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Anno 2010
CONTENUTO
A. PARTE OSSERVATIVA
1. Scuola Materna dell’Istituto Comprensivo W. A. MOZART …5
2. Una giornata di scuola ……………………….............................10
3. L’equipe della scuola …………………… ……….......................13
4. I protagonisti della nostra storia - Tutto il mondo è paese … 14
5. L.C. - “Il re della confusione” e E.C.” La padrona di tutto”…16
B. PARTE OPERATIVA
6. Profilo dell’Operatore Socio Assistenziale per l’infanzia ……21
7. Il mio intervento come Operatore Socio Assistenziale per l’infanzia …………………………….........
.........................27
8. Pazienza e istinti materni ……………………………...............34
12.APENDICE-FOTOGRAFIE
“Il bambino cammina con gli occhi non meno che con le gambe:ciò che lo fa avanzare è l
a vista delle cose interessanti che sono intorno a lui.”
Maria Montessori “Educazione per un Mondo Nuovo”1946
“ Uscire da una stanza, da una classe per affrontare il mondo esterno … vuol dire ev
identemente aprire una porta immensa sull’istruzione.”
“Bisogna offrirgli cose grandiose: per cominciare offriamogli il mondo.”
Maria Montessori “Dall’infanzia all’adolescenza” 1948
A. PARTE OSSERVATIVA
Quando ogni mattina un viso è preoccupato, perche ancora non sei arri
vata e ti sta aspettando alla porta, quando una piccola storia ti aspetta per es
sere raccontata, non esistono più motivi di tristezza o pensieri dei problemi gior
nalieri. L’allegria e la felicità dei bambini è contagiosa e penso che è una delle malat
tie di cui ognuno di noi ha voglia di infettarsi giorno dopo giorno. Ecco perché
lavorare accanto ai piccoli mi fa sembrare la vita più bella, mi dà la speranza che
il domani sarà un giorno più positivo e che offrirà di più a questi meravigliosi angiol
etti che stanno per diventare il mondo di domani.
Non è la prima volta che sto’ a contatto con i bimbi perche il mio la
voro in Romania è stato sempre quello della formazione didattica, il tirocinio m
i ha offerto la possibilità di continuare il mio mansionario e anche di fare unna
comparazione tra due sistemi differiti di istruzione.L’elemento comune sono i bam
bini che attraverso la nazionalità, lingua o il luogo sono gioiosi, dolcissimi e p
ieni di voglia di amare ed essere amati.
Ho effettuato il mio tirocinio alla sezione C della scuola statale
“MOZART“. Sin dal’inizio mi sono sentita accettata dal gruppo de bambini anche se pe
r loro ero una persona sconosciuta e di più, straniera. La classe aveva 27 bambini
di nazionalità ed etnie differente: rumena, polacco, greco, inglese, senegalese e
italian.
Questi bambini di 4, 5 e 6 anni lavorano, imparano e giocano insie
me come una grande famiglia nella quale sono rispettate i valori dell’amicizia, de
lla comprensione , partecipazione, condivisione , accettazione, e del rispetto
l’uno per l’altro . Infatti l’Arcobaleno dei Valori è stato il primo lavoro comune che l
oro lo hanno fatto all’inizio della scuola.
Una classe abbastanza eterogenea per età e nazionalità che riesce, gra
zie alla professionalità della maestra, a coinvolgere tutti gli alunni in ogni att
ività didattica. Ognuno di loro ha la sua personalità, uno è disponibile e pronto a pa
rtecipare e collaborare , l’altro ha ancora bisogno della mamma, l’altro vuol ancora
essere primo a svolgere un compito, l’altro guarda senza fiducia , tanti forme di
risposta e reazione con quali ti puoi confrontare.
