veri esperimenti vengono condotti nel contesto di un intervento (trattamento,
prevenzione), vi si riferisce con l’espressione trial controllati randomizzati (RCT) e a volte trial
clinici controllati e randomizzati. Il temine viene usato in molte discipline (es. psicologia, psichiatria)
e si riferisce a uno studio di outcome in cui i clienti con un particolare problema vengono
casualmente assegnati a vari trattamenti e a condizioni di controllo. Spesso ci si riferisce agli RCT
come al “gold standard” per trasmettere il suo status speciale, ma come ogni metodo ha i suoi
limiti: a volte un ricercatore non può controllare tutti gli aspetti che caratterizzano un vero
esperimento.
2. Quasi-esperimenti: si riferiscono a quei disegni di ricerca in cui ci si avvicina alle condizioni dei veri
esperimenti, però l’assegnazione randomizzata NON è possibile perché i gruppi sono pre-formati
oppure l’assegnazione casuale può essere usata per alcuni gruppi ma non per tutti.
3. Disegni osservazionali: si riferiscono a una varietà di situazioni in cui la variabile di interesse viene
studiata selezionando i soggetti (casi) che variano per una caratteristica o per un’esperienza di
interesse.

Ciascuno dei disegni di ricerca appena presentati è basato sullo studio di gruppi di soggetti. Ciascun gruppo
solitamente riceve solo una delle condizioni. Occasionalmente, la categoria generale dei disegni di ricerca si
riferisce ai disegni tra i gruppi (between-group) perché gruppi separati di soggetti vengono formati e infine
confrontati; un disegno tra gruppi include almeno tanti gruppi quante sono le condizioni sperimentali e di
controllo. La ricerca utilizza anche:

4. Disegni sperimentali a caso singolo: sono veri esperimenti ma possono focalizzarsi su uno specifico
individuo, pochi individui o uno o più gruppi nel tempo. Tipicamente vengono studiati uno o pochi
soggetti. Le misure di interesse dipendenti vengono amministrate ripetutamente al passare del
tempo (es. giorni o settimane).

Molteplici altri snodi decisionali

Ci sono altri compiti e snodi decisionali durante lo sviluppo di una ricerca. Alcuni punti critici:

- Valutazione dei dati: come si analizzeranno i risultati è un quesito da porsi all’inizio di uno studio
quando si sta preparando una proposta. L’analisi dei dati non può essere completamente
pianificata prima dello studio; molte cose possono succedere (es. perdita di soggetti) che
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potrebbero portare ad analisi diverse rispetto a quelle che erano state pianificate. Al di là di ciò, le
analisi principali che verranno utilizzare per testare le ipotesi dovrebbero essere specificate
all’inizio dello studio e alla fase della proposta della ricerca.
- La cornice temporale della ricerca: la ricerca spesso varia nella finestra temporale da dedicare allo
studio. La maggior parte della ricerca viene condotta in una finestra temporale per cui in
contemporanea vengono somministrate la manipolazione sperimentale (variabili indipendenti) e le
misure per valutare l’impatto della manipolazione (variabili dipendenti) e vengo completate entro
un tempo relativamente breve (un’unica sessione). Distinzione tra:
• Studi trasversali (cross-sectional): questi studi di solito fanno dei confronti tra gruppi in un
determinato momento temporale.
• Studi longitudinali: questi studi fanno dei confronti su un periodo più esteso, spesso lungo
molti anni.
- Proiezione etica dei soggetti: all’inizio di uno studio, è importante identificare quali protezioni sono
necessarie e verranno fornite ai partecipanti. Ci sarà qualche inganno, ci sono degli effetti
collaterali delle procedure o delle misure? Procedure apparentemente innocue richiedono molta
attenzione e le regolamentazioni sulla protezione dei soggetti sono importanti nella fase di
pianificazione dello studio. Alcune questioni etiche: ci sono delle procedure che daranno
conseguenze irritanti o fastidiose? Come verrà protetta la privacy dei partecipanti qualora fossero
raccolte informazioni sensibili?
Le condizioni dell’esperimento sono spiegate ai partecipanti e, nella maggior parte degli studi in cui
è conosciuta l’identità dei partecipanti, viene somministrata la procedura di consenso informato. I
soggetti devono firmare i moduli di consenso comunicando di essere stati informati delle condizioni
dello studio e dei loro diritti (es. abbandonare lo studio). Il consenso spesso non è richiesto si
soggetti quando la loro identità è sconosciuta o le informazioni provengono da materiale d’archivio.

Commenti Generali

La ricerca non può cominciare fino a che una revisione della proposta non assicuri che le questioni etiche
siano state risolte. È importante stilare una lista delle minacce alla validità; rispondere a questioni sulla
validità (es. quali minacce è probabile che emergano dallo studio?), è probabile che porterà ad un
miglioramento dello studio.

CAPITOLO 5: DISEGNI DI RICERCA SPERIMENTALI CON GRUPPI

5.1 Selezione dei soggetti

Apprendere come la selezione casuale migliora la avidità esterna della ricerca sperimentale

Se si vuole fare ricerca sugli animali, il campione è generalmente determinato dalla materia oggetto di
studio e dalla possibilità che il modello animale si adatti agli scopi di indagine; per la selezione di persone
esistono invece molte questioni che sollevano implicazioni metodologiche, e ovvi problemi sulla validità
interna e sulla generalizzabilità.

5.1.1 Selezione casuale


Quando i ricercatori parlano di randomizzazione nella sperimentazione, solitamente fanno riferimento a
uno o due concetti, e precisamente, alla selezione casuale dei soggetti di una popolazione e
all’assegnazione casuale dei soggetti alle condizioni sperimentali. La selezione casuale è una questione
indipendente, non è necessariamente in relazione a un disegno particolare e merita attenzione.

La selezione casuale si riferisce all’astrazione dei soggetti della popolazione totale di interesse in maniera
tale che ogni membro appartenente alla popolazione abbia un uguale probabilità di venire estratto.

35
Se è possibile questa operazione e se il campione è relativamente ampio, allora si può presumere l’assenza
di particolari bias nei soggetti selezionati. La selezione casuale incrementa la generalizzabilità dei risultati.

La generalizzabilità dei risultati dipende dalla rappresentatività dei partecipanti allo studio rispetto agli
individui che non sono stati inclusi, e cioè il resto della popolazione. Esiste un evidente restrizione, sia in
linea di principio sia dal punto di vista pratico, alla selezione casuale. I soggetti di un esperimento non
possono essere selezionati da una popolazione senza che questa popolazione venga definita in termini
particolarmente ristretti. Per esempio per una popolazione definita come “tutte le matricole attualmente
iscritte alla facoltà di psicologia di questa università”, un campione causale si potrebbe anche ottenere. Ma
un campione casuale delle “matricole di psicologia in generale” potrebbe non essere facilmente reperibile.

Effettuare un campionamento a partire da tutti i soggetti appartenenti alla popolazione, includendo chi è
deceduto o non ancora nato, non è chiaramente possibile.

Un risultato ottenuto in un momento specifico con un determinato campione, non potrebbe essere esteso
alla popolazione in tempi diversi.

5.1.2 Ulteriori informazioni sulla selezione casuale

Per fare affermazioni valide sulla popolazione, è necessario un campionamento attento di diversi segmenti
o sottogruppi di una popolazione, che rifletta le variabili soggettive e demografiche di interesse come l’area
geografica di provenienza, il livello socioeconomico, l’etnia, la religione e altre variabili.

Entro tali gruppi, le persone vengono selezionate casualmente di modo che il campione finale rispecchi
questa distribuzione.

Nella ricerca psicologica, in ambito clinico, dello sviluppo o di altre aree specialistiche, il campionamento
casuale è raramente chiamato in causa. Ci sono delle eccezioni come ad esempio in un programma di
ricerca sulla salute che si può focalizzare su una popolazione e la campiona casualmente in modo che la
rappresenti, oppure ci si può riferire alla popolazione come un gruppo ben definito che non comprende
invariabilmente chiunque.

5.2 Chi saranno i soggetti della ricerca e perché?

Imparare l’importanza della selezione dl giusto campione

Ci sono alcune questioni critiche che dovrebbero essere considerate esplicitamente quando si inizia una
ricerca:

• Diversità del campione: per molto tempo le ricerche effettuale negli stati uniti sono state condotte
quasi esclusivamente su maschi caucasici. Le donne e i gruppi di culture diverse rappresentavano
importanti segmenti multipli della popolazione. Da molti decenni invece esistono chiare
raccomandazioni per la considerazione della diversità etnica e culturale nella concettualizzazione e
nella conduzione della ricerca.
La diversità del campione, soprattutto in relazione all’etnia, alla cultura e al sesso, dovrebbe essere
affrontata al momento della definizione del disegno dello studio.

Alcuni studi invece fanno ricorso eccessivo dell’utilizzo di studenti universitari, e ciò restringe
ulteriormente i soggetti inclusi nelle ricerche.

Non è necessario selezionare soggetti casualmente da una popolazione, ma evitare l’esclusione


sistematica di soggetti che di fatto costituiscono la popolazione e ne riflettono diverse
caratteristiche.

36
Il livello socioeconomico è una variabile che ha un’influenza pervasiva su alcune ricerche, come ad
esempio ricerche sulla salute fisica.

• Dilemmi sulla relazione dei soggetti: esistono diversi dilemmi.


o Diversità del campione da includere nello studio: necessario includere un campione
diversificato in una ricerca. Preferibile quindi un campione eterogeneo.
o Problema dell’etnia e della cultura: ci sono alcuni fattori che hanno effetti pervasivi nei
processi o nelle relazioni psicologiche. Genere, età, status socioeconomico, sono in gradi di
moderare ogni sorta di risultato.

• Campione di convenienza: capita spesso che un campione venga selezionato perché vicino o a
portata di mano. Un campione di convenienza è formato da soggetti vengono studiati solamente
perché presenti in una situazione comoda (sala d’attesa, reparto ospedaliero…) o sono disponibili
per scopi abbastanza differenti. Uno sperimentatore potrebbe usare questo tipo di campione per
testare un’idea particolare o per valutare una misura che ha appena sviluppato. Il termine
“campione di convenienza” non viene impiegato per indicare gli studenti universitari, in quanto
vengo usati molto spesso. Un altro esempio di campione di convenienza sono soggetti reperibili
online che diventano partecipanti della ricerca. La definizione di campione di convenienza viene a
volte viene usata in termini peggiorativi: implica che avremmo fatto meglio a non usarlo o
sottintende che siamo troppo pigri per fare di meglio. Il problema però è se un campione sia o
meno appropriato. Un altro esempio di utilizzo di questo campione è ad esempio nel momento in
cui si valuta una popolazione speciale (genitori di bambini diabetici), e lo studio è già stato avviato,
e gli sperimentatori realizzano che i dati ottenuti potrebbero essere impiegati per testare un’altra
ipotesi, anche se il campione originale potrebbe non corrispondere al campione di cui si sarebbero
avvalsi se quest’altra nuova ipotesi fosse stata la parte centrale dello studio. Viene quindi proposto
un nuovo studio che indaga altri fattori impiegando gli stessi soggetti dello studio precedente in
quanto il set di dati a disposizione è conveniente.

5.2.4 Considerazioni aggiuntive sul campione

Per alcune ricerche selezionare un campione ristretto può essere funzionale. L’obiettivo dello studio
potrebbe richiedere un campione piccolo. Un esempio di campione ristretto è quello di Pavlov, che usò solo
cani e non considerò razza e taglia diversa.

Quando la generalizzazione dei risultati è importante e oggetto d’interesse per i risultati iniziali, un
campione diversificato non sempre è disponibile. Spesso si incontrano limitazioni nelle ricerche che
indagano un solo sito. Tuttavia sempre più ricerche vengono condotte contemporaneamente in località
multiple: ciò consente di avere un range di soggetti da includere nello studio più ampio e diversificato.

5.3 Assegnazione dei soggetti e formazione dei gruppi

Imparare l’importanza della selezione del giusto campione e del giusto gruppo in una ricerca

Selezionare un campione, è diverso dal decidere quali soggetti, una volta selezionati verranno assegnati ai
vari gruppi o alle svariate condizioni dello studio. Una questione fondamentale della ricerca è garantire che
i soggetti divisi nei vari gruppi o condizioni, non siano diversi tra loro prima che intervenga la manipolazione
sperimentale o che venga fornito l’intervento. L’obiettivo della ricerca è quello di pareggiare i gruppi,
eccezion fatta per una sola variabile che il ricercatore desidera valutare o studiare.

5.3.1 Assegnazione casuale

Una volta che il gruppo di soggetti è stato selezionato per lo studio, è fondamentale assegnare i soggetti ai
gruppi in modo imparziale.
37
L’assegnazione casuale consiste nell’allocare i soggetti nei gruppi in maniera tale che la probabilità di ogni
soggetto di entrare a far parte di qualsiasi gruppo sia uguale. Il gruppo a cui apparterrà ogni soggetto verrà
determinato con la generazione di una lista di numeri casuali o con la consultazione di una tavola che
contiene già questi numeri.

In genere i numeri casuali vengono generati da siti web facilmente accessibili, ma spesso si ricorre anche
alle tradizionali tavole riportate nell’appendice dei manuali di statistica.

Immaginiamo di dover condurre un esperimento con tre gruppi e di dover assegnare a ciascun gruppo i
soggetti. Etichetteremo arbitrariamente i gruppi con 1,2,3. Adesso necessitiamo di numeri causali che
ordinino 1,2, e 3 diverse volte, con ogni numero che fa riferimento a uno dei gruppi dello studio. Per far ciò
usiamo un generatore di numeri causali su internet. In genere ci restituirà immediatamente 90 numeri,
dove 1,2 e 3 son in ordine casuale.

In alternativa, possiamo consultare una tavola di numeri casuali, individuare immediatamente una colonna
o una riga e guardare tutti i numeri in ordine. Dobbiamo estrarre solo 1,2 e 3 e per farlo scendiamo
attraverso le colonne o scorriamo le righe per ottenere abbastanza numeri per i nostro 90 soggetti. Sia che
usiamo un metodo o l’altro la nostra lista finale deve essere di 90 numeri elencati in ordine casuale
(1,1,3,2,3,3…) ( i numeri diversi da 1,2 e 3 nella tabella vengono ovviamente ignorati).

I soggetti per l’esperimento vengono assegnati ai gruppi secondo l’ordine previsto dai numeri estratti.

Estrarre numeri casuali per determinare l’assegnazione ai gruppi non garantisce però che un ugual numero
di soggetti venga assegnato a ogni gruppo. Per avere un gruppo uguale di soggetti per ogni gruppo si
raggruppano i soggetti in set o blocchi.

Ogni blocco è formato da un numero di soggetti che uguaglia il numero dei gruppi nell’esperimento. Se ci
sono tre gruppi, i primi tre soggetti che compaiono nell’esperimento possono essere considerati come
facenti parte di uno set unico. Un soggetto di questo set di tre persone potrebbe essere assegnato a
ognuno dei tre gruppi.

L’assegnazione casuale nonostante sia il metodo migliore, a volte non è possibile applicarla. Per lo studio
ciò non è rappresenta in alcun modo una condanna a deboli inferenze. Ci sono dei metodi alternativi per
appaiare i soggetti tra i gruppi quando l’assegnazione casuale non è possibile.

5.3.2 Gruppi equivalenti

Esistono caratteristiche soggettive, circostanze di partecipazione alla ricerca e altri fattori che potrebbero,
se non controllati, interferire con la spiegazione delle differenze tra i gruppi.

Questi elementi possono essere chiamati “variabili di disturbo”, in quanto possono influenzare i risultati.

Quelle che in uno studio, potrebbe essere considerata come variabile di disturbo, in un altro studio
potrebbe rappresentare la principale variabili indipendente.

Un vantaggio dell’assegnazione casuale è che non richiede all’esaminatore di essere consapevole di tutte
quelle importanti variabili che potrebbero essere in relazione ai risultati dell’esperimento. L’assegnazione
casuale viene vista anche come un modo per generare gruppi equivalenti, anche se non né produce
obbligatoriamente, ma aumenta la probabilità che i gruppi siano equivalenti in funzione della dimensione
campionaria.

5.3.3 Appaiamento o matching

Spesso il ricercatore non desidera lasciare decidere al caso l’equivalenza dei gruppi per una determinata
caratteristica del campione. Se si sa che una specifica variabile soggettiva è in relazione ai punteggi della
38
misura dipendente, è importante tenere in considerazione questa variabile per assicurarsi che i gruppi non
differiscano prima del trattamento. In una ricerca per il trattamento dell’ansia, è possibile durante
l’assegnazione casuale, ottenere un gruppo di trattamento formato da partecipanti più ansiosi, rispetto a
quelli degli altri gruppi, già prima del trattamento. Non è auspicabile consentire che i gruppi differiscano
prima dell’intervento su una variabile che è altamente correlata alla prestazione della misura dipendente. Il
modo migliore per garantire l’equivalenza dei gruppi per una particolare dimensione è appaiare i soggetti
sulla dimensione e poi assegnarli casualmente ai gruppi.

→ L’appaiamento o matching indica il raggruppamento dei soggetti sulla base della loro condivisione
di una particolare caratteristica o di un set di caratteristiche. Con l’appaiamento i soggetti appaiono
in ciascun gruppi con ogni livello della caratteristica e di conseguenza i gruppi, non differiscono per
quella caratteristica prima dell’esperimento.

L’appaiamento si può realizzare in molti modi:


• Cercare coppie di individui con punteggi ai test identici: quando ci sono soggetti con punteggi
identici, ciascuno di loro viene assegnato a uno dei due gruppi in modo da non commettere bias. Se
non ci sono abbastanza coppie ci si basa sulla media dei punteggi, per ogni gruppo la media dei
punteggi deve essere uguale. Tuttavia cercare set di punteggi identici per appaiare i soggetti è
proibito, perché si escluderebbero i molti soggetti che non hanno ottenuto punteggi identici a
qualcun altro.
• Classificare i soggetti: si valuta il punteggio più alto e quello più basso. Se ci sono due gruppi, i primi
due soggetti con punteggi più alti formano il primo set o blocco. Questi due soggetti vengono
assegnati casualmente e singolarmente, in modo tale che un membro di questo set appartenga a
ogni gruppo. I due soggetti con successivi punteggi più alti formeranno il secondo blocco, e
verranno assegnati casualmente a ciascun gruppo. Si procede così per ogni soggetto.
I soggetti che vengono appaiati, vengono appaiati per quella variabile che si sa o si presuppone essere in
relazione alla performance della misura dipendente.

L’appaiamento quando l’assegnazione casuale non è possibile

Prima i soggetti vengono appaiati e poi assegnati casualmente ai gruppi, per distribuire (attraverso i gruppi)
la variabile in base alla quale i soggetti vengono appaiati. Questa procedura è in grado di incrementare la
probabilità che i gruppi siano equivalenti per una particolare variabile di interesse. Fonti di preoccupazione:

- È possibile che qualche altra variabili non appaiata vari attraverso i gruppi.
- È possibile che l’appaiamento su una variabile, inavvertitamente, renda in qualche modo i gruppi
inuguali su un’altra.

L’appaiamento generalmente si trova in studi in cui ci sono gruppi intatti, o pre-formati, in cui
l’assegnazione casuale non è possibile. Quando i soggetti non vengono assegnati casualmente ai gruppi, la
probabilità di bias nella selezione dei soggetti (differenze di gruppi) rappresenta un grande problema. Un
modo per ottenere gruppi che siano appaiati è chiamato:

→ Corrispondenza dei punteggi di propensione: è una procedura statistica che integra variabili
multiple che potrebbero influenzare la selezione quando i gruppi vengono comparati rispetto a un
risultato particolare.

Lo scopo è costruire gruppi che si corrispondano per tutte le variabili, o per lo meno per un ampio set di
caratteristiche, cioè per quelle variabili che per qualsiasi ragione conducono alcuni soggetti a essere
assegnati a una condizione o a un gruppo piuttosto che a un altro. L’elemento distintivo è rappresentato
dal fatto che i risultati o le condizioni a cui vengono “assegnati” i partecipanti hanno già avuto luogo e non
sono casuali.

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La corrispondenza dei punteggi di propensione genera gruppi che sono equivalenti grazie all’appaiamento
simultaneo di variabili multiple che potrebbero essere legate all’appartenenza a gruppi differenti (es. dieta
vegana vs dieta non vegana). Probabilmente non conosciamo in anticipo tutte le variabili che sono in
relazione con il fatto che una persona sia o meno vegana, per cui selezioniamo e misuriamo tutte le variabili
multiple che potrebbero esserlo. Il punto di forza sta nell’essere in grado di bilanciare un ampio numero di
variabili per rendere i gruppi equivalenti. Anche se i gruppi vengono appaiati per un ampio numero di
variabili (covariate), rimane sempre la possibilità che qualche altra variabile non verificata crei importanti
differenze di gruppi.

Prospettive per l’assegnazione casuale e l’appaiamento

Due grandi metodi per la formazione di gruppi sono:

1. L’assegnazione casuale degli individui ai gruppi.


2. L’appaiamento.

Questi due metodi non sono necessariamente separati; la corrispondenza di propensione può essere
impiegata anche in associazione all’assegnazione casuale. L’assegnazione casuale non assicura gruppi
equivalenti, quindi l’analisi può migliorare l’assegnazione casuale: basta far seguire all’assegnazione casuale
la corrispondenza di propensione. L’obiettivo è creare dei gruppi che si equivalgano per tutte le variabili
tranne quella che stiamo manipolando (vero esperimento) o studiando (studio osservazionale).

È importante sapere che non c’è alcuna garanzia dell’equivalenza dei gruppi con una qualsiasi procedura
(assegnazione casuale, corrispondenza dei punteggi di propensione). L’obiettivo è sempre in relazione alle
minacce per la validità interna e per l’ipotesi rivale plausibile. Non importa che cosa facciamo, non
potremmo mai essere certi che una, o più, di queste variabili non continui a esercitare la sua influenza.
Possiamo però, rendere queste minacce per nulla plausibili come spiegazioni rivali dei risultati ottenuti,
attraverso gli strumenti disponibili (appaiamento, assegnazione casuale).

Disegni di veri esperimenti

Assegnare soggetti ai gruppi senza commettere bias è una delle caratteristiche principali che definiscono un
vero esperimento. I veri esperimenti si riferiscono a quegli studi in cui lo sperimentatore manipola le
condizioni, cioè controlla l’attuazione della manipolazione sperimentale e assegna i soggetti ai gruppi in
40
modo casuale. Esistono molti tipi di disegno sperimentale. Per illustrate i disegni, la sequenza di eventi
(valutazione/assessment, intervento) per ciascun gruppo sarà presentata simbolicamente con la seguente
notazione:

• R sta per assegnazione Random (casuale) dei soggetti alle condizioni;


• A indica l’assessment (A1 indica il pre-test, A2 indica il post-test);
• X rappresenta la Manipolazione sperimentale o l’Intervento.

I simboli seguono l’ordine temporale di presentazione. Diversi tipi di disegno sperimentale:

1. Disegno con gruppo di controllo pre-test - post-test (Pre-test – post-test Control Group Design):
un disegno pre-test – post-test prevede un minimo di due gruppi. Un gruppo riceve la
manipolazione sperimentale (o l’intervento) e l’altro no. La caratteristica essenziale consiste nel
fatto che i soggetti vengono testati sia prima sia dopo l’intervento, quindi esiste un pre-test. Di
conseguenza, l’effetto della manipolazione si rispecchia nel cambiamento quantificato dalla
differenza tra la valutazione iniziale e quella finale.

Descrizione: I soggetti vengono assegnati casualmente ai gruppi prima o dopo aver completato il pre-test.
Questo tipo di disegno viene impiegato per tutti i casi in cui una condizione sperimentale (X) viene applicata
a un gruppo e un’altra condizione all’altro gruppo.

In molte discipline, X è un intervento progettato per esercitare effetti di cambiamento sulla salute mentale
o fisica. In questi progetti, il disegno viene chiamato Randomized Controlled Trial (RCT) o Randomized
Controlled Clinica Trial. Questo termine rappresenta un caso speciale, che non modifica il disegno, ma
semplicemente evidenzia che il focus principale è sull’intervento (es. terapia cognitiva, terapia
farmacologica). Gli RCT sono spesso visti come il “gold standard” per valutare gli interventi. Con “gold
standard” si intende che questo è il modo ottimale per stabilire l’efficacia di un intervento.

Esempio di Randomized Controlled Trial (RCT)

È stato impiegato un RCT per valutare l’impatto di un intervento precoce sui bambini (2 anni e mezzo) con
disordini dello spettro autistico. I bambini vennero assegnati casualmente per ricevere un programma di
intervento precoce che prevedeva interventi intensivi (sessioni di 2 ore, 2 volte al giorno, 5 giorni alla
settimana per 2 anni). L’intervento principale si focalizzava sullo sviluppo delle abilità comunicative verbali
e non verbali nel bambino. Le famiglie nella condizione di controllo ricevettero trattamenti da altri servizi
disponibili nella zona. Si parla di un gruppo di controllo attivo perché queste famiglie si avvalsero di risorse
normalmente impiegate da famiglie con un bambino con ADS. L’assessment veniva effettuato in tre
occasioni: prima del trattamento, 1 e 2 anni dopo l’inizio del trattamento. I risultati raccolti a 2 anni
dimostrarono che il gruppo di intervento era migliorato significativamente. Il programma di intervento
41
quindi, si è dimostrato molto più efficace del trattamento abituale. All’assegnazione casuale dell’inizio dello
studio, seguì una procedura di appaiamento per pareggiare il QI e la proporzione di soggetti di ciascun
genere nei gruppi.

→ Gli RCT vengono solitamente impiegati quando l’interesse è rivolto a dimostrare l’efficacia
dell’intervento, quando si vuole sapere se un particolare intervento sia efficace.

Considerazioni per l’uso del disegno

Oltre al suo impiego clinico (RCT), il disegno con gruppo di controllo pre-test – post-test ha svariati punti di
forza:

- Il disegno controlla le comuni minacce alla validità interna. Se il periodo intercorso prima e dopo la
manipolazione è lo stesso per ogni gruppo, minacce come la storia, la maturazione, test ripetuti e la
strumentazione vengono automaticamente controllate.
- L’assegnazione casuale della popolazione riduce la plausibilità che differenze di gruppo siano
imputabili a bias di selezione.

L’uso del pre-test comporta molti vantaggi:

• Appaiamento soggetti: i dati ottenuti dal pre-test consentono allo sperimentatore di appaiare i
soggetti per differenti variabili e di assegnare casualmente i soggetti ai gruppi. Il matching permette
al ricercatore di avere gruppi equivalenti sulla base della performance ottenuta al pre-test.
• Valutazione delle variabili: i dati del pre-test permettono la valutazione dell’effetto dei diversi
livelli dei prestazione (al pre-test). Differenti livelli di performance al pre-test possono essere
impiegati come una variabile (moderatore) per esaminare se l’impatto dell’intervento varia in
funzione della posizione iniziale della misura pre-test.
• Potenza statistica: l’uso di un pre-test comporta vantaggi statistici per l’analisi dei dati. Grazie al
pre-test, la variabilità entro i gruppi è ridotta e sono disponibili test statistici più potenti per
l’intervento, come l’analisi della varianza.
• Analisi dei cambiamenti: il pre-test consente al ricercatore di fare affermazioni sui cambiamenti
riscontrati, per esempio, quanti clienti sono migliorati o peggiorati.
• Valutazione della mortalità: avvalendosi del pre-test è possibile considerare la mortalità in maniera
più analitica rispetto al caso in cui non sia disponibile un pre-test. Se si verifica una perdita di
soggetti nel corso dello studio, si può ricorrere a una comparazione tra i gruppi, confrontando i
punteggi del pre-test di coloro che si sono ritirati con quelli dei soggetti che, invece, hanno
continuato a far parte della ricerca.

(tabella pagina 82)

42
Considerazioni aggiuntive sul disegno pre-test – post-test

Esistono alcuni punti deboli in questo disegno. La principale restrizione riguarda l’influenza della
somministrazione di un pre-test: un semplice effetto del testing, cioè la somministrazione ripetuta di un
test, viene controllato nel disegno di base, ma ciò che non è controllato è l’effetto di sensibilizzazione al
pre-test. Un effetto di sensibilizzazione al pre-test indica che i risultati dello studio possono essere
generalizzati solo ai soggetti che ricevono il pre-test. La probabilità di sensibilizzazione dipende da svariati
fattori.

- Se l’assessment e l’intervento non sono ravvicinati nel tempo o, secondo le percezioni del soggetto
non sono in relazione, allora è meno probabile riscontrare una sensibilizzazione.
- Se un pre-test viene somministrato immediatamente prima di un intervento nel contesto
dell’esperimento, è maggiormente probabile riscontrare la sensibilizzazione.

Tuttavia, più il pre-test è distante è distante nel tempo e nello spazio dal post-test, meno risulta adeguato.
Tra il pre-test e il post-test potrebbero verificarsi eventi e processi in grado di oscurare gli effetti che
altrimenti potrebbero essere più realisticamente attribuibili alla manipolazione.

Nel contesto degli RCT, possono emergere ulteriori debolezze o considerazioni. Queste non dipendono dal
disegno, ma piuttosto dal fatto che un intervento sia in fase di valutazione.

▪ In un RCT i partecipanti devono acconsentire a essere assegnati casualmente a uno o più


trattamenti o alle condizioni di controllo. Una volta che è stata fatta l’assegnazione, i partecipanti
potrebbero ritirarsi immediatamente perché non hanno ricevuto la condizione desiderata. I risultati
del trattamento sono migliori quando i partecipanti ricevono il trattamento da loro prediletto.
▪ Si sollevano questioni etiche negli RCT quando un intervento, considerato migliore, viene
confrontato con una condizione di controllo o con nessun trattamento, specialmente in condizioni
di rischio o di pericolo per la vita. Spesso gli RCT vengono interrotti prematuramente, prima che
tutti i soggetti vengano testati, nel momento in cui diventa lamrpante che il trattamento sta avendo
effetto, contrariamente a quanto accade per la condizioni di controllo.
2. Disegno con gruppo di controllo solo al post-test (Only-Post-Test Control Group Design): il
disegno con gruppo di controllo solo al post-test prevede un minimo di due gruppi ed è
essenzialmente uguale al disegno precedente, a eccezione del fatto che NON viene somministrato
nessun pre-test.

Descrizione: L’effetto dell’intervento nel disegno con gruppo di controllo solo al post-test è valutato
esclusivamente con una misura post-manipolazione. Il disegno può essere schematizzato così:

R X A1
R A1

Legenda:

• R rappresenta i soggetti assegnati casualmente;


• A1 rappresenta l’assessment in una occasione;
• X rappresenta la condizione sperimentale.

L’assenza di un pre-test esclude che l’effetto della manipolazione sia dovuto a una sensibilizzazione iniziale.
Quindi, la generalizzazione dei risultati non verrà ristretta esclusivamente a quei soggetti che hanno
ricevuto un pre-test.

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Spesso un pre-test potrebbe non essere desiderabile o fattibile.

- Lo sperimentatore potrebbe non desiderare di conoscere il livello inziale di performance o non voler
esporre i soggetti a compiti di assessment prima che vengano sottoposti alla manipolazione
sperimentale.
- Non sempre è disponibile un pre-test nella ricerca clinica. In molti casi un tentativo di assessment è
molto costoso e un pre-test potrebbe risultare proibitivo.
- Anche considerazioni etiche potrebbero supportare l’estromissione del pre-test, per esempio nel
caso in cui un pre-test risultasse stressante o invasivo.

Considerazioni per l’uso del disegno

Questo disegno è meno popolare rispetto a quello in cui viene impiegato il pre-test. La mancanza di un pre-
test solleva la possibilità che le differenze tra i gruppi dopo la manipolazione siano il risultato della
differenza tra gruppi già prima che i soggetti ricevano le rispettive condizioni. Con campioni clinici, è spesso
di importanza cruciale conoscere il livello di funzionamento delle persone prima della ricerca. La tendenza
della ricerca clinica a favorire il pre-test è giustificata dal fatto che una qualche valutazione iniziale è in ogni
caso essenziale per selezionare i soggetti. La debolezza del disegno con gruppo di controllo solo al post-test
deriva dallo svantaggio di non avere un pre-test; l’incapacità di assicurare che i gruppi siano equivalenti al
pre-test, di appaiare i soggetti sulla base della performance ottenuta al pre-test, di studiare la relazione tra
il risultato al pre-test e il cambiamento comportamentale, sono tutte conseguenze della soppressione del
pre-test. Dunque, quando si disegna un progetto di ricerca è consigliabile includere un pre-test, se possibile
e fattibile, alla luce dei molti vantaggi che apporta.

3. Disegno a quattro di Solomon: lo scopo del disegno a quattro di Solomon è valutare l’impatto del
pre-test sugli effetti ottenuti con un intervento specifico. La somministrazione del pre-test influenza
in realtà i risultati? Il pre-test riveste un enorme valore, per le motivazioni che abbiamo sostentuto
precedentemente. Esiste quindi la necessità di sapere se il pre-test contribuisca effettivamente ai
risultati. È interesse di molti studi determinare se l’assessment inziale contribuisca a determinare
l’efficacia del trattamento nel contesto reale (effectiveness). Che cosa succede se il pre-test ha
contribuito ai risultati ed è finito per essere cruciale nella determinazione degli effetti
dell’intervento? Sarebbe meglio saperlo in anticipo, dato che limitarsi a estendere l’intervento alla
comunità, applicandolo senza pre-test, potrebbe non essere così efficace come ci aspettiamo.

Grazie a recenti visioni sistematiche siamo certi di due punti:

✓ Nel contesto degli interventi per il funzionamento psicologico, medico e scolastico, la


sensibilizzazione al pre-test può influenzare i risultati e indurre cambiamenti che potrebbero non
delinearsi con il solo intervento.
✓ Pochi studi di qualità sufficiente sono stati svolti per chiarire la portata e i limiti dell’impatto della
sensibilizzazione al pre-test.

La sensibilizzazione al pre-test potrebbe inaugurare un nuovo metodo per incrementare gli effetti di
interventi altrimenti deboli. Per rispondere alla domanda se ci sia o meno una sensibilizzazione al pre-test
servono quattro gruppi (1,2,3,4). Nel disegno a quattro gruppi di Solomon, questi 4 gruppi sono formati dai
due gruppi menzionati nel disegno con gruppo di controllo pre-test – post-test (1 e 2) più gli altri due del
disegno con gruppo di controllo solo al post-test (3 e 4). Il disegno a quattro gruppi di Solomon può essere
schematizzato così:

44
Considerazione per l’uso del disegno

Il disegno controlla le solite minacce alla validità interna. L’effetto del test di per sé, viene valutato
confrontando i due gruppi di controllo che differiscono solo per avere (o non aver) ricevuto il pre-test
(comparare A4 con A6). L’interazione tra il pre-test e l’intervento si valuta confrontando il gruppo pre-
testato con il gruppo che non viene pre-testato (A2 comparato con A5). I dati possono essere effettivamente
analizzati per valutare gli effetti del testing e l’interazione testing x trattamento. I dati dell’assessment al
post trattamento di ogni gruppo vengono combinati in un disegno fattoriale 2 x 2. I fattori delle analisi sono
il testing (pre-test vs nessun pre-test) e il trattamento (trattamento vs nessun trattamento).

Esiste una versione alternativa del disegno di Solomon: la “più conveniente versione dei tre gruppi di
Kazdin, che impiega i tre gruppi come segue:

Questa variazione valuta gli effetti dell’intervento (X) con e senza pre-test (gruppo 1 e 3) e mantiene un
gruppo di controllo per verificare le repliche del test (gruppo 2). I 120 soggetti inziali (divisi inizialmente in 4
gruppi da 30 ciascuno) sono adesso 40 nei tre gruppi, e la potenza statistica è maggiore. La versione
completa dei quattro gruppi resta la più convincente, per quanto riguarda la valutazione della
sensibilizzazione al pre-test.

4. Disegno fattoriale: i disegni precedentemente menzionati consentono di valutare l’impatto di una


singola variabile indipendente. Il limite principale degli esperimenti con una singola variabile è che
spesso rispondono a interrogativi sulla variabile di interesse relativamente semplici. La semplicità
degli interrogativi non deve sminuirne l’importanza. Tuttavia, possono sorgere domande più
complesse e raffinate.
→ I disegni fattoriali permettono di indagare simultaneamente due o più variabili (fattori) in
un singolo esperimento. Per ogni variabile vengono rilevati due o più livelli o condizioni.
45
Esempio: abbiamo due variabili: tipologia di strategia di coping e tipologia di problema clinico. Ogni
variabile a due livelli. Questo disegno 2 x 2 (2 variabili, ciascuna con 2 livelli) forma quattro gruppi che
rappresentano ogni possibile combinazione dei livelli dei due fattori. Le analisi dei dati indicheranno se le
strategie di coping si differenzieranno tra loro per qualche misura di stress, e se gli effetti del coping
varieranno in funzione dei gruppi diagnostici.

La ragione principale per realizzare un disegno fattoriale è l’interesse per l’effetto combinato di due o più
variabili, cioè la loro interazione.

→ Un’interazione indica che l’effetto di una delle variabili (es. strategie di coping) dipende dal
livello di una delle altre variabili.

In questo contesto, l’interazione indica che l’effetto di una variabile può o non può essere generalizzato
attraverso tutte le condizioni. Più propriamente, l’impatto di quella variabile si verifica solo sotto certe
condizioni o opera differentemente sotto quelle condizioni (es. con uomini piuttosto che con donne).
L’abbiamo anche definita come un moderatore, ossia una variabile che influenza la forza o la direzione della
relazione di altre due variabili.

Un disegno fattoriale non è un singolo disegno, ma piuttosto una famiglia di disegni che varia non solo per
il numero e per il tipo di variabili, ma anche per il numero dei livelli all’interno di ogni variabile. La
variazione dei disegni fattoriali è influenzata anche dall’impiego o meno del pre-test. Se viene
somministrato un pre-test, il testing può diventare una delle variabili o dei fattori (tempi di assessment) con
due (pre-test vs post-test) o più livelli. I dati possono essere analizzati per valutare se i soggetti mostrano
cambiamenti dovuti all’assessment ripetuto, indipendentemente dallo specifico intervento. In un
esperimento fattoriale, vengono incluse variabili multiple per affrontare questioni circa gli effetti separati e
combinati di variabili differenti, diversamente da ciò che avviene in esperimenti a variabile singola.

Considerazioni per l’uso del disegno

Il punto di forza del disegno fattoriale è valutare gli effetti di variabili separate in un solo esperimento. Nel
disegno fattoriale differenti variabili possono essere studiate con un numero minore di soggetti e
osservazioni, quindi è certamente più conveniente che ricorrere a esperimenti separati con una singola
variabile. In aggiunta, il disegno fattoriale fornisce informazioni sugli effetti combinati delle variabili
indipendenti. Le questioni che insorgono con l’impiego del disegno fattoriale hanno natura pratica e
interpretativa. Dal punto di vista pratico, bisogna ricordare che il numero di gruppi nell’esperimento si
moltiplica rapidamente quando viene aggiunto un nuovo fattore o un nuovo livello di un dato fattore.
Esistono quindi, dei vincoli tra il numero di soggetti che possono essere arruolati in un dato studio e il
numero di fattori (variabili) che possono essere studiati agevolmente. Un problema correlato riguarda
l’interpretazione dei risultati degli esperimenti con fattori multipli. Semplici relazioni che coinvolgono due o
tre variabili sono spesso facilmente interpretabili. Tuttavia, quando variabili multiple interagiscono tra loro,
il ricercatore potrebbe trovarsi spiazzato e non riuscire a descrivere la complessa relazione ed azzeccare
una spiegazione teorica o fondata che sia plausibile.

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Disegni quasi-sperimentali

I disegni precedenti rappresentano la base dei disegni sperimentali e costituiscono dei veri esperimenti, dal
momento che le caratteristiche centrali dello studio possono essere controllate per eliminare le minacce
alla validità interna. La caratteristica distintiva è l’abilità dello sperimentatore nell’assegnare casualmente i
soggetti alle condizioni. In molti contesti di ricerca applicata, gli sperimentatori non possono distribuire i
partecipanti, i clienti con l’assegnazione casuale; esistono gruppi già formati.

→ I disegni di ricerca in cui il ricercatore NON riesce a esercitare il controllo richiesto nei veri
esperimenti, vengono indicati come disegni quasi-sperimentali.

È possibile tracciare forti inferenze da questi disegni. Spesso però, richiedono maggior ingegno nel
selezionare i controlli o nell’analizzare i dati per non rendere plausibili le varie minacce alla validità
(selezione x storia, selezione x maturazione).

Variazioni: brevi note

Esistono molti disegni quasi-sperimentali tra i gruppi. I più diffusi sono una forma parallela dei disegni
sperimentali pre-test – post-test e solo post-test. Per tutti gli equivalenti quasi-sperimentali dei “veri”
disegni sperimentali, il gruppo di controllo non si dimostra essere equivalente al gruppo sperimentale,
perché i gruppi sono già formati e quindi potrebbero differire prima dell’intervento.

1. Disegno pre-test – post-test: la versione più impiegata di disegno con gruppi di controllo non
equivalenti assomiglia al disegno con gruppo di controllo pre-test – post-test. Il disegno può essere
schematizzato così:

Vengono confrontati soggetti non assegnati casualmente. Un gruppo riceve l’intervento e l’altro no. La
forza del disegno dipende dalla somiglianza del gruppo sperimentale con quello di controllo. Lo
sperimentatore deve chiedersi come l’assegnazione dei soggetti ai gruppi di origine potrebbe aver condotto
a differenze sistematiche in anticipo rispetto all’intervento. È possibile che differenze iniziali nelle misure
del pre-test o differenti caratteristiche dei due gruppi, che vengono o meno rilevate dal pre-test, siano in
grado di spiegare i risultati. Comunque, l’equivalenza per le misure pre-test NON garantisce che i gruppi
siano comparabili su tutte le dimensioni rilevanti per l’intervento, ma aumenta la fiducia da riporre in
questa assunzione. Anche se i soggetti risultassero equivalenti a un pre-test, influenze esterne (eventi,
grado di maturità) potrebbero spiegare le differenze dei gruppi. Come già detto in precedenza, una
modalità per ridurre la probabilità di differenze tra i gruppi dovute a fattori confondenti, è la
corrispondenza dei punteggi di propensione (appaiamento).

2. Disegno post-test-only: il disegno quasi-sperimentale only-post-test si può schematizzare così:

Il problema di questo disegno è che l’equivalenza dei gruppi prima dell’intervento non può essere valutata
(assenza pre-test). Nel disegno sperimentale post-test-only, l’assenza del pre-test non era necessariamente
un problema perché l’assegnazione casuale incrementava la possibilità dell’equivalenza tra i gruppi. In un
quasi-esperimento, i gruppi prima della manipolazione sperimentale, potrebbero differire per innumerevoli

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dimensioni. Oltre ai problemi della probabile non-equivalenza dei gruppi prima della manipolazione
sperimentale e dell’assenza di un pre-test che stimi le differenze dei gruppi, questa versione del disegno
con gruppo di controllo non-equivalente è vulnerabile a ogni possibile minaccia alla validità interna, come il
medesimo disegno con un pre-test. L’assenza di informazioni pre-test significa che non è possibile appaiare
i gruppi come strategia per ridurre la plausibilità delle varie minacce alla validità associate alla selezione.
Nonostante tutto, il disegno è abbastanza utile. Potrebbe essere particolarmente utile come studio
preliminare per vedere se un programma funziona o propina false promesse.

Commenti generali

I disegni con gruppo di controllo non equivalente rappresentano solo le variazioni più frequentemente
utilizzate: è impossibile elencare tutti i possibili disegni quasi-sperimentali. In altre varianti potrebbe venire
aggiunto un gruppo di controllo speciale per arginare una determinata minaccia, o un insieme di minacce,
alla validità.

→ Ci si riferisce al gruppo di controllo addizionale con l’epiteto gruppo di controllo “patched up”
(“rappezzato”) per comunicare che non rappresenta semplicemente un’aggiunta supplementare,
ma un’aggiunta strategica per sconfessare potenziali minacce.

Si possono usare svariati gruppi di controllo per indebolire una o più minacce alla validità interna, e
“rappezzare” un disegno altrimenti imperfetto. Le tecniche di matching possono aiutarti ad interpretare i
risultati.

Disegni a trattamenti multipli

La caratteristica che definisce il disegno a trattamenti multipli è che tutte le differenti condizioni
(trattamenti) di ricerca vengono presentate a ogni soggetto.

• Il termine “trattamenti” viene impiegato in riferimento al disegno a causa del suo frequente uso in
un contesto di valutazione di interventi che producono cambiamenti terapeutici (es. interventi
psicologici).

Nel nostro caso, i trattamenti rappresentano le “condizioni”, e potrebbero esserci due o più manipolazioni
sperimentali con o senza condizioni di controllo. Nonostante la valutazione dei trattamenti sia “entro i
soggetti”, nel disegno sono presenti gruppi separati di soggetti. Nei disegni a trattamenti multipli, vengono
usati gruppi separati con l’intento di bilanciare l’ordine dei trattamenti.

• Bilanciare significa presentare i trattamenti secondo ordini differenti così che l’effetto del
trattamento non venga confuso con la posizione (es. presentato sempre per primo) in cui appare.

Ci sono diverse versioni di disegni a trattamento multipli che dipendono dal numero di trattamenti e dal
modo con cui vengono presentati. Tutti i disegni potrebbero essere chiamati disegni controbilanciati perché
tentano di bilanciare l’ordine dei trattamenti attraverso i soggetti.

1. Disegno crossover: un particolare disegno a trattamenti multipli utilizzato molto spesso è il disegno
crossover. Ad un certo punto dell’esperimento (a metà), tutti i soggetti “crossover” passano all’altra
condizione sperimentale, vengono scambiati. Il disegno viene impiegato con due diversi condizioni
sperimentali. I due gruppi di soggetti vengono costruiti ricorrendo all’assegnazione casuale. I gruppi
differiscono SOLO per l’ordine con cui ricevono i due trattamenti. Il disegno può essere
schematizzato così:

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Ogni gruppo è formato attraverso l’assegnazione casuale (R) e viene somministrato un pre-test (A1). Il
fattore cruciale del disegno prevede che i gruppi ricevano l’intervento (X 1 e X2) secondo ordini diversi. Per di
più i soggetti vengono valutati dopo ogni intervento. C’è quindi un assessment nel bel mezzo dello studio al
punto di crossover, e uno dopo la fine del secondo e ultimo trattamento. In questo caso, bilanciare significa
semplicemente che un gruppo riceve prima X1 e poi X2, mentre l’altro gruppo riceve prima X2 e poi X1.
Entrambi i trattamenti compaiono in entrambe le posizioni (prima, seconda), e ogni trattamento precede e
segue l’altro. Il bilanciamento diventa molto più complesso all’aggiunta di ulteriori trattamenti, ma la
versione crossover ne include solo due.
Negli esperimenti psicologici, due o più trattamenti potrebbero anche venir forniti in questo modo, ma
diventerebbe difficile continuare a dimostrare incrementi dei cambiamenti, dato che un trattamento si
costruisce sulle misure dei risultati di quello precedente. Inoltre è più difficile “eliminare” gli interventi
psicologici, ossia rimuovere completamente il loro precedente impatto.

→ Esempio: studio crossover che compara due condizioni (caffeina, placebo), che vengono
somministrate a tutti i soggetti. Tutti sanno che la caffeina ha un effetto stimolante, può
aumentare l’ansia. In due occasioni differenti, a volontari in salute venne somministrata una
capsula (una pillola) contenente o caffeina in polvere o un placebo in polvere (amido di mais). Lo
studio era un doppio cieco, per cui né gli individui che somministravano i compiti, né i partecipanti
erano in grado di desumere dalla capsula a quale condizione erano stati sottoposti. I partecipanti si
presentarono all’esperimento in due occasioni (a distanza di una settimana); in entrambe le
occasioni, vennero esposti a un compito (rispondere a facce con espressioni emotive: felici, tristi,
arrabbiate) mentre si trovavano nel magnete che valuta l’attivazione cerebrale. Come in un
disegno crossover, ad alcuni soggetti venne somministrata prima la caffeina e poi il placebo,
mentre agli altri venne somministrato per primo il placebo. In questo modo le differenti condizioni
risultano bilanciate. I risultati verificano la predizione. Quando erano sotto l’effetto della caffeina, i
soggetti mostravano misure di ansia significativamente maggiori, inclusa l’attivazione delle aree
cerebrali associate con l’elaborazione della paura e dell’ansia. Si concluse che la caffeina era
effettivamente capace di indurre aumenti della risposta per stimoli sociali di ansia e minaccia.
2. Disegno a trattamenti multipli controbilanciato: il disegno crossover è un disegno semplice, in cui
ciascun cliente riceve le differenti condizioni, in genere due, ma in ordine diverso; le condizioni
sono controbilanciate. Tuttavia è sufficiente un aumento del numero di condizioni perché il
controbilanciamento diventi molto più complesso. Immaginiamo di avere tre condizioni (A, B, C) al
posto di due. Tutte le possibili sequenze delle condizioni devono essere bilanciate – ABC, ACB, BCA,
BAC, CAB, CBA. I soggetti vengono assegnati casualmente a uno di questi gruppi o sequenze in cui
vengono presentate tutte e tre le condizioni. Dal punto di vista pratico, questo caso è troppo
complesso. Per praticità si ricorre a una speciale disposizione chiamata Quadrato Latino. In un
quadrato latino ogni condizione (A, B o C) compara una e una sola volta in ogni posizione.

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Ci sono tre gruppi di soggetti, e ogni soggetto riceve tutte le condizioni ma in una diversa disposizione. Sia
nelle righe orizzontali, sia in quelle verticali, ogni condizione compare una sola volta in ciascuna posizione.
Al termine dell’indagine possiamo verificare se erano presenti effetti attribuibili ai gruppi (righe), all’ordine
(colonne) o alle condizioni (A vs B).

- Gli effetti d’ordine si riferiscono al confronto delle colonne (media o somma delle posizioni 1,2 e 3).
- Gli effetti di sequenza si riferiscono al confronto delle righe (media o somma dei gruppi 1,2 e 3).

Un effetto non perfettamente controllato dipende dalla sequenza secondo cui appaiano i trattamenti. La
sequenza dei trattamenti nella tabella non rappresenta tutte le possibili combinazioni. Non tutti i
trattamenti sono preceduti e seguiti da tutti gli altri. In un disegno completamente bilanciato, ogni
trattamento compare in qualsiasi posizione un ugual numero di volte e ciascun trattamento precede e
segue tutti gli altri. Il problema con un disegno del genere è che il numero dei gruppi e dei soggetti diventa
eccessivo. In generale, somministrare agli stessi soggetti tre o più trattamenti è una cosa insolita;
tendenzialmente si confrontano solo due trattamenti, come illustrato con il disegno crossover.
Considerazioni per l’uso del disegno
I disegni a trattamenti multipli vengono frequentemente impiegati in psicologia, medicina e in altre aree di
ricerca, sia di base sia applicata. Nella ricerca di base, i disegni forniscono l’opportunità di valutare le
procedure o gli interventi su risultati immediati per comprendere i processi sotto condizioni controllate. Nei
trattamenti applicativi, il disegno potrebbe funzionare altrettanto bene per decidere quale tra due
alternative è la più efficace. L’utilità dei disegni a trattamenti multipli dipende da diversi fattori, che
includono gli effetti previsti della giustapposizione di trattamenti differenti, il tipo di variabili indipendenti e
dipendenti e la misurazione degli effetti cumulativi dei trattamenti con gli stessi soggetti.
Effetti d’ordine e di sequenza
La considerazione più importante nell’impiego dei disegni a trattamenti multipli è relativa ai problemi di
ordinamento dei trattamento. Se un esperimento consistesse di un solo gruppo di soggetti che ricevono
due differenti condizioni (A e B) nello stesso ordine, i risultati non sarebbero interpretabili. Nel caso in cui la
condizione B apportasse cambiamenti maggiori rispetto alla condizione A, risulterebbe impossibile
determinare se B si sia dimostrato più efficace a causa delle sue proprietà specifiche o semplicemente
perché sia stato il secondo trattamento somministrato a tutti i soggetti. Il trattamento B potrebbe essere
stato più efficace perché la prosecuzione di un trattamento. L’ordine con cui i trattamenti sono comparsi in
questo studio su un singolo gruppo, potrebbe quindi essere l’unico fattore delle differenze di trattamento,
e fungere, da plausibile spiegazione alternativa dei risultati.

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• Quando l’ordine dei trattamenti è in grado di giustificare i risultati, parliamo di effetto d’ordine.
L’effetto si riferisce al fatto che il momento temporale in cui interviene il trattamento, potrebbe
essere responsabile dell’insieme dei risultati ottenuti.

In molti disegni a trattamenti multipli, gli effetti d’ordine non vengono confusi con i trattamenti grazie al
controbilanciamento. Nonostante il fatto che, dove si utilizza il controbilanciamento, l’ordine non viene
confuso con il trattamento, quest’ultimo potrebbe ancora influenzare il pattern dei risultati. Per esempio,
potrebbero essere più efficaci i trattamenti che vengono presentati per primi, indipendentemente dal tipo
di trattamento. Molto probabilmente la spiegazione è legata all’effetto soffitto (ceiling) e all’effetto
pavimento (floor). C’è un altro modo con cui lo specifico ordine dei trattamenti potrebbe influenzare i
risultati. Nello specifico, il passeggio da un trattamento a un altro potrebbe non essere uguale per tutti i
trattamenti. Ricevere il trattamento A seguito dal trattamento B potrebbe non essere lo stesso che ricevere
il trattamento B seguito dal trattamento A. L’ordine con cui questi compaiono potrebbe parzialmente
determinare gli effetti di ogni trattamento.

• Quando il piano dei trattamenti contribuisce ai loro effetti, parliamo di effetti di sequenza.

La natura del problema viene espressa, a volte, da altri termini, come l’interferenza di trattamenti multipli o
effetti di trascinamento (carryover effects). L’importanza della sequenza con cui si verificano differenti
eventi per la determinazione dei loro effetti è scontata negli esempi che rifanno alle esperienze di tutti i
giorni. Per esempio, il gusto di un cibo non solo dipende dalle sue proprietà specifiche, ma anche da quale
cibo abbiamo ingurgitato prima.

- Colonne (verticali): l’effetto d’ordine si riferisce a un confronto delle colonne, posizioni 1,2 e 3.
Sommiamo ABC nella posizione 1 (che indica il primo trattamento che viene fornito a ciascun
gruppo) e facciamo un confronto con la somma della posizione 2 e della posizione 3.
- Righe (orizzontali): per l’effetto sequenza guardiamo la somma delle righe. Qualsiasi differenza nei
totali di riga indica la presenza di un effetto di sequenza.

In generale, i disegni a trattamenti multipli sono piuttosto suscettibili all’influenza degli effetti di sequenza.

Restrizioni con diverse variabili indipendenti e dipendenti

Certe variabili di interesse per lo sperimentatore non sono agilmente indagate in un disegno a trattamento
multipli (es. aspettative del soggetto, stress indotto dalla manipolazione). Il problema è che ci potrebbe
essere un’influenza persistente della prima condizione che si trascina o entra in qualche modo in conflitto
con la seconda condizione e bilanciarle semplicemente con un crossover (A, B per un gruppo e B, A per
l’altro) non è necessariamente d’aiuto. Come alternativa, si potrebbe ricorrere a un periodo di
“eliminazione” (washout), che indica un intervallo (es. 1 settimana) che è progettato per eliminare o
ridurre qualsiasi effetto immediato di carryover (o effetto di trascinamento). Gli individui ricevono le
condizioni separate, ma viene frapposto un certo intervallo di tempo con l’aspettativa di ridurre l’effetto di
trascinamento. Altro aspetto della questione: è possibile selezionare condizioni che siano molto simili. Per
esempio, le “differenti” condizioni potrebbero produrre effetti difficilmente percettibili in un disegno a
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trattamenti multipli perché i soggetti non distinguono le condizioni. Essenzialmente, la seconda condizione
è percepita come una continuazione della prima. Nonostante le differenze di condizioni non vengano
rilevate, un confronto tra gruppi per la prima condizione somministrata potrebbe produrre una differenza.
La comparazione rispetta l’impatto esclusivo della prima condizione.
Tuttavia, è possibile che intervengano esperienze entro l’esperimento (es. aspettative, istruzioni) che
cambiano la maniera con cui un soggetto reagisce a certe variabili. Le caratteristiche stabili dei soggetti
possono essere studiate nei disegni fattoriali che combinano gruppi ed elementi di trattamenti multipli. Per
esempio, ciascun soggetto può essere classificato da una variabili (es. sesso, età) e ricevere differenti livelli
di un’altra variabile (es. indurre umore felice o triste). Questo disegno combinato riesce a esaminare se le
reazioni emotive variano in accordo alle caratteristiche soggettive. Oltre alle restrizioni delle variabili
indipendenti, esistono anche restrizioni delle misure dipendenti; ad esempio, misure dipendenti che
coinvolgono capacità cognitive o motorie possono non riflettere prontamente gli effetti del trattamento
all’interno dei soggetti.

Effetto soffitto (ceiling) ed effetto pavimento (floor)

Un possibile problema nella valutazione delle differenti condizioni sperimentali entro gli stessi soggetti è
determinato dall’effetto soffitto o dall’effetto pavimento, che sono in grado di limitare la quantità di
cambiamento che possiamo osservare.

• L’effetto soffitto e l’effetto pavimento si riferiscono al fatto che cambiamenti nelle misure
dipendenti potrebbero raggiungere, rispettivamente, un limite superiore o inferiore, e rendere,
proprio a causa di questo limite, impossibile dimostrare ulteriori cambiamenti.

La quantità dei cambiamenti prodotti dal primo intervento potrebbe NON consentire che si verifichino
ulteriori cambiamenti.

Nella figura 5.3 possiamo osservare che il primo trattamento (A o B) apporta un incremento talmente
rilevante per l’adattamento che il secondo trattamento non produce cambiamenti addizionali. La
conclusione potrebbe essere che i trattamenti sono ugualmente efficaci e che nessuno dei due incrementa
l’altro.

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Considerazioni aggiuntive sugli effetti soffitto e pavimento

Avrebbe potuto emergere un pattern diverso se non ci fossero state restrizioni soffitto sulle misure, cioè si
sarebbero raggiunte conclusioni differenti se si fossero concessi punteggi più alti e fosse stato possibile
osservare una maggiore quantità di cambiamento. Per esempio, se la scala di adattamento consentisse
punteggi superiori al 100, potremmo ottenere differenti risultati. In generale, il problema degli effetti
soffitto e pavimento non è ristretto alle comparazioni di trattamenti multipli. L’assenza di differenze tra i
gruppi su una misura potrebbe essere dovuta ai limiti del range di punteggi calcolabili con quella stessa
misura. Se i punteggi dei diversi gruppi si ammassano sul limite superiore o inferiore della scala, è possibile
rilevare ulteriori differenze solo se si amplia il range dei punteggi della scala. Ci sono problemi palesi e
subdoli di cui dobbiamo essere consapevoli quando consideriamo gli effetti soffitto e pavimento.

1. Maniera ovvia: ci può essere un limite numerico della scala che non consente di rilevare i
cambiamenti.
2. Maniera subdola: nell’area del limite superiore (o inferiore) della scala (rispettivamente, effetto
soffitto o pavimento), la quantità, il livello o la magnitudine del cambiamento richiesto per spostare
un punteggio in un punto della scala, o della misura, potrebbe rivelarsi molto più grande di quella
che è necessaria per il cambiamento in un punto meno estremo della scala. Spiegazione: quando
uno è a dieta, i primi 5 kg sono più facili da perdere rispetto agli ultimi 5 kg. Il punto è che un
incremento o un decremento di 5 non è ugualmente facile in tutti i punti della misura. Esempio: un
primo intervento potrebbe portare i soggetti a una media di punteggio di 75 su 100. Lo
sperimentatore potrebbe dire che non c’è l’effetto soffitto perché il trattamento successivo ha
innalzato il tetto di 25 punti ottenendo il punteggio massimo. Anche in questo caso ci potrebbe
essere un problema soffitto: i cambiamenti in questi 25 punti potrebbero essere molto più difficili
da ottenere rispetto ai cambiamenti fatti da 50 a 75. Ci potrebbe essere un massimale che il limite
numerico non riflette.

La maggior parte delle volte, è più funzionale preoccuparsi solo della maniera ovvia con cui si palesano gli
effetti soffitto e pavimento, ma la maniera subdola non è irrilevante. Nei disegni a trattamenti multipli, gli
effetti soffitto e pavimento sono evitati quando i cambiamenti comportamentali sono transitori (es.
interventi basati sulla somministrazione di farmaci). Se gli effetti di una condizione sono transitori ed
evidenti solo nel momento della sua applicazione, gli incrementi derivanti da una condizione non
limiteranno i punteggi raggiunti con il secondo trattamento. Lo studio di condizioni o interventi con effetti
passeggere risolve il problema dell’effetto soffitto e pavimento nelle misure dipendenti.

CAPITOLO 6: GRUPPI DI CONTROLLO E DI CONFRONTO

Nel momento in cui ci avviciniamo al mondo della ricerca scientifica, ci viene prima di tutto insegnato che
un esperimento richiede un gruppo di controllo. La nozione di gruppo di controllo suggerisce
erroneamente l’idea che l’aggiunta di un singolo gruppo possa fornire un controllo generale per diversi bias
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che affliggono la ricerca; in realtà a prescindere dal tipo di gruppo che viene aggiunto in un disegno,
esistono potenziali influenze, diverse dalla manipolazione o dall’intervento, che potrebbero giustificare i
risultati ottenuti e intaccare la specificità delle affermazioni che il ricercatore desidera fare circa le cause
che inducono il cambiamento. Per una migliore comprensione del disegno di ricerca, bisogna considerare il
più ampio concetto di gruppo di confronto.

• Un gruppo di confronto indica un qualsiasi gruppo incluso nel disegno, al di là del gruppo
“principale” o dei gruppi di interesse.

Nella progettazione di uno studio, la selezione dei gruppi è determinata da quello che si desidera poter dire
alla fine della ricerca. Minacce alla validità (in particolare alla validità interna e di costrutto) potrebbero
interferire con le conclusioni raggiunte dal ricercatore; ma, questo non significa che lo studio era
necessariamente progettato male. Le conclusioni devono essere connesse alle caratteristiche del disegno.
Per permette al ricercatore di avanzare le sue interpretazioni, il disegno potrebbe richiedere dei gruppi di
confronto.

Il confronto è una categoria ampia e generica, include qualsiasi gruppo che possa aiutare lo
sperimentatorea raggiungere le inferenze di interesse. I gruppi di controllo sono semplicemente una
categoria dei gruppi di confronto che vengono inclusi in uno studio. Alcuni gruppi di controllo (es. senza
trattamento) affrontano principalmente le minacce alla validità interna mentre, altri gruppi di controllo (es.
senza un trattamento specifico) si rivolgono alle minacce della validità di costrutto. È possibile identificare i
gruppi di confronto che vengono più frequentemente impiegati nella ricerca clinica.

Gruppi di controllo: identificare un gruppo di controllo

I gruppi di controllo vengono generalmente usati per arginare le minacce alla validità interna, come la
storia, la maturazione, la selezione, le modalità di assessment. Il controllo di queste minacce si attua
assicurandosi che un gruppo del disegno condivida le stesse influenze del gruppo di intervento, ma senza
ricevere l’intervento o la condizione sperimentale. Se i gruppi di intervento vengono formati con
l’assegnazione casuale (randomizzazione) e vengono valutati nello stesso momento (o simultaneamente in
più momenti), le minacce alla validità interna vengono generalmente evitate. Sono diversi i gruppi di
controllo che vengono utilizzati abitualmente nella ricerca d’intervento.

1. Gruppo di controllo senza trattamento (No-Treatment Control Group): domanda fondamentale:


“in che misura le persone potrebbero migliorare o cambiare senza il trattamento?”.
→ Il gruppo di controllo senza trattamento è un gruppo incluso nel disegno sperimentale, che riceve
tutti gli assessment ma nessun intervento.

Questo gruppo è stato incluso nella descrizione dei disegni con gruppo di controllo pre-test e post-test e
con gruppo di controllo solo al post-test. È un gruppo composto da soggetti assegnati casualmente alle
condizioni (permette di far fronte alle minacce della validità interna) e viene valutato anche se non riceve
nessun trattamento. La prestazione delle persone in un gruppo di controllo senza trattamento può
cambiare in maniera significativa nel tempo a causa di:

- Storia;
- Maturazione;
- Misurazione;
- Regressione statistica.

Per esempio, le persone assegnate al gruppo senza trattamento potrebbero richiedere altri trattamenti ad
altre cliniche oppure, anche se nessun altro tipo di trattamento viene formalmente richiesto, i clienti
potrebbero migliorare in funzione di un “trattamento” molto più informale, come il semplice parlare con i

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familiari, vicini, sacerdoti. Gli individui che richiedono un trattamento potrebbero trovarsi ad un punto
particolarmente critico per il loro problema. Di conseguenza, ci si aspetta che la rivalutazione del problema
in un momento successivo mostri un miglioramento. Dal punto di vista metodologico, la questione
importante è il controllo della dimensione del miglioramento che si verifica in funzione di queste
molteplici, anche se poco specifiche, influenze.

Un gruppo di controllo senza trattamento valuta il tasso base del miglioramento dei clienti
che NON ricevono il trattamento oggetto di ricerca.

Per potersi avvalere di un gruppo senza trattamento, è essenziale che i soggetti vengano assegnati
casualmente alle condizioni. Se manca l’assegnazione casuale, viene meno la possibilità di interpretare
qualsiasi differenza si riscontri tra i gruppi dopo aver completato il trattamento.

