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L’energia che si deve spendere per allontanare un secondo, un terzo, un quarto elettrone ecc., si chiama
rispettivamente energia di seconda, di terza, di quarta ionizzazione.
Lungo un periodo, da sinistra a destra, l’energia di prima ionizzazione aumenta poiché aumenta la carica nucleare
e diminuisce il raggio atomico.
Lungo un gruppo, dall’alto al basso, l’energia di prima ionizzazione diminuisce poiché gli elettroni vengono
allontanati da atomi di dimensioni maggiori e quindi in orbitali più esterni dove sono meno strettamente legati al
nucleo.
Nell’ambito delle serie di transizione, l’energia di prima ionizzazione presenta variazioni molto piccole passando
da un elemento all’altro poiché l’allontanamento dell’elettrone più esterno nell’orbitale di tipo ns risulta
influenzato dal numero di elettroni negli orbitali nel sottolivello più interno (n-1)d che agiscono
progressivamente da schermo sull’aumento di carica nucleare.
I gas nobili sono gli elementi più stabili.
I metalli alcalini, proprio per la loro tipica configurazione ns1, hanno i più bassi valori di energia di prima
ionizzazione.
X ( g ) I1 X (g) e
Affinità elettronica
è l’energia che viene liberata (Ae) quando si addiziona un elettrone ad un atomo isolato ed allo stato gassoso X(g)
per formare uno ione negativo X(g)- (anione) allo stato gassoso
è una misura della capacità dell’atomo di acquistare elettroni (di ridursi)
X (g) e X (g) A e
GAS NOBILI
Sono gli elementi più stabili e meno reattivi poiché, ad eccezione dell’elio che ha configurazione 1s2,
hanno tutti configurazione del guscio di valenza del tipo s2p6 ovvero otto elettroni nel guscio più
esterno, con orbitali s e p completi. Questo tipo di configurazione è caratterizzata da elevata stabilità.
ELEMENTI ELETTROPOSITIVI
Sono gli elementi con natura metallica e liberano elettroni nelle reazioni chimiche producendo
CATIONI. Questi elementi hanno la tendenza a cedere gli elettroni di legame al nucleo del secondo
elemento perché questo consente loro di raggiungere una configurazione elettronica più stabile. Gli
elementi più elettropositivi sono quelli del primo e secondo gruppo (metalli alcalini ed alcalino terrosi)
che, cedendo uno o due elettroni, raggiungono la configurazione del gas nobile che li precede.
ELEMENTI ELETTRONEGATIVI
Sono gli elementi con natura non metallica e accettano gli elettroni nelle reazioni chimiche producendo
ANIONI. Gli elementi più elettronegativi sono quelli del sesto e settimo gruppo poiché, acquistando uno
o due elettroni, raggiungono la configurazione elettronica del gas nobile che li segue.
IL LEGAME CHIMICO
Gli atomi tendono a raggiungere delle configurazioni energeticamente più favorevoli e stabili
legandosi in raggruppamenti (molecole, reticoli ionici, reticoli metallici). In altre parole gli
atomi si legano perché il composto che ne deriva è più stabile degli atomi separati.
La molecola di H2
ENERGIA DI LEGAME
436 kJ/mol
D
a questa distanza
le forze repulsive
sono uguali a quelle
attrattive energia che si guadagna
ENERGIA = quando si forma il legame
DI LEGAME chimico
energia necessaria
= per rompere il
LUNGHEZZA DI LEGAME
0.074 nm legame chimico
Quando due atomi si avvicinano si hanno forze repulsive tra le nuvole elettroniche e forze
attrattive reciproche tra gli elettroni di un atomo ed il nucleo dell’altro. Se le forze repulsive
prevalgono, all’avvicinarsi di due atomi, l’energia del sistema aumenta. La condizione di minima
energia in questo caso si realizza quando gli atomi sono sufficientemente lontani tra loro (gas nobili
monoatomici).
Quando le forze attrattive sono maggiori delle forze repulsive i due atomi possono avvicinarsi,
l’energia del sistema diminuisce e raggiunge il valore minimo quando la forza di attrazione uguaglia
quella di repulsione. Quando ciò si realizza la distanza r tra i due atomi rappresenta la distanza di
legame, si è formato un legame chimico.
