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PERFEZIONISTA

Per esempio scegliere brani versioni rare degli autori che a lui piacciono. O cmq
scegliere brani di quell’autore che sono più semplici.
Prevenire gli atteggiamenti: scegliere dei brani e spiegargli perké si fa quel
brano, quali sono i punti forti di quel brano, elencare tutto ciò che c’è di
positivo in quel brano.

Esercizi di tecnica legati con quelli di musicianship, farli lavorare più sul
piacere, invece della sfida. Noi cmq dobbiamo valutare sempre la tecnica,
anche se non glielo dobbiamo dire. Per esempio cantare una frase musicale e
melodica cambiando la tonalità. Dire qualcosa nel vocalizzo, parole.

Problema del perfezionista è la rigidità. Spezzare i rituali, dare una scossone


alla lezione. La struttura della lezione non è detto che debba essere sempre
uguale. Ma avere all’interno di quei 45 minuti avere una programmazione.
Variare la lezione ogni tanto è stimolante, sempre. Fargli sempre notare quello
succede, spiegargli l’utilità di quello che si fa, sempre. Fargli notare quando
migliorano.
Il perfezionista ha una bassa autostima.
Si pone la difficoltà prima di fare, quindi distogliere l’attenzione dalla difficoltà.
Farlo sempre tornare sulla parte intellettuale, razionalizzare, intellettualizzare.

Per i bambini: Beatles, Gospel, Disney.

INSODDISFATTO

Vede nel successo sociale la sua unica affermazione e confonde i risultati


sociali e prestazionali con la propria personalità, tende a non accettare il
fallimento, pensa che realizzare equivalga a valere, cura l’immagine di sé e
tende a non mostrare i propri sentimenti che lo distrarrebbero dal
perseguimento del successo, si adatta a quello che crede gli altri vogliano da
lui.

Come comportarsi: sii sempre onesto e chiaro senza giudicarlo, fallo studiare
in un’atmosfera rilassata e positiva, dimostragli le tue emozioni per farlo aprire
alle sue, fagli capire che il lato emotivo e parte della formazione e che non può
distinguerlo da quello professionale, dagli compiti sempre nuovi che non lo
facciano annoiare, fallo stare sempre in movimento.

Appena fa una cosa male la molla, i genitori li osannano sempre quando fanno
le cose bene e invece quando le fanno male si buttano giù o la mollano.
L’autostima è bassa: non crede veramente a se stesso. Non riesce a darsi un
valore. Si dà un valore in base al giudizio che gli danno gli altri. La presunzione
invece è alta.

Strategie di lezione: la scelta dei brani deve essere personale proposti


dall’insegnante per rendere lo studente più vicino al proprio sentire, lo scopo è

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il lvaoro nel piccolo spazio e i recupero di una dimensione personale più intima
e piaceovole. Bisogna spostare l’attenzione dall’oggetto esterno (continue mete
da raggiungere per compensare il vuoto, cioè la performance) a un oggetto
interno (cioè loro stessi come persona e non loro come cantanti, loro valore
umano, per farli sganciare dalla necessità del giudizio esterno).
Se sbagliano qualcosa si sentono delle merde come persone, pensano non
sono buono a fare niente, non si giudicano solo sul lato professionale.
La messa in discussione diventa distruttiva. Oppure dalla parte opposta,
pensare che non funziona niente nella struttura dove si studia, e pensare che
se stesso è fichissimo.
In genere prova a fare mille pezzi, e quello che gli viene meglio propone.
Scegliere sempre noi i brani e fargli pensare che in realtà lo sceglie lui)

Bisogna essere stimolato nella capacità di scegliere e di giudicarsi. Discutere,


chiedere: “secondo te come l’hai cantato”?
Personalizzare molto la lezione, scegliere un programma che sia fatto apposta
per lui.
Lavorare sull’interpretazione. Riportare al suo mondo emotivo le cose che gli
facciamo fare. Interpretazione per scoprire se stesso.
La parte emotiva deve essere amplificata moltissimo qui.
Non sono persone che evitano il confronto.
Si sentono un po’ rockstar.
Chiedere a inizio lezione come è andato lo studio. Chiedere come sta. Piccoli
passi per fargli acquistare autostima. Riportare a lui l’analisi di quello che ha
fatto, per portarlo ad autogiudicarsi.

