Sei sulla pagina 1di 3

ALESSANDRO MANZONI

VITA
Nasce nel 1785 a Milano. È figlio di Giulia Beccaria e Pietro Manzoni. Pietro è un uomo rigido,
severo, all'antica. Giulia è una donna all'avanguardia, moderna, cresciuta in un ambiente illuminista.
Quando Manzoni ha 6/7 anni, Giulia divorzia dal marito (stranamente la donna divorzia dall’uomo)
e si trasferisce a Parigi dall'amante. Manzoni vive col padre, che lo fa trasferire in un collegio dove
diventerà ateo.
Nel 1805 Manzoni si trasferisce a Parigi dalla madre, dove entra in contatto con un ambiente
culturale estremamente fertile.
Nel 1808 incontra la donna della sua vita che gli darà 10 figli: Enrichetta Blondel.
Nel 1810 Manzoni si converte quasi improvvisamente al cristianesimo. In quest'anno torna anche a
Milano e la sua casa diviene un punto di incontro di intellettuali, ospiterà anche Ugo Foscolo.
Durante gli anni '30 prova molto dolore perché avvengono due grandi lutti al livello privato: prima
la moglie, e poi la figlia primogenita Giulia (che aveva chiamato come sua madre).
Nel 1837 Manzoni riconosce la serenità: conosce una donna e si risposa, secondo matrimonio. Nelle
lettere confessa che aveva sposato questa donna per non sentirsi solo. Questo periodo di rinascita si
interrompe presto negli anni '40 a causa di nuovi lutti: la madre, tutti i figli tranne due e la nuova
moglie.
Nel 1861 (unità d'Italia, Veneto e Lombardia erano sotto il dominio austriaco) viene nominato
primo senatore a vita.
Di lì a poco viene anche nominato presidente della commissione per l'unificazione della lingua, e
verrà scelta la lingua del romanzo di Manzoni: I Promessi Sposi. Questo è uno dei motivi per cui lo
leggiamo ancora oggi: è il primo romanzo nella nostra lingua.
Nel 1873 inciampa da degli scalini di una chiesa di Milano, ciò gli causa un trauma cranico che lo
porta alla morte celebrale.
Manzoni soffriva di agorafobia (paura degli spazi aperti).
I suoi due figli sopravvissuti non andranno mai a trovare la sua tomba, questo ci fa capire che non
avevano un buon rapporto con il padre.
VISIONE DI LETTERATURA
Nella lettera scritta al marchese Carlo d'Azzeglio sintetizza la sua visione di Letteratura. Lui scrive
molte lettere che hanno sapore di saggi, dove esprime la sua poetica.
La frase che sintetizza la sua visione di letteratura, e quindi della sua poetica, è "l'utile per iscopo, il
vero per soggetto, l'interessante per mezzo". Con utile si intende che la letteratura è impegno
morale, deve avere una funzione pedagogica, educativa, deve trasmettere insegnamenti morali. Il
vero è l'aderenza ai fatti storici, la letteratura deve basarsi sulla storia. L'interessante ovvero la
letteratura deve affrontare temi attuali.
Manzoni si ispira al l'ideale di Orazio, celebre frase di questo da cui prende molta ispirazione:
"misere utile dulci" = mescolare l'utile al dolce.
I PROMESSI SPOSI
Appartengono al genere del romanzo storico. Ambientato in Lombardia al tempo della dominazione
spagnola. La storia parte il 7 novembre 1628 e si conclude durante l'autunno del 1631.
Struttura: introduzione+38 capitoli.
Argomento: vicende drammatiche di due popolani oppressi dalla prepotenza dei più forti e del
destino(=carestia e peste). Il motore della vicenda è un matrimonio impedito, ostacolato.
Questo romanzo è il risultato di tre stesure:
1. 1821-1823, dove il romanzo si intitolava "Fermo e Lucia". Questa stesura non viene
pubblicata perché Manzoni non era soddisfatto per due motivi: il primo è l'eccessivo gusto
romanzesco, finto, non verosimile, non in linea dati storici; il secondo è quello linguistico,
infatti lui definisce la sua opera come un "composto indigesto" perché è un insieme di
termini appartenenti un po’ al Lombardo e un po' al Toscano, e presenta anche dei
francesismi e dei latinismi.
2. Dopo aver studiato meglio le fonti storiche e il toscano letterario dai testi di letteratura,
scrive una seconda stesura che viene pubblicata nel 1827 e per questo detta "Ventisettana".
Cambia il titolo che diventa quello conosciuto da noi oggi. Il protagonista cambia nome da
Fermo a Renzo. Si formano più capitoli e quindi diventano 38. La lingua diventa il toscano
letterario. Viene eliminato il gusto romanzesco.
3. Manzoni non era soddisfatto dal punto di vista linguistico, il suo progetto era quello di
creare una lingua unificatrice per l'Italia, quindi doveva essere una lingua parlata, facile da
leggere e comprensibile non solo agli intellettuali ma anche alla borghesia (ceto emergente).
Quindi nel 1827 compie un viaggio a Firenze per studiare sul campo il fiorentino parlato, Il
suo intento è quello di "risciacquare i panni in Arno" quindi risciacquare la lingua dei
Promessi Sposi per modernizzarla. Quindi pubblica una terza stesura conosciuta come