Considerazioni specifiche

Avvalersi di un gruppo di controllo senza trattamento fa insorgere questioni etiche. Quando i clienti
richiedono un trattamento, diventa difficile giustificare di un qualsiasi tentativo di intervento. Fornire un
trattamento sperimentale o esplorativo è generalmente una posizione etica più difendibile rispetto al non
tentare nemmeno un intervento. È vero che, purtroppo, a volte gli interventi peggiorano la situazione: non
si può pensare che un nuovo intervento (terapia, farmaco) induca solo effetti positivi ma, ad ogni modo,
non somministrare alcun trattamento è un’idea opinabile, visto che non si tenta nemmeno di fornire aiuto.
Di fatto, il problema etico viene aggirato comunicando all’inizio dello studio che qualche soggetto potrebbe
venir assegnato alla condizione senza trattamento e che gli individui devono partecipare allo studio solo se
questa eventualità risulti per loro accettabile. Tuttavia, questa soluzione non è delle migliori. I clienti in un
primo momento potrebbero acconsentire per poi ritirarsi nel caso in cui non si ritrovino assegnati al gruppo
di trattamento (il consenso informato specifica che un partecipante può ritirarsi dallo studio in qualsiasi
momento). Per quanto riguarda clienti che soffrono di problematiche o disfunzioni significative,
l’assegnazione al gruppo senza trattamento potrebbe eticamente discutibile, anche se hanno acconsentito
a partecipare. Esistono anche problemi pratici nell’impiego di un gruppo di controllo senza trattamento. È
difficile per i ricercatori spiegare ai clienti perché per loro il trattamento non è disponibile o perché esiste
una condizione senza trattamento. Le persone assegnate alla condizione senza trattamento potrebbero
richiederne uno da qualche parte, oppure potrebbero non collaborare nel corso dei successivi assessment.
Anche se il gruppo di clienti senza trattamento è formato correttamente, bisogna tener conto di vincoli
temporali. Più tempo sarà richiesto ai clienti che si trovano nella condizione di controllo (intervallo tra il pre
trattamento e il post trattamento), più alta sarà la probabilità che abbandonino lo studio; per questo
motivo una condizione di non-trattamento non è fattibile per un lungo periodo (es. mesi). Una parziale
soluzione all’assenza del trattamento, che rispetta i requisiti di un gruppo di controllo senza trattamento, è
l’uso di un gruppo di controllo in lista d’attesa.

2. Gruppo di controllo in lista d’attesa (Wait-List Control Group): piuttosto che non somministrare
alcun trattamento, si può più semplicemente posticiparlo.
▪ Un gruppo di controllo in lista d’attesa sospende un trattamento per un determinato
periodo di tempo, dopo il quale l’intervento viene fornito

È identico al gruppo di controllo senza trattamento, a eccezione del fatto che dopo il secondo assessment, i
partecipanti ricevono il trattamento. Il periodo durante il quale il trattamento viene negato a un gruppo di
controllo in lista d’attesa normalmente corrisponde all’intervallo dell’assessment dal pre trattamento al
post trattamento per la condizione sperimentale. I casi in trattamento e quelli in lista d’attesa vengono
valutati all’inizio dello studio (prima che venga fornito qualsiasi intervento) e quando il gruppo
sperimentale ha completato il trattamento. Il gruppo di controllo in quest’arco di tempo non avrà ricevuto
il trattamento ma avrà effettuato tutti gli assessment pre e post. Dopo il secondo assessment, i soggetti

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del gruppo di controllo potranno iniziare il trattamento. I clienti fin dall’inizio sono consapevoli del fatto che
il trattamento può essere ritardato e quindi, potranno essere assegnati casualmente alla condizione
sperimentale sia a quella di controllo in lista d’attesa (consenso informato). I tre elementi fondamentali che
caratterizzano un gruppo di controllo in lista d’attesa sono:

✓ Nel periodo che va dal primo al secondo assessment, il gruppo di controllo in lista d’attesa NON
deve essere sopporto a nessun trattamento (in questo periodo è equivalente al gruppo di controllo
senza trattamento).
✓ L’intervallo di tempo tra il primo e il secondo assessment del gruppo di controllo in lista d’attesa
deve corrispondere al periodo che intercorre tra l’assessment pre e post trattamento del gruppo in
trattamento. Esempio: se il trattamento prevede un intervallo specifico di 2 mesi, solo dopo che è
passato questo intervallo fisso di tempo, i soggetti del gruppo di controllo possono ritornare per il
nuovo assessment. Se la durata del trattamento è varia, il discordo diventa più complicato. I
controlli in lista d’attesa e i soggetti sperimentali vengono quindi raggruppati sulla base dell’aver
effettuato la valutazione pre e post trattamento nello stesso intervallo di tempo o addirittura negli
stessi giorni. È importante mantenere l’intervallo di tempo costante per controllare la storia e la
maturazione per tutta la durata dell’intervallo dell’assessment.
✓ I controlli in lista d’attesa prima completano le valutazioni pre-test e post-test e solo in seguito
ricevono il trattamento. Ai clienti viene semplicemente richiesto di completare un’altra volta
l’assessment prima di ricevere il trattamento. La rivalutazione funge da immediato antecedente
dell’intervento atteso.

Considerazioni specifiche

L’impegno di un gruppo di controllo in lista d’attesa ha molti vantaggi. Reclutare soggetti per un gruppo di
controllo in lista d’attesa non è difficile quanto reclutare soggetti senza trattamento. Le difficoltà in genere
dipendono: dal tempo richiesto ai controlli prima di procedere con il trattamento, dalla gravità del loro
problema, dalla loro percezione della necessità del trattamento.

→ Vantaggio decisivo nell’utilizzo di un gruppo di controllo in lista d’attesa: tutti i clienti ricevono il
trattamento. Questo gruppo consente un’attenta valutazione degli effetti del trattamento in
differenti punti del disegno. Dal momento che il trattamento viene alla fine somministrato ai
soggetti di controllo in lista d’attesa, è possibile valutare empiricamente i suoi effetti.

Uno studio con un gruppo di controllo in lista d’attesa che si avvale di un pre-test può essere schematizzato
così: R A1 X A2 -R A1A2 X A3; (X) è il trattamento. Non solo il trattamento può essere valutato grazie ad un
confronto tra gruppi ma anche con comparazioni entri i gruppi (confronto del cambiamento da A1 ad A2
separatamente per ciascun gruppo e del cambiamento da A2 ad A3 per il gruppo in lista d’attesa effettuando
t test entro i gruppi).

Il gruppo di controllo in lista d’attesa NON risolve completamente i problemi etici dell’assenza di un
trattamento, ma migliora la situazione. Il problema non è più la mancanza di trattamento per alcuni clienti;
in questo caso tutti i clienti ricevono il trattamento e differiscono solo in relazione a quando lo ricevono. I
problemi etici riemergono quando i clienti hanno bisogno di un trattamento immediato, e ritardarlo
potrebbe avere serie conseguenze. Un gruppo di controllo in lista d’attesa NON è eticamente ammissibile
con pazienti ad alto rischio di lesioni o di morte (es. suicidio, autolesionismo) o con soggetti che risultano
essere sofferenti o debilitati. Esiste una limitazione per la condizione di controllo in lista d’attesa: per il
gruppo di controllo in lista d’attesa non è possibile valutare l’impatto a lungo termine di processi come la
storia, la maturazione, le misurazioni ripetute. Si può seguire il gruppo di trattamento per osservare come
stanno 1 o 2 anni dopo ma, il gruppo di controllo in lista d’attesa non sarà più disponibile per un confronto;
a quel punto il gruppo sarà diventato un altro gruppo di trattamento.

56
3. Gruppo di controllo senza contatto (No-Contact Group Control): la partecipazione ad uno studio,
anche se solo in qualità di un soggetto di controllo senza trattamento, potrebbe esercitare un
impatto sui soggetti. Appartenere a un gruppo di controllo potrebbe avere un effetto terapeutico.
Fin dall’inizio della storia della ricerca in psicoterapia, abbiamo imparato che se i clienti ricevono
anche solo una batteria di assessment iniziale in occasioni distinte, prima che qualunque
trattamento abbia inizio, mostrano miglioramenti marcati. Due interpretazioni possibili:
▪ Il solo far parte di uno studio di trattamento mobilita nel cliente la speranza e l’aspettativa
di un miglioramento.
▪ Un’altra spiegazione possibile potrebbe essere quella della regressione alla media.

È stato scoperto un fenomeno chiamato guadagni improvvisi che fa riferimento ai cambiamenti che
avvengono molto precocemente nel trattamento e, qualche volta, addirittura prima che il trattamento sia
stato somministrato. I guadagni improvvisi possono essere duraturi tanto quanto quelli raggiunti dal
trattamento a pieno regime. In breve, qualcosa può accadere semplicemente partecipando a un
trattamento o a uno studio di trattamento. Occasionalmente è possibile valutare l’impatto della
partecipazione a uno studio ricorrendo a un gruppo di controllo formato da individui che non hanno
contatto con il progetto (un gruppo di controllo no-contact).

Non è semplice che vi siano le condizioni necessarie per la formazione di un gruppo di


controllo senza contatto: i soggetti NON ricevono il trattamento e NON sanno di ricoprire
il ruolo di partecipanti.

Per ottenere un tale gruppo di soggetti, spesso, ci si avvale di soggetti che fanno parte di una ricerca
osservazionale più ampia. La valutazione iniziale può essere effettuata con un falso pretesto (es. come
parte delle abituali attività di classe in un corso universitario). In ogni caso, l’assessment è disgiunto da uno
studio specifico. Un controllo senza contatto ha finito per assumere nel tempo diversi significati.

- Nell’impiego iniziale, ancora rilevante da un punto di vista metodologico, significava che gli
individui non erano consapevoli della loro partecipazione alla ricerca. Esempio: studio sull’ansia
rilevabile nei discorsi degli universitari →in questo studio vennero inclusi due gruppi: un gruppo
senza trattamento (i soggetti erano consapevoli di far parte dello studio e vennero sottoposti a
diversi assessment previsti dalla ricerca), un gruppo senza contatto (i soggetti completarono
l’assessment prima e dopo il trattamento degli altri partecipanti, ma queste valutazioni vennero
effettuate durante la partecipazione alle discussioni in aula. Vennero raccolti dati senza rilevare
che le informazioni sarebbero entrate a far parte di uno studio di trattamento). Alla fine della
ricerca, è stato valutato l’effetto di avere un contatto con il programma (controlli senza
trattamento) versus il non averlo (controlli senza contatto). Risultati: l’essere un soggetto senza
trattamento che partecipa dichiaratamente allo studio si dimostrò essere associato a svariati
miglioramenti, non rilevabili nei soggetti senza contatto. Coloro che non avevano un contatto
esplicito con lo studio ottennero prestazioni peggiori in diverse misure di ansia e personalità. Ciò
rivela che il solo fatto di sapere di partecipare a uno studio può indurre un cambiamento
- Un’attenzione crescente è rivolta all’impiego di intervento di gruppi di auto-aiuto. Con questi
interventi, i singoli clienti assumono il controllo e implementano il trattamento da soli. In contesti
del genere, l’assenza di contatto si riferisce a un gruppo di intervento in cui i partecipanti non
hanno alcun contatto con un professionista della salute mentale. In questo caso, “senza
contatto” significa che i soggetti effettuano il trattamento senza il supporto o l’assistenza di un
terapeuta.

È importante conoscere i diversi utilizzi della dicitura “no-contact” visto che il termine non sempre si
riferisce ad una condizione di controllo.

57
Considerazioni specifiche

Avvalersi di un gruppo di controllo senza contatto, in cui i partecipanti NON sono consapevoli della loro
partecipazione allo studio, è raramente un’opportunità percorribile. Non dichiarare il coinvolgimento nella
ricerca è generalmente contrario allo spirito del consenso informato richiesto ai soggetti della ricerca.
Tuttavia, studi in contesti istituzionali come scuole, cliniche, ospedali, prigioni e studi con popolazioni di
grandi dimensioni, potrebbero consentire la creazione di gruppi di controllo senza contatto. Come regola
generale, i soggetti dovrebbero essere sempre informati della loro partecipazione a uno studio, soprattutto
quando si tratta di un intervento di cui la persona potrebbe potenzialmente beneficiare.

Una questione fondamentale nello sviluppo di interventi efficaci (es. trattamenti psicologici) è l’isolamento
dei fattori critici che possono far funzionare un dato intervento. In questi contesti, diventa importante
sapere quanta parte del cambiamento di verificherebbe in ogni caso, confrontando gli individui che sanno
di partecipare a uno studio (es. gruppo in lista d’attesa) con quelli che non sono consapevoli di esservi parte
(es. senza contatto).

4. Gruppo di controllo senza un trattamento specifico o gruppo di controllo attivo (Attention-


Placebo Control Group): i gruppi di controllo senza trattamento e in lista d’attesa vengono
impiegati principalmente per arginare le minacce alla validità interna (es. storia).
Un gruppo di controllo senza un trattamento specifico (o placebo) non solo affronta queste
minacce, ma tenta di eliminare le minacce alla validità di costrutto (il grado in cui è possibile
definire le componenti responsabili dell’effetto osservato; vale a dire la capacità di individuare le
cause della relazione causale). In qualsiasi trattamento esistono molteplici elementi che potrebbero
contribuire o essere responsabili del cambiamento terapeutico, ad esempio l’avere contatti con un
terapeuta, l’ascoltare la spiegazione dell’origine del disturbo, sottoporre l’individuo ad una
procedura diretta a migliorare il problema. Questi fattori si chiamato fattori aspecifici o comuni
della psicoterapia e sono presenti in molti trattamenti. I fattori comuni potrebbero risultare degli
elementi critici per la psicoterapia, a causa dei processi che si mobilitano all’interno dell’individuo e
dei cambiamenti che questi processi producono. Quando i clienti si sottopongono a un
trattamento, credono a queste procedure e si attendono un qualche miglioramento terapeutico.
La somministrazione di placebo e sostanze inerti (es. compresse di zucchero), presentati come se
fossero un vero trattamento, può alterare un ampio spettro di disturbi, dal cancro al semplice
raffreddore. La tipologia di sostanze placebo (es. sostanze che hanno effetti collaterali simili a quelli
dei farmaci) e la modalità di somministrazione (es. iniezioni piuttosto che pillole) possono
aumentare l’effetto placebo.
→ Gli effetti placebo derivano da fattori diversi rispetto ai principi attivi contenuti nella sostanza
stessa. L’aspettativa che il paziente si crea nei confronti del trattamento e la credibilità del dottore
che lo somministra sembrerebbero essere i fattori responsabili del cambiamento.
Effetti analoghi alle reazioni placebo agiscono sugli individui che si sottopongono a una
psicoterapia.
Questione importante: in un’indagine empirica sulla psicoterapia, un semplice confronto del
gruppo in trattamento con il gruppo di controllo senza trattamento NON può stabilire in alcun
modo quale sia la caratteristica “dell’intervento” che apporta il cambiamento, ovvero la validità di
costrutto.
Un gruppo di controllo senza un trattamento specifico è progettato per controllare i fattori comuni
che si associano al partecipare a un trattamento. Se un gruppo di trattamento si dimostra essere
più efficace rispetto ad un gruppo di controllo senza un trattamento specifico (o placebo), questo
non significa necessariamente che i processi proposti dal ricercatore per caratterizzare il gruppo di
trattamento (es. risoluzione dei conflitti) siano dimostrati. I gruppi di controllo con trattamento
aspecifico eliminano o rendono poco plausibile il fatto che alcun fattori comuni possano spiegare i
58
risultati ottenuti, ma non indicano necessariamente che il costrutto sotteso al gruppo di
trattamento sia il responsabile del cambiamento.

Considerazioni specifiche

In medicina si riesce ad individuare in anticipo una sostanza placebo (es. sale o zucchero in compresse) le
cui proprietà sono inerti, cioè non producono effetti in relazione al disturbo clinico. In un trattamento
psicologico non è possibile conoscere in anticipo se le proprietà del gruppo senza un trattamento specifico
saranno o meno inerti. Il semplice parlare con un terapeuta o il partecipare a qualche attività, potrebbero
venire presentati con un linguaggio specifico tali che li facciano apparire come trattamenti veri e propri. È
difficile quindi, escogitare un trattamento che sia credibile per i clienti, ma che allo stesso tempo, non
venga interpretato da qualcun altro con un trattamento teoricamente plausibile. Un altro problema
riguarda la credibilità delle procedure. Una delle componenti della terapia è rappresentata dalle credenze o
dalle aspettative del cliente sul fatto che il trattamento si dimostrerà efficace. Si presume che il gruppo di
controllo con un trattamento aspecifico abbia delle aspettative di miglioramento come il gruppo di
trattamento effettivo, quindi questa componente non potrà spiegare la differenza dei risultati ottenuti tra
la condizione di controllo e di trattamento. Problema: potrebbe verificarsi il caso in cui la condizione di
controllo NON sia così credibile e NON generi aspettative di cambiamento, come nel caso del gruppo di
trattamento effettivo. È importante sottolineare che, condizioni di controllo altamente credibili sono
spesso efficaci talvolta quanto le condizioni di trattamento; maggiore è l’aspettativa di miglioramento del
gruppo di controllo, minore sarà la probabilità di trovare differenze tra le due condizioni. Da una
prospettiva metodologica, la somiglianza tra una condizione di controllo credibile e una condizione di
trattamento ha implicazioni sulla conduzione degli esperimenti; è necessario avvalersi di misurazione
all’inizio del trattamento, per valutarne la credibilità e le relative aspettative di miglioramento dei clienti.
Questioni etiche:

- Se i clienti necessitano di cure cliniche, questo tipo di gruppo potrebbe non essere ammissibile.
- Somministrazione al gruppo di trattamento aspecifico di un “trattamento” che non è fondato su
basi teoriche o evidenze empiriche.
- La Dichiarazione di Helsinki è uno dei più importanti codici etici internazionali per la ricerca
biomedica sulle persone, emanata dall’associazione Medica Mondiale. La dichiarazione è stata
stipulata nel 1964 come reazione ai terribili esperimenti medici dell’era del nazismo, con lo scopo
di proteggere i soggetti. Secondo le sue linee guida, l’intervento di confronto deve essere il miglior
trattamento disponibile per la condizione del gruppo di controllo. Gran parte della controversia
sull’impiego del placebo è esplosa nel campo della ricerca medica in relazione a malattie gravi
come l’HIV, piuttosto che nel campo della psicoterapia. I cittadini si sono battuti contro l’impiego
del placebo quando esistono basi ragionevoli per somministrare farmaci o altri trattamenti (es. per
evitare che una donna incinta HIV positiva passi l’HIV al suo bambino). Indipendentemente dalla
gravità della malattia, i pazienti non devono assolutamente essere sottoposti alla condizione di
controllo placebo se è possibile somministrare una qualsiasi altra condizione alternativa. Non esiste
alcuna giustificazione per infliggere sofferenze inutili. Le linee guida di Helsinki non hanno un
valore vincolante, la loro adesione è su base volontaria. Alcuni paesi e agenzie nazionali hanno
regole proprie.
È importante chiedersi se per la ricerca psicologica sia opportuno avvalersi della condizione di
controllo senza un trattamento specifico e in caso affermativo, in quali circostanze. Dal punto di
vista del fondamento scientifico della terapia, il controllo dei fattori comuni è importante.
L’impiego di una condizione di controllo senza trattamento può avere effetti deleteri, che vanno al
di là dell’assenza degli immediati benefici che apporterebbe il trattamento. Il far parte di un gruppo
di controllo senza un trattamento specifico potrebbe influenzare le credenze sulla terapia in
generale ed esercitare un impatto sul successivo uso del trattamento da parte del cliente. Il cliente
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che riceve un “trattamento falso” potrebbe voltare le spalle alla terapia in futuro, inoltre il
trattamento aspecifico potrebbe non essere molto credibile o non essere d’aiuto per i clienti, e così
allontanare i clienti da risorse potenzialmente utili.
5. Trattamento standard (Treatment as Usual): nella ricerca clinica, assegnare gli individui alle
condizioni di controllo senza trattamento, in lista d’attesa, o senza trattamento specifico, potrebbe
non essere eticamente ammissibile alla luce dei problemi che affliggono i clienti. Il ricercatore però,
potrebbe comunque voler testare l’efficacia di un trattamento. Un’alternativa che ha assunto
particolarmente rilievo, prevede il confronto del trattamento di interesse con il trattamento usuale
o standard che generalmente viene somministrato in un certo contesto clinico.
→ Si parla di trattamento standard o TAU (Treatment as Usual), cioè il controllo o il confronto verrà
fatto con persone che riceveranno il trattamento che solitamente gli viene somministrato.
Il trattamento standard che viene somministrato in una clinica per un determinato disturbo non
solo non è identico a quello che viene prescritto in un’altra clinica, ma persino all’interno della
stessa clinica non esistono impieghi coerenti del TAU tra diversi terapeuti. La situazione è
complicata perché, dal punto di vista pratico non esistono due persone uguali e il trattamento deve
essere progettato su misura per ciascun paziente. Questo significa che il TAU somministrato da un
determinato clinico in una determinata clinica a due pazienti con una diagnosi simile o identica,
potrebbe consistere in trattamenti diversi. Quindi, il trattamento standard cambia entro lo stesso
clinico, tra diversi clinici e attraverso i setting clinici. In breve, non si ha un’idea precisa di che cosa
sia il TAU. Nonostante tutto ciò, il TAU si trova spesso impiegato nei lavori correnti e presenta
anche dei benefici. Esempio:
- Studio sulla depressione post-partum. Le madri affette da depressione post-partum sono state
sottoposte ad una psicoterapia interpersonale di gruppo o al TAU (comprendeva una varietà di
trattamento come la terapia individuale, terapia di gruppo o somministrazione di farmaci).
Risultato: sia il gruppo TAU sia il gruppo di trattamento raggiunsero trattamenti significativi per la
depressione; tuttavia, i cambiamenti apportati dal trattamento della psicoterapia interpersonale si
sono dimostrati maggiori (i miglioramenti continuarono a persistere anche dopo il trattamento).
Con un gruppo di controllo forte, i benefici del trattamento si dimostrarono evidenti.
Il TAU consente di accedere a diversi trattamenti, dando ai partecipanti la possibilità di scegliere la
loro cura. Quattro vantaggi che derivano dall’impiego della TAU come condizione di controllo:
Le questioni etiche sono rispettate: tutte le persone dello studio ricevono un trattamento
attivo, trattamento che avrebbero ricevuto in ogni caso, cioè il trattamento standard.
Ritiro minore dei partecipanti: dal momento che tutti ricevono un trattamento reale ed
effettivo, è probabile che il ritiro dei partecipanti sia minore rispetto ad altri casi. Il drop-
out dei partecipanti ha implicazioni per tutti i tutti i tipi di validità e quindi questo è un
grande vantaggio.
I fattori comuni o non specifici della terapia vengono controllati: i fattori comuni (es.
contatto con una terapista, aspettative del cliente) sono presenti in entrambi i gruppi dello
studio quindi, non possono rappresentare un’interpretazione di risultati. Un elemento da
tenere in considerazione è il fatto che le terapie “nuove” possono sollevare maggior
entusiasmo, innalzare le aspettative dei ricercatori, facendo emergere degli effetti della
novità (novelty effects).
I clinici, sia quelli che partecipano allo studio, sia quello che usufruiscono dei dati, sono
verosimilmente più soddisfatti con un studio che si avvale del trattamento standard come
condizione di confronto: lo studio rispecchia più da vicino il lavoro clinico se include un
trattamento abitualmente somministrato.

Considerazioni specifiche

60
I TAU sollevano alcuni dilemmi:

✓ È difficile sapere esattamente in che cosa consistono i trattamenti standard somministrati.


✓ Il ricercatore ha l’obbligo di monitorare e valutare tutto quello che viene fatto come parte del
trattamento abituale.
✓ Per il ricercatore è consigliabile supervisionare, monitorare e valutare anche il TAU, in maniera tale
da riportare che cosa è stato effettivamente fatto.
✓ In molte cliniche, il TAU potrebbe essere somministrato con leggerezza, senza coerenza a seconda
del terapista, del suo stile personale, del suo orientamento.

Se al termine dello studio (es. studio sulla depressione post-partum), il trattamento è migliore della cura
standard, è frequente che vengano sollevati dilemmi etici; il trattamento standard potrebbe diventare
eticamente poco sostenibile, dal momento che si è dimostrato essere meno efficace rispetto al nuovo
trattamento. Anche dopo studi di tale portata, il TAU continua a essere somministrato a causa delle enormi
difficoltà e agli ingenti costi che potrebbe comportare la sostituzione della cura ordinaria. I trattamenti
standard qualche volta funzionano e qualche sono meno efficaci, ma non di molto rispetto ai trattamento
evidence-based (trattamento di interesse), inoltre non sempre sappiamo se la superiorità di un trattamento
evidence-based per un particolare disturbo apporti una reale differenza nella vita dei clienti quando viene
confrontato con un trattamento standard, che invece ha già dimostrato la sua efficacia.

Un altro problema è che i trattamenti standard non sono replicabili. Non è possibile raggiungere nessuna
reale conclusione che sia generalizzabile, dal momento che le procedure adottate in una clinica potrebbero
differire enormemente da quelle adottate in un’altra.

→ Il TAU risolve alcuni dilemmi etici sui gruppi di controllo;


→ È difficile identificare che cosa voglia dire TAU al di là dei confini di un setting.
Gli effetti di un qualsiasi intervento confrontato con un TAU in un determinato contesto non sono
necessariamente gli stessi effetti che possiamo riscontare somministrando il medesimo
trattamento a confronto con un TAU in un altro setting. L’ambiguità della condizione TAU può
essere corretta documentando cosa viene effettivamente fatto, oppure osservando il trattamento
standard per estrapolarvi le linee guida e le procedure, assicurandosi che vengano seguite alla
lettera.
6. Gruppo di controllo appaiato (yoked): durante l’esperimento potrebbero verificarsi differenze
nelle procedure o negli eventi a cui vengono esposti i soggetti. Queste differenze non si verificano
in maniera casuale, ma possono variare sistematicamente tra i gruppi. Potrebbe emergere un
fattore confondente, una variabile associata all’intervento, che spiega le differenze ottenute tra i
gruppi; sono proprio queste differenze emergenti tra i gruppi a spiegare i risultati ottenuti. Una
procedura per eliminare o valutare i fattori che potrebbero emergere in funzione
dell’implementazione di un intervento è rappresentata dal gruppo di controllo appaiato.
▪ Lo scopo di questo gruppo di controllo è assicurarsi che i gruppi siano equivalenti rispetto a fattori
potenzialmente importanti, che potrebbero essere responsabili delle differenze riscontrate tra i
gruppi.
Yoking (appaiamento) significa uguagliare i gruppi su una particolare variabile che potrebbe variare
sistematicamente attraverso le condizioni. Si tratta di un accoppiamento di soggetti da gruppi
diversi (gruppi di controllo e gruppo sperimentale) sulla base di una variabile simile. L’appaiamento
consiste in una sotto analisi in cui si vanno a rendere più omogenee le caratteristiche dei soggetti.
Questione fondamentale: il gruppo di controllo appaiato NON è una tipologia di gruppo di
controllo a sé stante ma, può far riferimento a tutte le categorie di gruppi di controllo citati
prima, in particolare al trattamento standard.

Come funziona?
61
Esempio: vengono impiegati due gruppi che includono:

- Un gruppo sottoposto ad un “nuovo” trattamento: gruppo sottoposto ad una terapia per imparare a
gestire l’ansia.
- Un gruppo senza un trattamento specifico: il gruppo riceve un trattamento “fasullo” in cui i membri
del gruppo partecipano solamente parlando delle paure dei loro amici e dei loro parenti.

Quante sessioni dovrebbero effettuare i soggetti del gruppo di controllo?

È importate pianificare un disegno di ricerca tale che qualsiasi differenza riscontrata al termine dello studio
tra il gruppo di trattamento e quello di controllo non sia dovuta al diverso numero di sessioni che ricevono i
gruppi.

La soluzione è l’accoppiamento dei soggetti nei diversi gruppi rispetto alla variabile numero di sessioni. Un
soggetto del gruppo sperimentale potrebbe necessitare di un certo numero di sessioni in base alle proprie
caratteristiche individuali, differente dal numero di sessioni di un altro soggetto. Questo numero di sessioni
diventerà il numero di sessioni di trattamento previste (assegnate) al soggetto di controllo a cui il soggetto
è stato appaiato (yoked); quindi, il numero di sessioni per ciascun soggetto di controllo verrà determinato
dal numero di sessioni del soggetto del gruppo sperimentale con cui è stato accoppiato. La condotta del
soggetto sperimentale determina che cosa accade al soggetto di controllo (procedura dello yoking).
Risultato: alla fine dello studio il numero di sessioni terapeutiche sarà identico tra i gruppi. Nessuna
differenza tra i gruppi potrà essere attribuita al numero di sessione a cui i soggetti sono sottoposti.

In sostanza…

Una volta identificata una variabile che potrebbe influenzare i risultati del studio (es. numero di sessioni del
trattamento), testiamo questa variabile per ogni persona del gruppo sperimentale (es. soggetto A = 15
sessioni) e la “imponiamo” al soggetto del gruppo di controllo appaiato al soggetto sperimentale in
questione (es. Marco del gruppo sperimentale ha bisogno di 15 sessioni ed è appaiato a Luca del gruppo di
controllo, quindi anche Luca sarà sottoposto a 15 sessioni). Attraverso la procedura dello yoking, la
variabile “numero di sessioni” non influenzerà i risultati perché il numero di sessioni resterà invariato,
mantenendolo costante nel gruppo sperimentale e nel gruppo di controllo.

Ulteriori informazioni

Supponiamo che nel disegno esiste un terzo gruppo, il gruppo di controllo senza trattamento. Se è previsto
un assessment pre e post trattamento, quanto tempo dovrebbe trascorrere tra i due assessment per il
gruppo che non ricevere il trattamento?

• Anche i soggetti del gruppo senza trattamento dovrebbero essere appaiati alle persone del
gruppo di trattamento per quanto riguarda il numero di settimane che devono trascorrere tra le
valutazioni pre e post trattamento. Lo yoking potrebbe portare a questi risultati: sia il gruppo di
trattamento sia il gruppo di controllo senza un trattamento specifico dovrebbero aver ricevuto lo
stesso numero di sessioni; inoltre, l’intervallo di tempo trascorso tra l’assessment pre e post
dovrebbe essere lo stesso per tutte le condizioni di trattamento e di controllo. La procedura di
controllo yoked potrebbe non richiede esplicitamente un “nuovo” gruppo di controllo, ma
potrebbe essere aggiunta entro i gruppi di controllo già esistenti.
Lo yoking rappresenta un valido metodo di appaiamento da applicare nel caso in cui una qualsiasi
caratteristica dell’intervento o della manipolazione possa subire delle variazioni tra i gruppi durante
un esperimento (ulteriore esempio pag.116: studio per migliorare l’equilibrio nelle persone affette
da Parkinson)

Considerazioni specifiche
62
Concettualmente, il gruppo sperimentale e quello di controllo possono essere appaiati per qualsiasi tipo di
variabile che potrebbe differire tra i gruppi. La decisione di utilizzare lo yoking dipende dal fatto chele
variabili che potrebbero differire tra i gruppi potrebbero plausibilmente giustificare i risultati ottenuti. Per
esempio, in uno studio su una terapia specifica, potrebbe aver senso applicare lo yoking per il “numero di
sessioni di trattamento”, dal momento che la frequenza dei contatti con il terapeuta e con il trattamento
potrebbe contribuire a generare le differenze tra il gruppo in trattamento e il gruppo di controllo. Quindi,
potrebbe essere plausibile che il numero di sessioni rappresenti una minaccia alla validità di costrutto.
D’altra parte, potrebbe non essere importante appaiare i soggetti per variabili come l’ora del giorno in cui
viene somministrata la terapia o l’abbigliamento dei terapisti.

7. Gruppo di controllo non assegnato casualmente o non equivalente: in un esperimento potrebbero


venir aggiunti alcuni gruppi costituiti da soggetti che NON facevano parte dell’insieme originario di
soggetti e che NON sono stati assegnati casualmente al trattamento. Questi gruppi, denominati
gruppi di controllo non equivalenti o gruppi di controllo rappezzati (patched-up), aiutano a
scartare specifiche ipotesi e rendono meno plausibili determinate minacce alla validità interna.
→ I gruppi non assegnati casualmente aiutano a eliminare specifiche minacce alla validità, come
la storia, la maturazione, gli assessment e la strumentazione.
Ci si potrebbe avvalere di questo tipo di gruppo quando non è possibile formare un gruppo di
controllo senza trattamento attraverso l’assegnazione casuale. Questi gruppi sono utili per aiutare
a escludere le minacce alla validità interna, ma possono rivelarsi deboli per scopi comparativi a
causa di come sono stati formati. Questi gruppi vengono spesso utilizzati nelle situazioni in cui non
è possibile l’assegnazione casuale (per esempio, nelle scuole, nelle città, negli stati); gruppi,
condizioni o misure di controllo possono essere adottati per rendere le minacce anche solo un po'
meno plausibili rispetto alla manipolazione sperimentale che si intende valutare.

Considerazioni specifiche

L’obiettivo dei gruppi di controllo non equivalenti è ridurre la possibilità che altre influenze (validità interna
o validità di costrutto) possano spiegare i risultati. Dal momento che il gruppo NON è formato casualmente,
i dati ottenuti potrebbero non essere convincenti tanto quanto quelli risultanti da un gruppo di controllo
composto casualmente. L’assenza della randomizzazione rappresenta una limitazione ma non in tutte le
circostanze. La domanda principale a cui rispondere è se alcune minacce specifiche (es. storia) possano
plausibilmente influenzare i risultati dello studio e ad essa si può rispondere in diversi modi. Alcuni
professionisti potrebbero rigettare un intero studio perché non è stata eseguita la randomizzazione per
formare i gruppi. Questo motivo di vedere le cose è discutibile: l’assegnazione casuale è solo un mezzo per
raggiungere svariati fini, bisognerebbe quindi concentrarsi sul fine.

▪ Il “fine” in questo caso è quanto siano plausibili le minacce alla validità e se esista qualcosa nello
studio che possa aiutare a rendere meno verosimile una minaccia potenzialmente critica.
L’assegnazione casuale può essere d’aiuto ma non è perfetta, così come i gruppi di controllo non
equivalenti possono essere d’aiuto ma non sono perfetti.

Grazie al matching un gruppo di controllo non equivalente può effettivamente essere reso più equivalente
in relazione agli altri gruppi del disegno. Queste tecniche di matching riducono ulteriormente la plausibilità
che bias di selezione, piuttosto che particolari esperienze rappresentino una spiegazione verosimile dei
risultati.

63
Considerazioni chiave nella selezione dei gruppi

Non esistono delle regole fisse per decidere quali gruppi includere in un disegno di ricerca, ma ci sono delle
linee guida che possono essere d’aiuto.

1. Quando si sta pianificando una ricerca, è importante chiedersi che cosa bisogna controllare.
Bisogna prendere in considerazione tutte le possibili minacce allo studio e cercare di controllarle.
Successivamente bisogna selezionare un gruppo di controllo e chiedersi se con quel gruppo sia
possibile controllare, o meglio, rendere meno plausibili tutte le minacce alla validità. È
fondamentale giustificare con precisione che cosa controlla il gruppo di controllo selezionato.
2. Mentre si sta progettando lo studio, è importante riflettere sui risultati che si potranno ottenere.
Questo può aiutare a decidere quali gruppi includere nell’esperimento. Bisogna considerare tutte le
variazione dei possibili risultati chiedendosi quali interpretazioni possono spiegare l’insieme di dati
a nostra disposizione. La risposta spingerà ad apportare dei cambiamenti nei gruppi sperimentali o
ad aggiungere dei gruppi di controllo che limitino le interpretazioni alternative che possono essere
fornite. Esempio: se abbiamo due gruppi ed entrambi mostrano un miglioramento, può darsi che le
minacce alla validità interna (es. storia, maturazione, assessment) spieghino i risultati; in questo
caso bisognerebbe condurre delle modifiche per tenere sotto controllo queste minacce.
3. Ricerche precedenti potrebbero suggerire quali siano i gruppi di controllo essenziali per un dato
studio. Man mano che le ricerche in una determinata area di indagine si costruiscono l’una
sull’altra, le domande di ricerca diventano più raffinate, e di conseguenza, potrebbe NON risultare
più necessario avvalersi di alcuni gruppi di controllo utilizzati all’inizio degli studi. Esempio: nello
studio di uno specifico trattamento, non è sempre necessario usa un gruppo di controllo senza
trattamento. Se esistono dati che dimostrano che l’assenza di un trattamento non comporta alcun
effetto, è possibile omettere questi gruppi.
4. La selezione dei gruppi di controllo e di confronto potrebbe essere dettata, oppure limitata, da
vincoli etici e pratici. Problemi etici come procurarsi abbastanza soggetti affetti dagli stessi
64
problemi da trattare, perdere i soggetti assegnati per un lungo periodo di tempo alle condizioni di
controllo potrebbero determinare la scelta dei gruppi che possono essere impiegati. Nell’ambito dei
campioni clinici, problemi etici ed etici potrebbero rendere impossibile effettuare proprio quei
confronti che rivestono un grande interesse sul piano teorico.

Valutare gli interventi psicosociali

Verrà prestata particolare attenzione agli interventi psicosociali nel campo della terapia per illustrare i
gruppi di controllo, ma si farà riferimento anche ad altre aree per comunicare come la questione non si
limiti al trattamento dei problemi psicologici.

• L’intento della ricerca in psicoterapia è identificare trattamenti efficaci per comprendere le basi
sottostanti al cambiamento terapeutico, e per elaborare i fattori del cliente, del terapista, o altre
fattori responsabili dell’efficacia del trattamento. L’obiettivo può essere suddiviso in domande
specifiche (strategie di ricerca) che costruiscono le conoscenze di base.

Sono diverse le strategie di ricerca che riflettono le domande più importanti. Si parla di strategie di
valutazione dell’intervento per sviluppare e identificare interventi efficaci.

1. Strategia del pacchetto di intervento: la strategia del pacchetto di intervento si pone una domanda
essenziale, cioè se un determinato trattamento sia efficace per un particolare problema clinico,
quindi valuta gli effetti di un particolare trattamento ordinariamente somministrato. La questione
affrontata da questa strategia è se il trattamento produca o meno un cambiamento terapeutico.
→ La nozione “pacchetto” pone enfasi sul fatto che il trattamento potrebbe essere multiforme o
includere differenti componenti che possono essere delineate concettualmente e
operativamente.

Tecnicamente, la valutazione di un pacchetto richiedere solo due gruppi, ad esempio il gruppo sottoposto al
trattamento e il gruppo di controllo senza trattamento. Esempio: è stato condotto uno studio sull’impiego
della musicoterapia con bambini che mostravano comportamenti aggressivi. I bambini assegnati al gruppo
di controllo non ricevettero alcuni intervento. I risultati indicarono che i bambini del gruppo di
musicoterapia erano migliorati significativamente rispetto ai bambini del gruppo di controllo. Nonostante i
risultati fosse positivi, non era possibile giungere ad una conclusione sulla musicoterapia. L’aumento delle
attenzioni rivolte ai bambini e il contatto con altri ragazzi avrebbero potuto spiegare i risultati. Si può
considerare quindi, la ricerca sul pacchetto intervento come il primo passo da compiere.

- Se il pacchetto trattamento NON si dimostra migliorare del gruppo senza trattamento si può
procedere con delle modifiche del disegno di ricerca.
- Se il pacchetto si dimostra differente rispetto al gruppo senza trattamento, le domande successive
tenteranno di comprendere quali siano le componenti efficaci del trattamento.
2. Strategia scompositiva: dopo che un determinato pacchetto di intervento ha portato ad un
cambiamento terapeutico, si può procedere con l’analizzare le basi di questo cambiamento.

La strategia scompositiva dell’intervento consiste nell’analizzare le componenti di un dato pacchetto di


trattamento.

Per scomporre un trattamento, singole componenti vengono eliminare o isolate dal resto del trattamento.
Alcuni clienti potrebbero ricevere l’intero pacchetto di trattamento, mentre altri clienti potrebbero ricevere
il pacchetto privato di una o più delle sue componenti.

Esempio: focus sulla terapia dei processi cognitivi per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico
nelle donne vittime di violenza. La terapia prevede due componenti: l’elaborazione cognitiva e la scrittura
di resoconti sul trauma.
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- Al primo gruppo viene somministrato l’intero pacchetto (che comprende le due componenti);
- Al secondo gruppo viene applicata la componente cognitiva (senza i compiti di scrittura);
- Al terzo gruppo viene affidata la parte di scrittura (senza l’elaborazione cognitiva).
Il trattamento viene “scomposto” per vedere se sia necessario il pacchetto completo. Prima,
durante e dopo il trattamento viene fatto un assessment. Risultati: in entrambi i gruppi si
riscontrato miglioramenti significativi. Questi risultati potrebbero far sorgere altre domande per
indagare la questione più in profondità.
3. Strategia costruttiva: l’approccio costruttivo al trattamento è opposto alla strategia della
scomposizione.

La strategia costruttiva si riferisce allo sviluppo di un pacchetto di trattamento grazie all’aggiunta di


componenti che migliorino i risultati. La strategia risponde alla domanda: “che cosa può essere aggiunto al
trattamento per renderlo più efficace?”.

Uno studio costruttivo inizia con un trattamento che potrebbe consistere di una o più componenti; a questi
elementi ne vengono aggiunti altri, per determinare se gli effetti possono essere amplificati. Una
caratteristica di questa strategia è la combinazione di singoli trattamenti (es. psicoterapia e
farmacoterapia). Molte influenze contestuali sull’individuo (es. genitori, coniugi) potrebbero dover essere
integrate nel trattamento per favorire il cambiamento o per ridurre i fattori che potrebbero contribuire o
sostenere la disfunzione del cliente. Esempio: molte famiglie di pazienti schizofrenici sono altamente
critiche, ostili, invischiate, un insieme di caratteristiche chiamate espressività emotiva. Un singolo
trattamento farmacologico, che si focalizza sui sintomi della schizofrenia senza prestare attenzione alle
interazioni familiari, risulta essere molto limitante. Diversi studi hanno dimostrato che i farmaci in
combinazione con un intervento sulla famiglia, riducono significativamente il tasso di recidive. I processi
attraversi cui si verificano questi miglioramenti non sono ancora stati compresi, ma una possibile
spiegazione è che le comunicazioni familiari accrescano l’aderenza al regime farmacologico e consentano
così una maggiore efficacia dell’intervento.

→ È evidente che la combinazione di trattamenti possa superare i limiti di un unico trattamento. I


trattamenti possono risultati migliori perché affrontano più sfaccettature di uno stesso
problema oppure, perché agiscono in modo combinato, dimostrandosi più efficaci rispetto alle
loro singole componenti.

Anche combinazioni di determinati farmaci, a volte si dimostrano più efficaci rispetto ad un medicinale
somministrato singolarmente. In realtà, ricorrere alla somministrazione di trattamenti combinati NON è
sempre la scelta migliore.

Nel caso di trattamenti farmacologici, il numero degli effetti collaterali o i problemi alla sua aderenza
(prendere due o più pillole al giorno) possono diventare degli impedimenti.

4. Strategia parametrica:

La strategia parametrica si riferisce all’alterazione di aspetti specifici del trattamento per determinare
come massimizzare il cambiamento terapeutico.

Le dimensioni o i parametri vengono alterati per trovare la modalità ottimale di somministrazione del
trattamento (esempi di strategia parametrica: aumentare la durata del trattamento o variare la modalità di
presentazione del materiale). Esempio: uno studio confronta due gruppi che consentono la variazione di un
parametro del trattamento: la quantità di terapia effettuata. Persone affette da depressione sono state
assegnate casualmente a uno dei due gruppi: 16 sessioni di psicoterapia combinata al trattamento
farmacologico o 8 sessioni dello stesso trattamento. Risultati: entrambi i gruppi si dimostrarono
ugualmente efficaci, quindi, in questo studio la quantità di terapia non ha apportato differenze.
66
5. Strategia comparativa:

La strategia comparativa confronta due o più trattamenti per risponde all’interrogativo: “qual è il
trattamento più efficace per questo determinato disturbo?”

Gli studi comparativi spesso mettono a confronto interventi concettualmente opposti (ad esempio
psicoanalisi vs terapia comportamentale, terapia cognitiva vs farmacoterapia). Si è passati dal porre un
trattamento contro un altro, al tentativo di costruire una prospettiva concettuale più ampia. Tra le diverse
ragioni, troviamo il fatto che sono cresciuti i tentativi di integrare diverse visioni teoriche. Inoltre, si è
scoperto che i trattamenti hanno componenti (es. alleanza terapeutica) comuni ad altri trattamenti con cui
potrebbero essere considerati in contrasto, e lo stesso vale per alcuni concetti (es. accettazione,
consapevolezza). La prospettiva di un’integrazione quindi, ha reso meno rilevante il confronto di
trattamenti diversi, nonostante l’interesse a scoprire quale trattamento sia il più efficace permane. Negli
Stati Uniti circa il 40% degli adulti usa un qualche tipo di intervento complementare e alternativo per la cura
della propria salute (es. erbe naturali, centri benessere). Da una più ampia prospettiva sociale e politica,
risulta importante identificare quali sono i trattamenti disponibili per le varie fonti di disabilità fisica e
psicologica, e quali sono i più efficaci. È proprio di quest’ultimo punto che si occupa la strategia
d’intervento comparativa. Esempio: uno studio confronta la terapia cognitiva con la psicoterapia
psicodinamica supportiva per il trattamento della depressione maggiore negli adulti. I risultati indicarono
che i trattamenti erano ugualmente efficaci, con il 24% e il 21% dei pazienti che mostravano miglioramenti.

6. Strategia del moderatore: le precedenti strategie cercano di capire qual è il trattamento migliore
per gli individui di un gruppo. Tuttavia è molto più probabile che l’efficacia dei trattamenti vari in
funzione di variabili multiple in relazione agli individui, ai contesti in cui vivono, e a molti altri
fattori. Queste altre variabili, o fattori, vengono chiamati moderatori.
7. I moderatori sono variabili che influenzano la forza, l’impatto o la direzione degli effetti di qualche
altra condizione o variabile (in questo caso il trattamento).
La strategia potrebbe essere implementata selezionando i soggetti sulla base di particolari
caratteristiche. Quando i soggetti vengono classificati secondo una particolare variabile di
selezione, la domanda che ci si pone è se il trattamento sia più o meno efficace in relazione a una
certa categoria di partecipanti. Per selezionare i moderatori della ricerca ci si fa guidare dalla
teoria, dalle ipotesi o dall’esperienza. Esempio: sappiamo che bambini, adolescenti e adulti che
incontrano i criteri per un disturbo psichiatrico probabilmente incontreranno i criteri anche per un
altro disturbo, fenomeno che si chiama comorbidità (incontrare i criteri diagnostici per più di un
disturbo). Quando si valuta il trattamento, è probabile che la sua efficacia dipenderà (verrà
mediata) dal fatto che i partecipanti soddisfino i criteri per un altro disturbo, da quanti e quali siano
questi disturbi. Quindi, la comorbidità potrebbe moderare i risultati del trattamento.

L’obiettivo di questa strategia è esaminare i fattori che potrebbero moderare gli effetti del trattamento,
ossia, se le caratteristiche del cliente, del terapeuta o del contesto contribuiscano al risultato. Uno dei
motivi per studiare i moderatori è effettuare un triage migliore, indirizzare cioè le persone ai trattamenti da
cui è probabile che traggano beneficio e allontanarli da quelli che verosimilmente non li aiuteranno.

Tutto ciò appartiene alla logica della “medicina personalizzata”, ovvero, identificare i moderatori che
dirigano la scelta dei trattamenti da somministrare. Approfondimento: la medicina personalizzata ha come
obiettivo l’individuazione del trattamento sulla base delle caratteristiche di ogni singolo paziente. Il profilo
di ciascun individuo influenzerà la decisione del trattamento da somministrare. Un passo verso questo
obiettivo potrebbe essere la “medicina moderata” piuttosto che la medicina personalizzata. La differenza
consiste nel fatto che un moderatore non è al livello degli individui ma al livello dei sottogruppi, ossia, degli
individui che condividono una certa caratteristica. Tutte decisioni verranno prese sulla base del moderatore
identificato che influenzerà l’efficacia del trattamento.
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In psicologia clinica, la ricerca sui moderatori NON risulta essere d’aiuto nell’indirizzare i pazienti verso i
trattamenti ritenuti più adatti a loro, dal momento che raramente è possibile dimostrare che un particolare
trattamento non sarà efficace per un determinato problema o cliente, mentre un altro lo sarà. Esempio: la
percezione dei genitori degli stressor relativi al partecipare al trattamento (es. trattamento impegnativo e
non adatto al loro bambino) rappresentava un fattore moderatore dei risultati del trattamento effettuato
sulle famiglie con un bambino segnalato per comportamenti aggressivi. Le famiglie che percepivano
maggiori impedimenti al trattamento mostrarono meno cambiamenti terapeutici rispetto alle famiglie che
invece percepivano minori impedimenti. È interessante considerare che i genitori che percepivano molti
impedimenti hanno comunque mostrato dei miglioramenti, per cui NON si può dire che il trattamento abbia
fallito con loro, ma solamente che la forza dei cambiamenti sia stata palesemente moderata dagli
impedimenti percepiti.

Informazioni aggiuntive sulla strategia del moderatore

Ci sono dei casi in cui i moderatori non apportano nessuna differenza, quindi nessuna variazione nei
risultati del trattamento. Ci sono alcune importanti limitazioni nella ricerca sul trattamento con i
moderatori:

- È probabile che siano implicati moderatori multipli. La maggior parte delle ricerche sui moderatori
del trattamento considera un moderatore alla volta.
- Una volta che viene studiato un moderatore, è raro che si indaghi anche il perché e il come questo
agisca. Ci ritroviamo con una descrizione di moderatori isolati, senza sapere come questi operino.
Ciò limita la nostra capacità di impiegare le informazioni ottenute per migliore l’efficacia del
trattamento. Se si conoscessero i processi attraverso i quali un moderatore esercita le sue
influenze, si potrebbero indurre cambiamenti nel moderatore o aggiustamenti nel trattamento che
migliorino i risultati.
- Studiare un solo moderatore alla volta è una grande limitazione. È probabile che molteplici
moderatori contribuiscano al cambiamento rilevato. Mentre i moderatori isolati tendono a essere
deboli nel modo con cui predicono i risultati, i moderatori multipli possono essere combinati, per
far emergere effetti significativi.
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Strategia del mediatore/del meccanismo

La strategia del mediatore dell’intervento affronta le domande pertinenti a come avviene il cambiamento.
Quali sono i processi sottostanti che spiegano il miglioramento?

La maggior parte della ricerca che si avvale della strategia del mediatore considera un costrutto specifico
(es. cambiamenti in determinate cognizioni) e il modo con cui è in relazione ai risultati del trattamento.
L’idea è che la tecnica dell’intervento sortisca i suoi effetti (cambiamento terapeutico) attraverso
l’alterazione di cognizioni specifiche (mediatore). Nel momento in cui otteniamo i risultati, NON possiamo
affermare che le variazioni delle cognizioni causino il cambiamento, ma piuttosto che esiste
un’associazione statistica. Questa associazione sta a significare che qualche intervento (il trattamento)
apporta un cambiamento (risultati) e che il cambiamento dei risultati dipende da (è associato
statisticamente con) alcune variabili intervenienti (cambiamenti nelle cognizioni). Non possiamo affermare
che le cognizioni causino il cambiamento; potrebbe essere che le cognizioni siano correlate a qualche altra
influenza. Nonostante queste limitazioni, la ricerca sui mediatori è capace di far progredire le nostre
conoscenze (esempio pag. 127). Come strategia generale, vogliamo capire perché un particolare intervento
o manipolazione sperimentale agisca: la strategia del mediatore rappresenta un tentativo di andare oltre
questo punto. La mediazione può avvicinarci alla comprensione del processo specifico che potrebbe essere
coinvolto.

Commenti generali

Le domande avanzate dalle diverse strategie riflettono un insieme di questioni necessarie per comprendere
un insieme di questioni necessarie per comprendere pienamente come funzioni un intervento, e possono
essere impiegate per raggiungere effetti ottimali. La strategia del pacchetto di trattamento è l’approccio
iniziale, cui fanno seguito le varie strategie analitiche basate sulla:

- Ricerca scompositiva;
- Ricerca costruttiva;
- Ricerca parametrica.

Per poter indagare le questioni della scomposizione, quelle costruttive e quelle parametriche è richiesto un
alto grado di operazionalizzazione. Per ciascuno dei tre casi, infatti, le componenti specifiche o i fattori della
terapia devono essere sufficientemente specifici per poter essere estratti, aggiunti o variati all’interno di un
pacchetto di trattamento completo.

CAPITOLO 7: DISEGNI CASO-CONTROLLO E DISEGNI DI COORTE

Questo capitolo considera le principali strategie di progettazione dei disegni osservazionali, enfatizzando
quelle che vengono più comunemente impiegate nella ricerca in psicologia. Le caratteristiche centrali di
tutte queste strategie di disegno sono lo studio di gruppi non manipolati, e l’esame di variabili e di influenze
che il ricercatore, in genere, non riesce a controllare direttamente. I disegni si prefiggono gli stessi obiettivi
dei disegni sperimentali: rendere implausibili le varie minacce alla validità.

7.1 Il ruolo critico della ricerca osservazionale: una visione d’insieme

SPIEGARE L’IMPORTANTE RUOLO CHE LA RICERCA OSSERVAZIONALE RIVESTE IN SETTORI COME LA


PSICOLOGIA

In psicologia è raro che vengano presentati disegni in cui gruppi non manipolati vengano studiati
simultaneamente o seguiti nel corso del tempo. Uno dei principali motivi è che in psicologia esiste una forte
tradizione sperimentale che vede nella manipolazione diretta uno status superiore rispetto alla cosiddetta

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ricerca “correlazionale”. È risaputo che uno dei modi migliori per dimostrare una relazione causale è
manipolare direttamente qualcosa e vedere se il risultato previsto cambia.

Un altro motivo per cui questi disegni non vengono enfatizzati in psicologia, potrebbe derivare dalla loro
associazione primaria con altri discipline. Tali disegni vengono usati in epidemiologia e negli studi della
sanità pubblica.

In psicologia, in particolar modo nell’area clinica, nel counseling, nella psicologia scolastica e
dell’educazione, la ricerca osservazionale gioca un ruolo importante per svariati motivi:

1. Le principali questioni d’interesse non consentono una manipolazione sperimentale, come ad


esempio la diagnosi di disturbi mentali.
2. Siamo molto interessati allo studio delle persone che hanno avuto particolari esperienze di
esposizione (trauma, guerra, violenza domestica…) o deprivazione (lutto). Non è possibile
assegnare agli individui l’esperienza di una condizione piuttosto che un’altra.
3. L’epidemiologia e la sanità pubblica hanno avuto un impatto sulla psicologia clinica. La stragrande
maggioranza degli studi della sanità pubblica relativi ai fattori che scatenano le malattie, deriva da
studi osservazionali e non da ricerche sperimentali.
4. I modelli scientifici sono evoluti in un modo che accorda un valore sempre più grande ai disegni
osservazionali. La ricerca sperimentale per quanto potente, spesso si limita alla manipolazione di
una o due variabili per volta. L’isolamento delle variabili rappresenta un vantaggio chiave
dell’esperimento, che consente di capire come funzionano le variabili. Tuttavia in molte aree
scientifiche, un fenomeno di interesse può essere influenzato da molteplici variabili e queste
variabili possono correlarsi in maniera dinamica, interattiva e reciproca. Gli studi osservazionali
riescono a considerare variabili multiple e a studiarle nel corso del tempo ed ad esaminare le loro
influenze reciproche.
5. Nel corso degli ultimi decenni le tecniche di analisi dei dati si sono raffinate a tal punto che oggi
riescono a rafforzare le inferenze tratte dalla ricerca osservativa.

7.1.1 Ulteriori informazioni sul ruolo critico della ricerca osservazionale

Consideriamo ora delle semplici relazioni trattate da studi osservazionali con confronti di gruppi. Per
esempio i fumatori di sigarette hanno tassi più elevati di malattie cardiache, di cancro ai polmoni e di morte
precoce rispetto ai non fumatori. Con uno studio osservazionale vogliamo controllare quelle variabili che
potrebbero generare confusione (i fumatori bevono più bevande alcoliche e fanno meno attività fisica) e
introdurre un problema di validità del costrutto (dipende dal fumo a da qualche altro elemento?)

7.2 Disegni caso-controllo (case-control designs)

Definire i disegni caso-controllo

Ci sono diversi modelli di ricerca osservazionale:

• Disegno caso- controllo: indaga le caratteristiche di interesse formando gruppi che variano per
quella caratteristica e studiando altre caratteristiche, attuali o passate, di quei gruppi;
o Disegno caso-controllo traversale: identifica i casi (soggetti con la caratteristica di interesse)
e i controlli (soggetti senza la caratteristica d’interesse) e valuta altre caratteristiche
concorrenti (attualmente presenti)
o Disegno caso-controllo retrospettivo: identifica i casi e i controlli e valuta altre
caratteristiche del loro passato nel tentativo di identificare gli antecedenti dei risultati
attuali.
• Disegno di coorte: studia uno o più gruppi costanti nel corso del tempo, prospetticamente.
o Disegni di coorte a gruppo singolo: identificai soggetti che incontrano un particolare criterio
(essere esposti ad evento come catastrofe naturale) e segue quel gruppo prospetticamente

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per valutare il risultato di interesse (insorgenza di disturbo). Il disegno della coorte di
nascita è un caso speciale di questo disegno;
o Disegno di coorte multi-gruppo: identifica due o più gruppi che incontrano un particolare
criterio e lo segue prospetticamente per valutare un risultato di interesse;
o Disegno longitudinale multi-coorte, accelerato: identifica due o più gruppi di età diverse e li
segue prospetticamente. Il disegno è “accelerato” perché un periodo di sviluppo più esteso
viene coperto selezionando coorti di età differenti, che vengono, di conseguenza, seguite
per un periodo di tempo più breve.

Il termine “caso” indica una persona che è affetta dalla patologia o dalla condizione che deve essere
studiata. Per la psicologia “caso” si riferisce semplicemente agli individui con la caratteristica di interesse.

7.2 Disegno trasversale

Lo studio può descrivere ed esplorare delle caratteristiche di interesse, per esempio: come sono le relazioni
con i pari e con la famiglia; ragazze che hanno una pessima vs ottima immagine corporea. Oppure può
testare delle affermazioni teoriche o dei modelli concettuali come ad esempio: primogeniti o secondogeniti
potrebbero essere confrontati per testare un’ipotesi che indaga i differenti pattern di attaccamento nelle
relazioni sviluppate successivamente da adulti.

Tutte le misure si effettuano nello stesso momento, i risultati sono correlazionali, ossia, non è possibile
desumere dallo studio se i risultati ottenuti precedono o siano la causa di una particolare caratteristica.

Per esempio, il ricercatore potrebbe voler identificare se le madri depresse interagiscono in modo
differente con i loro bambini rispetto alle madri non depresse. Le madri vengono identificate, valutate su
una misura di depressione e classificate come depresse o non depresse; vengono quindi condotte in
laboratorio, o osservate nelle loro case, per valutare il modo con cui interagiscono. Gli studi hanno
dimostrato come le madri depresse dimostrano un’attenuazione dell’attenzione, dell’affetto e del
comportamento vocale, sono meno espressive, nelle loro interazioni dimostrano più rabbia, negativismo e
ostilità.

7.2.2 Disegno retrospettivo

l’obiettivo di questo disegno è quello di tracciare inferenze sulle condizioni antecedenti che hanno portato,
o sono quantomeno associate ai risultati osservati. C’è un tentativo esplicito di identificare la sequenza
temporale tra possibili cause o antecedenti e un conseguente risultato di interesse.

Il disegno retrospettivo è stato utilizzato per valutare la relazione tra all’allattamento al seno e il disturbo
da deficit di attenzione/iperattività. Sono stati valutati tre gruppi:

• Gruppo di bambini di 8-12 anni che avevano una diagnosi di ADHD


• I loro fratelli che non mostravano alcun segno di ADHD
• Bambini senza ADHD che frequentavano il reparto di otorinolaringoiatria.
Il gruppo due aiuta a controllare i fattori ambientali. Il gruppo 3 si rivolge ai bambini che visitano una
struttura medica ma per una ragione non psichiatrica. A tutti i genitori è stato richiesto di completare un
questionario riguardo la pratica di allattamento usata. Le misure ottenute erano senza dubbio
retrospettive, dato che i bambini al momento dello studio avevano 8-12 anni. Questo studio ha dimostrato
che l’allattamento al seno è correlato alla successiva comparsa dell’ADHD.

La prospettiva concettuale sottesa allo studio è che l’allattamento preceda l’ADHD ma dal punto di vista del
disegno, è possibile che i risultati possano essere spiegati in un altro modo, forse i bambini eccessivamente
attivi e difficili, spingono i genitori a non allattarli o interrompere l’allattamento, oppure il loro ricordo di
aver allattato potrebbe essere parzialmente intaccato o distorto dalle attuali diagnosi dei bambini. Inoltre
71
ci poterebbero essere altre variabili non incluse nello studio che potrebbero influire sulla modalità di
allattamento.

7.2.3 Ulteriori informazioni sul disegno retrospettivo

Un aspetto critico dei disegni retrospettivi è la valutazione. Gli studi retrospettivi consentono allo
sperimentatore di identificare un correlato, cioè un ricordo passato. Esistono diversi problemi significativi
che, in genere, non permettono di considerare l’evento rievocato come fattore di rischio per il risultato.
Ricordi selettivi, inaccurati o falsati dai risultati interferiscono con il trarre valide conclusioni riguardo
l’evento passato, la sua presenza effettiva o la diversa presenza nei gruppi che variano per un risultato
successivo. Non tutte le misure retrospettive sono imperfette. Esistono diversi metodi di valutazione
retrospettiva (self-report, documenti d’archivio).

Se si confrontano le valutazioni effettuate dallo stesso campione in un determinato momento con le


rievocazioni dell’evento effettuate anni dopo, si scoprirà che spesso non coincidono: i medesimi soggetti
non ricordano ciò che avevano notato anni prima. Importanti programmi di ricerca hanno efficacemente
utilizzato la valutazione retrospettiva per individuare i tassi, il decorso e i perditori di malattie mentali.

7.2.4 Considerazioni per l’uso di disegni caso-controllo

I disegni caso-controllo hanno punti di forza e di debolezza

Punti di forza:

• I disegni si adattano bene allo studio di considerazioni relativamente poco frequenti. In psicologia
clinica potrebbe essere davvero difficile, ottenere gruppi con particolari disturbi, caratteristiche di
personalità o esposti a specifiche esperienze.
• I disegni sono facilmente realizzabili ed efficienti in termini di costi e risorse. Il ricercatore seleziona
il campione e confronta i casi e i controlli in un singolo momento temporale. I disegni non
richiedono di seguire i campioni prospetticamente, per cui non si deve aspettare molto prima di
poter rispondere alle domande di ricerca.
• Non c’è perdita di soggetti. I soggetti vengono valutati una sola volta, durante una singola sessione
di assesment.
• Possono spingersi ben oltre le semplici dimostrazioni delle correlazioni tra due o più variabili. È
possibile osservare la magnitudine e il tipo di relazioni osservate ed è anche possibile delineare
differenti modelli di relazioni all’interno del campione.

Punti deboli:

• I disegni rilevano delle correlazioni, ma la direzione della relazione tra una caratteristica e l’altra
potrebbe non essere del tutto chiara. “Se le persone hanno un matrimonio infelice è a causa di
un’infanzia infelice”, potrebbe essere vero, ma in uno studio caso-controllo, è sempre possibile che
il ricordo dell’infanzia venga rievocato in maniera distorta nell’età adulta a causa dell’infelicità
coniugale. In uno studio caso-controllo la modalità con cui le caratteristiche di interesse si
relazionano tra loro è intrinsecamente ambigua.
• Nei disegni caso-controllo non è possibile dimostrare l’esistenza di una relazione causale, tra una
caratteristica e un’altra variabile, ma sono utili per formulare delle ipotesi a riguardo.
• Esistono bias di campionamento che potrebbero intaccare la relazione tra le caratteristiche di
interesse. La selezione dei casi e dei controlli potrebbe inavvertitamente generare campioni in cui
le relazioni osservate si discostano molto da quelle della popolazione generale. Per esempio se si è
interessati allo studio delle mogli abusate dai loro mariti, si possono identificare i casi in una
struttura per donne vittime di violenza e confrontarli con un gruppo di controllo di donne che
vivono ina struttura o comunità ma che non sono mai state maltrattate. Lo scopo potrebbe essere
quello di identificare se le donne abusate abbiano meno supporti sociali rispetto alle altre donne
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che fuggono da controlli. Nonostante le donne che costituiscono il gruppo dei casi siano state
effettivamente vittime di violenza, potrebbero non essere rappresentative della più ampia
popolazione di donne maltrattate, dato che molte persone scelgono di non rivolgersi a una
struttura.

7.3 Disegni di coorte

Confrontare i disegni caso-controllo con i disegni di coorte

I disegni di coorte si riferiscono alle strategie con cui il ricercatore studia uno o più gruppi costanti nel corso
del tempo, ossia, prospetticamente.

Una coorte è un gruppo di individui che condivide una particolare caratteristica. Il disegno viene indicato
anche come studio longitudinale prospettico.

Due caratteristiche distinguono i disegni caso-controllo dai disegni di coorte:

• I disegni di coorte seguono nel corso del tempo il campione per identificare i fattori che conducono
al risultato di interesse;
• I gruppi vengono valutati prima che il risultato sia verificato. Al contrario i disegni caso-controllo, i
gruppi vengono selezionati sulla base di un risultato che si è già palesato.

Punto di forze dei disegni di coorte è quello di poter stabilire la relazione tra gli eventi antecedenti e i
risultati.

Esistono diverse varianti del disegno, qui ne considereremo tre:

1. Disegni di coorte a gruppo singolo: il gruppo viene selezionato per esaminare l’insorgenza di un
risultato a posteriori che potrebbe essere oggetto di interesse. (es: problemi di salute fisica o
mentale…)
Il disegno prevede che l’assesment venga effettuato in almeno due momenti distinti, che il
campione sia consistente e che nel corso del tempo modifichi il suo status in relazione al risultato di
interesse, ovvero i soggetti selezionati verranno seguiti nel corso del tempo per vedere se c’è la
presenza di un recupero. Nonostante si parli di gruppo singolo l’obiettivo di seguire i casi nel corso
del tempo è quello di individuare quei soggetti che rivelano risultati differenti, e quindi delineare
dei sottogruppi.
La finestra di tempo dei disegni di coorte può variare da mesi a decenni, ma la maggior parte degli
studi considerano un intervallo che va da 1 a 2 anni.