Riesci a “vedere” tante cose sopra ogni bambino anche da quando quest
o arriva a scuola. F. arriva prima, perché i genitori iniziano lavorare presto la
mattina e al inizio non vuole neanche guardarti, parla piano sotto voce solo se
fai tante domande. Fr. si siede su un tavolino e guarda continuamente l’entrata a
spettando un compagno maschio per cominciare il gioco preferito. I. si distacca
dopo un piccolo episodio di carezze del papà è poi cerca con lo sguardo la sua amica
preferita. L. arriva come una tempesta, lancia lo zaino sul tavolino e se non
riesce lascia lo zaino per terra, comincia a correre e a strillare, a parlare
in fretta come se non ci fosse più tempo per dire tutto che ciò ha da raccontare. A.
arriva tutta un sorriso e fa anche una piroetta per poter far vedere il suo ves
tito elegante e poi si trova da sola un lavoro o un compagno per giocare. R. arr
iva accompagnata dal papà, sorride timida e con dolcezza poi si lascia accarezzare
per qualche minuto necessari per cominciare la sua giornata. E. arriva con il p
apà, diventa triste quando lui se ne va e poi mi prende in suo possesso, come se i
o fosse una bambola, mi rompe la mano se voglio toccare o accarezzare un altro b
ambino.
Solo pochi esempi di tante personalità differenti, tante forme di m
anifestazione, ogni bimbo con la sua storia felice o una che nasconde una situaz
ione di disagio. Ogni risposta, movimento o un semplice sguardo ha una motivazio
ne che a volte forse ti sfugge se non osservi con pazienza il bambino.
Succede spesso che i maturi non valutano correttamente i ” caprici” del piccolo, e p
er questo l’osservazione è una tappa molto importante nel lavoro di un operatore soc
io assistenziale per bambini.
B. PARTE OPERATIVA
6.Profilo del’operatore Socio Assistenziale per l’infanzia
Non è facile gestire una classe con 27 bambini, e il fatto che c’era una
sola maestra, in una classe a tempo corto, mi ha dato l’opportunità di cominciare m
olto rapidamente a lavorare accanto a loro.
Il mio giorno iniziava alle ore 8 quando i bimbi cominciavano ad arrivar
e fino alle ore 9. L’accoglienza dei bimbi è un momento molto importante della gior
nata perché il primo contatto con gli alunni offrono tante informazioni relative a
l loro stare di spirito, ci da la possibilità di chiacchierare un po’ sui diversi so
ggetti che interessano il bimbo, incontrare i genitori, nonni o le persone che s
i occupano dei bambini.
Fino all’inizio dell’attività della classe, ogni mattina iniziavo un piccol
o laboratorio di disegno approfittando un po’ del mio modesto talento dedicando u
n po’ di tempo al un attività molto amata dai piccoli. Alla proposta di ogni alunno
disegnavo i loro animaletti preferiti, cominciavo a dare vita a piccole stori
e collegate ai personaggi appena comparsi sulla carta che poi aspettavano anche
a prendere colore dai pennarelli o matite secondo l’ispirazione dei bimbi. Questo
piccolo laboratorio l’ho percepito non solo come un attività rilassante e aperta al
la creatività , ma anche come un modo di conoscere un po’ di più la personalità dei picc
oli, le loro fantasie e anche le paure, le incertezze, problemi che stanno uscen
do alla luce sotto la forma della ripresentazione grafica. Questi lavori, alla f
ine venivano messi nella cartella di ogni bimbo e certe volte portati a casa com
e regalo per i genitori.
Una volta cominciata l’attività di classe, aiutavo la maestra e i ba
mbini a mettere a posto tutti i giocattoli, lavori e libri per cominciare l’attivi
tà in un ambiente confortevole e ordinato. Il lavoro accanto alla maestra mi ha of
ferto l’opportunità di osservare da vicino gli alunni e specialmente di aiutarli e s
ostenerli negli loro attività.
Certo che non potevo affiancare solo i bimbi di cui abbiamo parla
to prima, L. e E., ma mi spostavo da un tavolino al’altro secondo le richieste dei
bimbi, gli indicazioni della maestra e, certo, delle situazioni di necessita. C
osi abbiamo disegnato insieme, dipinto o selezionato un puzzle, compilato una sc
heda di matematica o di pregraffismo.
Il gioco nel giardino è stato un altro momento giornaliero dove ho
partecipato seguendo i bimbi, perche fuori nello spazio di gioco serviva un po’ più
di attenzione per gli eventuali pericoli di cadute, ferite o giochi rischiosi .