Col perfezionista: destrutturarlo per fornire un’altra struttura, invece


l’insoddisfatto strutturarlo un po’, fargli proprio costruire una struttura. Lui
tenderà ad essere autodistruttivo. Riportarlo a una coscienza del sé molto
forte. Un po’ complice l’insegnante. Scelta deve essere anche fatta da lui. Il
rituale per lui va bene. Scegliere insieme.
Lavorare più sulla PROPRIOCEZIONE. Non fargli risentire la lezione perché lì si
giudicheranno sempre male. Riportarli alla capacità di sentire. Farli sentire
bene, aperti, suono aperto, sensazione fisica nel produrre un certo suono.
Sono persone che non si conoscono bene. Tendenzialmente non sono mai
soddisfatti di quello che fanno. Spesso sono quelle persone che non sanno dire
cosa gli piace.
L’insoddisfatto è sempre un po’ preoccupato, non si sa orientare, è un po’
perso, non sembra però, non ha un suo stile. Non ti sa dire cos’è che non
andava bene.

L’EMOTIVO
Può dividersi in due categorie: uno usa la propria emotività come alibi, l’paltro
usa la propria emotività come barriera e giustificazione alla non azione. In
generale tende a pensare di essere unico e più sensibile degli altri, gli manca
sempre qualcosa e pensa sempre di essere destinato a una vita straordinaria
che pero gli è negata, idealizza anche l’insegnante, è malinconico e ha poca
fiducia in se stesso, pensa che le emozioni possano essere solo intense e tende

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a viverle per quella drammaticamente, si sente vivo solo se soffre o è felice,
vive il presente in maniera negativa e si sente vicino solo a chi dimostra di
essere coome lui, puo essere permaloso e fiero della propria presunta
sensibilità. Ha dei pregiudizi di base spesso sui brani. Spesso se gli dai il brano
sbagliato, non si sente riconosciuto. E’ il più egocentrico di tutti. Sono molto
spaventati dagli altri, hanno paura degli altri. Hanno paura di fare qualcosa in
cui non si riconoscono. Sono dei grandissimi creatori perché hanno una grande
sensibilità. Magari sono bravissimi a fare delle cose, mentre altre cose non le
sanno fare. Presunzione. C’è molta, perché a priori dicono che quel pezzo non
lo possono fare. Sono un po’ monostile.

Come comportarsi: aiutalo a capire che esiste anche una parte razionale che
va educata e apprezzata, tirarlo su di morale se è triste ma anzi sdrammatizza
la situazione senza ridicolizzarla ma facendogli capire che non è l’unico a
trovarvisi e che è tutto più semplice di come sembra, fallo lavorare sulla
tecnica e sul metodo per dargli la sensazione che esistano delle fondamenta al
di sotto della parte emozionale.
Loro partono dal presupposto che cantano per emozionarsi, invece che per
emozionare gli altri. Occhi chiusi quando cantano. E’ un po’ “decadente” come
persona. Sono un po’ bohemien. Spesso questi non hanno voglia di lavorare.
Tipico è il cantautore. Ssono gli iperemotivi.

Hanno un pregiudizio molto forte, vivono un po’ in un loro mondo, il maestro di


canto è un po’ un guru di vita, c’è un punto di riferimento forte nel maestro di
canto. Lui tende a fermarsi all’emozione istintiva. Fargli capire che c’è
un’emozione intellettuale che vale tanto quanto l’emozione sensibile.
Fare tecnica e fargli capire che c’è un’emozione intellettuale magari nel fare
determinare suoni. Valore della qualità.

Il cervello di un musicista, non è mai passivo nell’ascoltare una musica, anche


se la si ascolta “passivamente”.

Obiettivo di un cantante: emozionare tutto per vari motivi, quindi essere


talmente vari nella performance.

