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Per esempio scegliere brani versioni rare degli autori che a lui piacciono. O cmq
scegliere brani di quell’autore che sono più semplici.
Prevenire gli atteggiamenti: scegliere dei brani e spiegargli perké si fa quel
brano, quali sono i punti forti di quel brano, elencare tutto ciò che c’è di
positivo in quel brano.
Esercizi di tecnica legati con quelli di musicianship, farli lavorare più sul
piacere, invece della sfida. Noi cmq dobbiamo valutare sempre la tecnica,
anche se non glielo dobbiamo dire. Per esempio cantare una frase musicale e
melodica cambiando la tonalità. Dire qualcosa nel vocalizzo, parole.
INSODDISFATTO
Come comportarsi: sii sempre onesto e chiaro senza giudicarlo, fallo studiare
in un’atmosfera rilassata e positiva, dimostragli le tue emozioni per farlo aprire
alle sue, fagli capire che il lato emotivo e parte della formazione e che non può
distinguerlo da quello professionale, dagli compiti sempre nuovi che non lo
facciano annoiare, fallo stare sempre in movimento.
Appena fa una cosa male la molla, i genitori li osannano sempre quando fanno
le cose bene e invece quando le fanno male si buttano giù o la mollano.
L’autostima è bassa: non crede veramente a se stesso. Non riesce a darsi un
valore. Si dà un valore in base al giudizio che gli danno gli altri. La presunzione
invece è alta.
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il lvaoro nel piccolo spazio e i recupero di una dimensione personale più intima
e piaceovole. Bisogna spostare l’attenzione dall’oggetto esterno (continue mete
da raggiungere per compensare il vuoto, cioè la performance) a un oggetto
interno (cioè loro stessi come persona e non loro come cantanti, loro valore
umano, per farli sganciare dalla necessità del giudizio esterno).
Se sbagliano qualcosa si sentono delle merde come persone, pensano non
sono buono a fare niente, non si giudicano solo sul lato professionale.
La messa in discussione diventa distruttiva. Oppure dalla parte opposta,
pensare che non funziona niente nella struttura dove si studia, e pensare che
se stesso è fichissimo.
In genere prova a fare mille pezzi, e quello che gli viene meglio propone.
Scegliere sempre noi i brani e fargli pensare che in realtà lo sceglie lui)
L’EMOTIVO
Può dividersi in due categorie: uno usa la propria emotività come alibi, l’paltro
usa la propria emotività come barriera e giustificazione alla non azione. In
generale tende a pensare di essere unico e più sensibile degli altri, gli manca
sempre qualcosa e pensa sempre di essere destinato a una vita straordinaria
che pero gli è negata, idealizza anche l’insegnante, è malinconico e ha poca
fiducia in se stesso, pensa che le emozioni possano essere solo intense e tende
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a viverle per quella drammaticamente, si sente vivo solo se soffre o è felice,
vive il presente in maniera negativa e si sente vicino solo a chi dimostra di
essere coome lui, puo essere permaloso e fiero della propria presunta
sensibilità. Ha dei pregiudizi di base spesso sui brani. Spesso se gli dai il brano
sbagliato, non si sente riconosciuto. E’ il più egocentrico di tutti. Sono molto
spaventati dagli altri, hanno paura degli altri. Hanno paura di fare qualcosa in
cui non si riconoscono. Sono dei grandissimi creatori perché hanno una grande
sensibilità. Magari sono bravissimi a fare delle cose, mentre altre cose non le
sanno fare. Presunzione. C’è molta, perché a priori dicono che quel pezzo non
lo possono fare. Sono un po’ monostile.
Come comportarsi: aiutalo a capire che esiste anche una parte razionale che
va educata e apprezzata, tirarlo su di morale se è triste ma anzi sdrammatizza
la situazione senza ridicolizzarla ma facendogli capire che non è l’unico a
trovarvisi e che è tutto più semplice di come sembra, fallo lavorare sulla
tecnica e sul metodo per dargli la sensazione che esistano delle fondamenta al
di sotto della parte emozionale.
Loro partono dal presupposto che cantano per emozionarsi, invece che per
emozionare gli altri. Occhi chiusi quando cantano. E’ un po’ “decadente” come
persona. Sono un po’ bohemien. Spesso questi non hanno voglia di lavorare.
Tipico è il cantautore. Ssono gli iperemotivi.
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verso qualcuno del pubblico. Spesso sul palcoscenico non guardano nessuno
del pubblico.
Farlo lavorare sul registro pieno, o suoni nasali, o faccia da cazzo.