Abbiamo giocato insieme allo scivolo, sull’altalena e con gli anelli, abbiamo dise
gnato con gesso su diversi temi e tante altre attività all’aperto. Certo che non son
o mancate le piccole ferite a causa della velocità, correndo e giocando, ma con un
po’ di attenzione e qualche parolina e abbracci riuscivo a calmare le piccole vit
time del gioco.
Essere pure compagna di gioco per loro è stato forse una delle più belle ma
nsioni come operatore. Stargli vicino in questo ruolo dà la possibilità non solo di
divertire e ricordare un po’ della propria infanzia, della purità e affascinanza del
gioco, ma anche di conoscere i bambini osservando i ruoli che a loro piace di p
iù assumere, di quello che stanno sognando, del modo in cui loro percepiscono la
realtà, della loro percezione sul mondo. Gli eroi preferiti e assunti come ruoli n
el gioco rilevano tante cose riguardante la personalità dei bimbi, ma anche situaz
ioni problematiche della loro vita in famiglia. Per esempio, L. sceglieva solo r
uoli di mostri o animali superpotenti, dinosauri spaventosi che urlano e vanno a
caccia di preda. E. è una giustiziera, spesso gioca prendendo il ruolo di polizio
tta che arresta e mette in prigione i fuorilegge. I. prende sempre il ruolo dell
a principessa con la corona e bacchetta magica. Certo questi piccoli esempi ci l
asciano indovinare un po’ delle caratteristiche della personalità di ogni bambino.
Il momento della merenda era organizzato dai bambini responsabili del
la giornata. Questi due si assicuravano della disciplina della classe, portavano
gli zaini per tutti i bimbi ed erano molto felici di avere l’opportunità di dire “buo
n appetito ”. Questa attività della giornata si deve considerare non solo come un se
mplice momento nel quale i bambini mangiano, ma come una situazione che impone a
nche regole di buone maniere, di familiarizzare con le norme di igiene e di comp
ortamento sociale nel contesto del pasto. Per esempio L. non si siede corretto a
l tavolino suo, lascia il suo zaino e la merendina in disordine, R. mangia in pi
edi, prende più di quanto è possibile masticare e rimane con la bocca aperta lascia
ndo cadere per terra grandi pezzi di cibo, disgustando i compagni. L. si siede d
a un lato della sediolina e dopo che schiaccia in piccoli pezzi il cibo, mastica
molto lentamente e guarda il vuoto e si abbandona ad una grande nostalgia. Cert
o che questi atteggiamenti sono inappropriati e devono essere cambiati, spiega
ndo ai bimbi non solo il modo coretto di comportamento a tavola ma anche le norm
e sociali.
Stavo seguendo specialmente L. che non riusciva mai a stare ben
seduto alla sua tavola, senza alzarsi se non dopo qualche minuti, senza dondolar
si sulla sediolina o infastidire i compagni, spezzare la merendina o prendendo i
l cibo dei bimbi più piccoli. Cosi dovevo intervenire spesso e chiedere a L. di ri
prendere il suo posto, di concentrarsi in quello che aveva da fare, rispettare
i colleghi, di pulire il posto dove ha fatto la sua merendina. Dopo la merenda a
iutavo i responsabili nel mettere tutto a posto e di assicurarmi che tutti i bim
bi finissero di mangiare, di pulire e mettere a posto gli zaini e altre cose pe
rsonali.
Insieme alla maestra abbiamo messo in pratica il “piano di comb
attimento” riguardo ai problemi di L. I principi utili che sono raccomandati dag
li autori di specialità e che hanno dimostrato la loro efficacia nella pratica
giornaliera, offrono suggestioni non solo per gli insegnanti ma anche per i ge
nitori.