Determinati suoni emozionano alcuni, mentre magari danno fastidio ad altri.

Strategie di lezione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso


didattico: fate scelte iniziali che non gli provochino ansia da prestazione,
partendo da un repertorio che gli è naturalmente consono aumentando le
difficoltà gradualmente e lentamente. Gratificarlo a fine lezione mostrandosi
positivi ed espressivi durante la lezione. Sfruttare comunque il canale
dell’emozione. Dimostratevi sensibili, entusiasti, canalizzare l’emozione.
Allontanarli dal testo e farli invece lavorare solo sui suoni. Farli lavorare sulle
variazioni, quindi parte creativa.
Per esempio: lavorare su vocalizzi ritmici, immagina di fare arrivare una nota
in un punto preciso della stanza, ha un’idea di spazio che è personale, idea di
spazio che è solo su se stesso. Prendere più spazio possibile. Fargli cantare

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verso qualcuno del pubblico. Spesso sul palcoscenico non guardano nessuno
del pubblico.
Farlo lavorare sul registro pieno, o suoni nasali, o faccia da cazzo.

Ha bisogno di sentirsi unico ma non straordinario

IL RAZIONALE

Tende a non farsi coinvolgere e a mantenere le distanze del lato emotivo che
conserva per sé stesso per proteggersi, controlla i sentimenti e sopravvaluta la
capacità di controllarli, considera lo studio limitato nel tempo e vuole avere
chiari gli obbiettivi e i risultati, vuole che ogni cosa sia spiegata e motivata,è
attento ma tende ad essere isolato dagli latri, può essere arrogante per
autodifesa.

Come comportarsi: spiega ogni scelta ed ogni azione rendendolo partecipe


della programmazione, sii sintetico (non vogliono chiacchiere o cazzate) e
mostrati indipendente (forte), rispondi ala sua arroganza se c’è dandogli tempo
di rielaborare e comprendendo che è un sintomo di disagio (hanno paura in
realtà di non essere adeguati), sii accogliente ma non ruffiano perché potrebbe
dubitare della tua sincerità, non parlargli di emozione se non è egli stesso a
darti un cenno di apertura (prima di instaurare un rapporto emotivo, aspettare
che sia lui ad aprirsi).
Non sono asociali, ma non fanno i sociali del gruppo. Ma cmq sono emotivi.
Vogliono sempre controllare. All’inizio è un po’ diffidente. Ma dopo che acquista
un po’ di fiducia si apre. Vuole controllare tutto. Spiegare tutto: dove mi porta
questo, a cosa mi serve questo, ecc.
Vuole razionalizzare un po’ le emozioni. Quando ti racconta una cosa vuole
sapere che ne pensi e se tu hai avuto esperienze simili. Non è chiuso però.
Loro a casa si riguardano le cose e vengono

Sentirsi vicino al loro atteggiamento, essere un po’ come loro, per poi portarli a
un equilibrio.

Il tipo di brani: strutturati, articolati.

Strategie di lezione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso


didattico;: strutturate la lezione contemplando la possibilità di farlo
improvvisare scegliendo dai brani che gli permettano di ammorbidirsi sul
controllo, l’insegnante deve aver chiaro il concetto di limite, stop inteso come
confine tra l parte razionale e quella emozionale. Lavorare sull’improvvisazione
è molto buono. Ma prima di farlo magari farli lavorare sulle pentatoniche, dagli
strumenti per poi farlo e spiegargli sempre a cosa servono. Fanno molti
domande.
Esercizi: armonicamente complessi, classico esercizio di scala si trova meglio
perché è più controllabile. Poi passare a qualcosa di un po’ più destrutturato.
Non ci dà dei limiti, vuole solo capire cosa fa. Variazione gli può piacere, basta
che la capisce. Sono quelli più costanti. Spesso non passano a un altro brano

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se non hanno completato bene l’altro. Non hanno pero’ l’ansia del
perfezionista. Quando le ha capite le cose può anche andare avanti.