L’energia D rappresenta l’energia di legame (quella che si guadagna con la formazione del legame
chimico) o energia di dissociazione (quella necessaria per rompere tale legame chimico).
COVALENTE
IONICO
METALLICO
LEGAME si presenta tipicamente tra atomi con elevata affinità elettronica (non
IONICO metalli) ed atomi a bassa energia di ionizzazione (metalli); gli atomi sono
legati da forze interatomiche relativamente elevate di tipo coulombiano
(attrazione tra ioni caricati positivamente, cationi, e ioni caricati
negativamente, anioni). Il legame ionico è forte e NON DIREZIONALE.
LEGAME si presenta tipicamente tra atomi con elevata affinità elettronica (atomi di
COVALENTE elementi non metallici); le forze interatomiche sono generate dalla messa
in condivisione di elettroni per formare un tipo di legame DIREZIONALE.
Na è un metallo alcalino con bassa energia di ionizzazione; può trasferire il suo elettrone
esterno al guscio di valenza dell’atomo di Cl, formando il catione Na+, raggiungendo così
l’ottetto, ovvero la configurazione del gas nobile che lo precede (Neon). Il Cl ha una
elevata affinità elettronica perchè avendo sette elettroni di valenza, l’acquisto di un
elettrone con la formazione dell’anione Cl-, gli consente di raggiungere l’ottetto
elettronico ovvero la configurazione del gas nobile che lo segue, l’Argon.
[Ne]
Cl 1s2 2s2 2p6 3s23p5 Clˉ 1s2 2s2 2p6 3s23p6
[Ar]
Il sistema ione positivo e ione negativo come Na+Clˉ non raggiunge il massimo valore di stabilità con la
formazione di una singola coppia di ioni, ma nella formazione di un solido cristallino nel quale ogni ione attrae
il maggior numero possibile di ioni di segno opposto e diventa minima la repulsione tra ioni dello stesso segno.
In un solido cristallino lo ione positivo, catione, dà origine ad un campo elettrico di tipo radiale e quindi non si
limita ad attrarre un solo ione negativo, ma ne può attrarre tanti quanti ne permettono le dimensioni relative
sia sue, sia degli ioni di carica opposta circostanti. Lo stesso fenomeno avviene per lo ione negativo.
ENERGIA RETICOLARE
I composti in cui sono presenti legami ionici sono in numero molto limitato.
Nella maggior parte dei composti conosciuti gli atomi sono legati in modo da
raggiungere una configurazione più stabile, a minore energia, mettendo in
compartecipazione coppie di elettroni, in legami detti covalenti. Il legame è
fortemente DIREZIONALE (lungo l’asse di legame tra gli atomi).
H2 N2 Cl2 HCl CO
Quando, invece, gli atomi hanno una diversa tendenza ad attrarre gli elettroni di legame,
ovvero hanno diversa elettronegatività, si verifica uno spostamento del doppietto elettronico
di legame verso l’atomo più elettronegativo ed il legame è detto covalente-polare (HCl, CO).
LEGAME METALLICO
Come già detto i composti in cui sono presenti legami ionici sono in numero molto limitato. Nella
quasi totalità dei composti conosciuti, gli atomi sono legati tra loro in modo da raggiungere una
configurazione più stabile, a minore energia, mettendo in compartecipazione coppie di elettroni e
formando legami covalenti.
La teoria del legame covalente è stata inizialmente trattata da Gilbert Lewis con la teoria a
coppia di elettroni, successivamente è stata sviluppata da Linus Pauling con la teoria del legame di
valenza, teoria VB, ed infine approfondita con la teoria dell’orbitale molecolare, teoria MO.
La teoria di Lewis si basa sull’ipotesi secondo cui il legame covalente è dovuto alla condivisione tra
due atomi di una o più coppie elettroniche, chiamate coppie elettroniche di legame, in modo che
ciascun atomo raggiunga la configurazione di gas nobile.