IL RAZIONALE
Tende a non farsi coinvolgere e a mantenere le distanze del lato emotivo che
conserva per sé stesso per proteggersi, controlla i sentimenti e sopravvaluta la
capacità di controllarli, considera lo studio limitato nel tempo e vuole avere
chiari gli obbiettivi e i risultati, vuole che ogni cosa sia spiegata e motivata,è
attento ma tende ad essere isolato dagli latri, può essere arrogante per
autodifesa.
Sentirsi vicino al loro atteggiamento, essere un po’ come loro, per poi portarli a
un equilibrio.
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se non hanno completato bene l’altro. Non hanno pero’ l’ansia del
perfezionista. Quando le ha capite le cose può anche andare avanti.
Introdurre elemento emotivo collegandolo alla parte razionale. Analisi del testo
per esempio. Collegare sempre gli esercizi alla performance.
Spesso più sono formati e più studiano da piu tempo, più chiedono e vogliono
capire.
Se è poco convinto abbandona. Perché non facciamo per lui o perché non
siamo insegnanti adeguati. Fargli fare per esempio cose semplici facendogli
vedere che invece è complicata.
Vuole che valga quello che fa.
L’ignoto lo spaventa.
Ha bisogno di capire.
IL DIFFIDENTE
Come comportarsi: sii chiaro e competente sempre efficiente per non dargli la
sensazione di essere impreparato ascoltalo e rassicuralo sul lavoro che state
facendo coinvolgendolo sempre, non aggredirlo ma fagli capire che sai che la
sua aggressività è di autodifesa, non mostrarti pero tollerante perché sarebbe
per lui un sintomo di debolezza, dimostragli sempre la tua competenza
professionale e fagli capire che può essere affettuoso senza rischiare di essere
deluso.
Strategia di lezione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso
didattico: evitate la collusione evitare di mettersi in competizione oppure
aggredendolo e offendendolo. Spiegare i vostri limiti come insegnante può
servire a fargli comprendere che si può fidare dell’insegnante proprio perché
fallibile come lui.
Ha un legame più forte di chiunque altro una volta che si è conquistata la sua
fiducia.
Devi far vedere che sei competente ma che cmq sei anche fallibile. Se tu sei
troppo supereroe lui non potrà mai sentirsi vicino a te.
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abbiamo competenze molto ampie su tutto. Per esempio conoscere la storia di
quel brano, quell’autore. Basta poco che lo deludi. Non essere confidente, ma
un po’ ironico, sdrammatizzare.
Scelta dei brani deve essere molto giustificata. Non metterci in condizioni
problematiche. Dire prima noi, prima che ci sgami lui, quali sono i nostri limiti.
Può avere sia bassa che alta autostima.
L’IPERENTUSIASTA
Cercare di dargli dei brani scelti da lui, varietà nella lezione sempre giustificata
e contestualizzata, creargli una struttura contenitiva, non dispersione,
catturare l’attenzione.
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Farlo parlare, fargli dare opinioni, “che ne dici”? l’autocritica ok, anche se non
ha paura di essere giudicato sulla performance. Chiedere cosa preferisci tra
questo e quello. Dargli delle alternative. Poca personalità.
Concentrazione dei vocalizzi. Varietà tra una lezione e l’altra ma non all’interno
della stessa lezione. Si distrae perché sta pensando al fatto che ti deve piacere.
Non esaltarlo troppo. Lui si aspetta di non avere conflitti. Spera di piacerti
come persona. C’è sempre, è sempre puntuale.
Ci dice sempre sì, anche se magari non è vero.
Ha bisogno di essere contenuto.
IL REGISTA
Come comportarsi: mostrare autorevolezza, mostragli che sei alla sua altezza e
fagli capire che la sua necessità di controllo è una forma di insicurezza della
quale non deve avere paura, non tradire pero la sua fiducia e mostra il tuo lato
vulnerabile e fallibile, fagli capire che i piani possono essere sconvolti ma che
sei tu a dirigere il piano generale lasciandogli però un margine di indipendenza
che gli premetta di non sentirsi totalmente dipendente da te.
La parte emotiva gli manca un pò. Quindi fargli lavorare. Ogni tanto va bene
anche metterli in difficoltà, per fargli capire i suoi limiti.
Ha voglia di studiare poco. Farlo lavorare sull’interpretazione può essere utile.
Fargli fare un lavoro di controllo.
Essere molto sintetici, non stare troppo a spiegare. Dire di no, saper dire di no.
Mettono un po’ le mani avanti. Spesso non vogliono fare i vocalizzi e quindi
dicono che non hanno molta voce, o stanno poco bene. Ma bisogna cmq
farglieli fare.