Introdurre elemento emotivo collegandolo alla parte razionale. Analisi del testo
per esempio. Collegare sempre gli esercizi alla performance.
Spesso più sono formati e più studiano da piu tempo, più chiedono e vogliono
capire.
Se è poco convinto abbandona. Perché non facciamo per lui o perché non
siamo insegnanti adeguati. Fargli fare per esempio cose semplici facendogli
vedere che invece è complicata.
Vuole che valga quello che fa.
L’ignoto lo spaventa.
Ha bisogno di capire.

IL DIFFIDENTE

È insicuro e si difende, ha paura di essere tradito o abbandonato, mette in


discussione l’autorità ma una volta riconosciuta tende ad essere dipendente, è
sospettoso di chiunque detenga il potere o le capacità, non mostra la sua
rabbia imputando la responsabilità del disagio agli altri cercando nell’ambiente
che lo circonda una confrma dei propri sentimenti di diffidenza, è leale e
solidale con chi è emarginato, è dubbioso e polemico, tende a mettere alla
prova l’insegnante perché fa fatica ad affidarsi.

Come comportarsi: sii chiaro e competente sempre efficiente per non dargli la
sensazione di essere impreparato ascoltalo e rassicuralo sul lavoro che state
facendo coinvolgendolo sempre, non aggredirlo ma fagli capire che sai che la
sua aggressività è di autodifesa, non mostrarti pero tollerante perché sarebbe
per lui un sintomo di debolezza, dimostragli sempre la tua competenza
professionale e fagli capire che può essere affettuoso senza rischiare di essere
deluso.
Strategia di lezione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso
didattico: evitate la collusione evitare di mettersi in competizione oppure
aggredendolo e offendendolo. Spiegare i vostri limiti come insegnante può
servire a fargli comprendere che si può fidare dell’insegnante proprio perché
fallibile come lui.
Ha un legame più forte di chiunque altro una volta che si è conquistata la sua
fiducia.
Devi far vedere che sei competente ma che cmq sei anche fallibile. Se tu sei
troppo supereroe lui non potrà mai sentirsi vicino a te.

Ha bisogno di una guida.

Guidare ma senza condizionare.


Persone che hanno avuto esperienze precedenti negative. O persone molto
intelligenti. Ci mettono dei tempi diversi.
Scegliere brani che noi sappiamo fare con sicurezza. Anche per esercizi di
tecnica. Poi dopo ci possiamo permettere di sforare. Far vedere che noi

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abbiamo competenze molto ampie su tutto. Per esempio conoscere la storia di
quel brano, quell’autore. Basta poco che lo deludi. Non essere confidente, ma
un po’ ironico, sdrammatizzare.
Scelta dei brani deve essere molto giustificata. Non metterci in condizioni
problematiche. Dire prima noi, prima che ci sgami lui, quali sono i nostri limiti.
Può avere sia bassa che alta autostima.

L’IPERENTUSIASTA

Sembra sempre coinvolto in ogni attività e ha bisogno di impiegarsi in molte


cose, è interessato a tutti e a tutto nela stessa maniera, non accetta di essere
escluso, non sceglie mai una sola direzione e ha paura del contatto profondo
con le cose, è affascinante e pieno di interessi, evita il condlitto diretto e vuole
piacere a tutti, parla molto, rifugge le difficoltà e si mantiene sempre una via
d’uscita.
Non si giudicano mai, gli piace tutto.
Non vuole scegliere, non bisogna costringerlo, ma dargli cmq una direzione.
In realtà ha paura di sbagliare, non ti vuole deludere.

Come ci si comporta: coinvoliglo sempre in cose nuove e stimolalo cercando di


accettare la sua natura ma mostragli anche una via sistematica e il vantaggio
della concentrazione, fallo condifare e dagli libertà di azione per non farlo
sentire vincolato a scelte obblifate ma guidalo nella direazione da prendere
senza metterlo davanti a soluzioni che sembrano definitive, fagli capire che
non c’è niente di irreparabile e che si puà cambiare idea una volta presa una
decisione.
Non ci possiamo fidare di lui, perché ci dirà sempre che è vero che noi diciamo.
Tende ad essere dispersivo, fa molta fatica a concentrarsi.
Vogliono diventare i nostri migliori amici. Fargli capire che se siamo “amici”
non è solo perché ci diciamo sempre si ma perché ci confrontiamo su varie
cose e possiamo avere anche idee differenti.
Ci stima molto.
Si sentono in un ruolo straordinario. Si sentono un po’ soli in verità.
Non studia con la motivazione giusta, studia non molto.
Studia per gratificare l’insegnante.
Fanno i complimenti sempre all’insegnante.