N N
2 3
NN N N N NN N
2
2 1s 22s 2p3
1s 2s 2p
orbitali di valenza
orbitali di valenza
La regola dell’ottetto, in realtà, funziona bene solamente per gli elementi del secondo periodo (n = 2)
che hanno solo quattro orbitali di valenza e che non possono circondarsi di più di quattro coppie di
elettroni. Quando n > 2 la regola può non essere più rispettata perché gli elementi possono utilizzare
anche gli orbitali d.
Ad esempio, il fosforo può legarsi al cloro per dare PCl3 o PCl5. PCl3 è facilmente descritto dalla
teoria di Lewis mentre per PCl5, per spiegare la formazione di 5 legami, dobbiamo ricorrere
all’espansione dell’ottetto (espansione della sfera di valenza), ovvero dobbiamo prendere in
considerazione anche gli orbitali d.
Discorso analogo per lo zolfo che può formare SF2, SF4 e SF6. La struttura di
SF2 può essere descritta dalla teoria di Lewis, mentre per gli altri due
composti dobbiamo utilizzare l’espansione dell’ottetto e quindi utilizzare
anche gli orbitali 3d.
S [Ne] SF2
0
3s2 3p4 3d
[Ne] SF4
2 3 1
3s 3p 3d
[Ne] SF6
1 3 2
3s 3p 3d
GEOMETRIA MOLECOLARE – LA TEORIA VSEPR
La teoria di Lewis ci permette di scrivere qualitativamente i legami tra gli atomi presenti in una
molecola ma non ci fornisce nessuna informazione sulla disposizione geometrica degli atomi
all’interno della molecola.
Una teoria piuttosto semplice per descrivere la geometria molecolare è la teoria della repulsione
tra coppie di elettroni di valenza (VSEPR, Valence Shell Electron-Pair Repulsion).
La teoria VSEPR consiste nel rappresentare la configurazione elettronica della molecola (o dello
ione molecolare) utilizzando il simbolismo di Lewis. La molecola assume poi la geometria tale da
sistemare il più lontano possibile tra loro le coppie di elettroni di valenza (di legame e non), ovvero
si cerca di ottenere la massima distanza possibile tra le coppie di elettroni in modo da
minimizzarne la repulsione.
TEORIA DEL LEGAME DI VALENZA
Due sono gli approcci per descrivere il legame chimico: la teoria del legame di valenza (VB) e la teoria
degli orbitali molecolari (MO). La teoria del legame di valenza è un metodo utilizzato per una
descrizione qualitativa del legame ed una visualizzazione grafica della struttura molecolare. Al
contrario, la teoria degli orbitali molecolari è decisamente più rigorosa ed è utilizzata quando è
necessaria una descrizione quantitativa del legame ed è indispensabile per una efficace comprensione
del legame metallico.
La teoria degli orbitali molecolari utilizza l’equazione d’onda di Schröedinger per descrivere la
distribuzione delle probabilità di trovare ciascun elettrone nella molecola, tenendo conto di TUTTE le
interazioni attrattive con i nuclei della molecola e di TUTTE le interazioni repulsive con gli altri
elettroni. Gli elettroni di una molecola vengono così descritti da funzioni d’onda dette ORBITALI
MOLECOLARI. Le superfici limite degli orbitali molecolari sono policentriche perché coinvolgono tutti i
nuclei della molecola, a differenza di quelle degli orbitali atomici che sono monocentriche, ovvero
riferite ad un solo nucleo. Alla descrizione delle molecole concorrono perciò tutti gli elettroni e non
solo quelli di valenza spaiati.
In base alla teoria del legame di valenza, invece, per realizzare un legame si sovrappongono due orbitali,
uno del primo ed uno del secondo atomo, ciascuno dei quali, solitamente, contiene un elettrone; i due
elettroni si accoppiano disponendosi a spin opposto e formano un doppietto di legame. Gli orbitali
atomici che si sovrappongono devono avere energie poco diverse ed ognuno dei due atomi deve
contribuire con orbitali atomici che contengano un solo elettrone. La direzione massima di
sovrapposizione degli orbitali corrisponde alla direzione di legame.