Esempio di studio di coorte a gruppo singolo: si incominciò a studiare l’impatto che un uragano poteva
esercitare su un bambino. I ricercatori esaminarono in che misura l’uragano aveva causato sintomi di PTSD
nei mesi successivi. i bambini in età scolare vennero valutati nel corso di tre differenti occasioni: 3,7 e 10
mesi dopo il passaggio dell’uragano. I risultati mostrarono che i sintomi del PTSD diminuivano con il passare
del tempo. I perditori più importanti identificati per individuare chi avrebbe continuato a soffrire di PTSD
erano:

• Misura in cui il bambino aveva percepito il disastro;


• Gravità delle perdite
• Gravità distruzioni osservate
• Mancato sostegno sociale da parte della famiglia.

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Questi indicatori hanno permesso di sviluppare suggerimenti su quello che si potrebbe fare per intervenire
tempestivamente sui bambini a maggior rischio.

In questo studio sono presenti tutti gli elementi chiave di uno disegno di coorte:

• Identificare un gruppo
• Seguirlo nel tempo
• Delineare differenti risultati: remissione dei sintomi vs persistenza dei sintomi
• Individuare i fattori antecedenti che sono associati a diversi esiti.

2. Disegni di coorte dalla nascita: è uno studio che incomincia con un gruppo di soggetti che entrano
a far parte della ricerca a partire dalla loro nascita, e verranno seguiti per decenni durante lo stesso
periodo che va dall’infanzia all’età adulta. Vengono selezionati bambini nati nello stesso periodo e
nella stessa area geografica. Per questo tipo di disegno ci sono delle caratteristiche che vanno
considerate:
• La forza dello studio deriva da assesment globali ripetuti su periodi prolungati. I
partecipanti vengono valutati più volte. È necessario che per avere dei buoni risultati
un’alta percentuale dei partecipanti continui a partecipare allo studio. Questo significa che i
ricercatori devono mantenersi in stretto contatto con i partecipanti o le loro famiglie.
• Gli studi di coorte dalla nascita molte volte valutano tre generazioni che comprendono:
o Bambini che sono stati seguiti nel corso della loro crescita;
o I loro genitori che hanno effettuati gli assesment nel corso dello studio;
o Quando i bambini del gruppo originario sono diventati adulti, vengono studiati i
loro figli.
• Gli sforzi richiesti, i costi e le difficoltà da affrontare rendono gli studi di coorte di nascita
relativamente rari. C’è il problema di riuscire a ottenere e mantenere finanziamenti
consistenti.
• Sono necessari “nuovi” ricercatori. I partecipanti avranno un’esistenza più lunga della
durata della cariera dei ricercatori. Di conseguenza un nuovo team di ricercatori dovrà
entrare a far parte dello studio.

3. Disegni di coorte multi-gruppo: vengono identificati due o più gruppi con un assesment iniziale e
seguiti nel corso del tempo per esaminare i risultai di interesse. Un gruppo viene selezionati perché
possiede un determinato vissuto o una determinata caratteristica, l’altro gruppo viene selezionato
in quanto non la possiede. Queste caratteristiche corrispondono anche ai disegni caso-controllo ma
si differenziano dai disegni di coorte multi-gruppo in quanto:
• I disegni caso-controllo: selezionano due gruppi, un gruppo mostra un risultato di interesse
(es: essere depressi), l’altro ne è privo (es: non essere depressi).
• Disegni di coorte multi-gruppo: inizia selezionando due gruppi, che si differenziano per il
fatto di essere stati esposti a determinate condizioni o per il fatto di non aver mai
sperimentato una certa esperienza, e gli segue nel corso del tempo per osservare gli esiti.

Esempio di disegno di coorte multi-gruppo: determinare se l’aver subito una lesione alla testa durante
l’infanzia possa aumentare la probabilità di sviluppare una patologia psichiatrica in seguito. I bambini
individuati sono stati valutati per un periodo di 2 anni. Il gruppo di controllo era costituito da bambini che
erano stati ricoverati nel reparto di ortopedia per aver subito qualche tipo di trauma. In questo modo
entrambi i gruppi avevano subito una lesione, ma la lesione alla testa rappresentava una caratteristica
distintiva. I risultati mostrarono come i bambini che avevano subito trauma cranico, mostravano a distanza
di due anni dall’infortunio, tassi molto più alti di disturbi psichiatrici rispetto ai bambini che avevano
riportato una lesione ortopedica. Ma i risultati possono essere anche interpretati in un altro modo: i

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bambini che hanno sperimentato un trauma cranico possono non essere un campione rappresentativo
della popolazione generale dei bambini. Forse hanno problemi psicologici fin dal principio, di fatto problemi
della regolazione emotiva sono correlati alla messa in atto di comportamenti impulsivi e a rischio, che
potrebbe aumentare la possibilità di lesioni alla testa. I dati retrospettivi hanno aiutato ad affrontare la
questione. Immediatamente dopo il ricovero del bambino, entrambe le famiglie dei due gruppi hanno
completato una serie di assessment che valutavano l’eventuale presenza di precedenti problemi emotivi e
comportamentali. I problemi rilevati prima del trauma non differivano nei due gruppi e non erano
predittori della futura insorgenza di psicopatologia.

4. Disegno longitudinale multi-coorte accelerato: è uno studio longitudinale e prospettico in cui più
gruppi vengono studiati in un modo speciale. La caratteristica distintiva dello studio è l’inclusione di
coorti che, al momento dell’inizio della ricerca hanno età differenti. Viene definito “accelerato”
perché il periodo di interesse viene studiato con una modalità che richiede meno tempo. Le coorti
si susseguono in modo da consentire al ricercatore di indagare l’intero periodo di sviluppo. Questo
tipo di disegno aiuta a risolvere due importanti questioni:
• può identificare se le caratteristiche di una particolare coorte siano riconducibili a influenze
storiche o a specifici influssi del periodo storico in cui la coorte è stata esaminata. Si può
parlare di “effetto di coorte” ovvero, caratteristiche che si associano a differenti gruppi in
diversi periodi. La cultura, i valori e gli eventi storici possono esercitare un’influenza.
Questo tipo di disegno riesce a sperare in maniera più chiara gli effetti del periodo storico.
• Questo tipo di disegno affronta la parte più difficile dei disegni longitudinali, ovvero l’estesa
durata del periodo di interesse. È possibile ridurlo utilizzando più coorti che rappresentano
in successione i diversi periodi di intervallo di tempo considerato.

7.3.8 Considerazioni per l’utilizzo dei disegni di coorte

I disegni di coorte hanno i loro punti di forza e di debolezza.

Punti di forza:

• Riescono a stabilire con precisione la successione temporale degli eventi


• La successione degli antecedenti non viene distorta dal risultato
• Metodi di assesment multipli possono essere utilizzati per valutare i perditori, per tracciare il
percorso o la progressione che va dall’antecedente al risultato.
• Possono essere studiate tutte le permutazioni riferite al fattore antecedente e al risultato
• Sono preferiti per generare e testare teorie riguardo ai fattori di rischio, protettivi, causali, sui
mediatori e i moderatori.

Punti di debolezza:

• Gli studi prospettici possono essere molto lunghi, e potrebbe volerci molto tempo per rispondere a
domande particolarmente critiche
• Studi condotti su lunghi periodi possono essere costosi in termine di persone e risorse
• Il ritiro dei partecipanti nel corso della ricerca può generare bias del campione
• Effetti di coorte potrebbero fungere da moderatori, cioè è possibile che i risultati riflettano gli
influssi nel periodo storico in cui è stato valutato il campione
• Il risultato di interesse potrebbe avere un tasso base relativamente basso, ovvero potrebbero
esserci pochi casi in base al campione selezionato. La potenza statistica e la dimensione del
campione possono rappresentare un problema per la valutazione del risultato.

7.4 Previsione, classificazione e selezione


75
Analizzare come la predizione, la classificazione e la selezione siano modi diversi per riferire determinati
risultati.

Un altro punto di forza dei disegni di coorte e dei disegni osservazionali, riguarda l’interesse per la
variazione dei risultati in differenti gruppi così come la previsione, la classificazione e la selezione dei casi.

7.4.1 Identificare le variazioni dei risultati: fattori di rischio e fattori protettivi

Uno dei punti di forza di uno studio longitudinale prospettico è la capacità di esaminare l’intero insieme
degli esiti che si potrebbero verificare tra chi è stato o meno esposto alla condizione antecedente e chi
mostra o meno il risultato di interesse. Per esempio consideriamo l’ipotesi che guardare video violenti
durate l’infanzia si associ a comportamenti aggressivi nel periodo dell’adolescenza. Consideriamo un
disegno a due coorti. Seguiamo i bambini per 10 anni. Identifichiamo i bambini che sono stati esposti a una
grande quantità di video violenti e quelli che non hanno mai visto video del genere. In un secondo tempo
(adolescenza) identifichiamo il risultato osservato come numero di risse a scuola e nessuna aggressione ai
compagni. Sulla base di questi risultati possiamo dividere la coorte come segue:

• Soggetti che nell’infanzia sperimentano la condizione antecedente (video violenti) e mostrano il


risultato d’interesse (violenza a scuola)
• Soggetti che sperimentano la condizione antecedente (video violenti) ma non mostrano risultato
d’interesse (nessun comportamento violento)
• Soggetti che non sono stati esposti a video violenti ma mostrano il risultato di interesse
• Soggetti che non sono stati esposti a video violenti e non mostrano il risultato d’interesse.
Il disegno non solo permette di valutare se l’esposizione ai filmati violenti comporti un più alto livello di
aggressività, ma offre anche altre interessanti possibilità. Ci possono essere delle variabili che influiscono
sui risultati d’interesse, quindi che portano ad esempio i bambini esposti a video violenti a non avere in
futuro comportamenti aggressivi. Queste variabili vengono chiamate fattori protettivi. Questi fattori
protettivi possono essere ad esempio la presenza di un’importante figura adulta di riferimento, con cui
potersi relazionare e questo funge da fattore protettivo.

7.4.2 Sensibilità e specificità: classificazione, selezione e diagnosi

La selezione e la previsione dei risultati sono fondamentali per molte discipline. Facciamo ricerca per
identificare le variabili che predicono un risultato e consideriamo qualsiasi tipo di variabile.

Un obiettivo della ricerca è identificare le variabili che supportano la selezione e la classificazione degli
individui, per poi avvalersi di queste informazioni in modo da aumentare l’efficienza e l’affidabilità degli
interventi necessari. È importante conoscere i “concetti chiave”.

Concetti chiave:

• Sensibilità: fa riferimento al tasso o alla probabilità di identificare soggetti che si prevede


mostreranno una particolare variabile caratteristica e che lo fanno effettivamente.
• Specificità: fa riferimento al tasso o alla probabilità di identificare individui che verosimilmente non
otterranno un determinato esito, e di fatto non lo ottengono.
È possibile incorre in alcuni errori di classificazione. Questi errori possono essere dovuti a errori di
misurazione oppure semplicemente perché non si conoscono tutte le variabili implicate e il loro peso
relativo.

7.4.3 Ulteriori considerazioni sulla sensibilità e la specificità

La sensibilità e la specificità riguardano la probabilità di identificare con precisione gli individui. Questi
concetti generano ricerche utili per migliorare la classificazione. Con questi concetti possiamo osservare la
serie completa delle opzioni che potremmo incontrare. La tabella verrà approfondita nei capitoli successivi.
76
7.5 Questioni critiche nel progettare e nell’interpretare gli studi osservazionali
Identificare i particolari problemi di cui il ricercatore deve essere consapevole nella fase di progettazione della ricerca

Gli studi caso-controllo e di coorte sollevano alcune particolari questioni, a cui il ricercatore dovrebbe
prestare attenzione in fase di progettazione. I problemi riguardano principalmente la validità di costrutto
dei risultati. Altri aspetti critici alla progettazione e della valutazione sono:

7.6 Specificare il costrutto

Esprimere l’importanza di un’adeguata specificità del costrutto a causa del suo impatto sui risultati

Il primo problema che il ricercatore incontra è quello di definire il costrutto che vuole studiare.

7.6.1 Livello d specificazione del costrutto

I costrutti che stanno alla base degli studi osservazionali possono avere diversi livelli di specificazione.
Costrutti più specifici aiutano a passare dalla descrizione di una relazione alla sua spiegazione. Per capire
meglio, immaginiamo di voler studiare l’impatto dello status socio economico (SES) sulla salute. Lo SES è
una variabile ampia, che comprende altre variabili. Degli studi hanno dimostrato come un livello basso di

77
SES può predire un ampio numero di problemi di salute fisica e mentale. Il costrutto però è talmente ampio
che abbiamo bisogno di studi più specifici per identificare le possibili basi su cui poggiano i risultati.

7.6.2 Operazionali zare il costrutto

Ci si chiede se sia meglio utilizzare delle misure standard per classificare gli individui o sia meglio utilizzare
più di una definizione operazionali. Esistono studi che utilizzano misure standard come ad esempio per la
valutazione della depressione. Una misura standard permette di raccogliere risultati che agevolano il
confronto e l’accreditamento degli studi, però utilizzare sempre e solo una misura comporta anche dei
rischi, come la possibilità di diminuire la generalizzabilità delle conclusioni raggiunte con metodi diversi.

Se la misura di criterio utilizzato per individuare i gruppi non è affidabile, potrebbe accadere che qualche
individuo effettivamente “depresso” venga assegnato al gruppo di controllo, mentre alcuni soggetti non
depressi si ritrovino a far parte erroneamente del gruppo di casi o di quello di riferimento. Ci sarebbe una
diffusione di variabili.

7.7 Selezionare i gruppi

Riconoscere l’importanza della selezione del giusto campione di ricerca

L’identificazione del costrutto e degli strumenti con cui verrà valutato di solito detta la scelta del campione.
Domanda fondamentale da porsi è: “qual è la popolazione da cui verranno estratti i casi?”.

7.7.1 Caratteristiche speciali del campione

I casi che vengono selezionati in una clinica o in un’agenzia sociale, potrebbero avere caratteristiche diverse
che non sono rappresentative di un campione della popolazione di interesse. Queste particolare
caratteriste potrebbero influenzare la direzione o la magnitudine delle relazioni tra variabili di interesse.

7.7.2 Selezionare i controlli adatti

Negli studi caso-controllo e nei disegni di coorte a due gruppi, l’accento viene posto sulla definizione del
gruppo dei casi., cioè chi ha la caratteristica o il problema d’interesse. Ma anche il gruppo di controllo
merita di essere considerato, perché spesso è questo il gruppo che vincola lo studio e che limita il genere di
affermazioni che il ricercatore può fare. Potrebbe succedere che il gruppo di controllo “sano” (gruppo che
non presenta la caratteristica o il disturbo rispetto al gruppo speciale) possa non rappresentare una base
solida per permettere di estrarre specifiche inferenze sul gruppo speciale e sul costrutto d’interesse.

7.7.3 Ulteriori informazioni sulla selezione dei controlli più adatti

Alcuni studi hanno aggiunto un terzo gruppo di controllo per ridurre o addirittura eliminare il problema
della validità di costrutto.

78
7.7.4 Possibili fattori confondenti

Un problema critico è che esistono variabili confondenti che possono essere confuse con i criteri di
selezione pe delineare i gruppi. Le variabili confondenti rappresentano una minaccia per la validità di
costrutto

È stato condotto uno studio nel quale si andava ad indagare se il fatto di bere caffè nelle persone adulte sia
correlato a una minore aspettativa di vita. I partecipanti sono stati seguiti per 14 anni. La prima conclusione
ha dimostrato che più caffè uno beve, più alto è il tasso di mortalità precoce.

Però va considerato che il consumo del caffè è associato a una maggior probabilità di comportamenti a
rischio, come, fumare, bere alcool…. Quando queste variabili confondenti sono state controllate, si è
arrivati ad una seconda conclusione: il consumo di caffè e la mortalità sono inversamente correlati
(all’aumentare di un valore diminuisce l’altro). Un consumo maggiore di caffè si associa a minor tassi di
mortalità.

7.7.5 Ulteriori informazioni sui possibili fattori confondenti

Per controllare le variabili confondenti esistono molti metodi di analisi. È possibile effettuare aggiustamenti
statistici sulle probabili variabili confondenti, attraverso correlazioni parziali o l’analisi della covarianza.
Oppure attuare analisi d regressione. È utile far precedere alle analisi statistiche un modello concettuale
delle relazioni tra le variabili che stanno per essere valutate. I modelli concettuali aiutano a specificare le
relazioni tra i diversi aspetti dei costrutti.

7.8 Successione temporale e inferenze causali

Determinare in che modo una comunicazione fuorviante del perditore e del risultato possa portare a
conclusioni sbagliate

Un problema critico negli studi caso-controllo riguarda la successione temporale. Uno degli azzardi che il
ricercatore deve assolutamente evitare è giungere a delle conclusioni che non sono in linea con quello che
il disegno può dimostrare. Un esempio potrebbe essere quello di uno studio che ha indaga il disturbo
d’ansia nei bambini (presente o assente) e il livello di stress all’interno delle famiglie (che si ipotizza essere

79
un antecedente). I risultati potrebbe mostrare come i bambini che mostrano disturbo d’ansia provengono
da famiglie che sono stressate. Lo studio dimostra una correlazione tra le due variabili. Quindi si può
concludere che i bambini provenienti da famiglie stressate sviluppano disturbo d’ansia. In realtà i risultati,
supportano l’ipotesi di entrambe le direzioni: lo stress potrebbe essere un fattore antecedente allo sviluppo
dell’ansia o l’ansia potrebbe essere un fattore antecedente che genera alti livelli di stress.

7.9 Commenti generali

Riportare i vantaggi dei disegni caso-controllo rispetto agli studi sperimentali

I disegni caso-controllo permettono di valutare delle caratteristiche e delle esperienze degli individui che di
solito sperimentalmente non è possibile. Negli studi osservazionali, il ricercatore valuta le variabili di
interesse selezionando dei gruppi piuttosto che manipolandole. Questi disegni però hanno il limite di non
poter fare forti inferenze sul processo di determinazione del risultato. Gli studi di coorte sono molto utili
per poter stabilire la successione temporale degli eventi.

CAPITOLO 8: DISEGNI DI RICERCA SEPRIMENTALI A CASO SINGOLO

L’obiettivo delle ricerche è trarre inferenze scientificamente valide, ovvero conclusioni che siano il più
libere possibile dalle varie minacce alla validità e alle fonti di errore. I mezzi consistono in una varietà di
dispositivi e prassi che aiutano a raggiungere l’obiettivo, come ad esempio assegnazione casuale dei
partecipanti, impiego di gruppi di controllo…).

8.1 Prerequisiti chiave dei disegni

Identificare alcune delle caratteristiche principali dei disegni di ricerca sperimentali a caso singolo

I disegni a caso singolo sono veri e propri esperimenti. Perciò questi disegni possono dimostrare relazioni
causali e possono escludere o rendere non plausibili le minacce alla validità. Tutti gli esperimenti
confrontano gli effetti di differenti condizioni sulla performance.

I prerequisiti dei disegni di ricerca sperimentale a caso singolo sono:

1. Valutazione continua: Il prerequisito più importante del disegno sperimentale a caso singolo è
l’affidabilità di osservazioni ripetute della performance nel tempo. Le osservazioni vengono condotte
quotidianamente o in più occasioni durante ogni settimana. L’osservazione effettuata nel pre-
intervento permette di avere una fotografia della performance in assenza dell’intervento. Quando
l’intervento viene attuato, le osservazioni continuano e il ricercatore può verificare se i cambiamenti
coincidono con la somministrazione dell’intervento.
La ricerca a caso singolo è caratterizzata dalla presenza di pochi soggetti ma molte misurazioni, invece
la ricerca tra gruppi prevede molti soggetti e poche misurazioni.

2. Valutazione di baseline: Solitamente un disegno sperimentale a caso singolo incomincia con una
valutazione continua che dura diversi giorni, prima che l’intervento sia implementato. Questo periodo
di osservazione è chiamato fase di baseline e fornisce informazioni riguardo il livello di comportamento
prima che inizi l’intervento. Le funzioni fondamentali sono due:
• Funzione descrittiva: i dati raccolti durante la baseline descrivono il livello esistente di
performance o l’entità di coinvolgimento del cliente nel comportamento che verrà modificato.
• Funzione predittiva: i dati servono come base per predire o prevedere il livello di performance
nell’immediato futuro qualora l’intervento non venga effettuato.

3. Stabilità della performance: dal momento che la performance alla fase della baseline viene utilizzata
per predire come il cliente si comporterà in futuro, è importante che i dati siano stabili. Un tasso stabile
è caratterizzato dall’assenza di un andamento nei dati e da una variabilità relativamente minima.
Aspetti principali della stabilità di performance sono due:
80
• Andamento dei dati: l’andamento si riferisce alla linea su un grafico che mostra la direzione
generale delle osservazioni. (PAG. 175, 176)
Uno schema con un andamento orizzontatale o che va nella direzione opposta a quella che ci si
aspetta, fornisce una base chiara per la valutazione degli effetti dell’intervento.
• Variabilità dei dati: una variabilità eccessiva nei dati durante la baseline o in altre fasi può
interferire con la possibilità di trarre conclusioni circa l’intervento. La nozione di variabilità
eccessiva è relativa. L’interferenza della variabilità potrebbe dipendere da molti fattori, come il
livello iniziale di comportamento nella fase di baseline e l’entità del cambiamento del
comportamento quando l’intervento viene messo in atto. Se ci sono fluttuazioni estreme è
difficile fare previsioni rispetto a qualsiasi livello della performance futura. Diversamente ci può
essere una variabilità molto bassa, questo fa si che lo schema predetto della performance
futura sia relativamente chiaro e dunque gli effetti dell’intervento risultino meno difficili da
stimare. Può anche non esserci per nulla variabilità nella performance della baseline perché il
comportamento non si presenta mai.

8.3 Strategie dei disegni sperimentali principali

Riportare perché i disegni sperimentali e i loro componenti sono importanti nel delineare la conclusione
corretta di una ricerca

I prerequisiti chiave sono gli ingredienti di base dei disegni a caso singolo e forniscono l’informazione che
viene usata per trarre inferenze sugli effetti dell’intervento. Per questo abbiamo bisogno del modo in cui le
condizioni sono presentate e valutate nel tempo.

Di seguito verranno illustrati i disegni più importanti.

8.4 Disegni ABAB

Questi disegni comprendono una famiglia di disegni sperimentali in cui le osservazioni della performance
vengono effettuate su un dato cliente nel tempo. Il disegno esamina gli effetti di un intervento alternando:

• La condizione di baseline (fase A), nella quale non è in atto alcun intervento
• La condizione dell’intervento (fase B).
• La fase A e B vengono nuovamente ripetute per completare le 4 fasi.
Gli effetti dell’intervento sono chiari se la performance migliora durante la prima fase dell’intervento,
regredisce o si approssima ai livelli originari della performance della baseline quando l’intervento viene
sospeso, e migliora nuovamente quando l’intervento viene ripreso.

Prima fase (baseline) :Il disegno inizia con osservazioni della baseline, dove non c’è nessun
intervento in atto. Questa fase continua fino a che il tasso di risposta appare stabile, o fino a
quando è evidente che la risposta non migliora nel tempo. Le osservazioni della baseline hanno due
obiettivi, ossia descrivere il livello attuale del comportamento e predire come potrebbe essere in
futuro.
Seconda fase (intervento) :Ha obiettivi simili a quella della baseline, cioè descrivere e predire.
Tuttavia vi è un terzo obiettivo, testare una previsione precedente. In questa fase il ricercatore può
testare se la performance durante la fase di intervento effettivamente si distanzia dal livello
predetto della baseline.
Terza fase (seconda A dell’ABAB): L’intervento viene solitamente sospeso e vengono ristabilite le
condizioni di baseline. La seconda fase A ripristina le condizioni di baseline e permette di testare la
prima versione ed esamina se la performance sarebbe stata a livello originariamente predetto o
vicino a questo.

81
Fase finale: Il disegno viene nuovamente ripristinato. Alterando ripetutamente le condizioni
sperimentali del disegno, vi sono diverse opportunità di confrontare le fasi e testare se la
performance è stata mutata dall’intervento.

8.4.2 Esempio

8.4.3 Variazioni dei disegni

Vi sono molte variazioni dei disegni ABAB basate su diverse caratteristiche. Il numero di fasi può variare. La
configurazione minima per una valutazione sperimentale è il disegno ABA che può essere:

• Baseline
• Intervento
• Fase di baseline
• BAB (intervento, baseline, intervento)

82
Nel momento in cui nel disegno è previsto un'unica fase di intervento e questo non risulta efficace è
possibile modificare il disegno ed aggiungere una seconda fase.

8.4.4 Condizioni sull’uso dei disegni

Il disegno richiede che il comportamento regredisca o si approssimi al livello originale della baseline dopo
che l’intervento viene sospeso o modificato, questo prerequisito restringe l’uso del disegno a contesti come
le scuole o il domicilio. Spesso è difficile assicurarsi che chi è responsabile della conduzione del programma
interromperà effettivamente l’intervento durante la fase di ritorno alla baseline una volta che è stato
raggiunto un certo successo.

8.5 Disegni a baseline multiple

Gli effetti vengono dimostrati attraverso l’introduzione dell’intervento in baseline diverse e in tempi diversi.
In questi disegni se quando viene introdotto l’intervento ciascuna baseline cambia, l’effetto può essere
attribuito all’intervento piuttosto che a eventi esterni. Una volta che l’intervento viene attuato per
modificare un comportamento specifico, non è necessario sospenderlo. I dati raccolti nella baseline
riguardano due o più comportamenti. Dopo che la performance di tutti i comportamenti diviene stabile,
viene applicato l’intervento sul primo comportamento. Se l’intervento è efficace, ci si aspetteranno dei
cambiamenti nel comportamento su cui è stato effettuato l’intervento. D’altro canto i comportamenti che
non hanno subito intervento dovrebbero rimanere ai livelli della baseline. Dopo che la performance si
stabilizza in tutti i comportamenti, l’intervento viene messo in atto sul secondo comportamento. A questo
punto sia il primo che il secondo comportamento sono oggetto di intervento. Stessa cosa succederà in
seguito per il terzo comportamento. L’intervento dimostra l’effetto di un intervento, mettendo in luce il
fatto che il comportamento cambia quando e solo quando viene messo in atto l’intervento. +

Anche questo tipo di disegni testa la predizione, ma ci sono caratteristiche aggiuntive che lo distinguono da
un disegno AB: l’intervento viene effettuato in modo scaglionato sui diversi comportamenti, e si può
trovare uno schema comune a tutti i comportamenti. Se l’intervento è responsabile del cambiamento, non
vengono predetti cambiamenti nelle altre baseline fino a che non viene applicato l’intervento.

8.5.2 Esempio

83
8.5.3 Variazioni dei disegni

Questi disegni variano in base all’oggetto della baseline: comportamenti, individui, situazioni. Esempio di
baseline multiple in cui vengono effettuate osservazioni su contesti diversi, questo esempio riguarda la
sicurezza degli operatori sanitaria che effettuano interventi chirurgici.

84
8.5.4 Considerazioni sull’uso dei disegni

È difficile specificare il numero di baseline necessarie per una dimostrazione chiara. Due baseline sono il
minimo necessario. Se il comportamento nella baseline varia prima che venga introdotto l’intervento ciò
suggerisce che un altro fattore può aver portato il cambiamento. In un disegno a baseline multiple tra
individui è possibile che l’alterazione del comportamento di una persona influenzi altre persone che non
sono ancora state sottoposte all’intervento. Questi disegni sono facili da applicare nell’educazione, nel
business e in altri contesti della vita quotidiana.

8.6 Disegni a criterio variabile

Questi disegni dimostrano l’effetto dell’intervento mettendo in luce il fatto che il comportamento soddisfa
un criterio di performance che viene stabilito sia per il rinforzo che per la punizione. Dato che il criterio
viene cambiato ripetutamente, il comportamento aumenta o diminuisce per raggiungere il criterio. Inizia
con una fase di baseline, dove vengono fatte osservazioni sul comportamento di una o più persone. Dopo
questa fase ha inizio la fase d’intervento. La peculiarità di questo disegno è l’utilizzo delle sotto-fasi (b1, b2,
fino a bn). Il numero di queste sotto-fasi può variare fino ad un numero qualsiasi all’interno della fase di
intervento. Durante la fase d’intervento viene stabilito un criterio di performance. Per esempio, nei
programmi basati sull’utilizzo del rinforzo, al cliente viene comunicato che riceverà un rinforzo se viene
raggiunto un certo livello di performance. Un altro esempio può essere quello del contesto di allenamento.
Una baseline può rilevare che una persona non si allena mai, la fesa d’intervento può essere quella di
mettere come criterio 10 minuti di allenamento al giorno. Se il criterio viene soddisfatto il cliente viene
rinforzato, per esempio attraverso dei privilegi come denaro ecc… Dopo che la performance viene
soddisfatta per alcuni giorni il criterio viene aumentato (ESEMPIO PAG. 188).

8.6.3 Variazioni dei disegni

Una variazione che viene usata è quella per cui durante l’intervento viene previsto un breve periodo in cui il
criterio viene reso temporaneamente meno rigido. Ovvero, il soggetto si comporta sempre meglio e
soddisfa il criterio, e poi viene messa in atto una leggera diminuzione del criterio. Non consistente in un
ritorno alla baseline (esempio pag. 190).

8.6.4 Considerazioni sull’uso dei disegni

Il disegno fa affidamento sul modificare ripetutamente il criterio della performance e sull’esaminare il


comportamento relativo al nuovo criterio. In molte aree della vita, gli obiettivi vengono raggiunti
gradualmente piuttosto che tutti insieme, quindi questo disegno è abbastanza utile. Il disegno si adatta
molto bene a tutti quei contesti di applicazione nei quali il progresso dev’essere graduale.
85
→ Complessivamente, i disegni a criterio variabile sono abbastanza utili. Cambiare un criterio
gradualmente per raggiungere un determinato obiettivo può essere molto utile per sviluppare il
comportamento cui si mira, così come per valutare l’impatto di un intervento.

Questi disegni però sono meno convincente nel rendere improbabili le minacce alla validità rispetto agli
altri disegni a caso singolo, perché gli effetti di eventi estranei potrebbero contribuire a un mutamento o a
una diminuzione generale del comportamento.

8.7 Valutazione dei dati nella ricerca a casi singolo

I disegni ABAB, a baseline multiple e a criterio variabili, rappresentano le variazioni principali dei disegni a
caso singolo, ce ne sono molte altre. Le variazioni operano attraverso la stessa logica di descrivere, predire
e testare il livello predetto di performance basata sulla raccolta di osservazioni continua. Questi disegni ci
permettono di ridurre la probabilità che i risultati possano dipendere da minacce alla validità. La
valutazione dei dati si riferisce al fatto che vi sia stato un cambiamento e che quel cambiamento
rappresenta un cambiamento affidabile e non dovuto alla fluttuazione di dati. Il primo criterio per valutare
si basa sul condurre test statistici, l’altro criterio è quello basato sulla valutazione non statistica.

8.8 Ispezione visiva


Analizzando come l’ispezione visiva rappresenti un metodo non statistico di valutazione della ricerca a caso singolo

Nei disegni a caso singolo ci si riferisce alla valutazione non statistica con il termine ispezione visiva.
L’ispezione visiva si riferisce al raggiungimento di un giudizio circa l’affidabilità o la consistenza degli effetti
dell’intervento tra le fasi del disegno, attraverso l’esame dei dati tracciati sul grafico.

8.8.1 Criteri utilizzati per l’ispezione visiva

L’ispezione visiva dipende principalmente da quattro caratteristiche dei dati, che sono connesse
all’ampiezza e alla rapidità dei cambiamenti tra le fasi. Queste caratteristiche sono basate sulla valutazione
di un grafico su cui viene rappresentata la performance tra le fasi. Le caratteristiche specifiche sono:

• Vedere se c’è cambiamento nelle medie tra le fasi: il tasso medio del comportamento cambia da
fase a fase nella direzione attesa.
• Cambiamento nell’andamento: l’andamento si riferisce alla tendenza dei dati a mostrare un
incremento o decremento sistematico nel tempo. Il cambiamento delle fasi può mostrare che la
direzione del comportamento cambia quando l’intervento viene applicato o meno.
• Spostamento nel livello: si riferisce a una rottura nella rappresentazione grafica dei dati o a una
discontinuità della performance dalla fine di una fase all’inizio della fase successiva. Uno
spostamento del livello è indipendente dal cambiamento nella media. Quando ci si chiede cosa è
successo subito dopo l’attuazione o la sospensione dell’intervento la preoccupazione riguarda il
livello della performance. Ogniqualvolta che la fase viene modificata, il comportamento assume un
punteggio nuovo, ovvero la linea si sposta su o giù abbastanza velocemente.
Latenza del cambiamento: si verifica quando le fasi vengono modificate. La latenza si riferisce al periodo tra
l’inizio o la fine di una condizione e i cambiamenti nella performance. Più il cambiamento avviene in un
tempo ravvicinato dopo che una condizione particolare è stata modificata, più è chiaro l’effetto.

86
8.8.2 Informazioni aggiuntive sui criteri utilizzati per l’ispezione visiva

Più è breve il periodo tra l’inizio dell’intervento e il cambiamento del comportamento, più è facile è inferire
se l’intervento ha portato al cambiamento. Non si può sempre far riferimento alla latenza come criterio di
ispezione visiva, in quanto alcuni cambiamenti possono avvenire in modo graduale.

Le caratteristiche per l’ispezione visiva possono andare insieme oppure verificarsi da sole o in combinazioni
diverse. Per quanto riguarda i dati delle fasi, in casi particolari potrebbero sovrapporsi, ovvero i valori delle
osservazioni nella fase di baseline non approssimano a nessuno dei valori ottenuti durante la fase
d’intervento. Se vi sono cambiamenti nelle medie, nei livelli e negli andamenti, e le latenze brevi tra le fasi e
i dati non si sovrappongono, vi sono pochi cavilli circa l’affidabilità dei cambiamenti.

8.8.3 Considerazioni sull’utilizzo dell’ispezione visiva

Esistono preoccupazioni importanti riguardo l’applicazione dell’ispezione visiva, specialmente quando lo


schema dei risultati non è così chiaro:

• Sembrerebbe che il termine “ispezione visiva” sia meramente un termine decoroso per il giudizio
soggettivo e perciò pieno di errori e preferenze personali. Quando applico l’ispezione visiva ai miei
dati, mostra grandi effetti, quando guardo i dati di un altro, l’effetto non è così chiaro.
• Le decisioni inerenti l’affidabilità del cambiamento prese attraverso l’ispezione visiva richiedono
l’integrazione di molti fattori.
• I giudizi relativi agli effetti di un intervento potrebbero essere influenzati dal grado in cui il
codificatore trova accettabile, ragionevole e appropriato l’intervento per l’obiettivo del
trattamento.
• L’ispezione visiva non è molto utile nel rilevare gli effetti piccoli.
• L’ispezione visiva non può adattarsi facilmente alle caratteristiche dei dati che possono complicare
la rilevazione degli effetti dell’intervento. I dati raccolti in modo continuativo nel tempo possono
avere una caratteristica definita dipendenza seriale, ovvero la possibilità che i dati da un’occasione
all’altra, possono correlare tra di loro. Tra le preoccupazioni vi è il fatto che vi sia uno schema o un
andamento nascosto nelle osservazioni, che non è rilevabile attraverso una mera visione dei dati
riportati graficamente.

8.9 Valutazione statistica


87
L’interesse per le analisi statistiche dei dati a caso singolo è emerso a partire da diverse considerazioni:

• Vogliamo un modo coerente di identificare se gli effetti dell’intervento sono presenti.


• Le caratteristiche nascoste dei dati forniscono artefatti e errori nell’ispezione visiva. I test statistici
possono tenere conto di questo e fornire informazioni circa la possibilità che vi sia ancora un
effetto reale dell’intervento.
• Molte riviste piscologiche fa affidamento sulla valutazione statistica.
• Ci sono alcune situazioni in cui si vorrebbero rilevare effetti dell’intervento piccoli ma affidabili.

8.9.1 Test statistici

La maggior parte dei ricercatori che utilizzano i disegni a caso singolo non ricorre a test statistici per la
valutazione dei dati, questo perché: le caratteristiche particolari dei dati a caso singolo che includono molte
osservazioni raccolte nel tempo e nel cambiamento di fasi di varia durata, dati relativi a baseline diverse e
sotto-fasi di breve durata, richiedono considerazioni particolari che non sono gestite dalle statistiche
comuni che si imparano all’università.

Le analisi delle serie temporali rappresentano un’eccezione perché, hanno una lunga storia e sono state
utilizzate in molte discipline, nelle quali i dati vengono raccolti nel tempo e vi è interesse nella valutazione
degli andamenti, dei cambiamenti e talvolta degli effetti degli interventi.

8.9.2 informazioni aggiuntive sui test statistici

(Esempio pag. 199)


Le analisi delle serie temporali sono ben sviluppate, ma non possono essere sempre applicate con facilità. Il disegno fa
affidamento sull’avere un numero sufficiente di osservazioni. Le osservazioni sono necessarie per determinare
l’esistenza e lo schema della dipendenza seriale nei dati e per individuare il modello di analisi delle serie temporali
appropriato per i dati. Il numero attuale di osservazioni necessarie in ogni fase va da 20 a 100. In molti disegni a caso
singolo, il numero di osservazioni all’interno di ogni fase è molto piccolo (5-10). Di conseguenza troppe poche
osservazioni possono precludere l’applicazione dell’analisi delle serie temporali. Inoltre le serie temporali non sono
una questione riducibile al mettere i dati in una formula.

• L’analisi delle serie temporali è utile quando non sono soddisfatti i criteri dell’ispezione visiva. Per esempio
quando c’è un andamento che va verso un miglioramento della baseline, quando la variabilità è ampia e
quando gli effetti dell’intervento non sono né rapidi né marcati, l’analisi delle serie temporali può rilevare gli
effetti dell’intervento.

8.9.3 Considerazioni sull’utilizzo dei test statistici

La valutazione statistica è una possibilità alternativa o integrativa all’ispezione visiva. I test statistici non
vengono utilizzati comunemente nella ricerca a caso singolo perché:

• Sono disponibili molti test statistici per la ricerca a caso singolo ma nessuno di essi è stato adottato
per un uso più ampio. Tra le ragioni vi è il fatto che test statistici diversi per gli stessi dati spesso
producono risultati diversi.
• Alcuni test statistici possono competere con le richieste del disegno sperimentale.
• Oggi vi sono poche risorse per apprendere i test statistici per i disegni a caso singolo, almeno
all’interno delle scienze sociali.
• I test statistici riescono a rilevare effetti piccoli però alcuni studi hanno mostrato come alcuni test
statistici non sono molto utili nella rilevazione delle differenze tra le fasi, a meno che gli effetti non
siano veramente potenti.
C’è una parte della valutazione statistica che potrebbe contribuire alla valutazione del caso singolo. Testare
la significatività statistica è solo un modo per di valutare i dati. Dall’inizio dello sviluppo dei test di

88
significatività statistica vi sono state delle preoccupazioni circa i limiti. La significatività statistica dipende
dalla grandezza del campione. La significatività statistica dovrebbe essere integrata se non sostituita, con
alcune misure della grandezza dell’effetto. Si può distinguere la grandezza di un effetto in base a quanto
questo sia statisticamente significativo. Tutto ciò viene detto in quanto un’evoluzione connessa riguarda
l’uso della meta-analisi come modalità di revisione integrata degli studi empirici su un dato argomento,
attraverso la riduzione dei risultati di questi studi in una misura comune. Ciò consente al critico di trattare
conclusioni sui risultati di ricerca di una data area e di quantificare la potenza degli effetti.

8.10 Valutazione dei disegni a caso singolo

Vediamo ora i punti di forza e di debolezza dei disegni a caso singolo.

Punti di forza:

• Espandono il raggio di opzione e opportunità di valutare i programmi di intervento nella vita


quotidiana, condotti in relazione a obiettivi, domini e contesti diversi.
• Forniscono un modo di valutare il cambiamento e l’impatto degli interventi per un caso singolo
senza richiedere l’aumento di molti partecipanti e la valutazione di questi partecipanti in
riferimento a vari gruppi di controllo.
• Forniscono un feedback continuo a partire da dati, per permettere una presa di decisione
informata che può aiutare i clienti mentre l’intervento è ancora in corso.
• Permettono un’implementazione dell’intervento graduale o su una piccola scala prima
dell’applicazione su larga scala. Questo permette di testare, perfezionare o modificare l’intervento
quando necessario.
• Permettono lo studio di problemi rari in individui che probabilmente non vengono studiati nella
ricerca tra gruppi perché non vi è un modo fattibile di reclutare più partecipanti aventi problemi
simili.

Problemi e preoccupazioni:

Forse la preoccupazione più grande riguarda la validità esterna e la generalizzabilità dei risultati della
ricerca ad altri soggetti. Vi sono 3 punti riguardo la generalizzazione dei risultati della ricerca a caso singolo
in contrapposizione alla ricerca sperimentale tra gruppi:

• La generalizzazione dei risultati non ha rappresentato un problema per la ricerca a caso singolo, in
quanto i risultati ottenuti sono ampiamente validati, non tanto in relazione ai disegni, quanto più gli
interventi che si valutano nei disegni.
• La generalizzazione dei risultati derivati dalla ricerca tra i gruppi difficilmente è chiare e automatica.
Di solito non sappiamo descrivere la misura in cui gli individui all’interno di uno studio di gruppo
riflettono lo schema complessivo o sono migliorati in un modo che ha fatto la differenza.
• La generalizzazione da un campione a un gruppo dipende da un campionamento attento del
gruppo complessivo. Gli esperimenti in psicologia raramente usano la selezione casuale da una
popolazione, ma usano un’assegnazione casuale alle condizioni.
La generalizzazione mette a dura prova sia i disegni a caso singolo che tra i gruppi. La ricerca tra i gruppi
però studia i moderatori, cioè, quelle variabili che possono influenzare la direzione o l’entità del
cambiamento. Questo studio può essere inteso come lo studio della generalizzazione degli effetti.

CAPITOLO 9: METODI DI RICERCA QUALITATIVA

Quando parliamo di ricerca empirica, abbiamo in mente un paradigma metodologico specifico. Tale
paradigma o approccio si colloca all’interno della tradizione positivista e ne include l’intero complesso di
concetti e pratiche. In questo approccio:

• Si tenta di concepire gli studi in modo da escludere le minacce alla validità,


89
• Si testano ipotesi specifiche
• Si identifica l’impatto delle manipolazioni sperimentali o delle variabili osservate su un certo esito
di interesse
• Si analizzano statisticamente i dati.

Anche i disegni a caso-singolo rientrano in questa tradizione, a causa di:

• Natura delle valutazioni


• Specificazione e controllo attento delle variabili chiave di interesse
• Metodi di valutazione dei dati

9.1 Caratteristiche chiave


Esaminare tre ampie influenze che contribuiscono alla crescita dell’importanza della ricerca qualitativa

La ricerca qualitativa ha una sua propria metodologia, che include strategie di valutazione, disegno o analisi
dei dati. Questa ricerca comprende diverse discipline per questo esistono metodologie e approcci
differenti.

9.1.1 Panoramica

Alla base delle ricerche qualitativa ci sono influenze da parte della filosofia e da discipline scientifiche. Ci
sono però tre influenze importanti. All’interno della filosofia c’è una tradizione che si concentra sulla
descrizione, il significato, le intenzioni, lo scopo e il contesto. In particolare, gli approcci interni alla
fenomenologia forniscono un importante punto di partenza alla luce dell’enfasi sulla descrizione
dell’esperienza umana, sul ruolo dell’osservatore nella comprensione del mondo e su costrutti quali
intenzionalità, scopo e significato. Una seconda influenza riguarda le scienze sociali come l’antropologia,
dove il ricercatore partecipa ed elabora l’argomento di discussione in modo molto dettagliato, per mettere
in luce le caratteristiche chiave. Questo lavoro è qualitativo nel senso che comprende: una conoscenza
approfondita delle persone appartenenti ad un determinato contesto; una partecipazione a queste culture;
una descrizione e narrazione ricca delle attività e un’interpretazione. Questo lavoro viene considerato
informativo.

Terza influenza riguarda le discussioni che sono emerse riguardo l’ampiezza del gruppo, quali sono le loro
risposte, la manipolazione e la sua influenza. Ma per i ricercatori qualitativi la discussione vera e propria
riguarda il paradigma che queste discussioni riflettono cioè il trascurare il modo con cui le persone
interpretano e costruiscono il loro mondo. La ricerca qualitativa si focalizza quindi sul partecipante per
comprendere cosa viene sperimentato dal soggetto. L’osservatore si immerge nel loro mondo.

9.1.2 Un esempio orientativo

(Esempio pag.212)

9.1.3 Definizione e caratteristiche principali

La ricerca qualitativa è un approccio al tema dell’esperienza umana e si concentra su:

• Resoconti narrativi;
• Descrizione;
• Interpretazione;
• Contesto;
• Significato.

90
L’obiettivo è quello di descrivere, interpretare e comprendere il fenomeno di interesse. Attraverso la
descrizione e l’interpretazione, la nostra comprensione del fenomeno può essere approfondita. Si descrive
l’esperienza del soggetto considerando il significato che essa ha per il soggetto. La ricerca qualitativa
promuove un approccio empirico, sistematico e scientifico alla descrizione e alla comprensione e fornisce
resoconti replicabili e validi.

9.1.4 Ricerca qualitativa e quantitativa a confronto

Entrambe le ricerche cercano di comprendere i fenomeni naturali, per promuovere una nuova conoscenza
a partire da metodi sistematici e permettere ai risultati di essere replicati da altri. Le caratteristiche
distintive:

9.1.5 Maggiori informazioni sul confronto tra la ricerca qualitativa e quantitativa

La differenza chiave tra i due approcci sta negli obiettivi. Nella tradizione quantitativa, la ricerca tenta di
comprendere un fenomeno e si concentra sulla spiegazione dei processi sottostanti, delle cause e del modo
in cui il fenomeno si verifica. Si cercherebbe una spiegazione causale e si indentificherebbero fattori di
rischio. La tradizione qualitativa invece si andrebbe a focalizzarsi sui pensieri, i sentimenti e sulle azioni dei
soggetti. Altro elemento di diversità riguarda il ruolo del ricercatore. La ricerca quantitativa il modello è
quello di uno scienziato obiettivo, che guarda attraverso un telescopio. Nella ricerca qualitativa invece il
ricercatore non “raccoglie dati” ma partecipa con il soggetto per far emergere i dati.

91
9.2 Metodi e analisi

L’informazione di base (i dati) utilizzata per uno studio qualitativo può essere ottenuta in molti modi:

• Interviste;
• Osservazioni dirette;
• Affermazioni sull’esperienza personale;
• Documenti;
• Fotografie;
• Registrazioni audio e video;
• Film.

9.3 I dati per le analisi qualitative


Confrontare l’utilizzo dei dati nella ricerca qualitativa e quantitativa

A prima vista, questi due metodi non sembrano tanto diversi dal modo con cui vengono raccolti i dati. Ma ci
sono alcune differenze. Per l’osservazione diretta, nella ricerca qualitativa è più naturalistica, ovvero viene
effettuata in contesti naturalistici e riguarda i modi in cui i soggetti parteciperebbero e interagirebbero
normalmente. Al contrario per la ricerca quantitativa, molta dell’osservazione diretta è caratterizzata da
valutazioni standardizzate nelle quali il mondo dei soggetti viene portato all’interno del laboratorio.

Nella ricerca qualitativa, le informazioni ottenute dalle fonti viene presa come materiale descrittivo e serve
da base per le analisi. L’analisi delle informazioni assume molte forme diverse:

• Cerca i temi ricorrenti o concetti chiave che emergono nella descrizione della persona.
• Identificare i processi che sembrano mostrare il flusso dell’esperienza.
• Collegare le variabili che emergono contemporaneamente o nel tempo.
• In generale cercare coerenza o costanza nel materiale.

9.4 Validità e qualità dei dati


Spiegare perché la validità e la qualità dei dati nella ricerca qualitativa hanno una portata minore rispetto alla
ricerca quantitativa

Nella ricerca quantitativa sono stati distinti diversi tipi di validità (interna, esterna, di costrutto, di
valutazione dei dati). Queste tipo di validità servono per trarre inferenze circa le manipolazioni sperimentali
o le condizioni osservate, e a trarre relazioni causali. Nella ricerca qualitativa non ha gli stessi obiettivi
riguardo la valutazione dell’impatto delle variabili.

9.4.1 Validità

Nella ricerca qualitativa non esiste una lista universale dei tipi di validità ma ce ne sono 5 che sono le più
diffuse:

• Validità descrittiva: il grado in cui il resoconto riportato dal ricercatore è accurato sui fatti.
• Validità interpretativa: il grado in cui il significato di quello che è stato descritto viene
accuratamente rappresentato.
• Validità teorica: se le spiegazioni sono costruite per rilevare come si è verificato un fenomeno o
un’esperienza, quanto la spiegazione si adatta bene ai dati?
• Validità interna: vi sono altre fonti di influenza che potrebbero spiegare i risultati?
• Validità esterna: i risultati sono generalizzabili tra persone, situazioni temporali e contesti?

9.4.2 Ricerca qualitativa su e con i propri termini


92
La ricerca qualitativa possiede dei propri termini. Questi perseguono i propositi di attendibilità e validità. I
termini sono:

• Triangolazione: L’utilizzo di procedure, fonti o prospettive multiple da convergere per supportare le


conclusioni. La triangolazione può far affidamento su pezzi separati di dati, metodi di analisi
qualitativa diversi o su ricercatori diversi.
• Confermabilità: il grado in cui un revisore indipendente potrebbe condurre una verifica formale e
una rivalutazione delle procedure e ottenere gli stessi risultati. Il grado di ripetibilità dei risultati
dipende dall’accuratezza con cui il ricercatore precedente ha condotto lo studio e dai metodi di
triangolazioni usati per la dimostrazione.
• Credibilità: grado in cui i risultati sono credibili. La descrizione del ricercatore sono credibili da
persone che hanno avuto quell’esperienza ma non hanno partecipato allo studio?
• Trasferibilità: grado in cui i risultati possono essere generalizzabili o sono limitati ad un contesto
particolare. Ciò viene valutato osservando alcune caratteristiche particolari del campione e
identificando la probabilità o la plausibilità dell’estensione dei risultati a circostanze simili.

9.4.3 Informazioni aggiuntive sui concetti e termine chiave

La triangolazione può essere raggiunta in modi diversi:

• Il ricercatore può usare fonti di dati multiple (interviste, questionari…)


• Spesso viene chiesto ai partecipanti stessi di riflettere sui dati e sulle interpretazioni del ricercator,
per vedere se concordano e per vedere se hanno informazioni da aggiungere o modificare.
• Potrebbero essere coinvolti altri colleghi per mettere alla prova le interpretazioni e le conclusioni.
• Considerare i casi che sembrano disconfermare le conclusioni del ricercatore: istanze opposte
potrebbero non indurre al rifiuto della spiegazione, ma al fornire spiegazioni alternative che
dovrebbero essere considerate.
La triangolazione somiglia agli approcci multi-metodo dell’analisi quantitativa. Per quanto riguarda la
confermabilità riflette la replicabilità dei risultati. Nella ricerca quantitativa si riferisce a uno studio separato
che viene completato per verificare se i risultati di uno studio originale possono essere ripetuti. Per la
ricerca qualitativa invece la confermabilità serve a validare la descrizione e le interpretazioni che erano
state fatte da qualcun altro che aveva valutato l’informazione.

9.4.4 Controlli e bilanci

Nella ricerca qualitativa c’è la preoccupazione che la visione del ricercatore possa giocare un ruolo
significativo e non controllato nell’interpretazione. Per evitare che i dati siano influenzati dalla prospettiva
del ricercatore vengono utilizzate numerose strategie:

• I ricercatori sono incoraggiali a rendere espliciti i loro punti di vista, includendo anche il modo in cui
le loro aspettative possono essere state soddisfatte o meno.
• C’è un processo di controllo in cui i ricercatori sono incoraggiati a consultarsi con altri ricercatori
per identificare il grado in cui i materiali grezzi (narrazioni prolisse, audio…) possono riflettere i temi
chiave che ha identificato il ricercatore.
La validità riguarda il grado in cui vi è un risultato che ha senso, cattura l’esperienza, ed è confermato in
modo indipendente da altri.

9.5 Esempi

(Esempi pag. 220)

9.6 Metodi misti: mettere insieme la ricerca quantitativa e qualitativa

93
I metodi misti di ricerca hanno la propria letteratura e le proprie linee guida e strategie. La combinazione di
metodi di ricerca quantitativa e qualitativa non è solo possibile, ma rappresenta un’area attiva della ricerca.
Inoltre, come i metodi quantitativi e qualitativi, i metodi misti sono impiegati in aree di ricerca diverse (es.
psicologia, educazione). Qualsiasi metodologia singola può limitare la nostra comprensione di un fenomeno
di interesse. L’utilizzo di approcci diversi può rilevare molto di più rispetto a qualsiasi approccio singolo.

9.6.1 Utilizzo del casco in motocicletta

Gli incidenti in motocicletta rappresenta una proporzione significativa delle morti e degli infortuni stradali.
Ovviamente, gli individui che non indossano il casco hanno un rischio più alto di infortuni e di morte.
Questo studio esaminò l’utilizzo del casco e i fattori che rappresentavano degli ostacoli o dei facilitatori di
tale uso tra i motociclisti in Iran. Venne impiegato un approccio con metodi misti, ovvero, sia metodi
quantitativi che qualitativi nello stesso report.

→ Lo studio qualitativo utilizzò un campione di convenienza funzionale al reclutamento di motociclisti


in circostanze e contesti diversi: motociclisti nelle strade, corrieri che utilizzavano le loro
motociclette.
→ L’informazione qualitativa venne utilizzata per identificare diversi ostacoli e facilitatori
dell’indossare il casco. I temi o tipi di ostacoli e facilitatori diversi erano associati a: caratteristiche
del casco, fattori socioculturali, fattori personali e psicologici.

Sono diversi i vantaggi del mettere insieme risultati quantitativi e qualitativi. L’informazione quantitativa
trasmette l’ambito del problema, le condizione nelle quali il problema si verifica e altri dettagli che
caratterizzano l’indossare o meno il casco. L’informazione qualitativa è utile all’identificazione di modi
possibili per intervenire che potrebbero avere un impatto sul problema.

9.7.1 Contributi della ricerca qualitativa

Il contributo della ricerca qualitativa è il suo approccio sistematico all’argomento di discussione. Vi sono
procedure formali e linee guida per:

• La raccolta di informazioni
• La protezione di bias e artefatti e la minimizzazione di questi
• La formulazione di interpretazioni
• Il controllo di queste interpretazioni e del ricercatore
• L’assicurazione della loro consistenza interna e della confermabilità dei risultati
• La ricerca di metodi di triangolazioni e apporci per assicurare che le conclusioni siano simili quando
vengono cambiati i metodi di studio
• L’incoraggiamento della replicazione, sia con un particolare insieme di dati, sia con dati aggiuntivi.

Lo scopo della ricerca qualitativa sta nel comprendere, elaborare significati, e rilevare l’esperienza dei
partecipanti. I vari modi in cui questo può essere raggiunto sono sistematici e replicabili e includono
procedure formali per la raccolta e la valutazione dei dati. La ricerca qualitativa può approfondire la natura
dell’esperienza e del suo significato.
• La ricerca qualitativa pone l’enfasi su molte variabili nella loro molteplicità e nei loro contesti, e le
utilizza per generare un altro livello di analisi, attraverso l’elaborazione e la considerazione dei
dettagli.
Gli approcci non competono, essi sono complementari. I ricercatori qualitativi parlano di grounded theory,
un termine usato per riflettere lo sviluppo della teoria dall’osservazione e analisi attenta e intensiva del
fenomeno di interesse. Attraverso il contatto vicino con i dettagli del fenomeno vengono sviluppate le
interpretazioni analitiche; queste vengono rifinite mediante ulteriori controlli e conferme. Il processo
incomincia con l’acquisizione di informazioni che riflettono l’esperienza del partecipante, includendo

94
pensieri e sentimenti. Una volta che le informazioni sono ottenute, si cerca di identificare astrazioni, temi e
categorie. Quando i temi sono identificati, si ha un processo interattivo che consiste nel tornare
all’informazione originale e di nuovo ai temi per un controllo e una revisione.

Le astrazioni (teorie) sono grounded e vicine ai dati delle esperienze dei partecipanti. La ricerca qualitativa
fornisce una base eccellente per lo sviluppo della propria ricerca, infatti, la partecipazione e il
coinvolgimento diretto con gli individui può fornire una molteplicità di idee e opzioni relative a cosa sta
succedendo, perché, e che cosa si potrebbe fare rispetto a ciò che accade.

La conoscenza di un fenomeno in profondità permette di generare delle ipotesi rispetto a quali siano i
costrutti chiave per la comprensione di quel fenomeno e a quali siano i percorsi e le influenze causali.
L’esposizione agli individui di interesse può aiutare a dissipare gli stereotipi e le nozioni preconcette che
spesso rappresentano gli ostacoli iniziali alla ricerca creativa.

La ricerca qualitativa guarda ai fenomeni in modi che si prefiggono di rivelare molte di quelle
caratteristiche dell’esperienza umana che la logica della tradizione quantitativa elude. Gli studi qualitativi si
concentrano sulle esperienze umane, le visioni soggettive e come le persone si rappresentano e quindi
reagiscono alle situazioni in un contesto.

9.7.2 Considerazioni aggiuntive inerenti i contributi della ricerca qualitativa

Nonostante la ricerca qualitativa e quantitativa derivano da e perseguono tradizioni piuttosto separate,


esse possono essere combinate in vari modi. Per esempio, si possono usare i dettagli ricchi e le registrazioni
esaurienti dell’analisi qualitativa per verificare ipotesi, così come per generarle. I costrutti e le categorie che
emergono dall’analisi qualitativa possono essere utilizzati per sviluppare misure nuove, ovvero nuovi modi
di operazionalizzare concetti per la ricerca empirica quantitativa. Quando vogliamo sviluppare una misura
spesso vi è una preoccupazione inerente le proprietà psicometriche, cioè le molte forme di attendibilità e
validità. In questo contesto, l’analisi qualitativa ci mette in allerta rispetto ad altre questioni ovvero il grado
in cui l’esperienza viene ricavata appropriatemene dagli item e la rilevanza.

La delineazione della caratteristiche uniche della ricerca qualitativa aiuta oltre che a comprendere come un
certo intervento viene percepito e come influenza la vita del soggetto, a comprendere i punti di forza, i
contributi e i limiti della ricerca quantitativa. Mettere in luce la ricerca qualitativa può portare a
concentrarsi sulle questioni critiche della ricerca quantitativa.

La ricerca qualitativa è:

• Rigorosa
• Scientifica
• Disciplinata
• Replicabile.

9.7.3 Limiti e caratteristiche inconsuete

Alcune delle caratteristiche della ricerca qualitativa costituirebbero dei limiti nella ricerca quantitativa:

• La ricerca qualitativa generalmente non utilizza un gruppo di controllo: il compito della ricerca
qualitativa è quello di approfondire come un gruppo particolare a cui si è interessati sperimenta
alcuni aspetti della vita, e un gruppo di controllo non ha lo stesso ruolo che avrebbe in studi
quantitativi. Un gruppo di controllo può risultare “inutile”.
• La ricerca qualitativa si affida fortemente ai self-report: quando si desidera comprendere
l’esperienza, abbiamo bisogno di persone che raccontano quell’esperienza. Ecco perché vengono
compiute interviste dettagliate, audio-registrazioni. È importante tenere a mente i limiti dei self-

95
report: ad esempio il fatto che persone a volte non sono in grado di commentare il perché hanno
fatto qualcosa; ci potrebbero essere molte influenze che condizionano il nostro comportamento
che non siamo in grado di verbalizzare;
• La ricerca qualitativa dipende molto dal ricercatore nell’ideazione di uno studio: le euristiche
cognitive fanno parte del repertorio dei partecipanti. Tutto ciò significa che quell’esperienza, per
come viene valutata e costruita, è fortemente filtrata da tutti i partecipanti (ricercatori e soggetti).
Molto non può essere messo in parola e quello che non può essere tradotto in parole riflette le
caratteristiche tacite e ineffabili delle esperienze.
• In molta della ricerca qualitativa, la valutazione dell’esperienza considera una prospettiva di
sviluppo evolutiva. Ovvero un “contesto” dell’esperienza ha a che fare con un punto particolare nel
tempo e nelle strutture di ognuno che può cambiare molto, il pensiero riguardo un’esperienza o
una situazione non rimane stabile nel tempo, ma cambia nel corso della vita;
• Le questioni etiche e la tutela dei partecipanti pervadono tutta la ricerca: se alle persone viene
chiesto di riflettere sulle proprie esperienze in profondità, questo potrebbe avere degli effetti
collaterali imprevisti, riattivando un’esperienza che era stata sepolta. Questo non porta
necessariamente a dei problemi, ma è richiesta una sensibilità etica.

9.7.6 Commenti generali

Nonostante i vantaggi della ricerca qualitativa ci sono degli ostacoli che questo tipo di ricerca presenta.
L’ostacolo più grande è l’assenza di opportunità di formazione. Per la maggioranza degli individui in
formazione, non è frequente che i metodi qualitativi vengano insegnati o insegnati in modo
sufficientemente dettagliato da essere in grado di effettuare uno studio. Tra le ragioni vi è il fatto che, i
ricercatori devono imparare i metodi della tradizione quantitativa se vogliono entrare nel sistema di ricerca
accademica. Inoltre, i metodi qualitativi continuano ad evolvere con: nuovi disegni sperimentali, nuove
misure, nuovi metodi di analisi dei dati. Un progresso importante nella ricerca quantitativa è stato lo
sviluppo di meta-analisi, in quanto metodi di combinazione di più studi. La meta-analisi oggi è molto
conosciuta e viene utilizzata per mettere insieme i risultati della ricerca nella tradizione quantitativa. Spesso
gli studi della ricerca qualitativa vengono trascurati. Come mettere insieme più studi? Ci sono modi per
accumulare e integrare i risultati della ricerca qualitativa. Questi includono un insieme di procedure al quale
ci si riferisce con il termine meta-sintesi. La sfida per la nostra scienza consiste nel portare a termine tutti
gli approccio metodologici che possono approfondire un dato argomento o problema.

CAPITOLO 11. ASSESMENT: I TIPI SI MISURE E I LORO USI

11. 1 I TIPI DI ASSESSMENT:

NB le caratteristiche di una misura determinano la sua scelta come metodo di ricerca.

Le misure usate in psicologia clinica cambiano in diversi modi.

In un determinato studio è utile selezionare più di una misura del costrutto di interesse e scegliere misure
che variano nelle loro caratteristiche metodologiche → la forza di ogni risultato è sostenuta dall’evidenza
che esso non è limitato a una misura e a un metodo di misurazione. (ci sono solo alcune eccezioni in cui il
punto centrale dello studio è solo una misura. Es. percezione del dolore)

La tabella identifica i tipi di misure che potrebbero essere selezionate e le opzioni di selezione principale:

96
Il tipo di misura o la modalità di assessment sono modi molto più ampi di distinguere i metodi

PRINCIPIO FONDAMENTALE DELL’ASSESSMENT: raramente una misura o una sola modalità di valutazione
sono sufficienti per misurare un costrutto.

11.1.1 LE MODALITA’ DI ASSESSMENT USATE IN PSICOLOGIA CLINICA:

Esistono molte modalità, tanto che non sono tutte qui riportate. Queste sono alcune delle modalità di
assessment usate in psicologia clinica:

11.2 MISURE OGGETTIVE

Oggettivo = si riferisce alle caratteristiche della misura che specificano esplicitamente il materiale che viene
presentato (gli item) e il formato di risposta che si deve utilizzare.

Esempi: questionari che misurano l’abilità, la personalità e l’intelligenza

Caratteristiche:

I questionari che vengono usati nelle misure oggettive hanno:

• Domande fisse (che non variano)

• Modi chiari con cui fornire risposte (es. sì/no, scala da 1 a 7)

• Chiavi di codifica (somma di tutti gli item o dei sottogruppi di item in un modo specifico)

Cosa si intende per oggettive? Che la parola è definita in una forma specifica che permette una certa
consistenza per come è presentata, completata e codificata. (Quindi non nel senso che le info sono libere
da giudizi e opinioni)

97
Self-report, questionari e scale sono descritti come misure oggettive. Essi sono i tipi di misura più
comunemente impiegati in psicologia clinica, counseling e nell’educazione

Sono misure che richiedono che i clienti esprimano alcuni aspetti della loro personalità, emozioni,
cognizioni e comportamenti. Includono molti item che sono pensati per rappresentare specifici domini di
funzionamento (es. depressione, qualità di vita, ecc.).

Perché si fa un ampio uso di strumenti self-report?

1. Molti stati, sentimenti e problemi psicologici vengono definiti da quello che i clienti dicono o
sentono → i self-report permettono valutazione diretta di pensieri, sentimenti e percezioni

2. Permettono la valutazione di numerosi domini di funzionamento che non sono subito disponibili con
altre tecniche di valutazione. Il cliente infatti si trova in una posizione unica per riferire i suoi stessi
pensieri, sentimenti, desideri, ecc.

3. Facilità di somministrazione → utile nella fase di screening = fase iniziale dell’assessment in cui il
ricercatore deve selezionare un piccolo numero di casi da una popolazione più ampia.

Esistono molti tipi diversi di strumenti self-report, il più studiato è il Minnesota Multiphasic Personality
Inventory (MMPI-2) → può essere usato nella sua completezza (in diversi tipi di popolazione e per fini
molteplici, es. screening, pianificazione del trattamento, ecc.), ma molte delle sue sottoscale sono state
usate e validate separatamente.