Gli interventi educativi adatti raccomandano di sostenere L. pe
r ogni azione riuscita, gratificandolo e notando ogni comportamento adeguato se
guendo indicazioni come :
- rinforzare positivo e immediatamente i comportamenti desiderati;
- offrire spesso al bambino il feed-back riguardo al suo comportamento;
- incoraggiare e ricompensare il bambino con oggetti o cose che lui valorizza di
più;
- stimolare il bambino prima che punirlo ;
- organizzare il suo tempo quando lo consideravamo necessario;
- offrire informazioni e indicazioni utili riguardo alle attività che stiamo per
svolgere;
- offrire al bambino una fonte di motivazione esterna;
- pianificare prima le situazioni problematiche;
- non considerare il disturbo come una caratteristica della sua personalità ;
- perdonare il bambino;
- ridurre le rivalità tra gli amici.
Generalmente i bambini iperattivi che manifestano inattenzione
e i bambini con comportamenti aggressivi hanno anche problemi emozionali come a
nsietà, scarsa fiducia in se stesso, insicurezza. In questi casi la terapia indivi
duale è molto importante per diminuire questi aspetti emozionali. E molto indicat
a anche la terapia motoria, ergoterapia, ludoterapia, e metodi di rilassamento.
Cosi ho cominciato a seguire e stare accanto a L. però in una m
aniera non troppo invasiva, solo quando il mio intervento era necessario, perché L
. e un bambino che capisce molto bene la sua situazione e una condizione di cont
inua sorveglianza poteva infastidirlo. Con discrezione e rispettando le regole s
ulle quali ci siamo messi d’accordo sin dall’inizio, come rispettare i compagni di
gioco, il suo turno, di non alzare troppo la voce o strillare, di non picchiare
o dare calci, seguivo le sue attività, il suo modo di interagire con gli amici.
Un aspetto positivo sul quale sono stata capace di sostenere
l’intervento era il fatto che L. aveva la capacità di capire e anche di ammettere q
uando stava sbagliando. Cosi un semplice gesto di disaccordo , o una chiamata fa
ceva L. ripensare e riprovare la sua azione. La pazienza è una condizione generale
dell’intervento perché devi ricordare sempre al bambino di rallentare un po’ il ritm
o, di provare a fermare i movimenti delle gambe quando lavora a tavola, di ritor
nare al suo lavoro, di riprendere il suo posto, di annunciare quando vuol parlar
e, tante cose che sembrano facili da fare per un bambino di scuola materna però di
fficile per L. In più è molto importante far capire ad L. che le osservazioni non so
no fatte per punirlo, o per farlo allontanare dalla scuola e gli amici. Dunque s
erve un approccio amichevole, sereno e gentile che ha l’obiettivo di sostenere una
relazione aperta , di fiducia e anche di attaccamento affettivo. Senza una dis
ponibilità affettiva, emozionale che aiuta il bambino a sentirsi amato e accettat
o cosi com’ è , con i suoi modi di essere non è possibile aiutarlo a cambiare per esse
re capace di aggiustare la sua modalità di interazione, di osservare i dettagli ch
e sfuggono dalla sua attenzione scarsa e sempre in movimento.
Abbiamo sostenuto L. a giocare non solo con certi bambini ma
un po’ con tutti, per dargli l’opportunità di adeguarsi ad ognuno dei colleghi di scuo
la evitando cosi eventuali situazioni di emarginazione nel gruppo di alunni, sa
pendo che spesso in casi come questo compaiono problemi di socializzazione, con
i bambini che evitano di giocare con lui, allontanandolo per il suo modo di agi
re impulsivo e violento. Abbiamo così pensato anche a giochi appositi , formando
equipe di 2 o 3 compagni che devono organizzarsi per giocare insieme.
Una notevole attenzione è stata messa sul fatto che L. si esponeva spesso
ai pericoli, sottovalutando le conseguenze delle sue azioni. C’erano giorni nei qu
ale L. scavalcava il castello del parco giochi in maniera molto pericolosa, con
movimenti visti in tv ai cartoni animati, stava in piedi sull’altalena dondolando
molto alto e con grande velocità, correva con apposti strumenti che gli serviva p
er lavorare alla tavola come forbici o puntatore. La sottovalutazione del perico
lo richiede una sorveglianza continua da parte dell’operatore e anche discussioni
con il bambino per fargli capire che è pericoloso quello che sta facendo, chieden
dogli di riflettere sulle proprie azioni di pensare e di scoprire da solo che co
sa può accadere quando fa certe cose. E importante non solo dirgli che è pericoloso
di fare una cosa ma di fargli capire perché e pericoloso, di aiuta
rlo a imparare di valutare da solo il proprio comportamento e di riflettere sull
e proprie azioni. Certo che non posso dire che sono riuscita superare questo obb
iettivo, perché questo è un lavoro di lunga durata e non si può dire che tutto cambia
in due giorni, pero si deve continuare e insistere con pazienza e tatto. Questo
aspetto è stato spiegato anche ai familiari per assicurarli che l’intervento non è gr
atuito ma che serve un “grande viaggio” che aiuterà L. a prendere nelle sue mani e a g
estire consapevole il suo comportamento.