LEGAME s la sovrapposizione degli orbitali avviene lungo la congiungente dei due
nuclei degli atomi interessati nel legame
La sovrapposizione diretta di un
orbitale 1s e di un orbitale 3p porta
alla formazione di un legame
covalente detto sigma (σ)
HCl
LEGAME p la sovrapposizione degli orbitali avviene lateralmente rispetto alla
congiungente dei due nuclei degli atomi interessati nel legame; di
conseguenza il legame p è meno forte del legame s.
Per spiegare la struttura del CH4 possiamo far ricorso alla teoria degli
ORBITALI IBRIDI.
Ibridazione sp3 del carbonio
E
2p2 2p3
sp3
2p3
sp3
IBRIDAZIONE
2s2
Anche l’atomo di azoto nell’ammoniaca, NH3, ha ibridazione sp3. Se non ci fosse ibridazione
i tre orbitali p semioccupati, disposti a 90° l’uno rispetto all’altro, dovrebbero portare a 3
legami N-H aventi questo angolo di legame. In realtà l’angolo di legame è maggiore, perché
la geometria è di tipo tetraedrico come per il CH4, anche se lievemente distorta a causa
dell’effetto repulsivo del doppietto elettronico di non legame.
Ibridazione sp3 dell’azoto
2p4
sp3
IBRIDAZIONE
2s2
2p2 2p3
sp2
2p2 2p3
sp
La GRAFITE ha elevata conducibilità elettrica, è tenera e facilmente sfaldabile; i suoi strati possono
scorrere facilmente e quindi la grafite ha proprietà lubrificanti nei confronti di superfici metalliche a
stretto contatto tra loro. Quando si scrive con una matita, si graffiano via strati successivi di grafite che
costituiscono la traccia che rimane sul foglio.
Nella grafite il carbonio ha ibridazione sp2 e gli orbitali atomici puri p sono tutti paralleli tra loro ed hanno
ciascuno un elettrone: ciascun carbonio forma quindi 3 legami di tipo s con altrettanti atomi di carbonio, ed
il quarto elettrone di valenza rimane nell’orbitale p disposto ortogonalmente rispetto al piano della
molecola. Gli atomi di carbonio si dispongono, quindi, su un piano formando una struttura a nido d’ape
esagonale e ciascun carbonio ha un orbitale p ortogonale allo strato. L’interazione di tutti gli orbitali p
semioccupati genera un ampio orbitale di tipo p, sopra e sotto il piano dello strato. La nube elettronica p è
responsabile della conducibilità elettrica della grafite. Tra gli strati della grafite non ci sono legami chimici
ed i vari strati sono legati tra loro da interazioni di tipo fisico. E’ per questo motivo che gli strati di grafite
possono scorrere facilmente l’uno sull’altro e la grafite è utilizzata come lubrificante.
GRAFITE
orbitale p delocalizzato su
tutto lo strato sopra e sotto
il piano piano della struttura
orbitale p
semioccupato
tra gli strati interazioni tipo
Van der Waals con le nubi p
che agiscono come da
“cuscinetto”
DIAMANTE
Il DIAMANTE, invece, è un isolante
elettrico, è duro ed è un solido
covalente dove il carbonio ha
ibridazione sp3. Ciascun atomo di
carbonio è legato tetraedricamente
ad altri 4 carboni.
DIAMANTE GRAFITE
Anche la teoria del legame ibrido non è sufficiente per descrivere in modo
esauriente i legami covalenti che si formano nei diversi composti chimici.
Come per gli orbitali atomici, solo l’utilizzo della meccanica quantistica
permette di arrivare a modelli matematici capaci di rappresentare il legame
chimico in maniera adeguata.
ORBITALE MOLECOLARE
DI LEGAME
Il legame di una molecola è tanto più forte quanto maggiore è il numero di elettroni
negli orbitali di legame rispetto al numero di elettroni negli orbitali di antilegame.
Si definisce ordine di legame la metà della differenza tra il numero degli elettroni
negli orbitali di legame e il numero degli elettroni negli orbitali di antilegame
He He2 He
ordine di legame = 2
F2
ordine di legame = 1
N2
ordine di legame = 3
Il legame metallico
TEORIA DELLE BANDE
Nei semiconduttori e negli isolanti, l’energia degli orbitali atomici è tale che la banda di
valenza e la banda di conduzione non sono contigue ma separate da un GAP energetico.
