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Secondo Esonero di Astrofisica – prova A - 21 Gennaio 2021

Nota - Ricordarsi di scrivere: Prova A, Nome, Cognome e Numero di Matricola sulla copia da consegnare.

1. Dimostrare che, indipendentemente dai valori attuali dei parametri di densità Mo, , e
o, e dal valore di Ho, il parametro di densità della materia M tende ad essere 1 ad alti
redshift (z >> 1), e fino a quando si può considerare la massa-energia della radiazione
trascurabile. Se Mo=0.30, =0.70, e o=1, calcolare quanto vale M per redshift pari a
10, 100, 1000. Calcolare anche che errore si fa nel calcolo di M trascurando la densità di
massa-energia della radiazione per redshift z=1000.

2. In un universo con o=Mo=1, Ho=70 km/s/Mpc, due galassie osservate dalla nostra
posizione hanno lo stesso redshift z e le loro posizioni sulla sfera celeste sono separate da
un angolo di 45 gradi. Stabilire in modo quantitativo se, nel momento in cui hanno emesso
la luce che noi riceviamo oggi, le due galassie erano in contatto causale tra loro, sia nel
caso in cui z=2 che nel caso in cui z=10.

Dati potenzialmente utili:

costante di Planck h=6.63x10-34 J s; costante di Boltzmann kB=1.38x10-23 J/K;

velocità della luce c = 2.9979x108 m/s; costante di Stefan-Boltzmann  = 5.67x10-8 W/m2/K4

massa del protone mp=1.67x10-27 kg; costante di gravitazione G = 6.674x10-11 m3⋅kg−1⋅s−2

fspin-flip = 1420405751.7667 Hz; A21 spin-flip = 2.85x10-15 s-1

1 parsec = 3.086 x 1016 m ; Rsun = 695700 km ; Msun = 1.989x1030 kg.


Soluzioni

8𝜋𝐺𝜚𝑀
1. Il parametro di densità della materia M è dato da Ω𝑀 = 3𝐻 2
mentre il suo valore odierno è
8𝜋𝐺𝜚𝑀𝑜
Ω𝑀𝑜 = 3𝐻𝑜2
. Possiamo ricavare la relazione tra Ω𝑀 e Ω𝑀𝑜 facendo il rapporto tra le due
Ω 𝜚 𝐻2
equazioni: Ω 𝑀 = 𝜚 𝑀 𝐻𝑜2 . D’altra parte la densità di materia dipende dal fattore di scala a e quindi
𝑀𝑜 𝑀𝑜
Ω 𝐻2
dal redshift (poiché a=1/(1+z)) secondo l’equazione 𝜚𝑀 = 𝜚𝑀𝑜 𝑎−3 , quindi Ω 𝑀 = 𝑎−3 𝐻𝑜2 ; inoltre
𝑀𝑜
𝐻 e 𝐻𝑜 sono collegate dall’equazione di Friedmann:

𝑎̇ 2
𝐻 2 = [𝑎] = 𝐻𝑜2 [Ω𝑅𝑜 𝑎−4 + Ω𝑀𝑜 𝑎−3 + (1 − Ω𝑜 )𝑎−2 + ΩΛ ]

e, trascurando la radiazione, esplicitando Ω𝑜 = Ω𝑅𝑜 + Ω𝑀𝑜 + ΩΛ e riarrangiando

𝐻 2 = 𝐻𝑜2 [Ω𝑀𝑜 (𝑎−3 − 𝑎−2 ) + ΩΛ (1 − 𝑎−2 ) + 1] e quindi

𝐻𝑜2 1 Ω𝑀 𝐻2
𝐻2
= [Ω (𝑎 −3 −𝑎 −2 )+Ω (1−𝑎 −2 )+1] che, inserita in Ω𝑀𝑜
= 𝑎−3 𝐻𝑜2 fornisce:
𝑀𝑜 Λ

Ω𝑀𝑜
Ω𝑀 = [Ω𝑀𝑜 (1−𝑎)+ΩΛ (𝑎3 −𝑎)+𝑎]

Da qui si vede facilmente che per z >> 1, cioè 𝑎 → 0, il parametro di densità della materia tende a
1. Sostituendo nella formula i valori di a corrispondenti a z=[10, 100, 1000], otteniamo
1-M=[1.7x10-3, 2.3x10-6, 2.3x10-9]. Se manteniamo anche Ro, la formula diventa

Ω𝑀𝑜
Ω𝑀 = [Ω𝑀𝑜 (1−𝑎)+ΩΛ (𝑎3 −𝑎)+𝑎+Ω𝑅𝑜 (𝑎−1 −𝑎)]

e sostituendo in tale formula il valore di a corrispondente a z=1000 si ottiene 1-M=3.5x10-2 e


quindi l’approssimazione di tralasciare il termine di radiazione porta ad un errore dell’ordine del
4%.

2. Perché le due galassie fossero in contatto causale all’epoca dell’emissione, la loro distanza fisica
doveva essere inferiore alla dimensione dell’orizzonte delle particelle alla stessa epoca. Se 𝜗 è la
separazione angolare, la distanza fisica tra le due galassie è semplicemente 𝐷 = 2𝐷𝐴 sin 𝜗/2, dove
𝐷𝐴 è la distanza di diametro angolare che, esplicitata in funzione del redshift, vale

1 𝑡 𝑐𝑑𝑡 ′ 1 1 𝑐𝑑𝑎 1 𝑐 1 𝑑𝑎 2𝑐 1 1
𝐷𝐴 = 1+𝑧 ∫𝑡 𝑜 𝑎(𝑡 ′ ) = 1+𝑧 ∫ 1 = 1+𝑧 𝐻 ∫ 1 2 𝑎−3/2 =𝐻 [1 − 1+𝑧]
1+𝑧 𝑎̇ 𝑎 𝑜 1+𝑧 𝑎 𝑜 1+𝑧 √

Invece per l’orizzonte delle particelle abbiamo

1 1
𝑡 𝑐𝑑𝑡 ′ 1 𝑐𝑑𝑎 1 𝑐 𝑑𝑎 2𝑐 1
𝐷𝐻 = 𝑎(𝑡) ∫0 𝑎(𝑡 ′ ) = 1+𝑧 ∫01+𝑧 𝑎̇ 𝑎
= 1+𝑧 𝐻𝑜
∫01+𝑧 𝑎2 𝑎−3/2 = 𝐻 (1+𝑧)3/2
𝑜

Per z=2 otteniamo D=924 Mpc < DH=1650 Mpc, quindi le due galassie erano in contatto causale.
Per z=10 otteniamo D= 416 Mpc > DH=235 Mpc, quindi le due galassie non erano ancora in contatto
causale.

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