Strategie di lezione: atteggiamento dell’insegnante e strtuttura del percorso


didattico: cercate di ridimensionare l’atteggiamento eccessivamente dispersivo
e amichevole nelle fasi iniziali per dargli un’idea di contenimento e di
concentrazione facendogli capire che la comunicazione non avviene per
ostentazione ma per il valore dei contenuti. La scelta del repertorio deve
seguire queste necessità e dovrebbe partire anche dalle sue proposte.

Cercare di dargli dei brani scelti da lui, varietà nella lezione sempre giustificata
e contestualizzata, creargli una struttura contenitiva, non dispersione,
catturare l’attenzione.

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Farlo parlare, fargli dare opinioni, “che ne dici”? l’autocritica ok, anche se non
ha paura di essere giudicato sulla performance. Chiedere cosa preferisci tra
questo e quello. Dargli delle alternative. Poca personalità.
Concentrazione dei vocalizzi. Varietà tra una lezione e l’altra ma non all’interno
della stessa lezione. Si distrae perché sta pensando al fatto che ti deve piacere.
Non esaltarlo troppo. Lui si aspetta di non avere conflitti. Spera di piacerti
come persona. C’è sempre, è sempre puntuale.
Ci dice sempre sì, anche se magari non è vero.
Ha bisogno di essere contenuto.

IL REGISTA

Vuole avere il controllo di sé stesso e delle persone con le quali viene in


contatto, si fida solo di chi si fa valere e tende ad essere rabbioso, è
intollerante con chi mostra debolezza, è un estremista che vuole tutto o niente,
riconosce solo il suo punto di vista per essere sicuro di sé, fa prevalere le sue
opinioni con conflitti di forza evidenti o con una finta tolleranza, non accetta
che le cose non vadano come lui le ha programmate e tende a studiare solo ciò
che lui ritiene essergli utile, ha una visione solo a breve termine.

Come comportarsi: mostrare autorevolezza, mostragli che sei alla sua altezza e
fagli capire che la sua necessità di controllo è una forma di insicurezza della
quale non deve avere paura, non tradire pero la sua fiducia e mostra il tuo lato
vulnerabile e fallibile, fagli capire che i piani possono essere sconvolti ma che
sei tu a dirigere il piano generale lasciandogli però un margine di indipendenza
che gli premetta di non sentirsi totalmente dipendente da te.

Strategie di lezione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso


didattico: deve essere autorevole anche se accogliente, deve lavorare
mettendolo alla prova su terreni per lui meno strutturati, il repertorio deve
essere scelto dall’insegnante che deve valutare il grado di partecipazione
intima dello studente per metterlo in contatto con il piacere del canto.

La parte emotiva gli manca un pò. Quindi fargli lavorare. Ogni tanto va bene
anche metterli in difficoltà, per fargli capire i suoi limiti.
Ha voglia di studiare poco. Farlo lavorare sull’interpretazione può essere utile.
Fargli fare un lavoro di controllo.
Essere molto sintetici, non stare troppo a spiegare. Dire di no, saper dire di no.
Mettono un po’ le mani avanti. Spesso non vogliono fare i vocalizzi e quindi
dicono che non hanno molta voce, o stanno poco bene. Ma bisogna cmq
farglieli fare.
Tendono a portarti cose che già sanno. Però instaurare un meccanismo di
verifica se ci studiano sopra. Fargli fare un lavoro su quel pezzo e verificare se
l’hanno fatto.

Ha bisogno di controllare.

Questi sono i passivi aggressivi.

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Scegliere noi i brani.