Le misure self-report possono valutare diversi aspetti di una determinata caratteristica o molteplici
caratteristiche, semplicemente facendo in modo che il cliente risponda ad item diversi → sono misure
molto convenienti e ampiamente usate.

Questioni e considerazioni:

Ci sono due categorie di questioni metodologiche che possono essere poste in relazione ai questionari self-
report:

1. Le risposte agli item possono essere fortemente influenzate dalla formulazione degli item o dalla
presentazione degli stessi:

Diversi studi dimostrano come le risposte possono variare in seguito a cambiamenti nel formato delle
domande e in seguito a cambiamenti nella loro formulazione. (Es. considerare il clima come un problema è
influenzato dal fatto che le domande utilizzino “riscaldamento globale” oppure “cambiamento climatico”)

Anche il posizionamento degli item può influenzare delle caratteristiche chiave della misura. (es. gli item
verso la fine del questionario correlano più fortemente con un punteggio totale rispetto agli item all’inizio
del test.

2. Anche quando gli item sono costanti in come vengono presentati, la risposta può variare sulla base
di caratteristiche del soggetto. (Es. le risposte alle domande possono variare in funzione della
cultura e dell’etnia, perché in base ad esse può variare l’interpretazione degli item)

È bene che le misure standardizzate vengano usate con coerenza tra i ricercatori in modo che l’ordine degli
item, le sottoscale e altri domini rimangano constanti.

3. Un’ulteriore caratteristica da notare è la possibilità di bias e di distorsioni (= alterazione delle


risposte dei partecipanti in qualche modo in luce delle proprie motivazioni o interessi) da parte del
soggetto.

98
Al di là delle dissimulazioni sfacciate (fornire info non vere) è probabile che i soggetti alterino leggermente
l’immagine che presentano di loro stessi in modo da porsi nella miglior luce possibile. La tendenza a fare ciò
viene chiamata desiderabilità sociale ed è stato dimostrato quanto sia pervasiva negli strumenti self-
report. Tale pervasività ha portato i ricercatori a proporre un tratto di personalità specifico a cui si riferisce
la desiderabilità sociale: il bisogno di approvazione sociale. → la desiderabilità sociale dunque non è
semplicemente uno stile di risposta che favorisce il mettersi sotto una luce migliore, ma ha delle
implicazioni più ampie

Bisogno di approvazione → desiderabilità sociale → bias e distorsioni

Ci sono poi altri atteggiamenti verso le risposte che possono avere un ruolo:

- Essere acquiescenti: tendenza a rispondere affermativo agli item di un questionario

- Fare il bastian contrario: tendenza a essere in disaccordo o negare delle caratteristiche

- Rispondere in modo socialmente desiderabile: tendenza a rispondere il modo da mettersi sotto


una luce positiva

- Evitare gli estremi: tendenza a evitare i punteggi estremi di un item, anche se riflettono
accuratamente quella caratteristica

Gli atteggiamenti verso le risposte possono cambiare come consideriamo le differenze tra i gruppi o la
mancanza di differenze.

Altra fonte di bias:

Effetto hello-goodbye = cambiamenti delle risposte self-report prima e dopo la terapia dovuti
all’esagerazione o alla minimizzazione dei problemi. Prima della psicoterapia i clienti potrebbero esagerare
le proprie lamentele, perché queste esagerazioni potrebbero assicurare che ricevano il trattamento. Dopo
la terapia i clienti potrebbero rispondere alle misure in un modo più socialmente desiderabile, nel senso
che forniscono al terapeuta delle evidenze di miglioramento presumibilmente come ricompensa per aver
fornito loro un trattamento.

I problemi del distorcere le misure self-report derivano dal fatto che i soggetti sono consapevoli di essere
sotto valutazione e potrebbero comportarsi diversamente da come farebbero senza questa
consapevolezza. Ci sono delle strategie che possono essere usate per aumentare l’autenticità della risposta:

- Condizione di anonimità e confidenzialità che forniscono incentivi per favorire un’autovalutazione


onesta

Ma non annullano la motivazione dei soggetti alla protezione e promozione di sé.

In ogni caso le misure self-report sono state ampiamente validate, numerosi studi ne attestano la validità e
attendibilità. Ciò che è importante è non fare un uso pervasivo di tali strumenti e non affidarsi solo ed
esclusivamente a questi come metodo di valutazione del costrutto.

11.3 PUNTEGGI GLOBALI

Caratteristiche:

Si riferiscono agli sforzi di quantificare i segni di qualche caratteristica generale

“globali” → perché riflettono delle impressioni generali o delle considerazioni riassuntive del costrutto di
interesse
99
Vengono assegnati dal terapeuta o da altre persone significative in contatto con il cliente → la selezione di
persone diverse dal cliente potrebbe permetterne una valutazione fondata. Sono punteggi che si ottengono
facendo completare al valutatore uno o più item con i quali viene espresso il grado della dimensione
valutata.

Esempi:

Di solito i punteggi chiedono la valutazione di un’area di funzionamento complessa e multi-sfaccettata.

I punteggi globali forniscono:

a. Un formato di valutazione molto flessibile: può includere virtualmente ogni costrutto di interesse
(es. sintomi, funzionamento globale, adattamento nelle situazioni sociali) e una caratteristica
generale (una dimensione globale che può comprendere diversi problemi) può essere usata per
valutare individui che potrebbero differire molto nei propri problemi individuali.

b. Una valutazione riassuntiva dello stato di un cliente. I problemi di cui i clienti fanno esperienza
possono includere diversi aspetti. È importante avere oltre che un indicatore specifico, un
indicatore globale che riassuma gli effetti del trattamento in un’affermazione relativamente
semplice (es. sti meglio adesso di quando sei venuto per il trattamento).

Forniscono un formato conveniente per sollecitare il giudizio degli esperti, dei pari o di altri
informatori.

È utile valutare i punteggi globali all’interno dello studio (es. correlarli con altre misure o usare altre
variabili per predirli) per facilitare l’interpretazione di che cosa sono queste misure e cosa vogliono dire.

Questioni e considerazioni:

Problemi:

Valutazione non precisa di cosa misurano. La loro formulazione suggerisce quello che gli item
sono progettati a misurare (es. sintomi), ma non c’è garanzia che quello sia ciò che effettivamente
viene misurato. Per definizione, i criteri sono generali e ogni sorta di variabile potrebbe essere
compresa nei criteri di colui che assegna i punteggi per valutare il cliente.

Potrebbe essere che i punteggi globali mostrino dei cambiamenti al di là del fatto che il cliente stia
veramente cambiando, i terapeuti potrebbero considerare che i clienti stiano migliorando nel tempo solo in
funzione del cambiamento dei criteri usati nel formulare il loro giudizio globale del cambiamento.

100
I punteggi globali sono particolarmente soggetti alla minaccia della strumentazione (minaccia alla validità
interna) a causa della generalità dei criteri che contribuiscono alla generazione dei punteggi e alla
generalità degli item e delle domande.

Potenziale mancanza di sensibilità: ponendo delle domande generali, si perde la sensibilità che si
potrebbe ottenere valutando alcune caratteristiche molto specifiche della dimensione di interesse.
Si perde la ricchezza dei dettagli e si semplifica la natura del funzionamento e del cambiamento
terapeutico.

Conclusioni generali: la generalità degli item potrebbe favorire delle conclusioni anch’esse generali
→ c’è poca precisione in ciò che viene chiesto, i punteggi globali non permettono una variazione
sufficiente a individuare delle differenze

Spesso sono artigianali: sono usate comunemente, ad esempio nei questionari delle riviste per
testare la qualità di un partner. Non ci sono dati che attestino la validità di costrutto delle singole
scale. Il problema di questo tipo di questionari usati nelle riviste è che si basano su una validità di
facciata (= sembrano ragionevoli alle persone che li inventano, a quelli che rispondono e a quelli
che leggono i risultati.

11.4 MISURE (o TECNICHE) PROIETTIVE

= classe specifica di valutazione che cerca di rivelare le motivazioni sottostanti, i processi, gli stili, la
personalità e altri processi psicologici.

Caratteristiche:

l’oggetto di indagine viene valutato indirettamente. Viene proposto ai clienti un compito ambiguo, in cui
sono liberi di rispondere senza fissare o restringere le alternative di risposta (es. risposte multiple) → ciò
permette al cliente di “proiettare” liberamente sulla situazione alcuni processi importanti proprio della sua
personalità.

Vantaggio: superamento dei modi in cui i self-report possono essere distorti. Anche se, le risposte alle
misure proiettive possono essere facilmente distorte se il cliente si accorge che c’è qualcosa di poco chiaro
nella misura e che gli conviene essere prudente e attento a rispondere.

Esistono molti tipi di misure proiettive. I più usati sono il Rorschach e il Thematic Apperception Test
(presentazione di stimoli ambigui rispetto ai quali al partecipante viene chiesto che cosa vede.

Perché vengono presentati degli stimoli ambigui? Perché possano essere interpretati dal cliente e poter
esaminare il materiale o i contenuti che il soggetto produce. Tale materiale è considerato essere il prodotto
della personalità dell’individuo e riflettere i suoi problemi inconsci.

I test proiettivi vengono usati nella ricerca sulla personalità e occasionalmente nel lavoro clinico in
psicologia. Le misure proiettive sono state utilizzate anche nello sport, nel business e nel marketing, dove
c’è interesse a identificare le motivazioni, gli ostacoli al successo o le preferenze.

Questioni e considerazioni:

Hanno ricevuto un’attenzione considerevole nella valutazione della personalità. Tuttavia, l’uso delle
tecniche proiettive è tutt’oggi poco diffuso e poco insegnato → Perché?

a. Le teorie originariamente associate alle tecniche proiettive (modelli psicodinamici o psicoanalitici)


non dominano più la psicologia clinica e la psichiatria.

101
b. I procedimenti di scoring di molti metodi proiettivi sono scomodi e complessi, e i principali
metodi di scoring sono stati oggetto di critiche. (tradizionalmente ci si basava fortemente su
interpretazioni e inferenze dello psicologo esaminatore → interpretazioni che si sono spesso
dimostrate inconsistenti tra gli esaminatori)

c. Hanno proliferato altre modalità di valutazione (es. le tecniche di neuroimmagine)

d. Sono scomode da somministrare e codificare e non misurano direttamente molti dei focus della
ricerca contemporanea.

e. Sono stati dimostrati i benefici e i progressi delle misure oggettive, ma non di quelle proiettive.

f. Le categorie diagnostiche attuali si concentrano sui disturbi mentali da un punto di vista descrittivo
e le enfatizzano come malattie del cervello, mentre molto tempo fa la diagnosi psichiatrica era
basata sulla spiegazione intrapsichica dei disturbi. Questo approccio è stato abbandonato a causa
dell’assenza di dati e la difficoltà a supportarlo

È difficile che le misure proiettive vengano incluse nella batteria di assessment di un ricercatore, che sarà
maggiormente portato a selezionare delle misure più facili da somministrare e da codificare.

11.5 OSSERVAZIONE DIRETTA DEL COMPORTAMENTO

= misure che valutano il comportamento di interesse prendendo in considerazione quello che il soggetto
effettivamente fa.

Caratteristiche:

i comportamenti manifesti ricavati dall’osservatore possono essere ricavati da:

- Situazioni di tutti i giorni

- Situazioni predisposte per rivelare delle risposte specifiche

Le risposte che emergono forniscono degli esempi diretti dei comportamenti rilevanti.

Le osservazioni dirette operazionalizzano i problemi in termini di prestazioni non riportate da questionari e


spesso su esempi di comportamenti della vita di tutti i giorni.

L’assesment diretto è pensato per arrivare a quello che un individuo fa veramente o quantomeno per
avvicinarsi a ciò.

Spesso l’osservazione diretta del comportamento non è così semplice come sembra. Il comportamento è
una sequenza di azioni e raramente fornisce i dati chiari di cui avremmo bisogno. Di solito devono essere
sviluppati dei codici che definiscono quello che verrà valutato e precisamente come verrà definito il
comportamento di interesse.

Le regole di codifica definiscono le unità di analisi e il come verranno osservate (es. per
l’osservazione diretta di uno studente universitario, potremmo contare la frequenza di alcune
azioni ben definite (pag. di studio al giorno), la sua durata, la sua latenza o se il comportamento
avvenga o meno in un dato intervallo di tempo). Esistono molte opzioni per la codifica.

La mancanza di affidabilità della misura è una minaccia alla validità della valutazione dei dati.

Le osservazioni dirette possono essere condotte i una certa varietà di circostanza e in modi diversi:

- Nell’ambiente naturale del cliente

102
Viene scelto per valutare il comportamento di interesse direttamente, in modo da diminuire i rischi della
validità esterna dei risultati (cioè se si possono generalizzare alla vita di tutti i giorni)

Esempio

Veniva utilizzato un telefono portatile per valutare la depressione degli individui nella vita quotidiana.
Durante il giorno i partecipanti ricevevano degli avvisi sul telefono e completavano delle misure relative al
loro umore (=survey). → può sembrare una forma di self-report, ma è importante una distinzione
fondamentale: i partecipanti riportano dei comportamenti o degli stati specifici e spesso in tempo reale. Il
riferire i propri comportamenti nell’ambiente naturale viene definito experience sampling (campionamento
dell’esperienza).

- Setting di laboratorio

Permette condizioni più definite e convenienti rispetto a quelle fornite dal setting naturale. Spesso
permettono delle osservazioni più dettagliate e in profondità. Queste valutazioni possono essere registrate,
valutate da molteplici osservatori e può essere impiegata dell’attrezzatura speciale.

Esempio

Test dei mashmallow: i bambini vengono portati in una stanza uno alla volta. Davanti al bambino c’è un
mashmallow un piatto e al bambino viene detto che lo può mangiare, ma che ne riceverà due se può
aspettare fino al ritorno dello sperimentatore. Ciò che rende interessante questo test è vedere gli individui
sforzarsi, cedere e usare varie strategie di autocontrollo per resistere alla tentazione di mangiare il
mashmallow. Quelli che lo mangiano vengono considerati come dotati di minor autocontrollo rispetto a
quelli che aspettano per ottenerli due.

I role play vengono spesso usati per:

a. Fornire dati per le osservazioni in laboratorio e possono essere utili se le risposte di interesse sono
poco presenti e difficili da osservare nella vita di tutti i giorni.

b. Nell’ambiente naturale per valutare comportamenti che altrimenti sarebbero difficili da osservare.

Le misure delle osservazioni dirette sono apparentemente indici inequivocabili di problemi o di pattern di
risposta, ma:

- Dei campionamenti di comportamenti non sono necessariamente campioni rappresentativi di


come quei comportamenti sembrano “davvero”, comunque i comportamenti manifesti sembrano
definire il “reale” comportamento perché saltano il filtro dei report del comportamento fatto da se
stessi o dagli altri. Ma le decisioni che riguardano che cosa osservare possono restringere
l’interpretazione e la generalizzabilità delle misure → le regole di codifica applicate per osservare il
comportamento hanno delle caratteristiche di arbitrarietà delle definizioni per permettere
l’osservazione.

- Le osservazioni potrebbero non rappresentare il comportamento di interesse in base a quando


sono state effettuate. È possibile che i momenti scelti per l’osservazione di un comportamento non
rappresentino accuratamente la performance del cliente in altri momenti. Per fare ciò sarebbe
bene definire in modo casuale dei periodi da tutta la giornata da dedicare all’osservazione.

Ancora più importanti sono le condizioni in cui vengono condotte le osservazioni.

Le performance potrebbero cambiare quando gli individui sono consapevoli di essere studiati.

103
Con il continuo aumento degli assessment che possono essere completati per mezzo di dispositivi portatili
di uso comune (es. smartphone, orologi da polso, ecc.) o di strumenti tecnologici in corso di sviluppo, le
preoccupazioni sulla mancanza di rappresentatività dei campioni di comportamento vengono molto ridotte:

Molte valutazioni possono essere registrate automaticamente al di fuori della consapevolezza


dell’individuo, i comportamenti possono essere valutati per tutto il giorno, oppure campionare una
frequenza maggiore dei momenti problematici

La caratteristica che ha accelerato la valutazione dei comportamenti manifesti è proprio l’uso della
tecnologia (possibilità di rimandare dei feedback basati su dei dati in tempo reale.

11.6 MISURE PSICOBIOLOGICHE

= tecniche di valutazione realizzate per esaminare i sostrati e i correlati biologici di affetti, cognizioni e
comportamento e le connessioni tra i processi biologici e i costrutti psicologici.

Caratteristiche:

Le misure comprendono diversi tipi di funzioni (es. attivazione del sistema autonomo), sistemi (es.
cardiovascolare, neurologico, ecc.) e diversi livelli di analisi.

Possono essere ottenute in molti modi diversi:

1. Connettendo i soggetti a una strumentazione non invasiva (es. valutazione della respirazione,
battito cardiaco, ecc.)

2. Connettendo i soggetti a una strumentazione leggermente non invasiva (es. valutare l’attivazione
sessuale)

3. Attraverso dei campioni di saliva o dei prelievi di sangue

Queste misure coinvolgono molti metodi diversi. Nella ricerca fisiologica, molti interventi hanno come
obiettivo delle aree che sono associate a degli stati psicologici.

Molte delle misure biologiche più diffuse includono il battito cardiaco o le pulsazioni, la pressione
sanguigna, la temperatura cutanea, il volume del sangue, la tensione muscolare e l’attività elettrica del
cervello.

Le misure biologiche riflettono direttamente molti domini di interesse che sono associati alla salute fisica e
mentale nella ricerca in psicologia clinica e sono le misure principali in molte aree di ricerca clinica (es.
ricerca sull’origine, lo sviluppo, il trattamento e la prevenzione dell’uso di droghe).

L’uso di misure biologiche nell’uso di sostanze è il più diffuso nel contesto degli sport amatoriali e
professionistici.

I campioni di urina e di sangue possono essere mantenuti per diversi anni, perciò le sostanze che non
possono essere identificate oggi potrebbero essere presto riconosciute.

Inoltre, le misure biologiche sono state usate in modo estensivo nella valutazione dell’eccitazione sessuale
e delle disfunzioni sessuali. Questa valutazione non sostituisce o sopperisce al bisogno di una valutazione
self-report dell’eccitazione, ma invece illustra una valutazione diretta degli aspetti fisiologici di questa
eccitazione. → Esempio: gli studi sulle risposte allo stress possono usare dei self-report, ma è anche
probabile che usino misure come il battito cardiaco per trasmettere per mezzo di strumenti di rilevazione
più diretti il grado con cui lo stress è stato indotto.

104
Altre misure comunemente usate di focalizzano sulla tensione muscolare (EMG) e sull’attività elettrica del
cervello (EEG).

Anche nel caso delle misure biologiche i dispositivi come gli smartphone e simili possono valutare sempre
più costrutti rilevanti dal punto di vista psicologico e biologico (es. socializzazione, stress)

Misura biochimica usata frequentemente → LIVELLO DI CORTISOLO:

- Misura non invasiva

- I livelli e il suo cambiamento riflettono il funzionamento di una parte molto rilevante del sistema
neuroendocrino

- Usato spesso per valutare il livello di stress e la riduzione dello stress in risposta a un intervento

Presumibilmente, le misure psicobiologiche più utilizzate sono quelle basate sulle tecniche di neuroimaging
e altre rilevazioni dei processi neuronali.

Le misure più utilizzate fino a questo punto, sono le seguenti:

LE TECINICHE DI NEUROIMMAGINE

Ovviamente le tecniche di neuroimmagine richiedono un’attrezzatura molto speciale, delle strutture, della
formazione apposita, allenamento e collaborazioni e di conseguenza non rientrano nell’offerta standard
delle batterie di valutazione nella maggior parte dei programmi di ricerca clinica. Tra le misure di
neuroimmagine, la più diffusa è l’fMRI che permette ai ricercatori di identificare le aree del cervello che
sono attivate mentre agli individui viene assegnato un compito da portare a termine.

105
Forniscono delle opportunità per identificare e distinguere diversi disturbi psichiatrici, sottotipi di disturbi,
individui che sono o meno guariti dai disturbi, ecc.

Vengono usate per:

- Misurare dei sintomi indotti o provocati sperimentalmente, per dimostrare sperimentalmente le


aree del cervello implicate in una disfunzione;

- Mostrare la “normalizzazione” delle strutture neurologiche, delle funzioni e dell’attività dopo la


fine della psicoterapia e dopo che i sintomi di un disturbo sono andai in remissione;

- Mostrare similitudini e differenze in processi specifici del cervello modificati da diversi interventi

Le ricerche possono includere lo studio attraverso le neuroimmagini di animali, perché alcuni stati possono
essere indotti negli animali per rispecchiare gli stati di interesse nel funzionamento umano (Es. uso degli
animali per vedere gli effetti della cannabis sulla salute mentale. Gli animali che usano la marijuana hanno
dei problemi mentali).

Le misure psicobiologiche sono spesso centrali per l’obiettivo primario dello studio, ma anche quando non
lo sono possono essere molto utili da aggiungere.

Esse sono meno soggette ad alcuni dei più comuni artefatti che sembrano affliggere molte altre misure:

I pattern di risposta come la desiderabilità sociale delle risposte, l’acquiescenza non sembrano
rilevanti.

Le alterazioni volontarie delle risposte alle misure psicobiologiche in funzione delle richieste della
situazione sperimentale sono meno probabili delle alterazioni delle misure self-report o
comportamentali.

Per queste ragioni le misure psicobiologiche sono state spesso considerate misure dirette per
aggirare molte fonti di artefatti e bias presenti in altre modalità di assessment, ma anche loro
hanno le loro fonti di problemi, artefatti e bias (es. dibattiti aperti sulle unità di analisi, le variazioni
dei software usati per codificare le neuroimmagini, ecc.)

Possibili artefatti che possono influenzare la responsività delle misure:

- Movimenti del soggetto

- Cambiamenti nella respirazione

- Interferenza elettrica di strumenti vicini

Questioni e considerazioni:

queste misure includono focus molto diversi e probabilmente potrebbero essere assegnate a molte
categorie diverse.

Non tutte le misure di un dato stato o una data esperienza correlano bene o mostrano lo stesso pattern tra
individui diversi. La specifica misura impiegata può influenzare molto le conclusioni che si ottengono
poiché una misura potrebbe mostrare un dato pattern in modo meno chiaro di un’altra misura che
apparentemente dovrebbe riferirsi allo stesso costrutto o costrutti simili.

Esiti simili possono ragionevolmente avere sostegni diversi (es. i sintomi di depressione possono derivare
da un disturbo psichiatrico ma anche da una malattia neurodegenerativa).

106
Le tecniche di neuroimmagine possono aiutare a formulare la diagnosi perché gli studi hanno mostrato che
processi diversi sono implicai nel produrre sintomi simili.

Tutto ciò sottolinea quanto sia importante una considerazione ponderata delle misure che
vengono selezionate per valutare il sistema di interesse.

Considerazioni che possono influenzare l’utilizzo di misure psicobiologiche:

• La registrazione dei dati psicobiologici richiede spesso un’attrezzatura decisamente costosa

• Solitamente in laboratorio è richiesta la presenza di qualcuno per mantenere, riparare e calibrare


l’attrezzatura e assicurare che si ottengano dei dati interpretabili

• In molti casi è richiesto un accordo di collaborazione con individui di altri campi (es. diagnosi per
immagini, fisica)

• Anche l’uso di attrezzatura può essere molto costoso

11.7 VALUTAZIONI COMPUTERIZZATE, SUPPORTATE DALLA TECNOLOGIA O DAL WEB

Questa categoria potrebbe essere divisa in diversi modi e persino assorbita in altre categorie. Questo
perché l’uso dei computer e della tecnologia rappresenta un modo nuovo per somministrare le misure di
altre modalità (per es. self-report), ma ha anche aiutato a generare nuovi modi di valutare il funzionamento
(per es. metodi di valutazione impliciti).

Caratteristiche:

Il termine valutazione computerizzata cominciò ad essere usato per riferirsi all’utilizzo dei computer e alla
raccolta di dati automatizzata, come anche alla codifica e alla verifica delle informazioni.

La gamma di dispositivi che possono essere utilizzati per l’assessment che va ben al di là di un computer è
enorme.

La tecnologia fa dei passi in avanti in ogni tipo di dispositivo, tra cui lo smartphone, tablet e altri strumenti
per il monitoraggio con scopi specifici, tanto che tali dispositivi possono misurare ogni tipo di dominio e
usare delle modalità già discusse (es. self-report, processi psicologici).

Con la valutazione computerizzata, a un individuo viene presentato un compito su un computer o come


parte di un accordo sperimentale, ed egli può interagire con il computer per comunicare le risposte.

Tra i vantaggi può esserci la brevità della somministrazione. Questo tipo di misura può essere
particolarmente utile quando deve essere somministrato un grande numero di interviste e il costo del
personale sarebbe alto.

Le valutazioni basate sul Web sono un’importante estensione degli assessment fondati sulla tecnologia.
Forniscono delle opportunità per la somministrazione su larga scala e permettono di completare le misure
in circostanze che sono convenienti (es. da casa di qualcuno o dal lavoro). Le diverse condizioni in cui gli
individui completano le misure introduce variabilità nel processo di assessment.

Esempio di ricerca:

In uno stato degli Stati Uniti è stato condotto un programma anti bullismo in un intero distretto scolastico.
Le valutazioni erano basate sul Web per raccogliere dati contigui sul bullismo e inclusero più di 25000
studenti, 200 membri dello staff e 800 genitori coinvolgendo 116 scuole pubbliche. Gli individui potevano
accedere e fornire dei dati sui diversi aspetti del bullismo nelle specifiche scuole, i tipi di bullismo e altri
dettagli.
107
Questo esempio riguarda l’utilizzo del ormato Web per la presentazione di self-report e quindi può
essere classificato come un’efficiente misura self-report.

Un esempio diffuso che è stato molto utilizzato nella ricerca psicologica è l’Implicit Attitude Test (IAT):

obiettivo → misurare gli atteggiamenti che non sono immediatamente accessibili alla consapevolezza di
una persona, ma riflettono delle visioni su come una persona potrebbe sentirsi o le sue attitudini verso
qualche tipo di concetto (es. le rappresentazioni di uno specifico gruppo etnico).

Come funziona? → Ai partecipanti vengono mostrati i concetti sullo schermo di un computer. Un concetto
appare sulla sinistra dello schermo e l’altro sulla destra. Poi l’attributo o l’aggettivo appare (es. intelligente,
spiacevole, ecc.) e il partecipante assegna la parola a una delle due categorie, schiacciando tasto per la
categoria destra e uno per la categoria sinistra.

La visione sottostante è che la misura oltrepassi il pensiero conscio e arrivi alle reazioni implicite, inconsce o
automatiche.

La misura è stata fortemente utilizzata per valutare gli stereotipi, i bias sulla razza e sul genere.

Ci sono varie dimostrazioni che attestano l’utilità dello IAT nella ricerca psicologica clinica. (Es. le ideazioni
suicidarie sono solitamente valutate da strumenti self-report, ma il formato self-report permette che ci sia
una distorsione e che il soggetto possa trattenere delle informazioni nel riportare quel tipo di pensieri). È
stato visto come questa misura possa migliorare la predizione del rischio suicidario.

È probabile che la salute mentale e fisica della persona migliori per via di queste valutazioni e la loro
integrazione non solo nei telefoni cellulari, ma anche nelle automobili dei soggetti e nelle loro case. Queste
misure infatti sono incredibilmente fruibili per l’uso su larga scala tanto che l’obiettivo è andare a
migliorare la cura della salute attraverso un migliore e più pervasivo monitoraggio della salute stessa
all’interno di una cultura e tra le culture.

Questioni e considerazioni:

Domande chiave: questa valutazione è valida? Si giunge a risultati confrontabili con quelli ottenuti con la
più consueta valutazione clinica fatta di persona?

Molti studi hanno dimostrato che i risultati sono comparabili con le valutazioni non
computerizzate. Cioè le correlazioni erano alte tra il modo standard di somministrare la misura e le
somministrazioni computerizzate.

I vantaggi della valutazione computerizzata:

La presentazione degli item ha vari vantaggi associati con la spontaneità e la valutazione in tempo
reale. Anche se le domande fossero identiche a quelle di un questionario carta e matita
somministrato in un laboratorio, la presentazione nella vita di tutti i giorni in molte occasioni
durante il giorno con il compito di rispondere a quelle domande basandosi su quello che succede o
come uno si sente in quel momento va ben al di là di un semplice scambio nel metodo di
presentazione degli item.

Efficienza e personalizzazione dell’assessment. La misura è oggettiva e standardizzata, ma è anche


individualizzata, nel senso di permettere la presentazione degli item per elaborare le caratteristiche
che il cliente mostra e per presentare solo quegli item rilevanti per un dato cliente alla luce del suo
pattern di risposta agli item precedenti (es. alcune domande possono essere saltate di proposito,
cioè non presentate al soggetto perché le risposte del soggetto a quelle domande possono essere
considerate non necessarie).

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Altri vantaggi:

- Somministrazione della misura più affidabile

- Vengono elicitate più informazioni (es. vengono chiesti più dettagli in una data area)

- Strumento più economico (es. si evita il costo del personale che somministra il test)

- Permette applicazioni su larga scala

- Aumenta l’affidabilità della presa di decisione clinica

Oltre alla semplice presentazione degli item possono essere presentati video, animazioni, suoni e grafiche,
e i partecipanti possono essere coinvolti più attivamente nel modo in cui rispondono (selezionando,
toccando lo schermo)

Spesso l’assessment computerizzato è preferibile per i soggetti rispetto alle interviste


somministrate dai clinici. Questo vantaggio porta occasionalmente i soggetti a rivelare delle
informazioni che altrimenti non rivelerebbero alla presenza di un esaminatore in carne e ossa.

Uno degli obiettivi delle valutazioni basate sulle tecnologie è quello di sviluppare egli strumenti di
valutazione per l’applicazione su larga scala, in modo che gli interventi di prevenzione e trattamento
possano essere implementati nel contesto di tutti i giorni per monitorare la salute in modo routinario.

11. 8 MISURE NON INTRUSIVE

= sono un tipo di valutazione che rimane fuori dalla consapevolezza della persona di cui viene valutato il
comportamento o altre caratteristiche.

La maggior parte delle misure in psicologia vengono somministrate in condizione per cui i soggetti sono
consapevoli che si sta effettuando una valutazione e sono consapevoli dello scopo della misura. La
consapevolezza della misurazione (intrusività) può portare a dei cambiamenti (reattività) in come gli
individui rispondo alla misura.

Obiettivo: andare al di là del livello di consapevolezza di quello che viene misurato e quindi di ridurre
l’abilità dell’individuo di distorcere le risposte. (es. IAT)

Caratteristiche:

Le principali tecniche di misurazione non intrusive sono:

109
Queste tecniche prendono le mosse dalle misure intrusive che sono usate più comunemente.

Il fatto che le osservazioni siano fuori dalla consapevolezza dei soggetti elimina o almeno limita la
reattività.

• L’osservazione semplice è molto utile le per situazioni della vita di tutti i giorni che sono aperte
all’essere analizzate e alla verifica diretta delle ipotesi. Anche se, il metodo ha dei potenziali
problemi:

1. Individuazione della presenza dell’osservatore in quanto osservatore:

l’osservatore non deve influenzare la situazione, il che equivale di solito a nascondere il proprio ruolo di
osservatore se un osservatore è effettivamente richiesto nella situazione. Se la performance può essere
registrata senza osservatori, magari con delle Web cam o telecamere nascoste, potrebbero esserci anche
meno opportunità di alterare la non reattività alla situazione.

2. Assicurarsi che i comportamenti di ricerca occorrano con una frequenza sufficiente a essere utili ai
fini della ricerca:

guardare semplicemente i partecipanti non garantisce che le risposte ci saranno. Spesso avere un filmato
del comportamento desiderato richiede molte ore, perché l’incidenza di base del comportamento
“desiderato” è bassa in relazione alle ore del giorno. La risposta di interesse potrebbe essere così
infrequente da rendere l’assessment costoso in modo proibitivo e inefficiente. Delle web cam controllate
da remoto potrebbero aiutare a rimediare a questi ostacoli.

3. Standardizzazione delle situazioni di assessment:

l’osservazione semplice e naturalistica può essere influenzata da dei fattori non controllati che potrebbero
rendere difficile valutare la performance (es. condizioni ambientali che cambiano, presenza di altri
individui, ecc.)

• Osservazioni in situazioni pianificate:

Risolvono alcuni problemi dell’osservazione semplice → massimizzano la possibilità che la risposta di


interesse abbia luogo e adattano le situazioni naturalistiche permettendo di standardizzare dei fattori
estranei, quindi i dati sono meno soggetti a delle influenze non controllate

Requisito fondamentale: che il controllo della situazione mantenga le condizioni di assessment non invasive.
Per farlo potrebbe essere usato l’ausilio di un osservatore o complice che lavora con l’osservatore, per
aiutare a realizzare le condizioni che sono state definite per evocare certi tipi di comportamento.

Esempio: programmi televisivi che mettono le persone in situazioni che variano nei gradi di frustrazione che
gli si fanno percepire.

Le situazioni pianificate rappresentano un’opzione percorribile per la ricerca. Forniscono il controllo per
favorire le risposte di interesse e possono bypassare il problema della bassa incidenza dei comportamenti
in cui potrebbe incorrere la semplice osservazione.

• Documenti di archivio: Forniscono un’enorme quantità di informazioni sulle persone. Questi


documenti possono essere esaminati senza paura che le ipotesi del ricercatore o le azioni
dell’osservatore possano influenzare i dati grezzi di per sé.

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Fonti di problemi di misurazione:

- Possibili cambiamenti nei criteri usati per raccogliere certi tipi di informazioni → possono portare
a dei problemi nell’interpretazione riguardanti il “reale” tasso del problema e dei suoi
cambiamenti nel tempo

- Selettività delle informazioni che ne diventano archivio (es. prima che si cominciassero ad usare
dei metodi più estensivi di registrazione delle nascite e delle statistiche della popolazione, è
probabile che molte nascite rimanessero fori da tali documenti)

• Tracce fisiche:

consistono nell’usura selettiva (erosione) o nel deposito (accumulo) di materiali. Sia l’erosione sia il
deposito possono essere considerati un riflesso delle specifiche forme di comportamento.

Un esempio di misura di traccia fisica era usato per valutare l’impatto a lungo termine dell’esposizione al
piombo nei bambini in età scolare.

Potenziali problemi:

- Cambiamenti nel tempo possono avvenire in funzione della capacità di certe tracce di essere
lasciate (es. se si volessero studiare i graffiti nel tempo, come una traccia fisica, questo sarebbe
difficile. Molte istituzioni hanno “visto le scritte sui muri” e hanno usato dei materiali per le
superfici su cui non è facile scrivere, oppure coprono i segni prima che si accumulino. Quindi il
materiale su cui le tracce vengono lasciate potrebbe cambiare nel tempo)

- Deposito selettivo di tracce fisiche

È possibile che le tracce siano selettive e non rappresentino il comportamento di tutti i partecipanti di
interesse. Inoltre, le tracce fisiche possono essere influenzate da un numero di variabili che determina quali
segni vengono lasciati da valutare e quindi quali dati verranno visti. (Es. gli individui che non vogliono
lasciare le loro impronte digitali sulla scena del crimine sono ben consapevoli di quali sono le procedure che
le loro impronte non siano registrate)

- Potrebbero diventare reattive

Quando la traccia diventa riconosciuta come misura di interesse, i soggetti potrebbero diventare
consapevoli di questo e rispondere di conseguenza

Questioni e considerazioni:

Vantaggi:

Possono integrarsi con le tecniche usate più comunemente e quindi aggiungere forza alla validità
esterna dei risultati sperimentali. Se i risultati sono ottenuti da diverse misure con differenti
caratteristiche metodologiche (es. misure invasive e non invasive), questo suggerisce la robustezza
della relazione tra le variabili dipendenti e indipendenti.

Spesso hanno un fascino persuasivo. Sono spesso ottenute da documenti di archivi della vita di
tutti i giorni (es. visite dal dottore, assenza ingiustificate, ecc.), per cui la ricerca è più persuasiva
per i consumatori (es. coloro che fanno le leggi) della ricerca perché la misura è di interesse di per
sé. (es. mostrare che gli esercizi di mindfulness in studi ben controllati riducono i punteggi sui
migliori questionari e sulle migliori scale self-report è probabile che non venga considerato dai non

111
addetti ai lavori tanto importante quanto mostrare che le visite dal dottore o i giorni di lavori persi
siano ridotti)

➔ Quindi si può dire che l’acquisizione e la diffusione dei risultati può essere migliorata
integrando le misure più comunemente usate in psicologia con delle misure non invasive a cui
la società è interessata

Vantaggi pratici: possono essere ottenute senza la cooperazione o il consenso del soggetto,
possono essere anonime e sono spesso poco costose da raccogliere

Problemi:

Ciascuna delle misure deve essere interpretata con attenzione

Sono sottoposte a una piccola ricerca di validazione (a differenza delle misure più comunemente
usate)

C’è la possibilità che la misura, a meno che non sia programmata, venga registrata in modo
selettivo e quindi non rappresenti il comportamento di interesse

In generale ‘esperienza con le misure non invasive è minore che nelle misure standardizzate come i
questionari e le scale.

Le misure non intrusive hanno bisogno di essere corroborate (= dare forza) con altre misure nello stesso
modo con cui vengono validati gli strumenti di valutazione. Ovviamente questa logica si applica a qualsiasi
misura psicologica, che sia intrusiva o meno.

Le procedure osservative non intrusive nella vita di tutti i giorni e che usano informazioni a cui i soggetti
non hanno acconsentito, violano il significato e il senso del consenso. D’altro canto, le misure d’archivio o le
tracce fisiche potrebbero non sollevare preoccupazioni perché si riferiscono a prestazioni del passato e non
possono minacciare in nessun modo o esporre l’identità dei partecipanti.

➔ Il ricercatore deve essere molto sensibile alle possibili preoccupazioni etiche quando queste
misure sono contemplate.

11.9 COMMENTI GENERALI: esaminare come una modalità potrebbe essere più adatta a una determinata
ricerca clinica

La selezione di un certo tipo di valutazione potrebbe essere diretta da:

- delle predizioni di stampo teorico


- dal focus dello studio
- dagli esiti desiderati nel caso della ricerca sulla prevenzione o sul trattamento
Spesso le misure sono dettate dall’area del contenuto e dagli interessi che queste riflettono (es. nel
contesto della psicologia clinica un grande ammontare di ricerche si concentra sulla valutazione
neuropsicologica).

La descrizione dello scopo della ricerca dovrebbe fornire un razionale sul perché sia stata selezionata una
particolare modalità. All’interno di questa modalità è desiderabile trasmettere il razionale per la selezione
di una particolare misura. Nella maggior parte dei casi in cui il razionale non viene specificato, ci possono
essere delle ampie evidenze che attestano l’utilità, l’affidabilità e la validità della tecnica di valutazione.

Le ipotesi specifiche sui costrutti che costituiscono le misure dipendenti potrebbero determinare non solo le
modalità di valutazione (es. le misure psicologiche) ma anche la misura particolare all’interno della
modalità (es. il battito cardiaco invece della conduttanza cutanea)
112
➔ una modalità potrebbe essere più adatta di un’altra perché riflette il costrutto e il livello di
analisi di interesse

Il tipo di misura non è di per sé superiore a un altro, anche se la preoccupazione circa una fonte particolare
di bias o artefatto potrebbe determinare quale modalità di valutazione e strumento di misurazione
potrebbe essere più appropriato

È molto utile, in generale, usare misure multiple e diversi tipi di misura. Infatti, le misure sono
complementari.

CAPITOLO 12. ARGOMENTI DI ASSESSMENT PARTICOLARI

L’aspetto principale dell’assessment consiste nel selezionare delle misure che fungano da variabili
dipendenti in uno studio. Vi sono altri aspetti dell’assessment:

1. La valutazione dell’impatto della manipolazione sperimentale: esperimenti nei quali i partecipanti


vengono sottoposti a qualche manipolazione sperimentale e viene successivamente valutato
l’impatto di tale manipolazione. Ovvero, abbiamo manipolato un’esperienza e ora vogliamo
controllare se la nostra manipolazione ha funzionato. Significatività clinica è il termine usato per
riflettere tali cambiamenti nel contesto dei trattamenti delle disfunzioni psicologiche.

2. L’assessment continuo: nelle ricerche sul trattamento, solitamente, le misurazioni vengono


effettuate prima e dopo l’intervento; ma vi sono dei vantaggi particolari legati all’aggiunta di misure
ad interim che sono valutate nel corso del trattamento.

12.1 VALUTARE L’IMPATTO DELLA MANIPOLAZIONE SPERIMENTALE

Per assicurarsi che la variabile o la condizione venga manipolata nel modo voluto e che la consegna della
manipolazione sia consistente tra i partecipanti di un gruppo (=tutti i soggetti per i quali era prevista la
manipolazione di fatto ne sono oggetto) ci vuole molta cura → sono richiesti un controllo e una gestione
attenta della manipolazione

12.1.1 Controllare la manipolazione sperimentale

È estremamente utile controllare se la variabile indipendente, la manipolazione sperimentale o l’intervento


sono stati attuato come previsto.

Il controllo della variabile indipendente valuta se le condizioni di interesse del ricercatore sono state
alterate o fornite ai soggetti. Questo può significare semplicemente che le stimolo è stato presentato come
previsto, o che l’intervento è stato ricevuto o percepito dal soggetto.

Questi controlli della variabile indipendenti sono abbastanza separati dalle misure dipendenti.

Se i risultati predetti di un esperimento sono stati ottenuti, l’assessment della variabile indipendente per
assicurare che essa ha avuto l’effetto previso sul soggetto può non sembrare essenziale. Ciò nonostante, è
possibile che il cambiamento delle variabili dipendenti sia avvenuto per ragioni altre dal controllo della
manipolazione.

➔ Il controllo del grado in cui la variabile dipendente viene effettivamente manipolata, fornisce
informazioni che possono ampiamente gettar luce sui risultati.

12.2 TIPI DI MANIPOLAZIONI

Il modo in cui può essere valutato il successo della manipolazione sperimentale varia in funzione del tipo di
manipolazione o di variabile indipendente. Vi possono essere diversi tipi di manipolazione:

113
12.2.1 Variazione delle informazioni

= informazioni diverse date ai soggetti nelle differenti condizioni sperimentali.

Prima domanda a cui rispondere per il controllo del successo della manipolazione:
l’informazione è stata di fatto veicolata da un informatore o uno sperimentatore?

Il controllo della manipolazione riguarda di fatto che i partecipanti abbiamo ricevuto, seguito e creduto
all’informazione.

Tipicamente, il controllo della manipolazione consiste nel somministrare un questionario subito dopo che
vengono fornite le informazioni o in un momento successivo dell’esperimento, per valutare se il soggetto
ha sentito e ha colto le informazioni. Se i soggetti rispondono ad alternative che riflettono cosa è stato loro
detto nelle rispettive condizioni sperimentali, il ricercatore potrebbe essere più sicuro del fatto che la
variabile indipendente sia stata manipolata come previsto.

I questionari:

- Solitamente self-report
- Il formato potrebbe essere vero/falso, a scelta multipla o a domande aperte
Le domande a scelta multipla possono rivelare il fatto che vi sia stata una manipolazione e quale. Le
domande aperte sonno migliori questo senso, ma possono essere molto difficili da classificare ed è più
probabile che i soggetti non colgano il punto essenziale delle domande.

In generale quando la variabile indipendente comprende una variazione di informazioni fornite al soggetto,
il controllo della manipolazione è relativamente inequivocabile.

12.2.2 Variazione dei compiti e dell’esperienza del soggetto

= avere dei soggetti che sono impegnati in compiti particolari, portano effettivamente a termine le
istruzioni, o fanno esperienza di uno stato particolare → in questo caso la domanda di ricerca può
riguardare la possibilità che un determinato compito faciliti o ostacoli un certo esito.

Il controllo della manipolazione potrebbe riguardare la performance al compito, per verificare se i


partecipanti hanno compreso cosa fare e l’hanno effettivamente fatto.

➔ Viene valutato ciò che fanno i soggetti piuttosto che cosa sanno o dicono di aver fatto (self-
report)

Come ricercatori potremmo voler identificare quegli individui che non hanno sperimentato la
manipolazione come previsto.

12.2.3 Variazione delle condizioni di intervento

= variazione delle condizioni alle quali sono esposti i soggetti. I soggetti potrebbero essere esposti a:

• Terapie diverse
• Prevenzione
• Counseling
• Interventi educativi
• Interventi riparativi
La specificazione della manipolazione sperimentale riguarda quanto il trattamento è stato fatto bene.
L’ipotesi implicata è che quel trattamento, quando condotto in modo appropriato e come previsto, produca
cambiamenti maggiori rispetto all’assenza di trattamento.

114
Integrità del trattamento o fedeltà del trattamento:

= quando il trattamento è stato condotto in modo appropriato e come previsto

È importante da valutare e rileva se le differenze nell’esito del trattamento sono evidenti o meno e se un
trattamento è stato più efficace di un altro

Un’assenza di differenza potrebbe essere il frutto del fallimento nell’implementazione fedele di uno o di
tutti i trattamenti.

Anche quando due trattamenti differiscono, è importante escludere la possibilità che le differenze siano
dovute a variazioni dell’integrità con cui sono stati condotti.

Il controllo dell’integrità del trattamento è uno dei pericoli maggiori nella ricerca sull’intervento. Il pericolo
deriva dalle numerose possibilità che gli interventi perdano la loro integrità.

12.2.4 Informazioni aggiuntive sulla variazione delle condizioni di intervento

Gli interventi di solito implicano sessioni multiple, dunque l’integrità riguarda la corretta implementazione
in molte occasioni e talvolta con molte procedure diverse che variano di sessione in sessione.

Il problema è che la maggior parte degli studi ben controllati sugli esiti non misura l’integrità del
trattamento → quindi non possiamo essere sicuri che siano stati implementati come previsto.

Vi sono diversi passaggi che possono essere compiuti quando ci si occupa dell’integrità del trattamento:

o I criteri, le procedure, i compiti e le caratteristiche del terapeuta e del paziente che definiscono il
trattamento dovrebbero essere specificate il più possibile

In questo modo è più facile sviluppare delle linee guida per decidere quando una sessione o un trattamento
non sono stati condotti come previsto

o I terapeuti dovrebbero essere formati attentamente per mettere in atto le tecniche.

L’esperienza da sola non assicura la competenza nell’aderire a una tecnica o a un insieme di tecniche
specifiche. Dunque, è utile la promozione di esperienze formative particolari e uniformi per i terapeuti,
poiché può avere delle importanti implicazioni rispetto all’attuazione fedele del trattamento.

o A trattamento iniziato è fondamentale una supervisione continua del caso.

Più terapeuti, sedute di feedback e supervisioni di gruppo sono particolarmente preziosi per aiutare a
mantenere l’omogeneità rispetto a come viene effettuato il trattamento.

L’integrità del trattamento non è una questione di o tutto o nulla. Quindi, è utile identificare cosa
rappresenta una versione fedele del trattamento e quali deviazioni rientrano in un range accattabile.

12.3 UTILITA’ DEL CONTROLLO DELLA MANIPOLAZIONE

La dimostrazione attraverso i dati che la variabile indipendente sia stata manipolata come previsto
aumenta la fiducia che può essere riposta nei risultati.

Ci sono due situazioni in cui il controllo della manipolazione promuove intuizioni utili:

• Quando un esperimento non produce differenze significative tra i gruppi


• Quando è particolarmente importante tenere distinte le condizioni sperimentali
12.3.1 Assenza di differenze tra gruppi

Esempio
115
In un esperimento si fornisce la manipolazione a due gruppi che differiscono solo in quello che viene detto
ai soggetti.

Obiettivo: variare le aspettative inerenti al fatto che probabilmente essi saranno stressati da quello che
guardano e vedere se le aspettative per livelli di stress alti o bassi influenzeranno il passaggio successivo,
relativo al distrarsi degli individui come strategia per ridurre lo stress.

o A metà dei soggetti in ogni gruppo viene mostrato un video

o All’altra metà viene mostrato un altro video

Al gruppo con aspettativa alta viene detto che il video è terribilmente stressante e che potrebbero non
essere in grado di guardarlo fino alla fine. Al gruppo con aspettativa bassa viene detto che il video non è
molto stressante e riguarda un intervento chirurgico di routine.

Supponiamo che i risultati mostrino un’assenza di differenze, cosa si può dire rispetto all’impatto della
manipolazione delle istruzioni/aspettative sulle misure di stress, gioia e amore per la metodologia?

Se i soggetti non hanno ascoltato o seguito le istruzioni cruciali, i risultati dello studio saranno visti
diversamente rispetto alla situazione nella quale i soggetti hanno ascoltato e creduto pienamente
alle istruzioni. Se i soggetti non hanno percepito le istruzioni, l’ipotesi oggetto dello studio non è
stata veramente testata.

➔ “Obiettivamente” abbiamo variato le aspettative, ma i soggetti non hanno “afferrato” o


ascoltato le istruzioni

Se i soggetti hanno percepito le istruzioni, ma le misure dipendenti non riflettono differenze tra i
gruppi, ciò suggerisce che l’intervento di fatto è stato manipolato e non ha influenzato l’esito delle
misure dipendenti. In questo caso il ricercatore potrebbe essere più giustificato a far notare che
almeno le ipotesi originali sono state testate.

12.3.2 Tenere distinte le condizioni

= assicurarsi che le condizioni sperimentale siano di fatto distinte

Anche quando i trattamenti sono ben specificati, possono verificarsi confusione e sovrapposizione per una
o due ragioni:

1. I terapeuti che conducono il trattamento possono introdurre versioni o componenti di una


tecnica mentre stanno somministrando l’altra. Ora è probabile che i due trattamenti si
sovrappongano a livello procedurale più di quanto sia stato pianificato all’inizio del progetto.

2. Due terapie diverse possono condividere genuinamente alcune caratteristiche comuni di base
(es. commenti supportivi da parte del terapeuta, relazione o alleanza). La sovrapposizione di per sé
non è deleteria finché le aree che distinguono i trattamenti vengono specificate e corroborate
mediante un controllo della manipolazione.

Differenziazione di un trattamento = mostrare che i trattamenti i uno studio di due o più trattamenti sono
stati distinti lungo le dimensioni previste

➔ Assicurarsi che i trattamenti siano distinti (differenti nelle caratteristiche chiave) è diverso
dall’assicurarsi che i trattamenti siano stati somministrati come previsto.

La differenziazione del trattamento è più specializzata e rappresenta una componente dell’integrità del
trattamento.

116
Gli studi sulla terapia hanno riportato delle difficoltà a tener distinte le tecniche. Ad oggi, a migliorare molto
la situazione è stata la migliore specificazione dei trattamenti sotto forma di manuale. Anche se avere un
manuale non ne garantisce l’aderenza, la messa a confronto di trattamenti diversi, può essere ampiamente
illuminata dalla raccolta di informazioni volta ad assicurare che i trattamenti vengano condotti
correttamente (integrità) e non si sovrappongano (differenziazione)

12.4 PROBLEMI INTERPRETATIVI RELATIVI AL CONTROLLO DELLA MANIPOLAZIONE

Il controllo degli effetti della manipolazione può anche fornire importanti linee guida per un’ulteriore
ricerca.

Le discrepanze tra ciò che viene rivelato dal controllo della manipolazione e dalle misure dipendenti,
possono produrre delle ambiguità → possono sorgere dei problemi interpretativi

Quando vengono analizzati i risultati, è possibile inferire se la manipolazione è stata effettuata in modo
efficace da due fonti di informazione ovvero:

1. La valutazione del controllo della manipolazione della variabile indipendente

2. Le misure dipendenti

Queste due fonti di informazioni possono concordare (es. entrambe suggeriscono che la manipolazione ha
avuto effetto) o essere discordanti (es. una mostra che la manipolazione ha avuto effetto e l’altra no)

Vi sono 4 combinazioni possibili, che sono illustrate come celle diverse nella seguente figura:

Per ogni cella, può essere data un’interpretazione diversa rispetto all’esperimento e ai suoi effetti.

12.4.1 Effetti sul controllo della manipolazione e la misura dipendente

Cella A:

è la più facile da interpretare.

La manipolazione ha avuto l’effetto previsto sulla misura che ha controllato la manipolazione. (es. i
soggetti hanno creduto alle istruzioni o hanno risposto al compito come previsto, o ancora il
trattamento è stato applicato in modo appropriato rispetto alle condizioni)

La variabile indipendente ha portato a differenze nella performane sulle misure dipendenti (es. i
punteggi dei soggetti sono variati come previsto)

117
In questa cella il controllo della manipolazione è abbastanza utile a dimostrare che le procedure sono state
eseguite adeguatamente, ma certamente non è essenziale alla dimostrazione. I risultati positivi sulle misure
dipendenti, soprattutto se vanno nella direzione predetta, attestano gli effetti della variabile indipendente.

12.4.2 Assenza di effetti sul controllo della manipolazione e la misura dipendente

Cella D:

come nella cella A c’è poca ambiguità nell’interpretazione dei risultati.

Il controllo sulla manipolazione mostra che:

La variabile indipendente non ha avuto l’impatto desiderato

→ di conseguenza ci si potrebbe aspettare la mancanza di cambiamenti sulle misure dipendenti (il


ricercatore ha previsto dei cambiamenti sulle dipendenti in base alla supposizione che le condizioni
sperimentali siano stte manipolate efficacemente)

Lo schema dei risultati è istruttivo perché suggerisce che è necessario un lavoro aggiuntivo per perfezionare
la manipolazione sperimentale.

I risultati sono resi più chiari dalla dimostrazione del fatto che l’assenza degli effetti previsti della variabile
indipendenti possono essere dovuti all’aver impiegato una manipolazione molto debole.

12.4.3 Effetto sul controllo della manipolazione ma assenza di effetto sulla misura dipendente

Cella B:

I soggetti sono stati influenzati dalla condizione sperimentale


ma
La variabile dipendente non ha mostrato alcun effetto
Ciò significa che l’intervento è stato effettuato bene o correttamente, ma non ha funzionato.

La conclusione che sembrerebbe essere giustificata è che l’intervento sia stato ben manipolato, ma che
l’ipotesi originale non sia stata supportata.

➔ Un fallimento nel dimostrare un effetto sulle misure dipendenti, nonostante il controllo della
manipolazione riveli che la variabile indipendente sia stata applicata con successo, non prova
l’assenza di una relazione tra le variabili indipendenti e dipendenti.

È possibile che la manipolazione sia stata abbastanza forte da alterare le risposte alla misura della
manipolazione, ma non abbastanza forte da alterare la performance delle misure dipendenti. Alcune
misure infatti possono essere estremamente sensibili a manipolazioni deboli e altre solo a manipolazioni
forti.

La mancanza di relazione tra la variabile indipendente e dipendente può denotare che la manipolazione
non è stata abbastanza forte o che non è stata applicata in modo particolarmente potente. Se il ricercatore
ha ragione di credere che la manipolazione possa essere rafforzata, potrebbe valere la pena testare di
nuovo l’ipotesi originale.

12.4.4 Assenza di effetto sul controllo della manipolazione ma effetto sulla misura dipendente

Cella C:

il controllo della manipolazione suggerisce che:

la variabile indipendente non è stata ben manipolata


118
ma
le misure dipendenti riflettono l’effetto della manipolazione
il compito del ricercatore consiste nello spiegare come la manipolazione ha avuto un effetto sulle misure
dipendenti, ma non sul controllo della manipolazione.

Le misure dipendenti hanno priorità in termini di rilevanza scientifica sulla misura che ha controllato la
manipolazione, tuttavia l’interpretazione potrebbe essere che le misure dipendenti siano cambiate per
motivi altri rispetto alla manipolazione della variabile indipendente.

In questo caso, quali sono le ragioni che hanno portato la variabile dipendente a riflettere un cambiamento?

La natura delle analisi statistiche:

è possibile che le differenze ottenute sulla variabile dipendente fossero effetto del “caso”. L’ipotesi nulla
dell’esperimento originale, cioè che i gruppi esposti alle differenti condizioni non differiscono, può essere
stata rifiutata in maniera impropria (errore di Tipo I).

(es. i risultati potrebbero essere relativi a uno di quei casi in cui le risposte dei soggetti erano diverse, anche
se non vi è una relazione reale tra v. dipendenti e v. indipendenti)

Inadeguatezza delle misure costruite per controllare la manipolazione:

solitamente, i dispositivi di valutazione del controllo della manipolazione sono basati sulla validità di
facciata = termine usato per giustificare l’utilizzo di item specifici su una misura quando di fatto non è stata
ottenuta alcuna buona evidenza di validazione.

Altri problemi della valutazione con il controllo della manipolazione:

Item utilizzati per il controllo della manipolazione troppo vaghi o non chiari

Variabilità non ampia delle risposte alla misura → potrebbe portare all’assenza di differenziazioni
statisticamente significative nel gruppo

Le informazioni potrebbero non venire ricordate per il controllo della manipolazione, ma essere
tuttavia riconosciute facilmente se le domande vengono poste in un altro modo

12.4.5 Commenti generali

La segnalazione dell’ambiguità che possono risultare dal controllo di quanto la variabile dipendente sia
stata manipolata con successo potrebbe scoraggiare l’utilizzo dei dispositivi di controllo.

Cambiamenti nelle misure dipendenti riflettono molti eventi che insieme possono contribuire a tali
cambiamenti:

incluso il fatto che la manipolazione sia stata effettuata in modo efficace o sia stata abbastanza
potente;

il fatto che le misure siano state appropriate per la manipolazione;

il fatto che gli errori procedurali siano stati sufficientemente piccoli da minimizzare la variabilità.

12.5 QUESTIONI E CONSIDERAZIONI PARTICOLARI NEL CONTROLLO DELLA MANIPOLAZIONE

Molte questioni emergono nel decidere come e quando utilizzare i controlli della manipolazione.

12.5.1 Questioni relative all’assessment

119
Tale questione riguarda la possibile reattività e rilevanza dell’assessment per quello specifico esperimento.
Controllando la manipolazione, infatti, il ricercatore può destare il sospetto dei soggetti circa l’esperimento
e far sorgere domande che solitamente non sorgerebbero.

I complici (= persone che lavorano per il ricercatore) possono fingersi altri soggetti che aspettano
innocentemente il loro turno in sala d’attesa ma, di fatto, si ingaggiano in discussione programmate in
anticipo e costruite per influenzare il soggetto. Tali discussioni potrebbero variare tra soggetti in funzione
delle specifiche condizioni sperimentali. Per controllare questa manipolazione, il ricercatore, all’inizio
dell’intervista, potrebbero rivolgere alcune domande inerenti a ciò di cui hanno parlato in sala d’attesa.

➔ Le domande potrebbero suggerire ai soggetti che le loro interazioni precedenti in sala d’attesa
siano parte dell’esperimento e far sorgere sospetti e reazioni che altrimenti non si
evidenzierebbero.

In linea di massima, la reattività al controllo della manipolazione potrebbe non essere importante. Tuttavia,
in alcune circostanze, il ricercatore potrebbe non voler rischiare che lo stesso controllo della manipolazione
cambi il soggetto in qualche modo.

Se il controllo è importante, il ricercatore può:

• desiderare di costruire misure discrete che possano destare sospetti con meno probabilità che con
misure self-report dirette.

• Somministrare le misure di controllo della manipolazione dopo che vengono valutate le misure
dipendenti. In questo caso lo svantaggio è che durante l’intervallo di tempo che passa tra la
manipolazione e la valutazione dell’effetto che ha sui soggetti, i soggetti possono dimenticare cosa
hanno sentito precisamente nelle istruzioni.

12.5.2 Maggiori informazioni sulle questioni relative all’assessment

Per evitare la reattività al controllo della manipolazione, il ricercatore potrebbe semplicemente valutare la
manipolazione e i suoi effetti in uno studio pilota precedente l’indagine.

La decisione di controllare o meno gli effetti della manipolazione riguarda anche quanto la consapevolezza
del soggetto della variabile indipendente sia rilevante. Ma → raramente di quali siano le influenze, molte
influenza su di noi nella vita di tutti i giorni vanno ben oltre la nostra consapevolezza.

Le manipolazioni sperimentali efficaci infatti, non operano necessariamente attraverso la consapevolezza


del soggetto. In psicologia sociale, molta ricerca che si focalizza sull’argomento del priming sostiene quanto
sia importante che le manipolazioni sperimentali promuovano (prime) il comportamento al di fuori della
consapevolezza dei soggetti. In questo lavoro i segnali dell’ambiente vengono manipolati
sperimentalmente (es. tenere in mano una tazza di caffè caldo, vedere una persona anziana camminare a
fatica). Questi segnali sono inseriti nell’ambiente in modo che i soggetti non li vedano come parte di un
esperimento. In realtà essi li percepiscono molto bene, ma a un livello che va oltre la loro consapevolezza
→ quando viene somministrato un controllo della manipolazione essi non riconoscono i segnali
dell’intervento. I partecipanti sono stati influenzati da segnale, ma a loro insaputa.

➔ Il priming viene menzionato per dire una cosa importante. Il fatto che i partecipanti non
mostrino consapevolezza delle misure di controllo della manipolazione non significa
necessariamente che la manipolazione non sia stata registrata o che non abbia avuto un
impatto.

120
In questo caso il controllo della manipolazione non mostra l’effetto, ma le misure dipendenti sì. Questo è il
proposito della ricerca, ovvero mostrare che il comportamento viene facilmente alterato a segnali che on
sono affatto riconosciuti.

12.5.3 Questione relative all’analisi dei dati: esclusione dei soggetti

Anche se la manipolazione non avrà successo o fallirà completamente, probabilmente influenzerà i soggetti
differentemente in una data condizione. Solitamente vi saranno alcune persone per le quali la condizione
sperimentale sarà stata manipolata efficacemente e altre per le quali non lo sarà stata.

Una domanda metodologica e pratica importante è: come trattare i soggetti che sono influenzati in modo
diverso dalla manipolazione nell’analisi dei dati. Consideriamo le opzioni:

Cancellare i partecipanti dai dati

A prima vista sembra ragionevole includere nelle analisi solo quei soggetti che sono stati influenzati
veramente dalla manipolazione. In fondo, solo quei soggetti consentono una valutazione “reale”
dell’ipotesi.

Ma!

L’assegnazione casuale ai gruppi rappresentava il modo in cui era iniziato lo studio, e questo non è
irrilevante. L’assegnazione casuale, con ogni probabilità, avrebbe disperso diverse variabili confondenti che
si presentano alle condizioni in modo non sistematico.

➔ La cancellazione dei soggetti allo studio viola la casualità della procedura di assegnazione e
potrebbe portare a errori di selezione, una minaccia alla validità interna.

Bisogna tenere presenti anche altre considerazioni:

1. La misura di controllo della manipolazione solitamente non è una misura ben sviluppata, quindi
è difficile considerarla come un dispositivo di valutazione affidabile o valido

2. Omettere dei soggetti significa ridurre il numero totale nello studio (gli studi in ambito
psicologico già faticano ad avere un ampio campione che permetta di rilevare delle differenze)

3. Fallire nel “fare bene” la manipolazione non significa che la manipolazione non sia stata
efficace → l’indicatore principale è il set di misure dipendenti

12.5.4 Maggiori informazioni sull’esclusione di soggetti

Esempio (non è importante, ma pag.287)

12.5.5 Analisi basata sugli intenti iniziali di trattamento, esclusione e mantenimento dei soggetti in
analisi dei dati separate

Il modo più appropriato per analizzare i risultati è includere tutti i soggetti che hanno partecipato alle varie
condizioni sperimentali. Tale analisi è spesso definita analisi basata sugli intenti iniziali idi trattamento
(intent-to-treat).

➔ Un’analisi che include tutti i soggetti fornisce una prova più conservativa degli effetti
dell’intervento.

Di solito, questo tipo di analisi, è impiegata quando i soggetti abbandonano uno studio. Si includono i
soggetti nell’analisi dei dati e si usano gli ultimi dati forniti dai soggetti per ciascuna delle analisi successive.

Vantaggi:
121
Preserva l’assegnazione casuale e rende improbabile qualsiasi errore di selezione → permette
l’inclusione di tutti i soggetti, anche di coloro che non hanno terminato lo studio

Fornisce una prova conservativa dell’ipotesi

Cautele:

quando analizzando i risultati non si trovano differenze tra i gruppi è difficile resistere alla tentazione di
rifare le analisi scartando i soggetti che non hanno risposto al controllo della manipolazione. Ciò porterebbe
a tutti i problemi menzionati in precedenza. Ci sono delle alternative a questa opzione:

Condurre un’analisi indirizzata alla relazione tra i punteggi al controllo della manipolazione e
quelli delle misure dipendenti. Usando tutti i soggetti, calcola una correlazione tra i punteggi al
controllo della manipolazione e i punteggi alle misure dipendenti:

Se la relazione è elevata, hai qualcosa di cui parlare

Se la relazione è bassa, hai fatto bene a non eliminare i soggetti

Seguire entrambe le opzioni. Effettuare le analisi de dati in due modi:

1. Valutando tutti i soggetti inclusi nello studio, sia che il controllo della manipolazione mostri o
meno il fatto che essi hanno sperimentato, compreso, ecc. la manipolazione

2. Escludendo quei soggetti che si crede siano stati inaffidabili alla misura di controllo della
manipolazione

Si può trovare che entrambe le analisi conducono agli stessi risultati. Se vi sono differenza si può ragionare
sul perché.

Analisi post-hoc

Bisogna prendere tutti i soggetti del gruppo della manipolazione sperimentale e metterli in uno dei quattro
gruppi della figura 12.1 (pag.21). Si vuole identificare coloro che hanno risposto bene al controllo della
manipolazione e hanno anche mostrato l’effetto predetto sulle misure dipendenti (cella A), ma anche tutte
le altre possibilità (cella B,C,D). Una volta formati i gruppi, si analizza ogni soggetto e variabile demografica
raccolta. Possiamo identificare altre variabili che comunicano chi ha risposto e chi no (analisi 2x2 delle
quattro celle)?

12.5.6 Studio pilota e creazione di manipolazioni convincenti

= studio preliminare che precede la ricerca per valutare aspetti delle procedure, per vedere se funzionano,
sono praticabili e stanno avendo effetto, prima che venga effettuato l’intero studio.