Consideriamo ad esempio gli elementi del gruppo del carbonio. Questi elementi hanno due
elettroni nell’orbitale di valenza ns e 2 elettroni nell’orbitale np. Il carbonio come grafite
ha ibridazione sp2 ed è un conduttore grazie alla delocalizzazione degli elettroni negli
orbitali p puri, mentre nella forma cristallina del diamante è un ISOLANTE.
Questo significa che queste proprietà saranno massime al centro di un periodo di transizione, quando gli
orbitali d esterni sono semisaturi (nd5). In questo caso infatti, poiché ogni atomo ha i propri orbitali
esterni semisaturi, gli orbitali molecolari leganti saranno completi, mentre quelli antileganti saranno vuoti.
È una situazione analoga a quella del Litio, con la differenza che il numero di orbitali interessato al legame
è notevolmente superiore.
Durezza e punto di fusione dei metalli hanno quindi un andamento periodico. Crescono dall’inizio fino al
centro di una serie di transizione per poi decrescere proseguendo verso destra.
Il carattere metallico di un elemento è funzione della temperatura e della pressione.
H2 cristallino H2 cristallino
H2 gassoso
a bassa T a bassa T e P elevata
2Ns
Le interazioni intermolecolari dipolari vengono comunemente dette forze di van der Waals.
APOLARI
MOLECOLE
POLARI
POLARITA’ DELLE MOLECOLE
Se gli atomi che formano il legame chimico sono uguali, la loro elettronegatività è la stessa, la nube
elettronica di legame è equamente condivisa da due nuclei e la molecola è APOLARE.
Quando tra due atomi, impegnati in un legame all’interno di una molecola, esiste una differenza di
elettronegatività, il legame tra loro è POLARE. La molecola può risultare polare o apolare in funzione
della sua geometria. Nelle molecole simmetriche, pur avendo legami polari, la molecola finale è apolare
perché i momenti di dipolo elettrico dei diversi legami chimici si annullano reciprocamente (come nel
caso di CO2 o CH4). Se, al contrario, i momenti di dipolo elettrico associato ai diversi legami
intramolecolari non si annullano, la molecola risulterà polare (come nel caso di H2O e CHCl3).
FORZE DIPOLO-DIPOLO (forze di orientazione)
Sono le attrazioni elettrostatiche che si sviluppano tra molecole polari che presentano un momento
di dipolo elettrico permanente. Le attrazioni dipolo-dipolo si manifestano prevalentemente quando
le sostanze si trovano negli stati condensati (solido, liquido). Le molecole si orientano in modo che
la loro estremità positiva possa interagire con l’estremità negativa delle altre molecole. Le forze
dovute a tali interazioni sono tanto maggiori quanto maggiore è il momento dipolare e quanto più
bassa è la temperatura. Se la temperatura aumenta, le molecole hanno una maggiore energia
cinetica che tende a perturbare la disposizione ordinata delle molecole e quindi le interazioni
dipolo-dipolo.
FORZE IONE-DIPOLO (forze di orientazione)
Sono le attrazioni elettrostatiche che si sviluppano tra uno ione e una molecola polare. Uno ione
positivo (negativo) interagisce con una molecola polare venendo attratto dal polo negativo (positivo) del
dipolo. L'interazione ione-dipolo ha una grande importanza nelle soluzioni. Un tipico esempio è
l'idratazione degli ioni in soluzione acquosa. L'acqua è una molecola polare e come tale interagisce con
gli ioni. Uno ione positivo verrà circondato da un certo numero di molecole di acqua orientate con
l'atomo di ossigeno (sul quale è localizzata una frazione di carica negativa) verso lo ione; analogamente,
uno ione negativo verrà circondato da molecole di acqua orientate con gli atomi di idrogeno (su cui è
localizzata una frazione di carica positiva) verso lo ione. La carica elettrica degli ioni genera un campo
nel quale si orientano i dipoli delle molecole polari.