IL PASSIVO

Sembra buono e tollerante ma in realtà non vuole esporsi tende a rimandare


gli impegni, non prende mai una decisione chiara e aspetta sempre il parere
degli altri o che si espongano per lui, è indeciso e insicuro, ama il quieto
vivere, agisce per abitudine e ama i rituali, ama l’apprendimento a meemomria
e non vuole essere messo in difficoltà, non sa gestire i pronlemi, è un
aggressivo passivo.

Come comportarsi: dai indicazioni chiare che non lascino spazio a dubbi, non lo
mettere sotto pressione e sii affettuoso e attento, dagli tempo di decidere e di
finire quello che ha cominciato, aiutalo a capure quello che vuole facendo
domande e facendolo parlare di se, non ti confrontare apertamente con lui ma
fagli capure che esprimere se stessi è importante, apprazzalo quando dimostra
di raggiungere dei risultati.

Strategia di lezione:
atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso didattico: coinvolgete lo
studente in maniera creativa in tutte le fasi dell’apprendimento costringendolo
a fare delle piccole scelte (guidate), discutete con lui ponendogli sempre delle
alternative inaspettate che lo facciano lavorare in maniera inconsueta (non
farlo adagiare). Può essere utile il coinvolgimento fisico. Non prospettate
programmi a lungo termine e dategli piccole responsabilità da gestire (anche
all’interno del gruppo). Scegliere repertori ad alta prestazione. Attivarli
fisicamente o muscolarmente mentre cantano.

Dargli delle piccole soddisfazioni. Chiedere cosa le piace della lezione. Iniziare
con qualcosa che le piace. Se le mettono ansia i vocalizzi fargli fare
qualcos’altro che poi ce la porti.
Attivarli fisicamente è buono. Richiede molto sforzo a noi.
Dargli proprio un ruolo importante, dargli piccole responsabilità.

LA ROCKSTAR

È egocentrico, tende ad affrontare lo sviluppo intellettuale superficialmente


perché lo ritiene inferiore a quello della propria personalità, si sente artista solo
per il fatto di provare delle emozioni, si sente un pari degli artisti di successo,
si rifiuta di eseguire compiti che non ritiene adatti al proprio stile ma in realtà
ha paura di fallire, dipende dal giudizio degli altri anche se afferma di
rispondere solo a se stesso, è critico verso gli altri e giudica tutto ciò che è
lontano da lui, crede che se commette un errore è perché non viene capito, è
tollerante con se stesso e cerca di mantenere i propri livelli di autostima
sempre alti sopravvalutandosi , tende a non seguire le regole.

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Come comportarsi: fagli capire che sentire emozioni non comporta
necessariamente essere un artista e che lo studio e la capacità di relazionarsi
con gli altri arricchirebbe il talento che lui pensa di avere, coinvolgilo in attività
comuni mettendolo a confronto con altre personalità lasciando che il suo ego si
ridimensioni da solo, è inutile parlargli per fargli capire che sbaglia ma è invece
utile dimostrarglielo praticamente prima e poi spiegare, mostra come hai
risolto i tuoi fallimenti con lo studio per permettergli di sbagliare e di essere
giudicato per i suoi errori, mostragli che è fallibile ma che anche i suoi idoli lo
sono senza per questo essere meno straordinari, soddisfa il suo ego ma non
dargli piu attenzione che agli altri, dagli sicurezze nella tecnica e sul lavoro
didattico allontanandolo dall’idea della performance come unica via di
affermazione.

Strategia di lezione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso


didattico: collegate tutte le scelte didattiche all’obiettivo della performance
evidenziando i limiti dello studente senza deriderlo e fornendo scelte e
soluzioni alternative di rapido risultato. Strutturate le lezioni a breve termine,
evidenziando gli steps successivi solo dover aver conquistato quelli precedenti.
Il lungo termine non lo prevede, si annoia.

Ha bisogno di un pubblico.