Solitamente consiste nell’esplorare le manipolazioni previste implicando un insieme di soggetti che


possono o meno ricevere tutte le condizioni e misure che saranno utilizzate nell’esperimento successivo.

I soggetti possono contribuire o no al concepimento e all’attuazione della manipolazione da parte del


ricercatore. Esempio:

122
Una pratica sempre più comune consiste nell’utilizzo di focus group = incontrare gruppi di individui che
sono esperto alla luce del loro ruolo peculiare (es. consumatori, genitori, insegnanti) per identificare cosa
plausibilmente abbia un impatto in un’area particolare. Incontrarsi con un gruppo di individui prima di
condurre un programma può essere utile a generare idee concrete per migliorare l’intervento.

Inoltre, uno studio pilota può essere utile proprio perché alcuni problemi relativi al controllo della
manipolazione possono essere eliminati. Esso può verificare il successo della manipolazione, per esempio,
attraverso questionari self-report. Se la manipolazione ha dimostrato di essere stata effettuata
efficacemente nello studio pilota, il ricercatore può desiderare di omettere il controllo della manipolazione
nell’esperimento evitando così la possibilità di effetti di sensibilizzazione.

Naturalmente una dimostrazione pilota non garantisce che l’esperimento avrà lo stesso successo nella
manipolazione della variabile indipendente poiché i soggetti differiscono in ciascuna applicazione.

12.6 VALUTARE LA SIGNIICATIVITA’ CLINICA O L’IMPORTANZA PRATICA DEI CAMBIAMENTI

Un’area importante dell’assessment riguarda la valutazione degli interventi come riflesso nei programmi di
trattamento, prevenzione, educazione e arricchimento.

La ricerca sull’intervento fa nascere esigenze di valutazioni particolari, diverse a quelle che si riscontrano in
uno studio in laboratorio. La ricerca sull’intervento ha obiettivi scientifici, ma anche pratici e relativi al
vantaggio diretto che i pazienti che partecipano al trattamento possono trarne.

Questione scientifica: mostrare cambiamenti, differenze ed effetti sulle misure dipendenti

Questione pratica: è la parte che può essere discutibile. Sappiamo che i nostri interventi stanno
facendo la differenza nelle vite degli individui?

La ricerca sul trattamento valuta gli effetti degli interventi mostrando cambiamenti significativi dal pre al
post trattamento (es. riduzione dei sintomi della depressione) e differenze statisticamente significative (es.
un trattamento è meglio di un altro). La forza dell’effetto è detta effect size, in cui viene quantificata
l’ampiezza della differenza. Ciò che ci interessa è la significatività clinica = valore o importanza pratica
dell’effetto di un intervento, ovvero il fatto che faccia una qualsiasi differenza “reale” per il cliente, nel loro
funzionamento e nella vita quotidiana.

Sono stati utilizzati o proposti molti indici per operazionalizzare la significatività clinica. Nella seguente
tabella sono riassunte le strategie in uso e rilevanti per la valutazione dell’importanza del cambiamento:

123
12.6.1 Misure usate più di frequente

Quando viene valutata la significatività clinica, si tende ad utilizzare uno dei seguenti quattro metodi di
quelli elencati nella tabella 12.1.

12.6.2 Considerazioni ulteriori riguardanti le misure usate più di frequente

Rientrare nei livelli di funzionamento normativi

La questione affrontata in questo metodo è → in quale grado, dopo aver completato il trattamento, i clienti
rientrano nel range di performance normativo?

Presumibilmente, prima del trattamento i clienti devieranno considerevolmente dagli individui che
mostrano un funzionamento adeguato, poiché è probabile che essi vengano selezionati nel trial clinico
dopo essere sicuri che soddisfino vari criteri per la disfunzione clinica. Ciò che si vuole dimostrare è la

124
presenza di un cambiamento clinico importante per cui, al termine del trattamento, queste persone
dovrebbero risultare indistinguibili da un campione normativo ben funzionante.

Per fare in modo che ciò avvenga, viene effettuata una comparazione tra i clienti trattati e un gruppo di
soggetti equivalenti (es. stessa età, sesso, livello culturale) che non mostrano un funzionamento adeguato o
che non presentano problemi significativi nella quotidianità.

I dati derivanti dal campione normativo solitamente sono usati per fornire una media e una deviazione
standard. Viene identificato un range (es. una dv.st al di sopra o al di sotto della media) e definito come
range normativo. Una volta formato il range si esamina la quantità di individui che escono dal range prima
del trattamento e rientrano in quel range dopo.

Tuttavia, la regressione statistica è un problema perché non spiega alcune differenze nel miglioramento dei
gruppi.

Una difficoltà di questo metodo è rappresentata dal reclutamento dei dati relativi a una popolazione
normativa.

Ampiezza del cambiamento dei clienti dal pre al post trattamento

= guardare l’ampiezza dei cambiamenti dei clienti senza alcun confronto con un gruppo normativo

Criterio: quanto gli individui cambiano, fissando un criterio per determinare se il cambiamento è o non è
clinicamente significativo.

Questo metodo viene definito indice di cambiamento affidabile (Reliable Change Index) ed è calcolato
separatamente per ciascun individuo.

Il punteggio post trattamento di un individuo in una misura viene sottratto al punteggio pre trattamento →
obiettivo: vedere quanto miglioramento c’è. Questa differenza viene divisa per l’errore standard basato sul
campione dello studio.

Ciò che avviene è un confronto. All’inizio dello studio tutti i clienti selezionati vengono definiti “campione
disfunzionale”, in quanto presentano tutti una disfunzione. Alla fine del trattamento, se emerge un
cambiamento significativo, i punteggi di un cliente dovrebbero deviare marcatamente dai punteggi
originali del campione → la deviazione dovrebbe andare nella direzione di un miglioramento.

Non essendoci una giustificazione logica per decidere l’entità di cambiamento, sono stati usati criteri
diversi (es. 1,96). Il focus è sul cliente individuale, piuttosto che sulla performance di gruppo. (Esempio pag.
292).
125
12.6.3 Maggiori informazioni sulle misure usate più di frequente

Non soddisfare più i criteri per un disturbo psichiatrico

In molti studi sul trattamento, vengono reclutati individui che soddisfano criteri per una diagnosi
psichiatrica. Una misura di significatività clinica consiste nel determinare se alla fine del trattamento gli
individui continuano a soddisfare i criteri per le diagnosi originali.

➔ Se il risultato ha portato ha portato a un cambiamento sufficiente, l’individuo non soddisferà


più i criteri per la diagnosi

In psicologia e psichiatria, a differenza che per molte condizioni fisiche o malattie, non soddisfare più i
criteri diagnostici non può significare che il disturbo è passato perché tali disturbi non sono qualificabili in
termini di tutto o nulla. In relazione alla significatività clinica ciò significa che nonostante non vengano più
soddisfatti i criteri diagnostici, la persona potrebbe ancora soffrire e non stare così bene nella quotidianità.

Valutazione soggettiva:

= consiste nel riflettere, da parte dei clienti, sul loro trattamento o sui cambiamenti che hanno fatto.
Generalmente viene usato un questionario self-report.

Il metodo della valutazione soggettiva ha due componenti che bisogna distinguere, entrambe
comprendono il giudizio soggettivo di qualcuno, ma differiscono nel focus.

a) Prima componente:

Determinazione dell’importanza del cambiamento comportamentale nel cliente tramite l’assessment delle
opinioni degli individui che con ogni probabilità hanno contatti con il cliente o che sono in una posizione di
expertise.

Focus: possibilità che i cambiamenti ottenuti possano essere colti sia dal cliente, sia dalle persone a lui
vicine.

Alla fine del trattamento, i clienti sentono di stare meglio?

Non importa quali cambiamenti siano stati raggiunti, ciò che conta è l’opinione dei clienti circa il modo in
cui il cambiamento ha influenzato le loro vite.

La valutazione soggettiva è importante in maniera evidente → se il trattamento sta funzionando e ha un


impatto significativo, gli effetti dovrebbero portare a una differenza percepibile dai soggetti stessi e da
coloro con i quali interagiscono.

b) La seconda componente della valutazione soggettiva deriva da un contesto esterno alla valutazione
del trattamento: benessere e felicità soggettivi.

La felicità è associata alla salute, ai vantaggi sociali e alla qualità della vita. In relazione alla significatività
clinica è dunque molto prezioso misurare la felicità. Se la terapia potesse aumentare la felicità, sarebbe
molto importante.

12.6.4 Altri criteri descritti brevemente

Le misure citate fino ad ora sono quelle utilizzate più frequentemente. Tuttavia, ve ne sono altre che
possono essere preferite in alcune circostanze.

Il problema clinico non è più presente

126
A volte, un cambiamento clinicamente significativo può essere inferito quando il problema viene ridotto a
zero, ovvero non è più presente alla fine del trattamento.

Questo criterio somiglia a quello relativo al non soddisfare più i criteri diagnostici, ma i criteri diagnostici
specifici (=punto limite che soddisfa la diagnosi), raramente possono essere mantenuti → non soddisfare
più i criteri diagnostici di per sé può non essere così importante. L’eliminazione di un comportamento
problematico invece è in un certo senso sia quantitativa (da tassi elevati a zero) che qualitativa (da
qualcosa a niente).

Questo è il criterio più facile a cui riferirsi e da capire, ma è anche il meno usato.

Guarigione

Si potrebbe pensare che sia un criterio semplice, tuttavia la guarigione non è così chiara per molte
condizioni (es. disturbi medici cronici), inclusa la psicoterapia (es. depressione, ansia).

È stata cercata una definizione funzionale di guarigione che è stata definita nel contesto ei disturbi mentale
e delle dipendenze come:

= un processo di cambiamento attraverso il quale gli individui migliorano la loro salute e benessere, vivono
una vita autodeterminata e si battono per raggiungere il loro pieno potenziale.

La definizione include il funzionamento in diverse sfere (salute, casa, obiettivo, comunità) → la guarigione è
chiaramente dimensionale piuttosto che del tipo o tutto o nulla.

Il concetto di guarigione e una sua valutazione rappresenterebbero un’aggiunta utile per la valutazione
della significatività clinica del trattamento.

Qualità della vita

= si riferisce alla valutazione di come stanno i clienti in diverse sfere della vita

Le classificazioni della qualità della vita sono correlate negativamente con i sintomi psicologici, ma non sono
ridondanti rispetto a ciò.

Il costrutto si sovrappone con altri indici di significatività clinica che abbiamo presentato, in particolare con
quelli di valutazione soggettiva e guarigione ma vale la pena distinguerlo. La qualità della vita è stata
indagata in modo molto esteso; l’ambito della ricerca include l’utilizzo in medicina per valutare l’imatto del
trattamento per un’ampia gamma di disturbi.

12.6.5 Considerazioni ulteriori riguardanti altri cirteri

Assessment qualitativo

Si concentra su una valutazione approfondita degli individui e cerca temi che possano fornire un quadro di
insieme di una certa esperienza dell’individuo.

Vantaggio: il focus è sull’individuo

L’assessment qualitativo si concentra sulle dimensioni che non sono definite dai ricercatori o dal dispositivo
di assessment → solitamente è aperto e con domande che non hanno risposte prefissate, al contrario di
quando, per valutare l’esito di un trattamento, vengono applicate misure standardizzate che non
consentono di entrare in altri domini se non in quelli inclusi nella scala. Qui ai clienti è permesso di
raccontare le loro storie e di come sono o non sono cambiati.

➔ La potenzialità dell’assessment qualitativo sta proprio nella valutazione delle idee del cliente di
come la terapia lo abbia o non lo abbia aiutato e della possibilità che qualsiasi cambiamento
127
faccia la differenza e in quali domini. Tale misura è quella che attribuisce più peso alle opinioni
dei clienti.

Svantaggi:

è ad alta intensità di lavoro


sono richieste interviste dettagliate
la maggior parte dei ricercatori ha una formazione quantitativa
Misure dell’impatto sociale

= vedere se le misure dell’impatto sociale sono cambiate. Tale misure si riferiscono agli esiti valutati nella
vita quotidiana che sono importanti per la società in generale.

(es. stati di arresto, guida in stato di ebrezza, malattia)

Un’altra misura è l’uso dei servizi di sanità assistenziale dopo il trattamento. È presumibile che un
trattamento con impatto sociale sarà uno in cui gli individui hanno avuto meno spesso bisogno di affidarsi
ai servizi di sanità assistenziale. Una riduzione delle visite al pronto soccorso, al medico o psicologo
rappresenterebbe una misura di questo tipo.

Per la popolazione in generale e per coloro che influenzano la politica le misure a impatto sociale sono
spesso più significative e interpretabili rispetto alle classiche misure psicologiche. Per le persone, gli effetti
del trattamento sono più chiari se possiamo dire che essi riflettono una riduzione dell’assenteismo dal
lavoro, meno visite al dottore o meno suicidi.

Sono misure che spesso sono usate in studi longitudinali.

Le misure potrebbero essere concepite come aventi un significato sociale piuttosto che clinico. Con
significato sociale si intende che riflettono indici particolarmente importanti per la società.

Le misure sull’impatto sociale si focalizzano sulla dimensione di gruppo (es. riduzione dei tassi di arresti).

La significatività clinica si focalizza sull’impatto dell’intervento sul singolo cliente.

12.6.6 Altri termini e criteri che vale la pena conoscere

Vi sono concetti strettamente legati fra loro che hanno a che fare con la significatività clinica o con
l’impatto del trattamento, che è importante conoscere.

Invalidità

= talvolta anche detta disabilità. Grado in cui è impedito il funzionamento di un individuo nella quotidianità.

L’invalidità può variare considerevolmente tra clienti con un certo problema o disturbo. Di solito è un
criterio centrale per la definizione di un disturbo psichiatrico → i sintomi interferiscono con il
funzionamento quotidiano e contribuiscono alla probabilità di rivolgersi a un servizio di salute mentale?

Attesa di vita corretta per la disabilità (disability-adusted life year, DALY)

È una misura usata spesso negli studi epidemiologici per valutare il peso della malattia applicato alle
disfunzioni della salute mentale e fisica.

Il DALY si riferisce a un anno di vita sana che viene perso a causa di qualche invalidità (es. depressione,
cancro). Fornisce una stima singola del “peso” mettendo in relazione sia la morbilità (malattia o condizione)
che la mortalità (e gli anni persi in caso di morte o aspettativa di vita).

128
Vantaggio: misurazione comune che è usata per valutare
molti tipi diversi di malattie e pesi sociali.

Non è una misura comunemente utilizzata in psicologia


clinica o per valutare la terapia quando ci si pone il
problema della significatività clinica. Tuttavia, è bene
conoscerla. La misura potrebbe essere considerata come
sovrapposta con la misura dell’impatto sociale o come
una tipologia di questa.

L’enfasi è sui dati del gruppo piuttosto che sul singolo


individuo.

Sia l’invalidità che il DALY comunicano la presenza di una


grande preoccupazione relativa alla valutazione degli interventi e del loro impatto oltre al cambiamento
del sintomo. Questa preoccupazione più ampia sottolinea l’importanza dell’inclusione di misure che si
avvicinino all’impatto reale del funzionamento del cliente piuttosto che ai soliti cambiamenti nelle misure
oggettive comunemente più impiegati per valutare il trattamento. Ciò che preoccupa di queste misure
(misure oggettive e cambiamenti su scale standardizzate) è il loro limite a cogliere l’autentico impatto del
trattamento sulle vite degli individui.

12.6.7 Commenti generali

Ci sono alcuni punti critici da sottolineare:

1. La maggior parte degli studi sull’esito del trattamento, psichiatrici cognitivi o emotivi non valutano
la significatività clinica del cambiamento. Di conseguenza, vale la pena di integrare nella ricerca
almeno uno degli indici elencati.

2. Non c’è una misura standard della significatività clinica, ogni misura ha le proprie sfide. È utile
utilizzare più di un indice del cambiamento significativo perché i diversi indici portano a risultati e
conclusioni differenti. Due o più indici forniscono un quadro completo del cambiamento.

3. Un concetto più tormentoso resta quello delle misure di significatività clinica usate più
comunemente. Non sappiamo se i clienti sono stati aiutati in modo pratico. (Es. come il ritorno a
un range normativo o il fatto di mostrare un cambiamento ampio in una misura psicologica si
traduca nel funzionamento della vita quotidiana non è ben conosciuto o studiato)

Problema centrale: limiti e mancanza di standardizzazione di molte misure. La questione da affrontare


nello studio è → che evidenza può essere fornita del fatto che l’intervento ebbe un impatto personalmente
significativo sulle vite degli individui che sono stati sottoposti all’intervento?

La significatività personale non ha un livello standard come la significatività statistica (p<.05). inoltre, la
misura non ha necessariamente una relazione con l’effect size.

Quando parliamo di cambiamento statisticamente significativo, l’assunto è che vogliamo un cambiamento


grande e che faccia realmente la differenza. Tuttavia, piccoli effetti della terapia – o che fanno solo una
piccola differenza – possono essere anche clinicamente molto importanti alla luce della differenza che
fanno nella vita di una persona.

129
Il ricercatore è incoraggiato ad includere una o più misure di significatività clinica in qualsiasi ricerca
sull’intervento con lo scopo di andare oltre la mera significatività statistica, verso qualcosa di più simile
alla significatività personale.

12.7 L’ASSESSMENT NEL CORSO DEL TRATTAMENTO

I trial controllati dei trattamenti di solito consistono in una valutazione dei partecipanti:

Prima che il trattamento cominci (assessment pre-trattamento)

Dopo che il trattamento è stato completato (assessment post-trattamento)

Non sono molti i ricercatori che valutano i clienti nel corso del trattamento.

L’assessment continuo durante il corso del trattamento consiste in una valutazione regolare e periodica (es.
ogni seduta) dell’andamento del cliente.

12.7.1 Valutare i mediatori del cambiamento

È importante comprendere come e quando avvengono i cambiamenti nel corso del trattamento.

Test di mediazione → studiati allo scopo di identificare i processi coinvolti che sottintendono, rendono
conto, mediano e causano il cambiamento terapeutico.

(Es. uno studio potrebbe proporre che i cambiamenti nelle cognizioni siano la ragione per cui il paziente
migliora, il mediatore)

Lo studio dei mediatori del cambiamento in terapia richiede la valutazione durante il corso del trattamento.
I mediatori di solito sono misurati in un momento del tempo fisso o in due punti del tempo.

Potrebbe essere che per tutte le persone nello studio il mediatore proposto renda conto del cambiamento
terapeutico, ma anche se tutti i pazienti cambiano sulla base dello stesso mediatore, il tempo e i pattern del
cambiamento possono cambiare. Il corso del cambiamento e quindi il corso del processo sottostante varia
tra vari individui e la valutazione del meccanismo in uno o due punti dello studio potrebbe non cogliere
quando il cambiamento del meccanismo è avvenuto per ciascun individuo.

➔ Un risultato negativo (nessuna relazione tra il mediatore e l’esito) può risultare perché il
mediatore non è stato valutato nel momento ideale per ciascun partecipante allo studio.

Es. studio della relazione terapeuta-paziente → alleanza terapeutica. Un’alleanza terapeutica di alta qualità
è associata a un’elevata probabilità di completare il trattamento, maggiore compliance con le richieste del
trattamento e maggior cambiamento terapeutico. Una delle prospettive è che l’alleanza porti a (faccia da
mediatore, causi) il cambiamento terapeutico. Cioè, se durante il corso del trattamento terapeutico si
sviluppa una buona alleanza tra terapeuta e paziente, essa predice il cambiamento dei sintomi. Per studiare
tale relazione è necessaria la valutazione dell’alleanza durante il trattamento.

12.7.2 Maggiori informazioni sulla valutazione dei mediatori del cambiamento

È ormai provato che maggiore è l’alleanza terapeutica durante il trattamento, maggiore sarà il
cambiamento terapeutico alla fine del trattamento.

L’alleanza di solito viene valutata in uno o due momenti fissi durante il trattamento. Una sfida per la ricerca
è assicurare che si possano valutare i meccanismi e il cambiamento che potrebbero variare nel loro corso
tra gli individui. Per tale ragione abbiamo bisogno di una valutazione continua per ogni partecipante →
questo tipo di valutazione permette infatti di esaminare la relazione mediatore-esito per ciascun
partecipante e in diversi momenti nel tempo.
130
I disegni di ricerca a caso singolo che si basano sulla valutazione continua o i disegni di ricerca tra i gruppi
con molteplici momenti di valutazione possono rivelare i pattern individuali-

➔ Gli studi sui mediatori potrebbero trarre un enorme vantaggio dalla valutazione continua
lungo il corso dell’intervento. Se tutti i soggetti cambiassero in funzione del mediatore, tale
risultato non emergerebbe in uno studio che valuta il mediatore solo in una o due occasioni,
proprio perché i soggetti variano nel tasso e nel momento del cambiamento.

Es. se ho già notato che la grandezza della relazione tra alleanza e cambiamento terapeutico è piccola,
bisogna anche considerare che per quanto la valutazione possa essere stata accurata, non possiamo
saperlo con certezza dato che la maggior parte degli studi ha osservato questa relazione con delle
valutazioni fisse e ha considerato la relazione tra relazione e cambiamento come circoscritta a questi
momenti di valutazione → la relazione potrebbe essere più forte o diversa con delle valutazioni continue
che permettono la valutazione del pattern di cambiamento di ciascun partecipante.

12.7.3 Migliorare la cura del paziente nella ricerca e nella pratica clinica

L’assessment continuo, oltre a migliorare la ricerca sui trattamenti, può migliorare la qualità della pratica
clinica → può fornire importante informazioni su come effettuare il trattamento nella pratica clinica.

È importante monitorare gli effetti del trattamento in modo continuo per prendere delle decisioni sulla
continuazione, la fine o il cambiamento del trattamento sulla base di come sta andando il cliente. (Es.
alcuni clienti possono reagire a un trattamento prima di altri, mentre altri potrebbero non rispondere a
trattamenti anche più estesi)

La valutazione continua fornirebbe:

una migliore descrizione dell’andamento del trattamento


il numero ottimale di sedute solitamente richieste per il cambiamento
come diversi punti del trattamento possano predire gli esiti positivi o negativi del trattamento
Anche i disegni di gruppo possono integrare valutazioni continue per comprendere meglio il processo e il
cambiamento.

12.7.4 Maggiori informazione sul miglioramento della cura del paziente nella ricerca

La maggior parte delle cure effettuate ai pazienti nella pratica clinica, non vengono valutate in modo
sistematico. La valutazione continua è utile al lavoro clinico quanto alla ricerca, se non di più. Questo
perché il lavoro clinico coinvolge delle persone reali, che cercano aiuto per delle condizioni impreviste e
spesso debilitanti, e noi proviamo a farle stare meglio (diverso dal trial clinico controllato in cui si stanno
testando delle ipotesi). Nel lavoro clinico, anche il trattamento più evidence-based potrebbe fallire o
addirittura far peggiorare il cliente.

Sono state sviluppate alcune misure user-friendly (brevi, lineari) che sono prontamente disponibili per l’uso
clinico. Ad esempio, l’Outcome Questionnaire, sia nella versione con la terapia con i bambini che con gli
adulti una variante è l’Outcome Questionnaire 45 (OQ45) che è una misura self-report concepita per
valutare l’andamento del cliente (es. settimanalmente) lungo il corso del trattamento e alla fine. La misura
richiede circa 5 minuti per poter essere completata e fornisce delle info su quattro domini di
funzionamento:

• Sintomi di disagio psicologico


• Problemi interpersonali
• Funzionamento nel ruolo sociale (es. problemi al lavoro)
• Qualità della vita (es. aspetti di soddisfazione di vita)

131
È stato dimostrato che la misura è effettivamente in grado di predire le risposte al trattamento tra i casi
individuali.

12.7.5 Commenti generali

La valutazione continua non è meglio o peggio di una valutazione in una o due occasioni. Come ogni pratica
metodologica, la questione è cosa si vuole concludere da un progetto di ricerca. Naturalmente, una
valutazione continua fornisce informazioni sul corso del cambiamento e quando tale cambiamento viene
valutato su base individuale, è probabile che l’immagine di come esso avvenga sia molto diversa dai dati
ottenuti in uno o due momenti di valutazione durante il trattamento.

CAPITOLO 14. PRESENTARE E ANALIZZARE I DATI

14.1 UNA PANORAMICA DELLA VALUTAZIONE DEI DATI

Una volta che i soggetti hanno partecipato alla ricerca e abbiamo in mano i dati (le loro risposte), prima di
cominciare a testare le ipotesi, dobbiamo mettere in atto alcuni task preliminari. Questi non sono di poca
importanza, anche se alcuni risultano un po’ noiosi.

Le questioni complessive:

come è possibile che gli errori finiscano nei dati e come posso controllarli o ricontrollarli?

a. È bene assicurarsi che i dati vengano inseriti accuratamente

b. Una volta che ti senti sicuro di questo, si possono cominciare a fare delle prime analisi descrittive
molto preliminari e guardare alcune misure. In particolare, è bene guardare i range (i numeri più
alti e più bassi) per ciascuna misura per assicurarsi che tutti i punteggi delle misure siano nel range
appropriato (es. ci può essere una misura in cui i punteggi vanno da 10 a 100 e invece trovi che una
persona a 5 e l’altra 110).

c. Guardare le distribuzioni dei punteggi (rappresentazione grafica dei punteggi). Ci sono dei punteggi
che risaltano proprio perché sono lontani dalla media? → in caso, fare un controllo per vedere se
quel punteggio è corretto o se ci sono stati degli errori nella codifica o nell’inserimento dei dati.

14.1.1 Controllare i dati

Prima dell’analisi dobbiamo assicurarci che i dati siano stati codificati e inseriti nel database che useremo
per le analisi. Ci potrebbero essere molti rischi di inaccuratezze. Le misure carta e matita (es. questionari
self-report) sempre più spesso vengono presentati e codificati in modo automatico, in modo che i numeri
vadano dritti in un database → anche in questo modo ci potrebbero essere degli errori nei dati, magari
dovuti alle risposte di alcuni soggetti che per sbaglio inseriscono valori inappropriati o a errori di codifica.

I modi per controllare dipendono dalla misura o da come sono stati raccolti i dati.

I dati devono essere controllati per diverse ragioni:

Vogliamo delle informazioni accurate

Gli errori possono gettare nel caos i dati → gli errori (numeri sbagliati inseriti per un soggetto)
possono cambiare la media del gruppo in cui il soggetto si trova e aggiungere variabilità

Gli errori introducono le inaccuratezze ovviamente, ma il loro flusso sull’outcome finale degli studi è
difficile da valutare. Ci sono studi che vengono pubblicati perché vengono e altri no perché non vengono,
ma in entrambi i casi bisogna assumere che degli errori possono aver contribuito. La preparazione dei

132
report e la pubblicazione della ricerca non richiedono di controllare i dati, viene dato per scontato → in
realtà l’accuratezza non dovrebbe essere data per scontata.

14.1.2 Analisi descrittive e preliminari

Una volta che i dati sono stati controllati e ricontrollati è bene guardare i dati in modo preliminare.

Parte descrittiva:

Si vuole descrivere il campione → chi sono questi soggetti? (età, etnia, ecc.). Se si sta preparando un
articolo, questa informazione andrà in una sezione in cui si descrivono i partecipanti.

Una parte della descrizione si riferisce alle caratteristiche dei gruppi oppure delle variabili che possono
influenzare le conclusioni. Se si tratta di un esperimento serio i gruppi saranno stati assegnati in maniera
casuale alle diverse condizioni; l’assegnazione casuale per definizione, porterà occasionalmente a
differenze. È importante identificare qualsiasi differenza iniziale, perché potrebbe trattarsi di variabili che
hanno un impatto sulle variabili indipendenti.

È difficile comunicare precisamente quali analisi descrittive dovrebbero essere fornite in un dato studio, ma
potrebbe essere utile venire guidati dalle seguenti domande:

Che caratteristiche ha questo campione?

Vi sono differenze tra gruppi nelle variabili chiave che potrebbero influenzare i risultati?

Anche le misure utilizzate nello studio possono richiedere una descrizione speciale:

o Se le misure sono misure standardizzate conosciute o riflettono procedure che sono ben note e
hanno metodi di codifica stabiliti e ampiamente usati allora la descrizione delle procedure e della
codifica può essere sufficiente.

o Misure sviluppate per uno studio specifico (“fatte in casa”): in questo caso la misura si concentra
solo su pochi item per misurare un costrutto critico (es. empatia, preoccupazione, ecc.). Ma il fatto
che la misura sembra riflettere l’empatia, per esempio, non ha necessariamente una connessione
empirica con il costrutto selezionato. La domanda è:

Che evidenze ci sono per supportare la validità della scala? Qual è l’evidenza della validità? → bisogna
riportarla come parte del materiale descrittivo.

o Misure sia standardizzare che “fatte in casa”: un esercizio utile è quello di correlare tutte le misure
tra di loro. La ragione è che si potrebbe credere che ciascuna misura valuti un costrutto e sia
distinta da altre. Tuttavia, può darsi che due o più misure correlino in modo abbastanza elevato, se
la correlazione è alta, potrebbe essere utile o saggio combinare tali misure in una misura singola.
La misura unica potrebbe essere un indice più affidabile del costrutto.

14.2 SUPERARE I TEST DI SIGNIFICATIVITA’

La significatività statistica ci fornisce una decisione binaria (si/no), ma al di là di quello noi vogliamo sapere
molto di più sulla relazione tra le nostre variabili. Inoltre, essa dipende molto dalla dimensione del
campione. Per questi motivi spesso è probabile che non si trovino differenze. Ciò nonostante, questo è
tuttora il metodo dominante con cui si testano le ipotesi. Per andare oltre il mero notare se gli effetti sono
statisticamente significativi o meno e migliorare la chiarezza dei risultati, esistono una varietà di altre
statistiche. Nella tabella sono riassunte le opzioni principali da aggiungere ai risultati in qualsiasi studio nel
quale si testino le ipotesi mediante la significatività statistica.

133
14.2.1 Ampiezza e forza dell’effetto

Sarebbe utile riportare anche alcune misure della dimensione e della forza della relazione tra variabile
indipendente e quella dipendente, o l’ampiezza delle differenze tra gruppi.

Ci sono molte misure di dimensione dell’effetto, la d di Cohen e r2 tendono a essere le più comuni e in uno
in psicologia.

1. Misure di Effect Size (ES) → si concentrano sulle differenze medie fra i gruppi (es. d di Cohen)

2. Misure correlazionali → si concentrano sulla varianza condivisa delle due variabili o la


sovrapposizione delle variabili studiate (es. r o r2).

N.B l’errore standard della media è la deviazione standard della distribuzione campionaria delle medie e
riflette quanto ci si aspetta che le medie dei campioni di differenzino dalla media della popolazione. Nel
singolo studio che conduciamo, l’errore standard della media ci a iuta a stimare, con un certo livello di
confidenza, la probabilità che la media della popolazione cada nel range che presentiamo.

La misura della dimensione dell’effetto basata sulla differenza media (ES) è l’indice più comunemente
impiegato negli studi individuali e nelle meta-analisi che combinano i risultati di diversi studi.

134
La misura più familiare per valutare la varianza condivisa è r2.

La correlazione ( r ) riflette l’associazione o quanto le variabili indipendenti e dipendenti covariano insieme,


la correlazione al quadrato (r2) viene usata per indicare la varianza condivisa in queste variabili.

Quando vengono utilizzate le analisi della varianza, solitamente le misure di correlazione impiegate sono
l’eta quadrato o l’eta quadrato parziale → l’eta quadrato viene solitamente riportato in seguito alle analisi
della varianza.

Difficoltà nell’interpretare le misure: diversi indici non sono intercambiabili.

(es. Cohen ci ha dato delle linee guida dei valori di d pari a .2, .5, .8 che corrispondono a effect size piccoli,
medi e ampi. Gli effect size piccoli, medi e ampi della d di Cohen, corrispondono a un r2 di .01, .06, .14
rispettivamente.)

Quindi, è importante aggiungere una frase quando si riportano i risultati degli ES che spieghi i termini
piccolo, medio e ampio se vengono presentati. Cioè fornire l’unità di misura adoperata per quelle
attribuzioni, specialmente se la stima non è uno degli indici comuni come la d di Cohen, r, r2.

È importante includere una misura dell’ampiezza dell’effetto o della forza della relazione in
aggiunta ai test statistici come guida per la propria ricerca.

È bene riportare gli effect size anche per gli effetti statisticamente non significativi, perché la
significatività può dipendere significativamente dalla dimensione del campione. Infatti, non è
strano che dei risultati di uno studio non siano statisticamente significativi ma con degli effect size
di tutto rispetto.

Riportare gli effect size per tutti i confronti o i test fornisce un modo per identificare l’accordo fra
gli studi. Infatti, gli ES possono essere usati come un indice comune tra gli studi che hanno
adoperato diverse misure.

L’effect size non deve essere confuso con l’importanza o il valore pratico di un effetto, anche se
spesso c’è una corrispondenza.

14.2.2 Intervalli di confidenza (confidence intervals, CI)

= fornisce un range di valori e riflette la probabilità che la differenza che la differenza nella popolazione (es.
tra gruppi) cada entro un range particolare.

L’intervallo non fornisce nessuna certezza che la differenza sia effettivamente compresa nel range.
Il range è basato sulle stime dei dati del campione e sulla base delle stesse informazioni che
vengono usati per i test di significatività statistica. Infatti, i valori comuni utilizzati per il CI sono il
135
95% o il 99% che si riferiscono ai criteri statistici di alpha .05 o .01. La formula per calcolare i CI è
stata fornita nella tabella 14.1. I punteggi z che vengono usati per testare la significatività (es.
punteggio z di 1.96 per p=.05) vengono utilizzati per fornire i limiti superiore e inferiore dei CI.

Possono essere usati per testare la significatività, ma di solito non sono usati in quel modo. L’idea è
invece quella di avvantaggiarsi del range e dell’intervallo, cioè quanto è piccolo o ampio come
misura di precisione → più è piccolo l’intervallo maggiore è la precisione della stima.

Possono essere usati sia con l’ES che con l’unità di misura originaria delle variabili dipendenti
utilizzate nello studio (es. punteggi sulle misure di depressione o di ansia).

Sono stati fortemente supportati come aggiunta o anche come rimpiazzo del test di significatività
statistica → si distaccano dal pensiero dicotomico (significativo/non significativo) aiutando ad
andare oltre all’accetto/rifiuto dell’ipotesi nulla

L’intervallo permette di vedere se anche la mancanza dell’effetto potrebbe essere ragionevole


(cioè lo zero è nel range di intervallo). Se la potenza dello studio è bassa è probabile che il CI sia
ampio (range ampio) e potrebbe includere la possibilità che ci sia un effetto piccolo o non ci sia
affatto, cioè che lo zero sia compreso nel range di CI.

Sono molto semplici da calcolare e da ottenere, ma è molto importante un processo di formazione


dell’operatore.

Regola generale: è importante riportare sempre i CI negli studi in cui stai conducendo un test di
significatività statistica.

14.2.3 Le barre di errore nella presentazione dei dati

Nella rappresentazione grafica dei dati, vengono rappresentate le medie per ogni gruppo o condizione.
Tuttavia, in queste rappresentazioni a volte medie e differenze di medie sono difficilmente interpretabili
senza una misura di variabilità: su qualsiasi grafico è facile distorcere percettivamente quanto sembra
grande una specifica differenza (es. una differenza media di 10 punti può sembrare molto grande o molto
piccola a seconda della scala che viene usata nell’asse y)

= misura di variabilità che viene di solito rappresentata sopra o sotto la media riportata nel grafico.

Vengono impiegate diverse misure di variabilità (CI, errori standard della media, una o due dv st).
probabilmente la migliore misura a disposizione è il CI.

136
Quando i range delle barre degli errori:

Non si sovrappongono → le medie vengono considerate significativamente diverse, almeno


quando CI95 e CI99 vengono usati per calcolare il range.

Si sovrappongono→ non è probabile che le medie siano diverse

Vantaggio: fornire un range di valori invece della sola media e vedere fino a che punto quei range si
sovrappongono tra i gruppi e anche la precisione della stima (range più piccoli → maggiore precisione
nell’identificare la media della popolazione).

Regola generale: quando vengono rappresentate graficamente le medie è utile aggiungere le barre di
errore al grafico; bisogna scrivere espressamente nella leggenda che descrive le figure esattamente cosa
significano le barre di errore perché vengono impiegate diverse misure (CI, dv st, ecc) e ciascuna richiede
un’interpretazione diversa.

14.2.4 La significatività statistica, la dimensione dell’effetto e la significatività clinica o pratica

Significatività statistica o pratica di un risultato

= nella psicologia clinica e in altre aree in cui i risultati possono avere un impatto, interessa anche
esaminare se i partecipanti beneficiano davvero dall’intervento che viene proposto.

Termine usato di frequente nel contesto della ricerca sugli interventi. Si riferisce a un cambiamento
che può fare una reale differenza per i clienti che ricevono il trattamento.

Non c’è un’unica misura o un unico indice della significatività pratica (la misura potrebbe includere
il funzionamento quotidiano, la qualità della vita degli individui, il costo o il rapporto costi/benefici,
ecc.). Il focus dello studio (funzionamento psicologico, malattia, ecc.) determina quale opzioni tra le
tante riflette l’impatto.

I tre modi di valutare i dati – significatività statistica, dimensione dell’effetto e significatività pratica –
vengono spesso confusi:

▪ Significatività statistica – significatività pratica: la significatività statistica è spesso interpretata dai


ricercatori come “significativo”, ossia come il termine usato nella vita di tutti i giorni per indicare
che qualcosa è importate o fa la differenza.

137
▪ Dimensione dell’effetto – significatività pratica: un ES ampio potrebbe essere confuso con
l’evidenza di una significatività pratica o clinica, invece non c’è nessuna associazione. La variabile
dipendente che mostra un ES ampio potrebbe essere non associata alla performance quotidiana
(es. tempi di reazione, cambiamento nell’attivazione celebrale, ecc.). Anche se la misura è rilevante
per un problema applicato, un ES ampio può non essere traslato direttamente sulla significatività
pratica.

La valutazione dell’importanza pratica del cambiamento è solitamente usata come aggiunta al test della
significatività statistica: una volta che la significatività statistica è evidente (es. tra il gr che riceve
l’intervento e quello di controllo), viene poi quantificato se l’intervento ha avvicinato in modo sensibile il
cliente al funzionamento adeguato, cioè se il cambiamento è importante.

14.3 LE DECISIONI CRITICHE NEL PRESENTARE E ANALIZZARE I DATI

Ci sono numerosi snodi decisionali che devono essere affrontati quando si conducono le analisi dei dati. Per
molti di questi non ci sono linee guida chiave su come deve comportarsi il ricercatore.

Tali decisioni possono avere un enorme impatto sui risultati di uno studio. È importante essere consapevole
di questi snodi decisionali ei prendere delle decisioni pensate.

14.4 IL TRATTAMENTO DEI DATI MANCATI

In ogni studio in cui il soggetto viene valutato nel tempo, c’è la probabilità che alcuni soggetti lascino lo
studio prima che tutti i dati siano stati raccolti.

L’attrito o i drop-out costituiscono una minaccia a ogni tipo di validità. La perdita dei soggetti apre delle
sfide particolari per la valutazione dei dati.

Assunto del vero esperimento: i soggetti vengono assegnati in modo randomizzato. I soggetti una volta
assegnati rimangono nei loro gruppi.

Se gli individui interrompono lo studio, i gruppi non sono più formati in modo randomizzato → la perdita
dei soggetti cambia lo stato di uno studio dall’essere un vero esperimento a un quasi-esperimento.

Anche se lo stesso numero di persone di soggetti per gruppo lascia lo studio, questo può generare un bias
di selezione.

Come comportarsi con i dati mancanti?

I metodi impiegati per trattare i dati mancanti sono principalmente tre:

138
14.4.1 Analisi dei dati completi (completer analysis)

Negli studi di intervento e longitudinali rimpiazzare i soggetti che abbandonano non è possibile.

= i ricercatori analizzano i dati solo per quei soggetti che hanno completato lo studio e che hanno
completato le misure in tutte le sue occasioni (es. pre e post).

Alcune persone potrebbero lasciare lo studio prima di essere sottoposte a tutte le condizioni o possono
aver completato le condizioni alle quali dovevano essere esposti ma senza terminare la valutazione finale.
Comprensibilmente, vengono analizzati solo coloro che hanno fornito dei dati completi. La ragionevolezza e
l’apparente logica dell’analisi dei dati completi potrebbe essere la ragione per cui questo è il metodo di
default per trattare i valori mancanti in molti sotware statisTici.

MA

L’analisi dei dati completi massimizza il bias dell’analisi dei dati, cioè, i gruppi non sono più costruiti in
modo casuale e le differenze tra i gruppi possono riflettere chi rimane nello studio o chi risponde a quello
specifico trattamento.

➔ Ci sono problemi di:

Validità interna (bias di selezione, selezione x maturazione – che sta a significare che la minaccia
può variare tra i gruppi)

Validità esterna (a chi si applicano i risultati dal momento che coloro che hanno completato il
trattamento hanno omesso alcune porzioni di soggetti)

Validità di costrutto (era la manipolazione sperimentale da sola o in combinazione con degli


specifici soggetti che si sono auto-selezionati rimanendo nei loro rispettivi gruppi)

Validità della valutazione dei dati (mancanza di potenza statistica probabilmente dovuta a chi ha
lasciato lo studio, cambiamenti nelle medie e nella variabilità in qualche modo non chiaro)

Chiaramente molte cose in metodologia sono una questione di quantità e qui c’è bisogno di un po’ di senso
comune. (es. se abbiamo due gruppi che in totale costituiscono 200 soggetti – N=200 – e uno o due soggetti

139
lasciano lo studio, è improbabile che sia un bias. Quando la N diventa più piccola e la porzione di drop-out
aumenta, è più probabile che il bias di selezione diventi un problema).

Dato che questa strategia viola l’assunto della composizione randomizzata dei gruppi, sono da preferire
altre strategie per il trattamento dei dati mancanti.

14.4.2 Analisi Intent-To-Treat (intenzione al trattamento)

= creata pe preservare la randomizzazione dei gruppi tenendo tutti i casi nello studio. Ciò significa che i dati
per ogni soggetto vengono analizzati in accordo al gruppo a cui era assegnato sia che il trattamento
programmato sia stato fornito, ricevuto o completato, oppure no.

Usa un modello di imputazione → sposta avanti l’ultimo dato

In questo caso anche i soggetti che hanno lasciato lo studio devono essere inclusi, sia che lo abbiano
lasciato alla fine del trattamento o nei primi minuti della seduta.

Ma questi soggetti, come possono essere inclusi nelle analisi?

Si usa al posto della misura mancante l’ultimo dato (il precedente) che i soggetti hanno fornito (es.
per chi non ha completato la valutazione post-trattamento, i punteggi pre trattamento vengono
impiegati anche per il post trattamento)

➔ Includendo tutti i dati nell’analisi diminuirà la probabilità che i fattori di selezione possano
spiegare le differenze tra i gruppi

Conduzione di una valutazione dei drop-out al punto in cui hanno abbandonato lo studio: per i
soggetti che hanno abbandonato lo studio, a volte possiamo ottenere delle misure al punto in cui lo
hanno lasciato. Se i soggetti possono essere contattati e completeranno le misure, i dati possono
essere utilizzati come misure post-trattamento. Non è semplice raccogliere i dati per i drop-out, ma
può essere tentato (es. con degli incentivi monetari, con interviste telefoniche anziché di persona,
ecc.). Presumibilmente una valutazione completata al punto del drop-out, sarà meglio che
semplicemente riutilizzare i dati del pre-trattamento come misura pre e post.

Il più delle volte l’analisi Intent-To-Treat usa gli ultimi dati.

Questa è un’analisi comunemente utilizzata, ma non viene considerata il metodo di elezione perché opera
degli assunti su chi abbandona il trattamento e perché presenta un forte rischio di introdurre bias.

14.4.3 Modelli di imputazione multipla

Usa diverse stime dei dati mancanti. Può fornire 5 o 10 stime di quale avrebbe potuto essere un valore
mancante. Una media delle stime dei dati fornisce una stima più difendibile dei dati mancanti generali.

Sono modelli poco comuni e non vengono spiegati frequentemente

14.5 GLI OUTLIER E LA POSSIBILITA’ DI CANCELLARE I DATI

Una questione importante che può emergere dall’analisi dei dati è che alcuni punteggi siano alquanto
estremi.

Outlier = osservazione o punteggio che si discosta ampiamente dal resto dei dati

140
Come primo passo nella valutazione dei dati è abbastanza utile osservare graficamente la distribuzione di
tutti i soggetti, da cui si può anche notare se ci sono outlier individuali o del cluster di punteggi.

I punteggi estremi possono distorcere i dati: possono far aumentare la media oltre il contributo di altri
punteggi perché sono così alti e si aggiungeranno alla deviazione standard (aumento della variabilità)
perché la formula per calcolare la dv st include la sottrazione di ciascun valore dalla media.

Nelle analisi statistiche per la ricerca gli outlier possono distorcere i dati:

➔ Dovrebbero essere eliminati, e se sì, con quale criterio?

Prima di deciderlo dobbiamo porci alcune questioni critiche:

Cosa sono gli outlier?

Vengono utilizzate molte definizioni diverse e anche molte procedure diverse per identificare gli outliers.
Quindi, quando si prende una decisione ci possono essere dei precedenti, ma nessuna giustificazione
chiara.

Gli outlier dovrebbero essere eliminati?

I software statistici, quando calcolano le analisi, offrono delle opzioni per eliminare dei punteggi sulla base
di qualche status di outlier. Queste opzioni per eliminare i casi rendono tutto molto più semplice, ma è
necessaria una considerazione molto più attenta e chiedersi: perché eliminare gli outlier? E su che base?

Se si decide di eliminare gli outlier, con che procedura o metodo? E che effetto avranno le diverse
opzioni sui risultati sostanziali e le conclusioni di uno studio?

Presumibilmente, gli outlier non dovrebbero essere eliminati solo perché distorcono i dati. Gli outlier sono
parte dei dati e le ragioni per la loro possibile eliminazione sono importanti. Ci potrebbero essere delle
buone ragioni che permettono di spiegare la performance degli outlier e quando ci sono è bene metterle in
luce (es. errore procedurale o guasto delle macchine → queste sarebbero delle buone ragioni per eliminare
gli outlier). C’è meno dibattito nell’eliminare i soggetti quando in qualche modo sono implicati dei grossi
errori nella loro partecipazione o nell’assessment.

Cosa dovremmo fare con gli outlier?

▪ Provare a trovare una ragione per cui ci sono dei punteggi outlier nello studio (es. una qualsiasi
questione legata alla procedura o all’inserimento dei dati) per essere certo che non c’entri.

▪ Considerare il metodo per trattare gli outlier. Alcuni metodi non eliminano gli outlier, ma hanno un
modo per regolare i dati mantenendo i punteggi estremi.
141
▪ Se si sta pensando di eliminarli, considerare l’utilizzo di più di un modo per definire gli outlier. È
bene presentare l’analisi dei dati con e senza outlier in modo che si possa giudicare l’impatto della
decisione presa. Bisogna essere completamente trasparenti rispetto a come gli outlier sono stati
definiti e quale metodo è stato usato per trattarli.

NB: stai attento a eliminare i soggetti! Il farlo è spesso basato su degli assunti che non hanno delle basi
forti. I punteggi estremi possono essere legittimi (es. nell’atletica vengono chiamati record; nelle abilità
sociali li chiamano sfigati o socialmente capaci).

➔ Gli outlier sono reali e spesso in mezzo a noi

Altre questioni importanti rispetto all’eliminare soggetti con punteggi estremi:

a. I punteggi estremi possono essere fonti di idee per la ricerca; studiare individui con punteggi
estremi può essere fortemente di valore (es. alcuni trattamenti efficaci per il cancro sono derivati
da risultati su un solo soggetto che aveva risposto alla cura, che per gli altri era risultata un
fallimento).

b. L’eliminazione dei soggetti e il come trattare i punteggi estremi sono questioni ampie non solo nella
scienza psicologica ma an che in ambito scientifico.

Quindi, quando si conduce una ricerca quindi bisogna esaminare l’impatto della propria decisione di tenere
o eliminare i dati ed essere completamente trasparenti così che il lettore possa valutare cosa hai fatto e le
sue implicazioni.

Se si sta leggendo una ricerca bisogna:

-Controllare le dimensioni del campione (N)


-Continuare a leggere per trovare il vero N, cioè i soggetti che ce l’hanno fatta fino all’analisi dei
dati
- Scoprire cosa è successo a quelli che non ce l’hanno fatta ad arrivare all’analisi dei dati e capire
come mai
- Fare una valutazione sulla plausibilità e sull’impatto delle conclusioni
14.6 ANALISI CHE COINVOLGONO CONFRONTI MULTIPLI

In un esperimento, è probabile che il ricercatore includa molti gruppi e che confronti alcuni di questi o tutti
quanti tra loro.

14.6.1 Controllare i livelli di alpha

Esempio:

uno studio include quattro gruppi – 3 sperimetali (A, B, C) e uno di controllo (D). Il ricercatore potrebbe:

- condurre un test globale (analisi della varianza) per vedere se ci sono delle differenze tra gruppi.
Se le differenze sono statisticamente significative, possono essere fatti molti confronti singoli per
identificare quali gruppi differiscono da ciascuno degli altri.

- In alternativa il ricercatore potrebbe fare a meno del test generale: si potrebbero utilizzare tanti
confronti tra gruppi a coppie (pair-wise) in modo che ogni condizione (A, B, C) venga confrontata
con ciascuna delle altre e al gruppo di controllo (D).

L’alpha potrebbe essere posto a p<.05 per limitare il rischio di incappare nell’errore di Tipo I.

Livello di alpha = tasso di errore per confronto. Riguarda il rischio per un dato confronto

142
Con i test multipli, il tasso di errore globale o il rischio di errore di Tipo I può essere molto più alto.

L’aumento del tasso di errore di Tipo I uno viene definito come la probabilità crescente di identificare
l’accumulo della reale probabilità che l’errore di Tipo I aumenti con il numero dei test. Questo tasso di
errore globale viene chiamato tasso di errore experiment-wise

Di quanto aumenta il numero di p dipende direttamente dal numero di diversi confronti.

14.6.2 Considerazioni

C’è un generale accordo circa il fatto che i confronti multipli abbiano bisogno di alcuni aggiustamenti per
controllare l’errore di Tipo I → quando vengono calcolati così tanti confronti senza controllare il tasso di
errore experiment-wise, la probabilità di ottenere degli effetti significativi dovuti al caso aumenta.

Inoltre, quando i ricercatori devono prendere delle decisioni sulle analisi dei dati, l’accordo diminuisce.

L’utilizzo di una correzione come la procedura di Bonferroni è abbastanza comune ma, per quanto l’alpha si
ragionevole, il numero degli effetti significativi diminuisce quando viene usato un livello che ha avuto una
correzione

➔ Tanto più l’alpha per i confronti pair-wise diventa rigida, tanto più la potenza diminuisce e
aumenta la probabilità dell’errore di Tipo II.

Attualmente, il controllo dell’errore di Tipo I riceve una priorità più elevata rispetto all’errore di Tipo II e la
potenza. Quindi, i ricercatori sono incoraggiati a tenere l’alpha a .05 o a .01 quasi a tutti i costi. Il problema
di questo atteggiamento è che già sappiamo che la potenza nella maggior parte degli studi psicologici è
probabilmente troppo bassa per identificare degli effetti da piccoli a medi.

Ci sono altre alternative per il ricercatore che crede che i risultati principali siano supportati dai confronti
statistici, ma esse sembrano scomparire quando l’alpha viene corretto per controllare il tasso di errore
experiment-wise:

1. Il ricercatore può presentare i risultati sia per i livelli di alpha corretti che per quelli non corretti. I
risultati possono mostrare:

- sia test che rimangono significativi in entrambe le circostanze

- sia i test che sono significativi solo quando non corretti

2. il ricercatore può selezionare un alpha experiment-wise che sia leggermente più tollerante di
p<.05, ad esempio p<.10. La correzione di Bonferroni dividerà questo alpha per il numero di
confronti.

3. Il ricercatore potrebbe non essere interessato a tutti i confronti possibili, ma solo a un sottogruppo
che ha deciso anticipatamente e che si riferisce a una o due ipotesi primarie.

➔ Correggere l’alpha per questo piccolo numero di confronti significa che il tasso di alpha per
confronto non è così rigido. Infatti, per pochi confronti pianificati in anticipo, viene considerato
soddisfacente non correggere per il numero dei test.

4. Il numero di test potrebbe essere ridotto combinando le misure dipendenti.

Gli studi spesso includono diverse misure per mostrare le differenze tra i gruppi, molte di queste misure
possono essere altamente correlate e probabilmente misurano gli stessi costrutti. I punteggi delle misure

143
correlate possono essere standardizzati (=convertiti in modo che abbiano la stessa scala) e combinati in una
sola misura → combinare le misure correlate può ridurre il numero dei test statistici.

Stiamo discutendo i test di significatività statistica, ma vale la pena mettere in luce un’altra opzione:

Le misure della forza e della relazione (es. ES) possono essere usate e non sono soggette alle stesse
preoccupazioni dei test statistici.

Identificare i confronti di maggiore interesse per lo studio, i test statistici che verranno usati e il numero di
test sono tutte questioni che hanno:

- Implicazioni sulla dimensione del campione e la potenza statistica

- Un impatto diretto sulle conclusioni che il ricercatore deve trarre

Quindi, è di importanza critica che queste questioni siano considerate prima che vengano raccolti i dati del
primo soggetto.

14.7 ANALISI MULTIVARIATE E UNIVARIATE

Negli sudi sulle terapie, molte misure possono valutare il funzionamento in numerosi domini (es.
depressione, autostima, ecc.) e fare affidamento su diversi formati di valutazione (es. interviste,
questionari, osservazioni dirette).

➔ Quando ci sono diverse misure, la loro interrelazione genera delle questioni rilevanti per
l’analisi dei dati.

Di solito, le misure che sono associate le une alle altre non vengono combinate in un’unica misura. Ma la
loro associazione fa emergere un’altra questione.

Test univariati = test separati per ciascuna misura → esaminano un misura per volta.

Non prendono in considerazione la possibile ridondanza delle misure e la relazione che hanno le une con le
altre. Individualmente le misure potrebbero non essere in grado di produrre un effetto così robusto o
affidabile come quando vengono correlate.

Quando li usiamo? Se il ricercatore:

- Non considera le misure come concettualmente associate

- L’interesse primario o esclusivo è nelle singole misure di per sé, invece che come esse si
combinano o associano

- Le misure sono effettivamente non correlate

Test multivariati = includono molte misure in una singola analisi. Condurre delle analisi multivariate
potrebbe essere preferibile → tiene conto delle relazioni tra le misure e valuta la loro combinazione.
Quando ci sono molte misure dipendenti, possiamo considerare che i dati siano multivariati.

Quando li usiamo? Quando il ricercatore:

- È interessato a capire la relazione tra le variabili dipendenti

- Considera le misure come concettualmente associate

- È interessato a vedere vai modi per aggregare le misure specifiche

In che modo?

144
Le analisi multivariate considerano queste relazioni fornendo una combinazione lineare delle misure e
valutano se la combinazione fornisce un’evidenza per delle differenze significative.

Se le analisi multivariate globali indicano un effetto significativo, questo suggerisce che alcune combinazioni
di variabili hanno mostrato l’effetto dell’intervento o della variabile indipendente di interesse.

Solo dopo questo risultato si potrebbero allora effettuare dei test univariati (singoli test F su ciascuna
misura) per identificare le differenze specifiche su ciascuna delle variabili indipendenti.

L’alpha dovrebbe essere corretto in entrambi i test per evitare un elevato errore di Tipo I.

14.7.1 Considerazioni

Potrebbe essere abbastanza appropriato analizzare le misure dipendenti sia con le analisi multivariate che
con tanti test univariati.

14.8 COMMENTI GENERALI

Rispetto agli snodi decisionali delle analisi dei dati, è necessario evidenziare dei punti chiave:

❖ Qualsiasi decisione si prende bisogna essere espliciti e trasparenti

❖ Ogni volta, quando è possibile (non tutte le analisi possono essere anticipate), seleziona le strategie che
userai per gestire i punti decisionali prima che lo studio venga condotto.

❖ A volte le soluzioni vengono raggiunte dopo aver guardato i dati e visto se le ipotesi sono supportate.

14.9 TEMPI PARTICOLARI DELL’ANALISI DEI DATI

14.9.1 Comprensione ed esplorazione dei dati

Ci sono usi diversi dell’analisi esplorativa dei dati.

Analisi esplorativa dei dati = consiste in un tentativo di comprendere i dati e le strutture nascoste, le
informazioni e altre caratteristiche che potrebbero generare le ipotesi.

Questa analisi esplorativa non consiste nel trovare la significatività a tutti i costi, ma nel cercare:

- le relazioni tra le variabili

- le strutture nascoste nei dati che possono essere interessanti, singolari, sorprendenti o
deludenti

Obbiettivo:

Capire il più possibile a partire dall’insieme dei dati e vedere davvero se ciò che si trova può guidare il
prossimo studio.

L’esplorazione dei dati viene offerta nel contesto della generazione delle ipotesi (per un lavoro futuro).

Le esplorazioni possono:

- suggerire un moderatore da esplorare nella ricerca futura

- mettere alla prova delle opinioni che avevamo rispetto a meccanismi possibili

- oppure potrei trovare un insieme di relazioni forti e dirmi: “queste non hanno senso”. La sfida
consiste nel considerare perché le relazioni potrebbero aver senso e probabilmente ne seguirà
uno studio affascinante.

145
L’analisi esplorativa dei dati rappresenta una struttura formale per l’esplorazione dei dati che comprende
statistiche, grafici e modelli.

14.9.2 Ricerca basata sui dati raccolti precedentemente

Molta ricerca è condotta senza testare del tutto i soggetti e anche questa modalità promette di aumentare
negli anni a venire.

Ormai 40 anni fa, nella psicologia clinica, ci furono molti cambiamenti. Venne introdotto un nuovo modo di
revisionare la letteratura:

La metanalisi:

= consiste in una metodologia impiegata per combinare risultati provenienti da studi diversi. Tipicamente,
viene completata mediante la conversione delle misure di studi individuali in effect size. Con questa metrica
comune ora gli studi possono essere combinati

Una caratteristica iniziale della metanalisi consiste in un modo di combinare quantitativamente gli studi e
di ricavare delle stime degli effetti attraverso molti studi diversi → in questo modo si vanno a eliminare
molti tratti di una visione intrinsecamente soggettivi di una revisione narrativa

I cinque passaggi standard per la conduzione della metanalisi:

1. Identificare gli articoli da includere

Ciò richiede la definizione di quelli che saranno i temi e i termini della ricerca

2. Progettare i criteri di inclusione ed esclusione

3. Decidere come sarà la ricerca per rilevare gli studi pertinenti

Tipicamente le parole di ricerca vengono inseriti in database elettronici. È utile integrare questi database
andando su riviste pertinenti che pubblicano spesso sull’argomento e con studi che soddisfano i criteri

4. Ideare i sistemi di codifica per categorizzare e valutare il corpo di ricerca

Il focus più utile consiste nel guardare alla possibilità che vi siano dei moderatori (es. gli effetti
dell’intervento o della manipolazione sono diversi in funzione dei tipi di misure che sono state impiegate? Il
tipo di cliente fa la differenza nell’esito?).

Queste codifiche sono basate sugli interessi del ricercatore che conduce l’analisi.

Le codifiche diventano variabili indipendenti e sono valutate sulle variabili dipendenti.

Ogni studio sarà codificato su tutte le sue dimensioni di interesse.

5. Gli ES vendono calcolati a partire dagli studi

Ciò può essere fatto in modi diversi e le decisioni qui fanno la differenza.

Infine, l’analisi ora descrive (riassume la letteratura) e testa la possibilità che i moderatori (codifiche)
influenzino gli esiti (ES).

La metanalisi va ben oltre il mero riassunto quantitativo della letteratura.

Tale metodo è utile quando:

- si vuole riassumere la letteratura dal punto di vista quantitativo

146
- per testare nuove predizioni che solitamente non hanno potuto o non sono state valutate

Esempi di usi della metanalisi:

• Studi di neuroimaging per testare quali processi cerebrali e quali centri cerebrali sono
probabilmente coinvolti nella regolazione delle emozioni

• Performance di individui con depressione clinica in compiti emotivi

• Variazione tra le culture in relazione al locus of control e ai sintomi di depressione e ansia

• La natura del cambiamento di supporto sociale ed eventi di vita nel corso dello sviluppo adulto

Le Analisi secondarie:

= condizione di studi empirici basati su dati già raccolti

➔ non si devono testare i soggetti nel senso di raccogliere nuovi dati, ma si ricorre a insiemi di
dati già disponibili

L’analisi riconosce che vi sono molti database e ampi insiemi di dati che sono ricchi e facilmente
disponibili. Gli insiemi di dati possono derivare da molti fonti diverse, tra queste vi sono principalmente le
agenzie governative (es. federali, statali) ma anche altre fonti (es. archivi universitari, materiale
supplementare di articoli di riviste che hanno richiesto dati e materiali di codifica).

L’utilizzo di database non consiste semplicemente nello scaricare il file di dati. I dati sono resi disponibili in
file di diverso formato e vengono offerti programmi per convertire i dati da un formato all’altro.

I passaggi per condurre le analisi dei dati secondari:

Vantaggi – vi è la probabilità che:

✓ il progetto sia su larga scala e includa dati che sono estesi a un certo punto nel tempo e con il
tempo

✓ molti degli insieme di dati siano studi di coorte nei quali si può stabilire la linea del tempo tra le
prime variabili e gli esiti successivi

147
✓ il campione di tale insieme di dati possa essere particolare in uno di due modi:

1. il campione può essere rappresentativo di una popolazione di interesse e vengono utilizzati


particolari metodi per assicurare che tutti i gruppi siano rappresentati.

(La psicologia raramente utilizza la selezione casuale nella selezione dei soggetti per la ricerca)

2. molti progetti includono campioni particolari (es. gemelli, bambini affetti da autismo) che sono
molto difficili da ottenere o accumulare in grandi numeri senza un progetto ben finanziato

✓ la ricerca comprenda un team ampio e costoso per il disegno dello studio, il reclutamento, il
mantenimento del campione, e la raccolta e analisi dei dati

Vi sono anche delle sfide:

Bisogna inventarsi una domanda importante alla quale si può rispondere attraverso i dati e, naturalmente,
alla quale non si è già risposto.

Il tempo risparmiato nel valutare i soggetti è compensato dall’assicurarsi che si comprendano i dettagli
della raccolta dei dati, del sommario, e così via.

Molte discipline (es. economia, scienze politiche, sociologia) usano le analisi dei dati secondarie. La
psicologia ha mostrato una certa riluttanza. È probabile che l’analisi dei dati secondaria aumenti negli anni
a venire, vi è un maggiore interesse nel rendere disponibili i dati per mettere insieme database più ampi
come depositi in cui molti scienziati possono collaborare e attingere. Il razionale è che il progresso
scientifico può essere più rapido se i dati vengono condivisi e combinati.

Vi è una nuova forma o avanzamento qualitativo nell’analisi dei dati secondaria cambiato big data che
rappresenta la condivisione del materiale e solleva nuove questioni.

Complessivamente, l’analisi dei dati secondaria fornisce opportunità ricche.

L’analisi dei dati secondaria inizia con il fatto che le decisioni chiave sono già state prese e stabilite → i dati
ci sono e bisogna lavorare a ritroso partendo da questi per elaborare ipotesi creative che possano essere
testate.

CAPITOLO 15. CAUTELE, EFFETTI NEGATIVI E REPLICAZIONI

15.1 L’INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI DI UNO STUDIO

Interpretazione dei dati = modo in cui parliamo dei risultati e li discutiamo

Comunicazione dei risultati di uno studio e la loro scrittura:

- paragrafo “Risultati” → valutazione quantitativa dei risultati, solitamente con i test statistici di
base e preferiti

- paragrafo “Discussione” → descrive e interpreta quelle analisi in forma narrativa. Viene messo in
parole ciò che dicono i risultati senza utilizzare i numeri.

Descrizione = dire “ciò che è successo”

Interpretazione = dire “perché” ciò è successo

La descrizione e l’interpretazione dei risultati sembrano concetti e compiti abbastanza diversi e in parte lo
sono. Tuttavia, talvolta la descrizione include alcune inferenze e interpretazioni.

148
L’interpretazione dei dati può essere complicata perché il significato dei risultati quantitativi di uno studio
può venire facilmente male interpretato. Di certo, è estremamente importante andare oltre
l’organizzazione sperimentale abbastanza specifica e i risultati statistici e dire qualcosa di più generale →
andare oltre i dati è auspicabile ed essenziale. Tuttavia, è facile infilarsi in qualcosa che va oltre quello che
consente il disegno. In seguito vengono spiegati alcuni esempi.

15.1.1 Salti comuni nel linguaggio e nella concettualizzazione dei risultati

Generalmente i risultati sono valutati mediante test di significatività statistica. Molte riviste richiedono che
vengano inclusi gli effect size o la misura della potenza della relazione → spesso entrambi vengono
involontariamente mal interpretati, in un modo che non rappresenta i risultati e quello che si può dire di
essi.

La verifica dell’ipotesi nulla è basata sulla dimostrazione del fatto che i risultati siano significativi o meno.
L’aggiungere aggettivi e parole entusiaste (“altamente”, “molto”, “abbastanza”) rappresenta un’adorabile
espressione di gioia, ma equivoca il sostegno della verifica dell’ipotesi nulla.

Es. “altamente significativo” in relazione alla verifica dell’ipotesi nulla e delle statistiche rappresenta
un’interpretazione errata o eccessiva.

Quando non è significativo, molti di noi non tollerano il fatto di dirlo e utilizzano termini come “si avvicina”
alla significatività (es. p<.06) → questi termini male interpretano il risultato quantitativo.