I lavori che si svolgono a tavola, che impongono di stare sedu
to per un bel tempo, sono i più difficili per L. I giochi manipolativi, i lavori d
i motricità richiedono tempo, pazienza, movimenti delicati e tranquillità. Accanto a
L. ho lavorato o semplicemente assistito il suo lavoro intervenendo quando L. p
erdeva l’ordine della sua attività, quando l’attenzione era spostata su altri stimoli
insignificanti, quando cominciava a muovere le gambe sotto la tavola o a dondol
arsi . Queste osservazioni sono state fatte con gentilezza, con un approccio ami
chevole e non severo perché l’esigenza troppo alta non aiuta un bambino di 5 anni a
sentirsi sicuro, amato e accettato.
Un attività che ha aiutato tanto L. di rilassarsi e di esprimersi in mod
o creativo , di sfogarsi, liberarsi del suo forte bisogno di muoversi ma anche
di imparare a controllarsi volontariamente e fermarsi al comando verbale.
Il laboratorio di movimento creativo ha offerto a L. l’opportunità d
i allenare la sua capacità di controllare il proprio ritmo , i suoi movimenti cor
porali e anche la sua abilità di fermare e attivare al comando verbale o musicale
il movimento.
Ogni sessione di movimento creativo ha una tematica, un obbiettivo e
il metodo di lavoro è sempre quello più amato dei bambini: il gioco. A base di una m
elodia ben scelta dalla maestra per corrispondere al tema del gioco o delle emoz
ioni che si vogliano provare come obbiettivo, i bimbi sono invitati ad esprimers
i con il proprio corpo in modo libero, lasciando spazio alla creatività. I giochi
di controllo volontario della motricità, di iniziare il movimento a un certo mome
nto e di smettere più presto possibile al comando, seguendo la musica hanno aiutat
o molto L. che non li sentiva come un esercizio ma come un opportunità di avvicin
are i momenti di massima vivacità ed espressione fisica, con quelli di silenzio e
inattività. Altri giochi che propongono tanti ruoli come per esempio quelli di un
granello di sabbia , provocano L. a muoversi lentamente come un granello di sabb
ia portato dal vento, rotolare a terra come portato dall’acqua, volare come portat
o dal vento. Questi temi naturali stimolano non solo la creatività ma anche il con
trollo cosciente e volontario, controllo molto importante per bambini con proble
mi iperattivi.
Un’altra esperienza interessante per L. è stata quella dell’incontr
o per la continuità dei bambini del Asilo Nido con gli alunni di Scuola Materna d
ell’Istituto Comprensivo “Mozart“. La visita dei bambini ha svegliato in L. un istint
o di protezione per i più piccoli , un fatto che mi ha confermato la sua disponib
ilità nell’aiutare gli altri, la sua personalità riesce a superare l’egoismo e l’egocentri
smo volendo aiutare i più piccoli di sua iniziativa, e non su richiesta della mae
stra o di un’altra fonte di autorità. In relazione con i bambini più piccoli, L. ha ca
pito che il suo io era molto più allerto rispetto al piccolo nel volere proteggere
, aiutandolo nel fargli esplorare la sua futura scuola. Cosi lo prendeva per ma
no e andava avanti però il bimbo non riusciva a camminare con la stessa velocità di
L., non era capace a salire bene le scale e rimaneva indietro. L. andava avanti
parlando ad alta voce, gesticolando ma si trova poi da solo e rimane sorpreso ch
e il suo amico più piccolo era sempre in ritardo. Per la prima volta mi sono trova
ta a sorridere nel guardare la sua preoccupazione per il bimbo e la sua agitazio
ne nel ritornare indietro visibilmente stupito per la prima volta perché il suo a
mico non riusciva a stare al suo ritmo.