"Quarantana" pubblicata tra il 40 e il 42 a puntate in fascicoli illustrati per evitare le copie
contraffatte. Nei fascicoli troviamo immagini per contribuire al trasporto totale del lettore
nella storia e per accentuare la verosimiglianza. Le differenze sono sostanzialmente di
carattere linguistico, infatti quest'ultima è stata scritta nel fiorentino parlato dalla
popolazione colta, quindi del registro intermedio (accessibile al gran pubblico, la borghesia).
PERCHE’ MANZONI SCRIVE UN ROMANZO STORICO?
Manzoni dal 1821 decide di dedicarsi a questo genere letterario per arrivare ad un pubblico più
ampio. Il romanzo storico come genere letterario nasce qualche anno prima, nel 1819, con la
pubblicazione di Ivanhoe (ambientato nel medioevo dove si raccontano le vicende di alcuni
cavalieri) di Walter Scott che ha subito un successo immediato nella borghesia europea, ma in Italia
quasi sconosciuto. Manzoni, intellettuale che ovviamente aveva letto questo romanzo, decide di
portare questo genere letterario anche in Italia. Per questo decide di scrivere un romanzo storico.
A Manzoni non piaceva l'eccessivo gusto romanzesco di Walter Scott, perché secondo la sua
opinione si dilunga troppo nelle ambientazioni avventurose, inverosimili, in contrasto con i dati
storici.
Secondo Manzoni anche i fatti inventati devono essere verosimili, non devono contraddire il dato
storico. A questo proposito in un'altra sua lettera fa un'analisi distinguendo quello che lui chiama
vero storico e vero poetico (lettera a Monsieur Chauvet), questa distinzione ci permette di riflettere
sul rapporto tra storia e letteratura.
La veridicità della storia non basta a spiegare la complessità del reale, quello che Manzoni chiama il
dramma della vita; infatti la storia guarda soltanto i fatti dal di fuori e si occupa solo dei grandi
personaggi e delle grandi imprese. Il vero poetico (e quindi anche vero letterario) serve a integrare
e approfondire il vero storico. Il poeta deve inventare ciò che la storia non tramanda: i sentimenti, i
desideri, le debolezze, le paure, ecc; quindi i riflessi che i fatti storici producono nell'interiorità dei
personaggi. Si deve guardare infatti dal di dentro, saper indagare sull'animo umano, frugare nelle
pieghe di questo.
Il poeta può inventare solo i sentimenti dei personaggi? No, anche gli avvenimenti secondari purché
non contraddicono il dato storico, e i personaggi che appartengano alla gente comune. Ed è proprio
della gente comune che Manzoni vuole indagare i sentimenti. La gente comune e la vita quotidiana
è dimenticata dalla storia. Manzoni, infatti, fa come protagonisti due personaggi inventati che fanno
parte della gente comune, ma che sono preziosi per entrare nello spirito della storia, per respirarla
veramente e capirne la complessità. Il popolo subisce la storia e viene sempre dimenticato da
questa.
I TRE PILASTRI TEMATICI
1. IL POPOLO, i protagonisti sono due popolani, umili ma non poveri (umile, dal latino
humilis<humus=terra), grazie del loro lavoro vivono una vita dignitosa. La loro umiltà viene
sempre messa alla prova, ma loro resistono alle difficoltà aggrappandosi alla fede. N.B. nei
Promessi Sposi si incontrano tutte le classi sociali, polifonia di personaggi, tante voci
diverse in accordo. I Promessi Sposi sono una grande macchina teatrale dove i personaggi si
rubano la scena.
2. LA STORIA, questa è abitata dal male, perché è una continua lotta tra oppressi e oppressori,
e la giustizia terrena non serve a porre fine a questo male. Gli oppressi possono trovare una
ricompensa per le loro pene solo nell'aldilà. A questo proposito, Italo Calvino definisce I
Promessi Sposi come il "romanzo dei rapporti di forza". Il dramma dei protagonisti diventa
il simbolo della condizione umana che può trovare la giusta ricompensa solo nell'aldilà.
Secondo Alessandro D’Avenia l’Eneide e I Promessi Sposi sono collegati dal mistero della
storia e su quale sia il margine di libertà dell’uomo, le lacrime dell’uomo quando deve
affrontare una perdita.
3. LA FEDE, questa nella provvidenza è il progetto che Dio ha di noi ma che noi non possiamo
conoscere. Dobbiamo solo avere fede. La provvidenza non può eliminare il male dalla terra,
ma fa si che il dolore che derivi da questo male, diventi un mezzo per avvicinare l'uomo a
Dio. La sofferenza diventa occasione di incontro con Dio. Il male serve ad avvicinare l'uomo
a Dio, ad avvicinarlo spiritualmente. La sofferenza è lo strumento di redenzione morale e
spirituale. Questo concetto prende il nome di provvida sventura. L'uomo non può conoscere
il volere di dio, però possiamo sentire la sua voce attraverso il dolore, le lacrime. Lui ci dà la
possibilità di salvare il nostro spirito, sta però a noi decidere ascoltare la sua voce. Libero
Arbitrio, ovvero decidere se ascoltare o no i segnali che ci manda Dio.

Potrebbero piacerti anche