➔ Vi è un termine fondamentale che include tutti gli altri “non statisticamente significativi”

Un motivo del fatto che la valutazione dei dati si è mossa nella direzione di aggiungere le misure di effect
size è situato nei:

- Limiti del pensiero binario


- Vulnerabilità del termine “non significativo”
15.1.2 Cambiare il significato di parole “innocenti” e dire che una variabile “predice” un’altra

È molto facile spostarsi dal concetto e dalle parole “statisticamente significativo”, che naturalmente hanno
un significato molto limitato, al termine “significativo”, che ha un significato molto generale nel linguaggio
quotidiano.

“Significativo” nell’utilizzo quotidiano vuol dire

- Importante
- Degno di nota
- Ricco di significato
Un effetto “statisticamente significativo” può sicuramente essere importante, ma può anche essere
irrilevante.

Lo stesso problema di confusione e sovra interpretazione li possiamo ritrovare anche negli effect size. L’ES
ha dei livelli convenzionali che assomigliano a quelli delle T-shirt: small – medium – large. Specialmente
quando il risultato di un ES è large, è spesso confuso con l’importanza pratica e la significatività clinica. L’ES
non è necessariamente in relazione con qualcosa di rilevante nella vita dei partecipanti, ma rappresenta
una metrica importante per altri motivi.

“Una variabile ne predice un’altra, sì e no”

Un altro salto relativo al linguaggio/concetto comune in uno studio è rappresentato dal caso in cui a un
certo punto vengano valutate diverse variabili in un unico tempo (studio trasversale) e il ricercatore utilizza
analisi statistiche nelle quali emerge il termine “predizione”.
149
Il termine predizione può emergere nell’output delle analisi statistiche → i risultati esattamente come ci
aspettavamo possono mostrare che alcune cognizioni e caratteristiche di personalità sono statisticamente
significative nel “predire” la depressione ad esempio. Nel contesto dell’analisi dei dati il termine
predizione indica solo che le misure sono correlate.

Quando il ricercatore passa all’interpretazione dei risultati, spesso viene fatto un piccolo salto nell’utilizzo
della parola “predizione” → il ricercatore può usare il termine non solo per parlare di correlazione (che è
tutto ciò che è stato dimostrato dall’analisi), ma addirittura per parlare di causa e fattore di rischio (es.
alcune cognizioni e caratteristiche di personalità si uniscono per produrre la depressione).

Importante è anche prestare attenzione alle rappresentazioni illustrate e grafiche dei risultati, che
potrebbero suggerire una direzionalità da un determinato punto a un altro punto successivo → ciò può
portare a pensare a una causalità.

Soprattutto quando vengono condotti degli studi trasversali (in cui tutte le misure vengono somministrate
in un certo punto del tempo), bisogna essere molto cauti a parlare di predizione.

15.1.3 “Implicazioni” nell’interpretazione dei risultati

In uno studio, discutiamo le implicazioni dei nostri risultati.

Implicazioni = modo in cui i risultati specifici di uno studio possono avere conseguenze che vanno ben oltre
la dimostrazione e il paradigma di laboratorio limitato o specifico che abbiamo messo a punto per verificare
le nostre ipotesi

Le implicazioni sono particolarmente importanti → possono stimolare nuove idee di lavoro e creare
connessioni che il lettore altrimenti non farebbe.

In alcuni casi però, un’interpretazione eccessiva delle implicazioni può portare a sovra interpretare i
risultati. Le implicazioni vanno lette con cautela.

Esempio

Sappiamo che l’uso e l’abuso di alcol negli adolescenti è legato a diversi fattori, tra cui il fatto che la famiglia
pranzi o ceni insieme regolarmente. In uno studio sui giovani degli USA ci si era focalizzati sull’inizio
dell’utilizzo di alcolici. I giovani che consumavano i pasti insieme alla famiglia avevano meno probabilità di
assumente alcol quando venivano valutati 2-3 anni dopo.

Parlano delle implicazioni, gli autori indicarono: “Cenare insieme alla famiglia può essere un modo semplice
per i genitori di ridurre la possibilità che i loro figli inizino ad usare alcol”. Il merito degli autori risiede nel
fatto di aver utilizzato il termine “può” per conferire un’appropriata incertezza alla possibilità. Tuttavia,
all’interno di questo studio, non vi è alcun intento di suggerire che il fatto di modificare il consumo dei pasti
e farlo insieme possa avere un qualsiasi impatto sull’uso di alcol. Il passare a suggerire un intervento
verosimilmente sarebbe andare troppo oltre.

Nessun metodologo singolo (es. io) può ergersi a giudice e dire quali implicazioni si possono affermare e
sono esatte e senza dubbio. La discussione delle implicazioni è un luogo in cui le inferenze potrebbero
mischiarsi ai risultati.

➔ È importante essere cauti nei nostri lavori e anche nella lettura dei lavori degli altri; dobbiamo
essere scettici quando notiamo dei salti e l’utilizzo del termine “implicazioni” può essere un
segnale

15.1.4 Considerazioni ulteriori inerenti le “implicazioni”

150
Nello studio dei fattori di rischio e protezione (=antecedenti relativi a degli esiti futuri, es. uso di sostanze,
disturbi psichiatrici, ecc.) è relativamente comune per i ricercatori esaminare le implicazioni preventive dei
risultati. Specificamente, diciamo che gli interventi devono puntare proprio agli antecedenti.

Quando i fattori di rischio sono malleabili, anziché maggiormente fissi o difficili da cambiare ora, tendiamo
a passare alle implicazioni dell’intervento senza qualifiche appropriate → questo è un errore di
ragionamento. Il motivo è che un fattore di rischio può non essere correlato in modo casuale all’esordio del
problema, e il cambiamento del fattore di rischio può non avere alcun impatto sul cambiamento del
problema.

Esempio

➔ La lezione: non ci concentriamo su qualcosa negli scopi dell’intervento solo perché ciò viene
prima del problema; questo qualcosa potrebbe fungere da variabile “procura” per la variabile
che fa davvero la differenza e anche se la variabile (pasti in famiglia, calvizie) fosse
perfettamente accurata, questo non significa comunque che intervenire aiuterà.

Ciò ha delle “implicazioni” enormi nei contesti seri. La povertà precede tassi elevati di molte malattie e
morti precoci.

➔ Raccomandazione: bisogna essere consapevoli nell’estensione della discussione di quali salti in


avanti fare a partire dai risultati. Vogliamo delle implicazioni per la teoria e la comprensione,
così come per la pratica. È importante considerare quali sono le implicazioni dello studio per la
151
teoria inerente i fenomeni che stiamo studiando e da quelli quale dovrebbe essere il prossimo
studio o gli studi che sono realmente necessari per andare avanti nell’area.

Queste sono le implicazioni che andrebbero incoraggiate.

15.1.5. Più analisi dei dati possono migliorare l’interpretazione dei dati

Nella maggior parte degli studi, il ricercatore indaga le differenze complessive dei gruppi. Il ricercatore
cerca un effetto principale (effetto complessivo) delle due (o più) condizioni, ma è improbabile che l’effetto
complessivo si applichi a chiunque: non tutte le persone nella condizione sperimentale sono cambiate nella
direzione predetta e non tutte le persone nell’altra condizione o in quella di controllo sono rimaste uguali.
Vi è una variazione all’interno del gruppo o della condizione.

Esempio

Uno studio ha valutato l’efficacia dei farmaci nel trattare la depressione e la possibilità che vi fossero
differenze nella risposta tra pazienti Europei-Americani e Afro-Americani. Entrambi i gruppi etnici risposero
ugualmente bene: complessivamente, circa il 50% dei pazienti rispose al trattamento.

Abbiamo un effetto principale o complessivo (il farmaco ha funzionato). tuttavia, possiamo fare di più per
comprendere la variazione nella risposta?

Esplorazione dei moderatori del trattamento:

Esempio

Diciamo che siamo interessati a confrontare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) con una
condizione placebo di attenzione per il trattamento della depressione. Nel post trattamento confrontiamo i
gruppi per diverse misure di depressione.

Come illustrato in figura, vi sono due gruppi nello studio. Potrebbe essere utile e vantaggioso come guida
per la ricerca successiva esplorare questo tema più in profondità, sapere di più su questi due gruppi per
comprendere chi risponde al trattamento.

Nel pannello inferiore, il gruppo CBT è diviso in due sottogruppi sulla base del fatto che i soggetti abbiamo
risposto bene al trattamento (Responder) o meno (Non-responder). Per identificare quali caratteristiche
differenziano questi gruppi possono essere esplorati i dati → queste sono tutte analisi post hoc invece che
a priori e si dovrebbe stare particolarmente all’erta rispetto ai limiti (es. la potenza potrebbe essere bassa,
potrebbero essere fatti molti test per massimizzare i risultati casuali).

152
Potremmo analizzare i responder e i non-responder per vedere se vi sono differenze al pre trattamento.
L’obiettivo di queste analisi è: generare ipotesi relative a cosa potrebbe essere pertinente, d’aiuto o
rilevante per la risposta al trattamento.

Il valore delle analisi risiede nel:

a. Riflettere sul modo in cui le differenze possono spiegare i risultati

b. Utilizzare tale informazione come base per un altro studio → spesso il valore di uno studio sta nel
modo in cui esso è informativo per lo studio successivo

In questo caso, la valutazione dei dati non ha nulla a che fare con la pubblicazione o la scrittura di un
report, ma piuttosto con la comprensione di cosa potrebbe essere in atto → stiamo cercando degli indizi.

15.1.6 Un altro esempio di come più analisi dei dati ne migliorano l’interpretazione

Esempio di uno studio su bambini con comportamento aggressivo e anti-sociale (pag. 344-345)

15.1.7 La ricerca dei moderatori o delle interazioni statistiche

La ricerca dei sottogruppi o dei fattori che influenzano chi risponde a una manipolazione o a un intervento
consiste nella ricerca di moderatori o interazioni statistiche, anziché di effetti principali.

Interazioni:

= riflettono il fatto che l’impatto di una variabile non è lo stesso in condizioni diverse, ma varia
sistematicamente in funzione delle condizioni. Come sottolineato in precedenza, la ricerca a posteriori di tali
condizioni è utile, in particolar modo, come guida agli studi successivi.

Se possibile, è particolarmente utile predire le interazioni tra le variabili → spesso riflettono una maggiore
comprensione di come operano le variabili indipendenti rispetto al fare predizioni sugli effetti principali.

Esempio:

➔ La predizione di effetti moderatori rappresenta una base eccellente per la ricerca perché piò
contribuire a una comprensione più profonda dei meccanismi e dei processi che spiegano come
funzionano le variabili e perché i loro effetti variano in condizioni differenti.

Le interazioni statistiche possono fornire indizi importanti attraverso:

153
l’identificazione di quali fattori sono fondamentali

l’incoraggiamento di considerazioni sul perché questi fattori siano rilevanti.

15.1.8 Commenti generali

Un motivo per condurre le analisi esplorative risiede nel comprendere i propri dati e identificare la
presenza di pattern, eccezioni interessanti e possibili sottogruppi.

Esempio:

due gruppi in un dato studio possono non essere diversi. Sono stati fatti tutti i test statistici possibili ma non
è uscito niente. Verosimilmente, nascosti all’interno dei gruppi vi sono dei sottogruppi che hanno risposto
bene → dei moderatori o delle interazioni potrebbero essere nascoste. Certo, le risposte di un sottogruppo
che si identifica a posteriori potrebbero essere dovute al caso, o alla regressione statistica o le risposte alle
nostre infinite preghiere di trovare qualcosa. Ma potrebbe essere anche qualcosa di importante o
interessante.

15.2 RISULTATI NEGATIVI O NESSUNA DIFFERENZA NEI RISULTATI

L’ipotesi nulla afferma che la variabile indipendente non avrà alcun effetto e quindi che le condizioni
sperimentali non saranno diverse → nella maggior parte degli studi la presenza di un effetto è decisa in
base al fatto che l’ipotesi nulla venga rifiutata.

- Rifiuto ipotesi nulla → risultato positivo

- Fallimento nel rifiutare l’ipotesi nulla → risultato negativo

Il modello di valutazione dell’ipotesi nulla (Null Hypothesis Significance Testing, NHST) è di gran lunga il
modello predominante in psicologia e più in generale nelle scienze.

Molte indagini non producono risultati statisticamente significativi o altre evidenze che la variabile
indipendente abbia influenzato i partecipanti.

“Risultati negativi” = non vi sono differenze statisticamente significative tra i gruppi sottoposti alle diverse
condizioni o il risultato non è emerso nel modo in cui il ricercatore sperava o si aspettava.

Solitamente il termine è utilizzato per indicare che i gruppi non differiscono → accettazione dell’ipotesi
nulla

“Risultato positivo” = presenza di differenze significative.

È un criterio fondamentale per decidere se uno studio merita la pubblicazione. A questo ci si riferisce con
publication bias = ossia la tendenza a favorire la pubblicazione di studi in cui si trovano differenze. Tale bias
è reale (studi con differenze significative hanno davvero maggiore probabilità di essere pubblicati) e
rappresenta una grande preoccupazione nel campo della pubblicazione scientifica → il bias distorve quello
che potremmo concludere

Esempio:

un confronto tra studi pubblicati che valutano i farmaci nel trattamento della depressione e i reporte di
quegli stessi studi ha consentito di esaminare in che misura sono stati pubblicati risultati positivi e negativi.

Il fatto che un farmaco fosse efficace rendeva molto più probabile la pubblicazione del risultato rispetto al
fatto che il farmaco non mostrasse un effetto.

154
➔ Le conclusioni sull’effetto di un farmaco antidepressivo chiaramente sono falsate dalla
pubblicazione estremamente selettiva dei risultati dei trial clinici

Ovviamente la pressione non riguarda il fatto di riportare i dati, ma di trovare delle differenze → questa
pressione contribuisce alla presenza di frodi e cadute di integrità scientifica.

La ricerca di differenze tra i gruppi di modo che i risultati siano pubblicabili può comportare:

➢ il sacrificio di standard metodologici

➢ la possibilità di bias accidentali

➢ occultazioni totali.

Piuttosto che, o per lo meno in aggiunta, al fatto che vengano trovate delle differenze, il valore di uno
studio può essere stimato in funzione della sua:

✓ Concettualizzazione = si riferisce all’importanza della questione, ai supporti teorici e a quanto la


questione è ben ponderata

✓ Adeguatezza metodologica (Metodologia) = fa riferimento a tutti quei fatti che mettono in luce
minacce alla validità e fonti di errore.

La concettualizzazione e la metodologia di un’indagine non sono necessariamente legate all’esito o alla


significatività statistica dei risultati.

La difficoltà nel giudicare il valore di uno studio qualsiasi è che regolarmente coloro che si occupano del
giudizio non concordano né sull’importanza di un risultato né sull’adeguatezza metodologica. Si fa troppo
affidamento sul rifiuto dell’ipotesi nulla e sulla significatività statistica, perchè rappresentano delle basi
relativamente semplici per valutare la ricerca.

15.2.1 Ambiguità dei risultati negativi

Ai risultati negativi (assenza di differenze) è solitamente associata dell’ambiguità. Vi sono molte spiegazioni
per un risultato “senza differenze”, tra queste vi sono cinque ragioni principali:

1. Lo studio aveva una potenza statistica insufficiente a rilevare una differenza che in realtà era
presente

2. La manipolazione sperimentale non è stata effettuata come previsto: il ricercatore non ha potuto
ripetere o effettuare la manipolazione o l’intervento, o la manipolazione non è stata effettuata
come pianificato (es. diffusione del trattamento, scarsa aderenza degli sperimentatori o terapeuti, i
gruppi non risultavano differenti al controllo della manipolazione).

3. I livelli della variabile dipendente (es. basso, medio, alto) non erano ottimali o non hanno fornito
un test forte: quando mettiamo in atto un intervento psicologico, raramente abbiamo un’idea di
come renderlo veramente potente anziché veramente debole. La teoria può essere molto utile:
può proporre quali caratteristiche rappresentano il motivo principale del fatto che si verificherà un
cambiamento e tramite ciò influenzare gli elementi da ottimizzare e massimizzare nello studio.

4. I dispositivi di assessment possono non essere sufficientemente sensibili da riflettere differenze


reali (per es. dovute a una performance del campione altamente variabile, effetti soffitto o
pavimento ed errori considerevoli nelle misure).

5. Variabilità dell’errore eccessivamente incontrollata (es. eterogeneità dei soggetti, procedure


approssimative di implementazione dello studio).

155
15.3 PERCHE’ I RISULTATI NEGATIVI SONO UTILI

Vi sono numerose situazioni in cui i risultati negativi sono molto informativi, interpretabili e perciò
estremamente utili.

15.3.1 Quando i risultati negativi sono interpretabili

Gli effetti negativi sono interpretabili e informativi in alcune condizioni:

a. Nel contesto di un programma di ricerca i risultati negativi possono essere davvero informativi.

Un programma di ricerca = serie di studi condotti da un ricercatore o un gruppo di ricercatori.


Presumibilmente studi diversi avranno prodotto delle differenze tra i i gruppi. La dimostrazione delle
differenze tra i gruppi in alcuni degli studi rimanda al fatto che le procedure sperimentali sono sensibili agli
effetti della manipolazione sperimentale o dell’intervento → perciò si può escludere il problema che gli
esperimenti siano condotti male o che la metodologia sia troppo insensibile per rilevare differenze tra i
gruppi.

È probabile che i risultati siano interpretabili più facilmente quando vi è una serie di dimostrazioni che
attesta il paradigma generale e il perché è stato usato negli studi precedenti.

b. Quando sono replicati (ripetuti) da molti ricercatori diversi.

Quando viene trovata una relazione è estremamente difficile che venga precisata o rifiutata mediante una
ricerca successiva. Tuttavia, se i risultati negativi si accumulano nel corso di studi diversi, suggeriscono che
lo studio originale sia derivato da circostanze molto specifiche o forse da vari artefatti. I fallimenti nel
replicare non influenzano il modo in cui il settore interpreta o vede lo status del risultato originale.

Esempio:

Nello studio del Piccolo Albert è stato dimostrato che associando diverse volte un rumore forte a un topo
bianco (che in precedenza non aveva suscitato nessuna reazione in Albert) la presentazione del topo da
solo portava a una risposta di spavento. I fallimenti nella replicazione di questo studio non misero alla
prova il risultato relativo al fatto che le paure apparentemente possano essere condizionate.

c. Quando lo studio mostra le condizioni nelle quali i risultati vengono e non vengono ottenuti.

Questo aspetto viene facilmente raggiunto tramite un disegno fattoriale che permette la valutazione di
un’interazione. Un’interazione tra i diversi fattori indica che l’effetto di una variabile dipende dal livello di
un’altra variabile. Un’interazione può essere riflessa in un risultato che attesta che non ci sono differenze
tra i gruppi per alcuni livelli delle variabili, ma vi sono differenze statisticamente significative tra i gruppi per
un livello diverso delle variabili → cioè i risultati negativi si verificano solo in alcune delle condizioni
sperimentali.

d. Quando abbiamo pattern di risultati tra misure multiple.

Un risultato senza differenza può essere evidente in alcune misure, ma non in altre. Qui la questione non
riguarda i risultati negativi di uno studio di per sé, perché alcune misure hanno evidenziato risultati positivi
→ la questione riguarda come è utilizzata e riportata l’informazione.

Regola generale: quando un ricercatore può mostrare con uno studio singolo che una relazione particolare
tiene o meno sulla base di un’altra variabile o di un insieme di circostanze (un’altra variabile indipendente),
o non tiene tra le misure (es, variabili dipendenti), è probabile che lo studio sia particolarmente
informativo.

15.3.2 Quando i risultati negativi sono importanti


156
In varie circostanze, il fatto di non trovare differenze può essere estremamente importante. Nella ricerca
clinica e applicata, i risultati senza differenze possono essere importanti specialmente nel contesto di
possibili danni, effetti collaterali o costi di procedure o interventi alternativi.

In quanto a cittadini e consumatori della ricerca, forse più che nel ruolo di ricercatori, facciamo il tifo per gli
effetti negativi in molte aree della ricerca.

Esempio:

Verrebbe fatta una festa di quartiere in un paese se la ricerca si dichiarasse a favore dell’ “assenza di
differenze” confrontando due gruppi:

- Gruppo 1 – partecipanti selezionati perché fanno esercizio fisico, mangiano cibi sani e non
fumano

- Gruppo 2 – partecipanti selezionati perché passano la maggior parte delle loro giornate sul
divano o a guardare la tv, mangiano cibo spazzatura o fumano

Immagina lo studio: campione ampio, nessuna minaccia di validità, misure affascinanti di marker biologici
sulla salute cardiaca e follow-up per 80 anni per misurare la sopravvivenza. Quali sono i nostri risultati
immaginari? Rallegrati, risultati “negativi” (nessuna differenza) → posso smetterla di fustigarmi del fatto di
vivere come il Gruppo 2.

Al di là di questo esempio, vi sono circostanze reali e realistiche nelle quali siamo avidi di venire a
conoscenza del fatto che non vi siano differenze.

15.3.3 Esempi aggiuntivi del fatto che i risultati negativi sono importanti

Altri esempi, da pag.353

15.3.4 Considerazioni ulteriori inerenti l’importanza dei risultati negativi

I risultati senza differenza possono essere importanti anche per le potenziali questioni che sollevano. Per
esempio, programmi estremamente costosi per la riabilitazione di popolazioni speciali (es. nelle carceri, in
classi di educazione speciale possono mostrare di avere scarso o alcun impatto negli esiti che producono).

In generale, il valore dei risultati negativi deriva da:

Considerazioni sia sostanziali:

= riguardano la significatività delle questioni sperimentali o cliniche che guidano l’indagine.

La domanda potrebbe riguardare il fatto che l’assenza di differenze in due gruppi, condizioni o interventi
venga cercata attivamente (es. vaccinazioni, autismo).

Considerazioni metodologiche:

= si riferiscono alla cura con la quale lo studio è pianificato, messo a punto e valutato.

Il potere dello studio di dimostrare le differenze, se esistono, è cruciale.

I risultati senza differenza in uno studio ben costruito e controllato con una potenza adeguata (es. > 80)
devono essere considerati tanto quanto qualsiasi altro risultato.

15.2.5. Casi particolari legati alla ricerca degli effetti negativi

Trial clinici controllati randomizzati = studi nei quali viene messo in atto un intervento, assegnando i
soggetti a un intervento piuttosto che a una condizione di controllo.
157
I trial per il trattamento di condizioni nelle quali è in gioco la vita delle persone, spesso prevedono un
monitoraggio attento dei dati lungo il percorso, prima che lo studio venga completato. Un trial clinico
potrebbe venire sospeso se non sembra valere la pena di proseguire ulteriormente, ovvero se l’intervento
non sta funzionando.

Analisi dell’inutilità = progettata per identificare la probabilità che vi sia un risultato negativo o senza
differenza.

Perché condurre questa analisi?

- Spesso la conduzione di trial clinici è molto costosa

- Dall’inizio alla fine l’identificazione di un trattamento efficace può impiegare molti anni.

- Possono esserci numerosi candidati per il trattamento (es. farmaci diversi, trattamenti
alternativi) che è ragionevole valutare, ma non è possibile passarli in rassegna tutti in un trial
attento

Nonostante l’analisi dell’inutilità non sia utilizzata abitualmente, rappresenta un caso in cui gli effetti
negativi sono considerati molto importanti per identificare e aiutare la ricerca ad andare oltre, nella
direzione di interventi più promettenti.

15.3.7 Considerazioni ulteriori inerenti gli effetti negativi

Nel disegnare la propria ricerca è bene tenere in considerazione dei messaggi utili a cui attingere:

Bisogna essere sempre attenti al disegno e all’esecuzione di uno studio → le minacce alla validità
hanno implicazioni pratiche e influenzano ogni singolo studio

È bene progettare uno studio in cui non tutto dipenda dal supporto di un’ipotesi particolare o
singola → espandere le ipotesi per includere una gamma più ampia di variabili dipendenti che
potrebbe rendere particolarmente interessanti i risultati e consentire predizioni relative ai
moderatori

Muoversi su distanze maggiori per assicurarsi che le condizioni che vogliamo confrontare siano
nettamente diverse da un punto di vista sperimentale → invece di confrontare tre gruppi (un po’,
tanto e nessuno) rispetto a dei costrutti a cui tieni (es. depressione, empatia), inizia la tua ricerca
mostrando che puoi trovare una differenza con il confronto più forte (tanto vs nessuno).
Successivamente puoi considerare più sfumature quando padroneggi più effect size, potenza e altre
caratteristiche della conduzione dello studio che saranno d’aiuto quando vorrai rilevare effetti più
discreti.

Gli effetti negativi possono essere dovuti a:

- Variabili di fatto non correlate

- Il caso: le variabili sono realmente correlate, ma ciò non emerge

- Disegno sperimentale debole

15.4 REPLICAZIONE

La valutazione dei risultati di un esperimento, indipendentemente dalla presenza di una differenza


significati, consiste nel chiedersi se i risultati possono essere replicati, ovvero mostrati nuovamente in
un’altra valutazione empirica. La replicazione o riproducibilità è un tema centrale.

158
15.4.1 Definizione

Definizione:

• La replicazione è la ripetizione di un esperimento. Questo è un metodo di verifica dei risultati


scientifici mediante la dimostrazione o almeno la valutazione della possibilità che il risultato
originale possa venire ottenuto nuovamente.

Il concetto di base è quello di ripetere lo studio con l’obiettivo di valutare se il risultato originale viene
confermato. La replicazione di uno studio può essere effettuata dal gruppo di ricerca originario che ha
realizzato lo studio o da altri non coinvolti nello studio originale. La credibilità di un risultato è accresciuta
quando le replicazioni vanno oltre il ricercatore originario e il suo laboratorio. Con altri che mostrano il
risultato, siamo sicuri che il risultato non sia dipeso da procedure o caratteristiche del laboratorio originale
nel quale è emerso. La replicazione in linea di principio è pensata per rendere la scienza auto-correttiva. Nel
tempo, da valutazioni ripetute emergeranno risultati affidabili e quelli che erano dovuti al caso verranno
ritirati. Il processo stesso (studi ripetuti, accumulo di informazioni) aiuterà a correggere i risultati inaccurati
o falsi in uno studio particolare o in un insieme di studi.

15.4.2 Tipi di replicazione

Vi sono molti tipi diversi di replicazione e non esiste una singola definizione standard o una
categorizzazione universalmente adottata. I diversi tipi variano in parte in funzione del modo in cui lo
studio di replicazione segue le caratteristiche dell’indagine originale e delle dimensioni lungo le quali il
tentativo di replicazione può variare (per es. tipi di soggetti, compiti, modo di operazionalizzare). Due tipi di
replicazione da conoscere:

1. La replicazione diretta (o esatta) consiste in un tentativo di ripetere un esperimento esattamente


com’era stato condotto originariamente. Idealmente, le condizioni e le procedure della replicazione
sono identiche a quelle dell’esperimento originale.

2. La replicazione sistematica o approssimata si riferisce alla ripetizione dell’esperimento che


permette sistematicamente alle caratteristiche di variare rispetto a quelle dello studio originale. Le
condizioni e le procedure della replicazione sono progettate deliberatamente solo per
approssimarsi a quelle dell’esperimento originale.

È utile considerare la replicazione diretta e sistematica come punti di un singolo continuum.

▪ Una replicazione che si trova nel lato diretto (sinistro) del continuum seguirà il più possibile le
procedure originali. Ovviamente, la replicazione diretta è più semplice da eseguire per il ricercatore
159
che ha condotto l’indagine originale, in quanto questi ha accesso completo a tutte le procedure,
alla popolazione da cui era stato tratto il campione originale e alle sfumature delle procedure di
laboratorio (es. procedure di gestione dati). La replicazione diretta non richiede il gruppo di ricerca
originale, ma questo rappresenta il caso estremo in cui la replicazione ha più probabilità di
assomigliare allo studio originale. La replicazione diretta da parte di qualcun altro può essere più
difficile da condurre: le procedure non sono descritte sufficientemente nei report e negli articoli di
uno studio, c’è bisogno di materiale ulteriore. Idealmente, un individuo interessato a una
replicazione vicina all’esperimento originale otterrà e utilizzerà il più possibile materiali provenienti
dall’esperimento originale.

In linea di principio, una replicazione esatta NON è possibile, nemmeno da parte del ricercatore originale,
dal momento che la ripetizione dell’esperimento coinvolge soggetti nuovi valutati in un momento
temporale diverso ecc. Perciò, tutte le replicazioni consentono necessariamente ad alcuni fattori di variare;
la questione è il grado in cui lo studio di replicazione si discosta dall’indagine originaria.

▪ Una replicazione nella direzione dell’estremità sistematica (destra) del continuum varierà
l’esperimento deliberatamente rispetto una o più caratteristiche. Una replicazione sistematica
tende a variare solo una o alcune delle dimensioni rispetto alle quali lo studio potrebbe differire
dall’esperimento originale. Se i risultati di una replicazione differiscono dall’esperimento originale,
è auspicabile avere un numero limitato di differenze tra questi esperimenti, di modo che il motivo
possibile della discrepanza dei risultati possa venire identificato più facilmente.

15.4.3 Sviluppo dei concetti e dei termini

I concetti di replicazione diretta e sistematica possono essere chiari se considerati ai margini (estremi)
opposti di un continuum. La replicazione sistematica si discosta dall’insieme originale di procedure
attraverso la variazione intenzionale di alcune dimensioni o caratteristiche (es. chi funge da soggetto).

Fino a che punto tale estensione e distanza dallo studio originale rappresenta veramente una replicazione?
Consideriamo la distinzione tra una replicazione sistematica della ricerca e l’estensione di un risultato. Il
termine replicazione è riservato alle situazioni in cui viene fatto un tentativo di ripetere lo studio originale
attraverso un’approssimazione molto vicina o abbastanza vicina alle condizioni originali. Un’estensione di
un risultato originale inizia con l’idea che quel dato risultato originale sia buono (e magari già replicato).
Un’estensione si concentra sulla validità esterna o la generalizzabilità del risultato. Ci si chiede se, la
relazione tra le variabili può essere estesa ad altri campioni, situazioni, contesti. Un fallimento
nell’ottenimento di risultati coerenti con lo studio originale non rappresenta necessariamente
un’inconsistenza o un fallimento della replicazione, ma suggerisce che il risultato originale può reggere solo
in circostanze limitate.

La replicazione sistematica si confonde con l’estensione della ricerca. Il fatto che uno studio sia più una
replicazione sistematica, con l’enfasi principale sulla riproduzione di un risultato originale, o un’estensione,
con l’enfasi principale sulla verifica della generalizzabilità di un risultato (validità esterna), dipende da come
il ricercatore costruisce e dà forma allo studio. Il ricercatore può affermare che l’obiettivo dello studio è una
replicazione o un’estensione. Inoltre, uno studio può costituire sia una replicazione sistematica che
un’estensione, attraverso l’inclusione di condizioni originali e di condizioni nuove.

160
L’estensione talvolta viene descritta con un altro termine, “replicazione concettuale”. La replicazione
concettuale si riferisce a uno studio che cerca di dimostrare la relazione, il concetto o il principio primario
dello studio originale. Una replicazione concettuale non ha la pretesa di essere una replicazione diretta. La
replicazione concettuale può comprendere qualsiasi test che riassume il principio o il concetto guida di uno
studio (es. come una dieta povera di caloria influenza altre specie).

15.5 IMPORTANZA DELLA REPLICAZIONE

Prima – la replicazione è essenziale per escludere l’ipotesi che il risultato ottenuto sia dato dal caso. La
significatività statistica indica che il risultato (relazione tra le variabili) è reale, non è dato dal caso. Il caso
diviene meno plausibile quando c’è la replicazione del risultato dello studio iniziale.

Seconda – la replicazione è essenziale perché in un esperimento potrebbero operare molte influenze che
conducono a certi risultati. Replicando i risultati se persistono queste influenze potremmo pensare che il
fattore costituisca una caratteristica fondamentale per la spiegazione del fenomeno.

Terza – la replicazione è essenziale perché può contribuire a limitare gli errori del ricercatore legati al modo
in cui vengono analizzati e presentati i dati e a quali decisioni vengono prese dal ricercatore nella
preparazione del report. Ci sono diversi snodi decisionali nelle analisi dei dati, nelle misure da riportare, o
nelle altre fasi. A volte succede che il ricercatore faccia delle analisi preliminari dei dati per verificare la
presenza di un effetto, in seguito prende le decisioni alla luce di quello che scopre e questo introduce un
rischio molto maggiore che venga messo in luce un effetto casuale. Di conseguenza la replicazione
permette di eliminare un risultato dovuto ad una presentazione selettiva o ad una gestione erronea.

Un’occhiata preliminare non è dannosa, a volte è pianificata ma nella maggior parte degli studi di psicologia
lo studio completo deve essere condotto perché l’occhiata preliminare è utilizzata per sfruttare al meglio il
fatto di trovare un effetto casuale preliminare.

Quarta – la replicazione è essenziale per assicurarsi che i risultati non siano falsati. Risultati del genere
possono derivare da diverse azioni: dire che sono stati inclusi alcuni soggetti quando non lo sono stati,
truccare o alterare i dati o riportare qualcosa che non è così. Questa problematica è attuale, basti pensare
alla questione vaccini-autismo. Al di là del risultato specifico ci potrebbero essere conseguenze enormi per
il pubblico: ci sono bambini malati e che stanno morendo a causa del rifiuto dei loro genitori di vaccinarli.
Una falsificazione ha portato alla perdita di vite infantili. La frode danneggia la scienza e la fiducia pubblica.
La replicazione aiuta ad impostare risultati affidabili e veritieri.

Quinta – la replicazione è essenziale perché aumenta la credibilità della scienza e dei risultati scientifici per i
finanziatori e per i consumatori della ricerca. Come detto prima, però, è necessario che l’informazione che
circola sia basata su risultati replicabili.

15.5.3 Esempi di replicazione istruttivi ma brevi

1. Trattamento supportivo per pazienti oncologici

161
Ottantasei pazienti con tumore metastatico al seno assegnate casualmente a due gruppi: uno di
trattamento supportivo e cura di routine e l’altro solo cura di routine. Il trattamento supportivo migliorò la
qualità della vita delle pazienti e il tempo di sopravvivenza degli individui era differente: le donne con
trattamento supportivo sopravvissero una media di 36, le altre una media di 18 (la metà). Sono stati fatti
molti tentativi di replicazione e la maggior parte di questi sono concordi nella dimostrazione che non ci
sono vantaggi per la sopravvivenza. L’obiettivo originale era quello di migliorare la vita del paziente e quel
risultato rimane, ma è probabile che il vivere più a lungo richieda un altro intervento. I risultati negativi e la
replicazione furono necessari per nuove ricerche.

2. Parent Managemente Training (PMT) come trattamento evidence-based:

(Il PMT è un insieme di procedure attraverso le quali ai genitori viene insegnato come modificare il
comportamento dei loro figli a casa, promuovendo il comportamento prosociale, migliorando le modalità di
interazione e diminuendo il comportamento deviante).

L’intervento è abbastanza efficace con i bambini che hanno un comportamento oppsotivo, aggressivo e
antisociale.
Il PTM è stato studiato ampiamento e con sottili variazioni (di età e di gravità della disfunzione). Una
rassegna identificò 82 studi di variazione del PMT e il trattamento ha spesso portato un miglioramento per
quanto riguarda i report dei genitori e degli insegnanti del comportamento deviante, per quanto riguarda
l’osservazione diretta ed infine per quanto riguarda i documenti istituzionali. Oggi il PMT è un trattamento
evidence-based consolidato e questo deriva dalle replicazioni dirette e sistematiche e dalle tante estensioni
che vanno ben oltre il focus originale.

15.5.4 Un esempio aggiuntivo di replicazione

Il lavoro di Skinner sul condizionamento operante è iniziato con un lavoro meticoloso sugli animali ed è
arrivato all’elaborazione delle caratteristiche associate a ricompensa, punizione, et cetera. Il lavoro è stato
poi utile per interventi diretti a gruppi di ogni età, popolazioni di pazienti e patologie, setting come scuole e
contesti specifici (addestramento militare, …).

Come studiato in psicologia sociale, si tratta di un programma di rinforzo. In particolare si considera nel
libro un programma a intervallo fisso. Che si stia parlando di animali o di persona la regola generale è che si
ha una risposta sempre più veloce man mano che l’intervallo si avvicina, risposta scarsa o nessuna subito
dopo l’intervallo e poi ripresa quando l’intervallo si avvicina (vedi lo studio durante la sessione o il
Congresso Americano che emette i progetti di legge).
Sono tante le situazioni e queste replicazioni dirette e sistematiche hanno portato la conferma che l’effetto
possa essere ripetuto.

In presenza di tre condizioni c’è una maggiore probabilità che lo studio venga ripetuto:

- Associazione con un’importante preoccupazione per la salute


- Conseguenze dal punto di vista scientifico
- Violi una teoria prevalente o un consenso rispetto a ciò che sappiamo

Complessivamente il tasso di replicazione è basso. Una rassegna esaminò 100 riviste di psicologia, cercando
la parola “replicazione”: solo l’1.6% includeva il termine e solo l’1.07% era effettivamente una replicazione.

Inoltre, i risultati negativi tendono a non essere pubblicati, quindi i fallimenti nella replicazione non
vengono identificati facilmente. Questo bias alimenta la diffusione di risultati casuali: quando vediamo uno
studio con poche replicazioni che confermano non possiamo essere certi dell’affidabilità perché, allora, può
darsi che la disconferma (risultati negativi) non sia mai stata pubblicata. Inoltre, gli studi pubblicati spesso
sono quelli che hanno ottenuto la significatività statistica ma potrebbero esserci molti più studi che non
162
hanno raggiunto la significatività ma sono da ignorare? Ma se gli studi pubblicati fossero degli artefatti
(risultati casuali), quanti studi non pubblicati con effetti negativi sarebbero necessari per dimostrare che la
conclusione che non ci sia effetto?

Di certo, come regola generale, più studi supportano un risultato particolare e meno è probabile che i
risultati non pubblicati possano negare la relazione complessiva che è stata trovata.

L’analisi degli studi non pubblicati (che l’autore chiama nel cassetto) è una questione controversa.

15.5.5 Attenzione rinnovata alla replicazione

La replicazione occupa un posto peculiare nella scienza. Vogliamo che i risultati vengano replicati e sapere
quando questo non avviene.

Molte sfide presentano degli ostacoli:

❖ Il bias di pubblicazione

È forse la sfida più grande per l’identificazione di risultati affidabili e riproducibili. Come evidenziato in
precedenza la pubblicazione delle riviste favorisce molto gli articoli con “effetti positivi”, ovvero in cui
l’ipotesi nulla è stata rifiutata sulla base di test statistici. Ciò significa che molti articoli che vengono
pubblicati potrebbero essere quelli con effetti casuali. Il bias di pubblicazione interferisce con la nostra
identificazione di quali risultati sono o non sono replicabili.

❖ Il “caso”

Il caso di tanto in tanto porta a risultati positivi (ai quali ci si riferisce come errore di Tipo I) ed è associato al
bias di pubblicazione. È probabile che anche gli effetti negativi si verifichino per caso → c’è un effetto
reale, ma non lo abbiamo trovato nel nostro studio (errore di Tipo II). Questo significa che possiamo
regolarmente scartare le ipotesi e i risultati perché abbiamo concluso che lì non c’era niente. Possiamo fare
una stima degli errori di Tipo I e II, ma non così precisamente.

❖ Messaggio contraddittorio dato (nei testi, nelle lezioni di metodologia) rispetto all’importanza della
replicazione

Da un lato dicono che la replicazione rappresenta la spina dorsale della scienza, dall’altro vi sono pressioni
verso i ricercatori di fare qualcosa di originale.

Attività e rimedi per supportare e aumentare la replicazione:

163
ogni soluzione hai i suoi vantaggi e i suoi limiti.

164
15.5.6 Informazioni aggiuntive inerenti all’attenzione rinnovata alla replicazione

In psicologia è apparsa una nuova rivista: Archives of Scientific Psychology:

Tale rivista è unica per molti aspetti legati all’interpretazione dei dati, agli effetti negativi e alla replicazione.
Pubblica articoli in ogni area della psicologia che sono gratis e aperti al pubblico.

Caratteristica innovativa dell’intervista → agli autori viene chiesto di completare un questionario basato su
articoli già disponibili che riportano gli standard. Il questionario richiederà una descrizione molto esplicita
del razionale, dei metodi, dei risultati e dell’interpretazione.

La rivista si rivolge a diverse questioni che hanno rappresentato impedimenti alla scienza (non solo alla
scienza psicologica).

1. Il report dettagliato (questionario) fornirà molte più informazioni inerenti lo studio e il modo in cui
è stato condotto, rispetto a quello che le pubblicazioni consentono normalmente → il questionario
renderà la replicazione più fattibile.

2. Rendere esplicito il processo decisionale e il razionale per le decisioni può aiutare a combattere i
bias.

3. Tutti possono commentare sulla credibilità di quello che è stato fatto e sui risultati, dare
suggerimenti per i miglioramenti e nel frattempo guidare la ricerca futura → ciò permette che vi
siano numerose prospettive su tutti gli aspetti dello studio.

4. I dati dello studio saranno disponibili → qualsiasi utilizzo dei dati da parte di altri, richiederà ai
nuovi ricercatori di includere i ricercatori originali come autori in ogni articolo.

➔ La rivista incoraggia la trasparenza a più livelli. Cos’ha fatto l’autore e il pensiero alla base
vengono chiariti. Inoltre, i commenti di coloro che hanno revisionato l’articolo sono disponibili
e quindi abbiamo immediatamente prospettive diverse su quanto è stato fatto.

15.5.7 Il Progetto Riproducibilità

= se vogliamo sapere se i risultati sono replicabili, il modo più diretto è compiere studi di replicazione.

Il Progetto Riproducibilità sviluppa procedure precise che riguardano come questa riproducibilità possa
essere raggiunta nella ricerca psicologica.

(riproducibilità = replicabilità)

- È stata riunita una squadra di ricercatori con lo scopo di costruire, sviluppare e condurre alcuni
studi per replicare dei lavori precedenti.

- Sono stati selezionati studi da riviste rinomate e tra questi ne sono stati identificati alcuni per la
replicazione.

- Per ogni articolo il focus era su un risultato chiave da replicare.

- Gli autori dello studio originale sono stati coinvolti per fornire un feedback e i cambiamenti da loro
consigliati potevano essere integrati nel disegno dello studio.

Il progetto R è al momento concluso. La significatività del progetto nasce da diverse considerazioni:

165
a. Ha reso la replicazione una questione empirica, ovvero, i dati sono stati raccolti in molti studi
diversi. Ha procurato dati reali su quali e quanti risultati sono stati replicati.

b. I dati non hanno incluso solo i risultati dei singoli studi di replicazione, ma hanno anche fornito uno
sguardo a che cosa potrebbe essere coinvolto in studi di replicazione successivi.

c. Ha fornito un modello per fare le replicazioni e per farle in un modo trasparente e sostenibile →
sono emerse linee guida per la presentazione della ricerca più in generale: tutti dobbiamo
presentare o rendere disponibili i dettagli che permetteranno una replicazione più semplice.

d. Ha posto l’enfasi sulla trasparenza rendendo esplicite le procedure e i materiali disponibili. La


condivisione di informazione e la trasparenza sono essenziali per la scienza e il progetto R ha
chiarito questa idea.

e. La scienza comprende un aumento di esami minuziosi in parte a causa delle frodi e delle montature
che si sono verificate nelle scienze biologiche, naturali e sociali. La stampa commenta più
abitualmente i risultati scientifici e riflette lo scetticismo inerente la replicazione e la replicabilità
degli effetti.

16. QUESTIONI ETICHE E LINEE GUIDA PER LA RIERCA

Ci sono responsabilità importanti quando si porta avanti una ricerca, che riguardano:

Questioni etiche: si riferiscono alle responsabilità morali, professionali e legali del ricercatore in
relazione a come si fa carico dei partecipanti allo studio. Sono quindi le responsabilità che i
ricercatori hanno verso i soggetti.

Integrità scientifica: si riferisce all’aderenza agli standard, alle responsabilità e alle norme nel
condurre e riportare uno studio. Ha quindi a che fare con la responsabilità verso la scienza e la
professione in senso più ampio.

Le responsabilità del ricercatore sono rilevanti sin dall’inizio di uno studio, dal momento in cui lo studio
viene pensato e proposto. L’approvazione di una richiesta richiederà di rispondere a domande come: “i
partecipanti saranno soggetti a qualsiasi tipo di rischio, incluso quello di formine informazioni che
potrebbero essere utilizzate in modo improprio dal ricercatore?” o “ci sono pratiche ingannevoli in questo
studio?” o “la potenziale conoscenza che questo studio può aiutare a raggiungere vale la pena rispetto ai
rischi potenziali di cui ciascun partecipante potrebbe fare esperienza?”.

L’approvazione dello studio e il permesso di andare avanti richiedono che siano soddisfatte numerosi
questioni etiche.

16.1. Scopo dell’etica: riconoscere l’importanza delle considerazioni etiche quando si ha a che fare con
soggetti animali nei test statistici.

Le questioni etiche sono di rilevante importanza nella cura e nel trattamento dei soggetti animali. C’è una
lunga preoccupazione per i diritti degli animali, le condizioni con cui gli animali vengono curati e l’uccisione
degli animali per la ricerca e nei corsi didattici. Negli ultimi uno o due decenni, le preoccupazioni sui diritti
e sulla protezione degli animali si sono ampliate; tra le ragioni c’è un’aumentata attenzione per le
somiglianze tra umani e molti animali per quanto riguarda competenze cognitive (intelligenza, memoria,
pianificazione) e processi affettivi (empatia, reazione al trauma).

È stato dimostrato che gli animali si cimentano in pratiche che noi abbiamo considerato specificatamente
nostre. Per esempio i delfini hanno dei nomi (suoni) per ciascuno degli altri, li chiamano e si ricordano i
nomi di vecchi amici che non hanno visto per dei lunghi periodi. Oppure gli elefanti fanno esperienza dello

166
stress degli altri elefanti e utilizzano un tocco delicato per consolarsi l’uno con l’altro. E ancora, le scimmie e
gli scimpanzé si cimentano nell’equivalente della guerra: si uniscono in gruppo e attaccano i gruppi vicini.

In secondo luogo, le questioni etiche sono di rilevante importanza in psicologia clinica per la pratica della
professione, in particolare per la fornitura di servizi psicologici, le valutazioni e le consultazioni. Per questo
motivo la professione psicologica è regolata da una serie di regole e linee guida per l’etica contenute nei
codici etici per la professione della psicologia (ex. Codice Deontologico degli Psicologi).

16.2. Il ruolo intrinseco dei valori e dell’etica nella ricerca: descrivere alcune delle aree della ricerca
statistica in cui le questioni etiche vengono messe in risalto.

In alcuni testi emerge una definizione di scienza come di una ricerca della conoscenza che è essenzialmente
libera dai valori e neutrale dal punto di vista etico. Quindi, in questa definizione, la ricerca della conoscenza
e dei metodi utilizzati nella ricerca vengono considerati eticamente neutri, cioè i risultati della ricerca
possono essere misurati, ma la scienza di per sé è in qualche modo al di sopra di tutto. Questa visione
inerente la neutralità è stata abbandonata da un pezzo, perché molto facile da mettere in discussione.
Nello specifico durante la seconda guerra mondiale, l’idea della neutralità viene totalmente messa da
parte: lo sviluppo e il dispiegamento di mezzi e strumenti per la guerra, come la bomba atomica, sono
frutto della scienza e della tecnologia e gli scienziati hanno avuto un ruolo centrale. La loro invenzione è
stata spesso al servizio degli scopi del governo, ma se anche così non fosse gli scienziati possono essere
utilizzati per fini che fanno emergere ogni tipo di questione etica.

Molti campi della ricerca contemporanea (come lo sviluppo di trattamenti che possono essere usati in tutto
il mondo, l’ingegneria genetica del cibo, degli animali e dell’uomo, l’uso di gruppi di controllo che
potrebbero mostrare degli interventi promettenti in caso di condizioni mediche che mettono a repentaglio
la vita dei soggetti), hanno reso più chiaro che mai la scienza è intrecciata con i valori, che questi riflettono
il focus di una ricerca, le conclusioni che vengono raggiunte, le implicazioni che vengono tratte o come la
scienza viene applicata nelle leggi e nella politica. Questi valori si riflettono nella decisione di cosa studiare.

16.2.1 I valori e le decisioni nella ricerca

Un aumento dell’attenzione per le questioni etiche è emerso per l’esposizione al pubblico di ricerche in cui
c’è stato uno scontro tra il beneficio immediato per i partecipanti e la conoscenza o gli effetti a lungo
termine di persone ancora da identificare.

In più l’attenzione è stata richiamata da terribili abusi e metodi di ricerca. La questioni del valore sono
facilmente illustrate dagli esempi del trattamento dell’HIV. In più di uno studio, pazienti affetti da HIV sono
stati assegnati, in modo randomizzato, a un gruppo di controllo (nessun trattamento) o a un gruppo
placebo. Alcune ricerche sono state condotte in paesi in via di sviluppo. Alcuni ricercatori affermano che il
trattamento standard degli Stati Uniti, che è già risaputo che aiuti l’HIV, è improbabile che diventi il
trattamento standard anche nei paesi in via di sviluppo, perché è troppo costoso o semplicemente non
disponibile. Quindi “nessun trattamento” è la cura standard in quei paesi. Questo procedimento è stato
usato per giustificare l’inclusione di un controllo senza trattamento, o più spesso l’uso di condizioni
placebo-controllo. Questo esempio specifico ha suscitato un’ampia discussione; più in generale dobbiamo
chiederci se sia giusto non fornire un trattamento che funziona a persone che ne hanno bisogno, che loro
siano o meno d’accordo? Questa è una questione etica e di ricerca.

16.2.2. Rilevanza per la ricerca psicologica

Ci sono 3 questioni etiche facilmente individuali nella ricerca in psicologia:

167
• MANIPOLAZIONE delle VARIABILI: gli esperimenti richiedono la manipolazione delle variabili,
aspetto che spesso potrebbe proporre ai partecipanti di vivere un’esperienza non desiderata o
potenzialmente pericolosa, come lo stress, il fallimento, la frustrazione e i dubbi su se stessi

• STORIA di COPERTURA: implementare la maggior parte degli esperimenti richiede di trattenere ai


soggetti alcune informazioni. La domanda di ricerca potrebbe richiedere ai soggetti di rispondere
senza avvisarli di quello che succederà o dello scopo generale.

• VALUTAZIONE o OSSERVAZIONE DEL SOGGETTO: molte misure dipendenti di interesse hanno a


che fare con aree che i soggetti potrebbero considerare private, come la percezione di loro stessi,
le loro credenze su questioni sociali o politiche importanti e segni di adattamento o non
adattamento.

Una delle informazioni più private in campioni clinici o meno è il reddito personale o familiare. Queste
informazioni all’apparenza descrittive del campione, possono sollevare delle le preoccupazioni circa la
possibilità che le informazioni possano essere rese pubbliche e avere delle implicazioni impreviste (es,
riscossione dell’assistenza sociale, pagamento delle tasse su reddito...).

16.2.3. Asimmetrie di potere tra ricercatore e partecipante

Le questioni etiche emergono anche dalla relazione tra il ricercatore o sperimentatore e il soggetto. La
differenza nello status e nel potere dello sperimentatore e l’accesso alle informazioni danno adito a
possibili abusi sui diritti dei partecipanti. La disparità di potere si riferisce al fatto che il soggetto non è un
pari nel prendere le decisioni informate sulla partecipazione allo studio. I soggetti potrebbero essere
imbarazzati, preoccupati o avere la sensazione di essere stupidi sulla base della manipolazione e del suo
focus, se sapessero tutto dello studio. I “titoli” degli studi (valutazione dei processi cognitivi) spesso
mascherano il focus attuale (auto-regolazione, altruismo sotto stress).

Coloro che partecipano alla ricerca, specialmente nella ricerca di tipo clinico, spesso sono svantaggiati sulla
base di diversi fattori: età, condizioni mentali o cliniche, condizioni di dominio, livello di educazione e
posizione economica e politica.

Per esempio, i campioni nella ricerca clinica possono includere bambini, adolescenti, pazienti psichiatrici,
anziani, vittime di violenza domestica, detenuti, persone che hanno bisogno di un trattamento (e magari lo
vogliono disperatamente) e individui che non possono pagare i servizi nel modo usuale perché non hanno
l’assicurazione o la copertura medica. Questi soggetti possono essere più facilmente indotti a partecipare
alla ricerca e possono avere (anche solo come sensazione) poca libertà di rifiutare o interrompere la
partecipazione alla luce delle loro possibilità.

Lo status del ricercatore è sostenuto da diversi fattori; egli viene visto dai soggetti come esperto autorizzato
a determinare le condizioni della prestazione. La legittimità, il prestigio, e l’importanza della ricerca
scientifica, tutto contribuisce a mettere il soggetto in una posizione inferiore.

Per quanto i soggetti possano ritirarsi dalla ricerca, questa potrebbe non essere vista come un’opzione
realistica o probabile, data la sproporzione di status. I soggetti possono percepirsi come privi della capacità
e del diritto di mettere in discussione il ricercatore e quello che viene fatto. Essi sono in svantaggio in
termini di informazioni sull’esperimento che hanno a disposizione, di rischi che vengono corsi e di mezzi
limitati che possiedono per contrastare gli aspetti discutibili del trattamento.

Nella ricerca attuale, le linee guida per la protezione dei soggetti richiedono che i ricercatori informino i
partecipanti degli obiettivi dello studio e di qualsiasi rischio e beneficio che si potrebbe incontrare. Per
questo motivo il consenso informato scritto viene richiesto per confermare che i soggetti abbiano capito lo
studio e i loro diritti di non partecipare e di ritirarsi dallo studio.
168
16.3. Questioni critiche in ricerca: determinare alcune aeree critiche

Ci sono 4 questioni etiche particolarmente salienti:

L’INGANNO

L’inganno può prendere forme diverse, con due estremi in un continuum: da una parte, la
rappresentazione completamente errata della natura dell’esperimento (forma di inganno attiva) e
dall’altra l’essere ambigui circa l’esperimento o il non specificare tutti o alcuni dettagli importanti (forma
di inganno passiva). Il fatto che queste forme di inganno possano diventare spiacevoli, dipende dalle
situazioni in cui vengono usate e dagli effetti che hanno sui partecipanti.

Un’illustrazione dell’inganno nella ricerca psicologica è fornita dal famoso esperimento di Stanley
MILGRAM, che ha condotto degli studi sull’obbedienza all’autorità. Lo studio cominciò nel 1961 e i risultati
furono pubblicati nel 1963. Il periodo storico è caratterizzato dai crimini di guerra e dal processo di
Norimberga per i criminali della Seconda Guerra Mondiale. Tali crimini e i processi rivelarono che molti di
coloro che erano coinvolti in atti di genocidio e altre azioni terribili stavano solamente eseguendo degli
ordini, cioè stavano obbedendo.

Milgram condusse degli esperimenti in cui i soggetti venivano reclutati per valutare fino a che punto i
partecipanti si sarebbero spinti nel commettere atti crudeli in risposta o in presenza dell’ordine di
commetterli. I partecipanti non sapevano di essere i soggetti e venivano chiamati “insegnanti” che
dovevano aiutare gli altri che erano “studenti”. Agli “insegnanti” veniva proposta una storia di copertura sul
fatto che l’esperimento fosse finalizzato ad esplorare gli effetti delle punizioni sull’apprendimento. In realtà
gli studenti erano complici, cioè attori che facevano parte dell’esperimento. Agli insegnanti veniva chiesto
di aumentare il voltaggio delle scosse che davano agli studenti e venivano incoraggiati a farlo, fino ad
arrivare a delle scosse molto intense per punire lo studente. In realtà, non venivano somministrate delle
vere scosse, ma gli insegnanti non lo sapevano. I risultati in sostanza mostrarono che molti, addirittura il
60% dei soggetti, somministrò delle scosse molto forti. I risultati dimostrano l’alto livello di obbedienza
all’autorità.

L’attenzione verso quel lavoro aumentò quando si discusse delle torture dei prigionieri in seguito all’attacco
terroristico negli Stati Uniti nel 2001. Gli individui che furono accusati di terrorismo furono spesso torturati
dai soldati. Essi furono messi in situazioni straordinarie (prigioni per custodire prigionieri terroristici) e
commisero delle azioni crudeli, suggerendo nuovamente che gli esseri umani possono essere facilmente
spinti ad attuare dei comportamenti che altrimenti non attuerebbero.

Questa vicenda ha riportato all’attenzione gli esperimenti di ZIMBARDO su prigionieri e guardie. Come è
noto, alcuni studenti furono assegnati in modo casuale al ruolo di guardie e altri a quello di prigionieri in
una finta prigione costruita all’interno degli edifici del dipartimento di psicologia. L’obiettivo era quello di
osservare l’interazione tra i due gruppi. Le guardie finirono per comportarsi in modo duro e abusante dopo
aver assunto i loro ruoli, tanto che l’esperimento dovette essere interrotto dopo 6 giorni. Le conclusioni si
focalizzarono sui ruoli che determinavano il comportamento delle persone senza specifici ordini o richieste
di obbedire (come nell’esperimento di Milgram).

Le controversie e le questioni etiche che sono emerse dagli studi di Milgram e Zimbardo continuano a
ricevere attenzioni. Il pubblico e la comunità scientifica sono molto sensibili sia alle questioni legate
all’obbedienza, alla crudeltà, sia alle questioni legate all’etica e alla conduzione della ricerca.

L’inganno è ancora possibile negli studi attuali in psicologia, ma la barra per decidere cosa è permesso è
molto più alta rispetto al passato. Per di più, solo raramente le questioni personali e sociali degli
esperimenti di tutti i giorni raggiungono il livello dei dilemmi morali sollevati da quegli studi. La questione

169
fondamentale riguarda il capire quando l’inganno è giustificato in un dato esperimento e se i rischi possibili
per i partecipanti sorpassano i potenziali benefici in termini di conoscenza che lo studio può raggiungere. Il
dilemma è particolarmente complesso perché i rischi per il soggetto individuale sono valutati in relazione ai
vantaggi per la società. Il modo più sicuro per procedere è quello di minimizzare o eliminare i rischi per il
soggetto non usando forme attive di inganno.

Il danno potenziale per l’individuo che può essere causato dall’inganno è certamente, dal punto di vista
etico, un’obiezione di per sé primaria per il suo utilizzo. Per di più, al di là delle sue conseguenze
chiaramente dannose, l’utilizzo dell’inganno è stato criticato perché viola il valore dell’onestà tra gli
individui. Gli sperimentatori utilizzano delle pratiche ingannevoli che non sarebbero tollerate al di fuori del
setting sperimentale, perché violano i diritti di base degli individui.

→ Altre considerazioni a proposito dell’inganno

L’inganno utilizzato in psicologia clinica, nel counseling o in aree di ricerca associate comporta altri sforzi
per raggirare i soggetti. Più che presentare informazioni false, è possibile che alcune informazioni vengano
trattenute.

Ma quanto può essere trattenuto? I partecipanti dovrebbero esse consapevoli o completamente consapevoli
dei fini e delle procedure dell’esperimento?

Idealmente i ricercatori renderebbero disponibili tutte le informazioni che possono su quello che succede.
Una trasparenza completa richiederebbe di trasmettere ai soggetti la natura di tutte le procedure, anche di
quelle a cui i soggetti non saranno esposti. Nella maggior parte degli esperimenti psicologici con soggetti
umani, la condivisione di tutte le informazioni disponibili potrebbe non essere realistica. Se i soggetti
conoscono lo scopo, le ipotesi e le procedure, queste informazioni possono influenzare o alterare i risultati.
Questo solleva problemi riguardanti:

VALIDITA’ di COSTRUTTO: viene sollevata perché gli effetti possono non essere dovuti alla
manipolazione da sola ma alla combinazione con la conoscenza di quello che ci si aspetta (le
ipotesi)

VALIDITA’ ESTERNA: è minacciata perché i risultati possono applicarsi solo agli individui che sono
consapevoli delle ipotesi.

La preoccupazione che la trasparenza possa influenzare i risultati è conosciuta da lungo tempo, ed è stata
dimostrata da un esperimento. In questo studio gli studenti di un college parteciparono a un esperimento
di condizionamento verbale, in cui la loro selezione di pronomi in un compito di costruzione di frasi veniva
rinforzata dallo sperimentatore che diceva “bravo” o “okay”. Ad alcuni soggetti (gruppo informato) venne
detto che lo scopo era quello di aumentare il loro uso di dei pronomi “noi” e “io”, in modo da vedere se
dire ai soggetti lo scopo dell’esperimento influenzava i risultati. A questi soggetti veniva detto il vero scopo
(cioè di valutare l’effetto della completa trasparenza). Agli altri soggetti (gruppo non informato) venne
detto che lo studio era pensato per studiare la comunicazione verbale. Essi non erano informati del vero
scopo dell’esperimento. I soggetti di entrambi i gruppi formularono delle frasi e ricevettero approvazione
quando i pronomi “io” o “noi” venivano usati nelle frasi. Come atteso, il gruppo dei soggetti non informati
aumentò il proprio uso dei pronomi target che venivano rinforzati dopo una prima fase di pratica (senza
rinforzo), un risultato già ottenuto in numerosi studi precedenti. Al contrario, i soggetti informati
diminuirono l’uso dei pronomi target rispetto alla loro fase di pratica. Quindi, la trasparenza delle
informazioni sugli scopi di un esperimento cambiano completamente i risultati. Questo non è scioccante in
termini di processi psicologici. Gli sforzi per controllare o manipolare il comportamento, quando vengono
riconosciuti, possono rapidamente portare al comportamento opposto.

170
I risultati suggeriscono che informare i soggetti sugli scopi e sui risultati attesi di un esperimento potrebbe
dettare la relazione specifica che si ottiene tra variabile dipendente e indipendente. L’obiettivo della ricerca
psicologica è quella di osservare e comprendere come i soggetti rispondono agli eventi quando non sono
preavvertiti sui loro effetti anticipati e sullo scopo dell’esposizione a tali eventi.

Anche se i ricercatori, in linea di principio, tenderebbero ad evitare l’inganno, potrebbe essere necessario in
qualche modo per comprendere certi processi cognitivi, affettivi e comportamentali.

C’è un’altra situazione che coinvolge l’inganno associato alla ricerca sugli interventi, cioè l’effetto placebo.

Questi effetti, ovvero cambiamenti nel comportamento del partecipante sulla base delle aspettative, sono
“reali” e sono basati sul fatto che i partecipanti credano di stare ricevendo un trattamento reale.

Le procedure placebo di tutti i tipi possono dare un beneficio ai pazienti, ma non sempre quanto il
trattamento veritiero.

Dire o non il dire in anticipo che si tratta di una condizione placebo è materia di dibattito e coinvolge
posizioni diverse.

In generale le linee guida per informare i soggetti sono dettate dalla legge e dai principi etici che governano
la ricerca e il consenso informato. Le linee guida non richiedono di spiegare ai soggetti tutte le prospettive,
tutte le ipotesi, le aspettative e le possibilità a queste associate. Quindi, delle informazioni sono
invariabilmente trattenute.

Una preoccupazione particolare in relazione all’inganno riguarda gli sforzi attivi di far credere al soggetto
cose non vere. Sono sforzi molto rari nella ricerca in psicologia clinica o sul counseling. I progetti di ricerca
che includono gli sforzi per far credere al soggetto cose non vere devo stabilire che l’illusione è essenziale
per gli obiettivi della ricerca e, per di più, devono mettere a punto delle procedure speciali che verranno
fornite per ridurre qualsiasi effetto persistente dovuto all’esperienza dell’inganno una volta che
l’esperimento è finito.

Per stabilire che l’inganno è necessario servono almeno 3 criteri:

1. Il ricercatore deve portare avanti l’idea che l’inganno è giustificato dall’importanza delle
informazioni che possono essere rivelate dall’esperimento. Il ricercatore potrebbe non essere il
giudice migliore, per via dell’investimento sulla ricerca. Sono i Comitati Etici, composti da persone
che provengono da campi di studio differenti, che esaminano se le procedure proposte sono
giustificabili.

2. Se c’è qualsiasi tipo di inganno nell’esperimento pianificato, ci devono essere delle garanzie che
una metodologia non ingannevole (o meno ingannevole) non possa essere usata per ottenere le
stesse informazioni. Questo è spesso difficile da valutare, perché il fatto che metodi simili possano
produrre le stesse informazioni di un esperimento che utilizza l’inganno è sostanzialmente una
questione empirica.

3. L’avversione verso l’inganno si riferisce alle procedure, al grado o al tipo di illusione e al


potenziale per gli effetti dannosi e le dimensioni di questi ultimi. Gli inganno variano
sensibilmente nel grado: ci saranno effetti postumi a lungo termine e la persona sarà portata a
sperimentare dolore fisico ed emotivo come risultato dell’inganno?

I ricercatori stanno sempre di più assumendo la prospettiva che i diritti individuali debbano essere protetti.
Essi spiegano più che possono il disegno sperimentale, gli scopi, i rischi, i benefici e i costi. Lo scopo è
permettere al soggetto di prendere una decisione informata sulla propria partecipazione.

171
È sempre utile cominciare con la premessa che ci potrebbe non essere bisogno di ingannare i soggetti. Delle
procedure sperimentali potrebbero ovviare a questo problema. Il ricercatore potrebbe presentare a diversi
gruppi, gradi diversi di informazioni e vedere se questo ha un effetto sui risultati. In alternativa, attraverso
studi pilota o l’uso di simulatori, possono essere esplorate le caratteristiche della richiesta, per valutare se i
soggetti avrebbero delle prestazioni diverse a seconda di quanto vengo loro rivelato. L’assenza di differenze
tra i gruppi studiati in questo modo è indice che l’inganno potrebbe non essere critico per i risultati della
ricerca e i metodi di studio in quel campo.