Tendono a portarti cose che già sanno. Però instaurare un meccanismo di
verifica se ci studiano sopra. Fargli fare un lavoro su quel pezzo e verificare se
l’hanno fatto.
Ha bisogno di controllare.
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Scegliere noi i brani.
IL PASSIVO
Come comportarsi: dai indicazioni chiare che non lascino spazio a dubbi, non lo
mettere sotto pressione e sii affettuoso e attento, dagli tempo di decidere e di
finire quello che ha cominciato, aiutalo a capure quello che vuole facendo
domande e facendolo parlare di se, non ti confrontare apertamente con lui ma
fagli capure che esprimere se stessi è importante, apprazzalo quando dimostra
di raggiungere dei risultati.
Strategia di lezione:
atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso didattico: coinvolgete lo
studente in maniera creativa in tutte le fasi dell’apprendimento costringendolo
a fare delle piccole scelte (guidate), discutete con lui ponendogli sempre delle
alternative inaspettate che lo facciano lavorare in maniera inconsueta (non
farlo adagiare). Può essere utile il coinvolgimento fisico. Non prospettate
programmi a lungo termine e dategli piccole responsabilità da gestire (anche
all’interno del gruppo). Scegliere repertori ad alta prestazione. Attivarli
fisicamente o muscolarmente mentre cantano.
Dargli delle piccole soddisfazioni. Chiedere cosa le piace della lezione. Iniziare
con qualcosa che le piace. Se le mettono ansia i vocalizzi fargli fare
qualcos’altro che poi ce la porti.
Attivarli fisicamente è buono. Richiede molto sforzo a noi.
Dargli proprio un ruolo importante, dargli piccole responsabilità.
LA ROCKSTAR
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Come comportarsi: fagli capire che sentire emozioni non comporta
necessariamente essere un artista e che lo studio e la capacità di relazionarsi
con gli altri arricchirebbe il talento che lui pensa di avere, coinvolgilo in attività
comuni mettendolo a confronto con altre personalità lasciando che il suo ego si
ridimensioni da solo, è inutile parlargli per fargli capire che sbaglia ma è invece
utile dimostrarglielo praticamente prima e poi spiegare, mostra come hai
risolto i tuoi fallimenti con lo studio per permettergli di sbagliare e di essere
giudicato per i suoi errori, mostragli che è fallibile ma che anche i suoi idoli lo
sono senza per questo essere meno straordinari, soddisfa il suo ego ma non
dargli piu attenzione che agli altri, dagli sicurezze nella tecnica e sul lavoro
didattico allontanandolo dall’idea della performance come unica via di
affermazione.
Ha bisogno di un pubblico.
Noi siamo gli unici che possono sentirsi come loro. Si concentra solo su se
stesso, non riesce a concentrarsi su altro, se non su se stesso. Sono quelli del
“questo pezzo non mi appartiene”. Danno facilmente giudizi sui pezzi, tipo
“questo pezzo fa schifo”. Hanno paura di perdere personalità con la tecnica
chiedono “ma mi cambia il suono”?
Si sentono come se avessero già la personalità di sfondare.
Dargli la sensazione che tu esisti solo quando canti. Non stai sempre su un
palco.
Motivare sempre gli esercizi che sono finalizzati alla performance.
Dargli soluzioni veloci.
Noi dobbiamo fare un po’ il pubblico, ma con critiche costruttive. Non accetta
di essere criticato dagli altri, ma solo da noi insegnanti.
Si offendono un po’, ma poi dopo ci pensano e capiscono.
Un’insegnante non deve dire bravo, perché gia’ lo sa, bisogna essere un po’
complici, fargli vedere che siamo più rockstar di lui, che siamo molto
competenti, sicure. Noi dobbiamo sembrare affascinanti ai suoi occhi.
Stimolare continuamente.
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Se la tirano. Magari fargli riascoltare una registrazione in cui cantano.
Rischio è che sul palco sei fuori controllo, che non senti il gruppo. Sono un po’
esaltati. Non si cura molto di quello che gli capita intorno.
Dargli indicazioni anche sulla performance.
Rischio che copino qualche altra rockstar, e in quel caso fargli notare che
stanno copiando qualcun altro. Fargli trovare uno stile proprio.
Esercizi anche performanti. Esercizi difficili, che lo mettano alla prova, gradi di
difficoltà anche abbastanza alti. Legarli sempre alla performance per dargli
credibilità.
IL PAZIENTE
Difficile fargli fare quello che vogliamo noi. Gli rimane questo atteggiamento.
In fondo è un egocentrico. Per lui è l’appuntamento più importante della
settimana. Fare il nostro lavoro. Ha bisogno di sentirsi speciale.
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