Noi siamo gli unici che possono sentirsi come loro. Si concentra solo su se
stesso, non riesce a concentrarsi su altro, se non su se stesso. Sono quelli del
“questo pezzo non mi appartiene”. Danno facilmente giudizi sui pezzi, tipo
“questo pezzo fa schifo”. Hanno paura di perdere personalità con la tecnica 
chiedono “ma mi cambia il suono”?
Si sentono come se avessero già la personalità di sfondare.
Dargli la sensazione che tu esisti solo quando canti. Non stai sempre su un
palco.
Motivare sempre gli esercizi che sono finalizzati alla performance.
Dargli soluzioni veloci.

Un pò di sputtanamento con questi funziona.


Tende a giustificarsi. Se si giustifica è sempre per via di qualcosa che non è
dipeso da lui. Lui non sbaglia.

Noi dobbiamo fare un po’ il pubblico, ma con critiche costruttive. Non accetta
di essere criticato dagli altri, ma solo da noi insegnanti.
Si offendono un po’, ma poi dopo ci pensano e capiscono.

Un’insegnante non deve dire bravo, perché gia’ lo sa, bisogna essere un po’
complici, fargli vedere che siamo più rockstar di lui, che siamo molto
competenti, sicure. Noi dobbiamo sembrare affascinanti ai suoi occhi.
Stimolare continuamente.

Sono quelli che gli viene un po’ facile tutto.


Lavoro di gruppo, ma non il coro. Comunione con gli altri.

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Se la tirano. Magari fargli riascoltare una registrazione in cui cantano.
Rischio è che sul palco sei fuori controllo, che non senti il gruppo. Sono un po’
esaltati. Non si cura molto di quello che gli capita intorno.
Dargli indicazioni anche sulla performance.
Rischio che copino qualche altra rockstar, e in quel caso fargli notare che
stanno copiando qualcun altro. Fargli trovare uno stile proprio.

Esercizi anche performanti. Esercizi difficili, che lo mettano alla prova, gradi di
difficoltà anche abbastanza alti. Legarli sempre alla performance per dargli
credibilità.

IL PAZIENTE

È un passivo aggressivo, utilizza le lezioni e il canto come sostituto di una


terapia psicologica considerandoli una scarico delle tensioni della vita ma
credendo di avere comunque una personalità artistica non sfruttata, tende ad
essere direttivo ma si professa per una che si lascia guidare, vuole parlare di
questioni personali ma pretende di recuperare il tempo considerandolo dovuto,
non si prende le proprie responsabilità e si giustifica se viene ripreso o
contestato.

Come comportarsi: non assecondarlo nella volontà direttiva, mostrargli i propri


limiti quando tende a voler prendere in mano la situazione, fargli capire che si
è disposti ad aiutarlo a scaricare le proprie ansie ma che si capisce
chiaramente che le sue intenzioni “terapeutiche” sono evidenti e che non le
deve confondere con il vero lavoro artistico, si può cercare di essere pazienti
ma anche di creare la condizione di allontanarlo perché con il tempo tende ad
essere sempre più rigido e svogliato. Non lo commiserate sdrammatizzate i
suoi guai ma non lo deridete.

Strategie di azione: atteggiamento dell’insegnante e struttura del percorso di


didattico: cercate di concentrare la lezione sul lavoro da fare più che sulla
personalità dello studente (che in fondo è un egocentrico), siate coscienti del
fatto che per lo studente “paziente” la lezione è l’avvenimento più importante
della settimana, siate puntuali e informatevi sulle sue condizioni limitando però
il tempo dei “convenevoli” a pochi minuti. Non parlate di voi stessi (a lui tanto
non interessa e fate il vostro lavoro rigidamente.

Difficile fargli fare quello che vogliamo noi. Gli rimane questo atteggiamento.
In fondo è un egocentrico. Per lui è l’appuntamento più importante della
settimana. Fare il nostro lavoro. Ha bisogno di sentirsi speciale.

Pezzi ritmici. Va tirata su subito, non perdersi in chiacchiere. Iniziare subito la


lezione. Farli cantare piano e voce, invece che con la base. Ritmici anche
esercizi di tecnica, non farci interrompere durante esercizi di tecnica. Ritmo di
lavoro molto serrato.

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