IL DEBRIEFING

Se nell’esperimento è presente l’inganno, o qualche informazione viene trattenuta, è compito dello


sperimentatore descrivere la vera natura dell’esperimento una volta che questo è stato condotto. Con il
termine debriefing si intende proprio la necessità di informare i soggetti dell’inganno dopo che
l’esperimento è finito, quindi fornire loro una descrizione dell’esperimento. Ha due scopi:

CONTRASTARE O MINIMIZZARE GLI EFFETTI NEGATIVI: l’obiettivo è quello di contrastare ogni tipo
di effetto negativo che l’esperimento potrebbe aver avuto in modo tale che il soggetto non lasci
l’esperimento con più ansia o disagio o meno autostima di quando è arrivato;

OBIETTIVO EDUCATIVO: comunicazione dei valori e degli obiettivi della ricerca, del perché le
informazioni sono importanti o possono esserlo e del contributo dei partecipanti alla ricerca.

Il modo in cui viene condotto il debriefing e in cui le informazioni vengono passate al soggetto possono
variare enormemente tra gli esperimenti. Di solito, i soggetti si incontrano con lo sperimentatore subito
dopo la fine del compito sperimentale. L’importanza del debriefing cambia sulla base del tipo di
esperimento e della natura dell’inganno. I soggetti potrebbero essere stressati all’idea di essere stati
esposti a un simile inganno o che essi siano stati abbastanza ingenui da crederci.

Gli elementi chiave del debriefing:

o Titolo del progetto


o Affermazione dello scopo dello studio
o Breve presentazione dei precedenti lavori che hanno condotto a questo studio
o Ipotesi specifiche e variabili studiate
o Spiegazione di quale parte o quali parti dello studio sono ingannevoli e del perché è stato usato
l’inganno
o Riconferma della confidenzialità dei dati
o Assicurazione che i partecipanti possono ricevere il report finale dello studio
o Informazione di poter contattare il ricercatore e il Comitato Etico
o Fornire alcuni riferimenti per letture successive sull’argomento
Come già detto, il debriefing serve per limitare gli effetti potenzialmente dannosi dell’inganno; tuttavia, il
fatto di avvisare i soggetti fornendogli delle informazioni complete sull’inganno non cancella
necessariamente l’impressione falsa creata durante l’esperimento. Il fatto che gli effetti dell’inganno
possano persistere anche dopo il debriefing ci fornisce una ragione per un’ulteriore cautela.

Il momento in cui il debriefing viene effettuato può essere importante e rilevante per il suo successo nel
contrastare ogni effetto a lungo termine. A volte gli sperimentatori aspettano fino a che tutti i soggetti
abbiano finito l’esperimento e contattano i soggetti con un volantino stampato o degli annunci in classe. La
ragione di questo è che l’informazione fornita mentre l’esperimento è in corso può arrivare ad altri soggetti
prima che essi terminino la loro partecipazione all’esperimento.

172
A volte non fare il debriefing è considerato eticamente accettabile; come nel caso in cui il debriefing non è
pratico (es raggiungere tutti i partecipanti quando lo studio è finito), oppure quando l’inganno sembra
innocuo e le persone ragionevoli non avrebbero da ridere sull’inganno utilizzato per gli scopi della ricerca.

INVASIONE DELLA PRIVACY

L’invasione della privacy si riferisce al cercare o all’ottenere informazioni di natura personale


intromettendosi in quello che gli individui considerano privato.

Nei progetti di ricerca, le informazioni su argomenti quali uso di droga, tendenze sessuali e
comportamentali, salute, reddito e visioni politiche possono elicitare risposte socialmente desiderabili e
limitare le informazioni che devono effettivamente condividere.

Anche l’uso di test che misurano la psicopatologia e la personalità sollevano delle preoccupazioni circa
l’invasione della privacy. I risultati dei test possono riflettere direttamente lo stato psicologico di un
individuo, l’adattamento e le credenze e mostrare delle caratteristiche personali che il soggetto potrebbe
considerare private e potenzialmente dannose se rese pubbliche. Con l’utilizzo di questi test, molte delle
domande ai potenziali impiegati sembravano essere di natura personale e non chiaramente associate ai
compiti per cui gli individui si sottoponevano a una selezione.

I progressi nella tecnologia e i social media hanno ampiamente espanso la questione relativa alla
preoccupazione e alla minaccia per l’invasione della privacy. L’uso delle informazioni che vengono
trasmesse tramite i social media (es facebook) rappresento un aspetto che può essere considerato
invasione della privacy, almeno se l’individuo viene osservato, hackerato o sfruttato in altro modo da
individui che non costituiscono l’audiance aspettata. Più in generale, l’uso di internet solleva molteplici
rischi per l’invasione della privacy.

Merita di essere menzionato il lavoro che si sta effettuando sulla genetica e sulla mappatura del genoma.
Sempre più la ricerca psicologica si concentra su aspetti del genoma individuale e questi dati vengono
raccolti per caratterizzare un dato campione. Per esempio, alcuni studi di associazione genetica si sono
concentrati sul tentativo di predire i comportanti aggressivi nelle popolazioni di pazienti o di non pazienti.

La protezione delle informazioni genetiche è importante ora che il genoma può essere utilizzato per
identificare la propensione per le malattie fisiche o mentali. È facile pensare come sarebbe possibile
abusare di quelle informazioni (per esempio per potenziali datori di lavoro, compagnie di assicurazioni,
avvocati che costruiscono un caso contro qualcuno in un divorzio dai toni accesi). Si tratta di un nuovo tipo
di “furto di identità”, che va al di là del furto delle carte di credito.

Quindi, la privacy è minacciata molto più che in passato, a causa delle caratteristiche dei social media, delle
attività online e degli archivi elettronici dei documenti medici e biologici.
173
Nella ricerca psicologica, la questione fondamentale rispetto alla privacy, riguarda il modo in cui
l’informazione viene ottenuta dai soggetti e come viene usata. Solitamente le informazioni negli
esperimenti devono essere fornite volontariamente. Sempre più spesso le ricerche sono condotte
attraverso il Web e i soggetti danno le loro risposte a misure che appaiono sullo schermo del computer. I
soggetti possono identificarsi tramite password, indirizzi e-mail o per variabili demografiche. In questo tipo
di ricerca, ci possono essere delle garanzie che le informazioni rimarranno confidenziali, ma i soggetti sono
giustamente dubbiosi perché è abbastanza facile tracciare le informazioni di un certo computer. Questa
preoccupazione emerge più facilmente quando vengono condotte diagnosi, valutazioni o psicoterapie via
web.

→ Fonti di protezione

Esistono 3 condizioni, tra loro associate, pensate per proteggere il diritto alla privacy:

→ ANONIMATO: si riferisce al fatto di garantire che l’identità dei soggetti e le loro performance
individuali non vengano rivelate. L’anonimato può essere garantito al momento della raccolta dei
dati, dove le informazioni che vengono richieste sono di tipo demografico (età, sesso, etnia, stato
civile, reddito) e il nome non è chiesto. La maggior parte della ricerca condotta online è di questo
tipo. Se i nomi dei partecipanti vengono raccolti per qualche ragione, essi sono separati dalle loro
misure, per eliminare ogni associazione con i punteggi delle misure.

Tipicamente ai soggetti viene assegnato un codice numerico nel database e in ogni archivio (fisico o
elettronico) dei dati, tenendo separati il database solo con nomi e codici da quello con codici e dati. Solo il
ricercatore ha la chiave (password) per il codice in cui vengono tenuti sia il nome del partecipante sia il suo
codice di soggetto. Assegnando un codice numerico al soggetto, i dati vengono de-identificati.

→ CONFIDENZIALITA’: significa che l’informazione non verrà resa disponibile a una terza parte senza
la consapevolezza e il consenso del partecipante. Generalmente quando i soggetti non possono
essere identificati, la confidenzialità è garantita, ma possono esserci delle situazioni in cui questa
viene violata, quando , per esempio, le informazioni possono celare un pericolo chiaro e
imminente per la società o per l’individuo.

Nella ricerca sull’AIDS, per esempio, la confidenzialità è ovviamente importante perché se, l’informazione
fosse resa disponibile, potrebbe stigmatizzare i partecipanti alla ricerca e renderli soggetti a discriminazione
nella vita i tutti i giorni.

In alcuni casi, però, potrebbe insorgere un’informazione che deve essere riferita anche se i soggetti
sceglierebbero di non rivelarla. (es. situazione di abuso in casa perpetrato da un genitore sul figlio, deve
essere riferito al tribunale minorile).

→ ACCESSO PROTETTO AI DATI DI CIASCUNO: l’accesso protetto e la tutela dei dati, costituiscono
altre forme di protezione dall’invasione della privacy.

A partire dal 1966, negli USA, fu varata la legge governativa HIPAA, il cui obiettivo generale è quello di
garantire la privacy delle informazioni sulla salute dei clienti. La privacy si riferisce al diritto individuale di
controllare l’accesso e la divulgazione delle informazioni sulla salute fornite dai pazienti, ma anche frutto di
annotazioni o delle osservazioni dei professionisti. “Informazioni sulla salute” è una definizione ampia e
include la salute mentale e fisica, problemi psicologici e servizi sociali di altro tipo. Le istituzioni che hanno a
che fare con informazioni private devono identificare una persona specifica come garante della privacy;
inoltre vengono seguite delle procedure specifiche per garantire che le informazioni rimangano private e
non siano disponibili al personale non autorizzato senza il permesso del cliente.

174
L’HIPPA è stato proprio pensato per proteggere i partecipanti, per fornirgli i diritti sulle informazioni di
salute e per offrire risorse se i loro diritti vengono violati. Le violazioni di tale legge comportano delle pene
(multe piccole o grandi, detenzione).

→ Circostanze e casi particolari

L’invasione della privacy ha a che fare con molte aree diverse nell’ambito della psicologia clinica. Per
esempio, la privacy è una questione importante quando si scrivono i risultati delle ricerche e delle
applicazioni di un trattamento. I report della ricerca clinica sono occasionalmente preparati per delle
pubblicazioni in cui è coinvolto un caso individuale. In questi casi, per mantenere la confidenzialità, il
ricercatore deve nascondere le informazioni secondarie sul cliente, in modo che la sua identità non possa
essere riconosciuta. Tipicamente vengono usati degli pseudonimi e leggermente modificati dei dati
secondari (es. piccoli cambiamenti nell’età o in altre variabili demografiche) quando un caso viene
pubblicato.

Un’altra area di ricerca in cui l’invasione della privacy è possibile consiste nell’uso di informatori per la
raccolta dei dati. A volte la ricerca sul trattamento di un cliente o di un gruppo di clienti potrebbe richiedere
l’aiuto di amici, coniugi, vicini di casa, insegnanti o datori di lavoro. Lo scopo è quello di chiedere a questi
individui di fornire dei dati sul proprio conoscente per valutare l’effetto del trattamento o la severità del
problema del cliente, anche se il cliente potrebbe non essere a conoscenza di questa valutazione. Questo
potrebbe violare il suo diritto alla privacy e alla confidenzialità perché potrebbe non volere che il proprio
problema venga reso pubblico.

I clienti e i loro rappresentanti devono fornire in anticipo il consenso, prima che gli informatori possano
essere contattati, a meno che gli informatori non siano custodi legali.

Le questioni connesse alla privacy sono importanti, soprattutto per quello che riguarda il controllo
automatico del comportamento su internet. Infatti, senza che ce ne accorgiamo, ogni nostro movimento e
ogni sito web che visitiamo può essere tracciato, immagazzinato e inviato ai pubblicitari o database per un
uso eccessivo. Tutto questo viene fatto senza il nostro esplicito consenso, per quando spesso clicchiamo
“accetto” senza sapere che stiamo dando il nostro permesso alla condivisione di quell’informazione.

→ Ulteriori considerazioni a proposito delle circostanze particolari

L’invasione della privacy viene spesso discussa a livello del soggetto individuale, ma essa può essere anche
a livello delle comunità e dei gruppi etnici e culturali. Qui ci sono due questioni ampie:

• Primo, anche quando l’identità dell’individuo non è conosciuta, i risultati possono violare la privacy
di un gruppo vasto facile da identificare.

Decenni fa fu disegnato uno studio per indagare l’uso di alcol nella comunità Inupiat di Barrow in Alaska.
L’obietto era quello di esaminare i casi di abuso di alcol e valutare i programmi di detenzione per curare le
intossicazioni acute. Era stato utilizzato un campione rappresentativo di 88 soggetti con età maggiore di 15
anni e furono intervistati atteggiamenti, valori e comportamenti in relazione all’utilizzo di alcol. Furono
valutate anche altre misure di funzionamento come l’adesione alla chiesa, i comportamenti sociali e sul
lavoro.

I risultati indicarono che il 41% dei partecipanti si considerava un bevitore eccessivo, più del 50% disse che
l’alcol gli aveva causato dei problemi con la propria moglie o la propria famiglia e il 62% disse che quando
beveva finiva regolarmente coinvolto in risse. Queste affermazioni indicavano che l’uso di alcol era un
problema in quella comunità. I report dei risultati vennero visti dalla comunità come fortemente discutibili
e indiscreti. Il report fu valutato denigratorio, prodotto di un imperialismo culturale e non sensibile ai valori
degli indiani d’America e delle culture originarie dell’Alaska.
175
Nonostante i singoli membri della comunità non potevano essere identificati dal report, sentivano violata la
loro privacy e sostennero che erano stati mal rappresentati.

• La seconda questione, più generale, ha a che fare con lo studio di culture e gruppi etnici diversi e la
grande sensibilità che questo richiede.

La definizione di anonimato, confidenzialità e invasione della privacy, non può essere considerata come
qualcosa di neutrale, descrittivo e oggettivo perché i termini sono ben definiti dal punto di vista culturale.
Per esempio, una cultura potrebbe vedere le domande sulle attività sessuali e sulle finanze come
un’invasione; altre culture potrebbero invece vedere le domande sulla propria famiglia, sul proprio passato
o sulle proprie credenze e sulle tradizioni come un’invasione.

Diversi gruppi culturali hanno imparato il proprio bisogno di protezione e hanno delle linee guida speciali e
delle procedure da seguire. L’impulso per queste linee guida nasce dalla preoccupazione che spesso i
ricercatori non capiscano i problemi di cui le tribù stanno facendo esperienza, siano condiscendenti,
abbiano delle visioni stereotipate e non ripettino le norme culturali.

La ricerca culturalmente sensibile comincia con il coinvolgimento attivo del gruppo culturale. Questa
riguarda il coinvolgimento diretto dei leader della comunità nella fase della proposto dello studio, in modo
da affrontare ogni aspetto della ricerca, comprese le conseguenze che potrebbero derivare dalla
comunicazione dei risultati e dall’uso delle informazioni.

La ricerca cross-cultura continua a fiorire, quello che è cambiato è l’aumento dell’attenzione, la sensibilità e
il riconoscimento dell’importanza della diversità. La diversità si riferisce alla cultura, all’etnia, ma anche al
riconoscimento di molti gruppi all’interno di una cultura, in particolare quelli che sono soggetti a
discriminazione, molestie o trascuratezze.

Questo argomento è importante perché molti processi psicologici di base (come la percezione,
l’apprendimento), le reazioni alla valutazione e le disfunzioni cliniche (come la dislessia), possono variare in
funzione della cultura.

IL CONSENSO INFORMATO

Il consenso informato consiste nell’informare il partecipante sul progetto e sulle procedure e le implicazioni
e acconsentire alla partecipazione.

Un requisito importate della ricerca è che i ricercatori ottengano il consenso informato prima che i soggetti
prendano parte allo studio.

In realtà il consenso non potrà mai essere del tutto informato perché tutte le conseguenze possibili delle
procedure sperimentali, delle misure e della partecipazione non possono essere conosciute e, di
conseguenza, non possono essere presentate per informare il soggetto. Inoltre, l’impatto della
manipolazione sperimentale o dell’intervento, per quanto possa essere innocuo, può avere molteplici
effetti diretti e collaterali.

Nonostante le informazioni non possano essere complete sull’intervento e sui suoi effetti, è compito del
ricercatore fornire e informazioni disponibili e fare affermazioni ragionevoli sulle probabili ripercussioni
della partecipazione, in modo che i soggetti possano prendere una decisione razionale.

Il consenso informato comprende 3 elementi fondamentali:

• COMPETENZA: si riferisce alla capacità di potersi ingaggiare in un processo decisionale sulle


possibili opzioni di un intervento. È quindi l’abilità dell’individuo di prendere una decisione ben
ponderata e fornire il proprio consenso consapevole. Ci sono delle caratteristiche dei soggetti o

176
della situazione in cui vengono posti, che potrebbero interferire con la loro abilità di prendere una
decisione che sia meditata, deliberata e informata. Nel caso di soggetti molto piccoli o molto vecchi
o individui affetti da grave ritaro mentale si pone il problema della competenza di altri che agiscano
per conto del cliente, facendosi carico della responsabilità del processo decisionale. Questo può
sollevare di per sé dei problemi se coloro che forniscono il consenso non hanno a cuore gli interessi
del cliente. Comunque, il criterio rimane lo stesso: il partecipante o quelli che lo rappresentano
capiscono veramente che cosa implica la partecipazione?

• CONOSCENZA: sono le informazioni sul progetto; la comprensione della natura dell’esperimento, le


alternative disponibili, i rischi potenziali e i benefici. Vengono fornite informazioni a sufficienza al
soggetto in modo che possa processarle, usarle e decidere a partire da quelle informazioni? Anche
la competenza di utilizzare queste informazioni è altrettanto rilevante.

La spiegazione delle informazioni dovrebbe essere fornita in un linguaggio comprensibile, in modo che il
partecipante possa prendere una decisione informata. In aggiunta, ai clienti dovrebbe essere permesso di
fare delle domande, per chiarire tutte le questioni che potrebbero essere ambigue.

• VOLONTA’: significa che il soggetto accetta di partecipare senza coercizione. L’accordo a


partecipare da parte del soggetto, viene fornito spontaneamente e liberamente da costrizioni o
imposizioni. Punizioni o alternative che possono essere considerate come negative in seguito alla
mancata partecipazione possono essere un segno che la partecipazione non è completamente
volontaria. Inoltre i soggetti devono essere libere di revocare il loro consenso in ogni momento.
L’assenza di ogni penalità definisce parzialmente la misura in cui il consenso del soggetto era
volontario.

La competenza, la conoscenza e la volontà non sono criteri inequivocabili che permettono di determinare
quando il consenso è informato.

Stabilire se gli individui sono sufficientemente competenti per fornire il proprio consenso presenta di per
sé numerosi problemi, perché non c’è uno standard, un consenso sulle misure della “competenza” che
possono essere somministrate e codificate. E anche se ci fosse, il punteggio cut-off sarebbe discusso
all’infinito. In linea di principio, garantire la competenza potrebbe essere una questione molto rilevante, ma
nella pratica non è così. Esistono molte aree di ricerca nelle quali non ci si pone tale interrogativo (come
negli studi con studenti del college o le survey con individui provenienti dalla popolazione generale o
ancora gli esperimenti tramite il web) perché i soggetti sono considerati decisamente capaci di prendere
decisioni razionali per partecipare sulla base delle informazioni che vengono fornite, e pochi sarebbero
preoccupati per qualunque tipo di conseguenza negativa della partecipazione.

Un’altra questione importante, come già accennato, consiste nell’impossibilità per il consenso di essere
completamente informato. I rischi e i potenziali benefici dell’intervento non sono sempre ben conosciuti, in
particolare per le popolazioni che sono state refrattarie agli interventi convenzionali.

Per esempio, il vaccino della poliomelite che si assume per via orale è usato fuori dagli Stati Uniti in posti
dove la poliomelite è molto diffusa. La forma orale del vaccino è più adatta per distribuzioni estese e per
fermare la diffusione della malattia. Tuttavia circa una persona su 750.000 contrae la poliomelite dal
vaccino stesso. Non è disponibile un’informazione completa per dire agli individui se è probabile che
contrarranno la poliomelite, in modo che essi possano usare delle informazioni più precise per valutare se
hanno un rischio maggiore. Il compito dello sperimentare è, quindi, quello di fornire ai partecipanti le
informazioni disponibili e fare delle affermazioni ragionevoli sulla probabilità delle ripercussioni, in modo
che i soggetti possano prendere una decisione razionale.

177
Anche la volontà solleva delle questioni importanti. Per esempio le popolazioni istituzionalizzate (es. i
carcerati) possono davvero scegliere liberamente di partecipare allo studio? Gli individui possono essere
d’accordo a partecipare perché si sentono costretti sulla base di pressioni reali o percepite da parte di altri,
compreso il ricercatore.

I partecipanti potrebbero considerare la propria partecipazione come un modo per avere un successivo
vantaggio da parte dello staff e dell’amministrazione, le cui opinioni potrebbero essere importanti per le
condizioni e i privilegi all’interno delle istituzioni o per il rilascio dall’istituzione.

Inoltre gli incentivi di tipo monetario possono sollevare dei dubbi sulla volontà. Il pagamento dei soggetti
è letto come un rimborso per il tempo speso per il progetto, ma gli incentivi economici comportano dei
problemi. Si potrebbe dire che c’è sempre la possibilità di dire si o no, ma se alcune influenze interne o
esterne aumentano così tanto la probabilità della partecipazione, allora la possibilità di non partecipare si
avvicina allo zero.

Anche le differenze di status e potere nei setting sperimentali tra il ricercatore o sperimentatore e
soggetti possono andare contro il consenso volontario. I soggetti possono sentire di non poter scegliere
liberamente di partecipare o di ritirarsi dallo studio per via della loro posizione in relazione all’investigatore.

Ci sono poi delle questioni che sollevano delle nuove varianti sul consenso volontario:

o Ampi database (per esempio sulla salute, sull’educazione, sui comportamenti, su dati genetici) sono
disponibili come mai prima d’ora

o Anche i benefici scientifici e le opportunità sono disponibili come mai prima d’ora

o Si possono dare delle risposte a delle questioni critiche tramite la combinazioni di vasti database e
usandoli in modi a cui i soggetti non hanno dato il consenso

Il consenso informato è diventato la questione centrale per garantire la protezione del cliente individuale.
Prima della partecipazione, vengono trasmesse le informazioni sulle procedure, sui probabili benefici e sui
possibili effetti collaterali. Come parte della protezione, i clienti vengono assicurati della possibilità di
interrompere la loro partecipazione in ogni momento.

Una domanda chiave è se i partecipanti nei fatti capiscono i documenti del consenso informato e le
procedure a cui hanno acconsentito di partecipare. Sono stati fatti molti sforzi per migliorare la
comunicazione ai pazienti sulle procedure e sugli altri aspetti dello studio in luce dei dati sulla
comprensione decisamente limitata dello studio, delle procedure e dei rischi. Non sempre è solo un
problema di comunicazione; infatti molti documenti del consenso informato omettono dei punti chiave che
dovrebbero essere presentati.

→ Consenso e assenso

Il consenso informato è un processo e una procedura che permette la partecipazione nella ricerca. Quando
questa è condotta con bambini o adolescenti, si sollevano questioni aggiuntive. In quest’ultima forma di
ricerca il consenso informato è solitamente fornito da un genitore o da un tutore legale.

Comunque, se i bambini sono abbastanza grandi da capire la ricerca proposta e le attività che ci si aspetta
da loro, così come i rischi e i benefici, si richiede l’ASSENSO. Questo consiste nell’essere favorevole alla
partecipazione alla ricerca. Perché il criterio dell’assenso sia rispettato, il bambino deve accettare
attivamente di essere coinvolto nel progetto di ricerca.

La parte dell’accettazione è fondamentale e la mera assenza di obiezioni a partecipare allo studio non
conta.

178
L’assenso è in aggiunta al consenso informato di un tutore legale e non un’alternativa a quel tipo di
consenso.

→ Documenti e procedure

I Comitati Etici sono chiamati a valutare la proposta di ricerca, le procedure di consenso e i documenti del
consenso. I membri che revisionano la proposta provengono da diverse discipline. La proposta viene
valutata per esaminare il disegno di ricerca, le procedure specifiche, le procedure a cui il soggetto verrà
esposto, i rischi e i benefici.

Il piano generale della ricerca deve essere reso chiaro per permettere ai membri del comitato di
determinare se le domande sottostanti all’investigazione sono ragionevoli e se lo studio vi possa
rispondere. Se lo studio non può rispondere alle domande, allora i soggetti non devono essere messi in
alcuna situazione di rischio.

Il ricercatore deve essere in grado di sostenere che lo studio valga la pena di essere condotto e che gli scopi
(risultati) giustificano i mezzi (le procedure a cui i soggetti vengono sottoposti).

La maggior parte degli esperimenti psicologici non coinvolge situazioni di rischio ed è definita come
situazione di “rischio minimo”, ciò significa che i soggetti, i compiti sperimentali e i rischi non comportano
rischi diversi dalla vita quotidiana. La revisione formale di questi studi e delle procedure viene omessa
perché l’esperimento viene considerato appartenete a una classe di procedure considerate innocue.
Essenzialmente, a queste procedure viene spesso data un’approvazione in bianco. Più probabilmente viene
fatta una veloce revisione per valutare il rischio minimo o assente e l’anonimato dei soggetti.

Nel lavoro clinico, molte caratteristiche estendono spesso le situazioni ben al di là del rischio minimo in
virtù della popolazione di riferimento, del focus della valutazione o del trattamento (depressione, intento
suicidario) e speciali dilemmi etici. Per questi motivi, la revisione delle proposte e le procedure di consenso
sono molto più stringenti, al punto da usare Comitati Etici diversi per i differenti tipi di ricerca. La ricerca
con popolazioni cliniche è più facile che sia rivista da un comitato di tipo biomedico.

Fornire il consenso informato viene operazionalizzato come la procedura per cui al soggetto viene spiegato
lo studio e successivamente completa il modulo del consenso informato, che deve contenere 8 elementi
fondamentali:

I. Una dichiarazione che lo studio include la ricerca, una spiegazione degli scopi della ricerca e la
durata attesa della partecipazione del soggetto, una descrizione delle procedure che devono essere
seguite, un’identificazione di qualsiasi delle procedure che sono sperimentali.

II. Una descrizione di qualunque rischio o disagio ragionevolmente prevedibile per il soggetto.

III. Una descrizione dei benefici per il soggetto o per altri che ci si potrebbe ragionevolmente aspettare
dalla ricerca.

IV. Una spiegazione delle procedure o dei trattamenti alternativi appropriati, se ce ne sono, che
potrebbero essere vantaggiosi per il soggetto.

V. Una dichiarazione che descrive il grado fino a cui viene mantenuta la confidenzialità dei dati che
identificano il soggetto, se c’è.

VI. Per una ricerca che coinvolge più del rischio minimo, una spiegazione dell’esistenza di qualunque
tipo di compensazione e dell’esistenza di qualunque tipo di trattamento medico disponibile se il
danno avvenisse e, nel caso, in che cosa consiste questo trattamento o dove si possono avere più
informazioni.

179
VII. Una spiegazioni di chi contattare per avere delle risposte pertinenti sulla ricerca e sui diritti dei
soggetti della ricerca e chi contattare in caso un soggetto subisca un danno riconducibile alla
ricerca.

VIII. Una dichiarazione che la partecipazione è volontaria, che il rifiuto di partecipare non comporta
nessuna penalità o perdita di benefici a cui il soggetto avrebbe altrimenti diritto, e che il soggetto
può interrompere la partecipazione in ogni momento senza nessuna penalità o perdita di benefici a
cui il soggetto avrebbe diritto.

Questi sono gli elementi fondamentali che ogni regolamento federale dovrebbe contenere. Nella tabella
sotto riportata, invece, c’è un esempio di consenso che viene presentato al soggetto. Il materiale nel
documento viene spiegato verbalmente al soggetto e il soggetto può leggere e firmare il documento che
indica il consenso a partecipare.

Nella ricerca con bambini, come già detto, si chiede l’assenso. Il bambino ha l’opportunità di acconsentire a
partecipare allo studio o di ritirarsi. La struttura del consenso informato presentato al bambino ricalca da
vicino la struttura del documento presentato al genitore. La differenza chiave sta nel fornire i contenuti
chiave con un linguaggio che sia più comprensibile. Ovviamente l’età del bambino e qualsiasi impedimento
nella comprensione influenza il linguaggio usato e in ultima analisi se l’assenso deve essere utilizzato.

→ La lettera e lo spirito del consenso

Il documento del consenso informato soddisfa i requisiti della ricerca e quindi segue la “lettera” delle
regole che governano la ricerca e le responsabilità del ricercatore. Queste specificano le condizioni minime
che devono essere soddisfatte nell’assolvere le responsabilità verso il soggetto. Inoltre, c’è uno “spirito” del
consenso informato, che si riferisce in modo più nebuloso all’intento generale delle procedure e degli
obiettivi da raggiungere che i clienti dovrebbero capire in modo genuino quando firmano. Esso enfatizza la
responsabilità del ricercatore di massimizzare la comprensione che i clienti hanno della ricerca e si riferisce

180
al “miglior sforzo” da parte del ricercatore di trasmettere lo scopo, le procedure e i rischi della
partecipazione e in generale per rispettare le condizioni del consenso.

Nella maggior parte delle ricerche (per esempio, negli studi di laboratorio con gli studenti universitari), la
presentazione delle informazioni per il consenso seguita dalla firma del documento da parte del soggetto
sono sufficienti per la lettera e lo spirito delle procedure del consenso. Forse in quel contesto, se ci fosse
qualsiasi conflitto di lettera o spirito, probabilmente emergerebbe quando viene chiarito che il soggetto è
libero di abbandonare lo studio senza penalità di alcun tipo.

La ricerca che è collegata ai servizi (es. trattamento, riabilitazione, visite speciali o cure) p che coinvolge
procedure invasive dal punto di vista personale o fisico o che include partecipanti che possono essere meno
capaci di rappresentare se stessi completamente, solleva degli ostacoli speciali. I clienti potrebbero non
essere capaci di individuare le opzioni, le scelte, e le opportunità per cambiare idea sulla propria
partecipazione. In questi casi rispettare la lettera dei requisiti del consenso informato potrebbe non dare
conto dello spirito o dell’intento di quei requisiti.

La ricerca ha spesso mostrato che i clienti non capiscono dei punti chiave del consenso e, da un punto di
vista clinico, non si tratta di un gran problema. L’enfasi sul consenso informato sta nell’ottenere una firma
sul documento in modo da proteggere l’istituzione e il ricercatore più che il partecipante.

Lo spirito del consenso è importante da sottolineare per una ragione che spesso viene dimenticata. Il
ricercatore ha un conflitto di interessi nell’ottenere il consenso informato. Da un lato ha bisogno che i
soggetti partecipino alla ricerca e questa pressione a far partecipare i soggetti allo studio, viene trasmessa
allo staff di ricerca o agli assistenti che sono quelli che effettivamente ottengo il consenso. Dall’altro lato,
c’è l’obbligo a presentare le informazioni e a rispettare la lettera e lo spirito del consenso. Quando il
consenso diventa più dettagliato, il rischio di perdere il soggetto aumenta. Questa tensione naturale del
ricercatore, deve essere consapevole in modo che egli possa continuare a fornire una spiegazione
ponderata dello studio.

16.4. Le questioni della ricerca sugli interventi: indagare le questioni etiche che si applicano alle pratiche di
intervento sui soggetti degli studi statistici

Oltre alle principali questioni etiche presentate, ne emergono molte altre in base all’intervento
(trattamento vs prevenzione), alla popolazione (bambini piccoli, adulti ospedalizzati) e ai contesti
(università, servizi per i pazienti).

Prima di tutto è importante fornire informazioni chiare e dettagliate sull’intervento, per esempio
informazioni relative alla sua efficacia o non efficacia in studi precedenti.

La ricerca sulla terapia solleva un interessante dilemma perché l’onestà sulle basi del trattamento
potrebbero attenuare alcuni degli effetti terapeutici. I processi attraverso i quali la terapia raggiunge il suo
beneficio terapeutico non sono in realtà conosciuti. Comunque la mobilitazione della speranza e delle
aspettative di cambiamento nel cliente fa parte dei meccanismi proposti per contribuire al cambiamento.
Questi fattori sono comuni a molti trattamenti e quindi possono spiegare perché molti trattamenti diversi
funzionano e perché le persone migliorano nelle condizioni di placebo o grazie a farmaci placebo. Anche
menzionare lo stato attuale del trattamento e i possibili importanti ruoli della speranza e delle aspettative
nelle procedure, potrebbe attenuare l’effetto di questi fattori.

Le informazioni sul trattamento in un esperimento potrebbero essere estese ai trattamenti che il soggetto
non riceverà. All’inizio dello studio, ai soggetti potrebbe essere detto che ci sono vari trattamenti offerti e
che l’assegnazione al trattamento è randomizzata, assumendo che in effetti la situazione sia questa. Anche
se raramente i soggetti sono contenti di sapere che la loro assegnazione sarà casuale, si potrebbe
enfatizzare l’importanza dell’assegnazione randomizzata nel valutare l’impatto dei diversi trattamenti. Solo
181
i soggetti che accettano le condizioni della ricerca potranno farne parte. Anche tra coloro che accettano,
può esserci un abbandono, soprattutto fra coloro che sono assegnati alla condizione di controllo.

In molti trial (per esempio sui farmaci o sulle operazioni chirurgiche), le condizioni di controllo non sono
distinguibili da quelle di trattamento né per i partecipanti, né per lo staff perché i placebo sono presentati
nello stesso modo e sembrano esattamente uguali ai farmaci. La chirurgia finta ha incisione, anestesia e
recupero simili a quelli delle operazioni “reali”.

Nei trial di psicoterapia, per confrontare il trattamento, le condizioni di controllo con il placebo sono
utilizzate meno spesso delle condizioni di controllo con il treatment as usual (trattamento standard), in
modo da fornire delle cure eticamente sostenibili e da minimizzare l’abbandono del trattamento.

→ Negare l’intervento

Gli studi sugli interventi spesso negano il trattamento speciale o l’intervento preventivo e assegnano alcuni
dei soggetti alle condizioni di controllo di non trattamento o i lista d’attesa. Sebbene queste condizioni
siano essenziali per rispondere a specifiche domande di ricerca, il loro uso solleva questioni etiche.

Assegnare il cliente a una di queste condizioni nega il trattamento a una persona che potrebbe
beneficiarne, o come minimo, la ritarda. Se la condizione del soggetto non peggiora, il ritardo ha comunque
aumentato la durata della sofferenza che poteva essere ridotta tramite il trattamento.

Ne è un esempio l’esperimento condotto negli Stati Uniti dal 1930 al 1970, per valutare gli effetti a lungo
termine della sifilide, una malattia sessualmente trasmissibili di origine batterica. L’infezione solitamente
passa inosservata perché i sintomi non emergono immediatamente. Ci sono diversi stadi della malattia che
comincia con sfoghi e lesioni cutanee, per poi passare a un periodo di latenza o apparente inattività, fino a
stadi successivi di cieca confusione, paralisi, demenza e perfino la morte, con una durata che può essere di
decine di anni.

Durante 40 anni di studio, a 399 uomini afroamericani fu negato il trattamento efficace per la sifilide in
modo che i ricercatori potessero studiare l’avanzamento dell’infezione. Durante e dopo la Seconda Guerra
Mondiale, il trattamento efficace contro la penicillina divenne ampiamente disponibile, ma venne ancora
negato per permettere lo studio del corso naturale della malattia. I partecipanti venivano seguiti e
esaminati regolarmente, ma non gli veniva somministrato alcun trattamento. Alla fine dello studio, 74
partecipanti erano ancora vivi e circa 100 erano morti di sifilide.

Intorno agli anni ’70 un giornalista portò alla ribalta nazionale la storia che ebbe delle conseguenze a lungo
raggio, tra le quali lo sviluppo delle linee guida federali per la regolamentazione della ricerca, la copertura
legislativa per il diritto dei soggetti di fare ricorso, lo sviluppo dei Comitati Etici che valutino la ricerca prima
che vanga condotta e l’attenzione al razzismo di cui lo studio era intriso.

Un ricercatore è obbligato a considerare se la condizione di controllo che ritarda o nega completamente il


trattamento sia necessaria per il conseguimento della ricerca. Per via dei problemi etici, potrebbe essere
più appropriato evitare di confrontare il trattamento con il non trattamento per scegliere invece delle
situazioni in cui i soggetti aspettano volontariamente e non è probabile che soffrano per le conseguenze
negative. Ovviamente, uno studio in cui si richiede che un gruppo rimanga in lista d’attesa è più adatto
quando i clienti sono volontari reclutati nella comunità, piuttosto che quando i clienti che vogliono il
trattamento arrivano da un centro di intervento per le crisi acute.

Alcuni dei problemi insiti nel negare il trattamento possono essere alleviati informando il paziente fin da
subito della possibilità che potrebbe non essere assegnato a un trattamento per un certo intervallo, che
deve essere specificato. In alcuni casi, l’assegnazione dei soggetti al gruppo di controllo sulle liste d’attesa
non ritarderà sul serio il trattamento. Tutti i soggetti che sono selezionati per lo studio e accettano di
182
partecipare vengono inseriti nella lista d’attesa: quelli a cui era stata assegnata in modo randomizzato la
condizione di intervento vengono trattati immediatamente, quelli a cui era stato assegnato di aspettare,
possono essere valutati e poi aspettano il solito periodo di attesa caratteristico della clinica prima di
ricevere il trattamento.

→ I gruppi di controllo e i trattamenti di dubbia efficacia

Anche l’uso di trattamenti che hanno una bassa probabilità di efficacia, solleva una questione etica per il
ricercatore. La questione potrebbe emergere quando si utilizzano dei gruppi che sono pensati per
controllare i fattori comuni dei trattamenti, come andare alle sedute di trattamento, incontrarsi con il
terapeuta e credere che il trattamento possa produrre un cambiamento. Questi gruppi sono pensati con
l’idea che ci siano pochi (o nessuno) componenti del trattamento che aiuteranno attivamente il cliente.
Fornire un trattamento pensato per essere debole o una condizione di controllo pensata per non essere
efficace, solleva ovvi problemi etici.

• Il problema del cliente, in assenza di trattamento, potrebbe non migliorare o peggiorare.

• I clienti potrebbero perdere la fiducia nel processo del trattamento psicologico in generale. Essi si
aspettano di vedere un cambiamento e, se questo non avviene, potrebbero essere scoraggiati dal
richiedere aiuto in futuro.

Vista la delicatezza di questo argomento, l’uso delle condizioni placebo deve essere valutata da un
Comitato Etico. Quello che è stato dimostrato dalle meta-analisi di molti studi è che il rischio suicidario non
differisce tra i soggetti che hanno ricevuto un trattamento e i controlli che hanno ricevuto il placebo.
Questo risultato non ha però calmato tutte le preoccupazioni perché la qualità della vita dei soggetti nel
gruppo placebo non è così buona come quella del gruppo del trattamento per via delle probabilità dei
sintomi persistenti e anche per lo stress e l’ansia di essere nella condizione placebo con tale condizione.

Da una rivisitazione recente della Dichiarazione di Helsinki (1964), emerge che i placebo possono essere
utilizzati solo quando non ci sono altre terapie disponibili da utilizzare come confronto. Se c’è un
trattamento standard, qualunque nuovo trattamento dovrebbe essere confrontato con quello invece che
con il placebo.

La traslazione della politica della Dichiarazione di Helsinki non è lineare perché molti dei trattamenti che
vengono considerati standard, sono considerati tali solo perché usati da molto tempo, non perché hanno
delle evidenze per conto loro.

→ Il consenso e l’interfaccia con le minacce alla validità

Alcune delle questioni etiche si associano direttamente con il trarre delle interferenze e con la validità
sperimentale dell’esperimento. Le procedure per il consenso informato illustrano chiaramente questo
concetto. Due questioni che hanno delle implicazioni sono la randomizzazione e l’attrito.

Il consenso informato solleva delle questioni che hanno degli effetti sul tasso di drop-out e sulle minacce alla
validità.

Si pensi ad uno studio che confronti un trattamento con un non trattamento o una condizione di controllo
placebo. I soggetti sono informati che verranno assegnati casualmente a una o all’altra condizione. Dopo
che i soggetti sono stati assegnati, possono valutare il loro stato e trarre delle inferenze sul gruppo in cui si
trovano. È probabile che indovinino, specialmente se hanno parlato con gli altri soggetti. Il ricercatore
potrebbe fornire al più presto il consenso informato, per sottolineare l’importanza della partecipazione
anche se vengono assegnati alla condizione di non trattamento (lista d’attesa) o al gruppo placebo, e forse
trasmettere l’idea che se l’assegnazione al non trattamento potrebbe farli abbandonare lo studio è meglio

183
farlo ora (prima di essere assegnati), anche se il soggetto è libero di lasciare lo studio quando vuole. Dopo
che tutti hanno accettato la partecipazione, allora si può fare l’assegnazione alle condizioni in modo
randomizzato. Questo potrebbe ridurre l’attrito perché i partecipanti sono stati incoraggiati ad
abbandonare prima che venisse fatta l’assegnazione. Il possibile abbondono dello studio influisce sulla
validità sperimentale.

La validità esterna dei risultati, però, verrà ulteriormente messa a rischio. I soggetti che partecipano
potrebbero essere selezionati sulla base delle loro caratteristiche perché sono stati fatti degli sforzi per
impiegare solo coloro che hanno detto che sarebbero rimasti nel trattamento.

→ Commenti generali

L’uso di un gruppo senza trattamento o in lista d’attesa è essenziale nella ricerca che si pone la domanda
base “questo trattamento funziona?”. La domanda di solito richiede una valutazione del grado di
cambiamento che ci può essere senza trattamento.

L’uso di questi gruppi è essenziale per avanzare nella comprensione del trattamento, ma ci sono delle
situazioni in cui usarli è eticamente scorretto. Per esempio non può essere negato il trattamento in contesti
in cui i clienti hanno bisogno di un trattamento per migliorare un problema nell’immediato. Quando la
priorità è invece la ricerca, piuttosto che fornire un servizio, e i clienti possono essere informati delle
implicazioni di questa priorità, l’uso di questi gruppi può essere giustificato facilmente.

Alcune delle questioni etiche possono essere migliorate fornendo a tutti i soggetti dei trattamenti più
efficaci (o i più efficaci) all’interno del progetto dopo che hanno completato il trattamento o la condizione
di controllo alla quale erano stati assegnati. Questo è quello che succede al gruppo di controllo in lista
d’attesa. Ovviamente, a un certo punto della ricerca studi con follow-up a lungo termine sono necessari per
vedere se l’intervento che sembra efficace risulta essere meglio dell’assenza di trattamento anche a lungo
termine.

16.5. Regolamentazione, linee guida etiche e protezione dei diritti dei clienti: esprimere la posizione che
assume la legge nel dare li indicazioni etiche da seguire nella ricerca statistica.

Le questioni etiche e le responsabilità dei ricercatori sono codificate in molte linee guida e nella
regolamentazione federale degli stati uniti. Sono necessarie delle linee guida per almeno 4 ragioni:

1. Non si possono lasciare gli standard di ricerca ai ricercatori. Il giudizio individuale per la presa di
decisioni non può essere oggettivo visto l’alto coinvolgimento nella ricerca. Le linee guida
codificano degli standard comuni e delle responsabilità, portando un certo grado di coerenza tra le
pratiche.

2. C’è spesso un’enorme differenza di potere sia nella ricerca sia nei contesti dell’intervento in
relazione alla persona a capo della ricerca o dell’intervento e della persona che partecipa alla
studio o che riceve l’intervento. Il ricercatore ha molte più informazioni e molto più controllo sulla
situazione e sui potenziali rischi ed effetti collaterali. La differenza di potere non portano
necessariamente ad abusa di quel potere. Le linee guida servono per assicurarsi che la parte più
debole abbia delle protezioni e come punto di riferimento per ricercatori, partecipanti e le terze
parti.

3. Molte decisioni nella ricerca all’interno dei servizi riflettono dei dilemmi genuini, dei compromessi
e pesano rischi e benefici. Nessuna persona ha l’autorità o la saggezza o una posizione equilibrata
per risolvere il dilemma o per prendere decisioni (es. quando proporre un intervento, quando
offrire delle risorse limitate). Questo perché in un modo o nell’altro spesso molte persone sono
coinvolte nella decisione
184
4. Le linee guida possono facilmente essere riviste e aggiornate per maneggiare le nuove questioni
che emergono. Le linee guida vengono riesaminate periodicamente per stare al passo con le nuove
situazioni e i nuovi punti di vista sui risultati delle ricerche.

Le linee guida etiche sono necessarie per aiutare nelle prese di decisione, per proteggere gli interessi del
cliente, per proteggere contro abusi o mancanze nel garantire i diritti umani. Esse esprimono il modo i cui
bisogna comportarsi nei contesti professionali. Sono anche pensate per favorire la trasparenza su quello
che è stato fatto e quali rischi e benefici ci potrebbero essere. Alcune sono specificate nella legge per
codificare alcune protezioni in modo più formale e per fornire la possibilità di ricorrere in tribunale qualora
le protezioni non fossero adeguate.

→ Codici federali e regolamentazioni – il caso degli USA

La protezione dei soggetti umani ha una storia di regolamentazione in risposta alle atrocità del regime
nazista durante la Seconda Guerra Mondiale e il successivo sviluppo del Codice di Norimberga.

Nel 1974, una legge federale fu emanata per creare una commissione nazionale per la protezione dei
Soggetti Umani della ricerca biomedica e comportamentale. La commissione era chiamata a identificare i
principi etici di base che sottostanno alla ricerca con i soggetti umani e a sviluppare linee guida per la
ricerca. Tra i principi emergono: protezione e cura dei soggetti imani, compresi il rispetto per la persona, la
giustizia e la giustizia.

Nel 2001 è stato proposto di creare un Comitato Etico istituzionale per monitorare la ricerca dal punto di
vista delle protezioni del soggetto nel contesto della ricerca. La commissione di supervisione poteva
rivolgersi alle università per investigare sulle accuse di violazione dei diritti e per fornire dei report di tali
investigazioni, inoltre, vennero definiti dei requisiti molto specifici per il consenso informato e la sua
documentazione.

Nel 1996, venne promulgata la legge HIPAA, che sottolineava l’importanza della privacy delle informazioni
sulla salute. Le protezioni includevano la salvaguardia in loco dei dati e delle informazioni identificabili, in
modo che il singolo paziente fosse protetto. A volte le università vengono controllate per vedere se i
requisiti dell’HIPPA vengono rispettati per davvero tramite delle visite nei siti di ricerca al fine di verificare
se effettivamente i record dei pazienti sono protetti.

L’intero range di regolamentazioni, codici e linee guida che regolano il comportamento professionale e le
interazioni con il pubblico è molto esteso per poter essere presentato qui. Possiamo fare degli esempi:

- A un livello il più generale possibile, le organizzazioni professionali fornisco delle linee guida che
coprono una varietà di responsabilità. Ne è un esempio L’APA (American Psychological
Association). I principi centrali coprono gli obblighi in relazione agli standard della competenza
professionale, dell’integrità, delle responsabilità professionale e scientifica, il rispetto per i diritti e
la dignità degli altri e le responsabilità sociali.

185
- A un livello meno astratto, le linee guida coprono diversi domini specifici. Anche allontanandosi dai
principi molto generali, le linee guida più specifiche sono ancora ambigue e quell’ambiguità è
necessaria per poter essere applicabile a un ampio spettro di circostanze. Le linee guida mettono in
luce le considerazioni comprese nel prendere decisioni sul fatto che un determinato progetto di
ricerca dovrebbe essere intrapreso.

La priorità deve comunque essere data al benessere del soggetto.

→ Commenti generali

186
Con tutte le linee guida così diverse, è utile notare che c’è una sovrapposizione considerevole. I principi
generali sono la protezione dei diritti dei partecipanti oltre che l’integrità scientifica e professionale.
L’espressione linee guida potrebbe risultare debole; perché il termine non fa riferimento a leggi, ma a
consigli che qualcuno si è preso la briga di annotare. Nella realtà dei fatti, alcune linee guida si
sovrappongono a delle normative e hanno delle conseguenze serie se vengono violate. Quindi, in realtà, le
linee guida sono più stringenti “degli utili suggerimenti che potresti prendere in considerazione”.

Oltre ai ricercatori, anche l’università è responsabile di fare in modo che le leggi e le linee guida siano
rispettate. Esse rischiano di perdere dei finanziamenti per la ricerca delle agenzie governative se non
valutano in modo appropriato i progetti di ricerca e garantiscono le protezioni dei partecipanti.

17. INTEGRITA’ SCIENTIFICA

La maggior parte delle questioni riguardanti l’integrità scientifica, diversamente da quelle sull’etica, sono
fuori dalla portata dei comitati etici e spesso emergono durante o dopo lo studio. Quindi la possibilità che i
dati vengono falsati o alterati, o che misure diverse incluse nello studio non arrivino mai all’analisi finale,
non viene rilevata facilmente da alcun comitato. La questione sorge solo quando vengono mosse delle
accuse da parte di qualcuno circa un passo falso nell’integrità del trattamento e l’amministrazione
universitaria ha ragione di sospettare un illecito. I metodi di comunicazione e il coinvolgimento maggiore
del pubblico hanno aumentato la visibilità dei passi falsi dell’integrità scientifica e migliorato e aumentato
l’obbligo di rispondere a questi.

17.1 Valori di base a sostegno dell’integrità scientifica: riconoscere alcuni dei sistemi di valore caratteristici
che guidano l’integrità scientifica.

Albert Einstein sosteneva che ciò che fa grande uno scienziato non è l’intelletto ma il carattere e con questo
faceva riferimento ai valori e agli standard che si hanno, che si invocano e che si seguono nella conduzione
della scienza. I valori sui quali si base l’integrità scientifica, hanno implicazioni critiche per le pratiche
metodologiche e sono essenziali come guida nelle situazioni nuove.

Valori centrali:

a) TRASPARENZA: franchezza su quello che si sta facendo e che si è fatto. Le procedure, i metodi e i
risultati devono essere comunicati e mostrati per poter replicare i risultati, ma non solo.

b) ONESTA’: l’accumulo di conoscenze dipende da un’interpretazione accurata di tutte le azioni che


costituiscono la ricerca.

c) RESPONSABILITA’: il ricercatore è responsabile delle azioni e delle attività associate a


pianificazione, esecuzione, supervisione ed altre attività incluse nel processo della ricerca; quindi
può essere ritenuto responsabile delle violazioni. La responsabilità si estende anche su colleghi,
collaboratori, istituzioni, studenti e il pubblico in generale.

d) DEDIZIONE AI RISULTATI EMPIRICI: i ricercatori si concentrano sull’evidenza empirica come arbitro


della conoscenza.

e) CONFLITTO DI INTERESSI: a volte i ricercatori possono essere particolarmente spinti verso un’idea o
un obiettivo il che potrebbe influenzare o dare l’impressione di influenzare i risultati. Un valore
scientifico consiste nell’evitare il conflitto di interessi e nel riportare tali influenze o l’impressione
che ci siano.

f) DEDIZIONE ALL’INTERESSE COMUNE: la scienza è al servizio pubblico. La nostra conoscenza è


legata a un tentativo di comprendere il nostro mondo in un modo che sostanzialmente possa
migliorare la vita.
187
L’integrità scientifica riguarda quindi i doveri dei ricercatori; tra questi essi devono riportare i risultati della
ricerca, evitare il plagio, assumersi il merito di pubblicazione solo per il lavoro che hanno svolto o al quale
hanno contribuito enormemente, duplicare la pubblicazione dei dati e condividere i dati della ricerca per la
verifica. Per quanto riguarda le reviewer, gli psicologi che revisionano il materiale per propositi di ricerca,
devono rispettare la riservatezza e i diritti di proprietà di tali informazioni. (tabella 17.2 pagina 416).

→ Frode nella scienza

La questione iniziale dell’integrità scientifica si concentra sull’accuratezza della presentazione scientifica. La


distinzione tra errore e frode nella ricerca è fondamentale. Gli errori si riferiscono a sbagli onesti che
possono verificarsi in alcuni aspetti dello studio o nella sua presentazione.

I processi implicati nella raccolta dei dati, nella registrazione del punteggio delle misure, nella trascrizione e
nell’inserimento dei dati, e nella pubblicazione, fanno sorgere molte possibilità di errore. Il ricercatore ha la
possibilità di minimizzare gli errori attraverso l’ideazione di procedure per controllare, monitorare e rilevare
gli errori e poi di correggerli.

Gli errori sono questioni importanti ed è fondamentale non essere sprezzanti nei loro riguardi perché
possono fare la differenza.

Dal punto di vista dell’impatto pubblico, frode ed errori condividono almeno una caratteristica, ovvero il
fatto che le conclusioni sono sbagliate. La frode, però, viene considerata parte dei crolli dell’integrità
scientifica perché non riguarda l’errore umano o la disattenzione. La frode nella scienza si riferisce ai
tentativi espliciti di ingannare e rappresentare male. Si tratta di tentativi deliberati dei ricercatori di
ingannare i colleghi e il pubblico.

Un esempio è rappresentato dallo studio che suggerisce che un vaccino comunemente usato per i bambini,
possa causare l’autismo. Lo studio oggi è vecchio, ma le conseguenze sono ancora evidenti. Questo non fu
uno studio, ma un report (studio di casi) di 12 bambini che secondo quanto riportato avevano un
funzionamento normale, ma dopo la vaccinazione persero le abilità normali acquisite e mostrarono sintomi
comportamentali di disturbo pervasivo dello sviluppo. Tale disturbo fu associato alla vaccinazione e portò
alla trasmissione pubblica dei risultati, profonde preoccupazioni tra genitori, libri, talk show televisivi,
notizie speciali, rivendicazioni di cospirazioni governative per nascondere ciò che si supponeva di sapere
delle vaccinazioni, minacce di morte contro i leader delle case farmaceutiche e personaggi famosi
condivisero la causa che i vaccini fossero colpevoli.

I risultati promossero un sospetto su larga scala inerente i pericoli delle vaccinazioni, nonostante le infinite
ritrattazioni, le commissioni d’esperti e l’evidenza che il risultato originale fosse fasullo.

Fu creato un comitato del National Institute of Health per valutare i risultati e la ricerca seguente per
concludere che non vi erano evidenze a supporto della connessione tra vaccinazione e autismo. Mentre il
trauma straziante dei genitori, e le repliche degli studi erano in atto, dopo anni l’articolo originale venne
identificato come una frode. Gli autori mal rappresentarono i dati. L’autismo non poteva affatto essere
collegato ai vaccini e infatti i bambini nel report avevano dei problemi prima di essere stati vaccinati.

Nonostante le rassicurazioni, il numero di vaccini negli USA e in Gran Bretagna diminuì e le malattie che
questi erano designati a prevenire sono aumentate. Questo è ciò che oggi ha reso la frode scientifica una
questione di vita o di morte. Nonostante ora i tassi delle vaccinazioni siano aumentati, molti genitori
continuano ad evitare le vaccinazioni.

Tutte le frodi danneggiano la scienza e il pubblico in modi molteplici, quali il minare la fiducia pubblica e il
supporto per la ricerca, il generale cinismo relativo al fatto che “conoscenza e verità” mascherino

188
veramente i motivi e le ambizioni individuali e lo spreco di risorse intellettive e finanziarie perché un
risultato può portare altri scienziati a seguire strade che non hanno basi.

Un altro esempio, più recente, riguarda un illustre psicologo sociale olandese (Diederik Staple), che fu
accusato di aver falsato più di 50 pubblicazioni. Lungo un periodo di 15 anni, vennero pubblicati diversi
articoli, spesso su riviste prestigiose; gli studi e i loro risultati successivamente risultarono essere stati
inventati. La frode venne scoperta nei punteggi delle sue pubblicazioni in cui egli falsò semplicemente i dati
senza testare i soggetti o aggiunse e cambiò i numeri come se derivassero dai dati raccolti per gli studi. Alla
luce dell’evidenza, fu sospeso dalla sua università.

Entrambi questi esempi comprendono individui e dunque potrebbero suggerire che la frode si verifica nelle
circostanze in cui vi sono individui e nella privacy dei loro laboratori, con le luci spente e le tapparelle
chiuse. Ciò può essere vero, ma è importante notare che la frode può verificarsi su scala più vasta.

Per esempio, in uno studio in Giappone che sta cercando i segnali precoci del morbo di Alzheimer e di
utilizzare tale informazione per sviluppare farmaci e metodi di trattamento, sono state coinvolte 38
istituzioni mediche e ha ricevuto fondi da parte dei ministeri della salute e dell’educazione del governo e da
11 compagnie farmaceutiche. Le accuse includono la correzione dei dati o le richieste da parte del centro
dei dati che supervisiona la ricerca per altri siti di rifare i dati in più occasioni, utilizzando soggetti (troppo
malati) che erano inappropriati per lo studio.

La frode è intrinsecamente contraria ai principi centrali della scienza. Ciò significa che, indipendentemente
dalle conseguenze negative, è qualcosa che viola tutto quello che stiamo facendo. Inoltre, il fatto di minare
la fiducia pubblica, comporta che la scienza in generale sarà sospettata. Dal punto di vista dei media, tutti i
risultati che potrebbero essere citati per costruire la fiducia o per concentrarsi su traguardi legittimi, non
fanno notizia quanto gli scandali; quindi ricostruire la fiducia non è semplice.

In relazione alla salute, il fatto che sorgano sospetti può nuocere alle persone. Molti di coloro che sono
sospettosi nei confronti dell’azienda farmaceutica, probabilmente oggi fruiscono scarsamente di
trattamenti che aiuterebbero loro e i loro bambini.

Stabilire quanto è prevalente il comportamento fraudolento non è semplice perché la frode è nascosta e ha
diverse forme. Secondo le stime del Web of Science, annualmente vengono pubblicati più di 1,4 milioni di
articoli che abbracciano più di 250 discipline. Di questi, tra l’1% e il 13% circa sono fraudolenti? Ciò
rappresenterebbe un disastro ed evidenzierebbe ancora di più il ruolo fondamentale della replica degli
studi.

È improbabile identificare una causa di frode singola o semplice; ma sicuramente diverse influenze possono
spingere verso di essa, come:

- Pressioni dei ricercatori a pubblicare per avere un riconoscimento,

- Avanzamenti di carriera: risultati positivi (trovare un effetto) promuovono più facilmente passi in
avanti importanti,

- Ottenere fondi per percorrere vie di ricerca apparentemente promettenti. Per molti ricercatori i
finanziamenti rappresentano le basi degli stipendi e il fatto di non ottenere un grant può portare a
un taglio dello stipendio.

Le tutele per rispondere alla frode includono:

- Formazione sui valori centrali della scienza;


- Enfasi sull’importanza dell’integrità del ricercatore nel far avanzare la scienza in generale;
- Valutazione da parte dei colleghi;
189
- Accesso pubblico agli archivi dei dati;
- Tentativi di replicare la ricerca.
La frode ha anche conseguenze legali; vi sono spesso commissioni di supervisione per monitorare l’integrità
scientifica, per indagare le accuse di frode e per accertare eventuali responsabilità. Il ricercatore che
conduce gli studi, riporta i dati e prepara i report, dovrebbe essere il più onesto e obbiettivo possibile e
inoltre dovrebbe insegnare a coloro che sono di lui questi standard e queste pratiche.

→ Pratiche discutibili e distorsione dei risultati

Nelle pratiche discutibili, l’atto di riportare le procedure e i risultati di uno studio è incompleto, errato o mal
rappresentato. Anche in questo caso sono coinvolte distorsioni dei dati che potrebbero essere giudicate
palesi. Il ricercatore può prendere diverse decisioni relative a come i dati saranno analizzati, sintetizzati e
riportati, in modo da produrre risultati significativi e presentare un quadro parziale o incompleto dello
studio. Ciò che fa sorgere il problema è il fatto che il ricercatore possa prendere una decisione dando
un’occhiata alle varie opzioni, vedere quali di queste portano alle conclusioni attese e poi riportare solo
quelle opzioni.

Elenchiamo delle pratiche discutibili e degli snodi decisionali che possono distorcere i risultati: (è una
tabella)

• ANALISI DEI DATI: possono essere effettuati molti test statistici diversi per valutare le ipotesi; e
ciascuno può portare a risultati e conclusioni diversi. Dopo molte analisi, quella/e che hanno
funzionato, ovvero hanno mostrato una significatività statistica, possono venire selezionate e
riportate senza la condivisione di informazioni relative a tutte le analisi utilizzate per raggiungere
quel punto.

• INCLUSIONE O ESCLUSIONE DEGLI OUTLIER: gli outlier sono individui i cui dati sono estremi su una
misura, come definito dal discostarsi dal valore medio. Il ricercatore può decidere se escludere o
meno i soggetti che sono outlier e può variare nel cut-off per definirli. Queste decisioni (escluderli o
meno) se non vengono prese prima dell’inizio dello studio, potrebbero essere basate sulle analisi
dei dati. Il ricercatore, quindi, potrebbe esplorare l’impatto della decisione controllando la
significatività statistica dei risultati.

• INCLUSIONE O ESCLUSIONE DEI SOGGETTI CHE VARIANO NELLE LORO RISPOSTE AL


MANIPULATION CHECK: in alcuni studi viene usata una misura (es. il questionario), per vedere se i
soggetti hanno sperimentato, ricordato o percepito la manipolazione sperimentale. Deve essere
presa una decisione relativa a cosa fare se i soggetti non hanno mostrato di aver “subito” la
manipolazione. Il ricercatore può escludere alcuni soggetti sulla base delle loro performance al
manipulation check. Il bias deriva dall’analizzare i dati mediante variazione relative a chi viene
incluso o escluso sulla base di tale manipulation check e di alcuni cut-off utilizzati per definire chi ha
subito tale manipolazione e chi no.

• SELEZIONE DELLE VARIABILI DI CONTROLLO (COVARIATE): in qualsiasi studio ci sono delle variabili
relative a differenze individuali quali età, etnia, sesso, status socioeconomico... queste variabili
possono essere “controllate” o quantomeno prese in considerazione nelle analisi dei dati,
conteggiandole come covariate. Il fatto che queste vengano considerate nell’analisi dei dati e il
come questo avvenga può portare a delle differenze nei risultati.

• AMPIEZZA DEL CAMPIONE E SBIRCIATE AI DATI: quando vengono raccolti i dati, i ricercatori a volte
analizzano i risultati prima di aver testato l’insieme completo di soggetti. I bias derivano dal fatto di
controllare in modo ripetuto, che aumenta la possibilità di un risultato casuale derivante da test

190
statistici numerosi e di decidere di interrompere il testare i soggetti o continuare, sulla base del
fatto che i risultati siano significativi.

• SELEZIONE TRA LE VARIABILI DIPENDENTI: uno studio può includere molte misure diverse per
valutare l’impatto della manipolazione. Il ricercatore può ripotare solo quelle che hanno mostrato
l’effetto. Non possiamo sapere il grado in cui i dati riportati rappresentino l’insieme concreto delle
misure e delle analisi molteplici.

• UTILIZZO SELETTIVO DELLE SOTTOSCALE: alcune misure producono punteggi totali ma possono
anche avere molte sottoscale diverse. Vi sono dei bias se si selezionano le sottoscale che vengono
incluse o omesse sulla base di quello che mostrano.

• UTILIZZO SELETTIVO DELLE CONDIZIONI SPERIMENTALI: uno studio può includere numerosi gruppi
sottoposti a condizioni diverse. Nel report finale dello studio, alcuni gruppi possono venire esclusi o
possono essere stati mescolati. La decisione può essere basata sulla significatività statistica dei
risultati sulla base dei gruppi che vengono inclusi.

• NON RIPORTARE O SCRIVERE I RISULTATI: un ricercatore può aver condotto molti studi su un
argomento, e alcuni o la maggior parte di questi possono non aver mostrato l’effetto. La
pubblicazione dell’unico risultato che mostra l’effetto distorce l’insieme dei risultati degli studi.
Bisogna anche notare che la difficoltà a pubblicare risultati negativi costituisce un disincentivo alla
redazione di tali studi.

I report incompleti possono riguardare anche le misure: è molto probabile che alcune misure non siano
riportate affatto o che vengano riportate solo parti delle misure. O magari alcuni tentativi di analisi sono
stati più eloquenti o interpretabili di altri. Questi tentativi più eloquenti magari sono quelli riportati o
sottolineati.

Il fatto di non riportare correttamente le misure e il processo di analisi dei dati è fallace. La trasparenza
completa consisterebbe nel riportare tutte le misure, tutte le analisi e tutti i tentavi di guardare i dati per
vedere cosa è emerso.

Molte delle pratiche discutibili potrebbero essere gestite specificando prima di uno studio come saranno
gestiti gli snodi decisionali. Ovvero decidere: quanti soggetti saranno testati (senza dare sbirciate multiple
ai dati), chi verrà escluso, quali saranno le variabili che probabilmente saranno controllate nelle analisi
statistiche.

→ Plagio

Il plagio si riferisce all’uso diretto e alla copia di materiale di qualcun altro senza dargli merito o
riconoscimento. Questo può includere parole o idee di un’altra persona che si attribuiscono a sé. Il plagio in
tutte le sue forme rappresenta una pratica fallace e inoltre viola i valori centrali dell’onestà e della
trasparenza. C’è un inganno che consiste nel fare finta di essere la fonte del materiale o dell’idea o che
l’affermazione presente in un proprio lavoro non sia stata fornita prima.

Possiamo distinguere diverse forme di plagio:

Copia diretta → si tratta di copiare verbatim;

Cambio della parola → copiare quasi verbatim con alcune parole sostituite da sinonimi;

Cambio della grammatica → interi frammenti di frasi vengono copiati verbatim, ma l’autore
riorganizza l’ordine in cui appaiono nella frase e/o cambia i tempi verbali;

191
Complesso → l’autore tenta di parafrasare utilizzando tecniche multiple elencate sopra, ma la
maggior parte della frase è ancora riconoscibile quando copiata e/o il materiale non è citato.

Ci sono appositi software per rilevare la probabilità di plagio. Molte riviste li utilizzano quando c’è il
sospetto di plagio e incoraggiano gli autori a far passare il loro manoscritto nel software prima di inviarlo
per la pubblicazione.

Il plagio non è un problema nuovo, ma oggi più che in passato, è aumentata la facilità di accesso alle
informazioni tramite internet.

→ Autoplagio

L’autoplagio si riferisce alla presentazione di un lavoro precedente senza il riconoscimento e millantando il


materiale come nuovo.

Ci sono diverse variazioni dell’autoplagio:

Presentazione dello stesso articolo una seconda volta (pubblicazione duplicata).

Copia di reparti selezionati di testo o figure e la loro pubblicazione, copiando dalle sezioni di un
lavoro precedente.

Presentazione degli stessi dati nuovamente, come se non fossero stati presentati prima.