FORZE DIPOLO-DIPOLO INDOTTO (forze di induzione)
Sono le attrazioni che si manifestano tra una molecola con carattere di dipolo permanente e una
molecola apolare. La prima induce nella seconda una separazione di cariche e quindi di un dipolo indotto.
La forza di tali interazioni dipende non soltanto dal momento dipolare della molecola con dipolo
permanente ma anche dalla polarizzabilità della molecola apolare. La polarizzabilità di un atomo o di una
molecola aumenta con l’aumento del numero di elettroni presenti e quindi con l’aumento della massa e
delle dimensioni. Le interazioni dipolo-dipolo indotto sono generalmente più deboli di quelle dipolo-
dipolo, tuttavia, ad esempio, è grazie ad esse che molti gas apolari (come N2, O2, CO2 ) mostrano una
discreta solubilità in acqua.
FORZE DIPOLO ISTANTANEO-DIPOLO INDOTTO
(forze di dispersione o di London)
Vengono anche dette forze di dispersione o forze di London e sono generalmente le forze
intermolecolari meno intense. Sono le attrazioni che si manifestano tra le molecole che non hanno
carattere di dipolo permanente, cioè apolari (come quelle monoatomiche dei gas nobili oppure biatomiche
omonucleari). In queste molecole esiste la probabilità che in un certo istante gli elettroni si addensino,
casualmente, più in una regione piuttosto che in un’altra. Questa distorsione di carica fa sì che queste
specie, normalmente apolari, diventino sede di un dipolo istantaneo in grado di polarizzare altre
molecole. Anche in questo caso le forze di interazione aumentano con l’aumentare della massa
molecolare e delle dimensioni (Cl2 è gassoso, Br2 è liquido, I2 è solido).
IL LEGAME A IDROGENO
E' un tipo di interazione dipolo-dipolo particolarmente intensa e si verifica quando un atomo di idrogeno,
legato ad un atomo molto più elettronegativo, interagisce con una coppia solitaria di un altro atomo di
questo tipo. La formazione del legame a idrogeno spiega, ad esempio, l’andamento della temperatura di
ebollizione dei seguenti composti:
più polari dei rispettivi omologhi legame H più forte Teb più elevate
m = 1.85 D
m = 1.49 D
m = 1.91 D
m = 0.58 D
m = 0.90 D
m = 1.03 D
Molecole aventi geometria diversa, possono inoltre formare un numero diverso di legami a idrogeno. Il
fluoro è più elettronegativo dell’ossigeno ed il momento dipolare risultante è 1.91 D per HF e 1.85 D per
H2O. Tuttavia, il legame a idrogeno è molto più forte per H2O perché, grazie all’ibridazione sp3
dell’ossigeno e quindi alla posizione spaziale degli idrogeni e dei doppietti elettronici liberi, ciascuna
molecola può formare ben 4 legami a idrogeno. HF, invece, è una molecola lineare e la posizione spaziale
dei doppietti elettronici liberi è tale che ciascuna molecola di HF può formare solo due legami a
idrogeno, uno che impegna un atomo di idrogeno e l’altro che impegna un coppia solitaria. Ne risulta che il
punto di ebollizione dell’acqua è 100 °C mentre quello dell’acido fluoridrico è 19 °C.
HF
H2O
Il legame a idrogeno
Nella struttura cristallina del ghiaccio, ogni molecola è
coinvolta in quattro legami a idrogeno. In queste
condizioni l’acqua ha una struttura tetraedrica perfetta,
con angoli di 109°. Le molecole di acqua di dispongono in
modo tale da formare una struttura esagonale. Questa
struttura ha un grado di impacchettamento minore
rispetto all’acqua liquida; di conseguenza la densità del
ghiaccio è minore di quella dell’acqua liquida.
densità ghiaccio a 0°C = 0,917 g/mL
densità acqua liquida a 4°C = 1 g/mL
Nelle proteine, i legami a idrogeno che si
stabiliscono fra gli atomi di idrogeno
legati all’azoto e gli atomi di ossigeno
legati al carbonio, sono responsabili della
struttura elicoidale.