L. non è mai stato emarginato per il suo continuo disturbare sul gruppo di
bambini, lo hanno sostenuto e incoraggiato nelle attività tenendo conto delle reg
ole della classe, regole del gioco proposto, rispettare i suoi compagni, dare sp
azio anche agli altri, aspettare il proprio turno per parlare e giocare cosi com
e fanno tutti.
Nel secondo caso , l’obbiettivo principale dell’intervento è stato centrato su
l miglioramento delle relazioni sociale di E. correggendo il comportamento aggre
ssivo generato dalle sue caratteristiche: egoismo e possessività. Abbiamo seguito
qualche situazione come:
- incoraggiare E. a giocare ma anche a condividere i giocattoli con gli amici;
- spiegare ad E. con calmo e tranquillità che non è permesso far male agli altri bi
mbi ;
- parlare con E. e metterla a sedersi e riflettere sul suo comportamento quando
è necessario;
- chiedere a E. di dare i giocattoli anche agli altri bambini o di riporlo quand
o non lo vuole più;
- offrire a E. il sostegno emozionale- affettivo per superare i momenti difficil
i, e per sentirsi accettata, ascoltata e apprezzata;
- discutere comportamenti aggressivi, o di quello che sente quando è nervosa;
- incoraggiare ed evidenziare i comportamenti desiderati : condividere oggetti c
on i compagni, ascoltare tranquilla le opinioni degli altri,
- proporre a E. di giocare anche con altri compagni non solo con S. la sua amic
a preferita;
E abbastanza difficile trovare una via di d’uscita tra un atteggia
mento adatto per cambiare o meglio dire per far capire a E. che il suo comport
amento violento, l’egoismo e la possessività la allontanano dai suoi compagni, amic
i, colleghi di classe, e una disponibilità affettiva necessaria per E. pensando
anche alla sua condizione particolare, ossia il divorzio dei genitori. E molto p
robabile che i suoi problemi di comportamento sono collegati alle condizioni nat
e da un evento cosi problematico. In questo senso ho seguito E. nella sua attivi
tà tenendo conto di una certa tolleranza e accettazione, indispensabile per non
trasformare anche la scuola in un’altra esperienza sgradevole,un luogo dove sì può tro
vare comprensione, amore e tanto aiuto.
Egocentrismo
In psicologia, l egocentrismo è la caratteristica di quegli individui c
he ritengono le proprie opinioni o i propri interessi più importanti di quelli alt
rui. La parola deriva dal termine greco (ego) che significa "Io".
Una persona egocentrica non possiede la teoria della mente e non riesc
e a provare empatia con gli altri individui. Gran parte dei soggetti autistici s
ono anche egocentrici.
Jean Piaget (1896-1980) sosteneva che tutti i bambini piccoli fossero
egocentrici, in quanto incapaci di differenziare il proprio punto di vista da qu
ello altrui. Secondo Piaget il "linguaggio egocentrico", tipico dei bambini dai
tre ai sei anni, accompagna le attività solitarie e i giochi simbolici e soddisfa
un intima necessità di espressione fine a se stessa. L egocentrismo nel linguaggio
del bambino si può rilevare quando viene utilizzata insistentemente la parola "io
" (egocentrismo verbale) o nel monologo collettivo (ogni bambino continua il suo
discorso, incurante delle parole degli altri).
Il bambino, sempre secondo la teoria di Piaget, inizierà a superare il p
roprio egocentrismo con l inizio del periodo delle operazioni concrete (dai 7 ag
li 11 anni). Da questo momento in poi, il bambino sarà in grado di porsi dal punto
di vista altrui.
Il linguaggio egocentrico si puo ritrovare anche negli adulti, soprattu
tto in caso di stress prolungato o in situazioni di grande euforia.
FOTOGRAFIE
IN GITA NEL PARCO “LA SELVOLTA”
IN GIARDINO