La pubblicazione duplicata consiste nella presentazione della versione completa o quasi di un articolo una
seconda volta, senza dare merito al fatto che il lavoro sia stato già pubblicato. Questo può succedere anche
in ambito scolastico o universitario quando gli studenti utilizzano una stessa tesina per due corsi, ma senza
citare il fatto che il materiale sia stato presentato in precedenza.

La possibilità di effettuare pubblicazioni duplicate è più semplice oggi, perché vi sono molte riviste online,
di cui alcune di dubbia qualità, che accettano articoli; molte di queste fanno pagare gli autori per la
pubblicazione dell’articolo perciò hanno un interesse commerciale legato all’accettazione di più articoli
possibile, talvolta con una scarsa o inesistente valutazione dei contenuti.

La maggior parte degli articoli nelle riviste e dei libri di testo richiedono agli autori di autorizzare (cedere) il
copyright. Ciò significa che il proprietario del lavoro stampato è la compagnia commerciale o
l’organizzazione professionale che ha pubblicato il libo di testo o la rivista. La riproduzione di tale lavoro,
anche se il proprio lavoro, potrebbe rappresentare una violazione del copyright a meno che non venga
richiesto il permesso esplicito di chi detiene il copyright.

Esistono anche altri problemi legati alla ripetizione di materiale. Per esempio, molti ricercatori conducono
un programma di ricerca, che consiste in diversi studi simili sullo stesso argomento, spesso effettuati
nell’arco di anni. Comprensibilmente, il ricercatore desidera scrivere il materiale nel modo più stringato e
quindi è ragionevole “incollare” la descrizione di uno studio precedente proveniente da un manoscritto
precedente. Questo è autoplagio e, per evitarlo, si può affermare che le procedure sono state descritte
prima e presentare di nuovo le procedure in forma più abbreviata.

L’autoplagio rappresenta un problema, ma non quanto il furto di idee dai lavori di altri senza riconoscerne il
merito.

→ Status di autore e assegnazione di merito

Una questione etica riguarda il merito concesso ai colleghi e agli studenti coinvolti nella ricerca.

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I progetti di solito sono collaborativi e la portata della collaborazione può variare. Alcuni progetti sono
collaborativi nel senso che coinvolgono più ricercatori, di più aree e magari delle collaborazioni
internazionali.

In più, gli studi possono richiedere uno specialista che ne assicuri il completamento. Non è raro avere degli
articoli con più di 20 o 30 autori.

All’altro estremo, possiamo trovare un ricercatore singolo che conduce la ricerca nel suo laboratorio ha
assistenti, studenti e ricercatori post-hoc che collaborano per portare a compimento un dato progetto.

Il fatto che gli studi siano collaborativi, porta a un mix di persone con livelli di formazione diversi. Tale
diversità di formazione e ruoli aggiunge alcune complessità al tema dell’assegnazione di merito.
L’assegnazione di merito emerge nella decisione di chi inserire come autori in un articolo di ricerca, l’ordine
in cui appaiono, la relazione tra i ricercatori junior e senior, o strutturati e studenti e come i diversi ruoli e
contribuiti colpiscono lo status di autore.

Questa problematica che riguarda l’integrità scientifica, coinvolge anche l’integrità personale, ovvero il
carattere e la natura dei soggetti coinvolti. Le decisioni inerenti l’assegnazione del merito e dello status di
autore sono cariche di debolezze umane legate a status, potere, grado, ambizione, insicurezza, rabbia e
vendetta e stile di personalità di ricercatori, collaboratori e assistenti di ricerca.

Le indagini rivelano che una fonte frequente di discussioni tra gli autori e preoccupazioni riguarda il fatto di
non ricevere il merito appropriato per i contributi. Ma c’è anche un altro lato di tutto questo che è meno
visibile. Molti soggetti dell’indagine riportano di non sapere di essere un autore dell’articolo fino a quando
l’articolo non era stato proposto per la pubblicazione. Inoltre, alcuni individui che scoprono che saranno un
autore chiedono che i loro nomi vengano tolti.

Per cui le questioni inerenti lo status d’autore sono di grande interesse perché la pubblicazione e il numero
di pubblicazioni in molte università possono avere delle implicazioni dirette per gli incarichi universitari, le
promozioni e gli stipendi. Anche per gli studenti che fanno domanda nelle scuole di dottorato o di
specializzazione, il fatto di avere uno o due pubblicazioni, può facilitarne l’accesso.

Al di là delle conseguenze associate allo status di autore, c’è una questione più ampia che riguarda
l’assegnazione e il riconoscimento di merito giusto ed equo, aspetto non semplice. La difficoltà è data dalle
differenze individuali, dal temperamento, dalle insicurezze personali. È difficile stabilire cosa costituisca un
contributo allo studio e a quanto tale contributo debba contare per l’assegnazione di merito finale.

✓ Linee guida e buone norme per l’assegnazione dello status di autore

Vista la complessità e la difficoltà nell’attribuire tale status, sono stati evidenziati 4 criteri dall’International
Committee of Medical Journal Editors (ICMJE), che è un ampio gruppo di individui che rappresenta riviste e
organizzazioni nella ricerca biomedica. Nonostante il focus, le linee guida e raccomandazioni sulla
pubblicazione, sono state ampiamente accettate e sostenute nell’ambito della sanità, della medicina e da
moltissime riviste di psicologia, psichiatria e psicoterapia.

Chiunque venga designato come autore dovrebbe aver portato contributi sostanziali:

- Alla concezione o al disegno del lavoro; o all’acquisizione, analisi o interpretazione dei dati per il
lavoro;

- Nella progettazione del lavoro o nella sua revisione in modo critico per l’importante contenuto
intellettuale;

- Nel fornire l’approvazione finale della versione da pubblicare;

193
- Inoltre, la persona deve essere d’accordo a essere responsabile per tutti gli aspetti del lavoro per
assicurare che le questioni associate all’accuratezza o integrità di qualsiasi parte del lavoro vengano
indagate e risolte in modo appropriato.

Tutti i coautori dovrebbero soddisfare tutti e quatto i criteri e che chiunque li soddisfi, deve essere
considerato coautore. I primi tre criteri fanno riferimento allo scopo del lavoro, l’ultimo è costituito per
assicurare che le persone non abbiano solo i loro nomi nell’articolo senza conoscere o avere la
responsabilità dei contenuti.

Molti individui possono lavorare a uno studio ma non soddisfare i criteri. Le linee guida dell’ICMJE indicano
che a questi potrebbe essere assegnata una nomina in una nota a fondo pagina.

Vi è una un’altra questione equivalente che emerge nell’assegnazione di merito e nel conferire i premi
Nobel. Spesso un dato premio è condiviso con un limite di 3 persone, di cui tutte devono essere viventi. Il
fatto di non poter ricevere il premio dopo la morte, sembra un’ingiustizia perché la maggior parte dei
momenti in cui si muore non sono colpa della persona e non dovrebbero diminuirne il merito. Un’eccezione
si ha quando il premio Nobel è stato annunciato ufficialmente e la persona è viva, ma muore prima di avere
il premio tra le mani.

Emergono però altre questioni, che rendono difficile l’attribuzione di merito. Se qualcuno analizzando i
dati, sollevasse questioni nuove o contenuti concettuali enormi, senza aver soddisfatto tutti e 4 i criteri,
come ci dovrebbe comportare? Potremmo dire che ha la qualifica per essere coautore, ma anche in questo
caso vi sono altre fonti potenziali di frustrazione. Gli autori dell’articolo devono essere inseriti in un certo
ordine, che raramente è alfabetico. Questo ordine potrebbe essere basato sull’ampiezza del contributo, che
è chiaramente un’altra decisione discrezionale. I coautori possono sentire che il merito non è stato
assegnato in modo equo sulla base dell’ordine in cui gli autori compaiono nell’articolo.

La tabella fornisce una guida utile per la discussione dello status di autore per un dato progetto. Vengono
esplicitate le parti della discussione che dovrebbero essere considerata e quando. Il fatto di non discutere
esplicitamente questi temi crea un rischio importante di delusione, seccatura e ostilità. La persona che
probabilmente ne soffrirà sarà quella junior (studente, ricercatore più giovane) del progetto.

I ricercatori, sia gli strutturati e gli studenti che i numerosi colleghi all’interno della professione, sono
chiamati a discutere esplicitamente queste questioni all’inizio della ricerca, non semplicemente per
rivolgersi alle problematiche inerenti lo status di autore, ma anche per decidere i compiti da completare, la

194
responsabilità e il merito in relazione a tutte le componenti dello studio. La chiarezza è quindi importante,
soprattutto se ci sono delle differenze di potere, età e status tra i ricercatori.

Non è semplice approcciare un collaboratore senior o un consulente, per questo motivo è responsabilità
loro approcciare l’argomento relativo all’assegnazione del merito, rivolgersi direttamente su questo
argomento e incoraggiarne il dialogo.

Infine, possiamo sottolineare che la collaborazione è come una relazione che induce preoccupazioni utili e
non una questione vaga. Bisogna scegliere con chi collaborare, recuperando informazioni ed opinioni da
altri ricercatori, per sapere dove questa persona è stata e con chi.

✓ Circostanze particolari e sfide

La prima è nota come status di autore ad honorem o donato. Questi termini vengono usati per gli individui
che vengono aggiunti alla lista degli autori, ma che non hanno contribuito all’ideazione e al disegno di
studio, raccolta, analisi, interpretazione dei dati e bozza dell’articolo. Essi sembrano essere autori di diritto,
ovvero, per diritti della loro posizione. Questo status è visto come sempre più inappropriato alla luce dei
criteri che sono espliciti relativamente a cosa giustifica lo status di autore, come trattato in precedenza.

Inoltre, quando un articolo viene presentato e il ruolo di ciascun autore nel progetto deve essere descritto,
o l’autore onorario deve essere omesso o il suo contributo reale deve essere ingrandito per giustificarne
l’inclusione nell’articolo. La questione etica riguarda la non trasparenza e l’inganno relativo a chi ha
contribuito allo studio e a cosa. Questo contribuisce una violazione all’integrità scientifica.

Questo può osservato nel contesto ospedaliero: un responsabile o un direttore potrebbero sentirsi in una
situazione simile, ovvero, una ricerca non sarebbe potuta terminare senza il loro contributo. Non hanno
fatto niente concretamente e direttamente per contribuire ai dettagli dello studio, ma hanno consentito
l’accesso alla popolazione e al setting, non si può fare uno studio senza soggetti.

Una seconda questione, è lo status di autore fantasma (ghost writer). Essa si riferisce a qualcuno che sta
scrivendo uno studio del tutto o in parte, ma che non è menzionato come autore o indicato nella sezione
del riconoscimento. Il contesto classico per lo status di ghost writer è quello in cui si stanno scrivendo i
risultati dei trial clinici di una procedura o di un farmaco. Prima o dopo la scrittura, vengono ingaggiati un
esperto o due, spesso pagati molto bene, che fungono da “autori” dell’articolo, sia che abbiano avuto un
ruolo o meno nello studio.

Questa condizione è fallace perché viola la trasparenza e l’onestà e non conferisce responsabilità agli
“autori” per lo studio e le sue procedure.

Inoltre, il ghost writer può influenzare sia il materiale che è presentato e messo in evidenza che
l’”interpretazione” dei risultati.

Un’ultima condizione è quella relativa allo status di autore a sorpresa, ovvero coloro che vengono inclusi
nello studio ma non hanno idea di essere stati inseriti.

17.2. Condivisione di materiali e dati: esaminare i vantaggi e gli svantaggi relativi alla condivisione di
materiali e dati provenienti dal lavoro scientifico.

Una caratteristica centrale della scienza consiste nell’abilità di replicare il lavoro di altri. La replicazione
inizia con il dovere di un ricercatore di fornire ai colleghi il materiale che gli permetta di condurre le
replicazioni. Come indica il codice etico dell’APA, la condivisione di materiali e dati è responsabilità esplicita
del ricercatore.

195
Il dovere di condividere il materiale inizia quando il soggetto intraprende il ruolo di ricercatore scientifico,
rendendo il proprio lavoro di dominio scientifico. A quel punto il ricercatore ha preso parte a un contratto
implicito con il resto della comunità scientifica con cui collabora nella continuazione ed evoluzione della
ricerca.

Una delle questioni più trattate riguarda la condivisione dei dati: si possono ottenere gli stessi risultati o
risultati simili quando si analizzano i dati originali che erano stati pubblicati? Spesso i ricercatori sono
riluttanti a condividere i dati. Un motivo è che un dato studio può essere disegnato a partire da un database
più ampio. Possono venire pianificati molti altri progetti e il ricercatore potrebbe essere restio a fare
circolare i dati fino a quando i progetti non sono stati completati.

Ma l’insieme dei dati del database dovrebbe essere considerato parte delle informazioni disponibili per la
comunità scientifica. Per la ricerca finanziata dal governo americano, il fatto di rendere disponibili i dati
grezzi è diventato la norma.

L’acceso ai dati consente a tutte le parti di vedere cosa è stato fatto e di dare dei giudizi sulle conclusioni. Vi
sono comunque dei pro e dei contro rispetto alla condivisione dei dati, nonostante l’accordo su
trasparenza, onestà e accesso ai materiali. I vantaggi della condivisione riguardano lo stare all’interno dei
valori della scienza. Gli svantaggi possono riguardare:

✓ Violazione del consenso dei soggetti che non erano stati concordi rispetto a studi nuovi o aggiuntivi

✓ I ricercatori che hanno condotto la ricerca originale potrebbero non essere capaci di scrivere tutti i
loro studi prima che gli altri che ricevono l’insieme dei dati riportino per iscritto quegli studi
pianificati originariamente

✓ Se i risultati sono di dominio pubblico mentre si stanno ancora raccogliendo informazioni in uno
studio longitudinale, i primi risultati possono pregiudicare i risultati successivi o alterare la
partecipazione alla studio (es. abbandono)

✓ Il fatto di fornire l’accesso ai materiali o invenzioni di proprietà potrebbe danneggiare coloro che
hanno sviluppato i materiali (es. attribuzione di merito, finanziariamente)

✓ La condivisione di dati e materiali spesso comporta dei costi e non è semplicemente questione di
inviare un file elettronico

La posizione di default è quella di condividere le informazioni con professionisti qualificati e di concordare


formalmente, prima di condividere, quello che verrà fatto, come saranno utilizzati i dati e chi riceverà il
merito.

Spesso i gruppi di ricercatori con interessi simili concordano di utilizzare i dati e metterli insieme. Questi
consorzi emergono da collaborazioni, interessi condivisi e dalla realizzazione del fatto che si possono fare
molti più progressi su un tema se gli insiemi di dati vengono condivisi. A tal fine, le agenzie che finanziano,
forniscono fondi per costruire questi network condivisi.

Tuttavia, nonostante l’introduzione di software per la combinazione e il raggruppamento di dati grezzi, non
tutti i ricercatori ricevono dagli autori i dati o i materiali che richiedono. Tra le motivazioni che i ricercatori
forniscono rispetto al non dare i dati, vi sono: costi e sforzi elevati, protezione dei ricercatori junior in modo
che possano pubblicare studi ulteriori e protezione del loro stesso diritto di pubblicare.

La riluttanza a condividere è infatti associata alla potenza dei risultati dello studio. Essa è associata a una
evidenza più debole e a un tasso di errori più alto nello studio. La preoccupazione è legata al fatto che le
nuove analisi genereranno conclusioni differenti o mostreranno gli errori fatti che cambiano i risultati.

196
→ Big data: circostanze particolari inerenti la condivisione dei dati

I big data si riferiscono allo sfruttamento di quantità massicce di informazioni che sono disponibili e
all’utilizzo di queste in modi nuovi. I big data in parte fanno affidamento sul fatto che nella vita pubblica
vengono raccolte quantità enormi di dati. Essi consistono quindi in una quantità enorme di dati che
possono essere condivisi, utilizzati in network, a cui possono avere accesso molte persone, e archiviati.

I dati vengono combinati e accumulati e si può ottenere un quadro completo su milioni di persone. Ci
dicono chi siamo, cosa ci piace, le caratteristiche della nostra personalità e dove ci troviamo all’interno di
un’area geografica molto ristretta.

Se per esempio compriamo del caffè biologico online, non ci stupiamo nel vedere apparire sul nostro
browser annunci sulle macchine per il caffè e tante altre cose non collegate. Le “cose non collegate”
potrebbero esserlo solo secondo la nostra percezione, perché gli algoritmi del computer (e le varie
correlazioni) potrebbero stabilire che le persone come noi o le persone che cercano e acquistano il
prodotto x hanno più probabilità rispetto alla popolazione generale di acquistare anche i prodotti y e z.

I big data vengono anche utilizzati per lo spionaggio da molte nazioni per monitorare le telefonate e le
comunicazioni dei leader di altre nazioni. Le fonti dei big data includono le varie tracce che lasciamo
principalmente con il nostro utilizzo di smartphone, tablet e computer per navigare o usare i social media.
Sono disponibili dati sui nostri:

movimenti,
interessi,
e-mail,
acquisti con carta di credito,
comportamento sociale,
post e visite ai blog.
Essi includono anche la combinazione di insiemi di dati molteplici. Per cui possiamo trovare anche
documenti accademici e relativi alla salute fisica e mentale…

Quando parliamo di big data non ci riferiamo soltanto a campioni più ampi e più misure rispetto a quelle
che vengono usate solitamente negli studi, e si va oltre il fatto di rendere disponibili i database di ricerca ad
altri scienziati. La portata di questi dati è legata alla possibilità di tracciarli continuamente. I big data fanno
nascere nuove speranze per:

- affrontare i problemi di salute

- variazioni genetiche ed epigenetiche e il loro impatto su tutti gli aspetti della vita

Software complessi, matematica e statistiche per la gestione dei big data saranno centrali per i passi avanti
e tutte le applicazioni alle varie caratteristiche della psicologia (es. la neuroscienza si avvale dei big data per
giungere ad un’analisi globale del cervello). Essi vanno oltre uno studio isolato sul tema, ma possono
riguardare analisi esplorative massicce per identificare relazioni, controllare variabili, sviluppare e testare
modelli che promuovono l’insight altrimenti non disponibili e aggiungere altri domini per osservare
moderatori e meccanismi.

I big data pongono nuove questioni etiche: si raccolgono quantità massicce di dati di cui il pubblico non è a
conoscenza, lasciando da parte il fatto di fornire il consenso. Quindi, le questioni etiche riguardano il
consenso informato, l’invasione della privacy e l’inganno. Con l’utilizzo dei big data, non perdiamo l’identità
del soggetto. Infatti, il loro utilizzo nella sicurezza nazionale e nella lotta al terrorismo non è programmato
per osservare gli “andamenti” o i “risultati affascinanti”, ma piuttosto per identificare persone e gruppi in
un modo molto specifico.
197
→ Quando non condividere i dati

Trasparenza, condivisione dei dati e apertura nella conduzione di una ricerca fanno parte dei valori centrali.
Ci sono eccezioni, emerse dalla ricerca psicologica clinica, che giustificano la non condivisione dei dati.

Tra queste abbiamo gli studi che riguardano l’intelligence o la tecnologia utilizzata dai militari e altri
argomenti considerati fondamentali per la sicurezza nazionale. Probabilmente temi quali armi chimiche,
nuove tecniche per monitorare la comunicazione militare, o la difesa missilistica, identificazione di terroristi
o spie, il trattamento di detenuti, rientrano in questi argomenti. In questi studi, la segretezza e la sicurezza
sono considerati fondamentali e il successo di qualsiasi risultato sarebbe compromesso se le informazioni
divenissero note.

Un altro ambito è quello della ricerca a doppio uso, caratterizzata da studi diversi, ma associati, in cui le
informazioni possono essere limitate. Il dilemma del doppio uso, si riferisce a circostanze in cui le stesse
tecnologie possono essere giustamente utilizzate per il miglioramento dell’uomo e usurpate per il
bioterrorismo. Tale questione ha avuto più attenzione con la ricerca sull’influenza. Il virus solitamente
colpisce gli uccelli, ma questo virus potrebbe venire modificato in modo da colpire i mammiferi. In questo
caso se i metodi e le procedure fossero stati resi pubblici, tali informazioni avrebbero potuto essere usate
per costruire un’arma biologica, cioè per lo sviluppo e la circolazione intenzionale di un nuovo virus come
parte di un attacco terroristico pubblico.

La minaccia del doppio uso richiede la considerazione delle implicazioni dei risultati e delle procedure che
sono state usate per ottenerli. L’uso improprio delle informazioni scientifiche costituisce il dilemma del
doppio uso: la condivisione delle informazioni così come dettata dai valori e dalle norme centrali della
scienza porterà a conseguenze che sono più importanti delle norme?. Quindi, il doppio uso fa sorgere il
conflitto potenziale di trasparenza e condivisione con l’obiettivo della scienza della promozione del bene
comune.

→ Commenti generali

Ritorniamo alla situazione, più comune, in cui la ricerca viene completata e non c’è un doppio uso. In
questo caso, la condivisione delle informazioni ricopre un valore centrale e porta a vantaggi scientifici. Gli
interessi e la creatività di un dato gruppo di ricerca che ha ottenuto e analizzato i dati può non esaurire la
conoscenza disponibile proveniente da quell’insieme di dati. Altri ricercatori, con ipotesi nuove, concezioni
diverse dell’argomento della ricerca e della teoria sottostante e formazioni o orientamenti diversi, possono
estrarre conoscenze nuove. I dati raccolti, ma non completamente sfruttati, rappresentano una risorsa. La
condivisione dei dati potrebbe essere molto utile per ottimizzare la conoscenza che deriva da qualsiasi
studio, per questo sarebbe molto utile se i ricercatori potessero fornire regolarmente i dati grezzi e i codici
delle variabili dell’articolo originale in un formato computerizzato. Questo potrebbe incontrare vincoli etici
perché l’obiettivo è sempre quello di tutelare i soggetti il cui consenso non estende l’utilizzo oltre il
progetto originale. Inoltre, i ricercatori possono essere diffidenti a condividere i dati fino a che non hanno
terminato le analisi.

17.3. Conflitto di interessi: esaminare in che modo può emergere il conflitto di interessi nella ricerca
scientifica.

Il conflitto si riferisce a qualsiasi situazione in cui un ricercatore può avere un interesse o un dovere che po'
pregiudicare o essere percepito come un pregiudizio in un progetto di ricerca. Il confitto deriva dal fatto di
ricoprire un ruolo professionale (es. psicologo), ma la persona ha anche un certo ruolo (personale, legale,
finanziario) che ci si potrebbe aspettare possa compromettere l’obiettività o il giudizio.

198
Il conflitto di interessi genera un bias potenziale nei risultati che sono ottenuti e nella posizione della quale
un ricercatore è professionalmente fautore. Il conflitto mina la credibilità della scienza; il pubblico crede
che sia stata effettuata una valutazione oggettiva o il più possibile oggettiva fino a quando non scopre che il
ricercatore ha qualcosa da guadagnare personalmente dalla direzione dei risultati.

Nella ricerca psicologica e forse specificatamente in psicologia clinica, counseling ed educazione, è facile
concepire il conflitto di interessi. Il fatto di guadagnare economicamente da una compagnia che ci chiama
per una consulenza e fare ricerca con i prodotti che la compagnia può vendere (es. manuali di trattamento),
potrebbe essere percepito come conflitto di interessi.

Nella misura in cui il ricercatore ha da guadagnarci economicamente, i ruoli di ricercatore e consulente


rappresentano un conflitto di interessi. Per i ricercatori c’è un dilemma:

❖ La conduzione di un progetto di ricerca spesso richiede fondi di ricerca notevoli;

❖ I ricercatori senior devono mantenere i finanziamenti per i collaboratori e i dottorandi;

❖ Spesso le compagnie o le imprese che hanno un interesse personale in un esito specifico


rappresentano opzioni percorribili per ottenere fondi;

❖ Spesso i fondi vengono forniti dalla compagnia con la speranza di ottenere risultati che la
aiuteranno. I ricercatori possono avere le loro priorità: fare una buona scienza, avanzare di carriera,
o mettersi in una posizione in cui possono ottenere più fondi.

Il conflitto di interesse è facilmente osservabile nel trattamento della salute mentale e fisica. Un ricercatore
può valutare gli effetti di un farmaco (es. obesità, tic, depressione), ricevere fondi da una compagnia che
produce il farmaco e che, naturalmente, vorrebbe che il farmaco fosse efficace. I farmaci efficaci per le
patologie mediche, quando hanno successo, possono fa guadagnare miliardi di dollari a una compagnia.
Questa situazione potrebbe rappresentare facilmente un conflitto di interessi per il ricercatore, perché da
una parte la scienza predilige una costruzione attenta dello studio e una valutazione imparziale, dall’altra
parte, l’agenzia di finanziamento, predilige la dimostrazione di un effetto. L’interesse del ricercatore sta da
entrambe le parti e questo potrebbe favorire una valutazione meno oggettiva.

Gli interessi potenzialmente concorrenti delle compagnie e i risultati di ricerca del loro prodotto hanno, a
volte, esempi drammatici in cui il conflitto sta nei mezzi di informazioni scientifica e nei tribunali. Il conflitto
qui riguarda chi ha accesso ai dati e il conflitto di interessi nella pubblicazione dei risultati, se questi
dovessero dimostrare la non efficacia del farmaco (es. studio sulla prevenzione della progressione dell’HIV,
in cui un nuovo farmaco era stato aggiunto al trattamento standard, ma che non si era rivelato d’aiuto).

→ Procedure per affrontare il conflitto di interessi

Le organizzazioni professionali richiedono affermazioni molto chiare ai ricercatori se c’è un possibile


conflitto di interessi. Gli accordi formali solitamente necessitano di essere firmati annualmente da un
membro della facoltà o del dipartimento, ed è richiesto di aggiornare le dichiarazioni di conflitti di interessi
(modulo compilato online) se questo status cambia.

Se un ricercatore ha un conflitto di interesse, vengono intraprese delle azioni per mitigarlo come il fatto di
chiedere al ricercatore di non prendere parte ai processi decisionali associati alla fonte di finanziamento,
astenersi da attività che causano il conflitto, o monitorare da vicino le attività per aiutare in qualche modo a
ridurre il pregiudizio. L’intervento principale consiste nel richiedere la comunicazione al pubblico del ruolo
del ricercatore.

Il conflitto d’interesse non è sempre economico, potrebbe essere intellettuale. In questo caso il ricercatore
è collegato ad un punto di vista particolare che potrebbe influenzare il suo giudizio.
199
Ci sono anche altri conflitti di interesse, che vengono riportati brevemente.

1. Le università importanti che fanno ricerca spesso hanno delle risorse deputate all’assistenza dei
ricercatori nell’avviamento di compagnie start-up per profitto. L’obiettivo è quello utilizzare i
risultati ottenuti nella ricerca a vantaggio del pubblico. Le università che facilitano e supportano i
costi delle start-up (mettere concretamente a punto un brevetto o un prodotto) e l’assistenza
diretta, non lo fanno per beneficienza in quanto prendono una parte dei fondi quando il prodotto è
stato sviluppato sotto il loro tetto.

2. Le riviste spesso hanno un conflitto di interessi in cui il loro obiettivo di pubblicare la scienza
migliore compete con un altro obiettivo di trarre profitto. Oggi ci sono centinaia di riviste online ad
accesso libero (open-access) che addebitano la pubblicazione agli autori. Il conflitto riguarda il fatto
che alcune riviste non sono molto interessate alla scienza o agli standard scientifici, ma al fare soldi.
Sono riviste per profitto che guadagnano sulla base di quanti articoli accettano. Le provvigioni degli
autori rappresentano le fonti di guadagno.

Esse vengono, talvolta, definite riviste predatrici perché è difficile individuare o trovare l’editore o il
redattore.

Associate a queste, ci sono anche le conferenze predatorie. Solitamente sono conferenze internazionali
fasulle in cui un ricercatore riceve un invito a un congresso mondiale o in una località internazionale. La
conferenza sembra vera e può avere anche alcuni leader mondiali tra gli invitati. Anche qui, come per le
riviste, di solito non c’è una vera organizzazione professionale, agenzia o nemmeno una singola disciplina
scientifica associata alla conferenza.

17.4. Violazioni dell’integrità scientifica: identificare i casi che causano delle violazioni dell’integrità
scientifica.

Un obiettivo fondamentale della scienza è rappresentato dal tentativo di migliorare il mondo e la vita
pubblica e questo è messo a repentaglio quando ci sono delle violazioni della fiducia pubblica. Questi sono
alcuni quesiti legittimi, importanti e centrali per ciò che facciamo in quanto scienziati:

- “troppo bello per essere vero”

- “mostrami più dati”

- “il risultato è stato replicato in studi ben controllati?”

- “c’è qualche compagnia o ricercatore dietro questo risultato che potrebbe trarre profitto dal fatto
che noi crediamo al risultato?”

In breve, lo scetticismo va bene e di fatto spesso è appropriato. Tuttavia, le cadute dell’integrità scientifica
è più possibile che portino al cinismo. Qui il pubblico diffida e vede la scienza solo come un posto in cui altri
soggetti privati stanno promuovendo una posizione e non sostenendo i dati. La fiducia è difficile da
guadagnare e facile da perdere.

Diversamente dalle questioni sulla tutela dei partecipanti, che devono essere discusse e approvate da un
comitato etico prima dell’inizio di una ricerca, per l’integrità scientifica non ci sono tutele analoghe. Le
cadute dell’integrità si verificano dopo che uno studio è stato portato a termine o completato a porte
chiuse. Le università, nel caso di violazioni sospette dell’integrità scientifica, attuano procedure per
indagarle e ricorrono a delle ripercussioni. I problemi possono essere affidati al sistema giudiziario penale
se rilevanti.

200
Ci sono delle complessità inerenti l’indagine di frode, la raccolta di informazioni, l’intervistare i testimoni
del laboratorio dal quale sono emerse le pratiche sospette, la preparazione di un report ecc. nel corso del
processo le persone coinvolte nell’indagine possono pensare alla controversia in due modi:

- facendo attenzione ai passi falsi che potrebbero portare l’università a essere denunciata;

- tenendo aperte le porte delle opzioni per fare causa ad altri.

Spesso, inoltre, ci sono vittime innocenti (es. ricercatori post-hoc, dottorandi) che non erano coinvolti
direttamente, ma che saranno colpiti. Per questo motivo le indagini devono essere svolte con prudenza.

17.5. Rimedi e tutele: determinare i rimedi e le tutele per salvaguardare gli interessi etici dei soggetti della
ricerca.

L’indagine delle violazioni dell’integrità scientifica, non rappresenta il rimedio principale per prevenire
queste cadute. L’istruzione dei ricercatori costituisce la strategia migliore per prevenire le cadute etiche;
per questo motivo è diventata una questione di politica per le istituzioni coinvolte nella ricerca finanziata a
livello federale. I ricercatori devono infatti attestare esplicitamente di aver completato la formazione,
spesso su base annuale, e comunicare qualsiasi conflitto di interessi potenziali.

Sono disponibili molte risorse derivanti da organizzazioni diverse che trasmettono le linee guida; ne è un
esempio l’Ufficio per l’integrità Scientifica. Esso fornisce assistenza alla università nella gestione delle
accuse di cattiva condotta.

Le linee guida di per sé non assicurano l’aderenza alle responsabilità di ricerca. Di conseguenza, una
questione chiave riguarda come assicurarsi che le persone coinvolte nella ricerca entrino in contatto con le
linee guida e gli argomenti chiave.

Inoltre, per molte riviste, i contributi di ciascuno devono essere resi espliciti e può essere necessario che i
dati che sottostanno allo studio vengano depositati o resi disponibili per essere usati da altri e per rendere
possibile la replicazione dello studio. Molte riviste stanno anche cercando di porre un’attenzione maggiore
ai “risultati negativi”.

È importante sottolineare che gli scienziati sono esseri umani e che, per questo motivo, portano
nell’osservazione la loro esperienza e la loro soggettività, dando una personale interpretazione. La
soggettività, gli errori umani e i bias non sono eliminabili. Infatti, alcuni dei metodi usati per ridurre la
soggettività introducono fonti di errore. Questo non giustifica affatto gli errori che competono con gli
obiettivi stessa della scienza.

18. LA COMUNICAZIONE DEI RISULTATI DELLA RICERCA

I risultati di una ricerca, vengono pubblicati all’interno di un report, che nel contesto accademico,
solitamente consiste in un articolo pubblicato su una rivista scientifica, un presentazione a una conferenza
oppure una presentazione abbreviata tramite poster, in cui la ricerca è riassunta in un largo manifesto
stampato che gli altri possono osservare mentre passeggiano per la sala del convegno.

Le questioni chiave nel preparare un report per la pubblicazione includono come presentare lo studio, i
fondamenti logici e altre informazioni che si applicano ampiamente ai risultati di uno studio.

L’articolo è solitamente una piattaforma di lancio per lo studio successivo per gli autori stessi e per altri del
campo che sono interessati ad approfondire quei risultati.

La pubblicazione della ricerca è, quindi, una parte essenziale della scienza e dell’accumulo di conoscenza.
Quell’accumulo richiede dei modi per archiviare gli studi, così che i ricercatori del presente e del futuro e

201
altri possano basarsi su essi. La pubblicazione di una ricerca può dimostrare un livello di competenza e di
bravura che include:

- Sviluppare un’idea,
- Progettare, eseguire e completare uno studio,
- Analizzare i risultati,
- Preparare un report scritto,
- Sottometterlo per la pubblicazione,
- Passare attraverso il processo di peer-review.
18.1 La preparazione di un manoscritto informato dal punto di vista metodologico: riconoscere
l’importanza della scrittura scientifica chiara e informativa.

Un obiettivo centrale della scrittura scientifica, è quello di descrivere in modo chiaro quello che è stato
fatto, in modo che i metodi e le procedure possono essere replicati. L’essere concreto, specifico, funzionale
e preciso sono alcune delle caratteristiche che descrivono lo stile di scrittura.

La preparazione del report per la pubblicazione, coinvolge 3 compiti:

→ DESCRIZIONE: è il compito più lineare e include il fornire i dettagli dello studio. Questo compito
appare un requisito ovvio del report, ma spesso molti dettagli di base (sesso, status
socioeconomico, etnia dei partecipanti, medie e deviazioni standard) vengono omesse e questo
può ostacolare il progresso scientifico.

→ SPIEGAZIONE: si riferisce alla presentazione della logica sottesa ai diversi aspetti dello studio. Qui il
lettore ha accesso agli snodi decisionali che hanno a che fare con: selezionare il campione, scegliere
tra diverse opzioni come testare le proprie ipotesi, selezionare le misure e includere vari gruppi di
controllo e di confronto.

L’autore è obbligato a spiegare perché le opzioni specifiche sono adatte alle ipotesi che derivano dagli
obiettivi dello studio. Qui c’è una componente di persuasione: l’autore è convinto che le decisioni prese
siano modi ragionevoli di affrontare la domanda di ricerca e deve trasmettere queste informazioni per
convincere il lettore.

→ CONTESTUALIZZAZIONE: affronta come lo studio si pone rispetto ad altri studi e alla conoscenza di
base più in genere.

Il grado con cui sono portate a termine la descrizione, la spiegazione e la contestualizzazione, aumenta la
probabilità che il report venga visto come un articolo pubblicabile e facilita l’integrazione del report nella
conoscenza di base. Vi sono delle linee guida per far convergere questi compiti in modo più concreto nella
preparazione e nella valutazione dei report di ricerca:

- La logica dello studio;

- Le connessioni tra le diverse sezioni del manoscritto che descrivono lo studio;

- Le spiegazioni delle specifiche procedure e analisi, dei punti di forza e dei limiti della ricerca, e di
come lo studio si inserisce nella conoscenza di base.

18.2. Le sezioni principali dell’articolo: descrivere le sezioni generali che dovrebbero essere parte della
scrittura scientifica.

→ Il titolo dell’articolo

202
Il titolo può determinare se il potenziale lettore dell’articolo continuerà a leggere l’abstract e il resto
dell’articolo. Nel titolo, solitamente, si cerca di rendere conto delle variabili chiave, il focus e la popolazione
di riferimento utilizzando meno parole possibili.

È importante essere diretti, chiari e concisi. Bisogna evitare termini vaghi o ambigui. Inoltre, sarebbe bene
non rivelare in questa fase iniziale del manoscritto che il nostro pensiero è confuso, che non abbiamo un
focus chiaro e che gli obiettivi chiave o i concetti chiave sono vaghi.

Solitamente un autore è incoraggiato a cercare di mantenere il titolo entro le 10/12 parole. Le parole non
necessarie o poco informative devono essere sostituite in modo più saggio da sostantivi o da parole che
esprimono un contenuto.

A volte, i commenti sul metodo vengono inclusi nel titolo o più comunemente nel sottotitolo. Termini come
“uno studio pilota” o “report preliminare” possono avere significati diversi, come il fatto che si tratta di un
report iniziale o temporaneo di un progetto di ricerca più lungo.

È consigliabile evitare di porre nel titolo domande “sì, no”. I risultati scientifici spesso hanno delle
sfumature e i risultati è probabile che rispondano sì o no, ma in situazioni molto diverse o per alcuni
sottogruppi di persone, ma non per altri.

→ Abstract

L’abstract probabilmente viene letto da molte più persone rispetto all’articolo intero. L’abstract verrà
inserito in vari database e sarà accessibile tramite internet e le ricerche dei cataloghi online.

Molte riviste forniscono accesso libero sul web agli abstract degli articoli, ma chiedono un pagamento per
l’articolo intero. Di conseguenza, l’abstract è l’unica informazione a cui la maggior parte dei lettori avrà
accesso.

Esso riporta cosa hanno studiato gli autori e che cosa hanno trovato. Qui le ambiguità, la mancanza di
passaggi logici e la vaghezza sono deleterie. Lo scopo è quello di fornire una descrizione relativamente breve
degli obiettivi, dei metodi, dei risultati e delle conclusioni dello studio.

Gli elementi metodologici di rilevanza centrale hanno a che fare con:

- I partecipanti e le loro caratteristiche;

- I gruppi sperimentali e di controllo, o le condizioni;

- Il disegno;

- I risultati principali.

Spesso lo spazio è molto limitato; anzi ci può essere un limite di parole (per esempio 150-250 parole
massimo). È utile impegnare le parole a disposizione per fare delle affermazioni sostanziali sulle
caratteristiche dello studio e dei risultati, invece che fare dei commenti generali e minimamente
informativi.

→ Introduzione

L’introduzione è pensata per comunicare la logica complessiva e gli obiettivi. Il compito degli autori è quello
di trasmettere in modo preciso e conciso il perché questo particolare studio è necessario e le domande
attuali o le lacune della letteratura che lo studio intende affrontare. Questa sezione non dovrebbe
revisionare la letteratura con un approccio studio per studio, ma piuttosto trasmettere le questioni e i
commenti di valutazione che gettano le basi per lo studio.

203
Non bisognerebbe mai cominciare paragrafo dopo paragrafo con i nomi degli autori, queste non sono
informazioni importanti da mettere in primo piano. (Ovviamente devono essere messi alla fine di ogni frase
se usiamo una loro teoria/concetto/contributo/studio).

Dopo il materiale iniziale, l’introduzione si sposta verso le questioni che mettono in evidenza questo
particolare studio. Qui viene fornito il contesto che inquadra le specifiche ipotesi dello studio e si
presentano la teoria e la ricerca che sono la spinta del proprio studio. Viene presentata la letteratura
“rilevante”, ovvero non gli studi sull’argomento in senso ampio, ma quegli studi che fungono da base per le
ipotesi. Le ipotesi non dovrebbero essere una sorpresa, dovrebbero essere facilmente viste come
conseguenze della letteratura che è stata revisionata. Padroneggiare la letteratura è quindi importante
affinché l’autore sappia esattamente cosa omettere dall’introduzione.

Tra i compiti dell’introduzione c’è quello di accompagnare il lettore a concludere che lo studio è importante
e che è valsa la pena farlo. Un modo per stabilire l’importanza dell’articolo è quello di trasmettere una
“tensione”. Quella tensione riflette visioni contrastanti, teorie o risultati.

Per creare una tensione, può essere utile includere quattro componenti:

1. Proponi una delle posizioni: quella che probabilmente sembra essere maggiormente supportata
dalla teoria o dai risultati disponibili. Supporta quell’idea fino a quando la letteratura lo permette e
aggiungi le tue speculazioni se devono essere testate.

2. Proponi l’altra teoria: quella che sembra essere meno chiara e apparentemente contradditoria;
quindi quella che sembra essere in contrasto con quello che hai appena suggerito.

3. Spiega che dovremmo stare attenti a questo conflitto: perché è importante in relazione alla teoria
o all’applicazione.

4. Delinea quella che è una possibile soluzione della tensione: magari l’esistenza di una terza
variabile con un ruolo critico. La possibile soluzione è il focus dello studio.

Nell’introduzione potrebbe essere utile considerare i limiti dello studio precedente e come questi limiti
possono essere superati. Risolvere i limiti di uno studio precedente non è necessariamente una base di
partenza forte per pubblicare uno studio. L’autore deve dimostrare che le limitazioni del lavoro precedente
sono importanti in riferimento a un aspetto chiave della teoria o alla base della conoscenza. Altrimenti lo
studio potrebbe basarsi su delle nuove dimensioni per estendere la teoria o i costrutti a un più ampio range
di domini di performance, di campioni e di contesti.

In generale, l’introduzione passerà dall’essere molto generale all’essere molto specifica. La parte generale
si riferisce a: apertura dell’introduzione per mostrare il campo del lavoro, argomento generale e
significatività del problema.

L’introduzione di solito non ci permette di comunicare tutte le informazioni che desideriamo presentare. Il
limite è di 4-5 pagine di manoscritto. Un utilizzo ragionevole di questo spazio consiste in brevi paragrafi o
sotto-sezioni che descrivono la natura del problema, lo stato attuale della letteratura, l’ampliamento della
teoria e della ricerca per cui questo studio è stato progettato e come i metodi da usare siano garantiti. Il
penultimo o ultimo paragrafo dell’introduzione, di solito include una frase sullo scopo dello studio e sulle
ipotesi o le predizioni specifiche.

In breve, l’introduzione deve stabilire che lo studio affronta una questione centrale. Nel momento in cui
l’autore trasmette una comprensione delle questioni in quel campo e può identificare le lacune che lo
studio dovrebbe colmare, tutto ciò aumenta decisamente la qualità del report e la probabilità di
accettazione per la pubblicazione su un rivista scientifica.

204
→ Metodo

In questa sezione viene trascritto ciò che è stato studiato, perché e come. Qui non ci si limita a descrivere le
procedure, ma si forniscono le motivazioni alla base delle decisioni metodologiche che vengono prese. La
selezione dei soggetti, il reclutamento, lo screening e altri aspetti, devono essere descritti nel dettaglio.

I partecipanti e la loro selezione: inizialmente, i soggetti o i clienti vengono descritti. È importante


fornire una spiegazione del perché è stato incluso questo campione e come mai esso sia
appropriato per le aree di studio e domande di interesse significative. In alcuni casi, il campione è
rilevante perché i partecipanti hanno le caratteristiche di interesse, oppure sono in un contesto di
interesse. In altri casi, i campioni vengono inclusi perché disponibili; sono quindi campioni di
convenienza e possono includere studenti di college o una popolazioni clinica.

È importante includere nella descrizione qualunque aspetto del processo di selezione che potrebbe
restringere le conclusioni. Per esempio, se il campione è stato ottenuto da uno o due contesti, o vengono
utilizzati partecipanti che sono parte di un altro studio, va messo in luce.

Gruppi inclusi nello studio: è probabile che il disegno di ricerca includa due o più gruppi che sono
trattati in modo particolare (es. trattamento e controllo) o selezionati per confronto. Lo scopo
preciso di ogni gruppo e le procedure a cui vengono esposti dovrebbero essere chiariti. L’autore
deve identificare le preoccupazioni metodologiche principali e spiegare come sono state controllate
nel disegno di ricerca. I reviewer spesso criticano uno studio perché certi controlli non sono stati
fatti.

Strumenti di valutazione e procedure: numerose misure vengono solitamente incluse nello studio.
Il perché i costrutti sono stati selezionati per lo studio dovrebbe essere stato chiarito
nell’introduzione. Le misure devono essere descritte specialmente se non sono ampiamente
conosciute. Inoltre, viene spesso messo in luce di fornire le caratteristiche psicometriche degli
strumenti. Queste informazioni hanno direttamente a che fare con la credibilità dei risultati. Ci
sono molti tipi diversi di attendibilità e di validità. È importante identificare quelle caratteristiche
della misura che sono state trovate nelle ricerche precedenti e che sono rilevanti per la ricerca
attuale.

È importante comunicare perché sono stati scelti degli specifici test statistici e come questi servano agli
obiettivi dello studio.

→ Risultati

I risultati devono rispondere direttamente alle affermazioni dell’introduzione e continuare naturalmente


quella narrativa. Cioè, di solito le ipotesi saranno messe in luce e quindi valutate nella parte dei risultati
nello stesso ordine con cui erano state presentate.

È utile cominciare la sezione dei risultati presentando degli indici basilari dei dati (medie, deviazioni
standard per ciascun gruppo o condizione) cosicché il lettore abbia accesso ai dati di per sé. Il corpo
principale dei risultati è destinato a testare le ipotesi o a valutare le predizioni.

È importante che i test statistici siano considerati e presentati come strumenti per rispondere alle domande
o per mettere in luce degli aspetti di quelle domande e comunicarlo al lettore.

L’organizzazione dei risultati (sottoparagrafi) o una breve descrizione delle ipotesi prima delle analisi sono
spesso strategie utili per fare in modo che l’autore chiarisca come i test statistici si associano alle domande
sostanziali e illustri tali connessioni per il lettore.

L’organizzazione di ogni paragrafo potrebbe essere la seguente:


205
- La parte centrale è l’analisi statistica che viene utilizzata per fare un’affermazione o per testare
un’ipotesi;

- L’inizio del paragrafo, è una breve affermazione di cosa stiamo testando (ipotesi);

- La fine dello stesso, è un’affermazione che esplicita cosa l’analisi statistica ha rivelato in relazione
alla descrizione iniziale.

Quest’ultima frase traduce in parole (nessun numero) che cosa i numeri significano concretamente in
relazione alle ipotesi. Serve per aiutare il lettore a comprendere il report.

L’autore potrebbe desiderare di presentare dei dati, delle analisi dei dati e dei risultati che erano
inaspettati; non erano di interesse iniziale e non erano il focus dello studio. È importante che il senso di
queste digressioni e i limiti nell’interpretazione di tali risultati siano chiaramente esplicitati. Le digressioni
possono generare nuove ipotesi o mostrare qualcosa di strani che potrebbe valere la pena di porre sotto
attenzione in un altro studio.

→ Discussioni

Le discussioni ispessiscono la trama mettendo in luce cosa sappiamo ora e come i risultati affrontano o
colmano i punti messi in luce in precedenza.

Solitamente includono dei paragrafi che forniscono una panoramica dei risultati principali, l’integrazione o
la connessione di questi risultati con la teoria e la ricerca precedente, i limiti e le ambiguità, le loro
implicazioni per l’interpretazione e le direzioni future. Esse, di solito, occupano tra le 4 e le 5 pagine del
manoscritto. Di tutti i paragrafi, forse è utile focalizzarsi su quello di apertura delle Discussioni; qui si
fornisce un riassunto molto breve dei risultati principali. Questo paragrafo potrebbe essere considerato da
un lettore casuale che voglia andare oltre l’abstract per sapere qualcosa in più su quello che è stato trovato.

Tutte le decisioni riguardanti lo studio convergono nelle discussioni. È importante che ciò che può essere
detto nelle discussioni emerga dai metodi, dal disegno di ricerca e dalle analisi. È importante essere precisi
su ciò che può e non può essere affermato alla luce del disegno di ricerca dei risultati. Una leggera
incomprensione delle affermazioni sulle interpretazioni nelle discussioni e nei metodi, può portare a non
considerare uno studio come ben eseguito.

È solitamente merito dell’autore esaminare i potenziali limiti dello studio o le sue fonti di ambiguità. Una
valutazione sincera e non difensiva dello studio è molto utile. Ci sono anche dei limiti sul grado con cui i
reviewer concedono il perdono per una vera confessione: a qualche livello, il limite di uno studio è
sufficiente per precluderne la pubblicazione, che l’autore lo menzioni o meno.

Un’enorme limitazione nello studio è sufficientemente problematica al punto da precluderne che lo studio
possa trarre delle inferenze valide. È responsabilità del ricercatore comunicare i limiti e sostenere, per
quanto è ragionevole, quanto questi limiti possano avere un effetto minore, non è plausibile che siano
collegati alla natura dei risultati. Tutti gli studi hanno dei limiti per lo loro stessa natura, quindi ragionare sul
fatto di avere un impatto probabile o improbabile sui risultati è invariabilmente rilevante.

Riconoscere i potenziali limiti trasmette una comprensione critica delle questioni e guida il lavoro futuro.
Ogni limitazione dovrebbe essere scritta in 3/5 frasi ed è importante riflettere sulla sua probabilità e sulla
possibilità di una domanda di ricerca per cui valga la pena fare nuovi studi.

→ Tabelle, figure, appendici e altri dati di supporto

206
Ci sono delle linee guida eccellenti e dettagliate su come preparare le tabelle e le figure per gli articoli di un
rivista scientifica. Le tabelle e le figure sono completate per fornire ulteriori informazioni e per aumentare
la chiarezza.

Le tabelle possono essere impiegate per presentare molti test statistici e la loro significatività. Spesso è più
semplice guardare molti test in una tabella e fare dei confronti tra le variabili o tra i gruppi quando si
possono vedere molte medie, molti test, effect size e p values tutti insieme in quel modo.

Le figure hanno un ruolo più forte nel chiarire dei risultati specifici. È importante riflettere su quali
immagini si vogliono comunicare. La figura deve essere riportata in modo semplice, così che la relazione sia
chiara.

Lo studio può includere un’appendice, che di solito è riservata per materiale breve che elabora qualche
aspetto del testo. Sono parte del manoscritto e compaiono come parte della pubblicazione dell’articolo.

Il materiale supplementare, invece, non appare nella versione stampata dell’articolo. Il materiale è di solito
reso disponibile online. Questi possono includere delle informazioni più dettagliate su tutti gli aspetti dello
studio. Possono essere usati per diverse ragioni:

✓ La disponibilità dell’archivio online significa che molti ampi file e documenti possono essere
facilmente linkati sul web da un articolo. Prima il lettore doveva scrivere agli autori per avere info.

✓ C’è un rinnovato interesse nelle replicabilità della ricerca. È virtualmente impossibile ripetere le
procedure di uno studio basandosi solo sulle informazioni dell’articolo stampato. I materiali
supplementari dovrebbero essere disponibili online dando la possibilità di fornire dei dettagli sullo
studio che potrebbero essere di interesse solo a un piccolo gruppi di lettori.

✓ Molte riviste chiedono agli autori di sottomettere insieme all’articolo i dati grezzi e le analisi
effettuate. I dati consentono la replica dei risultati, permettendo ad altri di rianalizzare o di
considerare altre analisi per testare le ipotesi.

18.3. Commenti generali: definire l’obiettivo primario di una scrittura scientifica solida.

Tutte le sezioni del manoscritto sono guidate dalla comunicazione di quello che sarà o che è stato nello
studio (descrizione) e del fondamento logico per ogni pratica (spiegazione). Non è semplice identificare il
perché l’autore ha fatto questo o quello, per cui si potrebbe aggiungere una frase che comunica le basi
logiche lungo tutta la strada.

Dal titolo alla fine delle discussioni, la scrittura di uno studio deve essere pensata come una storia. Ciascuna
sezione è scritta come se si aggiungessero degli ingredienti a una ricetta quando si cuoce qualcosa. La
scrittura ideale è quella in cui si può vedere la continuità in sezioni separate.

La trama del manoscritto, quindi, è ciò che comunica quello che è stato fatto e come si connette a una
sezione precedente. Lo studio deve mantenere una linea tematica dall’inizio alla fine e tutte le sezioni
devono riflettere questa linea in modo logico.

La linea tematica o la linea della storia, consiste di alcune questioni sostanziali che guidano le ipotesi e le
decisioni del ricercatore che vengono prese per elaborare tali ipotesi.

Un modo più concreto e forse più utile di aiutare la preparazione del manoscritto sta nel considerare il
nostro compito di autori come basato sul cercare di rispondere a molte domande. Tali questioni devono
essere affrontate adeguatamente all’interno del manoscritto. Le domande enfatizzano le informazioni
descrittive e sono utili per controllare che molti aspetti dello studio non siano stati trascurati.

207
→ Linee guida formali per presentare la ricerca
208
Negli ultimi anni c’è stato un aumento di interesse nel migliorare la qualità della ricerca favorendo la
consistenza tra gli studi, rendendo le procedure più trasparenti e richiedendo più dettagli sul metodo e sui
risultati. C’è interesse tra le nazioni nel raggiungere degli standard comuni in relazione all’apertura della
ricerca, all’accesso delle informazioni, al processo di revisione e alle questioni etiche.

In molti casi, le metodologie a cavallo delle discipline sono condivise. L’esempio più illustre è rappresentato
dai trial clinici randomizzati e controllati, a cui si riferisce il gold standard per la valutazione degli interventi.
La valutazione degli interventi in discipline diverse solitamente implica l’utilizzo di ricerche in cui gli
individui sono assegnati casualmente a vari trattamenti e condizioni di controllo. Alcune delle linee guida si
sono concentrate sul portare maggiore consistenza in tutte le discipline utilizzando un trial.

Gli standard CONSORT sono stati adottati da centinaia di riviste scientifiche in molte discipline e, come
quelli dell’APA, sono utili da consultare perché identificano dei domini da affrontare nella preparazione di
un manoscritto per la pubblicazione e vanno ben al di là delle domande elencate nella tabella 18.1.

Nella maggior parte dei trial clinici sulle riviste, agli autori viene chiesto di riportare specificatamente il
flusso dei soggetti usando una flow chart speciale ormai diventata standard.

209
Lo scopo è vedere quello che è successo a tutti i partecipanti, potenziali e reali.

→ Commenti generali

La preparazione di un articolo viene spesso visto come il compito di descrivere quello che è stato fatto.
L’autore deve dimostrare perché è stato scelto un particolare set di opzioni. In alcuni casi, gli autori
selezionano delle opzioni perché sono state utilizzate in ricerche precedenti. Se una decisione chiave dal
punto di vista metodologico era basata solamente sull’argomento che “altri hanno fatto così in passato”, si
tratta di una spiegazione molto debole.

All’autore non è consigliato scrivere un appello persuasivo sull’importanza dello studio e su come questo o
quel modo fosse il migliore per studiare il fenomeno. È utile, piuttosto, comunicare che le decisioni sono
state vagliate e che rappresentano delle scelte ragionevoli tra le varie alternative per rispondere alle
domande che guidano lo studio.

18.4. Selezionare una rivista scientifica: riconoscere l’importanza di selezionare la rivista scientifica
appropriata per la pubblicazione.

Selezionare una rivista scientifica fa parte del processo di comunicazione dei risultati e completa questa
parte del processo. I ricercatori a volte hanno un rivista o un paio di riviste in mente prima che il
manoscritto venga preparato.

Le riviste scientifiche hanno diverse enfasi e ricerche con specifiche fonti di focus, campioni, setting e
disegni di ricerca. Di conseguenza, non è strano per il ricercatore pianificare/sperare che uno studio quando
viene completato sia appropriato per una rivista scientifica che ha scelto ben prima della preparazione del
manoscritto per la pubblicazione.

Ci sono molte organizzazioni professionali e piccole società all’interno della psicologia che hanno le loro
proprie pubblicazioni. Le due principali organizzazioni i cui programmi di riviste sono ampiamente
riconosciuti sono l’APA (America Psychological Association) e l’APS (Association for Psychological Science).

Le riviste continuano a proliferare, soprattutto con lo sviluppo di quelle online e open access.

→ Alcuni criteri per scegliere tra molte opzioni

Le scelta tra varie riviste si basa su criteri potenziali e molte considerazioni:

210
- Vedere la versione finale o quasi finale del manoscritto per considerare quali riviste potrebbero
essere delle ragionevoli strade per l’articolo;

- Pubblico specifico che voglio raggiungere: bisogna considerare chi è più probabile che legga o sia
abbonato a quella rivista.

Ci sono due linee guida facili per considerare dove sottomettere un manoscritto per la pubblicazione.

Primo, quali riviste scientifiche sono citate nel manoscritto? Ci sono delle riviste scientifiche citate
frequentemente? Una volta completata la scrittura, bisogna dare un’occhiata alla sezione della bibliografia.
Se citiamo spesso una rivista, ciò suggerisce che il manoscritto potrebbe essere indirizzato al suo audience.
Potrebbe anche voler dire che la rivista ha già pubblicato su quell’argomento. Quindi un argomento
potrebbe essere vedere quali riviste sono state citate per sostenere il proprio studio.

C’è un tema emergente trattato da diverse riviste scientifiche nella bibliografia anche se non ce n’è una
chiaramente predominante? Ciò potrebbe fare in modo che la selezione della rivista scientifica si focalizza
su una qualunque di quelle che hai citato che ha dei temi affini al tuo lavoro, anche se nessuna è citata
spesso.

Ci sono altri criteri addizionali da considerare per selezionare la rivista scientifica, inclusa la rilevanza di
quella rivista in relazione all’argomento, il valore di prestigio della rivista in una gerarchia implicita nel
settore, la probabilità di accettazione, l’ampiezza e il numero di lettori e di abbonati e la disciplina e
l’audience che si desidera raggiungere. Per quanto riguarda il prestigio, chiaramente alcune riviste sono
considerate più selettive di altre.

La reputazione di una rivista scientifica e la qualità dei suoi articoli sono solitamente ben conosciute. Ci
sono delle misure oggettive che permettono di stabilirlo. L’impatto di una rivista, è la principale e indica
quanto gli articoli di una rivista vengono citati da altri articoli.

Qualunque sia la rivista selezionata, scegline una che utilizza la peer-review. Questo si riferisce al fatto che i
manoscritti siano sottoposti a un processo in cui dei reviewer anonimi valutano il manoscritto per decidere
se è adatto alla pubblicazione.

Alcune riviste scientifiche, stampate o online, non sono molto selettive e infatti devono insistere per avere
articoli a sufficienza per riempire le proprie pagine. Alcune riviste in psicologia chiedono agli autori di
pagare dei soldi per pubblicare i loro articoli in base al numero di pagine. Non è detto che vengano accettati
tutti gli articoli, ma la maggior parte sì.

La conoscenza dell’area della ricerca e il contatto con qualche collega può fornire informazioni in modo
rapido sulle strade migliori per la propria ricerca. La questione centrale per la propria carriera è il grado in
cui lo sbocco della pubblicazione è ben considerato dai propri pari e dalla cura con cui i manoscritti sono
revisionati prima che siano accettati e pubblicati.

Il formato elettronico versus cartaceo non è così critico quanto la qualità della pubblicazione. Se la
pubblicazione su una rivista scientifica richiede poca o nessuna peer-review, se la maggior parte dei
manoscritti vengono accettati, e se i manoscritti vengono accettati così come sono (senza revisione), la
qualità della ricerca e il valore della pubblicazione per la carriera di chiunque potrebbe essere assai ridotto.

18.5. Invio del manoscritto e revisione: spiegare i processi di invio e revisione delle pubblicazioni
scientifiche.

Una volta selezionata la rivista, e consultate le istruzioni per gli autori per essere sicuri di inviare il
manoscritto correttamente, questi vengono inviati tramite portale, cioè in formato elettronico in cui il file
del manoscritto e la lettera di accompagnamento (cover letter) sono caricate sul sito web della rivista. In
211
alcuni casi si chiede di aggiungere delle frasi o dei paragrafi nella lettera di accompagnamento in cui si dice
che lo studio non è in fase di valutazione da parte di un’altra rivista scientifica, non è mai stato pubblicato e
che l’autore darà il copyright all’editor se il manoscritto viene accettato e che lo studio rispetta le linee
guida appropriate per il rispetto dei diritti umani.

→ Panoramica del processo di review della rivista scientifica

Una volta che il manoscritto è stato inviato, l’editor della rivista solitamente manda i file a due o più
reviewer, selezionati in funzione della loro conoscenza e della loro speciale esperienza nell’area dello
studio, oppure per familiarità con alcuni aspetti selezionati dello studio.

I reviewer possono essere selezionati dai nomi degli autori che sono stati citati nell’introduzione. Alcuni
reviewer sono consulting editor, che fanno spesso da reviewer per quel giornale e presumibilmente hanno
una prospettiva del tipo e della qualità dei paper che il giornale pubblica generalmente; altri possono
essere reviewer ad hoc e vengono quindi selezionati meno spesso.

Ai reviewer viene chiesto di valutare il manoscritto in modo critico e di esaminare se o fino a che punto:

- Le domande di ricerca sono importanti per il campo di studio;

- Il disegno di ricerca e la metodologia sono appropriati per la domanda;

- I risultati sono analizzati in modo adatto;

- Le interpretazioni sono fatte sulla base del disegno di ricerca e dei risultati;

- La conoscenza ottiene un contributo che incrementa quello che già si sapeva.

Generalmente ai reviewer viene chiesto di produrre una breve indicazione: rifiutare o accettare il
manoscritto. Tutte le indicazioni sono dei suggerimenti all’editor e non sono in nessun modo vincolanti.
Quando i reviewer inviano i loro commenti, solitamente forniscono anche dei commenti privati all’editor,
che gli autori non possono vedere. Essi hanno però anche una sezione per fornire dei commenti all’autore.
Questi commenti comunicano questioni, preoccupazioni e suggerimenti per l’autore.

Una volta che l’articolo è stato revisionato, l’editor scrive agli autori e notifica la decisione editoriale. Tre
sono le possibili decisioni:

Il manoscritto viene accettato con la clausola che si affrontino le revisioni relative ai punti di
preoccupazione dei reviewer;

Il manoscritto viene rifiutato e non sarà più preso in considerazione dalla rivista;

Il manoscritto viene rifiutato, ma l’autore è invitato a risottomettere una versione largamente


rivisitata dell’articolo che verrà ripresa in considerazione.

La decisione di accettazione di solito significa che è stato globalmente valutato che lo studio fornisce delle
informazioni importanti ed è ben fatto.

La decisione di rifiuto significa che i reviewer e/o l’editor hanno stabilito che lo studio ha dei difetti nella
concezione, nei disegno di ricerca o nell’esecuzione o che il problema della ricerca, o il focus, o la domanda
non affrontano una questione importante.

La decisione di rifiutare con la possibilità di inviare nuovamente può essere usata se emergono diverse
questioni che pongono delle domande sulla ricerca e sul suo disegno. Lo studio può essere visto che
fondamentalmente interessante e importante, ma molte domande significative precludono la sua

212
valutazione definitiva. Il manoscritto revisionato può rientrare nel processo di review ed essere valutato di
nuovo.

Delle tre lettere, quella di rifiuto è quella che si riceve più comunemente (70-90%).

Il processo di peer-review nasce come sforzo per controllare la qualità dei contenuti e degli standard di
quello che viene pubblicato. Le alternative a questo processo, presentano dei problemi.

Molte riviste scientifiche propongono delle procedure in cui viene nascosta l’identità degli autori e dei
reviewer. L’obiettivo consiste nel cercare di limitare alcuni dei fattori umani che possono operare sulle
risposte che vengono date a una persona e mettere i reviewer nella condizione di poter essere sinceri nelle
loro valutazioni senza preoccuparsi di affrontare il collega che non gli parlerà mai più.

Ciò che accomuna autori, reviewer ed editor, è il fatto di essere umani. Ciò significa che essi variano
largamente in capacità, expertise, prospettive, sensibilità, motivi e abilità di comunicazione. Per questo
motivo qualunque scelta può essere sbagliata, discutibile.

Quando il processo editoriale è terminato (di solito entro 3 mesi dall’invio dell’articolo) l’editor manda,
tramite mail, l’accettazione o il rifiuto di questo. Se il manoscritto è accettato, solitamente sono necessari
dei cambiamenti. Questo non è un problema. Più spesso il manoscritto viene rifiutato. Ci sono delle
differenze individuali su come si reagisce a questa decisione. Ci si può sentire offesi, non compresi, frustrati
o arrabbiati con i reviewer.

Il compito è quello di pubblicare il proprio lavoro. Di conseguenza, è utile e importante prendere dai
reviewer tutto ciò che si può per revisionare il manoscritto. Se l’autore pensa che un manoscritto rifiutato
possa essere rivisto per affrontare le principali preoccupazioni, deve scrivere all’editor e spiegare questo
punto nel dettaglio, ma senza legittima indignazione e sentimenti negativi.

Il ricercatore potrebbe ricevere la lettera di rifiuto e decidere semplicemente di inviare il manoscritto così
com’è a un’altra rivista. Questo non è saggio perché se ci sono delle review molto dettagliate, è vantaggio
dell’autore aggiungere i punti chiave e i punti non così chiave, anche se il manoscritto sarà inviato a un’altra
rivista.

È importante prendere tutte le critiche e le indicazioni dei reviewer e convertirle in aspetti che possano
migliorare il manoscritto. Gli ostacoli a questo processo derivano dalle nostre reazioni difensive naturali o
bias di negatività come autori e dall’occasionale brutalità con cui i reviewer comunicano alcuni spunti di
riflessione.

→ Commenti generali

Ci sono molti altri articoli oltre agli studi empirici. Molti autori scrivono articoli che sono revisioni della
letteratura come per esempio meta-analisi per valutare i progressi in un’area e per porsi delle domande
sulla letteratura globale.

Inoltre, un ricercatore può spiegare i risultati di un proprio studio presentandolo a vari incontri
professionali e conferenze. Qui la ricerca può essere presentata per mezzo di una presentazione power
point. In breve, ci sono molte altre opzioni per la comunicazione dei proprio risultati. Anche con questi
formati di pubblicazione diversi, le linee guida rimangono le stesse:

- Sostieni bene le ragioni dello studio e a cosa può contribuire;


- Comunica il fondamento logico dello studio e le sue tante parti;
- Connetti le sezioni in modo che la trama della storia sia chiara;
- Comunica i limiti;
- Metti in luce le prossime fasi della ricerca.
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